Il segreto di Isabel

Page 1

Il segreto di Isabel

Sonia Ognibene

Sonia Ognibene

Sonia Ognibene

Il segreto di Isabel Anche nelle favole il pericolo è sempre in agguato

Anche nelle favole il pericolo è sempre in agguato

Sonia Ognibene Il segreto di Isabel

Vive in provincia di Macerata, con suo marito e suo figlio. Dopo la laurea in Lettere Moderne e un attestato di specializzazione in Operatore Servizi Multimediali, oggi lavora come assistente scolastica e domiciliare per bambini diversamente abili. Le sue passioni sono i libri, la lingua inglese e Londra. Il suo blog, “La locanda in mezzo alla brughiera”, è il luogo virtuale in cui ama rifugiarsi e aprirsi al mondo.

Isabel è quella che si dice una figlia perfetta: bella, educata, intelligente. È perfino una ballerina e una campionessa di nuoto. Sempre circondata da amici e adorata dai suoi genitori, crede che la vita sia una meravigliosa favola senza fine. Ma anche nelle favole il pericolo è sempre in agguato e quello che si credeva un giovane principe azzurro può diventare un orco aggressivo... La sua esistenza ne risulterà stravolta, e dell’Isabel di un tempo non rimarrà che il ricordo. Tormentata dai rimorsi e dalla paura, la ragazzina cercherà di proteggere il suo segreto rifugiandosi dal nonno, chiuso da anni in una solitudine ostinata e silenziosa, ma sensibile e riflessivo come forse i genitori non sono mai stati capaci di essere. Riuscirà a imparare il coraggio e a ritrovare la serenità? Isabel se lo augura e, intanto, nel suo complicato percorso si scoprirà donna.

Anche nelle favole il pericolo è sempre in agguato

Completano la lettura: Approfondimenti finali ascicolo di comprensione F del testo Schede interattive su www.raffaellodigitale.it

IS

BN

9

l be 1 sa ne 12I di ibe 25 o n et g 72 gr a O 8-4 se ni Il So 8-8 7

I S B N 978-88-472-2512-1

Online: approfondimenti e schede didattiche www.raffaellodigitale.it Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d).

€ 8,30

9

788847 225121



Collana di narrativa per ragazzi


Editor: Paola Valente Coordinamento redazionale: Emanuele Ramini Copertina: Mauro Aquilanti Team grafico: Benedetta Boccadoro Ufficio stampa: Salvatore Passaretta

IIa Edizione 2016 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1 0 2022 2021 2020 2019 2018 2017 2016 Tutti i diritti sono riservati © 2010 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 Monte San Vito (AN) e-mail: info@ilmulinoavento.it http://www.grupporaffaello.it Printed in Italy

È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di ­questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.


Sonia Ognibene

Il segreto di Isabel


Ai ragazzi che nascondono il dolore, affinché lo lascino fluire dalla loro anima per tornare a vivere. E ad Emanuele, scrigno prezioso d’amore, nell’attesa fiduciosa che attraversi ogni tappa della vita munito della saggezza degli asceti, del coraggio dei poveri e della gioia che solo Dio può donare.


Capitolo

1

Mi chiamo Isabel... Mi chiamo Isabel e persino nel nome non mi è stato con-

cesso di essere brutta o imperfetta. Fin dalla nascita, la mia vita sembrava già scritta: sarei stata bella, radiosa e intelligente come mia madre. I miei genitori si sentivano come se non potessero fallire e, almeno fisicamente, tutto sommato non avevano fallito. Ma la vita segue spesso percorsi imprevedibili e nessuno è mai abbastanza al sicuro. Lo so bene adesso. Era il mio primo viaggio da sola, senza la compagnia dei miei genitori. La loro ombra ha sempre indirizzato ogni mio passo, ha sempre sbrigato ogni faccenda e risolto qualunque problema. Ma avevo tredici anni, ormai, e troppe cose erano cambiate nell’ultimo periodo. La mia vita era diventata imbarazzante: uscivo solo per andare a scuola e, lungo il tragitto, pregavo che andasse tutto bene, che ogni cosa rimanesse al suo posto, identica, immutabile. I miei genitori mi guardavano increduli e si affannavano alla ricerca di una soluzione. Ne avevano sempre una, ma dieci mesi erano già volati via e della figlia perfetta era rimasto veramente poco. Solo l’ombra, il ricordo amaro di ciò che era stato. Anche dei miei genitori perfetti non era rimasto poi molto. Non avrebbero mai potuto prevedere ciò che era accaduto. Non doveva andare così, non era stato contemplato, non era stato possibile aggirare l’ostacolo in tempo. 5


