La Manovra economica del Governo Monti

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DOMENICA 11 DICEMBRE 2011

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IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

Giuseppe Turani L’ANALISI

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CASA | FISCO | PENSIONI | CONSUMI | RISPARMIO | AZIENDE

STRADA OBBLIGATA IL GOVERNO dei tecnici non aveva la bacchetta magica. E quindi ha fatto quello che andava fatto (che non piace a nessuno), ha cioè aumentato le tasse, limitato le pensioni, e ha tirato fuori dall’archivio vecchie imposte (come quella sulla casa). Che si tratti di una stangata non viene negato da nessuno. Anche se poi, ragionando, si arriva alla conclusione che non c’era altro da fare. Anzi, qualcuno ha detto che questa manovra sarebbe stato giusto e corretto farla vent’anni fa, invece di continuare a spendere soldi come se si trovassero sugli alberi. In realtà, il governo dei tecnici ci ha chiamati tutti quanti (anche quelli che non si possono considerare benestanti) a pagare per i decenni nel corso dei quali la classe politica ha speso con grande generosità soldi che lo Stato non aveva. Soldi che sono stati buttati al vento per procurarsi consenso e non per fare cose di grande utilità. Se uno ci pensa, infatti, si accorge che le grandi infrastrutture del Paese (dall’Autosole alla rete telefonica) sono state fatte prima che cominciasse la grande orgia della spesa. Adesso, in un certo senso, è arrivata la resa dei conti. E non ci sarà modo di sfuggire. OGGI il nostro debito pubblico supera il 120% della ricchezza che riusciamo a produrre in un anno e quelli che ci prestano i soldi non sono più disposti a accettarlo. Pretendono (e a ragione) che si rientri nella normalità e che quindi si torni (almeno) a spendere ogni anno non più di quello che lo Stato riesce a incassare. E, in prospettiva, pretendono che si cominci a restituire un po’ dei soldi che ci sono stati prestati. Da questa premessa si arriva alla conclusione che il lavoro dei tecnici non è ancora finito, purtroppo. Prima di ridiventare un Paese normale ci saranno altri sacrifici e un po’ tutti dovremo abituarci a una stile di vita più moderato. La manovra è equa? Quasi tutti dicono di no perché tutti hanno buone ragioni per sostenere che a pagare devono essere gli altri. C’è da sperare che nei prossimi giorni si riesca a riequilibrare la manovra (nel senso dell’equità) e, magari, anche a trovare qualcosa per stimolare la crescita.

Tutte le misure salva Italia L’«anno orribile» delle stangate: 83 miliardi dal 6 luglio a oggi Olivia Posani PER SALVARE il Paese (e l’Europa) dal 6 luglio al 4 dicembre sono stati varate tre manovre per complessivi 85,4 miliardi netti: 59,6 con le correzioni del 6 luglio e del 14 agosto; 25,8, comprensivi dei 4,4 miliardi della delega fiscale, grazie al ter di Monti. Dispiegheranno i loro effetti fino al 2014, ma avranno l’impatto maggiore nel 2013, quando dovremo raggiungere il pareggio di bilancio partendo dal 3,9-4% di deficit. AGLI INIZI di giugno, Giulio Tremonti era ancora tranquillo. Ma il 6 luglio, dopo che Moody’s minaccia di declassarci (come farà), i mercati cominciano a colpirci e la Bce ci manda una lettera per dire come e dove intervenire: è costretto a varare una manovra da 48 miliardi (al 60% di prelievi e nuove tasse). A partire dai ticket. Dal 18 luglio chi entra in un ospedale deve pagare 10 euro per prestazioni specialistiche e

25 per prestazioni di pronto soccorso. Viene introdotto il superbollo: 10 euro per ogni kw di potenza superiore a 225. C’è poi una stangata sui depositi titoli con l’aumento dell’imposta di bollo, che passa da 34,20 euro uguali per tutti a 120 (150 euro dal 2013) per investimenti inferiori ai 50mila euro e a 380 (sempre 2013) se il valore del portafoglio è superiore ai 50mila. Il bis di luglio colpisce soprattutto dirigenti pubblici e pensionati d’oro. Devono versare un contributo del 5% per la parte che supera i 90mila euro e del 10% da 90 a 150mila. Ma comincia ad andare male anche ai pensionati: aggancio totale all’inflazione programmata per le pensioni fino a 3 volte il minimo (18mila euro lordi l’anno), aggancio al 90% tra 3 e 5 volte il minimo (30.500 euro lordi) e nulla agli altri. Amara la medicina per gli statali: proroga del blocco del turn over e della contrattazione. Tremonti decide anche di accorpare e tagliare in modo lineare bonus e agevolazioni con la delega fiscale (ipotesi poi

cassata da Monti). Avvio dell’asta sulle frequenze tlc con clausola di salvaguardia. IL 9 AGOSTO è già chiaro che la manovra non basta. Il pareggio di bilancio viene anticipato al 2013, ma l’intervento ha un percorso travagliatissimo. Ogni giorno viene annunciata una misura che il giorno successivo salta. I mercati ci mettono alla berlina.

L’OBIETTIVO Centrare il pareggio nel bilancio 2013 e disinnescare la bomba debito pubblico Alla fine arriva un maxiemendamento che prevede tagli alle spese dei ministeri (8,5 miliardi) , tagli alle regioni (9.5), tagli ai costi della politica (che restano sulla carta), licenziamenti più facili (la misura viene però rapidamente stralciata). Aumento dal 20 al 21% dell’aliquota Iva. Anticipo al 2014 del percorso di adegua-

mento dell’età pensionabile delle donne del settore privato. Altri possibili interventi su previdenza e casa vengono esclusi per i veti incrociati di Lega e Pdl. Ancora, aliquota del 20% per le rendite finanziarie con l’esclusione dei titoli di Stato. Contributo del 3% per i redditi sopra i 300mila euro. Introduzione della Robin tax. Accorpamento delle feste dei patroni alla domenica. Carcere per chi evade oltre 3 milioni, ma l’ammontare dell’evaso deve essere superiore al 30% del volume d’affari. Controllo preventivo sui conti correnti da parte dell’Agenzia delle entrate. Mobilità e Cig per gli statali. L’ULTIMO provvedimento del governo Berluscuni è dell’8 novembre. viene approvato il maxi emendamento alla legge di stabilità. Contiene l’introduzione della Pec, l’eliminazione delle tariffe minime per i professionisti e poco altro. Ma il decreto Sviluppo è ancora tutto da approvare.

E ALLA FINE ARRIVÒ IL DECRETO MONTI Casa, torna l’Ici

‘Bye bye’ pensione Mini patrimoniale Sviluppo, si spera

Arriva l’Imu, tassa accorpata, che colpisce anche la prima abitazione. Rendite catastali rivalutate ALLE PAG. 18-19

Sale il tetto dell’anzianità, ormai si anticipa poco, contributivo per tutti, meno aumenti sulle rendite DA PAG. 20 A PAG 23

Supertassati barche, aerei e maxiauto; prelievi sui risparmi, nuovi esborsi per gli scudati, caro benzina ALLE PAG. 24-25

Sgravi Irap a chi assume giovani e donne, grandi opere, liberalizzazioni e aiuti alle banche ALLE PAG. 26-27


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La mazzata sulla casa COME CAMBIANO LE TASSE SUL MATTONE

IVA E ADDIZIONALI

Doppia incognita DUE le grandi incognite, per i contribuenti, che la manovra del Governo Monti non può ancora chiarire. La prima riguarda l’Iva, la seconda le addizionali regionali all’Irpef. Il ritocco di due punti percentuali previsto per l’Iva è definito clausola di salvaguardia. Scatterà cioè, a partire dalla metà del prossimo anno, soltanto se nel frattempo la riforma fiscale ora in cantiere non verrà attuata o se, pur realizzata, non produrrà un incasso aggiuntivo di di almeno 13,2 miliardi l’anno. L’addizionale regionale all’Irpef, ora fissata ad un massimo dello 0,9%, potrà salire fino a un massimio dell’1,23%. Potrà produrre un aggravio del carico fiscale sui contribuenti fino a un massimo di 2,085 miliardi all’anno. Serve a compensare, in parte, i nuovi tagli di risorse decisi a danno degli enti locali. Non è però un fatto automatico. Potrà variare infatti da regione a regione, o addirittura, non essere applicato se una regione fosse così virtuosa da assorbire i tagli riducendo le spese. I margini, soprattutto al Sud, ci sono e sono abbondanti.

