Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE, GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).
Nell’Eneide, il poema latino per eccellenza, ci si appassiona per storie di amicizia e d’amore, ci si trova invischiati in duelli epici, decisi a volte anche dagli Dei, si parteggia ora per un personaggio ora per l’altro.
Un tuffo nella storia
L’ENEIDE
L’eroe troiano Enea riesce a fuggire dalla sua città ormai in fiamme e, insieme al figlio Julo e al vecchio padre Anchise, intraprende un viaggio avventuroso fino alle coste del Lazio, seguendo il destino che gli Dei gli hanno riservato. Nel corso del racconto si incontrano personaggi straordinari: la Sibilla, Polifemo, la regina Didone, Polidoro, Caronte, i due amici Eurialo e Niso, la guerriera Camilla, il re Latino, sua figlia Lavinia, infine Turno, re dei Rutuli, il grande nemico di Enea. E poi si fa la conoscenza con alcuni strani esseri, tra cui le Arpie (mostri metà donne e metà uccelli), Scilla e Cariddi (guardiani dello stretto di Messina), il cane a tre teste Cerbero.
Claudio Elliott scrive romanzi per ragazzi e bambini. Nato in Australia, vive fin da ragazzo in Italia, e attualmente insegna in una scuola media di Potenza. In questa collana ha pubblicato “Il barcone della speranza”, che ha come tema l’emigrazione clandestina, e “I giorni della Tartaruga”, storia di bullismo e disagio giovanile.
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Claudio Elliott
AL TEMPO DI VIRGILIO
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Claudio Elliott
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L’ENEIDE
Per volare con la fantasia
AL TEMPO DI VIRGILIO
Collana di narrativa per ragazzi
Redazione: Emanuele Ramini
Ufficio stampa: Salvatore Passaretta Team grafico: Letizia Favillo
Ia Edizione 2011 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1
2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012
Tutti i diritti sono riservati © 2011
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Claudio Elliott
L’Eneide Illustrazioni di
Giulia Bracesco
Il viaggio di Enea
Tutto iniziò con un incendio
La lunga guerra tra
l’angolo del...
Greci e Troiani si tra- La guerra di Troia era scopscinava ormai da dieci piata perché il principe troiaanni. Più che una guer- no Paride aveva rapito Elena, moglie del re greco Menelao. ra, era un assedio, con Viene narrata nell’Iliade. battaglie che si susseguivano quotidianamente e senza interruzione. Piccole battaglie che non decretevano mai il vincitore. Le guardie della città di Troia osservavano ormai esasperate l’accampamento greco ai piedi delle mura: i Greci stavano sempre lì, come se avessero messo le radici in quel territorio. Una mattina le sentinelle troiane si accorsero, con stupore, che la piana era vuota: le tende erano state levate. Incredule, si stropicciarono gli occhi non credendo a quello che vedevano: i nemici greci sembravano finalmente scomparsi.
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Le sentinelle, sempre più stupite e convinte di essere davanti a un miracolo, volsero lo sguardo al mare: le navi dei Greci non c’erano più neanche lì! Ben presto tutti i Troiani furono informati: i Greci avevano levato l’assedio ed erano partiti. Si erano arresi dopo dieci lunghi anni. Unico segno della loro presenza, era un gigantesco cavallo di legno abbandonato sulla spiaggia. L’euforia dilagò irrefrenabile e i capi di Troia decisero di portare il cavallo dentro le mura della città: sarebbe stato il segno della loro grande vittoria, grazie al quale anche in futuro tutti si sarebbero ricordati della lunghissima guerra. Il sacerdote Laocoonte fu l’unico a opporsi a quella decisione. Implorò i suoi concittadini di non spostarlo, dicendo: - I Greci non sono mai stati generosi e se ci fanno un regalo così bello, c’è di sicuro sotto un inganno. Non dobbiamo fidarci di loro assolutamente! Non ricordate quanto è furbo Ulisse? Vi scongiuro, non portate il cavallo dentro le mura! Nessuno però lo ascoltò. Era così grande la gioia, che i soldati legarono il cavallo e lo trascinarono dentro la città, abbattendo addirittura una delle porte per farlo passare.
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Laocoonte imprecò per la rabbia e scagliò la sua lancia contro il fianco del cavallo: questo, rimbombando, emise un suono vuoto e terrificante, segno di prossima sciagura. Il sacerdote si allontanò e andò verso la spiaggia: qui, tra la sorpresa e il raccapriccio dei presenti, un enorme serpente marino, uscito dalle acque, lo avvolse nelle sue spire assieme ai due figli e li trascinò nelle profondità del mare Egeo. Era un chiaro segnale che qualcuno fra gli dei voleva punire Laocoonte per le sue parole. Il cavallo di legno fu quindi portato proprio al centro della città, in segno di vittoria. Le ragazze e i ragazzi ci giravano attorno ballando e cantando come presi da una eccitazione sfrenata. Per tutta la notte si festeggiò: la felicità per la fine della guerra era contagiosa e nessuno voleva perdersi quella grandissima festa. Solo quando il sonno prese il sopravvento sull’euforia, le persone si ritirarono felici nelle case e i fuochi andarono spegnendosi. Enea, uno degli eroi troiani, non riusciva invece a prendere sonno: era felice per come si era conclusa la lunga guerra ma si sentiva poco tranquillo. Provava come un presentimento.
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SÏ, il nemico era partito, sua moglie Creusa dormiva tranquilla, e cosÏ il padre Anchise e il figlio Julo... ma lui era inquieto, molto inquieto. Alla fine la stanchezza lo vinse e si addormentò come tutti gli altri.