RASSEGNA
STAMPA
A cura del CENTRO CATTOLICO DI DOCUMENTAZIONE - Casella Postale 30 - 56013 MARINA DI PISA
I n questo n u m e r o P r i m o piano U n a b a t t a g l i a c u l t u r a l e per liberare l a società
pag.
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Chiesa e mondo cattolico I l m e s s a g g i o dei Papa a i c a t t o l i c i cinesi
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D i s i n f o r m a z i o n e e m o n t a t u r e c o n t r o i l Papa
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L a Chiesa e la massoneria
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A p p e l l o del Papa: " C a t t o l i c i n o n cedete a l fascino d e l l e sette"
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A n n i v e r s a r i o : la F r a n c i a celebra la cattedrale d i Chartres
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Politica internazionale Romania:
un paese i n caduta l i b e r a E per i c r i m i n i d e l l ' 8 9 nessuno è più in c e l l a
L'Ue f i n a n z i a la m o r t e d e l T i b e t B i o e t i c a : c o l l o q u i o c o n F. D ' A g o s t i n o presidente del C o n s i g l i o N a z i o n a l e A . D e l N o c e : a c i n q u e a n n i d a l l a scomparsa
6 7 7 8-9 10-11
Italia D i sinistra, quindi trasformista
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I nipoti d i Rodano
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D r o g a : " m i m a n d o " le e n d o r f i n e uccide i l c e r v e l l o
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50 a n n i fa L a vendetta d i C h u r c h i l l cancellò D r e s d r a
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I cosacchi a n t i c o m u n i s t i consegnati a S t a l i n alla fine d e l l a guerra: la s t o r i a d i q u e l l e atrocità Ricordo di Mons. T . Taddei
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IDEE C9 IMMAGINI
SEGÓfiÒ Domenica 8 gennaio 199^
L'egemonia culturale della sinistra: un'ipoteca da cui affrancarsi
Una battaglia culturale per liberare la società La distanza abissale tra una élite intellettuale ed il paese reale
L
A principale causa delle d i f f i coltà che ha d o v u t o affrontare i l governo d i centro-destra neg l i u l t i m i sette mesi, non è d i ordine tecnico e n o n può essere risolta da una semplice riforma elettorale che assicuri maggiore stabilità all'esecutivo. I l v e r o problema è dato dai fatto che n o n v i può essere una battaglia p o l i t i c a che n o n sia accompagnata, o meglio ancora preceduta, da una riconquista culturale e morale della società.
A n t o n i o Gramsci n o n è certo u n maestro per l a destra, m a resta u n avversario dà rileggere c o n attenzione, perché è l ' u n i c o teorico che si sia p o sto c o n rigore i l p r o b l e m a della possibilità d i successo d e l comunismo nei Paesi occidentali. Quasi vent'an- 1 n i fa, Augusto D e l Noce, i n una raccolta d i articoli dedicata a L'eurocomunismo e l'Italia, l o affermava c o n preveggente chiarezza: « N o n c'è a l tra linea oltre la gramsciana capace d i portare i p a r t i t i c o m u n i s t i al successo n e i Paesi occidentali». I l rivoluzionario sardo rovescia la tesi marxleninista classica secondo cui l a conquista dello Stato è l a necessaria condizione della conquista della società. I n Occidente, dove a differenza della Russia, esiste una fitta e complessa articolazione sociale, per i m p a d r o n i r s i d e l potere n o n basta acquisire la titolarità del governo, m a occorre espugnare p r i m a d i tutto la società civile, che è l'insieme di tutti g l i organismi intermedi tra l ' i n d i v i d u o e lo Stato. Se l a dottrina comunista distingue tra strutture economico-materiali e «sovrastrutture» ideologiche e moral i , Gramsci, allievo di Gentile, attribuisce u n ' i m p o r t a n z a decisiva alle seconde («dottore delle sovrastrutture» lo definisce D e l Noce) e pensa ad un «marxismo senza economicismo» (la definizione i n questo caso è i l ' Bobbio), che eserciti una completa «egemonia» su quel complesso d i re-
lazioni religiose, culturali e morali che forma la trama ideologica e spirituale della nazione. Da qui la funzione attribuita da Gramsci alla categoria degli intellettuali, i l partito visto come «intellettuale collettivo», l'importanza data alla politica di organizzazione culturale. Fedeli a questa linea, i n questo dopoguerra, i comunisti hanno progressivamente infiltrato i l mondo della cultura, le articolazioni economiche della società, i grandi corpi dello Stato, le stesse strutture ecclesiastiche. Questo progetto di «rivoluzione culturale» ha orientato la strategia neocomunista anche dopo i l fallimento del compromesso storico e l a caduta del cosiddetto socialismo reale. L o scorso anno d i questi tempi, i l piano sembrava prossimo al suo coronamento con i l definitivo passaggio dal controllo della società c i vile alla titolarità del governo. Le elezioni del 27 marzo hanno dimostrato però come la maggioranza del popolo italiano resti categoricamente contraria ad ogni prospettiva di assunzione del governo da parte del neocomunismo. Il centro-destra ha ottenuto u n ' i m portànte vittoria, che g l i ha dato la t i tolarità del governo, ma non l'esercizio completo del potere. I l controllo della società c i v i l e , dai potentati economici alla magistratura, ai mass media, è restato, e resta, nelle mani della sinistra. E l'ingovernabilità è destinata a rimanere una prospettiva drammatica m a reale, fino a quando non sarà risolto i l conflitto tra là società politica e la società civile, tra la maggioranza che esprime u n governo e l a minoranza che continua a controllare i gangli vitali della società.
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«L'ingovernabilità è destinata a rimanere tale finché non sarà risolto i l conflitto tra società politica e società civile, tra la maggioranza che esprimeun governo e la minoranza che controlla i gangli vitali della società»
ITTeST^EHvìeSSaSSIS «Cari fratelli, la vostra unità si fonda sulla verità Ecco il testo integrale del messaggio del Papa ai cattolici cinesi Da Manila, dove sono giunto per la celebrazione della Decima Giornata Mondiale della Gioventù, desidero inviare u n saluto speciale e affettuoso a tutti i cattolici cinesi che rendono presente e visibile sulla terra cinese la Chiesa d i Cristo, una santa, cattolica e apostolica, una comunità d i fede, speranza e carità. Cari fratelli e sorelle della Chiesa i n Cina, sono ben consapevole delle difficoltà fra le quali siete chiamati a dare testimonianza della vostra fede i n Cristo. D Concilio Vaticano n parla della Chiesa intera i n u n modo che si può profondamente applicare alla vostra esperienza: " C o me u n pellegrino i n terr a straniera, : la Chiesa avanza t r a le persecuzioni del mondo e la consolazione d i Dio, proclamando la Crocifissione e Morte del Signore fino al giorno i n c u i Egli verrà" ( i Cor 11,26). La potenza del Signore Risorto le dà la forza per sopportare con pazienza ed amore le afflizioni e le pene che la assalgono dall'esterno e dall'interno, e rivelare a l mondo i l mistero del Signore fedelmente, benché nell'oscurità, fino al giorno i n c u i sarà rivelato nel totale splendore" (Lumen Gentium.B).
«Per voi prego ognigiorno chiedendo al Signore di aiutarvi»
A l m e
A voi, cari cattolici d i Cina, l a Provvidenza divina ha affidato i l compito d i vivere la fede fra u n popolo d i antiche tradizioni culturali. Siete stati chiamati ad essere "sale della t e r r a " e "luce del mondo", "sicché t u t t i possano vedere le vostre buone opere e dare gloria al Padre vostro che è nei c i e l i " (Mt 5,16). Tenete dunque lo sguardo fisso sul "Cristo luce delle nazioni". Non abbiate paura: Egli ha vinto i l mondo (Giov 1633), Egli è sempre con voi (Aft 2620). L a vostra testimonianza sarà più eloquente se espressa i n parole ed atti d'amore. Gesù ha detto: " D a questo riconosceranno che siete miei discepol i , dall'amore che avete gli u n i per g l i a l t r i " (Giov 1335). Amore fra. voi, anzitutto; ma amore anche per t u t t i i vostri fratelli cinesi: amore che consiste i n comprensione, r i spetto, perdono e riconciliazione all'interno della comunità cristiana; amore che implica servizio, abnegazione, fedeltà, lavoro, onestà e giustizia nella società. L'amore sincero non può tuttavia esser separato dalla verità. San Paolo ricordava agli Efesini d i "vivere i n verità e a m o r e " (4,15). Cari fratell i e sorelle, la profonda unità che segna ogni comunità cattolica nel mondo deve esser fondata sulla verità che splende nel Vangelo e sulla carità che è frutto del cuore d i Cristo. Così sia per voi!
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Per voi prego ogni giorno, f i chiedendo al Signore di aiutarvi a rimanere u n i t i come memb r a vive dell'unico Corpo Mistico d i Cristo. L'unità n o n è i l risultato d i politiche umane o d i intenzioni nascoste e m i steriose. L'unità sgorga dalla conversione dei cuori, e dall'accettazione sincera dei p r i n c i p i i immutabili su c u i Cristo ha fondato la sua Chiesa. Fra questi principii, particolarmente importante è l'efficace comunione d i tutte le parti della Chiesa con i l suo fondamento visibile: Pietro, la Roccia. Sicché i l cattolico che 13 vuole rimanere tale ed essere riconosciuto per tale non può rigettare i l principio d i comunione col successore d i Pietro. Quante testimonianze di fede, quanti messaggi di fedeltà ho ricevuto dalle comunità d i tutta la Cina! Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici hanno voluto riaffermare la piena e inconcussa comunione con Pietro e i l resto della Chiesa. Come Pastore della Chiesa universale, i l mio cuore ne gioisce. V i sollecito t u t t i a seguire vie di comunione e riconciliazione, vie che traggono luce e ispirazione dalla Verità stessa: Gesù Cristo. V i affido tutti alla materna protezione d i Maria, Regina della Cina. La grazia d i nostro Signore Gesù Cristo, l ' a m a re di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo ; sia con tutti voi. Amen.
COMMENTO
La nuova vergognosa montatura contro il Papa
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L'INFORMAZIONE
Martedì 7 Febbraio 1995
GIAN F R A N C O S V I D E R C O S C H I
N A S E T T I M A N A FA, i n " r i v o l t a " c o n t r o i l Papa, era l a Chiesa francese: i v e s c o v i c o n testavano l a d e c i s i o n e v a t i c a n a d i sollevare m o n s . G a i l l o t d a l l a responsabilità episcopale d i Evreux. E i n v e c e n o n era v e r o n i e n t e ; t u t t o era n a t o d a u n colossale m a l i n t e s o d i u n a agenzia d i s t a m p a . Adesso, c r i t i c a n d o i l " n o " p a p a l e
al sacerdozio femminile, sarebbe l'episcopato tedesco a d attaccare Giovanni Paolo I I . E invece, anche stavolta, è u n a montatura giornalistica. M a allora, d a dove viene questo antipapismo? D a i vescovi del Centro Europa, o dalla stampa? Q penserà mons, Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca, a mettere bene i n chiaro c o m e sono andate le cose, e a prendersela c o n c h i h a m a nipolato i l suo intervento. Perché l u i - quando h a parlato d i reazioni negative al d o c u m e n to pontificio che nel maggio scorso chiuse la discussione sull'ordinazione sacerdotale femminile - n o n intendeva esprimere né i l disagio del m o n d o cattolico, m a piuttosto d i circoli femministi, né a m a g gior ragione l a sua personale opinione. E dunque, nessuna ribellione contro i l Papa. Nesantiroma; s u n atteggiamento n o d e i vescovi tedeschi A questo punto, però, vien da porre d i nuovo la d o m a n d a sull'antipapismo d e i giornali. Come spiegare l a frequenza d i questi attacchi, p u r c o n basi così fragili se n o n inconsistenti? Ridicolo pensare a u n a c o n giura, e a qualcuno che l'abbia architettata. M a la cosa n o n si può neanche liquidare c o n l a superficialità d i certi giornali, c o n i l malcostume o r m a i d i lagante d i n o n controllare m a i le fonti, e soprattutto c o n la tendenza pressoché generale alla banalizzazione o d i a spet-
tacolarizzazione anche delle notizie p e r così dire più "sene . È difficile d a spiegare, da comprovare, m a è fatto che questo Papa dà fastidio. E i n particolare, dà fastidio a u n a certa cultura pseudo-moderna che pretenderebbe d i imporre al m o n d o intero le "regole" del suo relativismo etico. L'uomo è libero, assolutamente libero, padrone d i se stesso, delle sue scelte, d i qualsiasi scelta, senza dover m a i confrontarsi c o n nessuna "verità". Ebbene, come fa quest'uomo, m a p r i m a ancora come fa questa cultura, ad accettare u n Magistrato morale che ricorda incessantemente l a distinzione tra i l bene e i l male? Ed ecco così che questo Papa viene d i p i n t o come i l protagonista d i u n Sillabo, d i una sfida oscurantista. U n Papa i ntollerante, assolutista, antifemminista. D " U r n e " l o p r o d a m a " u o m o dell'anno", riconoscendogli almeno - bontà sua - i l coraggio d i proclamare le sue convinzioni; e i m m e diatamente, per cancellare quell'impressione positiva, i n terviene fi " F i n a n d a l Times" a dire che è invece u n Papa che divide J a Chiesa. Più si m a nifesta i l consenso delle masse
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attorno a l u i , e più c'è questa reazione stizzosa, rivolta a m o strare che egli ha contro mezzo m o n d o cattolico. Intendiamoci. N o n è che n o n esistano problemi nella comunità ecdesiale. C'è sicuramente u n a tensione tra le Chiese locali e Roma. Resta l'impermeabilità d i molti cred e n t i all'insegnamento morale. Sono ancora molto angusti gli spazi per la corresponsabilità dei l a i c i E poi, il posto e i l m o l o della donna. I l " n o " al sacerdozio femminile n o n h a affatto chiuso le porte a u n a sua maggiore valorizzazione, fors'anche attraversato u n recupero dell'antico diaconato. Ma, adesso, è i l m o m e n t o d i passare ai fatti, al riconoscim e n t o ufficiale della "originalità" femminile nella vita e nella missione della Chiesa. TUtto questo, comunque n o n giustifica i n alcun m o d o l'antipapismo d i certa s t a m p a E soprattutto, n o n giustifica l'accanimento c o n c u i si deforma l a reale immagine d i Giovanni Paolo I L facendo passare per intolleranza per autoritarismo, per chiusura al m o n d o moderno, quella che invece altro n o n è d i e fedeltà al Vangelo, alla Tradizione, ai principi della dottrina cattolica. E allora? Forse che Papa Wfojtyla dovrà invocare anche h i i l a "par condicio", perché i giornali, senza naturalmente rinunciare al loro diritto d i critica, riferiscano con più onestà quanto succede nellq Chiesa e i n questo pontificio?
La Chiesa e la massoneria 586 interventi del Magistero ecclesiale di
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Cantoni
A Taormina si è ritmilo iì ramo della Massorteria i, che ha a gran maestro il prof. Giuliano di Bernardo, la Gran Loggia Regolare d'Italia, staccatasi dal Gran Oriente di Palazzo Giustiniani, che ha ricevuto la scomunica da parte della Gran Loggia Madre di Londra. Erano presenti nel Tempio massonico circa cento rappresentanti delle 86 logge sparse in Italia. Si è wluto dare il segno della novità ammettendovi stampa fotografi e televisione per mostrare la trasparenza e la caduta dei segreti. Ma la stampa ha potuto assistere soltanto alla parte iniziale e protocollare, in quanto a gran voce gli operatori dell'informazione sono stali invitati dal Gran Maestro ad uscire dal Tempio, apfiena si è dato inizio ai lavori veri e propri. Il prof. Di Bernardo, commentando con igiornalisti la circostanza di trovarsi in un monastero di domenicani intitolato a S. Domenico, ora trasformato in grand hotel, ha detto che "non esiste alcuna incomfxitibilità tra religione e massoneria ". Onde evitare gli equivoci, evidatziamo il pensiero della Chiesa riguardo alla massoneria, pubblicando qui di seguito una scheda curata da Giovanni Cantoni, direttore della rivista "Cristianità" dì Piacenza.
Sono 586 gli interventi magisteriali dei Pontefici sulla massoneria, la nascita delle logge massoniche ed i l primo intervento del Magistero. Secondo quanto documentato da Giordano Gamberini, Gran Maestro del Grande Oriente d'I talia d a l ! 961 al 1970, la massoneria, come corpo regolare organizzato in logge, è nata il 24 giugno 1717 a Londra "per rispondere a quelle esigenze d i universalità che i l mondo occidentale si era visto mortificare con lo spegnimento dell'idea Imperiale e con la frantumazione della religione cristiana. Ossia per offrire un'etica universale in luogo di quella perdutasi poiché era stata fondata su una fede universale d i cui era venuta a mancare l'unità". Nel 1723 la massoneria riceve le sue Costituzioni dal pastore presbiteriano James Anderson. 11 28 Aprile 1738 si ha U primo documento pontificio sulla massoneria: il PapaClementeXIl,conuna lettera apostolica Ineminenti, mette in guardia i credenti contro tale organizzazione. L"'cnciclica quadro" sulla massoneria. Dal 1738, fino alla morte di Papa Leone XIII, nel 1903, si ha la fase più ricca del Magistero pontificio sulla massoneria, corrispondente allo sviluppo ed alla diffusionedelle logge. L'Humanumgcnus di LeoneXIII può ben essere definita L'enciclica quadro" sul tema massonico. L'impostazione d i questa enciclica è eminente "sociologica" poiché descrive le ricadute filosofiche e morali della massoneria in un contesto segnato dall'indifferentismo religioso. La massoneria viene condannata in quanto segna i l trionfo del relativismo ed è volta a "distruggere
dalle fondamenta tutto l'ordine religiosoe sociale nato dallo Istituzioni cristiane e creare un nuovo ordine a suo arbitrio". La codificazione canonica. Una seconda fase del Magistero pontificio sulla massoneria la si può circoscrivere al periodo che va dall'inizio del Pontificato di Pio X n i 1903 all'apertura del concilio Vaticano II nel 1962. durante tale periodo la condanna della massoneria da partedella Chiesa viene codificata ne! Codice di Diritto Canonico del 1917, promulgato da Papa Benedetto XV, e nelle Costituzioni sinodali del Primo Sinodo romano, indetto da Papa Giovanni XXIII nel 1960. 11 canone 2335 del Codice d i Diritto canonico sancisce la scomunica per tutti "coloro 1 quali danno i l proprio nome alla setta massonica o ad altre associazioni dello stesso genere, che complottano contro la Chiesa e contro i legittimi poteri civili". L'appellativo di "setta massonica" vienequindi ripreso dell';-:;t 247 delle Costituzioni sinodali del Primo Sinodo Romano. Dal silenzio magisteriale alla Dichiara del 1983 Dal Concilio Vaticano II sino al 1983 il Magistero non nomina ph la massoneria. La Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede :ntcr viene nel 1981 solo per una rettifica circa alcune interpretazioni date fri una lettera riservata indirizzata ad alcuni episcopati e divenuta di pubblico dominio. Nel 1983 il nuovo Codice di Diritto canonico, can.1374, prevede che sia punito "chi dà il nome ad un'associazione che complotta contro la Chiesa". La trasformazione di questo canone, rispetto al can. 2335 do! Codice del 19l7,è stata subito interpretata come abolizioni dell scomunica della massoneria. In realtà, il 26 novembre 1983 éstata resa nota la Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della Fed 1 nella quale si conferma che "rimane immutato il giudizio della Chiesa ne riguard i delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l'iscrizione ad
esse rimane proibita". In un articolo apparso su .'Osservatore Romano del 23 febbraio 1985, intitolato Inconciliabitilità tra fede crisitana e masso-
neria, viene fornita infine una "motivazione ufficiosa" alla reite a condanna della massoneria espressa nella Dichiarazione del 198", In essa si confuta esplicitamente l'argomentazione secondo la quale la massoneria "non allontanerebbe nessuno dalla sua religione" perché costituisce " u n momento d i coesione per tutti coloro che credono nell'Architetto dell'universo". E' questa, si legge in tale nota, una "concezione simbolica relativistica", non è possibile vivere la sua. relazione con Dio in una duplice modalità, scindendola cioè in ura forma umanitaria, sovraconfessionale, ed In una forma interna, crisitana".
