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FUGACE
Otto brevi ed efficaci tentativi di fuga immaginaria raccontati da otto audaci ed aspiranti escapisti
INDICE 1 2 3 4 5 6 7 8
Sotto il ponte di Verona Zanna Bianca La Pasqua del Signor Ping La dittatura del Cristianesimo Super Mario e il Bro Politically Incorrect La lampada della Concordia Oliver Styles
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Sotto il ponte di Verona
È risaputo da tutti i veronesi che sotto il Ponte di Verona ci vive una vecchia scorreggiona. Quello che non tutti sanno è che in realtà si tratta di una povera senzatetto di nome Tiziana, a cui è stato affibbiato un soprannome non molto veritiero che la spinge a nascondersi dagli altri per la vergogna. Inoltre, la chiamano così anche se lei scorreggia nella media. La gente aveva cominciato a chiamarla “scorreggiona” dopo che, a seguito di una grossa lite fra Tiziana e suo marito, questo, molto offeso, aveva deciso di lasciarla per trovarsi un altro ponte, mettendo in giro la voce che oggi tutti conoscono. Additata, derisa, ingannata Tiziana decise che era giunto il momento di risollevare la propria immagine. Pensò che se fosse andata in ospedale per fare una colonscopia, avrebbe potuto provare che lei, con la flatulenza, non aveva nulla a che fare. Giunta in ospedale, i dottori esclusero ogni problema di natura gassosa, ma fecero allo stesso tempo una scoperta sconcertante. Risultava dalle analisi che Tiziana ospitasse nel suo intestino certi batteri che normalmente non si dovrebbero trovare fra la flora batterica intestinale delle persone, per cui decisero di approfondire la questione prelevando campioni su campioni, analizzandoli e studiandoli in laboratorio. A Tiziana dissero di doverla ricoverare, ma che non si sarebbe dovuta preoccupare, erano solo accertamenti. Certo non si aspettavano ciò che avrebbero scoperto: avevano fra le mani il batterio che ogni superpotenza bramava, dal momento che era la componente mancante per sfornare la più potente arma chimica del mondo. Rendendosi conto dell’inaspettato potere che si erano ritrovati fra le mani, i medici impedirono alla donna di allontanarsi dall’ospedale suscitando in lei ansia e preoccupazione. 02
Dopo diversi tentativi caduti a vuoto di farsi dare spiegazioni, un’infermiera compassionevole decise di riferirle il poco che sapeva, cioè che Tiziana, in quel momento, rappresentava per loro una risorsa troppo preziosa, vietandole così di allontanarsi. Tali informazioni altro non fecero se non peggiorare i timori della donna, che non poteva credere di essere la potenziale causa di una Terza Guerra Mondiale. Iniziò a progettare modi per fuggire e far perdere le proprie tracce, senza venirne a capo. Per sua fortuna, ricoverato accanto a lei si trovava un bambino che lì in ospedale ormai era di casa, a causa della sua storia travagliata. Questo bambino, un orfano, conscio di ciò che stava accadendo, decise di aiutare Tiziana. Scelsero di agire in quella che poteva sembrare una sera come tante, dopo l’ultimo giro di visite. Orfano, travestitosi da infermiere, e Tiziana, camuffata da malata su una carrozzina, attraversarono i corridoi e fuggirono. Una volta fuori, passarono un po’ di tempo nascondendosi di rifugio in rifugio, cercando di decidere come agire: perchè non sfruttare la situazione a proprio vantaggio, perchè non uscire allo scoperto e fare un sacco di soldi? Avrebbero anche potuto comprarsi una casa sotto il ponte di Verona. Rimuginarono a lungo. Nella vita Tiziana, il cui problema principale fino ad allora era stata la nomea di Scoreggiona, era sempre stata una senzatetto. Tutto sommato le piaceva quella condizione, non avrebbe nemmeno saputo cosa farsene di tutti quei soldi. A lei importava solo riavere la propria dignità. Fu così che capì cosa fare: intercettò i medici e le autorità, che non avevano mai smesso di cercarla, e propose loro un accordo. Lei non li avrebbe smascherati di fronte al mondo per quel che erano, dei criminali che sfruttavano le disgrazie altrui per personale profitto, se loro in cambio le avessero dato il certificato che le spettava per mettere a tacere una volta per tutte le dicerie sul suo conto. I medici accettarono l’accordo, rilasciando il certificato tanto bramato da Tiziana, che riuscì così non solo a riabilitare il proprio nome, ma anche e soprattutto a salvare l’umanità.
