Anno scolastico: 2013/2014
Classe II B: Francesca Carta, Giulia Cossa, ,Emanuele Dechicu,, Filippo Fumagalli, , Arianna Loi, Mara Manca,, Moreno Masia, Giada Pedde, Marika Porcu, Simone Sedda, Marco Trogu, Andrea Virdis
Monteponi
LE RISORSE MINERARIE DELLA SARDEGNA Obiettivo Monteponi
Indice Ringraziamenti pag 2 Storia antica e medioevale delle miniere di Sardegna pagg.3-9 Storia moderna pagg. 10-12 Geografia di Monteponi pagg. 13-14 Minerali e Rocce di Monteponi pagg. 15-16 Sitografia pag. 17 Foto degli “Esploraponi� pag. 18
Ai nostri genitori
LE RISORSE MINERARIE DELLA SARDEGNA NELLA STORIA ANTICA La lavorazione dei minerali, e dunque il lavoro nelle miniere, risale in Sardegna a tempi remotissimi: antichi mercanti e conquistatori presero a frequentare le coste dell’Isola attirati dalle formidabili ricchezze del sottosuolo sardo.
LA PREISTORIA La lunga storia mineraria della Sardegna ha inizio intorno al sesto millennio a.C. con l’attività di estrazione dell’ossidiana, alle pendici del monte Arci, nella parte centro-occidentale dell’Isola.
Il monte Arci fu uno dei più importanti centri mediterranei di estrazione e lavorazione di questo vetro vulcanico, in quest’area, infatti, sono stati individuati almeno 70 centri di lavorazione e circa 160 insediamenti stabili e temporanei dai quali l’ossidiana veniva poi esportata verso la Francia
meridionale e l’Italia settentrionale. La posizione geografica dell’Isola, ma anche il suo patrimonio minerario, attrassero tra il X e l’VIII secolo a.C. i mercanti fenici, ai quali, attorno alla metà del XV secolo, subentrarono i cartaginesi. Fenici e Cartaginesi si insediarono stabilmente nell’Isola, colonizzandola e sfruttando ampiamente le ricchezze minerarie. Un’intensa attività metallurgica, sia estrattiva che fusoria, è testimoniata dal punto di vista archeologico, presso i ricchi giacimenti metalliferi del Sarrabus, costituiti da minerali composti da ossidi e solfuri di ferro, rame e piombo.
L’EPOCA NURAGICA Sotto la spinta delle intense relazioni commerciali e degli scambi tecnologici, i nuragici conoscono una fase di grande prosperità economica. Infatti all’interno dell’Isola vi è un’intensificazione dei circuiti commerciali e i rapporti transmarini vedono l’apertura della rotta verso le coste dell’Etruria (IX secolo a.C.). In questo periodo risultano molto stretti i rapporti con l’Etruria, dove i centri di Populonia e Vetulonia gestivano lo sfruttamento e lo smercio delle ingenti risorse minerarie provenienti dall’Isola d’Elba e dalle colonie Metallifere. I reperti sardi in Etruria sono armi, bronzetti, vasellame di bronzo. I reperti etruschi in Sardegna sono spade, asce, rasoi, lunati e fibule.
L’EPOCA GRECA Le prime frequentazioni della Sardegna da parte dei Greci, più precisamente dei Micenei, si collocano intorno al 1400 a.C. e furono motivate dalle ingenti risorse minerarie, in precedenza ciò che attirava gli stranieri in Sardegna era la presenza di ossidiana, mentre adesso (1400 a.C.) erano il piombo e il rame ad attirare i mercanti del Mediterraneo orientale. Le più antiche attestazioni della presenza dei Micenei provengono da insediamenti in corrispondenza di importanti distretti minerari. Nell’Iglesiente sono state rinvenute alcune perline in “FaÏence”. Nel nuraghe Arrubiu di Orroli è stato rinvenuto il più antico reperto ceramico miceneo in Sardegna, un “alabastron” dipinto nel 1400 a.C. All’interno del Paese vi erano controlli militari per l’accesso alle aree metallifere. Gestivano l’estrazione del minerale e la lavorazione del metallo. Intorno al 1200 a.C. i drammatici avvenimenti storici portarono alla distruzione di tutte le più importanti roccaforti micenee. L’eredità dell’Impero miceneo venne assunta dai piccoli regni dell’Isola di Cipro. Per questo motivo sul finire del secondo millennio a.C. si intensificarono le attestazioni cipriote in Sicilia e in Sardegna. In Sardegna i legami con Cipro sono documentati da lingotti di rame dalla caratteristica forma detta “a forma di bue”, dalla strumentazione in bronzo, dagli attrezzi a doppio tagliente e da oggetti in bronzo come
calderoni per la bollitura rituale della carne, degli specchi ecc… Tutto ciò testimonia la trasmissione di tecnologie legate alla metallurgia e alla metallotecnica.
