Il pass o l o d n e p del
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In quale film Charlot mangia voracemente una scarpa?
Che cos’è e dove si trova Chaplin’s World?
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Che cosa lega Spencer Charlot?
Questa storia mette addosso voglia di cinema. Anche di cinema muto?
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€ 8,50
Charlie Chaplin
E prima di provarle sul set, le disegnava su un taccuino?
Dai 10 anni
Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d).
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Chaplin ha buttato giù le prime idee guardando i genito ri?
Il passo del pendolo
Quello dal sorriso disarmante, dalla risata nervosa e conturbante. Quello impacciato e schivo, quello sbarazzino e sfrontato. Quello che arranca nei ciabattoni e quello che piroetta vertiginosamente. Quello chi? Ma Charlot, il mitico Charlot, protagonista assoluto della storia del cinema, che rimane di un’attualità palpitante nel segno dell’avventura e del fuoco d’artificio delle sue pensate. È così sul set, ma già anche a scuola: parola di Spencer, un ragazzo che, con lo svilupparsi della trama, svela il vortice inventivo di Charlot ai compagni di allora e di adesso, talmente catturati da sentirsi complici delle sue trovate fulminanti e delle sue gag irresistibili.
T O L R A CH o
Ferdinando Albertazzi
Torinese di Bologna, Ferdinando Albertazzi firma per i bambini la serie pluritradotta di Camilla (Il Battello a Vapore) e per i ragazzi storie di amicizia “vestite” di Giallo (ultimo titolo Scomparso, pubblicato da Electa Mondadori). Su Tuttolibri, settimanale culturale del quotidiano La Stampa, cura una rubrica di letture per i piccoli e i giovani.
Storie di talenti eccezionali per scoprire il genio che è in te
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Geni si Nasce o si Diventa?
Ferdinando Albertazzi
Ferdinando Albertazzi
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Leggendo il libro, troverai le risposte.
Charlie Chaplin
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Charlie Chaplin
Editor: Patrizia Ceccarelli Coordinamento di redazione: Emanuele Ramini Grafica e impaginazione: Valentina Mazzarini Copertina: Mauro Aquilanti Illustrazione di copertina: Paolo D’Altan Ufficio stampa: Salvatore Passaretta 1a Edizione 2017 Ristampa 5 4 3 2 1 0 2022 2021 2020 2019 2018 2017 Tutti i diritti sono riservati © 2017
Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 - 60037 - Monte San Vito (AN) e-mail: info@grupporaffaello.it www.grupporaffaello.it e-mail: info@raffaelloragazzi.it www.raffaelloragazzi.it Printed in Italy L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti. È vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essa con qualsiasi mezzo, compresa stampa, fotocopia, microfilm e memorizzazione elettronica, se non espressamente autorizzata dall’Editore.
Ferdinando Albertazzi
C H A R LOT Il passo del pendolo
Disegni di scena di Matteo Cordero Taccuino delle curiositĂ di Claudio Facchetti
Si era fatto un’idea della felicità: l’aveva avuta in povertà e l’aveva elaborata in miseria. Raymond Queneau
A Graziella Fugacci Tosi nella persistenza del suo sorriso leggero, dei suoi gesti carezzanti.
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Un universo speciale
“Come vado in geografia?” Un mito, ovvio! Nonono, c’è poco da ridere! E così sguaiatamente poi!... La volgarità mi deprime, non la sopporto. Va bene, mi sono allargato, e allora? Non lo sto dicendo a voi lettori, bensì ai miei compagni, che non me ne fanno passare una… Insomma: in geo me la cavicchio anche perché con Miss Clarenton, la prof, non c’è scampo. Mi tiene incollato nel centro del mirino e in ogni secondo di ogni minuto di quelle interminabili ore, sento il suo fiato sul collo. Be’, fiato sarebbe uno scherzo, il fatto è che sul mio collo ci sono piuttosto i segni dei suoi morsi, e che morsi! Soprattutto adesso che stiamo studiando l’Italia. – Sono innamorata dello Stivale – ha detto lei una volta con occhi sognanti. Io, invece, vado in bambola alla grande e lo stivale mi sta sul gozzo da quando mi sono beccato una pedata sul sedere da uno stivale, che mi ha fatto vedere le stelle. 7
