La guerra di Troia

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A R R E U G A L DI TROIA

Nadia Vittori

Un passato straordinario, nel quale MITO e STORIA si confondono



Per volare con la fantasia

Collana di narrativa storica per ragazzi


Editor: Paola Valente Coordinamento redazionale: Emanuele Ramini Approfondimenti e schede didattiche: Paola Valente Impaginazione: Valentina Mazzarini Illustrazioni: Mauro Marchesi Progetto grafico copertina: Mauro Aquilanti Ufficio stampa: Francesca Vici I Edizione 2018 Ristampa 6 5 4 3 2 1 0

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Nadia Vittori

A R R E U G LA DI TROIA


Scavi dell’antica città di Troia.


LA VITA AL TEMPO DELLA GUERRA DI TROIA ECCO UN'IMMAGINE DELL'ASSEDIO DELLA CITTA' DI TROIA DEL 1200 A.C. VUOI FARE UN TUFFO NELLA STORIA? LEGGI IL RACCONTO E INIZIA L'AVVENTURA!


LA FINZIONE

NARRATIVA

I fatti relativi alla guerra di Troia sono raccontati in molti poemi antichi, il più famoso dei quali è l’Iliade. L’Iliade è considerata opera di uno scrittore chiamato Omero, vissuto intorno all’VIII secolo a.C. e autore probabilmente di un altro capolavoro della letteratura, l’Odissea. Qualche studioso moderno è invece portato a credere che i due poemi, l’Iliade e l’Odissea, siano in realtà di due autori diversi, e che l’Odissea sia stata probabilmente scritta molto tempo dopo l’Iliade.

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È comunque quasi certo che entrambi i poemi siano nati da una raccolta di storie e racconti orali, cioè da quelle leggende che anticamente venivano narrate dai cantori greci. L’Iliade non racconta tutta la storia della guerra di Troia, ma solo le vicende relative a una cinquantina di giorni. Si apre infatti nel nono anno del conflitto, al momento dell’entrata in guerra del valoroso eroe greco Achille, e si chiude con i funerali di Ettore, principe troiano. I fatti relativi ai primi anni e alla conclusione della guerra sono invece raccontati in altri libri.

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LA REALTÀ

STORICA

Da sempre gli studiosi hanno discusso sulla verità storica del racconto di Omero. Per molto tempo si pensò che la guerra di Troia non fosse mai avvenuta e che le vicende fossero solo frutto di una mente molto ingegnosa. A fine ’800 Heinrich Schliemann (1822–1890), mercante e appassionato di archeologia, stravolse questa convinzione: seguendo il racconto di Omero, riuscì infatti a scoprire le rovine della città di Troia, in Asia Minore. Gli scavi archeologici, iniziati nel 1870 da Schliemann, dimostrarono che Troia venne distrutta da un incendio verso il

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1260 a.C., epoca cui anche la tradizione faceva risalire la guerra fra Greci e Troiani. Una guerra però scoppiata non certo per causa di una donna, ma per motivi economici: gli Achei volevano infatti distruggere il prospero centro di Troia e porre fine al suo controllo commerciale sul Mar Egeo. Alcuni studiosi pensano che i fatti narrati da Omero possano essere spiegati storicamente: il cavallo di Troia, per esempio, potrebbe rappresentare in realtà un terremoto che indebolì le mura, permettendo così ai Greci di penetrare nella città. Altri studiosi, invece, pensano che il cavallo sia stato in realtà una macchina da assedio a ruote. Era coperta con pelli di cavallo che venivano bagnate per proteggere dalle frecce infuocate i soldati nascosti dentro. Oggi comunque tutti gli studiosi concordano sul fatto che la guerra di Troia sia realmente accaduta.

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Invito a nozze

C’era grande agitazione sull’Olimpo quella mattina.

Le sale celesti risuonavano di voci concitate, di passi affrettati e di borbottii… Tutti avevano una gran premura, tutti si affrettavano e si agitavano. Il giovane Ganimede, il coppiere degli dei, già non ne poteva più: da ore correva avanti e indietro per i lunghi corridoi del palazzo divino, dalla stanza di una divinità a quella di un’altra, senza fermarsi un attimo. Le gambe gli facevano male e la testa gli stava scoppiando. Ed era solo mattino presto! – Ganimede, dove sei? – strillò per la quarta volta una voce possente da una sala laterale. – Divino Apollo, sarò da te tra un attimo! Ho un’ultima faccenda da sbrigare con Efesto… – gli rispose il giovane coppiere.

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Entrò poi di corsa nella casa del dio del fuoco. – Ecco, ti ho trovato questo, Efesto. E gli tese un mantello rosso. Il dio lo osservò perplesso, ma poi si decise ad afferrarlo. Lo indossò e, con l’aiuto di Ganimede, se lo drappeggiò sulla spalla sinistra. – Guarda, così va bene! – sospirò il giovane soddisfatto, facendo due passi indietro per lasciar libero il grande specchio di bronzo fissato alla parete. Efesto si rimirò, sostenendosi al suo bastone, sempre più crucciato. – E questo me lo chiami un mantello da cerimonia? – brontolò insoddisfatto. – Ma non vedi che mi fa brutto, piccolo e goffo? – Non è il mantello! Sei tu che sei brutto, piccolo e goffo! – sbottò il giovane esasperato. – Adesso capisco perché tua madre, la DENTRO LA STORIA... divina Era, non appena ti ha visto, ti ha getta- La leggenda racconta che quanto giù da una rupe… – e do Era vide la bruttezza del figlio appena nato, lo gettò per la rabscappò via veloce, evi- bia giù dall’Olimpo, rendendolo tando per un pelo il cal- così zoppo. cio della gamba sana del dio.

