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FREEPRESS Mensile di cultura e spettacoli ottobre 2017 n.33 ROMAGNA&DINTORNI

R O M A G N A & D I N T O R N I

OTTOBRE 2017

Un particolare del Ritratto di Adele Bloch-Bauer di Klimt realizzato a mosaico da Sicis e in mostra nell’ambito della Biennale di Ravenna, di cui si parla a pagina 24

IL MOSAICO CHE VERRÀ TORNA LA BIENNALE INTERNAZIONALE DEDICATA ALLE TESSERE CONTEMPORANEE ALL’INTERNO musica • teatro • cinema • libri • arte • junior • gusto

• Redazione tel 0544 271068 • redazione@ravennaedintorni.it • Pubblicità tel. 0544 408312 • info@reclam.ra.it

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ISSN 2499-0205


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GLI EVENTI A PALAZZUOLO SUL SENIO

Info: 055 8046125 - www.prolocopalazzuolo.it

1 ottobre MOSTRA MERCATO "PALAZZUOLO IN PIAZZA" Anteprima della "Sagra del Marrone" con le eccellenze gastronomiche, artigianali ed industriali palazzuolesi esposte in piazza IV Novembre

APPUNTAMENTI GOLOSI NELL’ALTO MUGELLO

8, 15, 22 e 29 ottobre SAGRA DEL MARRONE E FRUTTI DEL SOTTOBOSCO Mostra mercato del Marrone IGP del Mugello fresco e lavorato, dei frutti dimenticati e di tanti altri prodotti tipici gastronomici e artigiani. Stand gastronomici, animazione e truccabimbi.

2017

Un viaggio in autunno nell’Alto Mugello, territorio Toscano che guarda l’Emilia Romagna, permetterà ai golosi di assaggiare i piatti della cucina di tradizione e acquistare tanti prodotti tipici tra cui il prelibatissimo Marrone IGP (Indicazione Geografica Protetta). A MARRADI si svolge nelle quattro domeniche d’ottobre 8, 15, 22 e 29 la 54^ SAGRA DELLE CASTAGNE: ci saranno stand gastronomici con la mitica torta di marroni, i tortelli, il tronco, il castagnaccio, le marmellate di marroni, i marrons glacés, i “bruciati”, etc. Al self service “Il Riccio” degustazione di piatti della cucina marradese. Nei pomeriggi musica e varietà, attrazioni per bambini e uno spettacolo di illusionismo. Marradi sarà collegata dal tradizionale treno a vapore alle città di Rimini, Cesena e Faenza il 22 ottobre, il 29 da Ravenna. Nel borgo medioevale di PALAZZUOLO SUL SENIO “Villaggio ideale d’Italia” il 1 ottobre ci sarà la Mostra mercato "PALAZZUOLO IN PIAZZA" e nelle domeniche successive 8, 15, 22 e 29 ottobre si terrà la SAGRA DEL MARRONE E DEI FRUTTI DEL SOTTOBOSCO con

lo stand gastronomico e i pomeriggi musicali. Ci saranno i prodotti tipici con il marrone che diviene assaggio gustoso di topini, di torta di marroni, di tortelli ripieni di crema di marroni ecc. Ai marroni, faranno da corona il “fungo porcino”, i tartufi, i frutti dimenticati ecc. Appuntamento a FIRENZUOLA il 16 e il 22 ottobre con DAL BOSCO E DALLA PIETRA: mostra di manufatti in pietra serena e mercato dei prodotti locali: il marrone IGP Mugello e le patate, il farro, i frutti dell’autunno ecc. Suggestiva visita guidata in cima alla Rocca di Firenzuola con panorama mozzafiato. Stand gastronomici a kmO. Attività per famiglie e bambini. Nelle stesse domeniche a Pietramala (Firenzuola) si terrà la SMARRONANDO E SVINANDO degustazione di marroni e specialità a base dei frutti di stagione.

NEL MUGELLO SOTTO IL CIELO DI GIOTTO Le Madonne di Giotto e la pittura del trecento 10 giugno - 7 gennaio Celebrazioni per i 750 anni dalla nascita L'itinerario comprende: a Vicchio nel Museo Beato Angelico esposizione del prestito della grande tavola di Giotto La "Madonna di S. Giorgio alla Costa", a Borgo San Lorenzo nella Pieve di San Lorenzo "La Vergine col Bambino" di Giotto. Altri dipinti e affreschi trecenteschi in diversi luoghi del Mugello. A Crespino sul Lamone (Marradi) nella Chiesa di S. Maria Nascente è la Madonna con bambino e angeli, di Jacopo del Casentino (1342). Tutti i giorni 9.00-18.00. Info: Sig.ra Rina: 055 804709 Orari, visite guidate e info sul sito www.mugellotoscana.it tel. 055 84527185-6

A MARRADI

Info: 055 8045170 - www.pro-marradi.it

8, 15, 22 e 29 ottobre 54^ SAGRA DELLE CASTAGNE E DEL MARRON BUONO Mostra mercato del marrone IGP e dei prodotti autunnali con stand gastronomici, musica e animazione per tutti. Emissione di un annullo filatelico.Treno a vapore il 22 da Rimini, Cesena e Faenza, il 29 da Ravenna. Info treni a vapore: 0573 367158 www.antologiaviaggi.it 14 ottobre PASSEGGIATA VERSO LE CALDARROSTE Escursione nei castagneti 14 e 21 ottobre DEGUSTAZIONI E MUSICA In Piazza Scalelle nella sera stand gastronomico con tipicità marradesi e vini ricercati con musica dal vivo.

A FIRENZUOLA

Info: 055 8199477 - prolocofirenzuola@gmail.com

15 e 22 ottobre 22° DAL BOSCO E DALLA PIETRA Mostra mercato del marrone, della pietra lavorata e padiglione gastronomico. Stand dei produttori locali e mercato dell’artigianato. 15 e 22 ottobre 27° SMARRONANDO E SVINANDO A Pietramala area sportiva - Degustazione di marroni, e specialità a base dei frutti di stagione. Info: veragiannasi@libero.it 1, 8, 15, 22 e 29 Ottobre MERCATINO DEL CONTADINO Dalle 9,00, nel centro storico, mercatino agricolo domenicale periodico per la vendita diretta dei prodotti locali Per informazioni, l’elenco delle aziende che permettono la raccolta di marroni nei castagneti, le offerte dell’ospitalità, dove mangiare, consulta il sito

www.mugellotoscana.it


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SOMMARIO

L’ EDITORIALE

• MUSICA Intervista ad Arisa.....................pag. 4

Tra Novecento e attualità, politica e nobiltà

• TEATRO Il poeta parlante Mercadini......pag. 14 • CINEMA Il grande remake di “It”...........pag. 16 • LIBRI Il valore del viaggio.................pag. 18 • ARTE Goya a Bagnacavallo................pag. 27 • JUNIOR Tra musei e marionette ...........pag. 28 • GUSTO I formaggi della Romagna .......pag. 30