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E non era la mia costellazione preferita, proprio per niente… – Di quale fiume è affluente, il Po? – mi ha chiesto l’altra mattina. A bruciapelo, d’altronde quella si diverte a farmi venire il cuore in gola. Mi aveva lanciato l’amo e neanche avvolto dalle fiamme io avrei sentito puzza di bruciato. Così ho abboccato: ho rimuginato che se il Po è il fiume più lungo d’Italia (forte, vero?), potrebbe allungarsi oltre confine e gira di qua, gira di là, un fiume in cui gettarsi magari l’ha trovato. Perciò: “Del Danubio!” ho esclamato, la voce accesa di chi sta facendo bingo. Sapevo che il Danubio è uno dei fiumi più importanti d’Europa e mi ci sono buttato. Solo che in quelle acque lì, del Po o del Danubio che fossero, non sapevo nuotare. Difatti la perfida ha sfoderato tutto il suo repertorio di quando ti vuole far capire che hai toppato di brutto, che sei un caso disperato. Mi ha gelato con un’occhiataccia disgustata, inarcando le sopracciglia e sospirando. Per un po’ è rimasta a guardarmi senza aprire bocca, mentre io cercavo freneticamente nel cesto delle alternative: vuoto come un bicchiere sfondato. E intanto la classe era tutta un ridacchiare sarcastico. Miss Clarenton ha sventolato l’indice: non passa. Ha sospirato di nuovo, si è armata di “santa pazienza”, dice lei, e ha spiegato che: “Il Danubio nasce in Germania, nella Foresta Nera. Precisamente a Donaueschingen, nel punto in cui il Brigach e il Breg, due piccoli fiumi, 8
Un universo speciale
congiungono le loro acque. Nel suo corso, attraverso dieci Paesi, bagna quattro capitali ed è effettivamente uno dei fiumi più importanti d’Europa. Per lunghezza, secondo soltanto al Volga”. “Questa, almeno, l’ho azzeccata, tiè!” mi sono detto, ma era un quadrifoglio sperduto in un mare di trifogli. Non contento della figuraccia, ho rincarato la dose. – E se il Danubio avesse anche una nascita virtuale, dentro i confini italiani? Non è possibile che chi ha deciso per la Foresta Nera abbia preso una cantonata, o non abbia considerato questa eventualità? Perfino ai sapientoni può capitare, devo essere solo io a non contarla mai giusta? Mettiamola così: un ramo sotterraneo del Po a cui nessuno ha per adesso fatto caso… – Già: aspettavamo tutti te, per correggere una geografia sbagliata – ha sibilato la prof, la voce come una zampata della leonessa con le unghie più aguzze di tutta la savana. Dopo un lunghissimo silenzio spaccatimpani ha gettato un altro amo, spingendo su gli occhiali che le erano scivolati sulla punta del naso. – Passiamo alle montagne, vediamo se te la cavi meglio. C’è una cima famosa, che svetta su una delle località sciistiche più frequentate della Valle d’Aosta, dove… – Il Cervone! – sono saltato su, senza lasciarla finire. Ne ero sicuro e volevo segnare un punto grosso come Giove a mio favore. 9
Un universo speciale
– Il che? – ha replicato lei, sbigottita. – Il Cervone – ho ribadito, a voce più alta ma un po’ incrinata. – Avete sentito, ragazzi? Abbiamo una nuova montagna, o forse c’è sempre stata e noi non ce ne siamo accorti. Grazie, Spencer, grazie davvero di questa rivelazione straordinaria! Se almeno conoscessi il significato del tuo nome, certe figuracce te le risparmieresti. – Purtroppo no, non lo conosco – ho ribattuto, a testa bassa. – Spencer significa “dispensatore di provviste”. Di provviste, non di stupidaggini… Era implacabile. Di più: inesorabile. Ancora di più: superkiller. E la classe giù a ridere: in quei momenti lì, i compagni ci godono a seppellirti sotto una montagna. Non come quella, bensì di sterco. – Se non è il Cervone, allora non saprei. Ho mostrato il collo come il lupo che si arrende, aggrappandomi all’unico spuntone friabile di una roccia. – Si chiama Cervino. Cer-vi-no, Spencer, non Cervone! – ha sbuffato la vipera, con uno sguardo di pura commiserazione. – A me è parso Cervone perché lo stavo guardando con la lente d’ingrandimento. Era bello grosso, Miss Clarenton: mi ha mandato in confusione… Ho tentato il tutto per tutto, ma sono soltanto riuscito a dare gli ultimi colpi di pala alla fossa che mi stavo scavando da solo. E mi ci ero fiondato con un salto 10