Capitolo 1

In un certo senso credo si sentissero traditi, ed era tutta colpa mia. Li avevo delusi. Non ero la figlia che avevano sognato, progettato a colazione come la ristrutturazione della casa in campagna o pianificato come un nuovo investimento. Non lo ero più. – Vado da nonno Pietro! – dissi quel giorno, avvolgendo una ciocca intorno all’indice. Lo facevo sempre quando mi sentivo nervosa. – Nonno Pietro? – risposero sbigottiti. Loro avrebbero voluto spedirmi con tata al seguito in uno di quei villaggi a cinque stelle dove non si dorme mai, e si gioca e si ride tutto il tempo come dei patetici pagliacci. Ma io non volevo fingere di essere felice solo perché era estate. Soprattutto, non volevo che una perfetta estranea mi sorvegliasse come fossi una bimbetta. – E perché mai? Lo sai bene che non si fa sentire da tanti anni! – aggiunse mia madre sbattendo ripetutamente le palpebre. – Infatti l’ho chiamato io! Mio padre, che fino a quel momento era rimasto a braccia conserte, sembrò risvegliarsi da un sonno durato cent’anni: strabuzzò gli occhi e aprì la bocca in cerca di qualcosa da dire. – E cosa ti ha detto? – mi incalzò la mamma. – “Non ci sono problemi…” – risposi. Tralasciai però l’altro piccolo dettaglio della conversazione: “... se vieni da sola!” Avevo subito rassicurato il nonno su questo punto: certo che ci sarei andata da sola! Io volevo e dovevo trovare un posto tutto mio, un rifugio che mi tenesse lontana dai turisti, dalla mia casa, dalla mia città, dagli amici che, a dirla tutta, non frequentavo più. Se ci fosse stato un modo di sfuggire anche a me stessa l’avrei afferrato al volo. 6


Mi chiamo Isabel...

Con mio nonno, di certo avrei avuto tutto il silenzio che desideravo: non era mai stato troppo loquace e neppure invadente. Dovevo solo stare lontano dall’acqua. Solo cosÏ avrei dimenticato tutto. *** Due giorni dopo salii sul treno diretto a Porto Sommerso. Quella sarebbe stata la mia casa per i prossimi due mesi.

7


Capitolo

2 Una partenza piena di ripensamenti

I miei genitori erano ritti sulla banchina, i sorrisi stirac-

chiati sulle facce. Non sembravano affatto convinti di lasciarmi andare, soprattutto a bordo di un treno maleodorante e sovraffollato. La mamma, bianca e rigida come un cero, si tamburellava il mento con l’indice della mano destra, mentre papà tormentava una gomma rimpallandola tra i denti. Sentii il fischio del capostazione e gli slam delle porte richiuse quasi all’unisono. Il treno si mosse e i viaggiatori in piedi cominciarono a ondeggiare l’uno contro l’altro. Per fortuna avevo un posto prenotato accanto al finestrino e, con lo zaino sulle gambe e il borsone sotto il sedile, mi accucciai appoggiando la testa contro il vetro. Ero sola, finalmente. Oppure no? Forse mia madre aveva assunto un detective per spiarmi e, magari, era proprio il tizio dai capelli brizzolati seduto in corridoio. In ogni caso, anche se fosse stato così, non mi sarebbe importato granché. Intanto, i palazzi anneriti dallo smog mi scorrevano davanti senza sosta e per un attimo mi sembrarono spazzacamini giganti in fuga dal mare. Già, il mare. Chiusi gli occhi e provai a non sentire il rumore assordante dei ricordi: le maledette sirene lamentose, le grida stridule, le urla soffocate nelle mani e il cigolìo dei cardini, il vocio sommesso fino a notte fonda. Una vampata mi avvolse da capo a piedi. Non era la prima volta e non sapevo come evitarlo. 8