APPELLO DEL PAPA
«Cattolici, non cedete al fascino delle sette»
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ROMA. Nuova, ferma presa d i posito a Dio, soffocano nelle persone l'azione d i papa Wojtyla contro i l sepertura alla verità e le sottomettono colarismo della cultura contempoal relativismo e allo scetticismo che ranea, e la diffusione d i sette che sfocia, non poche volte, in un attenfanno sempre più presa sulla gente, tato alla dignità della stessa persocattolici compresi. La questione è na, che è sempre immagine d i Dio». stata affrontata dal papa i n un d i Le sette: «Non mancano, oggi, descorso rivolto ai vescovi dell'Argenviazioni che hanno dato origine a tina. Secolarismo: «L'ignoranza resette e movimenti agnostici o pseuligiosa e una carente assimilazione doreligiosi, configurando una vitale della fede, conseguenza d i moda culturale di vasta portata che, una catechesi insufficiente lasciaa volte, trovà eco i n ampi settori delno i battezzati inermi di fronte ai pela società ed arriva anche ad avere ricoli reali del secolarismo o del influenze negli ambienti cattolici. proselitismo delle sette fondamenPer questo, alcuni d i essi, i n una taliste» prospettiva sincretista, amalgamano elementi biblici e cristiani con L'analisi del papa è preoccupata: altri estratti da filosofìe e religioni «Si diffondono correnti di pensiero orientali, dalla magia e da tecniche che, spogliando la visione del monpsicologiche». do e della vita umana del riferimen-
ÀNNÌVERSÀRÌ
Là
Francia celebra la storica cattedrale. U n intervento del cardinale Poupard
IL CIELO DI Proseguono in Francia le celebrazioni per l'ottavo centenario della cattedrale di Chartres Pubblichiamo il testo dell'intervento tenuto dal cardinale Paul Poupard, presidente del Pontifìcio Consiglio della Cultura, in occasione del colloquio medievale «Mondo medievale e società moderna», recentemente svoltosi a Chartres
E
ccoci q u i riuniti, al cuore della Francia
una delle più belle, se non la più bella, delle cattedrali del mondo. Chartres! Nome evocatore, carico d i significato, cantato da Péguy e da Claudel. Chartres è la cattedrale, con le sue due guglie assùnetriche che tagliano l'orizzonte, è i l gioco scintillante del sòie attraverso le immense vetrate, lo slancio temerario degli archi e delle volte. Questo capolavoro d'architettura e d i scultura mise fine alle incertezze del primo gotico e illuminò l'alba d i u n periodo d i splendore. Per questo motivo gli esperti di tutto i l mondo ne studiano gli elementi fondamentali nei m i n i m i dettagli Ma, agli occhi d i chi sa ritrovare inciso nella pietra l'anima del suo architetto, questa cattedrale è più ancora testimone dell'uomo d i e incontra i l suo Dio, testimone della storia d i u n paese, d i u n popolo, di u n modo d i essere, d i una cultura dalla ricchezza inesauribile, della quale ci sentiamo gli a e d i e i destinatari Chartres è i l nostro patrimonio, è u n punto d'ancoraggio indispensabile pò- l a nostra identità e più ancora è uno dei simboli più fora dell'immaginario umano. Prima di essere uno stile la cui contemplazione colma lo spirito e i l cuore, i l gotico è u n «ideale gotico», frutto d i u n notevole sforzo d i organizzazione strutturale, espressione artistica d i una cultura straordinariamente organica, luminosa e raffinat a Una mistica della luce, i l simbolo del Cristo risuscitato, fecondato dall'arte di armonizzare i l gioco dei colori, dà vita a questo immenso spazio verticalizzato, che alza lo sguardo verso i l cielo, e conduce c h i si lascia prendere per mano incontro all'invisibile. L o spirito che ha presieduto a l progetto di questa cattedrale gotica non ha voluto costruire solamente
PAUL POUPARD una chiesa magnifica Lo spirito gotico è penetrato dappertutto: i l suo ordine seduce, la sua chiarezza attira, i l suo slancio ispira. La Chartres gotica ha soppresso le divisioni i n scomparti, privilegiato una coesione spaziale e u n asse che ordinano tutto. Con Chartres si a p e un'era nuova L'«kìeale gotico» v i si sviluppa, dalla nascita fino alla maturità, nel corso d i u n secolo che è uno dei più grandi nella storia dell'arte francese. n paese d i Chartres è u n paese dalla cultura antica, come testimonia i l De Bello Gallico d i Giulio Cesare, dove fa riferimento alle scuole druidiche: «Un gran numero di giovani accorreva presso quei preti per istruirsi e l i onorava profondamente». Lungi dallo spegnersi con la sparizione delle scuole druidiche, la cultura del paese d i Chartres non cessò d i irradiarsi fino ad acquistare un'impressionante reputazione letteraria nel V secolo. L'annuncio del Vangelo doveva doveva fecondare questo terreno e preparare per Chartres e la sua Chiesa un'epoca d i splendore. Lo testimonia questo biglietto del vescovo di Clermont, Sidoine Apollinaire, al vescovo d i Chartres, Arbogaste: « l a vostra urbanità v i fa scherzare con infinito spirito: voi bevete le acque della Mosella e l'eloquenza romana cola dalle vostre labbra come da una sorgente; v i si direbbe sulle rive del Tevere. V o i vivete fra i barbari e ignorate i barbarismi Simile a l generali dell'antichità per i l linguaggio e per le mani, vai non maneggiate meno bene la penna c h e l a spada. E perché, se la nobiltà della lingua romana risiede da qualche/parte, risiede presso d i ' v o i Grazie a. voi la lingua latina è penetrata là dove le leggi di Roma non sono potute passare». La Chiesa d i Chartres ha dato non solo alla Francia ma a tutta l'Europa e al mondo degli unomini straordinari, come i l vescovo Fulbert e i l vescovo Yves, all'inizio del X I e del X I I secolo, n primo, Fulbert, ha giocato u n ruolo di primo piano per la sua cultura d i giurista e ben prima della fase acuta del conflitto :fra Gregorio VE e l'imperatore sulla questione delle i n vestiture episcopali e abbaziali ha esercitato un'influenza decisiva. I l secondo, Yves de
Chatres, ha aperto, non senza qualche disturbo, una via /nuova per comprendere la legislazione venuta uscita i dai secoli passati, i n modo d i 1 attenuarne le differenze per mettere i n luce la loro «consonantia». Questi due esempi, certo limitati, mostrano come Chartres fu un focolaio d i autentica cultura cristiana, capace d i irradiare l'Europa. D genio d i Chartres ha permesso d i aprire l'Europa occidentale a una riforma veramente cristiana e ha condotto la Chiesa a uscire dalla diaspora canonica dell'alto Medioevo, a rivolgersi a un'organizzazione unitaria del suo diritto. Consacrata alla Madonna, la cattedrale d i Chartres è uno dei frutti più straordinari della pietà medievale. Profondamente scritturale, la pietas dei laici del Medioèvo si vuole cristocentrica e si orienta risolutamente verso' una tenera pietà per l'umanità d i Cristo, che sboccia nella devozione eucaristica Questa fede potente fa fiorire tutta una letteratura di «mistero», «gioco», «miracolo» e «drammi liturgici», che testimoniano l'amore profondo del popolo per la natività ? la passione d i Cristo, i miracoli di Notre-Dame e certi tratti dell'agiografia Sotto i l formidabile impulso d i una fede traboccante d i vitalità, l'estetica degli architetti e degli scultori, dei maestri vetrai e degli orafi diventa mistica, e l'invisibile si manifesta attraverso i l sensibile. Mente di 1 stupefacente nel fatto che la ! contemplazione «del re della Gloria, del Cristo risorto, or- | condato dagli omaggi che gli i rende la città d i Dio» (J. Le- ; clercq, «Un'arte liturgica po, polare») provochi un raflbr- j jzarsi della devozione a Ma- | 'ria, che a Chartres e in Fran- j eia ciascuno chiama «Notte • Dame». t I Chartres esalta i n Marta, i contemporaneamente, la grandezza dell'amene d i Dio e la meraviglia della Donna benedetta fra tutta le donne, l'umanità salvata e l'annuncio del Regno a venire. Perfettamente inserita nella vita dei laici perché fondamentàlmente popolare, la tenerezza mariale ha esercitato uba reale influenza sui teologi, ed è i n grado d i risvegliare l ' i spirazione artistica e di dare nascita a dei capolavori d i bellezza. Le origini della chie- j sa di Chartres hanno dato
luogo a una straordinaria fioritura d i leggende che attestano una fede radicata nella cultura locale, preoccupata di trasmettere da cuore a cuore da delle categorie cultursali comuni fl posto che tiene Maria nel mistero centrale della Redenzione fornisce u n titolo senza eguali a un culto speciale, distinto da quello dei Santi. Anche a Chartres, uno dei più antichi luoghi di pellegrinaggio, i pellegrini vengono a venerare i l «vélo», della Madonne, desiato alla Chiesa d i Chartres, attorno 811*876, da Carlo i l calvo. I l popolo cristiano viene i n folla a pregare la Madre del Salvatore e a implorare la sua intercessione sui soldati o sulle future madri, e ottenere la guarigione del «male degli ardenti». Guilbert de Nogent (morto nel 1124) testimonia che i l pellegrinaggio a Chrtres nei secoli XH e XIII raggiunse i l suo apice. La cattedrale è innanzi tutto i l segno dell'invisibile reso visibile ai nostri occhi SaintExupery lo dimostra con evidenza: «La mia civiltà ha cercato nei .secoli di mostrare l'Uomo. E nell'uomo, come in tutto l'essere, qualche cosa che non spiegano i materiali che Imo compongono. Una cattedrale è ben altro che una somma di pietre. N o i sono le pietre che la definiscono, è lei d i e arricchisce la pietra con i l suo significato. Queste pietre sono rese nobil i dall'essere pietre d i una cattedrale» (PÙota di guerra, 1942, p372). Uno dei meriti delle celebrazioni è senza dubbio quello di attirare di nuovo l'attenzione su questa cattedrale, restituendola alla sua vera identità: quanti turisti la contemplano come fi Partenone di Atene o amie le Piramidi d'Egitto? La cattedrale non è u n museo. Notre Dame d i Chartres non è un freddo monumento, vive in simbiosi con la comunità cristiana della quale è allo stesso tempo i l frutto e i l simbolo, e che accoglie sotto le sue volte per cantare la gloria d i Dio, racchiuso nel tabernacolo, scolpito nella pietra, risplendente nelle vetrate.
A-venire Sabato 25 febbraio 1995
BUCAREST Perseguitata d a Ceauseseu, l'intellettuale boccia anche l'attuale governo, a n c o r a t o al passato e incapace d i
riforme
«La Romania è un Paese in caduta libera »
La scrittrice Blandiana:peggiora la qualità di vita e la gente è senza s BUCAREST. « È u n a bella fortuna, siamo l ' u n i c o Paese d i tutta l'Europa orientale do ve i c o m u n i s t i n o n possono tornare al potere. I n effetti non se ne sono m a i andati...». È con h u m o u r u n po' triste che A n a Blandiana guarda alla sua Romania dopo le speranze suscitate dal Nataledel 1989. Intellettuale e scrittrice nota anche all'estero, A n a Blandiana è divenuta popolare t r a i r o m e n i per le sue poesie pubblicate alla fine degli a n n i Ottanta dove si parlava d e l l ' a u t u n n o malinconico d i Bucarest e d i u n gatto rosso, v i l l a n o e prepotente, che la faceva da padrone nel quartiere. Erano poesie destinate a i b a m b i n i , l ' u nica attività che le veniva pemiessa dopo che i suoi l i b r i d i l e t t e r a t u r a furono p r o i b i t i da Ceauseseu. D gatto rosso avrebbe graffiato per l ' u l t i m a volta m a le ferite restano. Oggi la Blandiana è u n a signora sulla c i n q u a n t i n a sempre d i grande fascino, soprattutto q u a n d o sorride scuotendo i f o l t i s s i m i capelli corvini. La incontriamo i n un palazzo ancora segnato dal t e r r e m o t o d i dieci a n n i fa e che sembra sul p u n t o d i cadere da u n m o m e n t o all'altro. Q u i sono confinati alcuni g r u p p i d'opposizione fra i quali l'Alleanza civica, u n movimento d'intellettuali dissidenti nato n e l 1 9 9 0 q u a n d o si trattò d i difendere gli studenti massacrati d i botte dai m i n a t o r i . I n m o l t i Paesi dell'Est son t o r n a t i a l potere g l i ex c o m u n i s t i che si definiscono socialdemocratici. Perché v o i insistete a chiamare i l presidente Iliescu neo-comunista? Perché Iliescu è sempre stato comunista, sia pure gorbacioviano e q u i n d i i n polemica col nazional-comun i s m o d i Ceauseseu. Quando i l 22 dicembre del 1989
LUIGI GENINAZZJ nostro inviato prese i l potere l a sua p r i m a dichiarazione pubblica f u : Ceauseseu ha macchiato g l i ideali del comunismo. N o n ha cambiato idea m a solo linguaggio. E cosi da n o i l ' u nica cosa che può capitare è che i comunisti perdano finalmente i l potere. Paradossalmente Iliescu lo perderà non per i c r i m i n i che h a compiuto m a per le riforme che fa finta d i portare avanti. N o n l e s e m b r a d i essere troppo dura? I n fondo l a R o m a n i a è o g g i u n Paese l i b e r o a n c h e se l e r i f o r m e appaiono m o l t o lente... Questo è i l tipico giudizio degli occidentali che si lasciano incantare dalle buone intenzioni che i l nostro presidente manifesta ogni volta che va a Parigi o a Roma. Diescu usa u n doppio linguaggio, promette riforme per tenersi buono i l Fondo monetario e a v v i c i n a r s i all'Unione europea m a le applica a m a l i n c u o r e e con u n solo interesse: piazzare g l i u o m i n i della vecchia Nom e n k l a t u r a nei posti chiave dell'economia riciclando i b u r o c r a t i i n businessmen. P e r q u e s t o l e r i f o r m e ris t a g n a n o e i l Paese fa f a t i ca a d a n d a r e a v a n t i ? No, stiamo andando indietro. L a Romania dà l ' i m m a gine d i u n a società i n caduta libera. I l tenore d i vita s i è abbassato ed oltre i l 5 0 per cento della popolazione v i v e sempre peggio. Per la p r i m a volta dal 1945 c'è u n decremento demografico, sono più i m o r t i dei nati. L a situazione sanitaria è disperata, la mortalità infantile è t r a le più alte dei Paesi s v i l u p p a t i , la disoccupazione è vista ormai come u n a fatalità. E l a
gente, traumatizzata da quasi mezzo secolo d i dittatura, ha perso ogni speranza i n u n possibile cambiamento. M o l t i r o m e n i vedono con favore l a r e i n t r o d u zione della m o n a r c h i a . Q u a l è l a sua opinione? Io h o una grande stima d i re Michele, u n u o m o straord i n a r i o e u n personaggio i m portante per la nostra storia. Per questo se oggi ci fosse u n referendum sull'argomento voterei per la monarchia. I d u b b i m i vengono quando penso ai suoi successori. I n ogni caso i sondaggi dicono che solo i l 20 per cento della popolazione vuole i l ritorno del re. C'è fi p e r i c o l o che a n c h e i n Romania si diffonda i l nazionalismo? Ci troviamo i n mezzo a due Paesi i n guerra, da u n lato l'ex Jugoslavia e dall'altro l a Moldavia che deve fronteggiare le rivendicazioni della minoranza russa del Trans-Dniestr. Guai se diventassimo l'anello di congiunzione d i queste guerre, qualcuno sembra che c i stia provando ed è inquietante che i l nostro governo sia appoggiato i n parlamento da due p a r t i t i ultra-nazionali sti. M a finora i romeni h a n dimostrato di essere u n popolo t r a n q u i l l o che rifuta ogni estremismo e credo che continueranno ad esserlo.
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pitare la situazione e d i favorire u n intervento d i Mosca a sostegno dUiescu. Ieri, 22 dicembre, era l'anniversario della presa del potere del Fronte d i salvezza nazionale e ci sono state m o l te commemorazioni ufficiali L'opposizione era scesa i n piazza i l giorno prima, anniversa rio della fuga d i Ceausescu, per ricordare polemicamente Li «rivoluzione confiscata». T r a tante mezze verità e false specu lazioni l'unica cosa certa è che i responsabili di quei c r i m i n i che h a n causato u n migliaio d i m o r t i sono t u t t i i n libertà. Dopo essere stati accusati di genocidio, i collaboratori di Ceausescu sono stati condannati a v a r i anni d i prigione, ma nessuno di loro si ritrova ancora i n carcere. Per ragioni urna nitarie o per benefici d i legge son stati graziati. Anche N i c u Ceausescu, i l figlio del dittatore, ha ottenuto la libertà per le sue gravi condizioni d i salute. A l t r i , come i l fratello del tiranno, A n d r u t a Ceausescu, ex generale della Securitate accusato di aver ucciso sette persone nel dicembre '89, ha lasciato la p r i gione <qx?r problemi di deambulazione». Gli faceva male una gamba ma questo non gli ha impedito di andarsene in libertà.
E per i crimini dell'89 nessuno è più in cella
BUCAREST. (L.Gen.) «Chi fu a sparare? Chi diede l'ordine d'uccidere?». A cinque anni dal Natale d i sangue, la Romania s'interroga ancora sulla misteriosa rivoluzione del dicembre ' 8 9 . Sembrava una guerra civile, ma probabilmente fu u n golpe già preparato da mesi nei circoli dei com u n i s t i gorbacioviani che si preparavano a sostituirsi al Con ducator nemico acerrimo della perestrojka. Dopo la Polonia, la D d r e la Cecoslovacchia l'effetto domino della caduta stava toccando anche la Romania. I.a rivolta di Timisoara fu la scintilla, m a l'incendio divampò a Bucarest dove per una settimana ci furono spari, morti e feriti.
«Ecco i l p r i m o assassino del 21 dicembre '89», titola i n prim a pagina i l giornale Adevarul (La verità), sopra una grande foto dove è ben visibile u n uomo i n divisa che punta la pistola ad altezza d'uomo. L'hanno riconosciuto, si tratta d i un tenente dell'esercito, ma non è mai stato processato o arrestato. U n altro quotidiano, Ziua (Il giorno), riporta l'intervista con u n ex militare sovietico, che racconta di aver partecipato agli scont r i insieme a molti suoi commilitoni, l-o SCOIMI era di far preci-
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Milioni di dollari alla Cina per accelerare la colonizzazione
L'Uefinanziala morte del Tibet L O N D R A — Le vie d e l l ' i n f e r n o sono spesso lastricate di buone intenzioni. Ed è cosi — secondo quanto denuncia oggi I ' « O b s e r ven) di Londra — che g l i 8,8 m i lioni di dollari (oltre 14 m i l i a r d i di lire) stanziati d a l l ' U n i o n e Europea per un progetto di cooperazione in Tibet rischiano d i trasformarsi in un'operazione tutta a favore della cotonizzazione cinese, con pericolose conseguenze anche per l'ambiente. U n vero « s u c c e s s o » per i l p r i m o prestito europeo di una certa importanza alla Cina dopo la repressione di piazza Tienanmen nel giugno 1989. Il denaro europeo servirà a finanziare un progetto cinese d i sviluppo rurale delle fertili vallate tibetane di Panam, 900 c h i l o m e t r i quadrati e 30mila abitanti. Qui da secoli i contadini tibetani usano un proprio sistema di irrigazione, concimano la terra con sterco di yak, e impiegano i l vecchio metodo del maggese: i campi, coltivati a orzo, vengono lasciati riposare a rotazione. L'economia locale, ampiamente autosufficiente, si basa sul baratto tra l'orzo dei contadini e la carne di yak e di pecora allevata dai pastori sulle montagne circostanti. Il progetto cinese prevede inve-
ce nuovi sistemi di irrigazione, la coltivazione del grano invece dell'orzo, e l'uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi. I l tutto con l'obiettivo di aumentare la produzione del dieci per cento, fare della valle un granaio per i consumatori cinesi (i tibetani preferiscono l'orzo al grano) e introdurre un sistema di scambio basato essenzialmente sul denaro. Ma dietro questa modernizzazione apparentemente benefica, denuncia i ' « O b s e r v e r » , si cela in realtà un intento colonizzatore in sintonia con la progressiva «cines i z z a z i o n e » del Tibet. A g l i europei è stato detto che nel Panam si trovano solo 60 cinesi, e cosi era fino a poco tempo fa, ma in previsione del progetto ne sono arrivati centinaia e la costruzione di nuovi alloggi lascia presagire l'arrivo di altri. E già ora i contadini che rifiutano fertilizzanti e pesticidi sono costretti a pagare multe salate. Secondo un esperto citato dal quotidiano i coltivatori tibetani non hanno però tutti i torti: i l suolo è fertile, ma lo strato di terra è molto sottile in questa regione montagnosa e un uso intensivo rischia di impoverirlo fino a trasformare le valli in un deserto. IL
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GUERRA DELLA BIOETICA/PARLA IL NEOPRESIDENTE
L'Espresso 2 0 G E N N A I O 1 9 9 5
mio profeta colloquio con Francesco D'Agostino — di.Stefania Rossini
NO AGLI UTERI IN AFFITTO, NO ALL'ADOZIONE da parte dei single, no alla fecondazione artificiale fuori dal matrimonio. No all'ingegneria genetica, all'eutanasia, all'aborto e no persino alla pillola anticoncezionale. Sì invece, un sì entusiasta, al trapianto d'organi. Sì alla procreazione assistita, ma esclusivamente nel caso che 0 seme appartenga ai legittimo marito. Sì infine alla sperimentazione sugli animali. Ha idee chiare e poca ritrosia ad esprimerle Francesco D'Agostino, docente di filosofia del diritto all'università romana di Tor Vergata, nominato a sorpresa da Silvio Berlusconi presidente del Comitato nazionale per la bioetica. Non sembrano pesargli le polemiche che hanno accompagnato la sua elezione, né l'accusa di essere un cattolico intransigente, scelto per orientare in senso conservatore le opinioni del Comitato. Ripete un argomento molto popolare negli ultimi tempi: «Lasciateci tavolare, giudicateci dairisultati».Ma è l'unico cedimento al linguaggio e al costume dei suoi sponsor politici. Per il resto il professore volaaito nei territori della filosofia e della morale. È, nel timore di essere frainteso si piega ad esempi di banale quotidiaiiità dimostiando la passione didascalica di chi è profondamente convinto di essere nel giusto. Il suo fervore religioso è noto, professor D'Agostino, e lei non ne fa mistero. Quanto pesa questa sua religiosità nei suoi orientamenti e nei suoi compiti di bioetico?
