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DISCORSO PRESIDENTE MANIFESTAZIONE 21 APRILE 2013 Autorità, Sindaci, Colleghi Imprenditori, Amici di CNA Pensionati, Colleghi di CNA vicine e rappresentanti di altre Associazioni, Grazie per essere qui oggi a testimoniare la forza di noi piccoli imprenditori di Reggio Emilia, segno evidente che esistiamo che non siamo invisibili come qualcuno vorrebbe far credere. C’era una volta il settore Costruzioni e c’è ancora, anche se soffocato da mancati pagamenti dei privati e della Pubblica Amministrazione, dalla stretta del credito e dai concordati. C’era una volta la passione di noi imprenditori e di tanti professionisti, e anch’essa c’è ancora. Più forte che mai! Quello che fatica a sopravvivere ma che va ricercata con tutte le forze è la speranza nel futuro, a breve e medio termine. Altro che favole. La situazione è tale che, solo nel comparto costruzioni ben 1300 imprese reggiane sono in gravi difficoltà, rischiano di trascinare con sé circa 12mila addetti ed altrettante famiglie. E’ proprio alla luce di questa tragica situazione che vi rinnovo il mio più sentito benvenuto qui, oggi: grazie per esserci. Grazie per essere la dimostrazione in carne ed ossa che non si può più chiudere gli occhi di fronte a un presente che mina il futuro. Il futuro non solo di un comparto ma di un’intera comunità: siamo partiti parlando delle imprese edili ma in realtà con la manifestazione CNA lancia un campanello d’allarme sulla tenuta di questo territorio che vive da troppo tempo una situazione che definire drammatica è forse eufemistico. Ma torniamo al comparto delle costruzioni: 1300 imprese a rischio sono un vero e proprio “terremoto nel terremoto”, dopo quello del maggio scorso. Da sei anni la filiera dell’abitare e delle Costruzioni in generale è entrata in una crisi sistemico-strutturale con effetti dirompenti su tutto il sistema economico e sociale, con circa 30mila posti di lavoro già andati perduti solo nella nostra regione. La fotografia della situazione non può prescindere anche da qualche elemento di autocritica, riguardante i ritardi con cui si sono colti gli elementi di questa crisi: quando c’era il boom edilizio, tutti vivevano l’oggi senza pensare al domani. Oggi non si costruisce più e la cosa più grave è che siamo di fronte a un grosso problema di consumo energetico degli edifici. Basti pensare che il 90% del patrimonio immobiliare è “energivoro”, cioè consuma ed inquina con emissioni di Co2 elevate e prima o poi il nostro paese dovrà pagarne le conseguenze, sia in termini di sanzioni (regolamentate dalle normative europee) sia in termini di impatto ambientale.

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Questo è dovuto essenzialmente a sistemi costruttivi obsoleti e poco attenti al risparmio energetico, in cui la parte impiantistica non è mai stata considerata importante ma solo accessoria al mattone/involucro. Allo stato attuale delle cose non potendo continuare l’espansione territoriale/edilizia, l’unica possibilità per creare una comunità ecosostenibile, è migliorare l’efficienza energetica e il benessere dell’abitare, nonché rilanciare il settore delle costruzioni con una nuova cultura. Bisogna intervenire in maniera massiccia nel recupero, ristrutturazione, riqualificazione e rigenerazione del patrimonio immobiliare esistente. Innovazione di processo e di prodotto devono essere le parole d’ordine! Ma, come dicevo poco fa, questa crisi enorme mette seriamente a rischio il futuro dell’intera comunità. Ecco perché nei nostri manifesti non abbiamo parlato solo d’imprese edili, ma anche dei tanti professionisti attivi a Reggio Emilia e provincia, dei commercianti e del settore dei servizi che sta scontando un pesante calo dei consumi a causa di questo “terremoto nel terremoto”. La crisi delle costruzioni che rischia di lasciare sul campo oltre 12.000 addetti solo nella provincia di Reggio Emilia, non è solo economica e