Leopardi e l'amore nascente

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Annalisa Strada

Geni si Nasce o si Diventa?

Storie di talenti eccezionali per scoprire il genio che è in te

Giacomo Leopardi

i di battesimo Sai quanti nom o Leopardi? aveva Giacom

Annalisa Strada Annalisa Strada vive e lavora in provincia di Brescia. Insegna lettere e, già prima di lavorare nella scuola, scriveva libri per bambini e ragazzi. Nel 2014 ha vinto il Premio Andersen con il libro “Una sottile linea rosa”. Pubblica con Mondadori, Piemme, Giunti, Einaudi Ragazzi e ora anche con Raffaello Ragazzi.

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Annalisa Strada

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Giacomo Leopardi è uno dei padri della letteratura italiana. La sua vita viene solitamente ridotta a un triste quadretto di dolori fisici e morali, all’interno di una casata nobiliare in decadenza dove si stagliano tetre la figura di un padre molto colto e di una madre tiranna. Toccherà a Silvia, ragazzina innamorata di un altro Giacomo, riscoprire un Leopardi più vitale e combattivo. Complici una ricerca di scienze e una vicina di banco esibizionista, scoprirete il poeta di Recanati come non lo avete mai immaginato.

E di quali cibi era golo

so?

Come andò la sua sa? prima fuga da ca

Un tipo come lui si sarà mai innamorato? Alla fine riuscì a lasciare Recanati?

Tra le righe trovi le risposte.

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Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d).

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€ 8,50

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Dai 10 anni

Giacomo Leopardi



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Giacomo Leopardi


Editor: Patrizia Ceccarelli Redazione: Emanuele Ramini Progetto grafico: Simona Dell’Orto Illustrazione di copertina: Paolo D’Altan Referenze fotografiche: © Famiglia Leopardi Recanati (29, 30, 31, 60) Archivio fotografico Gruppo Ed. Raffaello, Thinkstock Ufficio stampa: Salvatore Passaretta 1a Edizione 2016 Ristampa 5 4 3 2 1 0 2021 2020 2019 2018 2017 2016 Tutti i diritti sono riservati © 2016 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 - 60037 – Monte San Vito (AN) e-mail: info@grupporaffaello.it www.grupporaffaello.it e-mail: info@raffaelloragazzi.it www.raffaelloragazzi.it Printed in Italy È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright. L’Editore resta a disposizione per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti.


Annalisa Strada



1 Ci sono lezioni e lezioni


Alcuni professori tengono lezioni che filano via lisce, ma così lisce che loro entrano ed escono dall’aula senza che tu quasi te ne accorga. Annoti i compiti, li fai, studi le pagine assegnate e loro sono contenti. Con loro è come quando mangi sempre la stessa cosa e ne perdi il gusto. Silvia, per esempio, mangiava sempre la pasta della nonna con il sugo di pomodoro, seguita da insalata poco condita. Secondo la nonna era il pranzo ideale, equilibrato e sano, dopo una mattinata a scuola. La nonna non considerava che un minimo di varietà fosse un fattore determinante almeno quanto il rapporto tra carboidrati, proteine, fibre e sali minerali. Ci sono pure i prof che propongono lezioni speziate. Per Silvia, ad esempio, era il caso di inglese o di educazione artistica. Colori, video, botta e risposta, dialoghi serrati, occhi spalancati e dita pronte. Le ore trascorse così potevano essere piacevoli, ma lasciavano storditi. 6