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I MILIARDI CHE LO STATO CONTA DI INCASSARE DALLA NUOVA IMU APPLICATA ANCHE ALLA PRIMA CASA

Si chiama Imu, ma è una super Ici Da gennaio torna sull’abitazione principale. Rincari del 70% Luca Azzalli L’IMU riveduta e corretta dalla manovra Monti scatta dal 1˚gennaio 2012 e interesserà i proprietari di immobili, ma anche i titolari di altri diritti reali quali usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superficie. Riguarderà fabbricati, terreni, aree fabbricabili destinate a qualsiasi uso, compresi quelli strumentali o alla cui produzione o scambio è diretta l’attività d’impresa. L’imposta si versa in due rate di pari importo il 16 giugno e il 16 dicembre e, esattamente come per l’Ici, è dovuta in proporzione alla quota e ai mesi di possesso. Sostituirà l’Irpef e le relative addizionali per gli immobili non locati, e l’Ici. La base imponibile è la stessa usata ai fini Ici. Sugli immobili locati, anche con opzione per la cedolare secca, rimangono l’Irpef e relative addizionali e l’aliquota Imu potrà essere ridotta fino allo 0,4%. Ma l’Imu indebolirà il vantaggio ottenuto con la cedolare secca sugli affitti, soprattutto per i proprietari a basso reddito e nelle città dove i canoni di affitto sono più vicini alle rendite catastali. LA NOVITÀ è data dagli aumenti delle rendite catastali stabiliti dal decreto salva Italia: varranno per i coefficienti moltiplicatori, già utilizzati per l’Ici, da applicare alle rendite catastali già rivalutate del 5% per determinare la base im-

ponibile, quindi senza toccare gli estimi e quindi senza effetti sulla tassazione di compravendite, successioni e donazioni. IL MOLTIPLICATORE su abitazioni principali e loro pertinenze, seconde case, altri box, garage e magazzini (categorie da A/1 a A/9, C2, C6 e C7) è di 160. Per i terreni

agricoli il moltiplicatore è di 120. L’aumento sulle abitazioni principali e la detrazione sono, però, ancora in fase di discussione per trovare un alleggerimento. Certo, il fattore che alza il conto è il rialzo della base imponibile, nonostante l’aliquota ridotta e la detrazione d’imposta per l’abitazione principale (al momento fissata in 200 eu-

Rifiuti, scatta dal 2013 il tributo comunale a tariffa DAL 1˚ GENNAIO 2013 la «Tarsu» diventa «Tributo comunale sui rifiuti e servizi» (Res) corrisposto a tariffa, cioè proporzionale ai rifiuti solidi urbani e assimilati prodotti. I criteri saranno definiti per decreto entro ottobre 2012. Il tributo è dovuto per ogni immobile o terreno suscettibile di produrre rifiuti. Deve coprire il costo del servizio di raccolta e smaltimento, con una quota fissa e una proporzionale alla quantità prodotta. La tariffa può essere maggiorata dallo 0,30 a un massimo dello 0,40% a copertura dei costi per i servizi indivisibili. Sono previste agevolazioni ed esenzioni. Il nuovo tributo sopprime tutti i prelievi vigenti sia patrimoniali sia tributari.

ro). Di fatto, oggi sono immuni dall’aumento le sole abitazioni principali con rendite catastali fino a 312 euro. Per gli altri immobili, dalle seconde case agli uffici e ai negozi, il rincaro medio potrà essere del 70%, anche se c’è da tenere in considerazione che nella nuova imposta Imu saranno assorbite anche l’Irpef e le relative addizionali su immobili non locati. Certamente ciò favorirà i redditi più elevati, finora gravati da aliquote Irpef marginali variabili in funzione del reddito e da addizionali regionali variabili nelle regioni in cui il prelievo è differenziato in base al reddito. SU QUESTA base imponibile si applicherà lo 0,76 % di aliquota ordinaria Imu, ritoccabile in aumento o riduzione dello 0,3% dai Comuni, e ridotta allo 0,4 % per abitazione principale e sue pertinenze, con possibilità per i Comuni di ridurla o aumentarla dello 0,2%. La detrazione di 200 euro sarà rapportata al periodo dell’anno durante il quale l’immobile è destinato ad abitazione principale e sarà da dividere pro-quota in caso di più comproprietari. E, mentre le esenzioni Imu saranno generalmente le stesse previste per l’Ici, una differenza significativa fra le due tipologie d’imposta riguarda gli immobili assimilati all’abitazione principale, prima esclusi dall’Ici e ora nuovamente considerati ai fini Imu.


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I MILIARDI RICAVATI DALL’AUMENTO DI 2 PUNTI DELL’IVA DAL PROSSIMIO ANNO SE LA RIFORMA FISCALE ALLO STUDIO NON PRODURRÀ UN RISPARMIO COMPLESSIVO DI PARI IMPORTO

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Quota 160 per le rendite Come funzionerà, e con quali conseguenze, la rivalutazione catastale tutte le abitazioni civili. L’unica eccezione è costituita dalla categoria A 10 che include gli studi professioniali e gli appartamenti utilizzati come ufficio: in questo caso il valore da moltiplicare sarà 80, al posto del vecchio 50, previsto per l’Ici. La regola del 160 vale anche per i depositi e i magazzini (C 2), che passano anch’essi da 100 a 160.

Il coefficiente moltiplicatore della rendita catastale è un meccanismo sul quale incide la riforma della tassazione sulla casa prevista in manovra. Vediamo come funziona Matteo Palo AL DI LÀ delle semplificazioni di chi parla di rivalutazione delle rendite catastali del 60%, l’Imu crea un meccanismo piuttosto complesso. Bisogna partire dal valore attuale risultante in Catasto, poniamo 500 euro, che andrà aumentato del 5%, già fissato anni fa. La rendita catastale sarà così salita a 525 euro. L’aumento fissato dal Governo Monti incide su un parametro diverso, cioè il coefficiente moltiplicatore, che è il numero per il quale va, appunto, moltiplicata la rendita catastale rivalutata del 5% allo scopo di determinare la base imponibile, sulla quale poi applicare l’aliquota Imu. Nel caso dell’immobile rivalutato a 525 euro, otteniamo un risultato di 84mila sul quale, poi, trattandosi questo esempio di prima casa, inciderà l’aliquota al quattro per mille. Totale, 336 euro. È SU QUESTO coefficiente che ha agito il Governo Monti, andando ad aumentare il moltiplicatore da 100, come previsto per la vecchia Ici, a 160. L’aggravio non è di poco conto: con l’ici prima maniera, il proprietario dell’esempio avrebbe pagato 210 euro. Ovviamente, detrazioni escluse. E tale effetto cresce in maniera lineare al crescere del valore dell’immobile. Nel caso di rendita di 1.000 euro, dopo le rivalutazione, si genererà un’imposta di 672 euro, mentre con il moltiplicatore a 100 sarebbe stata di 420 euro. Quota 160 sarà applicata alla maggioranza degli immobili, ma non a tutti. In dettaglio, vale per tutti gli immobili di categoria A, che ricomprendono praticamente

MA L’IMU non colpirà tutti allo stesso modo. Se la vecchia Ici era, infatti, solo un’imposizione sugli immobili, l’imposta municipale unica ricomprenderà l’Irpef sul reddito immobiliare e tutte le relative addizionali. Questo porta almeno due conseguenze. Anzitutto, imposte progressive, che quindi colpiscono in quota maggiore i più ricchi, vengono sostituite da un’imposta piatta, che incide su tutti i cittadini in forma uguale. Questo, in sostanza, la ren-

I CONTI CON LE ADDIZIONALI L’Irpef sui redditi immobiliari, inglobata nell’Imu ma diversa da regione a regione, fa differenza de più iniqua. Inoltre, l’impatto della nuova Imu cambierà molto da Comune a Comune. Per comprendere quanto saranno salassati i cittadini, infatti, bisogna prima guardare al peso delle vecchie addizionali e, poi, alle scelte che le amministrazioni faranno sulle nuove aliquote: a ciascuna, infatti, sarà lasciato un margine di manovra per alzare o abbassare la tassazione. Basti pensare che, considerando le aliquote standard, a Bologna per una casa signorile si pagherà circa il 4,4% in più rispetto alla vecchia Ici, a Firenze l’11,% in meno, a Milano il 27% in più, a Padova il 28,7% in più e a Venezia addirittura il 58,1% in più. Ma si tratta di calcoli puramente teorici. Il margine di manovra che avranno le singole municipalità, combinato alle possibili detrazioni, renderà l’effetto dell’Imu molto variabile e difficilmente misurabile in astratto.

AGEVOLAZIONI COME CAMBIANO LE DETRAZIONI DEL 36 E DEL 55 PER CENTO

Diventa strutturale il bonus ristrutturazioni Proroga di un anno per l’efficienza energetica Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini

DIVENTA STRUTTURALE, cioè permanente, la detrazione del 36 per cento sul recupero del patrimonio edilizio, una misura che in precedenza veniva prorogata annualmente mentre ora, con la manovra del governo Monti, diventa parte integrante del sistema fiscale italiano. La nuova disposizione è contenuta nell’articolo 4 del decreto. Resta «a termine», invece, la detrazione del 55 per cento per la riqualificazione energetica degli edifici, che, in scadenza a fine anno, viene prorogata per

tutte le spese sostenute entro il 31 dicembre 2012. Lo stabilisce il comma 10 dello stesso articolo 4. La formulazione della norma fa sì che, a scadenza della proroga, quindi dal 1˚ gennaio 2013, tali lavori potranno comunque beneficiare della detrazione del 36%, con le medesime regole. PER QUANTO riguarda la detrazione del 36%, la principale novità è la possibilità di applicare il bonus anche agli immobli, compresi quelli non residenziali, colpiti da alluvioni, terremoti e altre calamità naturali, in aree per le quali è però stato dichiarato lo stato d’emergenza. La detrazione si ap-

plica anche alle opere antisismiche, quelle realizzate per prevenire gli infortuni domestici e per la cablatura degli edifici. Restano inalterate le disposizioni relative al godimento del beneficio. Cioè il tetto massimo detraibile è fissato a 48mila euro, e le detrazioni vanno divise in dieci rate annuali. Abolita la possibilità di detrazione accelerata per i contribuenti di età superiore ai 75 anni. IN CASO di trasferimento dell’immobile oggetto dei lavori su cui si applica il bonus, l’agevolazione viene trasferita automaticamente al soggetto acquirente, salvo un diverso accordo pattuito tra le parti.


