VIAREGGIO Book Finale

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CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 1 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Motto Viareggio

Localizziamoci: Non sei di Viareggio se... Breve guida a luoghi e abitudini irrinunciabili di una città davvero particolare CONCLUSIONI

Considerazioni finali alla rinfusa QUI SI AMA lo sport , ma in particolare l’Hockey che è proprio difficile per la coordinazione, ma è creativo e tattico. Nell’hockey la difesa è il migliore attacco perché sono proprio i difensori che rilanciano il contropiede e iniziano l’azione offensiva. A Viareggio è una grande realtà , ogni partita riempie il Palabarsacchi perché il Cgc milita in serie A con grandi campioni , ma anche Andrea Facchini ha condotto la propria squadra alla promozione dalla B alla A2. Anche il ciclismo qui è molto amato. I ciclisti versiliesi hanno la fortuna di poter percorrere strade belle e adrenaliniche con salite e discese emozionanti. Da non dimenticare il fisico, noi siamo salmastrosi e prestanti ! QUI SI AMA il buon cibo: la pasta alle cicale , ai coltellacci (quando il mare li stracca), alle arselle, il cacciucco , i ciortoni , le ‘ceche’, ma son vietate, il fritto di mare i castagnacci con la ricotta, il gelato di Nilo’s, i bomboloni del Gatto Nero, i panini di Adone , le bombe della Fauzia, la pizza di Athos . Qui si ama Puccini , la poeticità delle nostre zone lo ispirò, la bellezza dei dettagli, il clima dolce e mite, la calma opposta alla sua irrequietezza, la divina solitudine dei canneti e delle colline , pura arte del nostro paesaggio. Qui si ama ‘La bimba che aspetta’, statua dolce e misteriosa del nostro Cimitero, raffigura la piccola Paolina divenuta di pietra per il dolore, sugli scalini dell’edicola che ancora oggi è meta di ogni viareggino. Il gran finale è: «Non sei di Viareggio se non sei un po’ poeta e marinaio…»

là del molo, non ti immergi nella Passeggiata e non fai le “vasche” su e giù: generazioni di ragazzi si sono incontrati su questo viale a mare dove Egisto Malfatti cercò all’infinito la sua giovinezza perduta, dove i palazzi liberty fanno ancora mostra di sé e ricordano la nascita di una bella città sperimentale dopo la Grande guerra, dove guglie, decorazioni, formelle, tondi, fiori, riccioli e scaglie colorate di Galileo Chini si fanno ancora ammirare .

LOCALIZZIAMOCI. Ovvero «Non sei di Viareggio se…» non conosci … quella bella frase a caratteri cubitali che sembra guardarci dal moletto ovvero ‘Viareggio in te son nato in te spero morire ’, una dedica d’amore di Tobino alla sua e nostra città, parole che sgorgano dal mare. E’ MERAVIGLIOSO per noi stare lì, in mezzo agli scogli, ammirare l’acqua che è limpida e fresca con l’onda bassa che si infrange sulla riva straccando le conchiglie di ogni forma e sentirci fortemente viareggini. Essere viareggino è una materia che non si può insegnare a scuola, in un’epoca globale, poi, figuriamoci, ma la viaregginità ha dei tratti distintivi che meritano l’attenzione di giovani giornalisti delle «Motto». Se avverti lo strillo dei gabbiani che annunciano il rientro dei pescherecci al porto, se guardi l’orizzonte mentre gli ultimi raggi del sole creano uno spettacolare gioco di colori prima di tramontare, riempiendo il mare di sfumature arancioni rosa e rosse, ecco che le parole dello scrittore le capisci fin

ORGOGLIO La scritta sul molo di levante ispirata a Tobino

da subito . Il Molo fa parte del vivere del viareggino, è l’inizio e insieme il suo traguardo di vita. «Vado un po’ sul molo, che è meglio». Quante volte questa frase è passata di bocca in bocca perché ha un preciso e profondo significato: in quel luogo si scaccia ogni pensiero negativo dalla mente. Per completare l’effetto occorrebbe una

giornata di libeccio che è il nostro vento così forte da spazzolare la rena, infilarsi tra i bagni , portare la sabbia sulle aiuole ,scuotere perfino la pineta; Tobino stesso lo amava e scriveva “…i viareggini – quelli che non hanno gente in mare — se lo godono… perché quella è la grandiosità della natura.” Non sei di Viareggio se poi , al di

NON SEI DI VIAREGGIO se non passi ogni tanto dalla Torre Matilde antica e imponente, avamposto lucchese, fatta di bozze di pietra squadrata, cinquecentesco castello del mare, campanile, orologio pubblico e infine carcere-bagno dei forzati, ma simbolo del nostro borgo originario. Guarda ancora il Burlamacca che è poi la Fossa del Selice. Ancora oggi a noi ragazzi dà un senso di sicurezza, perché è bella tosta. All’apparenza e solo all’apparenza può sembrare bruttoccia ecco se vi appare così, ci dispiace , non siete un viareggino !

LOCALIZZIAMOCI LA RICERCA DELLO SVAGO, D’ESTATE E D’INVERNO, E’ UN NOSTRO MITO

Il mare e il Carnevale, due idee guida I VIAREGGINI, per svagarsi sono mitici. Partiamo dall’inizio, ovvero dallo scoppio del cannone e ‘Viva il carnevale’. Cos’è? Cos’è? Basta dire che è la festa, è l’allegria allo stato puro, è l’evento: migliaia di persone vengono a trovarci, si mascherano, sfilano, ridono, ballano, impazziscono con noi che siamo tutti in passeggiata dietro i carri e ci sentiamo matti, matti, matti. Il nostro Filippo Galli, nipote del grande Arnaldo, ricorda come il nonno abbia vissuto nei baracconi fin da bimbetto strappando giornali e giornali per la cartapesta, poi operaio nei cantieri, fabbro, falegname fino a carrista. E’ orgoglioso Arnaldo di aver imparato tutto da solo e non all’Accademia, innovando, sperimentando un’arte povera, ma spettacolare. Ecco, non sei di Viareggio se non realizzi queste idee magnifiche e se non vivi queste emozioni che sono uniche. OPERA La “Bimba che aspetta”: una scultura amata

OLTRE AL CARNEVALE i viareggini si svagano

molto anche nel resto dell’anno, d’estate il viareggino rifiorisce, tutti al mare! Gli stabilimenti balneari sono antichi e tra i più belli d’Italia , risalgono al 1850 come centri di cura, costruiti su palafitte , scendevano verso l’acqua con gli scalini da lì i tanti che non sapevano nuotare , si aggrappavano a robuste corde marinare e potevano bagnarsi! Il Nettuno fu il primo bagno che concesse l’ingresso unico a uomini e donne, ancora oggi si affaccia sulla passeggiata, ma un tempo al posto dell’asfalto c’era la rena .Ines e Matteo che sono figli di bagnini, sono un po’ preoccupati per le famose liberalizzazioni , perché lavorano sul mare da decenni e incrociano le dita. Dopo i tuffi e il sole, il viareggino si rinfresca in Pineta che per noi è davvero uno svago senza fine, è bellissima, anzi stupenda, un po’ trascurata, ma è libera, va in tutte le direzioni, ci sono i sentieri o le oasi , è il cuore di Viareggio , ce lo hanno confermato tutti , viva i pinugliori !

LA REDAZIONE La pagina è stata realizzata dagli studenti di III G scuola media Motto di Viareggio: Mattia Bellardo, Virginia Bertelli , Rebecca Bini, Gianmarco Cordoni,Sofia Del Carlo ,Alessia Frediani , Filippo Gal-

li, Ines Goldoni , Luca Guidotti ,Steven Lomi,Matteo Marcucci , Greta Monti ,Filippo Morganti , Elena Nevetti ,Barbara Noviello , Davide Pedonesi , Ettore Pezzini, Francesca Pucci, Emma Puglisi ,Alex

Raffaelli, Gabriele Romanini , Lorenzo Sangiuliano , Michelangelo Taglioli , Giacomo Tomei , Melissa Vannucchi . Insegnante tutor Marna Taccola, Dirigente Angela Gadducci


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 1 FEBBRAIO 2012

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Scuola media

Gragnani Torre del Lago

Ricordare è utile per crescere Nuove prospettive artistiche dell’«Eden» tanto caro a Giacomo Puccini UN’ARENA di 3370 posti e un auditorium di 495 posti hanno permesso di ampliare l’offerta culturale del Fesival Pucciniano ed anche di altri spettacoli, manifestazioni, concerti di artisti italiani e stranieri che si tengono nel periodo estivo e che in genere, si concentrano nei due mesi di luglio ed agosto. Questo teatro è il fiore all’occhiello di Torre del Lago perché è unico nel suo genere: una grande struttura proprio nei luoghi che hanno ispirato il Maestro. Si colloca infatti all’interno di una vasta area di oltre 245.000 mq, delimitata a nord e ad est dalle acque del bacino lacustre di Massaciuccoli, a sud dal Piazzale Belvedere – dove si affaccia anche Villa Puccini – e ad ovest dall’abitato di Torre del Lago.

SUL LAGO Il nuovo teatro lirico dedicato a Puccini

vengano a diretto contatto con la creazione artistica e possano quindi apprendere i rudimenti base delle diverse tecniche mediante corsi di scultura, di pittura, di musica, ballo, ecc. Promuovere un calendario mensile di eventi per diffondere le moderne forme d’arte e dare spazio ai giovani artisti emergenti. Sviluppare collaborazioni continuative con gruppi, associazioni e collettivi impegnati a promuovere l’arte e con manifestazioni come il recente BoomArt Festival. Sarebbe bello che si potesse realizzare tutto questo, secondo noi, perché porterebbe due grandi vantaggi: uno ai giovani, che avrebbero possibilità di esprimersi e di farsi conoscere e uno al territorio, che potrebbe così ampliare la propria offerta turistica anche nei mesi invernali.

LA STORIA: E’ proprio lì dove oggi si trova questo grande teatro che nacque tutto. Da una baracca, a cavallo tra ‘800 e ‘900, prese vita il Club della Bohème, il primo circolo artistico viareggino che, attorno alla carismatica figura di Giacomo Puccini, riuniva un manipolo di pittori operanti in Toscana, da Pagni a Viani, da No-

mellini a Chini e che, nei decenni seguenti, contribuirono allo sviluppo artistico-culturale della Versilia. Viareggio si avviava così a diventare quella fucina di idee che ebbe negli anni ’20 e ’30 del Novecento il suo momenti di massimo splendore. Allora, perché non trasformare il teatro da struttura legata quasi essenzialmente

CONCLUDIAMO il nostro pensiero dicendo che ci piacerebbe che ci fosse anche un’apertura maggiore verso le scuole e quindi verso i ragazzi come noi, che cominciamo a muovere i primi passi verso l’espressività, magari nel campo della musica, studiando uno strumento o approfondendo la vita e le opere di un artista.

all’opera pucciniana in un centro vitale, di dibattito, di sviluppo e promozione culturale ed artistica che abbracci molteplici forme d’espressione, da quelle classiche a quelle moderne? COME FARE? Ecco le nostre idee: organizzare dei laboratori rivolti a ragazzi di varie età affinché

AMBIENTE IL LAGO, CON LA SUA RETE DI CANALI, E’ RICCO DI SPECIE INTERESSANTI

Un habitat naturale da scoprire: il padule IL TERMINE dialettale “padule” indica la zona palustre intorno al Lago di Massaciuccoli. Quest’ ultimo si è formato grazie ad un arretramento del mare ed in seguito si è trasformato in un dolce-acquifero per l’afflusso di corsi d’acqua provenienti da una collina. La vegetazione è prevalentemente fatta di canneti e falaschi, lunghe distese interrotte da fossati in cui trovano riparo molte specie di uccelli. Crescono però anche piante meno comuni come la ninfea. DA OSSERVARE con attenzione sono gli sfagni, piante fredde che si sono insediate qui durante l’era glaciale, che riescono a catturare piccoli insetti per nutrirsi. Gli alberi non sono molto numerosi e sono graditi dagli uccelli per il rifugio. Nell’acqua sono presenti anche alcune piante idrofite dif-

ficilmente osservabili. Oltre ai pesci più comuni vi si trovano anche, più raramente, specie adatte all’ambiente salmastro ed altre che vi sono state introdotte dall’uomo. Soprattutto gli uccelli hanno caratterizzato il lago e lo hanno reso famoso. Molto consistente è la presenza di anatre, che in primavera si riuniscono qui in grande quantità. Notevole è la presenza delle folaghe durante l’ inverno. Importante è il falco di palude, piuttosto raro in Italia, qui nidificante con alcune coppie e il tarabuso, airone timido e raro, di cui si riconosce la presenza per il caratteristico verso proveniente dal fitto canneto. FORSE NON TUTTI sanno che esiste l’Oasi Lipu, che organizza un percorso interessante per approfondire la conoscenza dell’avifauna e le problematiche legate all’invasione del gambero killer.

PUCCINI Un nostro ritratto del compositore

LA REDAZIONE Scuola Media “R. Gragnani”. Classe III D: Bernini Derna, Cacciola Bartolomeo, Carmazzi Elena, Ceragioli Ilenia, Chiarini Gianmarco, Ciani Rebecca, Coluccini Adam, De Pietro Alessandro, Dello Margio

Simone, Ferrari Aurora, Galli Valentina, Giuli Federica, Gragnani Giada, Iovino Leonardo, Latini Noemy, Mei Elisa, Moda Cristina, Monaca Dahlia, Panconi Chiara, Passaglia Davide, Pedonese Gioele, Pellitteri

Marco, Picchi Andrea, Puccinelli Sebastiano, Reale Francesca, Trogi Lorenzo. Insegnante tutor: Professoressa Vanna Murri. Dirigente Scolastico: dottor Claudio Franciosi.

RIFLESSIONI

Nella frazione tanti giovani e poco ascolto TORRE DEL LAGO, questo piccolo paese, poco valorizzato, non dispone di spazi di aggregazione per i giovani e di occasioni di socializzazione. Ci troviamo sul Lago o in Piazzetta, ma sono veramente punti di ritrovo? I ragazzi sono costretti a trasferirsi a Viareggio, durante la stagione invernale, in Passeggiata e in via Battisti, dove ci sono maggiori opportunità di stare insieme. Anche i giovani viareggini non vengono a Torre del Lago se non per andare a casa di amici, ma mai per andare in un luogo preciso. La nostra cittadina viene derisa dalle persone, anche del paese stesso: “E’ brutto! che ci vai a fare, tanto non c’è nulla!”. C’è il Polivalente ma è frequentato da ragazzi di un’età media di 11-12 anni e, avendo un campo da calcetto, gruppi di ragazzi si ritrovano lì ogni tanto per una partita. Durante l’inverno si svuota come se andasse in letargo fino a giugno per riprendere poi vita. Durante l’estate, invece, Torre del Lago è viva e piena di ragazzi provenienti da diverse città e il turismo è concentrato, considerando anche il fatto che spiagge belle così a Viareggio non ci sono. SI RIBALTA totalmente la situazione la sera: Brik a Brak, Mamamia, Stupida, Frau e altri locali. Si accende di vita giorno e notte. Vengono organizzati eventi, come ad esempio lo schiuma-party, ed alcuni stabilimenti balnerari organizzano serate a tema. Il futuro di Torre del Lago siamo noi eppure sembra che non importi, è fatta solo di bar e circoli per anziani, lasciando letteralmente fuori i giovani.

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CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Viani Viareggio

Il grande spettacolo dei carri Viareggio e il Carnevale: intervista al costruttore Umberto Cinquini CARNEVALE

Vivere la festa con gli occhi dei ragazzi C’È FERMENTO in città, Viareggio si trasforma: la barca con Burlamacco e Ondina ormeggia sulla spiaggia di fronte a piazza Mazzini. Porta un carico speciale a cui nessuno può rinunciare: allegria, scherzi, spensieratezza. Burlamacco e la sua Ondina scendono tra la folla festosa, camminano fino al centro della piazza dove, sulle note della canzone “Sulla coppa di champagne”, viene issata la bandiera di Re Carnevale. E’ IL MOMENTO che noi ragazzi attendiamo con ansia: finalmente “caliamo la maschera”, perché Viareggio per un mese si trasforma e ci trasforma. Coriandoli, stelle filanti e schiuma colorata sono le nostre “armi”: più ne lanci e più ne ricevi, in un gioco senza fine. Il nostro divertimento più grande è spruzzare stelle filanti a persone sconosciute: sapere che in questo periodo dell’anno “ogni scherzo vale” ci fa sentire liberi, leggeri e padroni della città. Perfino gli adulti, come per magia, ritornano bambini, e insieme ai loro figli si ritrovano a giocare ai rioni, condividono con loro i sogni e gli entusiasmi dell’infanzia. Pesce fritto, tordelli e cacciucco riempiono le strade rionali dei sapori viareggini. POI, l’ammaina – bandiera e l’ultimo fuoco d’artificio dichiarano la chiusura dell’evento più divertente dell’anno. I coriandoli sui viali a mare, sollevati dal vento, e i carri che rientrano silenziosi, ci trasmettono malinconia, ricordando il Carnevale appena passato.

NATO nel 1873 e famoso in tutto il mondo, il carnevale di Viareggio attira ancora oggi migliaia di turisti. Le strutture in cartapesta, organizzate in 6 corsi, sfilano sulla Passeggiata a Mare della città con movimenti complessi: quindi si sfidano in concorso e vengono valutate da una giuria che stabilisce una classifica per ogni categoria.

I CARRI sono costruiti dai carristi, che suddividono il lavoro in fasi. Innanzitutto disegnano il bozzetto del carro, e lo presentano alla Commissione. Se viene accettato, procedono con la costruzione delle strutture portanti che sorreggeranno i mascheroni. Quindi realizzano gli stampi dei soggetti, li colorano e li montano su una struttura di ferro tubolare. Il carro è pronto per sfilare. Ogni carro ha un proprio significato, che va dalla satira politica al rispetto dell’ambiente o degli animali: per renderlo più spettacolare, ogni carrista ne cura anche le musiche e le coreografie.Riportiamo la nostra intervista al carrista Umberto Cinquini, fratello di Stefano Cinquini. Quanto ci vuole per costruire un carro?

«Dai 2 ai 3 mesi».

rienza quotidiana». Quanto ci vuole per realizzare un bozzetto?

«Se si ha subito l’idea la realizzazione è veloce, altrimenti occorre almeno una settimana». I bozzetti vengono modificati durante la realizzazione del carro?

«Sì, se troviamo un’ idea più adatta al tema».

I bozzetti vengono sempre accettati?

«Solo se piacciono alla giuria, altrimenti è necessario rifarli. Qual è stato il tuo carro più bello?

«L’ultimo, perché negli altri trovo sempre qualcosa che avrei potuto migliorare». Cosa si prova quando si vince?

I carri, l’attrazione principale del corso mascherato Da cosa deriva l’ispirazione per il soggetto?

«Dalla realtà che ci circonda». Da cosa deriva la passione per i carri?

«Dalle esperienze d’infanzia, ma soprattutto da ciò che senti dentro». Qual è la tua opinione sugli altri carri?

«Non do mai opinioni sugli altri carri: penso solo a fare bene il mio». Ti diverti nel fare il tuo lavoro?

«Sì, ma è un lavoro che richiede sacrifici e lavoro di squadra». Hai fatto una scuola specifica? «Ho fatto l’ istituto d’arte, ma per imparare veramente serve l’espe-

«Soddisfazione nel sapere che il tuo duro lavoro è stato ripagato con una vittoria». C’è un rapporto di rivalità o di amicizia con gli altri carristi?

«La rivalità c’è di sicuro, perché tutti abbiamo voglia di vincere».

Cosa è cambiato nel Carnevale?

«E’ rimasto lo stesso di sempre, ma al passo coi tempi».