C'è un festival a Forlì, in ottobre, che parla del Novecento (ne parliamo a pagina 21). E in particolare del rapporto tra libertà e uguaglianza. E in questi giorni infausti in cui abbiamo visto neonazisti e negazionisti entrare nel parlamento del paese guida dell'Europa, mentre anche in Italia proliferano gruppi, diciamo, “nostalgici”, una simile iniziativa appare quanto mai importante e preziosa. Anche perché cade nel centenario di quella Rivoluzione d’ottobre che segnò il secolo scorso e rispetto alla quale si divise per lungo tempo l’intera Europa. Come attualizzare questi temi? Come non relegarli al passato come icone immobili a cui tornare nei momenti di crisi? Come, soprattutto, far sì che quella storia ci dica qualcosa di chi siamo stati e, soprattutto, di chi vogliamo essere? E che ruolo devono avere in tutto questo gli intellettuali e gli artisti? Non mancano gli esempi di chi, attraverso i libri o il teatro o il cinema, proprio da queste parti, sta cercando risposte a queste domande. Del resto se c’è un territorio che con il Novecento i conti ha dovuti farli è propria la Romagna, terra natia dello stesso Mussolini (e quindi luogo di infausti pellegrinaggi), ma anche culla delle prime forme ideali di socialismo, terra di anarchici, di ribelli, di fascisti e di Resistenza (leggere la ponderosa trilogia di Valerio Evangelisti per credere o anche l’ultimo agile romanzo di Cristiano Cavina per una visione più intima e semplice di ciò che fu per molti “stare dalla parte giusta” quasi inconsapevolmente). Qui abbiamo musei dedicati alla Resistenza (come quello di Alfonsine) o di Ca’ Malanca, abbiamo architetture del ventennio e insieme teatri nati dalla cooperazione bracciantile, abbiamo biblioteche di storia fondamentali come l’Oriani a Ravenna. Ora, la domanda è: può la Romagna farsi laboratorio tutto insieme di una nuova consapevolezza, in grado di parlare a tutti, di mettere insieme memoria (possibilmente non agiografica) e visione del futuro? Da questa terra (dove peraltro negli stessi giorni due tra le maggiori forze politiche del paese, Pd e 5Stelle, celebravano le loro feste popolari e da cui durante l’estate il leader della Lega Nord ha lanciato strali e fatto promesse) così singolare per le vicende che ne hanno plasmato l'identità potrebbe nascere una spinta in grado di parlare linguaggi diversi, come si dice tra alto e basso, per mescolare ricerca e divulgazione, riflessione ed elaborazione? Riscoprire qui la nobiltà e la passione dell’agire politico in questi tempi di disaffezione può essere una sfida alla nostra portata?

STING A CESENA PER IL PRIMO FESTIVAL DEL VIDEOCLIP Sting sarà il grande ospite internazionale del primo festival internazionale dedicato al videoclip, “Imaginaction”, in programma a Cesena dal 13 al 15 ottobre. La rassegna e ideata e prodotta da Daimon Film in collaborazione con MN Italia, con la direzione artistica di Stefano Salvati. Sono previsti tre giorni di incontri e panel, a ingresso gratuito per pubblico, media, addetti ai lavori, sul tema dei video musicali. Al centro della rassegna saranno i “Capolavori Immaginati”, nuovi videoclip ufficiali di quattro canzoni che hanno segnato la storia della musica italiana: “Notte prima degli esami” di Antonello Venditti, “Come è profondo il mare” di Lucio Dalla con la partecipazione straordinaria di Luca Carboni, “Il pescatore” di Fabrizio De Andrè e “Mille giorni di te e di me” di Claudio Baglioni.

R&D Cult nr. 33 - ottobre 2017

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1427 del 9 febbraio 2016 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 - 392 9784242 Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872

Amministrazione: Alice Baldassarri, amministrazione@reclam.ra.it Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola - Via Selice 187/189 - 40026 Imola (Bo) Direttore responsabile: Fausto Piazza Collaborano alla redazione: Andrea Alberizia, Federica Angelini, Luca Manservisi, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini, Gianluca Achilli (grafica). Collaboratori: Gloria Bernabini, Roberta Bezzi, Alberto Bucci, Matteo Cavezzali, Francesco Della Torre, Bruno Dorella, Matteo

Fabbri, Francesco Farabegoli, Nevio Galeati, Sabina Ghinassi, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Linda Landi, Fabio Magnani, Filippo Papetti, Guido Sani, Angela Schiavina, Serena Simoni, Elettra Stamboulis. Redazione: tel. 0544 271068 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA


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MUSICA

L’INTERVISTA

Arisa: «Rappresento le donne normali» La cantante in concerto a Ravenna. «X Factor? Ora mi annoia: non sono fatta per i duelli all’ultimo sangue» Reduce, anche se solo come ospite, dal doppio disco di platino e dal successo (su Youtube il video ha oltre 55 milioni di visualizzazioni) del tormentone estivo “L’esercito del selfie”, Arisa sarà protagonista il 7 ottobre della notte bianca di Ravenna (il programma nel box). Al secolo Rosalba Pippa, 35 anni genovese ma cresciuta in un piccolo paese in Basilicata, Arisa si è fatta conoscere al grande pubblico trionfando nel 2009 nella sezione “nuove proposte” del Festival di Sanremo, che ha poi vinto anche da “big” cinque anni dopo. Dopo la tua prima apparizione sul palco dell’Ariston si poteva pensare che saresti sparita come molti altri, e invece sei diventata quello che sei ora. Merito della “sincerità” con cui hai sorpreso tutti nel 2009? «Diciamo che una concomitanza di cose ha voluto che la mia carriera non si fermasse lì. In generale posso dire che il segreto è stato fare in modo che tutto proseguisse in maniera molto naturale: questo è un lavoro che mi piace, è quello che volevo fare, in questo momento ti rispondo dallo studio di registrazione, anche ieri ero in studio, sono abituata a fare musica da quando avevo 13 anni e da allora il tempo è scandito da quello che è diventato il mio lavoro. Se ami quello che fai, se sei costante nel tuo impegno, se ti accorgi che diventi una presenza nella vita delle persone, che ci sono persone che ti seguono, poi tutto viene naturale». A Ravenna arrivi al termine del tour estivo, dopo qualche giorno di pausa, che tipo di concerto sarà? «Proseguirà sull’onda dell’entusiasmo delle date di questa estate, che abbiamo organizzato solo perché da più parti mi pregavano di andare a suonare al sud, dopo che questo inverno avevamo invece fatto tappa nei teatri del nord Italia. Ed è stato un successo, con concerti davanti anche a 20mila persone. A Ravenna abbiamo messo a punto appositamente uno spettacolo per la piazza, in grado di far muovere un po’ la gente, uno spettacolo spero sempre di buona musica, con le mie canzoni più famose riarrangiate». L’anno scorso hai pubblicato la tua prima raccolta, quando si arriva a un “best of ” solitamente è tempo anche di bilanci... «In realtà la motivazione dell’uscita del disco è legata solo al fatto che ho chiuso il rapporto con la mia casa discografica (la Warner Music Italia, che ha quindi pubblicato la raccolta per motivi contrattuali, ndr), ora si apre un altro capitolo della mia vita». Stai registrando il nuovo album? «Al momento diciamo che sto facendo solo delle prove». Con un obiettivo particolare? «Non so, le cose possono ancora cambiare. Quello che vorrei mi caratterizzasse è però il non cercare un suono forzatamente internazionale imitando quello che c’è fuori dall’Italia. Il mio obiettivo è riuscire a pubblicare un disco dal respiro internazionale, sì, ma

