Raimondo Villano
antiche Ricette di Elettuario di lauro medicamenti Emplo crusta panis HOME
Grasso di tasso Hiera composita Medicamenti romani Mitridatum Scuola Salernitana Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737 AVVIO
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Elettuario di lauro HOME Elettuario di lauro Emplo crusta panis Grasso di tasso Hiera composita Medicamenti romani Mitridatum Scuola Salernitana Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737 AVVIO
Con il nome di elettuario si indicava la mescolanza di più semplici polverizzati e ridotti a massa viscosa con zucchero o miele. Pr. Foglie di ruta ortense...once dieci; seme d’ammi, cimino, nigellia, ligustico, origano, appio alessandrino, mandorle amare, pepe nero lungo, mentastro, dauco, castoreo, bacche di lauro...ana dramme due; serapino...dramme quattro; opoponaco dramme tre; miele spumato...libbre una per once quattro della miscela dei precedenti. Dose: da una dramma a quattro. E’ utilissimo nelle coliche intestinali e al volvolo, prodotti da crudezza di umori, tanto preso per bocca che fattone clistere; anzi né casi urgenti far si dee l’uno, senza ometter l’altro.
Emplo crusta panis HOME Elettuario di lauro Emplo crusta panis Grasso di tasso Hiera composita Medicamenti romani Mitridatum Scuola Salernitana Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737 AVVIO
L’Impiastrum crustae panis o Impiastro di Crosta di Pane, veniva consigliato per favorire la suppurazione dei bubboni della peste. Cure particolari venivano rivolte ai bubboni che si facevano maturare e ammorbidire con oli, impiastri e lenimenti per passare poi, molto spesso, alla incisione o cauterizzazione con ferro infuocato. - Corvi A. (1988). Storia della Farmacia. Dall’archivio di Parma sulla peste del 1630. Collegamento, Maggio, pag. 39.
Grasso di tasso HOME Elettuario di lauro Emplo crusta panis Grasso di tasso Hiera composita Medicamenti romani Mitridatum Scuola Salernitana Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737 AVVIO
Il Mattioli (1573) descrive dettagliatamente i diversi e numerosi grassi di uso farmaceutico (capra, cavallo, cervo, gallina, leone, oca, orso, panthera, pecora, porco, toro, vitello, volpe…) e la loro preparazione. " tutti i Graffi fon calidi, mollificativi, e affottigliativi… Conuiensi quello di porco nelle medicine che si fanno per il sedere e per i luoghi naturali delle donne e gioua alle cotture del fuoco. Quello d'oche e delle galline è buono per li difetti delle donne, per le fiffure delle labbra, per far bella la pelle della faccia e per li dolori delle orecchie. I graffo dei pefci dei fiumi, meffo ne gli occhi rischiara la vista….. Del Graffo di taffo, il quale fi vede con manifesta ifperienza conferire à mollificare le durezze delle giunture, e de i nerui, non fecero mentione Dioscoride, ne Galeno, ne Paolo Egineta.."
Hiera composita HOME Elettuario di lauro Emplo crusta panis Grasso di tasso Hiera composita Medicamenti romani Mitridatum Scuola Salernitana Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737 AVVIO
Elettuario composto di Nicolò Alessandrino. Hiera: dal greco "grande e sacro" E' un elettuario purgativo fatto di aloè, cinnamonio, spina narda, croco (zafferano), asaro, xilobalsamo (zilo balsami o xilor: semi di cotone), cassia lignea, corpo balsamo, viole ecc. Il Lemery nella farmacopea universale, Parigi, 1693, nel descrivere la preparazione della formula della Hiera riconosce che " tutta la qualità necessaria di questa composizione risiede nell'aloe le altre droghe non servono per alcuna cosa". Secondo il Melichio (1640) " E' valoroso rimedio a molte infirmità della testa, delle orecchie e degli occhi, purga lo stomaco, corregge i difetti del fegato, assottiglia e rimuove le durezze della milza, giova alle reni, alla vessica, emenda la distemperanza della matrice".
