Gabriella Fontana Coordinato da Roberto Morgese
delle discipline fficina Nuova Storia 5
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In omaggio la Biblioteca di classe fficina dei Lettori
Le civiltà della Grecia
Le civiltà della Grecia
Circa 4 500 anni fa alcune tribù nomadi provenienti da nord-est si insediarono sulle coste della penisola greca e nelle isole del Mar Mediterraneo orientale, del Mar Ionio e del Mar Egeo, un mare interno del Mediterraneo caratterizzato da numerose isole e arcipelaghi.
Nel corso dei secoli questi popoli divennero abili in molte attività: la pesca, la coltivazione delle viti e degli ulivi, l’allevamento degli ovini, l’artigianato, la navigazione e il commercio. Tra loro vi furono anche musicisti, politici, artisti, guerrieri, poeti, scienziati e atleti. I regni e le città che si svilupparono in questi territori, conosciuti anche come la culla della civiltà occidentale, influenzarono i modi di vivere e pensare di tantissimi popoli. Le tracce lasciate dalle civiltà della Grecia antica si possono trovare ancora oggi in numerose parole della nostra lingua, nell’architettura delle città e nelle forme di governo di molti Paesi del mondo.
Per iniziare
• Hai mai visto immagini di oggetti o monumenti dell’antica Grecia?
• Conosci qualche mito legato alle antiche civiltà della Grecia?
• Ricordi l’ultimo argomento trattato alla fine della classe quarta? Parlava dell’assedio della città di Troia.
Imparerai a:
• conoscere le loro forme di governo;
• conoscere le origini di parole come pace, libertà e giustizia;
• individuare sulla linea del tempo la contemporaneità, la successione e la durata delle civiltà studiate;
• distinguere tra la ricostruzione storica del passato e la spiegazione fantastica data da miti e leggende.
Le tue competenze:
• comprendere come i fenomeni e gli eventi storici siano in relazione con le risorse del territorio.
IMPARO dalle PAROLE
Nella carta della pagina accanto è raffigurato il territorio considerato la culla della civiltà occidentale. Che cosa significa questa espressione secondo te?
Osserva la linea del tempo. Tra la fine della civiltà micenea e l’inizio della civiltà delle poleis, cioè le città-stato indipendenti greche, c’è un periodo di tempo che viene chiamato “età buia”. Evidenzialo sulla linea con il colore rosso.
Sul “Vaso dei guerrieri” sono rappresentati soldati micenei che vanno in battaglia. Osserva e descrivi sul quaderno come si proteggevano e che armi utilizzavano.
I Micenei
Gli Achei erano una popolazione nomade che si stabilì nella regione del Peloponneso verso il 2000 a.C. Qui fondarono città-stato indipendenti, che nel tempo furono spesso in lotta tra loro, come Argo, Pilo, Tirinto, Sparta e Micene. Micene era la più potente e diede il nome alla civiltà di pastori che fiorì in queste terre. Intorno al 1450 a.C. i Micenei conquistarono l’isola di Creta. L’incontro con la cultura cretese trasformò profondamente il loro modo di vivere: ne appresero la scrittura, le credenze religiose e le tecniche di navigazione, grazie alle quali i mercanti micenei raggiunsero le coste dell’Anatolia, dell’Italia meridionale e della Spagna. Successivamente combatterono molte guerre, come quella contro la città di Troia, che sorgeva in una posizione favorevole ai commerci marittimi verso il Mar Nero. La città venne assediata e distrutta intorno al 1250 a.C. da una confederazione di principi achei guidati dal re di Micene. La civiltà micenea iniziò a decadere a partire dal 1200 a.C. Secondo alcuni storici la fine di questa civiltà fu causata dall’invasione dei Dori, un popolo proveniente dal Nord Europa.
Sai che cosa vuol dire la parola confederazione?
Rileggi il testo, prova a intuirne il significato e sottolinea quali sono, secondo te, i tre sinonimi. associazione • club • spedizione • lega • unione • squadra
Completa la linea del tempo con le date mancanti.
Arrivo nel Peloponneso
Conquista di Creta
Conquista di Troia
Invasione dei Dori
Nascita di Cristo
All’interno delle mura si trovavano i granai, le botteghe degli artigiani e i magazzini, dove venivano depositati prodotti come grano e olio.
Lungo le mura si aprivano le porte che permettevano l’accesso alla città. La principale era la Porta dei Leoni
Le città fortificate
La città di Micene era una vera e propria fortezza costruita su un’altura. Dominava la pianura sottostante ed era protetta da imponenti mura, dette “ciclopiche” perché secondo la leggenda erano state costruite dai giganti Ciclopi.
Come Micene, anche le altre città-stato della civiltà micenea sorsero su colline o su speroni rocciosi e, come Micene, erano difese da mura inaccessibili.
Il palazzo del re, con la sala del trono (mègaron), si trovava sul punto più alto della collina. La sala, di forma rettangolare, aveva al centro un focolare attorniato da quattro colonne che sostenevano parte del tetto ed era affrescata con scene di guerra.
Nel recinto sacro sorgevano le tombe reali, all’interno delle quali venivano seppelliti anche preziosi tesori.
Diadema miceneo.
L’organizzazione sociale
Pugnale miceneo in bronzo decorato.
