LA LUPA E L’AQUILA
Per volare con la fantasia
AL TEMPO DI ROMA MONARCHICA
Collana di narrativa storica per ragazzi
Direttore di collana: Luigino Quaresima
Redazione: Emanuele Ramini
Ufficio stampa: Salvatore Passaretta
Team grafico: Letizia Favillo
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Nadia Vittori
L A L U P A E
L ’ A Q U I L A
Illustrazioni di caba & chesi
Un ponte per il fiume
Roma, 640 a. C.
Il re avanzò tra due file di sacerdoti.
Aveva il capo velato con un lembo dell’ampio mantello, simbolo del potere religioso che andava in quel momento a rappresentare.
Il silenzio attorno era assoluto, spezzato unicamente dal dolce mormorio del fiume.
Solo il dio avrebbe potuto parlare in quel momento.
In passato aveva già fatto sentire la sua voce, possente e terribile. Per ben tre volte il dio del Tevere aveva manifestato la sua collera; con la sua furente rabbia aveva spezzato i piloni del ponte che il re stava cercando di innalzare tra le sue sponde.
Il ricordo delle terribili inondazioni era ancora presente negli occhi di tutti. Che cosa avrebbe detto questa volta il dio?
Il re si mosse ancora, con passo lento e solenne, ma un brivido d’incertezza fece tremare la sua voce quando parlò al fiume.
- Possente Tevere, figlio di Saturno, compagno di Rea Silvia, ascolta le nostre preghiere!
Il collegio dei sacerdoti pontificali, che erano addetti alla sorveglianza della costruzione del ponte, si fece avanti per unire la loro voce a quella del re. L’inno continuò, cantando le lodi al potente dio del fiume, fonte e vita stessa della città.
Poi la sola voce del re proseguì.
- Abbiamo ascoltato i tuoi ordini, abbiamo ubbidito ai tuoi precetti: nessun chiodo in ferro o in bronzo unisce le tavole di legno di questo ponte… Come ci hai richiesto, ogni anno sacrificheremo al centro del fiume e su entrambe le tue sacre sponde…
l’angolo del…
Le Vestali erano le sacerdotesse di Vesta, dea del focolare domestico. Furono istituite da Numa Pompilio e originariamente erano quattro. Dal tempo di Tarquinio Prisco divennero sei.
Il gruppo delle Vestali , con il viso coperto da un telo candido annodato sotto la gola, avanz ò a un cenno del sovrano. La Vestale Massima, la sacerdotessa più anziana, si chinò. Subito attorno a lei accorsero le altre tre ragazze con corde di vimine intrecciato. Con mosse rapide legarono mani e piedi di quindici fantocci di canne che vennero trasportati al centro del ponte.
Il re levò le braccia al cielo.
- Sacrifico a te, possente dio del Tevere! Possa tu vegliare sulla nostra città e proteggere questo ponte!
Il primo fantoccio vol ò oltre le sponde alte del fiume,
accompagnato da un grido festoso della folla, poi un altro, un altro ancora.
In pochi istanti tutti i quindici fantocci vennero gettati nel fiume.
La corrente li cattur ò e, dopo alcuni girotondi, li trascinò via, in una corsa verso il mare.
La folla urlò ancora di gioia.
Il dio aveva gradito il dono!
- Dedico a te, possente dio, questo ponte! - tuon ò il re per sovrastare il frastuono della gente. - Si chiamerà Sublicio , cioè senza chiodi! Nessun sostegno in ferro sar à mai fissato tra le sue assi! Nessun chiodo in metallo verr à infisso tra il suo legno!
l’angolo del…
Il Sublicio fu il primo ponte ad unire le sponde del Tevere. Per la sua costruzione furono usate esclusivamente travi di legno, dette nel linguaggio volsco sublicae.
La processione si mosse, ricomponendosi in due file ordinate che dal centro del ponte ritornavano sulla riva sinistra.
Il sovrano, con un piccolo passo, scese dal ponte e poggiò di nuovo i piedi sulla terraferma.
Non poté trattenere un sospiro di sollievo: era stata una lotta dura, ma finalmente il ponte era ultimato e il dio sembrava definitivamente placato.
Si voltò un attimo a contemplare il ponte alle sue spalle, mentre un sorriso di soddisfazione gli saliva alle lab-
bra. Poteva essere fiero del suo lavoro! Quel ponte avrebbe portato ricchezza e prosperità alla sua città. La folla, che si era accalcata sulla riva sinistra per seguire la cerimonia, si aprì in due ampie ali per lasciar passare il suo sovrano. Si era dimostrato un buon re, fino a quel momento. Aveva dato il via alla costruzione della colonia sul mare, proprio alla foce del Tevere, aveva aperto la strada alle preziose saline, e adesso il ponte!
