Dossier Medicina

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Medicina Dossier

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BIMESTRALE DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA SU SALUTE E BENESSERE Anno 2 - Numero 5 - Ottobre/Novembre

ALIMENTAZIONE LA SALUTE IN UN SUCCO PAROLA DI JASON VALE

MEDICINA IL CANCRO AL SENO UNA BATTAGLIA DA VINCERE

Registrazione Tribunale di Pescara n° 1114/7 Agosto 2007 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Roma/Aut. N. 12/2008

ESTETICA RIMODELLARE IL CORPO SENZA IL BISTURI CON SMARTLIPO E MACROLANE VRF

SPECIALE LA CURA DEL SORRISO

Filo diretto con i dentisti

CHIRURGIA I segreti per un perfetto décolleté L'ESPERTO RISPONDE Stop alla balbuzie con il metodo del Dott. Santilli

Il benessere come simbolo di vita FABRIZIO DURANTI






Bimestrale di divulgazione medico scientifica su salute, benessere e informazione. Protocollo n. 0042423 del 10/07/08 num. iscr. R.O.C. 17206 Anno 2 - Numero 5 Ottobre/Novembre 2008 Registrazione Tribunale di Pescara n° 1114/7 Agosto 2007 Direttore Responsabile Roberto Bonin Direttore Generale Mario Pompilio Direttore Editoriale Roberto Bonin bonin@dossiermedicina.it Redazione Valeria Bellagamba, Luigi Berardi, Nicoletta Blanc, Biagio Costanzo, Erika D’Alberto, Domenico D’Angelo, Carlo De Luca, Enrico Follador, Fabio Marini, Giovanni Quaglieri, Paolo Rocca, Roberto Sanna, Francesca Venditori, Gianfranco Virardi, Cristiana Zappoli Direttore Marketing Roberto Sanna Redazioni Via Paolo Costa, 28c - 40125 Bologna Corso Sempione, 9 - 20154 Milano

Via S. Cresimata, 1 - 65012 Cepagatti (PE) Tel. 800.985369 - Fax 085.9152202 Progetto grafico Kore Edizioni Via Paolo Costa, 28c - 40125 Bologna Tel. 051.5875433 - Fax 051.5875795 www.koreedizioni.it - info@koreedizioni.it Foto Carlo Pantaleone www.digito.it Ricerca iconografica Erika D’Alberto Amministrazione e pubblicità RDM di Mario Pompilio Corso Sempione, 9 - 20154 Milano Via S. Cresimata, 1 - 65012 Cepagatti (PE) P.IVA 01616240683 Tel. 085.9152202 - 347.1614708 mario@dossiermedicina.it Stampa La Tipografia Via Tassoni, 26/28 - 65122 Pescara Tel. 085.4214934 - 085.75234 latipografia@alice.it RDM La riproduzione anche parziale e sotto qualsiasi forma del materiale contenuto, anche rielaborata e diffusa sotto forma elettronica, è espressamente vietata senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Tutti i diritti su testi, manoscritti, materiale grafico e fotografico sono di proprietà dell’editore. www.dossiermedicina.it - info@dossiermedicina.it


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Sommario Editoriale News dal Mondo In copertina

FABRIZIO DURANTI. Migliorare il nostro benessere

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PRIMO PIANO

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IL PROTAGONISTA

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LA STORIA

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PREVENZIONE

24 28

Nuova intesa medici e farmacisti

42

L’ESPERTO RISPONDE

La balbuzie? Un lontano ricordo

46

La sordità non è un problema

50 58 66 74

MEDICINA ESTETICA

54 63 70

Grasso di troppo? No problem

78

CHIRURGIA ESTETICA

82 90 96

BENESSERE E SALUTE

86 94

Liberiamoci dalle tensioni

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BELLEZZA

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GRANDI AZIENDE

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LE AZIENDE INFORMANO

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LA CURA DEL SORRISO

Informatizzare le strutture sanitarie Attenzione ai falsi guaritori

Nuove scoperte per aiutare i bambini

Crescere in un mondo sbagliato La ricerca nel nome di Lorenzo Il tumore al seno si può combattere

Dopo l’estate? Ecco cosa fare

Oggi è possibile rimodellare il nostro corpo Dopo il sole curiamo la pelle

Biostimolazione. Come aiutare la pelle

Inestetismi cutanei. Ecco come curarli Se il laser ti fa bella

Il vero fascino inizia dal décolleté Una cura per il torcicollo Come salvarsi la pelle

Per dimagrire con disciplina

La salute in un succo

Mani da fata? C’è il trucco In movimento da 40 anni Attrezzature all’avanguardia, medici altamente qualificati Scopriamo le frontiere dell’implantologia Bianco perfetto? Facile ottenerlo

Protesi fissa, l’alternativa ai denti naturali

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Combattere le cicatrici con determinazione

Più sicuri con le protesi senza adesivi Oggi è facile illuminare i nostri denti



Editoriale

Dossier Medicina

Ottobre

Dossier Medicina nelle edicole di tutta Italia

È

molto difficile parlare di salute e benessere in questo periodo facendo finta che nulla stia accadendo nella sanità pubblica. Ne siamo assolutamente consapevoli. Ma non per questo intendiamo sottrarci alla nostra “mission” di mezzo di comunicazione di riferimento tra il mondo medico-scientifico e l’utente finale. Anzi, forse contravvenendo alle regole della prudenza e della buona convivenza, abbiamo scelto proprio questo particolare e delicato momento per abbandonare la nostra natura di organo d’informazione locale (fino allo scorso numero Dossier Medicina veniva distribuito solo in Abruzzo, Marche, Emilia Romagna e Molise, ndr) ed espanderci sull’intero territorio nazionale. Non solo. Sempre in barba alle polemiche sulla malasanità, abbiamo anche deciso di stabilire la nostra “base operativa” proprio in quella Milano da cui è partita l’inchiesta giudiziaria che vede coinvolti diversi specialisti e alcuni presidi medico-chirurgici di prestigio internazionale. Saremo forse testardi e magari anche presuntuosi, ma vogliamo continuare a credere nel lato buono dei medici e della sanità pubblica, specialmente in questo momento in cui alzare il dito accusatore contro i camici bianchi sembra essere diventato un vero e proprio sport. Avere fiducia nella medicina è nel nostro DNA ed è quella particolarità che ci ha sempre caratterizzato fin dalla nostra nascita; e guai se così non fosse, ne andrebbe della nostra credibilità e della nostra professionalità. E, soprattutto, della nostra dignità di uomini e comunicatori scientifici. Certo, questo non vuol dire che un po’ di “pulizia” non faccia bene anche al settore sanitario,inparticolarmodosefinalizzataaeliminaredefinitivamentequelle“melemarce” che inquinano da tempo l’intera categoria e che potrebbero compromettere irrimediabilmente il rapporto tra medico e paziente. Appunto per questo, la stessa fiducia che riponiamo nei medici e nel personale infermieristico, l’abbiamo anche nei giudici e nella Magistratura, in modo che sia fatta piena luce attorno a questi fatti incresciosi e indegni di un Paese civile e moderno quale vuole essere la nostra Italia. Ma tornando a noi, Dossier Medicina ha un’identità ben precisa e inequivocabile: nelle nostre pagine non troverete veline e starlette in qualità di testimonial di diete miracolose da 7 kg in 7 giorni, né tanto meno sedicenti maghi che promettono cure e guarigioni miracolose con la sola forza del loro fluido corporeo. All’interno della nostra rivista trovano spazio solo clinici esperti e qualificati che utilizzano il nostro mezzo d’informazione per comunicare in modo efficace e persuasivo con i loro pazienti e fornendogli un chiaro e inequivocabile messaggio: abbiate cura del vostro corpo e della vostra salute! Pur rimanendo la medicina tradizionale il nostro principale terreno d’indagine, abbiamo inoltre pensato di dedicare qualche spazio al campo delle medicine alternative che tanto stanno prendendo piede tra la popolazione italiana. Anche se il monito riguardo a questo tipo di metodiche deve essere però ben preciso e ben lontano da possibili fraintendimenti: si tratta quasi sempre di trattamenti non curativi e la loro somministrazione deve essere sempre effettuata da personale medico qualificato e non improvvisato. di Mario Pompilio


News dal mondo Vasi sanguigni Made in Usa

Ricercatori della Harvard Medical School e dell'Ospedale Pediatrico di Boston hanno ricreato in laboratorio vasi sanguigni umani a partire da due tipi di cellule progenitrici prelevate dal sangue e dal midollo osseo di adulti. A riferirlo è la rivista “Circulation Research: Journal of the American Heart Association”, che ha ipotizzato l’utilizzo dei vasi artificiali in caso di emergenze.

INFRADITO NEMICHE DI GAMBE E PIEDI

Ebbene sì, l’amore è cieco Quando si è innamorati anche la bellezza più oggettiva e invitante perde di attrattività e non è degna nemmeno di uno sguardo. Se si è felicemente in coppia si presta scarsissima attenzione a persone anche molto affascinanti che si incontrano per strada. È quanto hanno scoperto i ricercatori della Florida State University di Tallahassee (Stati Uniti) che avrebbero provato scientificamente che il sentimento placherebbe la nostra curiosità nei confronti dell'altro sesso e ci renderebbe effettivamente “ciechi”, anche davanti al più attraente degli uomini o delle donne. Gli esperti americani hanno arruolato 57 studenti sentimentalmente impegnati, a cui è stato chiesto di scrivere un saggio sull'amore che provavano per il loro partner, e 56 a cui è stato invece chiesto di riportare su carta cosa significasse per loro la parola felicità. A tutti sono poi stati mostrati flash di 500 microsecondi raffiguranti 60 immagini di donne e uomini molto affascinanti o di media bellezza. Non appena questi visi scomparivano, gli scienziati mostravano repentinamente alle loro cavie umane alcune forme geometriche come cerchi o rettangoli, chiedendo loro di riconoscerle e di identificarne il nome il più velocemente possibile. Ne è risultato che i giovani innamorati e stimolati a pensare al partner sono anche quelli meno propensi a riconoscere e nominare le figure osservate.

OMS lancia l’allarme Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, le malattie non trasmissibili come cardiopatie e ictus sarebbero attualmente le principali cause di morte nel mondo e importanti patologie pandemiche come l'Aids, la diarrea o la malaria dovrebbero diventare nel futuro cause meno importanti di decesso. Entro il 2030 i decessi per cancro, cardiopatie e incidenti stradali saranno pari al 30% del totale. Le morti per cancro passeranno dai 7,4 milioni nel 2004 agli 11,8 milioni nel 2030 e quelli per malattie cardiovascolari dai 17,1 milioni ai 23,4 milioni. 10 Dossier Medicina

Sono state tra le maggiori protagoniste dell’estate appena passata, ma il loro uso prolungato può causare problemi a piedi e gambe. Secondo i ricercatori della Auburn University dell'Alabama (Stati Uniti) le ciabatte infradito agirebbero negativamente sul modo di poggiare il piede per terra e, di conseguenza, sull'andamento della camminata. Più in particolare, i risultati della ricerca avrebbero messo in evidenza che indossando le infradito, rispetto alla scarpa da ginnastica, la lunghezza del passo sarebbe più corta e il tallone toccherebbe terra con una minore spinta verticale.

TUMORE al POlMONE: NUOVO TEST

In un futuro molto prossimo può divenire possibile effettuare diagnosi di tumore ai polmoni con un semplice prelievo di sangue, grazie a un nuovo test messo a punto dalla University of Pennsylvania (Stati Uniti). Il test, fondato sull'attività di 15 geni presenti nelle cellule immunitarie del sangue, potrebbe entrare di routine nella diagnostica clinica anche in tempi brevi, una volta perfezionato e validato su un vasto numero di pazienti.


Stop alla vendetta di Montezuma Uno studio pubblicato dalla rivista “The Lancet”, effettuato dall'Università Johns Hopkins di Baltimora (Stati Uniti) ha confermato l’efficacia di un vaccino applicabile con un cerotto contro gli attacchi di diarrea dei viaggiatori di Messico e Guatemala dovuta a un ceppo particolare del batterio Escherichia Coli chiamato Etec, e meglio conosciuta come “Vendetta di Montezuma”. I ricercatori hanno testato il cerotto su 170 adulti abituati a viaggiare nelle zone dove il disturbo è più diffuso.

è il cervello il nostro dietologo All’interno del nostro cervello sarebbe presente un contatore biologico deputato a tenere sotto stretto controllo la quantità di calorie presenti negli alimenti che compongono la nostra dieta. É quanto scoperto nei topi da laboratorio da Ivan de Araujo della Duke University Medical Center di Durham (North Carolina - Stati Uniti). Questa sorta di “bilancia calorica” sarebbe indipendente dal gusto dei cibi e alcune tipologie di alimenti potrebbero addirittura ingannarla favorendo l'obesità.

IL CACAO IN AIUTO DEI PAZIENTI DIABETICI Il consumo quotidiano di una bevanda al cacao ricca di flavanoli può potenzialmente avere un impatto positivo sulle disfunzioni dei vasi sanguigni associate al Diabete. É quanto emerge dallo studio “Sustained benefits in vascular function through flavanol-containing cocoa in medicated diabetic patients: a double–masked, randomized, controlled trial”, il primo nel suo genere, svolto da un gruppo di scienziati internazionali e in via di pubblicazione sul Journal Of the American College of Cardiology. Ai soggetti coinvolti è stata somministrata quotidianamente per un mese una bevanda al cacao ricca di flavanoli e realizzata con il cacao Mars Cocoapro. I risultati hanno evidenziato un miglioramento della funzionalità dei vasi sanguigni pari al 30%. I flavanoli sono un tipo di fitonutrienti appartenenti al gruppo dei flavonoidi. Sono naturalmente contenuti nel cacao ma, spesso, il processo di lavorazione a cui il cacao viene sottoposto per la produzione del cioccolato, fa in modo che parte di questi composti vadano persi. I ricercatori ritengono che i flavanoli possono mantenere in salute i vasi sanguigni e abbassare il rischio di ggregazione piastrinica che provoca la coagulazione del sangue.

SMETTERE DI FUMARE È CONTAGIOSO

Buone notizie dalla lotta contro il fumo: smettere di fumare sarebbe contagioso. É quanto descritto nello studio effettuato da alcuni ricercatori della Harvard University di Boston e della University californiana di San Diego, (Stati Uniti) pubblicato sulla prestigiosa rivista medico-scientifica New England Journal of Medicine. Lo studio, condotto su un totale di 12.067 persone partecipanti di età compresa tra 21 e 70 anni, avrebbe appurato infatti che quando una persona smette di fumare, la probabilità che il suo consorte continui a farlo si riduce del 67%; quella che i suoi amici continuino a farlo si riduce del 36%, o del 61% se la persona che smette ha un livello elevato d'istruzione. Inoltre se un individuo smette, la probabilità che i colleghi continuino a fumare crolla del 34%, ma solo nelle aziende piccole; in quelle con tanti dipendenti, al contrario, l'influenza del singolo sui colleghi è nulla. E ancora: se una persona smette, sorelle e fratelli continueranno a fumare con probabilità ridotta del 25%.

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News dall’Italia

Più Omega 3 ai bambini L’Osservatorio AIIPA ha messo in evidenza alcuni recenti studi scientifici che evidenziano come una maggiore presenza di acidi grassi Omega 3 contribuisca a un miglior sviluppo cognitivo nel bambino, mentre nell’anziano aiuta a contrastare alcuni processi degenerativi. Gli Omega 3 sono una categoria di acidi grassi essenziali fondamentali per il corretto funzionamento dell’organismo, contenuti soprattutto nel pesce, nei crostacei, nel tofu, nelle mandorle, nelle noci e in alcuni olii vegetali. Sono infatti componente fondamentale delle cellule nervose, agiscono sulla fluidità delle membrane cellulari e regolano la produzione delle sostanze che trasportano le informazioni fra le cellule del sistema nervoso. Si tratta di sostanze che l’organismo umano deve assumere dall’esterno e che, nell’alimentazione dei paesi occidentali, sono presenti in quantità limitate. Per questo si consiglia di consumare pesce almeno due volte alla settimana e di ricorrere a un’eventuale supplementazione con integratori, soprattutto in determinate fasi della vita come la gravidanza, l’allattamento e la terza età.

In Lombardia farmacia sul web

È attivo dal luglio scorso un nuovo portale web che permette di conoscere le farmacie di turno in tutta la regione Lombardia, gli indirizzi e le mappe per raggiungere il punto vendita più vicino. Partendo dalla città o comune lombardo di interesse, è sufficiennte collegarsi al sito farmacieaperte.it e consultare il motore di ricerca interno per ottenere informazioni aggiornate in tempo reale su orari e chiusure, situazione dei giorni festivi e vacanze estive e turni di notte. Il portale, realizzato da Bayer e dalla società ApertoDomenica, si avvale attualmente delle 2.720 farmacie lombarde, ma l'obiettivo è quello di riuscire a offrire lo stesso servizio in tutte le zone d’Italia, coinvolgendo le oltre 17 mila farmacie presenti sull’intero territorio nazionale.

UN VACCINO ANTI-LINFOMA Un team di ricercatori del Cerms dell'ospedale Molinette di Torino ha messo a punto un vaccino che permette di prevenire e combattere Alk, il gene che caratterizza le cellule del linfoma anaplastico. Lo studio, pubblicato recentemente sulla rivista “Nature Medicine”, ha portato a iniettare un vaccino in alcune cavie trattate con una dose letale di linfoma. Grazie al vaccino gli animali hanno respinto il linfoma e non si

sono ammalati, sviluppando una sorta di immunità permanente. Tra alcuni mesi, negli Stati Uniti prenderà il via una sperimentazione condotta dal centro oncologico texano M.D. Anderson in collaborazione con il Coes delle Molinette, per sperimentare l'efficacia di questo nuovo trattamento direttamente sull'uomo. In Europa si contano circa 2.500 malati di linfoma anaplastico e altrettanti negli Stati Uniti.

NUOVa allEaNza MEdici-PaziENTi

Amami (Associazione medici accusati di malpractice ingiustamente), Fish (Federazione italiana per il superamento dell'handicap) e Abc (Associazione bambini cerebrolesi) hanno firmato un patto ai fini della sicurezza. Il programma, articolato in nove punti, mira a favorire il cambiamento della cultura organizzativa, garantire la correzione delle disfunzioni organizzative, delle negligenze e delle imprudenze; promuovere la via conciliativa extra-giudiziale; garantire che il comportamento delle strutture sanitarie sia sempre orientato alla ricerca delle cause che hanno prodotto l'incidente, anche durante i contenziosi sui cittadini; attivare l'istituzione di un “Fondo vittime dell'alea terapeutica”, per risarcire i pazienti che hanno subito complicanze imprevedibili insite nelle cure; ottenere che la responsabilità sanitaria venga coperta dalle strutture sanitarie e non dai singoli operatori, e definire l'atto medico e l'atto sanitario a livello legislativo.

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Attenzione al glutine

Secondo uno studio condotto dalla Clinica pediatrica dell'Università di Trieste all'Irccs materno-infantile Burlo Garofolo, una dieta senza glutine permetterebbe di normalizzare le alterazioni alle ossa che si riscontrano nei bambini celiaci. Tutti coloro che soffrono di celiachia vanno spesso incontro ad alterazioni del metabolismo e dell’assorbimento del calcio che possono causare una riduzione della massa ossea e l’insorgere dell’osteoporosi.

combattere il dolore Su iniziativa della Regione Lazio e Sviluppo Lazio, è nata la Scrambler Therapy, un sistema, messo a punto dal titolare della Delta R&D Giuseppe Marineo, composto da neuroni artificiali che, attraverso elettrodi di superficie, trasmette al sistema nervoso un'informazione in grado di sopprimere immediatamente il dolore. Il brevetto, depositato per la prima volta da Marineo nel marzo del '98, è diventato applicazione pratica grazie a Pharma Finance, dove è stato presentato nel 2007. Oggi si è invece giunti alla produzione di una versione, destinata per ora ai soli ospedali, grazie a una triangolazione di investimenti fra Delta R&D, un fondo di investimento statunitense (Cct) e la Daeyang E&C in Corea del Sud.

LE POLVERI SOTTILI AUMETANO IL RISCHIO DI TROMBOSI Secondo uno studio clinico condotto dai ricercatori della Clinica del lavoro della Fondazione Policlinico di Milano e pubblicata sugli “Archives of Internal Medicine”, ogni volta che la presenza di polveri sottili presente in un metro cubo d'aria aumenta di 10 microgrammi, il pericolo di trombosi venosa cresce del 70%. La ricerca ha coinvolto 870 persone cui era stata diagnosticata la trombosi venosa tra il 1995 e il 2005 e 1.210 cittadini sani residenti in varie zone della Regione Lombardia.

BENVENUTA MATILDA

Festa grande al centro clinico Nemo (Neuromuscular omnicentre) di Milano per la nascita di Matilda, una bimba nata da una donna malata di distrofia muscolare. Secondo i medici che hanno seguito la donna nel suo lungo percorso, la malattia non le ha affatto impedito di affrontare la gravidanza; si è trattato però di seguire il tutto con particolare cautela, alla luce delle possibili complicazioni, soprattutto al momento del parto. Nato dalla collaborazione tra Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare), Fondazione Telethon, Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) e l'Azienda ospedaliera Niguarda, il centro Nemo è in grado di offrire assistenza specializzata ai pazienti affetti da gravi patologie quali distrofie muscolari, amiotrofie spinali e Sla.

AL VIA LA FONDAZIONE STAND

È nata a Verona la Fondazione Stand (Spinal Trauma and Disease), un nuovo polo nazionale costituito con l'obiettivo di sviluppare un polo nazionale "in grado di rendere rapidamente e facilmente disponibili ai pazienti con lesioni midollari i risultati delle ricerche nelle neuroscienze di base e in ambito clinico". La nuova organizzazione mira a riunire infatti in una sola struttura le esperienze dei principali centri di eccellenza nel campo delle mielolesioni e, al contempo, a inserire il nostro Paese nella rete internazionale dedicata alla ricerca in questo settore. Sono circa 1.500 in Italia i nuovi casi di lesioni spinali acute ogni anno, causate soprattutto da incidenti stradali.

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IL GRANDE COMUNICATORE Nella foto, Fabrizio Duranti, medico specialista in Chirurgia Generale. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche occupandosi di benessere

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In copertina

il nostro BENESSERE

MIGLIORARE ATTRAVERSO LA TELEVISIONE, LA RADIO, I GIORNALI E I LIBRI, SI DEDICA A DIVULGARE UN MODELLO DI VITA SANA ED EQUILIBRATA. FABRIZIO DURANTI, MEDICO SPECIALISTA IN CHIRURGIA GENERALE, SPIEGA COME RAGGIUNGERE IL BENESSERE FISICO. E RACCOMANDA: BISOGNA RECUPERARE LA FIDUCIA TRA IL MEDICO E IL PAZIENTE di Roberto Bonin

«Il modo migliore per svolgere molte attività è non sentirsi identità attraverso il verbo essere, ma attraverso il verbo avere e il verbo fare. Io non sono infatti un medico, ma svolgo l’attività di medico e non dico a un paziente che è malato, ma che ha una malattia. In altre parole, essere medico non significa solo fare il medico, ma essere tante cose nello stesso tempo. Per me riuscire a convincere un paziente che non “è” un malato ma che “ha” una malattia è già un primo importante passo verso la via della guarigione. È un modo per curare al meglio, cercando di uscire dal concetto di identità che, spesso, può essere fortemente penalizzante. Straordinari mezzi di comunicazione come la televisione, la stampa specializzata e la radio, hanno un potere fortemente persuasivo, tale per cui è molto più facile poter trasferire anche messaggi che riguardano la salute. Nel mio lavoro quotidiano di medico, studio, acquisisco informazioni e poi cerco dei canali efficaci per poter raggiungere al meglio il mio paziente: con i canali mediatici il livello di diffusione del messaggio è davvero capillare e se si riesce a ottimizzare la comunicazione si possono piantare quei semi che poi nei ter-

Foto di: Andrea Adriani

A

ttraverso le telecamere di Rai Uno e i microfoni di Radio Deejay continua a dispensarci utilissimi consigli su come condurre una vita sana e su come ottimizzare al meglio le funzioni psicofisiche del nostro organismo. E lo fa con una semplicità e una naturalezza davvero eccezionali, quasi fosse veramente un nostro “amico medico” (dal titolo del suo ultimo libro Un medico per amico). Ed è proprio su questo che si basa il metodo terapeutico utilizzato dal dottor Fabrizio Duranti: una comunicazione mirata ed efficace che indirizzi il paziente verso una corretta consapevolezza del suo effettivo stato di salute e che lo conduca ad adottare uno stile di vita più sano e salutare. Come? Attraverso cinque semplici passaggi: corretta alimentazione, corretta micronutrizione, attività fisica, disintossicazione e meditazione. Dalle sue stesse parole apprendiamo, infatti, che «raggiungere il benessere è una cosa semplicissima e lo si può fare anche con i proverbiali Consigli della Nonna». Lei è un medico e al tempo stesso un personaggio pubblico. Come fa a coniugare queste due figure?

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Foto di: Andrea Adriani

CONVINCERE UN PAZIENTE CHE NON “È” UN MALATO MA CHE “HA” UNA MALATTIA È IL PRIMO PASSO VERSO LA GUARIGIONE


In copertina

reni fertili riescono in qualche modo a crescere e a dare ottimi strumenti di salute». Lei riesce a rendere semplici molti concetti scientifici, che facili da divulgare non lo sono affatto. Da cosa nasce questa sua capacità? È una dote intrinseca o è frutto di uno studio mirato? «Entrambi. Il talento e le doti personali ci devono sempre essere, però devono essere affinate, soprattutto attraverso il mestiere della comunicazione. E, come in tutti i mestieri, è importante che ci siano pratica e allenamento. Inoltre, ci vuole anche uno studio continuo: si studia la comunicazione e si capisce come poter essere i più semplici possibili. Una delle mie più grandi soddisfazioni è incontrare per strada delle persone che mi dicono “lo sa che da quando la seguo in televisione ho iniziato a camminare tutti i giorni e mi è scesa la pressione, tanto che il cardiologo mi ha dimezzato il dosaggio di anti-ipertensivo?”. Quello è un chiaro segno che il modo di comunicare è stato davvero efficace e che ho raggiunto il mio scopo di medico. Non bisogna referenziarsi attraverso il linguaggio aulico, ma principalmente attraverso una solidità comunicativa. Il linguaggio deve essere semplicissimo, quasi paratattico: concetti chiari, semplici e, soprattutto, pochi. Perché le persone hanno la capacità di trattenere pochi concetti e se gliene si dà troppi, si rischia che vengano percepiti solo quelli meno importanti. Inoltre bisogna anche fare attenzione a reiterare i concetti più importanti, senza avere paura di essere ripetitivi». Cosa manca, o cosa è venuto meno, nella comunicazione medico-paziente? «Quello che io prescrivo ai miei pazienti lo faccio in prima persona. Il medico deve rappresentare prima di tutto un esempio, perché l’esempio è la primissima forma di educazione possibile. Chiaramente, nel-

l’ambito della moderna medicina specialistica, questo risulta molto più difficile. Negli ultimi anni si è venuta a creare infatti una certa distanza tra la figura del medico e quella del paziente, perché la superspecializzazione ha portato il medico ad allontanarsi dal dialogo con il paziente e questo ha disabituato il paziente a cercarlo in maniera adeguata. Se è infatti vero che il medico parla poco con il paziente, è altrettanto vero che il paziente è diseducato in tal senso, e spesso pretende dal medico ciò che non è in grado di potergli dare. Ciò crea proprio un conflitto di comunicazione di difficile individuazione e superamento. In altre parole, a mio avviso il problema sta da entrambe le parti: il paziente ha il diritto di essere ascoltato e il medico ha il diritto di essere rispettato. Purtroppo è vero che i medici nel campo della credibililtà hanno perso terreno e nei pazienti è cresciuto il senso di sfiducia verso classe medica. Si tratta di una grossa frattura, che non sarà facile risanare. Ma credo che se i pazienti recuperassero degli atteggiamenti di giusto rispetto verso le persone che li devono curare e se i medici mostrassero una maggiore disponibilità la comunicazione potrebbe diventare molto più semplice». Oggi sembra esserci una rinascita della consapevolezza del benessere psico-fisico… «È vero, ma il benessere deve essere ben inteso e ben affrontato. C’è spesso la tendenza a proporre delle tecniche del tutto passive che non prevedono l’apporto attivo delle persone. Il benessere si raggiunge in maniera molto semplice, con i cosiddetti “Consigli della Nonna”, per esempio: muoversi un’ora al giorno, ridurre i carboidrati raffinati che si introducono in maniera esagerata, ridurre il sale, cercare dei momenti di relax nel corso della giornata e imparare a respirare bene. Tutte tecniche, queste, che

CONFERENZE E WORKSHOP Fabrizio Duranti è "Zone Certified Instructor". Diffonde le sue tecniche attraverso conferenze e workshop in Italia e all'estero formando medici, farmacisti e operatori nel settore. Da alcuni anni molti atleti, seguendo le sue indicazioni, hanno migliorato le proprie prestazioni e condizioni psicofisiche

UNA CARRIERA A 360 GRADI

LIBRI, RADIO E TELEVISIONE. PER COMUNICARE IL BENESSERE

Fabrizio Duranti medico specialista in Chirurgia Generale, è considerato uno dei massimi esperti di alte prestazioni umane, “Human Maximum Performance”. Riconosciuto dai più come ottimo comunicatore, svolge la sua attività anche come divulgatore scientifico attraverso riviste di settore, network radiofonici e televisivi nazionali: assai note le sue partecipazioni a importanti trasmissioni televisive andate in onda su Rai1, Radio Deejay e La7. È autore di quattro libri: Supersalute con la Zona, Il circolo virtuoso del benessere, Le 100 regole del benessere e Un medico per amico, tutti editi da Sperling & Kupfer. In questi ultimi anni ha tenuto corsi di educazione continua in medicina ECM, con riconoscimento ministeriale, a oltre 3.500 farmacisti. Dallo scorso anno è il medico esperto di metabolismo e integrazione per la rivista Men’s Health. A tutt’oggi, svolge con continuità anche attività clinica-ambulatoriale. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito internet: www.studio-duranti.it

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In copertina UN LIBRO CHE FA BENE

AVERE CURA DI SÉ IN CINQUE MOSSE

Il metodo messo a punto da Fabrizio Duranti si fonda su un approccio integrato e graduale, finalizzato a ottimizzare il nostro metabolismo. Insegna a controllare l'insulina e mangiare in funzione dei ritmi biologici; a muoversi e allenarsi in modo corretto, sia con le modalità occidentali sia orientali; ad applicare le tecniche di disintossicazione senza trascurare prebiotici e probiotici; a conoscere i micronutrienti, le loro proprietà e le loro grandi potenzialità salutari; a regolare il sistema nervoso con le pratiche di rilassamento. Il programma prevede cinque differenti punti: 1 L’attività fisica di resistenza e di potenza; 2 La disintossicazione dell’organismo; 3 L’alimentazione equilibrata; 4 La micronutrizione o integrazione fisiologica; 5 L’equilibrio del Sistema Nervoso Involontario. Tutti coloro che intendono raggiungere un buon livello di salute, e successivamente mantenerlo, devono impegnarsi, progressivamente o simultaneamente, in ognuno di questi cinque punti suggeriti da Fabrizio Duranti.

non hanno nulla di tecnologico o ingegnoso. Il mio consiglio è di creare prima la base e poi una volta che questa è ben solida si può iniziare a salire verso il vertice andando a risolvere i problemi specifici». Qual è quindi il suo approccio al paziente? «Io mi occupo del corpo nella sua interezza e lo scopo principale del mio lavoro è quello di mettere l’organismo nelle condizioni di poter funzionare al meglio, secondo il concetto di “Human Maximum Performance”: cerco di idratarlo, di nutrirlo nella maniera giusta, dargli i giusti antiossidanti e apporti vitaminici, fargli fare il giusto movimento, utilizzare tecniche di rilassamento e riequilibrare il sistema nervoso neuro-vegetativo. Quando si tratta bene un organismo, esso cerca di esprimere nel migliore dei modi quella che i latini chiamavano la “Vis Medicatrix Naturae”, ossia la forza terapeutica della natura. Più che curare la singola patologia, che ritengo sia di pertinenza dello specialista, a me interessa gestire l’organismo, sempre nel miglior modo scientifico possi18 Dossier Medicina

bile, rimanendo molto attento alla biochimica, alla fisiologia e all’endocrinologia». Cosa comporta realmente, l’avere una vita “sana”? Quali sono i suoi consigli in merito? «Io ho adottato una gerarchia di interventi. Come primo passo bisogna decidere se si vuole stare bene veramente. E se si vuole raggiungere questo obiettivo occorre seguire attentamente tre regole: avere chiaro in mente l’obiettivo, capire quanto può costare raggiungere l’obiettivo, ed essere pronto a pagare il giusto prezzo per raggiungerlo, anche se è molto salato. Poi si passa all’attività fisica e al movimento che deve essere almeno di 40 minuti al giorno per almeno quattro volte alla settimana: bisogna camminare con ritmo sempre più incrementale, finché il movimento effettuato consenta sempre di poter parlare facendo attività fisica, ma non di cantare. E poi occorre trovare un momento di relax di almeno 1015 minuti al giorno, attraverso tecniche di rilassamento qualsiasi, per circa 5-6 giorni alla settimana. Poi si passa all’alimentazione che deve essere il più corretto possibile, cercando di evitare di mangiare il “cibo spazzatura” e mangiando moltissima frutta e verdura, proteine magre, e carboidrati più integrali possibili. Infine vi è la disintossicazione dell’organismo, finalizzata all’eliminazione delle tossine, e tecniche specifiche di micro nutrizione, utilizzando vitamine, sali minerali, anti-ossidanti e Omega 3». Cosa bisogna assolutamente evitare? «Bisogna evitare di perdere le motivazione e l’entusiasmo per la vita. La passione è uno dei motori più potenti. Bisogna sempre appassionarsi a qualcosa: alla lettura, allo sport, al lavoro. Quando una persona perde la passione e l’entusiasmo ha fatto già un primo considerevole passo verso la malattia». Quali consigli può darci per la prossima stagione autunnale? «Soprattutto quello di non perdere in autunno le buone abitudini acquisite in estate con il sole, il caldo e le giornate lunghe che ci hanno abituato a stare di più all’aperto. Bisogna attrezzarsi e organizzarsi e non far sì che si smetta di stare di più all’aria aperta, di correre, di fare sport e di incontrare persone solo perché arriva un po’ di brutto tempo o perché le giornate iniziano ad accorciarsi. Bisogna anche stimolare di più il nostro sistema immunitario perché il passaggio di stagione mette il nostro organismo a rischio di contrarre malattie: appunto per questo almeno un grammo di Vitamina C è da consigliare per almeno i primi due mesi di passaggio alla nuova stagione autunnale. Inoltre, non bisogna coprirsi troppo: occorre sempre stimolare il nostro sistema termogenico senza mai correre il rischio di inibirlo. In più, in questo periodo, bisogna anche cercare di incrementare i momenti di rilassamento».