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Le nuove pensioni

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COME CAMBIA LA PREVIDENZA

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MILIARDI È L’ENTITÀ DEI TAGLI ALLA PREVIDENZA. EVENTUALI MODIFICHE SONO POSSIBILI SOLO A SALDI INVARIATI

L’OBIETTIVO DEL GOVERNO È MANTENERE AL LAVORO PIÙ A LUNGO

La vecchiaia alza la posta Le finestre si chiudono e l’anzianità anticipa ben poco Nicoletta Magnoni

LAVORARE più a lungo: è la filosofia della riforma pensionistica targata Fornero. Inutile aggiungere che, con il nuovo sistema, nessuno vince e, in questo senso, l’equità è generalizzata. Anche se qualcuno è più sconfitto di altri, l’addio al lavoro è posticipato per tutti. L’anzianità cambia faccia. Le quote spariscono, ma viene abolita anche la finestra mobile di 12 mesi (18 per gli autonomi), comune a tutti i lavoratori: era un sistema per tardare il pensionamento di tutti, indistintamente senza toccare i requisiti. Vecchiaia uomini. A gennaio sale di 12 mesi, rispetto all’attuale sistema, ed è fissata a 66 anni, per poi arrivare a quasi 70 nel 2050. Ma i 66 anni dal mese prossimo altro non sono che i 65 della precedente normativa con l’ulteriore attesa dell’anno di finestra (sei mesi in più per gli autonomi). Dal 2013 gli uomini inizieranno a salire sugli scalini dell’aumento del requisito anagrafico legato alla speranza di vita. Vecchiaia donne del privato. Parte con l’acceleratore quello che, nella manovra Tremonti di Ferragosto, doveva essere il graduale (in 12 anni) avvicinamento all’obiettivo 65 anni per equiparare queste lavoratrici alle dipendenti pubbliche, a loro volta equipara-

te agli uomini. Quindi, già 62 anni da gennaio 2012, per poi procedere di corsa e arrivare in parità con gli uomini a 66 anni e 7 mesi nel 2018 e a quasi 70 anni, di pari passo con l’altro sesso, nel 2050. Considerando l’anno di finestra del sistema già archiviato, il posticipo, nel 2012, è di un anno secco. Vecchiaia donne del pubblico. Passano dai 61 anni, richiesti fino a fine 2011, a 66 anni nel 2012.

VERSO I 70 ANNI Nel 2050 uomini e donne sfioreranno questa soglia per l’uscita in base all’età Tra i due sistemi, per l’anno prossimo, non c’è differenza: la vecchia regola fissava già uno scalone di 4 anni nel passaggio dal 2011 al 2012, più l’anno di finestra. In tutto, 66 anni, esattamente come ha stabilito la Fornero. Canale alternativo. Una volta si chiamava così la possibilità di ansare in pensione con 40 anni di contributi a prescindere dall’età. Oggi, invece, si potrebbe definire così la possibilità di lasciare il lavoro a 63 anni nel 2012 (per salire a 66 anni e 9 mesi nel 2050) a una triplice condizione: avere almeno 20 anni di contributi, collocarsi interamente nel sistema contributi-

vo e avere un importo di pensione pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale (quindi, oggi, poco più di 15mila euro annui). Anzianità. Guai a chiamarla ancora così: il concetto, dice il ministro, deve sparire dal sistema previdenziale italiano. E, in effetti, l’abolizione delle quote si può considerare un atto di morte dell’anzianità classicamente intesa. Resta il termine anticipo nel lessico della Fornero, ancora possibile con gli ex 40 anni di contributi: salgono a 42 anni e 1 mese (quello legato all’aspettativa di vita che si applica già da gennaio per chi sceglie questa via di fuga) per gli uomini e a 41 anni e 1 mese per le donne. Per le lavoratrici nulla cambia nel 2012 rispetto al 2011 perché il solito anno di finestra rendeva effettivi i 41 anni. Per gli uomini, invece, c’è un anno tondo di slittamento. Nel 2050, l’anticipo per modo di dire sarà possibile con 46 anni per gli uomini e 45 per le donne. Ma, attenzione: gli oltre 40 anni non basteranno per andare a casa perché occorrerà avere anche un’età minima di 62 anni. Chi non li ha, si vedrà decurtare la pensione del 2% per ogni anno che manca ai 62. Questo perché, finora, i 40 anni di contributi erano ‘libera tutti’: prescindendo dall’età, liberava i lavoratori cosiddetti precoci che, così, andavano in pensione magari a 56-57 anni. E il nuovo corso non lo permette.

PROF Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha firmato una riforma che, da docente di economia, caldeggia da anni

LO STOP ALLA RIVALUTAZIONE DEGLI ASSEGNI

Aumenti congelati: lavori ancora in corso È UNA NOTA dolente. Talmente dolente che il ministro Elsa Fornero non è riuscita a pronunciare la parola sacrifici, impedita dalle lacrime: si tratta del blocco per due anni dell’indicizzazione delle pensioni, cioè dell’aumento degli assegni che ogni anno vengono rivalutati sulla base dell’inflazione programmata (per il 2011 è fissata al 2,7% contro un carovita reale che supererà il 3%). Il congelamento, nella bozza del decreto, salvava solo le pensioni minime. Poi, la manovra è stata varata con uno stop che parte dalla soglia doppia, cioè dai 936 euro al mese, grazie al gettito del bollo applicato ai capitali rientrati dall’estero con lo scudo fiscale. Ma la misura non è definitiva perchè tutti, dalla parti sociali al Governo e al Parlamento, stanno cercando le risorse che permettano di congelare gli aumenti solo a partire da 1.400 euro al mese, stando agli ultimi calcoli. Bisognerà attendere il voto di Camera e Senato per sapere se la ricerca di più equità darà buon esito.

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EURO

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È la soglia fino alla quale, al momento, gli aumenti delle pensioni non vengono congelati

È il mancato aumento, ogni mille euro, calcolato sulla base dell’inflazione al 2,7%


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ANNI DI CONTRIBUTI È LA QUOTA MINIMA DI ANZIANITÀ RICHIESTA DA GENNAIO IN POI PER ACCEDERE AL PENSIONAMENTO DI VECCHIAIA O ANTICIPATO

2012 ANNO A partire da questa data il calcolo è contributivo per chi era retributivo IL CALCOLO CONTRIBUTIVO della pensione per tutti è un capitolo che ha fatto storcere il naso a molti. Ma la novità è tale solo per pochi. E il danno è abbastanza limitato. Per capire il passaggio, occorre ripescare dalla memoria la riforma Dini del 1995, che aveva suddiviso in tre gruppi i lavoratori, in base all’anzianità maturata. Nuovi assunti: chi, al 31 dicembre 1995, non aveva contributi accreditati, avrà domani la pensione tutta calcolata con il sistema contributivo. Lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995: la pensione è calcolata con il sistema misto (il cosiddetto pro-quota), cioè con il criterio retributivo per gli anni

