Premio Mascagni, la Venturi Arte

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BOLOGNA ECONOMIA

MARTEDÌ 12 GIUGNO 2012

Il mestiere più soddisfacente? Rifare bene l’arte degli altri

Da Dalì a Catalano, le riproduzioni di Gabriella Venturi di MARCO GIRELLA

CI SONO mestieri più belli di altri. E uno dei migliori in assoluto è quello di Gabriella Venturi, presidente di Venturi Arte, regina della riproduzione di sculture preziose. Dalla sua fonderia a cera persa sono uscite ed escono opere di artisti come Dalì, Attardi, Manzù, Maraniello, Messina, Abakanowicz, Kumpf, Kossuth, Catalano, Baldini, Arman, Verkade, Paladino. Una parata di stelle. Gabriella Venturi gode di un privilegio irripetibile: qualsiasi cosa produca è bella, portatrice di nuove idee e stimoli come ogni vera opera d’arte. Nella sua azienda entrano progetti, bozzetti o modelli base ed escono, abbracciate per sempre sotto forma di statue in bronzo, cultura e bellezza. A creare, amministrare e vendere tanta armonia ci pensa uno stato maggiore di sole donne: oltre a Gabriella, le figlie Giovanna e Roberta e la sorella Tiziana. Che hanno portato a compimento un’avventura iniziata molti anni fa, nei lontani anni Sessanta, quando Gianpaolo Venturi decise di aprire una fonderia d’arte insieme con la moglie. Venturi non voleva utilizzare la tecnica antica, cui ricorrevano artisti come Benvenuto Cellini. Comprò un brevetto americano che veniva impiegato nella realizzazione di pezzi di precisione per l’aeronautica e lo applicò alla scultura artistica. Signora Venturi, come furono quegli anni?

«Faticosi, perché facemmo mille tentativi per ottenere buoni risultati. Poi belli ed esaltanti perché entrammo in contatto con tanti artisti che ci ripagarono con la loro fiducia». Uno dei primi fu Dalì.

«Sì, ci riceveva nella sua casa di Cadaques in estate. Io e mio marito ci sistemavamo nelle vicinanze. Un po’ lavoravamo e un po’ facevamo vacanza». Dalì in privato era così eccentrico come in pubblico?

«Neanche un po’. Del resto noi avevamo il compito di rendere al meglio il suo lavoro. Perciò il Salvador Dalì che ho conosciuto io era rigoroso, preciso, meticoloso. E molto, molto ordinario».

L’AZIENDA

IN GIARDINO Gabriella Venturi accanto a un’opera di Catalano A destra, un’altra scultura

Madre, sorella e figlie Un’impresa tutta al femminile

I NUMERI

30mila

80

chilogrammi

per cento

È la quantità di bronzo necessaria a produrre 2.300 sculture all’anno e otto opere monumentali

È la quota di fatturato legata alle vendite all’estero e al mercato delle decorazioni verso Russia, Cina e Arabia

Neanche una piccola mania?

«Quella dei virus. Una volta mi presentai con un editore austriaco che voleva comprare i diritti per riprodurre alcune delle sue sculture. Arrivò a Cadaques con una valigia piena di banconote. Dalì non volle toccarle per paura che gli trasmettessero una malattia. L’editore portò i soldi in banca e firmò un assegno». A fine anni Settanta ci fu una svolta molto dolorosa.

L’INIZIO «I primi anni furono difficili e appassionanti perché tanti artisti ci ripagarono con la loro fiducia» «Mio marito si ammalò di leucemia e morì in pochi mesi. Dovetti arrangiarmi da sola». Intanto i tempi erano cambiati.

«Non era più il momento delle riproduzioni di piccole dimensioni come quelle che avevamo realizzato fino ad allora, sui 40, 50 centimetri. Arrivò l’epoca delle statue alte parecchi metri». Ma nel caso di grandi opere gli artisti vi danno il prototipo in gesso o si limitano a uno schizzo?

«Dipende. È chiaro che conta l’idea. Purtroppo spesso gli autori non vogliono sapere niente dei problemi tecnici che comporta la realizzazione. Invece noi abbiamo bisogno di confrontarci con loro per fare le cose meglio possibile». Quanto è durata la stagione dei multipli d’arte nella scultura? «Fino al Duemila, più o meno. Oggi gli editori sono scomparsi e noi lavoriamo prevalentemente per gli artisti». Come trovate i clienti?

«Andiamo alle mostre, diffondiamo i nostri cataloghi e lavoriamo per le principali collezioni. Comunque realizziamo per l’estero oltre l’80 per cento del fatturato». I venti della crisi investono anche l’arte.

«Senza dubbio. Così ci siamo messi a produrre oggetti nostri. Vasi e contenitori di cristallo e bronzo. Li vendiamo anche in Cina e in Arabia Saudita». I suoi dipendenti sono operai, artisti o artigiani?

«Artigiani molto bravi. Per fare un mestiere come il loro serve attenzione, coinvolgimento, amore per la precisione e per l’arte. Fanno un lavoro al tempo stesso molto impegnativo e molto soddisfacente perché prevede un alto grado di autonomia, impegno e bravura personale».

LA VENTURI Arte di Cadriano è una delle fonderie d’arte più grandi d’Europa. La sua storia ha inizio a metà degli anni Sessanta, quando Gianpaolo Venturi si interessò alla fusione a cera persa in refrattario ceramico, e decise di utilizzarla per avviare una fonderia artistica. Contattò il tecnico americano Marshall e grazie a lui adattò la tecnologia ceramica alla fusione del bronzo. Venturi riuscì a coinvolgere un primo nucleo di artisti che diedero vita a ‘Multiscultura’, una collezione di multipli tirati in 55 esemplari, testimonianza di una particolare qualità di fusione. Negli anni successivi molti artisti ed editori cercarono chi potesse garantire la qualità nella produzione di multipli in bronzo e sposarono la proposta di Venturi. L’azienda realizzò collaborazioni eccellenti: Salvador Dalì, Fritz Wotruba, Miguel Berrocal e Paul Wunderlich si affidarono a Venturi Arte e presto bronzi con il marchio della fonderia fecero il giro del mondo. NEL 1979 Venturi muore a causa di una malattia improvvisa e la moglie Gabriella prende le redini della fonderia, aiutata dalla sorella. E dopo il periodo dei multipli inizia a realizzare opere di grandi dimensioni. Nel 1987 inizia la produzione, che continua ancora, di una collezione di complementi d’arredo in bronzo e vetro di Murano chiamata «Le forme del Fuoco» e firmata da Gilbert Kruft. Nei primi anni Novanta, entrano nella direzione della fonderia anche Giovanna e Roberta, le figlie di Gianpaolo e Gabriella. Una conduzione tutta al femminile davvero rara per il mondo delle fusioni. A causa della crisi degli ultimi anni l’azienda ha dovuto fare i conti con un ridimensionamento del mercato dell’arte italiano e ha cercato nuovi clienti all’estero.

VAI SUL NOSTRO PORTALE Per la videointervista a Gabriella Venturi e le immagini della sua azienda vai all’indirizzo: www.ilrestodelcarlino.it/bologna


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