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S’infilò poi velocemente in una porta laterale. – Eccomi, Apollo! Adesso sono da te, mi cercavi? – Ganimede! Ti sto aspettando da quando Eos, la dea dell’aurora dalle dita rosate, si è levata nel cielo… – Ero già stanco a quell’ora… – borbottò Ganimede, lasciandosi cadere sul letto con aria distrutta. – Questo matrimonio mi ucciderà… Apollo scoppiò a ridere. – Questo matrimonio ci ucciderà tutti! Solo a Zeus poteva venire in mente un’idea simile: festeggiare il matrimonio di Teti con un umano proprio qui, nella dimora degli Olimpi! – Ma mi hanno detto che non si tratta di un matrimonio qualunque, divino Apollo… Apollo si rimirò nello specchio, davanti, dietro e di fianco, sorridendo compiaciuto alla sua figura fiammeggiante. – Già… lo sappiamo bene che non sarà un matrimonio qualunque da quando Prometeo ha rivelato il terribile segreto di Teti! Ganimede si sollevò di scatto: adorava i pettegolezzi degli Olimpi, erano così eccitanti! All’improvviso non sentiva più la stanchezza e si sentiva pronto ad affrontare la terribile giornata che l’aspettava.

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– Tieni, divino Apollo, la tua coppa d’ambrosia. E, mentre versava il DENTRO LA STORIA... nettare divino, gli susL’ambrosia era considerata la surrò all’orecchio: degli dei. Veniva ser– Quale sarebbe que- bevanda vita da due coppieri: Ganimede sto terribile segreto di ed Ebe. Teti? Apollo bevve d’un fiato. – Come? Non lo sai ancora? Nessuno te l’ha detto? Allora qui sei l’unico a non conoscerlo… Buttò un’occhiata alla porta, per sincerarsi che nessuno lo stesse a sentire, poi bisbigliò: – Zeus e Poseidone avrebbero voluto sposare la bella ninfa Teti, la più bella delle Nereidi, ninfe del mare, figlie di Oceano, ma… – Ma?… – l’interruppe impaziente Ganimede che non aveva tempo da perdere. – … Ma un indovino aveva predetto che il figlio nato da Teti sarebbe diventato più potente e più famoso del padre. Ganimede era stupefatto. – Per Zeus tonante! Incredibile! Apollo ridacchiò per lo stupore del giovane coppiere.

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– Già… Te lo immagini tu un figlio di Zeus più potente di lui. Un vero sacrilegio! E così il mio caro padre, questa volta, ha dovuto rinunciare alla bella Teti. – E anche Poseidone – osservò a quel punto Ganimede. – Certo! Anche per lui era un matrimonio troppo pericoloso. Così i due hanno pensato ad un umano e si sono messi alla ricerca. – E hanno scelto Peleo, re di Ftia. All’improvviso una voce tonante si levò tra le alte volte dell’Olimpo, facendo vibrare le pareti. – Allora! Siete pronti? Apollo si rizzò in piedi di scatto. – È mio padre Zeus! Devo andare! Devo arrivare da lui prima di mia sorella! – e spiccò la corsa, veloce come una saetta. Ganimede raccolse la coppa e si precipitò dietro a lui: non era raccomandabile per nessuno far aspettare il padre degli dei. Entrò nella grande sala dei banchetti, giusto in tempo per assistere alla solita lite tra Apollo e Artemide. – Sono arrivata io per prima, padre! – stava dicendo la dea, accoccolandosi ai piedi di Zeus. – Sono accorsa subito, hai visto?

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– Non è vero! – borbottò Apollo. – Ero già qui da un pezzo, quando sei arrivata tu! – Finitela una buona volta voi due! – tuonò Zeus, ma il sorriso che gli aleggiò per un attimo sulle labbra tradiva la sua soddisfazione. Era un piacere avere due figli simili: belli come il sole e la luna, giovani e pieni di vita. Peccato che litigassero sempre tra loro. A quel punto interDENTRO LA STORIA... venne Era, moglie di Zeus. I miti raccontano che Apollo e – Non se ne può più Artemide fossero gemelli. Artemide fu la prima a nascere e sudelle vostre liti! Da bito dopo aiutò la madre Latona quando siete venuti al nel parto di Apollo. mondo insieme, non fate altro che azzuffarvi! Artemide si alzò, sistemandosi con calma le pieghe della corta tunica da cacciatrice che indossava sempre, anche quando avrebbe potuto sfoggiare abiti più eleganti. – Dimentichi, divina Era, che sono venuta al mondo io, molto prima di mio fratello! Anzi… se non ci fossi stata io ad aiutare mia madre, lui nemmeno sarebbe nato.

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– Sempre la stessa storia – borbottò Apollo con un’alzata di spalle. Avrebbe potuto contraddire facilmente la sua petulante sorella, ma venne interrotto da Ganimede che indicava qualcosa con il dito alzato. – Arrivano gli sposi. Guardate. Sono qui con tutti gli invitati. Zeus sospirò di sollievo: per fortuna quella discussione sarebbe finita, almeno per quel giorno. Alzò il braccio, armato di saetta pronta a colpire, ed esclamò: – Aprite le porte dell’Olimpo! Che il matrimonio abbia inizio!

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