Medicamenti romani HOME Elettuario di lauro Emplo crusta panis Grasso di tasso Hiera composita Medicamenti romani Mitridatum Scuola Salernitana Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737 AVVIO
Fra i minerali si prescrivevano: verderame (aerugo) come lassativo e causticocicatrizzante; allume come emostatico ed astringente; solfato di rame (atramentum sutorium) come emostatico, astringente e contro le ulcere torpide; bitume per maturare gli ascessi e come depurativo; ossido di zinco (cadmia) come corrosivo; carbonato basico di piombo (cerussa) come empiastro lenitivo per curare morsi e piaghe; argilla (creta figularis) come emostatico; salnitro e/o nitrato di potassio (nitrum) come corrosivo ed emolliente; pietra pomice (plumex) come purgante, assorbente ed espulsivo; cloruro di sodio (sal) come corrosivo e risolvente. Fra i medicamenti di provenienza animale: grasso (adeps o sebum), ragnatela (aranea), vipera (nella Teriaca), cantaride, castoreo, cera d’api, lumache (coclea), corallo, colla di pesce (ictyocolla), midollo, miele, grasso di lana, uova, sterco, spugne. Largo uso si faceva di piante con proprietà medicamentose. Numerose erano anche le preparazioni, tra le quali famosissima era la Theriaca Andromachi, la cui ricetta è:
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Recipe. Trochiscorum scilliticorum, Viperinorum, Hedichroi, Radicum gentianae, Acori veri, Meu athamantici, Valerianae, Nardi celtica, Piperis longi, Chamaepythios, Opii, Coma Hyperici, Iridis florentia, Seminum ameos, Thlaspeos, Anisi, Seseleos massiliensis, Cardamomi minoris, Rosarum rubrarum, Malabathri, Succi glycyrrhisa, Comae polii montani, Seminis buniados (Semi Napo dolce), Chamoedryos, Scordii, Carpobalsami, Opobalzami vel succedanei olei nucis moschatae, Succi hypocistidis, Acacia vera, Cinnamomi, Gummi arabici, Agarici, Styracis calamitae, Nardi indicae, Terra lemniae, Dictamni cretici, Chacitidis veri, Radici pentaphylli, Zingiberis, Costi, Rhapontici, Sagapeni, Prassi albi, Radicis aristolochia tenuis, Stoechadis arabica, Comae centaurii minoris, Schananthi, Seminis dauci cretici, Seminis petroselini macedonici, Opopanacis, Calamintae montana, Galbani puri, Cassia lignea, Bituminis judaici, Croci, Castorei, Piperis albi nigri, Mellis optimi despumati & cocti, Myrrha trogloditicae, Vini generosi Olibani, Terebinthina chiae, Amomi racemosi. Fiat antidotum.
Mitridatum HOME Elettuario di lauro Emplo crusta panis Grasso di tasso Hiera composita Medicamenti romani Mitridatum Scuola Salernitana Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737 AVVIO
Il Mitridato, o Mitridatis theriaca come lo chiamava Galeno, che afferma di aver ricavato la ricetta dai libri di Andromaco, medico di Nerone, è un medicamento composto o elettuario. Ha questo nome perchè, secondo la tradizione, fu ideata da Crateva medico di Mitridate VI Eupatore re del Ponto (100-63) che lo usò come antidoto fino ad assuefarsi a tutti i veleni (mitridatismo). Quando le legioni romane di Pompeo vinsero il suo esercito, il Re, decidendo di darsi la morte per non cadere nelle loro mani, non potè usare il veleno, ma dovette ricorrere alla spada. Mitridate "trasse dall'elsa della spada un potente veleno che bevutolo inseme con due figliole, Nicia e Mitridatia, che seco erano, non puote morire, ne gli fece nocumento alcuno, per essere egli assuefatto lungamente al rimedio di questo suo contaveleno. Et gli fu forza volendo uscire di vita farsi ammazzare da Bithio suo soldato. Il che non avvenne alle due giovani che prive erano di una tanta sicurezza però che essendo il veleno maligno e pernitioso troppo ne caderono subito morte". Pompeo venuto a conoscenza del fatto cercò fra i bottini di guerra la ricetta del Mitridate e trovò "forcieretti pieni di prove, di commenti e descrizioni dell'antidoto i quali fece poi trasferire in lingua latina da Leuco suo liberto huomo eccellente in Grammatica".