A un tratto un brivido percorse la moltitudine di gente che si scompose all ’ improvviso in un gregge disordinato. Grida eccitate si alzarono qua e là, mentre gli sguardi di tutti si volgevano verso la sponda destra del fiume.
Che cosa stava accadendo?
Il re allungò il collo per superare il muro di teste che lo circondava da ogni lato, ma all ’ improvviso un urlo agghiacciante sovrastò il frastuono generale:
- Un cane nero!
- Sciagura! Un cane nero!
- Immensa sventura!
Un brivido scivol ò lungo la schiena di Anco Marzio. Un cane nero! Era un presagio terribile!
E proprio il giorno dell’inaugurazione del ponte!
Un sacerdote gli si mise a fianco. Il cappello indicava chiaramente la sua funzione: era un augure, incaricato di interpretare i messaggi divini.
Il re lo afferrò per la manica della veste rossa.
- Aulo, che cosa sta accadendo, per tutti gli dei? Se davvero un cane nero è venuto a disturbare il sacrificio, si dovrà ricominciare tutto da capo!
- Vado a vedere! - disse. E si mosse rapido verso il ponte che nel frattempo si era completamente svuotato. Fatti pochi passi, si ferm ò un attimo incerto, con un piede già sulle assi di legno e alzò la testa nel silenzio assoluto che lo circondava.
Si trovarono così, soli, l’augure e l’animale, che si fronteggiavano ai due estremi del ponte.
La folla assisteva immobile.
L’animale avanzò sospettoso, con la coda bassa e le orecchie ritte, mostrando i denti, chiaramente pronto ad un attacco improvviso.
Il sacerdote gli mosse incontro, a piccoli passi, quindi si immobilizz ò di colpo, scosse la testa con un accenno di sorriso e si girò verso il suo re, sospirando di sollievo.
- Non è un cane, nobile sovrano! Guarda anche tu! È una lupa!
Si girò verso la folla che seguiva attenta, mostrando un punto nella boscaglia davanti a lui.
- Vedete? Sta difendendo la sua cucciolata!
Tra i rovi della sponda opposta si muoveva qualcosa.
- È vero! Sono dei lupacchiotti! Proprio là. Sotto il fi-
co! - strillò qualcuno nella ressa.
La lupa avvertì il cambiamento nella folla che la osservava. Studiò il folto pubblico per qualche istante, poi girò su se stessa, rizzò la coda e si avviò decisa verso i suoi cuccioli che le corsero incontro trotterellando.
Il sovrano riprese a respirare normalmente, ma si avvicinò perplesso al suo augure.
- Strano posto ha scelto per i suoi cuccioli! Aulo si strinse nelle spalle ossute.
- Qui al ponte non c ’ era nessuno in questi giorni perché si doveva attendere la data fissata per l’inaugurazione. E poi, nobile Anco Marzio, è un chiaro segnale degli dei questo, non trovi?
Anco Marzio sorrise. Alzò le braccia al cielo e annunciò ai presenti con tono fermo:
- Gli dei ci vogliono mostrare oggi tutta la loro benevolenza! Quale auspicio migliore? Una lupa, simbolo di Roma, è venuta sul sacro ponte che oggi abbiamo inaugurato! Lunga vita a Roma!
La folla esult ò e si mise ad acclamare con gioia Anco Marzio, nipote di Numa Pompilio, grande e pacifico sovrano di Roma.
- Lunga vita a Roma! Lunga vita al re!
Il re accett ò con un cenno del capo ed un sorriso gli omaggi della sua gente.
Era stata davvero un’ottima giornata!
Sorrideva ancora, quando si accorse che un ’ ombra gli si metteva a fianco. Si volt ò e salut ò Tarpea, la Vestale
Massima, che però gli rispose con una smorfia del viso.
- Abbiamo un problema… - gli sussurrò all’orecchio.
- Di che cosa si tratta?
- Non riesco pi ù a trovare Annina … - disse con voce concitata, lanciando in giro sguardi preoccupati per accertarsi che nessuno la stesse ascoltando.
- Annina… - ripeté perplesso il sovrano.
- La Vestale pi ù giovane. L’ hai designata tu, due mesi fa, ricordi?
Anco Marzio annuì: certo, la piccola Annina, la figlia più giovane di Claudio Valerio!
