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12 BOLOGNA ECONOMIA
MARTEDÌ 17 LUGLIO 2012
La cura per il seno è semplice come la O di Giotto
Radiodiagnostica, la frontiera della Ims di Bruno Toniolo di MARCO GIRELLA
NON TUTTI gli imprenditori riescono a fare soldi con la semplicità della O di Giotto, ma Bruno Toniolo c’è riuscito. Di più, la sua O di Giotto serve a diagnosticare, curare e sconfiggere un flagello contemporaneo come il tumore al seno. L’azienda che ha fondato, la Ims di Pontecchio Marconi, è specializzata nella ideazione, produzione e vendita di macchine per le mammografie, che utilizzano sia le tecnologie digitali, con immagini tridimensionali, che l’ancor più avanzata tomosintesi. Ma la loro caratteristica fondamentale, che le rende uniche tra gli impianti diagnostici, è la forma combinata con la versatilità. Con un diploma da tecnico della radiologia alle Aldini Valeriani, Toniolo iniziò la sua carriera di imprenditore in modo molto casuale, nella Libia degli anni Sessanta, non ancora dominata dal fu colonnello Gheddafi. Al tempo, lavorava per un’azienda francese, la Gcr, che lo utilizzava nel ramo vendite. Mentre era in albergo a Bengasi, ricevette una curiosa richiesta dal direttore dell’ospedale di Bengasi, il dottor Abdul Madid. «Aveva sei impianti radiologici di una ditta inglese — ricorda Toniolo — tutti fermi. Mi chiese di dargli una mano». Ma lei lavorava per la concorrenza.
«Lui voleva solo che le macchine funzionassero per curare i malati. Così di giorno facevo il mio lavoro e di sera andavo in ospedale fino alle tre di mattina a riparare i macchinari. Ne aggiustai cinque su sei e alla fine il direttore mi abbracciò». Congedato con onore.
«Non solo. La sera dopo torno in albergo e ricevo la visita del governatore di Bengasi. Mi ringrazia per il lavoro svolto e alla fine mi consegna una busta gialla. Pensavo, ingenuamente, ci fosse dentro un souvenir della Libia». Invece?
«Quando la apro vedo che è piena di soldi. Torno indietro e la restituisco al governatore, che cerca di farmela accettare in tutti i modi». Rifiutò?
«Sì, ma il portiere dell’albergo che mi faceva da interprete disse che così lo avevo
L’AZIENDA
Anni Sessanta da pionieri All’avanguardia nel Duemila
IN UFFICIO Bruno Toniolo alla scrivania. In alto, Giotto, brevettata da Ims
I NUMERI
85
5
per cento
per cento
E’ la quota di produzione venduta all’estero: le macchine Ims sono distribuite in cinquanta paesi
E’ la quota sul fatturato annuo investita in ricerca, per incrementare lo sviluppo del prodotto Giotto Tomo
offeso. Comunque, un anno dopo la mia azienda mi manda al Cairo e a un congresso ritrovo il direttore dell’ospedale di Bengasi, che nel frattempo è diventato ministro della Sanità». Oplà.
«Sapeva che avevo rifiutato il compenso. Così mi dice che devo aprire una mia società, in modo da partecipare alle gare d’appalto per la Sanità libica, perché preferisce trattare con gente onesta».
L’INNOVAZIONE «Una sola macchina per portare a termine mammografia e biopsia» Un bel modo di sdebitarsi.
«Fondai la Ims, continuando a lavorare per la Gcr. Che mi lasciò fare, a patto che non trattassi la radiologia». Ma adesso l’azienda si occupa quasi esclusivamente di radiologia.
«Sì, ma ricominciammo a occuparcene solo nel 1980, quando caddero le clausole del contratto con la Gcr». E Giotto da dove spunta?
«Avevamo cominciato a vendere mammografi di una ditta romana, che saltò
per aria. Pensandoci su, mi venne l’idea di creare una macchina fatta come un cerchio. Nell’89 riuscimmo a produrne una ed esporla al congresso mondiale di radiologia di Parigi. La chiamammo Giotto». Piacque subito?
«Vidi troppa attenzione, troppe domande e troppe fotografie. Mi affrettai a brevettarla». Ma qual è il vantaggio del cerchio?
«Si può inclinare, consentendo un miglior rilassamento del muscolo pettorale. Così si visualizzano fino a 2 centimetri di seno in più. Barbara Bush, ex first lady americana, si salvò grazie a una delle nostre macchine che permise di diagnosticarle un tumore al seno molto vicino alla zona pettorale». Nient’altro?
«Giotto è tuttora l’unica macchina al mondo con cui si può fare sia la mammografia che la biopsia, agganciando un lettino». E’ importante?
«Sì, perché la lettura della eventuale lesione da indagare non cambia. Le altre macchine usano un detector per fare la mammografia. Se il medico decide per la biopsia, si usa un’altra macchina, con un altro detector. Nel trenta per cento dei casi capita che la lesione che si vedeva con la prima macchina non si veda più con la seconda».
IMS è stata fondata nel 1965 da Bruno Toniolo. Attiva nel campo delle forniture sanitarie, nel ’90 l’azienda ha deciso di specializzarsi nella produzione di macchinari per mammografie e biopsie. Da allora Ims. è cresciuta sempre di più, divenendo in pochi anni uno dei nomi di riferimento nel settore della mammografia a livello mondiale. Nel 2003 è stato il primo costruttore europeo di macchine Full Field Digital Mammography, mentre nel 2004 è stato il primo al mondo ad usarle per biopsie stereotassiche. L’azienda di Pontecchio Marconi collabora con la canadese Anrad. Il risultato di questa unione di forze è stato uno dei più avanzati detector per mammografie presenti sul mercato, con contrasti più alti che permettono la visibilità dei più piccoli dettagli con la minor dose di radiazioni rilasciata al paziente. Dal primo gennaio del 2008 anche la Siemens ha acquistato questo detector. Nel 2009 Ims inizia gli studi di tomosintesi, ad oggi la tecnologia più avanzata applicata in campo mammografico, e nel 2011 avviene il lancio sul mercato mondiale di Giotto Tomo. Oggi l’attività di Ims è concentrata nella ricerca per poter fornire ai clienti le più avanzate tecnologie a garanzia di migliori risultati clinici. L’azienda si occupa della progettazione dei componenti elettronici, meccanici e del software; assembla i sistemi seguendo tutti gli standards internazionali e procede ad attenti controlliqualità seguendo le più restrittive regolamentazioni. L’azienda investe molto in ricerca e sviluppo. Infatti ha coinvolto in Ims 10 fisici dell’Alma Mater oltre a ricercatori di Ferrara, della Stony Brook University di New York, della Dexla Researchers di Londra, dell’Università di Maastricht, di Udine e Milano.
VAI SUL NOSTRO PORTALE Per la videointervista a Bruno Toniolo e le immagini della sua azienda vai all’indirizzo: www.ilrestodelcarlino.it/bologna