Salvatore Martorelli DEROGA: «Togliere validità a uno o più punti di una legge, senza intaccarne i principi generali». È questa la definizione che la lingua italiana dà ad un vocabolo a cui si appellano le migliaia di italiani che speravano di pensionarsi al più presto e che, invece, sono incappati nelle nuove e più rigide norme in materia di accesso alla pensione introdotte dall’ormai noto decreto salva Italia. Come si sa, dal prossimo anno, il pensionamento di vecchiaia richiederà alle donne un requisito anagrafico più elevato rispetto agli attuali 60 anni mentre, scomparse le cosiddette quote, la pensione di anzianità, che si chiamerà d’ora in poi ‘pensione anticipata’, richiederà come unico requisito il raggiungimento dei 42 anni ed un mese per gli uomini e dei 41 anni per le donne. A questi ferrei principi ci sono, però, delle eccezioni. O meglio, delle deroghe, che riguarderanno alcune fasce di lavoratori che, invece, potranno continuare andare in pensione di vecchiaia o di anzianità con le vecchie regole. Ma chi sono questi fortunati? Ecco, in dettaglio, chi potrà ancora avvalersi della precedente normativa. Requisiti raggiunti nel 2011. Chi ha taglia il traguardo dei vecchi requisiti per la pensione di vecchiaia e di anzianità entro il 31 dicembre prossimo, può dormire sonni tranquilli: continuerà, infatti, ad andare in pensione come se la nuova legge non esistesse. Facciamo qualche esempio per comprendere meglio e prendiamo il caso di una donna, non importa se dipendente privata o autonoma, che ha, con 20 anni di contri-

fino al 1995 e con il metodo contributivo per gli anni successivi al 1˚gennaio 1996. Lavoratori con più di 18 anni al 31 dicembre 1995: hanno diritto alla pensione tutta calcolata con il metodo retributivo, cioè sulle retribuzioni percepite negli anni di lavoro immediatamente antecedenti il pensionamento. La riforma Fornero estende il calcolo contributivo anche a chi, al 1995, aveva più di 18 anni di versamenti. Attenzione, però: il passaggio dal sistema retributivo a quello retributivo riguarda i soli anni di versamento futuri, cioè a partire da gennaio 2012. Ma saranno pochi perché chi aveva più di 18 anni di contributi a fine ’95, oggi ne avrà almeno 34 e quindi, se non è già

in pensione d’anzianità, lascerà il lavoro nel giro di pochi anni. I lavoratori per intero nel sistema retributivo, con sviluppi di carriera piatti, perderebbero poco o nulla. Le conseguenze del pro-quota risulterebbero, invece, pesanti per chi, ancora con qualche anno di lavoro davanti a sé, prevede carriere brillanti con forti aumenti di stipendio. Ma la perdita è ridotta se si hanno retribuzioni superiori al tetto oggi fissato a 43.042 euro: nel sistema retributivo l’aliquota di rendimento per ogni anno di versamento è del 2% fino al tetto e per le quote di stipendio oltre tale soglia cala via via fino allo 0,90%, mentre nel sistema contributivo entra a far parte del calcolo della pensione il 33% dell’intera retribuzione, senza decurtazioni.

Alla roulette delle deroghe si salvano solo 50mila fortunati Vecchie uscite con mobilità, esodi e versamenti volontari

tito la mobilità siano stati stipulati entro il 31 ottobre 2011 e che la maturazione dei requisiti anagrafici sia avvenuta durante il periodo in cui si beneficia dell’indennità di mobilità. Lavoratori in mobilità lunga. Anche in questa ipotesi, si potrà andare in pensione con la precedente normativa se gli accordi sindacali sono stati sottoscritti entro il 31 ottobre scorso. Lavoratori in esodo. Sono i lavoratori del credito e di alcuni altri settori che stanno beneficiando dell’assegno di accompagnamento alla pensione a carico dei fondi di solidarietà di questi settori. Gli autorizzati ai versamenti volontari. Chi, lasciato il lavoro,

CALENDARIO Sfuggono alla stretta i casi particolari ufficializzati entro il 31 ottobre scorso ha chiesto di versare volontariamente i contributi potrà invocare, per il diritto alla pensione, le vecchie regole se questa autorizzazione è stata chiesta (non importa se ci sia stato o meno alcun versamento) entro il 31 ottobre 2011.

buti, compiuto i 60 anni di età a luglio scorso. In questo caso, la nostra amica andrà in pensione di vecchiaia, rispettando la finestra mobile di un anno, nel 2012, visto che ha maturato il requisito anagrafico e quello contributivo nel 2011. Continuando negli esempi, facciamo l’ipotesi di un lavorato-

re dipendente che, sommando età anagrafica e anni di versamenti, ha raggiunto quota 96 a gennaio scorso e che avrebbe maturato il diritto, con la complicità della finestra mobile, a febbraio 2012. Anche questo lavoratore sfuggirà alla tagliola delle nuove regole, visto che ha raggiunto il requisito

nel 2011. Lavoratori in mobilità ordinaria. Anche i lavoratori che sono in mobilità possono sperare di andare in pensione con i vecchi requisiti. Questa speranza è, però, condizionata dal fatto che gli accordi sindacali che hanno consen-

Non più di 50 mila. Attenzione, però: il numero di lavoratori in mobilità ordinaria o lunga, di ‘esodati’ e di prosecutori volontari che potranno avvalersi delle vecchie regole non potrà superare, complessivamente, le 50mila unità. Saranno gli enti previdenziali interessati (Inps e Inpdap) a monitorare il numero dei beneficiari, tenendo conto non potrà essere in alcun modo superato questo limite.


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Le nuove pensioni COME CAMBIA LA PREVIDENZA

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MILIONI È IL RISPARMIO A REGIME NEL 2014 A FUSIONE COMPLETATA FRA INPS, INPDAP E ENPALS


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È L’ALIQUOTA MASSIMA DI PRELIEVO CHE COLPIRÀ I TRATTAMENTI DI FINE RAPPORTO SUPERIORI AL MILIONE: NON AVRANNO PIÙ LA TASSAZIONE AGEVOLATA

I dannati della classe ’52 Con 36 anni di contributi nel 2012, slittano di 6 anni Nicoletta Magnoni ERA inevitabile. Ogni riforma previdenziale — con finestre che si aprono e si chiudono in base all’età anagrafica o agli anni di lavoro — isola sempre una categoria di condannati dal calendario. Con il nuovo assetto Fornero, i predestinati dell’elenco sacrificale sono i lavoratori classe 1952. Gli uomini, perché le donne se la cavano un po’ meglio. La pena consiste in almeno sei anni di lavoro in più. A meno di decurtazioni, in alcuni casi troppo pesanti da scaricare sul bilancio familiare. Il calcolo è veloce: i nati nel ’52 compiono 60 anni nel 2012. Avrebbe fatto bingo chi, tra questi, a quella data avesse potuto contare anche su 36 anni di contributi: raggiunta quota 96 nel 2012, avrebbe salutato per sempre i colleghi di lavoro nel 2013, dopo aver fatto passare l’anno di finestra. Festa rovinata: le quote non esistono più, e dal prossimo gennaio l’uscita anticipata richiede 42 anni e 1 mese di contributi. Non solo: se l’età anagrafica abbinata è inferiore a 62 anni, scatta il taglio del 2% della rendita per ogni anno che manca ai 62. Quindi, per la ‘vittima’ della classe ’52

significa 4% in totale. Per giunta, poi, raggiungerebbe il traguardo dei 42 anni di contributi fra sei anni. E fra sei anni avrebbe anche l’età giusta per il pensionamento di vecchiaia. Già, sei anni. I commenti on line alla riforma, subito dopo la conferenza stampa di presentazione della manovra, restituivano uno stato d’animo di choc per questi lavoratori, che magari stavano già preparando la domanda di pensione. LA STESSA situazione, però spostata nell’altra metà del cielo, vede la dipendente privata, classe ’52, con 36 anni di contributi nel 2012, rinviare il riposo di un po’ meno, quei circa 5 anni che le bastano per far valere i 41 anni di contributi richiesti alle donne, oltre ai mesi in più legati all’aumento della speranza di vita. E, per giunta, senza problemi di decurtazioni perché l’età minima è già conquistata. MA ALLA CATEGORIA degli sfortunati si ascrivono anche i lavoratori, soprattutto quelli precoci, che contavano di lasciare il lavoro, in buona parte dei casi in fabbrica, al raggiungimento del quarantesimo anno di contributo.

Questi, già avevano fatto fatica a rassegnarsi all’idea di avere un monte contributivo effettivo pari o superiore a 41 anni per via dell’attesa di finestra. Molte sono state, nel 2010, le lettere di protesta, giunte anche al nostro giornale, di chi non accettava il postici-

VITTIME DELLA SORTE I lavoratori in mobilità possono solo sperare nella roulette delle deroghe po. Nel 2050, poi, i versamenti necessari legati all’anzianità supereranno uno scalone, per attestarsi a 46: in pratica, di anticipo non si potrà più parlare. Meno stordite, almeno nel 2012, saranno le donne che dovranno mettere 41 anni nel montante contributivo: già oggi, con la soglia a 40 anni per l’uscita, l’addio definitivo avviene a 41 anni effettivi, sempre a causa della finestra mobile. PARZIALE consolazione: l’aumento degli anni richiesti di contribuzione arricchisce, seppure in minima parte, l’assegno finale perché, con il nuovo sistema, ogni an-

no di versamento in più viene conteggiato, mentre prima l’anno (o i 18 mesi per gli autonomi) di finestra non rendeva nel calcolo della pensione. LA CARRELLATA fra i più colpiti tra i colpiti arriva ai tanti, troppi casi in questo periodo di crisi, di lavoratori in mobilità che vedono spostarsi in avanti l’asticella del pensionamento. Abbiamo scelto

uno sfogo fra molti, pubblicato qui in alto. Questi lavoratori, doppiamente sfortunati, potranno solo sperare di rientrare nella lista dei 50mila che si salvano dalla stretta. Ma forse staranno in ansia chissà quanto, considerato che le modifiche previdenziali del 2010 escludevano una pattuglia di diecimila che, solo oggi, stanno ricevendo la comunicazione dell’Inps.


