L'Unità d'Italia, ieri e oggi

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narrativa storica Titoli pubblicati

MEDIOEVO • Luciano Nardelli

I Cavalieri della Quinta Luna

RINASCIMENTO • Sofia Gallo

Sii forte, Adelasia

SCOPERTE GEOGRAFICHE • Luciano Marasca

ILLUMINISMO • Elisabetta Marchetti

Il mistero dell’Enciclopedia

RISORGIMENTO • Annamaria Piccione

Niente campana per Cunebardo

PRIMA GUERRA MONDIALE • Marco Tomatis

Lorenzo e la Grande Guerra

Conosciamoli un po’ meglio, allora, questi uomini eccezionali e controversi: prova a leggere le loro biografie, scopri le più importanti fonti narrative che li riguardano, e poi divertiti a intervistarli come se fossero davanti a te, ognuno con il suo specialissimo modo di dialogare con te e con il tuo presente.

narrativa

storica

L’Unità d’Italia, ieri e oggi L’Unità d’Italia, ieri e oggi

Da un altro mondo

Piazza Mazzini, via Garibaldi, piazzale Cavour, largo Vittorio Emanuele II: in ogni città d’Italia c’è un luogo intitolato a uno dei quattro “padri della patria”, gli uomini che hanno contribuito, ciascuno alla sua maniera, all’unificazione del nostro Paese nell’Ottocento. Ma cosa ne sappiamo, oggi, di personalità tanto onnipresenti e discrete? Questo libro, dedicato a uno dei periodi più noti e complessi della storia italiana, il Risorgimento, parte da qui: dall’idea che Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso di Cavour e Vittorio Emanuele II bussano ancora alla nostra porta tutti i giorni, perché ci hanno lasciato in eredità storie di vita emozionanti, ma anche ideali validi per il nostro modo di essere cittadini oggi.

UNO SGUARDO SUL RISORGIMENTO

FASCISMO • Roberta Fasanotti

Il fascismo dalla mia finestra

SECONDA GUERRA MONDIALE • Rossana Guarnieri

Elena Frontaloni vive nelle Marche.

Giovanissima scrittrice e appassionata di testi classici, tiene corsi di Letteratura Italiana presso l’università di Macerata.

Bombe e sofferenza

PROBLEMI DI OGGI • Claudio Elliott

Il barcone della speranza

Elena Frontaloni

Fonti gi og I ie N er O 2-0 ,i L lia TA -160 Ita N d’ O 72 tà FR -4 ni A 8-88 U L’ LEN 97 E N B IS

Questo volume sprovvisto del talloncino a fronte è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE, ­GRATUITO, fuori commercio. Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d).

E 8,50

dell ’ epoca , brani antologici e ...

Intervista fantastica ai quattro “padri della patria”



Per volare con la fantasia

Collana di narrativa storica per ragazzi


Redazione: Emanuele Ramini

Ufficio stampa: Salvatore Passaretta Team grafico: Letizia Favillo

Ia Edizione 2011 Ristampa 7 6 5 4 3 2 1

2018 2017 2016 2015 2014 2013 2012

Tutti i diritti sono riservati © 2011 Raffaello Libri Srl Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.raffaelloeditrice.it e–mail: info@ilmulinoavento.it http://www.ilmulinoavento.it Printed in Italy

È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di ­questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.


Elena Frontaloni

L’Unità d’Italia, ieri e oggi


Questo libro... Questo libro è diviso in due parti. Nella prima potrai leggere la vita dei quattro personaggi in esame, accompagnata da pagine scritte da Mazzini, Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele II e pure dai loro contemporanei che li osservano agire e ne commentano l’operato in articoli, documenti ufficiali, volantini, memorie, lettere, diari. Nella seconda parte, il grosso del lavoro dovrai farlo tu, sulla base di quel che hai imparato leggendo la prima parte. Ti chiediamo di mettere in dialogo il passato col tuo presente, dopo aver letto un racconto fantastico i cui protagonisti sono proprio loro, i quattro “padri della patriaâ€?.