-Quella che lei mi pone è la vecchia questione del circolo ermeneutico. E' ovvio che non si entra mai nudi in un dibattito. Ci si
entra vestiti eli una personale pre-comprensione della realtà. Òccone rendere questa pre-comprensione talmente duttile da faria entrare in dialettica con altri punti di vista consentendo così il progresso del sapere». Lei ci riesce? L'accompagna una fama di acceso ratzingeriano. «Lo considero un complimento. Ratzinger è uno dei più grandi intellettuali europei e io lo leggo da quando era un semplice professore dell'università di Regensburg. Se fosse letto davvero sarebbe apprezzato per quello che vale. E' la prima volta che la Chiesa mette un grandissimo studioso a capo della Congregazione per la dottrina della fede. Rispetto al famoso cardinal Ottaviani di taiv ti anni fa, c'è un abisso». Veniamo ai grandi temi della riflessione bioetica. Il più urgente, il più bisognoso di regole, è quello che riguarda la fecondazione artificiale. Lo dimostra anche il caso recente della piccola nata dall'utero della zia due anni dopo la morte della madre biologica. «E' un caso angoscioso. Già nel giugno scorso il Comitato si era espresso all'unanimità contro la fecondazione dopo la morte di uno dei due coniugi. Per il resto il Comitato ha moralmente accettato la fecondazione assistita con alcune eccezioni (donne anziane, uteri in affitto, coppie omosessuali), ma ha anche messo in evidenza divergenze significative. Tanto è vero che sono stati elaborati quattro documenti etici diversi, uno dei quali porta la mia firma». 8
Ce ne riassuma i contenuti. «Devo prima ricordare che in questo, come in tutti i temi della bioetica, è necessario distinguere tra piano dell'etica e piano del d i r i t t o . E applicare il principio liberale secondo cui non t u t t i i comportamenti moralmente riprovevoli devono diventare giuridicamente riprovevoli, e viceversa. Kant fa l'esempio del perfezionamento interiore. Ogni uomo, dice, ha il dovere etico di migliorare se stesso, ma per nostra fortuna il diritto non ci sanziona. Se io voglio alzarmi a mezzogiorno invece che al mattino presto, nessuno può impedirmelo. E' un po' il caso delia fecondazione etcrologa, quella con il seme di un donatore estraneo alla coppia». Sta dicendo che il diritto non ha argomenti per proibire questa pratica? «Ma l'etica sì. Il diritto chiede solo dei requisiti legali, la morale guarda oltre. Ad esempio al fantasma di una terza persona, il padre genetico, che si inserisce nella coppia incrinandone la stabilità psicologica. Guarda a! nascituro e al suo diritto alla felicità, che può essere compromessa da un'identità originaria ambigua. Molti testi di psicologia de! profondo, anche di autori non cattolici, avvalorano queste perplessità etiche». Inutile chiederle quindi cosa pensa dell'inseminazione per donne anziane, persingle, per coppie gay. «Potrebbe anche aggiungere la gestazione addominale degli uomini». Non ci avevo pensato. «Eppure c'è anche un recente film dove Schwarzenegger aspetta un bambino. 11 ginecologo Carlo Flamigni ha del resto dichiarato che non è poi così difficile immaginare una gestazione maschile con un ambiente parauterino impiantato nell'addome di un uomo. Poi, bontà sua, ha anche aggiunto che sarebbe un procedimento troppo oneroso e quindi non conveniente». L'aborto è una legge dello Stato su cui ogni tanto si torna a discutere. Lei pensa che il Comitato potrebbe farne oggetto di discussione? «Lo escluderei. Torneremmo ad occuparcene solo se il Parlamento o il governo ci chiedessero esplicitamente un pai-ere. Ma è bene ricordare che il Comitato è solo un orgaiiismo di consulenza per le istituzioni. Niente di più. Noi sentiamo il dovere di indagare questioni di frontiera, questioni tutt'ora aperte. L'aborto è una quest ione normativamente chiusa, e noi tutti cittadini italiani accettiamo la norma vigente. Poi ognuno come studioso, come persona morale, avrà la sua opinione». La sua qual è? «L'aborto è un problema prima teoretico e poi etico. Si tratta cioè di sapere se il feto è ima persona umana o no. Alcuni bioetici, come E n g e l h a r t che lo scrive nel suo "Manuale di bioetica" pubblicato da Laterza, ritengono che coloro che non hanno autonomia etica, come " i feti, gli infanti, i ritardati mentali gravi, coloro che sono in coma senza speranza, non sono persone". Io, come è facile capire, penso il contrario». Vediamo un altro tema scottante: l'eutanasia. «Intanto smettiamola di dire che poiché è lecito il suicidio, deve essere lecita anche l'eutanasia che non sarebbe altro che una forma di suicidio assistito. E' un argomento fuorviante. C'è un'enorme letteratura che dimostra come sia il suicida, sia il malato che
chiede d i essere soppresso, lo fa perché si sente abbandonato affetivamente. C'è anche una prova statistica: il malato isolato a casa sua chiede più frequentemente la morte di quello che vive la sua fase terminale in corsia, con a l t r i malati e che partecipa a un'esperienza di comunità, sia pur e di comunità di sofferenza». Già, la sofferenza, il dolora fisico e mentale del m a l a t i t e r m i n a l i . D a v v e r o ritiene e t i c o non assecondare il desiderio che tutto finisca?
« L e cure palliative hanno r i s o l t e quasi completamente il problema della sofferenza. I n v o c a r l a a favore dell'eutanasia è ormai soltanto uito slogan. Ma voglio ammettere che resti un'aliquota di persone che chieda comunque la morte. Qui nascono problemi etici molto gravi. Cosa deve fare il medico? Deve trasformarsi da terapeuta in soppressore di vita? E perché proprio lui? Chiunque è in grado di uccidere, non soltanto il medico». Forse per il fatto che spesso all'eutanasia si contrappone l'accanimento terapeutico.
«Ma l'accanimento è condannato, non solo dagli studiosi di etica, ma anche dalla Chiesa. Già Pio XII riteneva lecito somministrare analgesici a malati terminali, anche nel caso in cui si rischiasse di affrettarne la
Ecco chi sono i membri del Comitato nazionale di Bioetica nominati dalla presidenza del Consiglio nel dicembre scorso. E quelli che sono stati estromessi.
morte, L'futanasia è un problema diverse t il Parlamento europeo ha proposto una cosa inaccettabile quando ha sostenuto che la richiesta incessante e continua di un malato terminale "deve" essere soddisfatta». Professor D'Agostino, lei finora ha detto solo dei no. C'è qualche argomento, tra I tanti proposti alla riflessione della bioetica, che vede con favore?
«U trapianto di organi, innanzitutto. Direi anzi che c'è un valore etico nel favorire i trapianti e nel diffondere la disponibilità alia donazione. Vedo con favore, anche se con minore entusiasmo, la sperimentazione sugli animali. Troppe volte si è rivelata utile a curare le malattie dell'uomo. E non c'è studioso di etica che può dirmi seriamente: meglio sperimentare su un uomo rivo che su lui animale rivo».»
l'unico dottorato in filosofia della scienza d'Italia. Critica il pensiero scientifico sostenendo la necessità di una rifondazione metafisica della scienza in chiave subordinata alla morale cattolica. Vincenzo Cappelletti.
C H I
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Angelo Fiori. Già mem-
bro del Comitato viene nominato vicepresidente al posto del politologo bolognese Paolo Martelli. E' professore di medicina legale all'Università Cattolica di Roma e vicinissimo a Monsignor Sgreccia. Evandro
Agazzi.
Potente accademico cattolico e professore di filosofia della scienza a l l ' U n i v e r s i t à di Genova, ha ottenuto
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Storico della scienza, cattolico e amico intimo di Francesco Cossiga, ha guidato per anni l'Enciclopedia Italiana. Paolo B e n c i o l i n l . Professore di medicina legale all'Università di Padova e direttore alla Fondazione Lanza, istituzione di proprietà della curia padovana.
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Vittorio
Mathieu.
Filosofo torinese fuori ruolo ma non estraneo al potere accademico è forse l'esponente di maggior spicco del neospiritualismo Italiano. Imputa al clima politico le polemiche di questi giorni e scommette sull'autonomia del nuovo Comitato. studioso italiano più famoso nel mondo in materia di fecondazione artificiale. C a r l o F l a m i g n i . Ginecologo bolognese, mago della provetta, fece partorire la prima mamma-nonna d'Italia, Liliana Cantadori, ma si pentì giurando che non l'avrebbe più fatto. Dirige il Centro di fisiopatologia della riproduzione dell'Università di Bologna.
Professore di psicologia all'Università di Roma, cattolico eletto senatore nelle liste della Sinistra Indipendente dal 1968 al 1992 era stato nominato presidente del Comitato da Giuliano Amato. P a o l o M a r t e l l i . Politologo bolognese, fraGlauco Tocchini Vatello del socialista l e n t i n l . Genetista di Claudio, ha fondato e fama internazionale, dirige Politeia, un ha presieduto la Concentro studi nato a ferenza di Bioetica Milano per studiare la tenuta in seno al società con gli occhiali della filosofia summit del G7 nel analitica. 1988. Ha collaborato con l'EnciclopeC a r i o A u g u s t o V i a n o . Filosofo torinese di formazione laica, studioso del pen- dia Treccani. E' un darwinista intransigente. siero illuminista. Alcuni anni fa fu protagonista di una dura polemica contro il M a r c o T r a b u c c h i . Professore di neuropsicofarmacologia all'università romapensiero debole di Vattimo. na di Tor Vergata. E' cattolico, ma non Ettore C i t t a d i n i . Ginecologo catenese a cui si deve il primo figlio italiano nato integralista. Poi, il suo sodalizio con il con fecondazione artificiale. E' forse lo teologo Sandro Spinsanti (che di recenAdriano O s s i c i n i .
P i e r p a o l o D o n a t i . Professore di Sociologia della Famiglia all'Università di Bologna, vicinissimo all'Opus Dei e intransigente sostenitore della forza morale della famiglia italiana che, secondo lui, non cambia né cambierà mai. Alberto
Piazza.
Importante genetista diventato celebre per i suoi studi sulle razze pubblicati insieme a Luca Cavalli Sforza. Quando ha appreso la notizia della sua nomina era incerto se accettare o no: la compagnia non gli piace, ma non sapeva ancora se era meglio essere soli a rappresentare una corrente laica di pensiero o lasciare campo libero a chi non la pensa come lui. Altri nominati sono il ginecologo pavese V i t t o r i o D a n e s i n o professore fuori ruolo nella stessa università, Gius e p p e P a l u m b o ginecologo di Catania, e il chirurgo romano E v e r a r d o Z a n e l -
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la.
te ha abbandonato l'abito talare e si è sposato) non piace a molti nell'entourage di Monsignor Sgreccia. G i l d a F e r r a n d o . Giurista genovese, professore di diritto privato all'Università di Genova, si è occupata estensivamente di fecondazione artificiale sostenendo, seppur con posizioni di grande moderatezza, la necessità di una sistemazione legislativa della materia. Insieme a loro sono stati giubilati l'andrologo pisano F a b r i z i o M o n c h i n i F a b r i s , direttore del primo centro pubblico di Andrologia in Italia, il biologo F a b i o T e r r a g n i , presidente del Gruppo di Attenzione alle Biotecnologie, il farmacologo milanese Rodolfo P a o l e t t i , l'agguerrito medico legale S i l v i o Merli, la giurista G i a n c a r i a L a n d r i s c i n a R o g n o n i , moglie dell'ex ministro democristiano, ed è stato esonerato il chirurgo romano G i a n f r a n c o F e g i z , da tempo malato.
A cinque anni dalla scomparsa di Augusto Del Noce
Cosìricordomio padre FABRIZIO D E L N O C E
A
M I O padre è sempre stata molto cara una frase d i Simone V e i l «Noi dobbiamo essere sempre disposti a cambiare d i parte come la giustizia, questa eterna fuggiasca dal campo dei vincitori)». Non sono certo le frasi che influenzano le scelte, ma piuttosto è coerente ritrovarsi i n una frase che i n qualche modo sintetizzi le scelte di tutta ima vita. E infatti m i o padre i n tutta la sua vita si può dire abbia cambiato campo nel senso indicato dalla Veil. Antifascista nel Ventennio, per ragioni morali. Ma critico d i u n certo antifascismo fin dal 1945, quando scrisse u n articolo, che ho ritrovato ingiallito ma n o n sbiadito, dal titolo significativo: «Chi epurerà gli epuratori?», non venne mai meno a questa coerenza intellettuale, che probabilmente è alla base della stima
postuma che gli tributano adesso anche i suoi avversari. Ricordo la frase finale d i un suo libro, i n cui affermava che compito dei cattolici è comunque quello d i contestare i l mondo, e non di assecondarlo. L'opposto della prassi clericale, fin troppo tenacemente perseguita dalla democrazia cristiana, soprattutto nei suoi ultimi periodi. E' difficile per un figlio ricordare il padre. Rocco Bottiglione, proprio ieri su "D Corriere della Sera", ha tracciato un itinerario culturale del suo pensiero che condanna i totalitarismi del '900 nel nome della grande cultura tradizionalista cattolica, condanna quindi del fascismo prima e del comunismo por non posso n o n riconoscere ilpensiero di mio padre i n quella ricostruzione. Rocco accenna forse poco al terzo nemico, i l consumismo, i n cui mio padre vedeva la forma moderna dell'ateismo. Proprio nella consonanza su questo tema era nato negli ultimi anni della sua vita i l grande idillio con Comunione e Liberazione. Ma n o n spetta a me ricordame la figura filosofica. Vorrei invece ricordame dei tratti culturalmente e umanamente inediti. Amava gli aforismi e i paradossi, si definiva amante delle cause perse, e aveva capacità d i precorrere i tempi nei suoi giudizi. Che apparivano quando l i pronunciava paradossali e persino "scandalosi", per poi diventare d i moda anni dopo, una volta scoperti dall'industria culturale. Da bambino, per me, era difficile capire e seguire quei giudizi. Ricordo quando m i chiese: "Sai cosa ero io durante la prima guerra m o n diale? - (all'epoca avevo 5 anni) - ero volontario nell'esercito austriaco. Nella Torino laica e progressista degli anni '50 e '60, quando al liceo D'Azeglio ancora s'insegnava che Francesco Giuseppe era u n impiccatore, simili paradossi erano certamente provocatori e scandalosi Anni dopo, quando i romanzi d i Roth cominciarono a far capire al mondo che la grande guerra n o n fri chiamata mondiale perché tutti vi avessero partecipato ma perché tutti v i avevano perduto un mondo, quei giudizi, da scandalosi che erano, divennero di moda. I l tempo, soprattutto nella cultura, è sempre galantuomo. Aveva giudizi, aspri, sprezzanti. Ricordo come definì gli storici
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ufficiali della cultura azionista e catto-comunista: "Montano la guardia perché la storia resti nascosta". Dal marxismo e dal comunismo, i grandi bersagli delle sue battaglie culturali e politiche, era i n qualche modo anche affascinato. Un amore-odio durato tutta la vita, come gli disse una volta Pajetta, vecchio compagno del liceo D'Azeglio. Aveva invece un disprezzo assoluto e n o n dissimulato per i l progressismo cattolica Credo d i poter dire senza smentite che i n questa categoria non abbia mai avuto amici, né nutrito stima per alcuno. Non era solo la questione teologicamente insuperabile dello "status naturae lapsae". Era ima contestazione i n base alla storia. " Quale secolo è stato ed è più feroce di questo? - Sosteneva - E hanno il coraggio di parlare d i progresso...". La sua vita è stata veramente singolare, e difficile da raccontare. Non ha mai firmato un assegna non si è mai occupato di questioni economiche o di bilanci familiari, credo che non abbia mai saputo esattamente quanto guadagnasse. Non ricordo si sia mai preso una vacanza, o che sia stato un giorno lontano dai suoi studi Ma non era assolutamente una persona arida. Si commuoveva di fronte alla natura, a un fiore o a un gattino randagio. Rocco Buttiglione è stato senza dubbio i l suo allievo prediletto. E' strano per me constatare quanti punti in comune abbiano sia sul piano caratteriale sia su quello della formazione culturale. Entrambi avevano interessi ad ampio spettro, per tutti e due la poesia e la letteratura hanno avuto una importanza centrale nella loro formazione. Soprattutto la poesia decadente. Mio padre adorava Baudelaire e Verlaine, Rocco amava e traduceva Keats. Questi ricordi frammentari non m i distolgono da quelli che sono invece i veri i n terrogativi culturali e politici nel quinto anniversario della morte. La sua fede nella forza delle idee, le sue analisi filosofiche sono oggi di straordinaria attualità, proprio perché è difficile piegarle e adattarle ad una singola ideologia politica. Giacomo Marramao, die pure è uno dei maggiori intellettuali del campo opposto, sostiene che mio padre è stato il maggior filosofo italiano del dopoguerra. Forse è presto per dire se sia vero. Ma una delle sue ultime frasi, prima di morire, era stata: "La politica è finita, bisogna tornare alla filosofia...". Ancora una volta era in anticipo sui tempL
Cattolico nella m o d e r n i t à // problema che più assillava il filosofo era quello dell'ateismo, non perché esso è il rifiuto della religione, quanto perché è divenuto la base della società di massa. La sua visione del fascismo era vicina alle indagini storiche di De Felice. Le due «rivoluzioni» Giulio C a s t e l l i UANDO, i l 30 dicembre 1989, Augusto Del Noce morì, la sua amicizia con Sergio Cotta risaliva a oltre quarant'anni prima. I due filosofi si erano infatti conosciuti nel lontano 1946. A Cotta, quindi, abbiamo chiesto qua! è, secondo lui, l'eredità più significativa e più attuale del pensiero d i Del Noce. «Occorre dire anzitutto che Del Noce è stato u n grande storico, sia della filosofia, sia della politica. Ma in un modo del tutto originale. Ha studiato sia la storia della filosofia moderna sia l'avventura della politica moderna. Per lui si trattava di individuare le grandi linee che portano alla visione del mondo attuale. Ecco perché i pensatori cattolici non possono prescindere dal suo lavoro se vogliono comprendere il nostro tempo». - Qual è il punto centrale di questa comprensione? «Del Noce ha messo in luce che l'ateismo non è più u n problema religioso ma è divenuto la premessa della società d i massa contemporanea. Non esiste più il problema di sconfessare la fede religiosa semplicemente perché si dà per scontato che per capire e agire nel mondo di oggi ci si deve porre in una posizione "atea". Per riprendere una celebre frase di Nietzsche, "Dio è morto". Perché, secondo questo tipo di società, non è più necessario per spiegare il mondo». - Questo ragionamento può essere esteso alla politica? «Sì. I l marxismo è una delle forme più compiute di traduzione dell'ateismo, premessa necessaria al trionfo di una prassi rivoluzionaria che così non
trova altri ostacoli se n o n quelli contingenti». - E Del Noce come viveva un simile problema? «Lo viveva con angoscia. L'angoscia di un pensatore originale che non veniva compreso. Il problema dell'ateismo veniva confinato nel campo del pensiero religioso». - Quali erano i suoi rapporti con il pensiero cattolico tradizionale? «Complessi. Nel volume sulla Riforma cattolica dedicato a Cartesio, Del Noce aveva incominciato a mettere i n crisi la posizione anti-moderna dei pensatori cattolici. In Cartesio, secondo lui, l'anima ancora religiosa è quella invece più razionalista. E partendo da questa via "cartesiana", passando per Vico e giungendo a Rosmini tracciava u n percorso che sembra quello di una nuova Scolastica moderna». - E il suo rapporto con le grandi ideologie del nostro secolo: il fascismo e il comunismo? «In Del Noce è sempre stato fortissimo l'interesse per le idee politiche che ispirano l'azione politica. Non è mai stato filofascista, ma aveva interesse a capire - e qui in consonanza con De Felice - quella che a lui sembrava più una rivoluzione " d i versa" che non una controrivoluzione. Una rivoluzione nazionale e idealistica (vicina all'idealismo di Gentile). Non a caso il fascismo originario, sostiene De Felice, era stato guidato non tanto dagli agrari, secondo la tradizionale visione marxista, quanto da quella nuova classe che si era identificata con l'interventismo e aveva preso coscienza d i sé i n tanti anni d i
trincea, durante la Grande Guerra. Insomma una rivoluzione antagonista a quella di tipo universale proposta dai bolscevichi, ma per certi versi, come l'attivismo, il «che fare» d i Lenin, simile. Del Noce sottolineava le differenze tra fascismo e nazismo. Questo propugnava una concezione chiusa, la superiorità di una razza e di una nazione, mentre i l fascismo puntava piuttosto a una proliferazione di fascismi». - E quanto all'antifascismo? «L'impostazione d i cui si è detto - il fascismo come rivoluzione nazionale ancorché m i nata da un idealismo della potenza e il marxismo come base della impalcatura comunista - lo pose in forte polemica con i progressisti cattolici che non erano fìlomarxisti ma provavano u n senso di inferiorità nei confronti del comunismo. E questo perché uno studio approfondito del marxismo teorico non l'avevano mai fatto». - In quale posizione politicoideologica collocherebbe Del Noce? «Era un liberale critico. Naturalmente non u n liberale laico. Riteneva che se il liberalismo abbandonasse i l suo legame quasi di dipendenza dal liberismo sarebbe la teoria politica più vicina al Cristianesimo, perché pone al centro la dignità della persona. E, di conseguenza, una simile posizione ha portato Del Noce a'criticare la società d i massa».