LA STORIA NACQUE NEL LONTANO 1873. E’ RIMASTA LA STESSA VOGLIA DI DIVERTIRSI

Maschere di ieri, maschere di oggi

Burlamacco nasce nel ’900 ma il nostro Carnevale è più antico

FEBBRAIO 1873. Un gruppo di giovani della Viareggio bene organizza qualcosa di insolito: una sfilata di carrozze addobbate lungo la via Regia. Nasce il Carnevale. Questa la data ufficiale: ma già all’inizio dell’800 si trovano tracce di una festa, meno aristocratica, cui partecipava il popolo in Via Regia e nella Piazza del Vecchio Mercato. Carnevale più povero ma genuino, fatto dei due elementi principali della manifestazione di oggi: allegria e partecipazione. I carri agricoli di quella festa contadina erano bordati con drappi colorati e trainati da buoi: percorrevano le vie del centro, carichi di giovani mascherati che cantavano e bevevano nell’allegria generale. Poi, i buoi vengono sostituiti dai trattori a motore, quindi da macchine radiocomandate nascoste sotto la struttura del carro. I confetti lanciati ai passanti lasciano il posto ai coriandoli. Ma l’evento più importante avviene nel 1925: i carri allegorici, prima costruiti in legno da abili car-

pentieri e dai fabbri dell’allora nascente industria navale, vengono realizzati in cartapesta, diventando più leggeri e mobili, più spettacolari, e regalano celebrità nazionale e mondiale alla manifestazione viareggina. MOTIVO portante di ieri e di oggi, la voglia di sbeffeggiare e di scherzare. Bersaglio dei carri, e ancor più delle mascherate, personaggi locali noti, ma anche rappresentanti della classe politica nazionale e internazionale: sindaci con zucche marce al posto della testa, assessori all’istruzione con orecchie d’asino: la satira investe impietosa il malcostume della vita italiana sfogando i malumori popolari. Nel corso del tempo, però, sono cambiate le paure: dalla guerra e la fame si è passati alla disoccupazione e allo spread. Invariata la voglia d’evasione, invece: “Diamo al libeccio pensieri e noia: la vita è bella, la vita è gioia…”

LA REDAZIONE QUESTI giovani autori della pagina: Anghel Adelina Maria, Antongiovanni Andrea, Balzani Sahara, Capitani Saverio, Celli Matteo, Cerù Eleonora, D’Alessandro Stefano, Fantoni Filippo, Fazzini Filip-

po, Felaco Alice, Giannecchini Laura, Huidiu Lorenzo Davide, Masoni Olga, Pardini Nur, Pezzini Martina, Richetta Mattia, Rigione Noelia, Rizzo Chiara, Sborgi Davide, Sclavi Sara, Sclavi Serena, Vanni Emanue-

le, Vigorito Michele, Vrabii Mihail. Il docente tutor à la professoressa Silvia Alderigi. Il dirigente scolastico della media Viani è la dottoressa Primetta Bertolozzi.


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MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012

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Scuola media

Enrico Pea Marzocchino

Ecco a voi la globalizzazione Dal mondialismo al locale: una ricetta per superare la crisi MADE IN THAILANDIA, made in Turkey, made in Bangladesh e via dicendo: provate a controllare le etichette di quello che avete indosso. Noi l’abbiamo fatto e il risultato è stato un giro del mondo in… 80 indumenti, compresa una felpa di nota marca americana, che risultava esser stata prodotta in Cina. Signore e signori, questa è la globalizzazione! La globalizzazione (o mondializzazione) consiste nello scambio sempre più intenso di prodotti e capitali tra i paesi della Terra, collegati tra di loro come le maglie di una rete. Possiamo collocarne idealmente gli inizi al 1989, anno in cui la caduta del muro di Berlino ha segnato la fine del sistema economico socialista e l’affermarsi di quello capitalista. LA PRESENZA di un solo modello economico ha avuto il positivo effetto di incrementare il commercio e la circolazione del denaro; nella globalizzazione hanno giocato un ruolo decisivo anche l’abbassamento dei costi e dei tempi di trasporto di merci e persone e lo sviluppo delle comunicazio-

nei paesi, dove non ci sono leggi severe, inquinamento, contaminando i fiumi e alterando il paesaggio naturale.

Sulla globalizzazione gli alunni hanno realizzato una vignetta

ni. Internet, in particolare, ha rappresentato in questo campo una grande rivoluzione, perché ha permesso di entrare in contatto tra di loro a persone geograficamente anche molto distanti. La crescita di un’economia globale ha però favorito soprattutto le multinazionali. Si tratta di grandi imprese che hanno la sede centra-

le, dove vengono prese le decisioni e raccolti i profitti, nei paesi industrializzati e le fabbriche e le filiali commerciali negli altri paesi, in particolare in quelli nei quali non sono presenti tutele sindacali, i lavoratori si accontentano di stipendi bassi oppure il sottosuolo è ricco di risorse minerarie. Le multinazionali portano inoltre

LA GLOBALIZZAZIONE ha influenzato non sempre positivamente anche la sfera culturale. La circolazione di persone, idee e informazioni, sta infatti creando una cultura comune, dominata dai modelli di vita occidentali (in particolare statunitensi). Soprattutto oggi la globalizzazione non pare essere in grado di rispondere alla profonda crisi economica che attraversa molte aree del mondo. Forse la risposta ai tanti problemi, che stanno toccando anche le nostre famiglie, va cercata in un’altra direzione. Senza rinunciare agli aspetti positivi del “villaggio globale”, dovremmo recuperare le nostre produzioni tradizionali, il nostro artigianato, la nostra agricoltura. Dovremmo avere il coraggio di riscoprire il locale, il “fatto a mano”, la filiera corta. Ne usciremmo senz’altro più ricchi e non solo economicamente.

ALLA RISCOPERTA DEI PRODOTTI A CHILOMETRI ZERO PER LA NOSTRA SALUTE E LA NOSTRA ECONOMIA

Mercato contadino, iniziativa da valorizzare PIACEVOLE e istruttiva è stata la visita al “mercato contadino”, organizzato ogni martedì a Querceta dalla Confederazione Italiana Agricoltori, con la partecipazione di aziende versiliesi produttrici di olio, vino, miele, frutta, verdura, fiori, salumi e formaggi. Gli agricoltori ci hanno spiegato le tecniche di lavorazione, basate su metodi naturali senza ricorrere a sostanze chimiche e a permanenze nelle celle frigorifere per aumentare il tempo di conservazione. Con curiosità abbiamo ascoltato una signora che prepara saponi e profumi utilizzando fiori ed erbe lavorati in modo semplice, come facevano una volta nei paesi della Versilia.

I RESPONSABILI dell’organizzazione ci hanno ilLa frutta di stagione: una merenda a km zero

lustrato i vantaggi dell’agricoltura biologica: prodotti freschi e genuini, prezzi contenuti, riscoperta di ali-

menti tradizionali, rispetto dell’ambiente, concrete possibilità di lavoro.

IL MERCATO contadino si svolge anche a Pietrasanta e a Forte dei Marmi con una partecipazione della gente in continuo aumento, che rappresenta un segnale positivo considerando il forte condizionamento della pubblicità, promossa dalla grande distribuzione, sulle abitudini a tavola della maggior parte dei consumatori. La nostra visita si è conclusa con un “sostanzioso” assaggio dei prodotti che ci ha fatto apprezzare sapori e profumi, che, invece, non si trovano in quelli delle grandi catene alimentari, quotidianamente presenti sulle tavole e nei frigoriferi delle nostre case. In sintesi, una vera e propria lezione teorica e pratica sull’agricoltura biologica e sull’importanza di un’alimentazione sana e corretta.

LA REDAZIONE Questi i nomi dei ragazzi che hanno realizzato la pagina. Virginia Bazzichi, Stefano Binelli, Diego Buselli, Caterina Cagnoni, Davide Capovani, Emily Cardini, Martina Carli, Martina Maria Carli, Alice Cinquini, Edoardo Dal Porto, Elena Dini, Matteo Ducceschi, Tommaso Fazzi, Lorenzo Galasso, Ivan Luisi, Costanza Migliorini, Francesca Nardini, Emiliano Neri, Nico Neri, Margherita Puntoni, Brunilda Qu-

shku, Francesco Roncoli, Irene Scalas, Giada Tognocchi, Valentina Tognocchi, Fabio Tomagnini, Anna Maria Tonacci, Andrea Viviani, Sara Albani, Giulia Apolloni, Leonardo Baldi, Alessandro Bedei, Rebecca Brigiotti, Matteo Cipollini, Ginevra Cosci, Asia Desideri, Sara Farajigi, Alessandro Landi, Francesco Lari, Sara Maretti, Alessia Mattana, Gian Marco Moriconi, Diamantino Nili, Camilla Papini, Francesca Pelliccia, Micol Peporini, Noemi

Petroni, Francesco Poli, Brigena Prekaj, Mattia Pusterla, Kekew Ruetthkorn, Niko Salamini, Nicolò Salvatori, Federico Sanna, Samuele Tonacci, Alessio Volpi (classi III A e III C, Scuola Media “E. Pea”, Istituto Comprensivo di Seravezza). Il dirigente scolastico è Maurizio Tartarini, gli insegnanti tutor sono Paola Lemmi e Giovanni Cipollini.

RIFLESSIONI

Molti giovani si chiedono: Dove finiremo? MA COSA pensano della globalizzazione gli adolescenti, i quattordicenni che, attraverso la scelta della scuola superiore, stanno per mettere i primi mattoni della loro futura vita di cittadini e di lavoratori? Sono favorevoli o contrari? Ci è sembrato interessante discutere tra di noi di questo fenomeno, che condiziona comunque già il nostro quotidiano (alzi la mano chi non è mai stato da Mc Donalds!), e raccogliere le diverse opinioni. NE È EMERSO un quadro complesso, fatto di luci e ombre, di grandi speranze, ma anche di forti timori. Diego apprezza la circolazione di idee e il miglioramento in alcuni paesi delle condizioni di vita, ma sottolinea come molti popoli stiano perdendo “la propria cultura”. Anche Virginia è preoccupata perché, dice, “stiamo diventando come dei cloni, tutti uguali”, lamentando anche la diffusione di nuove abitudini alimentari, che provocano “problemi a molte persone, portandole all’obesità”. GIADA teme lo sfruttamento del lavoro minorile nei paesi poveri, anche se rileva come grazie ai mezzi d’informazione esso sia oggi più ridotto. Martina Maria vede positivamente la disponibilità “di tutte le tecnologie che vengono create”, ma mette sotto accusa l’allargarsi della forbice tra le diverse aree del mondo. Infine, Matteo, dopo aver rilevato come oggi la parola globalizzazione sia “soltanto sinonimo di guadagno” e non più (come dovrebbe) di innovazione, si chiede: “Dove finiremo?”

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CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 15 FEBBRAIO 2012

Scuola media

R. S.Secondo Capezzano Pianore

«A guadagnarsi la zuppa» L’emigrazione dalla Lucchesia nel mondo: figurinai, contadini, minatori L’INTERVISTA

La nostra ‘emigrata speciale’ ABBIAMO intervistato la signora E.B. che emigrò nel 1950, a ventitré anni negli Stati Uniti per fare la figurinaia. Ascoltiamo le sue parole: “Il viaggio nel bastimento durò dodici giorni, fu all’insegna della solitudine, della paura e della nostalgia di quello che avevo lasciato; c’ erano, inoltre, la disperazione per il futuro e la nausea per il mal di mare. All’arrivo c’è stato il controllo delle valigie e dei documenti; quella terra non corrispondeva ai racconti che mi avevano fatto perché non me l’ero immaginata tanto grande e caotica come mi apparve. La cosa che più mi colpì furono le insegne al neon della pubblicità ed erano tante, appariscenti e sparse sulle colline della città. La difficoltà prevalente è stata la lingua. Parlavamo un inglese italianizzato: per esempio shop, il laboratorio lo pronunciavamo “scioppa”. Abitavamo a Pittsburgh, una città con molte acciaierie e parecchio smog. Otto anni dopo, con i risparmi fatti, sono tornata in Italia. All’andata ero sola, andavo verso l’ignoto mentre, nel viaggio di ritorno, ero con la mia famiglia compresa l’ultima figlia nata in America e ritornavamo nelle nostre terre vicino ai nostri cari”. QUESTA SIGNORA, adesso ottantacinquenne, ci ha fatto comprendere i sentimenti degli emigrati. La sua storia ci ha emozionato e ci ha reso pieni di ammirazione per questa donna forte e indipendente.

DAL 1860 agli anni settanta del Novecento furono centinaia di migliaia le persone che dalla lucchesia emigrarono in Francia, Algeria, Usa, Brasile, Argentina. Nel mondo ci sono un milione e mezzo di persone di origine lucchese. I motivi di questa emigrazione sono legati, in primo luogo, alle necessità economiche: il 98% dei nostri concittadini partì per migliorare le proprie condizioni di vita, come risulta dai documenti conservati negli archivi comunali. E il restante 2%? Partì per spirito d’avventura. Anche prima dell’Unità d’Italia, però, esistevano flussi migratori dalla provincia, legati al commercio della lana e della seta, di emigrazione stagionale soprattutto in Corsica (1600) come contadini e boscaioli; fu importante anche l’emigrazione confessionale. Nel XVI secolo numerose famiglie convertite al calvinismo furono costrette a stabilirsi all’estero soprattutto a Ginevra, per sfuggire al Tribunale dell’Inquisizione. Se la Toscana è all’ultimo posto per il numero degli emigrati, la provincia di Lucca è un caso a sé: raggiunge le percentuali di Sicilia e Veneto.

ti imprese commerciali come Lucilda Bedini in Triglia (famosi salumi).

DISEGNO I figurinai visti dagli allievi della ‘Rosso di San Secondo’

MA COME si “guadagnavano la zuppa” all’ estero? Gli “stagionali” lavoravano come contadini, minatori, carbonai. Le donne, soprattutto negli anni fra l’Ottocento e il Novecento, venivano richieste come balie, esse lasciavano i propri figli neonati per accudire i bambini di famiglie più ricche: quest’ultime richiedevano donne

in buona salute e che parlassero bene l’ italiano. Da qui il successo delle balie della nostra provincia; lo stipendio di una di esse superava di tre volte quello di un operaio. Una balia famosa della nostra zona fu Virginia Bernardini madre di Sergio, il fondatore della mitica “Bussola”. Molte, con le loro rimesse, realizzarono importan-

L’EMIGRAZIONE più caratteristica della nostra zona è stata quella dei figurinai, ovvero i venditori di statuine di gesso. La maggior parte dei venditori erano minori perche facevano compassione. Essi erano esposti a un duro sfruttamento e spesso a maltrattamenti. Partivano all’alba con le “galere” (cesti di legno intrecciato) cariche di figurine di gesso: madonne, santi e personaggi illustri. Soffrivano il freddo, la fame e anche le umiliazioni, spesso erano picchiati. Tanti emigrati sono riusciti a tornare, a costruirsi un futuro migliore, come la signora E.B da noi intervistata. Altri hanno fatto fortuna o sono diventati personaggi famosi come Rudolf J. Vecoli, storico di origine camaiorese nato in Minnesota o Franco Puccetti nato a Valpromaro e divenuto “calzolaio di Hollywood”. Altri e sono molti, sono morti sul lavoro oppure non hanno raggiunto quello che volevano. Per tutti però la vita non è stata facile, come non lo è ora per le persone che emigrano da noi.

ALLA SCOPERTA DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL’ARCHIVIO STORICO DI CAMAIORE

Piccoli giornalisti crescono, studiando le carte L’EMIGRAZIONE apparentemente è un argomento conosciuto da tutti: ma cos’è veramente? La risposta l’abbiamo ottenuta attraverso un percorso iniziato con l’incontro e la scoperta dell’Associazione “Lucchesi nel mondo”. Grazie a questa esperienza abbiamo ricavato dati importanti che sono serviti ad avere un quadro generale sull’argomento. Ci siamo interessati a temi specifici: l’emigrazione dei figurinai, delle balie e quella minorile.

RICERCA Gli studenti nell’archivio storico di Camaiore

PER APPROFONDIRE meglio, una mattina, siamo andati all’Archivio storico di Camaiore,dove il responsabile dell’ ufficio cultura ci ha mostrato dei registri e delle foto. Non solo li abbiamo guardati ma abbiamo potuto toccare con mano quegli enor-

mi, vecchi ma importantissimi documenti. Sbalorditi e affascinati abbiamo cercato attentamente i nostri “antenati” che con coraggio partirono per cercare un futuro migliore. PROPRIO QUEL GIORNO la professoressa T. ci ha raccontato di suo nonno e sua madre che emigrarono in America per lavorare come figurinai. La curiosità ci ha “imposto” di scavare a fondo la notizia come fanno i veri giornalisti. Abbiamo deciso di intervistare la nostra “emigrata speciale” scrivendo una lista di domande e dalle risposte abbiamo capito meglio i sentimenti di chi ha affrontato quell’esperienza difficile. In questo periodo stiamo lavorando per mettere insieme tutto il materiale raccolto. Tra divertimento ed emozioni abbiamo appreso molte informazioni utili.

LA REDAZIONE ECCO I giovani autori di questa pagina, allievi della scuola media “Rosso di San Secondo”: Amazzini Sara, Antonucci Angelo Alberto, Bastoni Anna, Caniparoli Lisa,

Ceccagioli Francesca, Ciafro Elisa Marina, Ciani Rachele, Donati Barnaba, Farioli Marco, Galli Alice, Lari Viola, Matteucci Aurora, Michetti Silvia, Orsi Rebecca, Pardini

Alessia, Potolea Oana Roxana, Tili Marco, Tinghi Federico, Titta Elisa. I docenti-tutor sono Veronica Cortopassi e Anna Tei. La dirigente scolastica è la dottoressa Maria Aurora Trasatti.


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 15 FEBBRAIO 2012

7

Scuola media

G. Puccini Piano di Conca

La lettura, pianeta sconosciuto? Eppure i giovani sono i maggiori lettori. L’importanza della famiglia “I GIOVANI non leggono”. Quante volte abbiamo sentito queste parole? Tante, anzi troppe volte perché noi, nel nostro girovagare su internet a caccia di notizie, abbiamo scoperto che, tra la popolazione italiana, l’età in cui si legge di più è proprio quella tra gli 11 e i 29 anni, anche se con qualche differenza nelle fasce di età, per esempio, bambini e ragazzi fino ai 14/15 anni sono i maggiori lettori. Se però andiamo a paragonare i ragazzi italiani con i loro coetanei europei (francesi, inglesi, tedeschi ecc.) beh! Qui le notizie sono meno confortanti perché noi siamo i lettori più pigri d’Europa! Naturalmente queste non sono affermazioni che possiamo fare noi, alunni di una singola scuola media; a dirlo sono le indagini di importanti agenzie di livello nazionale. Noi, nel nostro piccolo, ne abbiamo però riscontrato la veridicità con alcune piccole indagini svolte nella nostra scuola. Constatato il fatto ci siamo chiesti: “Perché i nostri compagni di classe, i nostri amici e noi stessi siamo lettori “leggeri” o addirittu-

ti: il tempo trascorso su internet, su facebook, a giocare con i videogames, a scrivere messaggini, ad ascoltare musica, a guardare la Tv. Inoltre, alla nostra età aumenta anche la voglia di uscire e frequentare amici e amiche.

