Il tesoro dell'Unità

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Paola Valente

maria. Ha scritto per Raffaello Editrice numerosi libri per ragazzi, tra cui “La Maestra Tiramisù” e il fortunato racconto sulla Costituzione “La Casa di Nonna Italia”.

E 7,50

Il tesoro dell’Unita‘

Paola Valente vive a Vicenza, dove insegna nella scuola pri-

Paola Valente

Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE,­ GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).

Cade la neve e nella grande casa della famiglia Mazzini arrivano parenti da tutta Italia. Arriva anche il pro-prozio Asdrubale, carico di anni e di quattrini. Proporrà ai pro-pronipoti una caccia al tesoro davvero speciale. Per vincere è necessario conoscere la storia del Risorgimento italiano, risolvere indovinelli, avere il coraggio di entrare in luoghi bui e sconfiggere la squadra di Vittorio e Pio, i cugini più antipatici dell’universo. Ma per essere davvero degli eroi bisogna saper perdere. Un racconto per comprendere il valore e l’attualità dell’Unità d’Italia, dal punto di vista dei bambini.

Il tesoro dell’Unita‘ Un racconto sull’Unità d’Italia



Per volare con la fantasia

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Redazione: Emanuele Ramini

Ufficio stampa: Salvatore Passaretta Team grafico: Letizia Favillo

Ia Edizione 2010 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1

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Tutti i diritti sono riservati © 2010

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Paola Valente

Il tesoro dell’Unità Illustrazioni di

Michele Bizzi



Cade la neve… e che cos’altro può fare?

Il mese di gennaio fu talmente rigido che Anita,

notoriamente calorosa, cominciò a odiare il freddo e a desiderare la primavera. Suo fratello Giuseppe, detto Bepìn, si rallegrava dei ghiaccioli che pendevano dal cornicione, della brina che cristallizzava il paesaggio, del vento polare che ghiacciava i nasi minacciando di farli cadere.

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- Come mai sei così allegro? - gli chiedeva la sorella irritata. - Uh! Uh! Ho le mie ragioni - rispondeva sornione. Un giorno però uscì un solicello tiepido e il fohn, benedetto vento caldo, cominciò a soffiare permettendo a lui di giocare intorno al laghetto, a lei di uscire e di recarsi in centro con le amiche. Ma durante la notte la luna piena cominciò la sua fase calante e l’inverno ritornò al comando. La mattina seguente il cielo si coprì di nubi e cominciò a nevicare, proprio mentre i due fratelli erano a scuola e seguivano, in classi diverse, le lezioni previste. Bepìn ascoltava la sua insegnante raccontare le vicende dell’antica Mesopotamia e dei popoli che l’avevano via via conquistata e abitata. Nel frattempo costruiva una torre complicata con le penne, le gomme, le matite, i temperini, i colori che traboccavano dai suoi tre astucci strapieni. A un certo punto della lezione la torre crollò crepitando e un’infinità di oggetti cadde sul pavimento. L’insegnante alzò gli occhi dal testo e guardò da sopra gli occhiali. Fu, quello, lo stesso sguardo di Zeus, zampillante fulmini e saette. Bepìn si rassegnò all’incenerimento immediato, quando una compagna, che in genere trascorreva il tempo scolastico guardando fuori dalla finestra accanto a cui era seduta, gridò: - Ehi, sta nevicando!

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Un gran fracasso di sedie spostate e gli alunni si precipitarono a conquistare un posto vicino ai vetri. Tutti, meno il secchione della classe, che rimase con gli occhi fissi sul libro, anche se il suo cuore, all’insaputa degli altri, spasimava per ammirare lo spettacolo. Bepìn calpestò un bel po’ di roba e si fece largo sgomitando. Posò il naso contro il vetro, pulì l’alone di vapore che si era formato e osservò le falde che precipitavano nel cortile della scuola con decisione. “Forse me la sono cavata” pensò gongolando. E non si riferiva alla furia della maestra. - Che bello! Cade la neve… - sussurrò una vocina al suo fianco. Si trattava di una compagna con troppa propensione al romanticismo e Bepìn ne liquidò subito l’entusiasmo estetico. - E che altro può fare la neve? Tutti quelli che udirono risero a crepapelle, ma la bambina, che non era una sprovveduta, alzò il nasino dispettoso e rispose: - Può ammantare, coprire, imbiancare, scendere, volteggiare, nascondere, celare, vorticare, indurirsi, ghiacciarsi, scintillare, infradiciarsi, sciogliersi, posarsi. Ne vuoi ancora? Bepìn arrossì e qualcuno commentò ridacchiando: - No, sembra proprio che ne abbia avuto abbastanza.

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Nel frattempo Anita saliva le scale della palestra con le sue compagne. Provava un moto di gelosia, perché Cecilia, la sua amica del cuore, era in fila con un’altra bambina. Le parlava nell’orecchio e sorrideva. Quando arrivarono nell’atrio, dalle vetrate dell’ingresso videro la neve. Le bambine corsero verso le porte, mentre gli unici tre maschi della classe approfittarono della distrazione del maestro per rotolarsi sul pavimento. - Nevica. Che bello - sussurrò Cecilia ad Anita che subito ridiventò raggiante. - Mio fratello ne sarà entusiasta. E credo anche di sapere perché - rispose impadronendosi della mano fredda dell’amica per stringerla forte. - Perché potrà fare un pupazzo di neve e usarci, insieme ai suoi amici pecoroni, come bersaglio per tante palle gelate - continuò Cecilia. - Anche per questo, ma soprattutto perché, molto probabilmente, andrà a monte il quadriennale raduno della famiglia Mazzini - disse Anita. Nella classe di Bepìn la maestra richiamò tutti all’ordine e finse di dimenticare la torre rovinata in mezzo all’aula. Il maestro di Anita afferrò un maschio per un braccio e un altro per la collottola e riportò tutti gli allievi sui banchi.

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