PARTE PRIMA Mazzini, Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele II e l’Unità d’Italia


Giuseppe Mazzini “La vita è una missione e il dovere è la sua legge suprema” I doveri dell’uomo


Giuseppe Mazzini: la vita

La vita Pippo Giuseppe Mazzini fu un bambino graciletto e dall’infanzia un po’ complicata: nacque a Genova il 22 giugno del 1805 e fino al 1810 circa se ne dovette stare a letto, per curare una malformazione della spina dorsale. Per sua fortuna il babbo Giacomo e la mamma Rosa Drago erano persone benestanti, colte, e gli fornirono un sacco di libri su cui passare il tempo. A spina dorsale assestata, il cagionevole “Pippo”, come lo chiamavano in famiglia, sapeva già leggere, aveva sviluppato una memoria prodigiosa e una cultura molto vasta. A quattordici anni, precoce com’era, iniziò a seguire il corso di filosofia e di lettere da privatista all’università di Genova. Nel 1820 prese a frequentare, per volere del padre, i corsi universitari di medicina e chirurgia. Giacomo difatti era medico e professore universitario d’anatomia e sperava che il figlio seguisse le sue orme. Ma Giuseppe, divenuto nel frattempo un bel giovane, magro e fascinoso, dalla carnagione olivastra, lunghi capelli, la fronte spaziosa e gli occhi neri che mandavano lampi, non tollerò di veder dissezionati i cadaveri, e quindi smise subito di frequentare i corsi di medicina e chirurgia. In cambio si iscrisse a giurisprudenza, e continuò a dedicarsi alla sua attività preferita: la lettura. Dal 1820 al 1827, se i calcoli degli studiosi sono giusti, lesse complessivamente 220 libri, non solo di studio. Gli piacevano Shakespeare, Goethe, Byron, tra gli italiani Alfieri e Foscolo; aveva una gran voglia d’imparare e un animo infaticabile. 7


Parte prima

Cosa ne pensasse il padre di tutto questo è difficile sapere; ma di certo non se ne rallegrava. Giacomo, difatti, aveva a suo tempo condiviso le idee della rivoluzione francese, ma pensava che i tempi non fossero maturi per lasciar il potere al popolo, e che in Italia servisse ancora un sovrano illuminato a far da guida. Niente di simile pensava Rosa, la madre di Pippo, che invece era giansenista e repubblicana: così aveva istradato anche il figlio, fin Il Giansenismo è una dottrina teologica elaboradai primi anni, ta nel XVII secolo e subito definita eretica dalla chiesa cattolica secondo cui l’uomo nasce corsulla via dell’amorotto, destinato a fare il male. Senza la grazia di re di patria, di un Dio, l’uomo non può far altro che peccare e disobbedire alla sua volontà. Il repubblicanesimo solido senso del è un’idea politica secondo cui il miglior governo dovere, dell’idea di uno stato è quello repubblicano, dove il potere non è nelle mani di un sovrano (monarchia) dell’uguaglianza ma del popolo, attraverso i suoi rappresentanti. tra gli uomini, della possibilità di un governo popolare e dell’Italia unita. Ora la situazione per Giuseppe era questa: attaccamento, e affinità di pensiero assoluta con la madre; col padre un’affettuosa distanza, piena di rispetto ma senza grossi entusiasmi. Non bisognerà dunque stupirsi tanto a sapere che tra il 1820 e il 1821 il nostro Pippo sia stato piuttosto turbolento: dava problemi ai suoi professori, per lo più preti e conservatori, con le sue idee; organizzò manifestazioni in università a favore dell’unificazione, della libertà d’Italia e della Costituzione, così da meritarsi la fama di testa calda e un richiamo disciplinare.