Primopiano

INFORMATIZZARE le strutture sanitarie LE CODE AGLI SPORTELLI PER PRENOTARE UN SERVIZIO SANITARIO SONO ALL’ORDINE DEL GIORNO. E ANCHE QUANDO È NECESSARIO CONTATTARE UN OPERATORE TELEFONICAMENTE, SI PERDE MOLTO TEMPO. PER RISOLVERE TUTTO QUESTO LA TECNOLOGIA E L’INFORMATICA POSSONO DARE UNA GRANDE MANO. COME? NE PARLIAMO CON EMILIANO TOSI, CONSULENTE INFORMATICO di Roberto Bonin

Nella foto, Emiliano Tosi, consulente informatico


L

a burocrazia e la gestione delle informazioni e dell’agenda delle prestazioni rimane ancora oggi uno dei maggiori problemi a cui le strutture sanitarie non riescono a far fronte. E gli effetti, soprattutto a carico dei pazienti, sono davvero allarmanti: lunghe code agli sportelli, ore spese al telefono alla ricerca di un referente a cui affidarsi per la prenotazione e liste di attesa di mesi. Un valido contributo, per aiutare a risolvere questo genere di problemi, può venire dall’information technology e, più in particolare, dalle moderne piattaforme informatiche e dalla rete Internet che, per sua natura, sono in grado di avvicinare le strutture sanitarie al loro referente finale, il paziente. Si tratta però di una straordinaria occasione di crescita e di sviluppo che purtroppo nel nostro Paese non è ancora ben considerata. Ma qual è il reale valore aggiunto che l’informatica potrebbe dare ai vari presidi medico-chirurgici, sia pubblici sia privati, presenti sul territorio nazionale? Lo abbiamo chiesto a Emiliano Tosi, consulente informatico e titolare de “Il Simposio S.a.s.”, società milanese specializzata in servizi gestionali e progettuali in ambito ICT. La burocrazia e la lentezza delle prenotazioni delle visite e delle prestazioni di laboratorio è uno dei più grandi problemi che affligge da sempre la sanità. In che modo possono aiutare a risolvere

il problema le nuove piattaforme informatiche? «Prima di tutto occorre analizzare il problema della burocrazia. Spesso e volentieri si riempiono moduli su moduli fornendo sempre le stesse informazioni, duplicandole e riscrivendole su fogli differenti anche due o tre volte. Questo è dovuto al fatto che spesso i fogli vanno in uffici differenti e, quindi, se le informazioni non sono complete su tutti i fogli un dato ufficio potrebbe non avere abbastanza informazioni per identificare gli utenti. Il più delle volte succede perché l’organizzazione presso la quale si sta cercando di ottenere una prenotazione per un esame clinico o una visita specialistica non ha a disposizione un unico archivio in cui inserire i dati e dal quale poi reperirli all’occorrenza. Ciò comporta l’avere a disposizione archivi completamente denormalizzati e destrutturati, nei quali non esistono chiavi univoche per identificare lo stesso dato. Inoltre, come conseguenza diretta della duplicazione dei dati si ha l’impossibilità nel reperire con un’unica operazione di ricerca le informazioni associate a uno stesso paziente. In informatica, la prima cosa che è necessario fare quando si predispone un archivio, sia esso di pazienti, aziende o altro, è quella di cercare di creare meno duplicati possibili del-

TEMPO GUADAGNATO Grazie alle nuove piattaforme informatiche i vantaggi per l’utente finale sono enormi, a cominciare dal tempo risparmiato, non dovendo presentarsi personalmente per fare una prenotazione

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Primopiano la stessa informazione. Appunto per questo si utilizzano i database relazionali, capaci di usare delle chiavi univoche per identificare un elemento e rintracciare le informazioni ad esso associate all’interno di uno o più archivi. Questo approccio “confuso” è però spesso causa della lentezza nella prenotazione di una visita o di un esame. Il grande problema rimane quindi per tutte quelle strutture che non intendono investire in sistemi informativi adeguati e che, non essendo ottimizzati per la ricerca delle informazioni, costringono l’utente a presentarsi allo sportello per la prenotazione e procedere con la compilazione dei numerosi moduli di cui parlavamo prima. Esistono invece delle strutture che hanno in progetto o che hanno già attuato progetti di identificazione univoca e di prenotazione tramite strumenti avanzati quali Totem Intelligenti, Portali Web o siti dedicati. Qui tutto è informatizzato e, se le informazioni in proprio possesso sono complete, preno-

loro: si può andare dalla soluzione installata su un singolo server fino ad arrivare a entità che necessitano di server in clustering tra loro e in backup costante, magari dislocati presso la sala server di un ISV che gestisce una rete privata virtuale della struttura, tramite la quale si possono tenere in contatto sedi remote e quindi condividere le informazioni tra tutte le sedi della struttura stessa. Sotto il profilo software si intendono invece applicazioni che sfruttano la connettività Internet e che sono basate generalmente su una piattaforma web che consente la consultazione dei dati da qualsiasi località, anche remota. Per fare un esempio: si pensi di essere nella necessità di dover tornare dalle ferie e, per qualsiasi motivo, dover prenotare un esame che bisogna assolutamente fare entro un paio di giorni dopo il rientro. Che fare? Solitamente ci si attacca al telefono, si cominciano a reperire le informazioni della struttura adibita a fornire quel determinato esame, del call cen-

tare una visita, pagarla e ottenere quindi la prestazione diventa molto più semplice, evitando di rivolgersi a sportelli o a call center». Come funzionano esattamente queste piattaforme, sia sotto il profilo hardware sia software? «In genere, si basano su una struttura di dati univoca e facilmente consultabile. Sotto il profilo hardware le soluzioni possono essere molto differenti tra

ter da chiamare, degli orari in cui poter telefonare, ecc. Se le strutture che si intendono contattare invece avessero a disposizione un portale web, sarà possibile recarsi in un qualsiasi Internet point, fornire le proprie credenziali e verificare la disponibilità delle date per l’esame e procedere con la prenotazione. E se esistesse un motore di ricerca delle prestazioni sanitarie si avrebbe anche la possibilità di confrontare tra loro le prestazioni di più presidi medicochirurgici». Quali sono i reali vantaggi per l'utente finale e quali per il presidio medico-chirurgico? «I vantaggi per l’utente finale sono evidenti: basti pensare a tutto il tempo che si risparmia a non doversi presentare personalmente per fare una prenotazione. Per il presidio medico-chirurgico, invece, i vantaggi sono tutti di tipo organizzativo e, come naturale che sia, un vantaggio organizzativo si traduce spesso in una maggiore efficienza e, quindi, in un maggior rendimento delle proprie infrastrutture. Si pensi poi ai vantaggi nell’avere a disposizione un’agenda delle prenotazioni sincronizzata con l’agenda della struttura che deve eseguire le visite. Si potrebbe creare così una completa e aggiornata storia clinica dei pazienti». Sono ancora molte le strutture italiane che devono essere informatizzate. Secondo lei quali soluzio-

IN INFORMATICA, LA PRIMA COSA CHE È NECESSARIO FARE QUANDO SI PREDISPONE UN ARCHIVIO, SIA ESSO DI PAZIENTI, AZIENDE O ALTRO, È QUELLA DI CREARE MENO DUPLICATI POSSIBILI DELLA STESSA INFORMAZIONE

REP. 1

CARDIOLOGIA

REP. 2

REUMATOLOGIA

REP. 3

ONCOLOGIA PEDIATRIA

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L’EUROPA SEMPRE PIÙ TECNOLOGICA

L’Italia in ritardo sull’innovazione

«Siamo in ritardo sulla media dell'Europa per l'utilizzo dei servizi on line: nella Pubblica Amministrazione è al 17% a fronte di una media europea del 30%, e con un gradimento dei cittadini in diminuzione». A sostenerlo è stato Ennio Lucarelli, il Presidente di Assinform, l'Associazione italiana dell'Information Technology, durante la presentazione del 39° Rapporto avvenuta il 30 giugno scorso a Roma. Nel 1998 il nostro Paese spendeva in information technology l'1,5% del valore del Prodotto interno lordo, a fronte di una media europea attestata al 2,3%; nel 2007 abbiamo speso una quota pari all'1,7% del Pil, vale a dire dopo dieci anni abbiamo aumentato i nostri investimenti It di soli due decimi di punto percentuale, mentre la spesa media europea è cresciuta di 5 decimi di punto percentuale. «E chi in questi anni ha investito di più in tecnologie informatiche - ha sottolineato sempre Lucarelli - ha ottenuto anche importanti ritorni sulla produttività». Tra il 2000 e il 2007, per Francia, Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna la produttività è aumentata con ritmi a due cifre, fra il 7% e il 14%, sostenuta da una crescita cumulata degli investimenti It altrettanto elevata, con tassi dell'ordine tra il 16% e il 38%. Nello stesso periodo la media europea di crescita della produttività è stato dell'8%, quella della spesa It intorno al 30%, mentre in Italia l'aumento della produttività non è riuscito a superare il 2%, a fronte di una crescita cumulata degli investimenti It poco sopra il 5%. Per quanto riguarda la Pubblica amministrazione, la domanda It ha un andamento abbastanza differenziato fra amministrazioni locali e centrali. Per quelle centrali, nel decennio, l'incremento di spesa non va oltre il 2,8%, mentre il 2007/06 è un anno nero con - 3,2% di decremento. Le amministrazioni locali hanno invece una dinamica molto più vivace: + 8% nel decennio, in rallentamento lo scorso anno con un incremento del 2,4%.

ni informatiche è possibile ipotizzare? «Credo che le soluzioni migliori siano quelle personalizzate, anche perché non tutti hanno bisogno di tutto. Gli strumenti a disposizione degli sviluppatori di oggi sono costituiti infatti da prodotti singoli che possono essere messi insieme per costruire l’applicazione su misura per ogni struttura. Esistono ad esempio strumenti di CMS (Content Management System) che sono fortemente personalizzabili e che quindi possono essere verticalizzati per rispondere appieno alle esigenze di una o dell’altra realtà. In pratica io suggerisco sempre di far partire un progetto con dei consulenti che, prima di tutto, identifichino le vere esigenze della struttura clinica e poi decidano quale sia o meno la soluzione migliore, vagliando tutte le possibilità che il mercato concede in quel determinato momento». È possibile la comunicazione e lo scambio dati tra diversi presidi? «La comunicazione tra più presidi è parte integrante delle applicazioni di cui si sta parlando. É finita infatti l’epoca delle applicazioni singole non consultabili da remoto. Inoltre non bisogna considerare la comunicazione valida solo per presidi della stessa struttura, ma anzi è necessario adeguare le proprie applicazioni a un protocollo comunicativo comune: ad esempio, nel caso un utente si rechi presso due

cliniche differenti non debba essere più necessario ripetere gli esami clinici che una delle due cliniche ha già effettuato e messo a disposizione di entrambe le strutture. Se si potesse avere a disposizione un repository di tutti gli esami fatti da un paziente, indifferentemente dalla clinica che li ha effettuati, si potrebbe inoltre investire meglio le risorse economiche per effettuare esami più specifici o comunque evitare di gravare inutilmente sul Sistema Sanitario Nazionale. A tal proposito, esiste un nuovo progetto, CRSSISS, operativo dal 1° novembre 2007, che mira proprio alla condivisione delle informazioni tra differenti strutture. Nel rispetto della normativa vigente sulla tutela dei dati personali sensibili è possibile aderire a un protocollo di interscambio informativo che consente di accedere alle informazioni di ogni individuo, semplicemente facendo in modo che i propri software siano compatibili con questo protocollo. Si tratta di una grandissima opportunità per creare un repository informativo utilissimo per evitare doppioni e per avere una mole di informazioni che l’utente non si immagina neanche di possedere».

PRODOTTI SU MISURA Gli strumenti a disposizione degli sviluppatori di oggi sono costituiti infatti da prodotti singoli che possono essere messi insieme per costruire l’applicazione su misura per ogni struttura

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NUOVA INTESA

medici e farmacisti

UNA NUOVA APERTURA NEI CONFRONTI DELLE ESIGENZE DEL SOCIALE. VERSO QUESTO IMPORTANTE OBIETTIVO SI STA MUOVENDO IL SETTORE FARMACEUTICO. CON OTTIMI RISULTATI A GIUDICARE DALLE ULTIME RICERCHE EFFETTUATE SUL TERRITORIO ITALIANO di Nicoletta Blanc

I

n una stagione di grandi cambiamenti, imposti da un mercato in continua mutazione, anche il settore farmaceutico deve adeguarsi alle grandi sfide in atto. Come è emerso da un incontro svoltosi lo scorso 10 giugno a Milano, le farmacie hanno già iniziato un processo di trasformazione verso un’attività professionale contraddistinta da una sempre maggiore apertura al sociale. Da una ricerca campione realizzata a Brescia grazie alla collaborazione tra farmacisti e medici di Famiglia della SIMG - Società Italiana Medicina Generale - è emersa una realtà particolarmente significativa. La ricerca, estesa su tutto il territorio nazionale, evidenzia infatti l’evoluzione di un settore che con l’entrata in vigore del Decreto Bersani ha accelerato il processo di modernizzazione distributiva. In tal

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senso i dati parlano chiaro. A fine 2006 il mercato dei farmaci senza obbligo di ricetta si è attestato attorno ai 2 miliardi di euro - con un’ulteriore progressione già nel 2007 - e ha coinvolto 17.500 farmacie (fonti: IMS - Ladetrab Uniparo). Rilevante anche la lettura del fatturato dei negozi di articoli sanitari e per il benessere - aperti per il 70% nell’arco degli ultimi due anni - e stimato in 715 milioni di euro; con un’espansione sul territorio di 3.350 nuovi punti vendita. Uno sviluppo territoriale che si è maggiormente attestato nel Sud Italia e nelle isole, dove la grande distribuzione degli ipermercati non è ancora arrivata. Questa apertura verso un’offerta più differenziata tende ad affiancare sempre più ai medicinali tradizionali i generici e affini, includendo anche le nuove linee di prodotti a marchio del farmacista. Opportunità, quest’ultima, che non solo permette di garantire la qualità del prodotto - controllato in tutte le fasi di lavorazione dalle stesse farmacie - ma anche di proporre prezzi competitivi di gran lunga inferiori al prodotto di marca già affermato sul mercato. In questo progetto di work in progress il marchio delle farmacie contraddistinguerà quindi, sempre più, una vasta gamma di offerte che si dilatano dai prodotti per l’infanzia agli integratori, dalla cosmesi al benessere fisico. Il tutto, non solo per aprire nuovi canali di sbocco sul mercato ma per garantire una farmacia sempre più vicina alle reali necessità dell’utenza. Durante l’incontro - svoltosi alla presenza dei Presidenti di Federfarma e Federfarmaco, rispettivamente Annarosa Racca e Guido Nocerino, di Ovidio Brignoli, in rappresentanza della SIMG, di Enrico Finzi di Astra ricerche e di Massimo Massa, Amministratore Delegato di FederFARMA.CO - è stata più volte ribadita la necessità di una farmacia


CHI È FEDERFARMACO

Pur essendo una società privata, FederFARMA.CO rappresenta di fatto la Federazione delle 37 Cooperative dei Farmacisti, che associa circa 11.000 farmacie sull’intero territorio nazionale. Negli ultimi cinque anni FederFARMA.CO ha raggiunto importanti risultati: un fatturato di 110 milioni di euro; 66 aziende partner produttrici di farmaci etici; un listino di 62 prodotti a marchio: i “Prodotti di proprietà dei titolari di Farmacia”. L’altra grande area di attività è il “Prodotto dei Farmacisti”, il prodotto a marchio della società FederFARMA.CO. Si tratta più in particolare di un’idea nata circa 10 anni fa quando, insieme a Federfarma, si pensò a qualcosa che doveva essere di alta qualità ma più conveniente rispetto a quanto già in fase di distribuzione, realizzato dalle migliori officine di produzione ma proposto dai farmacisti, quindi senza tutti i costi aggiuntivi che ha il normale prodotto di marca industriale.

percepita dalla gente come un presidio sanitario di base per il territorio. Catalogate in cinque modelli standard in rapporto alla superficie, all’assortimento dei prodotti, per qualità di servizio, di canali d’acquisto e dimensioni del Comune in cui operano, le farmacie, attualmente ancora “tradizionali” per il 62% e solo con una percentuale dell’8% ritenuta all’avanguardia, dovranno essere sempre più titolate per offrire servizi a 360°. In questa nuova prospettiva rientrano i più semplici esami di laboratorio come colesterolo, glicemia o test di gravidanza ma anche un’assistenza sanitaria che permetta di intervenire nel soccorso immediato con punture, medicazioni o la somministrazione di antidoti nei casi di avvelenamento. In questo contesto, l’iniziativa bresciana tende a stimolare la creazione di una rete informatica, tra farmacisti e medici, in grado di incentivare l’utilizzo tempestivo di dati e informazioni che riguardano il paziente, ottimizzando così i tempi di risposta e di cura. Ma, soprattutto, viene auspicata una nuova cultura farmaceutica che possa interagire al meglio con la struttura medica - nella valorizzazione delle rispettive competenze - e sempre più di supporto al Servizio Sanitario Nazionale; spesso carente nei piccoli centri. L’incontro, ospitato nella sala Tobagi del Circolo della Stampa di Milano, e moderato da Sergio Angeletti, si è concluso dopo aver evidenziato anche un quadro internazionale dove il nostro Paese, nel rapporto tra numero di farmacie e abitanti, si colloca in un livello intermedio tra i Paesi del Nord Europa e quelli limitrofi come la Francia o la Spagna.

A sinistra il dottor Guido Nocerino, Presidente FederFarma.CO. Durante l’incontro svoltosi lo scorso 10 giugno a Milano è stata sottolineata la necessità di una farmacia percepita come presidio sanitario di base per il territorio, e un’apertura verso il sociale con un’offerta più differenziata che tende ad affiancare sempre più ai medicinali tradizionali i generici e affini

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ATTENZIONE ai falsi guaritori

LA PRESENZA DI MAGHI E GUARITORI CHE SOSTENGONO DI POTER CURARE MALATTIE GRAVI E MENO GRAVI È IN AUMENTO. ANCHE NEL NOSTRO PAESE. BISOGNA DIFENDERSI DAI CIARLATANI PER AFFIDARSI A CHI SA FARE IL PROPRIO MESTIERE di Roberto Bonin

Con il crescente fenomeno dei finti guaritori, bisogna dare alle persone i mezzi per potersi difendere dagli imbroglioni. Il CICAP si impegna nel campo della ricerca e della divulgazione

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È

ormai all’ordine del giorno sfogliare un qualsiasi giornale o guardare su una delle tante edizioni dei TG nazionali per apprendere dell’esistenza di sedicenti maghi o guaritori che promettono cure miracolose. Cure che, sappiamo tutti, non portano a nessun risultato concreto, ma solo ad una notevole perdita di tempo e denaro. E, nel frattempo, la patologia di cui siamo affetti continua a peggiorare. Ci è sembrato dunque importante affrontare questo delicato problema che in Italia sembra essere in continuo aumento, ribadendo ancora una volta la nostra fiducia nella moderna scienza medica e nelle strutture sanitarie del nostro Paese.

A tal proposito abbiamo voluto coinvolgere il dott. Luigi Garlaschelli, ricercatore presso il Dipartimento di Chimica Organica dell'Università di Pavia, e responsabile delle sperimentazioni del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, che in più occasioni ha avuto a che fare con questo particolare fenomeno che, proprio dalle sue parole, abbiamo appreso «essere capace di generare un giro d’affari di svariati milioni di euro». Sempre di più, la cronaca nera e giudiziaria è ricca di vicende che vedono coinvolti falsi guaritori che promettono cure miracolose. Qual è la reale dimensione di questo fenomeno nel nostro Paese? «Difficile dirlo perché non si dispone di statistiche precise; in particolar modo se si vuol tener conto sia dell’ufficiale sia del sommerso. Inoltre, è anche molto difficile poter distinguere da caso a caso, soprattutto se si considerano i guaritori che operano in pseudoambulatori, spesso ricavati nella propria abitazione. Se poi si considerano anche alcune discutibili terapie alternative alla medicina tradizionale o medicamenti ritenuti apparentemente validi, il fenomeno appare di vastissima diffusione, tanto da rappresentare un mercato con un giro d’affari di milioni di euro». Quali patologie e malati vengono più spesso coinvolti nel raggiro di questi falsi guaritori? «Bisogna innanzitutto distinguere tra gli operatori in possesso di una regolare laurea in Medicina e Chirurgia e quelli senza alcun titolo accademico. Chi ha una buona formazione medica eviterà sempre di utilizzare questo tipo di terapie per curare patologie gravi, poiché è ben cosciente della loro dubbia efficacia e quindi è per lo più orientato anche verso terapie tradizionali. Diverso è invece il caso di quando ci si rivolge ai ciarlatani o a esperti improvvisati, igno-


ranti e presuntuosi allo stesso tempo, che utilizzano medicamenti alternativi per curare importanti patologie come ad esempio il Diabete, la Fibrosi cistica o, addirittura, alcuni tipi di tumori. In genere vengono trattate patologie di scarso rilievo e con andamento ciclico, che si risolvono da sole o che si prolungano nel tempo, dimostrandosi poco sensibili alle terapie convenzionali. Molto spesso si tratta anche di disturbi psicosomatici o di natura psicologica come ansia, depressione o insonnia. Il pericolo più grosso rappresentato dalle terapie alternative è ritardare, o peggio ancora evitare, l’impiego di terapie di comprovata efficacia, soprattutto quando si è in presenza di gravi patologie». Quale branca della medicina alternativa si può ritenere efficace o scientificamente valida? «Per definizione, una medicina alternativa è una medicina la cui efficacia non è stata provata scientificamente; in tutti gli altri casi, se ha dimostrato un’efficacia clinica - anche se non si conosce bene quale sia l’esatto principio di funzionamento - può essere tranquillamente applicata. Appunto per questo è sempre meglio diffidare di tutte quelle terapie che non hanno ancora passato un test di efficacia. Anche se va detto che spesso nel gruppo delle medicine alternative, vengono comprese alcune discipline, come ad esempio la fitoterapia, di cui invece si conosce da tempo il reale valore. Esistono inoltre delle tecniche - campo di continue discussioni all’interno della comunità medico-scientifica - della cui efficacia non si è ancora ben certi (per esempio l'agopuntura e l'ipnosi clinica), anche perché di difficile valutazione sperimentale. Bisogna comunque sempre distinguere tra il concetto di malattia e il concetto di malessere: la malattia è qualcosa che ha quasi sempre un substrato organico e fisiologico, mentre il malessere ha una grossa componente psicologica. C’è tutta una serie di pratiche che forniscono una sensazione di benessere, ma che non sono affatto efficaci se la malattia ha un substrato organico. In più, bisogna anche considerare che qualsiasi atto inteso come atto medico ha sempre un effetto placebo sull’individuo». Come poter distinguere un falso guaritore da un qualificato professionista?

CHE COS’È IL CICAP

Il CICAP, acronimo di Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, è un'organizzazione scientifica e pedagogica, senza fini di lucro, che promuove un'indagine scientifica e critica nei confronti del paranormale. Il CICAP è nato nel 1989 per iniziativa del noto giornalista scientifico Piero Angela e di un gruppo di studiosi e porta avanti la sua opera di divulgazione e promozione per mezzo di conferenze pubbliche, interventi radiotelevisivi, pubblicazione di periodici, libri e articoli. L'opera del Comitato italiano non è isolata ma si riallaccia ad azioni e obbiettivi di movimenti analoghi, che si sono sviluppati negli ultimi trent'anni in 80 Paesi di ogni continente. Per maggiori informazioni: www.cicap.org.

«Io consiglio sempre ai pazienti di rivolgersi a una struttura ospedaliera pubblica e qualificata, evitando ambulatori di dubbia serietà e senza farsi suggestionare dal racconto di amici o conoscenti. Bisogna sempre rivolgersi a un ospedale o a una clinica adatta da cui si verrà poi indirizzati verso clinici esperti e qualificati. È di fondamentale importanza non fidarsi mai dei guaritori improvvisati». Cosa si sente di dire quindi ai nostri lettori per metterli in guardia da questi falsi guaritori? «Sicuramente di fidarsi solo delle terapie ufficiali e di consultare sempre un laureato in Medicina e Chirurgia e non una persona improvvisata priva di qualsiasi qualifica o specializzazione. È importante anche diffidare del “sentito dire” e non affidarsi a terapie alternative senza aver consultato prima una struttura scientifica, poiché il rischio più grosso è quello di ritardare l’azione di una terapia di efficacia provata». Quale azione preventiva e di indagine svolge il CICAP a riguardo? «Il CICAP svolge fondamentalmente un’opera di informazione, senza scendere nel merito di ogni singolo caso. In particolare, il nostro gruppo ha spesso a che fare con pranoterapeuti che, oltre a un potere di guarigione, millantano anche capacità diagnostiche».

LUIGI GARLASCHELLI

Laureato in Chimica presso l'Istituto di Chimica Organica dell'Università di Pavia, nel 1975 e 1976 ha prestato servizio presso l'Istituto di Chimica del Politecnico di Milano in qualità di assistente incaricato supplente, occupandosi di sintesi organica. Dal 2001 è Professore a contratto presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano per l'insegnamento di Chimica Organica per il corso di Biotecnologie. È autore o coautore di circa 50 lavori, (pubblicazioni su riviste internazionali e brevetti), oltre a varie comunicazioni a Congressi. A fianco delle sue occupazioni ufficiali, Garlaschelli si interessa da diversi anni di fenomeni paranormali, anomalie, pseudoscienze e misteri vari. È socio dal 1991 del C.I.C.A.P. (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), nel quale riveste l'incarico di responsabile delle sperimentazioni. È comparso numerose volte alla televisioni italiane e straniere, e tiene spesso conferenze su questi argomenti, anche nelle scuole e nelle Università - talvolta patrocinate dalla Società Chimica Italiana.

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NUOVE SCOPERTE per aiutare i bambini L’APPLICAZIONE DELLA BIOLOGIA DEI SISTEMI ALLE MALATTIE DEI BAMBINI È STATO L’ARGOMENTO CENTRALE DELLA NOBEL CONFERENCE CHE QUEST’ANNO SI È TENUTA A STOCCOLMA. IN RAPPRESENTANZA DELL’ITALIA C’ERA IL PROFESSOR FRANCESCO CHIARELLI di Roberto Bonin

U

n ulteriore passo in avanti nella cura delle malattie in età pediatrica. É quanto accaduto a Stoccolma, in Svezia, dal 16 al 18 maggio scorsi, in occasione della Nobel Conference, la consueta Conferenza internazionale dedicata ai settori per i quali viene attribuito il tanto ambito Premio Nobel (Chimica, Fisica, Letteratura, Biologia e Medicina). Al centro dei lavori dell’edizione 2008, la Medicina e, in particolare, in occasione dell'anno internazionale del bambino, la Pediatria con l’applicazione della Biologia dei Sistemi alle malattie dei bambini (System Biology and Child Health). Attraverso l’uso delle nuove tecnologie, questo nuovo approccio scientifico consentirà di studiare l'associazione di molti

Dottor Francesco Chiarelli

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geni nel determinismo delle malattie e l'espressione delle numerose proteine nel corpo umano che permetteranno di comprendere al meglio i meccanismi molecolari che stanno alla base di numerose malattie. Questo migliorerà e personalizzerà il trattamento farmacologico sui pazienti più piccoli, selezionando i farmaci ai quali i bambini possono rispondere al meglio ed essere curati in maniera più efficace, contro importanti malattie croniche come l'asma bronchiale, l'artrite reumatoide, il deficit di ormone della crescita, le malattie infiammatorie croniche intestinali e, soprattutto, il diabete mellito. A rappresentare l’Italia alla Nobel Conference è stato chiamato il professor Francesco Chiarelli, Direttore della Clinica Pediatrica dell’Università di Chieti, nonché Presidente della Società Europea di Endocrinologia Pediatrica e Consulente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per la Pediatria, che non ha indugiato a definire questa particolare esperienza come «il riconoscimento più importante della sua vita», oltre ad «aver avuto la possibilità di interagire con grandi scienziati provenienti da tutto il mondo» e aver apprezzato, proprio in queste persone di altissimo livello scientifico, «la capacità di conservare l'umiltà e la gradevolezza nei comportamenti e nelle relazioni con gli altri». «Quest'anno la Nobel Conference è stata dedicata alla Biologia dei Sistemi e alla sua applicazione a importanti malattie dei bambini, - spiega il professor Chiarelli. - Si tratta di un approccio innovativo alla Biologia Molecolare che consente di valutare i vari sistemi biologici dell'organismo umano attraverso la valutazione sistemica dei geni, delle proteine e dei metaboliti, studiando le interazioni dei vari componenti. Questo approccio ha consentito, ad esempio, di conoscere meglio alcune malattie multigeniche com-


plesse, quali ad esempio le malattie cardiovascolari, il diabete mellito, alcune malattie tumorali, le malattie infiammatorie croniche e le malattie degenerative cerebrali». E, come sottolinea il professor Chiarelli, le maggiori applicazioni di queste nuove tecniche riguarderanno in particolare proprio la cura del Diabete mellito pediatrico, sia di tipo 1, insulino-dipendente sia di tipo 2, noninsulino-dipendente: «In passato abbiamo avuto la possibilità di comprendere meglio le malattie monogeniche, cioè dovute all’alterazione di un singolo gene. Oggi, con queste nuove tecniche, è possibile analizzare insieme moltissimi geni e moltissime proteine e quindi valutare attentamente il peso di quei geni e di quelle proteine nella progressiva distruzione delle cellule che producono insulina e che determinano la progressiva dipendenza del bambino dall’insulina esterna». Non solo. Per il Diabete mellito di tipo 2, che è strettamente collegato all’aumentata prevalenza di obesità, la biologia dei sistemi permetterà anche di comprendere meglio il motivo per il quale alcuni bambini sono maggiormente predisposti a sviluppare la malattia, mentre altri ne risultano protetti. «La Biologia dei Sistemi è molto costosa e richiede continui investimenti e ottimizzazione delle risorse, entrambe condizioni non sempre soddisfacenti nel nostro Paese», aggiunge però Chiarelli, non nascondendo un’ombra di preoccupazione in merito agli ancora troppo esigui investimenti nella ricerca scientifica in Italia (pari a circa 1/4 rispetto a quelli di Svezia e Giappone, ndr). «Credo che noi in Italia dovremmo invidiare la migliore organizzazione e i maggiori investimenti, specialmente del Giappone, dei Paesi del Nord Europa e di quelli del Nord America. Forse gli altri potrebbero invidiare a noi italiani la grande intelligenza e dedizione delle quali dobbiamo essere dotati per superare le difficoltà di un Paese come il nostro che non pone la ricerca tra le

FRANCESCO CHIARELLI Ha conseguito la Laurea con lode in Medicina e Chirurgia nel 1980 presso l’Università di Siena e si è specializzato in Endocrinologia all’Università di Modena e in Pediatria all’Università di Chieti, dove attualmente insegna come Professore Ordinario di Pediatria. Dal 1995 è Direttore della Clinica Pediatrica della stessa città. È stato ed è relatore a numerosi Congressi Nazionali ed Internazionali e ha tenuto numerosi corsi di aggiornamento. Il Professor Chiarelli è autore di oltre 1500 pubblicazioni scientifiche di cui 382 su riviste internazionali recensite. È anche Revisore di numerose riviste scientifiche quali Nature, New England Journal of Medicine, Lancet, Journal of Clinical Investigation, Journal of American Medical Association dal JAMA. Tra i suoi incarichi istituzionali, va ricordato il suo ruolo di Segretario Generale dell'European Society for Paediatric Endocrinology e quello di Consulente dell’OMS per la Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica. Inoltre è membro del Consiglio Direttivo dell'International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes, componente del Committee for Childhood Diabetes dell’ IDF, segretario della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica.

priorità strategiche». Nonostante questa situazione, comunque, il nostro Sistema Sanitario Nazionale continua a essere uno tra i migliori al mondo. «Il nostro è un sistema sanitario solidale, - sottolinea Chiarelli - che offre gratuitamente una decorosa assistenza. Credo che i cittadini dovrebbero esserne sempre consci e dovrebbero anche imparare a utilizzare il Sistema Sanitario in modo onesto, civile, senza abusarne, e considerandolo come un bene comune, da rispettare con la stessa religiosità e senso civico con la quale si rispetta un luogo sacro. D'altro canto, però, è anche bene che gli operatori sanitari si impegnino al massimo per fare in modo che questo Sistema mantenga nel tempo le sue caratteristiche di eccellenza e di servizio nei confronti dei cittadini di oggi e, in particolare, dei cittadini di domani, cioè i bambini».

Una panoramica della città di Stoccolma dove si è svolta la Nobel Conference dal 16 al 18 maggio di quest’anno

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Il Protagonista

CRESCERE

in un mondo sbagliato

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800 MILIONI DI BAMBINI NEL MONDO VENGONO RAPITI E VENDUTI. VIOLENTATI, SFRUTTATI, COINVOLTI NEL TRAFFICO DELLE ADOZIONI O NEL TRAFFICO DI ORGANI. LA SITUAZIONE È DRAMMATICA. CE NE PARLA MASSIMILIANO FANNI CANELLES di Roberto Bonin

S

empre più attraverso la televisione e i giornali ci giungono notizie di guerre, catastrofi naturali e continue violazioni dei diritti dell’uomo. E a farne maggiormente le spese sono proprio gli esseri più indifesi: i bambini. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di ospitare all’interno della nostra rubrica d’attualità, il dottor Massimiliano Fanni Canelles, dirigente medico di ruolo presso l'Unità operativa di Nefrologia dell' ASS n°4 Medio Friuli, Presidente del Comitato Italiano Mielina e Vicepresidente dell’Associazione @uxilia Onlus che si occupa di promuovere la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia e all'estero con attività editoriali e culturali. Fanni Canelles è stato promotore di numerose missioni umanitarie in Medio Oriente, Africa e Sud Est asiatico per la cura e la difesa dei bambini e collabora attivamente con il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero degli Interni, il Dipartimento di Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia, il Tutore Pubblico dei Minori e l'Istituto Internazionale dei Diritti Umani, proprio in difesa dell’infanzia. Nell'era della medicina moderna la fame e la guerra continuano purtroppo a essere tra le prime cause di morte infantile nel mondo. Quali possono essere le possibili ricette per debellare definitivamente queste piaghe? «La povertà dei Paesi in via di sviluppo è il problema principale. Ma per definire un popolo povero non basta la quantificazione del reddito pro-capite, del prodotto interno lordo e del debito pubblico della Nazione in cui vive, ma è necessario valutare elementi

qualitativi, come la speranza di vita, la mortalità infantile e il tasso di alfabetizzazione. In un ambiente dove pandemie, guerre tribali e conflitti armati, malattie, lavoro minorile, tratta dei bambini e delle fanciulle sono all’ordine del giorno, è chiaro che la popolazione raggiunge livelli di povertà che noi occidentali non riusciamo neanche a immaginare. Questi indicatori dimostrano come sia necessario ridefinire gli interventi di aiuto e la necessità di ripensare globalmente lo sviluppo del nostro primo mondo che oggi vive sulle spalle del Terzo. Dobbiamo ripensare a un nuovo rapporto tra capitalismo e Paesi poveri e questo comporta in primo luogo l’individuazione di forme di compartecipazione ai programmi di cooperazione. Dobbiamo abbandonare l’idea dell’aiuto fine a se stesso, ma è necessario elaborare dei piani che permettano a queste culture di evolversi ed emanciparsi e che permettano alla popolazione di sostenersi autonomamente con progetti di microcredito e microimprenditorialità. Non a caso il premio Nobel per la pace del 2006 è stato dato a Muhammad Yunus, noto come "il banchiere dei poveri", perché ha istituzionalizzato i piccoli prestiti che hanno consentito, come dice la motivazione, "di creare sviluppo economico e sociale dal basso"». Quale situazione di disperazione ha trovato nei suoi frequenti viaggi in terre martoriate dalla guerra e dalle carestie? «Ogni Paese è diverso perché diversi sono i problemi sociali, culturali, religiosi, economici e di territorio. I luoghi che mi hanno visto maggiormente operativo sono l’Afghanistan, l’Iraq, il Pakistan, lo Sri

UNA CARRIERA DEDICATA A CHI HA BISOGNO

Massimiliano Fanni Canelles, nasce a Trieste il 22 agosto 1965. Già Ufficiale della Fanteria Alpina e giornalista pubblicista, si laurea in Medicina e Chirurgia. È dirigente medico di ruolo presso l'unità operativa di Nefrologia dell' ASS n°4 Medio Friuli. Insegna in varie università ed ha conseguito numerosi premi scientifici nazionali e internazionali. La sua attività clinica e di ricerca si svolge prevalentemente nell'ambito oncologico, neurologico e nefrologico. È presidente del Comitato Italiano Mielina, ramo della fondazione internazionale di Washington finalizzata alla ricerca scientifica delle malattie rare e neurologiche. I suoi interessi riguardano gli aiuti umanitari in Italia e all'estero e gli studi sulla tutela dei diritti umani e dell'infanzia. È fondatore e membro del consiglio direttivo della SPES, Solidarietà Per l'Educazione allo Sviluppo, Onlus attiva nel recupero delle popolazioni devastate dalle guerre o calamità naturali. È vicepresidente di @uxilia Onlus che si occupa di promuovere la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia e all'estero con attività editoriali, culturali e teatrali. È direttore del mensile SocialNews specializzato nella divulgazione delle problematiche minorili. Collabora con il Ministero Affari Esteri, con il Tutore Pubblico dei Minori, con il Dipartimento di Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia e con l'Istituto Internazionale dei Diritti Umani.

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Il Protagonista

Massimiliano Fannes Canelles, Presidente del Comitato Italiano Mielina e Vicepresidente dell’Associazione @uxilia Onlus

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Lanka e la Palestina. Per parlare delle situazioni più tragiche, chiunque sia stato a Kabul si è reso conto di quanto grave sia la mancanza di qualsiasi forma di igiene. Le fogne sono a cielo aperto con il vento che spesso porta i liquami organici all’interno delle abitazioni, l’acqua spesso scarseggia e ristagna nei pozzi colonizzati da batteri e insetti. Una delle maggiori piaghe di questo Paese è la leshmaniosi che coinvolge il 90% dei bambini. Un altro dramma è l’elevatissima percentuale di orfani; orfani che non raramente vengono rapiti per incrementare il traffico illecito delle adozioni e l’ancor più drammatico traffico d’organi che nel Pakistan confinante è molto florido. Nello Sri Lanka la situazione è diversa ma con drammi paragonabili. Lo tzunami ha falciato migliaia di vite in pochi secondi ma altri drammi da tempo erano presenti nel Paese; un Paese dove lo stupro dei propri figli o dei bambini ospitati negli orfanotrofi è quasi una prassi generalizzata. Il tutto è favorito da una cultura anomala e deviata e dall'abuso alcolico che colpisce il 90% della popolazione. In Iraq la situazione drammatica è legata all’embargo decennale e alla recente guerra con i Paesi occidentali. Per lungo periodo l’assenza dei servizi e soprattutto dell’acqua potabile e dell’energia elettrica in un territorio con un clima desertico ha reso veramente difficile la vita. Il mercato nero gestiva qualsiasi commercio e i generi di

prima necessità raggiungevano cifre stratosferiche come 30-60 dollari a bottiglia d’acqua. In un popolo dove lo stipendio medio è di 50 dollari al mese, diventa chiaro come quello che noi consideriamo naturale e ovvio non lo è più: la gente moriva di sete, di caldo e di stenti». Di cosa c'è realmente bisogno in queste zone? E cosa possono fare i Governi in tal senso? «La sovranità degli Stati è sottoposta al potere del capitale finanziario globalizzato. La realtà è che 225 privati al mondo detengono mille miliardi di dollari, pari al reddito di 2,5 miliardi di persone più povere del pianeta che rappresentano il 47% della popolazione mondiale. Quando parliamo di globalizzazione dobbiamo porci anche la domanda di come deve essere gestita e se arraffare il più possibile senza restituire nulla sia a lungo tempo proficuo o meno per i popoli occidentali». Può raccontarci qualche aneddoto o episodio successo in questi viaggi che le ha insegnato qualcosa di concreto, sia per la sua professione di medico sia per la sua condizione di genitore? «Durante l’offensiva americana subito dopo l’11 settembre negli ospedali di Kabul i pazienti erano ricoverati in brandine di legno e paglia, stracci sporchi di feci e urina, topi che squittendo scappavano via al nostro passare, un odore acre insopportabile che penetrava nelle narici e nei pori della pelle. Non


c’erano materassi, mancavano servizi igienici o di semplice pulizia ed era completamente assente l'assistenza infermieristica. Gli scarafaggi correvano dappertutto e miriadi di mosche depositavano le loro larve sulle ferite dei pazienti incoscienti. Non esisteva la possibilità di disinfettare gli strumenti, difficilmente era disponibile una terapia antibiotica adeguata e qualche volta anche l'utilizzo dell'anestetico era impossibile. Mancavano cateteri, aghi e filo di sutura, garze e guanti sterili ma soprattutto mancava la possibilità di eseguire esami del sangue, delle urine e delle feci e i macchinari per le radiografie risalivano agli anni Quaranta. Ma le testimonianze più drammatiche riguardavano i rapimenti di bambini. Ismail è un bambino di 10 anni, liberato assieme al fratello più piccolo, Ibrahim, da un blitz della forze di sicurezza afghane. Ha raccontato di come in una zona montagnosa dove lo avevano portato ha visto i corpi di quattro bambini della sua età. Gli avevano levato gli organi dall'interno del corpo, raccontava, subito dopo uno dei sequestratori aveva preso i piccoli cadaveri per bruciarli». Si parla sempre di problemi del Terzo mondo, dimenticando spesso che anche nella realtà del nostroPaesesipuònasconderedegradoemalcontento. A farne le spese maggiori sono quasi semprei bambini. Quali sono i problemi più importanti e difficili da risolvere che minano la nostra società? «La società attuale, proiettata verso la globalizzazione e la spasmodica ricerca di benessere a “basso costo”, evidenzia segni di malessere, disorganizzazione, destrutturazione e confusione della collettività. Lo scopo della vita umana viene miseramente ridotto alla costante ricerca del facile guadagno ottenuto spesso sulle sofferenze dei più deboli. 800 milioni di bambini nel mondo sono prima rapiti e poi venduti, violati, sfruttati, avviati all'accattonaggio, al furto, alla guerra, al lavoro forzato, coinvolti nel traffico delle adozioni, della prostituzione o nel traffico di organi. Merce preziosa perché facilmente vendibile, affittabile, riciclabile e soprattutto condizionabile. Un giro d’affari di milioni di dollari presente in tutte le Nazioni del mondo e in tutte le classi sociali. Un dramma che anche nei Paesi civilizzati della Comunità Europea coinvolge migliaia di bambini. Il decadimento dei valori in cui la società occidentale sta sprofondando è in parte responsabile del disfacimento della famiglia, della perdita del ruolo della Chiesa e delle istituzioni. In questo contesto i giovani si sono ritrovati “liberi” di rifugiarsi nelle dimensioni irreali ed effimere dei videogiochi, della televisione ma anche dell’alcool e della droga. La profonda crisi di identità individuale e di gruppo che ne è scaturita li spinge verso i disturbi alimentari, il bullismo e la violenza, fino ad arrivare a estremi

quali il suicidio e la devianza minorile». Pedofilia, bullismo e sfruttamento minorile. I nostri bambini sono sempre esposti a numerose minacce da parte degli adulti. Quali consigli si sente di dare ai genitori e agli educatori in tal senso? «Bullismo, mobbing e nonnismo, non sono altro che manifestazioni simili dell'uso o meglio dell'abuso del potere o della forza a scopo intimidatorio o persecutorio verso chi è più debole. Caratteristica questa purtroppo intrinsecamente legata al genere umano e giustificata da alcune spiegazioni evoluzionistiche che sfociano nel razzismo biologico. Un modello comportamentale che, anche se non sempre estremizzato, risulta però da sempre presente in ogni classe sociale, nella scuola come nel lavoro, nelle associazioni sportive come in quelle umanitarie, nella vita di paese come in quella delle grandi metropoli, nella politica e nella religione. Un fenomeno accentuato ed esasperato da situazioni famigliari e ambientali problematiche, da modificazioni nel corretto concetto di sé, dall'uso di alcool e di sostanze psicoattive e dall'innescarsi di dinamiche di gruppo alterate. Meccanismi questi che spingono l'individuo verso comportamenti devianti e antisociali che permettono la nascita del branco nel quale i singoli perdono le capacità critiche e mantengono solo il senso di appartenenza a un'identità collettiva dominata dalla passiva accettazione degli eventi e dall'impulsività delle azioni. Ma l’impressione che si ricava da questo quadro è che a fronte di una precocizzazione dei comportamenti di prevaricazione ci sia la necessità di porre l’attenzione al mondo degli adulti che nella scuola, in famiglia, nello sport, in televisione o in Internet funge da guida e da esempio. Un mondo intriso di ambizione, autoritarismo e potere dove poco spazio viene lasciato alla compassione».