IMPARO dal TESTO
Collega i nomi micenei al loro significato.
wanax
lawagetas
téreta
dèmos
demoi sacerdote villaggi popolo capo dei guerrieri re
IMPARO dallo SCHEMA
Ogni città-stato era governata da un re, chiamato wanax, e da un consiglio di collaboratori. Nella scala sociale seguivano poi i nobili, proprietari di tutte le terre e di tutto il bestiame, il capo dei guerrieri, il lawagetas, e i sacerdoti e le sacerdotesse, detti téreta. Il popolo, il dèmos, viveva nei demoi, i villaggi, che si trovavano fuori delle mura, e comprendeva i contadini e gli artigiani. Gli schiavi erano prigionieri di guerra ed erano destinati ai lavori più pesanti. Le donne micenee erano amate e rispettate, godevano di una certa libertà, partecipavano alla vita pubblica e potevano avere un lavoro indipendente dalla famiglia. I lavori tipici femminili pagati erano legati alle cure domestiche, alla tessitura della lana e alla distribuzione dei cereali provenienti dalle coltivazioni. Alcune donne privilegiate, come le sacerdotesse, potevano possedere terreni da amministrare.
Le attività
Le zone montuose e i pochi corsi d’acqua a disposizione rendevano il territorio poco adatto all’agricoltura, perciò i contadini si limitavano a coltivare cereali, ulivi e viti. Nelle campagne i pastori allevavano ovini, bovini e cavalli. Nei villaggi gli artigiani sapevano lavorare oro, argento e avorio, con cui realizzavano gioielli e decorazioni per le armi. Con l’argilla producevano vasi decorati per conservare cereali, olio, vino e miele.
Navigatori e commercianti viaggiavano su navi dotate di vela dalla forma quadrata lungo le rotte del Mar Mediterraneo. Scambiavano i prodotti che avevano in abbondanza con vari metalli, in particolare con lo stagno e il rame che servivano per ottenere il bronzo, utilizzato dai fabbri per coniare monete e realizzare le armi per le battaglie.
Durante la storia antica c’è stato un periodo denominato “Età del bronzo”. Fate una ricerca in internet e colorate sulla linea del tempo l’inizio e la fine dell’Età del bronzo.
La religione
I Micenei erano politeisti e adoravano divinità antropomorfe. Gli dei e le dee rappresentavano le forze della natura e si appassionavano alle vicende degli esseri umani, proteggendoli oppure ostacolandoli. Il padre degli dei e degli esseri umani era Zeus, la cui moglie si chiamava Era. Poseidone era il dio del mare, Ares il dio della guerra e Demetra la dea dei raccolti. Per ottenere la loro benevolenza i sacerdoti sacrificavano capre, vitelli e buoi su altari di pietra e offrivano i prodotti della terra nei santuari a loro dedicati costruiti sulle montagne. La religione dei Micenei diventò poi la religione delle successive civiltà greche.
Il culto dei morti
Presso i Micenei era molto forte il culto per i morti. I defunti venivano sepolti in modi diversi a seconda del ruolo che avevano occupato all’interno della società. Le tombe dei re, dei guerrieri e dei nobili erano dette tholos. Erano costruzioni circolari scavate nelle colline e ricoperte con grandi pietre sistemate in modo concentrico, fino a formare un soffitto a forma di cupola. Un lungo corridoio conduceva alla camera dove veniva deposto il corpo del defunto insieme agli oggetti e alle armi che gli erano appartenuti in vita. Spesso il volto era ricoperto da una maschera d’oro che ne riproduceva i lineamenti.
dall’ IMMAGINE
IMPARO
L’immagine accanto mostra un reperto rinvenuto all’interno di una tomba micenea.
Riesci a capire di che cosa si tratta?
Testa di dea ritrovata nella città di Micene.
Divinità in terracotta.
Secondo te, quale attività svolgeva il defunto quando ancora era in vita?
Maschera appartenuta a un principe miceneo.
La tomba di Agamennone, a Micene, è l’esempio più famoso di tholos
Esempio di sillabario utilizzato dagli archeologi per decifrare i reperti.
IMPARO
La scrittura
I Micenei appresero l’importanza e l’utilità della scrittura dai Cretesi. In un primo periodo utilizzarono la Lineare A, un sistema di scrittura sillabica non ancora decifrato, e successivamente lo rielaborarono per adattarlo alla loro lingua. La Lineare B era una scrittura composta da circa 200 segni anch’essi corrispondenti a sillabe, si scriveva da sinistra a destra e fu decifrata nel 1952. Per alcuni studiosi rappresenta una forma di greco arcaico. I primi reperti in Lineare B furono ritrovati a Creta nel palazzo di Cnosso. In un secondo tempo si scoprirono documenti simili a Micene, nelle altre città-stato greche e nelle località che erano venute a contatto con la società micenea. Grazie alle numerose scritte rinvenute su tavolette d’argilla, di bronzo e di altri metalli, gli archeologi sono riusciti a ricostruire molti dettagli dell’organizzazione economica e sociale dei regni micenei.
Gli scribi utilizzavano la scrittura per annotare tutto quello che succedeva all’interno del palazzo: gli ordini impartiti dal re ai suoi soldati, il numero dei bambini, le proprietà del re, le merci prodotte, le cerimonie religiose, la contabilità.
Completa con le parole mancanti: argilla, Micenei, sillabe, palazzo, scribi, Lineare B, Lineare A. Puoi utilizzare questo riassunto per ripetere a voce alta.