Una stretta di mano Nel 1827, dopo la laurea in giurisprudenza, Giuseppe Mazzini entrò in un’istituzione umanitaria chiamata 8


Giuseppe Mazzini: la vita

“Avvocatura dei poveri”, che si riprometteva di difendere chi non aveva soldi per pagarsi un avvocato. Ma nel frattempo capì pure che non si poteva fare granché da soli per risolvere i problemi d’Italia: decise così di affiliarsi alla Carboneria. La Carboneria era una setta segreta guidata da ideali buoni: si voleva liberare l’Italia dal dominio straniero, unificarla, ottenere la Costituzione. Però a Pippo non andava tanto bene che l’organizzazione fosse dura e schematica nella gerarchia: c’erano difatti dei capi, che sapevano il fine ultimo cui si tendeva, i tempi e mezzi per raggiungerlo, mentre gli affiliati più nuovi erano delle semplici “braccia”, degli strumenti per arrivare allo scopo. Comunque Mazzini arrivò in poco tempo ai gradi più alti della gerarchia carbonara, finché, nella primavera del 1830, gli affidarono la formazione di una “vendita”, cioè di un nucleo carbonaro in Toscana, regione che ne era sprovvista. Immaginatevi Pippo: cosa raccontare ai genitori coi quali ancora viveva? Il padre non sarebbe stato assolutamente d’accordo. Così si inventò di fare una gita con amici e partì per una settimana. Dopo questo viaggio fu preso da una specie di mania di affiliazione e tentò di fare nuovi carbonari in tutta Italia, finché… venne arrestato. La cosa più o meno pare si sia svolta così: Mazzini ricevette l’invito di presentarsi in un albergo di Genova, per un appuntamento con un altro carbonaro di Nizza. A un certo punto, proprio mentre Mazzini stava svolgendo il rito, alla porta della camera s’affacciò un uomo, lo guardò, e poi richiuse la porta. Qualche mese dopo, Pippo trovò davanti alla porta della sua casa genovese un commissario di polizia, che lo accusò di essere carbonaro. 9


Parte prima

Era il 1830. Venne messo in prigione prima a Genova, poi a Savona, e appunto quando lo spostarono ci fu una scena notevole. Il padre, per via della sua posizione di prestigio, aveva saputo ora e luogo del trasferimento, anche se questi erano segreti. Così fece in tempo a stringergli forte la mano. Non si dissero nulla. Solo quella stretta di mano, tra loro, e un muto discorso, reciproco, che più o meno faceva così: “Non ci capiamo, non andiamo d’accordo, ma ti voglio bene”.

Da Savona all’esilio Nel carcere di Savona, Mazzini non si trovò granché bene: racconta di aver pianto quando chiese al direttore un sigaro e il direttore del carcere gli rispose che per averlo bisognava il consenso del Governatore di Genova; racconta che quando il sergente gli chiedeva di cosa avesse bisogno, lui rispondeva puntualmente: “Ho bisogno di una nave per Genova, è possibile?” Cosa dovesse fare Mazzini a Genova lo sappiamo ormai bene: continuare a battersi per i problemi d’Italia. A modo suo, riuscì a farlo pure da Savona: spediva alla mamma delle lettere, lettere che dicevano poco o nulla, piccoli fatti quotidiani (“va tutto benino, mi manchi”). Però se si leggevano in sequenza i primi caratteri della lettera, si formavano delle frasi in latino, che erano messaggi per i carbonari di Genova. Nel 1831, a gennaio, Mazzini venne assolto per mancanza di prove. Gli fu concessa la libertà, ma solo a un patto: che si allontanasse da Genova. Poteva scegliere, o andare in un’altra piccola città, nell’entroterra ligure, oppure prendere la strada dell’esilio all’estero. I dubbi in verità furono pochi: dallo sperduto paesino poteva portare avanti l’azione politica, ma sarebbe stato sempre controllato. In esilio c’era la possibilità di incon10


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