STATISTICHE In Italia si leggono pochi libri rispetto ad altri paesi

ra “non lettori”?” LE RISPOSTE sono ovviamente molte e di vario genere: la lettura è fatica, non devi leggere solo con gli occhi, ma soprattutto con la mente e spesso il nostro cervello è stanco, distratto da altri pensieri o semplicemente pigro; la let-

tura è spesso (in età scolare) un’imposizione che non sempre corrisponde ai gusti dei ragazzi; ci sono film che raccontano le stesse storie e “vedere” una storia è sicuramente più semplice, e anche più invitante, che leggerla, non siamo forse nella civiltà delle immagini? Poi ci sono altri elemen-

INSOMMA di spiegazioni ne possiamo trovare molte e tutte insieme hanno la loro forza ma, udite, udite, non sono loro a determinare il calo d’interesse per la lettura: i ragazzi che amano leggere trovano sempre il momento per farlo. E allora? Come mai nei ragazzi l’amore per la lettura è così fragile? Un ruolo importante è quello svolto dalla scuola, e ne parleremo, ma più importante ancora è quello svolto dalla famiglia. Vedere babbo e mamma che leggono è molto più convincente di qualsiasi altra cosa, così come la possibilità di trovare libri in casa e familiarizzare fin da piccoli con quest’oggetto misterioso. Cari genitori, rassegnatevi, fra i tanti e difficili compiti che vi spettano c’è anche questo: aiutare i vostri figli ad amare la lettura dando il buon esempio!

LE NOSTRE PROPOSTE: LA LETTURA PUO’ ESSERE PIACEVOLE SE CI SONO I GIUSTI INGREDIENTI

Ecco la nostra ricetta del “libro perfetto” CHE COSA PIACE leggere ai ragazzi? Un po’ di tutto: libri fantasy, fantascienza, horror, umoristici, avventura e naturalmente fumetti. In genere cercano testi che siano avvincenti, ma che non richiedano un forte impegno, con un lessico semplice, da leggere per rilassarsi, divertirsi, fantasticare. Solo alcuni si lanciano in letture serie e impegnative. È sempre importante che il libro coinvolga il lettore, lo incuriosisca e, anche se in modo semplice, sia capace di far riflettere i ragazzi su problematiche che li riguardano da vicino. CI SIAMO DIVERTITI a fare una piccola indagine per scoprire quale potrebbe essere la ricetta del “ libro perfetto” ed ecco i risultati. L’ingrediente principale è ovviamente un protagonista in cui i ragazzi possano, anche inconsciamente, riconoscersi, che agisce da solo

o in compagnia, per risolvere un problema, realizzare un sogno, combattere un’ingiustizia e, in questa sua lotta sia disposto/abbia il coraggio anche di infrangere alcune regole di comportamento degli adulti; sarà necessario aggiungere una dose abbondante di “antagonista”, sotto forma umana o no, questo non è importante! IN DOSE abbondante dovranno essere anche i colpi di scena e gli imprevisti i pericoli, un pizzico di sentimento non sarebbe sgradito, soprattutto alle femmine; sarebbe bene aggiungere anche una dose di conoscenze, ben mimetizzate, in modo che il libro non assomigli neanche lontanamente ad un testo scolastico. Tutti questi ingredienti vanno fatti mescolate delicatamente da un “cuoco-scrittore” affidabile che, quando scrive, si ricordi che lo fa per dei ragazzi.

LA REDAZIONE LA PAGINA che leggete è stata pensata, scritta e titolata da allievi della scuola secondaria di primo grado “Giacomo Puccini” di Piano di Conca.

Hanno partecipato gli alunni delle classi terze e della classe 2B: Bramanti Giada, Chicchi Matteo, Coluccini Greta, Giannini Sara, Giannecchini Viola, Pellegrini Sara,

Pozzi Daniele, Pucci Paolo, Remedi Giorgia, Rossi Alice, Stoppani Leonardo. Gli insegnanti tutor che hanno seguito i ragazzi sono Paolo Bresciani e Milvia Prussi. Il dirigente scolastico è Luca Ceccotti.

A SCUOLA

Un rapporto che può essere migliorato LA SCUOLA dovrebbe essere un luogo importante per avvicinare i ragazzi alla lettura ma, stranamente, ottiene spesso l’effetto contrario con grande disperazione dei nostri insegnanti. Quando i prof ci dicono “leggiamo” sappiamo che ci aspettano altre attività e questa prospettiva rende la lettura poco gradita già in partenza: comprensione, riassunto, commento, che noia! Non rifiutiamo il lavoro, ma ci piacerebbe svolgere qualcosa di più stimolante, interessante e magari divertente, in fondo siamo ragazzi! Ci piace imparare, ma sarebbe bello farlo in modo piacevole: pensate che bello verificare la comprensione di un testo attraverso la recitazione di una scenetta! UN PROBLEMA di molte scuole sono le biblioteche, spesso piccole e incapaci di accogliere un’intera classe, nonostante qualche nuovo acquisto, i libri non sono propriamente nuovi e anche il loro aspetto esteriore non invita ad e prenderli in mano e tantomeno sfogliarli. Sarebbe bello avere una biblioteca spaziosa, luminosa, allegra; avere la possibilità di trascorrerci un po’ di tempo, curiosare qua e là, trovare il libro che sembra dire “Eccomi, sono qui per te”. Pensiamo che le biblioteche scolastiche potrebbero rimanere aperte almeno qualche pomeriggio alla settimana con un adulto che ascolti le nostre richieste e sappia consigliarci il libro giusto. Se ascolterete i nostri suggerimenti impareremo meglio e di più.

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10 CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 29 FEBBRAIO 2012

Scuola media

Pellegrini Massarosa

Un paese tante bandiere Insieme per una cultura aperta, condivisa e solidale IL PAPPOTTORO

La maschera del carnevale di Massarosa E’ DAVVERO sconcertante come riusciamo spesso a dimenticare le cose che magari,in un determinato momento ci hanno entusiasmato. E’ successo così anche per la maschera del Carnevale di Massarosa nata nel 1983, come ci attesta il giornalista Pier Luigi Pierini, quando il paese era preso da un grande fervore sia per la costruzione dei carri rionali, sia per i famosi spettacoli delle “Sceneggiate Massarosesi”. L’IDEA di dotare il nostro paese di una maschera ufficiale che ne rappresentasse lo spirito e la tradizione, nacque dal “Gruppo Artistico” di Massarosa,sotto il patrocinio del Comune. COSÌ nel novembre 1982 fu indetto un pubblico concorso per un bozzetto che desse il volto e l’identità al “Pappottoro”, nome della maschera proposta per Massarosa, cioè quella specie di “torso” che resta di una pannocchia di granturco dopo averla liberata dai chicchi. La giuria,composta da Franco Anichini, Uberto Bonetti, Luisa Cellai, Marcello Parducci, Giancarlo Vaccarezza, proclamò vincitore il bozzetto del pittore Gualtiero Passani, ritenuto più bello e idoneo all’interno di una rosa di 70 artisti. Il Pappottoro è una maschera con colori giallo, verde e nero: la trombetta rappresenta il Carnevale, gli zoccoli sono le calzature tipiche di un tempo, il mantello è l’indumento che serve a ripararsi dal freddo, il cappello è quello tipico di tanti massarosesi dei favolosi anni ’50.

LA NOSTRA penisola ha da sempre rappresentato un luogo di passaggio per le popolazioni che navigavano il Mediterraneo o che valicavano le Alpi. Oggi è una territorio di approdo per molti migranti e profughi, vittime indirette della guerra, persone costrette ad abbandonare il loro paese per sfuggire ai conflitti o alle persecuzioni che spesso li accompagnano. Accampati in rifugi di accoglienza o costretti a vivere in tendopoli allestite ai margini delle città, queste persone, sradicate dalla loro terra di origine, possono contare solo sugli aiuti internazionali e circa il 50% di loro è costituito da donne e bambini. GLI STRANIERI regolari che vivono in Italia sono circa il 2,4% di tutta la popolazione e nei prossimi 25 anni saranno circa nove milioni. Accanto ad essi si trovano gli “irregolari” che non sono quantificabili, ma è il “popolo dei disperati” che vive di espedienti ed è facile preda della criminalità organizzata. E purtroppo anche per gli interventi allarmistici dei

in Italia ed abbiamo capito che oggi, come in passato, i fenomeni migratori sono insieme fisiologici e traumatici. Fisiologici perché naturale conseguenza di evoluzioni culturali, economiche, sociali; traumatici perché sempre accompagnati da difficoltà, disagi, sacrifici e sofferenza. Nei migranti c’è però gran voglia di ricominciare e spirito di adattamento, elementi che insieme alla testimonianza viva della propria cultura, contribuiscono a dare un’accezione positiva al termine “globalizzazione” .

INTEGRAZIONE I migranti a scuola di Italiano

mezzi di comunicazione, è molto più visibile un atto criminale compiuto da un immigrato che da un italiano. COSÌ L’OPINIONE pubblica si spacca in due: c’è chi pensa che queste persone vengano a “rubare” il lavoro agli italiani e chi inve-

ce li vede come grande risorsa, non solo perché spesso essi svolgono lavori faticosi e umili, ma anche perché portano con sé valori da noi in parte dimenticati come la cura e il rispetto degli anziani e la famiglia come nucleo indissolubile . Così noi ragazzi abbiamo fatto uno studio sui flussi migratori

INFATTI genericamente globalizzazione è un insieme di tanti fenomeniche hanno caratterizzato i finire del XX e gli inizi del XXI secolo e molto genericamente, significa che il pianeta si è rimpicciolito, finendo per integrare le economie, le culture e il costume di paesi e popoli fino a ieri distanti e decisamente diversi. Ecco perché è invece importante garantire la sopravvivenza delle tradizioni, avviandoci, però, verso una “nuova cultura”, quella della “condivisione” dove non ci sia paura ma ascolto e rispetto della persona.

Intervista all’assessore al sociale Simona Barsotti e al presidente della Cooperativa sociale ‘La Ficaia’

«Massarosa è una terra di accoglienza» Assessora, a Massarosa ci sono molti immigrati?

«488 maschi e 638 femmine, provenienti dalla Romania, ma anche dall’Albania, Ucraina, Bulgaria, Marocco, Tunisia. Il loro numero non è così alto, ma ogni anno è sempre più consistente». Cosa fa per loro l’Amministrazione?

Il Pappottoro, la maschera di Massarosa

«La nostra attenzione è rivolta a favorire politiche di integrazione, come il ‘Corso di italiano per stranieri’ che da diversi anni organizza la vostra scuola oppure il Corso di informatica e ‘lo sportello di ascolto’ per le regolarizzazioni e per l’inserimento lavorativo. Il Comune sostiene anche buone pratiche come la Festa dell’ Intercultura, organizzata sempre dal vostro Istituto o strutture di accoglienza come la cooperativa sociale Ficaia, che ospita migranti e profughi. Queste persone cosa sperano di trovare?

«Cercano di ottenere un permesso di soggiorno, un lavoro e soprattutto una casa. Devo sottolineare che nel nostro territorio c’è una grande sensibilità per cui è favorita l’integrazione» Signor Del Bucchia, cos’è la Ficaia?

«E’ una cooperativa agricola di Massarosa, la cui attività principale è la ristorazione e ai clienti vengono serviti i prodotti coltivati dai nostri immigrati. Qui vengono allevati anche diversi animali dai quali ricaviamo la carne e vi è una ‘mieleria’». Quando arrivano i profughi che compiti assegnate loro?

«Innanzi tutto sono nostri ospiti, per cui diamo loro accoglienza, ma il nostro scopo è permetterne l’inserimento sociale, per cui iniziamo col far conoscere la nostra lingua. L’Italiano è infatti richiesto quando andranno a fare l’ intervista alla Commissione ministeriale».

LA REDAZIONE QUESTA pagina è stata realizzata da allievi e allieve della classe 2B della scuola media “M.Pellegrini” di Massarosa: Accardo Barbara, Angori Eva, Battaglia Andrea, Checchi Gabriele, Del Bianco

Annalisa, Di Luozzo Maria Elisabeth, Filippi Giada, Guerrini Zoe, Lattanzi Jessica, Luisi Leonardo, Marchetti Jasmine, Philippaerts Anna, Pucci Lorenzo, Puccetti Isaia, Ridolfi Alessio, Rizzo Sonia,

Ruberti Niccolò, Russo Perla, Tatarenko Marko, Zerbinati Alessio. L’insegnante tutor è Maria Vittoria Nardini. La dirigente Scolastica è Primetta Bertolozzi.


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 29 FEBBRAIO 2012

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Scuola media

E. Jenco Viareggio

La memoria... al di là del molo Benvenuti in Darsena: una pennellata salmastrosa tra passato e futuro LA VERSILIA allora, era diversa. Con il termine allora si intende quando l’estesa costa versiliese era rappresentata da Viareggio la prima perla della lunga collana che si affaccia sul Tirreno. La sorte di questa città inizia dopo il 1740 con la bonifica, avvenuta sotto il dominio borbonico, e con il conseguente sviluppo che coinvolge maggiormente le attività legate alla pesca, il porto e il turismo. Il luogo di Viareggio più legato al mare è sicuramente il quartiere della Darsena, quasi un Museo che conserva un patrimonio storico e culturale che illustra le radici e l’identità di Viareggio e dei suoi abitanti. Il canale Burlamacca si è sempre prestato a ospitare barche di piccole e medie dimensioni come i pescherecci, veri capolavori dei maestri d’ascia e calafati. La maestria di quest’ultimi è narrata anche da Mario Tobino nel suo celebre libro intitolato “Sulla spiaggia e al di là dal molo”, dove l’autore ci descrive il loro faticoso lavoro, ma anche il successo che avevano in tutto il mondo: “Costruisti, Natino, i bastimenti più

TRADIZIONE La pesca è un’attività storica per Viareggio

belli, freschi e superbi in ogni mare, avevano il soffio delle anfore Greche”. VIANI, un altro illustre concittadino ha saputo trasmettere nei suoi quadri la poesia della Darsena: i colori, i suoi odori, le urla disperate di quelle donne che veden-

do partire i loro uomini non ne immaginavano il ritorno. Sul canale Burlamacca, sfondo frequente delle opere di questi autori, si svolge tutt’oggi un mercato dove i pescatori espongono il frutto del loro faticoso lavoro. Quest’ultimo inizia nel tardo pomeriggio o la notte e finisce durante la mattina-

ta al rientro delle barche nel porto con la merce appena pescata. Quando il mare gonfia e la navigazione diventa impossibile, i pescatori si siedono su uno sgabello, sciolgono le loro reti e iniziano a ripararle nei punti rovinati. Purtroppo, con il passare del tempo sembra quasi che le parole di Tobino e i colori di Viani stiano svanendo, vittime inconsapevoli della perdita del valore delle tradizioni che si tramandano di padre in figlio; la figura del pescatore non è più la “musa ispiratrice” di pittori e poeti, ma è colei che svolge un lavoro molto faticoso e considerato svilente. La vita del pescatore è dura, senza assicurazioni o previdenza, una vita di miseria con orari strazianti, più uno stile di vita che un vero e proprio lavoro. ANCHE SE la globalizzazione non aiuta la pesca locale, incapace di competere con le grandi società che propongono soprattutto ai supermarket prezzi più bassi, il popolo del salmastro deve essere fiero di quest’arte marinaresca e deve lottare perché resti viva per sempre nella nostra memoria.

L’INTERVISTA PROVIAMO A IMMERGERCI NELLA VITA DEI NOSTRI PESCATORI VIAREGGINI

Viareggio, un intreccio tra pesca e crisi ABBIAMO intervistato Mario Distefano, un pescatore di origine siciliana ma residente da sempre a Viareggio. Chi le ha insegnato il mestiere?

«A 13 anni ho smesso di andare a scuola e mio papà mi ha fatto entrare nel mondo della pesca, scoprendo poi da solo tutto ciò che la riguarda». C’è differenza tra la pesca di ieri e la pesca di oggi?

«Il modo di pescare è sempre lo stesso, ciò che cambia sono i materiali, come i vari tipi di rete». Quanti tipi di pesca esistono?

«Ne esistono tanti, come il tramaglio, che consiste nel calare le reti in mare la sera e salparle la mattina; lo strascico, cioè trascinare le reti tre o quattro ore per determinate volte e la lampara, che utilizza specifici strumenti come lo scandaglio e il sonar. Io per lavorare uso il tramaglio.

Cosa pesca di solito?

« La pesca va a periodi a seconda del clima; questa è la stagione dei naselli e delle seppie». Voi pescatori sentite la crisi?

« Sì, la crisi è dappertutto ma noi pescatori viareggini la sentiamo particolarmente perché il pesce è un prodotto caro e la gente ne compra sempre di meno; per questo abbiamo deciso di scioperare e consegnare la licenza alla Capitaneria di porto perché non riusciamo a pagare i marinai». Da che cosa è partito lo sciopero?

«Dalfattochetuttiipescatori sonoesenti Iva,malo Stato ci ha tolto questo privilegio, aumentando automaticamente il costo di tutti i materiali per le barche. Noi vorremmo che il Governo capisse le nostre esigenze, anche perché il nostro mestiere è diventato una spesa più che un guadagno. Immaginate la “miseria” del nostro stipendio in un momento di crisi come questo».

LA REDAZIONE LA REDAZIONE è formata da: Laura Belli, Diego Bertuccelli, Gianluca Bezzini, Gabriele Biancalana, Rebecca Boschi, Brian Colombo, Luca Croci, Karim Debbab, Ema-

nuele Di Camillo, Marika Distefano, Gaia Domenichini, Sara Fiorini, Erica Gemignani, Chiara Lazzarini, Gaia Puccinelli, Carlotta Puosi, Giulio Sormanni, Azzurra Van-

nucchi, Lavinia Vezzosi. La classe è la III B della scuola secondaria di I grado “E. Jenco”, Dirigente scolastico: Luca Ceccotti. Le insegnanti tutor: Elettra Bemi e Monica Pieraccini.

CURIOSITA’

Il ‘ciortone’ Il sapore a buon prezzo UNO DEI PESCI azzurri più conosciuto è lo sgombro, chiamato dai viareggini ciortone, ma da dove nasce questo termine? Durante il dopo guerra gli americani presenti nella zona di Viareggio andavano spesso a pesca e quando catturavano gli sgombri data la somiglianza al tonno li chiamavano short tuna (piccolo tonno). I pescatori del luogo storpiando la pronuncia inglese delle due parole hanno originato la parola ciortone. Il così detto “pesce povero” è invece un patrimonio ittico di tutto rispetto richiesto raramente nei ristoranti, dove i clienti in genere preferiscono crostacei e molluschi. Su questo argomento intervistiamo il signor. Paolo Belli proprietario di un ristorante a Viareggio, il quale afferma che il pesce “povero” in realtà è ricchissimo dal punto di vista nutrizionale, perché contiene omega-3, Sali minerali (ferro e fosforo) e vitamine, oltre ad essere più digeribile della carne; l’intervistato, inoltre, conferma l’esistenza della crisi del pescato, riguardante essenzialmente il fresco. NON PUÒ CERTO mancare una ricettina a base di ciortone. Lo sgombro dello chef sig. Antonio Chiorazzi Ingredienti :1 o 2 ciortoni, pomodorini datterini, olive taggiasche, cipolla, olio e.v.o. Preparazione: fare appassire nell’olio la cipolla, aggiungere i pomodorini tagliati in quattro e le olive. A parte nell’olio far dorare il ciortone. Scolare il pesce e servire con la salsa. Buon appetito!

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CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 7 MARZO 2012

Scuola media

Lenci Viareggio

Piazza Garibaldi, o della polemica La storia controversa dell’opera di Viani e Rambelli. Ricordo e mistero VIANI

Un artista poco amato LORENZO Viani nasce a Viareggio il 1 novembre 1882 nella zona della vecchia Darsena, in via della Fornace, oggi via Indipendenza. La sua biografia la troviamo in una lettera scritta nel 1913 in cui racconta: “...la mia vita non è stata del tutto cattiva, quando si suppone che l’animo si formi, io stavo bene economicamente. Mio padre era cameriere di Don Carlos di Borbone e l’infanzia mia è passata in una continua festa. Abitavamo in un parco che è una delle meraviglie della mia vita. Verso l’età di 15 anni mio padre fu come tutti gli altri servi licenziato, la mia vita cambiò dalle basi. Dall’agiatezza alla miseria..” L’ESPERIENZA artistica verrà appoggiata dalla famiglia e da Plinio Nomellini . Sarà pittore,scrittore e giornalista. Diventerà famoso ma a Viareggio era visto male per il suo modo di comportarsi:era un attaccabrighe, cercava la rissa in tutte le circostanze. Alla cerimonia per il monumento ai caduti commentò dicendo che sembrava più una fucilazione che una inaugurazione , per tutti quei soldati presenti! Seduto al tavolino di un bar in Via Garibaldi faceva pernacchie verso coloro che passavano di fianco al monumento denigrandolo con commenti negativi. Era fatto così..irriverente e provocatorio. I viareggini non gli perdonarono mai le sue descrizioni di Viareggio come una città abitata da poveracci e vagabondi , giudicarono i suoi quadri tristi e cupi.