I .................................. inizialmente utilizzavano la scrittura ..................................., appresa dai Cretesi, che utilizzava dei segni che corrispondevano a ............................. Poi rielaborarono questo tipo di scrittura nella ............................. Gli ............................ micenei annotavano tutti i fatti importanti che accadevano nel ............................ e scrivevano su placche di bronzo e su tavolette d’.............................
Codici segreti
Per interpretare la Lineare B gli archeologi hanno attribuito a ogni simbolo una sillaba, cioè hanno cercato di decifrare un codice. Ogni linguaggio si serve di un codice e per comunicare qualcosa a qualcuno è necessario utilizzare lo stesso codice. Da sempre le persone inventano codici segreti per non svelare informazioni o notizie importanti a chi non le deve conoscere. Un codice per essere segreto utilizza la crittografia, una tecnica che permette di interpretare il messaggio solo se si è in possesso della chiave, cioè della regola utilizzata per nascondere le parole.
1 Ecco un messaggio crittografato da decifrare. In questo caso la chiave del codice è molto semplice. Per mascherare il messaggio è stato utilizzato l’alfabeto di 21 lettere nell’ordine contrario: la Z corrisponde alla A, la V alla B, la U alla C, e così via per tutte le lettere dell’alfabeto. Scopri che cosa c’è scritto.
Il romano Giulio Cesare proteggeva i messaggi importanti con questo sistema: ogni lettera veniva sostituita con la lettera che occupava tre posti più avanti nell’ordine alfabetico.
2 Qui sotto trovi una comunicazione di guerra micenea. È stata crittografata con un codice. Scopri la chiave e riscrivi il messaggio.
7-10-9 1-3-8-5-9 17-9 12-1-17-3-13-12-4-13-12-13 12-5-10 3-1-20-1-10-10-13 4-9 10-5-7-12-13
3 Inventa una chiave per crittografare i tuoi messaggi. Nella riga con le caselle vuote aggiungi l’alfabeto modificato. Cambia l’ordine delle lettere o scegli dei simboli. Scrivi un messaggio e sfida i tuoi compagni a capire quello che hai scritto.
La guerra di Troia
La decifrazione della scrittura micenea ha fornito agli archeologi e agli storici alcune fonti importantissime per la ricostruzione della civiltà degli Achei.
A tramandare e a mantenere intatto il leggendario ricordo delle imprese dei Micenei sono state soprattutto le opere di Omero, un poeta greco vissuto molti secoli dopo. Egli scrisse due narrazioni in poesia, l’Iliade e l’Odissea. La prima descrive la guerra combattuta dai Micenei contro la città di Ilio, cioè Troia, mentre la seconda racconta l’avventuroso viaggio di ritorno a casa da Troia del guerriero greco Ulisse, re dell’isola di Itaca.
La vita del poeta Omero è avvolta nel mistero. Secondo la tradizione era cieco e alcuni storici credono che la sua stessa esistenza potrebbe far parte di una leggenda.
Il mito
Paride era figlio di Priamo, re di Troia. Si innamorò di Elena, moglie del re di Sparta, e la rapì. I re di tutte le città della Grecia si unirono allora sotto la guida di Agamennone, re di Micene, e dichiararono guerra a Troia. Con le loro navi raggiunsero la città e l’assediarono. Gli Achei riuscirono a vincere la guerra grazie all’astuzia di Ulisse, re di Itaca, che ideò uno stratagemma: sulla spiaggia davanti alle mura di Troia gli Achei lasciarono un grande cavallo di legno e finsero di partire. I Troiani trascinarono il cavallo dentro le mura della città in segno di vittoria. Durante la notte gli Achei uscirono dal ventre del cavallo dove si erano nascosti, aprirono le porte della città e fecero entrare il resto dell’esercito. I Troiani, sorpresi, non furono in grado di reagire e Troia venne saccheggiata e distrutta.
La realtà storica
La città di Troia sorgeva sullo Stretto dei Dardanelli, in una posizione favorevole alla navigazione e al commercio dal Mar Egeo al Mar Nero. I Troiani controllavano le rotte commerciali e pretendevano pedaggi per lasciar passare le navi attraverso lo stretto. I Micenei non intendevano più pagare le pesanti tasse e forse fu proprio questo che spinse i regni micenei ad allearsi e a dichiarare guerra alla città di Troia.
Gli scavi di Troia
Fino al XIX secolo gli storici hanno creduto che la guerra di Troia fosse frutto della fantasia degli antichi Greci e che i poemi omerici non avessero nessun fondamento storico. Non la pensava così invece un ricco commerciante tedesco appassionato di archeologia di nome Heinrich Schliemann. Nel 1870, basandosi sulle indicazioni ricavate dai testi di Omero, Schliemann partì alla ricerca della città di Troia. Prima identificò i luoghi della guerra nell’estremità occidentale dell’attuale Turchia, poi iniziò a scavare in corrispondenza della collina di Hissarlik, a pochi chilometri dalla costa. Nel 1871 portò alla luce le rovine di un’antica città distrutta dal fuoco. Non si trattava però della vera città dell’Iliade, che Schliemann identificò ben nove strati più sotto. Nello strato più profondo trovò anche un eccezionale tesoro, che egli credette appartenere a Priamo, il re di Troia. Del “tesoro di Priamo” facevano parte più di 8 000 gioielli tra collane, bracciali, anelli e orecchini in oro di raffinata fattura, a testimonianza delle grandi capacità raggiunte dagli artigiani dell’epoca.