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La mini patrimoniale

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A CACCIA DI RISORSE FRA RISPARMI E BENI DI LUSSO

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I MILIARDI DI INCASSO STIMATO A REGIME DALLA MINI PATRIMONIALE (4,7 MILIARDI) E DAL RITOCCO DELLO SCUDO (2,19)

Nel mirino anche fondi, polizze e Sicav Prelievo esteso a tutti gli investimenti. E cambia il calcolo dell’imponibile La manovra modifica la tassazione introdotta dal governo Berlusconi in estate. Si tratta comunque di una mini patrimoniale perenne a carico di tutti i risparmiatori Andrea Parenti LA MINI PATRIMONIALE introdotta con la manovra Monti presenta importanti novità e modifiche. La prima modifica è rappresentata da un aumento della base dell’imponibile: per essere più chiari, si pagherà la tassa su un maggiore numero di prodotti finanziari. Il cliente oggi ha un conto corrente in cui è depositata la liquidità e, se investe, ha anche un conto titoli e un cosidetto conto di collocamento dove sono depositati i fondi, le Sicav o ad esempio le polizze index linked. COSA SUCCEDE a livello pratico? Il conto con la liquidità non paga nessun bollo come in passato. Il conto titoli che contiene azioni, obbligazioni, titoli di Stato, Etf e tutti i prodotti finanziari maggiormente utilizzati sarà tassato con un’aliquota dello 0,1% nel 2012 e dello 0,15% nel 2013. Il conto collocamento e quindi il conto dove vengono depositati i fondi, le polizze index linked e le Sicav era fino ad oggi escluso dalla tassazione. Ma, a partire da gennaio, il suo controvalore, e quindi i soldi che si otterrebbero dalla vendita dei fondi, subirà una tassazione dello 0,1% nel 2012 e dello 0.15% nel 2013. GLI UNICI prodotti esclusi da questa tornata di tasse saranno i fondi pensione, i fondi sanitari e forse, ma non è ancora certo, i libretti di risparmio. I fondi pensione saranno esclusi alla luce del ritocco del sistema pensionistico e, allo stesso

modo, visto che lo Stato metterà mano anche alla sanità, i fondi sanitari non saranno toccati. L’esclusione, in sostanza, vuole essere un incentivo alla previdenza complementare privata, come integrazione a quella pubblica sempre meno generosa. DIFFICILE capire oggi come saranno tassati i conti di deposito tanto pubblicizzati, con rendimenti alti. Di fatto, il famoso conto deposito che rende il 4% per il primo anno è un ibrido tra un conto corrente ed un libretto di risparmio. Visto che la franchigia, o la cifra sotto la quale non si pagheranno tasse, sa-

rà di 5mila euro è presumibile che anche i conti deposito dovranno essere tassati alla pari degli investimenti, applicando la stessa franchigia. NUOVA ALIQUOTA. Fino al 31 dicembre di quest’anno, la tassazione sul conto titoli è calcolata per scaglioni, con il primo che paga 34,2 euro a fronte di un deposito fino a 50mila euro, e l’ultimo scaglione per tutti i depositi superiori a 500mila euro che paga 680 euro. A partire da gennaio invece si inizierà a pagare un’aliquota fissa dello 0,1%, con un minimo di 34,2 euro e un massimo di 1.200. Questa

aliquota passerà dallo 0,1 allo 0,15% a partire dal 2013. CALCOLO DEL TASSABILE. Mentre in passato si pagavano le tasse sulla valorizzazione del portafoglio al valore di acquisto, da gennaio si verrà tassati sul valore di mercato. Rimane da chiarire se si utilizzerà un valore medio del periodo, un valore al momento della tassazione o che altro. Essendo un decreto non ancora approvato, e quindi modificabile, non ci sono ancora certezze se la tassazione sarà rivista. Proviamo però a fare qualche ipotesi: il signor Rossi ha oggi un portafoglio composto da

IL CASO COME FUNZIONA IL SUPPLEMENTO D’IMPOSTA DELL’1,5%

Gli «scudati» tornano a pagare TORNANO ad aprire il portafoglio i contribuenti che avevano usufruito dei tre scudi fiscali per rimpatriare capitali detenuti irregolarmente all’estero. Dovranno versare un’imposta aggiuntiva pari all’1,5% delle attività regolarizzate, sia nella prima versione (2001), sia nella seconda e terza (2009). In totale, la base imponibile è di 182,5 miliardi, dai quali l’Erario conta di ricavare un gettito complessivo di 2,190 miliardi di euro, tenendo conto prudenzialmente che per il 20% dei soggetti tenuti al pagamento la disposizione potrebbe non trovare applicazioni. ma il viceministro Grilli ha minacciato di revocare l’anonimato se la misura della manovra non produrrà il gettito atteso. IL VERSAMENTO è dovuto sull’intera cifra scudata, indipendentemente da fatto che l’attività sia stata successivamente dismessa o prelevata dal rapporto di deposito o gestione acceso per effetto della procedura di emersione. Saranno gli intermediari finanziari che hanno regolarizzato le attività a versare l’imposta dovuta, trattenendo poi l’importo dalle attività in deposito o gestione, ovvero ricevendo la provvista dal contribuente. Le somme saranno versate all’Erario in due rate di uguale importo, una entro il 16 fabbraio 2012, la seconda entro il 16 febbraio 2013.

azioni ed obbligazioni il cui controvalore supera 1.200.000 euro. Secondo la vecchia tassazione avrebbe pagato 680 euro nel 2012 e 1.100 euro dal 2013; con la nuova manovra pagherà 1.200 sempre. Se però il signor Rossi avesse un portafoglio con un controvalore pari a 800.000 euro, di cui 400.000 in fondi e 400.000 in azioni, le cose sarebbero diverse. Secondo la nuova tassazione, pagherà lo 0,1% anche sui fondi, e quindi rispetto alla vecchia tassazione pagherà 400 euro in più. L’unico risparmio, che però è meglio non avere, deriverà dalla minor alorizzazione dell’investimento. Nel caso in cui l’investimento del signor Rossi sia

IL REBUS Esclusi conti correnti, fondi pensione e sanitari. Cosa succederà ai conti deposito? in perdita (ha acquistato un’azione o un fondo ad un prezzo superiore da quello corrente) pagherà un’imposta di bollo inferiore perchè oggi il suo investimento ha perso valore e quindi il capitale su cui calcolare la tassazione è più basso. Gli scenari che si aprono sono molteplici come le decisioni che può prendere il Governo per migliorare o rendere più gestibile la manovra anche dagli intermediari (banche, sim...) che faranno da sostituto di imposta.

1,5%

SECONDO le stime del Governo e di Banca d’Italia, il provvedimento riguarda una platea di 1.900 miliardi, da cui si potrà ricavare un gettito di 2,6 miliardi per cassa il primo anno e di 4,7 nel 2013. Un portafoglio piuttosto vasto che rappresenta circa la metà delle ricchezze finanziarie delle famiglie italiane, quantificabile in oltre 3mila miliardi. Altri mille miliardi abbondanti, infatti, sono parcheggiati sui conti correnti tradizionali (circa 750) e sui conti di deposito vincolati a vario titolo (500 miliardi).


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I MILIARDI DI MAGGIOR GETTITO A REGIME DAL SETTORE AUTO RISPETTIVAMENTE, 4,8 MILIARDI DAL RITOCCO DELLE ACCISE SUI CARBURANTI E 168-250 MILIONI DAL SUPERBOLLO

LUSSO 1 GIÙ LA SOGLIA DELLE SUPERCAR, SU LE ACCISE

Superbollo e caro carburanti Dall’auto bottino miliardario Achille Perego DALLA BENZINA al superbollo, l’auto, insieme con la casa, è il bene più colpito dalla manovra di Mario Monti che ha reso ancora più salato il conto per gli automobilisti che era già stato presentato quest’estate dai provvedimenti del Governo Berlusconi. IL CARO-BENZINA. Sui carburanti è arrivata una vera e propria stangata con i maxi-aumenti delle accise (a cui aggiungere l’Iva al 21%) su benzina, gasolio e Gpl, entrati in vigore la scorsa settimana e che a regime (2014) produrranno un gettito di circa 4,8 miliardi di euro. La verde è aumentata (Iva compresa) di 9,9 cent al litro, il diesel di 13,6 e il Gpl di 2,6. Quello scattato nei giorni scorsi è il quinto rincaro delle tasse sui carburanti del 2011 dopo gli aumenti delle accise decisi in due riprese per Finanziare il fondo spettacoli, l’emergenza immigrazione e le alluvioni oltre all’introduzione di addizionali regionali in Abruzzo, Calabria, Piemonte e Puglia. Così, secondo l’Adoc il 2011 sarà ricordato come l’anno nero dei carburanti con un salasso di 750 euro tra aumenti diretti (250) e indiretti (500) per il trascinamento del caro-carburanti sui trasporti e quindi sui prezzi della spesa. Stima condivisa da Adusbef e Federconsumatori.

