Raimondo Villano
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CHIRON FOUND.
S olo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo per il mondo”
Benedetto XVI
T F O P uitio
bsequium
idei et auperum
storia, spiritualità e sovranità nelle tradizioni e nella modernità del Sovrano Militare Ordine di Malta
L’autore si vale della circostanza della pubblicazione di questo volume per rendere onore:
a Sua Altezza Eminentissima Fra’ Matthew Festing settantanovesimo Principe e Gran Maestro.
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Copia n. _____________
L’autore
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© Copyright Raimondo Villano © Ricerche, elaborazioni, copertina a cura di Raimondo Villano. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso scritto dell’editore. All right reserved. No part of this book shall be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted by ani means, electronic, mechanical, photocopying, recording or otherwise, withoutwritten permission from the publisher. Realizzazione editoriale: Prof. Dott. Maria Rosaria Giordano. Redazione: mobile 338 59 60 222; e-mail: farmavillano@libero.it Edizioni Chiron Found. - Hystart dpt. © 2009 Fondazione Chiron, via Maresca 12, scala A - 80058 Torre Annunziata (Napoli) Vendite: Prof. Dott. Annamaria Giordano mobile 347 61 71 669; e-mail: annamaria.g10@alice.it; http://www.chiron-found.org Stampa EFFEGIBI. Prima Edizione, febbraio 2008. Prima Ristampa, marzo 2008. Finito di scrivere il dodici gennaio 2008. Seconda Edizione, aprile 2008. Finito di scrivere il venti marzo 2008. Terza Edizione, dicembre 2008. Finito di scrivere il dieci settembe 2008. Quarta Edizione, luglio 2009. Finito di scrivere il 25 febbraio 2009. Serie numerata. Questo volume, privo del numero di serie e della firma dell’autore, è da ritenersi contraffatto. ISBN 978-88-904235-43
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Si sente dire che un nuovo genere di cavalieri è apparso sulla terra
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e proprio in quei medesimi luoghi visitati da Colui che incarnatosi, come il sole ad oriente si leva in alto” “Un nuovo genere di cavalieri, dico, che le età precedenti non hanno conosciuto e che infaticabile conduce una lotta parallela sia contro la carne e il sangue sia contro gli spiriti maligni sparsi nell’aria” “Fanno a gara nell’onorarsi a vicenda, si sollevano reciprocamente dalle fatiche, per compiere così la Legge di Cristo”
Bernardo di Chiaravalle
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INDICE
Presentazione
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Prefazione
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Storia
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Le origini gerosolimitane Il periodo di Acri L’epoca cipriota Il governo rodiense L’epopea maltese Le vicende di transizione L’approdo romano L’epoca contemporanea Struttura e ordinamento
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Caratteristiche e finalità Organi di governo Organi ecclesiastici Ordinamento giuridico Carta Costituzionale Strutture ed Enti governativi Gran Priorati Corpo di Soccorso Internazionale Ecom Bandiere e Stemmi
91 95 101 104 106 114 120 122 124 126
Aspetti religiosi e dimensione ecclesiale
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Carattere religioso Dimensioni ecclesiali L’impegno: Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum Pellegrinaggi Cenni di magistero pontificio San Giovanni Battista Patrono dell’Ordine Le Reliquie dell’Ordine La Madonna di Filermo Beati e Santi dell’Ordine Preghiere melitensi Simbologia della Croce ottagona Ceti e carattere nobiliare I membri dell’Ordine
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Aspetti nobiliari Carattere militare Aspetti militari Corpo militare Aspetti socioculturali e tecnici Aspetti sociali Aspetti culturali Aspetti urbanistici Aspetti economici Ordini illegittimi Sovranità Sovranità Soggettività internazionale Attività Attività diplomatica Attività internazionale Attività sanitaria Attività sociale Eroi melitensi Strutture italiane Acismom Ospedale San Giovanni Battista Cisom Statuto Acismom Regolamento Cisom Norme di applicazione Cisom Appendice Cronologia dei Gran Maestri e dei Luogotenenti Gran Priorati e Sottopriorati con data di fondazione Successione dei Gran Priori di Roma Successione dei Gran Priori di Lombardia e Venezia Successione dei Gran Priori di Napoli e Sicilia Indirizzi Presidenti Acismon Onorificenze melitensi Gerarchia melitense essenziale Libri consigliati sull’Ordine di Malta
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191 195 197 211 217 219 222 224 226 231 239 241 243 245 247 265 279 300 318 321 323 325 328 342 347 352 357 359 362 363 368 371 372 380 381 382 383
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“Non mi importa della tua pelle, non mi curo del tuo credo religioso, non mi curo della tua fede politica. Solo ti chiedo: qual’è la tua sofferenza?” Albert Schweitzer, missionario laico di Lambarené
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“Anche allorché essi levavano la spada dal fodero, si rammentavano di essere veri religiosi e, come tali, innanzi tutto discepoli del Dio di amore e di carità”. Pio XII, 15 gennaio 1940
ASPETTI MILITARI Il confronto e lo scontro tra i musulmani ed i Paesi europei è di epoca ben anteriore a quella degli scontri in Terra Santa. Nell’VIII secolo a. C., infatti, già la potenza marittima di Cartagine, sottomessa la costa dell’Africa, la Sicilia occidentale, la costa orientale spagnola, le Baleari e la Sardegna, si misura con i Romani in Spagna (la prima guerra punica si concluse nel 241 a. C.) e, con la spedizione annibalica, giunge a mettere in pericolo l’esistenza stessa di Roma (Hannibal ad portas et omnes contremiscunt). Fin dal VII secolo d.C. i musulmani coniugano la fede con le armi e costruiscono lungo le frontiere i ribat, fortificazioni presidiate dai loro fedeli, e dopo circa mezzo secolo dall’egira (settembre 622) pronti per attaccare militarmente la civiltà cristiana. La Terra Santa è occupata dai musulmani nel 637 (15 anni dopo l’egira) ed i pellegrinaggi al Santo Sepolcro continuano con sempre maggiori difficoltà. Forti della loro ideologia assalgono l’Impero Bizantino al principio del secolo VII, sbarcati in Sicilia depredarono l’imperatore bizantino Costante II di quanto dopo il 15 luglio 663 aveva saccheggiato alla città di Roma in monumenti di bronzo, in oggetti preziosi ed in opere d’arte. Nel 673 saccheggiano Siracusa. L’Impero Bizantino mantiene buoni rapporti con i musulmani dalla grande espansione araba del secolo VII fino alla caduta di Costantincipoli (1453) mentre gran parte dei cristiani d’Egitto, Siria, Palestina, Mesopotamia ed Armenia sono sotto il loro dominio tartassati con il fisco e perseguitati per la professione di dottrine quali il nestorianesimo ed il monofisismo, ritenute eretiche dalla Chiesa ufficiale. I musulmani al principio del secolo VIII, capitanati da Tariq e Musa, attraversano lo stretto di Gibilterra: nel 713 sono a Valencia, superato l’Ebro nel 714 e arrivati nel sud della Francia nel 72021, conquistarono Narbonne e Toulouse, giunti a Poitiers nel 732 sono bloccati da Carlo Martello il 17 ottobre nella grande battaglia di Mussais-la-Bataille ma non si muovono dalla Settimania e dalla valle del Rodano. Nel 737 sconfitti ad Avignone, Carlo Magno li scardina da Saragozza nel 782, da Gerona nel 785 e da Barcellona nell’805. Il Mediterraneo è diviso in due parti, l’arrivo dell’oro dall’Oriente diventa quasi impossibile tanto che Carlo Magno passa al sistema monometallico d’argento: la libbra o lira d’argento di circa 350 grammi divisa in 20 soldi e questi in 12 denari. I musulmani al principio del secolo VIII sbarcano in Spagna, nei primi decenni del secolo seguente sulla costa laziale e sul finire del secolo XI contrastano l’esercito crociato giunto in Palestina. I musulmani, al principio del IX secolo, approdati a Pantelleria, a Malta, in Sicilia, saccheggiano la città di Roma nell’846 ma nell’849 sono fermati dalla battaglia navale di Ostia. Si radicano a Cordova, nelle isole Baleari, nel 903-904. L’esigenza di dover restituire alla cristianità i Luoghi Santi prende corpo nel secolo X quando la dinastia arabo-persiana dei Fatimidi si impadronì dell’Egitto e della Palestina. Intanto la Lega, promossa dallo stratega comandante il “tema di Longobardia”, cui partecipa personalmente il Papa Giovanni X, li caccia da Benevento dopo averli sbaragliati nell’estate 916 sul fiume Garigliano.