LA STORIA dell’umanità è stata caratterizzata da continue guerre e le più sanguinose sono state quelle del ‘900 in cui morirono milioni di persone. L’orrore della guerra ha attraversato i secoli ed ancora oggi rimane nel ricordo dei nostri anziani, ma noi che non l’abbiamo vissuta, come possiamo immaginare tutto questo? Che cosa ci aiuta a ricordare quegli aventi terribili? Sicuramente lo studio sui libri di storia ... ma anche fare una passeggiata! NON C’È infatti paesino o città, anche in Versilia, che non abbia un luogo destinato al ricordo dei propri caduti: una piazza con un monumento o un angolo di strada con affissa una lapide al muro. A Viareggio, in piazza Garibaldi, è situato un monumento ai caduti che ha una storia molto controversa. Quando l’Italia vinse la Grande Guerra i viareggini andarono a festeggiare in piazza e proprio in quella occasione fu deciso di innalzare un monumento per ricordare l’evento. Il 5 luglio 1918 il sindaco Tomei fece un bando na-

Nell’Eroe del Mare vengono riassunti tutti i sacrifici e gli oscuri martiri della gente mediterranea.” Il Comitato per il monumento ai caduti per la patria, costituitosi per l’occasione, da subito non gradì la proposta dei due artisti, ma la Giuria incaricata della scelta , nonostante le polemiche, il 1 gennaio 1924 affidò i lavori ai due artisti.

TENEBROSA La piazza Garibaldi in una foto d’epoca

zionale a cui parteciparono numerosi artisti tra i quali Lorenzo Viani e Domenico Rambelli. Il loro bozzetto era diverso da tutti gli altri, presentava tre figure imponenti, nella relazione di presentazione Viani spiega in questo modo il loro significato: “Il Seminatore dal passo implacabile del viandan-

te esprime il carattere della nostra stirpe che chiude in sè l’ansia perenne di andare per le vie del mondo e diffondere la fiamma dell’ideale onde la vita si illumina..Nell’Eroe della Terra è chiuso in linee conclusive il fante, nel rude cappotto, l’elmetto che serra il capo, le scarpe di cuoio ferrato.

L’OPERA fu inaugurata il 3 luglio 1927 alla presenza del segretario del Partito Nazionale Fascista Augusto Turati. Ai viareggini non piaceva il monumento, proprio per questo motivo non partecipavano alle celebrazioni del 4 novembre e denominarono il luogo “Piazza delle paure”. Nel 1940 la popolazione lo offrì senza particolare rammarico alle autorità militari affinchè fosse fuso e utilizzato per la costruzione di cannoni, tanto preziosi per l’imminente entrata in guerra dell’Italia.Ma le imponenti figure ancora oggi sono al loro posto,chi l’avrà salvate? Sarà stato Mussolini, come qualcuno mormorava all’epoca?Chissà..

PARLA L’ESPERTO INTERVISTA A PAOLO FORNACIARI, NOTO STUDIOSO DI STORIA LOCALE

E’ nota come Piazza delle paure... perchè? POLEMICHE, mistero.. per sciogliere i nostri dubbi abbiamo intervistato Paolo Fornaciari, grande studioso di storia viareggina. Perchè i viareggini hanno chiamato Piazza Garibaldi “piazza delle Paure”?

«Il monumento non è mai piaciuto perché è innovativo, moderno e creava un certo imbarazzo. Quando i bambini facevano le bizze, le mamme dicevano: ‘Se non la smetti ti porto in piazza delle paure’. Il monumento creava oppressione in chi lo guardava, una sorta di paura inconscia». Com’era la piazza prima degli ultimi lavori ?

LEZIONE Paolo Fornaciari nella nostra scuola

«La piazza in origine aveva due filari di alberi , il monumento era stato perciò pensato per essere posto all’interno di tale cornice. Con il taglio degli alberi si è messa in piena luce l’opera, ma questo ha determinato due fenomeni. Il monumento è sicuramente più visibile ma a secondo da dove viene

guardato ha un diverso impatto. Infatti se lo guardiamo verso la Darsena, con le spalle rivolte ai palazzi, lo spazio è libero e aperto, così che la massa del monumento diventa piccola perdendo l’effetto volumetrico». Chi ha salvato il monumento?

«Intervenì un amico di infanzia di Viani, Franco Ciarlantini. Viani aveva vissuto insieme a lui l’esperienza anarchica, interventista ed infine fascista. Ciarlantini diventò un pezzo grosso nell’organigramma fascista, aveva un peso politico grandissimo. Quando venne a sapere che i viareggini volevano demolire il monumento, andò a parlare con Mussolini, il quale mandò un telegramma al Prefetto di Lucca con scritto: ‘Il monumento non deve essere demolito’.” Se non ci fosse stato Ciarlantini avremmo perso un capolavoro!

LA REDAZIONE QUESTI i nomi dei ragazzi che hanno realizzato la pagina: Alimanovic Aika, Bova Emiliano, Caiezza Jessica, Ceragioli Giada, Chamsi Siwar, De Felice Lucia, Fatticcioni

Fabio, Ghiselli Lorenzo, Morabito Francesco, Mugnaini Giulia, Petrillo Rebecca, Petris Ilaria, Ranucci Daniele, Romano Daniel, Ruggiero Nicole, Seppia Samuele,

Sorrentino Chiara, Vacante Marco, Vanni Asia. Insegnante tutor: professoressa Rossella Francesconi. Dirigente scolastico: Dottoressa Silvia Barbara Gori


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 7 MARZO 2012

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Scuola media

Michele Rosi Lido di Camaiore

8 marzo: una rivoluzione Da New York all’Italia, rose e mimose per le donne di ieri, oggi e domani ANCHE QUEST’ANNO torna “Pane e rose”: il pane come simbolo di sicurezza economica e le rose come simbolo di qualità della vita. Questo slogan era gridato per le strade di New York l’8 marzo del 1908 da migliaia di operaie che protestavano per avere lavoro e paga dignitosi; risale al dopoguerra la versione che l’8 marzo ricorderebbe la morte delle operaie rinchiuse dal proprietario nella fabbrica perché non facessero sciopero, un episodio che risale al 1911; ci sono anche altre versioni, ma sono i mass media che ne hanno fatto un simbolo. Di certo c’è che l’8 marzo del 1917 a San Pietroburgo le donne russe fecero una grande manifestazione per chiedere la fine della guerra, facendo così iniziare la “Rivoluzione Russa di febbraio”; altre iniziative delle donne socialiste in varie parti del mondo ruotano intorno a quella data. PER I DIRITTI delle donne gli anni importanti sono il 1893, quando in Nuova Zelanda viene concesso, per la prima volta, il diritto di voto illimitato alle donne,

nel mondo: il burqa, la lapidazione, l’uccisione delle figlie, il mangiare separate. Le democrazie partecipate dalle donne da più tempo sono quelle del Nord, e infatti sono anche quelle in cui esiste la maggiore parità effettiva di diritti e meno pregiudizi.

tanto che tutte potevano votare ed essere elette; il 1906, quando anche in Finlandia vengono riconosciuti gli stessi diritti e 19 donne entrano in parlamento; seguiranno poi la Norvegia, la Danimarca, la Gran Bretagna, la Polonia, fino alla Turchia nel 1923. Ma in Italia si è dovuto aspettare fino al 1946! E pensare che in

Islanda, nel 1980, fu eletta la prima Presidentessa europea... Oggi le donne sono impegnate in tutti i settori, anche se l’unico dove prevalgono è l’istruzione. La Festa dell’8 marzo vuole ricordare le conquiste economiche, politiche e sociali delle donne, ma anche le discriminazioni e le violenze che subiscono in tanti posti

IN ITALIA il simbolo della festa è la mimosa. Comparve per la prima volta alla Festa dell’8 marzo 1946, promossa dall’UDI (Unione Donne in Italia), di cui facevano parte donne provenienti da partiti politici diversi, ma accomunate dagli ideali che avevano portato alla Resistenza: un fiore formato da tanti fiori, che significa fine dell’inverno, di un albero forte, molto diffuso, e quindi poco costoso. Purtroppo, in questi tempi di cambiamenti climatici, a marzo la mimosa spesso è sfiorita! Ma non è sfiorita la necessità di lottare per il “Pane e le rose”, in quanto in molti paesi, anche se è affermata dalle leggi, la parità delle donne con gli uomini non è effettivamente garantita, e quasi mai è totale.

IN TUTTO IL PIANETA LE DONNE COSTRUISCONO LA PACE E IL PREMIO NOBEL SI VESTE DI ROSA

Il mondo finalmente si accorge di Eva L’ULTIMO premio Nobel per la pace (ottobre 2011) è stato assegnato a tre donne provenienti da paesi in via di sviluppo, la Liberia e loYemen. Questa la motivazione: “Per la loro lotta non violenta a favore delle donne e dei loro diritti verso una partecipazione piena al processo di costruzione della pace”. Le tre premiate sono Ellen Johnson Sirleaf, presidentessa della Liberia, eletta nel 2005 con un programma di pacificazione del paese, la sua connazionale Leyman Gbowee, avvocatessa e leader del movimento pacifista ‘Women of Liberia Mass Action for Pace’, che lanciò, appunto, una mobilitazione femminile contro la guerra civile che da anni dilaniava la Liberia, e l’attivista yemenita Tawakkul Karman, trentadue anni, tre figli, un grande coraggio, e un ruolo di primo piano nella Primavera Araba e nella battaglia per la pace e la democrazia nello Yemen.

LA REDAZIONE QUESTA pagina è stata preparata dagli allievi della scuola media “Michele Rosi” di Lido di Camaio-

re. Le classi impegnate sono le terze A, B e C. I docenti tutor sono Elianora Bini, Mirko lami, Emi-

lia Pucci, Rossella Rossi; il dirigente scolastico è Franco Pinna.

LA COMMISSIONE si è augurata che l’assegnazione del premio a queste tre figure femminili aiuti a porre fine all’oppressione delle donne, che ancora è così pesante in tanti paesi del mondo. E anche il nostro Presidente, Giorgio Napolitano, si è congratulato con le tre attiviste per i successi conseguiti nella loro battaglia per cambiare il ruolo della donna nella storia. Ma le donne sono da sempre sentinelle di pace: chi dà la vita non può amare la morte. “LE DONNE sono coraggiose e generose”, dice la Karman, “non combattono mai solo per sé, lo fanno per tutta la comunità: dove non distingua più tra uomini e donne, e dove mai più si pensi, come in un proverbio congolese, che “la donna è come la terra: ognuno può calpestarla”.

RIFLESSIONI

La condanna di essere donna LA VIOLENZA sulle donne non ha né tempo né confini, non risparmia nessun paese e non conosce differenze socio-culturali. Fino ad oggi si sono manifestati diversi tipi di violenza, sia fisica che psicologica, con trattamenti umilianti, minacce e persecuzioni, fino alla separazione dai figli. E poi c’è la violenza economica e sessuale. Le donne, infatti, vengono sfregiate con l’acido, soffocate, mercificate da associazioni criminali e costrette a prostituirsi oltre che a subire ogni tipo di violenza. Nei paesi asiatici è frequente il femminicidio, che consiste nell’uccisione di bambine appena nate, mentre dall’integralismo islamico le donne sono private di qualunque diritto, fino al punto che esse non possono votare, né guidare la macchina o lavorare all’esterno della propria abitazione, e nemmeno uscire di casa senza essere accompagnate da un maschio adulto. E ANCHE in Italia non sono rari gli episodi di violenza sulle donne, che spesso portano all’invalidità o alla morte delle vittime: pensiamo soltanto al fatto che nel nostro paese più di tre milioni e mezzo di donne ha subito almeno una volta nella vita una forma di violenza fisica o sessuale e che, sempre da noi, la violenza è la prima causa di morte o di invalidità permanente per le donne tra i quattordici e i cinquant’anni. La violenza sulle donne è un reato, un’ingiustizia, un insulto alla nostra coscienza… combattiamola!

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18 CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 14 MARZO 2012

Scuola media

Pistelli Camaiore

Camaioresi: sette facce … Come un detto popolare può in realtà rivelare aspetti del tutto diversi L’INTERVISTA

La Ferriera: arte o artigianato? ABBIAMO intervistato Giuseppe Barsi, vecchio proprietario della Ferriera di Camaiore. Giuseppe era entusiasta della nostra visita e ci ha portato in officina mostrando ogni manufatto. Lei si ritiene un artigiano o un artista?

«Sono un piccolo artigiano che nonostante l’età non smette mai di imparare lavorando da tutta la vita». Esattamente in cosa consiste il suo lavoro?

«Ora sono in pensione, ma una volta si producevano solo attrezzi agricoli. Avevamo clienti sparsi nella penisola. Poi vennero anche lavori in ferro battuto con oggetti in tutta l’Italia,grazie ai miei familiari» Quindi il suo è un lavoro di famiglia?

«Sì, è cominciato dal mio bisnonno che ci ha tramandato le tecniche». Come si svolgeva una sua giornata lavorativa?

LA MORFOLOGIA del nostro territorio dall’alpe al mare, passando per la collina e la piana di Capezzano, offre panorami suggestivi. Un paesaggio simile non poteva che moltiplicare l’indole di quanti, dal Neolitico ad oggi, in quel territorio hanno avuto la ventura di nascere. Di quanti quel territorio, a volte aspro, talora benevolo, hanno saputo forgiare coi propri muscoli e il proprio intelletto. Qui sono nati uomini straordinari,quali Francesco Gasparini, Cornelio Palmerini, Ermenegildo Pistelli… ma anche tanti uomini comuni... come i miei genitori. Eppure quando si parla dei Camaioresi,si dice che questi hanno sette facce. CI CONSIDERANO voltagabbana, ma non è così. Appartenere a una comunità non omogenea è indice di ricchezza, è moltiplicazione di risorse. Abbiamo voluto conoscere meglio questi nostri illustri concittadini, tanto più che il busto di uno di loro, Ermenegildo Pistelli, ci accoglie ogni mattina nell’atrio della nostra scuola.

«Mi piace lavorare ad acqua, anche se è difficile!» Se dovesse dare un aggettivo al suo lavoro?

«Bello, perché da un semplice pezzo di ferro si possono creare oggetti meravigliosi»-

FRANCESCO Gasparini (Cama-

iore, 19 marzo 1661 – Roma, 22 marzo 1727) è un illustre compositore barocco cui oggi, nella nostra città è intitolata una corale nota in tutta la Versilia, la Cappella Gasparini frequentata anche da noi ragazzi, grazie all’insegnamento di Don Angelo Bevilacqua,da poco scomparso.L’interesse musica-

I luoghi della Cultura e della Storia

Quando crea qualcosa cosa prova?

Lei lavora ad acqua o a elettricità?

Nato a Camaiore nel 1862,fu filologo e sacerdote, ma anche insigne papirologo e insegnante, amico di Pascoli, Collodi e Vamba e ricordato sulla Nazione nel 1925 per un’aspra polemica con Benedetto Croce.

LA BELLEZZA SALVERA’ IL MONDO. TERRITORIO E MEMORIA DANNO IL SENSO DELL’APPARTENENZA

«Ci si svegliava molto presto per riempire il bacino d’acqua. Alle volte anche di notte, tornando a casa giusto per cena». «Io faccio quello che mi viene da dentro, non faccio bozzetti, comincio con un pezzo e se mi piace vado avanti. Sono molto sensibile e quando creo qualcosa mi piace mostrarlo agli altri».

LA VIGNETTA Lo spirito dei camaioresi: sette facce di genialità

le continua a restare vivo e popolare con le bande, sia la Filarmonica Puccini, nel capoluogo, che la Banda della Versilia a Capezzano. Alfredo Brunini,un veterano della banda,così descrive la sua esperienza in questa intervista che ci ha rilasciato: «Ho cominciato ad andare alla scuola musicale all’età di 11 anni, seguendo l’esempio di mio cugino e sono entrato nella banda a 12, suonando il clarinetto. Adesso invece suono il trombone. La Filarmonica ha dato una svolta sensazionale alla mia vita perchè qui ho conosciuto mia moglie e molti amici.Per me questa associazione non è mai stata “solo suonare”ma anche,com’è tutt’ora ,un punto di ritrovo,di incontro e un modo sano e divertente per dimenticare le difficoltà della vita». E questo spirito continua a coinvolgere tanti di noi, che entrano nella banda proprio per stare con gli amici e condividere esperienze. Poi il talento, se c’è, farà il resto. Già, il talento, come quello dello scultore Cornelio Palmerini, (1892-1927) Camaiorese Doc capace di trasfondere nelle sue opere, un piglio quattrocentesco.

IL BUSTO Ermenegildo Pistelli, camaiorese insigne

TERRITORIO, storia, cultura, memoria sono presupposti d’identità, danno appartenenza. E il nostro territorio parla ancora un linguaggio denso di contenuti stratificati nel tempo. Monumenti di pietra, testimonianze che si perpetuano e si rinnovano con liturgie sapienti, capaci di coinvolgere le nuove generazioni, in una staffetta ideale, mai logora.Sono le antiche Pievi Romaniche della Badia di SS. Pietro e Paolo, icona del territorio; della pieve di S. Stefano a Pieve di Camaiore, la facciata della Collegiata di P.zza S. Bernardino, il Teatro Comunale dell’Olivo: luogo di ritrovo e di dibattito molto sentito dalla cittadinanza,ben restaurato dopo decenni di decadenza e abbandono. IL MUSEO d’Arte Sacra.Un centro storico che nella “città pensata” riesce a coniugare vestigia ro-

mane e resti medioevali, mura, case-torre, porte, piazze, monumenti civili e religiosi, sacro e profano. Camaiore scandisce l’anno con manifestazioni di sicuro richiamo turistico, antichi cerimoniali immutati nello spirito e nell’impianto originario. Come i tappeti di segatura per il Corpus Domini che se vuoi vederli devi alzarti presto, perché non sono per te, ma per la Processione religiosa e se il turista brontola? Magari viene la sera prima,nella notte dei tappeti, la vera notte bianca dei Camaioresi. Un turismo che negli ultimi tempi ha dimostrato un gradimento crescente per il nostro territorio, fino a eleggerlo luogo di “buen retiro” per molti intellettuali e artisti italiani e stranieri. Ma anche semplici vacanzieri, che oltre alla spiaggia amano escursioni nel verde del nostro entroterra, così ricco di alternative mai banali.

LA REDAZIONE LA REDAZIONE è composta dagli alunni delle classi seconde e terze: Antognoli Cecilia, Francesconi Camilla, Antognoli Benedetta, Bernardoni Alessio, Batini Leonardo, Cortopassi Giulia, Martignani Martina,

Angeli Rebecca, Gigante Matteo, Sebastiani Gessica, Brunini Veronica, Michetti Ilaria, Pardini Daniele, Pardini Camilla, Delle Rose Arianna, Marsili Damiano, Raffaelli Gaia, Lombardi Simona, Tabarrani Sere-

na, Bini Federico, Biagi Matteo, Maurer Leandra, Del Carlo Lorenzo, Pedonese Francesca. Insegnanti tutor: Vania Bergamini Vania ed Emanuela Lombardi. Dirigente scolastico Antonella Baffetti.