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Zanna Bianca
Un giorno un ragazzo di circa vent’anni chiamato Giuseppe perse un dente inciampando in un gradino e cadendo maldestramente a terra di faccia. Il dente era per la precisione un incisivo. Avendo un altro ragazzo poco lontano assistito alla scena, gli si avvicinò sincerandosi delle sue condizioni e offrendogli aiuto. “Amico, che caduta. Ti senti bene?” “Credo…credo di fì” tentò di rispondere Giuseppe con la bocca tutta impiastricciata di sangue. “Penfo proprio di dover correre dal dentifta”. “Aspetta un attimo, amico” disse l’altro “Lascia che ti aiuti io, sono capace!” E fu così che prese a raccontargli dei suoi studi su una certa corrente di pensiero anarchico, secondo cui i dentisti sono tutti dei ladri, carogne da boicottare, e così via. Giuseppe si decise a seguirlo. Ancora sporco di sangue, Giuseppe entrò in casa del suo ospite, ritrovandosi davanti a uno spettacolo quantomai bizzarro: una collezione di denti di ogni genere, comprese zanne animali. Fra quelli il suo ospite gli chiese di scegliere, assicurandogli che lui stesso si sarebbe occupato dell’intervento di sostituzione del suo incisivo rotto. “Ho appena incorniciato il diploma di studio” gli riferì. Colto alla sprovvista, ma anche emozionato all’idea, Giuseppe scelse una zanna di un lupo, che gli venne attaccata in una maniera artigianale ma comunque ben fatta. Sentendosi rinato, se ne tornò a casa. Dopo un momento iniziale di euforia e compiacimento però, qualcosa si incrinò nella percezione di Giuseppe. Non sapeva se dipendesse dalle prese in giro della fidanzata, o dalle continue occhiate dei curiosi, ma ben presto il giovane si fece assalire dai dubbi. Tanto fu il tempo passato a rimuginarci su che ne uscì traumatizzato. Passarono gli anni, e proprio quando credeva di aver superato la questione, un giorno il povero Giuseppe incontrò un amico da poco guarito da un’operazione a un 06
dente. Tale fu lo shock di Giuseppe alla vista del dente operato, che subito riprecipitò in un caos di pensieri così disordinato da costringerlo ad andare in terapia. Non passava giorno in cui non sentisse pulsare la sua zanna, nè diminuivano i pianti davanti allo specchio ogni volta che era costretto a lavarsi i denti. Improvvisamente il giovane ricevette una chiamata che gli annunciava tristemente la notizia della morte di suo padre. Si trovava alle camere ardenti a piangerlo quando fu colto da un’illuminazione “Io e mio padre siamo sempre stati comparati per i nostri denti!” Pensò Giuseppe. “In nulla ci assomigliavamo se non per la dentatura!”. In uno stato di eccitazione quasi mistico, intercettò il momento in cui nessuno poteva notarlo per rubare i denti del morto, esaltato dalla possibilità di cancellare una volta per tutte la zanna dalla sua vita. Ciò che Giuseppe non aveva previsto era che non avrebbe passato un singolo giorno della sua vita senza pensare al padre ogni volta che avesse aperto bocca. Il periodo oscuro ricominciò. Ricominciarono gli attacchi di panico. Non potè fare altro che rivelare il suo segreto allo psichiatra, che gli consigliò di andare da un bravo dentista per procurarsi dei denti completamente nuovi. Venne il giorno dell’appuntamento, così il ragazzo si preparò e uscì, diretto allo studio del dentista consigliatogli dal suo medico. Immerso com’era nei suoi pensieri non si rese neanche conto della figura che gli si parò davanti in mezzo alla strada. Giuseppe stentava a credere che la figura che gli si parava davanti fosse proprio lui, la causa dei suoi problemi! “Giuseppe, amico, cosa sono quei denti nuovi? Vieni da me, ti propongo un’offerta che non potrai rifiutare. Hanno appena scoperto una nuova razza di Gorilla con una dentatura molto simile a quella umana ma con quel tocco di animalesco che ci piace”. Giuseppe però decise che era ormai stufo di tutto quello e si ribella dicendo no all’Anarchico una volta per tutte e si diresse dal dentista. Decise quindi di farsi rimuovere tutti i denti e ribellarsi così ai canoni estetici della società. Finalmente era libero.