A Schliemann va il merito di avere approfondito con passione gli studi e le ricerche allo scopo di ritrovare tracce degli avvenimenti cantati dal sommo poeta greco. Le sue scoperte permisero di ricostruire e conoscere il passato di antiche civiltà. Oggi gran parte degli oggetti rinvenuti è conservata nel museo Ermitage di San Pietroburgo, in Russia.
Osserva, come un archeologo, la stratificazione dello scavo e abbina le lettere agli strati.
A Strato con ossa di animali fossili.
B Strato con resti di mura in pietra.
C Strato con mura, semplici vasi, oggetti in oro e statuette.
D Strato con resti preistorici.
E Strato con grandi templi, mura difensive, vasi e oggetti molto elaborati.
PAROLE che VIAGGIANO
1 Nelle pagine precedenti hai incontrato più volte la parola forma. È un termine che ha significati diversi a seconda della frase e dell’argomento.
MATEMATICA
La forma geometrica è una parte di spazio delimitata da una linea chiusa non intrecciata.
SPORT
Indica le condizioni fisiche di un atleta o di una squadra, si dice infatti “essere in forma”.
FORMA
LINGUAGGIO
QUOTIDIANO È l’aspetto esteriore di un oggetto o di una persona; il modo di comportarsi.
STORIA
Si usa per indicare il modo in cui si organizza una società nella distribuzione del potere, cioè la forma di governo scelta.
2 Sottolinea le frasi e colora i quadretti con il colore corrispondente al significato.
• La forma di governo micenea era la città-stato governata da un re.
• La squadra di calcio di Giulia è davvero in forma.
• Il compasso serve a disegnare la forma del cerchio.
• Per il compleanno di papà ho preparato biscotti di tante forme diverse.
IMPARO dalla MAPPA
1 Completo la mappa.
Apprendimento globale
I Micenei
dal TESTO
IMPARO
1 Cancello l’alternativa sbagliata.
• La civiltà degli Achei è chiamata minoica / micenea.
• Le città-stato micenee erano circondate da mura ciclopiche / profondi fossati.
• I guerrieri micenei combatterono una lunga guerra contro Tirinto / Troia
• I Micenei appresero dai Cretesi la scrittura Lineare A / Lineare B.
• Il cavallo di Troia è una realtà storica / una leggenda.
AUTOVALUTAZIONE
• Ho completato la mappa con le informazioni mancanti? Sì No In parte
• Ho riconosciuto tutte le alternative corrette? Sì No In parte
Il termine crisi viene spesso usato per indicare un momento negativo. Cercalo sul dizionario, scoprine l’origine e cogli anche il significato positivo del vocabolo.
Poleis è il plurale della parola greca polis, che significa “città”. Da polis derivano parole italiane come metropoli, cioè grande città, e necropoli, “città dei morti”, luogo dove si seppellivano i morti.
I Greci
Intorno al 1200 a.C. la Grecia fu invasa dai Dori, un popolo di cacciatori e pastori che arrivava dal Nord Europa. I Dori erano guerrieri molto forti e conoscevano l’uso del ferro, che utilizzavano per fabbricare le armi. Nei loro assalti distrussero molte fortezze micenee e così la popolazione lasciò le città per tornare a vivere nei villaggi. Con la fine della civiltà micenea, per la Grecia iniziò un lungo periodo che gli storici definiscono “età buia”, caratterizzato da una crisi durata oltre quattrocento anni, durante il quale scomparve l’uso della scrittura. Questo periodo durò fino all’800 a.C.
La rinascita
Gli antichi Greci datavano l’inizio della loro storia dalla prima Olimpiade. Secondo questa datazione, quanti secoli durò la storia della civiltà greca? ...................................
Quanti secoli a partire dall’invasione dei Dori?
Invasione dei Dori
Prima Olimpiade
Sviluppo delle poleis
Età buia
Guerre contro i Persiani
Prime colonie
Con il passare del tempo i Dori impararono a convivere con le popolazioni che avevano sconfitto, fino a diventare un unico popolo che parlava la stessa lingua, utilizzava la stessa scrittura e professava la stessa religione. Le condizioni di vita migliorarono, ripresero i commerci e rinacquero le città. Le nuove città greche, le poleis, erano indipendenti l’una dall’altra ed erano caratterizzate da diverse forme di governo. Nella loro storia i Greci combatterono molte guerre in difesa dei propri territori, alcune contro popoli invasori, come i Persiani, altre scoppiarono invece tra le stesse poleis greche. I Greci riuscirono a mantenere la loro indipendenza fino al 338 a.C. quando il territorio venne occupato dai Macedoni. Nascita di Cristo
Guerra del Peloponneso
greche
Occupazione dei Macedoni
Le attività
Con la fine dell’età buia per la Grecia cominciò un periodo di grande sviluppo economico.
Una delle attività più importanti era l’allevamento delle pecore e delle capre, dalle quali i pastori ricavavano carne, latte, lana e pellame. Il territorio prevalentemente collinare e montuoso favoriva la coltivazione della vite e dell’olivo. Gli artigiani greci diventarono abilissimi nella lavorazione della ceramica, dei metalli e del legno. Con la ceramica realizzavano anfore, coppe e piatti splendidamente decorati. I metalli erano impiegati soprattutto per i gioielli e per le armi. Con il legno fabbricavano oggetti di uso quotidiano, navi per la guerra e il trasporto delle merci, carri.