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E poi… poi c’erano le lezioni uovo di Pasqua, quelle con la sorpresa dentro. Di solito le organizzava la prof di matematica e scienze, la prof Piglionica. Si sa che esistono sorprese di due tipi: quelle che ti entusiasmano e quelle che ti deludono. E quella mattina alla Piglionica la lezione era riuscita alla grande: aveva lasciato tutti i suoi studenti a bocca aperta. Certo, il gran colpo le era riuscito grazie anche all’alleanza con l’altra serpe del corpo docenti, la prof di italiano-storia-geografia, la perfida Bettinelli. Che cosa avevano combinato quelle due? A essere buoni, pensava Silvia, lo si poteva definire un colpo basso. Il resto della classe l’avrebbe definito usando altre parole, quelle che nessun genitore avrebbe voluto sentir uscire dalla bocca del proprio figlio. Era successo mentre Silvia era assorta in meditazione. Era concentrata su Giacomo Paletti, studente della 2 D di cui si sentiva disperatamente innamorata. E il “disperatamente” si doveva al fatto che lui la salutava, le sorrideva ma si rifiutava ostinatamente di andare oltre poche battute banali. Le migliori amiche di Silvia erano divise in filoni di pensiero contrapposti. Secondo Tosca era solo una questione di tempo, lui era timido, distratto e imbranato all’inverosimile, ma prima o poi avrebbe dato segni di vita. Secondo Isabella sarebbe stato meglio mollare tutto, mettere gli auricolari e ascoltare della buona musica rock in attesa di un maschio più interessante (ricerca che lei riteneva rapida: a suo avviso, non era difficile essere meglio di Giacomo Paletti). 7


Dunque, Silvia era assorta nello stabilire se di lui fossero più belli gli occhi nocciola o i capelli castani portati un po’ lunghi sul davanti mentre la prof blaterava in sottofondo, fino a quando era stata interrotta dall’ingresso della sua collega. Quando entra un altro docente ci si alza in piedi e questo distrae anche dal più irresistibile dei ragazzi. Il duo Pilionica-Bettinelli aveva iniziato lo show, che doveva essere stato preparato da tempo. Si sforzavano di essere simpatiche, ma il risultato complessivo era modesto. Dunque avevano mollato i preamboli ed erano passate al sodo. «Siete sempre attaccati alla rete e fate le ricerche sul web. Ma non imparate a ricercare davvero!» aveva attaccato la Bettinelli. La Piglionica le aveva dato manforte. «Meno strumenti e più intelligenza, ecco quello che serve!» Attorno a questi due concetti abbastanza ritriti avevano fatto giravolte di frasi per qualche minuto e poi avevano sferrato l’attacco. L’idea era semplice quanto feroce. Sì, perché i docenti sanno essere più perfidi di un antagonista dei super eroi dei fumetti quando si tratta di trovare impegni per i propri studenti. E che cos’era mai questa ideona? La prof di lettere aveva individuato un tema comune a scien­ze e geografia su cui svolgere una ricerca nella biblioteca di zona. E non facessero i furbi: c’era già un accordo con la bibliotecaria, che avrebbe annotato chi si faceva vivo e chi no. Insomma, i ragazzi si sarebbero dovuti sciroppare un bell’approfondimento sulla flora e la fauna delle principali 8


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fasce climatiche europee. Come se avesse appena annunciato un terno al lotto, la prof Bettinelli aveva esultato: «Era nel programma dell’anno scorso, attraversa il programma di quest’anno e sarà utile per la terza! Non siete contenti di fare un lavoro speciale?» A questa frase, in Saverio – un secchione sempre in prima fila – si accese un dubbio: «Nel senso che quelli delle altre sezioni non lo faranno?» «Voi siete speciali: questo progetto è tutto vostro!» si illuse di rassicurarlo la prof Piglionica. «La bibliotecaria vi aspetta per una bella ricerca vera, tra i libri. E la cosa eccezionale è che la accompagnerete con cartelloni, video... Potete anche portare modellini perché sarebbe bellissimo poter coinvolgere anche gli insegnanti di educazione tecnica e di educazione artistica, non trovate? Sbizzarritevi!» Insomma, una pestilenza. Un delirio. Un’orribile trappola speziata in una mattinata che poteva filare via liscia e noiosa come l’attesa nell’anticamera del dottore. La prof Piglionica passò a distribuire la consegna, diversa per ciascun alunno della classe. Silvia lesse il bigliettino che le era capitato in sorte: Passerotto Sospirò e cercò di recuperare l’immagine mentale di Giacomo Paletti, l’unica cosa capace di riscuoterla dallo sconforto.