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La Pasqua del Signor Ping
Sull’isola di Pasqua è ormai arrivata la Pasqua. Quest’anno, però, sull’isola di Pasqua la domenica di Pasqua si trova anche un uomo, uno che nella vita ha sempre cercato di inseguire questo tipo di coincidenze (l’anno prima si trovava a Beirut per fare bei rutti), tanto ossessivamente da arrivare ad impazzire. Lui però non si sente pazzo, piuttosto può dire di essere un uomo compiuto: nonostante non avesse mai superato l’esame di stato in terza media era riuscito a raggiungere i suoi obbiettivi, contrariamente a quello che gli hanno sempre detto i suoi professori. Allora il pazzo decide di fargli sapere che nella vita lui ce l’aveva fatta e gli manda una sua foto all’isola di pasqua augurando buona pasqua a tutti i suoi professori dell’esame di stato. I professori, ricevendo questo messaggio, rimangono sbalorditi e si iniziano a chiedere quale sia il loro senso nella vita, perché hanno sempre insegnato agli studenti come raggiungere il proprio obbiettivo, senza mai però raggiungerne loro stessi uno. Sono gelosi del pazzo e quindi decidono, tutti insieme una sera, che avrebbero dovuto scrivere su un pezzetto di carta quello che d’ora in avanti sarebbe dovuto essere il loro obbiettivo, per poi bruciare i bigliettini nella speranza di realizzare i propri sogni. Uno di loro, Franco, il professore di ginnastica, aveva però fatto finta di scrivere qualcosa perché lui non ha mai avuto un obbiettivo nella vita e non era riuscito a trovarlo in una breve serata passata con gli altri amici. Decide quindi che, una volta bruciati i bigliettini ed essere rimasto da solo, li avrebbe ricomposti per rubare il sogno di qualcun’altro e riuscire finalmente a identificarsi in qualcosa trovando un’identità e uno scopo da perseguire. 10
Riesce a ricostruire il desiderio di Ping, insegnante di chimica di origine cinese, e inizia a identificarsi in lui: si fa chiamare Franco Ping, si appropria del suo sogno e prende la sua identità . Vede finalmente un nuovo mondo pieno di possibilità aprirsi di fronte a lui e decide di licenziarsi per andare in Cina lasciando tutto e tutti alle sue spalle. Franco Ping è finalmente cambiato: ora nega tutto quel sistema che lo ha oppresso e gli ha tolto ogni possibilità di sognare e partendo per la Cina inizia la sua ribellione.