Mitridatum HOME Elettuario di lauro Emplo crusta panis Grasso di tasso Hiera composita Medicamenti romani Mitridatum Scuola Salernitana Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737 AVVIO
La ricetta del suo antidoto si diffuse in tal modo tra i Romani. L'antidoto originale conteneva una sessantina di ingredienti e successivamente parecchi autori vi introdussero modifiche; la formula di Mitridate venne sempre ritenuta la migliore. L'Antidotario romano riporta la ricetta con oltre 50 ingredienti; secondo il Ricettario fiorentino è composto da 42 ingredienti. E' usato come la teriaca, dalla quale si differenzia perchè non contiene la carne di vipera (la cui aggiunta nella teriaca fu suggerita da Andromaco) come controveleno, e per combattere ad esempio il veleno della peste. Galeno afferma che gli antidoti sono molto più efficaci se presi per preservarsi (come fece Mitridate) e questo concetto sembra ripreso dal Muratori che nel "Governo della peste" nomina fra i preservativi il Mitridato minore e aggiunge che Carlo V salvò dal contagio con questo stimatissimo rimedio l'esercito suo. Secondo il Donzelli si conoscono almeno trè ricette del Mitridato, la più famosa è quella di Democrate scritta in versi giambici, ma ne abbiamo anche altre attribuite a Nicolò Alessandrino e ad Avicenna. Tra i rimedi efficaci "in tempo di pestilenza" ricavati dal Codice di Mariano di ser Jacopo nel sec. XIV la Teriaca ed il Mitridato figurano ai primi posti "da consumarsi due o tre volte la settimana col corpo digiuno".
Ricette della Scuola Salernitana HOME Elettuario di lauro Emplo crusta panis Grasso di tasso Hiera composita Medicamenti romani Mitridatum Scuola Salernitana Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737 AVVIO
- Regimen Sanitatis, capitolo 13, dedicato a “De morbis pectoris” (XIII secolo). Tosse secca e umida: se una tosse secca spesso tormenta il petto, siano cotti uva, finocchio, liquirizia, fichi e dragagante, si aggiunga lo zucchero e si beva il liquido ottenuto. Tosse umida: si somministri l’issopo. Oppressione del petto: se l’oppresso petto è tormentato dal catarro, si beva issopo pestato cotto col miele. Mancato svuotamento dell’alveo: ne derivano queste malattie: spasimo, febbre, tenesmo, contorcimento del ventre, tosse, mancanza di appetito, forte sete, flusso, singulto, vomito e sincope. Secchezza del petto: se il tuo petto è secco, è questo un rimedio meraviglioso molto sperimentato: rendi liquida la cera e con incenso polverizzato e dolce butirro stendila su di una pelle, che attaccherai al collo, in modo però che in ogni parte il petto sia difeso; per molti anni questo preparato sempre terrai al petto; talora, quando è caldo, abbi cura di rimuoverlo col dito, ma dalla pelle giammai distaccherai questo cataplasma.
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- Tratte dal volumetto “De mulierum passionibus” del medico Trotula De Ruggiero. Per schiarirsi il viso: cerussa ed acqua di rose. Per rendere roseo il viso: radice di viticella ed acqua di rose. Per le rughe del viso: succo di gladiolo e radice di giglio. Per il rossore del viso: sanguisughe su orecchie e narici. Contro la pelle resa ruvida da sole o vento: grasso di cervo mescolato a polvere di cristallo e vermi. Contro le strie del parto: cipolla e scilla. Per caldane e gengive rosse: corteccia di noce. Per sbiancare i denti: cinnamono, chiodi di garofano, incenso, assenzio, zampe di gambero pestate, noccioli di olive pure pestati. Per le labbra screpolate (causate dai troppi amplessi e baci degli amanti): mucillagini di psillio e radice di giglio. Per allungare i capelli: ungere il capo con radice di altea con sugna, vino, cumino e rosso d’uovo. Per depilarsi: succo di foglie di cocomero selvatico, calce viva, ossido di arsenico, galbano e vino. (tutto ciò che si mette sul capo o sulla pelle sia conservato con chiodi di garofano, muschio, noce moscata e altri profumi).