Una partenza piena di ripensamenti

– Tutto bene? – si informò una donna, seduta di fronte a me assieme alla sua bambina, vedendomi ansimare. – Sì, sì… – riuscii a biascicare. Qualcuno mi accostò alle labbra un bicchiere d’acqua e qualcun altro mi bagnò la fronte con una salvietta umida. L’odore mi disgustò. Sentivo il corpo in ebollizione e, intanto, le sagome dei presenti mi si sdoppiavano davanti come stupidi ologrammi. Ma che cosa mi ero messa in testa? Dove stavo andando? Perché non ero nella mia cameretta al sicuro da tutto? Perché, poi, partire da sola? E se avessi perso il biglietto del pullman? Se fossi salita su quello sbagliato? Ma, soprattutto: se mi fosse accaduto qualcosa, il nonno mi avrebbe cercata? Non potevo saperlo ma dovevo andar via da lì, assolutamente, o qualcosa di terribile sarebbe accaduto. – Voglio scendere! – esclamai ad un tratto. – Aspetta, sarà solo un calo di pressione – mi rassicurò il ragazzo che mi stava di fianco. – Si sa, è così! Ieri pure mia moglie si è sentita male... – aggiunse un signore calvo, indicando la donna che gli stava di fronte. – È vero – rispose la donna dondolando la testa. Mi convinsi che forse non avevano del tutto torto e mi lasciai cadere di nuovo sul sedile. Piano piano l’aria ricominciò a farsi strada nei polmoni, le vampate si attenuarono e, con esse, le mie angosce. Dovevo proseguire il mio viaggio, non aveva senso rinunciarvi proprio adesso. Dietro i vetri, i palazzi erano scomparsi e il treno strisciava sinuoso tra i pini odorosi di resina, attraversando brevi gallerie dai muri scalcinati. Ma certo, pensai, a Belvedere sarei salita sul pullman giu9


Capitolo 2

sto e il nonno mi avrebbe accolto con un sorriso al capolinea di Porto Sommerso. Perlomeno, questo è ciò che cercavo di ripetermi allo sfinimento, per non crollare ancora. Non incontravo il nonno da cinque anni. Io ero allora davvero una bambina. I bambini, si sa, hanno poco da decidere, e ancor meno comprendono le logiche dei grandi. I primi tempi mia madre mi ripeteva che il nonno aveva tanto da fare a casa sua e non poteva venire da noi per le vacanze; poi l’anno seguente mi annunciò che saremmo andati in crociera, ma senza il nonno. Quando chiesi il perché, mi fu risposto: “Perché a tuo nonno piace la terraferma”. Il terzo anno, invece, mio padre prenotò un viaggio in Florida per visitare Disneyland e l’assenza del nonno fu giustificata così: “Tuo nonno ha una certa età, non può prendere l’aereo!” Il quarto anno non feci domande. Capii che qualcosa non andava e mi rassegnai all’idea che in fondo, anche a mio nonno, non interessasse molto farsi vivo. Lui era così… un uomo schivo. Qualche volta lavorava fischiettando, ma mai troppo a lungo. Mi pare di percepire ancora il suo odore di trucioli e tabacco: intagliava legno tutto il giorno e, verso il tramonto, lasciava qualunque cosa stesse facendo per godersi la sua pipa di fronte al mare. Io gli sedevo accanto e lo osservavo. Solo nella contemplazione del mare mi sembrava felice. A casa del nonno non c’erano molte regole, tutto era semplice e naturale. Non era proibito mettere i gomiti sul tavolo e si poteva mangiare perfino con le mani. I pasti erano a base di pesce, spesso cucinato alla brace sotto gli ulivi ancora acerbi. Ricordo che le mosche ci ronzavano attorno frenetiche e il mio compito era quello di cacciarle via con i vecchi giornali. E il nonno rideva. Dovevo essere davvero buffa 10


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.