L'enigma di pagina 100

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L’enigma di pagina 100 Un giallo, due ragazzi e un vecchio libro

È nato a Roma e vive in una località molto vicina alla capitale. Scrive racconti per ragazzi e bambini da molti anni e alcuni suoi libri hanno ricevuto importanti premi e riconoscimenti.

Un giorno Alberto, durante una gita scolastica a Parigi, acquista un libro di avventure vecchio e ingiallito e… da quel momento la sua vita diventa un giallo. La pagina 100 custodisce da anni un misterioso e terrificante segreto che qualcuno, disposto a tutto, vuole assolutamente conoscere. Anche a costo di rapire e minacciare una ragazzina.

L’enigma di pagina 100

Maurizio Giannini

Rispetto ai suoi coetanei, l’undicenne Alberto ha una particolarità: ama tantissimo leggere e lasciarsi coinvolgere dalle storie più fantasiose e avventurose. Questa grande passione per i libri, che deve anche al bibliotecario del paese, suo zio Ivan, un omone grande e grosso, lo ha però allontanato sempre di più dai suoi compagni di scuola. Unica eccezione la dolce Xiaoxiu, dagli occhi a mandorla.

Maurizio Giannini

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L’enigma di pagina 100 Un giallo, due ragazzi e un vecchio libro

Un giallo, due ragazzi e un vecchio libro

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Online: approfondimenti e schede didattiche www.raffaellodigitale.it Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d).

€ 8,30

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788847 220720



Collana di narrativa per ragazzi


Editor: Paola Valente Redazione: Emanuele Ramini Progetto grafico e copertina: Mauro Aquilanti Impaginazione: Giacomo Santo Disegno di copertina: Sonia Cattaneo Approfondimenti: Maurizio Giannini Schede didattiche: Stefania Corinaldesi e Santina Agostini Ufficio stampa: Salvatore Passaretta

Ia Edizione 2014 Ristampa

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Tutti i diritti sono riservati © 2014

e–mail: info@ilmulinoavento.it http://www.grupporaffaello.it Printed in Italy

È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di ­questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.


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Capitolo

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Zio Ivan

Zio Ivan, a vederlo, faceva subito pensare a uno di quegli

omaccioni che sbrigano le loro faccende senza tante parole e risolvono tutto a suon di pugni, dato che Madre Natura li ha forniti di una forza non comune. Insomma, un tipo da discuterci il meno possibile. In effetti, zio Ivan, il pugile lo aveva fatto davvero quando era un giovanotto e lavorava come scaricatore per una ditta di pesce in scatola. A quel tempo viveva a New York e passava gran parte delle sue giornate al porto. Quando aveva finito di scaricare casse dalle navi andava in uno dei tanti bar malfamati a bere whisky e gin. Non c’era sera che non ci fosse una rissa e lui ci si trovava sempre coinvolto! Qualcuno aveva notato il suo pugno al fulmicotone e lo aveva convinto che il suo mestiere non era quello dello scaricatore. Zio Ivan aveva cominciato così ad allenarsi in una palestra. Tutti erano sicuri che sarebbe diventato un bel peso massimo che poteva aspirare perfino al titolo mondiale. Ma zio Ivan non era tagliato per mollare pugni e presto la sua carriera di pugile era finita. Tra l’altro s’era accorto che New York non era fatta per lui: s’era imbarcato su una nave che lo aveva portato in Africa… Là c’era stato parecchio tempo, facendo il coltivatore di banane, il cercatore di diamanti e chissà quali altri strani mestieri. Ma poi aveva scoperto che pure l’Africa gli stava 5


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stretta ed era partito per l’Australia dove aveva fatto anche il pilota di motociclette… Insomma, zio Ivan aveva girato il mondo in lungo e in largo e pareva proprio che nessuna parte fosse adatta per lui… Adesso aveva cinquantotto anni e lavorava nella piccola biblioteca del suo paese. La voglia di viaggiare sembrava essergli passata, e l’unica passione che gli era rimasta era quella delle motociclette, tanto da possederne una potentissima. Era un tranquillo bibliotecario perduto in un mare di libri. Ma era sempre grande e grosso. E quando spuntava fuori dagli scaffali della biblioteca, più di qualcuno faceva un passo indietro spaventato. Eppure chi lo conosceva bene era pronto a giurare che fosse la persona più buona, pacifica e gentile del mondo. Il primo ad affermarlo era Alberto. *** Alberto in biblioteca ci andava quasi tutti i giorni e non solo perché il bibliotecario era il fratello di sua madre. Quel mondo di carta lo aveva sempre conquistato, più dei giocattoli o dei cartoni animati. Certo, un po’ del merito era di zio Ivan, che era stato assunto quando lui non aveva ancora imparato a leggere. L’omone, che a forza di peregrinare da un continente all’altro non aveva trovato il tempo per sposarsi, s’era affezionato particolarmente all’unico nipote e non c’era giorno che non chiedesse a sua sorella di lasciargli per qualche ora quel frugoletto. Così il piccolo Alberto aveva trascorso una buona parte della sua prima infanzia nella biblioteca, tra quell’odore di fogli stampati, di copertine e muffa. Un profumo che a poco a poco gli era diventato familiare e caro. 6