profondamente legato all’Italia, alla melodia, alla nostra cultura. Vorrei cercare di non farmi trascinare da una certa ondata di modernità a tutti i costi». Un’artista con un target di pubblico così ampio come il tuo deve pensare anche a questo in fase di registrazione del nuovo disco? Ci sono compromessi a cui sottostare? «Quando scelgo una canzone deve colpire prima di tutto me, anche perché non sono un genio della lampada, non posso prevedere il successo che avrà. Quindi se una canzone mi colpisce, mi fa venire i brividi, semplicemente, credo valga la pena cantarla. Non esiste veramente un target definito di pubblico, io credo che la differenza la faccia la “verità”: quando fai una cosa vera, qualcosa che sia davvero lo specchio della tua vita, la gente se ne accorge. E

LA NOTTE D’ORO IN PIAZZA ANCHE ELEONORA MAZZOTTI. ANTEPRIMA ALL’ALMAGIÀ CON DJ BALDELLI Il concerto di Arisa – dalle 22.30 in piazza del Popolo – rappresenta il clou della Notte d’Oro di Ravenna, la cui 11esima edizione è in programma sabato 7 ottobre. Ne parliamo anche a pagina 15 e nella sezione dedicata all’Arte, intrecciandosi con la biennale Ravenna Mosaico. Per quanto riguarda la musica, il concerto di Arisa in piazza sarà aperto, dalle 21.30, dalla cantante ravennate Eleonora Mazzotti, mentre Radio Studio Delta trasmetterà in diretta già dalle 18 (e fino alle 3 di notte). Animazioni e musica anche in piazza Kennedy e alla basilica di San Vitale (alle 19 musica sacra con i Cantori di San Vitale e alle 21 invece il quintetto d’ottoni Romagna Brass). Da segnalare anche il concerto per Ravenna Mosaico sulla terraza del Mar, alle 21, con il violinista Davide De Ascaniis. Quest’anno ci sarà anche l’anteprima di venerdì 6: la Notte d’oro Off con il concerto rock all’ora dell’aperitivo dei ravennati Hernandez&Sampedro e la notte che proseguirà all’insegna della musica elettronica all’Almagià con il dj-set di Daniele Baldelli e il live di Sunrise City Jam. Altri dettagli sempre a pagina 15. Programma completo su www.nottedoro.it.

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le cose belle, la bellezza, sono amate da tutti. In definitiva, per rispondere alla tua domanda, non mi faccio particolari problemi su chi dovrà ascoltare le mie canzoni, mi limito a seguire sempre alcune caratteristiche per scegliere una canzone: vorrei che mio figlio l’ascoltasse, che i miei genitori ci trovassero una speranza, che le donne si sentissero rappresentate, che venisse data giustizia all’amore». A proposito di donne, tu in televisione, sui social e dove ne hai l’occasione ne rappresenti probabilmente una fetta che forse non si trova così spesso rappresentata... «Sì, diciamo che io credo di poter impersonificare una donna normale, creativa, che non è sempre al cento per cento. A casa non ci sono le Claudia Schiffer, ma ci sono le persone normali, che hanno bisogno di un sorriso, magari di musica, di ritrovarsi anche in qualcosa che non ricerca per forza dei parametri troppo alti. A volte anch’io sono stata a dieta, mi sono fatta mille paranoie, ma oggi pretendo di essere accettata per quello che sono, per quello che faccio…». Sui social non è stato sempre così facile... «Quando qualcuno ti manca di rispetto e ti offende, si vede che quel giorno ha le palle girate, non starei a dargli troppo importanza…» Stai guardando X Factor? «Sì, un po’ (pausa, ndr), beh, diciamo che in linea di massima mi annoia, sarà forse perché l’ho già fatto (è stata giudice nella quinta, sesta e decima edizione italiana del talent show, l’ultima, con qualche problema di convivenza con la rivelazione – televisiva – Manuel Agnelli, ndr)». Come mai è finita? «Me ne sono andata perché penso che nella vita se non vuoi lamentarti non ti devi mettere in una situazione nella quale sai già che poi ti lamenterai. Non c’erano le condizioni per rifare X Factor quest’anno: non sono fatta per i duelli all’ultimo sangue. Sarà che negli anni sono tanto cambiata: ricerco sempre meno la perfezione, non mi piace la cosa perfetta in sé ma sono sempre più interessata alle anime, e forse le anime non possono essere soggette a parametri di giudizio». Che musica ascolti? «Mi piace molto la canzone napoletana antica, la musica classica, ma le arie più orecchiabili, perché resto sempre molto legata alla cultura popolare, il jazz più orecchiabile. E poi ascolto tutto quello che esce, nei portali di streaming cerco le nuove uscite senza sapere neppure chi sono gli artisti, come un lavoro, per restare aggiornata». E gli artisti italiani? Ce ne sono con cui vorresti collaborare? «Tutti gli artisti hanno qualcosa di importante da dare, in Italia c’è un grande potenziale. Potrei collaborare con chiunque, da Clementino a Bollani. Io sono e resto un’interprete: se una canzone mi piace la canto». Luca Manservisi


MUSICA

R&DCULT ottobre 2017

5 POP AL FEMMINILE

LA ROMAGNA IN CUFFIA

Il Giacomo Toni che stavamo aspettando di Luca Manservisi

NINA ZILLI A CESENA La cantante emiliana r&b e soul (nonché conduttrice televisiva) Nina Zilli (in alto in una foto di Tony Thorimbert pubblicata qualche anno fa in un chiacchierato servizio sul mensile “Max”) sarà in concerto il 14 ottobre al Vidia di Cesena per la seconda data del tour di presentazione del suo nuovo disco di inediti “Modern Art”