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2 Un pomeriggio diverso


Silvia trascorreva tutti i pomeriggi con la nonna. Le sarebbe piaciuto avere una nonna come quelle delle fiabe, che stesse in casa a fare le torte, lavorare a maglia e ascoltare la radio a tutto volume. Invece sua nonna lavorava a maglia e ascoltava la radio a tutto volume (roba da fissati, tipo notiziari e dibattiti politici), ma non a casa: nel proprio negozio. Sua nonna Romana, infatti, gestiva una merceria che era stata aperta della sua bisnonna, come recitava l’insegna: Taglio e Cucito – Merceria dal 1895. Il negozio era ancora tale e quale al momento dell’inaugurazione, a parte qualche passata di colore al soffitto. Le pareti erano rivestite di espositori in legno, zeppi di vetrinette e di cassetti con le maniglie in ottone lucido. Persino il pavimento era in legno, coperto da una passatoia rossa. La nonna si lamentava sempre del costo esorbitante dell’assicurazione anti-incendio. La clientela era in linea con l’ambiente: vecchiette che si dedicavano a lavori di ricamo e rammendo ormai in via d’estinzione. Due sole eccezioni che sollevavano Silvia mentre 12


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leggeva manga o faceva i compiti nel bugigattolo pomposamente chiamato retro. Una era Marianna, una sarta giovane che aveva aperto da poco nella stessa via. I suoi pezzi forti erano vecchi abiti usati che riadattava per farli diventare dei capi di rara bellezza. Molte donne stazionavano sognanti davanti alla sua minuscola vetrina. L’ambizione di Silvia era riuscire a risparmiare abbastanza soldi delle mance per convincere sua madre a comprarle un cappottino pieno di ricami. L’altro sollievo nei pomeriggi di Silvia era la nonna di Giacomo, che non faceva altro che parlare del nipote. E se non era come vederlo, sentirne parlare manda Silvia in solluchero. E per di più la vecchietta forniva un sacco di informazioni. Comprando due metri di fettuccia battitacco (che sembra una cosa inventata ma esiste davvero: la usano solo le sarte quando fanno l’orlo ai calzoni), un giorno quella nonna aveva raccontato di quando Giacomo da piccolo aveva distrutto una pila di piatti appena tolti dalla lavastoviglie. Silvia se lo immaginava, con il ciuccio in bocca e gli occhi sgranati davanti a un tappeto di cocci e il suo cuore andava in solluchero. Quella visione le stampava in faccia un sorriso ebete e le regalava l’impressione di fare in qualche modo parte della vita più intima di Giacomo. Un’altra volta, acquistando tre diverse tonalità di coda di topo (che è un filo spesso, non una vera parte di ratto), la nonna aveva confidato (ma non abbastanza a bassa voce perché Silvia non sentisse) che Giacomo si era tagliato i baffi 13


per la prima volta. Baffi che poi non erano proprio veri baffi, ma qualche pelo di troppo. Il cuore di Silvia si era gonfiato d’orgoglio: Giacomo era un uomo fatto, ormai! E questi erano solo due dei casi più eclatanti. Tra un uncinetto fine fine (“dell’uno”, per i centrini sottili) e una pezzuola di pelle d’uovo (ideale per i camicini dei bebé) aveva scoperto dei suoi capricci per una nuova mountain bike e della sua passione per il frullato di ananas. Che dire? I racconti di quella vecchietta, un po’ bassa e parecchio larga, le davano l’impressione di passare del tempo con il ragazzo dei suoi sogni.

Quel pomeriggio, però, non entrava nessuno. Silvia aveva finito i compiti e pure i manga. La nonna ticchettava con i ferri della maglia mentre preparava una cuffia da esporre in vetrina. Non restava che uscire. Ma di soldi per andare in edicola a comprare una nuova storia giapponese non gliene erano rimasti. Alternative? Ci rifletté su parecchio prima di arrivare alla conclusione che l’unica alternativa alla morte per noia era andare in biblioteca a cominciare la sua ricerca sui passerotti. Sospirò, si alzò e annunciò: «Vado a fare la ricerca di cui ti ho parlato a pranzo». La nonna finì di contare i punti del giro di ferri e disse parlando a labbra chiuse, per non far cadere un ago da lana che teneva stretto: 14


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«Torna prima che chiuda». A seguire, la solita raccomandazione trita e ritrita: «Se ti serve qualcosa, chiama». Silvia non riusciva a pensarecosa le potesse servire lungo i duecento metri piani che separavano la merceria dalla biblioteca, ma la rassicurò: «A dopo». E via, stringendosi nella giacchetta per affrontare l’aria frizzante del pomeriggio di un autunno ormai inoltrato.

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