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La dittatura del Cristianesimo
C’era una volta un angelo custode che stava alla destra di Gesù, poichè questo era mancino. Gesù era il suo migliore amico, facevano tutto insieme, spesso andavano al bar dopo lavoro, erano considerati l’anima della festa. Un giorno, mentre si rilassavano al bar, comparve uno straniero a chiedere di loro. Gli riferì che sulla terra c’era un bambino in pericolo, doveva essere salvato. Siccome proteggere bambini era la specialità dell’angelo custode, quest’ultimo non se lo fece ripetere due volte e planò sulla Terra in cerca del piccolo. Ciò che non poteva sospettare era che lo straniero avesse inventato tutto, col solo scopo di ingannarlo per accaparrarsi i suoi poteri. Nè si aspettava che avesse complici nel delitto che stava tentando di compiere. Gli angeli non dubitano della bontà innata degli altri, di solito. Per questa ragione, mentre cercava un segnale che gli indicasse dove giaceva il bambino causa della sua chiamata, cadde nella trappola che gli era stata tesa. Sceso in Terra, l’unica presenza in cui si imbattè fu un clochard lungo la strada. All’apparenza innocuo, in realtà si celava sotto i panni sporchi da senzatetto l’uomo più saggio del mondo, che compariva sulla terra alle persone e alle anime solo quando questi erano veramente nel momento del bisogno. Sebbene i messaggi che questo mandava fossero quantomai criptici -anche l’angelo faticava a comprenderne il senso immediato- al momento opportuno acquisivano una chiarezza quasi accecante. L’angelo custode credeva che potesse aiutarlo a trovare questo bambino, poiché mai gli era capitato di non riuscire a portare a termine un proprio lavoro, e per tale ragione credeva che il saggio si fosse mostrato a lui. 14
Fu mentre si stava scervellando sul significato di un certo riferimento al formaggio che comparve la donna più affascinante che avesse mai visto. In quanto entità spirituale, l’angelo non avrebbe dovuto far caso a frivolezze del genere, ma era davvero impossibile ignorare il magnetismo che la donna emanava. Per questo la seguì come lei gli aveva detto di fare. Giunsero in un vicolo cieco, poco distante dal centro della città, la donna si fermò e attese, l’angelo fece lo stesso. Stava cercando le parole da usare, quando improvvisamente venne accerchiato da quattro ormoni tarchiati. Gli ammonimenti del vecchio saggio gli tornarono alla mente e d’un tratto capì che se non fosse fuggito subito le cose per lui si sarebbero messe male. Iniziò a volare più in fretta che poteva, mandando segnali al suo migliore amico Gesù in cerca di aiuto, ma tutti e quattro i tirapiedi, più la donna, gli stavano alle calcagna. Per sua fortuna, lungo il percorso incappò in una bancarella di cianfrusaglie varie, e comprese di doverle usare per difendersi. Infatti, in quel periodo, in città stava dilagando un’epidemia di eretici e di ateismo, per cui tutti quanti stavano iniziando a dubitare della loro fede nel cristianesimo, avvicinandosi a stili di vita spirituali provenienti dall’India e da altri posti esotici. Veniva dato molto credito al potere dei talismani e degli amuleti, per questo era molto comune trovare lungo le strade negozi improvvisati dove si vendeva ogni sorta di pietre, talismani e amuleti. Fu così che l’angelo afferrò una manciata di questi talismani e li scagliò contro i suoi inseguitori come delle piccole freccette; sapeva che avrebbero arrestato la loro corsa per salvare i talismani. L’angelo riuscì a seminarli, raggiungendo Gesù in centro città e insieme a lui diede inizio a una vastissima operazione di stabilizzazione del cristianesimo come religione principale. Ecco come ebbe inizio la dittatura del cristianesimo che tutt’ora va avanti.
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Super Mario e il Bro
Mario Rossi, nato in Italia e naturalizzato giapponese, fa di mestiere l’imprenditore. Nonostante abiti in Giappone da dodici anni, si è sempre rifiutato di imparare il giapponese e ha continuato a parlare con tutti in italiano, rimanendo un po’ incompreso. Da qualche tempo, il Signor Rossi ha deciso di fare il suo ingresso in politica candidandosi come presidente dell’isola del Giappone. Una scelta che appare singolare, considerate le premesse; una scelta più che logica per l’uomo che ha la pretesa di far imparare l’italiano a tutti i giapponesi. Il primo intoppo che sorge è semplice: ogni candidato deve essere nato in Giappone. Semplice per tutti, tranne che per Mario Rossi, che parte alla ricerca di aiuto. Non saranno avvocati o italianofili ad aiutarlo, bensì il venditore