SAFARI F a u s t o Qlanf rancoschl
Di sinistra, quindi trasformista
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eH'«Intervista sulla destra» Giuseppe Prezzolini affermava che l a sinistra storica aveva introdotto i l trasformismo nella polit i c a italiana. Si potrebbero scrivere l i b r i per confermar e questo giudizio, docum e n t i alla m a n o dall'Ottocento i n poi. M a i n questi g i o r n i i l trasformismo della sinistra h a raggiunto l'acme, i n u n a specie d i impazzimento. N e l l a preparazione e nello svolgimento della crisi d i governo, l a sinistra si è fatta cossighiana nonostante Gladio, pivettiana nonostante l a Vandea, bossian a nonostante i l liberismo sfrenato, buttiglionesca nonostante l'integralismo cattolico. O r a , davanti a l governo D i n i , è soddisfatta d i -una compagine che comprende economisti propensi a t a g l i sociali, a g g u e r r i t i esponenti della Confindustria e persino u n generale (ma i gener a l i n o n erano golpisti?). Q u a l è i l fine d i questo Carnevale ove t u t t i i r u o l i si i n vertono? Soltanto u n o m a importantissimo: t o r n a r e a quel r e g i m e consociativo che p r o s p e r a con i l trasform i s m o e d i c u i Giorgio Bocca — u n m o r a l i s t a i n t e r m i t tente — ha d i recente riscop e r t o le virtù i n u n articolo sulla «Repubblica». N o n è stato u n vizio assurdo, è sta- \ ta l a risposta d i e i p a r t i t i dell'antifascismo hanno dato alla g u e r r a fredda, e così via, secondo la nobile giustificazione diBocca. Tùtte balle per r i n v e r d i r e i fasti d i u n sistema, che s i spera possa rinascere, dove ogni parte politica d e l cosiddetto arco costituzionale ' scambiava nascostamente favori e vantaggi con le altre, i n u n quad r o d i democrazia bloccata e votata agli esiti d i Tangen- j topoli. S o r p r e n d e lo stupore d i B e r t i n o t t i che n o n capisce perché le destre osteggino u n governo fatto d i econom i s t i , rigorosi, confindus t r i a l i e generali. A Bertinott i e a m o l t i a l t r i sfugge u n dat o c u l t u r a l e : p e r sua n a t u r a la destra è l a p a r t e politica più r e f r a t t a r i a al trasformismo. L a sinistra si affida i -
deologicamente a un'etica m o l t o r e l a t i v a (premessa d a l trasformismo), che l a destra rifiuta a n c h e a rischio d i essere satireggiata p e r i l suo a t t a c c a m e n t o a i p r i n c i p i , a i v a l o r i . I l governo D i n i viola i l p r i n c i p i o d e l rispetto p e r l a volontà p o p o l a r e liber a m e n t e espressa. C o m e s i può f a r passare p e r tecnico l'esimio professor Fantozzi, u n politico t r o m b a t o a l l e scorse votazioni n e l collegio dove è stato eletto Fisichella, r i m a s t o fuori d e l g o v e r n o perché n o n è abbastanza tecnico? C o m e può risultare super partes U professor Ossicini che è stato più volte p a r l a m e n t a r e d e l l a sinistra? C h e poi i l furbo D i n i abbia chiam a t o — c o m e tecnici, p e r carità — a n c h e d u e espon e n t i d e l l a destra, aggrava i l q u a d r o m o r a l e offrendo l'all a r g a m e n t o d e l consociativi smo c o m e concessione a i
risultati d e l 27 marzo. Perciò l a rinuncia d e i due neom i n i s t r i è un'alta lezione c i vile. • J.,-1 Su queste pagine G i o r d a no B r u n o G u e r r i h a d i r e cente scritto che l a sinistra odia visceralmente B e r l u sconi perché è ricco. N o n sono d'accordo. Se così fosse i l quercino Mussi n o n avrebbe suggerito d i m a n d a r e al governo Agnelli, c e r t a m e n t e più ricco d i Berlusconi. Il motivo dell'odio è u n a l t r o : Silvio Berlusconi è u n ricco che n o n si vergogna, che n o n si adatta a b a r a t t a r e i p r i n c i p i con i g i o c h i d i potere, e che conta s u alleati dello stesso tenore m o r a l e . Perciò la sinistra g l i preferisce i generali, i b a n c h i e r i , gli industriali. D'altronde l a sinistra si è sempre t r o v a t a bene con i ceti ricchi, fin d a quando l a rivoluzione bolscevica fu finanziata d a cap i t a l i americani.
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qoRàlALl
C a m b i a m o argomento. Smettendo p e r u n a volta i p a n n i dell'arrabbiato, n e l l a sua r u b r i c a sull'«Espresso» Giampaolo Pansa dedica un'intervista giulebbosa a Romano P r o d i (scritta, guarda caso, alla vigilia della nom i n a d i D i n i , quando Prodi era papabile p e r l a formazione d e l nuovo governo). L'intervistato fornisce risposte virtuose affermando che bisogna fermarsi, ricominciare d a capo, perché la lotta politica è degenerata nell'odio, nell'intolleranza, nella ferocia. D i c h i l a colpa? Sottinteso, d i Berlusconi. Sullo stesso fascicolo dell'Espresso» L a m b e r t o Sechi, che con i l suo antiberlusconismo ha portato l'«Europeo» alla chiusura, definisce «figlio d i mignotta» C a r l o Rossella, nuovo d i r e t t o r e d e l T g l . Segno d i eleganza, di tolleranza, d i affettuoso rispetto per l'avversario.
ZA-A-<\S
Compromesso
storico
I nipoti d i Rodano Arturo Glsmondl
I
l compromesso storico nella versione utopica di Franco Rodano, e un po' anche di Berlinguer, non vide mai la luce. Rodano immaginava una società austera, e felice della sua povertà, nella quale i conflitti erano destinati a comporsi nell'incontro di due ideologie salvifiche, una di tipo trascendentale, l'altra terrena. Rappresentata, quest'ultima, da un partito che lo stesso Rodano aveva definito, decenni prima, gladius Dei. Di questa utopia non è rimasta traccia se non negli slanci suicidi di una parte dell'attuale Ppi, le Rosy Bindi per intenderci, perfettamente previsto da Rodano nel suo libro più famoso ("La questione democristiana e il compromesso storico») nel quale si sosteneva che compito ultimo del partito dei cristiani era quello di consentire l'avvento della "società operaia». Una versione mite, nelle intenzioni di quel galantuomo che era Franco Rodano, di altre utopie che miti non furono affatto. Ci sono però forme italiche di compromesso storico sopravvissute alla crisi dell'idea-madre, e alla sua realizzazione pratica, la solidarietà nazionale fallita già alla fine degli anni 70. Le Usi, la tripartizione delle reti televisive, il famoso consociativismo coi due milioni di miliardi di debiti resteranno, temo, a ricordo imperitùro di quella stagione. Che ha i suoi nipotini, da Rosy Bindi a Mattarella, ai padri gesuiti trasformati dalla nostra sinistra, per la prima volta nella Storia, ih campioni del progresso.
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a c'è un altro compromesso storico, sopravvissuto alla onesta utopia di .Rodano. E quello, assai meno limpido, fra una parte della classe politica, o meglio delle burocrazie di partito e sindacaci, e una borghesia finanziaria e industriàle che, c/M^$u%titrazìè' (di ètti sopra, si è intesa e si ihténde beriissisfógliarè ùho dèi nostri J mo. Basta "gtGfHùli maggióri peri'fèndersi contò come fra la cultura di queste élite capitalistiche e le nomenklature politiche ci sia qualche cosa di più di un'intesa. E una delle domande che come giornalista mi sento rivolgere più spesso è proprio questa: ma perché i giornali di proprietà di questi ricconi appoggiano coloro che dovrebbero essere, a lume di naso, i loro nemici? La risposta c'è, e sempre a lume di naso mi sembra anche logica. In Italia noi abbiamo avuto, e abbiamo, un bel pezzo di quel socialismo reale che ha afflitto e torna ad affliggere i Paesi dell'Est europeo.
Di nostro, però, vi abbiamo aggiunto un "capitalismo reale» che non è ancora catalogato nei libri di economia ma che somiglia al capitalismo vero come l'Urss somigliava al "socialismo della libertà» dei nostri nonni. Un capitalismo protetto, che ha orrore del rischio, abituato a considerare gli utili quando ci sono un fatto rigorosamente privato e le perdite, quando ci sono, un problema pubblico, da far pagare a tutti. Cose note, che gli italiani ormai sanno benissimo. Si era pensato, con le elezioni del 27 marzo, che gli italiani avevano sconfitto insieme gli eredi del socialismo reale e quelli del capitalismo reale, e abbiamo visto invece che cosa è successo. E non fìnisce qui. L'alleanza stretta nei "salotti buoni» nei decenni 70 e 80 continua, si trasmette a figli e nipoti. E qui conviene sorridere o, come diceva Pirandello, passare dalla corda savia a quella matta, perché c'è il rischio di dare peso a episodi divertenti, e basta.
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omunque. È uscito proprio in questi giorni un libro di Vittorio Veltroni, nipote del più noto Walter, che ha per titolo: »Un mondo meraviglioso», dedicato alla "nuova democrazia industriale», edito da Theoria, casa editrice piuttosto chic. L'aspetto più rilevante del libro, però, non è il titolo, e non è néppure, da solo, il nome dell'autore. E, semmai, il nome del prefatore, che è quello di Giovanni A. Agnelli, nipote anch'esso, ed erede dell'impero di famiglia. Al quale si pronostica un grande futuro e che certo, nella vita, non parte handicappato. Sarà una coincidenza, ma questo Giovanni A. Agnelli piace molto alla sinistra, dal "manifesto», proletario ma quotato in Borsa, alla terza rete tv. E nei giorni sporsi, a intervistarlo si è mossa Bianca Berlinguer, che gli ha rivolto un peana in altri tempi imbarazzante per una ragazza di buona famiglia. "Lei è ricco, è intelligente, è bello, piace alle donne...». Così l'esordio. Insomma, siamo in pieno idillio. I figli, e i nipoti, si capiscono come "li maggiori», forse meglio. Nel saggio "La Nomenklatura», che resta fondamentale per capire le degenerazioni delle società di tipo sovietico, Vìktor Voszlenskj sostiene che la fase ultima di queste degenerazioni è l'ereditarietà. E qui, ci starno da un pezzo.
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D a l N a t i o n a l institute drug abuse Usa e dalla John H o p k i n s school o f medicine nuove applicazioni della Pet
«Mimando» le endorfine la droga uccide il cervello G
l i effetti della droga sul sistema nervoso sono ora ampiamente spiegati dai più recenti sviluppi del «brain imaging», la tecnica d i visualizzazione del cervello «in vivo». La Pet, Positron emission tomography, tomografia ad emissione d i positroni, permette di studiare attentamente come e quanto viene compromessa l'attività cerebrale d i un tossicodipendente. La Pet mette in risalto le variazioni nel consumo di glucosio, nutrimento senza i l quale le cellule cerebrali, i neuroni, non possono lavorare. Si verifica anche come la droga riduca l'irrorazione sanguigna del cervello. La tecnica è stata perfezionata, negli Usa, da centri di ricerca quali i l Nida (National Institute drug abuse) e la John Hopkins school of medicine. Consiste nell'iniettare per via endovenosa una quantità d i zucchero marcata radioattivamente e nel verificare come viene metabolizzato dai neuroni. Basandosi sulla quantità di zucchero consumato dalle cellule nervose, l'equipe del Nida ha accertato che, sotto l'effetto della cocaina, l'attività del cervello si riduce drasticamente. Per la prima volta, con i l brain imaging, è possibile misurare questo deficit e renderlo evidente per mezzo di colori diversi. I n genere si visualizzano tre sezioni cerebrali, in alto, al centro e in basso. Il consumo normale d i glucosio da parte dei neuroni viene indicato con i l colore rosso: il deficit crescente viene segnalato con tutte le gradazioni intermedie che vanno dall'arancione al giallo; dal verde al celeste, i l metabolismo del glucosio tende quasi ad azzerarsi: infine, quando compare i l blu, è completamente scomparso. Le zone rosse diminuiscono sensibilmente, se si visualizza l'attività cerebrale d i un eroinomane o morfinomane. Basta confron-
tare la sezione di un cervello lano i comportamenti utili certe zone del cervello siano normale e quella d i un cer- alla sopravvivenza dell'indi- esageratamente rifornite, anvello sotto l'effetto della viduo e della specie. Cioè va zi letteralmente imbottite, d i morfina o dell'eroina. L'eu- a stimolare meccanismi istin- una speciale sostanza endoforia artificiale che esplode t i v i che la natura ha posto : gena, la dopamina. Questa rapidissima nel "rush", si ab- fuori dalla sfera della volon- sostanza ha il compito di dabina a un forte abbassamen- tà del soggetto. Perciò è tan- re euforia, senso di gratificazione e piacere quando l'into delle funzioni cerebrali. to difficile vincere la batta- i dividuo ha soddisfatto certi Il brain imaging mostra glia contro la droga», dice bisogni o ha compiuto qualcoperché, appena finito d'effet- Canali. Altra scoperta inte- j sa d i utile alla sopravvivenza to della droga, si scatenano ressante è che la droga si pre- I di se stesso e della specie. nell'organismo reazioni mol- senta dotata delle stesse caMa appena la droga entra to pesanti. «Quando la droga : ratteristiche d i analoghe so- in circolo (oppure per azione entra i n circolo, i l cervello stanze molto familiari al cer- della cocaina si verifica un smette d i produrre le sostan- vello perché da questo pro- j superdosaggio. d i dopamina) ze endogene che danno natu-1 dotte, in quanto essenziali al- I avviene un fenomeno d i Talmente piacere, gratifica-1 l'equilibrio psichico e fisico adattamento biologico: il cerzione, euforia oppure aiuta- 1 dell'individuo. I n particola- ! vello, che dispone d i finissimi sistemi d i autoregolaziono a sopportare i l dolore», ; re, i derivati dell'oppio han- j ne, smette di produrre le sospiega Stefano Canali, consu- no una spiccata somiglianza stanze fisiologiche, endorfilente del Centro per la diffu- con le endorfine, che mitiga- I ne e dopamina. > E questo sione della cultura scientifica t no la percezione del dolore, ! stop provoca lo stato di grapresso l'università d i Cassi-: danno un naturale rilassa- vissima sqfferenza cui vanno no, diretto dal professor Pie- mento, riducono la tonalità incontro i tossicomani appena la droga ha perduto effitro Corsi. I progressi del! emotiva. cacia. Si scatenano effetti opbrain imaging ai fini della Insomma, eroina e morfi- posti a quelli che dava la lotta alla droga sono stati i l - na " m i m a n o " le endorfine. droga. Perciò il cocainomane lustrati in una mostra multi- Ma come riescono a inganna- crolla in un'estrema depresmediale e interattiva a Napo- re i neuroni? L'esempio più sione, mentre l'eroinomane e l i , nel corso della rassegna persuasivo è quello dell'eroi- il morfinomane hanno mici«Futuro Remoto». La mo- na. La lunga molecola del- diali crisi d i tachicardia pastra, progettata dal professor l'eroina ha parti identiche al- rossistica, tremori, sudoraCorsi, ricca d i oltre cinque- le endorfine e questa straor- zione. Dice il professor Corcento immagini pervenute dinaria rassomiglianza fa si si: «Il merito delle ricerche dai maggiori centri specializ- che la droga venga accolta americane ed europee e della campagna d i divulgazione zati del mondo, si sposta ora dai recettori dei neuroni sen- ormai avviata i n Italia sta in varie città italiane, euro- za resistenze di alcun genere. nell'aver fornito una rapprepee e americane. E la lista «È come una chiave che en- sentazione obiettiva, con imdelle prenotazioni si allunga tra nella serratura giusta — magini e su cervelli v i v i , d i di giorno in giorno. spiega Stefano Canali — per- ciò che produce la droga. E Scoperte e conferme essen- ciò i recettori, che dovrebbe- la spiegazione scientifica, ziali vengono dalla tomogra- ro accogliere la molecola del- senza terrorismi e senza perifia a emissione d i positroni. la sostanza endogena, non si colosi trionfalismi terapeutiPer capire bene gli effetti accorgono affatto della diffe- ci, è uno dei più efficaci strudella droga e la dipendenza renza». La cocaina, invece, menti di prevenzione». che produce, bisogna infatti non va a inserirsi nei recettoLuigi Dell'Aglio accertare su quali strutture ri, ma opera i n modo che cerebrali essa agisce. « E ormai chiaro che la droga influisce su strutture che rego-
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E la vendetta di Churchill cancellò Dresda DRESDA - Con un fitto programma di commemorazioni la Germania ha ricordato i l tragico bombardamento che cinquantanni fa distrusse Dresda. Durante la notte di domenica, centoventinove campane di quarantotto chiese hanno eseguito un Requiem composto per l'occasione da Johannes Wallmann. Ieri mattina sono state deposte corone di fiori nel cimitero cittadino, alla presenza del duca di Kent e di alti ufficiali americani e tedeschi. Nel pomeriggio si è svolta la manifestazione principale, durante la quale ha preso la parola i l presidente tedesco Roman Herzog.
di Marco Innocenti
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cessa di esistere. ! bambini muoiono in costume da Pierrot o da barone di Münchhausen. Il fosforo si attacca alla carne e la gente si getta invano nelle fontane. La temperatura tocca i mille gradi fondendo tutto, mentre la morte si infiltra col fumo nei rifugi colmi di profughi. «Dalle macerie — ricorderà un superstite — spuntavano qua e là braccia, teste, gambe». In centro restano in piedi solo due strade: saranno riempite di cadaveri. Si raccoglieranno ventimila anelli matrimoniali e la Chiesa d i Nostra Signora resterà un ricordo di tempi felici. Qualcuno anni dopo, forse esagerando, ricorderà che la notte di Dresda, fortemente voluta da Churchill, ha fatto più vittime del fungo maledetto di Hiroshima.
attuto a Yalta da Roosevelt e Stalin, Churchill si prende una sanguinosa rivincita a Dresda. Con la sua bellezza sensuale, la "Firenze tedesca" è la più affascinante città del Reich, un autentico gioiello barocco. Il 13 febbraio 1945 è martedì grasso e i bambini indossano orgogliosi il costume di carnevale. Le sirene suonano alle 21.45, mentre al circo Sarassini i pagliacci ridono a cavallo degli asini nell'uscita finale. Gli applausi si interrompono d i colpo c gli sguardi si incrociano, interrogandosi ansiosi. La città è piena come un uovo. Dall'Est, sospinti dai carri armati russi, si sono Perché? Per alcuni Dreammassati 700mila profughi, che bivaccano dove sda fu la vittima innocente possono. I cinema, i teatri e di una scelta politica: terrorizzare la popolazione civile i ristoranti sono aperti. La per farne crollare i l morale notte è chiara c ventosa. La c abbreviare la guerra. I n città è serena: non è mai somma, una Hiroshima stata offesa dalle bombe, è convenzionale in terra tedeuna nicchia, un'oasi d i vita sca. Per altri fu colpita dal in mezzo alla morte. I m - contrappasso: come toccò a provvisi, cadono i primi Coventry', distrutta dalla fubengala, illuminandola a ria tedesca, toccò a Dresda, giorno. In pochi minuti più demolita dalla guerra totale di mille bombardieri piom- inglese. Per altri ancora fu bano sulla città: sono i Lan- una pugnalata d i Churchill, caster inglesi con il rinforzo che voleva dare a Hitler e a di qualche fortezza volante Stalin la prova tangibile delamericana e con i loro cari- la devastante potenza aerea inglese. Un'azione dimochi mortali. La contracrea, sorpresa, strativa, nessun obiettivo militare colpito, i l cuore non spara un colpo. La Raf della città annientato, una tempesta la città di bombe macchia sulla coscienza deal fosforo; i l resto lo fa i l gli Alleati. vento che tira furioso. L'incendio diventa un ciclone I morti — che sfuggirono di fuoco e Dresda si consu- a ogni calcolo — furono alma collettivamente come cune decine di migliaia. E i una foresta divorata dalle superstiti ebbero a lungo lo fiamme impazzite. sguardo vuoto di chi ha viIn poche ore una città sto in faccia la morte.