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L’Impero Bizantino riconquista Antiochia di Siria nel 969. Giovanni I Zimisce, uno degli imperatori più gloriosi della storia bizantina, trasferita la corte a Damasco nel 975, si avvicina a Gerusalemme e tenta di liberare dai musulmani i porti della Siria. Il califfo del Cairo nel 1005 organizza da Gerusalemme la guerriglia ai pellegrini del Santo Sepolcro. I musulmani si radicano a Roda nel 1006 e sconfiggono presso Barbastro gli aragonesi nel 1069. La pressione musulmana nei Luoghi Santi sortisce nuovo slancio nella seconda metà del secolo XI: le orde di Toghrul-beg, provenienti dalle steppe del Kirgizistan, nel 1055 entrano a Bagdad. L’esigenza di dover restituire alla cristianità i Luoghi Santi cresce ancor più allorché nel 1070/71 nella Siria e nella Palestina si installano i Selgiucidi. Il 26 agosto 1071 il sovrano della dinastia dei Selgiucidi Alp Arsliin Muhammad ibn Diiwiid nella battaglia di Mazincerta (Malazqerd, Malazkert, Malazkirt) sul fiume Arasse a nord del lago di Van in Armenia sconfigge e fa prigioniero l’imperatore di Costantinopoli Romano IV Diogene. La sconfitta è una delle peggiori disfatte subite dalla civiltà europea: i Turchi nel decennio successivo occupano tre quarti dell’Asia minore ed espellono i musulmani egiziani da Gerusalemme ed i cristiani bizantini da Antiochia nel 1085. Notizie allarmanti arrivano in Occidente dai pellegrini che si portano in Palestina per venerare il Santo Sepolcro ed i Luoghi Santi. Pellegrini tedeschi, guidati dal vescovo di Bamberg, arrivati nel 1065 in Terra Santa, sono massacrati dai beduini. L’esigenza della difesa delle frontiere della cristianità, minacciate dalla pressione crescente dei musulmani, induce Gregorio VII (1073-1085) a lanciare nel 1074 un appello per la crociata. II termine crociata viene comunemente usato per designare quella spedizione militare organizzata dai Papi per la riconquista della Terra Santa e si estende a qualsiasi impresa militare sollecitata o favorita dalla Chiesa per liberare un territorio cristiano, o tale in antico, occupato dagli infedeli, come le spedizioni del secolo X ai confini del mondo polacco-germanico, della reconquista del secolo XI dei Re di Aragona, Castiglia, Leòn e Portogallo per liberare la Spagna dai mori, le spedizioni contro gli albigesi ed i catari. Un ruolo importante in queste spedizioni è svolto dal secolo XII dagli Ordini religioso-militari. Va, tuttavia, opportunamente ben posto in evidenza che gli Ospedalieri non sono crociati: gli Statuti giovanniti ed i privilegi papali impediscono ai frati di farsi crociati avendo fatto un voto di obbedienza all’Ordine e, dunque, non potendo normalmente farne un altro. La guerra santa degli Ordini Militari, in effetti, è una guerra continua e perpetua contro gli infedeli e i pagani mentre la crociata è una guerra occasionale e non perpetua proclamata dal Papa solo di volta in volta e dopo il Duecento diretta soprattutto contro cristiani eretici, scismatici o nemici del Papato e non contro gli infedeli. Gli aragonesi riconquistano Toledo nel l085, Huesca nel l096 (perduta e ripresa nel 1154) e Saragozza nel 1118. Sotto il terzo sultano selgiuchide Melik-scià (1072-1092), si estendono da Buchara ad Antiochia ed al tempo di Urbano II (1088-1099), che segna l’inizio dell’epoca delle crociate, occupano circa la metà dell’Impero Romano nel periodo della sua massima espansione. Urbano II orienta la cristianità europea verso la lotta armata per la liberazione dei Luoghi Santi. Il Pontefice, che nel concilio di Piacenza il 7 marzo 1095 riceve un’ambasciata dell’Imperatore d’Oriente Alessio Commenoper ottenere un intervento armato contro i musulmani e che vi ha aderito, nel corso dell’anno sposta l’obiettivo da Costantinopoli a Gerusalemme al punto di scrivere nel dicembre 1095 ai fedeli di Fiandra di aver invitato la cristianità a mobilitarsi per 1’Oriente. La prima spedizione crociata muove dalla Lotaringia nel novembre-dicembre 1095. L’esercito crociato condotto da Ugo di Vermadois e quello comandato da Goffredo di Buglione (c.1060-18 luglio 1100) arrivano a Costantinopoli sul finire del dicembre 1096. Raimondo di Tolosa,
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Boemondo di Taranto e Roberto di Normandia, traghettato il Bosforo nell’aprile 1097, vinta la battaglia a Dorileo (30 giugno 1097) insieme ai crociati, conquistano Nicea, attraversano l’Anatolia, si impadronsono di Antiochia nel giugno 1098, ove muore il legato pontificio Adhemar di Puy. Assediata nel giugno 1099 Gerusalemme, la conquistano il 14 luglio 1099. I crociati vi rimangono meno di 100 anni: Sahal ed Din, il celebre Saladino, la riconquista all’Islam senza colpo ferire il 23 ottobre 1187 e passa a fil di spada i Fratres pauperum commilitonum Christi Templi Hierosolymitani. Intanto Goffredo di Buglione il 12 agosto 1099 è a poca distanza tra Ascalona e il mare quando riesce a scompaginare d’improvviso il campo egiziano. I difensori di Ascalona avrebbero voluto arrendersi ma Raymond de Saint-Gilles fa loro intendere di poter resistere per sminuire la vittoria di Goffredo. L’abate russo Daniele, che ha soggiornato nei Luoghi Santi dal 1106 al 1107, racconta che per recarsi a visitare la chiesa di san Giorgio, distante sei miglia da Giaffa, è stato costretto a premunirsi di scorta armata per difendersi dalle sortite egiziane provenienti da Ascalona, da Hebron e dalla Galilea e che per portarsi sulle sponde del fiume Giordano ha corso gravi pericoli. I musulmani, in effetti, si muovono anche in forze notevoli: in altra circostanza, in particolare, è descritto un loro attacco ad un gruppo di 700 pellegrini tra Gerusalemme ed il Giordano di cui ne sono uccisi oltre 300. Nel 1118 il patriarca di Gerusalemme Varmond de Picquigny accetta da Hugues de Payns, da Geoffroi de Saint-Homer e da altri Cavalieri la richiesta di essere consacrati a servizio della Terra Santa con i solenni voti evangelici di povertà, castità, obbedienza e di essere riconosciuti come corpo armato per difendere la fede cristiana ed i pellegrini in viaggio ed in soggiorno dei Luoghi Santi. Al tempo per i musulmani (etimologicamente: sottomessi alla volontà di Dio) gli infedeli veri sono coloro che non professano la religione di Maometto e, pertanto, non hanno diritto alla libertà ed alla vita. Gli ebrei ed i cristiani, invece, sono ritenuti infedeli in senso lato: essi, in effetti, pur perseguendo la Religio