DEL RESTO un litro di benzina è passato dagli 1,37 euro di dicembre 2010 a 1,70-1,71 con punte di 1,77-1,80 al Sud. Non lontano il gasolio che viaggia tra 1,68 e 1,70 al litro (1,725 nel Mezzogiorno) e che comporta 13 euro in più per fare il pieno. Secondo i calcoli della Figisc Confcommercio la fiscalità è aumentata quest’anno di 17,5 cent al litro per la verde e di 21 per il diesel facendo del nostro Paese

CONSEGUENZE I prezzi di gasolio e benzina si attestano al top in Europa Sono 217mila le maxivetture quello con i carburanti più cari d’Europa mentre per tassazione siamo secondi solo all’Olanda per la benzina e al Regno Unito per il gasolio. Ma non è finita. A gennaio, oltre al centesimo in più per finanziare il trasporto locale, arriveranno 6 cent di maggiorazione al litro in Toscana per coprire le spese dell’alluvione, 9,1 nelle Marche, 6 in Liguria, 4,8 in Umbria. Un’altra stangata che rischia di portare dai 25 ai 30 centesimi il caro-benzina e gasolio prima di un nuovo ritocco a inizio 2013. IL SUPERBOLLO. Se il caro-carburanti colpisce tutti gli automobili-

sti, l’altra stangata sull’auto riguarda il nuovo superbollo. In questo caso da gennaio saranno colpiti solo coloro che possiedono vetture superiori a 185 chilowatt (248 cavalli). In pratica, ogni chilowatt in più oltre il 185esimo, comporterà, alla scadenza del bollo, un versamento aggiuntivo (da effettuare con il modello F24) di 20 euro. Un prelievo che riguarderà circa 217mila vetture per un incasso stimato in 168 milioni di euro (250 secondo l’Aci). Il superbollo comporterà, a seconda del tipo di cilindrata (con in testa i bolidi targati Lamborghini, Maserati, Ferrari e molti modelli Bmw piuttosto che Mercedes) un aggravio che va da 200-300 euro fino anche a 4-5-6mila euro all’anno. LE MISURE introdotte da Monti hanno difatto rivisto il superbollo introdotto quest’estate da Tremonti, allora limitato dai 225 chilowatt in su e con un importo dimezzato (10 euro). Il primo superbollo era stato invece introdotto con la Finanziaria 2007 che aveva portato da 2,58 a 3,87 il costo per ogni chilowatt oltre i primi 100. Infine, sempre con le manovre estive di Berlusconi, era rincarato l’acquisto dell’auto con il punto in più di Iva (dal 20 al 21%) e l’aumento dell’Ipt, l’Imposta provinciale di trascrizione.

LUSSO 2 CONTEGGIATE LE GIORNATE DI STAZIONAMENTO

LUSSO 3 GLI ELICOTTERI RADDOPPIANO, SCONTO ALIANTI

Sulle barche si va a metri

E a peso sugli aeromobili

DAL 1˚ GENNAIO 2012 navi e imbarcazioni da diporto nazionali ed estere che stazionano nei porti marittimi nazionali, navighino o siano ancorate in acque pubbliche anche se in concessione a privati, sono soggette al pagamento di una nuova tassa fissata dall’articolo 16 del decreto sulla manovra. Sono tenuti al pagamento della tassa i proprietari, gli usufruttuari, gli acquirenti con patto di riservato dominio o gli utilizzatori a titolo di locazione finianziaria. La tassa di stazionamento è giornaliera, anche quando la permanenza non si protrae per tutta la giornata. Il tributo è commisurato alla lunghezza dell’imbarcazione. Per le barche fino a 12 metri utilizzate come mezzo di locomozione ordinario da chi risiede nelle isole minori o nella laguna veneta l’importo è dimezzato. Sono esenti le barche di associazioni di volontariato, ma solo se adibite a servizi di assistenza sanitaria o pronto soccorso. Esenti anche le imbarcazioni di soggetti pubblici o adibite a servizi di salvataggio. Gli importi giornalieri sono indicati nella tabella qui a fianco, mentre su base annua, per fare qualche esempio, si va da 1.825 euro per barche da 10,01 a 12 metri, fino a 256.595 euro per imbarcazioni oltre i 64 metri.

SEMPRE L’ARTICOLO 16 del decreto sulla manovra, ai commi 11-15, istituisce una tassa sugli aeromobili privati, fissata sulla base del peso al decollo. Gli importi sono quelli indicati nella tabella qui sotto. Gli stessi importi sono raddoppiati per gli elicotteri, mentre la tassa è agevolata per alianti, motoalianti, autogiri e aerostati che pageranno un importo annuo fisso di 450 euro. Soggetti all’imposta sono i proprietari, gli usufruttuari, gli acquirenti con patto di riservato dominio o gli utilizzatori a titolo di locazione finanziaria di tutti gli aeromobili immatricolati nel regi-

stro aeronautico nazionale. Sono esenti gli aeromobili di Stato, i licenziatari di servizi di linea nonchè di lavoro aereo, quelli d’addestramento e di proprietà degli Aeroclub nazionali o locali e dell’Associazione paracadutisti. L’imposta deve essere corrisposta all’atto della richiesta di rilascio o di rinnovo del certificato di revisione dell’aeronavigabilità, in relazione all’intero priodo di validità del certificato. Per gli aeromobili con certificato in corso di validità, la tassa va pagata entro 90 giorni in ragione di un dodicesimo per ogni mese mancante alla scadenza.


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La spinta allo sviluppo LAVORI PUBBLICI, INCENTIVI ALLE AZIENDE E AL LAVORO

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MILIARDI IL TOTALE DEGLI SGRAVI CONCESSI ALLE AZIENDE PER IL 2012. SALIRANNO A 3.536 MILIARDI NEL 2013, E A 5.964 NEL 2014

L’impresa assume? L’Irap allenta la morsa Bonus di 10.600 euro per donne e giovani. E aiuti a chi ricapitalizza da solo ad una percentuale (in via transitoria, per il primo triennio di applicazione, l’aliquota è fissata al 3%) applicata a risorse finanziarie a titolo di capitale proprio conferite in azienda quali apporti in denaro o utili accantonati a riserva, escluse la riserva legale e le altre riserve non disponibili.

Luca Azzalli Sviluppo e occupazione passano dall’Irap. L’imposta regionale sulle attività produttive è applicata, per i soggetti Irpef, sul reddito fiscale aumentato del costo del personale dipendente, del costo dei soggetti para-subordinati e occasionali, delle perdite su crediti e degli interessi passivi. Questi soggetti possono, però, optare per la determinazione dell’imposta secondo le regole delle società di capitali. I soggetti Ires, invece, determinano la base imponibile come differenza tra il valore e i costi della produzione (come indicato nelle lettere A e B dell’articolo 2425 del codice civile, con esclusione delle voci ai numeri 9, 10, 12, 13), così come risultano dal conto economico (in sostanza senza il costo del personale e assimilato). LA MANOVRA Monti prevede due interventi sull’Irap. Il primo stabilisce la completa deducibilità dell’imposta sul costo del lavoro dipendente e assimilato ai fini Ires e Irpef, con un incremento che va dall’attuale 10% (l’Irap era deducibile in riferimento anche agli interessi passivi) al 100% a decorrere dal periodo d’imposta successivo al 31 dicembre 2011. Il secondo prevede uno sgravio dell’imposta per l’assunzione di donne e di giovani con meno di 35 anni: per le imprese,

quindi, aumenteranno le deduzioni dal tributo per le donne lavoratrici e per i giovani sotto i 35 anni di età, che lavorano in azienda con contratto da dipendente a tempo indeterminato. La deduzione che spetta oggi, di 4.600 euro annui, aumenterà fino a 10.600 euro. Questa deduzione si esclude per le imprese operanti in concessione e a tariffa nei settori di energia, acqua, trasporti, infrastrutture, poste, telecomunicazioni, raccolta e depurazione delle acque di scarico e della raccolta e smalti-

mento dei rifiuti. Per gli stessi soggetti che lavorano in imprese del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) la deduzione passerà dagli attuali 9.200 euro a 15.200. La deduzione elrvata non spetta oltre ai soggetti sopra citati, anche alle banche, agli altri enti finanziari e alle imprese di assicurazione. Confermata la deduzione oltre che dei contributi assistenziali e previdenziali obbligatori, anche delle forme pensionistiche complementari, a

CONCORRENZA FISSATA UNA SCADENZA PER L’ADDIO AGLI ORDINI PROFESSIONALI

Anche i farmaci di fascia C al supermercato, orari liberi per i negozi e un’Autorità per i trasporti TRA LE MISURE anti-crisi varate nel decreto manovra dal Consiglio dei ministri sono state deliberate liberalizzazioni per la vendita di farmaci, per i trasporti e per gli orari degli esercizi commerciali. Nel pacchetto è stata ritoccata anche la normativa dell’estate scorsa sugli ordini professionali, introducendo la scadenza del 13 agosto 2012 per l’abrogazione automatica di tutte le limitazioni all’esercizio delle professioni, anche in assenza dei previsti regolamenti. Inoltre è stata potenziata la prerogativa dell’autorità Antitrust che ora potrà agire in giudizio contro atti di qualsiasi pubblica amministrazione che violino la concorrenza. LIBERALIZZATA la vendita di tutti i farmaci di fascia C, quelli cioè con obbligo di ricetta ma non rimborsabili dal Servizio Sanitario, che potranno essere quindi venduti al di fuori delle 17.800 farmacie comunali e private. E’ un mercato che vale 2,5 miliardi, anche se nella versione finale della manovra la liberalizzazio-

ne della vendita viene esclusa nei comuni con meno di 15mila abitanti per salvaguardare le piccole realtà delle aree rurali. Si allargano inoltre le regole per l’apertura di nuove farmacie con l’obiettivo di aumentare la rete di 500-800 unità. LIBERALIZZATI, come principio quadro generale, gli orari degli esercizi commerciali in modo permanente e su tutto il territorio nazionale. In via sperimentale la nuova normativa viene applicata nei comuni a vocazione turistica. NASCE un’Autorità per il settore Trasporti che dovrà vigilare sulla corretta applicazione della liberalizzazione nel trasporto ferroviario, aereo e marittimo. Il non corretto recepimento delle direttive europee in proposito ha sottoposto l’Italia a più di una procedura di infrazione. m. d. e.