EPOCA ROMANA Nel 238 a.C. inizia in Sardegna l’epoca della dominazione romana. Infatti Cartagine, in seguito alla sconfitta subita nella prima guerra punica, e alla ribellione dei mercenari stanziati sull’Isola, fu costretta a fare formale cessione dell’Isola a Roma.
I sistemi di coltivazione delle miniere, in epoca romana, consistevano nello scavo di pozzi verticali profondi anche oltre 100 metri; i lavori erano condotti, servendosi di soli utensili manuali e talvolta del fuoco, per disgregare la roccia. In tarda epoca romana la produzione mineraria sarda diminuì, mentre in pochi giacimenti l’attività continuava per soddisfare le limitate necessità del mercato isolano.
EPOCA MEDIOEVALE – 476 d.C. 1300 d.C. In seguito alla caduta dell'Impero romano d'Occidente le vicende storiche della Sardegna si allontanarono da quelle della penisola italiana. Dopo la breve parentesi costituita dall'occupazione vandalica, l'isola cadde sotto il dominio bizantino. Fu sotto il dominio bizantino che la produzione mineraria e l'attività metallurgica registrarono una certa rinascita e l'argento tornò ad essere uno dei principali prodotti d'esportazione della Sardegna, sebbene intorno all'anno 700 i traffici commerciali nel Mar Mediterraneo diventassero oltremodo difficili a causa delle scorrerie dei saraceni. Per la Sardegna le continue scorrerie degli arabi lungo le coste costituirono, per un lungo arco di tempo, un pericolo costante, che provocò lo spopolamento di vaste aree costiere e lo spostamento della popolazione verso aree più interne dell'isola. Della storia mineraria del periodo giudicale, non
esistono che pochi documenti, è però lecito pensare che l'attività estrattiva non sia stata del tutto abbandonata. Nel 1131 il giudice Gonario di Torres donò la metà dell'Argentiera della Nurra alla chiesa primaziale di Santa Maria di Pisa, a testimonianza dei legami politici sempre più stretti tra i deboli stati sardi ed il comune toscano. Negli anni intorno al 1326 Pisa perse i suoi domini in Sardegna a favore della corona di Aragona. La perdita dell'isola ma soprattutto delle sue rimesse in argento, rappresentò l'inizio della decadenza per la città Toscana pressata sul continente dalle rivali Lucca e Firenze. La corona aragonese avocò a sé i diritti inerenti allo sfruttamento dei ricchi giacimenti dell'argentaria al fine di evitare che per le ricchezze minerarie della zona si scatenassero dispute tra i nobili aragonesi. Il livello dell'attività estrattiva in questo periodo risulta essere notevolmente ridotto se paragonato a quello che si era riscontrato sotto la dominazione pisana. In seguito alla conquista totale dell'isola, gli aragonesi cercarono di dare nuovo slancio all'attività di estrazione dell'argento: furono alleggeriti i dazi, le tasse e i diritti della corona sui metalli. Tale politica però non riuscì a riportare le miniere sarde al passato splendore. Sotto la dominazione aragonese prima e spagnola poi, l'attività mineraria conobbe una continua decadenza; la Sardegna che per secoli era stata tra le più importanti aree di produzione dell'argento finì per importare il prezioso metallo il quale ormai arrivava in ingenti quantità dai possessi spagnoli del nuovo mondo.