Libri (la Bibbia) restaurata nella purezza di Abramo, vivono nello stato di deviazione e, pertanto, vanno tollerati qualora si sottomettono e pagano imposte maggiori. L’insegnamento evangelico ignora la “guerra santa” prescritta dalla rivelazione coranica, richiede l’amore per il nemico come conditio sine qua non per la salvezza. Dunque, l’antinomia tra Cristianesimo ed Islam, non è virtuale almeno dal punto di vista storico, ha motivazioni sostanziali sull’uso delle armi in difesa del fenomeno religioso; tuttavia si sono verificate la “guerra santa” tra i musulmani e le campagne militari denominate crociate tra i cristiani sostenute da movimenti popolari e istituite con ordinamenti canonici della tipologia monastico-militare. L’applicazione dell’indulgenza plenaria ai caduti in difesa della fede risale ad Urbano II. Onorio II nel 1128 la concede ai caduti nella spedizione contro Ruggero II di Sicilia, mentre ai superstiti rimette la metà della penitenza irrogata dal confessore. Il patriarca di Gerusalemme, elargite indulgenze nella misura accordata da Urbano II ai combattenti per la liberazione dei Luoghi Santi, sostituisce le opere satisfattorie irrogate al penitente dal confessore con l’arruolamento sotto l’insegna della croce. I Fratres Xenodochii Hierosolymilani appaiono in condizioni di agire militarmente prima della morte del beato Gerardo se tra il 1110 ed il 1120 non solo ricevettero in dono cavalli ed armi ma non mancano testi della sollecitudine del beato Gerardo sulla protezione dei pellegrini gerosolimitani. Inoltre, la bolla Quam amabilis Deo del 7 maggio 1139 di Innocenzo Il sia nella forma vera che in quella falsa porta alla convinzione che i fratres disponessero di un raggruppamento armato (==) per quanto la data esatta della trasformazione di parte dei Fratres dello Xenodochium Hierosolymilanum nell’Ordo mililaris hospilalis sancti Iohannis Hierosolymitani, che tanto rifulse per la difesa della Terra Santa, non è stata tuttora bene individuata. Non si hanno elementi, e tanto meno documenti, che consentano di stabilire il periodo della trasformazione in Ordine militare dello Xenodochium Hierosolymitanum. Il testo superstite più antico della Regola giovannita è trasmessa dalla pergamena
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del 1250 tuttora conservata in Svizzera seguito da quello ufficiale più antico, che è quello approvato da Bonifacio VIII(1), non hanno nessun cenno sull’organizzazione militare. Nel 1128, inoltre, un altro chiaro indizio della condizione anche militare dei fratres dell’Ospedale è dato dall’inizio della realizzazione di opere fortificate con Kalensu, cui fanno seguito: Barsabea nel 1137; Raphanée, Montferrantd e Mardabech nel 1142; diritti sul Krac, Boquée, Felicium e Lacum sempre nel 1142; Torre del Crac di Montréal nel 1152; Belfort e Castellum Bovonis nel 1153; Panéas e Castello Nuovo nel 1157)(2). Nel 1128-1129 il problema della legittimità canonica del militarismo templare è discusso ed approvato nel Concilio di Troyes, convocato per questo scopo e per il quale Onorio II ha inviato come legato il Cardinale Matteo, vescovo d’Albano. Molti sono i vescovi e gli abati presenti, tra i quali san Bernardo di Clairvaux, Ugo di Payens Gran Maestro dei Fratres pauperum commilitonum Christi Templi Hierosolymitani. Il patriarca di Gerusalemme chiede ed ottiene di dare ai Templari una montura religioso-militare consistente in un mantello bianco da indossare sopra le armature, sul quale il Papa Eugenio IV, riconosciutili come difensori armati per la fede cristiana, oltre che dei pellegrini diretti a Gerusalemme, aggiunge una croce rossa(3). Tra il 1130 e il 1153, i Frati Ospedalieri adottarono una Regola più autenticamente agostiniana: aprono gradualmente i loro ranghi anche a membri combattenti acquisendo fortezze ed assumendo, quindi, una connotazione abbastanza simile a quella dell’Ordine dei Templari. Infatti, la Regola giovannita, benché redatta verosimilmente in latino intorno al terzo decennio del XII secolo e della quale probabilmente è esistita anche una traduzione anglo-normanna (1181-85), non vincola ancora i fratres ad una qualsivoglia funzione militare o di tipo cavalleresco-nobiliare(4). All’originario fine ospitaliero si stava aggiungendo via via quello militare, proprio mentre anche altri Ordini religiosi come quello del Tempio e come l’Ordine Teutonico e l’Ordine di San Giacomo di Compostella. Sicché l’Ordine divenne persona mixta, insieme religioso e militare, militia religiosa, religio militaris. Tale trasformazione, inizialmente di mero fatto, entra negli Statuti solo con il Maestro Alfonso de Portugal (1203-1206) ed è riconosciuta dalla Santa Sede con la Bolla Cum ordine vestrum di Papa Alessandro IV: “Cum Ordine vestrum onnipotens Deus in Ecclesia sua velut columnam immobilem super obedientem basem erexit ad fulcimentum necessarium terre Sancte, cuius estis athlete incliti, robusti pugiles et propugnatores electi, et pro cuius defensione ad preliandum prelia Domini contra sui blasfemos nominis salvifice crucis vos armis insignius accinxistis, cum etiam vos sitis populus Dei egregius, gens magnifica et strenua moltitudo iustorum, consilium et congregatio fortium Regis regum (...), digne ipsum ordinem et vos tamquam Christi milites in quibus suscitavit Dominus in illis partibus fortium Machabeorum spiritum, et aliorum veterum earundem partium bellatorum congruis intendimus roborare favoribus et condignis gratiis adaugere illaque vobis concedere que ad incrementum vestre religionis dicteque Terre subsidium redundare noscuntur(5)”. _______________ (1) Annibale Ilari, Luoghi santi: musulmani e ordini monastico-militari (secc. XII-XIII), Studi Melitensi IX, 2001, Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, Centro Studi Melitensi - Taranto, 2002, pagg. 7-42. (2) Archivio Segreto Vaticano, Reg. Vat. 49 f. 372. (3) Mariarosaria Salerno, Gli Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme nel Mezzogiorno d’Italia (secc. XII-XIII) Melitensia 8 (monografia con l’alto patrocinio del Gran Priore), Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, Centro Studi Melitensi, Taranto - Palazzo Ameglio, 2001, pag. 27. (4) Annibale Ilari, Luoghi santi: musulmani e ordini monastico-militari (secc. XII-XIII), Studi Melitensi IX, 2001, Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, Centro Studi Melitensi - Taranto, 2002, pagg. 7-42. (5) Registra Vaticana 25, f 217, an. V, c. 172.