Zio Ivan

Appena Alberto aveva imparato a decifrare i segni che traboccavano da quel miliardo di pagine conservate nelle sale della biblioteca, non aveva perso tempo. S’era subito impadronito di uno dei tanti volumi. – Guarda, Alberto, che questo qui è un libro un po’ difficile – lo aveva avvertito zio Ivan scoprendo che quel soldo di cacio aveva tra le mani un romanzo di Dickens. Il bambino s’era stretto nelle spalle, due spallucce più piccine del libro a cui si teneva abbracciato. – Il titolo mi piace, zio… Dev’essere bello… Alberto se l’era portato a casa e dopo qualche giorno s’era presentato davanti al grosso bibliotecario, il libro sempre stretto fra le esili braccia. – Dunque? – aveva fatto lo zio. – L’ho letto tutto. È una bella storia… Zio Ivan non pareva molto convinto che quel piccoletto avesse letto davvero fino all’ultima pagina un librone del genere che certi adulti lasciavano a metà. E così s’era divertito a interrogarlo. Alberto aveva risposto a ogni domanda, con precisione. – Caspita! – aveva esclamato l’omone grattandosi la barba quasi bianca. Ora Alberto frequentava la scuola secondaria di primo grado e dei libri che riempivano la biblioteca comunale del suo paese ne aveva letti davvero tanti. Nel frattempo la barba di zio Ivan era diventata tutta bianca come i pochi capelli che gli erano rimasti in testa. La pancia invece gli era cresciuta e gli traboccava vistosamente da sotto la cintura dei pantaloni, nascosta a fatica sotto il grigio spolverino da bibliotecario. Si può dire che Alberto, fra i ragazzi di Montepiccolo, fosse l’unico ad andare così spesso in biblioteca. Non che in quel paesino arrampicato su un colle tutti gli altri adolescenti fos7


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sero nemici dei libri, ma certo era più facile trovarli a zonzo per le strade o in piazza a giocare a pallone, quando era bel tempo, o nel negozio di videogame del signor Beppe, che a sfogliare libri nella biblioteca comunale. Che Alberto fosse un topo di biblioteca ormai era un fatto risaputo, e tutto ciò gli aveva creato attorno un alone di originalità. Anche fra gli adulti s’era sparsa la voce che il figlio della Gina, il nipote del bibliotecario, era un tipo un po’ strano. Bastava vederlo per rendersene conto. Girava sempre con un libro sotto il braccio, con quegli occhialetti rotondi e il viso tanto pallido come un foglio di carta! A scuola i compagni lo ignoravano. Alberto era nel suo banco, e pareva proprio che tutto quello che agli altri interessava a lui non piacesse. Le rare volte che partecipava alle discussioni cominciava sempre a parlare di cose noiose che sicuramente aveva trovato sui libri… Una barba! Questo isolamento lo aveva un po’ frustrato. Se i compagni di classe stravedevano per i cellulari, per i videogiochi e per altri svaghi simili e non accennavano mai a un personaggio di un libro o a una storia trovata in un racconto, voleva proprio dire che lui era anormale. “Forse è tutta colpa di zio Ivan” passò nella testa di Alberto. “Non doveva portarmi in mezzo a tutti quei libri quando ero piccolo! È come se avessi preso un virus che mi ha fatto crescere diverso dagli altri”. Scacciò subito questa brutta idea. Zio Ivan era sempre stato buono con lui e non aveva nessuna colpa. Fra i compagni ce n’erano due che più che ignorarlo lo disprezzavano. Del resto Bruno e Mirko, così si chiamavano, erano nemici dichiarati di tutto ciò che avesse una copertina e un po’ di pagine stampate. Probabilmente non avevano mai letto niente, tranne i libri scolastici, ma anche da quelli si tenevano a debita 8


Zio Ivan

distanza e più che leggerli si limitavano a sfogliarli. Avere dunque fra i piedi tutti i giorni un compagno di classe che durante la ricreazione restava seduto a leggere un libro era come una provocazione. L’alieno andava punito in qualche modo. Il sistema migliore, decisero i due, era impossessarsi dell’oggetto–causa, ovvero il libro. A metà delle lezioni Alberto aveva l’abitudine di andare in bagno e Bruno era maestro nello sfilare oggetti dagli zaini altrui senza che nessuno se ne accorgesse. Così, in un batter d’occhio, il libro incriminato era passato veloce dallo zaino appeso alla spalliera della sedia di Alberto alle mani rapaci di Bruno e poi in quelle vendicative di Mirko, il quale lo aveva fatto immediatamente sparire nel suo zaino. Questo era successo più volte in quei due mesi di scuola, ma il povero Alberto non era mai riuscito a spiegarsi che fine avessero fatto le “Cronache marziane” di Ray Bradbury o “Cime tempestose” della Brontë che, una volta tornato a casa, aveva cercato disperatamente nello zaino e poi in ogni angolo di casa. Che qualcuno glielo avesse sottratto a scuola, proprio non gli pareva possibile. Un libro?! Fosse stato un cellulare, un walkman, un gameboy... Allora avrebbe nutrito seri sospetti per qualcuno dei suoi compagni... Ma un libro! Chi poteva rubare “Cronache marziane” o altri romanzi del genere? Di certo nessuno. “Eppure sono sicuro di averlo portato a scuola!” si diceva rammentando di aver letto qualche pagina durante la ricreazione. La mattina seguente, dopo aver cercato sotto il suo banco, aveva chiesto ai compagni se ne sapessero qualcosa o se avessero visto il libro. 9


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Nessuno ne sapeva niente, compresi i due gaglioffi. Però da alcune risatine spuntate sulle bocche di quei due ad Alberto venne qualche sospetto. Ma quale prova aveva? E poi, pure se ne avesse avute, che poteva fare? Bruno era alto e robusto, Mirko era magro, ma era tutto nervi, e di lui ne avrebbero fatto polpette. FinÏ per non portare piÚ a scuola alcun libro. Li avrebbe letti a casa, come sempre.

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