AMII STEWART A RAVENNA La cantante disco-pop americana Amii Stewart (qui a sinistra) sarà in concerto a Ravenna il 6 ottobre, al Pala De André. Stewart divenne famosa negli Stati Uniti e in tutto il mondo alla fine degli anni settanta con il singolo “Knock on Wood”, di Eddie Floyd. Stabilitasi successivamente in Italia, si è imposta come interprete spesso in coppia con altri cantanti di successo, quali Dee Dee Bridgewater, Eros Ramazzotti e Gianni Morandi

Sono passati più di quattro anni dal suo primo vero e proprio album da solista, nel frattempo centinaia di concerti ne hanno accresciuto la popolarità e conseguentemente fatto salire l’attesa per il nuovo album di quello che è considerato, non solo dagli addetti ai lavori, come uno dei migliori “nuovi” cantautori della scena italiana. Classe 1983, Giacomo Toni, da Forlimpopoli, è finalmente tornato a incidere un disco: si chiama “Nafta” ed esce il 27 ottobre per l’etichetta ravenante Brutture Moderne. Imparata la lezione di Paolo Conte (a cui ha reso pure omaggio con Gli Scontati, in duo con Kruger dei Nobraino), del primo Vinicio Capossela, del Fabrizio De André più scanzonato, ma anche naturalmente di Jerry Lee Lewis, Giacomo Toni riparte dal suo pianoforte già nei primi secondi dell’album, che poi non sarà proprio punk come ama ripetere da anni, ma di certo all’insegna del rock’n’roll (e pure del blues), grazie anche alle chitarre di un grande Alfredo Nuti Dal Portone e a trombone e sassofoni che sono spesso un valore aggiunto dei pezzi. Per un risultato finale trascinante e divertente, un suono anche sporco e volutamente da “buona la prima”, registrato come fosse un unico concerto, con citazioni colte che si alternano nei testi a esperienze piuttosto “basse” (tipo la trasferta milanese a San Siro con tanto di puntata al centro massaggi di un’esplosiva “Chinatown”), tralasciando completamente temi prettamente amorosi (un piccolo miracolo, per un cantautore italiano) ad appannaggio invece di personaggi alle prese con la provincia, declinata sotto vari aspetti. Alla fine dell’ascolto, come è giusto che sia, ognuno avrà le sue canzoni preferite in base ai gusti (chi scrive sceglie la personale “Il porco venduto che sono”, la torbida e sferragliante “Il diavolo marrone” e il delirio noir di “Codone lo sbirro”) ma un po’ tutti ne vorranno ancora (nove pezzi per mezz’ora di musica sono un po’ pochi, quattro anni dopo l’ultima volta...). In definitiva il Giacomo Toni che ci aspettavamo, certo, ma che in fondo stavamo comunque tutti aspettando, piccola-grande eccezione fuori dagli schemi nel panorama cantautorale italiano.

Venerdì 20 ottobre il nuovo disco verrà presentato da Giacomo Toni in concerto nel corso del “release party” in programma al Cisim di Lido Adriano.


R&DCULT ottobre 2017

MUSICA

6 BASTONATE DI CARTA

M¥SS KETA, attesa il 28 ottobre al Bronson

Una Milano da respirare, come fumo passivo E una bomba chiamata M¥SS KETA di Francesco Farabegoli *