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Giovanni Kimnanos, segretario imperiale bizantino, riferisce che quando l’imperatore Giovanni Cornneno mosse nel 1137 con Raymond de Poitiers all’attacco di Antiochia, i Giovanniti ed i Templari partecipano all’assalto come corpo militare differenziato dall’esercito Raimondo. La preparazione militare dei Giovanniti è tanto apprezzata da Raimondo II, conte di Tripoli, che nel 1144 li rende responsabili della difesa della contea e mette ai loro ordini cinque fortezze, tra le quali la formidabilmente possente (mura spesse fino a 30 metri!)(6) e famosissima fortezza del Krak dei Cavalieri (oggi in territorio siriano) e due città. I Templari, dopo poco più di un ventennio, subirono una crisi di identità religiosa. Ugo di S. Vittore che ne è venuto a conoscenza, in una lettera esortativa scritta prima del 1141, riassunte le loro difficoltà ed i loro dubbi, li conforta, 1i incoraggia e li convince sulla legittimità della loro partecipazione a pieno titolo degli Ordini religiosi della Chiesa e facendo osservare in conclusione che la virtù è tanto più certa quanto più è occulta. Con un’ermeneutica quantomeno singolare del capitolo V versetto 18 della Prima Lettera di San Paolo a Timoteo, ritiene che: le loro occupazioni militari, apparentemente illecite, essendo animate da intenzioni religiose sono giustificate; è giustificato il bottino di guerra; non vi è dubbio sulla bontà della forma religiosa scelta e sulla bontà canonica degli obblighi militari assunti; il desiderio di divenire un Ordme religioso di alto profilo spirituale non è privo di fondamento; l’instabilità nella vita spirituale minaccia tutti i fedeli: i soldati vogliono pregare nella solitudine ed i prelati vogliono abbandonare le cariche per umiltà(7). Ulteriore conferma che i Giovanniti fossero militarmente affidabili è provato dalla convocazione di Raymond de Poitiers al Consiglio di Guerra indetto a Palmae (Acri) il 24 giugno 1148 dall’imperatore Corrado III, dal re Luigi VII di Francia e dal re di Gerusalemme Baldovino III, presente Robert de Craon, Gran maestro dei Templari (+13.1.1149), al fine di concordare i dettagli per l’assalto a Damasco, che purtroppo si risolve in un disastro. Gli almoravidi nel 1114-1115 si riappropriarono delle isole Baleari. Raimondo Berengario IV, principe d’Aragona, il cui esercito era stato riconosciuto crociato dal Papa, riconquistava Almerìa nel 1147, Tortosa nel 1148 e Urida nel 1149. Nel 1146-1148 vi è la seconda crociata. Ascalona fu conquistata dopo grandi difficoltà nel 1153, anno della morte di san Bernardo de Clairvaux. Durante il Magistero di Gilbert d’Assailly (1163 - ca. 1169/70) si verifica l’aumento dei fratres milites al punto che è difficile che un frate laico non sia Cavaliere; inoltre, la designazione di un Maresciallo come successore del Constabularius ha un notevole peso nel processo: tutti i fratres milites e serventi d’arme sono ai suoi ordini, eccetto gli accompagnatori del Maestro ed il Baiulivus, incaricato degli affari militari(8). Nel 1165 si ha un primo accenno di galeone posseduto dall’Ordine: in effetti, data la sua organizzazione con sede in Oriente e rifornimento di uomini e mezzi in Occidente, ha la necessità di regolari comunicazioni marittime, in un primo tempo assicurate dalle Repubbliche Marinare italiane da Marsiglia e dalla Catalogna. Ben presto è organizzata una vera e propria squadra, prima con navi prese a nolo e, poi, con imbarcazioni acquistate e fatte costruire appositamente per la squadra dell’Ordine. _______________ (6) Doppie mura interne per libero spostamento protetto di truppe, torri e mura con basamenti anti escavazione ed incendi, torrioni e feritoie per attacchi coperti, santabarbara infossata nel sottosuolo, postazioni e cunicoli di resistenza, riserve di acqua e cibo nei sotterranei. (7) Annibale Ilari, ibid., pagg. 7-42. (8) Mariarosaria Salerno, ibid., pag. 27.
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La dura guerra santa, inoltre, ha anche un aspetto spirituale nella presenza sulle galere dei frati cappellani, fra cui molti italiani, in una specie di parrocchia galleggiante. Intorno al 1169, poi, l’acquisizione di fortezze dà vita nell’Ordine ad un’altra funzione, quella di Castellanus, addetto alla difesa delle stesse. Nel 1178-1180 dal Pontefice Alessandro III giunge ai fratres l’autorizzazione a prendere le armi nel solo caso in cui sia distrutto il vessillo della Santa Croce in battaglia. I Normanni, poi, liberano la Sicilia dai musulmani ma essa non è totale: Iubn Gubayr, che la visita nell’inverno 1184-1185, annota che le moschee in funzione a Palermo sono così numerose da non potersi contare e segnalò moschee attive a Termini, La Cannita, Alcamo e Trapani. Il 28 marzo 1182 o 1183 un ulteriore indizio di sostanziale parità delle funzioni precipue dei Giovanniti si ha con la Bolla Cum bona, fratribus in cui Papa Lucio III ricorda ai prelati che i beni degli Ospedalieri sono destinati alle “defensioni Terre Orientalis” ed all’assistenza ai poveri. Nel 1189-1192 vi è la terza crociata. Il 16 luglio 1191 un altro chiaro indizio di parità delle funzioni principali dei Giovanniti si ha con la Bolla Quot et quantum in cui il Pontefice Celestino III afferma: “Quis non admiretur potentiam Dei in predicta domo et fratribus eisdem tam potenter florere et perseverare, ubi tot armati cotidie sustentantur, tot infirmi procurantur, tot hospites recipiantur…”. Nel 1199-1204 vi è la quarta crociata. La classificazione nell’Ordine dei Ceti, apparsa per la prima volta ufficialmente nel 1205 negli Statuti emanati dal Capitolo Generale di Margat, nel disciplinare l’organizzazione gerarchica, chiarisce le funzioni di ciascuno, modalità e requisiti per l’ammissione all’Ordine e garantisce la specificità della valenza militare che inizia a contare molto nell’Ospedale a Gerusalemme(9). Nel 1212 vi è la prima crociata dei fanciulli. Nel 1228-1229 vi è la sesta crociata. Giacomo I i1 31 dicembre 1229 si insedia nelle isole Baleari. Giacomo II, con un’armata di mercenari musulmani, nel 1233 negozia la pace con l’emiro di Granada e, riprende le operazioni militari, il 28 settembre 1238 rioccupa Valencia cui la nobiltà aragonese, nonostante il dissenso del re, impone i fueros. Jàtiva, dove avrà i natali Alessandro VI (1431-1503), è riconquistata nel 1244. Nel 1249-1254 vi è la settima crociata. Con l’approvazione degli Statuti di Alfonso del Portogallo e di Ugo de Revel (1258-77), gli Ospedalieri creano la casta dei guerrieri ed i fratres milites sono coloro che detengono il potere nell’Ordine. La seconda classe, quella dei frati serventi d’armi è composta da religiosi che esercitano il mestiere delle armi alla maniera del Cavaliere ma ad un livello inferiore; ad essi, nominati esclusivamente dal Maestro, facenti parte del Convento, dipendenti come i Cavalieri dal Maresciallo e con accesso al Capitolo, non è richiesta alcuna condizione riguardo all’ascendenza, eccetto di non essere al servizio di alcun signore. Riguardo al passaggio, poi, da Frate servente d’armi a Cavaliere, in un primo momento è possibile teoricamente ma non in pratica mentre a partire dal magistero di Roger de Pin (1355-1365) è vietato. Nella seconda metà del XIII secolo dovrebbe essere stata istituita per i Cavalieri fratres del Convento a Limassol l’ufficio specifico di “Admiratus”, la carica di Ammiraglio o Generale delle galere, visto che il più antico documento in cui compare tale carica è del 3 giugno 1299 e l’anno seguente sono emanati i primi Statuti per delinearne le funzioni(10). _______________ (9) Mariarosaria Salerno, ibid., pag. 50. (10) Maria Sirago, Gregorio Carafa Gran Maestro Dell’Ordine di Malta - Melitensia 6 (monografie con l’alto patrocinio del Gran Priore), Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, Centro Studi Melitensi, Taranto Palazzo Ameglio, 2001, pag. 15.