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La storia

LA RICERCA

NEL NOME DI LORENZO

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Tre immagini di Lorenzo Odone in momenti diversi della sua vita e in diverse fasi della malattia. In basso la locandina del film tratto dalla sua vita, “L’Olio di Lorenzo”, diretto da George Miller. Nella pagina a fianco, Augusto Odone, economista e padre di Lorenzo, che insieme alla moglie Michaela ha lottato tutta la vita per salvare il figlio

LA STORIA CHE HA PORTATO ALLA SCOPERTA DELL’OLIO DI LORENZO È UNA STORIA D’AMORE. L’AMORE DI DUE GENITORI PER IL FIGLIO, AFFETTO DA UNA MALATTIA RARA A CUI SI PENSAVA NON CI FOSSE RIMEDIO. OGGI LA SPERANZA DI FARCELA C’È. E GLI SCIENZIATI SONO AL LAVORO PER ACCELERARE LA RICERCA di Roberto Bonin

N

el 1994 a Lorenzo, figlio dei coniugi Odone, venne diagnosticata a soli 6 anni una malattia genetica molto rara, l’Adrenoleucodistrofia (ALD), che provoca un difetto metabolico che determina l’accumulo nel sangue e nei tessuti di acidi grassi a lunga catena. L’accumulo di queste molecole provoca la distruzione della mielina (la guaina che riveste i nervi) impedendo agli impulsi nervosi di giungere a destinazione. La drammatica vicenda della famiglia Odone ha ispirato dapprima George Miller, regista del film “L’Olio di Lorenzo”, interpretato dai premii Oscar Nick Nolte e Susan Sarandon e in seguito, la rockstar inglese Phil Collins, che ha messo in musica una lettera scritta proprio dalla mamma di Lorenzo poi morta di cancro. Purtroppo il giorno dopo aver compiuto 30 anni, Lorenzo è venuto a mancare. Ed è a lui, al suo ricordo e all’impegno e al coraggio dei suoi genitori che è dedicato questo articolo. «Gli scienziati mondiali si riuniscono per creare bombe nucleari, ma non si riuniscono per cercare un rimedio contro queste malattie». Questa frase detta da Nick Nolte che ha interpretato Augusto Odone nella pellicola di George Miller, racchiude il messaggio che il film “L’Olio di Lorenzo” ha voluto trasmettere. La storia è quella di Lorenzo Odone a cui viene fatta la diagnosi infausta di Adrenoleucodistrofia (ALD). Ma l’amore infinito per il proprio figlio ha permesso ai genitori di Lorenzo, Augusto e Michaela, di non

rassegnarsi e di finalizzare tutta la loro vita alla ricerca della cura per il proprio figlio. Lui, un economista italiano, e lei una linguista newyorkese, non accettano il verdetto della "scienza ufficiale" e cominciano un'incessante ricerca sulla letteratura medica, studiano la fisiologia animale e umana, organizzano confronti e congressi e con incredibile intuizione arrivano alla scoperta di una terapia ca-

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La storia

Augusto Odone insieme al dottor Massimiliano Fannes Canelles, Presidente del Comitato Italiano Progetto Mielina

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pace di fermare la progressione della malattia. Un olio, formato da una miscela di due grassi monoinsaturi (acido oleico ed erucico) che blocca l'azione dell'enzima responsabile dell’accumulo degli acidi grassi a lunga catena. Il risultato è quello di prevenire il difetto biochimico e di bloccare la malattia al momento della prima assunzione, assunzione che deve perdurare per tutta la vita. È il 1987 quando, contemporaneamente alla felicità per la scoperta, cominciano gli anni dettati dallo scetticismo della comunità scientifica mondiale che non si fida dei risultati dei primi singoli casi. Augusto si prodiga nuovamente per coinvolgere e convincere gli scienziati della necessità di eseguire uno studio secondo le regole scientifiche e dopo anni di controversie l’Olio di Lorenzo ottiene il suggello alla sua efficacia. A darglielo è Hugo Moser del Neurogenetics Research Center di Baltimore (Maryland – Stati Uniti) con la pubblicazione nel New Scientist degli incredibili risultati di due studi condotti dal 1989 al 1999 su 105 bambini colpiti dalla malattia. Negli anni successivi Augusto Odone fonda il Myelin Progect. La speranza è quella di trovare la strada che possa dare a Lorenzo la possibilità di riacquistare le condizioni cliniche sufficienti ad una vita autonoma. Lo scopo della fondazione è promuovere la collaborazione tra scienziati, creare un dialogo tra medici e ricercatori da una parte e pazienti e loro familiari dall’altra, sostenere ed accelerare la ricerca medica sulla ricostituzione della mielina (rimieli-

nizzazione). Le malattie che coinvolgono la mielina e per cui il Progetto Mielina si adopera sono la sclerosi multipla e la malattia di Guillain-Barré (polineurite idiopatica), ma anche tutte le malattie ereditarie metaboliche quali la leucodistrofia metacromatica, la malattia di Refsum, l’adrenoleucodistrofia, il morbo di Krabbè, la fenilchetonuria, la malattia di Pelizaeus-Merzbacher, la malattia di Canavan e la malattia di Alexander. Le sperimentazioni di riemielinizzazione maggiormente promettenti di cui il Progetto Mielina si sta occupando, sono le terapie con cellule staminali adulte, non solo perché queste evitano molte delle obiezioni etiche rivolte al lavoro sulle cellule staminali embrionali, ma anche perchè consentono di essere sperimentate più rapidamente nei pazienti. Il Progetto Mielina ha la sua sede principale a Washington (USA), ma molte nazioni hanno aderito all’iniziativa: Austria, Francia, Canada, Germania, Gran Bretagna, Svizzera, Dubai. In Italia la sede del Comitato Italiano Progetto Mielina è all’Ospedale Bambino Gesù a Roma. Lorenzo Odone oggi è morto, è morto il giorno dopo aver compiuto il suo trentesimo compleanno, molti anni in più rispetto a quanto i medici avevano prognosticato. L’amore di questa vicenda dovrebbe far riflettere riguardo alle fondamenta su cui la nostra società attuale si sostiene. Gli obiettivi collettivi che coinvolgevano le masse e creavano i grossi ideali con il progressivo ed eccessivo benessere si sono trasformati nella misera ricerca di un potere personale che si traduce sempre in egoismo e diffidenza verso il prossimo. L’uomo oggi vive un’esistenza basata su conoscenze superficiali e sull’esteriorità proiettata verso la ricerca spasmodica di un’effimera fama e della ricchezza fine a se stessa. La conoscenza, l’approfondimento, il mantenimento delle relazioni interpersonali comportano quella fatica e quella costanza che nessuno oggi sembra più disposto a mettere in gioco. Rinunciare alla propria vita, ai propri soldi, alla propria carriera, mettendo in discussione tutto il proprio futuro per il bene del proprio figlio è un atto di coraggio che solo la forza dell’amore può essere in grado di far compiere. Un coraggio che Agusto Odone ha dimostrato di avere, un amore che ha permesso di ridare la vita a migliaia di bambini e che forse, come già avvenuto anni fa, potrebbe anche oggi spingere ad un confronto i gruppi contrapposti di scienziati gelosi del proprio lavoro e diffident nel condividere la conoscenza e le proprie ricerche. Un esempio, questa storia, che potrebbe ridare la forza alla nostra società per uscire dal degrado culturale in cui è finita, per uscire da quel baratro dove, non l’amore, ma gli interessi economici delle multinazionali, delle guerre o la ragion di stato sono gli unici elementi indispensabili per raggiungere obiettivi apparentemente impossibili.


INTERVISTA AD AUGUSTO ODONE Tutti noi siamo desolati per la morte di Lorenzo; vuole raccontarci com’è successo? «Al contrario di qualsiasi previsione, ormai, Lorenzo era diventato un uomo. Secondo i medici sarebbe dovuto morire al massimo all’età di 7-8 anni. Le cose sono andate diversamente e anche se le sue funzioni più importanti purtroppo erano danneggiate, Lorenzo ha combattuto e ha resistito a lungo. La sua non è stata di certo una vita facile. Per esempio non poteva parlare: aveva imparato a farsi capire con un sistema molto semplice, che a suo tempo gli era stato insegnato da mia moglie Michaela: chiudeva gli occhi per dire no e muoveva le dita per dire si. Non è molto e ne sono consapevole, ma per noi andava bene così. È morto non a causa della sua malattia, come tutti si sarebbero aspettati, ma per le conseguenze di una polmonite». Dove verrà sepolto Lorenzo? «Le sue ceneri verranno trasferite a New York per poterle unire a quelle di sua madre, morta nel 2000. A suo tempo è stata proprio Michaela a chiedermi di fare questo. Per me si tratta di un compito ingrato ma lo devo fare. È giusto che madre e figlio si ricongiungano e in questo momento sono io l’unico a poter far sì che questo avvenga. Non mi tiro indietro, d’altra parte non tirarsi indietro ed affrontare le cose di petto, con determinazione, è sempre rientrato nella logica della mia famiglia». Adesso che Lorenzo non c’è più, si occuperà ancora del Myelin Project. Può spiegare di cosa si tratta? «Il Myelin Project, fondato da me e da Michaela, è nato per la cura delle patologie demielinizzanti e per ampliare la ricerca sulla rimielinizzazione. È una partnership tra medici e ricercatori da una parte, e pazienti e loro familiari dall’altra. Inutile dire che si tratta di un progetto che non ha mai avuto,

né mai avrà, fini di lucro. Continuerà ad esistere adesso più che mai: la morte di Lorenzo non può rappresentare la fine di tutto, al contrario, deve essere un nuovo punto di partenza. Lasciar perdere, non lottare più, significherebbe dare un calcio a quanto fatto sino ad oggi. Sarebbe un atto di egoismo». Che ruolo ha avuto sua moglie Michaela nella scoperta dell’Olio di Lorenzo? «Michaela ha dedicato la sua esistenza a Lorenzo. Non si è mai arresa davanti alla malattia di nostro figlio, non ha mai accettato l’idea che potesse non esserci una soluzione e ha impiegato tutte le sue forze pur di strappare nostro figlio a quella che i medici consideravano una morte certa. Senza di lei, l’Olio di Lorenzo non sarebbe mai esistito. Michaela rinunciava persino a mangiare pur di capire qualcosa in più della malattia di Lorenzo». Ha mai pensato che tutto sommato gli sforzi di sua moglie siano stati inutili, dal momento che l’ALD ha danneggiato pesantemente vostro figlio? «Michaela non si è mai voluta arrendere, nemmeno quando, giorno dopo giorno, il peggioramento di Lorenzo era sotto gli occhi di tutti. Ci sono stati dei momenti in cui, io stesso, ho tentato di dissuaderla dall’andare avanti, ma alla fine ho capito che mia moglie aveva ragione: era giusto continuare, non tanto per Lorenzo, ma per dare una speranza ad altri bambini, ad altre famiglie alle quali, forse, si sarebbe potuto evitare di vivere il nostro stesso dramma». Che farà ora? Rimane in America? «Adesso mi sento solo. Lorenzo ha lasciato un vuoto incolmabile. In effetti, non c’è più nulla che mi trattenga in America. Sento il bisogno di tornare alle origini ed è proprio per questo che sto pensando seriamente di trasferirmi in maniera definitiva in Italia, nel mio Paese».

IL COMITATO ITALIANO PROGETTO MIELINA

Il Progetto Mielina è una partnership senza fini di lucro, tra medici e ricercatori da una parte e pazienti e loro familiari dall'altra. Lo scopo di Progetto Mielina è di sostenere, finanziare e accelerare la ricerca medica sulle malattie rare demielinizzanti, individuare le cause, le cure e le strategie per innescare il processo di riemilinizzazione. Oltre che la raccolta fondi per la ricerca medica, il Progetto Mielina promuove la collaborazione tra scienziati. In particolare esso si è adoperato alla creazione di un Gruppo di Lavoro tra i ricercatori di punta in materia di rimielinizzazione; favorisce altresì la messa in cantiere di nuovi esperimenti assicurando che essi siano indirizzati verso il conseguimento di risultati pratici. Il Myelin Project ha la sua sede principale a Washington (Stati Uniti), ma molte Nazioni hanno aderito all’iniziativa e in Italia la sede del Comitato Italiano Progetto Mielina è presso l’Ospedale Bambino Gesù di Roma. L’attuale Presidente è il dott. Massimiliano Fanni Canelles. Per conoscere più da vicino l’Associazione e avere ulteriori informazioni sulle sue iniziative, si consiglia di visitare i siti web www.mielina.org o www.myelin.org. Per aiutare concretamente l’Associazione è possibile effettuare una donazione su: conto corrente bancario n. 000017240003 presso Banco Posta (CIN E, ABI 07601, CAB 03200) - conto corrente bancario n. 100000002400 presso SanPaolo Imi - Ag. 29 di Roma (CIN A, ABI 01025, CAB 03227) - intestandola a Comitato Italiano Progetto Mielina – Onlus - c/o Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - P.zza S. Onofrio, 4 – Roma

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Prevenzione

QUELLA AL SENO È LA NEOPLASIA PIÙ DIFFUSA TRA LE DONNE. LA PREVENZIONE COSTITUISCE L’ARMA MIGLIORE PER COMBATTERLA. È IMPORTANTISSIMO AVERE UNO STILE DI VITA ADEGUATO E SOTTOPORSI A FREQUENTI CONTROLLI MEDICI. CE NE PARLA IL PROFESSORE FRANCESCO RECCHIA di Roberto Bonin

IL TUMORE AL SENO si può combattere

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L

a vecchia equazione tumore = morte è stata superata». È questo che tutti volevamo sentirci dire. E se a dirlo è il dottor Francesco Recchia, primario di Oncologia Medica dell’Ospedale civile di Avezzano (L’Aquila) e responsabile scientifico dell’Istituto Oncologico delle Regioni Abruzzo e Molise, la cosa ci fa tirare davvero un grande sospiro di sollievo. Certo, «siamo ancora lontani dal poter dire di averlo sconfitto», ci spiega. Ma sapere che «in questi anni la ricerca continua a fare passi da gigante in tutte le direzioni» ci rende molto ottimisti. Il tumore della mammella è purtroppo una delle neoplasie più frequenti tra le donne. Quali sono attualmente i dati statistici ed epidemiologici riferiti a questa patologia all'interno della popolazione italiana. Quali gli interventi di screening attualmente in atto? «Il tumore della mammella è la neoplasia più frequente nel sesso femminile nei Paesi occidentali. In questi paesi l’incidenza è infatti 5-10 volte più alta che in Asia e Africa. Nell’ambito di un singolo Paese, l’incidenza è più elevata nelle aree urbane che in quelle rurali per motivi religiosi o culturali. L’incidenza del tumore della mammella è in continuo aumento. Si ritiene che ciò sia dovuto a tre fattori: reale incremento (30%), maggior numero di diagnosi precoci grazie all’uso della mammografia (60%) e aumento della vita media (10%). In Italia sono diagnosticati circa 40mila nuovi casi ogni anno, nella media dei valori europei. Esiste un’ampia variabilità all’interno del Paese con valori del 30% inferiori nelle regioni del Sud rispetto alle regioni del Nord. I casi aumentano esponenzialmente con l’età, soprattutto dopo i 50 anni. La mortalità per tumore della mammella dagli anni Novanta è in diminuzione, principalmente grazie alle campagne di screening e alle diagnosi precoci. A partire dagli anni Sessanta sono stati condotti numerosi studi sulla diagnosi precoce con l’utilizzo della mammografia, che hanno portato come risultato una riduzione di mortalità. Le raccomandazioni più recenti per la diagnosi precoce prevedono un esame mammografico ogni 12-18 mesi con esame clinico nella fascia d’età tra 40 e 50 anni e una mammografia ogni 12-24 mesi dopo i 50 anni di età. Molto importante è anche l’autopalpazione mensile a partire dall’età di 20 anni. Per le donne ad alto rischio, per familiarità o predisposizione genetica, si consiglia di iniziare gli esa-

mi di screening a partire dai 30 anni di età». Quali passi in avanti sono stati fatti negli ultimi tempi in materia di ricerca e prevenzione? «La prevenzione rappresenta l’arma più efficace per combattere l’insorgenza del cancro e ridurre la mortalità. La prevenzione primaria consiste nell’eliminazione o riduzione dell’esposizione a fattori di rischio, quali abitudine al fumo e modificazione della dieta. La prevenzione secondaria equivale alla diagnosi precoce e consta di esami di screening e chemioprevenzione. La chemioprevenzione consiste nell’interruzione del processo di cancerogenesi mediante composti chimici e sintetici: questa modalità può diventare una delle forme più efficaci nel controllo del cancro. Gli agenti con attività chemiopreventiva sono numerosi e sono stati oggetto di numerosi studi: Retinoidi, Antiossidanti (Vitamina E, Acido ascorbico e Beta-carotene), farmaci anti-infiammatori e sostanze ormonali (Tamoxifene e Raloxifene). Il Tamoxifene è un farmaco modulatore del recettore estrogenico che è correntemente usato nel trattamento delle forme ormono-sensibili di tumore della mammella. Il suo uso come agente preventivo è

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Prevenzione

L’autoesame

L'autopalpazione è una tecnica che consente alla donna di individuare precocemente eventuali trasformazioni del proprio seno. Costituisce comunque solo un “di più” rispetto alla sola visita e alla mammografia a partire dall'età consigliata, ma non può sostituirle. Una volta al mese, preferibilmente al termine del ciclo mestruale, è consigliabile che ogni donna si metta davanti allo specchio ed osservare le proprie mammelle, prima con le braccia lungo i fianchi e poi a braccia alzate e mani dietro la testa: una certa differenza di dimensioni tra una mammella e l'altra è normale. Meno normali sono invece eventuali affossamenti o raggrinzimenti della pelle. Anche il capezzolo non dovrebbe avere retrazioni o sporgenze irregolari. Dopo essersi attentamente guardate, è possibile passare alla palpazione: meglio eseguirla in posizione supina e con una mano dietro la nuca. Con l'altra mano, a dita distese e ravvicinate, bisogna provare a palpare la mammella opposta, con pressione leggera e movimento rotatorio di scorrimento della pelle sulla ghiandola sottostante. In questo modo è possibile apprezzare la superficie del tessuto ghiandolare, che si presenta finemente granulare nelle donne giovani, per diventare sempre più liscia e omogenea con il passare degli anni. La ghiandola mammaria si sviluppa nell'adolescenza grazie agli estrogeni e raggiunge le sue dimensioni finali al termine dello sviluppo. La sua composizione continua a modificarsi nel corso della vita: nelle giovanissime prevale la parte ghiandolare, che raggiunge il massimo sviluppo durante la gravidanza e l'allattamento. Nella donna adulta questa regredisce, creando spesso lacune che vengono riempite di liquido (le cisti mammarie, tipiche dopo i 40 anni) e nella menopausa viene assorbita e sostituita da tessuto adiposo.

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stato valutato in numerosi studi che hanno portato alla conclusione che il farmaco assunto per 5 anni è in grado di ridurre il rischio di tumore della mammella del 30%. Nonostante queste nuove scoperte, però, la chemioprevenzione è ancora da considerarsi in fase sperimentale a causa delle controindicazioni esistenti e, in ogni caso, andrebbe riservata esclusivamente a casi selezionati. A tutt’oggi gli esami di screening restano la metodica di scelta per la prevenzione». Quali sono le varianti più aggressive del tumore della mammella? Esiste una classificazione di questi tumori? Quali secondarismi si osservano più frequentemente? Quali sono le cure adottate? «Il comportamento clinico del cancro alla mammella è caratterizzato da una lunga storia naturale e dall’eterogeneità evolutiva dei vari pazienti. Esistono casi di neoplasia a decorso lento con lunghe sopravvivenze e forme più aggressive a decorso rapido che, generalmente, hanno un alto potere di dare metastasi a distanza (polmone, ossa, fegato ed encefalo) e sono resistenti alle terapie. Nella pratica clinica per classificare queste patologie si usano una serie di fattori prognostici che sono utili anche per pianificare le scelte terapeutiche. Tra i più rilevanti ci sono l’espressione dei recettori per gli estrogeni e, negli ultimi anni, grande importanza ha assunto l’iperespressione dell’oncogene c-erb2. I tumori che esprimono la proteina prodotta da questo oncogene hanno una prognosi peggiore rispetto ai tumori che non la esprimono. Fortunatamente sono disponibili dei farmaci, come il Trastuzumab, che agiscono specificatamente su questo recettore e bloccano selettivamente la cascata di eventi che rendono la cellula con un fenotipo più “aggressivo”. Altre terapie simili, denominate “ terapie bersaglio”, sono state sperimentate o sono in via di sperimentazione. Il Bevacizumab, un anticorpo monoclonale diretto contro una proteina denominata VEGF, ha dato un beneficio nella sopravvivenza media nella malattia metastatica. Anche il Lapatinib, una molecola che agisce sulla trasmissione del segnale, ha dato ottimi risultati nelle forme più aggressive. Si intuisce come la ricerca sia importantissima e grandi passi sono stati fatti negli ultimi anni, ma la vera rivoluzione sarà quando potremo studiare non 1 o 2 geni di una neoplasia, ma migliaia e solo allora potremo sapere a priori quale sarà il comportamento clinico di un tumore. Ottimi risultati sono stati da noi ottenuti qui ad Avezzano nel trattamento adiuvante dei pazienti con tumori della mammella ad alto rischio, che all’intervento chirurgico presentano un numero maggiore di 10 linfonodi ascellari. In un gruppo di 40 pazienti, sottoposti a terapia ad alte dosi, trapianto di cellule staminali e immunoterapia, a 5 anni, abbiamo una


sopravvivenza libera da malattia del 76% e una sopravvivenza globale dell’ 85%». Quali sono i sintomi precoci di queste patologie e come poterli riconoscere? Esistono dei metodi di autodiagnosi che possono indurre le pazienti a sottoporsi a esami clinici? «Non esistono segni precoci nel tumore della mammella. Quando il tumore diventa clinicamente visibile (circa 1 cm di diametro) all’interno contiene miliardi di cellule e a volte si è già verificato un evento significativo come una metastasi linfonodale. Ecco perché gli esami di screening, e quindi la mammografia, sono fondamentali: una diagnosi precoce permette di intervenire su un tumore più piccolo e che probabilmente non ha dato ancora metastasi linfonodali o a distanza. Per quanto riguarda l’autodiagnosi si discute molto di autopalpazione del seno. Ebbene, pur non essendo validato ufficialmente, un autoesame una volta al mese soprattutto in età fertile può fare scoprire quello che viene definito un nodulo. La presenza di un nodulo duro e non dolente deve sempre essere indagato e occorre rivolgersi allo specialista per porre una diagnosi differenziale tra lesione benigna e maligna. Altri sintomi molto meno frequenti sono la retrazione e la secrezione del capezzolo, dolore, edema e eritema della cute, tumefazioni dell’ascella o della fossa sovraclaveare». Quali consigli si sente di dare alle nostre lettrici al fine di poter prevenire e curare con anticipo eventuali patologie di questo tipo? «Prevenire deve essere la parola d’ordine. Uno stile di vita sano con una alimentazione equilibrata, ricca di fibre e povera di grassi è una delle armi che abbiamo per prevenire queste patologie. L’esercizio fisico quotidiano, il controllo dell’obesità e l’abolizione dell’abitudine al fumo e all’alcool sono delle norme comportamentali che andrebbero rispettate. Nonostante uno stile di vita adeguato, esistono decine di fattori non prevedibili che possono far insorgere un tumore. In questo caso è di fondamentale importanza sottoporsi periodicamente agli esami di screening quali la mammografia per il tumore della mammella e il PAP-test per il tumore della cer-

60% maggior numero di diagnosi precoci, grazie all’uso della mammografia

30 % è il reale incremento

Nel grafico a fianco sono indicati i tre fattori che deteminano l’aumento dell’incidenza del tumore della mammella

10 % aumento della vita media

vice uterina. Una diagnosi precoce è il primo passo verso il successo della cura dei tumori». È opinione diffusa che "tumore" sia sinonimo di "morte", ma ben sappiamo che il cancro può essere sconfitto. Qual è la sua opinione in merito e cosa si sente di dire a riguardo? «Siamo ancora lontani dalla sconfitta del tumore, tuttavia la ricerca in questi anni continua a fare passi da gigante in tutte le direzioni. Oggi conosciamo meglio la biologia del tumore e una migliore conoscenza è il primo passo per combattere questa malattia. Abbiamo a disposizione nuove armi per sconfiggere il tumore, ma ciò che è più importante è la consapevolezza che la vecchia equazione “tumore = morte” è stata superata. Oggi in realtà si può sopravvivere molti anni convivendo con il tumore, e l’obiettivo più recente è la qualità della vita. Sempre maggiori sono gli sforzi in questa direzione per far sì che le cure disponibili non interferiscano con le normali attività svolte quotidianamente. Combinando, in maniera opportuna con un trattamento multidisciplinare chemioterapia, ormonoterapia, radioterapia e immunoterapia siamo riusciti, in un gruppo di 100 giovani pazienti in pre-menopausa (età inferiore a 45 anni), con metastasi linfonodali ascellari ad avere una sopravvivenza a 15 anni dell’89%».

FRANCESCO RECCHIA

Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Roma nel 1970 con lode. Specializzato in Chirurgia Generale, presso la stessa università nel 1975. Ha specializzazioni in Cardioangiochirurgia, Oncologia Medica e Medicina Interna. Ha lavorato presso il Texas Heart Institute di Houston e presso l’Ospedale Oncologico MD Anderson di Houston. Ha svolto la sua attività clinica e di ricerca presso la Divisione di Medicina Interna dell’Ospedale Civile di Avezzano, dove ha fondato l’UO di Oncologia Medica nel 1986. Di questa unità è stato dirigente di I livello fino al marzo 1998 e di II livello fino a oggi. Ha effettuato studi su culture cellulari in collaborazione con la cattedra di Istologia ed Embriologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e studi di chemioprevenzione su modelli animali in collaborazione con la cattedra di Oncologia Chirurgica e Farmacologia dell’Università degli studi dell’Aquila. In questa università ha l’incarico di professore a contratto nella scuola di specializzazione in Oncologia. È membro di ASCO, AACR, ESMO. È primo autore e coautore di 175 pubblicazioni, la maggior parte delle quali in riviste internazionali.

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L’espertorisponde

un lontano ricordo

LA BALBUZIE? 42 Dossier Medicina


LA BALBUZIE È UN PROBLEMA CHE AFFLIGGE GRANDI E PICCOLI. CONDIZIONA L’INDIVIDUO NELL’ORGANIZZAZIONE DELLA SUA VITA SOCIALE. LE MOTIVAZIONI SI POSSONO RINTRACCIARE IN UNA PREDISPOSIZIONE GENETICAMENTE DETERMINATA O ACQUISITA. NE PARLIAMO CON IL DOTTOR MARCO SANTILLI di Erika D’Alberto

S

i narra che afflisse grandi personaggi della storia come Demòstene. Eppure, proprio come nel caso del grande oratore greco, non ha certo impedito di poter esprimere senza alcuna difficoltà i propri pensieri e le proprie convinzioni, in barba a tutti coloro che nel corso dei millenni erano soliti individuare questo tipo di disturbo come un chiaro segno di ritardo mentale o, peggio ancora, di follia. Oggi la balbuzie è un problema ben conosciuto alla scienza medica ed efficacemente trattato grazie alla moderna ortofonia e a metodi davvero innovativi come quello adottato dal dottor Marco Santilli, fondatore del Centro Specialistico per l’Eliminazione della Balbuzie di Roma e Presidente dell’Associazione Italiana “La Nuova Parola” che opera attivamente nella Riabilitazione Sociale dell’ex balbuziente. Il suo metodo, riconosciuto a livello internazionale e più volte oggetto di importanti trasmissioni televisive come “Uno Mattina”, “TG2 Salute” e “Medicina 33”, interviene su più fronti e tiene conto di tutte le problematiche associate a questo disturbo del linguaggio (difficoltà nei rapporti interpersonali, passività/aggressività, bassa autostima, esitazione di fronte

alle difficoltà, difficoltà nell’esprimere le emozioni e predisposizione a sviluppare fobie) e mira soprattutto a mantenere nel tempo la fluenza nella parola. «Mi occupo di balbuzie e rieducazione del linguaggio da oltre venti anni; ed è un problema che mi sta veramente a cuore, essendo io stesso un ex balbuziente», spiega il dottor Marco Santilli. «Il centro specialistico per l’eliminazione della balbuzie che io dirigo e del quale sono responsabile su tutto il territorio nazionale svolge le seguenti attività: organizza corsi intensivi per la cura della balbuzie per tutte le età, si occupa di rieducazione nelle disabilità verbali e di ricerca scientifica, finalizzata all’elaborazione di metodologie innovative che garantiscono la definitiva risoluzione del problema della balbuzie». E, più in particolare, in cosa consiste il vostro approccio terapeutico? «L’intervento terapeutico è suddiviso in quattro differenti ambiti: valutazione, trattamento, trasferimento e follow-up. Si inizia con una valutazione generale che tiene conto della diagnosi clinica, della classificazione di gravità, dell’identificazione delle condizioni che mantengono o esacerbano il disordine e

MARCO SANTILLI

È Responsabile del Centro Specialistico per l’eliminazione della balbuzie. Opera nel settore della Rieducazione al linguaggio e della Ricerca scientifica. È Presidente dell’Associazione Italiana La Nuova Parola. Promuove eventi formativi, seminari e convegni. È consulente presso Enti di Riabilitazione e Formazione. Ha partecipato per diversi anni alle trasmissioni Uno mattina, TG2 Salute e Medicina 33". .

CHE COS’È E COME RICONOSCERLA

La balbuzie è un disordine del ritmo della parola nel quale il paziente sa con precisione ciò che vorrebbe dire ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono che ha carattere di involontarietà. Da quanto è emerso da recenti studi clinici, la balbuzie è considerata come un processo mendeliano e sarebbe frutto di fattori organici predisposti, anche se il meccanismo di trasmissione resta ancora sconosciuto; alla base vi sarebbe infatti una predisposizione geneticamente determinata o acquisita su cui si innescano fattori funzionali scatenanti, come condizionamenti dovuti ad atteggiamenti familiari errati, eventuali traumi e influenze ambientali nei rapporti interpersonali. La balbuzie ricorre con maggiore frequenza in ambienti familiari ipercorrettivi, iperansiosi o troppo accondiscendenti. I sintomi somatici tipici caratterizzano la forma tonica, quando la fase di contrazione si prolunga eccessivamente per cui il paziente ha difficoltà a iniziare ad articolare la parola; caratterizzano la forma clonica, quando il soggetto è costretto a involontarie ripetizioni di suoni e sillabe che rendono faticoso l’eloquio; caratterizzano la forma mista, quando sono presenti contemporaneamente le due forme. Le alterazioni del discorso più frequentemente riscontrabili sono: prolungamenti, attacco forzato nelle vocali, forzata produzione delle consonanti sia in intensità sia in produzione, uso di ripetitivi, fissazioni nella postura articolare, in particolar modo sulle consonanti esplosive o sibilanti. Ulteriori sintomi possono essere rappresentati da arresti dell’emissione verbale e da ripetizione di fonemi, con una inspirazione brusca e una espirazione rigida e non armonica. Il balbuziente presenta inoltre una serie di parole “critiche” - soprattutto le consonanti labiali, dentali e gutturali - assai temute e praticamente impossibili da pronunciare, che tende a sostituire con altre parole o intere frasi.

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L’espertorisponde GUARIRE SI PUÒ

Donatello, ex balbuziente ed ex allievo del Centro Specialistico per l’eliminazione della Balbuzie, racconta la sua personale esperienza che lo ha portato a combattere, e a vincere, la balbuzie

«Grazie al programma terapeutico del dottor Santilli è emersa la mia vera natura, per troppo tempo celata, imprigionata in una paura, a volte mista a rabbia, che troppe volte impediva di esprimermi. Oggi sono un impiegato di banca: una realtà che solo fino a meno di un anno fa mi sembrava poco più che una chimera. Partecipo attivamente ad assemblee, convegni, conferenze intervenendo spesso in platee molto numerose, non solo senza alcuna sorta di timore o dubbio, ma convinto di dimostrare a me stesso prima che agli altri com'è libera, fluida e soprattutto com'è ascoltata la mia parola. Non è un caso che, dopo tanti tentativi falliti, il primo colloquio di lavoro sostenuto dopo il corso è andato a buon fine. Solo provandolo, potreste capire com'è grande la soddisfazione in questi momenti, dopo anni di umiliazioni e stupide ironie. Il disorientamento che provavo prima ha lasciato il posto a una certezza, a un nuovo punto di riferimento; io sono sicuro che parlando secondo il metodo che mi è stato insegnato, non potrò mai balbettare. Dalla balbuzie, anche quelle più dure come la mia, si può sicuramente uscire. Se io ce l'ho fatta, non vedo come altri non possano fare lo stesso».

ALLA BASE DELLA BALBUZIE VI SONO CONDIZIONAMENTI DOVUTI AD ATTEGGIAMENTI FAMILIARI ERRATI della definizione delle misure per cui il balbuziente ricorre a condotte di esitamento o di fuga dalle situazioni temute. Inoltre, viene anche valutata la presenza di prerequisiti al trattamento, quali l’emotività, la sensibilità nel soggetto e le risposte che dà alla tecnica, attraverso la motivazione e la disponibilità al cambiamento. La seconda fase prevede invece l’applicazione della terapia adatta al paziente e alla sua personalità. Tra i primi obiettivi vi è la riduzione della frequenza degli episodi di balbuzie e la riduzione della loro gravità; successivamente, cerchiamo di intervenire sulla riduzione delle cosiddette condotte di fuga dalle responsabilità, sottoponendo il soggetto a differenti cambiamenti di routine. L’aiuto che noi forniamo mira anche a contrastare la naturale reticenza dell’allievo ad aumentare la frequenza delle attività sociali e le sue relative occasioni d’ansia da prestazione verbale. La nostra terapia comprende infatti anche counseling verso le persone che vivono con il balbuziente o che sono per lui significative. La terza fase è quella definita di trasferimento in cui al paziente viene chiesto di trasmettere gradualmente il suo comportamento verbale appreso all’interno dell’aula nel mondo scolastico e familiare. La quarta e ultima fase è infine quella del mantenimento o del consolidamento, finalizzata alla 44 Dossier Medicina

conservazione nel tempo degli ottimi risultati ottenuti con il trattamento terapeutico». Quindi il risultato è garantito? «Il nostro approccio terapeutico è programmato e finalizzato a un recupero rapido, e mirato soprattutto all’elevazione del tasso di motivazione e all’impegno alla continuità. All’interno del nostro programma è previsto infatti un efficacissimo periodo post-trattamento della durata di due anni in cui l’allievo viene aiutato a conservare nel tempo gli ottimi risultati ottenuti con il trattamento terapeutico. Per mezzo dell’esposizione sistematica e ripetuta a nuovi compiti motori e linguistici in vari ambienti aiutiamo il paziente a contrastare con i propri mezzi la tendenza alla ricaduta. In questo modo il recupero è elevato, sicuro e permanente». Ed è possibile avere una vita normale? «Assolutamente sì. Vorrei a tal proposito citare il caso di Donatello, per cui la balbuzie rappresenta solo un brutto e lontano ricordo. Oggi Donatello, impiegato di banca, è una persona completamente rinnovata nel suo modo di essere. Conduce una vita serena, ha ripreso ad avere contatti sociali e ha finalmente ritrovato il gusto della parola e del discorso». Centro specialistico per l’eliminazione della balbuzie/ Dott. Marco Santilli. Sede centrale: L.go S. Luca - Roma - Via Tivoli n°66 - Roma. Via La Marmora 16, Pescara. Numero verde: 800 - 090732 cell. 340-86.71.477; 347-59.42.640; 06.66192828. www.marcosantilli.it / info@marcosantilli.it



L’espertorisponde

non è un problema LA SORDITÀ

NEL MONDO OLTRE 7 MILIONI DI PERSONE HANNO PROBLEMI D'UDITO. LE PERSONE AFFETTE DA IPOACUSIA INCONTRANO DIFFICOLTÀ NELLA VITA DI RELAZIONE, NEL LAVORO E NEL TEMPO LIBERO, INOLTRE HANNO PROBLEMI DI PERCEZIONE DEI SEGNALI ACUSTICI DI PERICOLO di Carlo De Luca

I

poacusia è il termine tecnico utilizzato per indicare la diminuzione dell’acuità uditiva, in altri termini per dire che una persona sente meno. Quando è dovuta a una patologia del condotto uditivo esterno o dell'orecchio medio è di tipo trasmissivo; mentre quando c’è una lesione dell’orecchio interno o del nervo acustico è di tipo neurosensoriale. L'ipoacusia neurosensoriale può essere ulteriormente differenziata in cocleare o retrococleare. Tale distinzione è importante: l'ipoacusia retrococleare può essere causata da tumori del nervo acustico che sono potenzialmente curabili. Occasionalmente l'ipoacusia è mista, con componente sia trasmissiva che neurosensoriale.

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Valutazione clinica dell'udito La valutazione audiologica di base comprende l’audiometria tonale e vocale, la timpanometria con lo studio del riflesso ostapediale. Le informazioni ottenute da queste procedure diagnostiche permettono di stabilire se sono indicati ulteriori esami per una più fine discriminazione tra ipoacusia cocleare e retrococleare. L’udiometria può essere sia tonale che vocale: con l’audiometria tonale la perdita uditiva è quantificata mediante l’invio di stimoli acustici di determinate frequenze (toni puri) a determinate intensità in modo tale da ottenere la soglia uditiva del paziente per le singole frequenze. L'udito per ciascun orecchio viene testato da 125 a 8000 Hz. La perdita uditiva si misura in decibel (dB). Un decibel è una unità lo-


CARLO DE LUCA

Nato il 23/02/1962 si è laureato a soli 24 anni con il massimo dei voti in Medicina e Chirurgia e successivamente specializzato con lode in Otorinolaringoiatria a 29 anni. Ha svolto la propria attività professionale in reparto ed in sala operatoria sempre con assiduità presso la Clinica ORL dell’Università di Perugia, successivamente trasferitosi in Abruzzo ha lavorato presso la Clinica Pierangeli di Pescara, l’Ospedale di Vasto ed infine presso la Clinica Villa Maria di Campobasso dove attualmente è Dirigente Medico ORL. Dal 1993 è Direttore del Centro Inalazioni e Fisiokinesiterapia di San Salvo (CH). Nel corso della sua carriera professionale ha svolto numerosi corsi di aggiornamento in Italia ed all’estero, in Francia, Belgio ed Olanda, ha inoltre partecipato a 101 congressi nazionali ed internazionali. I suoi campi di maggiore interesse sono la chirurgia funzionale ed estetica del naso e dell’orecchio. È membro della Società Italiana di Otorinolaringoiatria, della Associazione Italiana ORL di Chirurgia Estetico-Funzionale Rino-Cervico-Facciale affiliata alla European Academy of Facial Plastic Surgery, referente per l’abruzzo dell’Ente Nazionale Sordi.

garitmica che rappresenta il rapporto tra un valore di riferimento e un valore misurato. La quantità di energia sonora aumenta 10 volte ogni 20 dB; l'audiometria vocale comprende la soglia della percezione verbale e quella della discriminazione verbale. Questa percentuale rimane nel range dei valori normali nelle ipoacusie trasmissive, mentre si abbassa nelle ipoacusie neurosensoriali poiché l'analisi dei suoni verbali da parte dell'orecchio interno e del nervo acustico è imperfetta. La discriminazione tende a essere peggiore nelle ipoacusie retrococleari rispetto a quella osservata nelle ipoacusie di origine cocleare. La timpanometria misura l'impedenza dell'orecchio medio e si associa allo studio del riflesso stapediale, che sono utili per vedere se c’è il Recruitment, un fenomeno molto utile in caso di protesizazione acustica; la presenza o l'assenza del riflesso stapediale può essere d'aiuto nella diagnosi differenziale tra ipoacusie cocleari e retrococleari. Altri importanti esami sono i Potenziali Evocati Uditivi del Tronco Encefalico il cui studio però non può essere eseguito in pazienti con ipoacusia grave e le Otoemissioni Acustiche, quest’ultime sono risultate utili nello screening delle ipoacusie nei lattanti e bambini.