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 14 MARZO 2012

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Scuola media

Motto Viareggio

La stagione del risveglio della bellezza La primavera? E’ come un ciambellone con glassa rosa, o un film divertente CARO LETTORE, è quasi ufficialmente primavera e noi , giovani cronisti delle medie , già ce la sentiamo attorno e non possiamo che assaporare l’aria nuova della bella stagione che lentamente ci farà dimenticare questo gelido inverno. Non ci sono ancora campi in fiore né ritorni spensierati di rondini o larve di farfalla in metamorfosi, però in un angolino della scala esterna di sicurezza, proprio davanti alla nostra aula, una coppia di tortore da più di un mese sta mettendo su casa. Noi li incoraggiamo : pezzi di carta, stoffa, tappini, cannucce sono gettonatissimi per il nido , fra poco si coverà , anche in un posto così poco romantico e ci piace per questo .

VOGLIA DI PRIMAVERA Col sole più caldo un tripudio di colori

E’ LA RINASCITA della natura ma anche della spiritualità, stagione da sempre festeggiata, basti pensare all’Hanami giapponese ,ovvero lo sguardo alle fioriture che ricaricano l’anima: è una vacanza per gli orientali che per giorni vagano estasiati nei luoghi più belli e colorati . Non si può dimenticare la musica

a riempirci l’anima, Vivaldi con il suo concerto a tre movimenti dedicato a questo periodo 1˚ cioè Allegria del canto degli uccelli, 2˚cioè Adagio nel riposo del pastore con il suo cane , 3˚Presto cioè la danza finale con viole e violini ad imitare il fruscio delle foglie , magnifica semplicemente ! E come non pensare al balletto

pre personale, per alcuni di noi è sempre primavera ogni volta che un bel voto si affaccia sul registro o nasce una nuova amicizia o si vince , raggiungendo un obiettivo .Per Giacomo , ascoltare la vecchia canzone Un mondo d’amore di Morandi riempie il cuore di primavera per Ines il segnale del cambiamento è la gatta Calimera finalmente lascia la poltrona e si arrampica sull’albero , a scelta, talvolta , si stende sullo zerbino al sole . Più chiaro di così…

della Sagra della Primavera di Stravinskj in cui orribilmente la stagione presenta un volto terrificante . La freschezza verrà sacrificata e risucchiata dalla morte per permettere nuova vita, violento, non trovate ? CERTAMENTE l’immagine che la nuova stagione offre è sem-

PER GRETA dimenarsi con Baila di Zucchero è l’energia che la primavera dà, per Michelangelo il sapore de queste giornate è tutto raccolto in una pizza fumante . Se potessimo immaginarla in un montaggio scenico , magari anche un 3D, incolleremmo assieme scene della Fabbrica di cioccolato , voli stile Avatar, i colori dal cupo al chiaro del Signore degli Anelli , balleremo come in Fandango, saremo dolci come Amelie, rideremmo come in Frankestein Junior o Hollywood party . Il fatto vero è che ciò che sembrava perduto riprende tutta la sua bellezza, il ghiaccio fuori e dentro di noi si scioglie, è tempo di soffioni !

LA MANIFESTAZIONE LETTERARIA FU CREATA DA LEONIDA REPACI. IL RIFIUTO DI CALVINO

A Viareggio si premia la poesia dal 1929 IL PREMIO Viareggio nacque nel 1929, tre amici: Repaci, Salsa e Colantuoni, ebbero l’idea proprio sotto l’ombrellone, sulla spiaggia onorando la città bella e vacanziera e contraccambiandola di quell’amore che li ispirava. Un’idea venuta all’improvviso e spumosa di mare, come Venere, aggiungerà Enrico Pea qualche anno dopo. Un premio ricco di passioni e litigi, un premio indipendente che anticipava e intuiva il futuro di scrittori talentuosi magari ancora sconosciuti , attraverso un regolamento che è stato anche non rispettato, ma questa è la sua forza letteraria e la salmastrosità del premio. Calvino , del quale stiamo leggendo «Il visconte dimezzato», pur vincitore , rifiutò sdegnato di presentarsi, forse il premio Viareggio aveva tirato fuori la sua metà cattiva , tale e quale a Medardo di Terralba! Una delle categorie in giudizio è anche la Poesia e questo per noi è molto importante, essendo una forma di scrittura superiore che è impos-

sibile non amare e che merita considerazione anche se in Italia raramente si compra. Alcuni librai ci hanno confermato che lo scaffale di poesia è il più polveroso , quasi dimenticato! Nelle parole invece, noi ci riscopriamo ed esiste almeno un verso nella vita che ci sta nel cuore. Pochi sono veri poeti “due forse ogni mille che ci si auto-dichiarano”, come afferma qualcuno. DA UNA NOSTRA inchiesta interna è apparso che , questo modo di esprimersi , nel periodo della scuola media, è certamente amato dai ragazzi timidi, divenendo per loro un modo di sfogarsi, di farsi conoscere, dato che spesso è un sollievo ,alla nostra età, scrivere piuttosto che parlare .La poesia persuade, riflette e condivide, ma non vende. Ecco dunque che un premio letterario può pubblicizzare e rendere famosi soprattutto i giovani… la poesia è presente, ciao Foscolo!

FONDATORE Leonida Rèpaci ha ideato il Premio Viareggio

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti di III G scuola media Motto di Viareggio: Mattia Bellardo, Virginia Bertelli, Rebecca Bini, Gianmarco Cordoni,Sofia Del Carlo ,Alessia Frediani , Filippo Galli,

Ines Goldoni , Luca Guidotti, Steven Lomi, Matteo Marcucci, Greta Monti, Filippo Morganti, Elena Nevetti, Barbara Noviello, Davide Pedonesi, Ettore Pezzini, Francesca Pucci, Emma Puglisi, Alex Raffael-

li, Gabriele Romanini, Lorenzo Sangiuliano, Michelangelo Taglioli, Giacomo Tomei, Melissa Vannucchi. Insegnante tutor Marna Taccola. Dirigente Angela Gadducci

TEMPO DI SERIETA’

La primavera è una raccolta di poesie AMMIRAZIONE della natura: Spezzarti / per portarti via / sarebbe troppo doloroso / o fior di ciliegio / piuttosto sotto i tuoi petali rosa / starò ad ammirarti / fino al tuo appassire. Non siamo così indifferenti alla poesia, caro lettore, lo trovi molto strano , è immaginabile, ma sotto sotto, per alcuni proprio molto in basso , qualcosa della poesia ci incuriosisce. Così come non paragonare la primavera alla quiete dopo la tempesta dell’inverno , alla calma dopo la paura , al baobab del Piccolo Principe , alla stella di Stardust , al Mi illumino d’immenso senza più trincee. La poesia non può piacere a tutti come ammette Wislawa Szymborska e forse non è adatta alle situazioni di ogni giorno , ma l’inizio della primavera dà a chiunque la giusta carica sentimentale ed emotiva. Il modo di far poesia è molto cambiato , paragonare gli ideali ottocenteschi a quelli di oggi è stato un lavoraccio e quante differenze , la ricerca dell’interiorità , della libertà , della bellezza , armonia e perfezione , attualmente si sono dirottate verso l’apparenza , la moda , il lusso , il divertimento , la forma fisica. La poetica ne ha naturalmente risentito .Gli ideali erano aspirazioni in contrapposizione alla vita materiale modelli morali e intellettuali , oggi secondo noi , si dà più importanza ai valori economici , purtroppo , agli stereotipi fittizi che ci consumano e ci imprigionano . La poesia vera risente del cambio di mentalità e sperimenta nuovi modi di parlarci.

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CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 21 MARZO 2012

Scuola media

Gragnani Torre del Lago

La soluzione? Mangiar sano Uno sguardo tra passato e futuro: l’alimentazione oggi e i suoi rischi INTERVISTA

La tradizione si ricorda con loro INTERVISTIAMO una signora di 84 anni che ha visto il nostro piccolo paese crescere piano piano fino ad oggi. Come e quanto è cambiata Torre del lago rispetto ai suoi tempi?

«Non era nemmeno una decima parte di quello che è ora. C’era solamente la chiesa, la scuola che era una casa verso la località il cancello (vicino alla Bufalina), le strade non erano asfaltate, c’era la strada che andava dal lago al mare e l’Aurelia che era quella principale». Secondo lei era meglio il tipo di alimentazione vostra o quella di ora? Perchè?

«Forse era meglio quella di prima perche era più naturale. Mangiavamo verdure, i prodotti della stagione, non esistevano le serre. Mangiavamo carni allevati da noi, polli, conigli e pesce pescato direttamente».

QUELLI più frequentati sono il Mc Donald e, forse meno conosciuto, il Burger King, due grandi catene americane che si sono diffuse in tutto il mondo grazie anche alla globalizzazione. I ragazzi sempre più spesso preferiscono andare a mangiare lì piuttosto che a casa e purtroppo, a volte per comodità, vengono appoggiati anche dagli stessi genitori. Questa cattiva abitudine di mangiare, purtroppo, comporta molti rischi, infatti ormai sono in continuo aumento i ragazzi che soffrono di obesità, dovuta anche alla man-

TRADIZIONE Il “castagnaccio” e le tipiche frittelle

canza di movimento ed ad un continuo abbuffarsi di calorie che ormai sono all’ ordine del giorno. Contribuiscono a questo anche i mass media, che con le loro pubblicità ci riempiono la testa e ci invitano a comprare una miriade di alimenti superflui dannosi alla salute. A contribuire ci sono anche le bevande gassate in cui gli adole-

scenti “annegano” e che sempre più spesso sostituiscono la cara vecchia acqua durante i pasti e più in generale durante tutta la giornata. La più famosa è la CocaCola. Queste bevande hanno una grande quantità di zuccheri e dopo un po’ di tempo che vengono bevute, portano ad un ingiallimento dello smalto dei denti.

PROPRIO in contrasto a tutto ciò, è stata creata l’ associazione “Slow-Food”, che difende il piacere della cucina, il piacere di ritrovarsi a tavola e di godersi un pasto con tutta calma, in contrapposizione al mondo frenetico dei nostri giorni. Per concludere noi ragazzi della scuola Gragnani, invitiamo a prendere in considerazione l’ opzione di evitare i Fast Food, le bibite gassate e l’ eccesso di dolci. Proponiamo invece, di consumare un’ alimentazione più sana composta da frutta e verdura e di lasciarsi andare ai piaceri solo ogni tanto. Ricordiamoci che la corretta alimentazione insieme all’ attività motoria sono una garanzia per una vita più salutare e lunga.

UN ESEMPIO DI STILE DI VITA SALUTARE, LA DIETA MEDITERRANEA. LO DICE ANCHE L’UNESCO

Cibi freschi, legumi e pesce azzurro LA DIETA mediterranea è la dieta per eccellenza, anche se oggi non è esattamente uguale a quella di una volta. Era caratterizzata da cibi freschi consumati durante il giorno, prevalentemente legumi, tipica la “pasta ai fagioli”, inoltre conteneva in abbondanza proteine, minerali, vitamine, fibre e glicidi. Pertanto questa dieta non abbonda di carboidrati, poca carne in prevalenza bianca e molto pesce azzurro; grande utilizzo di olio extravergine di oliva, molta frutta e verdura fresca e poco vino. La dieta mediterranea prevede anche movimento e attività fisica, i piatti unici sono una delle principali caratteristiche,un posto privilegiato è occupato dai cereali e i suoi derivati. Uova e latticini sono molto frequenti perché contengono una grande quantità di proteine. Tale dieta ha anche effetti benefici sull’organismo, è infatti emerso che chi segue questo tipo di regime alimentare ha meno probabilità

Feste e tradizioni scomparse?

«La festa delle “Pisalanche” (altalene) che veniva fatta il giorno dopo Pasqua. Attaccavamo le altalene con le corde a gli alberi e poi c’era il merendino. Ognuno portava via panini e il dolce di Pasqua e mangiavano tutti insieme». Esiste una ricetta o un dolce tipico di Torre del Lago?

«Sì, ce ne sono diversi, in particolare la “Torta di pane”: molto pane raffermo ammollato nel latte caldo e poi passato con il passatutto, 1,2 uova a seconda della quantità del pane, limone grattugiato, un bicchierino di olio di semi, zucchero 2,3 cucchiai a seconda dei gusti e aggiungere pinoli o uva appassita a scelta».

Queste bevande vengono anche, molto consumate nelle scuole. Una tra le più comuni è l’ EstaThè, che pur non essendo una bevanda gassata, comunque, presenta una grande quantità di zuccheri e accompagna sempre più spesso le merende dei ragazzi. Queste bevande inoltre riducono l’ appetito e sono quindi, la causa per cui i giovani mangiano poco durante i pasti.

NON MOLTI anni fa l’ alimentazione era diversa, più sana, anche se forse, meno ricca e variata, composta in prevalenza da frutta e verdura. I nostri nonni si accontentavano soltanto di legumi, e solo la domenica si potevano permettere il lusso di mangiare una fettina di carne. Adesso però, non è più così. I giovani di oggi sono abituati ad un’ alimentazione ricca di dolci ed assumono una notevole quantità di grassi dovuta anche all’ ingresso dei Fast Food nella società.

di cadere in un declino cognitivo, ossia uno stadio tra invecchiamento e demenza. INOLTRE è stato dimostrato che riduce i rischi di sviluppare la malattia di Alzheimer. Ancel Keys effettuò un bilancio confrontando le abitudini alimentari degli Stati Uniti, Giappone, Italia, Grecia, Olanda e Finlandia; risultò che la mortalità per cardiopatia ischemica era nettamente inferiore tra le popolazioni situate intorno al mediterraneo. La mortalità superiore delle altre popolazioni fu attribuita alla dieta che includeva una quota consistente di grassi saturi quali strutto, burro, carne rossa, ecc. A dimostrare ciò, il 17 Novembre 2010 l’Unesco ha inserito la dieta mediterranea tra i patrimoni orali e immateriali dell’umanità. Noi ragazzi proponiamo di seguire questa dieta perché oltre a soddisfare il palato è anche molto salutare e benefica!

LA REDAZIONE La redazione è formata dagli allievi della III D della Gragnani: Bernini Derna, Cacciola Bartolomeo, Carmazzi Elena, Ceragioli Ilenia, Chiarini Gianmarco, Ciani Rebecca, Coluccini Adam, De Pietro Alessandro,

Dello Margio Simone, Ferrari Aurora, Galli Valentina, Giuli Federica, Gragnani Giada, Iovino Leonardo, Latini Noemy, Mei Elisa, Moda Cristina, Monaca Dahlia, Panconi Chiara, Passaglia Davide, Pedonese Gioe-

le, Pellitteri Marco, Picchi Andrea, Puccinelli Sebastiano, Reale Francesca, Trogi Lorenzo. Insegnante tutor: Vanna Murri. Dirigente Scolastico: Claudio Franciosi


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 21 MARZO 2012

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Scuola media

Enrico Pea Seravezza

La guerra dopo la guerra La bonifica della Versilia dalle mine dopo il secondo conflitto mondiale MORENO COSTA, partigiano poi sminatore sulla Linea Gotica dal 1945 al 1948, ci ha parlato della bonifica del territorio versiliese dagli ordigni bellici nell’auditorium della nostra scuola, dove è stata esposta una mostra di fotografie e documenti su questo argomento. “Finita la guerra- ha detto Moreno- gli eserciti se ne vanno, ma sul terreno restano migliaia di bombe, proiettili e mine che per molto tempo continuano a seminare morte tra la popolazione”. Nel 1945 anche in Versilia, affinché la vita tornasse alla normalità, era necessario bonificare il territorio e Moreno fu uno dei 2500 volontari che si offrirono per svolgere questo delicato compito in varie zone d’Italia, soprattutto quelle in cui il fronte era rimasto per diverso tempo. CI HA DESCRITTO i vari tipi di mine, come facevano gli sminatori a riconoscerle e a disattivarle, le zone dove erano concentrate maggiormente, come Ripa, Strettoia, Cinquale, Massa e Montignoso. Dalla sua testimonianza abbiamo saputo dell’incredibile nume-

Nessuno di noi pensava che anche dove abitiamo per tanti anni fossero accaduti drammi come quelli che adesso colpiscono paesi lontani, ad esempio l’Afghanistan, l’Iraq, l’ex-Jugoslavia; così ci siamo resi conto della fortuna che hanno avuto le generazioni, come la nostra, nate in Italia dopo la fine del secondo conflitto mondiale, cioè quella di non aver vissuto direttamente gli orrori della guerra.

PERICOLO Un campo minato in Cambogia, oggi

ro di ordigni neutralizzati e dei rischi che ogni giorno affrontavano gli sminatori, molti dei quali morirono o restarono feriti e mutilati. Purtroppo, alcune centinaia di persone, mentre lavoravano nei campi e svolgevano le normali attività quotidiane, morirono per lo scoppio degli ordigni e così molti bambini, che giocavano con og-

getti dalle forme strane, ignari del pericolo che essi costituivano. Ci hanno colpito alcuni episodi di cui Moreno è stato testimone, come la morte di due sminatori sul Monte di Ripa, il rischioso recupero dei resti di tanti sventurati saltati in aria nei campi minati, l’altissimo numero di proiettili e bombe disseminati in Versilia.

LA TESTIMONIANZA di Moreno Costa è stata molto interessante perché abbiamo potuto conoscere una pagina di storia a noi ignota e perché ci ha fatto apprezzare il coraggio di questi uomini, che rischiarono la vita per rendere più sicura quella di tutta la popolazione. Moreno era molto contento per l’attenzione con cui l’avevamo ascoltato e per le domande che gli avevamo rivolto e nei suoi occhi abbiamo notato un po’ di commozione, dovuta al ricordo di tante sofferenze, orrori e distruzioni di cui è stato testimone quando era giovane.

UNA GRANDE STORIA: DA QUASI VENT’ANNI IN “PRIMA LINEA” PER LE VITTIME DEI CONFLITTI

Emergency: tutto nasce da una piccola idea NEL CORSO della prima guerra mondiale i civili furono il 15% delle vittime delle operazioni belliche a fronte dell’oltre 80% delle perdite fra i militari. Oggi la situazione si è capovolta: a pagare le follie della guerra sono soprattutto le popolazioni inermi. Sulla base di dati recenti risulta infatti che le vittime dei conflitti sono solo per il 7% combattenti, mentre più del 90% è costituito da civili, un terzo dei quali bambini. EMERGENCY, fondata nel 1994 a Milano da Gino Strada, è una associazione italiana indipendente e neutrale nata, appunto, per offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà. Grazie al contributo di migliaia di sostenitori, Emergency ha promosso una cultura di pace, di solidarietà e di rispetto dei diritti umani, curando nei quasi due

decenni della sua attività circa cinque milioni di persone in sedici paesi del mondo. L’associazione è attualmente presente in Afghanistan, Cambogia, Iraq, Sierra Leone, Sudan e Repubblica Centroafricana, dove ha costruito ospedali per i feriti di guerra, centri di riabilitazione fisica e sociale per le vittime delle mine antiuomo e di altri traumi, ambulatori pediatrici. Gestisce inoltre due poliambulatori a Palermo e a Marghera, in provincia di Venezia, che forniscono assistenza sanitaria ai migranti. NEL NOSTRO paese l’attività di Emergency è sostenuta dall’impegno di circa 4.000 volontari, organizzati in 161 gruppi. Ogni gruppo interviene nella sua zona di riferimento andando nelle scuole, allestendo banchetti informativi, raccogliendo fondi attraverso mostre, concerti, spettacoli.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata realizzata dagli studenti Virginia Bazzichi, Stefano Binelli, Diego Buselli, Caterina Cagnoni, Davide Capovani, Emily Cardini, Martina Carli, Martina Maria Carli, Alice Cinquini, Edoardo Dal Porto, Elena Dini, Matteo Ducceschi, Tommaso Fazzi, Lorenzo Galasso, Ivan Luisi, Costanza Migliorini, Francesca Nardini, Emiliano Neri, Nico Neri, Margherita Puntoni,

Brunilda Qushku, Francesco Roncoli,IreneScalas, Giada Tognocchi, Valentina Tognocchi, Fabio Tomagnini, Anna Maria Tonacci, Andrea Viviani, Sara Albani, GiuliaApolloni, Leonardo Baldi,Alessandro Bedei,Rebecca Brigiotti, Matteo Cipollini, Ginevra Cosci, Asia Desideri, Sara Farajigi, Alessandro Landi, Francesco Lari, Sara Maretti, Alessia Mattana, Gian Marco Moriconi,

Diamantino Nili, Camilla Papini, Francesca Pelliccia, Micol Peporini, Noemi Petroni, Francesco Poli, Brigena Prekaj, Mattia Pusterla, Kekew Ruetthkorn, Niko Salamini, Nicolò Salvatori, Federico Sanna, Samuele Tonacci, Alessio Volpi (classi III A e III C, Scuola Media “E. Pea”, Istituto Comprensivo di Seravezza). Il dirigente scolastico è il professor Maurizio Tartarini, i tutor professori Paola Lemmi e Giovanni Cipollini.