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E dal Trecento la carica di Ammiraglio è sempre riservata alla Lingua d’Italia. I mori, attestati nell’isola di Minorca, espulsi nel 1287 da Alfonso III, re di Aragona e di Catalogna, sono venduti schiavi a Mallorca, Barcelona e Valencia. Nel 1291 si ha la perdita dell’ultima roccaforte occidentale in Terra Santa. Dopo la conquista di Rodi il ruolo strategico assunto dai Giovanniti nello scacchiere mediterraneo orientale è intuito dalla più potente Repubblica marinara del tempo, Venezia, che si fa promotrice di un’Alleanza antislamica con l’Impero bizantino e con l'Ordine conclusa nel 1322. Successivamente l’Alleanza è allargata alla Santa Sede, alla Francia ed al Regno di Cipro: la flotta costituita consegue notevoli risultati ed il ruolo svolto dall’Ordine è coronato dalla nomina del Cavaliere Fra’ Giovanni da Biandrate a Capitano Generale dell'Alleanza. Nel 1310 circa l’Ordine riporta una serie di grosse vittorie navali sui Turchi dell'Emirato di Menteshe, occupando l'isola di Cos e varie posizioni sulla terraferma e costringendo i Turchi a pagare tributi. Così il centro dell'aggressione navale turca è spostato verso il porto di Smirne nell'Emirato di Aidin. Ma il carattere prevalentemente militare è acquisito solo con la soppressione dell’Ordine dei Templari nel 1312 per volere di Clemente V allorchè tutti i beni, i privilegi, le indulgenze e le immunità di quest’ultimo dono attribuite dal Papa ai Cavalieri di San Giovanni con Lettera Apostolica Ad providam Christi del 2 maggio 1312 che stabilisce: “(...) ipsam domumMilitie Templi, ceterasque domos, ecclesias, capellas, oratoria, civitates, castra, villas, terras, grangias, et loca, possessiones, iurisditiones, redditus atque iura, omniaque alia bona immobilia et mobilia, vel se moventia, cum omnibus membris, iuribus et pertinentiis suis, ultra et citra mare, ac in universis et quibuslibet mundi partibus consistentia, (...), ordini Hospitalis sancti Ioannis Ierosolomitani et ipsi Hospitali donamus, concedimus, animus, incorporamus, applicamus et annectimus in perpetuum, de apostolice plenitude potestatis”. La sopravvivenza della civiltà cristiana in Medio Oriente, dopo la soppressione dei Templari , può contare sull’abnegazione dei Cavalieri giovanniti che, da gloriosi reparti di fanteria, si convertono in squadre marinare da battaglia prima con base nell’isola di Rodi (1307-1522) e, poi, con quella dell’isola di Malta (1530-1798). Nel 1314 la difesa di Smirne è affidata esclusivamente all’Ordine. Le galere dell’Ordine sono dotate di remi azionati da schiavi o da forzati o da buonavoglia e, in genere, da due grandi vele latine con funzioni meramente ausiliarie; differiscono in grandezza e numero di remi (da 13 a 25 per fiancata), caratterizzate sempre dalla forma allungata e sottile; mediamente misurano una cinquantina di metri di lunghezza più il rostro o sperone, sette di larghezza due di pescaggio e si ergono dal pelo dell’acqua di un metro e mezzo circa. Il combattimento è frontale per cui si spiegano il rostro, il castello di prua con bombarde, colubrine e cannoni, altrettanto il castello di poppa e le fiancate praticamente sguarnite e affidate a pochi soldati. A Rodi l’Ordine raggiunge in poco tempo prosperità grazie alle vittoriose imprese belliche contro i Turchi. Durante le incursioni della marineria militare giovannita nel corso degli abbordaggi sono effettuati frequentemente sequestri dei manoscritti coranici che, prede di guerra, sono consegnati all’Inquisitore di Malta che a sua volta li rimette al Sant’Uffizio romano e da questi, poi, sono consegnati alla Biblioteca Apostolica Romana. Nel 1344 l’Ospedale partecipa alla crociata che conquista il porto di Smirne e, poi, alla successiva sua difesa. Di nuovo l'aggressione turca si sposta verso nord dov’è concentrata nelle mani degli Ottomani. Nel 1361 si ha una nuova Alleanza fra la Santa Sede, il Re di Cipro e l’Ordine.