I L S O L E - 2 4 O R E — Martecfi 14 Febbraio 1995
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L a fine delia seconda guerra mondiale scatenava una serie d i atrocità ai d a n n i dei v i n t i sulle quali è calata una lunga omertà
Sangue di cosacchi, viltà di inglesi
/ crimini
dei vincitori:
ricorso alla Corte di giustizia di
T r a d u t t o r e d i Solgenitsin, B e t h e l l f u forse spinto d a u n a frase d i Arcipelago Gulag a squarciare i l velo, che già si e r a sollevato alla scae l l a seconda metà d e n z a d e l l a riserva v e n t i d i gennaio, a Strasburgo, l a c i n q u e n n a l e con c u i g l i arCorte europea per i diritti chivi inglesi e americani d e l l ' u o m o dovrà esaminaproteggono temporanear e i l ricorso d e l conte N i k o m e n t e u n a vasta fascia d i las Tolstoi c o n t r o l a conclassihed documents-. «È danna a pagare u n milione s b a l o r d i t i v o che in- Occie m e z z o d i s t e r l i n e , inflittadente, dove n u l l a d i p o l i t i g l i d a l l a g i u s t i z i a inglese i l co r e s t a a l u n g o segreto, e \ a d i c e m b r e 1989. quale ri- i n e v i t a b i l m e n t e giunge a l s a r c i m e n t o preteso d a u n p u b b l i c o , o sulla s t a m p a o L o r d A l d i n g t o n che, col i n q u a l c h e a l t r o modo, quem e n o pomposo n o m e d i sto solo atto d i t r a d i m e n t o Toby Low, fu, n e l 1 9 4 5 , Capo commesso d a i governi i n d i Stato m a g g i o r e d e l V glese e a m e r i c a n o possa, Corpo d'armata britanniessersi m a n t e n u t o all'oco. scuro. Questo è davvero Fino a che Tolstoi n o n l ' u l t i m o segreto d e l l a sescrisse su d i l u i n e l 1 9 8 8 , c o n d a g u e r r a mondiale, o, Toby Low, d i v e n u t o p a r i d e l a l m e n o , u n o degli ultimi». r e g n o e p r e s i d e n t e d e l ParU l t i m o n o n era, ché ant i t o conservatore, e r a riuc o r doveva seguire Other scito, celandosi n e l l ' o m b r a Losses d i James Bacque: l a del comandante i l V Corpo rivelazione, uscita l ' a n n o d ' a r m a t a , i l tenente genescorso (in i t a l i a n o Gli altri r a l e C h a r l e s Keightley, a Lager, M u r s i a ) d i come ariascondere le sue persom e r i c a n i e francesi fecero n a l i responsabilità n e l l a m o r i r e d i fame, d i s t e n t i e più losca o p e r a z i o n e cond i m a l a t t i e , dopo la fine d o t t a d a l l e forze a r m a t e della guerra, u n milione di b r i t a n n i c h e n e l l a seconda s o l d a t i tedeschi n e i c a m p i g u e r r a m o n d i a l e : l a consed i c o n c e n t r a m e n t o sotto l a gna f o r z a t a a i sovietici d e i l o r o autorità; p r i v a n d o l i v o l o n t a r i cosacchi che, ar- d e l l e difese d e l l a Croce r u o l a t i n e l l a W e h r m a c h t e rossa i n t e r n a z i o n a l e con seguendola n e l l a ritirata, u n sotterfugio verbale i con le f a m i g l i e , si e r a n o acdeato d a l l a perversa m e n q u a r t i e r a t i , a l l a fine d e l l a te del generale Eiguerra, t r a la Carnia italiasenhower: .la t r a s f o r m a z i o na e l'adiacente Carihzia. ne d i q u e l l i che erano, c o n N e g l i i n c o n t r i «tecnici» o g n i d i r i t t o . Prisoners of d e l l a C o n f e r e n z a d i Yalta, War (Pow) i n Desarmed Eg l i o c c i d e n t a l i si e r a n o i m nemy Forces (Def); a l t r o sep e g n a t i a «restituire» q u e i greto su c u i h a scritto u n c o l l a b o r a z i o n i s t i che fossem e m o r a b i l e a r t i c o l o Masr o c i t t a d i n i sovietici n e l s i m o Z a m o r a n i i n queste 1 9 3 9 . N o n , perciò, g l i e s u l i pagine. f u g g i t i d a l l a Russia dopo la Bacqùe è u n canadese, rivoluzione, che c i t t a d i n i così c o m e inglesi sono s o v i e t i c i n o n e r a n o m a i staB e t h e l l e D a v i d I r v i n g , cot i . E n o n i soli r u s s i f u r o n o l u i che osò sollevare u n a l - j consegnati ai loro m o r t a l i t r o l u r i d o velo s u l l a distru-1 n e m i c i . A n c h e settecentozione d i D r e s d a , n e l febm i l a c r o a t i , i s o l d a t i dell'e- b r a i o 1 9 4 5 i n g l o r i o s o m i sercito, le l o r o d o n n e e i sfatto e n o n i m p r e s a m i l i t a bambini, vennero brutalre-, massacro calcolato, p i a mente trasformati i n vitti- nificato n e i m i n i m i particom e d e g l i a g u z z i n i d i Tito. l a r i per distruggere quanto L ' o r r i b i l e segreto, che più possibile d e l l a s p l e n d i t u t t i conoscevano nelle a l d a città d'arte, t r a s c u r a n d o t e sfere m i l i t a r i b r i t a n n i i pochi obiettivi militari; e che, f u r i v e l a t o n e l 1 9 7 4 c o n uccidere i l maggior n u m e la pubblicazione d i u n libro r o possibile d i esseri u m a d i N i c h o l a s B e t h e l l . The Lon i : u n massacro che, p e r st Secret. Forcible Repaesser statò condotto contriation to Russia 1944-47 c e n t r a n d o ' a questo scopo (Andre Deutsch ed.) le conoscenze, le c c m p e B e t h e l l e r a u n giovane a r i - tenze e le risorse tecniche s t o c r a t i c o che a l t e r n a v a i n - d i u n o Stato, è i n o g n i senso teressi l e t t e r a r i e s t o r i c i a a s s i m i l a b i l e a d A u s c h w i t z . u n a carriera politica nel G r a n d e attenzione d o P a r t i t o conservatore. N e l governo H e a t h aveva r i c o - vrà d e d i c a r e l a storiografìa perto u n a carica simile alla dei prossimi decenni a n o s t r a d i sottosegretario. questo c a p i t o l o " d e l l a d i Piero Buscaroli
struzione dall'alto .dell'Europa, per metterne i n luce il carattere n o n bellico, m a soltanto t e r r o r i s t i c o d i genocidio pianificato; e p e r rimuoverne l a c r o s t a (ielle a t t e n u a n t i che v i h a s o p r a depositatò-una s t o r i o g r a f i a compiacente e anglofila p e r p a r t i t o preso, r i d u c e n do i l capitolo dei bombardamenti a peccato veniale, diminuito da u n preteso c a r a t t e r e d i g i u s t a ritorsione, e c o m p e n s a t o d a l l a «liberazione» e d a l l a conseguente gratitudine dei vint i p e r esser s t a t i r i e d u c a t i all'onestà e a l l a libertà.
Strasburgo
È i m p o r t a n t e che questa riscrittura d e l l a storia, dove t o r n a n o a b i l a n c i a r s i le responsabilità, e i sentimenti umani, buoni e m a l vagi, t o r n a n o a d i s t r i b u i r s i t r a le due p a r t i i n lotta, n o n nasca d a i v i n t i ; n o n sia espressione d i s e n t i m e n t i d i r i v i n c i t a , anche„comprensibih. m a sorga-dal disgustò' d i "stòrici d e i P a e s i v i n c i t o r i p e r g l i aspetti disgustosi d e l l a v i t t o r i a . D a condanne m o r a l i che tagliano t r a s v e r s a l m e n t e alleanze e n a z i o n i , ideologie e perfino partiti .: D conte Tolstoi che, sulla H a un interesse decisivo scia d i L o r d Bethell, si mise osservare che i f o n d a m e n t i a i n d a g a r e sulle, responsadi questa storiografìa d i bilità d i m i n i s t r i e comancorrezione morale, revisiod a n t i inglesi i n u n delitto nista i n quanto intesa a r i immenso, e pari, nel numevedere la rozza spartizione r o delle, v i t t i m e , alla metà tra delinquenti e redentori, d e l l a contabilità tedesca, siano stati p o s t i d a s c r i t t o r i e r a g i o r n a l i s t a d e l «Times». appartenenti a nazioni di I l g i o r n a l e , subito dopo l a p a r t e v i n c e n t e . F u i l più n o p u b b l i c a z i o n e d i Victims of bile e indipendente degli Yalta e d i The Minisier and scrittori politici francesi d i the Massacres, (entrambi questo secolo, A l f r e d Fae d i t i d a H o d d e r & Stoughbre-Luce, che aprì, s u b i t o ton), si schierò a l suo fiand o p o l a fine d e l l a g u e r r a , i l co, c h i e d e n d o che «i r e c a p i t o l o d e i «crimini d i sponsabili d i q u e l rimpag u e r r a alleati». t r i o forzato vengano a g i u stificarsi alle s b a r r e d e l l a l p r i m o d i t a l i c r i m i n i e- . s t o r i a sul d e l i t t o che pesa merse con sanguinosa s u l l a coscienza d e l l a G r a n evidenza già a l processo Bretagna. Tolstoi aveva d i d i N o r i m b e r g a , dove n o n m o s t r a t o che i l gabinetto d i restarono dubbi sulla reg u e r r a , i h c u i sedevano sia sponsabilità sovietica n e l C h u r c h i l l sia A t t l e e , apl'assassinio d e l c o r p o d e g l i provò i l «principio d e l rimufficiali p o l a c c h i n e l l a forepatrio», i l 4 settembre 1944, sta d i K a t y n . D o p o u n goffo «dopo i m a b r e v i s s i m a d i t e n t a t i v o d i addossare a n scussione». I l «ministro» che q u e l l a strage a i v i n t i , d e l secondo t i t o l o è H a r o l d g l i accusatori r u s s i p r e t e MacMillan, allora ministro sero e o t t e n n e r o che d i d i Stato p e r i l t e a t r o d i opeK a t y n n o n s i p a r l a s s e più. razioni del Mediterraneo, «Non p o t e v a m o certache si trovò, n e l m a g g i o mente ignorare la marea d i 1 9 4 5 , q u a l e presidente d e l violenze e s t u p r i , assassila commissione d i controlni! e deportazioni d i popolo i n RàlifCsui l u o g h i dove i l a z i o n i che contrassegnaCosacchi: p r i g i o n i e r i furor o n o l ' a n n o 1 9 4 5 » . scrisse no ammassati p r i m a della più t a r d i lo stesso Fabreconsegna—.. ' Luce: «Ma, fino a l 1 9 7 5 , ' Tolstolrivelò a n c o r a che, quando apparve L'ultimo fin d a l - g i u g n o 1 9 4 4 , c o l u i segreto d i N i c h o l a s B e t h e l l , che p o i a i v e n n e S i r P a t r i c k n o n ci eravamo i m b a t t u t i D e a n , b r i l l a n t e ambasciai n questi m i l i o n i d i Russi t o r e , scrisse: «Che possano a n t i c o m u n i s t i , c o n s e g n a t i • essere f u c i l a t i o massacrati ali'Urss, n o n o s t a n t e g l i i n massa, n o n c i riguarda. scrupoli iniziali d i C h u r - P e r d e r e ' tempo a distinchill, per u n a decisione d i guere t r a rifugiati civili e A n t h o n y Eden. Q u e s t o bedisertori e traditori delstiame u m a n o i n s e g u i t o , l ' A r m a t a rossa c i costrinacchiappato a l laccio, v e n gerebbe a u n a serie d i i n duto a tradimento, questi t e r m i n a b i l i l i t i g i coi sovieu o m i n i che si a r r a m p i c a n o tici». I l «Times», si augurava gli u n i sopra g l i a l t r i p e r che «il F o r e i g n Office e tutsottrarsi all'imbarco forzate le personalità menziot o , queste d o n n e c h e saltano nei precipizi stringendo i l o r o b a m b i n i , sono i m m a g i n i che n o n d i m e n t i c h e r e m o facilmente».
I
Ai
n a t e spiegassero finalmen- fessare che t u t t i loro sape- m a c h t per r a g i o n i diversis- secondo l'etica m i l i t a r e , né te a l l ' o p i n i o n e p u b b l i c a I n - vano come fosse intenzio- sime. dalle c o n v i n z i o n i a n - secondo g l i a c c o r d i d i Yalta glese i v e r i m o v e n t i d e l l a n e d i Toby Low consegnare t i c o m u n i s t e all'insofferen- q u e s t i c a p i dovevano essed i p l o m a z i a b r i t a n n i c a i n •quella gente a sovietici e. q u e l difficile m o m e n t o sto- jugoslavi». rico». Queste s t o r i e raccaL'atteggiamento d e i giù-1! e t t i dei'due sessFdal t e e - " " ^ & i £ & £ X 2 £ * p r i c c i a n t i , i «viaggi d i r i t o r - d i c i d u r a n t e i l processo ba- n i c o alla sguattera; fuggiaricorn o s e n z a avvenire» d i t o r - sterebbe a cancellare le i - schi sballottati t r a i d u e Toby Low, dovrebbe m e d i sofferenti, spinte a dilliache i l l u s i o n i sulla g i u - fronti, risucchiati n e l l e riti- dare l ' a r b i t r i o e l'infondacalci e bastonate n e l l e n a v i stizia b r i t a n n i c a . I l giudice r a t e d a l m i r a g g i o d e l cibo, tezza d e l d e l i t t o c o m m e s e n e i v a g o n i bestiame, i e i l L o r d p a r t e civile e r a n o di u n t e t t o ; decine d i m i - so. Solgenitsin conobbe i suc o n t i n u i s u i c i d i i n massa, m e m b r i dello stesso club, g l i a i a d i f a m i l i a r i , i g n a r i e avevano avuto t e s t i m o n i le spese g i u d i z i a r i e d e l i n n o c e n t i ; r e l i t t i d i c o m u - p e r s t i t i d i due m i l i o n i d ' i n n u m e r o s i s s i m i . U n ufficia- L o r d f u r o n o pagate da i m a nità n a z i o n a l i disperse e felici n e i c a m p i d e l l ' A r c i le francese ricordò.- « A cen- società d i assicurazioni a sposti a collaborare anche pelago; q u e l l i che n o n eran 0 s t a t i fucilati o i m p i c c a t i t i n a i a s i g e t t a r o n o sotto le p a r t e c i p a z i o n e i 0 „ n \ n 0uunH„ pubblica. ™u c o l *diavolo, p u r d i abbattes u b i t 0 d o p o „ ritor£0 so_ ruote del treno piuttosto «Aleggia i l sospetto che l'ere i l r e g i m e sovietico; ideache r i t o r n a r e d i là. L a d i p r a w i s s u t i a u n d e c e n n i o sperazione, l ' i s t i n t o d i con- stablishment abbia stretto i l i s t i religiosi, m e m b r i d i e- di t o r t u r e e l a v o r i f o r z a t i ; e servazione, spinsero g l i u n i r a n g h i i n difesa d i A l d i n g - m i g r a z i o n i p o l i t i c h e e i - ancora i figli d i quelle m a r a m u t i l a r s i , g l i a l t r i a bat- ton». h a s c r i t t o s u «il Gior- deologiche che, q u a n d o i n toriate famiglie che. n a t i i n t e r s i c o n l e unghie e i col- nale» Luca Romano, i n u n a e g u a l i f o r m e c o m b a t t e r o - p r i g i o n i a , dovettero c o n t i t e l l i c o n t r o i soldati i n g l e s i , • c o r r i s p o n d e n z a d a Londra. n o c o n t r o i l nazionalsocia- n u a r l a n e l l ' i n f a n z i a e n e l l a che r e a g i r o n o b r u t a l m e n - L a condanna, infine, a pa- l i s m o e i l fascismo, f u r o n o giovinezza, riscattando gare u n m i l i o n e e mezzo d i lodate q u a l i espressioni con l a «rieducazione» le ote». . . . . . . . . . . s t e r l i n e ( 3 m i l i a r d i e 7 5 0 d e l l o s p i r i t o d i libertà. rigini i m p u r e . Ascoltò i l o m i l i o n i d i l i r e , più le spese Erano e m i g r a t i f u g g i t i r o r a c c o n t i e c o m p r e s e a n c o r a Tolstoi: «Que- di giudizio) che h a trasfor- d a l l a Russia rivoluziona-. che. n e l l o s t e r m i n i o d i questo aspetto d i s u m a n o m a t o i l g i o r n a l i s t a in u n pod e l l ' o p e r a z i o n e n o n v e r o e d e b i t o r e a vita, ap- ria. ì v e t e r a n i d e g l i e s e r c i t i s t i d u e m i l i o n i d i esseri u fu m a i rivelato né al p u b b l i - p a r e più i l mostruoso r e - b i a n c h i , s c a m p a t i a l l a d i - m a n i ] e c o i p e d e i R 0 0 s e co, né a l P a r l a m e n t o , p e r - p e r t o d i u n a v e n d e t t a bar- sfatta c o n t r o r i v o l u z i o n a r i a v e i t e C h u r c h i l l . Eden e ché i l d e p u t a t o l a b u r i s t a b a r i c a c h e u n d o c u m e n t o d e l 1920. Q u a n d o le a r m a t e M a c M i l l a n . erano i d e n t i C h r i s t o p h e r M a y e w h a af- g i u d i z i a r i o d i u n a nazione g e r m a n i c h e v a r c a r o n o i l c h e a quelle d i Stalin. I n N i e m e n questa gente sentì q u e l l a m o l t i t u d i n e i colpef e r m a t o che e g l i stesso, m i - civile. suonare l ' o r a della riscos- v o i j d j u n qualsiasi c r i m i n e n i s t r o d i Stato a l F o r e i g n La presente rievocazio- sa, e accorse: d a l l a Francia, Office all'epoca d i B e v i n , ne è s c r i t t a p e r coloro che d a l l ' E u r o p a c e n t r a l e . d a l - furono assoluta m i n o r a n non n e seppe m a i n u l l a . S i d o v r a n n o p r o n u n c i a r s i sul l ' U n g h e r i a , anche d a l l ' I t a - za. Eppure, nulla fu t e n t a t o t r a t t a v a d i u n o sforzo d e l i - quesito se l a giustizia i n - lia. T^a essi spiccava l a d i - p e r s o t t r a r r e g l i i n n o c e n t i al massacro: i m m e d i a t o , o b e r a t o p e r celare a l p u b b l i - glese n o n abbia violato, co penose verità»: I l «Ti- c o n t r o Tolstoi, l a conven- n a s t i a d e i Krasnov, capeg- differito n e l l a consunziogiata dal famoso Pyotr, ge. Furono d u n q u e m a n d a mes» chiese, q u i n d i , d o p o zione e u r o p e a s u i d i r i t t i n e r a l e d e l l A r m a t a i m p e - nt ie alla m o r t e anche coloro che l e rivelazioni f u r o n o d e l l u o m o . S i f o n d a su Arci- n a i e . A i a m a n d e i Cosacchi fatte, «una revisione onesta pelago Gulag d i Solgenit- d e l D o n , e p o i d i nuovo ge- che. secondo ogni d i r i t t o e d e l l ' i n t e r p r e t a z i o n e d i cer- sin, s u The Last Secret d i n e r a l e d e i Cosacchi d e l l a o g n i m o r a l e , dovevano esti f a t t i che, i n quell'epoca, Nicholas B e t h e l l . il capitolo W e h r m a c h t . Krasnov ave- sere salvati. L'accusa d i Solgenitsin p e r m o t i v i d i p r o p a g a n d a «Dalla p a r t e d e i vinti» d e l v a consacrata ier s u a esib e l l i c a o post-bellica, costi- m i o l i b r o La vista, l'udito, stenza d i soldato e s c r i t t o - colpì B e t h e l l e lo spinse alt u i r o n o u n a d i s t o r s i o n e la memoria (Fogola. 1987) i r e alla l o t t a del suo p o p o l o la sua ricerca. N o n c h e oc-" c o m p l e t a d e l l a realtà e d e l - due l i b r i c i t a t i d i Nicholas c o n t r o il bolscevismo. I l suo corresse consultare a r c h i vi p e r conoscere l a sorte d i la storia». Tolstoi; su notizie t r a t t e d a l l i b r o , Dall'aquila imperiale La risposta.fu u n v i o l e n t o l i b r o d e l n i p o t e d i P y o t r K- alla bandiera rossa, f u t r a - q u e i due m i l i o n i d i v i t t i m e . e b r u t a l e rifiuto, c u i c o n t r i - rasnov, Nesabywajemoje dotto, t r a le due g u e r r e , i n L'avevano n a r r a t a i p o c h i b u i r o n o t u t t e le autorità uf- ("L'indimenticabile»), pub- UVMV. H » i c u u e « u e n c m c h ' e r a n o riusciti a fuggire: ficiali. Di f r o n t e alle richie- b l i c a t o i n l i n g u a russa a t u t t e l e l i n g u e europee. L o u ^ p o t e d i Krasnov. e i l geVyecheslav N a u ste d i verità d a p a r t e d i Tol- N e w Y o r k , oltre che su co- d i v o r a i . forse a otto a n n i , e n e r a i e stoi e d e i s u o i d i f e n s o r i , l a m u n i c a z i o n i p r i v a t e (per rimase. d e n t r o d i m e . c o m e raenko che, i n u n l i b r o p u b c i n i c a sentenza, così a m - q u a n t o riguarda i l rimpa- ima delle più precoci r a d i c i blicato a N e w Y o r k n e l tradimento. m i r a t a q u a n d o s i t r a t t i d i t r i o e i l massacro d e i croa- d e l m i o a n t i c o m u n i s m o , MQ, R grande L'editore Salani tornò a ò c o m e i l suo popolo i n g l e s i , Right or wrong, my ti) d i p a d r e Giacomo Bigo- s t a m p a r l o , n e l 1974. senza nf a r r o s s e ingannato e tradito, Country, oppose i l m u r o d i ni, s t o r i c o d e i Frati M i n o r i s e n t i r e i l dovere, fosse N u m e r o s e testimonianze, una bieca, r i n n o v a t a c o m - C o n v e n t u a l i , mancato a i s c i a t t e r i a o sciacallesco c i - furono rese, d a o s p i t i d e i plicità. I l beneficio d i a v e r e vivi d a p o c h i mesi; n e i suoi n i s m o , d i d e d i c a r e u n a n o - L a g e r inglesi e a m e r i c a n i o b b e d i t o a g l i o r d i n i supe- l u n g h i soggiorni nell'isola ta pietosa alla t e r r i b i l e fine ^ E u r o p a dopo l a g u e r r a , riori, che f u negato a i m i l i - di C h e r s o dov'era i n t e n t o a d e l l ' a u t o r e , d i c u i c o n t i - c h e p o t e r o n o assistere alle t a r i t e d e s c h i (e giapponesi) ricerche n e g l i a r c h i v i d e l n u a v a a s f r u t t a r e i l lavoro, disgustose - «pperazioni» d a N o r i m b e r g a i n p o i . d o - suo O r d i n e , ebbe resoconti Più che o t t a n t e n n e . Pyo- n e U e q u a J i { ^ S S i c h e s i ev r e b b e c o n t i n u a r e a p r o - e notizie che m i riferì dopo tr Krasnov chiuse la sua av- r a n o an-gsi ài d e m o c r a t i c i t e g g e r e l ' i n g a n n o inglese le m i e p r i m e pubblicazioni v e n t u r o s a e generosa e s i - c a m p i o n i d e l l a libertà, f u che f u a l l a base d e l r i m p a - s u l l ' a r g o m e n t o n e l 1975, e stenza appeso p e r il m e n t o r o n o . c a r i c a t i , a f u r i a d i t r i o forzato e d e l massacro d i v e n n e r o base d i i m a qua- a u n gancio d i ferro a l l a L u - m e n z o g n e e percosse, p r o b i a n k a , le m a n i legate c o l messe e violenze, s u i cad e i Cosacchi. I l m i n i s t e r o si v e n t e n n a l e amicizia. d e g l i E s t e r i vietò l a c o n s u l Dedico questo lavoro e filo di ferro dietro l a schie- m i o n . i t r e n i e l e n a v i , e port a z i o n e d e i suoi a r c h i v i a N i c h o l a s Tolstoi e a q u a n t i nà. A g l i o r d i n i suoi e d i a l t r i t a t i al macello"sovietico, come Nau. . T o l s t o i e a i s u o i d i f e n s o r i , u o m i n i giusti si battono c o n d o t t i e r i m a n o n a Toby Low, o r a c o n t r o l a falsificazione d e l m e n k o , YAtaman d e i C o h i a b b i a l e t t o D e r FraL o r d A l d i n g t o n , u l t i m o so- g i u d i z i o storico. sacchi d e l K u b a n . combat- f . gebogen d i Ernst von pravvissuto t r a gli autori di t r e n t a c i n q u e m i l a X^/ Salomon (tradotto d a q u e l l o c h e l a «Neue Zürdue m i l i o n i d i per- t e r o n o c h e r Zeitung» definì «inglosone ascende i l con- cosacchi. A l t r i q u i n d i c i m i - Longanesinel 1954 c o i t i t e l o la e r a n o i n q u a d r a t i n e l f o r - j 0 resto'prussiano) non ha' rioso c a p i t o l o d e l l a s t o r i a to complessivo d e i m i l i t a r e inglese». B m i n i - r u s s i che, a l l a fine delle o- tissimo 15° C o r p o d i cavai- dimenticato i ' m i l i t i delle s t r o d e l l a Difesa e i l M u s e o stilità. si trovò nelle m a n i l e r i a d e l g e n e r a l e c o n t e Waffen SS, p r i g i o n i e r i i n u n imperiale della g u e r r a d e g l i «alleati» occidentali: H e l m u t v o n Pannwitz, u n c a m p o bavarese, che-insulp r o i b i r o n o l'accesso alle u o m i n i , donne, b a m b i n i , n o b i l e baltico che conosce- t a n o i soldati a m e r i c a n i reva p e r f e t t a m e n t e i l russo, e duci d a u n o d i questi trasfetestimonianze r e g i s t r a t e n e o n a t i e nascituri. Soldati a questo suo talento, o l t r e rimenti-. «In p i e d i ; accanto sui rimpatrii. i m a delle sovietici c a t t u r a t i nelle i m - a l l a fellonia inglese, dovet- ai reticolati, non appena vaq u a l i , l a sola o t t e n u t a c o n m e n s e «sacche» seguite al- te i l cappio d i forca c h e u n devano g i i americani, smap r o c e d u r a speciale d a Tol- l e battaglie d'accerchia- b o i a sovietico g l i passò i n - jpavano e gridavano: "Fate stoi, lascia u d i r e u n o d e g l i m e n t o dell'estate 1941, e t o r n o a l collo. Né secondo i l ufficiali d e l V C o r p o con- poi a r r u o l a t i n e l l a Wehr- d i r i t t o i n t e r n a z i o n a l e , né j ^ .
