Papà gnomo torna a casa
Notte di Natale
- Hoplà Baleno, hoplà Scintilla! Si parte! - disse Babbo Natale.
Quasi senza sforzo le renne presero il volo, trascinando la slitta carica di doni. In breve, sparirono nel gelido tramonto e rimase solo il silenzio.
- Beh, anche per quest’anno ce l’abbiamo fatta - sospirò Pennes.
- Tutti gli anni ripeti sempre la stessa frase, come se ogni volta ce la facessimo per un soffio. Lo sai che non ci sono mai stati problemi - lo rimbrottò Valerio.
Pennes era uno gnomo e Valerio un elfo, due dei tanti collaboratori di Babbo Natale che ogni anno lo aiutavano a portare regali e magia ai bambini del mondo.
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- Lo so, lo so, ma riuscire a preparare in tempo tutta quella massa di doni mi sembra ogni volta una magia. Una magia più grande di quella di riuscire a consegnarli tutti in una sola notte! - si stupì Pennes . - Noi non siamo qui per porci delle domande, siamo qui per aiutare Babbo Natale e perché crediamo in lui. Punto e bastaconcluse Valerio.
- Sì, hai ragione, devo ricordarmelo. Beh, ora ti lascio, vado a casa. In quest’ultima settimana non sono riuscito a tornare nemmeno una sera. Non vedo l’ora di rivedere tutti quanti!
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- Ok, è meglio che andiamo. Anch’io manco da un bel po’. Ci rivedremo fra qualche settimana. Per fortuna questa volta non toccherà a me accudire le renne dopo la grande cavalcata. A presto! - A presto!
I due si avviarono per strade diverse. Snello ed elegante, Valerio si allontanò in groppa ad un giovane cervo che sembrava quasi non toccare la neve. Rugoso e un po’ curvo, Pennes si incamminò appoggiandosi ad un nodoso bastone.
Quasi senza rumore, anche tutte le altre magiche creature si incamminarono verso le proprie case, in attesa del momento in cui sarebbero tornate di nuovo per cominciare a costruire i doni per il prossimo Natale.
In breve, lo spiazzo davanti la grande abitazione di Babbo Natale fu vuoto e silenzioso.
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Ci vollero diverse ore di cammino nel buio, perché Pennes giungesse all’antica quercia, fra le cui radici si riparava la sua casa sotterranea. Quasi subito la porta si aprì. - Papà! Sei tornato! E un piccolo gnomo gli saltò in braccio. - Heilà piccolino, stai bene? Ti sei comportato bene in questi giorni? - Certo! - rispose il piccolo. Nel frattempo, altri tre gnometti gli si erano affollati attorno, cercando di abbracciarlo.
“Certe volte vale la pena stare lontani da casa, se quando torni trovi questo benvenuto” pensò pieno di felicità lo gnomo, mentre per tutti aveva un bacio e una carezza.
- Bambini, bambini - disse una voce da dentro la casa, - lasciate entrare vostro padre e chiudete la porta, altrimenti uscirà tutto il caldo.
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- Ciao Sorina, sono tornato finalmenterispose lo gnomo rivolto alla moglie.
Pennes scendeva gli scalini tenendo in braccio due dei piccoli; un terzo era appeso alle sue spalle, mentre il quarto stringeva il padre alla vita.
- Oh santo cielo! Bambini, bambini, vostro padre è stanco, non stategli così addosso. Forza, scendete, lasciatelo sedere davanti al fuoco.
Ridacchiando, ancora eccitati, i piccoli liberarono il padre per correre ad accovacciarsi sulla poltrona sistemata davanti al caminetto.
- Allora? - gli chiese Sorina. - Com’è andata quest’anno? Tutto bene come al solito?
- Sì, siamo riusciti a finire in orario. Ho quasi l’impressione che il Tempo rallenti apposta per aiutarci a completare il lavoro...
- Papaaaà!
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- Ti reclamano. Eccolo, state calmi, ora arriva! - disse Sorina tentando di calmare i piccoli. - Vai, Pennes, ti porterò un infuso di melissa con un po’ di miele e parleremo più tardi. - Grazie. Con il freddo che ho preso ci vuole proprio una tisana calda. Arrivo, arrivo!!!
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