È una storia che viene da lontano, ammesso che consideriate gli ultimi 15 anni un periodo con una qualche consistenza nei destini della storia dell’uomo. Io a volte sì e a volte no. Comunque negli anni in cui la parola andava tanto di moda, Valerio Mattioli (un giornalista musicale) era solito dire che secondo lui hipster è la parola inglese per dire milanese. Valerio abita a Roma e c’è tutta questa narrativa oblunga tra romani e milanesi, due popoli che amano insultarsi tra loro ma anche sedersi allo stesso tavolo (a orari diversi) (scherzo). Però di fatto esiste una narrativa di Milano che in qualche modo ha attraversato l’immaginario italiano dal dopoguerra in poi e che la incorona da tempo come la più grande espressione geografica dello slancio italiano verso i vertici economici e culturali dell’occidente – oltre che, ovvio, l’incarnazione fisica di quanto fallire questo obiettivo possa essere frustrante. E oltretutto, esiste una narrativa sottoculturale/musicale che si relaziona a quel concetto in modo molto organico e profittevole. Io per dire non ho mai avuto il mito di Milano (beh, io ho sì e no il mito di Cesena), ma in qualche modo l’ho iniziato a respirare, come il fumo passivo, intorno ai 25 anni. Le cose succedono quasi tutte nello stesso modo: i miei amici si erano trasferiti a Bologna per studiare, qualcuno è tornato e qualcuno no. Nei primi tempi l’impatto di una grande città sulla nostra economia mentale è devastante: puoi mangiare diversi tipi di etnico all’ora che preferisci, vedere gli Agnostic Front a 5 euro e non lavarti per tre settimane senza che nessuno s’incazzi. Ma una volta superato il blando shock culturale ed essere tornati ad un modus vivendi da normali esseri umani, Bologna si rivela in fretta una specie di Ravenna anabolizzata con appena più cultura giovanile e più gente che porta i pitbull a cagare sotto i portici. Quelli che si sono accorti di questa realtà hanno avuto tre reazioni: son rimasti a Bologna, oppure han deciso di tornare a casa, oppure hanno inseguito il loro sogno di essere inghiottiti da una grande città. Nell’ultimo caso, la tappa successiva è stata Milano. Ho compiuto 25 anni nell’ottobre del 2002, più o EI ROCK CLUB DELLA ROMAGNA meno nel periodo in cui si andava componendo una nuova nomenclatura sociale che si prese una delle AL BRONSON ANCHE BRANT BJORK, EDDA AL VIDIA, parole su cui avevo costruito gli ultimi anni della mia METAL AUSTRALIANO A PINARELLA, esistenza (“indie”) e la usò per identificare un sottoBOLOGNA VIOLENTA AL WAVE, ELETTRONICA AL DIAGONAL gruppo di giovani alla moda il cui bisogno di rivalsa passava da terribili gruppi rock’n’roll con l’articolo e M¥SS KETA di cui, tra le altre cose, parla Farabegoli nell’articolo principale di questa pagina, sarà il 28 ottobre al BRONSON di Ravenna, che aprirà invece la stagione patetici cloni di gruppi post-punk morti e sepolti da già il 18 con uno dei padri dello stoner rock, il californiano Brant Bjork, ex Kyuss e Fu Manchu, che presenta il suo disco solista live, pubblicato nelle scorse settimane, più di vent’anni. Milano fu la punta di diamante di in una delle sue due date italiane. L’opening party del sabato sera è invece in programma il 21 con il concerti dei pesaresi Havah (post-punk) e il progetto elettronico quella restaurazione, che raggiunse l’apice intorno bolognese Stromboli. alla stagione 2005/2006 e si costruiva intorno a una Dando un’occhiata agli altri club della Romagna, il ROCK PLANET di Pinarella di Cervia in ottobre presenta, sempre il 21, l’unica data italiana degli australiani In Hearts galassia di locali notturni che ospitavano concerti e Wake (metalcore) in occasione del tour promozionale del loro ultimo disco "Ark". In apertura gli americani Gideon e i britannici Silent Screams. dj-set a cui, in varia misura, potevo relazionarmi. La A Cesena riapre i battenti lo storico VIDIA che oltre a Nina Zilli (vedi p. 5) presenta il 7 una serata dedicata a Locusta Booking: sul palco tre nomi di assoluto livello della scena dei blog, anche questa fiorentissima, producescena rock italiana, il Pan del Diavolo, Edda e Giorgio Canali, con il set Rossosolo. Il 31, invece, parte dal Vidia il tour di presentazione del nuovo disco dei Finley, celeva migliaia di foto di party a numero più o meno bre band di pop-punk con alle spalle ormai 15 anni di carriera. chiuso in cui centinaia di scenester sembravano Anche al SIDRO di Savignano si riparte il 7 ottobre con due rock band riminesi, i Cosmetic e i Marrano, per poi proseguire l’11 con le americane Stars At Night – quardivertirsi un mondo con i loro vestiti neri e i loro tagli tetto di ragazze dall’East Los Angeles che suona uno sporco e potente rock, influenzato da punk e psichedelia – e il 21 con i debuttanti cesenati Solaris. di capelli alla moda. Odiavo quelle foto e ne invidiavo Nel Riminese – ormai orfano del Velvet – da segnalare il WAVE di Misano che il 7 ospita la storica rock band bolognese Cut e il 27 il death metal dei britannici Canvas; la spinta vitale, quell’atteggiamento stile regole zero nel mezzo torna al Wave il Gotr Fest, un festival di una giornata dedicata a grind, hardcore e metal: sul palco tra gli altri il 21 ottobre i Bologna Violenta e i romani che presupponeva la disponibilità economica per Buffalo Grillz. dare una dozzina di botte di coca a settimana svolgenA Forlì, infine, il DIAGONAL riapre i battenti il 4 ottobre con l’alt-folk di Old Fashioned Lover Boy (progetto del napoletano, di stanza a Milano, Alessandro Panzeri), per do contemporaneamente la classica gavetta da eterni poi continuare l’11 con gli SX (indie-pop dal Belgio), il 18 ottobre con il pop elettronico dei bolognesi TersØ e il 25 con l’elettronica di M!R!M!, progetto del toscano stagisti in agenzie di comunicazione che poi a un Iacopo Bertelli, ora di stanza a Londra. certo punto avrebbero lavorato per qualche brand di rilievo. La cosa pazzesca è che nel suo sogno internazionale/internazionalista nessuno si premurava di spingere una scena locale che sviluppasse questo concetto indie alla milanese (ci provarono per un po’ gli Hot Gossip ma vennero più o meno emarginati alle contingenze strutturali del perioA CURIOSITÀ do). E del resto quella roba non poteva rimanere di moda per molto tempo. Andò meglio con la scena immediatamente successiva, composta da musicisti che si stavano spingendo a Milano attratti dall’idea che lì, per quanto artificioso e patetico, qualcosa stesse comunque succedendo. E che decise di fare, essendo una questione più che altro legata ai djset, musica da ballo. Di lì a poco Milano produsse roba di respiro internazionale, Crookers, Congorock, HMA e simili; il pubblico abbracciò il cambiamento senza lamentarsi, buttò le giacche nere attillate e iniziò a paludarsi di felpe fluorescenti e Nike Air gigantesche. Ma anche queste espressioni, tolti i quasi-inni alla Limonare, non soddisfavano il bisogno intrinseco di raccontarsi milanesemente all’interno di quell’internazionalismo da bere che a Milano era più o meno intrinseco. Nel corso del decennio successivo la città produsse diverse scene più o meno underground, e di fortune alterne, progetti più o meno improduttivi da muovere artificiosamente in quel tessuto sociale che si andava componendo ai margini delle fashion week. A un certo punto ci provò pure Syria, la cantante intendo, che aveva già mollato il repertorio ultrasanremese degli anni novanta e – dopo una terribile fase alt-rock italiana con membri di Perturbazione e simili a bordo – d’un tratto si fece convincere a diventare una nuova musa dell’electro. Il suo progetto Airys produsse un inno (Esco) che va probabilmente annoverato tra i più violenti colpi di spugna della musica italiana di ogni tempo: il ritornello ripeteva siamo nell’aria e respiriamo Milano in un momento storico nel quale la congiuntura economica stava costringendo un botto di locali a chiudere. Non produsse veri effetti al di là di tenere bordone a chi ce l’aveva già di suo con la milanesità. Naturalmente la nostra percezione era alterata dall’antipatia intrinseca che Milano generava. Poi naturalmente ci siamo trovati altre battaglie, quasi tutte stupide quanto quella contro Milano; la città è rimasta il luogo italiano dove provi ad andare se non hai abbastanza immaginazione per pensarti a Londra o Berlino; la città continua a prodursi come una sorta di vetrina dell’Italia che lavora e M¥SS KETA è arrivata come una bomba: è il nome d’arte di una tizia che canta a volto coperto, viene da Milano e l’ha respirata per i successivi dieci anni come una specie di fumo passivo. Non si sa chi Teho Teardo in concerto al Clandestino «dalla Morena» sia e (a differenza dei vari casi Liberato attualmente in giro) la sua roba è talmente buona che a nessuno frega nulla. Musicalmente è una roba che può avere a che fare sia con PC Music che con i matti alla Wesley Willis, e comunque camMusicista e compositore noto in particolare per i suoi lavori per il cinema (e la collabia senza problemi da un pezzo all’altro, tenendo fissa magari un’idea minimale di elettronica a cui appiccicare parti borazione con Sorrentino), il friulano Teho Teardo è tra i nomi più autorevoli della vocali che consistono in una serie di espressioni potenzialmente inseribili in qualche slang, sparate in tutte le lingue del scena contemporanea italiana e internazionale. Il 7 ottobre sarà in concerto al Clanmondo e cucite assieme in modo da sembrare la versione astratta di un ipotetico linguaggio parlato da tutti i teppisti destino di Faenza. Ad annunciarlo lui stesso su Facebook con tanto di foto (qui sominorenni di Quarto Oggiaro che abbiano una laurea in filologia. Se la intervisti ti risponde in stampatello, parla correnpra) in cui celebra la titolare dello storico, piccolo, locale faentino. «Non so neanche temente della propria ballotta come se esistesse (“le ragazze di Porta Venezia”), conferma di aver perso la verginità al come descrivere il piacere di tornare a suonare dalla Morena», ha scritto sul social MiAmi, sta fuori e dentro a tutto quanto. Non ho ancora ben capito di cosa si tratti, in realtà, ma per la prima volta in vita Teardo che per l’occasione sarà accompagnato da Laura Bisceglia al violoncello e mia sto considerando l’idea di trasferirmi. presenterà alcuni brani tratti dal suo ultimo lavoro, “Arlington”. * fondatore e autore del blog musicale Bastonate