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a noi quel che volete, m a quel che avete fatto ai russi è la più ignobile porcheria della storia umana!"». Non occorreva aspettare l'apertura degli archivi per conoscere il numero approssimativo delle vittime, e la loro stòria. Ma 1 documenti, oltre alle cronologie precise, i riferimenti esatti, i testi delle discussioni e decisioni, dei rapporti diplomatici e pareri, richieste d'istruzioni dei comandi, risposte ministeriali, diari dei comandanti dei reparti con responsabilità delle «operazioni-, e poi l'immenso cinico inganno, seguito dai -disgustoso compito- delle consegne, disegnano un quadre raccapricciante, nella sua minuziosa vastità, che non può restare fuori dei cancelli della storia. Churchill e Roosevelt, e soprattutto Eden che vi ebbe la parte decisiva, seppero di cagionare la sicura morte di due milioni di esseri u mani che. in loro potere, avrebbero potuto salvare. Non è lecito chiamare assassini Hitler e Stalin e poi fìngere di non vedere queste colpe.
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a qualità di conservatore non impedì a Bethell di lanciare contro il vecchio Lord Avon, tale il nome, abbellito dalla nomina a pari, di Anthony Eden, la terribile accusa d'esser stato -l'architetto del rimpatrio forzato» di queste centinaia di migliaia di disperati che supplicavano d'essere uccisi subito, piuttosto che consegnati all'Unione Sovietica. Interpellato nel 1973, Eden si sottrasse, assicurando che non ricordava «i particolari di questo affare». Gli sottoposero i verbali delle sedute del governo in cui. proprio lui, nel settembre 1944. prese le decisioni, dopo una breve discussione. Rifiutò di commentarli. Li commentò Bethell: -Quando scrisse che la G r a n Bretagna non aveva alcun diritto morale e legale di interferire su come Stalin avrebbe trattato gli uomini che avrebbero combattuto contro di lui. egli non fece altro che chiedere al governo di rompere la tradizione inglese dell'asilo politico agli oppressi e ai perseguitati, e consegnare migliaia di persone a una
punizione che. come egli riconobbe, sarebbe stata i m a condanna a morte, senza distinguere tra l'innocente e il colpevole oppure ad anni di prigionia senza • scampo. F u proprio per s i tuazioni come queste che i Paesi-civili concepirono l'idea del diritto di asilo». TYuman vecchio potè vedere quanto sia servito agli Stati Uniti, al di là di una vittoria già decisa, il duplice crimine di Hiroshima e Nagasaki. Nonostante stonati trombettieri della civiltà atomica levino ancora svergognati elogi del bombardamento americano, l'Asia non ha perdonato, e l'America porta ancora il peso di quell'ignominia. Churchill ebbe ogni agio di contemplare la fine dell'Impero, conseguenza della sua politica. -Provava l'indifferenza mostruosa dei vecchi per l'avvenire degli altri — osserva FabreLuce —, ma la s u a forte costituzione gli ha giuocato un brutto tiro I...J A n c o r a ben vivo, dovè constatare che quel che è essenzialmente fondato sul caso, viene anche rapidamente portato via dal caso». Peggiore fu il tiro che la robusta costituzione giuoco a E d e n che. pallido e disfatto, sconfitto in modo grottesco dai veto dell'alleato americano ella sua spedizione di Suez, ùsci dalla storia a bordo d'una lugubre auto H u m b e r ministeriale, sostenuto dalla moglie che gli metteva c u scini dietrola testa, inseguito dal solito codazzo schiamazzante di cronisti e fotografi. Le coriacee c a r n i del leone britannico servivano ormai di nutrimento all'orso russo e all'aquila a m e r i cana. (I • Continua)
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11 Giornali»
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LA FINE DELLA U GUERRA MONDIALE SCATENAVA CONTRO I VINTI UNA SERIE DI ATROCITÀ SITLE QUALI È CALATA UNA LUNG A OMER I \
Gli anticomunisti mandati ai macello La consegna a Stalin dei russi della Wehrmacht presi prigionieri dagli Alleati
' C h u r c h i l l concesse l a soli- 90 p e r cento agl'inglesi i n Piero Buscaroll t a esitazione alla sua fama d i G r e c i a A Mosca comunicò a n i m a b e l l a p o i si schierò C h u r c h i l l estasiato a Roosecon Eden,dhe ripeteva- «Non velt, aveva trovato «una possiamo permetterci senti- straordinaria atmosfera d i 11 problema d e i russi i n u - mentalismi». D 23 agosto buona volontà», e Harold N i niforme tedesca cominciò l'ambasciatore sovietico colson, u n diplomatico e p e r gli «alleati» pochi g i o r n i chiese la. consegna d e i p r i - scrittore rinomato anche p r i m a dello sbarco i n N o r - . gionieri, m a a domicilio; p e r altre ragioni, annotò: «Emandia. I servizi d'informa- gl'inglesi dovevano metterci den h a .un vero affetto p e r zione fecero sapere che m o l - anche le navi su cui riman- Stalin», e «Stalin n o n h a m a i te migliaia d i russi presidia- d a r l i . D ministro della Guer- mancato alla parola». vano le coste prescelte. C h e r a Grigg, scrisse a Eden- «Lei "fra illusioni e follie, m a cosa farne? D 28 maggio-1944 crede che n o n possiamo perl'ambasciatore inglese sug- metterci sentimentalismi, turò l a decisione, m a i prevista fino a quel momento, d i gerì al governo d i Mosca d i promettere u n 'amnistia agli m a io trovo l a prospettiva rimpatriare i prigionieri anarruolati per forza, esclur piuttosto rivoltante. Tanto che con l a forza, e subito fudendo i collaboratori v o l o n - più che, se m a n d e r e m o i p r i - rono spediti a M u r m a n s k i tari, le Waffen SS e a l t r i «cri-, gionieri russi alla morte, toc- p r i m i diecimila. Lasciarono i minali». I r e p a r t i si sarebbe- cherà a m e dare le istruzioni p o r t i inglesi i l 31 ottobre. U n ufficiale inglese e u n funzioro divisi, i c o m a n d i , sospet- alle autorità militari». tando di questi s o l d a t i n o n aI russi erano, a questo mo- nario americano, che l i avevrebbero osato i m p i e g a r l i , mento. 3750, e bisognava de- vano accompagnati osserm o l t i avrebbero disertato. cidere. C'erano ausiliarie, varono che n o n c i fù alcun serve, cuoche, c'erano civili. benvenuto: g l i sbarcati s'inLa risposta d i Molotov ri- Jù j>iù appariva ovvia l a ne- camminarono, carichi delle flette l'imbarazzo davanti a l - cessità d i distinguere, più E- loro robe, sotto pesante scorl'evidenza d i u n dissenso ar- den si ostinava su u n a sorte ta armata. I d u e comunicamato d i tali proporzioni. U n rono l'impressione ricevuta imbarazzo che d u r a v a anco- Uguale p e r tutti. Nei campi d i e gravi sospetti ai loro goverra ventidue a n n i più t a r d i se concentramento si dovette- n i , m a i l funzionario del Fo- Rosario Romeo, d o p o - a v e r r o separare dalla massa quel reign Office che ricevette i l partecipato a Mosca a u n o d i volontari i r r i d u c i b i l m e n t e quegli «incontri t r a Storici- i - anticomunisti che n o n p r o - r a p p o r t o rimase tranquillo: taliani e sovietici» su c u i t a n - - .vavano ostilità contro G r a n forse ignorava che l a m a r c i a to contava l a p r o p a g a n d a co- Bretagna e Stati Uniti, sulla al Lager più vicino era p r e l u munista, scrisse, i n questo cui protezione contavano, dio a d a n n i d i l a v o r i f o r z a t i I p r i g i o n i e r i i n m a n i amegiornale («L'ombra d i Vla- anzi, illudendosi, come m o l t i sov», i o giugno '77), che «un i h Germania, che l a g u e r r a ricane erano o r a 28.000. E i fenomeno d i collaborazioni- sarebbe continuata contro senhower domandò consismo così esteso» poneva «un l'Unione Sovietica. Si sareb- glio agli ufficiali sovietici d i discorso assai delicato ». e d i - bero u c c i s i piuttosto che tor- collegamento. Risposero fatti era stato «portato avanti nare i n Russia. Comparvero che n o n e r a possibile, n o n più nei c o r r i d o i d e l congres- le missioni sovietiche p r o - c'erano russi coi tedeschi. I l so che n e l d i b a t t i t o p u b b l i - mettendo perdono e caloro- 20 dicembre, gli americani si co...». se accoglienze: «Bruceremo allinearono agl'inglesi; connel fuoco quelle u n i f o r m i te- segnare t u t t i , lo volessero o Traditóri? FUsponde Solge- désche che indossate», disse nitsin: «Non si sarebbero m a i i l generale Vasiliev i n u n ho. Restava u n a breccia, g l i a m e r i c a n i consideravano te; arruolati nella Wehrmacht. se non fossero stati s p i n t i alla campo dello Yorkshire: «Sì, deschi t u t t i i p r i g i o n i e r i catdisperazione, se n o n avesse- con noi dentro, lo sappiamo», t u r a t i i n u n i f o r m e tedesca, finché n o n si dichiarassero ro provato u n odio" inestin- lo i n t e r r u p p e r o . d i nazione diversa. Avevano guibile contro i l regime sovietico». Russi coi tedeschi? rano, o r m a i , due schie- le l o r o buone ragioni, perché Il loro n u m e r o e r a insignifire; quelli che l'illusione tedeschi e giapponesi avevacante, rispose Molotov, i l d i salvarsi consigliava a no catturato n u m e r o s i ameproblema n o n esisteva, n o n ostentare u n a lealtà sovieti- ricani, la c u i cittadinanza apc'era alcuna ragione d i far le ca che meritasse loro i l per- p a r i v a cóntro versa. Essi i n promesse che L o n d r a sugge- dono-, e g l i a l t r i , che ostenta- tendevano che i l «diritto delriva. Il regime aveva trovato vano, invece, i l terrore e l'o- l'uniforme» fosse contracla soluzione: intanto, negare dio che dovevano impietosi- cambiato. Fino a quel m o che esistessero e. appena re gl'inglesi e i n d u r l i a rinun- mento, i russi potevano spepossibile, riprendersi i dissi- ciare al r i m p a t r i o . Si scate- rare d i scamparla dichiarandenti, e farli s p a r i r e . narono i sentimenti peggio- dosi tedeschi. Non lo capirori, l a delazione, e l'inganno; no, e i n maggioranza s i d i Nei p r i m i g i o r n i dell'invam a anche i migliori, l a coe- chiararono russi, sperando sione della Francia, i poveri renza, i l coraggio, lo stoicidiavoli caddero p r i g i o n i e r i a smo. Quanto alla salvezza, i n u n trattamento migliore. migliaia. I l 20 luglio 1944, E- t u t t i e due i sistemi fallirono. L i ammassarono con u n altro migliaio i n partenza, e den informò l'ambasciatore D 30 settembre 1944, C h u r - tutt'insieme cominciarono a russo che i l n u m e r o crescechill e Eden fecero a Stalin la smaniare e tentare suicidi. v a Dre giorni p r i m a il govervisita che restò famosa p e r i l Era i l preavviso d i quel che si no aveva deciso d i consefoglietto delle «percentuali», preparava. gnarli, appena Mosca l i riproposte dall'inglese e gioA n c h e a Washington i l m i chiedesse. Invano i l ministro vialmente sottoscritta d a l dell'Economia d i g u e r r a furbo georgiano, cui non pa- nistro della G u e r r a era conL o r d Seiborn. scrisse a Churreva vero d'incassare i l 90 t r a r i o alla consegna «Ci aschill e Eden contro «la deciper cento d'influenza i n Ro- sumiamo rischi inutili consesione d i r i m a n d a r e questa m a n i a e Bulgaria, e metà i n gnando i p r i g i onieri tedeschi gente i n Russia, che signifitutto i l resto, i n cambio d ' u n d i origine russa. Saremo n o i i cherà per loro l a morte». responsabili d e l grande
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massacro che i sovietici commetteranno» Il ministro della Giustizia pose u n grave problema: quale fondamento legale avesse l a consegna d i i n d i v i d u i riluttanti e cont r a r i Né l u i , né i l collega erano al corrente degli accordi già presi con gl'inglesi. La sorte dei disgraziati, ora saliti a c e n t o m i l a fu suggellata a Y a l t a «Erano tre ann i chè l a propaganda inglese narrava l e sofferenze ed esaltava gli eroismi del popolo russo. Aveva nascosto i l vero carattere del governo sovietico. A v e v a fatto credere che L'suÓì scopi fossero simili a i nostri, così determinando, verso quel governo, u n attegg i a m e n t o che rese possibili, - e-anche-accettabili, alcuni g r a n d i tradimenti», ha scrit. to; nella prefazione a Bethell, HughTrevor-Roper, uno storico accademico ch'ebbe i n càrichi di. rilievo n e i servizi greti..- , A : Yalta, Stalin, abilissimo pegdziatore, incassò l'intera gplonia, «incatenata, i n cepp i e imballata», scrisse George Kennan. Quello della Pol o n i a è i l meglio conosciuto, m a u n t r a d i m e n t o a testa . toccò ad ognuna delle nazione-liberate» dell'Europa ojièntale: più i Croati, i Cernirci, i Cosacchi. Oggi si può m i • BÙrare l'eccesso, incosciente : e criminale, dello zelo filoso,vietico inglese, che si spinse a r i m p a t r i a r e g l i emigrati «bianchi», la cui consegna era stata esclusa p e r l'elementare evidenza che m a i erano stati cittadini sovietici. Trevor-Roper dovè ammettere: «Dei sei capi, la cui esecuzione fù pubblicamente annunciata, uno solo e r a passibile d i rimpatrio. G l i alt r i dovevano indiscutibilmente restare prigionieri delle potenze occidentali e ricevere, infine, asilo politico (...). Per accontentare Stalin, gli "alleati" sacrificarono non solo i Cosacchi, m a anche i t e r m i n i degli accordi d i Yalta, e l a distinzione t r a tradim e n t o e dissenso politico». Ernest Bevin, successore laburista d i Eden, sentenziò: «Sarebbe difficile tracciare u n a l i n e a t r a rifugiati politici e traditori». Così calò i l coperchio sulla tomba, comune agl'innocenti e ai supposti colpevoli».