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olimpionico. Però la prof non ha il senso dell’umorismo e non ha applaudito: le erano venuti gli occhi da drago, perciò guai a fiatare. Almeno quelle mezze tacche dei miei compagni si sono ben guardati dal mettersi a ridere, mentre lei mi stava mandando al posto rifilandomi un voto siberiano. Comunque, ditemi voi: non è stata una genialata? Mi era venuta e l’avevo spiattellata senza pensarci, mi sembrava una trovata da campione e invece rimango un campione in incognito, perché una soddisfazione che è una la prof non vuole darmela. Anzi: ci trova gusto a umiliarmi, quella megera! Giù la maschera, tanto l’avete capito: in geografia sono una frana che più frana non si può, una schiappa irrecuperabile. D’altronde neppure nelle altre materie gareggio per i gradini più alti del podio. Lo vedo con il binocolo, il podio, un paio di volte l’anno se è bisestile... Non credo di essere ritardato e nemmeno particolarmente stupido, ma a scuola funziona così, punto. Tuttavia non mi sono mai fatto bocciare, non sono ancora incappato nei “torna alla casella di partenza” come succede a Monopoli. Per il rotto della cuffia, certo; per la buona volontà, in fondo. Di sicuro dei prof, non mia… A diversi insegnanti sono simpatico e questo dà ossigeno al “percorso scolastico”, come si dice. Meno male, perché questa delusione a mamma e papà riesco a non darla. Non la meriterebbero: per me fanno davvero tanto 11
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e se addirittura mi facessi bocciare, non mi rimarrebbe altro che sprofondare fino al centro della Terra. In ogni modo vi faccio una rivelazione da urlo: pur essendo la mia bestia nera, la geografia è una delle mie materie preferite. Dico sul serio, la metterei addirittura in cima alla lista. Al netto della tara, con tutta l’onestà di cui sono capace, la geografia è la materia che, di quando in quando, seppure molto di rado, mi accende la curiosità. Non saprei spiegarne il motivo, ma sono attratto dai confini: mi dilungo a osservare i bordi delle Nazioni e intanto fantastico, mi perdo a immaginarli un po’ spostati, un chilometro più a sinistra o due più a destra. È come se modellassi i Paesi con il pongo e, siccome li ho ridisegnati io, mi piace intrufolarmi nelle regioni per scoprirne gli habitat e le caratteristiche. Questo giochetto lo faccio con tutti i Paesi del mondo. Tutti eccetto uno, perché quello soltanto è meraviglioso così com’è. Mi ha stregato e adesso mi diverto un po’ io: ve ne racconto i confini e vediamo come ve la cavate voi saputelli, che fin qui vi siete piegati in due dal ridere per le mie fregnacce. Siete pronti? Allora allacciate le cinture: si decolla! Il mio Paese del cuore confina: – A nord, con una bombetta lisa e malconcia. Chissà quanti sederi l’hanno schiacciata, però ha tenuto botta e la forma della bombetta è rimasta. – A sud, con due scarpacce raccattate nel cassonetto. 12
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Due ciabattoni smisurati, con la suola rosicchiata dai topi, e i laccetti… A dire la verità non so mica se li hanno, i laccetti! – A est, con… Però potrei dire “a ovest” e sarebbe lo stesso: il confine è segnato da un bastone da passeggio, passato vertiginosamente da una mano all’altra. Così sembra che il Paese che c’è dentro ruoti per conto proprio, in barba alla rotazione della Terra. Ho detto “Paese”, ma sarebbe riduttivo perfino definirlo pianeta: c’è un universo speciale dentro questi confini senza confini, un territorio unico e straordinario, il più imprevedibile che si possa immaginare. Ci siete? Non ancora? Non fa niente, se brancolate nel buio mi fate tenerezza e ve lo servo su un piatto d’argento: dentro c’è lui, l’inarrivabile Charlot. “E tu come fai a conoscerlo così bene?” mi chiederete. Intanto non voglio tirarmela e chiariamo subito che “bene” è una parola grossa, smisuratamente grossa. Del resto come si potrebbe conoscere “bene” un furetto imprevedibile qual è lui? Sto cominciando a conoscerlo, questo sì: di giorno in giorno, a piccoli passi mi avvicino a lui. E non è per niente semplice, perché parla con il contagocce e commenta ogni frase, ogni osservazione, ogni… Insomma tutto, ma proprio tuttotutto, con un’infinità infinita di espressioni del viso, di gesti, di scatti repentini, di 13
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movimenti del corpo. Così frenetici, a volte, che se di tanto in tanto non distogli lo sguardo, ti gira la testa. Senza contare le raffiche di occhiate inquiete, sorprese o ammiccanti, di trasalimenti, che ti lasciano con il fiato sospeso; di incupimenti che ti spezzano il cuore. Come dicevo, sto imparando a conoscerlo e non è una passeggiata. Tuttavia non potrei farne a meno, mi piace un sacco e del resto mi viene spontaneo, perché… Volete saperlo, eh, curiosoni! Potrei tenervi sulla corda, ma sono buono. Ho detto che mi viene spontaneo, perché Charlot è il mio compagno di banco.
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