di noodles sotto casa da cui si ferma ogni giovedì. Questo ha rivelato al Signor Rossi di aver sempre guardato cinepanettoni e che da sempre sogna di vivere una vita da protagonista, tanto che è arrivato a farsi chiamare Clistian De Sica, in onore del suo grande idolo. Mario Rossi non può sperare in un aiuto migliore: il suo compare giapponese, da dodici anni a questa parte, ha messo a punto uno speciale tipo di noodles, rimasto a fermentare talmente tanto da aver assunto potenzialità estremamente letali e ora pensa proprio di usarlo come arma chimica per minacciare il Giappone intero, dando la possibilità a Mario di candidarsi per la presidenza nonostante le leggi glielo impediscano. Questi noodles - dai due chiamati con il nome in codice di “Spaghetti”purtroppo non sono abbastanza, perciò la strana coppia ragiona su come trovare un luogo dove riprodurre gli Spaghetti esattamente identici senza spendere troppo visto il budjet limitato. 18
Vengono a conoscenza di una zona remota del Giappone, dove si trova un fablab che produce noodles al laser. É così che organizzano una trasferta al fablab. Al primo problema, tuttavia, se ne aggiunge un secondo, poiché nè Mario nè Clistian hanno fondi sufficienti per produrre grandi quantità di spaghetti letali. In attesa della partenza, colto da lancinanti crampi allo stomaco per la fame notturna, Clistian De Sica malauguratamente si cucina i letali Spaghetti al posto dei suoi soliti noodles: immediatamente cambia colore in viso, gli occhi cominciano a girare e la lingua gli si gonfia tanto da impedirgli di parlare. Mario, nel panico, corre con lui in ospedale, senza riuscire a spiegarsi con i medici giapponesi. Decide di tentare il tutto per tutto, spinto dalla consapevolezza di non poter vivere senza Clistian. Raccimola gli spiccioli necessari per raggiungere al più presto la Germania. Fortunatamente aveva capito bene la conversazione, poiché, appena arrivato, illustra senza difficoltà la situazione di Clistian ai medici italiani, che gli somministrano una porzione di veri spaghetti italiani conditi con endorfine e 2 cc di quell’altra cosa, e come per magia Clistian si riprende. Clistian non è il solo ad averla scampata: tutti i giapponesi sono salvi, in effetti, in quanto Clistian ha mangiato l’unica dose di spaghetti letali esistente. Mario e Clistian si guardano negli occhi e con quello sguardo si sono detti di rimanere in Germania, dove è pieno di gente che parla italiano, grandi appassionati di cinepanettoni e grandi quantità di spaghetti veramente buoni, lasciando i giapponesi in Giappone a parlare giapponese.
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Politically Incorrect
È mattina. Non prestissimo, insomma, non è che non c’è proprio nessuno in giro. Non è neanche tardi però, cioè non si vedono ancora i giovani appena emersi dalle oscurità delle loro stanze diretti ai brunch con gli amici. È mattina, discretamente presto, quando Giuda corre sul Suv fiammante verso la panetteria per prendersi il solito cornetto. Il morso della fame è tanto forte da fargli perdere il nume della ragione, portandolo a commettere una gravissima infrazione morale, investire un anziano disabile, la cui unica colpa è quella di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Alla scena assistono sbalorditi un vigile, un carabiniere e un poliziotto. Come se nulla fosse, Giuda parcheggia nel posto riservato ai disabili e, impaziente, raggiunge il suo cornetto al pistacchio. Mentre questo accade, il vigile dirotta il traffico, i suoi colleghi si dividono: uno cerca di salvare l’anziano malcapitato ormai in fin di vita, l’altro entra in panetteria con le manette in vista. Giuda, non si sa bene come, non ricorda nulla dell’accaduto e trova riprovevole essere accusato di un crimine da lui non commesso, per di più proprio quando è sul punto di addentare il suo cornetto mattutino. Inalberato com’è, inizia ad accusare il poliziotto di aver inventato l’anziano disabile investito solo per poterlo incastrare. Saltano fuori assurdità da far accapponare la pelle: pare che Giuda sia un sostenitore di certe ideologie, quali la teoria complottista Qanon, in attesa di captare segnali in codice morse emessi da Trump. A pochi metri da questo sconcertante teatrino, l’anziano Abraham muore. Ciò che accade dopo nessuno lo sa dire. Ma noi sappiamo che l’anima del vecchio si trasferisce nel corpo di Giuda che, per lo shock, sviene. Quando si riprende è in ospedale con la camicia di forza. Bizzarro, pensa fra sè, fino a un secondo prima passeggiava lungo la strada, e adesso si trovava legato a un letto d’ospedale.