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Nel 1365 gli Ospedalieri contribuiscono ad una nuova crociata che salpa da Rodi per saccheggiare Alessandria d’Egitto. Nel 1377 l’Ordine, con l’appoggio di Papa Gregorio XI, avvia una invasione dell’Epiro nella Grecia del Nord sotto la guida del Maestro Fra’ Juan Fernandez de Heredia con una forza esigua: il Maestro e il suo piccolo esercito sono imboscati e catturati da Ghin Boua Spata, signore albanese di Arta. Nel 1396 il Maestro Fra’ Philibert de Naillac, accompagnato da un gruppo di Ospedalieri, partecipa alla disastrosa crociata latina a Nikopolis sul Danubio. Negli anni successivi gli Ospedalieri riparono in Grecia, occupando l’istmo di Corinto, comprando il Despotato della Morea, e proteggendo la Grecia continentale contro una serie di invasioni ottomane. Questo pericolo cessa dopo la disfatta degli Ottomani ad Ankara nel 1402 e dopo poco gli Ospedalieri si ritirano di nuovo dalla Grecia. Ma il vincitore di Ankara, il grande conquistatore Timur, attacca Smime, cacciando gli Ospedalieri. Questi devono trovare un nuovo punto d'appoggio sulla terraferma per resistere agli infedeli. Così nel 1407 iniziano la costruzione ex-novo di un castello a Bodrum vicino all'isola di Cos. Nel medioevo i milites sono sempre pochi e molti dei frati, specialmente i preti, non vanno quasi mai in Oriente dove il numero degli Ospedalieri è sempre limitato. Le statistiche variano: sembra che verso il 1500 la cifra di milites a Rodi si aggiri fra i 260 e i 350 e che dal 13% al 15% di loro siano della Lingua d’Italia; all’assedio di Malta nel 1565, invece, su 448 milites 151 sono italiani, ossia il 34% o un terzo; nel 1635, infine, sono italiani 589 milites, ovvero sempre il 34% su un totale globale di 1715(11). Nel periodo maltese i Cavalieri giovanniti forniscono aiuto alle marine cristiane, in particolare alla Spagna cui ricambiano il privilegio della concessione dell’isola di Malta e la possibilità di approvvigionamento in Sicilia e nel Regno meridionale dove, tra l’altro, godono anche di altri particolari privilegi e sono esenti dal pagamento dei diritti di dogana. Dal Regno, inoltre, ed in particolare dalla Calabria, l’Ordine ottiene anche legname per la costruzione delle galere. Azioni marittime sono condotte normalmente anche in collaborazione con il Papato e con altri Stati italiani; talvolta, però, l’Ordine si trova in conflitto con qualche Stato italiano, specialmente con Venezia, a causa dei danni inflitti dal corso piratesco operato da Malta. Per tutto il XV secolo la strategia dell’Ordine è quella di tenere separati il più possibile, anche con trattati di pace alterni e compromessi, i due emergenti colossi musulmani: l’Impero Ottomano ed il Sultanato Mamelucco d’Egitto. Nel 1510 l’alleanza tra i due potentati dell’Impero Ottomano e del Sultanato Mamelucco d’Egitto arriva inesorabilmente a conclusione. L'Ordine, conscio del nuovo pericolo, decide di prendere l'iniziativa di attaccare per primo le due flotte nemiche ancora separate. Audace concezione strategica che fa onore all'Ordine è valida anche alla luce dei conflitti che hanno insanguinato il XX secolo anche perché, “auspice l'ammiraglio Fra Fabrizio del Carretto, è adottata senza aver dato alla schiacciante superiorità navale dei due potenti avversari un peso eccessivo”. La battaglia di Laiazzo è “la più splendente vittoria conseguita dalla marina gerosolimitana durante due secoli di permanenza a Rodi, cui l’Ordine dovette dodici anni di pace prima di essere costretto ad affrontare l'ultima durissima prova dalla quale uscì purtroppo sconfitto ma non piegato” Nel 1523, poi, la nuova Gran Caracca Sant’Anna è una delle prime navi rivestite di lastre di piombo a navigare nel Mediterraneo è una nave dell’Ordine, costruita su sue precise indicazioni a _______________ (11) Luttrell-Fiorini, 214-215; H. SIRE, The Knights o/Malta (New Haven, 1994), 36, 77, 169.
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Nizza: una specie di corazzata ante litteram con sei ponti o coperte (due dei quali sotto la linea di galleggiamento), alta ben 25 metri sul livello del mare, munita di oltre cinquanta cannoni, con ben quattrocento uomini d’arme e trecento marinai, adibita prevalentemente al trasporto di personale e di riferimenti. L’attività anticorsara barbaresca e antimusulmana della flotta giovannita si svolge vittoriosamente anche nei tormentati ed incerti anni che vanno dal 1523 al 1530, quando l’Ordine entra in possesso dell’Arcipelago Maltese. L’Ordine, stanziatosi a Malta, entra immediatamente nelle strategie mediterranee dell'Impero asburgico, anche per una coincidenza di interessi, partecipando molto attivamente alle imprese che fra il 1531 e il 1534 tendevano a creare una testa di ponte avanzata nei territori del Levante: si tratta dei tentativi di stabilirsi prima a Modone, località costiera della Morea a sud di Navarino, e a Corone. Frequenti e sovente pericolosi attacchi, inoltre, sono sferrati nei secoli per il desiderio sempre fortissimo di conquista dell’Isola di Malta da parte di musulmani, berberi e “corsari turchi” dovuto, oltre alla necessità di eliminare il pericolo rilevante e costante costituito dai Cavalieri di San Giovanni, alla posizione strategica sua e delle altre isole dell’arcipelago: la vicinanza alla Sicilia ed il controllo delle vie marittime verso l’Africa Settentrionale. Nel 1535 l’Ordine partecipa all’impresa di Tunisi guidata personalmente dall’Imperatore Carlo V, dando inizio al bombardamento con la Caracca Sant’Anna. Fra il 1536 ed il 1541 l’Ordine partecipa con la flotta comandata da Andrea Doria alle imprese di Prevesa, di Castelnuovo, di Cattaro e Algeri. Nel 1551 l’Ordine patisce la perdita della piazzaforte di Tripoli che aveva avuto insieme all’arcipelago maltese. Il 19 maggio 1565 si paventa il pericolo più grande per l’indipendenza di Malta, prima dello sbarco napoleonico del 1798: è il celebre assedio ordinato da Solimano durante il quale i 6000/9000 combattenti del Gran Maestro Jean de La Valette respingono oltre 29.000 ottomani al comando di Mustafa Paşa ed una flotta salpata da Istambul di 130 kadirga, 8 maona, 3 karamürsel (navi da carico) ed oltre 50 altre navi di vario tipo al comando di Piyale Paşa. La flotta di Piyale Paşa si presenta dinanzi al porto di Marsa Scirocco sulla costa sud-orientale di Malta ma nasce ben presto un dissidio dell’ammiraglio con il comandante delle truppe di terra Mustafa Paşa che non vuole attendere l’arrivo di Turgut Reis e dà l’ordine di iniziare l’attacco: sbarcano, così, 20.000 uomini e 5 cannoni e ben presto i Turchi dilagano nell’isola ad eccezione dei forti di Sant’Elmo, di Sant’Angelo e di San Michele. Nel frattempo giungono in soccorso degli Ottomani Kiliç Āli e Turgut Reis. Un terribile fuoco di artiglieria, arte nella quale i Turchi eccellono, colpisce senza tregua le difese maltesi uccidendo tra i difensori della fortezza principale 130 Cavalieri e 300 soldati mentre le difese dell’isola sono rinforzate anche grazie all’invio di 600 soldati da don Garcia de Toledo (1514-1578), Capitano Generale del mare al comando delle squadre di Spagna, Napoli, Sicilia e Genova nonché Vicere di Sicilia. Sul finire dei combattimenti dinanzi a Sant’Elmo, cade in battaglia il vanto della marineria ottomana: Turgut Reis, le cui spoglie sono condotte a Tripoli di Libia ed ivi tumulate. Soltanto ora giungono a La Vallette i veri soccorsi richiesti dai Maltesi: circa 11.000 uomtm su 40 navi da trasporto e 90 ga1ere partite da Siviglia ed altri aiuti giunti dal Papa e da Filippo II. Le battaglie divampano, dunque, su entrambi i fronti generando un massacro con cadaveri sparsi dappertutto sul terreno isolano. Mustafa Paşa abbandona l’attacco a Sant’Elmo per rivolgere i suoi sforzi contro le rocche di Sant’Angelo e di San Michele, con l’appoggio di truppe inviategli dal beylerbey di Tunisi Barbaroszaâde Hasan Paşa con 27 navi a vela e 2500 soldati. Lo stesso beylerbey il 15 luglio e un corsaro greco, Kandelisa, sferrano 1’ultimo sanguinoso attacco a S. Michele e al porto. Si dice che lo stesso Gran Maestro abbia condotto all’attacco contro i Turchi la