Quali sono le cause dell’ipoacusia neurosensoriale? Si tratta di un tipo di ipoacusia molto diffuso, causato dal deteriorarsi delle cellule ciliate presenti nella coclea, a causa di fenomeni quali l'invecchiamento e/o l'eccessiva esposizone al rumore. Le cause dell'ipoacusia neurosensoriale possono essere anche genetiche, oppure dovute a lesioni neurologiche, malattie, tumori o alcuni tipi di farmaci particolarmente aggressivi. Ben il 90% delle ipoacusie presenta queste caratteristiche ed è dunque catalogabile come neurosensoriale. Si tratta di un problema che solo raramente può trarre giovamento da un intervento medico, come ad esempio nelle forme improvvise, dove oltre la terapia medica si utilizza la terapia iperbarica. Per fortuna oggi esistono apparecchi acustici in grado di dare un aiuto concreto. Presbiacusia Il tipo più comune di ipoacusia neurosensoriale si chiama anche presbiacusia, o ipoacusia indotta dall'invecchiamento. Essa è causata dal deterioramento graduale delle cellule ciliale, un processo inevitabile causato dall'avanzare dell'età. Il grado di deterioramento delle cellule ciliate varia da persona a persona. Alcuni di noi avvertono una notevole diminuzione di sensibilità verso i cinquant'anni, mentre altri arrivano fino agli ottanta anni senza neppure accorgersene. I problemi connessi alla presbiacusia sono rappresentati dalla difficoltà di comprendere la voce, cioè la persona sente parlare ma ha difficoltà a capire ciò che gli viene detto. Anche questi disturbi possono essere ridotti in modo significativo grazie all'utilizzo degli apparecchi acustici. Protesi acustiche L'amplificazione del suono dalle protesi acustiche è di grande aiuto in quasi tutti i pazienti con ipoacusia trasmissiva o neurosensoriale. Tutte le protesi acu-

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L’espertorisponde stiche hanno un microfono, un amplificatore, un altoparlante, un auricolare e il controllo di volume. In molti modelli, si può spegnere il microfono e utilizzare una bobina magnetica per migliorare la chiarezza quando si parla al telefono. I modelli migliori si regolano a seconda del particolare tipo di perdita uditiva, amplificando selettivamente le frequenze più difficilmente udibili. Quando un paziente si valuta per una protesizzazione è necessario un parere specialistico. La scelta della protesi acustica appropriata richiede di avvicinare le caratteristiche elettroacustiche dell'apparecchio al tipo di ipoacusia. Tipi di protesi acustiche La protesi a scatola, adatta per l'ipoacusia profonda, è la più potente. Essa si porta nella tasca della camicia o con un supporto ed è connessa mediante un filo all'auricolare (il ricevitore), che è accoppiato al condotto uditivo esterno per mezzo di un inserto di plastica (detto chiocciola). Per le forme di ipoacusia da media a grave è adatta la protesi retroauricolare che si fissa dietro il padiglione e viene collegata alla chiocciola mediante un tubo flessibile. Una protesi endoauricolare è indicata nell'ipoacusia di grado da lieve a medio. Le protesi endocanalari sono interamente contenute nel condotto uditivo e accettate esteticamente da molti pazienti i quali altrimenti rifiuterebbero di utilizzare una protesi acustica, ma per alcuni pazienti (in particolare i più anziani) sono difficili da manipolare. La protesi di tipo CROS (Controlateral Routing Of Signals) viene uti-

lizzata dai pazienti con ipoacusia grave monolaterale; il microfono dell'apparecchiatura è collocato nell'orecchio non funzionante e il suono viene convogliato verso l'orecchio migliore mediante un filo elettrico o un micro radiotrasmettitore. Questo apparecchio fa in modo che il portatore senta i suoni provenienti dal lato dell'orecchio malato e che sviluppi una seppur limitata capacità alla localizzazione spaziale degli stessi. Qualora anche l'orecchio migliore abbia una certa perdita uditiva, il suono proveniente da entrambi i lati può essere amplificato per mezzo di una protesi denominata BICROS. La protesi a conduzione ossea può essere impiegata nei casi in cui non sono utilizzabili chiocciola o raccordi in plastica, come nel caso di atresia del condotto o di otorrea (fuoriuscita di secrezioni dall’orecchio) persistente. Un vibratore è posto a contatto con il capo, di solito in corrispondenza della mastoide, mediante una fascia elastica, di solito la stecca degli occhiali, e il suono viene condotto, attraverso le ossa craniche, fino alla coclea. Alcune di queste protesi possono essere impiantate con un intervento chirurgico nel processo mastoideo, evitando così il fastidio della fascia elastica. Impianti cocleari I pazienti affetti da ipoacusia profonda che non traggono beneficio dagli apparecchi acustici tradizionali per la lettura labiale oppure per sentire i suoni ambientali (p. es., campanello della porta, squillo del telefono e allarmi) possono trarre beneficio da un impianto coclearie, che potrebbe essere definito anche orecchio bionico. Tale apparecchio elettronico consiste in un processore a batteria che converte il suono in modulazioni di corrente elettrica. Mediante un intervento chirurgico viene inserito un elettrodo a livello della chiocciola. Gli impianti cocleari aiutano la lettura labiale fornendo informazione sull'intonazione delle parole, il ritmo dell'eloquio e altre caratteristiche del fraseggio verbale. Alcuni pazienti portatori di impianto cocleare possono discriminare le parole in assenza di suggerimenti visivi e possono parlare al telefono. Gli impianti cocleari permettono alle persone affette da ipoacusia profonda di distinguere i suoni ambientali e i vari segnali di avvertimento. Permettono anche ai pazienti di modulare bene la propria voce favorendone l'intelligibilità. Dott. Carlo De Luca. Medicina Estetica. Specialista Otorinolaringoiatra. Dirigente medico Clinica Villa Maria, Campobasso. Direttore Centro Inalazioni & FKT Via Venezia, 21 – 66050 San Salvo (CH) Tel: 0873-343500 - E-mail: delucaotorino@gmail.com

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Medicina

ecco cosa fare

DOPO L’ESTATE?

VISO SPENTO, PELLE GRIGIA E GAMBE SCREPOLATE? SE SOLE E MARE HANNO LASCIATO SULLA TUA PELLE UNA FASTIDIOSA EREDITÀ, CORRI SUBITO AI RIPARI CON ALCUNE MOSSE STRATEGICHE a cura del Dottor Victor J. Rotoli

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ei appena rientrata in città e l’abbronzatura faticosamente conquistata sta già cominciando a sbiadirsi. In più, la pelle tira e prude in più punti del corpo e compaiono già le prime antiestetiche spellature. Le tonnellate di crema che ti spalmi dopo la doccia sembrano non bastare. Che fare? Per arginare i piccoli problemi del dopo-vacanze ecco alcune strategie mirate. Dopo lo stress cui la pelle ed i capelli sono stati sottoposti durante le vacanze estive, è il momento di prepararsi ad affrontare le stagioni fredde dando al nostro corpo un vigore nuovo. Esporsi ripetutamente ai raggi solari disidrata la pelle e le fa perdere la sua naturale capacità di “ripararsi”. Studi scientifici hanno infatti dimostrato che la frequente esposizione ai raggi ultravioletti (UV) pregiudica la produzione del collagene, danneggia quello esistente e l’elastina (sostanze responsabili dell’elasticità, del tono e del sostegno della pelle), ne riduce l’idratazione e il contenuto lipidico (quindi il nutrimento), accentua le rughe e altera il microcircolo rallentando il ricambio cellulare. La pelle indebolita dal sole, perciò, perde idratazione e diventa meno tonica, può presentare rughe sottili, risulta secca, opaca e talvolta macchiata. Generalmente è solo quando l’abbronzatura se ne va che i danni diventano visibili. Per questo il momento migliore per fare un checkup della pelle, ed eventualmente correre ai ripari, è dopo l’estate. Sono due i principali fattori di invecchiamento della pelle. Il primo è causato dal tempo, è insito nei geni che ereditano dalla nascita e si chiama “intrinseco”, il secondo è chiamato “estrinseco” ed è causato da alcuni fattori esterni come le posizioni che si assumono durante il sonno, il fumo e, soprattutto, l’eccessiva esposizione al sole. L’interazione dei due fattori favorisce il “photoaging”, vale a dire un’accelerazione dell’invecchiamento cutaneo. Si tratta di un processo che tende a manifestarsi con il passare del tempo e con l’accumulo dei danni.

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PER IL CORPO

Sembra che abbia sofferto meno dello stress da mare e sole. Eppure anche il corpo ha bisogno che di cure specifiche. 1) Per evitare la desquamazione è bene portare via lo strato più superficiale della pelle (lo strato corneo). Basta fare un leggero scrub sotto la doccia, o utilizzare degli emollienti che hanno lo stesso effetto. Aiutano a ripristinare gradualmente il naturale colore della pelle e fanno assorbire meglio la crema idratante. Assolutamente da evitare il guanto di crine, che difficilmente agisce in modo omogeneo, ed è preferibile rimandare la ceretta, per evitare di far portare via lo strato più esterno della cute. 2) Rimedi anti-secchezza. Sotto la doccia usa detergenti non schiumogeni. Se preferisci il bagno, aggiungi all’acqua qualche goccia di olio di mandorle dolci: ammorbidisce la pelle e neutralizza il calcare. Compensa le carenze cutanee e ristabilisci l’equilibrio idrico della cute nutrendola con creme a base di vitamine, acido ialuronico e ceramici, da massaggiare a fondo specialmente nelle zone più secche (braccia, spalle, polpacci). 3) Al ritorno dal mare la pelle è disidratata e ha ancora più sete. È come un’equazione: più l’epidermide ha sete, più è fragile, spenta e tende a desquamarsi. Al mare siamo abituati a spalmarci abbronzanti e doposole con frequenza, quindi è importante continuare a idratare la pelle abbondantemente e con costanza. È poi consigliabile, almeno una volta al giorno, usare un olio secco, meglio se arricchito con oligoelementi, o un idratante con burro di karitè, avocado o aloe che contengono sostanze idratanti e nutrienti. 4) E se l’abbronzatura non si perde in modo uniforme? Si possono adottare alcune piccole contromisure. In primo luogo, evitare il bagno caldo, che tra il calore dell’acqua e l’aggressione del calcare fa sparire velocemente l’abbronzatura, e ripiegare su una doccia tonificante. Altro elemento a cui prestare attenzione sono i detergenti o i tensioattivi presenti nei saponi, nei ba-

gnoschiuma e nei prodotti per l’igiene. È bene usare un detergente dolce, a pH neutro, che non sia aggressivo con la pelle e non la secchi ulteriormente. La parola d’ordine è: idratazione. È dunque consigliabile bere molta acqua, almeno 1 litro e mezzo/2 al giorno, perché la salute della pelle si conquista anche dall’interno. Un altro fattore da non trascurare è l’alimentazione, dalla quale si possono trarre molti benefici. Aumentare l’apporto di alimenti freschi, ricchi di vitamine e betacarotene, come carote, peperoni, melone, anguria, pesche e albicocche, può aiutare a dare maggior lucentezza alla pelle. Sono anche molto efficaci come antiossidanti e favoriscono la produzione di melanina, contribuendo a conservare più a lungo la tintarella. 5) Se, nonostante la cura nell’idratare la pelle, il colore sembra venire via a chiazze, forse ci si è esposti eccessivamente all’aria condizionata che tende a seccare la cute favorendone la desquamazione. In questo caso si può correre ai ripari utilizzando una crema molto nutriente, più volte al giorno. Resta inteso che la scelta della crema è importante. Le più indicate sono delicate e contengono un filtro solare di protezione di almeno 15. Il punto fondamentale è dissetare l’epidermide selezionando prodotti che veicolano e trattengono l’acqua in profondità per mantenere così a lungo il giusto grado di idratazione. 5) Evitare di ricorrere alla lampada per mantenere l’abbronzatura tanto desiderata. Se proprio non si riesce a rinunciare alla pelle ambrata, sono più utili gli autoabbronzanti, perché le lampade solari, a lungo andare, fanno invecchiare le cellule cutanee.

Non è solo la pelle del viso a soffrire dopo il rientro dalle vacanze. Anche il corpo e i capelli, sfibrati dal sole e dal mare, hanno bisogno di cure per rigenerarsi

PER I CAPELLI

Non si riesce più a pettinarli bene, si e voi siete disperate. I vostri capelli subiscono gravi danni perché la lunga esposizione al sole provoca un calo di produzione di cheratina, ma il rimedio c’è sempre. Innanzitutto, un bel taglio, che consente di donare loro una nuova piega, elimina le doppie punte e li alleggerisce agevolandone la tenuta. Dal parrucchiere evitare impacchi alla cheratina (inutili e costosi) poiché la cheratina si ricostituisce naturalmente entro una settimana. quali tinture e permanenti: i capelli sfibrati come lo sono ora non reggerebbero e si potrebbe aggravare il danno. Imitare il parrucchiere che ti lava i capelli per averli morbidi e lucidi come quando si va da lui. . Il parrucchiere usa molto meno shampoo di quello che utilizzi in casa (perché lo diluisce nell’acqua). Nel lavaggio, friziona continuamente la testa con i polpastrelli, insistendo soprattutto su nuca e fronte, proprio come un massaggio. Infine sciacqua bene e raffredda impercettibilmente l’acqua, . Imitarlo potrebbe farvi avere risultati eccellenti. È poi molto importante prepararsi già per l’estate prossima e non aspettare l’ultimo momento. Trattamenti durante il periodo invernale per cercare di fermare il tempo e trovarsi già pronti ad affrontare di nuovo l’estate.

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Medicina PER IL VISO

È fondamentale idratare la pelle del viso con prodotti adatti e purificarla con maschere all’argilla

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L’imperativo è idratare. Il sole e il mare hanno strapazzato molto la cute che ora ha bisogno di ritrovare l’equilibrio giusto. L’ideale è: 1) Una buona crema idratante per donare freschezza ed elasticità alla pelle. Sono da evitare i tonici alcolici perché irritano; per avere lo stesso effetto è sufficiente dell’acqua fresca dopo aver passato il detergente. 2) Via libera alle maschere. Per limitare la sensazione di stiramento su guance, contorno occhi e fronte, la soluzione più valida resta la maschera, che deve essere super-idratante e ricca di vitamine A ed E, nonché di principi attivi come ceramici, fosfolipidi, acido ialuronico e collagene. Una volta a settimana stendere una maschera a base di argilla per purificare il viso e liberare i pori ostruiti dalle creme solari stratificate dopo l’uso durante le vacanze. 3) Se il detergente non riesce a togliere a fondo il trucco waterproof usato durante l’estate, niente paura: l’olio di mandorle è ideale per liberare il viso da qualsiasi trucco, con delicatezza e senza irritazioni. 4) Sì ai prodotti anti-macchia. Le macchie scure solari normalmente sono depositi di melanina (pigmento che colora la pelle in modo più o meno omogeneo) o cheratosi solari (lesioni della pelle causate appunto dal sole) ma possono anche essere il campanello di allarme per patologie più gravi. Anche per questi motivi è bene sottoporsi a un check-up della pelle al ritorno dalle vacanze. In ogni caso le macchie dovute all’esposizione solare si possono prevenire e correggere. Per prevenirle bisogna proteggere la pelle sia in estate che in inverno con creme a largo spettro, cioè che contengono la protezione dai raggi UVA e UVB, e con un fattore di protezione solare di almeno 15. Per eliminare le macchie, invece, è indispensabile attendere che l’abbronzatura sia completamente scomparsa prima di intervenire, perché tendono a schiarirsi anche da sole, e poi rivolgersi a un medico competente. Se la macchia è piccola, può bastare una sola seduta di laser per eliminarla. Se invece sono più numerose ed estese, la procedura è più laboriosa. Prima di tutto bisogna applicare una maschera schiarente, a base di idrochinone e acido retinico. Successivamente, secondo il risultato ottenuto, si potranno trattare con la luce pulsata associata alla radiofrequenza. Naturalmente potrebbe

essere necessario ripetere la seduta perché ogni pelle reagisce in modo e tempi diversi. Esistono poi vari tipi di peeling, in particolare quello con l’acido mandelico, poco aggressivo, che il dermatologo può applicare in una o più sedute secondo necessità. Essi levigano la pelle, rendono il colorito omogeneo, stimolano la produzione di sostanze quali elastina e collagene, favoriscono il microcircolo e il turnover cellulare regalando un aspetto visibilmente più giovane. 5) Elimina i brufoli. Se hai la pelle grassa o acneica, è facile che il sole abbia tirato fuori qualche foruncolo che covava sotto la cute; i raggi UV infatti tendono a scurire lo strato corneo, ostruendo i follicoli e accentuando punti neri e microcisti. Se sono pochi puoi ricorrere alla fitoterapia, se invece hai un’acne pronunciata possono essere utili i dermocosmetici. 6) Punta tutto sul make up. Abbronzatura disomogenea, macchie, occhiaie. Sfrutta il potere coprente del make up per rendere uniforme la carnagione e nascondere le imperfezioni causate o peggiorate dai raggi UV.

Studio Medico - Dr. Victor J. Rotoli: Specialista in Dermatologia - Venereologia - Dermatologia Estetica - Laserterapia Corso Italia, 177 - 66020 San Giovanni Teatino (Ch) - Tel. 085.9434001 - cell. 347.6920437 - E-mail: v.rotoli@inwind.it



Medicina estetica

PERFETTA FORMA FISICA Perdere peso significa certamente migliorare il proprio aspetto, ma soprattutto conquistare un maggior benessere psicofisico che facilita e favorisce i nostri rapporti sociali

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GRASSO DI TROPPO?

NO PROBLEM

NUOVI STUDI HANNO INDIVIDUATO NEL TRATTAMENTO SMARTLIPO UN’EFFICACE TERAPIA E UNA INDISPENSABILE RISORSA PER COMBATTERE GLI ACCUMULI DI GRASSO. PERCHÈ AMARSI E STARE BENE CON SE STESSI SIGNIFICA SOPRATTUTTO ESSERE FIERI E SODDISFATTI DEL PROPRIO FISICO di Roberto Sanna

ADIPOSITÀ LOCALIZZATE

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ontinua a crescere l’interesse intorno a SmartLipo, la nuova metodica Laser-assistita per trattare gli antiestetici accumuli di grasso, resistenti a qualunque tentativo di dieta o attività fisica. Il motivo di tanto successo è da attribuire alla scarsissima invasività della metodica, rispetto ad altre procedure come la Lipoaspirazione, l’efficacia e i costi relativamente contenuti. In questo numero andremo di nuovo a visitare il Centro di Medicina e Chirurgia Estetica EQUIPE di Roseto degli Abruzzi, per illustrare il percorso tipo di una paziente (o di un paziente, dato che c’è grande richiesta anche fra gli uomini) che si rivolge ad un centro di Medicina e Chirurgia Estetica per il trattamento di adiposità localizzate.

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Medicina estetica

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VISITA MEDICA Si valuta l’indicazione al trattamento; attraverso misurazioni antropometriche ed indagini strumentali (ecografia) si acquisiscono parametri quali la massa magra e la massa grassa, spessore del pannicolo adiposo e la sua distribuzione, per poter prevedere il livello di efficacia del trattamento. Nei casi in cui ci si trova di fronte ad una situazione di sovrappeso generalizzato si procede ad una consulenza nutrizionistica per mettere a punto una dieta adeguata. Vengono esaminate eventuali situazioni che potrebbero controindicare l’intervento e, se necessario, si richiedono degli esami clinici. Alla fine si effettua il “planning” dell’intervento: si stabiliscono le aree e le modalità del trattamento e si stabilisce la data.

TRATTAMENTO L’intervento non necessita di precauzioni particolari, il paziente puo mangiare normalmente e non ha bisogno di essere accompagnato. Nei paesi anglosassoni SmartLipo viene annoverata fra le “Lunch Time Procedures”, procedure da ora di pranzo, per sottolinearne la semplicità e l’assenza di convalescenza. Prima dell’intervento vengono scattate delle foto molto accurate per poter in seguito valutare meglio i risultati. Le parti da trattare vengono disinfettate ed anestetizzate con lo stesso anestetico usato in odontoiatria. Il trattamento inizia con l’introduzione negli accumuli adiposi di una sottilissima fibra ottica (1 mm) necessaria per veicolare l’energia del laser. Ogni area viene trattata per 5-10 minuti. Non c’è sanguinamento e tutta la procedura è completamente indolore. Alla fine della seduta il paziente indossa degli indumenti elastici per ottenere una compressione delle zone trattate, ad esempio delle calze elastiche per le gambe o un corsetto leggero per l’addome ecc. Tali indumenti andranno indossati per circa 7-10 gg. Viene prescritto un leggero antibiotico da assumere per 5 giorni.

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FOLLOW UP Generalmente non c’è bisogno di visite di controllo nei giorni successivi. Il primo controllo viene eseguito dopo circa 4 settimane in cui si apprezzano i primi risultati; ulteriori controlli a 8 e 12 settimane sono necessari per valutare i risultati definitivi. I risultati sono permanenti in quanto si ottiene la lisi (distruzione) delle cellule adipose che non possono più accumulare grasso. Non rimane alcun segno del trattamento in quanto la perdita di grasso avviene in maniera omogenea senza irregolarità o avvallamenti. Nei casi più pronunciati potrebbe essere necessario un ritocco dopo 8-12 settimane.

Per saperne di più

AREE CHE POSSONO BENEFICIARE DEL TRATTAMENTO SMARTLIPO

Doppio mento: generalmente

una seduta di 5-8 minuti è sufficiente

Addome: da 1 a 3 sedute di 15 minuti

Regione soprailiaca 1 seduta di 15 minuti Interno cosce: 1-2 sedute di 15 minuti Ginocchio: 1 seduta di 10 minuti Braccia: 1-2 sedute di 10 minuti

INFORMAZIONI SU SMARTLIPO

www.equipedermoestetica.it/smartlipo.html www.dearappresentanze.it/deka/smartlipo.php www.smartlipo.com/

BIGLIOGRAFIA 1 Lipoaspiração a Laser - Laserlipólise no Contorno Corporal - RBCHAN/3944 Novembro/Dezembro 2002 vol. 93 N° 1/3 Dr. Alberto Goldman 2 Laserlipólise - Lipoaspiração com NdYAG Laser - Rev. Soc. Bras. Laser 2 (5), April 2002; A. Goldman, D. E. Shavelzon, Blugerman 3 Laser Lipolysis: Flaccidity Control - Aesth. Plast. Surg. 26:335-339, 2002 - DOI: 1007 / s00266-002-1510-3; A. Z. Diniz Badin, L. M. Moraes, L. Gondek, Marlon G. Chiaratti 4 Laserlipolysis: Liposuction using Nd-Yag Laser - Rev. Soc. Bras. Cir. Plást. Sâo Paulo v. 17 n. 1 p. 17-26 jan/abr. 2002; A.Goldman, D. E. Shavelzon, Giullermo S. Blugerman

Centro di Medicina e Chirurgia Estetica EQUIPE, via Statale Adriatica Sud “Zona Palazzetto”, Roseto degli Abruzzi, 64026 (Te); Tel e Fax 085.8943217; www.equipedermoestetica.it; info@equipedermoestetica.it

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Medicina estetica

OGGI È POSSIBILE

rimodellare

IL NOSTRO CORPO

OGGI LA BUONA QUALITÀ DEI TRATTAMENTI ESTETICI È FINALIZZATA ALLA RAPIDITÀ, PRATICITÀ DI ESECUZIONE E ALL’ECCELLENZA DEL RISULTATO. MACROLANE VRF HA UNA STRAORDINARIA CAPACITÀ DI SOLLEVAMENTO, SOSTEGNO E RIPRISTINO DEI VOLUMI. ED È LA GIUSTA ALTERNATIVA PER CHI NON VUOL RICORRERE ALLA CHIRURGIA

a cura del Dr. Domenico d’Angelo, Dr. Enrico Follador, Dr. Fabio Marini

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er far fronte alla richiesta di correzione di grandi cicatrici, di avvallamenti del tessuto sottocutaneo del corpo, di arti inferiori o arti superiori, causati da liposuzioni troppo aggressive, da PEFS (cellulite), o per aumentare il volume dei glutei o del seno, c’è a disposizione del medico-estetico: un macrofiller. Il dottor Marini afferma che si tratta di un prodotto riassorbibile lentamente, composto da acido ialuronico stabilizzato e altamente biocompatibile, denominato “Macrolane” VRF (Volume Restoration Factor) e prodotto dall‘aziendalla Q - MED leader nel settore. L’acido ialuronico è lo stesso che si utilizza per riempire le piccole e grandi rughe oltre alle depressioni del viso causate dall’età e trattate in tal modo da circa 15 anni in tutto il mondo. “Macrolane» è una novità destinata a ‘bissare’ il successo di Restylane: un trattamento non chirurgico per rimodellare il corpo, che arriva in Italia dopo anni di ricerca, studi e sperimentazioni cliniche. È il pri-

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mo filler specifico per il ripristino dei volumi e il rimodellamento del corpo, perché costituito da macro-molecole che conferiscono al prodotto una consistenza densa e compatta, perfetta per il ripristino di volumi importanti. Anche Macrolane è un acido ialuronico NASHA basato sulla stessa tecnologia di Restylane. La differenza è che Macrolane, pur restando duttile e morbidissimo, ha una maggiore capacità di sollevamento, sostegno e ripristino dei volumi. È il trattamento adatto a modellare il corpo, mentre Restylane è la terapia per il viso. Il nuovo filler per il corpo può essere uti-

le per valorizzare il décolleté, i glutei e i polpacci; ridefinire e arrotondare i contorni della silhouette; riempire i vuoti lasciati dalla liposuzione o le cicatrici causate da traumi o interventi chirurgici; scolpire i ‘pettorali‘ maschili. È la migliore soluzione soprattutto per chi (donne ma anche uomini) lamenta un fondoschiena “piatto” e poco sexy : «Fino ad oggi l’unico rimedio per solleva-


Nella foto a sinistra, i medici: Enrico Follador, Domenico D’Angelo e Fabio Marini, titolari degli Studi Skin Laser Clinic

re il gluteo era l’inserimento di una protesi, che però richiede un intervento chirurgico, ha un post-operatorio abbastanza disagevole e causa spesso parecchi problemi. Macrolane non ha praticamente controindicazioni, l’impianto può essere eseguito in ambulatorio con un intervento che dura in tutto meno di un’ora. Immediatamente dopo si può tornare a casa e riprendere le normali attività», precisa l’Equipe SKIN LASER CLINIC. Da settembre 2007 Macrolane ha ricevuto

l’approvazione CE per il ‘body-shaping’, alla quale agli inizi di quest’anno si è aggiunto il via libera definitivo anche per l’utilizzo sul seno, la cui sperimentazione è iniziata nel 2002. “Macrolane”, a pro-

posito di seno, non è indicato per decisi aumenti volumetrici: è il trattamento ideale per modellare seni piccoli o per arrotondare mammelle svuotate dalle diete, dall’età o dalle gravidanze. Serve per eliminare asimmetrie o avvallamenti, per mascherare l’evidenza di una protesi. Spiega il dott. Follador: «Macrolane è l’alternativa per chi non vuole ricorrere alla chirurgia, perché evita cicatrici, ricoveri e post operatorio. Il risultato che offre è incredibilmente naturale, sia alla vista che al tatto». «Dagli studi sinora eseguiti - continua il dottor Follador - risulta che l’impianto di “Macrolane” non crea problemi di leggibilità degli esami ecografici e mammografici». Ma come si svolge l’intervento?

UN RICONOSCIMENTO INTERNAZIONALE

Il MACROLANE VRF è stato presentato quest’anno a Parigi durante la seconda edizione del corso organizzato dal gruppo di ricerca internazionale Expert 2 Expert. Si tratta di un gruppo di esperti nato per rispondere alla crescente domanda di supporto scientifico nel campo della medicina e chirurgia estetica, creando una collaborazione tra industrie e un gruppo internazionale di professionisti del settore. E2E vuole fornire al paziente un nuovo approccio alla chirurgia sempre aggiornato, grazie a un ampio raggio di progetti: il mercato dell’estetica sta crescendo velocemente e cambiando in fretta, assecondando il desiderio dei pazienti di rimandare il più possibile gli interventi più invasivi. Gli esperti, convinti che ricerca, sviluppo e innovazione siano il passaporto per andare avanti nel mercato dell’estetica, si riuniscono periodicamente per discutere delle innovazioni, valutando vantaggi e controindicazioni. Partecipano a molti congressi internazionali in tutto il mondo (Parigi, Shangai, Londra, Monaco, Montreal, Dubai, Bangkok).

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Medicina estetica

Sopra l’equipe, formata da personale qualificato, dei centri medici SKIN LASER CLINIC

«Il trattamento è semplice e rapido. Non è un intervento chirurgico, dunque non lascia cicatrici, non richiede sedazione, né ricovero. La durata dipende dalla zona trattata e dalla quantità di prodotto iniettato. Poi sarà necessario ripetere il trattamento, ma solo ricorrendo a un ritocco che consentirà di conservare nel tempo i risultati ottenuti. Il Macrolane, precisa il dott. D’Angelo, rap-

presenta una novità unica approvata dal Ministero della Sanità, e cioè la possibilità di correggere i profili corporei cutanei alterati, in maniera armoniosa e naturale. Questo prodotto infatti ha le caratteristiche di un materiale riempitivo e volumizzante con scarsissime capacità di migrazione dalla sede in cui viene impiantato. È presente in commercio in due formulazioni sottoforma di gel, una per correzioni più superficiali e una per correzioni più profonde, e necessita di una corretta tecnica medica iniettiva, che è comunque poco invasiva e poco dolorosa, e che solo a volte richiede una piccola anestesia locale. L’iniezione viene effettuata con una siringa già preriempita di prodotto ed una cannula apposita, il tutto in un tempo variabile da 20 a 40 minuti. Subito dopo il trattamento il paziente potrà tornare alle sue normali attività con un bendaggio della regione trattata, da tenere per 2-3 giorni. Potranno evidenziarsi delle ecchimosi della durata di pochi giorni, indolenzimento e tensione della zona corretta, anche essi di breve durata.

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Questo prodotto rappresenta un valido e prezioso presidio correttivo dei volumi mancanti del profilo corporeo, con la possibilità di essere adattato alla sede ricevente con un leggero massaggio subito dopo l’impianto, come se fosse una “protesi malleabile”. Potranno così essere corretti deficit dei volumi del tessuto sottocutaneo in tutte le sedi corporee, escluso il viso: avvallamenti post-liposuzione, rilassamenti degli arti che causano irregolarità della silhouette, cicatrici chirurgiche estese, atrofie sottocutanee da cortisonici iniettivi, depressioni da cellulite o da mesoterapie. Il riassorbimento avviene in, pochissimo tempo, 18-24 mesi circa.

Altri campi di utilizzo, per coloro che non vogliono affrontare chirurgie invasive, sono rappresentati da aumento di volume dei glutei e del seno, e dalla correzione di irregolarità della superficie interna di braccia e cosce, tutti autorizzati dal Ministero della Sanità. Ad oggi i casi trattati sono circa 2000 e l’EQUIPE di SKIN LASER CLINIC è stata tra le prime ad affettuare questo tipo di trattamento Studi Medici Specialisti SKIN LASER CLINIC Piazza Accademia, 18 Pescara - Tel. 085.4531036 Cell. 348.4377692 / Via Matese, 15 Pescara Tel. 085.4216747 / Via Leopardi, 14 Roseto (Teramo) Tel. 085.8930468. Poliambulatorio “Villa Torre” Via Pontida, 9 San Benedetto del Tronto - Tel. 0735.658266 www.laserclinic.it / e-mail: info@laserclinic.it




Medicina estetica

Due esempi dei risultati che si possono ottenere con Lumenis One. Il laser a diodi Light Sheer è infatti la tecnologia più richiesta per la fotoepilazione: è un mezzo efficace per la riduzione permanente dei peli

INESTETISMI CUTANEI ECCO COME CURARLI GRAZIE AI TRATTAMENTI CON LUMENIS ONE, È POSSIBILE RISOLVERE DIVERSI INESTETISMI DELLA PELLE. IMPERFEZIONI, PROBLEMATICHE VASCOLARI, PELI SUPERFLUI SONO SOLO ALCUNI DEI PROBLEMI CHE IL LASER PUÒ MIGLIORARE O RISOLVERE. CE NE PARLA LA DOTTORESSA PATRIZIA SACCHI di Gianfranco Virardi

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a tecnologia laser e quella della luce pulsata si sono rapidamente evolute, riportando notevoli successi terapeutici in numerose patologie ed inestetismi cutanei. Oggi è possibile utilizzare una tecnologia innovativa, che si avvale dell'utilizzo della Luce Pulsata ad alta intensità e di Laser specifici per ogni situazione, per essere più giovani e belli, liberandosi di fastidiosi inestetismi, o per risolvere patologie fino a poco tempo fa trattabili solo dalla chirurgia o da trattamenti medici, non del tutto risolutivi. La fisica permette un approccio completamente nuovo al trattamento cosmetico di vari inestetismi e di vere e proprie patologie, per esempio macchie senili e/o solari, cloasma gravidico, couperose, rosacea, poichiloderma, angiomi, capillari, teleangectasie, cedimento della cute del viso, cheloidi e peli superflui. «Oggi tutto questo è reso possibile grazie al Lumenis One, - spiega la Dottoressa Patrizia Sacchi, titolare di due studi di medicina Estetica e Dietologia ad Ancona e Jesi, tra i più attrezzati in materia di laser e tecniche di luce pulsata - dell’omonima azienda, che, in mani esperte, rende reale la risoluzione di tali inestetismi e di tali patologie». Dottoressa Sacchi, quali patologie e inestetismi tratta con questa apparecchiatura, nei suoi studi? «È possibile trattare, con sicurezza e soddisfazione, il foto e crono invecchiamento, macchie senili e solari, cloasma, couperose del volto, rosacea, angiomi, cicatrici ipertrofiche, lentigo solari, emangiomi. Si possono trattare, poi, in campo vascolare: capillari e vene varicose, vasi superficiali degli arti inferiori, teleangectasie, laghi venosi del labbro, spider naevi. Inoltre, grazie alla stessa tecnologia, è possibile oggi risolvere definitivamente un altro fastidioso problema: i peli superflui, nonché la pseudo follicolite da barba».

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Medicina estetica

PATRIZIA SACCHI Medico Chirurgo specializzato in Dietologia e Medicina Estetica. Nei suoi studi di Ancona e Iesi utilizza la tecnologia del Lumenis One

Si possono correggere le imperfezioni della pelle provocate dal sole, dall’ età o da altri fattori? «Con il Lumenis One, si ha la possibilità di intervenire su strutture vascolari, pilifere e cutanee con tutti gli annessi. Il vero grande passo avanti è rappresentato dalla Luce Pulsata ad alta intensità e, non ultimo, dalla tecnologia OPT, che consente in minor tempo, utilizzando una minore energia e senza effetti collaterali sul paziente, di risolvere le lesioni benigne cutanee e gli inestetismi cutanei del volto o delle mani, o ancora del décolleté e del collo. Dopo poche sedute la pelle appare più liscia, più sottile, più porcellanata e soprattutto più giovane e sana. La pelle infatti è un organo importantissimo per l'uomo: lo protegge da tutto ciò che è esterno, permette di interagire con il mondo esterno grazie al tatto ed è, soprattutto quella del viso e delle mani, il biglietto da visita nei rapporti sociali. Come tutti gli altri organi, però, invecchia e può perciò apparire più segnata, spenta, rilassata, macchiata, insomma non più perfetta come qualche tempo prima. Se l'obbiettivo è avere o riavere una pelle bella e sana, cosa che neanche il bisturi può regalare, è possibile ricorrere al trattamento di fotoringiovanimento, con l'utilizzo della Luce Pulsata ad alta intensità, che avvalendosi della fototermolisi selettiva, è in grado di migliorare l'aspetto della cute esplicando la sua azione sia in superficie che in profondità, schiarendo le macchie scure, eliminando le piccole o grosse teleangectasie o la couperose e la rosacea stessa, affinando i pori dilatati, eliminando la peluria superflua e le rughe e ridando elasticità e compattezza alla pelle tramite l'azione del calore in profondità». Come si prepara il paziente per la seduta, e in che consiste la tecnica d’intervento e la sua durata? «Il trattamento si effettua in ambulatorio, senza la necessità di alcun tipo di anestesia, la pelle non deve es-

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sere scura o abbronzata, per evitare il rischio di scottature. Si stende sul viso un particolare gel trasparente che veicola il raggio laser o di luce pulsata, contro la lesione, e contemporaneamente raffredda la pelle, evitando il danno termico. Gli spot di energia luminosa, vengono poi somministrati a seconda della zona e del tipo di inestetismo da eliminare. Le pigmentazioni che caratterizzano la lesione da eliminare, vengono colpite senza danneggiare i tessuti circostanti, grazie all'azione di fototermolisi selettiva. La durata del fotoringiovanimento del viso varia dai 30/ 40 minuti». E dopo il trattamento? Quante sedute sono necessarie e qual è la durata dei risultati nel tempo? «Al termine del trattamento viene steso un velo di pomata antiinfiammatoria. Alla fine di ogni seduta permane, per qualche ora, solo un lieve eritema, che si può facilmente camuffare con un semplice maquillage. Il sole e le lampade abbronzanti vanno evitate per 20 giorni. I miglioramenti si vedono già dopo la prima seduta e si apprezzeranno, sempre di più, trattamento dopo trattamento. Il numero di trattamenti ideali varia da quattro a sei trattamenti a cadenza mensile. Con il fotoringiovanimento, le macchie e gli inestetismi superficiali della pelle vengono rimossi progressivamente e definitivamente, ma ovviamente non si riesce a fermare il normale invecchiamento cutaneo, perciò con il tempo, potranno ricomparire nuovi inestetismi». Con questo laser vengono trattate anche problematiche vascolari? «Il Lumenis One racchiude in sé un prezioso strumento di lavoro che è il Neodimio Yag Laser (1064nm), ovvero un laser vascolare che consente il trattamento di capillari degli arti inferiori, dalle vene varicose più profonde ai più piccoli vasi superficiali, laghi venosi del labbro, rosacea del volto, spider naevi. Il meccanismo di azione, grazie al quale si ottiene la risoluzione definitiva del problema, è una termocoagulazione. Il rag1 Sovrappeso ed Obesità. 2 Invecchiamento cutaneo e generale. 3 Insufficienza Venosa ed Ectasie Vascolari. 4 Couperose. 5 Cellulite ed Adiposità distrettuali. 6 Acne. 7 Epilazione Permanente.

PRINCIPALI PATOLOGIE TRATTATE

1 Peeling superficiali, medi e profondi. 2 Filler. 3 Tossina Botulinica. 4 Microdermoabrasione. 5 Diatermorchirurgia Programmata. 6 Sclerosanti e Fleboterapia. 7 Mesoterapia. 8 Veicolazione transdermica. 9 Carbossiterapia. 10 Intralipoterapia Elettrostimolazione. 11 Pressoterapia. 12 Cavitazione. 13 Radiofrequenza. 14 Trattamenti

VENGONO EFFETTUATI I SEGUENTI TRATTAMENTI

Laser per: epilazione permanente, macchie senili, macchi solari, fotoringiovanimento, teleangectasie, couperose, angiomi piani. 15 Trattamenti Felc per acne, esiti cicatriziali da acne, xantelasmi, verruche, ecc.


gio laser assorbito dall'emoglobina del vaso, si trasforma in calore, che coagula il materiale ematico e provoca il collasso del vaso. Per i capillari venosi degli arti inferiori è una buona alternativa alla terapia sclerosante, soprattutto nei casi di intolleranza a farmaci, fobia degli aghi, reazioni avverse all’uso di iniezioni sclerosanti, come il “matting” ed iperpigmentazioni». Come avviene il trattamento? «Il trattamento viene effettuato senza anestesia in ambulatorio e il paziente percepisce nella zona trattata un lieve dolore sopportabile, che si trasforma nelle 2 o 3 ore successive in una sensazione di calore intenso, che scompare senza lasciare altra sintomatologia. Per questi motivi viene effettuato quasi esclusivamente nella stagione fredda con il divieto di esporsi al sole o a lampade abbronzanti durante i trattamenti. Prima di procedere con il trattamento, bisogna verificarne l'efficacia in una piccola zona e poi procedere con la stesura di un gel che protegge la parte dal calore e veicola l'impulso luminoso fino alle pareti del capillare. Vengono somministrati gli impulsi di energia attraverso un manipolo. Si avverte un momentaneo pizzicore dove agisce la luce. Il capillare colpito viene immediatamente chiuso e coagulato, perciò risulterà invisibile, una volta passato il normale rossore. La durata del trattamento varia a seconda della grandezza della zona da trattare, con una durata minima di15 minuti». Durante il periodo post trattamento, cosa accade? «Nei punti dove ha agito il laser viene applicata una crema limitativa. L'esposizione al sole o alle lampade abbronzanti è vietata per una decina di giorni. Viene consigliato di indossare calze a compressione graduata nei giorni successivi e di idratare la pelle. Il numero delle sedute necessarie è variabile a seconda della situazione clinica personale, che verrà valutata con una visita specialistica ed un test laser per osservare la risposta soggettiva al trattamento. Già dopo il primo trattamento il capillare trattato apparirà più sfumato e più piccolo di diametro. Anche in questo caso, tra un trattamento e l'altro, devono trascorrere quattro settimane e questo è il tempo necessario per osservare il risultato definitivo del precedente trattamento. I capillari colpiti non saranno più attivi e verranno quindi riassorbiti dai tessuti per non ricomparire mai più. Molto importante, però, è ricordare che se esiste familiarità e predisposizione a problemi vascolari, è bene rivolgersi ad un medico specialista, perché la fotocoagulazione dei capillari è solamente un trattamento estetico».