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Giovedì 19 OTTOBRE ore 20 RAVENNA show room TBT

Creazione artistica e stili dell’abitare oltre i confini del design MARCANTONIO MALERBA Artista e designer VERTER TURRONI Artista e designer Moderatore: Sabina Ghinassi

Giovedì 16 NOVEMBRE ore 18 RAVENNA Palazzo dei Congressi/Unibo

Dialogo sulla Metropoli MASSIMO CACCIARI (filosofo) ROCCO RONCHI (filosofo) Moderatore: Alberto Giorgio Cassani

Per info: tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it


R&DCULT ottobre 2017

MUSICA

8 ELETTRONICA

CONSIGLI D’AUTORE

Quattro dischi per quattro concerti

CLUB ADRIATICO, TRA UK E SUDAFRICA Madam X (nella foto di Sarah Ginn) è una delle più giovani e promettenti personalità artistiche della scena elettronica di Manchester; nei suoi set propone un mix di techno, grime, garage e bass music di stampo Uk. Promoter della club night mancuniana BPM (Big People Music) ha già avuto l’onore di curare trasmissioni per la prestigiosa BBC Radio1. Sarà lei ad aprire il 21 ottobre la prima serata della stagione di Club Adriatico, all’Almagià di Ravenna, che ospiterà per l’occasione anche il sudafricano Dj Lag, uno dei massimi interpreti delle nuove sonorità elettroniche denominate Gqom, sviluppate nella città di Durban.

a cura di Stefania “Alos” Pedretti *

Stefania Pedretti

LA RASSEGNA

Da Montale a Gué Pequeno, tra rap e poesia: i reading degli universitari in centro a Cesena

Sono una persona che ama la musica, soprattutto dal vivo. Sono cresciuta andando a concerti e continuo ad andarci. Vorrei condividere, qui con voi, alcuni nomi di artisti il cui concerto mi è entrato nel cuore e che di conseguenza, una volta avuto il disco in mano, ho ascoltato ininterrottamente. Quattro album e quattro concerti che non potrò mai dimenticare. Concrete - “Nunc Scio Tenebris Lux” Concrete è un gruppo romano che ha fatto la storia della musica H/C indipendente italiana. I loro live erano pieni di energia con testi in italiano urlati a squarciagola. È stato il primo gruppo che ho visto suonare dal vivo con tre bidoni di benzina come percussioni: era il 1998, non ci potevo credere. Musica stile Neurosis, ma ancora più emozionante e molto personale. Nel disco, fra gli strumenti c'erano anche un pianoforte e un violoncello. Penso che siano stati i primi nella scena H/C a fondere riff metal con strumenti classici e avere parti strumentali. Ancora oggi risentendo la traccia 2 mi salgono i brividi. Diamanda Galas - “Plague Mass” Unica e inimitabile, la più grande cantante dopo La Callas. Una figura che dovrebbe essere fondamentale per ogni musicista ma soprattutto per ogni musicista donna. “Sono L'Antiscristo” penso sia uno dei pezzi più belli che esistano. Ho avuto la fortuna di vederla dal vivo nel 1998 e nel 2001 in uno dei suoi primi concerti pianoforte e voce in cui rileggeva in chiave completamente personale alcuni classici della musica blues. La sua voce è impossibile da descrivere, ti entra nelle viscere e ti perfora l'anima. Suuns and Jerusalem in My Heart “S/T” Ho scoperto i Suuns qui a Ravenna, diciamo che sono ospiti abituali del Bronson e dell'Hana-Bi, ma il disco a cui mi riferisco è una collaborazione fra il gruppo e il musicista e loro produttore Radwan Ghazi Moumneh di Jerusalem in My Heart. Un disco che unisce musica elettronica super fine e sonorità medio orientali, altamente poetico e perfetto da ascoltare in viaggio. Ho avuto la fortuna di vedere la prima mondiale del concerto in Canada al FIMAV Festival, in cui suonavo anch’io con il mio gruppo Ovo. Sono andata a vedere il concerto anche se stremata dal viaggio e in pieno jet-lag. È stata un’esperienza quasi mistica. Wolves in the Throne Room “Black Cascade” Uno dei miei gruppi preferiti: i creatori del nuovo black metal. “Black Cascade” è il loro disco che ho ascoltato di più e che rappresenta al massimo la loro arte. Al contrario degli altri gruppi e dischi di cui vi sto parlando, ho conosciuto la loro musica prima su disco e solo quest'anno sono riuscita a vederli suonare dal vivo. Concerto strepitoso, un rituale arcaico e oscuro, ero emozionata come una ragazzina e mi rendevo conto di riconoscere i pezzi dal primo riff. Li amo profondamente e sono il gruppo che ascolto a casa a tutto volume quando ho voglia di pulirmi la mente o sono arrabbiata. Anche questo disco è perfetto da ascoltare in macchina a tutto volume. * Stefania Pedretti, nata a Vigevano 41 anni fa, è musicista e performer attiva dal 1998, membro di ?Alos e OvO. Con più di mille concerti all'attivo ha suonato oltre che in Italia e in Europa, negli Stati Uniti, in Canada, Russia, Cina, Vietnam, Messico e Israele. Nel 2015 e nel 2016 ha collaborato, come musicista e producer, con il regista teatrale svedese Markus Ohrn nel progetto Azdora. Da quest’anno ha iniziato a collaborare come curatrice musicale, insieme a Francesca Morello, con Santarcangelo Festival. Vissuta tra Milano e Berlino, è ormai da anni ravennate d’adozione

La rassegna di letture fuori dagli schemi We Reading – in cui il lettore sceglie cosa portare e come impostare l’incontro con il pubblico – incontra gli universitari di Cesena e nasce “Uni Reading”, nuova rassegna tra letteratura e musica nel centro di Cesena (al Nuovo Foro Annonario). Partita in settembre con Stefano Andreoli del blog satirico Spinoza.it, la rassegna prosegue in ottobre, giovedì 5, con l’appuntamento più interessante e originale, quello con il torinese Willie Peyote, affermatosi nel corso degli ultimi anni come astro crescente della scena hip hop italiana e non solo. Insieme ai rapper (e molto altro) Alessandro Burbank e Dutch Nazari affronterà il tema già di per sé ampio della “Poesia italiana”, andando oltre già dal sottotitolo: “Da Montale a Gué Pequeno”. A seguire il concerto delle cesenati Naven. La rassegna prosegue poi venerdì 13 e domenica 15 ottobre con due appuntamenti dedicati a letture a tema cyberpunk, fantascienza e retrogaming, tra Monkey Island e la “Guida galattica per autostoppisti” (con il collettivo di fumettisti Fràc), mentre il 19 ottobre l’appuntamento è con il professor Luciano Margara, coordinatore del Campus di Cesena (a seguire concerto dei riccionesi Pulsatilla). A concludere il calendario giovedì 26 ottobre “Un nuovo dialogo tra musica e poesia” con lo spettacolo Parole Note live, il progetto direttamente da Radio Capital di Giancarlo Cattaneo (nella foto) e Maurizio Rossato. A seguire il concerto dei cesenati Doansai.