finanziaria, è anche sociale. E qui alberga il rischio più grosso, perchè è entrato in crisi non solo il trenta per cento delle imprese CNA (su 10000 imprese socie, la nostra Associazione ne conta 1700 che operano direttamente nell’edilizia, altrettante in settori ad essa legati, come l’impiantistica), ma l’intero sistema economico di una delle province più ricche e più imprenditoriali italiane. La provincia di Reggio Emilia è all’ 11 posto per qualità della vita, classifica 2012. Le imprese registrate sono 57.861. E’ al 3° posto nella classifica delle province per la propensione ad investire. Esprime da sola l’1% del PIL nazionale. Con un prodotto pro capite di 29. 987,00 euro. E’ al 5° posto nelle graduatoria delle province italiane per quota di esportazione sul PIL, al 12° posto per valore di esportazione con circa 8, 325 milioni di euro l’anno. Vanta 925 nuove domande di brevetti EPO e 817 UAMI. Tutto questo patrimonio rischia di andare perduto. Non dobbiamo permetterlo! Ringrazio il nostro presidente nazionale Ivan Malavasi, come sempre al nostro fianco, ringrazio il presidente della Camera di Commercio, Enrico Bini, ringrazio gli imprenditori, i nostri dipendenti e tutti i cittadini che hanno sentito di doversi unire a questa protesta degli “Invisibili”. Già, gli invisibili. Quei piccoli e medi imprenditori che continuano a subire la crisi in silenzio. Il settore dell’edilizia era un comparto trainante nella provincia di Reggio Emilia, mentre oggi rischia il collasso. Le cause sono tante: prima tra tutte i mancati pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione che si nasconde dietro il patto di stabilità. Poi ci sono la crisi, la stretta creditizia, il crollo dei grandi costruttori che ha messo al muro le aziende più piccole che spesso non godono delle stesse agevolazioni. Se deraglia la locomotiva – ho ricordato nei giorni scorsi è chiaro che i vagoni hanno poche alternative: possono deragliare pure loro, possono sfracellarsi. 2


Tra quei vagoni deragliati ci sono piccole e medie imprese affossate non dalla malagestio ma da crediti non riscossi perché le aziende debitrici sono in grave difficoltà o sono alle prese con il concordato preventivo. Se non cambiano le cose, diventa impossibile continuare. Ma dobbiamo farcela! Tranquilli però, non siamo qui solo per compilare un elenco di lamentele senza proporre soluzioni concrete. Le idee le abbiamo e siamo di nuovo in piazza oggi per farci ascoltare. Vi abbiamo invitato qui al grido di “Se non ci vedono facciamoci sentire” e ora vogliamo davvero farci sentire proponendo soluzioni per le imprese, i professionisti e i servizi coinvolti nella crisi dei grandi costruttori. Ricominciare è possibile? Noi crediamo di sì, ma crediamo che non sia possibile farlo senza una vera presa di coscienza da parte di tutti i soggetti coinvolti, senza un lavoro di squadra e l’individuazione di un percorso da compiere INSIEME. Ricominciare è possibile, sì, ma non senza azioni forti come la creazione di un fondo monetario di garanzia per liberare liquidità congelate dalla procedure concorsuali. Le prime stime parlano di 50 milioni di euro di crediti fermi. Oltre la paura per una crisi che non conosce precedenti, il senso di frustrazione e rassegnazione che sta dilagando tra gli imprenditori è senza precedenti: bisogna agire. Per trasformare in realtà quel “ricominciare” noi di CNA abbiamo confezionato un programma di lavoro suddiviso da cose “da fare subito” e azioni utili “a creare un futuro”. Un programma sintetizzabile in 14 punti. In cima alla lista ci sono le azioni di difesa tese a dare ossigeno alle imprese in difficoltà a causa della crisi dei grandi costruttori. Oltre all’attivazione di un fondo monetario di garanzia per liberare liquidità a favore delle imprese creditrici di altre imprese in concordato, ci sono altre azioni urgenti: - il potenziamento di alcuni servizi di consulenza finalizzati alla ristrutturazione aziendale - la riformulazione