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t a l i n aveva detto: «Ci occuperemo d i quelli che hanno combattutto p e r i tedeschi quando saranno ritornati i n Russia». E bisogna supporre, aggiunge Bethell. «che C h u r c h i l l ed Ed e n sapessero che cosa i n tendeva Stalin quando parlava d i "occuparsi di quella gente* che, i n ogni caso, si er a n o già impegnati a regalargli». L T l febbraio 1945 fu firmato l'accordo: «T\itti i citt a d i n i sovietici liberati dalle a r m a t e alleate verranno sep a r a t i d a i prigionieri tedeschi (...) concentrati i n luoghi predisposti, dove saranno ammesse commissioni sovietiche per i l rimpatrio». Nessuno accennò a r i m p a t r i i forzati, e Stalin propose d i non far parola della decisione nel comunicato sulla Conferenza. A l Foreign Office ne furono consolati. «Questo accordo deve restare segreto», annotò un funzionario i n margine. Poteva oscurare la luce radiosa i n cui Yalta fu presentata all'Occidente liberaldemocratico entusiasta; la precisazione •cittadini sovietici» significava che i veterani della g u e r r a civile e della «vecchia e m i grazione» erano esclysi. M a i l a civiltà liberaldemocratica fu più chiara e sicura di sé. Or a bisognava interrogare, d i stinguere, ci avrebbero pensato le illuminate missioni sovietiche. «Spiacevole e penoso» parve al brigadier generale R. Firebrace accompagnare i l collega Ratov a int e r r o g a r e i p r i g i o n i e r i per i dentificare i cittadini sovietici d e l 1939, che dovevano r i m p a t r i a r e . Uno puntò i l d i to c o n t r o Ratov, gridando: «Avete ucciso m i o padre, avete ucciso m i a madre, avete ucciso i m i e i fratelli, e io chied o a l generale inglese d i ucc i d e r m i qui e subito, piuttosto che rimandarmi i n Russia». Firebrace borbottò che quel disgraziato g l i sembrava polacco e n o n russo, e lo ficcò i n u n a lista d i casi controversi, salvandolo, almeno p e r i l momento. Fece r u m o r e i l caso d i Ivan e Natalia Ivan, trent'anni, figlio d i perseguitati politici, er a stato più volte i n carcere p r i m a della guerra. Catturato d a i tedeschi n e l 1942, finì i n u n battaglione d i lavoro d e l l ' a r m a t a Vlassov. Nel 1943 sposò Natalia, u n a r a gazza d i diciassett'anni, che o r a stava con l u i nel campo, e a gennaio dette alla luce u n bambino. Per i l Foreign Office, t u t t o era chiaro: padre e m a d r e «saranno consegnati, t r a t t a t i duramente e probab i l m e n t e giustiziati», annotò tranquillo i l funzionario, «mentre i l bambino, inglese p e r nascita, sarà allevato a c u r a dello Stato». I due. che lo storico indica con lo pseud o n i m o Sidorow, ebbero u n a d o p p i a f o r t u n a la tempestiva n a s c i t a e un'irriducibile
anziana signora quacchera «Nessuno appare riluttante ro e aristocratico. Più tardi, Ethel Christie, ch'era stata al ritorno», scrissero i gior- circolò voce che capo suprecrocerossina i n Russia nel n a l i americani. L'8 giugno, i l m o era u n altro, ossia, un'al1920. e scocciò mezzo m o n - generale Bradley espresse tra, una bella principessa do, fin che ottenne che Ivan e u n parere più realistico: che, scesa dalle montagne, Natalia restassero i n Inghil- «Non credo che questa gente rimproverò i principi d'esabbia m o l t o da vivere». terra, dove tuttora vivono. sersi arresi, usurpando L'isolato caso d i fàvola u un'autorità che spettava a lei m a n i t a r i a fa soltanto risaltar r i d u c i b i l i restarono i Co- sola. re la sventura dei disgraziati sacchi che, i n unità autoGli inglesi credevano d'esdie, ficcati a forza nelle navi, nome dentro l'Esercito te- ser piombati i n u n a favola osalparono, ora, per Odessa. I desco, si erano guadagnati rientale. Seguirono intense primi viaggi riuscirono alta reputazione sul campo. trattative. I Cosacchi erano «sgradevoli» per la tensione N e i d o c u m e n t i inglesi, la lo- convinti che gli occidentali at r a scorta e m a r i n a i inglesi, e ro storia comincia i l 17 i h a g - , vrébbero continuato la guergii ufficiali sovietici. I prigio- gio 1945, quando i l mare- ra, contro l'Unione Sovietica. nieri s'impiccavano, si ta- sciallo A l e x a n d e r telefonò a Non avevano la m i n i m a idea gliavano le vene, si gettavano L o n d r a chiedendo come del destino che l i attendeva. dalle navi a Gibilterra, ai comportarsi con cinquanta- Lo stato d i servizio anticoDardanelli. I t u r c h i l i ripe- m i l a Cosacchi e venticinque- munista pareva loro un'ottiscavano e l i riconsegnavano. m i l a C r o a t i che si trovavano m a presentazione agli «alAlcuni furono fucilati all'ar- sul t e r r i t o r i o occupato dalle leati». Se, i n quei giorni, perrivo, i l 18 aprile 1945: g l i uffi- sue t r u p p e . Avvertiva che fino gli. ufficiali superiori i n ciali inglesi n o n poterono ve- farli t o r n a r e nei Paesi d'ori- glesi ignoravano ancora gli dere, m a udirono gli spari: si gine e r a fatale p e r la loro esi- accordi d i Yalta, si può capisentirono rispondere che «e- stenza. C h u r c h i l l ebbe il con- re che i Cosacchi n o n fossero rano stati giustiziati perché sueto quarto d'ora d'anima informati sulle nuove realtà lavoravano p e r la polizia i n - bella, m a c i pensò a risolvere politiche e m i l i t a r i . glese ed erano venduti ai ca- il p r o b l e m a H a r o l d M c M i l Secondo le fonti inglesi, i l pitalisti». lan, editore versatile e futuro 16 maggio c'erano, nei dinN e p p u r e queste esperien- p r i m o ministro, giunto dall'I- t o r n i d i Lienz, ventiduemilaze recarono pentimenti. D 30 talia. 1129 maggio, Alexander nove u o m i n i , quattromilamaggio, alcuni p r i g i o n i e r i si ebbe l'ordine d i consegnare i seicentonovantatré donne e gettarono n e l Bosforo, dalla Croati alle missioni d i Htn^e duemilaquattrocentotrenta«Empire Pride»; i t u r c h i l i ri- i Cosacchi a quelle d i Stalin. sei bambini, m e n t r e altri portarono, u n o si tagliò le ve- Fu, per m o l t i soldati inglesi, quattromilaottocento si erane. A b o r d o imperversavano «il più disgustoso ordine del- no acquartierati a Oberle delazioni, i sovietici inter- l'intera guerra». drauburg, nell'alta valle deK rogavano e selezionavano i G l i Atamani dei Cosacchi, la Drava. A pochi chilometri prigionieri che, all'arrivo, f u - d e l Don, generale Pyotr Kra- di là, erano i Cosacchi del 15° rono costretti a c a m m i n a r e snov, e del Kuban, generale Corpo d i Cavalleria del getrascinandosi dietro i m o - N a u m e n k o , combatterono n e r a l e . Helmut . von renti, uno i n coma, u n altro n e l l ' A r m a t a bianca ed emi- Pannwitz. appena amputato d'una grarono n e l 1920 i n Europa E intanto, si avvicinava l'algamba. L'ufficiale inglese v i - occidentale con migliaia d i tra nazione che aveva comde quello che aveva tentato il seguaci. Quando la Wehr- battuto dalla parte sbagliata, suicidio m e n t r e lo portavano m a c h t entrò in Russia, questi settecentomila Croati, t r a evia, e poi udì uno sparo. I l co- u o m i n i , che n o n accettarono sercito.e popolazione. I loro mandante della nave rifiutò lo Stato sovietico e non ne fu- capi dissero a l generale di riprendere a bordo ì sovie- r o n o cittadini, organizzaro- Scott che cercavano asilo i n tici n e l viaggio d i ritorno. E no l'Esercito nazionale co- Occidente perché rifiutavatuttavia, i trasporti verso i l sacco. Nell'equipaggiamen- no d i vivere sotto i l comunimacello continuarono. Le to d i base della Wehrmacht, . smo. Lo supplicarono d i rifedemocrazie liberali avevano conservarono i colbacchi, le rire al governo inglese. N o n i m a p a r o l a d a mantenere. bandoliere, le lunghe spade potevano , i m b a r c a r l i per Finita l a g u e r r a i n Europa, ricurve, le eleganti sciabole qualche colonia i n Africa, o non ci fu bisogno d i navi, ba- incrostate d i pietre preziose,, in America? starono i camion e i t r e n i a che passavano d i padre i n fiQuando capirono che n o n completare l'opera. I l 22 glio nelle famiglie nobili, nei maggio 1945 le commissioni clan. Q u a n d o l a Wehrmacht c'era speranza, accettarono sovietiche e americane p e r i l dovette ritirarsi, l a disperata di arrendersi ai commissari r i m p a t r i o s'incontrarono a nazione l a seguì sui c a r r i tra- comunisti appena arrivati. Lipsia. I russi restituivano i dizionali, t i r a t i dai cavalli, e Scott r i c o r d a i l generale p r i g i o n i e r i inglesi, america- fu sistemata i n t e r r i t o r i o ita- croato, «una persona educani e francesi che avevano liano, traTolmezzo e i l confi- ta, molto corretto, tedesco trovato a l lavoro nelle fatto- ne austriaco. La sacca, deno- nei modi». Ne ebbe pietà. M a rie i n G e r m a n i a Orientale. minata Cossackia. arrivò a gli o r d i n i delle liberaldemoG l i «alleati» ricambiavano, contenere, verso la primave- crazie erano chiari: «I C r o a t i consegnando n o n soltanto i r a 1945, trentacinquemila erano nemici, i titini gli allearussi l i b e r a t i d a i c a m p i d i cosacchi, metà soldati e ti». Del ritorno «in patria» s'incaricarono i partigiana prigionia, m a anche quelli "metà civili. della settima brigata jugoche, arresisi i n u n i f o r m e teAll'apparire dell'Ottava desca, o r a imploravano d i armata, che saliva dall'Italia, slava, che allestirono una senon essere rimandati i n ripiegarono verso Nord, at- rie d i «marce della morte», Urss. Fu a l l o r a che le demo- traversando i l confine con ciascuna con m i g l i a i a d'infecrazie liberali aggiunsero, l'Austria a l passo d i Monte lici, legati coi fili spinati, e coalle categorie contemplate a Santacroce, m e n t r e i loro ca- stretti a c o r r e r e dietro gli aYalta, quelle che nessun i m - p i trattavano con gli inglesi guzzini avanzanti su camion pegno le obbligava a conse- che. preoccupati d i dover e cavalli. I l p r o b l e m a si risolgnare. Cominciarono con l i - domare questa sconosciuta se via via che a migliaia, sfina commedia per i giornali- orda orientale, rimasero gurati, dissanguati, mutilati, finirono sulle strade del m a r sti: vagoni ferroviari, deco- •piacevolmente sorpresi» rati d i scrìtte inneggianti al- apprendendo ch'erano d i - tirio. l a «gloriosa m a d r e p a t r i a so- sposti ad arrendersi. Ancor vietica», e al «Padre della vit- maggiore, fu la sorpresa, toria, i l grande Stalin», ven- quando incontrarono i capi nero a caricare i p r i m i g r u p - caucasisi, «dieci dei quali epi, e scomparvero dietro la rano principi», d'aspetto fielinea di demarcazione.
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iberi del problema croato, restava agii i n glesi quello dei Cosacchi che aspettavano c a l m i , ordinati. Più conoscevano questa gente fiera, e più g l i inglesi l i prendevano i n s i m patia. A m m i r a v a n o l a d i gnità, i l comportamento, la loro maestria a cavallo. U n certo maggiore «Rusty» Davies fu incaricato dei collegamenti. Poi che n o n sapeva che cosa significasse, l'incarico gli piacque. «Erano magnifica gente, d i g r a n cuore e coraggio». N o n sapeva ancor a che «ognuno d i loro, u o m o donna, bambino, doveva esser consegnato alle autorità sovietiche, lo volesse o no. con la forza, se necessario». Il tenente generale Charles Keightley comandante i l Quinto Corpo d'armata, e, con speciale zelo, il suo Capo d i Stato maggiore. Toby Low, ordinarono: «Nessuno deve scappare». Spiegarono anche che, seppure gli ufficiali superiori cosacchi, vecchi em i g r a t i d a l 1920, fossero «in teoria» esclusi dalla, consegna, la diplomazia inglese si e r a convinta che. se gli avessero dato anche queste vittime, Stalin, commosso d a l l a delicatezza, avrebbe tenuto «una linea più moderata» nella conferenza sul futuro della Polonia, che doveva ap r i r s i i l 17 giugno. I Cosacchi n o n dovevano sospettare i l loro destino. Potevano resistere, combattere, come minacciavano, fino all'ultimo. Bisognava convincerli a cedere le a r m i . G l i fecero credere che i l loro c a m pionario d i a r m a m e n t i tedeschi e russi, italiani e jugoslavi, antiquato e d eterogeneo, e r a di ostacolo alla formazione della «legione cosacca» d i cui parlavano g l i inglesi, d a impiegarsi chissà dove, forse in Giappone. H 26 maggio, a u n r a p p o r t o d i ufficiali superiori, i l colonnello M a l c o m conobbe i l suo compito, e inorridì: «Era i l rinnegamento d i tutto quanto avevamo detto ai Cosacchi...». «Non riuscivo a crederci», ricorda i l maggiore Davies, che chiese d i essere sostituito..E, invece, doveva restare, gli spiegarono i superiori, p r o p r i o per la fiducia che i Cosacchi riponevano i n l u i : gli avrebbero creduto, e sarebbero caduti nella trappola senza far storie. E quando se ne fossero accorti, sarebbe stato tardi.
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B disarmo fu fissato p e r le due d e l 2 7 maggio. G l i o r d i n i erano d i aprire i l fuoco, se necessario, «coipe i n guerra». N o n ce ne f u bisogno. U n a fotografia, danneggiata m a eloquente, testimonia l a tranquilla e ordinata naturalezza militare dell'operazio.ne. Arrivavano coi loro carri, tirati dai loro cavalli, passavano davanti al mucchio delle a r m i russe e tedesche, italiane, romene e jugoslave che i loro camerati avevano già gettato. U n solo fante i n glese bastava a regolare i l pacifico traffico. «Avremmo, avuto le a r m i nuove che g l i inglesi ci avevano p r o m e s so», h a ricordato u n superstite: «Facemmo q u e l che c i chiedevano, senza dubitare». . (2 r Continua)
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il Giornale
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L a fine della seconda guerra mondiale scatenava contro i vinti una serie di atrocità sulle quali è calata una lunga omertà
L'infamia nella valle della Drava Disperazione e suicidi in massa fra i prigionieri russi riconsegnati a Stalin
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Piero Buscaroll
oncluso i l disarmo dei Cosacchi, poteva cominciare l a seconda fase: la separazione degli ufficiali dalle t r u p p e e dalle famiglie, che doveva trasformare l'arm a t a p r i g i o n i e r a i n u n a torm a sbandata. Davanti al più abbietto t r a d i m e n t o m a i consumato da u n esercito vincitore verso u n o vinto, l a correzione, che abbiamo i n vocato, della storia fin qui ricevuta, i m p o n e i l confronto t r a lo zelo servile delle democrazie l i b e r a l i p e r compiacere Stalin, e i l geloso sentimento della sovranità che sempre indusse i com a n d i italiani i n Francia, nei Balcani, nell'Egeo, a proteggere, col pieno sostegno del governo d i Róma, le c o m u nità etniche perseguitate dai tedeschi. Se, n e l l ' u l t i m o tratto della g u e r r a , i l governo della Rsi dovè subire la sopraffazione d e i tedeschi o r a occupanti, ciò avvenne perché dai quarantacinque g i o r n i d i Badoglio all'8 settembre 1943, ogni sovranità italiana fu dissolta. Mussolini, che così ridotta ritrovava l'Italia dopo due soli mesi, dovette rassegnarsi a s t r a p p a r e isolati lacerti d i a u t o n o m i a ali alleato inferocito, o r a padrone. M a i , tuttavia, la Rsi consegnò spontaneamente a i tedeschi i suoi p r i g i o n i e r i . I fastidiosi esaltatoli d e l l a civiltà liber a l d e m o c r a t i c a anglosassone meglio spenderebbero i l loro t e m p o t r a e n d o i necessari paragoni t r a l a d i r i t t u r a m o r a l e d i u n governo che, p u r ridotto all'impotenza, sempre contese a l tracotante alleato le sue poche centinaia d i p r i g i o n i e r i , e la voluttà sadica, l a spensierata crudeltà, l a deliberata fellon i a con c u i le potentissime democrazie avviarono, a quel che già sapevano certo massacro, due m i l i o n i d i esseri u m a n i (contando anche i Croati) che avrebbero potuto e dovuto salvare. «Gli ufficiali furono invitati a u n a conferenza per comunicazioni che doveva, senza sospetti, farli uscire dai c a m p i . «E u n a deliberata menzogna», protestò Davies, r e p l i ca, i n formato ridotto, dell ' a n i m a bella C h u r chill. I l dubbio si sparse nei campi. Perché i generali inglesi n o n
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vengono qui, invece N e i c a m p i dei Cosacchi, i che portar fuori m i l l e sospetti sulla conferenza si cinquecento ufficiali, scontravano con antichi r i per una conferenza? g u a r d i . «Abituati a credere «Poche volte un'autorità i n - alla p a r o l a d i u n ufficiale», glese decise, così alla legge- scrisse Naumenko, «non pora, d i tante vite umane», dice tevano sospettare che l'alto Tolstoi. «Niente casi i n d i v i - c o m a n d o inglese macchiduali», arano g l i o r d i n i , t u t t i nasse u n tale crimine», comdovevano essere «rimpatria- pleta i l nipote d i Krasnov. ti», anche i Krasnov, gii e m i grati anziani, le famiglie, i «Memori delle tradizioni Cosacchi del generale Do- d e l l ' A r m a t a imperiale, g l i manov a l i e n z , quelli d i von ufficiali russi n o n concepivaPannwìtz, del generale A n - no u n t r a d i m e n t o così vile». drej Schkuroi, caucasici d e l La m a t t i n a del 28 maggio, un giovane ufficiale, Bluterov, generale Klych Girey. Si legge con vero o r r o r e i l chiese a Davies: «Ho m i a motradimento p e r p e t r a t o a i glie e u n bambino, e oggi danni d i von Pannwitz che, debbo a n d a r e a questa conancora nel pieno esercizio ferenza. V o r r e i che m i dicesdel comando, giunse i n auto- se se t o r n e r e m o , o no». Col mobile sul ponte dove i co- solito «orrore», che poi gli mandanti inglesi l'avevano passava, Davies rispose d i sì. convocato, senza d i r g l i ch'e- A l t r i m e n t i , Bluterov avrebr a i l confine con l a zona rus- be detto La verità ai suoi casa. La sua v e t t u r a passò len- m e r a t i . Pochissimi rifiutarotamente e, quando fu dall'al- no, e all'una del 28 maggio g l i t r a parte, Pannwitz vide i equipaggi d e i c a m i o n trovarussi i n attesa. Esclamò uno r o n o g l i ufficiali p r o n t i per la stupefatto «Mein Gotti» e conferenza inesistente. Bascomparve. Nessuna legge ciarono le m o g l i e i ragazzi, si dissero a r r i v e d e r c i e partiimponeva d i consegnarlo, rono. Erano 1.475. U n o dei non era richiesto p e r c r i m i n i p o c h i che riuscirono a fuggidi guerra; aveva comandato unità russe, m a restava u n re, i l colonnello Frolov, ufficiale tedesco. La sua vita guardò la colonna; «Un carro doveva essere g a r a n t i t a d a l - a r m a t o ogni due o t r e cala potenza che l'aveva cattu- m i o n . Perché quella guarrato. La consegna d i v o n dia, e perché così forte?». Pannwitz ai russi che lo «giuP a r t i t o i l convoglio, scattò stiziarono» fu u n p r e m e d i t a - la t e r z a fase; p r e p a r a r e i solto assassinio, u n gesto d i fel- dati inglesi. C i pensò il genelonia d i fronte al quale ci si rale Mosson con u n procladomanda se esista ancora u n ma; «Secondo g l i accordi t r a i onore m i l i t a r e britannico. E governi alleati, i cittadini delcosì la sorte dei m i l l e ufficiali le Nazioni alleate debbono e sottufficiali tedeschi del X V ritornare n e i loro Paesi. TUtti Corpo d i Cavalleria. Ne tor- i Cosacchi e i Caucasici nelnarono poche decine. U n o l'area d i questa brigata, debsconosciuto ufficiale inglese bono ritornare i n Russia (...) avvertì i l prìncipe zu Salm, Per evitare disordini, gli uffiche così potè far fuggire i ciali sono stati separati dalle duecentocinquanta ufficiali t r u p p e . U o m i n i , donne e e sottufficiali tedeschi ai suoi b a m b i n i saranno trasportati ordini. quando ci saranno camion e treni».
Soldati e sottufficiali potevano cedere all'umana pietà. «Sarà u n compito m o l to difficile L.l C i sono tante donne e bambini, molti d i voi provano simpatia per questa gente. Ricordate che preser o le a r m i a fianco dei tedeschi e combatterono contro di noi, in Italia e su altri fronti L.l I russi intendono mettere questa gente ai lavori nei campi e rieducarli come buoni cittadini sovietici». Tale sequela d i menzogne doveva soffocare i disgusti delle coscienze. Anthony Eden non soffriva d i queste debolezze. Fin dalla seduta d i governo del 3 settembre 1944, aveva detto tranquillo: «Molt i d i loro andranno alla morte». A Spittai, una settantina d i c h i l o m e t r i a est d i Lienz, li ficcarono in una caserma, come i n una gabbia. Hitto i n torno, la guardia armata, raddoppiata. Un ufficiale cosacco ne domandò i l perché a uno inglese, che rispose d i non averne idea. U n capitano, Lavers, era responsabile della custodia. Ogni resistenza doveva essere stroncata, con fuoco «per uccidere». I tentativi d i suicidio dovevano essere impediti, m a se ciò comportasse «il m i n i m o pericolo per le nostre truppe, lasciare che si uccidano». Molti, che finora non avevano creduto alla loro sorte, constatarono che dalle baracche erano stati tolti tavoli, seggiole, letti, perché non servissero agli aspiranti suicidi.