Lungo le coste erano diffuse la pesca e la produzione del sale, utilizzato in cucina e per la conservazione dei cibi. Le navi greche si spingevano in tutto il Mar Mediterraneo e il commercio si sviluppò sempre di più. I mercanti greci esportavano olio, vino e manufatti realizzati dagli artigiani; importavano prodotti alimentari e materiali preziosi come i metalli, l’ambra e l’avorio, che non erano presenti nei territori della Grecia. Anche gli schiavi erano venduti e acquistati come vere e proprie merci.
TECNOLOGIA
L’olio d’oliva, oltre che per l’alimentazione, era utilizzato come base per la realizzazione dei prodotti di bellezza e serviva anche per l’illuminazione delle case. Le lucerne a olio, infatti, avevano ormai sostituito le semplici torce di legno.
I vasi greci sono una fonte storica preziosissima, infatti a seconda delle decorazioni e del tipo di ceramica gli archeologi possono risalire al periodo storico di realizzazione. I vasi più antichi hanno decorazioni molto semplici, quelli successivi riportano scene sempre più raffinate e complicate.
Osserva i tre vasi e mettili in ordine dal più antico al più recente.
I soldati senza cavallo si chiamavano opliti per il loro scudo rotondo, l’oplon. L’oplita aveva una lancia e una spada e per proteggersi indossava elmo, corazza e gambali. Gli opliti formavano uno schieramento di soldati molto vicini che avanzavano compatti.
La città e il suo governo
Per la prima volta nella storia, nelle città dell’antica Grecia comparve un nuovo soggetto: l’abitante della polis, cioè il cittadino Essere cittadini significava godere dei diritti politici, cioè poter prendere parte alle decisioni più importanti della polis attraverso il voto e avere la possibilità di essere eletti alle cariche pubbliche, le magistrature. Il cittadino aveva anche dei doveri, come pagare le tasse e difendere la patria in guerra come soldato. Non tutti i cittadini potevano però partecipare alla vita pubblica, ma soltanto i maschi che avessero compiuto vent’anni e avessero completato l’addestramento militare. Ne erano esclusi pertanto donne, stranieri e schiavi.
Tra i cittadini solo gli aristocratici (àristoi), cioè i grandi proprietari di terre e di bestiame, potevano aspirare alle magistrature. I piccoli proprietari terrieri, i commercianti e gli artigiani costituivano il popolo (dèmos): potevano partecipare alla vita politica esprimendo il proprio parere nelle assemblee, ma erano esclusi dalle decisioni più importanti.
Monarchia e oligarchia
Le città inizialmente furono governate da un re, erano quindi delle monarchie (da monos, “uno solo”, e archè, “comando”, cioè potere di un’unica persona). Con il passare del tempo il potere passò nelle mani di un gruppo ristretto di persone: nacquero così le oligarchie (da òligos, cioè “pochi”). Nel corso del VII secolo a.C. un’altra forza andò ad aggiungersi agli àristoi: gli opliti, ovvero i soldati dell’esercito cittadino, indispensabili per la difesa della polis
dal TESTO
IMPARO
1. Sottolinea la parte di testo dove si spiegano i diritti e i doveri dei cittadini nelle poleis. Ripeti con parole tue chi poteva diventare cittadino.
2. Sottolinea nel testo con due colori diversi chi governa in una monarchia e chi in una oligarchia.
Educazione C CA IVI
“Governare” è una parola di origine greca che significa “reggere il timone”. La parola assunse presto anche il significato che conosciamo oggi, cioè “guidare uno Stato”.
Fai una ricerca e rispondi alle domande. Qual è la forma di governo presente nel nostro Paese?
Come si chiama la carica che guida il Governo in Italia?
La democrazia greca
In alcune poleis con il tempo fu il popolo a prendere le decisioni riguardanti l’economia, l’esercito e la cultura. In questo modo tutti i cittadini, non solo i ricchi proprietari terrieri, potevano partecipare al governo della città. Nacquero così le prime forme di democrazia, basate su alcuni principi fondamentali:
• tutti i cittadini erano uguali, avevano cioè gli stessi diritti e gli stessi doveri;
• i cittadini si riunivano in un’assemblea popolare, dove si votavano le leggi e si eleggevano, per un periodo di tempo limitato (di solito un anno), i magistrati; a essi i cittadini affidavano il compito di amministrare la giustizia, comandare l’esercito e regolare il calendario dei culti e delle feste religiose. L’assemblea decideva anche della pace, della guerra e delle alleanze con le altre città;
• il popolo era supremo giudice, ma delegava il potere giudiziario ai tribunali, intervenendo direttamente solo nelle questioni più importanti;
• l’assemblea si riuniva una o più volte al mese e si basava sul principio di maggioranza. Se la maggioranza prendeva una decisione, anche la minoranza che non era d’accordo vi si doveva adeguare. Le votazioni avvenivano per alzata di mano oppure mettendo una pietra in un’urna.
Educazione C CA IVI
La democrazia nell’antica Grecia aveva molte limitazioni. Parecchie persone erano infatti escluse dal diritto di cittadinanza, tra cui le donne, pertanto non potevano partecipare all’assemblea e votare i magistrati e le leggi.
