Cinzia Capitanio Nata a Vicenza, insegna da circa vent’anni nella scuola primaria e ha pubblicato racconti di letteratura per l’infanzia con varie case editrici.
Leggere l’Orlando furioso, insomma, è un po’ come entrare in una storia magica e avvincente, priva di finali scontati e ricca di colpi di scena.
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Completano la lettura: Approfondimenti finali Fascicolo di comprensione del testo Schede interattive su www.raffaellodigitale.it
Il libro è dotato di approfondimenti e schede didattiche on line
Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n°633, art. 2 lett. d).
L’Orlando furioso
Nato nel 1474, è considerato uno degli autori più celebri e influenti del suo tempo. Nel 1516 pubblicò la prima edizione dell’Orlando furioso e lo dedicò alla famiglia degli Estensi.
L’Orlando furioso presenta tutte le caratteristiche proprie del racconto di avventura e del fantasy e, per questa ragione, può essere letto da tutti. Le tematiche, che si sviluppano in un susseguirsi di eventi narrativi, sono, senza ombra di dubbio, quelle più amate da bambini e ragazzi: amore, amicizia, cavalleria, destino, magia, mistero… Con abilità, Ariosto interrompe il racconto in momenti particolari, creando attesa e suspance nel lettore e anticipando l’idea di alcune serie televisive moderne. All’interno dei filoni principali si inseriscono infatti storie più o meno brevi di dame o cavalieri che i protagonisti incontrano durante i loro viaggi.
L’Orlando furioso In una versione narrativa di Cinzia Capitanio
In una versione narrativa di Cinzia Capitanio
Ludovico Ariosto
Ludovico Ariosto I C L AS S I C I
L’Orlando furioso
Ludovico Ariosto
Ludovico Ariosto
www.raffaellodigitale.it www.grupporaffaello.it
€ 9,00
Collana di narrativa per ragazzi
Editor: Paola Valente Coordinamento di redazione: Emanuele Ramini Impaginazione: AtosCrea Disegno di copertina e interni: Elena Mellano Approfondimenti: Cinzia Capitanio Schede didattiche: Redazione Raffaello Ufficio stampa: Salvatore Passaretta
I Edizione 2017 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1 0
2023 2022 2021 2020 2019 2018 2017
Tutti i diritti sono riservati © 2017 Raffaello Libri S.p.A. Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.grupporaffaello.it info@ilmulinoavento.it www.ilmulinoavento.it Printed in Italy
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Ludovico Ariosto
L’Orlando furioso In una versione narrativa di
Cinzia Capitanio
Illustrazioni di
Elena Mellano
qwwwwwwwwwe u u u Proemio u u u u u u Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, u le cortesie, l’audaci imprese io canto, u d’Africa che furo al tempo che passaro i Mori u il mare, e in Francia nocquer tanto, seguendo l’ire e i giovenil furori u d’Agramante lor re, che si diè vanto u di vendicar la morte di Troiano u sopra re Carlo imperator romano. u u Questo è il racconto in cui si narrano le storie u donne e cavalieri. Sono descritti i fatti e gli amori u diavvenuti ai tempi in cui gli Arabi attraversarono u il mare d’Africa e attaccarono la Francia seguendo l’ira u e il furore giovanile del re Agramante. Egli voleva u vendicarsi della morte di suo padre Troiano ucciso Carlo u da Magno, imperatore del Sacro Romano Im- u pero. u u QWWWWWWWWWE 5
Parte
p Parte
rima
La fuga di Angelica e il coraggio di Bradamante
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Parte 1
Canto 1
M
entre usciva dalla tenda e si avviava al centro dell’accampamento, Carlo Magno alzò lo sguardo al cielo. Una grande aquila reale volava leggera nel vento compiendo grandi cerchi. Non poteva essere che un presagio favorevole. Di lì a poco sarebbe cominciata la battaglia e il sovrano sentiva che il suo esercito avrebbe ottenuto la vittoria. Si avviò a passo sicuro là dove i suoi cavalieri lo attendevano. Era una calda giornata estiva ma l’aria frizzante della montagna si insinuava fra le maglie delle armature e agitava i vessilli reali. L’accampamento era silenzioso. Tutti aspettavano il segnale di Carlo Magno. Perfino le alte vette dei Pirenei sembravano cavalieri schierati in attesa del combattimento. Appena vide avanzare l’imperatore, Orlando, uno dei paladini del suo esercito, si fece avanti. – Sire – gli disse sottovoce, – ho bisogno di parlarvi prima della battaglia. Sono qui al vostro fianco per combattere contro il re Agramante che ha portato i Mori d’Africa nelle nostre terre e contro il suo alleato Marsilio che guida i Saraceni spagnoli. Voi conoscete il mio coraggio e sapete quante battaglie ho vinto… – Certamente – lo interruppe Carlo Magno – e non ti ho mai fatto mancare la mia ammirazione e la mia gratitudine. – Questo è vero – convenne il cavaliere – però è altrettanto vero che mi avete fatto un grande torto. Sapete quanto io sia innamorato della donna che ho portato con me dall’Oriente eppure l’avete strappata dalle mie braccia impedendomi di amarla! – Orlando! – esclamò il sovrano, – mi meraviglio di te! Stiamo per combattere una violenta battaglia e mi parli d’amore? Ti sembra il momento? Hai forse dimenticato la forza della tua spada Durlindana? Io non ti ho strappato la donna di cui parli. Ho consegnato Angelica al duca di Baviera e la concederò come premio 8