del rapporto banca/impresa - e soprattutto alla messa in sicurezza del patrimonio aziendale e di famiglia dei piccoli imprenditori. Dopo le azioni di difesa, ci sono le azioni urgenti, prima tra tutte la richiesta a tutte le Istituzioni di abbandonare la logica del massimo ribasso negli appalti, ricercando qualità e garantendo legalità e rispetto delle regole. Da troppo tempo le nostre aziende si trovano a lavorare a prezzi lontani dall’ottica ragionevole di un mercato sano: così salta l’economia provinciale. CNA chiede poi l’allentamento del Patto di Stabilità per permettere investimenti agli Enti del territorio. Possibile che ci siano risorse vitali per le imprese che devono restare ferme in nome di un patto? Bisogna scegliere: meglio svincolarle o assistere inermi al fallimento degli imprenditori? E, ancora, come CNA insistiamo sul - rifinanziamento del sistema degli ammortizzatori sociali - su una maggiore attenzione alle idee imprenditoriali da parte del sistema creditizio 3


- e su politiche stabili d’incentivazione delle ristrutturazioni. Troppe idee? E non sono ancora tutte. Ci sono grandi opportunità da ricercare e sfruttare a breve. Sono i nuovi mercati mondiali emergenti la cui conoscenza va sollecitata e sostenuta. C’è il più grande cantiere d’Europa, quello del cratere sismico, che potrebbe rappresentare una sfida del cambio culturale oggi necessario investendo su sicurezza, rigenerazione urbana ed efficienza energetica. Senza dimenticare l’urgenza di programmare e realizzare “la grande opera pubblica” utile al paese, ovvero la manutenzione, la cura e la riqualificazione ambientale del territorio con strumenti di difesa idrogeologica. Questo un tasto su cui come CNA insistiamo da tempo: riqualificazione è una parola chiave per il nostro futuro. E’ forte la consapevolezza che il comparto costruzioni, così come l’abbiamo conosciuto sino ad oggi, non esisterà più. Serve un cambio culturale che sappia rifondare il settore attraverso innovazioni di processo e di prodotto e attraverso la crescita dimensionale delle piccole imprese edili reggiane. Come? La risposta sta nella creazione di reti, ATI, consorzi e, perché no, costituzione di network specializzati dove la piccola e la grande impresa possano valorizzarsi reciprocamente. Serve un grande progetto, come quello della riqualificazione dei centri urbani in ottica di smart cities, e un laboratorio del “buon vivere e del buon abitare” dove si potrebbe stringere un’alleanza tra ricercatori, produttori, imprese, amministratori pubblici e consumatori. La crisi dell’abitare è strettamente legata a un’edilizia tradizionale, non sempre in grado di gestire interventi complessi, orientata quasi esclusivamente sulla domanda interna e ancora troppo spesso sottoposta alla forte concorrenza dell’economia criminale. Non è più rimandabile uno sviluppo delle energie rinnovabili e delle tecnologie pulite, con l’energia elettrica e la domotica trasportata in un uso domestico quotidiano, così come il futuro della filiera dell’abitare va posta in termini di rigenerazione ecosostenibile e attenta a quelle energie di nuova generazione. Insomma, le idee ci sono e sono concrete. Queste resteranno però gocce nel mare se non ci saranno interventi significativi a partire dalle alte sfere. E’ tempo di agire ed è tempo di farlo insieme. Che quella che stiamo vivendo sia una crisi strutturale che richiede cambiamenti forti nel mondo dell’imprenditoria è ormai chiaro e siamo qui anche per dire che non ci spaventano. E’ piuttosto questa immobilità a non farci dormire la notte, questa solitudine che noi imprenditori avvertiamo di fronte a una politica che non riesce a produrre soluzioni vere, utili, concrete. E’ chiaro per tutti che le piccole-medie imprese sono alla base del nostro tessuto sociale e che se saltano quelle saltano intere famiglie o c’è ancora qualcuno che non l’ha capito? E’ chiaro il valore sociale, oltre che economico, che hanno le PMI?