Secondo te, tutti coloro che oggi vivono in Italia possono essere considerati cittadini italiani? Discutetene in classe con l’insegnante.
Democrazia, da dèmos, cioè popolo, e kratos, potere.
Sottolinea nel testo chi prende le decisioni in una democrazia.
Ecco uno schema che rappresenta il passaggio da monarchia a oligarchia, che caratterizzò molte poleis.
TECNOLOGIA
Le case greche erano basse e si sviluppavano intorno a un cortile interno, dove si aprivano le finestre. Erano divise in due parti:
• una riservata agli uomini, l’androceo;
• una alle donne e ai bambini, il gineceo
La polis
Il territorio della Grecia non rendeva facili i contatti tra le popolazioni, che comunicavano soprattutto via mare. Per questo motivo la Grecia non fu mai uno Stato unitario e le città si organizzarono in città-stato autonome. Nonostante ciò, i Greci si sentivano un unico popolo, grazie ad alcuni aspetti culturali comuni, come la lingua, le tradizioni e la religione. Le poleis erano circondate da mura. La parte alta sorgeva su un’altura, la parte bassa in prossimità delle coste e dei corsi d’acqua. Questa posizione permetteva alla città di difendersi dagli attacchi dei nemici, di sviluppare l’economia grazie al commercio marittimo e di disporre di riserve d’acqua.
Le mura difendevano la polis dai nemici e la separavano dalla chora, l’area destinata all’agricoltura e alla pastorizia.
Le città-stato greche presentavano una struttura interna simile, distinta in quattro parti:
• l’acropoli, o città alta, era situata su un’altura. Qui sorgevano i templi e gli edifici pubblici più importanti. Era circondata da mura e, in caso di attacco nemico, offriva ai cittadini un luogo dove rifugiarsi;
• l’asty, la parte bassa, dove si trovavano le abitazioni del popolo, le botteghe artigiane e la piazza principale, l’agorà;
• l’agorà, la piazza dove si tenevano le assemblee dei cittadini e si svolgeva il mercato;
• la chora, il territorio fuori delle mura che comprendeva i villaggi e le campagne.
dall’ ESPERIENZA
IMPARO
Secondo te, la città o il paese in cui vivi ha delle caratteristiche simili a quelle della polis? Se sì, quali? Scrivi sul quaderno.
dall’ IMMAGINE
IMPARO
1. Osserva il disegno e inserisci le lettere al posto giusto.
A Acropoli B Agorà C Asty D Chora
2. Descrivi a voce come era strutturata la polis.
Il teatro, a forma semicircolare, aveva una funzione religiosa ed educativa.
Diverse città avevano un porto, fondamentale per motivi sia commerciali sia militari.
Le rovine di Sparta e il monte Taigeto sullo sfondo. Sparta significa “sparpagliata”, infatti si formò dall’unione di cinque villaggi.
Sparta
Le poleis più importanti della Grecia furono Sparta e Atene, due città molto diverse tra loro e che per secoli si fronteggiarono tentando di dominarsi a vicenda. Dopo la caduta dei Micenei, nel X secolo a.C. un gruppo di Dori si stabilì nella Laconia, una regione del Peloponneso meridionale, e fondò la città di Sparta sulle rovine della città micenea di Lacedemone. Sparta sorse alle falde del monte Taigeto, lontana dal mare, vicino al fiume Eurota. Dopo lunghe guerre gli Spartani conquistarono la regione della Messenia, le cui terre fertili potevano garantire cibo in abbondanza ai suoi cittadini. Gli Spartani erano chiusi e diffidenti nei confronti degli stranieri e disponevano di un esercito potente e preparato, sempre pronto a mobilitarsi per la guerra.
La società
Sparta era governata da un’oligarchia militare. La società era suddivisa in tre gruppi: spartiati, perieci e iloti. Al vertice dell’organizzazione sociale c’erano gli spartiati, i discendenti dei Dori conquistatori. Gli spartiati costituivano la minoranza della popolazione e godevano di tutti i diritti politici, potevano cioè votare ed essere eletti alle magistrature. Possedevano vaste terre, che facevano coltivare dagli iloti mentre loro si dedicavano solo all’attività politica e all’addestramento militare. I perieci erano gli abitanti delle comunità situate vicino a Sparta. Conservavano una certa autonomia ed erano vincolati agli spartiati solo dal dovere di combattere al loro fianco in caso di guerra. Erano esclusi da ogni diritto politico, ma potevano coltivare le terre di loro proprietà e svolgere l’attività di artigiani e commercianti. Gli iloti erano i discendenti dei Messeni sottomessi dai Dori e occupavano l’ultimo gradino della scala sociale, come gli stranieri e gli schiavi. Erano persone prive di ogni diritto, costrette a vivere in assoluta povertà. Appartenevano allo Stato, che li assegnava agli spartiati perché ne coltivassero le terre e ne allevassero il bestiame.
Inserisci il nome dei gruppi in cui era suddivisa la società di Sparta.