STORIA MODERNA Monteponi nacque come villaggio di minatori dopo il 1850, anno in cui la zona mineraria fu data in concessione dallo stato ad una societĂ privata. In quel periodo vennero realizzate strade, edificati gli alloggi per i minatori e gli spacci commerciali necessari alla vita della comunitĂ , la palazzina "Bellavista", (realizzata nel 186566) in posizione dominante sulla vallata e circondata da alberi, sede della Direzione della Miniera e di abitazioni dei dirigenti, la chiesa (successivamente demolita). Contemporaneamente vennero realizzate le opere per il funzionamento della miniera. I pozzi piĂš importanti sono: il Pozzo Vittorio Emanuele, scavato nel 1863, che serviva per la discesa e la risalita dei minatori e del minerale estratto ed il Pozzo Sella, realizzato nel 1874, che ospitava le pompe per l'eduzione delle acque sotterranee. Nel 1904 venne costruita la Foresteria della Miniera. Dopo la prima guerra mondiale venne completata la costruzione di altri edifici di servizio: l'ospedale, l'asilo, la scuola. Nel 1945 venne inaugurata la nuova chiesa parrocchiale realizzata dalla trasformazione della Casa del fascio (1936) con la eliminazione di alcune parti e l'aggiunta del campanile e di un timpano geometrico. Documento miniera 1934 http://www.youtube.com/watch?v=DtQt-fSHdgk
Nel dopoguerra vi fu una ripresa, e, nel 1950, furono scavate nuove gallerie e costruito un villaggio per gli operai e impiegati, e nuovi macchinari per il trattamento dei minerali estratti. Successivamente, per la miniera subentrarono momenti di grande incertezza: mancavano molti materiali, come i lubrificanti, e il denaro per pagare i minatori. Dal 1997, la palazzina Bellavista fu sede dell’Università del Sulcis-Iglesiente dove furono attivati tre corsi di laurea che sono stati progressivamente chiusi negli ultimi anni, a seguito di una razionalizzazione dei corsi dell’Università. La palazzina è tuttora sede di alcuni Master e Dottorati di Ricerca.
Nella foresteria un'intera parete del salone è decorata con un affresco di Aligi Sassu, realizzato nel 1950 e restaurato nel 1997. Il dipinto mostra i lavoratori nudi contrapposti alle gallerie che accolgono i minatori moderni, sovrastate dal paesaggio industriale. A valle, al di là della strada statale, fin dagli anni venti del Novecento, è stato insediato Monteponi-scalo con lo stabilimento per l'acido solforico, in cemento armato e mattoni. A monte, sempre lungo la SS 126, è visibile il
suggestivo accumulo di fanghi rossi, oggi vincolato dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali di Cagliari, derivante dalle scorie del trattamento elettrolitico dello zinco, provenienti dalla miniera soprastante. Monteponi, attualmente, fa parte del parco geominerario IGEA che, recentemente, è stato commissariato e che è diventato scenario della protesta degli ex operai della Rockwool che si sono rinchiusi all’ interno della Miniera e che stanno manifestando dal mese di novembre 2013, e ancora oggi, durante la stesura di questo documento (maggio 2014): http://www.videolina.it/video/servizi/62721/i-sepolti-vividella-rockwool-noi-dimenticati-da-tutti.html
Geografia di Monteponi
Monteponi (39°N; 8°E) è una frazione del comune di Iglesias, nella provincia di Carbonia-Iglesias, in una vasta area boschiva. Si trova ad una altitudine media di 200 metri s.l.m. Da Macomer, percorrendo la SS 131, si raggiunge Iglesias. La miniera di Monteponi si raggiunge dalla via Cattaneo, alla fine dell'abitato, lungo la SS 126. Una strada interna costeggia alcune costruzioni, tra le quali la foresteria, prima di giungere ad un vasto piazzale dove sorgono sia edifici di servizio sia l'ingresso alla miniera. La miniera fa parte del primo parco geominerario al mondo riconosciuto dall'UNESCO. Nel Sulcis Iglesiente si concentra l'area più estesa per varietà e diffusione delle attività minerarie
svolte negli ultimi secoli: miniera di Rosas a Narcao, la Galleria Henry a Buggerru, Porto Flavia presso Masua, la Miniera di Monteponi.