La fuga di Angelica e il coraggio di Bradamante
al più valoroso fra i miei cavalieri. Combatti con coraggio e riavrai la donna che dici di amare. Il giovane, pieno di rancore, non riuscì ad aggiungere altro. Non poteva discutere le scelte del suo sovrano. Nello stomaco, però, decine di emozioni si aggrovigliarono facendolo fremere. Si era innamorato di Angelica appena l’aveva vista. Aveva combattuto per lei dimostrando forza e ardore. Non riusciva proprio a capire perché ora gli si chiedesse di superare un’altra prova per poter avere ciò che riteneva essere già suo. Mentre Orlando lasciava che pensieri carichi d’odio lo torturassero, anche suo cugino Rinaldo si avvicinò all’imperatore. – Posso parlarvi prima della battaglia? – chiese. Carlo Magno lo guardò con occhi felini. Sapeva già cosa stava per chiedergli il suo cavaliere. Tutti conoscevano le ragioni della lite fra Orlando e Rinaldo: entrambi si erano follemente innamorati della bellissima Angelica. Proprio per questo, il re aveva deciso di allontanare la giovane e di concederla solo al cavaliere più coraggioso. Una battaglia d’amore non poteva interferire con quella, molto più importante, che stavano per compiere contro i Saraceni. – So già quello che vuoi dirmi Rinaldo – disse Carlo Magno. – Ti ripeterò ciò che ho appena detto a tuo cugino: Angelica sarà concessa a chi combatterà con più valore. Vai e preparati a usare la tua spada. L’imperatore fece un cenno e il suono della tromba echeggiò nell’aria fresca della montagna. Era il segnale. Il silenzio che aveva avvolto l’accampamento diventò fragore di armature, urla di uomini e nitriti di cavalli. Anche Orlando e Rinaldo salirono in groppa ai loro destrieri. Prima di unirsi agli altri, si fronteggiarono. L’elmo copriva i volti ma non i loro occhi che scintillavano di odio. Entrambi sguainarono la spada levandola verso il cielo. Per loro la battaglia non era più solo contro i Saraceni ma era diventata anche personale. Ciascuno promise a sé stesso di ottenere la donna amata. Non sapevano, però, ciò che stava accadendo ad Angelica. 9
Parte 1
L’esercito cristiano del duca di Baviera, infatti, era stato sconfitto e quest’ultimo era stato fatto prigioniero. La giovane era rimasta sola nella tenda dove era stata confinata. Dopo il furore e le urla della battaglia, nella vallata era sceso un silenzio pesante. Angelica attese per un po’. La paura le serrava lo stomaco. Temeva che da un momento all’altro qualcuno la facesse prigioniera. Sentiva il cuore balzarle nel petto ad ogni piccolo rumore. Per carattere però era abituata ad agire. “Non posso starmene qui tutto il giorno!” pensava mentre il tempo scorreva lentamente. “Cosa sarà successo là fuori? E se non ci fosse più nessuno?” Dopo tante ore trascorse in preda all’angoscia, decise di fare qualcosa. Afferrò un elmo e si coprì la testa poi, con cautela, uscì dalla tenda. Sull’accampamento era calata una nebbia leggera che rendeva tutto ancora più innaturale e misterioso. Non si vedevano esseri umani. Angelica proseguì fra le tende disabitate acquattandosi a ogni fruscio. Non sapeva dove andare né che cosa fare finché non udì un nitrito. Pregò in cuor suo che quel cavallo non avesse cavaliere e lo raggiunse. “Oggi è una giornata fortunata!” mormorò felice. L’animale era solo. Forse era fuggito durante la battaglia ed era tornato all’accampamento. Con agilità Angelica gli salì in groppa e partì al galoppo. I capelli corvini sfuggirono dall’elmo e danzarono al vento. Finalmente era libera. Odiava la prigionia alla quale era stata costretta e, soprattutto, odiava l’idea di essere diventata una specie di trofeo da dare al cavaliere più coraggioso. Al solo pensiero la rabbia le saliva dal petto facendole arrossire le guance. “Come si permettono!” pensò. “Io sono la principessa del Catai1, non un oggetto da dare in premio!” I suoi pensieri furono interrotti bruscamente quando, dalla 1) Catai: è il nome che Marco Polo diede alla Cina Settentrionale. Ariosto, però, parla del Catai come di un territorio dell’India.
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