Il governo della città
Sparta era governata da due re, che restavano in carica fino alla morte. I re svolgevano funzioni religiose e comandavano l’esercito, ma il loro potere era limitato. Le funzioni più importanti erano svolte dagli èfori, cinque magistrati che avevano il compito di proporre le leggi, controllare il comportamento dei cittadini, organizzare l’educazione dei bambini e amministrare la giustizia. La gherusìa era un consiglio composto da 28 anziani con almeno sessant’anni di età, che curava i rapporti con le altre poleis e controllava l’operato di tutti gli organi di governo. L’apella era un’assemblea composta da tutti gli spartiati con almeno trent’anni di età, che si riuniva una volta al mese. L’apella eleggeva gli efori e i membri della gherusìa e si occupava di questioni legate alla successione al trono.
L’educazione alla guerra
Per gli Spartani era fondamentale formare dei soldati forti e valorosi. L’educazione militare dei bambini spartani si chiamava agoghé. Al compimento dei sette anni i bambini lasciavano le proprie famiglie per essere educati in comunità. L’addestramento prevedeva esercitazioni militari e atletiche molto dure.
A diciannove anni i ragazzi potevano andare in guerra e a trenta diventavano spartiati a pieno diritto.
Per gli uomini l’obbligo di continuare l’addestramento militare durava fino ai sessant’anni.
Collega ciascun termine alla definizione corretta.
Spartiati
Iloti
Perieci
Gherusìa
Apella
Efori
Educazione C CA IVI
Le donne spartane erano molto libere e indipendenti. Anche quando si sposavano non erano obbligate a occuparsi dei lavori domestici o della crescita dei figli. Nelle case spartiate c’erano schiave e nutrici che provvedevano a tutto quello che serviva.
Le donne potevano così dedicarsi al canto, alla danza e agli esercizi ginnici. Quando i mariti erano in guerra le donne assumevano
Cinque magistrati
Assemblea degli spartiati
Schiavi messeni
Cittadini con diritti
Artigiani e mercanti
Consiglio di anziani
Porto del Pireo Acropoli
Veduta di Atene oggi, con le rovine dell’acropoli e il porto del Pireo sullo sfondo.
IMPARO dal TESTO
Sottolinea con tre colori diversi i fattori che determinarono lo sviluppo di Atene e scrivili qui di seguito:
Atene
Le origini di Atene risalgono al 1500 a.C. quando fu fondata dagli Achei. Lo sviluppo della città fu favorito dalla posizione geografica e dalle ricchezze naturali del territorio. Atene, infatti, sorgeva in Attica, una delle regioni più fertili della Grecia. La città era molto vicina al mare e si affacciava su un grande porto naturale, il Pireo. Il territorio era ricco di cave di pietra e di marmo e di miniere d’argento e di piombo. Durante l’età buia, inoltre, l’Attica non subì l’invasione dei Dori e alla città di Atene e ai suoi abitanti furono quindi risparmiati gli attacchi e le distruzioni subiti dalle città-stato micenee. Grazie a queste condizioni Atene divenne un importante centro commerciale, artistico e culturale.
Il governo della città
IMPARO dalle PAROLE
Nel termine legislatore c’è la parola “legge”. Rileggi il testo e prova a spiegare che cosa fa un legislatore.
Nei primi secoli della sua storia anche Atene, come le altre città-stato, fu una monarchia. Successivamente il potere passò a un gruppo di aristocratici e fino alla fine del VII secolo a.C. Atene rimase un’oligarchia senza leggi scritte. Nel corso del tempo il popolo iniziò a chiedere maggiori diritti, leggi e soprattutto la possibilità di partecipare alla vita della polis. Queste richieste si realizzarono anche grazie all’opera di due grandi legislatori: Solone e Clistene. Essi crearono le due assemblee che furono alla base del governo cittadino: l’ecclèsia e la bulè. Per ottenere il diritto di voto non occorreva possedere ricchezze e terreni, ma bisognava essere uomini di almeno vent’anni d’età, essere figli di ateniesi e aver completato l’addestramento militare. Era nata la democrazia ateniese
La democrazia ateniese
L’ecclèsia era l’assemblea popolare a cui potevano partecipare tutti i cittadini. Ciascuno aveva libertà di parola e poteva suggerire proposte. L’ecclèsia si riuniva di solito una volta a settimana nell’agorà per discutere dei problemi della città, votare le leggi, prendere decisioni di pace e di guerra e scegliere gli arconti, cioè i magistrati che governavano la città.
La bulè era un consiglio di 500 cittadini eletti a sorteggio che proponeva le leggi e controllava che queste venissero applicate. C’erano anche dieci strateghi, esperti in campo militare e a capo dell’esercito e della flotta.
In momenti politici delicati, come nel caso di crisi o di guerre, l’ecclèsia poteva nominare un tiranno, le cui decisioni non potevano essere messe in discussione. Terminato il suo compito, il popolo poteva togliergli l’incarico o rieleggerlo nuovamente.
La società ateniese
Essere cittadini di Atene e partecipare alla democrazia era un privilegio non alla portata di tutti. Erano esclusi dalla vita politica:
• i meteci, cioè gli stranieri che risiedevano nella città, soprattutto mercanti e artigiani;
• gli schiavi, che potevano solo lavorare al servizio dei cittadini;
• le donne, che non avevano diritti civili né godevano di privilegi.
Lo storico Tucidide racconta che Pericle, politico e stratega ateniese, parlando ai suoi concittadini spiegò: “Qui ad Atene il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi e per questo viene chiamato democrazia. Le leggi qui assicurano una giusti zia eguale per tutti”.