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cavalleria. In dicembre arrivano altri rinforzi cristiani da Messina malgrado le condizioni terribili del mare e ciò impedisce al Grande Ammiraglio Piyale Paşa di attaccare la flotta cristiana. Egli lancia, così, l’ultimo attacco via terra ma anche questa volta i Turchi, che si sono battuti strenuamente, soccombono sotto i colpi del potentissimo contingente cristiano e della fortuna avversa. La dura sconfitta costa ad Istambul la perdita di decine di migliaia di combattenti: circa 20.000 secondo le fonti più accreditate, almeno 35.000 secondo talune altre fonti(12). Dopo il Grande Assedio del 1565, l’Ordine partecipa alla celeberrima battaglia di Lepanto e accentua anche la sua attività di “corsa”. Dal 1572 e per tutto il Seicento la flotta dell’Ordine, formata dalle migliori galere del Mediterraneo con 450 membri di equipaggio, oltre i Cavalieri, costituita fino al 1651 da 6 unità ed aumentate a 7 e 8 nella seconda metà del secolo, diventa un organismo potente in cui operano uomini valorosi e competenti; vengono spese somme ingenti, per la costruzione di galere e per l’organizzazione di arsenali e porto, ricavate anche dalla “guerra di corsa”, attività in cui tra il 1660 ed il 1680 sono impegnati circa 25 corsari (in totale circa 4.000 uomini, un quarto della popolazione attiva)(13). Dal 1645 al 1669 a livello strategico la guerra di Candia impegna l'Ordine accanto alla Repubblica di Venezia per ben 25 anni. Intorno al 1656 il Gran Maestro Giovanni de Lascaris effettua un tentativo per organizzare la costruzione di vascelli da 40-50 cannoni. Tali tentativi, in effetti, cominciano in Spagna fin dalla seconda metà del Cinquecento per le necessità dei viaggi oceanici e da fine Cinquecento per i viaggi nel Regno meridionale. Anche lo Stato Pontificio a metà Seicento tenta di formare una squadra di vascelli a propulsione velica ed in grado di navigare con il maltempo, come ha fatto la Francia. Il Gran Maestro Giovanni de Lascaris, dopo aver accresciuto la squadra delle galere maltesi, le più potenti del Mediterraneo, con una settima unità, costruita a sue spese e chiamata in suo onore galera Mascara, fonda una rendita di 3.000 scudi per finanziare la costruzione di vascelli, ma il progetto non è portato a termine per la sua morte improvvisa il 14 agosto 1657. Nel 1681 il Gran Maestro Gregorio Carafa (1680-1690), si preoccupa del completamento della costruzione delle fortificazioni e del molo iniziata dal Gran Maestro Giovanni de Lascaris e continuata all’epoca dei Cottoner, incarica l’ingegnere Carlo Grunemberg di proseguire la costruzione delle fortificazioni con tre baluardi reali posti all’imboccatura dei porti e realizzando un recinto al Castello di Sant’Elmo tale da suscitare l’ammirazione dei contemporanei: “questo medesimo recinto hà talmente compita la fortificazione della Città, che quando la rende più vaga a quei, che vi approdano, tanto ne riceve il pubblico di soddisfatione col delizioso passeggio, che vi si fa in tutte le Staggiioni dell’anno. E l’istesso può dirsi d’una parte della riva del Porto maggiore, che da sassosa et impraticabile, ch’ella era, si vede hoggi appianata e lastricata per tutto il suo lungo, e largo tratto, comodo parimenti à legni, ancorati nel porto per l’opportunità del traffico, e, dell’acquata, che vi si può fare all’antica vicina Fontana(14)”. Fra il 1683 e il 1690 con valorose imprese a Santa Maura, Prevesa, Corone, Navarino, Modone, _______________ (12) Masala Anna, Malta e gli Ottomani - Studi Melitensi IX, 2001, Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, Centro Studi Melitensi - Taranto, 2002, pagg. 45-47. (13) Notizie tratte da BAV, ms. 5353, Relatione di Malta di MOnsig(no)r Ranuzzi Inquisitore, e Delegato Apostolico, 1668; op. cit. in L. Bartolini Salimbeni rif. riportato in: Maria Sirago, Gregorio Carafa Gran Maestro Dell’Ordine di Malta Melitensia 6 (monografie con l’alto patrocinio del Gran Priore), Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, Centro Studi Melitensi, Taranto - Palazzo Ameglio, 2001, pag. 16. (14) Cit. da: Maria Sirago, Gregorio Carafa Gran Maestro dell’Ordine di Malta - I primi anni di governo (1680-1685) Melitensia 6 (monografia con l’alto patrocinio del Gran Priore), Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, Centro Studi Melitensi, Taranto - Palazzo Ameglio, 2001, pag. 52.
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Nauplia, Castelnuovo, Negropontè, Malvasia e Valona l’Ordine dei Giovanniti continua il contenimento e il contrasto sul mare dell’espansionismo islamico erompente, invece, nei Balcani e nell’Europa sud-orientale. Quando sorgono sulle sponde dell’Atlantico i grandi imperi marittimi del Portogallo, di Spagna, d’Olanda e d’Inghilterra, il Mediterraneo cede il suo primato di baricentro della civiltà. Anche se il nemico ottomano non è battuto ma solo fiaccato, nondimeno le potenze europee possono pensare a battersi fra loro, sicure che nessun attacco può giungere dalla parte del Danubio. Questa valutazione è vera, ma nel Mediterraneo Malta rimane sola a fronteggiare le flotte della Sublime Porta, sostenute dalle Marine del Pascialato d’Egitto e dei bey barbareschi. Per poter continuare a battersi da sola, quindi, bisogna che la Marina dell’Ordine compia un salto di qualità, diventi minaccia autonoma anziché collegata a veneziani e Pontefici. Quindi, da Marina ausiliaria o “supplementare” essa deve diventare una forza rispettabile, in grado sia di operare da sola, sia di costituire un complemento significativo in una flotta di coalizzati. Ciò anche alla luce del fatto che, ormai, il valore degli uomini non è più l’elemento determinante ed escluvivo per ottenere il successo. È ben vero che i Cavalieri di Malta, con la sola loro presenza, incutono sempre un salutare rispetto ai nemici: sono, ad esempio, temuti dai turchi perché combattono sempre fino alla morte anziché arrendersi(15). La Marina dell’Ordine, quindi, benché valorosa ed efficiente, non è più efficace rispetto alle flotte ottomane che si basano, ormai già dal 1690, sempre più sulla vela alturiera abbandonando il remo in una transizione (da forza costiera molto efficace solo in teatri operativi particolari come i litorali ridossati dell’Egeo e della Grecia ionica) che si rivela, dunque, un’indubbio salto di qualità dovuto non solo al fatto che “se il vento scarseggia l’uno (il vascello) poltrisce e l’altra (la galera) vola; se soperchia quello sguizza e questa rifugge” ma anche al fatto che i vascelli battono le acque d’altura per periodi più lunghi, 244 giorni anziché 120, e sono anche molto più robusti delle galere, sempre in difficoltà nel contrastarli nello scenario ad esse più sfavorevole, l’alto mare. Per Malta, quindi, la piccolezza della sua Marina la esclude dal Levante e, conseguentemente, la costringe ad operare nel solo Mediterraneo centro-occidentale che, tuttavia, essendo privo di ridossi e scosso da violente burrasche, è anch’esso sostanzialmente un vero e proprio teatro oceanico pochissimo adatto alle navi costiere come attesta, ad esempio, il naufragio della galera “San Paolo” avvenuto il 5 giugno 1700 nelle profonde acque al largo di Ustica(16). Nel 1701, pertanto, il Gran Maestro Perrellos y Roccaful riesuma il progetto, vecchio di cinquant’anni e tenuto nei cassetti costituendo uno sforzo enorme potenzialmente in grado di svenato economicamente l’Ordine: l’acquisizione dei mezzi navali alturieri, i Vascelli, il cui costo unitario è circa tre volte maggiore di quello delle unità navali in servizio, le Galere, che, al limite, potrebbero ancora essere considerate operativamente valide, almeno in acque costiere. Il vascello, la cui forza propulsiva è esclusivamente eolica grazie ad una grande e complessa velatura, ha un dislocamento che raggiunge le settecento tonnellate, settanta metri di lunghezza, quindici di larghezza ed altrettanti di altezza sul pelo d’acqua; il combattimento non è più frontale ma dalle fiancate dove è anche collocata l’artiglieria. I vascelli con meno di cinquanta cannoni sono denominati fregate mentre quelli con meno di venti sono le corvette. È istituito, inoltre, un Comitato denominato “Congregazione dei Vascelli”che sovrintende ai bisogni _______________ (15) Giovani Scarabelli, “L’Ordine di Malta nel Settecento: un dibattito tra polemica e apologia” - Studi Melitensi - VI, 1998, Centro Studi Melitensi, sotto l’Alto Patronato del Gran Priore di Napoli e Sicilia, 1999, pag. 146. (16) Giovani Scarabelli, ibid., pag. 148.