Con la stessa tecnologia si possono eliminare anche i peli superflui? «L’epilazione è una pratica cosmetica molto diffusa ed oggi è una scienza in evoluzione. L’epilazione mediante Luce Pulsata o mediante Laser a diodi Light Sheer, anch’ esso presente nel Lumenis One, offre soddisfazione e risultati duraturi. Si possono trattare efficacemente e in maniera risolutiva tutte le sedi corporee. Non solo le tradizionali zone del trattamento femminile quali l'area del baffo, del mento, delle gambe e dell'inguine, ma anche negli uomini, aree più ampie come la schiena, il torace e la nuca. È possibile inoltre trattare simultaneamente, nella stessa seduta, molteplici aree corporee fino ad una depilazione totale. Il bersaglio in questo caso è la melanina contenuta nel pelo, il quale pelo durante il trattamento assorbe la luce che si trasforma in calore, con conseguente danneggiamento e morte del follicolo pilifero». Ci sono effetti collaterali? «Ad ogni seduta viene effettuata una riduzione della lunghezza dei peli, in modo da garantire che tutta la potenza del laser venga indirizzata e convogliata verso il bulbo pilifero risparmiando la cute. Anche in questo caso sono necessarie più sedute per sconfiggere un problema che si ha da sempre. Il numero delle sedute dipende dal risultato che si vuole raggiungere, ma soprattutto dal fototipo del paziente e dal tipo e colore del pelo trattato. Senza eccessivo dolore, senza cicatrici e senza un grosso fastidio è possibile ottenere con una risoluzione definitiva della ricrescita dei peli trattati, ovunque questi si trovino. Già dopo il primo trattamento i peli ricresceranno, il mese successivo, più piccoli nel diametro del fusto e più radi come densità. I trattamenti vengono effettuati una volta al mese, per i primi tre mesi circa e poi sempre più distanziati tra loro, per la non presenza di peli e per una crescita lenta e ridotta di questi. Immediatamente dopo il trattamento la pelle apparirà rosa e leggermente gonfia, tale effetto scomparirà dopo un paio di ore e la pelle tornerà normale. Come uniche prescrizioni, durante i trattamenti, ci sono il divieto di esposizione al sole e l'applicazione di creme idratanti specifiche. Non esiste un apparecchio laser in grado di risolvere tutto, ma con tale tecnologia si possono affrontare davvero tanti, tanti problemi in maniera efficace e soddisfacente per il medico utilizzatore e per il paziente».

A sinistra un’immagine di Lumenis One. È un sistema laser e IPL multi applicazione. Una piattaforma versatile e potenziabile che comprende tre tecnologie usate per numerose applicazioni cliniche

Dott.ssa Patrizia Sacchi. Medico Chirurgo. Dietologia. Medicina Estetica. Ancona - Via Villafranca, 4 - Tel/Fax 071.203046; Jesi - Via Roma, 67 - Tel/Fax 0731.56876. Cell. 368.3199517 E-mail: psacchi@tiscalinet.it

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Medicina estetica DOTTOR SAVERIO ANTONACCI Titolare del Centro Meas Studio di Medicina Estetica di Porto Sant’Elpidio. Laureato all’Università degli Studi di Bologna, diplomato presso la Scuola Internazionale della Fondazione Internazionale Fatebenefratelli di Roma, ha frequentato un corso di perfezionamento all’Università degli Studi di Pavia in Medicina Estetica. Si occupa di Medicina Estetica ed è un esperto nel trattamento degli inestetismi cutanei

DOPO IL SOLE

curiamo la pelle 66 Dossier Medicina


DIETRO A UN’INVIDIABILE TINTARELLA SI POTREBBERO NASCONDERE DEGLI INESTETISMI DELLA PELLE. UN PROBLEMA MOLTO SPESSO SOTTOVALUTATO. LA MODERNA MEDICINA ESTETICA È PERÒ IN GRADO DI DIAGNOSTICARLI ED ELIMINARLI. VEDIAMO COME ATTRAVERSO I CONSIGLI DEL DOTTORE SAVERIO ANTONACCI di Erika D’Alberto

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’estate appena trascorsa ha lasciato sul nostro corpo una graziosa “tintarella” che vogliamo mantenere durante i mesi autunnali anche a costo di improbabili sacrifici. Ma bisogna stare attenti. Dietro all’accattivante colore ambrato dell’abbronzatura potrebbero nascondersi pericolose insidie per la nostra pelle. Se è vero infatti, che l’esposizione al sole può vantare innumerevoli effetti benefici, sia sul nostro organismo che sul nostro equilibrio psico-fisico, è altrettanto vero che una lunga esposizione all’azione dei raggi solari, e in particolar modo a quella dei raggi ultravioletti, può essere causa di lesioni a livello cutaneo, soprattutto a carico delle zone più esposte. Ma quali sono in realtà queste lesioni e come si manifestano? E ancora: come fare per identificarle e quali trattamenti occorrono per poterle eliminare o ridurre di intensità? Ha risposto a queste domande il dottor Saverio Antonacci, coordinatore del Centro Meas Studio di Medicina Estetica di Porto Sant’Elpidio, in provincia di Ascoli Piceno, che da oltre 20 anni si occupa di medicina

I PRINCIPALI TRATTAMENTI

PEELINGS E DEPIGMENTANTI Consistono nell’applicazione di sostanze ad attività esfoliante. L’obiettivo di tale tecnica è quella di ottenere, attraverso un rinnovamento delle varie componenti della cute, una pelle più soffice, uniforme, luminosa e ristrutturata nella sua intima architettura. BIOSTIMOLAZIONI CUTANEE Sono delle microiniezioni di elementi naturali (come vitamine e aminoacidi) praticate nel derma del viso, in grado di stimolare i fibroblasti a produrre nuovo collagene e fibre elastiche al fine soprattutto di favorire il turgore, l’elasticità e l’idratazione della pelle. FILLERS Sono sostanze biocompatibili che vengono iniettate nel derma del viso. Tramite queste sostanze si correggono gli inestetismi del viso, si rallentano i segni dell’invecchiamento eliminando rughe e solchi e perfezionando i volumi del volto, in particolare gli zigomi e le labbra. LASER A LUCE PULSATA È un laser che permette di risolvere gli inestetismi del viso come ad esempio macchie scure, piccole rughe perioculari e cicatrici da acne. È in grado di eliminare le macchie cutanee e i capillari, e stimolare la formazione di nuove fibre elastiche e collagene con una visibile diminuzione delle microrugosità cutanee. La luce pulsata è in grado di ottenere, inoltre, ottimi risultati nel campo della depilazione riuscendo ad agire, a differenza dei classici laser, anche sulla peluria più sottile e chiara. LASER CO2 Utilizzato in campo chirurgico nell’asportazione di piccole lesioni patologiche della cute come fibromi, verruche, nevi o condilomi. LASER CO2 FRAZIONALE Terapie antiaging (anti-invecchiamento) prevedono il trattamento delle rughe attraverso la tecnologia laser. Parliamo del laser skin resurfacing (ringiovanimento cutaneo ablativo) con Laser CO2 che vaporizza lo strato superficiale dell’epidermide, senza intaccare i tessuti circostanti. Dopo il trattamento la superficie della pelle risulterà più ricca di collagene e più elastica e compatta. LASER A ND YAG Utilizzato per correggere gli inestetismi del viso come couperose e teleangectasie.

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Medicina estetica estetica e del trattamento degli inestetismi cutanei. A tutti è nota l’azione benefica e salutare dell’esposizione al sole. Quali sono però i rischi per la nostra pelle, soprattutto se esposta per lungo tempo all’azione dei raggi ultravioletti? «Tra le varie radiazioni emesse dal sole, quelle potenzialmente più pericolose per la nostra pelle sono i raggi UVA e UVB. Più in particolare, le radiazioni UVB sono quelle visibilmente più aggressive, poiché sono in grado di provocare facilmente eritema e danni a seguito di un’abbronzatura prolungata. Proprio questa capacità di provocare eritema le rende però meno pericolose delle UVA, in quanto l’irri-

OGGI PREVENIRE L’INVECCHIAMENTO CUTANEO RAPPRESENTA UN’URGENTE ESIGENZA DELLA SOCIETÀ ATTUALE

tazione può essere considerata un evidente campanello di allarme e quindi motivo di richiesta di un accertamento clinico. Le radiazioni UVA sono invece più subdole, perché non provocando eritema, sono in grado di agire per più tempo causando danni ancora maggiori. In generale, dopo l’abbronzatura, la pelle del corpo, e in particolare quella del viso, risulta disidratata e ispessita. I danni provocati alla pelle dai raggi solari determinano anche un aumento dei radicali liberi, sostanze prodotte dal nostro organismo che, se non vengono adeguatamente contrastate, possono accelerare notevolmente il

68 Dossier Medicina

normale processo di invecchiamento». Qualeruologiocal’invecchiamentonell’insorgenza di questi inestetismi? «Il trascorrere del tempo unitamente agli stress della vita quotidiana determinano quelle trasformazioni che fanno apparire la nostra pelle più vecchia. E i segni di questo invecchiamento, sommati ai danni causati dalle lunghe esposizioni al sole, sono generalmente più visibili nelle aree più esposte. È quindi il volto a farne le spese maggiori. Spesso dopo l’estate, mentre l’abbronzatura gradatamente scompare, può capitare di notare sul viso la presenza di macchie di colorito marrone-brunastro. Si tratta di uno dei più comuni inestetismi del viso e, quelle più importanti dal punto di vista estetico, sono le cheratosi senili, il melasma e le iperpigmentazioni post-infiammatorie. In particolar modo, le cheratosi rappresentano un segno dell’invecchiamento cutaneo: la loro insorgenza dipende da varie cause fra cui una predisposizione genetica e l’uso di alcuni farmaci o cosmetici ad azione foto sensibilizzante». È possibile controllare in qualche modo l’invecchiamento cutaneo? «Il controllo dell’invecchiamento cutaneo, in particolare di quello indotto dalla luce solare, è realizzato attraverso un approfondito approccio diagnostico e un preciso programma terapeutico e correttivo. Il check-up cutaneo permette infatti di formulare una diagnosi cosmetologica di biotipo e di fototipo cutaneo, consente la formulazione di una prescrizione cosmetologica e permette di verificarne la reale va-


lidità nel tempo. Si passa poi alla stesura di un programma preventivo che considera regole di vita generale, igiene alimentare, igiene fisica, igiene psicologica, igiene comportamentale e, soprattutto, igiene cosmetologica. A questo punto, è possibile applicare un preciso programma correttivo che prevede la normalizzazione dei parametri cutanei alterati, attraverso l’utilizzo di cosmetici, farmaci, un’eventuale dietoterapia e l’esecuzione di iniezioni rivitalizzanti che permettono di migliorare in maniera significativa gli inestetismi più frequenti». Quali metodiche è possibile adottare per eliminare i danni causati da lunghe esposizioni al sole? «Prevenire e curare l’invecchiamento cutaneo, e in particolare quello indotto dalla luce solare, rappresenta un’esigenza irrinunciabile nella società attuale, che reclama un benessere psicologico e fisico a qualsiasi età. Ciò si realizza attraverso l’utilizzo di varie metodiche: da un programma di Fotoringiovanimento che si propone di rinnovare tutti gli inestetismi comparsi sulla pelle, donandole un aspetto fresco e rinnovato, allo Skin Rejuvenation che si propone di ridare nuovo spessore ai tessuti facendoli apparire più tonici, più elastici, più idratati e meno rilassati. Tutto questo viene realizzato grazie alla diretta stimolazione del collagene, una delle proteine più importanti del derma, dalla quale dipende lo stato di invecchiamento della nostra cute. La sinergia data dall’abbinamento della metodica con Laser a luce pulsata e la metodica Peeling risolve invece la maggior parte degli inestetismi della nostra pelle». Più precisamente, di quali tecniche si tratta e come vengono effettuate? «Il momento fondamentale è dato dalla valutazione individuale del problema: si procede innanzitutto con una precisa diagnosi per mezzo di un checkup cutaneo che permette di definire le caratteristiche della pelle di ciascun paziente e di elaborare il piano di intervento più efficace. Si può poi procedere mediante peeling chimici o meccanici più o meno profondi, ossia trattamenti di medicina estetica utili a rimuovere lo strato superficiale della pelle al fine di livellare piccole rughe o cicatrici post acneiche, attenuare o cancellare macchie. Nel caso dei peeling chimici, ad esempio, l’esfoliazione della pelle viene ottenuta grazie all’utilizzo di specifiche sostanze chimiche. Un’altra valida terapia è quella biorivitalizzante (biostimolazione) attraverso microiniezioni di sostanze, generalmente di acido ialuronico, effettuate sul volto, sul collo e sul décolleté, in grado di richiamare acqua a livello del derma e di indurre la produzione di nuove fibre collagene, sostegno indispensabile per la pelle». Dottor Antonacci, quali sono i macchinari che vengono utilizzati e con quali metodiche?

«Si utilizza in genere un trattamento con laser a luce pulsata che consente, in maniera non invasiva, la risoluzione in poche sedute dei primi segni dell’età. Durante una seduta di ringiovanimento cutaneo è possibile attenuare considerevolmente le macchie brune e le cheratosi, gli esiti cicatriziali da acne, rassodando, nel contempo, la pelle e correggendo eventuali rughe o imperfezioni. Precise zone, come viso, décolleté o mani, acquistano un aspetto più giovanile attraverso la stimolazione del collagene corporeo e l’eliminazione delle irregolarità». Sono tecniche invasive che richiedono degenze ospedaliere? «Assolutamente no. Sono trattamenti non invasivi e non dolorosi, e non causano alcuna interruzione nella normale vita di relazione del paziente. Le complicanze sono rare e solitamente minimi: consistono per lo più in un lieve rossore e gonfiore, generalmente temporanei e di spontanea risoluzione».

RAGGI SOLARI PERICOLOSI I raggi solari emettono radiazioni dannose per la nostra pelle. Le più pericolose sono i raggi UVA e quelli UVB. In particolare questi ultimi sono molto aggressivi e possono provocare facilmente danni alla pelle come l’eritema

Meas - Studio di Medicina Estetica Dott. Saverio Antonacci. Via Mameli, 24 - 63018 Porto Sant'Elpidio (AP); Tel. 0734.991554; ww.studiomeas.com

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Medicina estetica

PIÙ DI QUARANT’ANNI DI RICERCHE HANNO PORTATO ALLA REALIZZAZIONE DI UNA TECNICA CHE GARANTISCE OTTIMI RISULTATI ED EFFETTI COLLATERALI MINIMI. È IL LASER CO2 FRAZIONATO, CON IL QUALE, IN MENO DI UN’ORA, È POSSIBILE FAR SCOMPARIRE DIECI ANNI DI INESTETISMI CUTANEI, RUGHE E MACCHIE DELLA PELLE. di Valeria Bellagamba

SE IL LASER TI FA BELLA 70 Dossier Medicina


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a sempre il tema della giovinezza affascina uomini e donne di ogni epoca o luogo. Sarà perché il viso è il nostro biglietto da visita o perché è sulla nostra fronte che il tempo scrive la storia delle nostre vite - su una pelle che col passare degli anni perde tono ed elasticità - ma rimane il fatto che è proprio il volto la prima frontiera antiage sulla quale si sono concentrate le fatiche e le ricerche di medici e tecnici. In questi anni la scienza ha proposto mille e un rimedio contro l’invecchiamento cutaneo, dalle creme, sempre più efficaci e mirate, alla chirurgia plastica e ai trattamenti che si avvalgono di macchinari sempre più sofisticati. Tutto per permettere, a chi ne sente il bisogno, di posticipare il periodo in cui si sembra più saggi, regalando un viso più disteso, un collo e delle mani più luminosi. Tutti questi rimedi hanno fatto passi da gigante, divenendo sempre più efficaci e risolutivi, come la tecnologia del laser CO2, che in poco più di quattro decenni è divenuta una metodologia di ringiovanimento cutaneo che oggi può vantare effetti collaterali minimi e ottimi risultati. Si tratta di un metodo ad anidride carbonica con laser frazionato, che trova applicazione anche nel trattamento delle cicatrici da acne o post traumatiche, oltre che nel ringiovanimento cutaneo. A differenza delle prime tecniche, che rischiavano di danneggiare la pelle in profondità e prevedevano un complicato protocollo pre e post trattamento, i tempi di recupero sono oggi relativamente brevi e non si riscontrano discromie, perché il laser agisce sull’acqua tissutale in modo superficiale e delicato. Il metodo, infatti, prevede l’utilizzo di un sistema di scansione che consente di creare una lesione sulla cute frazionata. La pelle, quindi, non viene lesa nella sua interezza, ma con un particolare scanner il raggio viene distribuito in modo frazionale, grazie a piccoli coni di lesione con una precisa matrice. Sono proprio queste micro-ferite che, guarendo, stimolano la formazione di collagene da parte dell’organismo. Con il laser Co2 frazionato a volte basta una sola seduta - è possibile trattare viso, collo, decolletè e mani senza anestesia. Anidride carbonica e luce, sono questi gli ingredienti di una tecnica all’avanguardia che ha avvicinato il sogno e la fantasia alla realtà, perché se film e libri raccontano da sempre di pozioni che ringiovaniscono all’istante, oggi, in meno di un’ora, è diventato pos-

sibile perdere dieci anni e cancellare i segni lasciati da stress, cattiva alimentazione, fumo, inquinamento. Riportare indietro le lancette del tempo senza danni e con precisione, è questa la scommessa vinta dai sistemi laser Co2 pulsanti. Si tratta di un fascio di luce sottilissimo che penetra nei tessuti colpiti solo per 0,1-0,2 millimetri e porta la temperatura dell’acqua tissutale a 100 °C, con conseguente esplosione delle cellule interessate. È proprio in questa esplosione, manovrata con sapienza, il segreto di una tecnica che permette un elevatissimo grado di precisione. «Il principio d’azione è immediato e agisce in profondità», spiega il dottor Domenico Piccolo, specialista in dermatologia. «Il sistema laser a CO2 frazionato stimola i fibroblasti e la rigenerazione dei tessuti, senza creare alcun tipo di danno alla pelle grazie a un continuo controllo elettronico del sistema. Tramite l’emissione della luce per punti vengono generate micro-zone di stimolazione termica, alternate a zone di tessuto non trattato. Questo provoca un’immediata contrazione del collagene, producendo un’evidente tonificazione cutanea e la temporanea stimolazione dei fibroblasti». L’apparecchio è dotato di un dispositivo che rende il raggio intermittente, permettendo di vaporizzare solo lo strato superficiale della pelle, profondo solo 75 millesimi di millimetro, in un tempo pressoché istantaneo, meno cioè di 100 microsecondi. In questo modo i tessuti circostanti non subiscono altera-

DOMENICO PICCOLO Specialista in Dermatologia e Venereologia. Ha lavorato per quattro anni alla clinica dermatologica di Graz (Austria), ed è autore di numerose pubblicazioni su importanti riviste internazionali

LA SENSAZIONE AVVERTITA DURANTE IL TRATTAMENTO È QUELLA DI UN LIEVE CALORE PER UNA FRAZIONE DI SECONDO Dossier Medicina 71


Medicina estetica PRIMA E DOPO IL TRATTAMENTO

NUOVO EFFETTO LASER

A sinistra due serie di foto che testimoniano i risultati dopo il trattamento con il laser CO2 frazionato, divenuto in poco più di quattro decenni una metodologia di ringiovanimento cutaneo che oggi può vantare effetti collaterali minimi e ottimi risultati. Si possono combattere così i danni causati dall’invecchiamento. E questo vale sia per le rughe di espressione sia per quelle di senescenza. Queste ultime si formano con l'avanzare dell'età e iniziano a comparire già dopo i 25 anni, con la perdita di elasticità. Si tratta di solchi che si formano in alcune parti del corpo, nelle quali il rivestimento cutaneo è sottoposto a continue sollecitazioni da parte dei sottostanti gruppi muscolari, come ad esempio avviene sulle mani, nel viso, ai lati della bocca e sopra le labbra, sulla fronte e vicino al naso.

zioni. «Il laser CO2 frazionato - continua il dottor Piccolo - permette di acquisire tonicità immediatamente dopo la seduta. Il benefico rossore conseguente al trattamento dura pochi giorni, e non mesi, come succede con altri trattamenti, permettendo di usare prodotti cosmetici da subito e senza alcuna convalescenza. Mentre il collagene, stimolato e rigenerato continua nel tempo a regalare tonicità e freschezza a tutta la pelle». Il laser ad anidride carbonica frazionato ha molti vantaggi per i pazienti, perché permette loro di fare un trattamento anti-age indolore e praticamente privo di effetti collaterali. «La sensazione avvertita durante il trattamento - spiega il dott. Piccolo - è quella di un lieve calore per una frazione di secondo, assolutamente tollerabile e anche subito dopo il trattamento la pelle risulta tonica e luminosa, le macchie sono più chiare e dopo quattrosette giorni il rossore post-trattamento, simile a quello di un modesto eritema provocato dalla prima esposizione al sole, scompare. Trascorsa una settimana ci si può truccare, facendo attenzione a usare un’adeguata protezione solare e crema idratante. Il miglioramento progressivo per i sei mesi successivi garantisce risultati concreti e duraturi». Il tutto, sottolinea lo specialista, in piena e totale sicurezza, perché la rapida riepitelizzazione consente il ripristino della barriera epidermica, preservandola da eventuali infezioni. «La precisione e la progressività rendono questo tipo di trattamento praticabile senza anestesia in totale sicurezza. È valutabile da parte del professionista, se necessaria, una cura antivirale e antibiotica». Sono davvero poche le cose di cui bisogna tener conto nell’utilizzazione del laser CO2, perché, come sottolinea il Dott. Piccolo, «è indicato per tut72 Dossier Medicina

ti i tipi di pelle, con l’unica accortezza di considerare il grado di abbronzatura, un fattore che verrà valutato attentamente dallo specialista. Il trattamento dura mezz’ora al massimo ed è ripetibile, anche se risultati immediati possono essere ottenuti in una sola seduta. Un programma di trattamenti può essere concordato con il medico, valutando il grado di severità delle imperfezioni della pelle». Gli effetti sono notevoli. Le macchie si attenuano molto, oppure scompaiono del tutto, ma il migliore risultato riguarda la compattezza dell’epidermide e del derma, che divengono più tonici e anche lo spessore della cute col tempo cresce. Alcune zone del viso molto delicate, come le palpebre e le labbra, traggono grande beneficio dal trattamento. Anche dopo un mese dal trattamento se ne possono osservare i benefici: le rughe e le linee continuano a ridursi e la contrazione e tensione del tessuto solleva la palpebra, aprendo lo sguardo che può anche fregiarsi di un contorno occhi più giovane e fresco. PER MAGGIORI INFORMAZIONI



Medicina estetica

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come aiutare la pelle

BIOSTIMOLAZIONE COME PRESERVARE E RESTITUIRE ALLA PELLE UN ASPETTO GIOVANILE. PRIMA O DOPO TUTTI DOBBIAMO FARE I CONTI CON LE RUGHE. PER FORTUNA, OGGI, LA MEDICINA MODERNA CI OFFRE LA POSSIBILITÀ DI CONTRASTARLE SENZA RICORRERE ALLA CHIRURGIA. COME? CON LA BIOSTIMOLAZIONE. PAROLA DEL DOTTOR GABRIEL TAMBURINI di Francesca Venditori

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a pelle nel corso degli anni va incontro a un fisiologico processo di invecchiamento cutaneo che causa secchezza, perdita di tono e rilassamento dei tratti del viso. Tale processo è influenzato sia da fattori individuali quali l’età, il sesso, lo stato ormonale, sia da fattori esterni quali esposizione solare, fumo, assunzione di farmaci, alimentazione non corretta e povera di vitamine. Oggi una delle più innovative terapie per contrastare l’invecchiamento cutaneo è la biostimolazione, trattamento medico-estetico non invasivo e non chirurgico che aiuta a recuperare e a mantenere giovane la pelle, migliorandone l’elasticità, la tonicità e contrastando l’azione dei radicali liberi. È una delle nuove tendenze emergenti della Medicina Estetica, quale alternativa e complemento alla chirurgia. L’obiettivo è chiaramente quello di lottare contro l’invecchiamento cutaneo, in maniera mininvasiva, prima che il danno e il conseguente difetto estetico sia troppo grave e avanzato. «La tecnica - spiega il dottor Gabriel Tamburini, medico chirurgo - consiste nell’iniezione, attraverso l’utilizzo di un ago sottilissimo, di sostanze biostimolanti quali acido ialuronico, elastina, vitamine, aminoacidi e materiali omeopatici, il tutto previa applicazione di una crema anestetica. L’acido ialuronico è importante nell’idratazione cutanea e costituisce la materia fondamentale in cui sono immerse le fibre di collagene. Le microiniezioni vengono fatte a distanza di circa un centimetro l’una dall’altra. In questo modo si depositano sostanze antiossidanti che vanno a diffondersi naturalmente attraverso la rete linfatica». È infatti dimostrato scientificamente, che con l’età la presenza di acido ialuronico nella pelle diminuisce sensibilmente e questa è una delle cause prin-

cipali dell’invecchiamento cutaneo e della formazione di rughe. Questo acido, infatti, svolge un’azione ristrutturante, un’azione bio-rivitalizzante ed un’azione anti-ossidante. Ma è una tecnica dolorosa? «Le iniezioni - continua il dottor Tamburini - provocano in genere solo un lieve fastidio. Nei pazienti più sensibili al dolore è consigliabile l’uso di un anestetico locale in crema da applicare nelle zone su cui si va ad agire almeno 15 minuti prima del trattamento». Le zone del corpo che possono essere trattate con la biostimolazione sono il viso, il collo, il décolleté e le mani. Il risultato consiste in un’azione ristrutturante, biorivitalizzante ed antiossidante che si traduce

GABRIEL TAMBURINI Laureato presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna, specializzato in Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale

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Medicina estetica DUE O TRE COSE SULLA PELLE

Tanti i termini che dobbiamo imparare a conoscere per saperne di più sulla nostra pelle. Essere informati ci aiuta a prevenire e curare le rughe

PICOTAGE La parola deriva dal termine francese “pizzicotto”.È un filler biostimolante e consiste in una serie di microiniezioni superficiali di acido ialuronico naturale nelle pieghe di viso, collo, décolleté. SOFT PEELING È l'evoluzione del peeling con l'acido glicolico ed ha un'azione esfoliante più lenta e più dolce grazie alla presenza di ciclodestrine. È particolarmente adatto per attenuare le micro rughe e per rinnovare la pelle più sensibile. Pratico, sicuro, non aggressivo, non provoca quasi mai fenomeni di over peel. ACIDO IALURONICO È uno dei componenti fondamentali dei tessuti connettivi dell'uomo e degli altri mammiferi, conferendo alla pelle quelle sue particolari proprietà di resistenza e mantenimento. COLLAGENE È la principale proteina del tessuto connettivo negli animali. È la proteina più abbondante nei mammiferi, rappresentando nell'uomo circa il 6% del peso corporeo. Ne esistono di 28 tipi. ELASTINA È una proteina costituente il tessuto connettivo che è elastica e permette a molti tessuti dell'organismo di tornare alla loro forma originaria dopo essere stati sottoposti a forze di stiramento o di contrazione. L'elastina è un costituente fondamentale della pelle, conferendole la caratteristica risposta elastica quando il tessuto è sottoposto a tensioni meccaniche. EPIDERMIDE Assieme al derma e all'ipoderma, forma la pelle, di cui costituisce lo strato più superficiale, quello a diretto contatto con l'esterno. È formata da cinque strati: basale, (o germinativo), spinoso, granuloso, lucido, e corneo. RETINOLO Aiuta nel rimuovere le rughe, riducento la degradazione di collagene e elastina. Il retinolo e i suoi analoghi, detti retinoidi, vengono indicati con il termine Vitamina A, una vitamina liposolubile che in natura si trova in diverse forme. Il retinolo è presente in natura solo nei tessuti animali sotto forma di retinilestere, mentre nei vegetali prevale nei carotenoidi.

RIVITALIZZARE LA PELLE Viso, collo e décolleté sono le zone su cui si può intervenire con la tecnica della biostimolazione. Il trattamento può essere effettuato a qualsiasi età ed è consigliabile dopo i 30-35 anni

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in un aumento del turgore cutaneo rendendo la pelle più luminosa e più tesa e riducendo pertanto le piccole rughe. La biostimolazione può essere effettuata a qualsiasi età. «Dopo i 30 anni - prosegue Tamburini - vi è un rallentamento delle funzioni cellulari che porta a un deterioramento delle strutture corporee. Fattori quali fumo, esposizione al sole, uso di farmaci, stress, alimentazione sbagliata contribuiscono ad accelerare il normale invecchiamento della pelle. Quando intervenire con la biostimolazione dipende dall’età biologica della pelle, quindi dallo stato di invecchiamento della pelle e non dalla età anagrafica. Indicativamente è consigliabile iniziare il trattamento dopo i 30 -35 anni». I risultati variano naturalmente in relazione all’età del paziente. La biostimolazione in alcuni casi ha finalità preventiva quando non sono ancora evidenti i danni del tempo, in altri casi ha finalità terapeutica mediante l’idratazione e la nutrizione del derma. «In pelli in cui non sono ancora evidenti i segni dell’invecchiamento, la biostimolazione aumenta l’idratazione e la produzione di collagene rallentandone la scomparsa». Il trattamento prevede una seduta alla settimana per 4/6 settimane, poi 2-3 sedute ogni 15 giorni ed infine una seduta al mese di mantenimento. Al termine della seduta nelle sedi di inoculo può residuare un lieve e transitorio arrossamento che non impedisce la normale vita professionale e familiare. Pur non essendoci controindicazioni particolari, «è bene sapere – specifica Tamburini – che il trattamento non può

essere fatto in donne in gravidanza e in allattamento e su persone che soffrono di malattie del connettivo. Come per tutte le tecniche di medicina estetica, poi, è importante la valutazione preliminare del paziente per inquadrare nel migliore dei modi caso per caso. A seconda dei casi, infatti, si possono utilizzare diverse tecniche iniettive per migliorare il tono e turgore del viso, del collo e del décolleté». Per pazienti con un invecchiamento cutaneo di medio e alto grado è consigliabile ricorrere a un trattamento combinato che prevede l’esecuzione preliminare di un peeling soft e successiva infiltrazione di acido ialuronico nella stessa seduta. L’applicazione del soft peeling, che è l'evoluzione del peeling con l'acido glicolico ed ha un'azione esfoliante più lenta e più dolce grazie alla presenza di ciclodestrine, stimola infatti il rinnovamento dell’epidermide, ovvero lo strato più superficiale della cute, e aumenta l’idratazione della pelle, effetti che sono poi potenziati e prolungati dall’infiltrazione di acido ialuronico. Ma il vantaggio di questa associazione non si esplica soltanto nell'aumentare e intrappolare liquido nel comparto extracellulare: infatti grazie al suo alto potere antiossidante l'acido ialuronico neutralizza i “radicali liberi” che inevitabilmente si producono dalla flogosi indotta dal peeling, esaltando così solo gli effetti positivi del peeling stesso. Dottor G.A. Tamburini, Poliambulatorio Firma Fides Piazzale Tupini, 1 - 63023 Fermo tel.0734.229396



Chirurgia estetica

LA MODERNA CHIRURGIA ESTETICA PUÒ AIUTARE A RISOLVERE GRAVI DISAGI INTERIORI E A RITROVARE UN PERFETTO EQUILIBRIO CON IL PROPRIO CORPO. PROVIAMO A CAPIRE QUALCOSA DI PIÙ RIGUARDO ALLE TECNICHE DI MASTOPLASTICA ADDITIVA. INTERVENTO TRA I FONDAMENTALI DELLA CHIRURGIA ESTETICA di Giovanni Quaglieri

IL VERO FASCINO 78 Dossier Medicina


GLI ESITI DELL’INTERVENTO Dal confronto tra le due foto, un esempio di mastoplastica additiva con intervento in Dual Plane, a sinistra prima, a destra 30 giorni dopo l’intervento

I

l seno perfetto non può garantire la felicità, ma mammelle rilassate, troppo piccole o troppo grandi sono spesso fonte di grave disagio interiore. Del resto si può certamente comprendere come anche la persona più “equilibrata” possa dispiacersi di un petto sgraziato e desideri quindi porvi rimedio. Ma quali caratteristiche deve possedere il seno per essere davvero bello? Quali sono i canoni che lo fanno avvicinare di più alla perfezione? Ci sono talmente tante variabili nel concetto di bellezza, che mammelle di forme e dimensioni diverse possono essere considerate piacevoli oppure brutte in rapporto al tipo fisico e persino alla personalità di chi le ha. La bellezza non ha nulla a che fare con esagerazioni alla moda e forzature appariscenti che possono, tutt’al più, avere il solo scopo di attrarre l’attenzione. Dunque la chirurgia estetica del seno deve cercare di ristabilire un’armonia corporea perduta o mai posseduta, evitando ogni estremismo, responsabile, oltretutto, di complicazioni frequenti che possono senz’altro essere definite iatrogene. Legittime, quindi, le perplessità sulla liceità e sull’etica di certe mastoplastiche additive dai risultati eccessivi.

CHI SCEGLIE L’INTERVENTO DI MASTOPLASTICA, COSTRUZIONE DEL SENO E MASTECTOMIA PER PATOLOGIE DELLA MAMMELLA?

I motivi per scegliere questo intervento sono tanti: il seno troppo piccolo (ipoplasia mammaria), il seno che ha perso volume dopo il periodo di gravidanza e allattamento, le mammelle diverse l’una dall’altra (asimmetria mammaria) e il seno dal volume e la forma alterata in seguito a una cura dimagrante.

e particolare, deve essere trattato dal chirurgo estetico con la massima competenza in base alle singole esigenze e caratteristiche. Non è quindi il caso di paragonare una situazione personale con quella di altre persone che sono state sottoposte a questo tipo di intervento. L’intervento di mastoplastica additiva può essere eseguito a qualsiasi età dal momento che le mammelle hanno completato il loro sviluppo. FORMA E COMPOSIZIONE DELLE PROTESI

Generalmente le protesi del seno sono costituite da un involucro di silicone che contiene a sua volta il gel di silicone. È possibile utilizzare anche delle protesi riempite con Idrogel, soluzione salina (acqua salata) o altre sostanze. Alcuni impianti invece possono essere rivestiti con il Poliuretano. L’importante in questi casi è garantire la qualità del gel che deve essere altamente coesivo, in modo tale da evitare la dispersione del silicone nei casi di rottura delle protesi stesse. La forma della protesi può essere di due tipi: rotonda oppure anatomica, di forma ovoidale, molto simile al seno naturale in quanto il volume nella parte superiore è sfumato. Con la protesi mammaria anatomica si evita soprattutto l’eccessivo riempimento della parte superiore della mammella. Ovviamente la scelta fra i due modelli viene discussa con lo specialista durante la visita pre - operatoria. LA VISITA PRE-INTERVENTO DI MASTOPLASTICA

La visita specialistica consiste innazitutto nell’attenta analisi del seno della paziente e la qualità della pelle, chiedendole quali sono le sue aspettative. In seguito, dopo aver misurato dettagliatamente il seno e il torace, saranno selezionate il tipo di protesi e la tecnica d’intervento più adatta. Potrebbe essere necessario eseguire una mastopessi (sollevare verso l’alto) se si è in presenza di una ptosi mammaria.

inizia dal décolleté QUANDO PUÒ ESSERE ESEGUITO L’INTERVENTO

La mastoplastica additiva è un intervento individuale che varia da paziente a paziente. Ogni caso è unico

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Chirurgia estetica L’INTERVENTO DI MASTOPLASTICA

L’intervento viene fatto in modalità di Day Surgery, con una degenza quindi di poche ore, massimo una notte. Può essere utilizzata l’anestesia locale o generale. Dopo l’intervento, solitamente si consiglia alla paziente di indossare un reggiseno compressivo e, solitamente, non vengono inseriti drenaggi. LE INCISIONI PER INSERIRE LE PROTESI

La scelta delle incisioni viene stabilita dal chirurgo estetico nel corso della visita pre-operatoria in base alla tecnica necessaria, e possono essere effettuate in quattro diverse sedi: 1) Incisione ombelicale, tecnica che permette di inserire la protesi attraverso una piccola incisione sull'ombelico. È necessario utilizzare protesi gonfiabili che vengono collocate vuote e gonfiate con soluzione fisiologica. Molto utilizzata negli U.S.A, in quanto esistono restrizioni notevoli riguardo l'utilizzo del silicone. Sembra che comunque

dicata specialmente per pazienti particolarmente magre e che non fanno attività fisica sportiva. È possibile effettuare anche un Dual Plane, che consiste nell’abbinare un parziale scollamento retroghiandolare alla dissezione dietro al muscolo pettorale, ed è indicato per pazienti che passano da una coppa piccola ad una coppa C puntando ad un risultato molto naturale, attraverso tasche ottenute dalle incisioni. PERIODO POST-OPERATORIO E DEGENZA

Trascorsa una settimana verrà effettuata una normale visita di controllo per valutare il procedere della guarigione. Il gonfiore si dissolverà dopo poche settimane e si riprenderanno le normali attività in 2-3 giorni. COMPLICANZE DELLA MASTOPLASTICA

Chiunque si sottopone ad un intervento di mastoplastica additiva deve poter conoscere i benefici e i rischi dell’intervento chirurgico. Studi scientifici han-

LE PROTESI SONO COSTITUITE DA UN INVOLUCRO DI SILICONE. SI UTILIZZANO ANCHE DELLE PROTESI RIEMPITE CON IDROGEL, SOLUZIONE SALINA O ALTRE SOSTANZE determini meno dolore, meno sanguinamento e una convalescenza più breve. 2) Incisione nel solco sottomammario, utilizzato per le protesi anatomiche; la ghiandola mammaria non viene toccata dal momento che la protesi scivola sotto di essa e le cicatrici sono praticamente invisibili dopo poco tempo. 3) Incisione intorno all’areola mammaria, le cicatrici in questo caso sono praticamente invisibili nel tempo dato che il colore della pelle è più scuro. 4) Incisione sotto l’ascella, con quest’ultima incisione si ottengono ottimi risultati anche se la sostituzione diventa più difficoltosa in quanto si possono danneggiare i vasi linfatici ascellari. La protesi viene così inserita nei seguenti piani di alloggiamento: l’alloggiamento sottocutaneo, eccezionale in chirurgia estetica ma, talvolta, rappresenta un ripiego obbligato in chirurgia ricostruttiva; l’alloggiamento retroghiandolare, che è certamente fra i più usati, ideale per quei casi in cui si vuole passare, per esempio, da una coppa B a una taglia più grande coppa C; l’alloggiamento sottofasciale, che consiste nell'inserire la protesi sotto all’aponeurosi che ricopre il muscolo pettorale; e, infine, l’alloggiamento retromuscolare parziale o totale, che sostanzialmente comporta il sollevamento del muscolo gran pettorale indicato per pazienti magre o che svolgono attività fisica. Per il totale si solleva, oltre che il muscolo gran pettorale, anche il piccolo pettorale, gli intercostali, l’aponeurosi. La procedura è in80 Dossier Medicina

no evidenziato che la gravidanza e la capacità di allattare non vengono assolutamente influenzate dalla presenza di protesi mammarie. Rimangono rischi dovuti ad ematomi, infezioni, difetti di cicatrizzazione, contrattura della capsula, per questo motivo è meglio rivolgersi a chirurghi professionali e altamente qualificati. Nel normale processo di guarigione, l’organismo forma una capsula attorno alla protesi inserita. Questa capsula in alcuni casi si contrae, con una conseguente restrizione dell’impianto, e il seno diventa più duro. Quest’imprevisto avviene solitamente con una frequenza variabile del 10%, ecco perché viene consigliato di sostituire le protesi ogni 10-15 anni. RISULTATI E DURATA

Il risultato di una mastoplastica additiva è duraturo nel tempo, non è eterno. Infatti, con il tempo, l’aspetto del seno può modificarsi. Per questo e meglio pianificare controlli periodici con il proprio chirurgo per un certo periodo dopo l’intervento. Dottor Giovanni Quaglieri, Medico Chirurgo Via A.Torlonia,19 - Avezzano, tel. 0863.415918; via Nobiliore, 19 - Roma, tel. 06.71546230; via B. Croce, 197 - Pescara, tel. 085.66577; Studio Arte Medica Marco Polo, via San Domenico, 19 - Sora (Fr), 0776.681494; Studio Medico ME.GE.AS. via XXIV Maggio, 335 - Isernia, tel. 0865.410258. cell. 346.3148003; e-mail: giovanni.quaglieri@alice.it



Benessere e salute

UNA CURA PER

IL TORCICOLLO È UN PROBLEMA COMUNE A MOLTE PERSONE. MA TROPPO SPESSO VIENE TRASCURATO. GRAZIE ALLA CHIROPRATICA PUÒ ESSERE FACILMENTE RISOLTO, MIGLIORANDO I NOSTRI STANDARD DI VITA QUOTIDIANI di Paolo Rocca 82 Dossier Medicina


IL TORCICOLLO

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hi non si è mai svegliato la mattina dolorante per aver dormito nella posizione sbagliata? Chi non ha mai preso un colpo d’aria sporgendosi dal finestrino dell’auto in corsa? A tutti è capitato almeno una volta nella vita. Le conseguenze le conosciamo bene: dolore al collo per giorni interi con conseguenti problemi nello svolgere le attività quotidiane più semplici e la necessità di ricorrere a farmaci che leniscano il dolore. Esiste in realtà un altro modo per affrontare il torcicollo: la Chiropratica. Una disciplina basata sul principio che il corpo umano nel suo divenire è sempre guidato da un’intelligenza innata che si manifesta attraverso gli stimoli nervosi e che concentra la propria attenzione sulla relazione tra struttura e funzione e sul modo in cui tale equilibrio influenza il recupero e il mantenimento della salute. «Fondamentale nella nostra disciplina – spiega il dottor Robert Di Ubaldi, Chiropratico laureato presso il Life University College of Chiropratic in USA è l’aggiustamento, cioè il movimento specifico applicato ad un’articolazione per ripristinare il movimento corretto e la funzione propria ed eliminare, quindi, l’irritazione sul nervo. Una volta ripristinato lo stato corretto della colonna il corpo è capace di autoguarirsi». La differenza tra la Chiropratica e le altre professioni mediche consiste nell’uso specifico della manipolazione vertebrale per il ripristino e il mantenimento della salute, che viene chiamato, appunto, l’aggiustamento. La Chiropratica è una me-

Robert Di Ubaldi, Chiropratico laureato alla Life University College of Chiropratic negli USA, da più di cinque anni pratica in Italia. Dal 1991è socio dell’Associazione Chiropratica Internazionale e di quella Pediatrica Chiropratica dal 2000

dicina olistica e come tale è del tutto naturale e non utilizza nessun tipo di farmaco né interventi chirurgici. L’aggiustamento chiropratico è considerato un trattamento non invasivo, a basso rischio e con complicanze decisamente ridotte. È uno dei metodi di cura naturale oggi giorno più diffuso al mondo ed è considerata la terza professione sanitaria negli Stati Uniti per numero di praticanti. «La nostra disciplina - prosegue il dottor Di Ubaldi - fu proposta da Daniel David Palmer nel 1895. Palmer sottolineò l’importanza della manipolazione della colonna vertebrale e ipotizzò che la compressione di un nervo o di una radice nervosa a livello della co-

LA CHIROPRATICA

LENIRE IL DOLORE CON L’AIUTO DELLE MANI

È una disciplina scientifica olistica e un'arte curativa, nell'ambito del diritto alla salute. La chiropratica concerne la patogenesi, la diagnosi, la cura, la terapeutica nonché la profilassi di disturbi funzionali. Essa si occupa anche delle sindromi del dolore e degli effetti neurofisiologici relativi a disordini statici e dinamici del sistema neuro-muscoloscheletrico. È stata fondata nel 1895 a Davenport, nell’Iowa, da Daniel David Palmer ed è uno dei metodi di cura naturale più diffuso al mondo. Si concentra sul trattare le cause che provocano i problemi fisici invece di trattare i sintomi. Si basa sul fatto che i problemi strutturali del corpo, particolarmente ernie, lombalgie acute e croniche, atteggiamenti scogliotici della colonna, problemi che implicano la colonna spinale, possono generare disfunzioni alla funzionalità del corpo, specialmente al sistema nervoso. Il termine chiropratica deriva dal greco "keir" (mano) e "praxis" (agire) e significa trattamento con le mani. Attraverso specifiche manovre svolte dal chiropratico sulle vertebre e su altre strutture osteoarticolari, rimuove le cause meccaniche all'origine dei disturbi che provocano dolore e difficoltà di movimento. Viene consigliata per curare torcicollo, dolori alla cervicale, mal di schiena, tendiniti, dolori alle articolazioni e al bacino, ecc.