Aristofane, famoso scrittore ateniese, mise in scena la storia di un gruppo di donne che, travestite da uomini, prendono parte all’ecclèsia e votano a maggioranza una legge che affida alle donne il controllo della città.
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Le donne ateniesi vivevano nella zona della casa riservata alle donne, il gineceo, dove si occupavano dei figli e imparavano a filare e tessere. Non uscivano in pubblico se non in occasione di cerimonie e feste religiose.
IMPARO dall’ IMMAGINE
Lavorate in coppia. Osservate le immagini e mettete a confronto la vita delle donne ad Atene e a Sparta.
Donne spartane
Donne ateniesi
Pericle visse tra il 495 e il 429 a.C. e impose il potere di Atene su gran parte della Grecia.
Lo splendore di Atene
Tra il 460 e il 430 a.C., sotto la guida di Pericle, Atene raggiunse il suo massimo splendore. L’architetto Ictino e lo scultore Fidia progettarono e realizzarono alcuni grandiosi edifici, visitabili ancora oggi sull’acropoli.
I Propilei costituivano l’ingresso monumentale all’acropoli.
Sull’acropoli, la parte più alta della città, sorgeva il Partenone, il grande tempio in onore della dea Atena, voluto da Pericle per celebrare la vittoria dei Greci sui Persiani. All’interno c’era una colossale statua di Atena, costruita con placche di oro e avorio. Il Partenone custodiva i tributi che le città alleate offrivano ad Atene in cambio di protezione.
Il tempio di Atena Nike simboleggiava la città vittoriosa. Venne costruito intorno al 425 a.C., con colonne di ordine ionico.
L’Eretteo era un tempio dedicato a Poseidone e ad Atena, famoso per la Loggia delle Cariatidi, una specie di balcone sostenuto da colonne che rappresentano figure femminili.
L’educazione alla democrazia
La partecipazione alla vita della polis era alla base dell’educazione ateniese. Fino ai sette anni i bambini vivevano in casa accuditi dalla madre, poi, mentre le femmine rimanevano nel gineceo e imparavano a diventare brave padrone di casa, i maschi frequentavano una scuola a pagamento. Dopo i quindici anni proseguivano gli studi solo i figli delle famiglie benestanti. Molti giovani frequentavano la scuola militare, l’efebìa, in cui i ragazzi fino ai diciott’anni venivano preparati all’uso delle armi ma ricevevano anche un’educazio ne letteraria e musicale. La musica e la danza, infatti, erano considerate parti integranti della formazione del cittadino. Ogni giovane ateniese imparava a suonare uno strumento musicale, come la lira o il flauto. Al compimento dei vent’anni i ragazzi diventavano cittadini a tutti gli effetti e potevano prendere parte alle assemblee e dedicarsi anche alla carriera politica.
dall’ IMMAGINE
IMPARO
La pittura illustra alcuni momenti dell’educazione di un giovane ateniese. Quali riconosci?
Gli uomini indossavano una tunica di lino, stretta in vita da una cintura, e un mantello, fermato da una spilla sulla spalla destra e lungo fino alle ginocchia, chiamato chitone. Le donne indossavano invece una tunica lunga fino ai piedi, chiamata peplo. Era stretta da una cintura e fermata sulle spalle da due fibbie. Uomini e donne calzavano sandali.
L’alimentazione dei Greci era molto varia. Mangiavano focacce d’orzo, olive, zuppe di legumi, fichi, dolci con il miele, carne e pesce arrostiti. I più ricchi mangiavano semisdraiati su strutture chiamate triclini, allietati da musica. Si beveva vino, spesso allungato con acqua perché molto forte.
Esempio di scrittura alfabetica greca antica.
Esempio di scrittura in greco moderno.
La città di Atene aveva come simboli il volto della dea Atena e la civetta, il suo animale sacro.
IMPARO dall’ ESPERIENZA
L’alfabeto greco, come il nostro, ha caratteri minuscoli e maiuscoli. Osserva l’immagine. Quali lettere corrispondono alle nostre?
Ti è mai capitato di vedere alcune scritte in lingua greca? Dove?
La scrittura
Durante l’età buia in Grecia era scomparsa ogni forma di scrittura, ma verso il 750 a.C. comparvero le prime testimonianze di una nuova scrittura: il greco antico. A differenza di quella micenea, la nuova scrittura era alfabetica, cioè a ogni segno corrispondeva un suono. I Greci adottarono l’alfabeto dei Fenici, al quale aggiunsero le vocali. Ancora oggi in Grecia si usa l’alfabeto utilizzato dagli antichi Greci. Per scrivere ricorrevano a tavolette di legno ricoperte di cera e a cocci di ceramica. Grazie alla scrittura sono arrivate fino a noi preziose opere di filosofia, storia, poesia e teatro, studiate e rappresentate ancora oggi.
Le monete
Alla fine del 700 a.C., con il fiorire dei commerci tra le poleis e tra popoli che vivevano lungo le coste del Mediterraneo, furono realizzate le prime monete. Si trattava di piccoli dischi con un valore definito che dipendeva dalla quantità di metallo che contenevano. Su ciascuna veniva impresso il simbolo della città che l’aveva coniata. Le monete si diffusero in fretta e sostituirono le altre forme di scambio utilizzate fino ad allora.
Secondo te, perché l’elenco delle lettere si chiama alfabeto?
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