LE MINE OGGI

Un problema ancora aperto SONO STATE definite un’arma di distruzione di massa “al rallentatore”. A differenza dei proiettili, le mine antiuomo non hanno infatti un bersaglio preciso, ma giacciono silenziose, finché il piede di un bambino che gioca, la mano di una donna che raccoglie la legna, la zappa di un contadino che dissoda la terra non innescano il meccanismo esplosivo. Possono così uccidere anche molti anni dopo la fine delle ostilità, perché, se non vengono rimosse dagli sminatori, rimangono attive in attesa delle loro vittime. UTILIZZATE su larga scala già nel primo e, soprattutto, nel secondo conflitto mondiale, le moderne mine antiuomo sono congegni sempre più sofisticati, costruiti in buona percentuale con materiali plastici, in modo da rendere difficile la loro individuazione ed eliminazione. Grazie alle pressioni di molte organizzazioni umanitarie nel 1997 alla Conferenza di Ottawa è stato raggiunto un accordo per la totale messa al bando di queste armi, sottoscritto da molti paesi, tra cui l’Italia. Il Trattato di Ottawa non è stato però ancora ratificato da importanti potenze economiche e militari, quali USA, Russia e Cina. SI CALCOLA che ogni anno nel mondo le mine antiuomo uccidano dalle 15 alle 20mila persone e che nelle mani degli eserciti ci siano ancora almeno 160 milioni di questi ordigni. Pare, d’altro canto, che agli attuali ritmi lo sminamento completo di un paese come l’Afghanistan richiederebbe circa 4.300 anni.

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CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 28 MARZO 2012

Scuola media

Viani Viareggio

La minaccia inquinamento E’ uno dei maggiori fattori di rischio per il nostro pianeta ISOLA DEL GIGLIO

Il disastro della nave Concordia

UN SALUTO all’Isola del Giglio si trasforma in tragedia sul mare. Una manovra azzardata del comandante provoca uno squarcio nella parte inferiore della Costa Concordia, che in pochi minuti incomincia a imbarcare acqua. E’ il panico: nella confusione generale viene ritardato il segnale di abbandono-nave. La conseguenza: un numero sempre crescente di morti e dispersi. La tragedia della nave Concordia ha fatto il giro del mondo in pochi giorni, suscitando il clamore dell’opinione pubblica. Giornalisti da tutti i paesi sono venuti ad assistere a questa immane tragedia, a cercare immagini – chiave o dettagli importanti che testimoniassero la proporzione dell’evento, traducendo poi in tutte le lingue l’ormai famosa chiamata a Schettino a cui veniva imposto di non abbandonare la nave per nessun motivo. Uno dei momenti di maggior tensione legati a questo evento è stato il rischio della rottura delle 26 cisterne di carburante conservate nel piano superiore all’area in cui si era verificato lo squarcio. Gli uomini incaricati di prelevare il carburante hanno dovuto fare i conti con una situazione delicata, lavorando con cautela e contro il tempo: stando attenti, per esempio, a non sbilanciare la nave per evitarne il completo affondamento e, conseguentemente, un disastroso danno ambientale. Questo è solo un esempio di come una tragedia imprevista possa aggravare il rischio ambientale che investe il nostro paese, contribuendo a peggiorare le condizioni di vita di chi ne fa parte.

VARIE forme di inquinamento stanno danneggiando gravemente il nostro pianeta. Noi per inquinamento intendiamo solitamente lo smog cittadino o gli scarichi delle fabbriche. Ma l’inquinamento può essere anche acustico. Si può inquinare anche scaricando rifiuti tossici nel mare e nei fiumi, evitando di fare la raccolta differenziata o buttando oggetti per strada. Il petrolio rappresenta un alto fattore di rischio per l’ambiente: questo materiale, infatti, è usato e diffuso un po’ ovunque come carburante, poiché nel mondo di oggi nessuno può fare a meno delle comodità, come usare le auto e le moto. ANCHE la città di Viareggio, come molte altre realtà italiane, cerca di provvedere alla cura dell’ambiente occupandosi, per esempio, della pineta, la cui pulizia è fondamentale per evitare che la gente passeggi con il rischio di “imbattersi” in siringhe, sacchetti di plastica, o sigarette gettati negligentemente sul terreno. Tutti questi rifiuti possono rovinare la natura e non sono biodegradabili, perciò impiegano molti anni a dissolversi nell’ambiente.

PALE EOLICHE Le energie alternative sono in netta crescita

L’inquinamento è dovuto anche alla circolazione delle auto, che si concentrano in determinati momenti della giornata favorendo la fuoriuscita e l’accumulo di gas nell’aria: se si usassero i mezzi pubblici con più assiduità, invece, questi potrebbero sostituirsi a buona parte delle autovetture e contribuirebbero alla diminuzione dello smog.

AL GIORNO d’oggi una fonte di energia molto usata e adottata dai governi è il nucleare. Questa risorsa, però, è dannosa per l’ambiente; inoltre, le centrali sono poco sicure. Per questo sono state brevettate nuove fonti di energia, dette “pulite” o “rinnovabili”.

ECCONE una breve descrizione. Energia marina: è la conversione dell’energia prodotta dal moto ondoso in energia elettrica. Alcuni studiosi pensano che possa coprire buona parte del fabbisogno energetico mondiale. Energia idroelettrica: viene ricavata grazie alla creazione di dighe e bacini artificiali che però, molto spesso, hanno un forte impatto ambientale. Le dighe formano dei laghi la cui acqua passa attraverso apposite turbine che favoriscono la produzione di energia elettrica. Energia eolica: è prodotta dallo sfruttamento del vento. L’aria muove delle “pale eoliche” che, ruotando, producono energia: queste, però, sono state spesso criticate, perché hanno un forte impatto ambientale e morti ornitologi dicono che sono un pericolo per i volatili. Energia solare: è ricavata grazie a speciali pannelli che convertono i raggi solari in energia elettrica. Questa fonte di energia è meno diffusa rispetto a quella eolica, perché più costosa. Energia geotermica: è lo sfruttamento del calore sotterraneo. I paesi che la utilizzano maggiormente sono quelli nordici, che sfruttano l’elevata presenza di geyser (spruzzi di acqua caldissima) presenti sul territorio.

TANTE CAUSE DIVERSE POSSONO ATTENTARE ALLA SALUTE DELL’ECOSTISTEMA MARINO

Oh, mare nero… I pericoli sono numerosi VENERDÌ 13 gennaio, ore 21.40: affonda, vicino alle coste dell’Isola del Giglio, un vero “grattacielo marino”, la Costa Concordia. Molti i rischi, in caso di inabissamento: l’inquinamento del Mar Tirreno; la diminuzione del flusso turistico; la difficoltà della pesca; la compromissione dell’ecosistema che abbraccia flora e fauna marine. Già nell’aprile del 1991 un altro drammatico naufragio, quello della petroliera Heaven, nel golfo di Genova, provocò la fuoriuscita di decine di migliaia di tonnellate di petrolio che si riversarono in mare uccidendo moltitudini di pesci e causando seri danni a tutta la costa ligure.

PAURA «Concordia»: si temeva il disastro ambientale

MA I RISCHI per il mare possono provenire anche da altre fonti, per esempio dai rifiuti delle industrie. La lavorazione di particolari materiali, come lastre o semilavorati, può emettere sostanze inerti e non rigenerabili; taluni prodotti abrasivi sono altamente inquinanti.

Gli scarti di lavorazione, se abbandonati nell’acqua dei fiumi senza un controllo adeguato, possono giungere al mare, mettendo a rischio l’ecosistema acquatico. PER QUESTO gli imprenditori devono cercare quotidianamente di garantire l’occupazione rispettando l’ambiente e facendo tutto il possibile per prevenire l’inquinamento. Ma non sono solo le grandi catastrofi o le delicate lavorazioni industriali a rappresentare un rischio di inquinamento: sono anche i nostri piccoli gesti, come l’uso eccessivo di sapone che arriva in mare o i rifiuti gettati nei canali trasportati dalle acque. Per esempio, a Viareggio si cerca di monitorare la quantità di rifiuti gettati nella fossa dell’Abate o nel Burlamacca, che prima o poi arriveranno al mare. Se tutti noi, con un piccolo gesto, c’impegnassimo a prestare più attenzione all’ambiente, forse la qualità della nostra vita potrebbe migliorare.

LA REDAZIONE LA PAGINA è stata curata dagli alunni della 2D della scuola media Viani di Vareggio: Anghel Adelina Maria, Antongiovanni Andrea, Balzani Sahara, Capitani Saverio, Celli Matteo, Cerù Eleonora, D’Alessan-

dro Stefano, Fantoni Filippo, Fazzini Filippo, Giannecchini Laura, Huidiu Lorenzo Davide, Masoni Olga, Pardini Nur, Pezzini Martina, Richetta Mattia, Rigione Noelia, Rizzo Chiara, Sborgi Davide, Sclavi Sara,

Sclavi Serena, Vanni Emanuele, Vigorito Michele, Vrabii Mihail. Il docente tutor è la professoressa Silvia Alderigi. Il dirigente scolastico è la dottoressa Primetta Bertolozzi.


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MERCOLEDÌ 28 MARZO 2012

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Scuola media

di S.Secondo Capezzano Pianore

Il consultorio per gli adolescenti Una risorsa utile per comprendere l’innamoramento e il sesso FORSE SE A SCUOLA si facessero dei corsi come abbiamo fatto noi per quanto riguarda l’educazione all’affettività, probabilmente alcuni ragazzi non correrebbero certi rischi. Infatti in Versilia circa il 60% delle minorenni che hanno rapporti sessuali senza precauzioni, subiscono una gravidanza. È proprio in Versilia che si registra il maggior numero di minorenni incinte. E’ di questo che abbiamo parlato nell’incontro in classe con un’ ostetrica del consultorio giovani di Viareggio. La prima volta che si è presentata ci è parsa molto simpatica e capace di farti sentire a tuo agio. Infatti le lezioni sono state coinvolgenti, interessanti e a volte anche imbarazzanti, comunque sempre molto chiare. Ci ha dato un grande aiuto spiegandoci in modo semplice e facilmente comprensibile i cambiamenti che avvengono durante la pubertà e l’innamoramento. Ma perché si hanno rapporti sessuali? SCIENTIFICAMENTE si dice che l’attrazione fisica fra due persone è un’azione istintiva creata

riferimenti al sesso che appare più come una merce da consumare che come compimento di un rapporto affettivo. Soprattutto le ragazze, anche se non si sentono pronte, subiscono queste pressioni e spesso accettano di iniziare ad avere queste esperienze per non ferire o deludere il loro ragazzo.

SOGNI E PAURE L’amore e il sesso visti dai ‘cronisti in classe’

dalla natura per un preciso fine: la riproduzione. Ma ormai tutti sappiamo che questo non é il solo obiettivo dell’ unione di coppia. Un rapporto sessuale avviene principalmente per un piacere personale e per un maggior contatto fisico. Molti giovani, probabilmente non conoscendo certi rischi o

non interessandosene, iniziano ad avere rapporti senza precauzioni. Per cui, molto spesso, questi sfociano in malattie, gravidanze e a volte aborti. C’è da parte dei giovani troppa disponibilità ai rapporti sessuali precoci, forse per la paura di non essere al passo con gli altri e per apparire più grandi. I media ci propongono continui

MA COS’È L’AMORE? In questi incontri abbiamo cercato di chiarircelo e abbiamo parlato di diversi tipi di amore, certamente quello che alla nostra età ci coinvolge di più è l’amore di coppia. Tutti noi aspiriamo ad incontrare la metà che ci completa, la famosa “anima gemella”. Nel frattempo però abbiamo bisogno di crescere e di conoscere l’altro. Per questo pensiamo che il consultorio giovani e l’educazione all’affettività nelle scuole siano molto importanti: ci permettono di riflettere sulle nostre esperienze aiutandoci a diventare persone capaci di fare scelte consapevoli e offrono un sostegno morale per tutti i giovani in difficoltà. Un appoggio su cui si potrà sempre contare.

L’AMORE GIOVANE NELL’ERA DI INTERNET. A MOLTI DI NOI E’ GIA’ CAPITATO

Sentire le farfalle nello stomaco… NEL CASO dell’esperienza di educazione all’affettività ci è venuto dal “cuore” porci questa domanda: ma cos’ è l’amore? Ci siamo resi conto che la parola “amore” sembra banale, invece è la più importante e difficile da definire. È importante perché condiziona le nostre vite ed è capace di portare le nostre emozioni da sottoterra a tre metri sopra il cielo, difficile perché è una parola che se ripetuta più volte rischia di perdere il suo significato. Esistono tanti tipi d’amore: l’amore sincero e pieno di attenzioni che la madre da al proprio figlio; l’amore che si sente nel seguire il prossimo, c’è anche l’ amore per Dio; c’è chi ama gli animali e chi si dedica all’ amore per la patria. VIGNETTA Quella strana sensazione nello stomaco

BEN DIVERSO è ciò che si prova quando si è innamorati. In questa condizione, ci si trova in una

strana situazione difficile da spiegare: il cuore batte così forte che senti solo il suo rumore rimbalzarti nella testa, mille emozioni ti sconvolgono dentro, vedi la luce anche in una fredda giornata d’ inverno, ti senti leggero e tutto il mondo ti appare più bello. A MOLTI DI NOI è già successo di essere in preda all’innamoramento e si sentono le cosiddette “farfalle nello stomaco”. Tutto questo è bellissimo se vissuto bene, e ciò e possibile se si ha la maturità e la responsabilità di sapersi comportare in modo adeguato. A volte nell’amore non è possibile essere razionali proprio perché è questo sentimento che ci fa fare cose che mai e poi mai avremmo pensato di fare. Tuttavia bisogna saper esprimere i nostri sentimenti avendo pero il massimo rispetto dei sentimenti dell’altra persona.

LA REDAZIONE Ecco i giovani autori di questa pagina, alunni della scuola media “Rosso di San Secondo” di Capezzano Pianore: Amazzini Sara, Antonucci Angelo Alberto, Bastoni Anna,

Caniparoli Lisa, Ceragioli Francesca, Ciafro Elisa Marina, Ciani Rachele, Donati Barnaba, Farioli Marco, Galli Alice, Lari Viola, Matteucci Aurora, Michetti Silvia, Orsi Re-

becca, Pardini Alessia, Potolea Oana Roxana, Tili Marco, Tinghi Federico, Titta Elisa. I docenti-tutor sono: Veronica Cortopassi e Anna Tei. La dirigente scolastica è la dottoressa Maria Aurora Trasatti.

IL CONSULTORIO

Intervista all’ostetrica Cristina Grandi Quanti ragazzi si sono rivolti al centro nell’ultimo anno?

«Nell’anno 2011 sono 655 di cui 60 maschi e 595 femmine. Il consultorio dedicato ai ragazzi/e in età compresa tra i 14 e i 24 anni, è un luogo dove essi possono ricevere risposte per le loro domande, dubbi, curiosità sul mondo dell’affettività e della sessualità». Da chi e come vengono aiutati questi ragazzi/e?

«Le figure professionali presenti nel consultorio giovani sono: psicologa, ginecologa, ostetrica, nutrizionista, andrologo, assistente sociale. Tutte figure pronte ad ascoltare ed aiutare, nella massima discrezione e riservatezza». Quanti sono i ragazzi/e che si presentano al consultorio da soli?

«La maggior parte dei ragazzi/e che si presentano al consultorio sono accompagnati da un amico o da un’ amica ed alcune volte sono accompagnati da un parente (genitori, sorella, fratello), raramente si presentano da soli». Rispetto alla popolazione delle ragazze minorenni in Versilia, quante rimangono in stato interessante? Quante abortiscono?

«Tra le minorenni in Versilia (età 14-17) la percentuale di quelle che rimangono in gravidanza è dello 0,5%, corrispondente a un numero di 13 gravidanze nell’anno 2011. La percentuale delle interruzioni di gravidanza in Versilia delle minori (età 14-17) nell’anno 2011 è dello 0,3% corrispondente ad un numero di 8».

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MERCOLEDÌ 4 APRILE 2012

Scuola media

G. Puccini Piano di Conca

Massarosa, una storia infinita Tra grotte primitive, terme romane, ville e personaggi famosi CIBI E LEGGENDE

Per i curiosi e anche per i golosoni SIETE curiosi? Nel nostro territorio ci sono molte simpatiche leggende; eccone due. Si racconta che, una sera, alcuni ragazzi, passarono vicino alla Villa di Massaciuccoli e videro alcune fanciulle ballare. Incuriositi si avvicinarono e iniziarono a ballare con loro; un giovane domandò ad una delle fanciulle come si chiamasse, ma lei non rispose. I giovani se ne andarono, ma la sera dopo tornarono e videro di nuovo le ragazze ballare. Uno dei giovani volle stringere a sé una della ragazza e scoprì che le sue braccia non riuscivano ad afferrarla: lei e le sue compagne erano degli spiriti. Ancora oggi in quel punto del giardino non cresce mai l’erba. UN’ALTRA leggenda narra che l’imperatore romano Nerone si trovi sul fondo del lago di Massaciuccoli.Il suo spettro vaga nelle acque coperto di alghe e nelle notti senza luna emerge dalle acque. Una volta, i pescatori impauriti in quelle notti non uscivano, perché avevano paura che il fantasma li trascinasse sul fondo melmoso. SIETE ANCHE golosi? Per voi ci sono tante sagre dove, soprattutto in estate, potete assaggiare la nostra cucina tipica: pesce fresco, bruschetta con olio nostrano, funghi porcini, polenta, zuppa contadina, “tordelli”, castagne, pupporina (tipico dolce di Bozzano, fatto con pasta fritta), per i più coraggiosi c’è la sagra della Ranochiocciola per assaporare squisiti cosciotti di ranocchie fritte. Buon appetito!

POTREMMO iniziare la storia del nostro territorio, il Comune di Massarosa, da 15/20 mila anni fa, quando i primi uomini si fermarono nelle grotte della zona collinare. Nella buca delle Fate e nella Grotta del Capriolo, hanno lasciato manufatti risalenti al Paleolitico, oggi esposti nel museo “A.C.Blanc” a Viareggio. I nostri luoghi si presentavano, a quel tempo, quasi del tutto ricoperti da boschi e paludi e si estendevano dai piedi delle colline fino al mare, che era molto più vicino di adesso. Nella zona della Gulfa (Montramito) si estendeva un vero e proprio lago. Da allora molte popolazioni sono passate e si sono fermate in questi luoghi: dai Celti ai Liguri, dagli Apuani agli Etruschi, dai Romani ai Longobardi e ognuna di loro ha lasciato traccia del suo passaggio. I PRIMI che cercarono di modificare il nostro territorio furono gli Etruschi che, nel VI secolo a.c., provarono a prosciugare il lago di Stiava e bonificare la vicina zona palustre.