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Benessere e salute I VANTAGGI DELLA CHIROPRATICA Grazie alla tecnica chiropratica, i dolori dovuti al torcicollo scompaiono, solitamente, entro un paio di giorni. Senza questo trattamento, i sintomi possono durare qualche settimana

lonna vertebrale può causare sintomi locali e remoti dal sito della lesione. Studiò anche la relazione del bacino con torsioni vertebrali e alcuni tipi di scoliosi, codificò il trattamento manipolativo, dandogli dignità scientifica». Dottor Di Ubaldi, quali sono le cause del torcicollo? «È una sintomatologia che si presenta per diverse cause. Il torcicollo può essere causato da un movimento brusco del collo, da un trauma, da un colpo di frusta, da un colpo di freddo alla nuca, da incidenti sportivi. Ma raramente è frutto di un singolo episodio, di solito si presenta conseguentemente ad abitudini sbagliate come, per esempio, attitudini posturali o mancanza di esercizio. Spesso è dovuto ad una posizione cervicale scorretta durante il sonno, il collo viene infatti posizionato in flessione e spostato lateralmente». Cosa accade quindi? «Questa postura, assunta per varie ore durante il sonno, causa uno spostamento estremo del materiale intradiscale. Questa irritazione del materiale intradiscale causa infiammazione alle fibre nocisensorie del nervo ricorrente nel legamento posteriore longitudinale del collo e della dura mater. Al risveglio il paziente sente il dolore del torcicollo e di conseguenza cerca di “stirare” o di muovere il collo lentamente così da attenuare il dolore. A causa delle contratture, ogni cambiamento della tensione muscolare, col girare la testa, provoca dolori. Gli spasmi muscolari agiscono sulle articolazioni apofisarie, le bloccano con conseguenti infiammazioni e dolori, sia quelli percepiti al collo, sia quelli nelle zone di distribuzione dei nervi. Sono i dolori che irradiano verso le spalle e le braccia fino alle dita delle mani. La componente giunturale è quella che il Chiropratico deve correggere per riportare il paziente alla salute». È possibile prevenirlo? «Sarebbe opportuno che chi è soggetto a questo tipo di disturbo facesse esercizi di ginnastica del collo, ovvero movimenti liberi del collo in tutte le direzioni. Movimenti che possono essere fatti anche contro la resistenza delle mani. Utilissimi anche leggeri massaggi ai trapezi a fine giornata». Come si comporta il chiropratico con un paziente che soffre di torcicollo? «Per prima cosa ricostruisce la storia di quello che è accaduto per capirne le cause. Si informa sullo stato di salute del paziente e sulle sue abitudini al lavoro, a casa e in famiglia, perché tutto questo può influire sullo stato di salute. Il chiropratico, infatti, è un dottore specialista del sistema nervoso centrale, ma considera la persona nella sua integrità. Ha una visione olistica, globale che prende in considerazione l’intera struttura fisica, chimica e psichica del corpo. Poi procede all’esame della colonna vertebrale ed esamina con la palpazione le strutture muscolari e articolari del collo. Successivamente si sofferma su cervicale, nuca, vasi arteriosi e i riflessi neurologici. Verifica la sensibilità cutanea e la forza muscolare del collo ed effettua una radiografia 84 Dossier Medicina


della colonna cervicale e del torace. Per approfondire, a volte, anche una risonanza magnetica». Come viene curato? «Se i tessuti hanno delle lesioni si immobilizza il collo e si pensa ad eventuali cure ospedaliere. Altrimenti la terapia migliore è la manipolazione vertebrale chiropratica, che serve soprattutto per sciogliere le articolazioni vertebrali bloccate. Il chiropratico, percependo i segmenti disfunzionanti, li libera manipolandoli. Generalmente il paziente percepisce immediatamente gli effetti benefici del trattamento». Dottore Di Ubaldi è vero che, in alcuni casi, si completa la cura con il freddo? «A volte si usa come cura ausiliaria la crioterapia ad aria surgelata per rilassare immediatamente i muscoli tesi e la trazione intermittente dinamica per riabilitare i movimenti del collo. Il freddo applicato alla muscolatura, rilassa, sgonfia e toglie il dolore». Sono in tanti a soffrire di torcicollo? «È una condizione comunissima visto che è una contrattura muscolare provocata da cause molto diverse fra loro. Chi può dichiarare di non essersi svegliato almeno una volta sentendo male per aver dormito in una posizione “sbagliata”? ». Quali vantaggi si riscontrano nella cura del torcicollo e dei dolori ad esso connessi? «Senza trattamento, o correzione manuale (manipolazione), i sintomi di solito persistono anche fino a 2 o 3 settimane, con la conseguente necessità di ricorrere all’uso di farmaci per alleviare il dolore e l’infiammazione. Dopo una settimana il paziente può

di nuovo svolgere i lavori di routine. Con la Chiropratica, generalmente, i sintomi tendono a scomparire al massimo entro un paio di giorni». Quali altre patologie cura la Chiropratica? «I chiropratici sono professionisti specializzati nel sistema neuro-muscolo-scheletrico. Si occupano soprattutto di problemi che riguardano la colonna vertebrale e il resto del corpo attraverso aggiustamenti specifici della colonna o delle altre articolazioni periferiche. Si occupano, inoltre, anche di fare prevenzione su ogni tipo di problema neuro-muscoloscheletrico. In pratica elimina sublussazioni vertebrali che sono la causa della salute debilitata. Si possono curare, per esempio, cefalee, sensi di nausea, vertigini, cervicalgia, dorsalgia e lombalgia vertebrale». Cos’è esattamente una sublussazione? «Avviene quando una vertebra non risulta allineata con le altre e provoca un’interferenza nella trasmissione dei messaggi tra cervello e resto del corpo, causando disfunzioni, mancanza di sensibilità e dolore». La Chiropatrica è riconosciuta dal Ministero della Sanità? «Qualche mese fa la Chiropratica è stata riconosciuta dal Ministero della Sanità del nostro Paese. La nuova figura è sancita dall’articolo 335 della Finanziaria 2008, che prevede appunto la creazione di un registro presso il Ministero della Salute». Dottor Robert G. Di Ubaldi, Chiropratico Via Michelangelo, 2 - 65016 Montesilvano (Pe) tel.085.4453820

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Benessere e salute

LIBERIAMOCI dalle tensioni

PIÙ TONICI, PIÙ FORTI, PIÙ RILASSATI, QUINDI PIÙ SICURI DI SÈ. BASTA UN SEMPLICE MASSAGGIO. SERVE PER ELIMINARE LE TENSIONI EMOTIVE E FISICHE, DRENARE LE GAMBE, DARE SPESSORE ALLE FASCE MUSCOLARI E CORREGGERE DIFETTI DI POSTURA. ECCO ALCUNE TERAPIE CHE POTREBBERO TORNARVI MOLTO UTILI di Biagio Costanzo

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er qualcuno è solo un espediente come un altro per rimettersi in sesto dopo un periodo di stress. Per qualcun altro invece, è una parentesi ritagliata dove ritrovare sè stessi e un senso di benessere generalizzato. Stiamo parlando dei massaggi corporei, pratica ormai diffusa, pressochè accettata persino dalla medicina ufficiale, quella più rigorosa, quella accademica per intenderci, come uno “strumento”, o un mezzo che dir si voglia, per riconquistare il proprio vigore, messo a dura prova da una vita troppo stressante. Ce ne sono di diversi tipi, ognuno dedicato ad un diverso tipo di target, di pubblico o “paziente”, dedito a soddisfare, almeno nelle intenzioni, le più diverse esigenze. Ciascuno di questi metodi, assicurano i fautori, può arrecare dei benefici, se non


immediati, per lo meno stabili e duraturi nel tempo. Fino a quando una nuova emergenza, psichica o corporea ne richiedano ancora l’intervento. Come terapia è antica quanto il mondo, dal momento che massaggiare una parte del corpo indolenzita, ad esempio, è istintivo. Nella pratica, medica e non, è invece una serie di manovre eseguite sul corpo per attenuare dolori muscolari, oppure per allentare le tensioni accumulate. Gli effetti positivi immediati sono il rilassamento, per poi influire su una progressiva riduzione dei crampi e spasmi muscolari. A lungo andare un buon massaggio può indurre un potenziamento del sistema immunitario, un miglioramento della circolazione sanguigna, e l’eliminazione delle cosiddette cellule morte. Infine, ed è forse questa la motivazione più importante che spinge le persone a praticare questa forma di terapia, la sensazione di sentirsi “coccolati e accarezzati”. Tra i diversi tipi di massaggi, ne abbiamo scelto solo alcuni. Non abbiamo la pretesa di essere stati esaustivi. Al contrario il criterio adottato è semplicemente una loro maggiore diffusione in ambito occidentale.

Massaggio Rolfing Al confine tra una psicoterapia corporea e il “semplice” massaggio si colloca il cosidetto “Metodo Rolfing”. Prende il nome dalla Dottoressa “Ida Rolf ”, che inventò questa pratica chiamandola “Integrazione Posturale”, ribattezzata subito dai suoi allievi semplicemente Rolfing. Si riassume in 10 sedute di base, ciascuna delle quali dedita al trattamento delle “mio-fasce”, ovvero quel tessuto che riveste i muscoli ed è uno dei metodi più efficienti a migliorare la postura del proprio corpo. La pratica si articola in un massaggio lento e profondo volto alla “rieducazione posturale”. In cosa consista è presto detto: le abitudini sbagliate del nostro vivere quotidiano adattano il corpo, per effetto della forza di gravità, a ispessimenti delle fasce muscolari con conseguenti algie e dolori e difetti nella postura. Grazie a tutta una serie di movimenti attivi, esercizi di respirazione, di rilassamento, la manipolazione, e non ultimo la verbalizzazione delle sensazioni, si agisce soprattutto sullo stato di tensione, sulle rigidità e sulla densità delle fasce, dei tendini e dei legamenti, influenzando così direttamente il Sistema Nervoso Centrale e quello Autonomo. Al corpo, a questo punto, non rimane altro che riadattarsi serenamente alla nuova posizione strutturale corporea. Linfodrenaggio Pur non disdegnando il mondo maschile, sono di solito le donne ad esserne maggiormente interessate: sembra infatti che il 50% soffra di accumulo di cellulite. Si manifesta con cuscinetti e smagliature do-

DIAMO SERENITÀ AL CORPO Curare non solo il corpo ma anche lo spirito. Questa è la finalità del massaggio Ayurvedico, un’antica tecnica indiana che fa parte di una scienza medica considerata da sempre sacra

Il massaggio ayurvedico è una parte della più ampia scienza della vita indiana, l'Ayurveda, che affonda le sue radici negli antichi testi sacri, i Veda. L'Ayurveda è soprattutto una scienza medica sacra e tale impronta resta in tutte le sue parti. Anche il massaggio ayurvedico, allora, è una tecnica la cui sostanza è sacra. È conosciuto proprio per la profondità della filosofia che lo pervade oltre che per le tante tecniche possibili. Il suo scopo principale è quello di ripristinare l’equilibrio dell’organismo e di mantenere la salute fisica e mentale. È considerato un ottimo strumento per combattere lo stress e un valido aiuto per la cura di alcune malattie. L'Ayurveda considera il corpo umano come una mappa della coscienza e per questo collega ogni tensione corporea e ogni malattia all'attitudine alle emozioni e ai sentimenti che prova. Il massaggio ayurvedico agisce su tre piani: sul piano fisico (rilassa il corpo, migliora l'elasticità dei muscoli, migliora la flessibilità della colonna vertebrale e delle articolazioni, stimola la circolazione sanguigna e linfatica, nutre, tonifica e rassoda la pelle), sul piano psichico (riappacifica la mente e la distende) e, ovviamente, sul piano spirituale.

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Benessere e salute LA SERENITÀ VIEN DAL BASSO

I piedi sono particolarmente sensibili. Si ha la tendenza a trascurarli e a dedicare loro scarsa attenzione. È bene abituarsi a non farlo

I piedi reggono l'intero corpo e sono per quasi tutto il giorno chiusi in scarpe scomode, strette e spesso con tacchi vertiginosi. Piedi gonfi, doloranti, con la pelle che diventa facilmente secca e ruvida, si screpola e dà origine a calli, duroni e geloni, senso di pesantezza, formicolii, gambe dolenti. Sono disturbi sempre più diffusi che colpiscono circa la metà degli italiani e, in modo particolare, le donne. La loro importanza va anche oltre queste considerazioni, poiché la pianta del piede è ricchissima di recettori nervosi, che mandano un impulso al momento che vengono stimolati. Per questo già nell’antichità il massaggio ai piedi era usato a scopo terapeutico in molte culture oltre ad essere usato come momento di intimità (Giappone e Cina) e di aggregazione sociale. I piedi, dunque, non andrebbero trascurati mai, al contrario, andrebbero curati e massaggiati. Esistono trattamenti specifici per piedi e gambe in modo da far scorrere il fiume sanguigno e linfatico che a volte ristagna e perde di forza vitale. Esistono tecniche specifiche per togliere gonfiore, stanchezza, pesantezza e per donare tonicità ai muscoli e elasticità alla pelle, il tutto coadiuvato da creme adatte. Un buon massaggio generale migliora la circolazione sanguigna e linfatica, migliora il tono muscolare, aumenta la flessibilità di tendini e legamenti, riduce la pressione sulle articolazioni, induce rilassamento e sensazione di benessere.

Il massaggio ai piedi consiste principalmente in un movimento avanti e indietro con presa dei palmi sui metatarsi esterni. Il movimento deve essere realizzato attraverso una presa morbida che dura circa 30-40 secondi per ciascun piede e serve per ridurre le tensioni sul piede, sulla caviglia e sul polpaccio

NON SOLO RILASSAMENTO A lungo andare un buon massaggio può indurre un potenziamento del sistema immunitario, un miglioramento della circolazione sanguigna, e l’eliminazione delle cosiddette cellule morte

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vuti ad un cattivo metabolismo corporeo con conseguente gonfiore. Il termine medico è Lipoedema, e solitamente si accumula sulle gambe e sui glutei. Questi accumuli di grasso comprimono di fatto i vasi linfatici che, di conseguenza, non riescono a trasportare efficacemente la linfa, rendendo i capillari più fragili. Ad uno stadio iniziale, al di là degli inestetismi, la cellulite può anche essere considerata come non patologica e senza conseguenze gravi, ma se trascurata e con l’andare del tempo può causare disturbi al sistema circolatorio. Fondamentale a questo punto una regolare pratica sportiva, coadiuvata da una semplice alimentazione più equilibrata. Per quanto riguarda lo sport non è necessario sottoporsi a stressanti sedute in palestra. Sarà sufficiente un uso quotidiano di una cyclette da camera, che riattivi la circolazione. Un’alimentazione più sana e attenta a ridurre i grassi, migliorerà gli scambi idrici. Per accellerare il processo di smaltimento della cellulite è a questo punto consigliato l’uso del “Drenaggio Linfatico Manuale”. Il Linfodrenaggio è considerato fondamentale nel trattamento della cellulite, a fianco delle raccomandazioni su esposte. Si tratta in pratica di spostare i liquidi, accumulatisi nella pelle, o tra que-

st’ultima e i muscoli, orientandoli verso un’ uscita naturale quali i vasi linfatici. L’obiettivo vero e proprio del drenaggio è eliminare il liquido interstiziale e della linfa, rilassando contemporaneamente le fibre muscolari. I movimenti, a differenza di altri metodi più marcati, sono lenti e delicati, e ripetuti più volte. Non si fa ausilio di olii, creme o essenze varie, dal momento che è fondamentale da parte del massaggiatore, aderire il più possibile alla pelle del paziente. Questo consente di “spingere” il liquido sottocutaneo, per facilitare il drenaggio della linfa e dei liquidi.

Massaggio Shiatsu Forma di terapia manuale, che vede la luce in Giappone all’inizio del ventesimo secolo, grazie ad alcuni maestri dediti precedentemente a pratiche tradizionali di massaggio quali la “anma” o il “do-in”. Unendo sapientemente le più avanzate conoscenze della medicina moderna, con quelle più antiche e tradizionali, svilupparono fin nei minimi particolari una tecnica che si distingueva per un metodo di pressione effettuato su più punti differenti lungo la colonna vertebrale, e su alcune zone e aree specifiche del corpo. Nello Shiatsu, fondamentale diventa la relazio-


ne del paziente instaura col suo terapista. Quest’ultimo deve essere in grado di percepire e nalizzare lo stato di equilibrio energetico del suo assistito e le sue eventuali disfunzioni. Una seduta può essere costituita sia da un “semplice” katà, che consiste essenzialmente in una sequenza di manipolazioni corporee, e sia da un più completo trattamento che mira a risolvere un problema specifico. Il massaggio, di per sé piacevole e rilassante, si avvale anche di trazioni e pressioni mantenute per alcuni secondi su delle aree precise, per poi rilasciare il tutto, alternandolo con lenti movimenti delle articolazioni. Durante il massaggio Shatsu non vengono mai forzati comunque gli eventuali nodi di tensione da sciogliere, ma semmai si punta a un riequilibrio energetico più generale. La pressione viene esercitata sia con la punta delle dita, (una derivazione dell’agopuntura), che con le nocche delle mani o con il palmo, con la pianta dei piedi, col gomito e persino col ginocchio, a seconda dell’effetto desiderato.

Massaggio Thai Massaggio di origine Tailandese, praticato dai monaci buddisti che ne hanno tramandato la conoscenza per oltre 2500 anni. Rappresenta, da un punto di vista terapeutico, un punto di incontro tra la digitopressione della Medicina Cinese, lo Yoga di derivazione indiana e la medicina Ayurvedica. Lo scopo ultimo è rappresentato dalla liberazione dell’energia, motivo per cui alla fine di una seduta non ci si sente proprio rilassati, ma semmai “potenziati”. Come altre tecniche, anche il Thai aumenta l’attività vascolare e favorisce la liberazione delle tossine. È raccomandato in special modo per gli atleti, che hanno modo di avere una soglia di vigilanza molto alta pur essendo rilassati, grazie ad una notevole riduzione del tempo di recupero.

Massaggio Hawaiano E non potevamo finire senza una nota di colore, anche se al di là della facile assonanza con splendide spiagge assolate e climi tropicali, il Massaggio Hawaiano ha dalla sua eguale efficacia rispetto alle altre pratiche terapeutiche. Il Lomi Lomi, che nella lingua nativa significa semplicemente “massaggio”, è conosciuto specialmente in Nord America come “massaggio dell'anima” o "loving hands massage". E non è difficile capire il perché. Si tratta di una pratica volta a ristabilire l’equilibrio del corpo e della mente attraverso dei movimenti lunghi e ritmici, che sciolgono i muscoli e le articolazioni con un effetto rilassante e nel contempo tonificante, ottimo quindi per la circolazione. Di solito viene eseguito da una o più persone, in una specie di rituale di origine religiosa, che comprende l’uso di olii ed essenze con un sottofondo musicale.

Centro Massaggi

VITA SANA Massaggio Rilassante Massaggio Decontratturante per schiena e cervice Massaggio del viso Massaggio Ayurveda Massaggio rilassante a 4 mani Massaggio Antistress (Med.Psicosomatica) Cristalloterapia Riflessologia Plantare

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Benessere e salute

NON È SOLTANTO SINONIMO DI BELLEZZA, È ANCHE RIVELATRICE DEL NOSTRO STATO DI SALUTE, PERCHÉ LA PELLE PARLA DI NOI, DELLA NOSTRA VITA PRESENTE E PASSATA. PER QUESTO NON SI DEVE MAI TRASCURARE. ANZI DOBBIAMO DIFENDERLA NEL MIGLIORE DEI MODI di Cristiana Zappoli

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on avere alcun problema della pelle equivale a dire che il nostro organismo è in salute. La presenza di minime “anomalie”, infatti, è il primo sintomo che qualcosa non funziona. La pelle va incontro a continui cambiamenti determinati dal passare del tempo e causati da fattori esterni, per esempio situazioni ambientali e motivi ereditari che accelerano i processi di invecchiamento. La pelle è l’organo più esteso del nostro corpo ed è composto di 4 strati: lo strato esterno di cellule morte che ci protegge dai batteri e mantiene il giusto grado di umidità; l’epidermide che contribuisce all’idratazione; il derma, al cui interno si trovano i nervi e i capillari; infine, lo strato di grasso che ha funzione isolante. Ogni giorno la nostra pelle è sotto pressione, aggredita dagli agenti atmosferici e indebolita dal ritmo frenetico della vita e quindi dallo stress. Per questo è fondamentale averne cura. In generale, mantenere una pelle “sana” dipende in gran parte dallo stile di vita che si conduce e dalla dieta che si adotta.

CONTRO L’INVECCHIAMENTO Non è possibile proteggere la nostra pelle dall’invecchiamento senza curare il resto del corpo. È utile soprattutto una corretta alimentazione che serva a difenderci dall’ossidazione

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Benessere e salute ALIMENTAZIONE Per il nostro benessere l’organismo ha bisogno di oltre 40 nutrienti e, ovviamente, nessun alimento è in grado di fornirli tutti. L’unica soluzione è una dieta molto varia, ricca di frutta e verdura, ma non solo. Anche di alimenti come i cereali e il pesce. Mangiare bene è il primo passo per avere una pelle sana e luminosa. Quindi è indispensabile seguire una dieta equilibrata che combini cibi ricchi di vitamine e proteine. Le vitamine C ed E, per esempio, contengono antiossidanti, che annullano l’effetto negativo dei radicali liberi e mantengono elastiche le pareti dei vasi sanguigni. La vitamina C, oltre ad aiutare l’organismo contro gli stafilococchi, aiuta la formazione del collagene, che mantiene la pelle elastica, combattendo la formazione delle rughe: si trova in molti frutti e verdure, specialmente nella paprika, broccoli, cavolo, papaia, kiwi, fragole e agrumi, ma anche nelle patate. La vitamina E, invece, si può assimilare attraverso frutti oleosi come noci, mandorle e nocciole. Attraverso il pesce, in particolare quello azzurro, la pelle può usufruire dei benefici degli acidi grassi omega 3 e omega 6, fondamentali per l’idratazione. Importante anche avere una dieta ricca di fibre vegetali, per limitare i fenomeni fermentativi intestinali e quindi essenziali per il funzionamento del nostro organismo. Attenti agli alimenti che non aiutano la pelle e che, anzi, la danneggiano: tra questi, la carne e i salumi, e tutto ciò che contiene in abbondanza carboidrati e grassi animali. IL SOLE I raggi solari hanno sul nostro organismo effetti positivi ed effetti negativi. Fra i primi rientrano la stimolazione della formazione di melanina e la sintesi della vitamina D (importante per intestino, reni ed ossa). Tra gli effetti negativi, invece, vanno annoverati gli eritemi, l’invecchiamento della pelle, la possibile insorgenza di tumori e melanomi. La cute si difende dai danni dei raggi ultravioletti aumentando la quantità di melanina prodotta dai melanociti dello strato basale dell'epidermide (meccanismo che fa diventare la pelle scura), e ispessendo, in seguito ad un fenomeno di ipercheratosi, lo strato corneo che riveste l'epidermide. Per questi motivi l’esposizione ai raggi solari deve essere graduale, accompagnata da filtri solari e non deve avvenire nelle ore più calde. 92 Dossier Medicina

COSMETICI Se accompagnati alla dieta giusta (e solo in questo caso), creme, maschere, gel, latti idratanti e tonificanti, sono prodotti certamente utili per la nostra pelle, soprattutto per proteggerla dagli agenti esterni e dai segni del tempo. Esistono tantissimi prodotti specifici per i diversi tipi di pelle oppure universali, adatti alle diverse età e alle diverse stagioni. Di solito agiscono aiutando a mantenere l’equilibrio idrico e lipidico e apportando elementi che mantengono la pelle vitale migliorando la microcircolazione. Quello che gli esperti non si stancano di ripetere è che non sempre il prodotto che costa di più è anche il prodotto migliore. Soprattutto bisogna fare attenzione: se una crema provoca irritazione è necessario smettere subito di usarla e cambiare prodotto. RUGHE Le rughe non dipendono solo dall’avanzare dell’età. Ci sono anche le rughe cosiddette “di espressione”, che si manifestano per un’azione riflessa dei muscoli facciali. Per esempio, chi ride spesso potrebbe avere zampe di gallina, chi è spesso corrucciato, invece, solchi sulla fronte. Le rughe dovute alla vecchiaia, invece, sono causate dal quel rilassamento della pelle che inizia a manifestarsi già intorno ai 30 anni. I vasi sanguigni, infatti, cominciano a perdere tonicità e a dilatarsi. Il sangue scorre più lentamente e collagene ed elastina, necessari a mantenere la pelle elastica, vengono prodotti con meno facilità. Inoltre le cellule non riescono più a neutralizzare i radicali liberi, che così si accumulano nel sangue. È possibile rallentare l’invecchiamento della pelle con l’utilizzo di prodotti specifici che servono a combattere le rugosità, equilibrando l’umidità della pelle e impedendone la disidratazione. Possiamo usare, inoltre, alcuni accorgimenti nei comportamenti quotidiani, per esempio limitare l’esposizione ai raggi solari e a quelli artificiali delle lampade a raggi ultravioletti. I raggi ultravioletti di tipo A penetrano in profondità e distruggono le fibre elastiche. Le radiazioni ultraviolette di tipo B restano in superficie causando eritema e scottature.



Benessere e salute

LA SALUTE IN UN SUCCO

COME POSSIAMO MIGLIORARE IL NOSTRO BENESSERE E LA NOSTRA FORMA FISICA? CON IL JUICING, PAROLA DI JASON VALE. BISOGNA BERE ESTRATTI VEGETALI E CENTRIFUGATI DI FRUTTA di Roberto Bonin

È

Jason Vale raccoglie in questo libro oltre 100 ricette per preparare deliziosi cocktail che contribuiscono a ripulire l’organismo, infondergli nuove energie, ripulire la mente e mantenersi snelli e in forma

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conosciuto in tutta Europa con il nome di “Juice Master” e i suoi cocktail salutistici dagli abbinamenti di frutta e verdura più inaspettati e imprevedibili stupiscono sempre per originalità e fantasia. Eppure prima di diventare uno dei maggiori guru al mondo del benessere e il fitness coach di tanti personaggi famosi, era obeso, beveva alcolici e fumava circa 40-60 sigarette al giorno, oltre a essere affetto da asma e da una vistosa forma di psoriasi. Ma è proprio nei suoi centrifugati “d’autore” che Jason Vale ha trovato un prezioso alleato per risolvere definitivamente tutti i suoi problemi. E ci è riuscito, grazie all’arte del ”juicing”, una nuova cultura alimentare basata sulla spremitura e centrifugazione di frutta e verdura, in grado di garantire una dieta più salutare e un approccio più divertente alla cucina e alla preparazione dei cibi. Lo abbiamo incontrato a Milano durante uno dei suoi tanti “juice-show” in giro per il mondo in cui ci ha divertito, affascinato e, soprattutto, incuriosito. Di lui ci ha impressionato la sua energia e la sua contagiosa voglia di vivere e di divertirsi: ha preparato sotto i nostri occhi i più impensabili abbinamenti di frutta e verdure. Ma conosciamo direttamente dalle sue parole la sua personale esperienza nel mondo del juicing. Quali esperienze personali e quali fatti della vita le hanno fatto scegliere di intraprendere questa singolare carriera? «La scoperta del juicing ha cambiato radicalmente ogni aspetto della mia vita. Io ero molto malato con il 90% della mia pelle coperta dalla psoriasi. Soffrivo di asma (utilizzavo l'inalatore più di 14 volte al giorno) ed ero piuttosto sovrappeso. Ho letto un piccolo libro sui poteri della nutrizione e la possibilità di poter star meglio bevendo

freschi estratti vegetali e succhi di frutta. Sapevo che la frutta e la verdura andavano bene per la mia salute, ma come tanti di noi, non ne mangiavo o non ne mangiavo abbastanza. Il mio pensiero è stato: “Se non posso mangiarli, però posso berli”. Ho iniziato con un succo di sedano, cetrioli e spinaci e, in seguito, ho centrifugato alcune mele, ho aggiunto del succo di estratti vegetali e così ho trovato il modo per avere ugualmente il potere nutrizionale delle verdure, ma con un buon sapore. Ho iniziato a bere giornalmente succhi e la mia pelle è migliorata, la mia asma svanita e ho perso tutti i chili in eccesso. Infine, la mia autostima è cresciuta, la mia energia è decollata e la mia concentrazione è ora più limpida. Dopo aver ottenuto questi importanti risultati, mi sono dato la missione di diffondere al mondo intero la cultura del juicing e su questo obiettivo sto tuttora lavorando». Quali sono i segreti di una sana e salutare alimentazione? Quali stili di vita occorre affiancare a una corretta dieta? «I segreti per una nutrizione salutare è non avere segreti. Noi siamo le sole creature sulla faccia della terra che non si affidano semplicemente ai loro istinti naturali. La realtà è che non dobbiamo far altro che guardare in natura. Se al supermercato si deve scegliere tra una barra di cioccolato e una mela, non ci vuole di certo un diploma in nutrizione per riconoscere istintivamente quale sia il nutrimento migliore. Il problema è che non conoscendo quello che è meglio mangiare, mangiamo quello che ci è più familiare. Ed è proprio questo il momento di introdurre nella nostra dieta gli estratti di succo fresco: anche la gente che odia le verdure può spremere tutto ciò che più desidera, come spinaci, cetrioli, broccoli, zucchine, carote e mischiare il tutto con mela o succo d’ananas. Tutte le verdure che normalmente consi-


JASON VALE

Unico vero Juice Master (maestro del succo) al mondo. Definito così per la sua grande competenza in materia. È fitness coach e guru del benessere di molti personaggi noti, tra cui Michael Jordan. Dopo aver sperimentato su di sè, un tempo asmatico, obeso e sofferente di psoriasi, l'efficacia della dieta da lui stesso elaborata, si è dedicato a promuovere e divulgare il metodo e la filosofia di una vita "a base di juice". Oggi è scrittore di libri di successo sul "juicing" e continua ad elaborare cocktail salutari dagli abbinamenti di frutta e verdura più inaspettati.

deriamo orribili da mangiare, possono diventare, oltre che un salutare nutrimento, una piacevole bevanda. Dopo solo un paio di giorni, si iniziano subito a sentire i giovamenti e si prova sulla propria pelle quello che io chiamo “juice high”». Cosa c’è di corretto nella dieta mediterranea e nella cucina italiana? Che cosa bisognerebbe mantenere? «Non è importante in quale Paese si viva, tutti gli esseri umani necessitano di una corretta nutrizione: così come accade per gli scoiattoli che necessitano delle noci per il loro sostentamento, non è importante sapere di quale Paese siano gli scoiattoli, ma è importante sapere che le noci sono la migliore risorsa nutrizionale per tutti loro. La stessa cosa accade per gli esseri umani. Non è importante da quale Paese si proviene: tutti noi abbiamo bisogno di una corretta nutrizione che ci difenda dalle aggressioni esterne e che prevenga le malattie. Io penso che se la gente rimpiazzasse semplicemente il proprio microonde con una centrifuga e la utilizzasse giornalmente, vedremmo sicuramente un cambiamento massiccio nella percentuale di insorgenza di malattie nel mondo occidentale. Credo anche che la miglior dieta al mondo sia quella che io ho fin da subito chiamato “Dieta senza confine”. La gente guarda costantemente ai cibi che vanno assunti in quantità limitate e invece è meglio scegliere proprio quelli che possono essere assunti in quantità illimitata: frutta, verdura, semi, frutta secca, pesce, carni bianche, cereali (specialmente riso) e naturalmente succhi concentrati». L’obesità e le dislipidemie sono tra le patologie più frequenti e diffuse del nostro tempo. Cosa poter fare per poterle combattere e sconfiggere in modo definitivo? «La maggior parte delle persone sono in sovrappeso e malnutrite. Più il cibo viene alterato chimicamente più le nostre cellule diventano malnutrite. Questo è il motivo per cui molta gente in sovrappeso soffre di fatto di malnutrizione. E più malnutriti si diventa e più cibo si vuole mangiare. Se non si cambia la propria dieta in una con una corretta nutrizione non ci si sentirà mai pienamente soddisfatti e ci si sentirà sempre più affamati. Solo dopo che si riesce ad aiutare il proprio corpo con quello che realmente richiede, combinandolo con un buon esercizio fi-

sico e una visione positiva della vita, si troverà la giusta alimentazione e si potrà eliminare quella non corretta. Il problema dell’obesità è invece legato al fatto che molti degli alimenti che vengono oggi consumati dalla maggior parte delle persone danno dipendenza psicologica. La gente pensa spesso di essere libera di scegliere ciò che vuole davvero mangiare, ma in realtà non è davvero libera di scegliere se non ha la libertà di rifiutare. Molte persone non possono fare infatti a meno di rifiutare alcuni cibi e quindi non possono essere libere di scegliere. La soluzione migliore sarebbe quella di introdurre una corretta nutrizione e bloccare definitivamente quella delle bevande e dei cibi non salutari. In questo modo si potrebbe davvero combattere l’obesità. Il problema reale non è fisico, ma psicologico: prima la gente si renderà conto di questo e prima sarà possibile cambiare per davvero». Quali consigli si sente di dare ai nostri lettori per mantenersi in forma? «Potrebbe essere una risposta molto ovvia e scontata, ma io lo credo fin nel profondo del mio essere: comprare una centrifuga e usarla il più possibile! Non può esserci miglior investimento per la nostra salute che una centrifuga. Quando io ho iniziato a essere un juicer eravamo giovani e avevo paura di utilizzare queste cose: adesso invece il juicing inizia a essere una cultura molto diffusa tra la gente. Adesso, ad esempio, i succhi costano molto poco ed è possibile unire tre mele intere in una sola volta e centrifugarle, senza doverle pelare o tagliare. Per quanto riguarda l’esercizio fisico, invece, suggerisco di dotarsi di un mini trampolino e avere la costanza di effettuare ogni giorno esercizi per il nostro fisico».

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Benessere e salute

PER DIMAGRIRE CON DISCIPLINA VOLETE DIMAGRIRE MA NON CI RIUSCITE? UN NUOVO METODO SEMPLICE ED EFFICACE POTRÀ ESSERVI D’AIUTO. PARLIAMO DELL’APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE, UNA NUOVA METODICA CHE PREVEDE UNA SERIE DI INTERVENTI DIVERSIFICATI, MESSI A PUNTO DA MEDICI E PSICOLOGI a cura di Fabiano

Merzari, Franco Benetton, Tiziano Mirandola

I

l dimagrimento è una parola usata, spesso a sproposito, per descrivere la perdita di peso (calo ponderale) o la perdita di una o più taglie (diminuzione in centimetri). Anche la rapida perdita di peso o di una taglia, ottenuta sudando abbondantemente, non può dirsi dimagrimento in quanto è il risultato di una perdita forzata di liquidi che altrettanto rapidamente si recuperano… bevendo. Inoltre, la sudorazione forzata da temperature elevate o dall’utilizzo di indumenti coprenti priva il nostro corpo di importanti oligoelementi e dovrebbe sempre essere preceduta da una visita medica. Dimagrire, in verità, significa perdere grasso corporeo. È per questo motivo che va tenuta ben presente la distinzione tra perdita di peso (che coinvolge indistintamente massa magra, massa grassa e liquidi) e il dimagrimento.

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L’approccio Multidisciplinare Dopo questa doverosa precisazione, che potrà aiutare il lettore a capire se chi gli propone il dimagrimento è persona degna di fede oppure solo uno dei tanti imbonitori interessati esclusivamente al denaro, spieghiamo meglio cos’è l’Approccio Multidisciplinare. Questa metodica prevede una serie di interventi diversificati, messi a punto da un team di medici e psicologi che, a seconda delle esigenze del singolo soggetto, creano ad hoc un programma dimagrante che non si limita alla sola dieta. Questo tipo di strategia viene da anni riconosciuta come il sistema più appropriato ed efficace per indurre nei soggetti che vi si sottopongono perdite importanti di massa grassa. La diagnostica Per poter opportunamente predisporre un percorso personalizzato di dimagrimento il medico deve disporre di dati oggettivi. In primis il soggetto viene sottoposto ad una accurata visita medica che prevede la compilazione di una specifica cartella anamnestica corredata di esami ematochimici. Successivamente si procede all'esame della composizione cor-

Soggetto Età

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18

20 28 32 55 58 41 50 35 22 29 39 44 42 49 57 51 26 26

BMI Metabolismo Iniziale 26 1193 35 1010 29 1501 30 1660 25 890 31 1144 28 1040 24 1561 30 1440 22 1025 34 1265 34 1553 36 1250 30 971 27 1370 30 1127 33 1179 25 900

porea che permette di conoscere la quantità e la qualità della massa cellulare assieme alla quantità e alla distribuzione dei liquidi nei vari compartimenti. Segue l’indagine calorimetrica che permette di conoscere il metabolismo basale, ovvero quante kcal brucia il nostro corpo, a riposo, nelle 24 ore. Gli esami strumentali devono sempre essere eseguiti con strumenti validati clinicamente e scientificamente per evitare di ottenere dati non affidabili e quindi fuorvianti. Insomma, affidarsi alla sola bilancia o al metro da sarta ormai non ha più senso.