Tamarindo HOME Elettuario di lauro Emplo crusta panis Grasso di tasso Hiera composita Medicamenti romani Mitridatum Scuola Salernitana Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737 AVVIO
Si legge sul Mattioli (1557) che i Tamarindi "Muovono il corpo: et imperò devuti, solvono facilmente la cholera, et gli humori adusti. Conferiscono alla mania, alla melancholia, à tutte le oppilationi, à gli hidropici, al trabocco del fiele, et alla milza grossa. Son buoni alla rogna, alla lepra, alle volatiche, et ad ogni sorte d'ulcerationi fra carne, et pelle, che procedano da gli humori adusti. Nuocono à gli stomachi freddi: et imperò si sminuisce il nocumento loro mescolando con essi, quado si vogliono usare, cose stomachali, come macis, mastice, spica, cassia odorata, et cinnamomo. Sono tardi nell'operare: ma fannosi più vigorosi, dadosi infusi o iin siero di capra, ò in succo di fumoterre, ò in quello di lupoli". Il nome di tamarindo proviene dalle parole di origine indica "Tamar hindi", che significa "dattero acido": mentre negli scrittori dellIndia settentrionale del medioevo sono indicati i frutti di tamarindo col nome di "datteri indiani". la conoscenza del tamarindo passò in Europa nel Medio Evo coll'intermezzo degli arabi".
Teriaca HOME Elettuario di lauro Emplo crusta panis Grasso di tasso Hiera composita Medicamenti romani Mitridatum Scuola Salernitana Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737 AVVIO
Per la preparazione della Teriaca lo speziere preparava in tempi diversi alcuni dei componenti come ad esempio i trocisci di scilla, quelli viperini e quelli edicroi al fine di averli pronti per le operazioni finali. I trocisci avevano la funzione di mantenere inalterate le proprietà dei principi attivi che li costituivano così quelli viperini erano formati dall'impasto della carne della vipera bollita, impastata con pane grattuggiato, quelli di scilla dalla droga vegetale impastata con farina d' Orobo e quelli edicroi da svariate droghe impastate. Tutti gli impasti venivano divisi in piccole porzioni e modellati come sfere, quadrati o triangoli. La pianta della Scilla veniva raccolta nelle campagne vicino al mare tra Piperno e Terracina, ma anche importata dalla Spagna e la parte usata in farmacia era il bulbo. Per la sua assomiglianza con la cipolla, veniva anche chiamata Cipolla marina. Le sue virtù terapeutiche riguardavano i dolori del corpo, la tosse cronicizzata, i vomiti e il trabocco di fiele. In realtà oggi sappiamo che il principio attivo è un cardiotonico e diuretico con attività farmacologica simile a quella della digitale pur non dando gli effetti indesiderati dell'accumulo.
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I trocisci Edicroi erano formati da una mescolanza di molte droghe come, l'amaraco (Origanum majorana), l'aspalato (un legno odoroso nativo dell'isola di Rodi), il calamo (Acorus verus), il costo vero (Menta romana), il phu pontico (valeriana), il cinnamomo (cannella), l'erba Maro (origano vulgaris).Essi non avevano un preciso impiego terapeutico ma solo la funzione di aromatizzare il preparato. La maggior parte dei costituenti dei trocisci edicroi sono ancora oggi impiegati nell'erboristeria e in cucina come aromatizzanti. Altri costituenti che hanno alimentato discussioni tra medici, spezieri e chimici, soprattutto per quanto concerne l'efficacia terapeutica, la qualitĂ e la loro reperibilitĂ sono l'Oppio, e l'Opobalsamo. L'Oppio usato nella teriaca proveniva per la maggior parte da Tebe in quanto la qualitĂ era di granlunga superiore a quella dell'oppio turco. L'oppio Tebaico differiva da quello turco per la purezza esso era "denso,grave, amaro al gusto, sonnifero nell'odorarlo, agevole da risolversi con l'acqua, bianco e liscio" mentre quello turco era "aspro, negro, granelloso, meschiato di frondi e altre brutture".