La storia del nostro territorio nei secoli successivi è fatta di battaglie tra pisani e lucchesi e di incursioni di pirati Saraceni, per questo le alture si riempirono di torri e castelli come quello che sovrastava il paesino di Mommio. Tra Cinquecento e Ottocento, nel nostro territorio furono costruite ville signorili per ragioni di prestigio e di svago: ce ne sono ben ventisette. Una delle più belle e famose è Villa Baldini, a Compignano, qui, nel 1815, Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone, trascorse un periodo di “prigionia”.

DISEGNO Le Terme di Massaciuccoli viste dagli studenti

I Romani hanno lasciato reperti intorno al lago di Massaciuccoli e a Stiava. I più famosi sono quelli di una villa romana del I secolo d.C., le “Buche di Nerone”, dotata di un complesso termale, Al suo interno sono stati trovati notevoli mosaici di varie dimensioni, i resti sono oggi inseriti nel parco naturale di

Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli. DOPO LA CADUTA di Roma, furono i Longobardi che, convertiti al cattolicesimo, costruirono molte chiese a cui diedero il nome dei loro protettori, come la chiesa di San Michele a Corsanico.

POICHÉ si è appena concluso il 150˚ anno dell’Unità d’Italia, per concludere, vogliamo ricordare che a Massarosa visse Giovanni Battisti Giorgini. Durante la Prima guerra d’Indipendenza, combattè con studenti e professori dell’Università di Pisa nella battaglia di Curtatone e Montanara; raggiunta l’Unità, fu lui a scrivere il discorso per la proclamazione, a re d’Italia, di Vittorio Emanuele II, che concluse con queste parole:«Di qui parta dunque unanime il grido d’entusiasmo! Qui finalmente l’aspettata tra le nazioni si levi e dica :”Io sono l’Italia!”».

LE TESSERE DI UNO SPLENDIDO MOSAICO CHE VANNO A COMPORRE IL COMUNE DI MASSAROSA

Il nostro territorio tra sogno e realtà SE DA VIAREGGIO percorri con lo sguardo le colline vedi, tra boschi e oliveti, due piccoli paesi: Corsanico e Bargecchia. Da Piano di Conca cominci a salire, la strada è panoramica, se guardi alla tua destra puoi vedere Mommio Castello. Per le strade di questo grazioso paesino passeggiò Gabriele D’ Annunzio che volle dedicargli alcuni versi oggi incisi in una lapide posta nella piazza:

DISEGNO (2) La vista del mare dalle colline

L’ALPE di Mommio un pallido velame/ d’ulivi effonde al cielo di giacinto/ come un colle dell’isolo di Same/ o di Zacinto. A Bargecchia facciamo la prima sosta per visitare il borgo e la chiesa romanica costruita nel 1200. Si narra che Giacomo Puccini venisse proprio a Bargecchia per ascoltare la melodia delle campane, che fu riproposta nel primo atto della “Tosca”. Continuando a salire giungiamo a Corsanico e alla

chiesa di San. Michele Arcangelo, risalente al IX sec. Essa è conosciuta per il suo organo monumentale,costruito da un organaro veneziano tra il 1602-1606; era destinato ad una chiesa di Lucca e fu comprato, nel 1885, ad un’asta, da un abitante di Corsanico che lo lasciò alla chiesa. Ogni anno accorrono quassù molti turisti per assistere ai concerti. Cambiando itinerario, saliamo a Pieve a Elici dove ci attende un altro piccolo capolavoro: la Pieve romanica di San Pantaleone. MA LE CHIESE non sono l’unica attrattiva:dalle splendide terrazze dei nostri monti ammiriamo colline, pianure,oliveti, il lago e… un tramonto mozzafiato! Nelle giornate serene lo sguardo percorre il mare e giunge fino alle isole di Gorgona e Capraia. Questi sono i nostri paesi, le nostre colline…. La nostra vita!

LA REDAZIONE QUESTA PAGINA è stata pensata, scritta e realizzata da un gruppo di alunni della scuola media “Giacomo Puccini” di Piano di Conca (Massarosa), appartenenti alle classi 3C, 3B e 2B. La redazione è composta da Agosti-

ni Mattia, Bramanti Giada, Chicchi Matteo, Dati Benedetta, Lunardi Martina, Giannini Sara, Pucci Paolo. L’insegnante tutor è la professoressa Milvia Prussi; il dirigente scolastico è Luca Ceccotti.


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 4 APRILE 2012

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Scuola media

Pellegrini Massarosa

Italiani: pizza, mafia e mandolino? Un sondaggio tra i ragazzi tedeschi per capire che cosa pensano di noi IN QUESTO PERIODO l’Italia è stata presa continuamente di mira dalle altre nazioni, tra cui la Germania. Pensiamo ad esempio a quel famoso giornale tedesco che, dopo la tragedia della Costa Concordia, ha scritto: “Gli italiani, una massa di tanti piccoli Schettino” (ne parliamo anche nell’articolo successivo). Sembra, insomma, che l’Italia sia tornata ad essere solo “pizza, mafia e mandolino”!

bronzati (“tanned”), che sono gradevoli (“nice”) e amichevoli (“friendly”), mentre definiscono loro stessi rigidi (“strict”) LA TERZA: Cosa cambieresti dell’Italia? Molti, sorprendentemente, rispondono “nothing”, niente. Chi propone miglioramenti fa riferimento alla politica o allo stato di degrado in cui vengono lasciate alcune opere d’arte.

DAI MEDIA risulta che i tedeschi ci giudicano male; secondo loro siamo disordinati e poco affidabili, non amiamo le regole e le leggi, trascuriamo l’ambiente e abbandoniamo al degrado le nostre opere d’arte. CI SIAMO POSTI dunque una domanda: è proprio vero che i tedeschi la pensano così? Per chiarire questo punto abbiamo fatto un’intervista al professor Ferrari Demski (vedi articolo sotto) e, tramite internet, ad alcuni studenti tedeschi del “Progetto Comenius” (un progetto che mette in relazione le scuole di vari stati euro-

pei) a cui abbiamo posto alcune domande in lingua inglese. Ne è venuto fuori una sorta di sondaggio sull’Italia e gli italiani. 20 ragazzi hanno risposto con entusiasmo alle nostre domande. Vediamo quali sono stati i risultati. La prima domanda è stata: Cosa ne pensi dell’Italia?. Molti hanno risposto che amano il nostro cli-

ma e adorano l’idea di poter fare il bagno in mare (difficile fare il bagno nel Mar Baltico o nel Mar del Nord!), apprezzano, poi, il nostro modo di vestire e la nostra cucina. LA SECONDA domanda: Quali differenze vedi tra Germania e Italia? Molte risposte dicono che gli italiani sono piccoli (“small”) e ab-

INFINE LA QUARTA e ultima domanda: Sapresti definire l’Italia e gli Italiani con tre aggettivi? Ed ecco alcune delle risposte: l’Italia è “beautiful” (bella) e “sunny” (assolata), gli italiani sono “funny” (divertenti), “interesting” (interessanti) ed infine “special” (speciali). Alla fine, quasi stupiti ci siamo chiesti: ma dove sono tutti questi pregiudizi? Oppure i pregiudizi li hanno gli adulti ma le nuove generazioni di tedeschi, per fortuna, ne sono (per il momento) prive? Rispondere a queste domande è un compito fuori dalla nostra portata. Le lasciamo volentieri a voi lettori, a noi basta avervi fatto venire il dubbio che tutto, forse, non è come sembra.

NOSTRA INTERVISTA AL DOCENTE DI TEDESCO PRESSO L’ISTITUTO COMPRENSIVO MASSAROSA 1

Un tedesco Doc: il professor Ferrari Demski Quali dubbi o paure ha avuto quando è venuto in Italia?

«Non ho avuto molta paura. Ho avuto solamente qualche disagio, inizialmente, perché non conoscevo la lingua, ma la famiglia italiana di mia moglie mi ha aiutato». Che pregiudizi aveva sull’Italia quando abitava in Germania?

«Per noi tedeschi il pregiudizio più grande era quello sull’italiano visto come ‘l’amicone poco affidabile’». Li ha ancora adesso i pregiudizi?

«Purtroppo qualche pregiudizio è diventato realtà: ancora oggi mi mette a disagio la scarsa puntualità degli italiani, non riesco a fidarmi del tutto della politica italiana e dei colleghi». DOCENTE Il professor Ferrari Demski insegna tedesco

Quali pregiudizi ci sono in Germania adesso sugli italiani?

«Purtroppo l’immagine dell’italiano in Germania ha sofferto molto negli ultimi anni a causa di certi politici. Io però non posso condividere il pensiero di un giornale molto importante in Germania, che chiama tutti gli italiani ‘Schettini’». Cos’è secondo lei il pregiudizio?

Il pregiudizio, secondo me, è un concetto errato che si crea nella mente quando si incontra una persona e si fa lo sbaglio di generalizzare il suo comportamento. Dietro ogni pregiudizio c’è quindi un’esperienza personale che viene erroneamente generalizzata». Cosa pensa degli studenti italiani rispetto a quelli tedeschi?

«Io penso che gli studenti italiani siano, in generale, meno autonomi di quelli tedeschi perché sono troppo seguiti dai genitori. Anche il metodo scolastico usato in Germania è, a mio parere, migliore perché meno nozionistico».

LA REDAZIONE HANNO realizzato gli articoli e la foto gli alunni della classe III B della scuola media “Maurizio Pellegrini”: Benedetta Chiara Boldrini, Federico Brocchini, Alessandro Castelli, Giulia Contarino, Stefano Cor-

topassi, Nicola Cotza, Annalisa Del Mutolo, Valentina Filoramo, Linda Gabrielli, Maria Giorgetti, Giulia Infanti, Walter Lazzarini, Arianna Marsala, Dawid Ptas’, Varia Puccetti, Lorenzo Rinaldi, Elisa Rufini Co-

letti, Francesco Sbrana. La vignetta è stata realizzata dall’alunna Arianna Marsala. Docente coordinatore: professor Stefano Santini. Dirigente scolastica: Primetta Bertolozzi.

ETIMOLOGIA

Il pregiudizio Cos’è e come combatterlo IL TERMINE pregiudizio deriva dal latino ‘prae’ e ‘iudicium’, che significa ‘prima’ e ‘giudizio’. Si tratta cioè di un ‘giudizio dato prima’, basato su argomenti insufficienti o su un’incompleta conoscenza dell’oggetto. Può essere orientato in senso positivo o negativo, ma solitamente ha un orientamento negativo. Spesso viene rivolto verso persone straniere ed è stato definito una ‘malattia sociale’ con conseguenze negative sulle persone colpite e sulla pacifica convivenza civile. DAL PREGIUDIZIO che gli stranieri hanno contro gli italiani è nato un fenomeno che prende il nome di “antiitalianismo” o “italofobia”. Questo fenomeno lo si trova soprattutto in America e nell’Europa centro-settentrionale. La causa principale si presuppone sia da ricercarsi nell’emigrazione degli italiani all’estero, iniziata più di un secolo fa, perché i migranti italiani andavano a svolgere lavori umili, che gli abitanti del luogo rifiutavano. MA TORNIAMO al pregiudizio e chiediamoci: come combatterlo? Come dice T. Ben Jelloun nel suo libro ‘Il razzismo spiegato a mia figlia’: “Intanto imparare a rispettare. Il rispetto è essenziale. D’altra parte la gente non pretende l’amore, ma di essere rispettata nella sua dignità umana. Rispettare vuol dire avere riguardo e considerazione. Vuol dire sapere ascoltare [...]L’amore e l’amicizia possono venire dopo, quando ci si conosce meglio e ci si apprezza.”

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CAMPIONATO DI GIORNALISMO

GIOVEDÌ 3 MAGGIO 2012

Scuola media

Elpidio Jenco Viareggio

Il mondo dietro il “muro grigio” Il coraggio di raccontare Storie scomode… invisibili nella nebbia TRADIZIONI?

Parliamone L’infibulazione, per esempio IN MOLTE ZONE dell’Africa e dell’Asia esiste una forma di mutilazione genitale, l’infibulazione, con la quale viene esportato il clitoride e a volte anche le piccole e grandi labbra a bambine da 5 anni in poi; a compiere questo tipo di “tortura” sono le anziane del villaggio, che usano strumenti come ferri o schegge di vetro poco idonei e non sterilizzati. Le conseguenze sono tragiche, in quanto esse perdono completamente la possibilità di provare piacere sessuale e i futuri rapporti diventano difficoltosi e dolorosi e spesso insorgono cistiti, ritenzioni urinarie e infezioni vaginali. QUESTA PRATICA vergognosa, nata dall’esigenza maschile di sottomettere le donne, è diventata nel tempo una tradizione voluta da molte di loro che chiedono di essere infibulate per evitare il disonore e l’allontanamento dalla società perché coloro che si oppongono sono considerate prostitute. Subito dopo il matrimonio è il marito che ha il compito di scucire parzialmente la vulva della sposa e dopo il parto la situazione iniziale è rispristinata con una nuova infibulazione. A causa del tessuto vaginale poco elastico, il momento della nascita può risultare difficoltoso, sia per la madre che è esposta maggiormente a rischio di emorragie, sia per il bambino che avendo difficoltà ad uscire dal ventre materno, può essere soggetto ad anossia cerebrale. Eppure sembra che la Storia abbia deciso di tacere, serrando le labbra.

“LA STORIA siamo noi….” canta De Gregori e la Storia parte dalla Scuola, che non si limita a fornire i contenuti di una materia, ma deve occuparsi di tutti gli aspetti della vita che vanno al di là di una pagina di un libro, di una verifica di matematica o di un orale di geografia. L’aula diventa così il luogo del dibattito, dove giovani di 13/14 anni, come campi incolti che attendono il primo seme per il prossimo raccolto, si confrontano e vogliono venire a conoscenza di quelle piccole grandi Storie che di solito producono quel “rumore che rompe il silenzio… “ silenzio che ovatta la realtà, non filtra l’informazione e la avvolge nella “nebbia dell’ignoranza e del preconcetto”. “Squarciamo dunque questa nebbia ed illuminiamo le nostre conoscenze!”. Tra le pagine di un libro di testo o di un quotidiano leggiamo grandi storie che spesso nascondono il loro volto umano, perché ciò che fa scalpore è la notizia che riguarda i personaggi illustri, i padroni del mondo.

MA CHI SONO questi padroni? Sono ovviamente coloro che, oltre a gestire il potere politico ed economico, segnano il destino di tante persone, troppe…, persone che parlano al vento, di cui nessuno vuole o può ascoltare la voce, persone ridotte al silenzio. Ma... dove ha portato il vento le urla silenziose di quei bambini, strappa-

ti alle famiglie o ancor peggio venduti dagli stessi genitori, costretti a crescere con un fucile in mano od obbligati a lavorare come schiavi a favore delle grandi multinazionali in nome della globalizzazione, quale ampolla nascosta raccoglie le loro lacrime? Fin dove possono essere arrivate le anime di quelle bambine cinesi mai na-

te, figlie di un aborto selettivo, frutto di una politica e di una società dove una legge ( abolita nel 2004) imponeva un solo figlio, privilegiando culturalmente il maschio? In quale luogo sono approdate le urla strazianti di tutte quelle donne che in alcune parti del mondo sono state lapidate, acidate o infibulate, nel rispetto della loro cultura, relegate sotto un burqa per volere degli uomini? A noi piace immaginare che il capolinea di tutte queste vergogne sia un vecchio armadio che sentendosi troppo vuoto, con la complicità del vento , si è riempito di tutte queste parole mute; poi inesorabile è giunta la nebbia dell’oblio che lo ha avvolto...celandolo alla vista degli Uomini. Ma l’armadio è ormai pieno e, come un volto si riempie di rughe, esso si riempirà di crepe che lasceranno trapelare il rumore prodotto dalle numerose voci che contiene e a quel punto non ci sarà più modo di nasconderle e dovranno essere accettate ed affrontate come si affrontano gli altri orrori del mondo.

STORIA LOCALE: CRONACA DI GRANDI VERGOGNE PER UNA PICCOLA CITTA’

Come uccelli senza ali trascinati dal vento…

DISASTRO La tragedia del 29 giugno 2009 visto dagli studenti

GLI ECCIDI della seconda guerra mondiale sono una triste pagina della nostra Storia e i nomi dei responsabili di queste vittime innocenti sono stati rinchiusi in un armadio, denominato poi “della vergogna”. Anche Viareggio ha il proprio armadio della vergogna. 29 Giugno 2009, appena superata la stazione centrale, un treno che trasporta gpl deraglia e come un gigante di ferro impazzito in possesso di una vita propria, dopo una fatale scintilla… esplode travolgendo tutto, per poi rimanere inerte sul terreno. Poi si è scoperto che quell’oggetto meccanico non era stato sottoposto a revisioni obbligatorie e ad oggi la persona che riteniamo essere colpevole resta impunita, dichiarando che è stato solo un incidente e non un errore umano, cancellando di fatto le persone morte.

SU UN ALTRO scaffale troviamo il fascicolo “Matteo Valenti”, un ragazzo morto per mancata sicurezza sul lavoro, privato di quel diritto che ogni lavoratore dovrebbe avere. Anche in questo caso la giustizia è stata bendata e per quanto si conosca il colpevole, anche lui non ha avuto la giusta punizione. Molti sostengono che Matteo sia morto per mancata conoscenza, “qualcuno” doveva spiegargli cosa fare e soprattutto informarlo sui rischi del suo lavoro... sta di fatto che lui , al momento dell’incidente, era solo in un locale sprovvisto di uscite di sicurezza. I comitati dei familiari delle vittime e il comitato Matteo Valenti si stanno battendo per trovare quelle verità finora mancate… chiedono “solamente” giustizia, ma le loro voci urlano inascoltate nel silenzio costruito dai “colpevoli”, togliendo valore ai diritti umani.

LA REDAZIONE LA REDAZIONE è formata dagli allievi della IIIB della scuola “E. Jenco”: Laura Belli, Diego Bertuccelli, Gianluca Bezzini, Gabriele Biancalana, Rebecca Boschi, Brian

Colombo, Luca Croci, KarimDebbab, Emanuele Di Camillo, Marika Distefano, Gaia Domenichini, Sara Fiorini, Erica Gemignani, Chiara Lazzarini, Gaia Puccinelli, Car-

lotta Puosi, Giulio Sormanni, Azzurra Vannucchi, Lavinia Vezzosi. Il dirigente scolastico è il dottor Luca Ceccotti. Le insegnanti tutor sono le professoresse Elettra Bemi e Monica Pieraccini.