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Da parte nostra speriamo davvero che sia l’ultima volta che ci troviamo costretti a scendere in piazza per denunciare non solo la gravità della quotidianità delle piccole e medie imprese, ma soprattutto per denunciare l’immobilismo che la circonda. Lo abbiamo fatto lo scorso 1° maggio dicendo “Non vogliamo morire: le banche ci diano ossigeno e lo Stato paghi i suoi debiti”. Pensavamo di essere stati chiari: qualcosa si è mosso ma non abbastanza e con tempi e modi ancora una volta troppo tortuosi. Oggi riproviamo a “dare la sveglia”. Questo paese non può farcela se non riparte con un programma serio di ricostruzione della sua economia. Non c’è più tempo per rimandare, per sperare in una naturale ripresa dell’economia. Non c’è più ossigeno. Noi ci siamo e siamo pronti a fare la nostra parte ma il sistema delle Pmi non può continuare a sostenere, da solo, questo paese. Cosa fa la politica per le imprese? Quella politica che troppo spesso dimentica il sistema delle PMI, privilegiando nelle relazioni come nei provvedimenti quel modello postfordista ormai superato dalla storia e dalla realtà di tutti i giorni! Basta con i soliti schemi che non danno soluzioni alle nostre imprese, basta con i provvedimenti che danno speranze che vanno poi deluse. Penso al terremoto dove le difficoltà per accedere ai fondi per la ricostruzione sono ancora troppe, basti pensare che la Regione ha emesso sino ad oggi più di cento ordinanze per fissare criteri di accesso e modalità di funzionamento dei contributi. A me paiono davvero troppe! Evidentemente lo Stato ha reso tutto troppo complicato! E che dire del tanto agognato provvedimento per lo sblocco dei pagamenti della Pubblica Amministrazione: lo abbiamo aspettato per tanto, tanto tempo. Poi è arrivato: non è ancora chiaro chi, come e quando i soldi arriveranno alle imprese! Nonostante le ripetute denunce si continua a parlare in questo provvedimento di certificazione del credito. Quando l’ho letto non mi è parso vero: la CNA, a tutti i livelli ha ricordato a gran voce che i sub appaltatori non possono presentare la certificazione del credito. Ebbene, ancora una volta questo elemento è contenuto in un provvedimento che avrebbe dovuto concederci un po’ di tregua! Caro Governo, caro Parlamento – e mi rivolgo ai parlamentari presenti di tutti gli schieramenti – cari Sindaci e rappresentanti delle Istituzioni Locali, così non va! Dobbiamo assolutamente fare squadra in un’ottica di ricostruzione della nostra economia, per aiutare i settori più in crisi a recuperare livelli di produzione che evitino il tracollo che, attenzione, non è solo economico e sta diventando fortemente sociale. La nostra provincia sta perdendo quei livelli di benessere che avevamo costruito grazie a una forte coesione sociale, che sempre più persone non sentono più. Quel valore aggiunto che ha caratterizzato i nostri successi nei decenni passati, si sta esaurendo. E questo è inaccettabile, oltre che molto pericolo. Insieme dobbiamo trovare i modi per fermare questa deriva. Le proposte CNA sono sul tavolo per iniziare una discussione che coinvolga tutti gli attori del territorio. Altre saranno ben accette, ma facciamolo subito e bene. Altrimenti rischiamo di arrivare troppo tardi! Care colleghe imprenditrici, cari amici imprenditori 5


GRAZIE, grazie davvero a tutti per la vostra presenza, oggi, e per il coraggio che dimostrate ogni giorno nel non mollare nemmeno di fronte alle difficoltà che in questi anni sono aumentate, giorno dopo giorno. Continuiamo a lottare… perché, insieme, ricominciare è possibile!

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