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della Squadra dei Vascelli, il cui presidente è alle dirette dipendenze del Gran Maestro, ed è costituito da rappresentanti di quattro diverse “Lingue” o Nazioni. Ad essi si aggiungono il Luogotenente Generale che, dovendo navigare con i suoi vascelli, è il diretto interessato alla loro efficienza, ed il Provveditore di terra, vero deus ex machina per tutte le attività di supporto. Si vede, quindi, un organo centrale snello in cui sono rispettati due principi essenziali per ogni organizzazione civile o militare: il principio della rappresentatività, sempre attuale e ben applicato anche oggi (ad esempio, in ambito NATO), ovvero che chi paga ha diritto di decidere l’impiego del danaro stanziato avvalendosi di propri delegati (ed a ciò servono, appunto, i rappresentanti delle quattro Lingue o Nazioni) ed il principio della partecipazione diretta al processo decisionale da parte di tutti i responsabili, sia di chi deve combattere in mare sia di chi deve mettere i Cavalieri in grado di vincere. In effetti, l’efficacia dell’azione di questo Comitato è apprezzabile considerandone anche l’organizzazione del personale, il cui livello di vita materiale e spirituale e la cui selezione e formazione sono oggetto di una cura estrema: il personale di bordo, anzitutto, prevede per gli Ufficiali i corsi di istruzione con un’enfasi attribuita alla esperienza sul mare in parallelo all’istruzione teorica; i quadri, poi, la cui selezione è affidata all’osservazione diretta, sono affidati in funzione delle proprie attitudini ai Sottufficiali anziani di analoga competenza che inizialmente li assistono per poi esserne sostituiti(17). Nel solo primo ventennio di attività, poi, i vascelli dell’Ordine catturano o affondano 14 navi a vela, di cui ben 8 sono vascelli, il che è un risultato tutt’altro che trascurabile, a dispetto delle apparenze, giacché gli effetti che una Marina produce non sono esclusivamente le vittorie in combattimento bensì l’influenza sul destino di interi Paesi. Al 1715-1718 risale l’ultimo grosso e vero impegno dell'Ordine: la partecipazione alla guerra veneto-turca con il fulgido episodio della presa di Dulcigno del 1° agosto 1718. In tale periodo, inoltre, vi sono solo talune episodiche “congiunzioni astrali” favorevoli della politica internazionale, come l’alleanza con i Francesi nel 1752 che porta all’attacco contro la Reggenza di Tripoli e la spedizione ispano-napoletana contro Algeri nel 1784 insufficienti a generare un autosostentamento della flotta melitense priva, ormai, dei contributi finanziari francesi e spagnoli. Nel 1784 la flotta giovannita partecipa con quella spagnola al bombardamento di Algeri. Si giunge, poi, alla vendita al Regno di Napoli e Sicilia dei vascelli “S. Giovanni” e “S. Gioacchino”, veterani di tanti scontri nel vittorioso segno di Malta, e ciò segna l’inizio della fine per la piccola valente “Marina di qualità”, grazie alla quale l’Ordine si è assicurato un posto nella storia. Nel 1769 a La Valletta l’Ordine fonda la Scuola di Scienze Navali. Con la perdita dell’isola di Malta da parte dell’Ordine ad opera di Napoleone, anche la Corte Borbonica risente del danno: l’isola rappresenta ora una reale minaccia sia per la Sicilia che per i domini continentali. Successivamente, con la mediazione dell’Ammiraglio Nelson, è organizzata una spedizione anglo-russo-napoletana che al comando del Capitano Ball che cinge d’assedio l’isola prendendola per fame. Dopo la perdita dell’isola di Malta l’Ordine, benchè privato dell’esercito e della flotta, non ha mai disconosciuto la sua antica funzione militare e cavalleresca continuando a presentarsi tradizionalmente tale. Nel 1830 l’attività islamica cessa nell’Africa settentrionale con la conquista francese dell’Algeria e nella Libia con l’occupazione italiana del 1911. La situazione, dopo la seconda guerra mondiale, è _______________ (17) Giovani Scarabelli, ibid., pag. 155. “Fasano nella Storia dei Cavalieri di Malta in Puglia” (Fasano, 14-16 maggio 1998) - Studi Melitensi - VI, 1998, Centro Studi Melitensi, sotto l’Alto Patronato del Gran Priore di Napoli e Sicilia, 1999.
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tornata allo statu quo antea per quanto l’intera Europa da circa un ventennio a questa parte sia tornata a doversi riconfrontare con l’integralismo islamico. Taluni Autori, ritengono che l’ampia ed iterativa attività bellica melitense unita correlativamente all’esercizio dello ius belligerandi sia indice di una valenza di internazionalità mentre, di contr’altare altri Autori affermano che l’Ordine non era detentore in proprio di ius belligerandi in quanto l’azione bellica era sviluppata per fini religiosi in nome della Chiesa e del Vicario di Cristo ed auctoritate Ecclesiae. Dallo studio dell’ideologia militare melitense emerge soprattutto, oltre all’elevato livello di considerazione riservato al valore dell’educazione da impartire ai cadetti, il suo particolare ed accentuato senso dell’onore.
“Benedetto il Signore, mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia! Mia grazia e mia fortezza, mia roccia e mio scampo, mio scudo, sotto il quale mi rifugio, colui che soggioga a me i popoli” Salmo 144 (143)
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