17.800

3.000

8.000

Farmacie

Parafarmacie

Nuovi posti di lavoro

Aperte oggi in Italia. Con la liberalizzazione potrebbero nascerne qualche migliaio in più

Sono nate dopo la liberalizzazione sui farmaci da banco. Oltre 300 i ‘corner’ nella Gdo

Si potrebbero creare grazie all’aumento dei punti vendita di farmaci, fuori dalle farmacie

carico del datore di lavoro e relativi ai dipendenti assunti a tempo indeterminato. CONIATA una nuova sigla, Ace, cioè aiuti alla crescita economica. Si tratta di sgravi per fronteggiare la sottocapitalizzazione delle imprese italiane e aiutare quelle che si finanziano con capitale proprio: dal 2011 le società di capitali, le cooperative, gli enti commerciali residenti diversi dalle società e i trust possono dedurre dal reddito d’impresa un importo pari

LE SOCIETÀ che entro la fine dell’anno aumenteranno il capitale proprio, avranno da subito una deduzione dall’imponibile Ires (non invece Irap) valida nell’anno di aumento e nei successivi fino a quando il patrimonio non diminuisce. Gli incrementi da conferimenti in denaro rilevano dalla data di versamento, mentre gli accantonamenti di utili a riserva dal 1˚ gennaio dell’anno in cui l’accantonamento è deliberato, così come i decrementi rilevano a partire dall’inizio dell’esercizio. L’incremento di capitale proprio si considera, ai fini della base imponibile sulla quale si applica il 3%, al netto delle relative diminuzioni di riserve o rimborsi di capitale (non considerando le perdite dell’esercizio). Poiché la norma si applica all’esercizio 2011, si deve prendere come base di riferimento il patrimonio al 31 dicembre 2010. Inoltre, questo meccanismo potrà essere applicato anche al reddito d’impresa delle persone fisiche e società di persone in regime di contabilità ordinaria, ma si attende un apposito decreto dell’Economia.


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MILIARDI DI NUOVA LIQUIDITA’ IMMESSA NEL SISTEMA GRAZIE ALLA COPERTURA GARANTITA DALLO STATO PER GLI ASSET DELLE BANCHE E I CREDITI ALLE AZIENDE

CIPE VIA CON ALTA VELOCITÀ E MOSE

Riaprono i cantieri delle grandi opere In dote 12,5 miliardi IL GOVERNO ha già sbloccato 12,5 miliardi di fondi per le grandi opere, «cose vere da cantierarsi, fondi per cose già approvate» ha affermato il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera sottolineando l’accento messo dalla manovra anche sul fronte sviluppo. OLTRE DUE MILIARDI e mezzo di euro per opere infrastrutturali strategiche in corso, 600 milioni all’Anas per nuove opere stradali, 123 milioni per interventi mediopiccoli nel Mezzogiorno sono le risorse assegnate dal primo Cipe del Governo Monti. Ad esse vanno sommati 4,8 miliardi del programma infrastrutture (legge obiettivo) che il precedente governo aveva cancellato con la manovra di questa estate. Più in dettaglio —598 milioni andranno all’Anas per il contratto di programma Anas 2010-11. Denaro che, ha precisato il presidente dell’Anas Piero Ciucci, andranno a «finanziare il programma di manutenzione straordinaria con interventi importanti per la sicurezza stradale. In molti casi si tratta di opere già in corso e per questo avevamo bisogno di queste risorse per completarle».

Il ministro dello Sviluppo economico e dei Trasporti Corrado Passera, ex numero uno di Banca Intesa

— 123 milioni sono stati stanziati per interventi medio-piccoli nel Mezzogiorno. Nell’ambito del Programma per le infrastrutture strategiche sono stati assegnati: —919,05 milioni per il secondo lotto della linea ad alta velocità/capacità Treviglio-Brescia; —1,1 miliardi per il secondo lotto della linea ad alta velocità/capacità Milano-Genova (Terzo valico); —600 milioni per la nona tranche del Mose. Per quanto riguarda invece il contratto di programma di Rfi, il Comitato ha «esaminato lo schema di aggiornamento 2010 e 2011 del contratto di programma 2007-11 fra il Ministero delle infrastrutture e Rfi. —Infine, per il Fondo per lo sviluppo e la coesione, il Cipe ha preso atto della proposta del Ministro dello sviluppo economico, infrastrutture e trasporti dell’assegnazione di 440 milioni di euro a valere sul Fondo. Il totale degli stanziamenti delibrati dal Cipe è quindi di 5,5 miliardi. UNA CIFRA che potrebbe creare nei cantieri 4.350 nuovi posti di lavoro in tre anni, secondo i calcoli della Fillea-Cgil.

FINANZA GARANZIE STATALI SULLE EMISSIONI E TAGLI ALLE POLTRONE

Banche, una spinta alla liquidità LO STATO si fa garante per le banche sulle prossime emissioni di obbligazioni e certificati di deposito, con l’obiettivo garantire liquidità al sistema. E’ quanto prevede la manovra all’articolo 8 del decreto. Questa misura è stata introdotta dopo che l’Europa, alla richiesta delle banche di avere una copertura da parte della Bce, ha deciso che spettava ad ogni paese avviare misure in questo senso. La norma contenuta nella manovra prevede che il ministero dell’economia fino al 30 giugno 2012 è autorizzato a concedere la garanzia dello Stato sulle passività delle banche italiane, con scadenza da tre mesi fino a cinque anni, o a partire dal 1 gennaio 2012 a sette anni per le obbligazioni bancarie garantite. In altre parole è prevista la possibilità per le banche di accedere a garanzie dello Stato quando emettono obbligazioni finanziarie. Per un Paese bancocentrico come l’Italia questo significa rafforzare il sistema e garantire una boccata d’ossigeno. Questo anche alla luce della crisi

generale del sistema paese ‘certificata’ dall’autorità europea Eba, che ha imposto, con una decisione molto discussa, una svalutazione dei titoli di stato italiani in portafoglio, anche quelli detenuti a scadenza e ricapitalizzazioni per totali 15,365 miliardi. L’intervento è a carico della Banca d’Italia, lo stanziamento è di 200 milioni annui. SEMPRE in tema di banche il decreto prevede lo stop alle cariche incrociate fra banche concorrenti. Nel testo si legge che «è vietato ai titolari di cariche negli organi gestionali, di sorveglianza e di controllo e ai funzionari di vertice di imprese o gruppi di imprese operanti nei mercati del credito, assicurativi e finanziari di assumere o esercitare analoghe cariche in imprese o gruppi di imprese concorrenti». Il divieto dovrebbe comportare il «taglio» oltre 160 poltrone nel consigli di amministrazione degli istituti di credito e nelle assicurazioni italiane.