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La lavorazione del "sugo di papavero" in Egitto era già conosciuta molti secoli prima della nascita di Cristo e il prodotto di tale lavorazione era usato per lenire i mali più atroci. Un altro ingrediente della Teriaca è l'opobalsamo (xilobalsamo, carpobalsamo). L'opobalsamo o Balsamo orientale fu descritto come virtuoso e sublime ingrediente dai più importanti semplicisti come Dioscoride, Plinio e Prospero Alpino. Intorno a questo prezioso elemento si svilupparono fantasie e leggende senza mai definire veramente quale dei balsami naturali o artificiali fosse realmente l'opobalsamo. Molti credettero che la droga fosse costituita dalla gomma raccolta, per incisione della corteccia, dalla pianta del balsamo, altri il prodotto che si otteneva per decozione dei ramoscelli di una pianta che nasce e cresce in Perù (Balsamo del Perù). L'opobalsamo usato nella ricetta della Teriaca ha derivazione orientale. L'opobalsamo aveva spiccate proprietà terapeutiche ed era impiegato anche come singolo semplice in molti alessifarmaci. Lo xilobalsamo e il carpobalsamo erano rispettivamente il legno dellla pianta del balsamo e il frutto della medesima pianta.
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I Trocisci di vipera che venivano preparati con largo anticipo sulla data prefissata per la dimostrazione pubblica. Essi dovevano essiccare e fermentare al punto giusto per non rovinare l'antidoto. I trocisci venivano preparati con la carne della vipera ripulita delle interiora e privata di testa e coda. La vipera, bollita in acqua fresca di fonte, salata ed aromatizzata con dell'aneto,dopo essere stata scolata dal suo brodo, era impastata con del pane secco finemente triturato ed infine lavorata a mano in forme rotondeggianti ed essiccata all'ombra. Le vipere impiegate, come già accennato, non potevano essere catturate in qualsiasi periodo, ma in un periodo specifico cioè qualche settimana dopo il risveglio invernale e non, ad esempio, durante l'estate altrimenti l'antidoto, preparato con esse, avrebbe procurato troppa sete a chi ne avesse fatto uso. Anche le vipere prese prima di entrare in letargo non avevano quella giusta qualità per essere utilizzate in quanto troppo grasse e quindi non adeguate per la composizione dei trocisci. L'arte dello speziere prevedeva una conoscenza dei tempi di raccolta delle droghe vegetali che avrebbero poi costituito le materie prime per la preparazione galenica. CosÏ ogni droga era utilizzata solo se raccolta nel periodo vegetativo opportuno in
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quanto vigore e virtù sarebbero stati difettosi se la parte della pianta da impiegare non avesse raggiunto il giusto grado di maturazione. Radici, foglie, fiori, gomme e succhi dovevano essere quindi perfetti e freschi per essere trasformate dallo speziere. Ogni componente veniva accuratamente scelto, diviso secondo "misura e sostanza" lavato con grandi quantità di acqua di fonte, attinta di fresco, allontanando ogni traccia di terra o altre impurezze poi si stendeva all'ombra in ambienti ben aereati e lasciato seccare per il tempo opportuno. Le parti molli, gomme e succhi, venivano filtrate per eliminare le parti fecciose e per renderle più omogenee nel colore e nel sapore. Dall’opera "Avertimenti nella compositioni de' medicamenti per uso della spetiaria" (1595) dello speziale veneziano di nome Giorgio Melichio, conosciuto in tutta Europa e padrone della "Spetiaria allo Struzzo in Venezia" , si riporta una metodica di preparazione della teriaca: "Dirò però quel tanto che noi usiamo farla nell'inclita Città di Vinegia, giardino e publica piaza di tutta Europa: ornata di così periti & esperti Spetiali che sono anni ratione al mondo. Dirò hora quel tanto che s'ha avertito nella Theriaca fatta