ELIMINARE LE DIFFICOLTÀ Perdere peso non è facile come alcuni vogliono far credere, anche perché, a volte, una dieta sbagliata può causare danni irreparabili al nostro organismo. La soluzione migliore, allora, sarebbe quella di farsi seguire da un centro specializzato, per affrontare così anche gli eventuali blocchi psicologici

Il protocollo nutrizionale Quanto mangiamo è importante, ma cosa mangiamo e in quale momento della giornata, lo è altrettanto. Tra i molti approcci quello della dieta proteinata offre ottimi risultati ma deve essere obbligatoriamente prescritta da un medico che abbia approfondito la situazione generale del soggetto con particolare riferimento alla funzionalità renale. Con la dieta proteinata il medico mira al controllo della glicemia (zuccheri nel sangue). I carboidrati (pasta, pane, dolci) specie se assunti in grandi quantità, elevano i livelli di glicemia che il nostro corpo cerca di contrasta-

Metabolismo Finale 1488 1390 1631 1715 1480 1759 1330 1590 1930 1715 1480 1553 1600 1681 1481 1539 1390 1380

Differenza in Kcal 295 380 130 55 590 615 290 29 490 690 215 0 350 710 111 412 211 480

Differenza in % +19,8 +27,3 +8,0 +3,2 +39,9 +35,0 +21,8 +1,8 +25,4 +40,2 +14,5 0,0 +21,9 +42,2 +7,5 +26,8 +15,2 +34,8

Nel grafico sopra, la tabella con i risultati ottenuti nei centri Life&Beauty su un campione di diciotto soggetti sottoposti a calorimetria indiretta (misura del metabolismo utilizzando il calorimetro “Fitmate PRO” di Cosmed), prima e dopo ventidue sedute su “New Health 9000” (uno strumento in grado di aumentare il metabolismo) abbinate a un protocollo nutrizionale proteinato

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Benessere e salute SOTTO LO SCHEMA GRAFICO CHE SINTETIZZA LA NUOVA METODOLOGIA DELL’APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE

re producendo l’ormone insulina che, tra le altre cose, ha la specifica funzione di trasformare l’energia in eccesso in trigliceridi (grassi), promuovendone l'immagazzinamento nel tessuto adiposo.

L’aumento del metabolismo Per aumentare il metabolismo, ovvero per spingere il nostro corpo a bruciare un maggior numero di calorie nell’arco delle ventiquattro ore, se si eccettua l’attività fisica e l’alimentazione più proteica, in quanto la proteina induce un maggior consumo energetico per essere metabolizzata, non ci sono molti sistemi. Inoltre, diminuendo le calorie introdotte sorge presto un meccanismo che si chiama “adattamento metabolico”. In pratica il nostro organismo si abitua a sopravvivere con meno calorie, abbassando le proprie funzioni. Questo fenomeno comporta non solo una certa diminuzione delle energie da dedicare alle principali attività quotidiane ma anche stanchezza cronica, diminuzione del desiderio sessuale,

È IMPORTANTE MUOVERSI

I benefici derivanti da un’attività fisica costante sono numerosi sia sulla salute fisica che su quella mentale. Ciò che deve tener sempre presente chi vuole dimagrire è che il movimento permette di bruciare più calorie, che quindi non hanno il tempo di trasformarsi in accumuli adiposi. Un programma serio dovrebbe infatti sempre prevedere un qualche tipo di attività fisica da praticare all’aria aperta o anche esercizi da svolgere tranquillamente in casa. 98 Dossier Medicina

diminuzione delle masse muscolari. Recentemente però è stato presentato “New Health 9000”, uno strumento in grado di innalzare il metabolismo di base e che, se usato in abbinamento ad alcuni accorgimenti consigliati dal medico, offre buoni risultati.

Integrazione Il mercato offre molti integratori ma è il medico che, in relazione al tipo di intervento attuato, deve decidere quali e quanti farne assumere al soggetto che vuole dimagrire. Pensare di dimagrire utilizzando esclusivamente integratori, senza provvedere a modificare le proprie abitudini alimentari e quelle motorie, è un metodo assolutamente errato! Supporto motivazionale Il dimagrimento investe, in primis, la sfera psicologica. Se la motivazione cala, il soggetto ha difficoltà a raggiungere il risultato sperato. La psicologa dovrebbe sempre affiancare il medico per cercare di aiutare il soggetto a non perdere la motivazione o la propria autostima. Molte volte dietro al desiderio di dimagrire si nascondono soprattutto bisogni profondi, spesso legati alla sfera affettiva. Poter contare su un aiuto sempre disponibile è indispensabile per non sentirsi soli di fronte alle prime difficoltà. Centri Dimagrimento Life&Beauty Dott. Fabiano Merzari – Direttore Scientifico Dott. Franco Benetton – Direttore Sanitario Tiziano Mirandola - Amministratore Unico Tel. 045-990848 / info@life-beauty.com



Bellezza

MANI DA FATA? C’È IL TRUCCO ORMAI È UNA MODA. SEGUITA DA TANTE DONNE. ANCHE PERCHÉ I RISULTATI SI VEDONO FIN DA SUBITO. RICOSTRUIRSI LE UNGHIE È IL TREND DEL MOMENTO. L’IMPORTANTE È AFFIDARSI A PROFESSIONISTI DEL MESTIERE di Cristiana Zappoli

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on si dice che sono i dettagli a fare la differenza? Allora è proprio impossibile rinunciare ad avere unghie curate, soprattutto per chi al proprio look ci tiene. Non è un caso dunque se anche quest’anno, come nel 2007, la manicure si riconferma assolutamente beauty trend: mani e unghie sono sotto i riflettori e devono essere curate nei minimi particolari. Le sfilate in questi casi, si sa, dettano legge, e tutti gli stilisti più importanti hanno presentato sulle passerelle modelle con unghie coloratissime, decorate con strass, brillantini, decalcomania o spesso dotate di unghie artificiali e già decorate.

Tecniche sempre nuove I trattamenti per le unghie sono ormai tantissimi e oltre a renderle più belle e più sane, sono in grado di cambiarle completamente, di trasformarle: lunghissime, coloratissime, decoratissime, del tutto personalizzabili insomma. Negli ultimi anni si è diffusa in maniera esponenziale la tecnica di ricostruzione delle unghie prima in resina e poi in gel. Avere unghie perfette non è un privilegio riservato solo alle star del mondo dello spettacolo. Sono tantissime le donne che hanno deciso di rivolgersi a professionisti e a centri estetici per la cura delle proprie mani, considerate un biglietto da visita, da mostrare al meglio in ogni occasione: dall’uscita galante al colloquio di lavoro, dal party mondano alla cena fra amiche, d’inverno e d’estate. Siamo nel pieno di una vera e propria nailsmania con conseguente apertura a raffica di centri specializzati e nails cafè, veri e propri paradisi della manicure dove potersi rilassare chiacchierando mentre qualcun altro si occupa della bellezza delle nostre mani. Affidarsi agli esperti Ma come in tutte le cose è bene stare attenti: non tutti hanno le capacità e le conoscenze per prendersi cura delle nostre mani, e bisogna ben guardarsi dagli onicotecnici improvvisati. Esistono, ovunque, corsi di formazione appositi. «L’onicotecnico - spiega Alessia Aventaggiato, proprietaria di Biostudio, centro specializzato, tra le altre cose, anche in ricostruzione delle unghie - deve avere piena consapevolezza delle proprie competenze per poter lavorare nel migliore dei

CONSIGLI UTILI 1 Non fare i lavori domestici senza guan ti: l’eccessiva esposizione ai detergenti può danneggiare l’unghia disidratandola. 2 Non modellare mai le unghie con le forb ici ricurve ma usare una lima poco abrasiva. 3 L’uso dello smalto si deve alternare con periodi di riposo, così le unghie respirano. 4 Prima di eliminare le pellicine bisogna ammorbidirle con una lozione apposita. 5 Per togliere lo smalto è consigliabile l’utilizzo di solventi che non contengano acetone, perché indebolisce le unghie

modi anche su unghie rovinate, maltrattate, fragili e poterne migliorare l’aspetto estetico anche rinforzandole». Come per tutto ciò che riguarda il mondo della bellezza e del fashion chi vi opera deve sempre agire in modo creativo. Perché la creatività e il bisogno di un continuo aggiornamento sono due cose fondamentali in questo lavoro.

Quest’anno, come nel 2007, la manicure si riconferma beauty trend

I prodotti Ovviamente sono di fondamentale importanza i prodotti che vengono utilizzati. «Devono essere di qualità e corredati da certificazioni sanitarie, altrimenti si rischia di causare danni ai clienti», prosegue Alessia Aventaggiato. Tra i prodotti consigliati ci sono sicuramente quelli della casa cosmetica di smalti professionali americana Opi, non facili da reperire nei negozi ma considerati dai centri professionali e dall’estetiste il top del settore. «Sono prodotti ottimi e certificati – continua Alessia - noi li usiamo e abbiamo avuto modo di testarne l’altissima qualità». I metodi Nel vasto panorama delle offerte e soluzioni proposte dai centri estetici tanti sono i metodi e trattamenti di ricostruzione delle unghie. «La scelta – conclude la nostra esperta - dipende dal risultato che si vuole ottenere». Il metodo con la resina, per esempio, utilizza una miscela composta da vari tipi di polveri e un liquido catalizzatore. L'unghia viene ricostruita spalmando con un pennello una colata di resina. Altre volte invece si utilizzano diversi tipi di gel che vengono miscelati per creare lo spessore dell'unghia e applicati uno sopra l'altro. Una lampada a raggi ultravioletti viene poi utilizzata per la catalizzazione. Quest’ultimo trattamento garantisce un risultato finale molto naturale. Ed è una tra le tecniche sicuramente più innovative e più richieste. Bisogna comunque sempre tener presente che qualunque trattamento si scelga il risultato dipende anche dalla cura che riserviamo alle nostre unghie ricostruite. Biostudio centro estetico e dimagrimento uomo - donna, 66013 Chieti Scalo, viale Benedetto Croce,234, telefono 0871.560167; www.biostudiosrl.com; P.I. 01866230699

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Grandi aziende

COMPETENZA TECNICOPROFESSIONALE E GRANDE IMPEGNO HANNO FATTO DI PRODIESAN UNA DELLE PIÙ IMPORTANTI REALTÀ DELL’ORTOPEDIA SPECIALIZZATA A LIVELLO NAZIONALE di Roberto Bonin

In movimento da 40 anni

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uaranta anni di esperienza, di ricerca e di successi. Tutto questo è Prodiesan, gruppo leader nel settore dell’ortopedia specializzata. Tutto nasce da una tradizione familiare caratterizzata da una grande qualità e attenzione per l’utente, pregi che hanno traghettato l’azienda attraverso il mercato, trasformandola in un gruppo di successo divenuto un punto di riferimento per tutto il Centro Sud. La Prodiesan è oggi una realtà aziendale attiva e in continua evoluzione, capace di garantire alti livelli di professionalità e qualità connesse

ai servizi, perché svolge la sua attività professionale impegnandosi a fornire soluzioni sempre più avanzate, frutto di una seria riflessione sull’esperienza giornaliera e di uno studio attento del prodotto e delle tecniche innovative proposte dal settore. Si tratta di una realtà al servizio di tutti coloro che vivono l’handicap e che cercano un aiuto materiale e anche morale. Negli ampi e rilassanti spazi della sede centrale di Pescara, in via della Pineta 47, ogni problematica viene affrontata dai medici specializzati e dai terapisti della riabilitazione con una grande attenzione agli aspetti psicologici della disabilità. UNA REALTÀ CHE CRESCE

Tra il 1968, anno della sua fondazione, e gli anni ’80, la Prodiesan è rimasta una struttura di dimensioni contenute, per poi vivere un grande periodo di crescita e sviluppo nell’ultimo ventennio, durante il quale, con la progressiva espansione, l’azienda ha effettuato diversi cambiamenti di sede. Dal 2000 la nuova struttura di Pescara ospita i laboratori e un grande show room, dove i clienti possono vedere e conoscere prodotti Prodiesan. «Ma la crescita continua - afferma Maurizio Terenzio, figlio del fondatore Leontino - e probabilmente questa non sarà quella definitiva. Questa sede occupa ben mille metri quadrati, cui se ne aggiungono altri 800 dello show room espositivo dove i clienti possono visionare e provare i di102 Dossier Medicina


Sopra alcune foto di professionisti che lavorano all’interno dei laboratori Prodiesan. Un team di tecnici specializzati ed un innovativo sistema di produzione garantiscono l'efficacia, la rapidità e la competenza delle soluzioni che l’azienda di Pescara fornisce ai suoi clienti, con particolare attenzione all'infanzia

versi prodotti in mostra. Ma la tendenza a ingrandirci non si è ancora arrestata, dunque in futuro non escludo ulteriori spostamenti». Sono 27 le persone impiegate nella sede centrale, tra queste dieci sono tecnici ortopedici. La formula dell’ausilio è l’atto finale di un intervento più complesso in cui viene instaurata una relazione assistito-operatore all’insegna della disponibilità, della comprensione e della competenza. La soddisfazione del cliente viene raggiunta grazie alla collaborazione tra medici specialisti e terapisti della riabilitazione. Il gruppo non mira quindi alla semplice realizzazione e vendita di oggetti che hanno la funzione di migliorare la qualità di vita di portatori di handicap, ma alla messa in atto di una strategia operativa che punti alla personalizzazione e soddisfazione dell’utente, grazie alla grande energia e dedizione degli operatori Prodiesan. «Una strategia operativa di successo - afferma Maurizio Terenzio - richiede energie e dedizione, e si attua anche attraverso la collaborazione di medici specialisti e di terapisti della riabilitazione. L’obiettivo fondamentale del gruppo Prodiesan è fornire ai pazienti prodotti utili a migliorare le condizioni di vita, in termini di funzionalità e autonomia, unendo a questo servizio tecnico l’attenzione agli aspetti di ordine psicologico che influenzano e determinano l’accettazione dell’ausilio stesso da parte del paziente. Ciò

su cui bisogna puntare è pertanto la qualità dei servizi, che si realizza con la fusione tra cura artigianale e utilizzo di macchinari sofisticati in fase di studio e produzione, il tutto accompagnato da un aggiornamento continuo del personale e dall’attenzione agli sviluppi delle tecnologie. Bisogna essere attivi e sempre curiosi». PAROLA D’ORDINE: ESSERE PRODUTTIVI

«Siamo in grado di rispondere ad ogni tipo di richiesta in fatto di protesi o presidi di vario genere», sottolinea Maurizio Terenzio. «Infatti ciascuno dei nostri tecnici è specializzato in un determinato ramo dell’ortopedia ed è responsabile del comparto di propria competenza. Una siffatta gestione dell’officina ci permette da un lato di ottimizzare la produzione e, dall’altro, di sviluppare e specializzare ogni singolo comparto. Con il risultato di un servizio esaustivo». Qualche cifra può dare l’idea del livello di produttività raggiunto dal Gruppo: la Prodiesan produce ogni anno circa 300 paia di calzature su misura, 500 busti per scoliosi, 200 plantari (tra semilavorati e su misura), 60-70 protesi per arto inferiore e 200 tutori gamba-piede per bambino, cui si aggiungono quelli per adulti. L’azienda, inoltre, si è spe-

DA SEMPLICE ORTOPEDIA AD AZIENDA LEADER

L’ortopedia Prodiesan è nata nel 1968, da un’idea di Leontino Terenzio. Il fondatore dell’azienda sin dagli inizi ritiene fondamentale che la gestione dell’attività rimanga all’interno della sfera familiare e conduce l’azienda prima con la moglie e, dal 1982, anche con il figlio Maurizio. La figlia di Leontino, Andreina, entra nell’azienda di famiglia nel 1990. La svolta per la Prodiesan avviene durante gli anni ’80, grazie ad un’espansione che la porta a diventare una delle realtà più importanti dell’ortopedia specializzata. Decenni di attività hanno permesso all’azienda di acquisire fiducia presso privati ed enti pubblici. Nella sede centrale tecnici esperti, con cura artigianale, utilizzano macchine sofisticate per adattare, costruire e personalizzare ogni tipo di ausilio, con particolare attenzione allo studio e alla realizzazione di sistemi di postura.

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Grandi aziende I numeri del successo

1968 1980 40 1000 800 27 3 300 500 2000 70 200

ANNO DI FONDAZIONE DELLA PRODIESAN LA GRANDE SVOLTA GLI ANNI DI ESPERIENZA DEL GRUPPO I METRI QUADRATI DELLA SEDE CENTRALE DI PESCARA, IN VIA DELLA PINETA 47 I METRI QUADRATI DELLO DELLO SHOW ROOM I TECNICI E GLI SPECIALISTI IMPIEGATI NELLA SEDE CENTRALE GLI ALTRI CENTRI DI PRODIESAN SUL TERRITORIO (VASTO, LANCIANO, MOSCIANO SANT’ANGELO) LE PAIA DI CALZATURE PRODOTTE (OGNI ANNO) I BUSTI REALIZZATI PER SCOLIOSI (OGNI ANNO) I PLANTARI FORNITI, TRA SEMILAVORATI E SU MISURA (OGNI ANNO) LE PROTESI PER ARTO INFERIORE (OGNI ANNO) I TUTORI GAMBA-PIEDE PER BAMBINO REALIZZATI (OGNI ANNO)

cializzata negli ultimi 15 anni nel settore delle posture modulari, come le carrozzine, e nella realizzazione di quelle su misura per quel che riguarda i casi di disabilità gravemente deformante, partendo da calco su gesso. L’alto livello di produttività e professionalità ha fatto sì che negli anni l’azienda sia diventata un punto di riferimento non solo per tutto il centro-sud, ma anche a livello nazionale, con clienti che arrivano oltre che dall’Abruzzo, anche da Marche, Molise, Basilicata, Campania, Puglia e Lazio. «La varietà e il volume dei prodotti di mercato qui disponibili sono sottolineati dall’ampiezza dello show room cui si aggiunge l’esposizione del negozio», dice Maurizio Terenzio, che ha dedicato una grande attenzione anche all’atmosfera dei locali della Prodiesan, luoghi ariosi e luminosi, con arredi dalle tonalità chiare che trasmettono freschezza per creare un’atmosfera accogliente, rilassante e nello stesso tempo piena di energia. «Noi stessi - afferma - ci definiamo atipici, nel senso che abbiamo investito molto, soprattutto negli ultimi anni, nel rinnovamento dei locali dando loro una ventata di freschezza. La sede si 104 Dossier Medicina

presenta ariosa e luminosa, con pareti e arredi dalle tonalità chiare. Un’atmosfera accogliente, pacata ma vitale, che permea ogni ambiente, dall’area espositiva allo spazio di vendita, fino agli uffici e agli ambulatori. La finalità di ciò - spiega - è far sì che i pazienti si sentano a proprio agio e stabiliscano un rapporto positivo con una struttura presso la quale si recano per patologie, il più delle volte molto gravi. Al contrario, uno strano luogo comune identifica le ortopedie sanitarie come negozi tristi, e ciò non è del tutto sbagliato, considerando la trascuratezza dell’immagine che si riscontra presso altre imprese del genere. Ecco, la nostra atipicità sta nell’aver posto questa riflessione alla base della progettazione della nostra sede, costruendola di conseguenza. In Italia non siamo certo unici in questo, ma bisogna ammettere che sono ancora decisamente troppe, per non dire la maggior parte, le ortopedie e sanitarie che si presentano ai clienti con un ambiente spartano, asciutto. Tutte queste sono aziende che in realtà producono soluzioni tecnicamente di ottima qualità. Ma ciò non basta. Noi non abbiamo a che fare con una patologia, con un arto, con una difformità, ma con una persona». INNOVAZIONE AL SERVIZIO DEL PAZIENTE

Un altro punto di forza dell’azienda è sicuramente il confronto continuo con il mondo medico. Presso la sede di Pescara, infatti, è presente un locale adibito a sala conferenze, dove si organizzano incontri con specialisti (neurologi, fisiatri, ortopedici) che si confrontano insieme per discutere degli aspetti critici della loro attività, per arrivare a un metodo di lavoro. Le riunioni sono anche un’occasione per illustrare ai medici le ultime novità, perché nel settore


AGGIORNAMENTO INNANZITUTTO

Perché il servizio offerto sia sempre all’avanguardia e dia il massimo dei vantaggi al cliente, la Prodiesan effettua un continuo monitoraggio delle ultime novità che vengono presentate ogni anno sul mercato internazionale. Tutto lo staff tecnico di Prodiesan frequenta, inoltre, fiere e convegni attinenti a tematiche mediche ed è presente ad ogni occasione di arricchimento culturale, professionale e di aggiornamento, proponendosi come obiettivo principale la realizzazione e la ricerca delle più avanzate soluzioni proposte dalla tecnologia ortopedica. Oltre alla costante crescita professionale e all’acquisizione di un importante ruolo di primo piano sul mercato nazionale, la Prodiesan ha esteso la sua

AZIENDA DI FAMIGLIA Nella foto sopra a sinistra, Maurizio Terenzio entrato nell’azienda nel 1982. A fianco, suo padre, Leontino Terenzio, fondatore nel 1968 di Prodiesan

L’OBIETTIVO FONDAMENTALE DEL GRUPPO È FORNIRE AI PAZIENTI PRODOTTI UTILI PER MIGLIORARE LA LORO VITA ortopedico la tecnologia sta facendo passi da gigante. I medici, inoltre, sono in grado di rivelare in quale misura il prodotto specifico può rispondere alle loro esigenze, dando alla Prodiesan la possibilità di provvedere ad adattare i propri prodotti, dove possibile. Si tratta di un circolo virtuoso al centro del quale si trova il paziente, con la sua necessità di migliorare il proprio standard di vita in funzione alle nuove soluzioni proposte per risolvere il suo problema. Capita, infatti, che lo specialista si rechi in sede per analizzare con i tecnici dell’ortopedia gli elementi da modificare nell’ausilio, che viene provato direttamente sul paziente. Un criterio di lavoro che consente risparmi di tempo agli operatori e il minimo disturbo e massima qualità delle prestazioni per il paziente.

presenza sul territorio, grazie ai centri di Vasto e Lanciano, in provincia di Chieti, e a quello di Mosciano Sant’Angelo, in provincia di Teramo. I centri sono gestiti da due addetti alle vendite, ma in giorni prestabiliti della settimana vengono effettuate consegne dalla sede di Pescara ed è possibile fissare anche un appuntamento con i pazienti, per visite, rilevazioni di misure e altri importanti interventi. Ortopedia Prodiesan s.r.l. Pescara viale della Pineta, 47 - tel. +39 085.64740 - 63700 - fax +39 085 68700; Lanciano (CH) viale delle Rimembranze, 26 tel/fax 0872 713328; Vasto (CH) via Marco Polo, 11 tel/fax 0873.361969; Mosciano Sant’Angelo (TE) S.S. 80 Selva Piana - tel/fax 085 8072075. www.prodiesan.com - e-mail:info@prodiesan.com

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LE AZIENDE INFORMANO

ATTREZZATURE ALL’AVANGUARDIA

MEDICI ALTAMENTE QUALIFICATI

U

na cura completa delle esigenze del paziente, personale specializzato e altamente qualificato, strumenti e supporti operativi che consentono la massima tempestività nei servizi, macchinari all'avanguardia. Tutto questo fa del Poliambulatorio Eden un centro medico d'eccellenza della regione Marche. È un'azienda privata autorizzata e accreditata ad alta specializzazione, tuttora continuamente in crescita. Le prestazioni erogate sono contraddistinte dalla qualità monitorata e dal breve tempo di attesa per eseguirle. Il Poliambulatorio è nato Montefiore dell' Aso nel 2002 e, l'anno scorso, ha aperto un'altra sede a Grottammare. I servizi presenti nelle due strutture sono molteplici e di altissima qualità. Da sottolineare il fatto che entrambi i centri offrono un importante settore specialistico dedicato alla Medicina dello Sport e sono tra le poche strutture autorizzate dalla regione Marche al rilascio dell'idoneità agonistica. Il Poliambulatorio, in entrambe le sedi, ha il suo punto di forza nell'ambulatorio di Chirurgia Vascolare volto alla diagnosi e all'indirizzo terapeutico sia medico che chirurgico delle patologie vascolari, soprattutto per la collaborazione effettiva con reparti di chirurgia vascolare in sedi universitarie. In particolare si dedica alla prevenzione dell'ictus cerebrale con diagnosi precoci mediante diagnostica con ecocolordoppler e con un

servizio per i pazienti di alta qualità: ogni anno infatti vengono richiamati dal personale del poliambulatorio i pazienti che necessitano di controllo. A dirigere questo settore è il Professor Alessandro Costantini Brancadoro. È stato direttore della scuola di chirurgia vascolare dell’ospedale di Busto Arsizio in stretta connessione e collaborazione con la scuola di specializzazione in chirurgia vascolare del Policlinico Universitario di Milano. Il Professor Costantini Brancadoro ha anche tenuto corsi di chirurgia vascolare presso il policlinico universitario di San Pietroburgo in Russia, dove tuttora si reca a scopo didattico; inoltre è stato menzionato su riviste scientifiche medicochirurgiche edite negli USA come uno dei maggiori esperti mondiali della patologia e chirurgia delle carotidi. E tutta questa sua esperienza è ora al servizio dei pazienti del Poliambulatorio Eden. Nell'ambulatorio vascolare si effettua inoltre la cura delle ulcere vascolari venose sia con la tecnica del bendaggio sia con l'innovativa terapia Laser che qui avviene con Laser a Diodi. Si esegue inoltre la scleroterapia su vene varicose con la possibilità di effettuare anche la terapia Laser su teleangectesie e venule delle gambe e in particolare è possibile l'approccio Laser endovascolare per venule di calibro maggiore. Particolarmente eccellente e, tra l'altro in espansione, è il settore della Dermatologia e


LE AZIENDE INFORMANO

LE SPECIALISTICHE PRESENTI NELLE SEDI ENDOCRINOLOGIA E MALATTIE DEL METABOLISMO Patologia della tiroide - Pa-

GROTTAMMARE tologia dell'ipofisi - Dietologia - Alterazioni dello sviluppo puberale - Disturbi ciclo mestrua-

le - Irsutismo - Infertilità- Malattie dei surreni - Osteoporosi. ALLERGOLOGIA E IMMUNOLOGIA Rinite e sinusite - Asma bronchiale - Allergia alimentare - Dermatiti allergiche da contatto - Orticaria angiodema - Allergia ai farmaci - Intolleranza al lattosio. CARDIOLOGIA Test ergonometrico - Visita cardiologica - Ecocardiografia - Elettrocardiogramma - Holter E.C.G. MEDICINA DELLO SPORT Spirometria - E.C.G. di base e da sforzo - Test ergonometrico - Certificato di idoneità all'attivita sportiva agonistica. DIAGNOSTICA PER IMMAGINE Ecografie - Eco-doppler. UROLOGIA Calcolosi urinaria - Ipertrofia prostatica - Andrologia - Oncologia urologica - Infertilità - Ecografia urologica. CHIRURGIA GENERALE Chirurgia endocrina - Chirurgia della parotide e delle ghiandole salivari - Colonproctologia - Patologia oncologica - Chirurgia generale - Interventi di chirurgia in anestesia locale. CHIRURGIA VASCOLARE Prevenzione ictus cerebrale - Diagnosi e cura delle malattie vascolari arteriose e venose - Terapia ambulatoriale medica e chirurgica delle varici degli arti inferiori e delle microvarici - Terapie delle ulcere degli arti inferiori - Terapia con Laser a Diodi e Scleroterapia - Eco color-doppler. FISIATRIA Medicina fisica - Posturologia e terapia manuale. DERMATOLOGIA ED ESTETICA Trattamenti corpo-viso personalizzati - Peeling - Bio-rivitalizzazione - Fillers - Mesoterapia. PSICOLOGIA Disturbi del comportamento alimentare - Ansia, panico, fobie - Problemi di coppia e disturbi sessuali. GINECOLOGIA ED OSTETRICIA Visita - Ecografia - Pap-test. SENOLOGIA Visita clinico ecografica. MEDICINA DEL LAVORO Sopralluogo - Visita medica - Protocollo di sorveglianza - Spirometria - Audiometria. DERMATOLOGIA Terapia laser con Laser Co2 e a Diodi ODONTOIATRIA Odontoiatria tradizionale - Implantologia - Chirurgia orale. ME-

MONTEFIORE DELL’ASO DICINA DELLO SPORT Spirometria - E.c.g. di base e da sforzo - Certifica-

to di idoneità all'attivita sportiva agonistica. DIAGNOSTICA PER IMMAGINE Ecografie - Eco-doppler. CHIRURGIA VASCOLARE Prevenzione ictus cerebrale - Diagnosi e cura delle malattie vascolari arteriose e venose - Terapia ambulatoriale medica e chirurgica delle varici degli arti inferiori e delle micro-varici - Terapie delle ulcere degli arti inferiori. DERMATOLOGIA ED ESTETICA Visita dermatologica - Laser terapia - Botox - Filler - Biorivitalizzanti - Mesoterapia - Peeling chimico. OCULISTICA. MEDICINA DEL LAVORO Sopralluogo - Visita medica - Protocollo di sorveglianza - Spirometria - Audiometria.

dell'Estetica con la possibilità di poter effettuare anche interventi chirurgici poiché il Poliambulatorio è dotato di una moderna sala operatoria perfettamente a norma dove è possibile l' utilizzazione di apparecchiature Laser. Il Poliambulatorio è infatti dotato di due tipi di Apparecchiature Laser. Un Laser CO2 frazionale che permette trattamenti estetici come lo Skin-Resurfacing, il trattamento delle rughe, delle cicatrici come quelle da acne e con un diverso scanner, quello chirurgico, permette di rimuovere fibromi penduli, nevi verrucosi,verruche, fibromi piani e il trattamento di diverse altre patologie cutanee. Un ulteriore Laser a Diodi, permette una terapia venosa endovascolare mediante fibra e, utilizzando spot di diversi calibri, il trattamento di teleangectasie e venule delle gambe, di couperose e teleangectasie del viso, angiomi, fibroangiomi, spider naevus, fibromi penduli, verruche. Per il mese di ottobre sarà a disposizione un terzo Laser da usare per la depilazione permanente. Il

Poliambulatorio è decisamente all’avanguardia per quanto concerne la medicina e la chirurgia estetica e tradizionale. Presenta personale selezionato e dotato di grande professionalità, supportato da ottime attrezzature. Fondamentale, per capire la forza di questo Poliambulatorio, sottolineare che il personale medico è numeroso e altamente qualificato. Punto di forza è inoltre la collaborazione tra tutti gli specialisti dei due centri. A Grottammare è presente anche un valente Osteopata che permette di ottenere diagnosi precise e in tempi brevi. Poliambulatorio Eden srl Via Molino, 48/a - 63010 - Montefiore dell'Aso (AP) telefono: 0734/938455 - 339/6747388; fax: 0734 938455; email: poliambulatorioeden@tiscali.it Via Osvaldo Licini, 5 - 63013 - Grottammare (AP) telefono: 0735/633556 - 393/9443244; fax: 0735 633556; email: grottammare@poliambulatorioeden.it


LE AZIENDE INFORMANO

COMBATTERE LE CICATRICI

CON DETERMINAZIONE

CONVIVERE CON DELLE CICATRICI NON È FACILE. A VOLTE SEGNANO NON SOLO LA NOSTRA PELLE, MA ANCHE LA NOSTRA VITA. MINANDO L’AUTOSTIMA E LA SICUREZZA. IL MEDICO DEVE QUINDI CERCARE DI FAR CAPIRE AL PAZIENTE CHE QUESTO NON DEVE AVVENIRE E, IN SEGUITO, INTERVENIRE CON UNA GIUSTA TERAPIA E CON PRODOTTI PIÙ ADEGUATI, COME SPIEGA IL DOTTOR GIOVANNI QUAGLIERI, CHIRURGO PLASTICO, ESTETICO E RICOSTRUTTIVO Affrontare dal punto di vista medico la guarigione di vistose cicatrici vuol dire, spesso, risolvere non solo un problema fisico, comunque reale a causa della limitazione delle nostre funzioni quotidiane per prurito e dolore, ma anche un disagio psicologico derivante da un aspetto estetico che non viene accettato. «Spesso avere segni evidenti sul viso o sul corpo, come appunto le cicatrici, porta a problemi psicologici - conferma il dottor Giovanni Quaglieri, specialista di chirurgia plastica ricostruttiva - compromettendo la propria sicurezza e autostima». Situazioni che ha potuto constatare più volte nell’arco della sua carriera. «Molte volte le persone cercano di nascondere in tutti i modi le cicatrici, arrivando perfino a evitare il contatto con gli altri e, quindi, isolandosi. Noi cerchiamo, come prima cosa, di far capire al paziente che una cicatrice non deve in alcun modo condizionare la sua vita e tanto meno provocare disagi psicologici di alcun genere. Poi cerchiamo, con i mezzi che abbiamo, di rendergli più facile la convivenza con questi segni che considera “deturpanti”, provando a migliorarli». Il dottor Giovanni Quaglieri, ha avuto modo di curare un bambino di circa 6 anni con un problema di cicatrici

molto evidenti. «Quando il bambino è venuto da me racconta lo specialista - aveva manifestazione vescicolari sul volto. Gli avevano fatto una diagnosi di dermatite di natura da determinare. I segni sul suo viso erano decisamente molto evidenti. In realtà si è scoperto che il bambino aveva una forma erpetica molto virulenta: in pratica aveva pustole, cicatrici e alcune ferite dovute al fatto che si grattava a causa del prurito. Quando si tratta di cicatrici di questo genere, in particolare se parliamo di bambini, solo un medico può valutare quale sia il trattamento più idoneo da utilizzare, dopo aver ascoltato la storia clinica del paziente e le sue esigenze specifiche. In molti casi, e questo è stato uno di quelli, una giusta terapia abbinata all’applicazione di prodotti specifici porta ad una migliore guarigione». Appurati questi elementi la prima cosa da fare era, chiaramente, curare la patologia. «Abbiamo adottato una terapia topica - prosegue il dottor Quaglieri - con antibiotici, antivirali e cicatrizzanti, seguendo un protocollo elaborato per quel caso specifico. Una volta debellata la patologia iniziale abbiamo cominciato un trattamento per gli esiti delle cicatrici e in questa fase ci siamo avvalsi anche dell’aiuto del gel

MEDERMA skin care per cicatrici è un gel che aiuta a rendere le cicatrici più lisce e morbide. Non unge ed è facile e pratico da applicare. Contiene Cepalin, un estratto vegetale brevettato derivante dalla cipolla (allium cepa).


LE AZIENDE INFORMANO

Mederma

Due foto del bambino curato dal Dottor Giovanni Quaglieri. A sinistra il bambino con evidenti segni in viso dovuti ad una forma erpetica molto forte. A destra visibilmente migliorato dopo il trattamento di Quaglieri che lo ha curato aiutandosi con il gel Mederma

Mederma Skin Care della Merz». Con quali risultati? «In tempi brevissimi si è assistito a una diminuzione del problema. La pelle di Alex, questo il nome del bambino, ora è quasi del tutto liscia. C’è ancora solo qualche piccolo esito leggermente evidente legato a piccole ferite ma profonde, che però vanno tuttora incontro a un miglioramento». Mederma Skin Care è un gel che aiuta a rendere le cicatrici più lisce e morbide. «Tutto ciò aiuta il trattamento di tali disturbi sui bambini, ma è comunque un vantaggio anche per gli adulti», specifica Quaglieri». I principi attivi che rendono il gel efficace sono un estratto botanico chiamato Cepae, derivante dalla cipolla, e l’Allantoina. «Questi due componenti svolgono importanti azioni antinfiammatorie e antiproliferative, ovvero prevengono un’eccessiva crescita di tessuto cicatriziale, mantengono la cicatrice morbida e idratata, riducono il dolore e la sensazione di prurito. Gli effetti degli ingredienti si identificano e si integrano l’uno nell’altro. Inoltre, la formulazione a base idrosolubile permette una penetrazione degli ingredienti attivi negli strati profondi della cute». Mederma è un dermocosmetico con studi e risultati clinici documentati, un elevato grado di efficacia nel trattamento delle cicatrici non fisiologiche. È prodotto da Merz, una società farmaceutica fondata nel 1908 a Francoforte. L’azione combinata della terapia con questo gel ha dato risultati in tempi brevissimi: nel 2006 è stato fatto il primo trattamento della durata di sei

mesi, poi sospeso e rifatto per altri sei mesi. «I miglioramenti, per quello che riguarda la patologia iniziale, si sono evidenziati dopo circa quindici giorni, per quello che concerne gli esiti cicatriziali dopo i primi 4/5 mesi. Successivamente mi sono capitati casi simili e ho usato lo stesso protocollo e lo stesso prodotto e ho ottenuto sempre ottimi risultati. Con costanza, pazienza, i giusti prodotti e un’adeguata terapia, c’è un’alta probabilità che le condizioni di pazienti di questo genere migliorino sensibilmente. Il tessuto cicatriziale torna a essere elastico e ad avere gran parte della sua funzionalità». Il trattamento da adottare è chiaramente diverso a seconda della situazione che ci si trova ad affrontare, ovvero del tipo di cicatrice che va migliorata. «Su cicatrici recenti - spiega il dottor Quaglieri - è necessario applicare uno strato moderato di Mederma da 1 a 3 volte al giorno e massaggiare delicatamente fino al totale assorbimento del gel. Su vecchie cicatrici, invece, va applicata una quantità di gel più abbondante sempre due o tre volte al giorno». Appare evidente, quindi, che il ruolo del paziente è fondamentale, per la costanza nell’applicazione. «Il gel è di facile impiego ma richiede perseveranza e partecipazione attiva da parte del paziente. Per questo è importante che il medico sia chiaro nelle sue spiegazioni facendogli comprendere come deve comportarsi. Le cicatrici richiedono molto tempo per formarsi e, allo stesso modo, il loro trattamento richiede tempo e determinazione».

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La cura del sorriso

UNA BOCCA SANA E UN SORRISO SMAGLIANTE Il sorriso è il nostro primo biglietto da visita, soprattutto in una società in cui la comunicazione ha un ruolo fondamentale. Può aiutarci ad acquistare sicurezza in noi stessi e a trovare serenità


La cura del sorriso

SCOPRIAMO

LE FRONTIERE

dell’implantologia

IL DOTTOR GUIDO CALABRESE CI ILLUSTRA LE NUOVE TECNICHE DELLA CHIRURGIA IN CAMPO ODONTOIATRICO. È POSSIBILE, OGGI, INTERVENIRE CHIRURGICAMENTE PER CORREGGERE LE DIMENSIONI DELL’OSSO, IN MODO TALE DA POTER ACCOGLIERE PERFETTAMENTE L’INSERIMENTO DI IMPIANTI OSTEO-INTEGRATI di Gianfranco Virardi

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Sotto il Dr. Guido Calabrese, laureato in Odontoiatria e Protesi Dentaria all’Università Cattolica di Roma. Perfezionatosi in Endodonzia all’Università G.D’Annunzio (Chieti) e in Implantologia e Chirurgia Orale con il Prof. Ulisse Tavares (San Paolo del Brasile)

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’inserimento di impianti osteo-integrati è una scelta terapeutica sempre più frequente quando si vogliono sostituire denti persi nel corso degli anni. Che fare però quando non è presente una struttura ossea in grado di accogliere e quindi sostenere un impianto e il carico masticatorio che si viene a creare sull’impianto stesso? «L’inserimento dell’impianto - ci spiega il dottor Guido Calabrese - può avvenire solo quando l’osso ha l’ampiezza necessaria, sia in spessore sia in altezza, per accoglierlo. Purtroppo la perdita prematura di elementi dentari porta alla formazione di selle edentule che, non essendo più sottoposte a forze masticatorie, vanno incontro ad atrofia e riassorbimento, determinando la formazione delle cosiddette

CHIRURGIA PERCHÉ?