CAMPIONATO DI GIORNALISMO

GIOVEDÌ 3 MAGGIO 2012

7

Scuola media

Lenci Viareggio

Globalizzazione contraddittoria Cittadini del mondo grazie alle nuove tecnologie, ma i problemi restano QUASI UN MESE per far arrivare alla corte di Filippo II a Madrid la notizia della vittoria dei cristiani a Lepanto..ma era il 1571! Le distanze che separavano gli uomini erano enormi, ognuno viveva in un limitato spazio vitale che non andava oltre il proprio villaggio. MARZO 2012, laboratorio di informatica, tutti a fare una ricerca.. notizia flash:il cantautore Lucio Dalla è morto. In un istante migliaia di persone, insieme a noi, sono partecipi di questo dolore! Oggi non esistono più ostacoli alla comunicazione, gli spazi sono diventati quelli del villaggio globale, siamo tutti cittadini del mondo. Questa è la globalizzazione, fenomeno complesso che ha visto l’ampliamento e la liberalizzazione dei mercati con una interdipendenza nello scambio di beni e servizi tra i vari paesi del mondo. L’economia ha di conseguenza assunto una dimensione mondiale con imprese multinazionali che decidono e regolano i flussi dei prodotti sia materiali che fi-

pee e sudamericane. Quest’anno il tema da approfondire era quello della povertà e della fame che colpisce il continente africano, asiatico e, in misura minore, sudamericano. Dopo aver analizzato l’iniqua distribuzione delle risorse tra i diversi paesi del mondo , raccolto immagini e visionati filmati su Youtube abbiamo avuto la conferma di quanta sofferenza e ingiustizia ci sia ancora oggi.

nanziari . Tutto ciò è stato possibile grazie allo sviluppo e all’utilizzo diffuso delle nuove tecnologie che anche noi ragazzi abbiamo imparato ad usare per capire meglio gli eventi che ci circondano. La nostra classe ha partecipato per due anni di seguito al Progetto della rete Oxfam “ Conectando

mundos”, una proposta per le scuole che associa l’attività in aula con il lavoro cooperativo on line attraverso una piattaforma telematica in 7 lingue. Abbiamo condotto delle ricerche, partecipato a dei giochi di ruolo e confrontato i nostri lavori con quelli prodotti dai ragazzi delle altre scuole euro-

IN CONCLUSIONE ci siamo accorti che il fenomeno della globalizzazione, pur avendo cambiato il modo di vivere di milioni di uomini, non ha tuttavia eliminato la povertà e le profonde diseguaglianze tra i vari continenti. Ma questi problemi sono così lontani da dove noi viviamo? C’é un problema povertà nel nostro quartiere, magari nel nostro palazzo o in casa di amici? Questo è un altro aspetto controverso : il rapporto tra globalizzazione e localismo cioè tra essere parte del mondo intero e vivere contemporaneamente in una realtà locale, concreta, costituita da rapporti diretti con le persone a noi vicine.

L’INTERVISTA A DON MARCELLO, PARROCO DEL VARIGNANO. TANTE PERSONE IN DIFFICOLTA’

La povertà vicino a noi, nelle nostre strade LA POVERTÀ è presente nel nostro quartiere? Siamo andati da Don Marcello, il parroco del Varignano, il quale ha esordito: “Perchè siete venuti da me?Pensate che io in qualche modo ne sappia più degli altri della vita del quartiere... certo, in questi due anni un’idea me la sono fatta.” Inizia così l’intervista. C’è la povertà nel nostro quartiere?

IMPEGNO Don Marcello parroco del Varignano

«In questi ultimi tre mesi sono aumentate le famiglie in difficoltà. Adesso siamo intorno alle 70/75 di cui solo 25 sono nuclei stranieri, la maggior parte abitano qui da diversi anni. La crisi che stiamo attraversando ha un’incidenza molto forte:la mancanza di lavoro mette in difficoltà le persone .Ultimamente ad alcune famiglie stanno staccando la luce e il gas perchè non riescono a pagare le bollette. Le case di proprietà al Varignano sono poche e

molti non ce la fanno a pagare l’affitto .

E’ così che vorremmo il quartiere ALLA FINE dell’intervista Don Marcello ci ha esortato a considerare la povertà come una risorsa, cioè come occasione per favorire lo sviluppo della solidarietà tra tutte le persone, compresi noi giovani. Noi dovremmo dunque diventare i protagonisti di un progetto di quartiere dove tutti stanno bene e dove i problemi possono essere superati grazie all’aiuto reciproco. Tuttavia qualcuno pensa che i giovani non ne siano capaci per mancanza di speranze e ideali, perchè scontenti di quello che hanno , sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Questo in parte è vero, ci sono tanti fatti e qualche adulto che non ci incoraggiano, ma noi abbiamo comunque provato a sognare pensando a come potrebbe essere il nostro quartiere tra dieci anni e l’abbiamo immaginato così.

Di che cosa hanno bisogno queste persone?

«Hanno bisogno di generi alimentari, un po’ di pasta, pelati, biscotti, tonno. Stamani è venuta una signora a chiederci delle candele perchè le avevano staccato la luce. Nelle situazioni più complicate è importante anche l’aiuto economico per pagare le bollette. Ma oltre a questo hanno bisogno di essere ascoltati, di trovare degli amici con cui condividere i loro problemi». Come interviene la Parrocchia?

«Il venerdì mattina c’è il Centro di ascolto dove le persone ci raccontano i loro bisogni. Nel box qui fuori raccogliamo i vestiti ai cambi di stagione , per distribuirli. Tutti (compreso i bisognosi) fanno un’offerta per comprare alimenti essenziali da dare alle famiglie in difficoltà».

LA REDAZIONE QUESTI I NOMI dei ragazzi della scuola media Lenci di Viareggio che hanno realizzato la pagina: Alimanovic Aika, Bova Emiliano, Caiezza Jessica, Ceragioli Giada,Cham-

ABBIAMO UN SOGNO

si Siwar, De Felice Lucia, Fatticcioni Fabio, Ghiselli Lorenzo, Morabito Francesco, Mugnaini Giulia, Petrillo Rebecca, Petris Ilaria, Ranucci Daniele, Romano Daniel,

Ruggiero Nicole, Seppia Samuele, Sorrentino Chiara, Vacante Marco, Vanni Asia. L’insegnante tutor è la professoressa Rossella Francesconi. Il dirigente scolastico è la dottoressa Silvia Barbara Gori.

LE STRADE senza buche, marciapiedi ben curati e ampi, i muri degli edifici puliti, i giardini fioriti, l’erba tagliata ordinatamente , tante panchine dove le persone si incontrano, parlano e si conoscono meglio anche se provenienti da luoghi diversi. In conclusione un posto bello dove muoversi ma anche un luogo con tanti punti di ritrovo dove poter giocare, praticare sport diversi, fare la lezione in compagnia , dedicarsi al teatro e alla musica. Insomma far nostro tutto lo spazio , occuparlo con tante attività e non lasciarne neppure un pezzetto ai malintenzionati. Così avremo anche più sicurezza!

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20 CAMPIONATO GIORNALISMO

MERCOLEDÌ 9 MAGGIO 2012

Scuola media

Rosi Lido di Camaiore

Lido, tra oggi e domani Lettera aperta (con tanti auguri) a chi si appresta a guidare il Comune IL PERSONAGGIO

Un grande storico: Michele Rosi CHI È Michele Rosi? Abbiamo posto questa domanda a un campione rappresentativo (circa il 30% tra I, II e III) dei ragazzi della nostra scuola, ed è venuto fuori (solo il 4% di risposte esatte!) che la maggior parte di noi non sa chi sia stato. Figuriamoci fuori dalla “Michele Rosi”. Eppure la sua è una figura più che importante, anche se rimasta un po’ in ombra. Siamo qui a raccontarvi qualcosa di lui. Michele Rosi nacque il 29 settembre 1864 alla Pieve di Camaiore. Nonostante una grave malattia che lo lasciò menomato, fece gli studi liceali e si laureò, nel 1888, presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Insegnò poi in diversi licei di varie città italiane e, dal 1905, fu professore incaricato di Storia del Risorgimento presso l’Università di Roma, materia allora considerata facile e un po’ snobbata, e che invece Rosi rivoluzionò. Egli sottolineò come il Risorgimento italiano non fosse legato solo all’intervento di forze straniere, ma si dovesse “in maniera spiccata ed anche preponderante alla coscienza e alla collaborazione di tutto un popolo”. OTTENNE riconoscimenti di prestigio, e fu apprezzato per le sue grandi doti umane e di insegnante. Pubblicò moltissimi libri e diresse il Dizionario del Risorgimento nazionale, che oggi è consultabile anche online all’indirizzo www.dizionariorosi.it. Di orientamento cattolico, visse in estrema semplicità e povertà. Morì a Lucca nel 1934.

Per questo, vorremmo non solo parchi più puliti, ma anche un servizio di sorveglianza più attento. Sarebbe poi opportuno riasfaltare parecchie strade: buche e dossi sono pericolosi per le persone e dannosi per i veicoli. Inoltre, ci sentiremmo più sicuri se ci fossero più semafori e rotatorie agli incroci dove avvengono di frequente incidenti, a volte anche mortali. Per migliorare l’aspetto della nostra già bella città, proporremmo invece la ristrutturazione di alcuni edifici, come la vecchia caserma di via Italica o alcune vecchie costruzioni che si affacciano su via Kennedy.

CARI CANDIDATI sindaci, siamo i ragazzi della scuola media “Michele Rosi”. Vi auguriamo buona fortuna per l’esito del ballottaggio che vi preparate ad affrontare, e speriamo che, una volta giunti alla vittoria, a chiunque essa debba toccare, teniate conto delle nostre proposte, anche se sappiamo che sarà difficile andare incontro alle richieste che certamente vi giungono da ogni parte. Onestamente, a noi ragazzi non interessa molto la politica, ma l’occasione che le elezioni ci offrono per tentare di contribuire con idee e suggerimenti a migliorare la nostra città, ci spinge a scrivere questa lettera, alla quale, se lo vorrete, potrete rispondere su questo stesso giornale.

IDEA Il progetto di recupero dell’area Benelli pensato dai ragazzi

ECCO le nostre proposte. Per quanto riguarda l’ecologia, preferiremmo una città più pulita e un’aria meno inquinata. Perciò, come a Camaiore, vorremmo un servizio di raccolta differenziata attivo anche a Lido e in altre frazioni. Inoltre, per i mesi estivi, proporremmo l’istituzione delle famose domeniche verdi, giorna-

te nelle quali i cittadini non dovranno circolare utilizzando auto o mezzi a benzina. Riguardo alla questione scolastica, vorremmo far presente la mancanza di materiali quali la carta da fotocopie o le cartine. E poi mancano tapparelle adeguate e materiali per i laboratori linguistici e di informatica. Per non dire delle

lavagna multimediali LIM, che vorremmo almeno nella maggior parte delle classi. CAMBIAMO argomento. Purtroppo nella nostra zona abbiamo notato parchi pubblici abbandonati e in stato di degrado, e frequentati non da noi ragazzi, ma da persone non troppo affidabili.

INFINE, come nostro ultimo progetto, del quale alleghiamo una bozza, avremmo pensato di valorizzare una zona abbandonata e in stato di degrado come l’area Benelli In viale Kennedy angolo via Trieste, attraverso la realizzazione di un parco nel quale tutti possano dedicarsi ad attività come la musica o la pittura o praticare sport come skateboard, basket, pallavolo o altre attività ancora. I migliori saluti da parte di noi ragazzi.

VIAGGIO SUL FILO DELLA MEMORIA TRA LE BELLEZZE MENO CONOSCIUTE DELLA NOSTRA CITTÀ

La frazione marina: non solo spiaggia e bagni IL TOPONIMO “Lido” deriva da “litus maris”, cioè striscia di terra pianeggiante lungo il mare. E infatti oggi la nostra cittadina è molto conosciuta per il turismo balneare. Ma c’è dell’altro. Lido è divisa in due dalla via Aurelia. La parte lato monte si è sviluppata a seguito delle bonifiche volute dal regime fascista. Essa, infatti, si trova al di sotto del livello del mare. Negli anni ‘30 furono realizzate strade come la via Italica e il viale Colombo, e fossi come il Trebbiano: così si cominciò a circolare con facilità e a coltivare.

ATTRICE Marta Abba è stata ospite del Lido

LA PARTE lato mare si è sviluppata a partire dalla fine dell’Ottocento e negli anni ‘30, quando prende piede la moda del turismo balneare, e la cittadina ospita importanti gerarchi fascisti. Con la nascita dei primi stabilimenti balneari, e di alber-

ghi, bar, osterie e pensioni, Lido si è trasformata così in una località turistica di prestigio, e numerosi turisti hanno scelto il paese come luogo di vacanza, e in alcuni casi anche come residenza fissa. SONO MOLTI i personaggi che hanno soggiornato e vissuto a Lido di Camaiore: Galileo Chini, Lorenzo Viani (del quale si può ancora ammirare la casa-studio in via del Fortino), Michele Rosi, Giacomo Puccini, Gabriele d’Annunzio, Guglielmo Marconi, Rosso di San Secondo, Eleonora Duse, Pirandello e Marta Abba. Girando per Lido in bicicletta o anche a piedi è possibile ammirare case private o alberghi che hanno le caratteristiche architettoniche tipiche del liberty o del periodo fascista: questa è un’attrazione poco conosciuta, ma importante dal punto di vista culturale e, in più, è del tutto gratuita.

LA REDAZIONE QUESTA pagina è stata pensata e scritta dai ragazzi della scuola media “Michele Rosi” di Lido di Cama-

iore, appartenenti alle classi III A, B, C. I docenti tutor sono i professori Elianora Bini, Mirko Lami, Emilia

Pucci, Rossella Rossi; il dirigente scolastico è il professor Franco Pinna.


CAMPIONATO GIORNALISMO 21

MERCOLEDÌ 9 MAGGIO 2012

Scuola media

Pistelli Camaiore

“Gli uomini non cambiano…” Musica e letteratura ci confermano il primitivismo della natura umana «SEI ANCORA quello della pietra e della fionda/uomo del mio tempo». Questi versi di Quasimodo definiscono in modo chiaro l’immutabilità della natura umana, rimasta uguale nonostante il trascorrere dei secoli. Istinti,pulsioni, egoismo continuano a rappresentare in modo puntuale ed efficace l’essere umano. Guerra e potere, sete di predominio sono il tessuto stesso della Storia. Come dimenticare le guerre e le stragi perpetrate nel tempo,e anche in questo nostro tempo, magari in nome di Dio, o per imporre una civiltà ad altre considerate inferiori o inesistenti. E in questa rincorsa selvaggia alla prevaricazione, al potere per il potere non si sono fatti sconti, tutti hanno dato il meglio, o il peggio di sé: re, imperatori, papi. E LA STORIA, perduta la teoria idealista del progresso, si costruisce oggi come percorso casuale e caotico, guidato da interessi economici e finanziari ancora più alienanti rispetto al desiderio di pace, di riconquista armonica dell’Eden perduto che continua a

BUON SELVAGGIO Nei dipinti di Gauguin una felicità perduta

resistere ostinato in ognuno di noi. Sentimenti, emozioni, senso profondo di insoddisfazione diffuso nella nostra età sospesa, l’adolescenza,ciò che in arte e letteratura, ci hanno detto i prof, si chiamava ‘Decadenza’: un’umanità sempre più ricca di mezzi e tecnologie e sempre più povera di felicità, perché sempre più lontana dalla

sintonia con la natura cui pure appartiene. UN ARGOMENTO che ci ha affascinato e coinvolto tanto da desiderare affrontarlo con linguaggi espressivi diversi, dall’articolo di giornale, a quello delle arti figurative, tema del nostro tappeto di segatura con cui anche quest’anno

il nostro Istituto parteciperà alla rassegna del Corpus Domini: la contrapposizione fra la felicità del selvaggio, con la citazione dei quadri di Paul Gauguin del periodo polinesiano, e le aberrazioni disumanizzanti della nostra celebrata civiltà, dove il benessere continua ad essere valutato in termini di ‘benavere’. Invece noi pensiamo che le vere conquiste siano quelle che ristabiliscono l’equilibrio perduto, l’educazione al bello, al sapere, ad allargare le frontiere della conoscenza che hanno come fine la solidarietà, l’accoglienza, la condivisione, lo stare insieme per piacere di stabilire rapporti veri, non mediati dalla cibernetica, magari costruiti attraverso errori e delusioni. La felicità senza prezzo di una cosa realizzata col proprio ingegno e le proprie mani. Ecco, la strada è proprio questa, ed è riconducibile ancora una volta al nostro Sommo Poeta, quando fa dire ad Ulisse, nel XXVI canto dell’Inferno: “Considerate la vostra semenza:fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” .

COSA LASCIARE ALLE GENERAZIONI FUTURE. IL DEGRADO AMBIENTALE RIFLETTE IL DEGRADO DELL’UMANITÀ

La Terra: un bene da coltivare e custodire “IL SIGNORE DIO prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (Genesi 2,15).Già, l’uomo. Geniale e diabolico, in bilico fra il Bene e il Male, impegnato con decisione ad annientare il mondo, quindi se stesso.

INQUINAMENTO Il nostro pianeta è maltrattato dall’uomo

SUPERBIA e orgoglio ne hanno fatto una specie avida di potere, convinta che la propria libertà fosse commisurabile alla capacità di asservire tutti gli esseri viventi e chi più debole o relegato a un ruolo inferiore: donne, vecchi, bambini. Le nuove tecnologie hanno migliorato la sua vita, ma il prezzo pagato dall’ecosistema è altissimo. Basti pensare al cambiamento climatico: eventi naturali con fenomeni estremi si susseguono, portando morte e devastazione.Allora gli uomini ne parlano, firmano trattati e dichiarano di impegnarsi a modificare stili di vita e abitudini. E poi ?Ecco ancora il Demo-

ne del Profitto, del vorrei, ma non posso, del rimandare, delle deroghe. Intanto il pianeta si avvicina al punto di non ritorno. LA DEFORESTAZIONE e la desertificazione, il contagio delle falde acquifere, la troppa cementificazione, l’arroganza dell’uomo che priva moltissimi individui del loro habitat naturale, condannandoli all’estinzione.Se non cambia il nostro rapporto con la natura, è seriamente intaccato il futuro dell’umanità. Perché le risorse della Terra non sono infinite nè equamente distribuite e determinano il troppo per pochi e l’insufficiente per molti. Che fare? Noi siamo convinti che non servano grandi propositi, bensì una riflessione vera che ci faccia agire nella certezza che ogni lungo viaggio inizia col primo passo. E noi siamo pronti a partire.

LA REDAZIONE LA REDAZIONE della scuola media “Pistelli” di Camaiore è composta da alunni delle classi 3A, 3 B, 3C, 3 D, 3 F e in particolare da: Francesca Pedonese, Sara Pesce, Fe-

derico Bini, Alessio Bernardoni, Serena Tabarrani, Gaia Raffaelli, Leonardo Batini, Giulia Cortopassi, Martina Martignani, Rebecca Angeli, Gessica Sebastiani, Giusy

Stora, Chiara Ramacciotti, Lorenzo Taddei, Iris D’Alessandro. I docenti tutor sono Vania Bergamini ed Emanuela Lombardi. Dirigente scolastico è la professoressa Antonella Baffetti.

PICCOLO PRINCIPE

“Per me tu non sei solo una volpe” IL 28 APRILE scorso alcuni manifestanti animalisti hanno violato le recinzioni dell’allevamento Green Hill di Montichiari di Brescia per liberare cuccioli di beagle, di proprietà di una multinazionale che utilizza l’allevamento come serbatoio di animali da laboratorio di sperimentazione. UNO DEGLI innumerevoli casi di maltrattamento animale, quello che di recente ha fatto più scalpore rimbalzando sui media. Clamore stridente fra la tenerezza infinita delle immagini di quei cuccioli strappati ad un destino atroce e l’irremovibilità della Legge che persegue e perseguirà i loro “salvatori”. Finchè tutto non sarà di nuovo scomparso dalla ribalta o sostituito da altri casi capaci di catalizzare l’attenzione della cronaca. Corse clandestine di cavalli, combattimenti di cani, importazione irregolare di cuccioli, e tutto ancora e sempre in nome del Profitto, del denaro facile, per l’arroganza umana che legittima la mercificazione di esseri viventi indifesi. EPPURE LORO, gli animali, proprio le specie addomesticate dall’uomo fin dalle epoche più remote, sono spesso gli unici in grado di amare senza interesse, di accompagnare fedelmente anziani, bambini e disabili; la Pet therapy, è risaputo, rappresenta un aiuto efficace in molte patologie psicofisiche e relazionali. Perchè un animale rimane con noi indipendentemente da tutto ciò che sembra indispensabile oggi: denaro, bellezza, potere, successo.

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