Lotta dura all’evasione Tracciabilità, comunicazioni al Fisco, manette a chi mente TRE MISURE per rendere più efficace la lotta all’evasione. Sono la tracciabilità dei pagamenti, le comunicazioni obbligatorie di tutte le operazioni finanziarie e la trasformazione in reato penale per le false comunicazioni fiscali. —Intanto, da ieri, lo Stato pagerà stipendi e pensioni oltre la soglia di 500 solo per via elettronica. Il beneficiario dovrà chiedere il versamento sul conto corrente, se ce l’ha. Oppure farsi versare l’importo su una carta elettronica, bancaria o postale, anche prepagata. La novità è già scattata e avrà impatto anche sull’assegno e sulla tredicesima che i pensionati riscuoteranno a Natale. La norma è contenuta nell’articolo 12 del decreto che fissa a 1.000 euro la soglia per i pagamenti cash. L’importo valido a livello generale come tetto per l’utilizzo del contante viene dimezzato a quota 500 quando a pagare è l’amministrazione pubblica. Identico limite anche per i pagamenti verso i

fornitori da parte delle amministrazioni centrali e locali. Un comma dell’articolo riconosce che la novità può comportare un aumento di costo per i pensionati al minimo o sociali e infatti dispone che costoro «sono esenti in modo assoluto dall’imposta di bollo». Inoltre, «per tali rapporti, alle banche e agli

PAGAMENTI Addio al contante oltre i 1000 euro, ma lo Stato dimezza la cifra per le pensioni. Il nodo costi altri intermediari finanziari è fatto divieto di addebitare alcun costo». LA TRACCIABILITÀ a 1.000 euro comporta in ogni caso un maggior utilizzo della moneta elettronica, su cui operano trattenute e commissioni bancarie. L’Abi non si è però ancora espressa sulla possibilità che siano alleggeriti gli oneri per la clientela, come richiesto dalle associazioni di consumatori. La lotta all’evasione fiscale passa an-

che per controlli serrati su tutti i movimenti bancari e su un’informazione da parte dei contribuenti sempre più corretta. Le norme sono contenute negli articoli 10 e 11 del decreto. Il contribuente che esibisca o trasmetta atti o documenti anche in parte falsi, ovvero fornisca dati e notizie non vere, sia punito alla stessa stregua di chi rilascia dichiarazioni mendaci, forma atti falsi o ne fa uso, ai sensi del codice penale. IL FISCO, infine, avrà a disposizione non solo dati fiscali incrociati ma anche tutte le operazioni che intercorrono con gli intermediari finanziari. Prima l’amministrazione fiscale poteva chiederli nel caso di accertamenti. Poi con la manovra estiva era stata prevista la possibilità di accedere a questi dati anche senza l’avvio di un accertamento. Ora dal 2012 tutti gli intermediari finanziari, banche e assicurazioni, saranno obbligati a comunicare periodicamente all’anagrafe tributaria le movimentazioni dei rapporti già conosciuti al fisco a anche operazioni finanziarie non transitate per i predetti rapporti. Massimo Degli Esposti


28 ECONOMIA & FINANZA

Il risparmio

IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE

DOMENICA 11 DICEMBRE 2011

THOMAS PIQUEMAL . Su Edison il direttore finanziario di Edf «conferma la volontà di portarsi a casa 6mila mw di capacità italiana, sottostimando gli asset di Edipower»

SOSTENIAMO L’ITALIA

Arriva il gran giorno del Bot Zero costi e tutto esaurito in vista Domani 7 miliardi in asta. Le banche Ue vendono Btp. Soros li compra TRAMPOLINO PER IL TORO L’EUROPA era fino a qualche settimana fa una macchina impazzita che procedeva a folle velocità verso il burrone. A bordo un’ intera classe dirigente fatta di politici e banchieri che non sapendo guidare ora toccava il freno a mano, ora provava con il tergicristallo, ora accendeva il condizionatore nel tentativo di arrestare la pazza corsa. Poi, come è vero che una scimmia davanti ad un pianoforte prima o poi comporrà una sonata, se le si dà qualche secolo di tempo, anche i nostri politici hanno capito che dovevano puntare sull’ unione fiscale. E i banchieri, invece che provare con all’accendisigari, hanno capito che dovevano pigiare sul pulsante della liquidità e hanno iniziato a bombardare il mercato con denaro sonante all’1% calando di un quarto di punto il costo del denaro. I mercati miracolosamente hanno smesso di sprofondare, anzi sembra che ogni notizia negativa, mezza negativa o addirittura simil positiva sia già incorporata nei prezzi. Quello che è successo a Bruxelles venerdì mattina scorsa alle 4 non cambia niente a livello sostanziale, è carta che è stata firmata che corregge altra carta che era stata firmata molto prima e che permette di firmare nuova carta tra un po’ di tempo. MA SE LA CARTA è accompagnata da un calo dei tassi che di per sé non segnala niente se non l’intenzione del nuovo governatore della Bce Mario Draghi di allentare i cordoni della borsa contro la ortodossia tedesca il gioco è fatto: i mercati vivono di aspettative come i bambini al buio vedono i mostri dietro ogni ombra. E ora i ribassisti temono il babau della politica monetaria espansiva e della integrazione fiscale. Teniamo il nostro punto di entrata long al di sopra del massimo di 17.811 del Ftse All Share: oltre tale soglia il nostro mercato avrebbe disegnato un doppio minimo con carattere rialzista. Per il momento siamo ancora lontani ma non si sa mai. A livello di singoli titoli segnaliamo sempre Banca Popolare Sondrio e Banca Generali. Anche Impregilo dopo avere stornato sta puntando al rialzo. Per il resto... siamo in mano ai conducenti della macchina.

Anche il finanziere George Soros punta sui titoli di Stato italiani. Il finanziere ha comprato bond europei per 2 miliardi di dollari dal crac Mf Global, la gran parte dei quali sono Btp

MILIARDARI La Borsa tedesca e il finanziere George Soros (Reuters)

· ROMA

ALLA VIGILIA del Bot day. Domani i risparmiatori che vorranno comprare titoli i sette miliardi di Buoni del Tesoro annuali in asta lo potranno fare senza pagare commissioni. Insieme all’Abi, il cui Comitato esecutivo ha aderito alla proposta, hanno dato il proprio appoggio al progetto l’Associazione italiana degli analisti finanziari (Aiaf), l’Associazione operatori Mercati Finanziari (Assiom Forex) e l’Associazione italiana intermediari (Assosim). DOPO IL BTP day del 28 novembre, dedicato all’acquisto di titoli già in circolazione, domani l’iniziativa avrà per oggetto titoli di nuova emissione, in particolare i Bot annuali, con scadenza 14 dicembre 2012, che saranno emessi

in asta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. L’iniziativa prevede che le commissioni pagate alla propria banca per sottoscrivere i titoli, non saranno dovute. Secondo le valutazioni degli operatori l’asta dovrebbe registrare il tutto esaurito, con rendimenti superiori al 5,80%. Mentre le banche estere scappano dai Btp e quelle italiane mantengono le posizioni. E’ il quadro che emerge dagli ‘stress test’ condotti dalla European Banking Authority. Secondo

l’Eba le banche europee hanno scaricato 65 miliardi di bond in 9 mesi, a scapito di Grecia, Irlanda, Italia, Spagna e Portogallo. INTANTO si è saputo che George Soros ha fatto incetta di bond italiani comprandoli da Mf Global, la società Usa finita in bancarotta. Due miliardi di dollari in bond europei, soprattutto italiani, sono stati comprati dal finanziere (a prezzo ridotto) da Kpmg Llp, l’amministratore che gestisce la bancarotta di Mf Global.

COLDIRETTI CONSUMI IN CALO DEL 2,3%

Shopping più attento per il Natale di crisi: 625 euro a famiglia · ROMA

CAMBIA lo shopping di Natale, niente acquisti compulsivi o man bassa dell’ultimo minuto: il 2011 è all’insegna della pianificazione anche per comperare i regali, con l’84 per cento degli italiani alla ricerca della miglior convenienza nel rapporto prezzo e qualità dei prodotti e dei punti vendita. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dell’indagine ‘Xmas Survey 2011’ di Deloitte dalla quale si evidenzia che gli italiani che frenano il proprio istinto all’acquisto compulsivo sono in numero superiore alla media europea. QUASI LA METÀ dei consumatori italiani (45 per cento) è attratta dalle promozioni contro il 30 per cento dei consumatori europei, proprio a conferma del fatto che

VETRINE Una commessa al lavoro (Radaelli)

— sottolinea la Coldiretti — si cerca di ottimizzare il proprio budget di spesa. SECONDO l’indagine la metà degli italiani per le festività di fine anno utilizzerà sia internet sia il negozio per cercare regali e comparare i prezzi anche se poi solo il 10 per cento acquisterà on line mentre gli altri si recheranno direttamente nei punti vendita. Una attività che allunga i tempi dello shopping natalizio ma che consente di realizzare concreti risparmi. Alla fine delle ricerche gli italiani — riferisce la Coldiretti — avranno speso 625 euro a famiglia con un leggero calo del 2,3 per cento rispetto allo scorso anno, dovuto soprattutto ad una maggiore attenzione nella spesa con la ricerca delle offerte più convenienti e l’acquisto di oggetti uti-

li. Particolarmente gettonati i tradizionali mercatini di Natale dove si stima che quasi dieci milioni di italiani acquisteranno i regali per se stessi e gli altri, secondo una tendenza che unisce un momento di svago con la possibilità di fare acquisti anche curiosi ad ‘originalità garantita’. LA SPINTA verso spese utili peraltro — continua la Coldiretti — colpisce soprattutto i regali (-3 per cento) piuttosto che il cibo e le bevande per i quali il budget rimane sostanzialmente stabile (-1 per cento) con l’affermarsi però di uno stile di vita attento a ridurre

gli sprechi che si esprime con la preparazione fai da te di ricette personali per serate speciali o con omaggi per gli amici che ricordano i sapori e i profumi della tradizione del territorio. UNA TENDENZA che si esprime anche con il boom degli acquisti direttamente dagli imprenditori agricoli in azienda o nei mercati e botteghe di Campagna Amica dove — conclude la Coldiretti — è garantita genuinità, convenienza e una maggiore originalità rispetto alle offerte natalizie standardizzate dei punti vendita tradizionali.


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