Durante le visite capita spesso di riscontrare arcate dentarie in cui sono assenti alcuni elementi. La perdita di un dente, in ognuno di noi, dà luogo a processi di rimodellamento osseo. In parole povere, una volta estratto un dente, il cratere provocato dall’estrazione viene riempito da un coagulo di sangue che forma un vero e proprio tappo in attesa che i tessuti molli (la gengiva) richiudano la ferita. A questo punto inizia il rimodellamento osseo. L’osso, non essendo sottoposto a stimoli masticatori, durante la guarigione della ferita cambia forma. Le forze che in masticazione si esercitano su ogni dente producono uno stimolo continuo sull’osso intorno al dente stesso e, nel momento in cui questo viene a mancare, tali forze scompaiono e l’osso stesso, non essendo più stimolato, va incontro a riassorbimento. È come se l’osso dicesse: “se non c’è nessun dente da sorreggere, io che ci sto a fare?”. Avviene quindi un rimodellamento che comporta una perdita ossea, sia in spessore che in altezza. Sono proprio queste le situazioni in cui è necessario ripristinare chirurgicamente una corretta dimensione ossea, soprattutto al fine di poter sostituire, tramite impianti, i denti che sono andati persi nel corso degli anni.

“creste ossee a lama di coltello”». Molto spesso, quindi, gli implantologi si trovano di fronte ad un osso molto ridotto in spessore e alcune volte anche in altezza. Tale situazione rende impossibile l’inserimento dell’impianto. Sarà quindi necessario ridare all’osso una struttura tale da permettere, in un secondo momento, l’inserimento degli impianti. «Molti sono i materiali, sintetici e naturali, che aiutano la proliferazione ossea, ma il migliore in assoluto è l’osso stesso», continua il dottor Calabrese. «Si può asportare chirurgicamente una porzione ossea da siti orali in cui ce ne sia in abbondanza, come per esempio il mento o l’angolo della mandibola. Basta semplicemente prelevarne una piccolissima parte, di dimensioni necessarie a colmare il difetto osseo da riempire». L’intervento si effettua in anestesia locale e prevede: a) l’incisione della gengiva sovrastante la porzione ossea del difetto da riempire; b) l’incisione della gengiva del sito donatore; c) la misurazione del difetto stesso; d) l’asportazione di “stecche ossee” dal sito donatore mediante strumenti appositi in dotazione in ogni studio odontoiatrico. Per eseguire tutti questi diversi passaggi vengono usati i comuni micromotori per implantologia o, in alternativa, apparecchi che sfruttano la capacità di taglio di lame stimolate da ultrasuoni. Secondo il dottor Calabrese «nei casi in cui si deve aumentare lo spessore osseo, i tasselli ossei asportati vengono fissati attraverso microviti, da rimuovere a guarigione avvenuta,


La cura del sorriso IL PRIMA E IL DOPO L’osso deve possedere una determinata altezza e spessore per accogliere un impianto osteo-integrato. Ecco perché

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In questa foto si vede la situazione pre-operatoria nell’arcata superiore destra (sinistra in foto, evidenziata dal grafico giallo). Nella zona cerchiata si può notare la ridotta altezza della cresta ossea delimitata superiormente dalla cavità dal seno mascellare destro (l’altezza è rappresentata dalla linea gialla). Inserendo l’impianto in questa situazione si andrebbe a bucare il seno mascellare con il rischio che l’impianto cada all’interno del seno stesso.

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Questa è la situazione al termine della chirurgia. All’interno del grafico si nota che l’impianto ha nella sua parte più alta un “nuvolone chiaro”. Questa nuvola, non è altro che il materiale sintetico inserito all’interno del seno mascellare, il tutto dopo aver aperto la finestra sull’osso mascellare appena sotto lo zigomo. Tale materiale, nell’arco di sei mesi, ha determinato una nuova apposizione di osso aumentando così l’altezza dell’osso stesso (evidenziata dalla linea gialla) e permettendo l’inserimento dell’impianto. Senza questa manovra chirurgica non sarebbe stato possibile posizionare l’impianto e, così, nell’arcata dentaria interessata sarebbero venuti a mancare alcuni denti.

sui siti da riempire e, dopo aver applicato a protezione membrane di collagene, si procede alla sutura della gengiva sovrastante». «Invece - continua - nel caso in cui sia necessario guadagnare millimetri in

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altezza, nella regione molare e pre-molare dell’arcata superiore si può effettuare un intervento di grande rialzo di seno. Dopo aver triturato l’osso asportato si pratica una “finestra” nella regione sotto-zigomatica e si inserisce il materiale all’interno della cavità del seno mascellare, il tutto scostando delicatamente la membrana sinusale che lo riveste internamente. In fine, si applica una membrana artificiale a protezione della “finestra” e si procede a suturare l’incisione praticata sui tessuti molli». Ma quali sono i passaggi successivi che il paziente dovrà seguire? Innanzitutto bisognerà attende il tempo necessario per la proliferazione ossea. Il materiale sintetico andrà infatti incontro a riassorbimento ma, nel contempo, stimolerà progressivamente la formazione di nuovo osso che andrà a riempire la cavità del seno mascellare. Nel caso del grande rialzo di seno, in particolare modo, si può affermare che l’intervento è abbastanza breve (60-90 minuti circa), e anche nel post-operatorio non si presentano manifestazioni di disagio nel paziente. Al massimo qualche fastidio ed un leggero gonfiore, del tutto accettabili se si considera che ci si è sottoposti ad un intervento chirurgico. «I pazienti che si sottopongono a queste pratiche chirurgiche - conclude il dottor Calabrese - devono essere motivati e preparati, perché dovranno attenersi alle indicazioni che gli verranno date nelle sedute precedenti la chirurgia. Terapia antibiotica, antiinfiammatoria, massima cura dell’igiene orale, una dieta con cibi morbidi e freddi e soprattutto controlli ravvicinati dal dentista, sono le principali accortezze da seguire nei 10/15 giorni seguenti la chirurgia. I tempi di guarigione variano tra i 4/6 mesi per i grandi rialzi di seno e gli 8/10 mesi per gli aumenti di spessore mediante stecche ossee. In questo periodo, comunque, saranno molto importanti le visite di controllo e gli eventuali esami radiografici utili a monitorare il processo di guarigione. Trascorso questo periodo si avrà, in entrambi i casi, un osso adatto per spessore e altezza a ricevere l’alloggiamento degli impianti necessari per la sostituzione degli elementi dentari mancanti». In questo modo si offre al paziente la possibilità di una riabilitazione di tipo fisso su impianti (con risultato estetico paragonabile a denti naturali) invece che una riabilitazione mediante protesi mobili (la classica dentiera). Si capisce così che, mediante questa pratica chirurgica, si creano le condizioni necessarie per un totale recupero sia funzionale che estetico dell’intero apparato masticatorio. Il tutto, al contrario di quello che si possa pensare, all’interno dello studio del proprio dentista. Dottor Guido Calabrese, Odontoiatra via Oslavia 5 - 67051 Avezzano tel. 0863.414158


PIÙ SICURI

CON LE PROTESI senza adesivi

UNA PROTESI TOTALE, SPESSO, CREA PROBLEMI A CHI LA PORTA. A VOLTE PROVOCA VERO E PROPRIO IMBARAZZO. LA SOLUZIONE PUÒ ESSERE L’OVERDENTURE, O PROTESI IBRIDA, COME CONSIGLIA IL DOTTOR MARRONE, ODONTOIATRA ED ESPERTO DEL SETTORE di Mattia Curcio

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on è facile per nessuno districarsi tra termini medici spesso incomprensibili. Questo vale per tutte le branche della medicina, l’odontoiatria non fa eccezione. Però è sempre bene farsi chiarire le idee da qualche esperto riguardo ai trattamenti di cui si ha bisogno e alle eventuali alternative. Tra i problemi più comuni di coloro che si recano da un dentista, soprattutto se non sono più giovanissimi, è la necessità di applicare delle protesi. Ne esistono di vari tipi, rimovibili o fisse. La protesi dentale è un sostituto artificiale dei denti naturali, viene applicata in caso di edentulia parziale o totale o per correggere difetti estetici di forma, posizione e colore dei denti, o, in alcuni casi, per riabilitare un’occlusione non funzionale. Esistono vari tipi di protesi. Come protesi fissa si indica un manufatto non rimovibile, cioè dei ponti o delle corone che vengono cementati agli elementi dentari del paziente, opportunamente preparati, o ad impianti osteointegrati, che possono essere rimossi solo dal dentista in caso di bisogno. Come protesi mobile si indica invece quel manufatto, costituito di solito da denti in resina o ceramica montati su una base in resina rosa, che il paziente può in ogni occasione rimuovere dalla bocca, cosa che deve essere fatta obbligatoriamente dopo i pasti per svolgere le normali operazioni di pulizia orale. Infine esistono delle protesi combinate costituite da una parte mobile che si connette con una protesi fissa che serve a stabilizzarla. Vogliamo provare a capire qualcosa di più dell’overdenture su impianti, «una protesi totale o parziale stabilizzata da attacchi fissati su impianti o radici», spiega l’Odontoiatra Arturo Marrone. «Più

Il Dottor Arturo Marrone, laureato presso l’Ateneo di Ancona in Odontoiatria e Protesi Denatali. Svolge attività libero professionale a Pescara, ponendo particolare attenzione agli interventi di chirurgia

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La cura del sorriso semplicemente, è una protesi in resina che utilizza il paziente a cui mancano parzialmente o totalmente denti, tenuta ferma da un sistema simile ai bottoni automatici dei capi di abbigliamento». Si tratta di una protesi mobile destinata a sostituire alcuni o tutti i denti, di una o di tutte e due le arcate mascellari ancorate a uno o più pilastri. I pilastri possono essere dei denti naturali, che devono essere devitalizzati e limati, o degli impianti osteointegrati. Gli impianti sono delle viti in titanio che vengono inserite nell'osso e svolgono la funzione di radici artificiali. Queste viti permettono di ancorare direttamente la protesi all'osso del paziente tramite i sistemi di connessione, migliorandone la stabilità e, inoltre, trasmettendo direttamente le forze all'interno dell'osso, ne rallentano il riassorbimento. Dottor Marrone, a quali pazienti consiglia questo tipo di protesi? «A tutti i pazienti che sono arrivati a portare una protesi mobile totale, cioè una protesi che sostituisce tutti i denti di una o di entrambe le arcate, costituita da denti in resina montati su una placca in resina rosa che poggia sulla gengiva. La perdita dei denti porta col tempo a un riassorbimento delle creste ossee. L'osso infatti non è più sollecitato perchè non ci sono più le radici che vi scaricano le forze durante i normali movimenti masticatori e l'organismo trova più conveniente spostare sali minerali in altri distretti. Avviene così un progressivo appiattimento delle creste, e della gengiva sovrastante, che porta a una instabilità delle protesi sempre maggiore nel tempo, con un aumento dei fastidi da parte del paziente. Da qui il ricorso a ribasature sempre più frequenti, che però non risolvono i fastidi, e l'uso delle famose colle con notevole esborso economico e innumerevoli disagi per il portatore di protesi.». Quali sono, secondo lei, le ragioni che spingono un paziente ad adottare un’overdenture o protesi ibrida invece che una totale? «Innanzitutto perché si realizza una protesi più stabile, cioè più ferma, che perciò non tende ad alzarsi e a muoversi quando chi la porta parla, mangia o conduce tranquillamente la sua normale vita. Inoltre si riescono a realizzare delle protesi con una base molto ridotta, che interferisce poco con i movimenti delle strutture della bocca ed è più accettata anche psicologicamente da chi la porta. Tutto ciò è fondamentale quando si parla di problemi di questo genere. Una protesi deve soprattutto aiutare a migliore la proprio vita quotidiana, non creare imbarazzi».

L’INSERIMENTO DELLA PROTESI DENTALE SERVE COME SOSTITUTO ARTIFICIALE DEI DENTI NATURALI 116

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OBIETTIVO PROTESI Una protesi ibrida vista da vicino in varie fasi della sua preparazione. L’aspetto è quello di una dentatura naturale. Appaiono chiari i vantaggi rispetto ad altre protesi

Nella foto sopra, la protesi totale finita, pronta per essere applicata. I denti sono in resina o in ceramica e sono montati su una base di resina di colore rosa che rispoduce l’effetto della gengiva.

Le matrici inserite nell’overdenture. Costituiscono le femmine del sistema, vengono posizionati direttamente in bocca subito dopo l’applicazione degli impianti, sono fatti in teflon, e possono essere facilmente sostituiti una volta usurati.

Gli attacchi a pallina montati sugli impianti. Possono essere montati subito dopo l’inserimento degli impianti, permettendo così la stabilizzazione immediata della protesi totale. Quando il paziente inserisce la protesi, funzionano come bottoni automatici, impedendo i movimenti della protesi ed eliminando così tutti i fastidi del paziente.


PER SAPERNE DI PIÙ PROTESI In medicina, una protesi è un dispositivo artificiale atto a sostituire una parte del corpo mancante (un arto, un organo o un tessuto), o ad integrare una danneggiata. IMPIANTO DENTALE L’impianto è il sostituto artificiale delle radici naturali mancanti, e può sostenere: una corona singola; una protesi fissa o mobile, completa o parziale. OVERDENTURE Si intende un sistema costituito da una protesi totale mobile e da radici artificiali in titanio composte da due parti distinte: la vite (fixture) e la testa (abutment). VITE È quella parte che deve essere inserita nell'osso mascellare o nella mandibola, ed è una vera vite filettata che deve essere avvitata. Ha una filettatura femmina nella quale deve essere avvitata la testa. Gli ultimi modelli di viti prevedono l'accoppiamento conometrico tra vite e testa, piuttosto che l'accoppiamento tramite filettatura. OSSO MASCELLARE O mascella è un osso del viscerocranio (o splancnocranio), lo scheletro della faccia. È la parte ossea superiore della bocca, non mobile, che consente la masticazione e che compone, con la mandibola, lo scheletro della bocca.

Quali sono i vantaggi e quali le finalità? «I vantaggi sono notevoli. Dopo l'applicazione degli impianti, vengono montati su questi degli attacchi che tengono ferma la protesi. Gli attacchi sono simili ai bottoni automatici dei capi di abbigliamenti, sono costituiti da una pallina o da un cilindro avvitato sugli impianti e da una femmina in teflon montata sulla protesi. Quando la protesi si inserisce, diventa praticamente fissa, in quanto sono annullati tutti quei movimenti causa di dolore per il paziente e di problemi psicologici. Si può finalmente dire addio agli adesivi! Inoltre si riescono a realizzare protesi più piccole, meno ingombranti, con un aumento della qualità di vita di chi le porta». Quali sono gli svantaggi dell’overdenture? «Gli svantaggi sono legati solo al fatto che per inserire gli impianti è necessario un piccolo intervento chirurgico ambulatoriale, peraltro di breve durata e praticamente indolore, che però in rari casi può portare gonfiore e fastidio per qualche giorno. L'intervento avviene in anestesia locale ed è praticabile su pazienti praticamente di ogni età. Addirittura in commercio sono presenti dei mini-impianti che necessitano di una procedura chirurgica di inserimento estremamente ridotta e che sono indicati per pazienti anziani con creste particolarmente ridotte». In quale modo l’applicazione di questa protesi ibrida migliora la vita del paziente? «Il paziente che porta una protesi totale spesso è una persona che si è adattata a questo manufatto, che cioè

quando parla o mastica evita di fare dei movimenti o di pronunciare in maniera giusta delle consonanti perché sa che questi gesti farebbero alzare la protesi. Qualche volta addirittura il paziente si rivolge al nostro studio perché esasperato dal continuo dolore che gli provoca una protesi instabile, dolore che spesso rende difficoltosi normali gesti di vita come il parlare o il mangiare. Infine l'applicazione degli impianti rende possibile la fabbricazione di protesi poco ingombranti. Quando si realizza una protesi superiore si riesce infatti a realizzarla senza palato, cosa estremamente vantaggiosa per il paziente». Come avviene il procedimento per inserirla? «Per inserire gli impianti è necessario un piccolo intervento chirurgico ambulatoriale della durata di circa un'oretta, in anestesia locale, se le condizioni sono favorevoli si procede subito a montare gli attacchi sotto la protesi e a rifinire questa. Il paziente quindi dopo circa due ore esce dallo studio con la sua protesi stabile. Se la situazione è meno favorevole si aspetta la stabilizzazione degli impianti». Sono necessarie visite frequenti successivamente all’applicazione dell’overdenture? «No. Si consigliano delle visite di controllo ogni sei mesi e la pulizia degli impianti almeno una volta l'anno, istruendo naturalmente il paziente a mettere in pratica tutte le misure di igiene domiciliare». Dottor Arturo Marrone, Odontoiatra via Gole di Celano 9 - 65125 Pescara; tel. 085.4151850

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La cura del sorriso

BIANCO

PERFETTO?

Facile ottenerlo AVERE UN SORRISO LUMINOSO È IL DESIDERIO DI MOLTE PERSONE. UN DESIDERIO, OGGI, FINALMENTE REALIZZABILE. GRAZIE A SMILING SYSTEM. UN TRATTAMENTO SICURO, SEMPLICE ED EFFICACE. IL DOTTOR ROCCO AVENTAGGIATO CI SPIEGA TUTTI I VANTAGGI DI QUESTO NOTO SISTEMA DI SBIANCAMENTO di Cristiana Zappoli

C

inema, tv e riviste ci inviano di continuo messaggi che contribuiscono in maniera determinante a creare il canone estetico comune. Personaggi famosi e non che parlano e ridono sfoderando sorrisi bianchissimi dal fascino irresistibile sono protagonisti assoluti sulle copertine delle riviste patinate e nei palinsesti di ogni rete televisiva locale o nazionale. Un bel sorriso, infatti, è la più efficace arma di seduzione. È la parte essenziale di un look curato e accattivante. È un elemento fondamentale di successo nel nostro rapporto con gli altri. Ma

non tutti sanno che avere un sorriso luminoso oggi non è più un sogno: lo sbiancamento dentale è un metodo sicuro ed efficace, per lo meno quando viene eseguito in modo appropriato da mani esperte. In molte riviste di settore - dove sul tema della sicurezza dei trattamenti di sbiancamento dentale sempre più spesso intervengono esperti e professionisti - si afferma che i prodotti che contengono perossido non prevedono alcun effetto collaterale di natura tossicologica. Molteplici studi confermano anzi che lo sbiancamento dentale a base di perossido può diminuire la formazione del-

L’INVECCHIAMENTO DEI DENTI Lo smalto e la dentina non sono chiusi al mondo esterno come molti credono, ma presentano assorbimento e scambio di sostanze con la saliva. È attraverso questi processi che, ad esempio, penetra all'interno del dente il fluoro contenuto anche nei dentifrici per remineralizzare lo smalto e proteggere i denti della carie. Oltre alle sostanze utili però vengono assorbite e si depositano sotto la superficie dello smalto anche sostanze esterne colorate. Questi cromogeni sono privi di funzione, non sono nocivi e non pregiudicano lo stato di salute dei denti, ma contengono dei doppi legami chimici che assorbono la luce e fanno apparire i denti più gialli e più scuri. Con il passare del tempo il dente assume una colorazione sempre più carica. È per questo che una persona adulta, anche se ha sempre avuto un'igiene orale scrupolosa, ha denti più gialli che in gioventù. I denti sono infatti soggetti al naturale processo di invecchiamento, che modifica la composizione dei tessuti, e alle sostanze coloranti assorbite, che si possono togliere solo con uno sbiancamento dentale professionale, perchè lo spazzolamento o la pulizia non riescono a eliminarle.

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Quali sostanze danneggiano i denti

Sono innumerevoli: potenzialmente tutte le sostanze colorate. Tra queste ve ne sono alcune che più di altre hanno questo effetto: catrame e nicotina (presenti nel fumo), tannino (presente nel tè), caffè, vino rosso, tetracicline (categoria di antibiotici) e fluoro (assunto in modo eccessivo attraverso l'esterno, pastiglie e acque fluorate).

la placca dentale e quindi combattere la predisposizione alla carie. Si stima che nel mondo siano stati effettuati circa 40 milioni di sbiancamenti dentali. Negli USA questo procedimento è effettuato con successo dal 77 per cento degli odontoiatri. «Smiling System, noto sistema di sbiancamento utilizzato dai dentisti - spiega il dottor Rocco Aventaggiato Medico Chirurgo Odontoiatra, esperto del settore - è un trattamento che si basa sul Perossido di Carbamide contenuto in un gel trasparente, che sprigiona ossigeno penetrando tra i prismi dello smalto e riportando il colore dei denti al bianco, con conseguente aumento di luminosità del sorriso». II Perossido di Carbamide è composto da Perossido d'Idrogeno (acqua ossigenata) e urea. Una volta applicato sul dente è in grado di liberare questi due composti penetrando tra i prismi dello smalto e sbiancando così i pigmenti colorati anche in presenza di denti particolarmente ingialliti. «Le pigmentazioni dei denti - prosegue Aventaggiato - sono legate alle loro strutture, in particolare a quelle dello smalto, formato da piccoli prismi che hanno un potere assorbente, dando perciò origine alle antiestetiche macchie che scuriscono i denti. Numerosi fattori determinano questi inestetismi: età, fumo, batteri, antibiotici, bevande come caffè, tè, vino rosso, e cibi come carote, barbabietole rosse, mirtilli, liquirizia, sostanze chimiche come fluoro e clorexidina, contenute in colluttori e paste dentifricie». La cosa fondamentale da tenere presente è che questo trattamento, pratico, efficace e sicuro, non danneggia in nessuna maniera lo smalto dei denti, utilizzando un principio attivo già sperimentato da anni negli Stati Uniti. Il dottor Aventaggiato per primo conferma che «recenti studi hanno rilevato la sicurezza dei trattamenti sbiancanti a base di Perossido di Carbamide, come Smiling System, utilizzati sullo smalto dei denti, anche nel caso di uso eccessivo del prodotto. I controlli scientifici fatti al microscopio elettronico non hanno evidenziato effetti negativi sulla durezza dello smalto superficiale e in profondità». Un

trattamento sicuro al 100% dunque, che può portare solo vantaggi al sorriso di ognuno di noi. È assolutamente indolore: dopo aver applicato il gel, infatti, si procede attraverso una lampada LED o Laser. La durata del trattamento Smiling System è variabile in quanto dipende da diversi fattori, come per esempio il fumo o la frequenza all’uso di certi tipi alimentari e bevande da parte del paziente. Da sottolineare, comunque, che il sistema prevede anche un kit di facile uso per il mantenimento a domicilio dei risultati ottenuti, il cosiddetto kit domiciliare: il Quickly Smiling. Anche il livello di bianco raggiunto dipende da diversi fattori, «fondamentalmente dalla durata del trattamento e dalla tonalità originaria

I PRODOTTI CHE CONTENGONO PEROSSIDO NON HANNO EFFETTI TOSSICOLOGICI COLLATERALI di colorazione del dente, diversa per ogni persona». «II tempo per eseguire lo sbiancamento con il sistema Smiling – spiega il dottor Aventaggiato - può variare da 30 a 60 minuti suddivisi in più sedute. Dipende dal colore originario del dente e dalla tonalità del bianco che si vuole raggiungere». La differenza tra Smiling System e gli altri sistemi per lo sbiancamento dei denti è presto detta: Smyling System è un trattamento professionale che agisce solo sulla luminosità dei denti senza l'utilizzo di alcuno strumento dentistico, ma solo sfruttando le proprietà fotoreattive del gel contenente Perossido di Carbamide. Il tutto per raggiungere lo scopo di poter sfoderare un sorriso luminoso e accattivante: il nostro biglietto da visita "naturale" e una delle nostre più importanti armi di seduzione. Non resta che una cosa da chiarire con il dottor Aventaggiato: il trattamento è costoso? «No, ha un costo alla portata di tutti». Parola di esperto. Aventaggiato Rocco, Medico Chirurgo Odontoiatra, 66100 Chieti, viale B. Croce, 234, tel. 0871.574412

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La cura del sorriso

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OGGI È FACILE

ILLUMINARE i nostri denti

UNA VERA INNOVAZIONE, IN QUANTO NON È NECESSARIA NESSUNA PREPARAZIONE DELLA SUPERFICIE DEL DENTE, CIOÈ NESSUNA ASPORTAZIONE DI SOSTANZA DENTALE PER FAR POSTO ALLA FACCETTA, COME SI DEVE FARE PER QUELLE TRADIZIONALI, ESSENDO QUESTE SPESSE COME UNA LENTE A CONTATTO. E NON NECESSITA DI ANESTESIA di Gianfranco Virardi

U

n sorriso bianchissimo e luminoso? Grazie alla nuova tecnologia della porcellana sottile come una lente a contatto, abbastanza trasparente da assomigliare ai vostri denti veri, sviluppata da Lumineers by Cerinate, è oggi possibile. Queste faccette composte in ceramica feldspatica Cerinate sono una soluzione cosmetica permanente, sicura, indolore e sono adatte soprattutto per denti macchiati, scheggiati, scoloriti o disallineati. Sono infatti tantissimi i difetti che possono essere risolti con questo prodotto. «Si possono correggere - spiega il dottor Lanfranco Ginestra, medico chirurgo, specializzato in odontostomatologia - tutte le discromie. Ovvero le discolorazioni dentarie, dovute a cause patologiche (alterazioni metaboliche); assunzione di farmaci, per esempio il tetracicline in età pediatrica; clorosi, cioè l’ assunzione di troppo fluoro con le acque; discromie idopatiche, cioè naturali, o semplicemente il bisogno di avere denti bianchi per motivi estetici. Inoltre si correggono, nei limiti del possibile, diastemi, cioè denti larghi, rotazioni, leggeri accavallamenti, denti troppo corti, o troppo inclinati». Un metodo per sbiancare i denti rivoluzionario, tanto che l’American Academy of Cosmetics Dentistry ha dichiarato che l’intervento sul sorriso è uno dei trattamenti estetici più richiesto e presto anche l’Europa ne verrà conquistata. Le Lumineers vengono prodotte nei laboratori della Den Mat, a Santa Maria in California. L’azienda è stata fondata nel 1974 da Robert Ibsen che, dopo anni di studi su materiali nuovi da introdurre sul mer-

cato dentistico, ha inventato le Lumineers. La peculiarità di queste faccette rispetto a tutte le altre che sono in commercio, è quella di poter essere prodotte con uno spessore sottilissimo, tra 0,2 e 0,5 millimetri. «Non solo - prosegue il dottor Ginestra - la loro durata e resistenza alla frattura è stimata intorno ai vent’anni». Avendo uno spessore molto simile a quello delle lenti a contatto, possono essere applicate senza rischi di problemi gengivali e sono modellabili al colletto senza timori di frattura. L’applicazione non richiede adattamenti dolorosi. «Si applicano - spiega ancora Ginestra - con dei prodotti

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La cura del sorriso PER SAPERNE DI PIÙ SMALTO È il tessuto che ricopre la zona del dente esposta all'ambiente orale. È prodotto durante l'amelogenesi da cellule di origine epiteliale ed è la sostanza più dura del nostro corpo. A livello dei cuspidi dentali ha uno spessore di 2,5 mm, nella porzione cervicale si riduce a 1,5 mm. È traslucido (cioè non ha colore proprio ) ed è formato da tanti mattoni, i prismi dello smalto, tenuti uno vicino all'altro da un cemento. Lo smalto col passare degli anni si assottiglia a causa dell'usura e fa trasparire maggiormente il colore della dentina, caratterizzata da una pigmentazione tendente al giallo. DENTINA È la sostanza compresa tra lo smalto, il cemento alla radice del dente e la polpa. È prodotta dagli odontoblasti della polpa dentaria attraverso un particolare processo noto come dentinogenesi. Si tratta di un materiale poroso di colore giallognolo (con varie sfumature dipendenti da persona a persona) ed è composto per il 65% da materiale inorganico, per il 22% da materiale organico e per il 13% d’acqua. Essendo molto più tenero dello smalto, una volta esposto vi si creano facilmente delle cavità. L'esposizione della dentina è causa del fenomeno detto dei "denti sensibili". POLPA È un tessuto molle che ingloba arteriole, venule, nervo, e particolari cellule dette odontoblasti, capaci di produrre la dentina. È al centro del dente e garantisce l’apporto vascolare al dente, lo drena e gli conferisce sensibilità CEMENTO RADICOLARE È la sostanza che riveste la radice del dente, quando un dente ha una recessione radicolare e il cemento radicolare è esposto è molto frequente un'ipersensibilità in quanto gli stimoli sono molto vicini alla polpa che contiene i nervi.

adesivi di materiale composito». Il dentista non deve quindi usare né il trapano né tanto meno anestetizzare il paziente. Anche i più timorosi, dunque, possono senza nessun problema farsi applicare le faccette Lumineers. «Tutti possono metterle, anche chi ha già delle capsule, in quanto con un sistema adesivo si applicano su di esse, e si possono applicare anche su vecchi ponti e corone. È sempre una buona abitudine, comunque, chiedere un consulto a un dentista abilitato in modo da poter avere le informazioni specifiche per ogni caso». In alcuni casi si rende necessario un piccolo ritocco della superficie dentale, ma le metodiche adoperate non sono affatto invasive. Non necessitano di nessun tipo di anestesia e non causano alcuna sensibilità al paziente. Il trattamento di solito richiede un paio di visite dal dentista e l’applicazione dura circa un’ora. Ma i risultati sono già visibili dopo mezz’ora, come conferma il dottor Lanfranco Ginestra. «Con mezz’ora di tempo si può cambiare un sorriso in maniera radicale». Gli ottimi risultati sono dovuti principalmente al sistema di adesione e cementazione delle Lumineers, l’adesivo Tenure multiple pur pose e il cemento Ultrabond. Solo l’uso sinergico di questi due prodotti dà diritto al paziente a cinque anni di garanzia in caso di distacco o frattura della faccetta. Studio dentistico, Dottor. Lanfranco Ginestra Medico Chirurgo Specialista in Odontostomatologia, Via Portogallo, 2 - 66016 Montesilvano (Pescara) Tel. 085-834574; e-mail: lanfranco.ginestra@fastwebnet.it

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La cura del sorriso

PROTESI FISSA L’ALTERNATIVA ai denti naturali

AVERE UN BEL SORRISO È IMPORTANTE. E LO È ANCORA DI PIÙ SENTIRSI A PROPRIO AGIO IN MEZZO ALLE ALTRE PERSONE. NON SEMPRE AVERE IN BOCCA PROTESI MOBILI RENDE POSSIBILE TUTTO CIÒ. IL DOTTOR RICCARDO DELLA CIANA CI SPIEGA GLI STRAORDINARI VANTAGGI CHE OFFRE, OGGI, L’IMPLANTOLOGIA DENTALE di Gianfranco Virardi

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ggi più che mai, l'estetica, l'efficienza e la sicurezza sono fattori di grande importanza. Tante persone si trovano, anche in un età non più giovanissima, a rimettersi in discussione nella vita professionale, nella vita affettiva e nei rapporti di relazione. Spesso, infatti, usciamo da precedenti relazioni e ricostruiamo

Nella foto a fianco, il dottor Riccardo Della Ciana, medico dentista specializzato in gastroenterologia ed endoscopia digestiva. Attualmente è direttore della clinica odontoiatrica che porta il suo nome. A destra, insieme al suo staff.

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nuove famiglie, rimettendo in gioco la nostra vita, la nostra sicurezza, il nostro coraggio. Ed è proprio per questo che è importante avere un sorriso bello e attraente, che dia sicurezza e tranquillità. Molti pazienti vivono ancora con difficoltà la presenza nella loro bocca di protesi mobili o poco stabili, che provocano difficoltà nel parlare e nella masticazione, avvertendo quasi un handicap e riducendo spesso il contatto con gli altri, declinando inviti a pranzo o a cena per le limitazioni che possono avere nel mangiare certi cibi o per l' imbarazzo di evidenziare la mobilità del proprio apparecchio dentale. «Negli ultimi anni - spiega il dottor Riccardo Della Ciana, direttore dello Studio Odontoiatrico che porta il suo nome - sempre più persone decidono di risolvere questi problemi scegliendo l'implantologia dentale, una tecnica rivoluzionaria per sostituire i denti persi e poter avere in bocca protesi ben fisse e salde come i nostri denti naturali». Questa tecnica nata in Svezia negli anni '60 e usata inizialmente da ortopedici e chirurghi è stata utilizzata successivamente per applicazioni odontoiatriche ottenendo, negli anni '80 la diffusione in tutto il mondo. «L'impianto dentale - prosegue il dottor Della Ciana - è una piccola vite cilindrica in titanio, che viene inserita nell'osso del paziente dove c'è stata la perdita del dente naturale, funzionerà quindi da pilastro per sorreggere successivamente la corona protesica. Si utilizza il titanio perhé è un materiale che non provoca nell'organismo reazioni da corpo estraneo ma anzi stabilisce con l'osso una connessione diretta, che è alla base dell'osteointegrazione, cioè un legame naturale, una vera e propria integrazione della nostra vite con il naturale tessuto os-


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Il caso di un giovane senza canino superiore destro a causa di un trauma, che ha dapprima portato alla frattura della corona, lasciando un frammento radicolare che è stato inizialmente restaurato con un perno moncone e una corona. Dopo un’ulteriore frattura verticale e la conseguente estrazione della radice residua, si è proceduto ad un restauro con un impianto e una corona in metallo ceramica

seo». È stato fatto un grande progresso nella tecnica di inserimento di questi impianti: tale tecnica è completamente indolore ed atraumatica, viene eseguita ambulatorialmente, con una piccola anestesia locale, dura pochi minuti, permette al paziente di uscire dallo studio dentistico in piena autonomia e tranquillità, di svolgere anche il giorno stesso la propria attività lavorativa. «Solo se l’intervento ha avuto una durata superiore all'ora e mezza e vi è stata una qualche forma di sedazione - precisa Della Ciana - è consigliabile che il paziente venga riaccompagnato a casa ed è importante che osservi almeno 24 ore di riposo, in caso contrario lo si può considerare alla stregua di un qualsiasi altro intervento odontoprotesico e dipende dalla reattività individuale il dover osservare un maggiore o minore riposo». L’impianto può essere inserito agli adulti di qualunque età. Nell'adolescenza è sconsigliabile ricorrere agli impianti in quanto non sarebbero in grado di seguire l'os-

so nella sua crescita. Tiene a precisare il dottor Della Ciana: «Praticamente tutti i pazienti possono affrontare l’intervento, sta nell’odontoiatra mettere in luce eventuali controindicazioni per lo più di carattere locale. Le controindicazioni mediche assolute al posizionamento degli impianti sono molto rare. Il rischio di infezione focale con un impianto osteointegrato è molto scarso e sicuramente minore che con un dente devitalizzato. Il limite tra controindicazioni relative ed assolute non è netto e comprende l’analisi di diversi parametri. Pazienti con diabete compensato o con anemia o altre problematiche sistemiche possono essere curati da un team chirurgico ben addestrato che deve attenersi rigorosamente al protocollo chirurgico e alle norme di asepsi. Il consumo di tabacco aumenta il rischio di insuccesso del 10% circa e costituisce una controindicazione a trattamenti più complessi quali gli innesti ossei, ma non è controindicazione assoluta all’inserimento normale

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La cura del sorriso FOCUS:

6 DOMANDE A RICCARDO DELLA CIANA

Chi ha l'osteoporosi può inserire degli impianti? «Sì. Difficilmente l'osteoporosi causa problemi alle ossa mascellari tali da sconsigliare l'uso di impianti». Chi è stato operato di tumore può mettere impianti? «Se non è in chemioterapia, non è stato irradiato nei sei mesi precedenti e gode di buona salute, la risposta è sì». Si sono verificati casi in cui il paziente ha riportato una parestesia permanente della zona mandibolare dopo l'inserimento di un impianto. Perché è successo? «È successo perché il chirurgo non ha valutato attentamente gli spazi disponibili e ha causato una lesione del nervo mandibolare. È un errore grave ma è un errore operativo e non una complicanza». Secondo lei si possono collegare con un ponte denti naturali e impianti? «No. Il dente naturale presenta un’elasticità durante la masticazione, determinata dalla presenza del legamento parodontale che l'impianto non possiede, in quanto viene integrato dall'osso per anchilosi. Questo fa sì che durante la masticazione si creino delle microtensioni sulla struttura protesica che potrebbero causare la rottura o la frattura dell'impianto». Persone portatrici di handicap possono accedere a questo tipo di intervento? «L’intervento di implantologia presenta le stesse problematiche di qualsiasi altro intervento odontoiatrico, pertanto un ambulatorio privato o una struttura pubblica che sia attrezzata per curare pazienti handicappati potrà svolgere questo intervento. Anche se nulla impedisce l’inserimento di impianti in tali pazienti, sta alle capacità del clinico valutare i rapporti rischi-benefici di un simile trattamento, tenuto conto che il successo a lungo termine degli impianti è strettamente legato alla capacità di mantenere un’elevata igiene orale, il che non è sempre facilmente realizzabile nel paziente handicappato». Se si deve eseguire una rigenerazione ossea l’intervento si complica? E in che modo? «In alcuni casi la quantità di osso presente non è sufficiente all’inserimento di impianti di lunghezza adeguata né ovviamente alla loro stabilità. Oggi sono disponibili diverse tecniche chirurgiche per la rigenerazione dell’osso ai fini implantari. Questo richiede che l’operatore sia esperto e che il paziente sia informato circa le modalità di esecuzione. Spesso queste tecniche devono essere eseguite prima del posizionamento degli impianti per poter aumentare l’osso e solo dopo 6 mesi si possono inserire gli impianti che dovranno attendere ancora qualche mese per essere caricati».

di impianti». E i rischi del post-operatorio? «Sono gli stessi rischi che si corre in un comune intervento odontoiatrico. L'anestesia è esattamente la stessa e le complicanze post-operatorie sono assimilabili per entità a quelle che si possono verificare dopo un’estrazione. Quindi parliamo di piccoli sanguinamenti, leggero gonfiore da edema infiammatorio, possibilità di infezione da parte di batteri presenti nel cavo orale. La complicanza infettiva è la causa più comune di insuccesso. È però agevolmente controllabile con l'uso di antibiotici e dell'igiene orale. Lesioni più gravi si possono determinare solo per imperizia o incidente fortuito durante l'intervento, ma sono assimilabili ai rischi che si corrono quando si interviene per l'estrazione dentale. La pianificazione accurata dell'intervento con l'aiuto di radiografie pone al riparo dall'errore». La durata dell’intervento dipende strettamente dalla complessità dello stesso: da meno di un’ora per un impianto singolo in presenza di un volume osseo sufficiente ad alcune ore (tre al massimo) se si devono posizionare numerosi impianti in una cresta che deve essere rialzata o in caso di rialzo del seno mascellare. Le protesi inserite durano anni, esistono ormai in letteratura controlli che attestano il buon funzionamento di protesi ormai da più di 15 anni. Ovviamente nella protesi implantare assume un’importanza fondamentale il mantenimento degli impianti da un punto di vista igienico e da parte del professionista che li ha inseriti. I denti devono essere la-

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vati normalmente e i punti di sutura che possono essere di seta o di altro materiale riassorbibile o no devono essere sciacquati con collutorio a base di clorexidina o detersi con un cottonfioc imbevuto di collutorio o di acqua ossigenata. «Esistono soluzioni protesiche più azzardate - continua il dottor. Della Ciana - dove gli impianti inseriti sono particolarmente corti magari in sedi dove il carico masticatorio è elevato ed altre molto sicure come le protesi fisse complete eseguite in sede mandibolare e appoggiate su alcuni impianti interforaminali di notevole lunghezza. Queste ultime hanno sicuramente una prognosi più favorevole». A seconda del numero dei denti mancanti verranno inseriti un numero congruo di impianti in modo da sorreggere con sicurezza e predicibilità la successiva protesi fissa che avrà, grazie alla presenza dei nuovi pilastri, un’estetica assolutamente naturale. Ed essendo fissata solidamente ai nostri impianti permetterà una funzione masticatoria, pari ad una dentatura naturale. Riccardo Della Ciana non ha dubbi: «È questa la vera rivoluzione per i pazienti, che dopo anni di difficoltà nella propria funzione masticatoria, ritroveranno il piacere, la sicurezza, il gusto del mangiare tutto quello che desiderano con disinvoltura. E ritroveranno nuovamente la gioia di socializzare e divertirsi». Dr. Riccardo Della Ciana C.so Umberto I, 162 Tel. 0733.816001 - 62012, Civitanova Marche (Mc)






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