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A prestare attenzione, in effetti, non si trovava nel suo corpo però. Nonostante non potesse muoversi, si sentiva molto più vigoroso di quanto non capitasse da tempo. Improvvisamente realizza che è avvenuto uno scambio di anime. L’anima di Abraham nel corpo di Giuda cerca di contattare un’infermiera, che però non gli crede, somministrandogli un calmante. Giuda/Abraham viene catapultato in una dimensione mistica, di viaggi astrali fra mondi strani e deformi. Più si inoltra nel trip, più l’anima di Abraham rivive il trauma dell’episodio che lo ha reso disabile. Si ricorda di quando era un senzatetto che viveva per strada e si ricorda di come ha perso le gambe per ipotermia durante una gelida notte d’inverno. Quando il trip si interrompe e Abraham si sveglia pensa di approfittare delle gambe sane del suo nuovo corpo. Non provava la sensazione di poter controllare le gambe da tempo immemore ormai, da sempre, gli sembra. Si alza dal lettino, fa qualche passo. È un’emozione unica. Talmente forte è l’estasi che prova che si mette a ballare per la stanza, cadendo e rialzandosi, per poi cadere ancora e rialzarsi nuovamente. Il fastidio della camicia di forza, che gli fa mancare l’equilibrio, non è minimamente comparabile alla gioia di poter camminare. Abraham pensa che è così felice che potrebbe arrestarsi il cuore da un momento all’altro. Purtroppo accade davvero. Cade a terra, ma non si rialza. Quando un’infermiera lo trova, biascica alcune parole, non può proprio tenere per sé certi sentimenti incommensurabili. Di essere compreso davvero non gli importa nulla, non più ormai. Quello che sa di per certo, una volta essersi ripreso, è di avere un’anima saggia nel corpo di un meraviglioso, affascinante giovane, un corpo che non aveva mai avuto neanche quando lui stesso era giovane. Pare essersene accorta anche l’infermiera che lo ha salvato in effetti. Uno così non lo considererebbe in situazioni normali. Lei sa come sono quelli con un corpo così, e lei ha sani principi femministi, certi valori imprescindibili che quelli con un certo fisico deridono. Eppure quell’uomo è diverso, se ne accorge parlandogli. Non le interessa che sia sorvegliato da agenti di polizia, nè che sia legato al letto. Uno così, si dice, non lo trovo più. La decisione è definitiva. Altro non resta da fare che liberarlo, per poi fuggire lontano insieme. 23
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La lampada della Concordia
C’era una volta un grande palazzo. Nei suoi tempi d’oro era stato un famosissimo Hotel di lusso, poi era diventato un centro conferenze, infine si era trasformato in piani su piani di uffici. Un uomo aveva abitato quel palazzo sin dal principio e lo aveva visto invecchiare insieme a lui. Nello scantinato questo vecchio signore aveva adibito uno stanzino a magazzino, e ogni volta che aveva un attimo di tempo andava a rifugiarsi lì, dove erano collezionati oggetti di qualsiasi genere. Si trovavano principalmente libri, ma anche oggetti di uso comune, come tazze, cucchiai, diffusori per ambienti, una collezione di coltelli, candele profumate, album fotografici e così via. Un giorno si recò al magazzino per lucidare una lampada che gli era stata regalata da sua madre quando lui era ancora piccolo e timoroso del buio. Era un gesto che lo faceva stare bene. Perso com’era nei suoi pensieri, non si accorse dell’arrivo di una bambina, che gli raccontò di essersi smarrita. Il vecchio, lì per lì, si sentì paralizzato, non sapeva come comportarsi dal momento che non vedeva un bambino da tempo. Alla fine, per non farla spaventare, iniziò a chiacchierare con lei e a raccontarle storie sui suoi oggetti. Mentre parlavano, la bambina lo trasportò ai suoi ricordi d’infanzia, facendolo sentire così felice da indurlo a pensare a un pensiero rivoluzionario: donarle la lampada di sua madre. Dentro di lui si consumò una battaglia asprissima tra i suoi istinti più contraddittori: da un lato non voleva assolutamente separarsi da quella lampada, sentendo di doverla custodire in quanto tramite alla sua vita passata, dall’altro sentiva anche che avrebbe dovuto compiere questa metamorfosi, sapeva che ormai non gli restava tanto da vivere. 26
Gli costò molto coraggio e una buona forza di volontà, visto quanto era legato alla lampada, ma alla fine si rivelò essere un gesto necessario, dal momento che lui era solo al mondo e voleva lasciare un segno di sé. Grazie alla sua buona azione, l’uomo potè finalmente riconciliarsi con sé stesso e con il mondo esterno. Come salì le scale, superando lo scantinato per dirigersi al piano terra, così riemerse alla vita, a cui da tempo ormai pensava di aver rinunciato. Visse il tempo che gli restava come un vecchio felice, portando il sorriso nelle grigie giornate dei lavoratori, piano su piano.