FOLK E DINTORNI L’ULTIMO CONCERTO DEI SALUTI DA SATURNO DI MIRCO MARIANI E ALLA CANTERA ANCHE CHRISTOPHER THE CONQUERED

Ultimo concerto per i Saluti da Saturno di Mirco Mariani (nella foto) – eclettico polistrumentista e compositore romagnolo, storico collaboratore di Vinicio Capossela – che poi si sciolgono in attesa della nuova creatura del loro fondatore, almeno stando a quanto su Facebook, gli Jorgensen. L’appuntamento è alle 19 di domenica 1 ottobre al pub La Cantera di Cesena che in ottobre presenta anche il concerto del 22 con gli americani Christopher The Conquered, in trio: voce e pianoforte, sax, percussioni.

TALL TALL TREES DA NEW YORK A GAMBETTOLA E AL TREESESSANTE TORNA LA NOTTE DEI TAMBURI One man band di culto, arriva da New York al Treesessanta di Gambettola Tall Tall Trees, pseudonimo di Mike Savino, sorta di poeta con il banjo. Appuntamento per sabato 14 ottobre, mentre va ricordato che al Treesessanta il 7 ottobre tornerà la Notte dei tamburi, con laboratori, dj-set afro e il concerto dei tunisini Ifriqiyya Électrique.


MUSICA

R&DCULT ottobre 2017

9 JAZZ/1

UN DISCO AL MESE

Bosso e Girotto all’ex convento tra concerti e poesia

C’era qualcosa di speciale negli U2, quando eravamo bambini

Jazz & Poetry è la nuova rassegna musicale del Jazz Network, connubio tra musica live (con esponenti di caratura anche internazionale) e recitazione poetica (a cura di Franco Costantini) al Chiostro dell’ex convento dei Cappuccini di Ravenna, sempre con inizio alle 21 (offerta consigliata a 4 euro). L’apertura, martedì 3 ottobre, sarà affidata al duo che Eugene Chadbourne affianca la tromba di Fabrizio Bosso al pianoforte di Julian Oliver Mazzariello, con le scelte letterarie di Costantini che punteranno VANGUARDIE su un tema forte come “Amor sacro e amor profano”. Mercoledì 11 il duo formato dagli argentini Javier Girotto (sax) e Natalio Mangalavite (tastiere) porgerà a Costantini l’opportunità di porre sul leggio le opere poetiche di Jorge Luis Borges e di altri fondamentali esponenti della poesia argentina (José Hernández, La 28esima stagione di Area Sismica di Ravaldino in AZZ/2 Manuel Monte (Forlì) parte l’8 ottobre alle 18 con il concerto in Puig, esclusiva italiana degli svizzeri Schnellertollermeier, Julio Cortázar, A SANTA SOFIA LA REUNION giovane trio (basso-chitarra-batteria) che si muove tra la Ernesto Sábato). DELLA BIG BAND DI TAMBURINI free-improvisation, il jazz più nerboruto e l’art-rock. Si proDall’Argentina, segue il 15 (sempre alle 18) con una piccola e allo stesso martedì 17 ottoLa stagione musicale del teatro Mentore tempo grande leggenda, Doc Chad, ossia l’americano bre si sconfinerà di Santa Sofia parte il 28 ottobre con la Eugene Chadbourne, con alle spalle una produzione in Brasile con “Il “Big Band Reunion”, diretta da Roberto Coelho in una ultratrentennale tra free jazz, country, rock e avanguardie Rossi, per un concerto dedicato al comstanza”: un e collaborazioni con John Zorn, Fred Frith, Derek Bailey, pianto Marco Tamburini, che ne fu ideaomaggio alla Camper Van Beethoven, Jello Biafra, They Might Be Giants tore e direttore dal 1999, con brani di poesia brasiliana e Violent Femmes. Annunciata una performance banjo e matrice jazz e pop. Durante la giornata è in programma una masterclass con (e di lingua porvoce, ma difficile fare previsioni: l’ultima volta all’Area Fabrizio Bosso (protagonista anche del toghese) da Sismica ha creato sul momento un rastrello elettrico... concerto) aperta a quindici musicisti di Quintana a Dopo il party a tema sul 1977 in collaborazione con tromba e trombone. Pessoa con il duo Radio Melody di sabato 21, i concerti torneranno poi il 29 Silvia Donati ottobre (ore 18) con la musica improvvisata di un super(voce) e Daniele gruppo europeo in esclusiva per l’Italia, The Electrics, tra Santimone (chitarra). Martedì 24 ottobre con il jazz attuale e la musica contemporanea. Sul palco il tede“Beat-bop” si risalirà il continente americano sco Axel Dörner alla tromba, gli svedesi Sture Ericson (delsino agli Stati Uniti: le sonorità groovy del sasl’ensemble Position Alpha) a sax e clarinetto e Raymond sofonista Alessandro Scala e l’organista Sam Strid alla batteria (noto sin dagli anni ’90 come membro del gruppo Gush) e Joe Williamson, bassista cresciuto nelle Gambarini tra funk, soul, bossa e jazz, faranno scene sperimentali tra Londra e Berlino. da contorno alle pagine di Jack Kerouac.