Etichetta verde: Monteponi, etichetta rossa B: miniera Marganai, etichetta rossa D: miniera San Giovanni «[…] A sud-ovest di Iglesias si trova Monteponi, a circa 1116 piedi d’altitudine, dove esiste una grande miniera di piombo e da qui si può prendere lo spunto per tracciare una panoramica generale sui minerali dell’Isola. Sebbene non ci siano riferimenti certi nella storia antica, esistono prove evidenti che dimostrano come le miniere fossero ben note e che sono state sfruttate. Un silenzio assoluto grava sull’ipotesi che siano state conosciute dai Fenici ma non è improbabile che questi intrepidi mercanti avessero ignorato le ricchezze vicine a loro mentre si spinsero verso quelle dell’Andalusia e della Cornovaglia. In tempi successivi, i nomi delle antiche città, quali Metalla, Feraria, Feronia, Plumbea, Argentaria, come pure quelli di diverse montagne, attestano che furono possedimenti romani e sono ancora evidenti le tracce delle lavorazioni che vi sono state eseguite. La zona del Logudoro - secondo 1’interpretazione di taluni il Logu d’oro, il luogo dell’oro - potrebbe essere stata così denominata, con molta probabilità, per il fatto di essere stata un possedimento della famiglia Doria». John Warre Tyndale (Da L’Isola di Sardegna di J. W. Tyndale traduzione di Lucio ArtizzuEd. Ilisso,Nuoro, 2002)
I Minerali I minerali caratteristici di questi giacimenti sono: Galena (solfuro di piombo), Blenda (solfuro di zinco), Pirite (solfuro di ferro) e Marcasite (solfuro di ferro). Sono spesso presenti anche minerali di bassa temperatura come Fluorite e Barite. La maggior parte dei minerali è il risultato della combinazione di piÚ elementi, legati tra loro in un composto chimico come la blenda e la galena.
Blenda
Galena
Fluorite
Barite
Marcasite
Pirite
Le Rocce Le rocce carbonatiche, caratteristiche di Monteponi, rappresentano circa il 18% di tutte le rocce sedimentarie. Si suddividono in Calcari, composti in prevalenza da Calcite e Dolomie. Rocce a composizione mista prendono il nome di calcari dolomitici o dolomie calcaree a seconda delle percentuali dei 2 componenti. La genesi dei calcari è invece legata prevalentemente al mondo della biosfera, originandosi dall’accumulo di scheletri e gusci di organismi morti o per deposizione diretta di Carbonato di Calcio ad opera di organismi incrostanti come le alghe rosse o costruttori di scogliere come coralli, spugne e briozoi. Possono formarsi anche per precipitazione chimica diretta in ambiente continentale da salamoie o laghi temporanei in forte evaporazione e in questo caso assumere una tessitura cristallina ed essere associate ad altri minerali di origine evaporitica come Gesso, Anidrite o Alite. Esistono rocce carbonatiche di origine evaporitica che acquisiscono una decisa tessitura cristallina. Il giacimento di Monteponi è un tipico M.V.T. deposits (Mississippi Valley Type), cioè formatosi durante l'evoluzione di rocce carbonatiche paleozoiche (542- 251 milioni di anni fa). I giacimenti M.V.T. si sono deposti in seguito a compattazione di fluidi mineralizzati all'interno di carsismi, brecce e porosità delle rocce carbonatiche ospitanti. I fluidi spremuti sono migrati in vie di transito acquisendo metalli e calore e facendo precipitare i solfuri.
Sitografia
1. www.sardegnacultura.it 2. www.sardegnaminiere.it 3. www.sardegnaturismo.it 4. www.wikipedia.it 5. www.defilippisfotogallery.eu/miniere_abbandonate_15 .htm 6. www.carboniaiglesias.net 7. www.googlemaps.com 8. Foto: http://pierluigimontalbano.blogspot.it/ 9. Video: http://www.videolina.it/video/servizi/62721/isepolti-vivi-della-rockwool-noi-dimenticati-da-tutti.html
“Gli Esploraponi” all’ ingresso della Miniera
Da sinistra: Marco Trogu, Mara Manca, Francesca Carta, Marika Porcu, Arianna Loi, Emanuele Dechicu, Giulia Cossa, Andrea Virdis, Giada Pedde, la prof.ssa O. Cadoni. Fotografia delle prof.ssa R. Cardone In questa foto non sono presenti: Filippo Fumagalli, Moreno Masia, Simone Sedda