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da me in Vinegia il presente anno ordinatamente.Fur preparati tutti i simplici necessarij per la composizione così della Theriaca come del Mithridato e fattone scelta furno messi in bellissimi vasi e riposti in luoco publico & molto ornato per tre continui giorni ad effetto che sian spettaculo a tutti e che ciascun potesse volendo esaminare le predette cose: & al quarto giorno, convocati gli Eccellenti Priori, e Consiglieri così di Medici, come di spetiali, e fatto diligente esamina de gli ingredienti, furno con molta diligenza tolti a peso secondo la descrizione presente di modo che non si prendeva cosa se non co'l giusto peso non variando ponto di più o meno. Dopo si toglievano le cose a pestare grossamente e tutti si mettevano in un gran bacile così rotte e poi meschiate bene insieme si partivano in sei mortari & si davano a pestare perchè le cose umide s'unissero con le secche acciochè non s'attacassero nel mortaro se ben l'ontuosità della mirrha il facesse anco. Primo fur contusi li trochisci di vipere; imperochè quando son ben preparati è la loro sostanza simile alla colla del carniccio difficili a pestarli: poi si aggiungono il pepe longo e poco dopo la cassia, il cinamono e rotti si rimetton nel bacile. Poi si rompe pestando l'irios, il costo, la gentiana, l'aristologia, il
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pentasilon, il meo, il phu, il stecado, il squinanto & il spigo; quali rotti si mischiatano con gli altri nel bacile. Appresso si pestano li semi de i navoni, il pettosello,gli anisi, seseli, finocchio, thlaspi, ammi, dauco & l'amomo. Et rotte furo aggionte con l'altre; avertendo che per ciascun ordine di cose che si pestavano aggiungevano nel mortaro un poco di mirrha a tal che nel pestar le cose le spetie non s'attenessero al fondo del mortaro imperochè l'ontuosità della mirrha tiene unite le cose eshalabili. Dopo si pesta il scordio, dittamo, marrobio,calamento, polio, chamepiteo, folio & hiperico. La gomma e l'incenso si pestaranno in altro mortaro sole, acciò non s'attaccassero con l'altre spetie, come in altri con esperienza s'è visto. Li trochisci scillini, e gli hedicroi insieme soli sian pesti e uniti all'altre spetie. Le rose & zaffrano sian messe un poco al sole & dopo peste & gionte all'altre. Il reupontico sia pesto & aggionte con l'altre. La terra lemnia si trita senza fatica,l'agarico sia fregato al tamiso & così si facci in polvere. Le gomme saran ben contuse & dopo vi si aggionga del vin malvatico & stiano per una notte infuse & e il dì sequente con debita portion di detto vino sian passate per il staccio,il simil parimenti si fara nel succo di liquiritia & e de
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l'hipocistis:l'acatia si triturarà con li semi cioè che sia messa con essi nel triturarli, percioche l'orientale è si secca & arida che facilmente si pestrarà con li semi. Il maestro speziere descrive poi la metodica di conservazione dell'antidoto e il suo relativo contenitore che dovrà essere un .... "vaso vitreato, che sia capace, la quarta parte di più che non è l'antidoto & per ogni giorno vi si meschierà dentro & nei primi giorni dopo fatto si lassa scoperto il vaso per meza hora del giorno & dopo si tien serrato.“ Le ultime righe sono per se stesso e per una considerazione relativa al costo del preparato: Et perche nella compositione di cosi precioso antidoto ho compreso gran fatica & molto dispendio , non posso però se non molto star amirato , in che modo alcuni il vendono a vil prezzo e non posso giudicar altro che insieme con l'antidoto vendono ancora l'anima a Sathan."
G. Donzelli: Teatro farmaceutico dogmatico e spagirico, Venezia 1737
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AAVV V O V II O
Olio di miele HOME HOME Elettuario di lauro di panis miele Emplo Olio crusta Grasso di tasso Olio dicomposita zucchero Hiera Medicamenti romani Olio diMitridatum cera d’api Scuola Salernitana Olio di cranio umano Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737
AA V VIO VVIO
Si prende del Miele crudo e si mescola con la stessa quantità di sabbia ben lavata; si distilla a foco molto moderato, in alambicco di vetro o porcellana smaltata, non molto alto, finché non viene l’acqua chiara, che è poco attiva. Si usa per togliere il Calore degli occhi e la lacrimazione, elimina le cicatrici e rende bianca e splendente la pelle. Dopo che è distillata quest’acqua, ne verrà una colorata di giallo, che giova nella cancrena; dopo di questa viene il vero olio di Miele, di un giallo che tende all’arancio intenso. Si usa per tingere i capelli di biondo; internamente giova in tutte le malattie, essendo un potente protettore della salute e corroborante delle malattie naturali.
