Il Ponte d’Oro Disegni di S. DE SIMONE
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SUOR BLANDINA SEGALE Una vita affascinante e pericolosa che in quanto a coraggio e avventura non ha nulla da invidiare a quella degli eroi più famosi, ma con una differenza: Blandina combatteva le sue battaglie senza pistola, non per un pugno di dollari, ma in nome della fede. Le sue armi: una volontà incrollabile e un tenacissimo buonumore.
Blandina, al secolo Rosa Maria Segale, era nata a Cicagna, un paesino vicino Genova nel 1850. A quattro anni emigrò con la sua famiglia negli Stati Uniti e a sedici decise di farsi suora.
E’ inviata in missione nel West: percorre circa duemila chilometri in treno e in carrozza, da sola, fa conoscenza con i famigerati cow-boy...
“Eccomi qui in un posto che non è nemmeno sulla carta geografica!” scrive nel suo diario.
Sconfinate praterie e la maestosità delle Montagne Rocciose fanno da sfondo a un villaggio con tre strade in tutto, case d’argilla, una scuola infestata dalle cimici. Intorno accampamenti di Indiani che di tanto in tanto fanno scorrerie.
Sr. Blandina per vent’anni vivrà in questa terra di nessuno, dove non ci sono leggi, tra difficoltà di ogni tipo, superandole tutte. Costruisce con tenacia, quasi da sola, una scuola, cura con amore i malati per i quali si azzarda, certe volte, a rubare la verdura nel giardino del vescovo.
Dolce, materna e allo stesso tempo energica, ha un grandissimo ascendente sui fuorilegge che la rispettano proteggono.
Ma soprattutto, in anticipo di un secolo, sr. Blandina si fa portavoce dei diritti dei pellirossa, dichiarando che le atrocità commesse da loro non sono altro che la risposta alle ingiustizie subite dai bianchi e li ritiene “veri padroni di diritto di quella terra”. Diventa loro confidente e protettrice, tanto che un giorno Rafael, capo degli Ute, le affida il figlio morente, pregandola di dargli una sepoltura cristiana.
Riesce a pubblicare il suo diario che, come avverte, scusandosi con i lettori, non ha avuto il tempo di rivedere, perché aveva cose più interessanti da fare! Muore a 91 anni, senza smettere di lavorare per i poveri, in particolare gli immigrati italiani.