(Jéí^sj I I
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n v e c c h i o K r a s n o v passò l a notte a scrivere e ricopiare p e t i z i o n i , i n francese, c o n - l e r a g i o n i d e i C o s a c c h i c h e avevano p r e s o le a r m i c o n t r o Stalin: p e r Re G i o r g i o VI. C h u r c h i l l , l'arcivescovo di C a n t e r b u r y , le N a z i o n i U n i te, l a C r o c e rossa i n t e r n a z i o nale N o n oltrepassarono i cestini dei rifiuti. E nobile vegliardo chiese di esser considerato solo responsabile p e r i l c o m p o r t a mento di tutti i suoi Cosacchi sui c a m p i d i battaglia. N e l campo, sorvegliato d a t o r r i d'osservazione con mitragliatrici, c o m i n c i a r o n o i suicidi. I camerati portarono fuori i corpi e li a l l i n e a r o n o s o p r a coperte presso gl'ing r e s s i d e l c a m p o , così che gl'inglesi li vedessero. T e m p o perso. Sorgeva E mattino d e l 2 9 m a g g i o 1945 nella v e r d e vaUe d e l l a D r a v a circondata d'alte montagne, q u a n d o , a l l e 5 30. t r e u f f i c i a l i cappeUani cosacchi chiesero agl'inglesi d i celebrare la M e s s a . G l i risposero c h e facessero p u r e , m a si sbrigassero i n mezz'ora. A centinaia, g e n e r a l i e ufficiali s'inginocchiarono, molti i n lacrim e e pregarono E Signore con le canne delle m i t r a g l i a trici inglesi p u n t a t e addosso. D a g E u f f i c i a l i , c h e A l b i o n e aveva c o n d a n n a t o a m o r t e , si alzò E coro: «Salva E n o s t r o popolo, o Signore». C o m e u no spettatore soddisfatto. E colonneUo B r y a r assicura c h e «la c e r i m o n i a f u i m p r e s s i o n a n t e , E c a n t o stupendo». A l l e 6.30 a r r i v a r o n o i cam i o n : u n o bloccò la p o r t a . A B r y a r , c h e gE o r d i n ò d i f a r s a lire i s u o i ufficiaE. E g e n e r a l e D o m a n o v rispose c h e n o n av e v a più g i u r i s d i z i o n e s u l o ro. A d o r a , u n plotone inglese marciò sui g r u p p i , cercando i capi. GE ufficiaE s u p e r i o r i sedevano sui p a v i m e n t i le braccia i n c r o c i a t e alle g a m be Li tirarono fuori t r a percosse e c o l p i d i b a i o n e t t a D i s a r m a t i , i n m a g g i o r p a r t e sop r a l a sessantina, furono infine gettati sui camion. 1 vecchi e m i g r a t i , esclusi daUa consegna secondo gE accordi d i Yalta, m o s t r a v a n o passaporti e carte, m a Keig h t l e y e L o w , l e più s i n i s t r e figure deUa sanguinosa t r e g e n d a , a v e v a n o v i e t a t o i «casi i n d i v i d u a l i » , p e r c h é v o l e vano p r o c u r a r e ai sovietici la g i o i a d i m e t t e r le m a n i s u cap i così E l u s t r i . E f e c e r o d i peggio: «Ordinarono alle vitt i m e d i m a n t e n e r e i n t a t t e le loro uniformi tedesche con l e i n s e g n e e i g r a d i , così c h e i sovietici n o n faticassero a r i conoscerli». A p p a r v e r o , i n f a t t i , p a r t i c o l a r m e n t e «deEziati» n e l m e t t e r e l e m a n i s u i «principaE d i a v o E d e l f o l k l o re sovietico d i venticinque a n n i , S c h k u r o i . Krasnov... T a n t o più d e E z i a t i , i n q u a n t o n e p p u r e S t a l i n si e r a spinto a c h i e d e r e l a l o r o c o n s e g n a . E-
r a n o g r a z i o s i d o n i d e l l e Eberaldemocrazie alle forche del compare. N e l c a m p o d i Lienz, soldat i e f a m i g l i e a s p e t t a v a n o i l rit o r n o degE ufficiali. Q u a l c u n o intuì c h e E a v e s s e r o già consegnati, m a Davies negò categoricamente. Solo la m a t t i n a d e l 30. q u a n d o e r a n o già i n v i a g g i o v e r s o J u d e n b u r g , annunciò c h e n o n sarebbero ritornati, m a ciò n o n significava che E avesser o consegnati ai sovietici E-. r a n o solo d i v e n t a t i p r i g i o - ' n i e r i d i g u e r r a deU'InghEt e i r a . E se p o i f o s s e r o s t a t i c o n s e g n a t i gE u f f i c i a E , ciò n o n voleva d i r e che anche i s o l d a t i , le d o n n e e i b a m b i n i , dovessero seguire la loro sorte. L a n o t t e i n a t t e s a d e l «rit o r n o » passò t r a l ' i n s o n n i a e E tormento per i ventimila d e l campo, sottufficiali, sold a t i . civiE, p r e t i , d o n n e , b a m b i n i . «Era v i t a l e t e n e r e n a s c o s t a l a verità, i l più a l u n g o possibEe. N o n c ' e r a n o g u a r die bastanti a trattenere q u e l l a - m a s s a , se si fosse rib e l a t a . I Cosacchi elessero
Ataman prò tempore, un sa-
vio sottufficiale, m o l t i fuggir o n o n e i boschi e sulle m o n t a g n e . Si l e v a r o n o suppEche, le invocazioni d'essere uccisi p i u t t o s t o c h e consegnati». Davies sperimentò l ' u l t i m o ricatto: « S e r e s t a t e caErù, n o n cEviderò le f a m i g E e . A l t r i m e n t i , separerò le d o n n e dagE u o m i n i , e i b a m b i n i dai genitori». O b b e d i r o n o p e r E solo p i a cere d i m o r i r e insieme E intanto, stabEirono E p r o g r a m m a d e l g i o r n o f a t a l e . S i sarebbero inginocchiati a pre-. gare sul piazzale del campo, intorno all'altare dove tutti i p r e t i i n s i e m e a v r e b b e r o celebrato E servizio solenne. G l ' i n g l e s i n o n a v r e b b e r o osato violenze su u n popolo i n preghiera. Cucirono centin a i a d i b a n d i e r e n e r e e le appesero sulle tende. Tornaron o i c a m i o n , le g u a r d i e v e n n e r o a p r e n d e r e i bagagE deg l i ufficiaE consegnati. D a l l e mogE disperate accettarono lettere, o r m a i prive d i destin a t a r i . D 30 m a g g i o s u o n ò l ' o r a dei Caucasici, scelti p e r E p r i m o assalto. Li s p i n s e r o s u i c a m i o n nel solito m o d o Eran o l 737. E 31 m a g g i o f u E t u r n o d e i 7.000 C o s a c c h i d i v o n P a n n w i t z . S e p a r a t i dagE a l t r i e t o t a l m e n t e i g n a r i , si lasciarono portar via senza resistere. Nei campi intorno a Oberdrauburg, E maceEo cominc i ò E 1° g i u g n o , q u a n d o g l ' i n glesi avvertirono: e r a g i u n t a l'ora, si preparassero a p a r t i re. I Cosacchi rifiutarono e furono caricati alla baionett a . S i a p r i v a n o le g i u b b e s u i petti, invocando che E uccidessero. A l c u n i , che cercar o n o d i f u g g i r e , f u r o n o assass i n a t i a fucilate. «PuterribEe, d o v e m m o ficcarti n e i t r e n i a c o l p i d i baionetta», r a c c o n t ò u n tale Shaw, che c o m a n d a -
v a l a s c o r t a . « N e l c a m p o acc a n t o , ftirono i d e n t i c h e scene, d i e c i m i n u t i di macello c o n b a s t o n i , c a l c i d i fùcEe, b a i o n e t t e . Q u a l c u n o aprì E fuoco, t r e cosacchi c a d d e r o uccisi. D o n n e incinte furono b u t t a t e " c o m e s a c c h i " s u i cam i o n , le u l t i m e resistenze fur o n o spente d a l fuoco d e i l a n c i a f i a m m e sulle tende». L o «special h o r r o r » , c o m e fu chiamato, del c a m p o d i Lienz, fu costituito daEa presenza di quattromEa donne e duemEacinquecento bambini: u n atto d i genocidio che significò l a E q u i d a z i o n e d e l la nazione cosacca emigrata. Q u a n d o finì l a r e c i t a d e l l a danza macabra lungamente preparata, partirono treni che si lasciarono d i e t r o u n a scia d i d o n n e m o r t e o ferite d o p o e s s e r s i l a n c i a t e d a i finestrini. La s t a m p a dei Paesi «alleati», m o l t o r i s p e t t o s a d e i d e s i d e r i g o v e r n a t i v i , n o n fece p a r o l a d e g l ' i m b a r a z z a n t i a v v e n i m e n t i . P r i m a deU'ap e r t u r a degE archivi, nel 1972, n o n c ' e r a n o d o c u m e n t i ufficiaE. B e t h e E e Tolstoi E hanno pubbEcati. E r a p p o r t o d e l t e n e n t e colonnello M a l c o m comincia: « A l l e 7.30 a n d a i n e l c a m p o con Davies. M o l t e migEaia d i p e r s o n e si s t r i n g e v a n o i n u n compatto quadrato, d'ispirazione difensiva p r i m i t i v a , quasi a m m a l i : donne e b a m b i n i a l c e n t r o , gE u o m i n i s u i lati, u n g r u p p o d a q u i n d i c i a v e n t i p r e t i c o i p a r a m e n t i sacri, i m m a g i n i e stendardi reEgiosi» A u n a l t r o t e s t i m o n e , la piattaforma d i legno grem i t a d i preti, icone, e colorat i s t e n d a r d i , le b a n d i e r e n e r e distese su ogni sostegno d i s p o n i b E e , l a foUa, i c a n t i , fec e r o l'effetto d i «una scena d i carnevale». Dopo u n preavviso di mezz'ora, Davies ordinò d i c a r i c a r e a l l a b a i o n e t t a . L'orgia d i violenza durò lunghe ore, t r a preghiere, canti e mischie selvagge p e r strappare u n gruppo dopo l'altro a l l a m a s s a . L e c a r i c h e s i suss e g u i r o n o m e n t r e l a folla pregava e cantava. La scena t e r r i b i l e fu d i p i n t a d a u n a r t i s t a s o p r a v v i s s u t o , S.G. K o r o l k o v , p e r E m a r t i r o l o g i o cos a c c o e l ' a l b o d ' o r o d e l l e Eberaldemocrazie. I s u i c i d i si m o l t i p E c a r o n o . E flusso r a p i n o s o d e g E e v e n ti, la s c o m p a r s a degE ufficiaE, l e p r e g h i e r e i n f u o c a t e d e i preti, E fiammeggiante terr o r e degE aguzzini sovietici i n attesa, tante cause insiem e «avevano.rimosso i n m o l ta d i questa gente l'istinto d i conservazione». NeEe m a dri, che portavano con loro aUa m o r t e i b a m b i n i , a g i v a u n a logica della disperazione. "Sapevano c h e s a r e b b e r o state uccise o chiuse i n c a m p i d i concentramento, mentre d e s t i n o d e i p i c c o E e r a d'essere allevati ed educati i n orfanotrofi di Stato, alle ideologie d i M a r x , Lenin e Stalin,
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all'odio d e l l a reEgione e dei genitori. Preferirono salvarti da tale s o r t e , m o r e n d o c o n l o r o . «E ricordo più terribEe», p e r D a v i e s , fu u n Cosacco che prim a uccise la mogEe, i t r e f i g E , e p o i se stesso. Davies lo vide, la pistola i n m a n o , dopo ch'ebbe allineat o i n o r d i n e i s u o i c a r i già u c cisi, e n o n p o t è i m p e d i r g E d i completare l'opera. A d e c i n e f u g g i v a n o n e i boschi solo p e r i m p i c c a r s i agli alberi. U n altissimo ponte suEa D r a v a f u la salvezza p e r m o l t i . U n a giovane d o n n a fu v i s t a m e n t r e si g e t t a v a n e l fiume c o n d u e p i c c o E b a m b i n i i n coUo. I l g r i d o d e l più grandicello, -Mamma, ho paura», a v e v a r a g g i u n t o , n e l l a s u a C h e r s o , E p a d r e Bigon l c h e m e l o ripetè, t a l q u a l e si l e g g e i n B e t h e E . In q u a t t r ' o r e , i b r a v i soldati d i Sua Maestà gettarono s u i c a m i o n , « c o m e sacchi», e p o i s u i t r e n i , 1.252 e s s e r i u m a n i . I n totale, dai campi d e U a v a l l e d e l l a D r a v a n e fur o n o m a n d a t i aU'Est. q u e l giorno. seimEacinquecento. Specialmente raccapricc i a n t i s o n o le s t o r i e d i u n b i m b o di cinque anni, e della figEa, diciassettenne, del sergente Pastryulin. Nei giorni seguenti vennero men o le forze e gE a n i m i . I l 2 giug n o f u r o n o c o n s e g n a t i 1 858, E 3, f u r o n o 1.487. Q u e l giorno, domenica, il c a p p e l l a n o cattoEco deUTris h L o n d o n R e g i m e n t fece u n a p r e d i c a t e r r i b i l e : «Questa g e n t e sarà u c c i s a d a i c o m u nisti», disse: « Q u a n t o vi h a n no fatto fare è u n a vergogna, per chiunque vi abbia partecipato», e lesse E V a n g e l o d i S a n M a r c o , c a p i t o l o 6, v e r s o 34. « V i d e l a m o l t i t u d i n e e n ' e b b e c o m p a s s i o n e , perché e r a n o p e c o r e s e n z a pastore». Tha s u i c i d i , c a r i c h e , fughe, disperazione, la disciplina delle t r u p p e vacElava. A n d a vano d a l c a p p e l l a n o a chied e r e d i assolverli d i quella «sanguinosa v e r g o g n a » . U n c o l o n n e l l o B r e d i n avvertì che E morale delle t r u p p e n o n resisteva a quel lavoro di aguzzini. M a i l 7 giugno, Keig h t l e y c o m u n i c a v a soddi-. sfatto c h e l a c o n s e g n a d e i Cosacchi e r a c o m p l e t a t a . Ne aveva d e p o r t a t i trentacinquemila. I sovietici, fatti i loro conti, p r o t e s t a r o n o che ne mancavano quattromila, f u g g i t i s u i m o n t i . E a l l o r a si v i d e r o ufficiaE sovietici con uniformi inglesi comandare p a t t u g E e c h e g l ' i n g l e s i avevano messo a l o r o disposizione. M E l e e t r e c e n t o c i n q u a n t a s e i f u g g i a s c h i f u r o n o ripresi n e f i e v a l l i d o v e i l o r o cavalli vagavano solitari. Dopo c h ' e b b e r o c o n s e g n a t o gE u l timi prigionieri riacciuffati, gl'inglesi u d i r o n o raffiche d i m i t r a g E a i n u n c a m p o sovietico.
n 3 g i u g n o i g e n e r a l i e gli ufficiali superiori furono portati a M o s c a c o n gli a e r o plani. I treni carichi della n a zione tradita percorsero lent a m e n t e le p i a n u r e d e l l ' E s t , il 25 g i u g n o o l t r e p a s s a r o n o Kiev, i n luglio le p r o v i n c e s i beriane. A centinaia monror.o m viaggio, s e t t e m i l a n e l p r i m o a n n o di prigionia. S o l g e n i t s i n potè i n c o n t r a r e p i c coli g r u p p i di superstiti. D p r e s e n t e r a c c o n t o riguarda principalmente la consegna dei Cosacchi concentrati nella valle della D r a v a , perché tale è l'argom e n t o d e i libri di B e t h e l l e Tolstoi. e r a g i o n e d e l l a c o n d a n n a d e l nobiluomo r u s s o . M a d e l l ' i m m e n s o misfatto compiuto, con consapevole d e t e r m i n a z i o n e , d a l l e liberaldemocrazie anglosassoni, l'episodio d e i C o s a c c h i è solo u n m o m e n t o . Seguì, d a l g i u g n o 1945 in poi. l a c o n s e g n a degli altri r u s s i in m a n o agli a m e r i c a n i , d a l c a m p o di F o r t D i x n e l N e w J e r s e y , dove i p r i g i o n i e ri si a m m u t i n a r o n o a l l a vigilia d e l l ' i m b a r c o , le g u a r d i e a p r i r o n o il fuoco, e ci furono m o r t i e s u i c i d i , tino agli ultim i g i o r n i di agosto-, a K e m p t e n . i n B a v i e r a , dove si ripet e r o n o le t r e m e n d e s c e n e , le l i t u r g i e ortodosse, le v i o l e n z e s u i p r i g i o n i e r i , le d o n n e , i b a m b i n i ; a l c a m p o di P l a t ting, p r e s s o N o r i m b e r g a , dove E r n e s t v o n S a l o m o n vide i carri armati americani circ o n d a r e il c a m p o n e l l a notte, m e n t r e i soldati, a r m a t i di m a z z e d i g o m m a , «s'infiltrar o n o t r a le b a r a c c h e e si app o s t a r o n o a c c a n t o ai letti d e i p r i g i o n i e r i . A u n fischio, fec e r o c a d e r e le m a z z e , u r l a n d o e s t r e p i t a n d o , s u i dorm i e n t i c o m p l e t a m e n t e ignudi, li c a c c i a r o n o fuori i n c a l z a n d o l i c o n il disgustose "Presto, presto", lungo le b a r a c c h e , e le s t r a d e d e l c a m po, d o v e d o v e t t e r o s a l i r e s u gli a u t o c a r r i , e d i e t r o ogni a u t o c a r r o s'infilò u n c a r r o armato...» I/o resto prussiano, pag. 858) Le -operazioni' proseguir o n o d a D a c h a u a Schónb e r g , fino all'Italia, dove altri russi si trovavano nei c a m p i della C a m p a n i a , a Pisa, a R i c c i o n e . Nonostante, il 20 febbraio, s i l e v a s s e l a v o c e di P i o X I I , il s o l o c h e o s a s s e c o n d a n n a r e «il r i m p a t r i o d i u o m i n i c o n t r o l a loro volontà, il rifiuto d e l diritto d i asilo», i treni della morte con impresari inglesi continuarono a p a r t i r e i n «operazioni» batt e z z a t e , c o n fine i r o n i a , Eastwind, V e n t o d e l l ' E s t . S a l i rono, i treni carichi, verso N o r d . Q u a n d o passarono il Po, i p r i g i o n i e r i c o m i n c i a r o no a temere. L a vista delle Alpi rese chiaro che andavano a E s t . A p p a r v e r o i coltelli.
cominciarono i suicidi. A m manettati ai sedili, attravers a r o n o il c o n l i n e c o n l ' A u stria, dove i s o v i e t i c i li a s p e t tavano L'ultimo t r e n o partì d a R i c c i o n e il 9 m a g g i o 1947. L a g u e r r a e r a finita d a d u e a n n i . Due anni di u n a agonia che o r a si c o n c l u d e v a n e l l a fine atroce. N e l l e p e r s o n e di m a s s i m i e d i v e r s i c a p i , le d e mocrazie liberali anglosassoni non a v e v a n o trovato l a dignità n e c e s s a r i a a s a l v a r e l'ultimo d r a p p e l l o d e l l a s t e r m i n a t a s c h i e r a d i vittime. A n c h e i m i s e r i ospiti d e i c a m p i i t a l i a n i e r a n o stati l u singati c o n ogni s p e c i e di m e n z o g n e . I n ogni treno, gl'inglesi a l l e s t i r o n o u n v a gone m o r t u a r i o , i n c u i gettare i c a d a v e r i d e i s u i c i d i . C h e fare, a l t r i m e n t i , d i l o r o ? L e d e m o c r a z i e l i b e r a l i n o n volevano c h i a s s o s u i loro d e l i t ti I s o v i e t i c i f u r o n o avvertiti: se v o l e v a n o c h e le c o n s e g n e continuassero, dovevano impegnarsi ad accettare i morti per vivi, e firmare le ricevute. N o n e r a u n i m pegno d a spaventare le p o l i z i e di S t a l i n . S ' i m p e g n a r o n o , forse n d e n d o degli s c r u p o li d i q u e g l i s t r a n i a l leati. «Questi p r i g i o n i e r i {tu o n o c o n s e g n a t i i n m a n i e r a perfida, tipica d e l l a diplomazia inglese tradizionale». O r a i l lettore di S o l g e nitsin s a c h e c o s a s i g n i f i c h i no a p p i e n o q u e s t e righe. P e r f i d a e a n c h e inutile, p e r ché l'ultimo delitto non fruttò a l l ' I n g h i l t e r r a i benefici c h e l a r a g i o n e di S t a t o ris e r v a ai s u o i devoti. N e l s u o miserando declino, Lord A von potè c o n s t a t a r e c o m e il compenso a l l a frode e al d e litto fosse m a n c a t o .
A i p r i m i di agosto 1986, a L o n d r a , i n u n ' a i u o l a di T h u r loe P l a c e , di fronte al V i c t o r i a a n d Albert M u s e u m , attrasse la m i a attenzione (ingruppo di u o m i n i a n z i a n i , c h e i folti baffi grigi i n d i c a v a n o p e r balcanici, e la bandiera, c o n lo s t e m m a a s c a c c h i e r a bianca e a z z u r r a che ripiegavano, m i fece riconoscere p e r C r o a t i . S t a v a n o intorno a u n a stele di p i e t r a t e r m i n a n te in u n a s c u l t u r a in bronzo, u n a r a g g i e r a di teste u m a n e affacciantisi d a u n solo b l o c co centrale. U n a scritta, incis a circolarmente nel pavim e n t o , p r e c i s a v a : «Questa scultura è stata benedetta d a l v e s c o v o di F u l h a m E 2 a gosto 1986, p e r s o s t i t u i r e u n p r e c e d e n t e cippo, b e n e d e t to d a l v e s c o v o di L o n d r a E 6 m a r z o 1982, c h e fu più t a r d i distrutto d a v a n d a E . a i q u a l i l a verità riusciva i n t o l l e r a b i le». L a s t e l e fu d e d i c a t a «alle vittime di Yalta», o s s i a «alla m e m o r i a degl'innumerevoli innocenti, u o m i n i , donne, bambini, provenienti dall'Un i o n e S o v i e t i c a e dagli S t a t i dell E u r o p a O r i e n t a l e , c h e vennero imprigionati e m o r i r o n o n e l l e m a n i d e i governi c o m u n i s t i , d o p o e s s e r e stati rimpatriati a c o n c l u s i o ne della s e c o n d a guerra mondiale. Possano riposare in pace». Nel loro n o m e e ricordo, invochiamo dalla C o r t e di S t r a s b u r g o c h e voglia a p r i r e le vie a l l a r e v i s i o ne della c o n d a n n a del conte Tolstoi.
(3-Fine)
LUTTO PER LA DIOCESI
La morte di Telio Taddei
Z&-AI- HL
T e l i o Taddei
Alla vigilia del compimento dell'ottantesimo anno di vita — era nato a Caprona il 4 gennaio 1915 — ha c e s s a to di vivere ieri monsignor Tello Taddei, arciprete della Primaziale, già rettore della chiesa dei Cavalieri, giornalista e scrittore che per moltissimi anni aveva tenuto la direrzione del settimanale d i o c e s a n o «Vita Nova». Per e s p r e s s a volontà del defunto la salma è stata composta nella chies a di S a n G i u s e p p e e da qui sarà poi trasferita in Cattedrale per le onoranze funebri c h e inizieranno questa mattina alle 11.
In morte di Telio Taddei è difficile decidere che cosa si debba principalmente ricordare, se il sacerdote, il giornalista o il personaggio a tutto tondo, protagonista di una vicenda umana che va ben oltre i ruoli che di volta in volta ha svolto. Ma forse è quest'ultimo aspetto che si deve privilegiare, perchè è in quella straordinaria carica vitale e umana che don Telio ha racchiuso il suo essere prete e scrittore, di attualità spesso, ma anche e soprattutto di fede e di morale. Molte cose restano a testimonianza della «penna felice» di don Telio e per rendersi conto di quale forza emanasse dalle sue parole basterebbe sfogliare le raccolte di «Vita Nova», il settimanale diocesano che ha diretto dal 1951 fino al 1994, quando fu costretto a rinunciarvi in omaggio ad una scelta superiore che probabilmente non ha mai condiviso ma alla quale aveva dovuto obbedire. Una forza che si ritrova, intatta, nella sua ultima opera, appena data alle stampe per i tipi della «Grafica Zannini» e che lui stesso ha voluto intitolare «Verso la foce». Verso il grande mare dell'eternità, appunto, al quale lui stesso consapevolmente si avviava, ormai ottuagenario, dopo aver trascorso una vita intelligente e operosa negli alvei di una missione esercitata con profonda e partecipe umanità. Cominciò a San Martino di Pietrasanta, dove fu mandato come «curato» dall'arcivescovo Vettori per poi essere «priore» di San Giusto in Cannicci, parroco di Santa Cecilia
e da qui tornare come «pievano» nella sua parrocchia natale, quella di Caprona. In anni più recenti—dal 1965al 1985 — don Telio Taddei fu nominato Rettore della Chiesa dei Cavalieri, che lasciò per assumere l'incarico di arciprete della Primaziale. Ma torniamo alla sua ultima fatica, quel «Verso la foce» che contiene l'affettuosa dedica di un vecchio amico conosciuto negli anni bui della guerra e poi ritrovato come arcivescovo di Pisa, monsignor Benvenuto Matteucci. Ebbene don Telio aveva messo nel conto la sua imminente dipartita, affidando alle poche righe di un «epltafio» un rinnovato messaggio di speranza. «Il 4 gennaio scorso — ha scritto a conclusione del volume di riflessioni e ricordi — sono entrato nell'ultima frazione di tempo assegnatami dalla misencordia di Dio. Facendo 'venti' le cadenze di ogni giro, il conto del cerchio della vita scandisce 'ottanta': 1915, 1935, 1955, 1975, 1995. E ringrazio la bontà del Signore di avermi condotto — quasi per mano — ad una soglia importante, dalla quale saggiamente si può intonare un canto soltanto: il 'Nunc dimittis servuum tuum'». Ecco, c'è tutto don Telio In questo commiato sereno e sorridente. Ed è così che lo ricorderanno tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, al di là di una comunione di fede che lui stesso non pretendeva in cambio della sua amicizia e del suo affetto. (G.M.J
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