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AA V VIO VVIO
Si ottiene questo olio con un alambicco di vetro, per mezzo di un energico foco; vien fuori però un prodotto così acre, con un odore empireumatico così forte, che riesce impossibile usarlo per via orale; perciò, Giovanni Pietro Fabbro lo prepara mescolando lo Zucchero con del vetro, ambedue polverizzati; si distilla quindi l’olio e lo si rettifica cinque volte, rimettendoci la metà del residuo calcinato fino a bianchezza. Ogni volta che si compie la distillazione, si perde il caput mortem e si calcina; mescolando questo prodotto a quello da ri-distillare, esso perde la parte empireumatica che si forma e quando si è finita la serie delle distillazioni di rettifica, si otterrà un olio puro e chiaro; esso è celebrato come Balsamo potentissimo per cicatrizzare le ulcerazioni maligne, le fistole, i cancri, e simili; è un Anodino molto energico, dato che restaura l’Umidità radicale. Se ne assume per via interna alla quantità di mezza dracma con brodo o acqua di Cannella, e simili, e esternamente si applica con gli empiastri e gli unguenti idonei alle necessità.
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AA V VIO VVIO
Girolamo Rubeo descrive un’altra ricetta, chiamandolo Olio di Zucchero Mercuriale; egli sostiene che si prepara mescolando lo Zucchero con la stessa quantità di mercorella, contundeli insieme come per fare una conserva; si lascia macerare per otto giorni in un vaso di vetro, si distilla a bagnomaria e l’olio servirà per gli usi che diremo. Proprietà e usi. Rende bel colorito al viso; giova nell’epilessia somministrandone una dracma al mattino per quattro giorni consecutivi. Assunto con Castoreo, elimina le contratture dei nervi e di altri organi, giova nell’insensibilità della membra e giova nella riduzione della vista.
Olio di cera d’api
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Si fa liquefare la Cera citrina, con fuoco moderato in un recipiente nuovo di ceramica vetrificata all’interno, lasciandola sul fuoco finché produce vapore d’acqua; a questo punto per ogni libbra di cera, si aggiungono due libbre di sale decrepitato polverizzato; invece del sale si può usare la stessa quantità di ossa calcinate, distillando poi per storta a fuoco moderato; si otterrà un olio dall’odore acre, che potrà essere rettificato mescolando una parte di questo olio con due parti di Cera citrina ancora non trattata; si farà ancora distillare a fuoco molto delicato, su bagno di cenere; si otterrà l’olio rettificato chiaro, con l’odore e il colore della Cera. Occorre avvertire l’operatore che se vuole ottenere un olio liquido con una sola distillazione, è assolutamente necessario mescolare una parte della Cera con due parti di Sale marino decrepitato e applicare un regime di fuoco molto prudente, agire con pazienza, poiché più lenta è la distillazione, più viene perfettamente l’operazione e non è necessario ripeterla per cinque volte, come dicono altri autori. Da una libbra di Cera si ottengono otto once di olio.
Olio di cera d’api HOME HOME Elettuario di lauro di panis miele Emplo Olio crusta Grasso di tasso Olio dicomposita zucchero Hiera Medicamenti romani Olio diMitridatum cera d’api Scuola Salernitana Olio di cranio umano Tamarindo/Theriaca Teatro F.co - 1737
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Proprietà e usi. Lenisce meravigliosamente i dolori articolari e le contratture delle membra. Guarisce le piaghe del palato, delle labbra e le ragadi al seno; applicato non impedisce il sudore delle mani e dei piedi dei bambini; cicatrizza ogni ferita, anche grande, dato che elimina gli ematomi, avendo la proprietà di dissolvere, alleggerire, penetrare, ammorbidire e scuotere i coaguli; per questi motivi agisce sugli ascessi duri e su tutte le tumescenze fredde; giova nelle ustioni da fuoco, mescolato con l’olio di rossi d’uova. Bevuto nella quantità di quattro o cinque gocce con acqua di radici di Ortica maggiore, è energicamente diuretico; nel frattempo si ungerà l’area renale e quella peritoneale con questo olio, mescolato con quello di Scorpioni e quello de lateribus. Massaggiato delicatamente sulla zona d’ombelico, lenisce gli spasmi colici, applicandovi anche un panno caldo. Per i dolori del costato, se ne devono sei gocce con acqua di Cardo Santo. Guarisce le ernie, ungendo il luogo affetto due volte al giorno, applicandovi anche una legatura.
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AA V VIO VVIO
Farai limare due o tre Crani umani, morti violentemente, e con storta di vetro, caverai oglio e acqua. Facoltà e uso: giova egregiamente contro l’Epilessia, e si piglia nel principio del parossismo nella quantità di uno scrupolo.