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Oliver Styles
Questa storia inizia nell’Inghilterra della seconda rivoluzione industriale con un orfanello che vaga solitario, impaurito ed in balìa delle vie affollate di Londra. Questo povero orfanello viene rapito da una banda di ladroni che lo ricatta: riceverà cibo e protezione, in cambio dovrà rubare per loro. In alternativa, la morte. Dal momento che lui non era mai stato un bambino molto scaltro, decide di tentare un solo, grande, decisivo colpo per scagionarsi dalle grinfie del gruppo di ladroni e vivere la sua vita da orfano libero. Viene a sapere che che l’oggetto più prezioso custodito a Londra in quel momento è un telescopio. Si ingegna per farsi amico un bidello dell’università di Oxford, che gli conferma la posizione del telescopio in università, e inizia quindi ad escogitare il suo piano d’azione. Decide di intrufolarsi durante la notte da una finestra, rompendola. Entrando, però, scivola sui cocci di vetro rotto, cade all’indietro sbattendo la testa e sviene. Inizia ad avere una specie di visione, qualcosa di strano: si trova in un luogo oscuro, vede in lontananza una flebile luce e sente suoni indistinti. A prestarci più attenzione, capisce che si tratta di una voce. Capisce anche che deve dirigersi verso essa. Corre nella direzione da cui gli arrivano quei segnali, la voce si fa sempre più forte, gli sta parlando, un bravo bambino come lui, dice, non dovrebbe sottostare a dei ladruncoli da quattro soldi perché lui è migliore di questo. Proprio quando raggiunge la luce si sveglia. Non è sicuro di cosa gli sia appena capitato, ma si sente montare una rabbia da dentro sempre più forte, alimentata dal risentimento e dalla tristezza per la sua condizione e odia essere sottomesso a una banda di malviventi. Sa di dover sfruttare questi sentimenti finché sono così forti perchè gli infondono il coraggio necessario per fuggire, e rimuovere per sembre questo lato negativo della sua vita. 30
L’Anarchico al comando dei ladroni, un uomo brutto e antipatico, quando viene a sapere di questo gesto, va su tutte le furie e ordina la cattura immediata dell’orfano. Teme che un gesto del genere possa istigare altri sottomessi a trovare il coraggio di ribellarsi. Il povero orfanello, che non poteva certo permettersi di farsi catturare, trova un sistema per camuffarsi al meglio, sfruttando le poche abilità che i ladri gli avevano insegnato. La fortuna, tuttavia, gira in modi che spesso sono incomprensibili per gli uomini, per cui l’orfanello si stupisce di riuscire a rubare solo vestiti da donna. Dopo qualche tempo, il bambino fa il suo ingresso nella Londra industriale come una bellissima giovane ragazza, di cui nessuno sapeva niente, nè il suo nome, nè da dove venisse. Frequenta i bar più alla moda, le biblioteche e viene invitata nei ristoranti più lussuosi della città. Scopre di sentirsi estremamente a proprio agio a vivere una vita così: da povero orfano che era alla mercé di tutti, a giovane donna autonoma ed affermata nella quale si identifica pienamente. In un mondo in cui le persone diventavano delle macchine, in cui gli orfani non avevano una famiglia ed erano costretti a lavorare, lui era diventato una donna.
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