Ricordava perfettamente la cerimonia della nomina dell ’ ultima Vestale. Per quella volta non era stato necessario, come accadeva di solito, procedere con il sorteggio tra le venti fanciulle prescelte con criteri rigorosi, tutte figlie di famiglie illustri ed onorate.
L’ ambiziosissimo Claudio Valerio, padre della piccola Annina, una ragazzina di sette anni timida e scontrosa, aveva proposto sua figlia senza attendere il verdetto della sorte.
Nulla vietava che la piccola venisse accettata: la famiglia era onesta e senza macchia, il padre si era sposato una sola volta, la ragazzina aveva l ’ et à prescritta dalla legge, tra i sei e i dieci anni, e inoltre non esistevano sorelle che avessero già svolto quella mansione.
Claudio Valerio aveva esultato di gioia quando il re, nelle vesti di Pontefice Massimo, aveva pronunciato la formula sacra: “Io prendo te, Amata, e ti consacro alla pos-
sente dea del fuoco sacro” .
La scelta di Annina aveva forse provocato un certo malcontento, ma tutto si era svolto con cura e precisione e le altre famiglie di Roma non avevano potuto obiettare nulla. E adesso la piccola Vestale era sparita!
- Ma dove può essere finita? - chiese Anco con un’ombra di stizza nella voce: erano solo quattro le sacerdotesse di Vesta! Com’era possibile perdersene una?
- Nessuno l’ha vista! È scesa dal ponte con noi e poi… più nulla! Si sarà mescolata alla folla quando è comparso il cane nero… voglio dire… quando è comparsa la lupa! C ’è stata molta confusione in quel momento ed io ho perduto di vista le mie sacerdotesse!
- Riporta le tue ragazze alla Casa delle Vestali. Vi raggiungerò più tardi, lì potremo parlare con calma!
La donna si allontan ò in fretta e il sovrano riprese a camminare da solo. Un ’ ombra improvvisa aveva oscurato il sole. Anco Marzio sollev ò la testa a scrutare il cielo. Nubi scure si stavano ammassando in un angolo di azzurro.
Forse di lì a poco sarebbe scoppiato un temporale.
Una sparizione misteriosa
Tarpea, la Vestale Massima, si muoveva nervosa tra le pareti della Casa delle Vestali. - Forza con quel fuoco, Livia! Se non ci getti subito altra legna si abbasser à troppo e allora assaggerai la verga del Pontefice! Muovetevi, insomma! Che cosa fate lì cacciate nell’angolo? C’è da macinare il farro per la mola salsa… Il Pontefice Massimo sarà qui a momenti!
l’angolo del…
Il farro salato, mescolato con acqua, veniva cosparso su ogni vittima sacrificale. Il termine “immolare” deriva proprio dalla mola salsa romana, preparata dalle Vestali.
Le due Vestali si muovevano avanti e indietro per l’Atrio di Vesta, inquiete ed agitate. Percepivano l’ansia nella voce della loro decana e si affannavano senza criterio, urtandosi l’un l’altra come tante pecore spaventate. Finalmente Livia, la sacerdotessa più anziana, trovò il coraggio di parlare: - È stata ritrovata Annina? Tarpea la fulminò con lo sguardo. - Pensa al tuo lavoro, Livia!
LALUPAE
L’AQUILANadiaVittoriRaffaelloEditrice
Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte (o opportunamente punzonato o altrimenti contrassegnato), è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE, GRATUITO, fuori commercio (vendita e altri atti di disposizione vietati: art. 17, c. 2 L. 633/1941). Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d). Esente da bolla di accompagnamento (D.P.R. 6-10-1978, n°627, art.4. n°6).
ROMA,640 A.C. Annina,la più giovane Vestale del tempio,sparisce misteriosamente durante la solenne cerimonia d’inaugurazione del ponte Sublicio,sul Tevere. La notizia della sua scomparsa potrebbe provocare il caos:tutti a Roma sanno bene come le sorti della città siano legate alle famose sacerdotesse di Vesta. Perciò la piccola Annina,inconsapevole vittima di un orribile tradimento,si trova suo malgrado coinvolta in una guerra tra Roma, agli inizi della sua potenza,e l’etrusca Veio. Seguendo le disavventure della piccola Vestale,avrai modo di conoscere alcune tra le più celebri figure del periodo:il giovane re Anco Marzio e il suo futuro successore,il nobile Tarquinio,appena giunto in città.
NADIA VITTORI è nata in provincia di Cremona. Esperta di narrativa storica per ragazzi, con la Casa Editrice Raffaello ha pubblicato vari romanzi della serie "Un Tuffo nella Storia".
ISBN 88-472-0788-6
…un impegno per la scuola