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Il “folle” Eugene Chadbourne e gli Electrics all’Area Sismica

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di Bruno Dorella

U2 - “Boy” (1980) Il mostro che vi scrive nasce a circa 11 anni, quando mio cugino mi regala per natale una chitarra e una cassetta contenente War e The Unforgettable Fire degli U2. Da quel momento fino ai successivi sei mesi necessari per realizzarlo, il mio sogno è quello di imparare l’arpeggio di “Sunday Bloody Sunday”. Fatto questo, mi concentro sul gruppo, di cui divento avido collezionista. Acquistato Boy, il loro primo album, scopro che il primo pezzo, “I Will Follow”, era la canzone che mi piaceva da bambino. Ovvero, nel 1980 la televisione italiana trasmetteva un gruppo post-punk esordiente e un bambino di 7 anni si intrippava di un pezzo di cui andrà a riscoprire gli autori alcuni anni dopo. Resto un ultra fan degli U2 per buona parte delle superiori, dove passo per quello che ama i gruppi strani e sconosciuti, in una scuola dove il più temerario ascolta De Gregori. Fino alla cocente delusione di Rattle and Hum e al definitivo alto tradimento di Achtung Baby, con cui il gruppo viene radiato dal mio personale battaglione di ascolti. Ma Boy è un'altra storia, persino un bambino come me sentiva in quel disco un'urgenza contagiosa, sanguigna, come nella già citata “I Will Follow”, o in “Twilight”, “Out Of Control”, “A Day Without Me” (che pare fosse un inno alla masturbazione, come anche “Stories For Boys”: allora i 4 erano adolescenti...), o la splendida “Another Time Another Place”. “An Cat Dubh” vuol dire "gatto nero" in gaelico, e i nostri eroi non ci avevano ancora rotto esageratamente le scatole col loro orgoglio irlandese e cattolico, quindi la cosa rimaneva una simpatica curiosità. “The Electric Co” è un pezzo contro l'abuso della pratica dell'elettroshock, che pare all'epoca facesse parecchi danni. E infine “Shadows and Tall Trees” è un omaggio a Tolkien, prima che l'epic metal e Peter Jackson ce lo rendessero intollerabile. È facile oggi sputare su un gruppo che effettivamente è ormai la parodia di se stesso. Ma allora l'impatto di questo disco fu notevole, e fu assolutamente devastante sul ragazzino di undici anni che oggi vi scrive. Ma a confermare che in questo gruppo, in quel momento, ci fosse qualcosa di speciale, ci pensa un amico con qualche anno più di me, che passeggiando per Londra mi racconta della prima volta che vide gli U2, proprio nel 1980. Era a vedere Echo and the Bunnymen. Gli U2 erano uno dei gruppi spalla, Boy non era nemmeno ancora uscito. Mi dice che fu uno dei concerti più impressionanti mai visti, una forza della natura. Tanto che, scoperto che i ragazzi si esibivano regolarmente al Marquee ogni lunedì sera, tornò a Londra diverse volte durante l'anno per vederli. Sì, c'era qualcosa di speciale, in questo gruppo, in quegli anni. Parola del bambino che oggi vi scrive...

* Batterista dei Bachi Da Pietra e degli OvO, chitarrista dei Ronin, membro della Byzanthium Experimental Orchestra, ex discografico, aspirante sommelier, orgoglioso ravennate d'adozione, in attesa della giornata di 48 ore per poter finire un paio di cose

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R&DCULT ottobre 2017

MUSICA

10 CLASSICA/1 LA SETTIMANA DEL BUON VIVERE CHIUDE A FORLÌ TRA PIANOFORTE E ARCHI

ALLA SAGRA MALATESTIANA MADRIGALI CON IL TURTURINO

“GIOVANI IN MUSICA”: A RAVENNA TORNANO I POMERIGGI DELLA CON I TALENTI DAI CONSERVATORI DELLA ROMAGNA

Tra i progetti collaterali della 68esima edizione della Sagra Musicale Malatestiana di Rimini, da segnalare il concerto di madrigali (di Girolamo Ghisvaglio) a cinque voci dell’Ensemble Il Turturino in programma il 6 ottobre (ore 21) alla Biblioteca Gambalunga.

Al via in ottobre “Giovani in Musica”, la rassegna (con appuntamenti pomeridiani, dalle 17, alla sala Corelli del teatro Alighieri di Ravenna) dell’associazione Mariani giunta alla 13esima edizione nata principalmente per offrire un palcoscenico ai giovani talenti musicali di Ravenna e della Romagna. Si comincia il 4 con un trio di musicisti diplomatisi al Conservatorio Lettimi di Rimini: la violinista Sharipa, il violoncellista Francesco Stefanelli e il pianista Giacomo Fiori. Proporranno composizioni di Brahms e Shostakovich. Il 9 ottobre i riflettori saranno puntati sulla pianista Gigliola Di Grazia, diplomatasi all’Istituto Musicale Verdi di Ravenna e perfezionatasi poi con i maestri Roberto Prosseda e Maurizio Baglini. In programma brani di Mozart, Brahms e Schumann. L’11 ottobre sarà la volta del duo formato dal clarinetto Matteo Succi, allievo dell’Istituto Musicale Verdi di Ravenna e vincitore di diversi premi nazionali, e dal pianista Marco Santià, diplomatosi al Conservatorio di Fermo e perfezionatosi con pianisti prestigiosi quali Enrico Pace, Alexander Lonquich, Lazar Berman. Eseguiranno un ampio programma con musiche di numerosi compositori tra cui Poulenc, De Falla, Debussy, Piazzolla, Rachmaninov. Il 17 ottobre sarà di scena il quintetto “Opera Cinque” formato da musicisti diplomatisi al Conservatorio Maderna di Cesena e successivamente perfezionatisi presso l’Accademia di Imola. Interpreteranno quintetti di Brahms e Shostakovich. Il 19 ottobre si esibiranno in duo il violoncellista Giacomo Cardelli, che ha ottenuto il Master presso il Conservatorio della Svizzera Italiano sotto la guida di Enrico Dindo, e il pianista Lorenzo Grossi, vincitore, dopo il diploma presso l’Istituto Verdi di Ravenna e il perfezionamento all’Accademia di Imola con Riccardo Risaliti, del Concorso del Conservatorio di Parigi. Proporranno sonate di Fauré, Debussy, Britten, Roger – Ducasse. L’appuntamento del 24 ottobre, dedicato all’Ensemble vincitore del Concorso “Premio delle Art” sezione Musica da Camera indetto dal Ministero l’Istruzione, presenterà il duo vincitore formato dalla violinista Giulia Pasquini e la pianista Sofia Adinolfi.

Domenica 1 ottobre dalle 21 alla chiesa di San Giacomo di Forlì serata conclusiva della Settimana del Buon Vivere. Appuntamento con “Inter-Azioni/Visioni romantiche”, concerti per pianoforte e archi a cura dell’Istituto Musicale Angelo Masini di Forlì, in collaborazione con associazione Bruno Maderna.

MUSICHE PER ANTICHI ORGANI, ULTIMO APPUNTAMENTO A CESENA Ultimo appuntamento con “Le voci degli angeli. Musica per gli antichi organi delle chiese di Cesena” a cura della Corale Polifonica Malatestiana e del Comune di Cesena, a ingresso libero. Domenica 8 ottobre alle 21 all’Abbazia di Santa Maria del Monte sarà protagonista un organo Verati (fine XIX secolo) con il trevigiano Lorenzo Bellagamba e la Corale Polifonica Malatestiana diretta da Antonio Cavuoto. Musiche, tra gli altri, di Frescobaldi, Fauré, Poulenc, Pachelbel.

PURTIMIRO: L’INTERVISTA I giovani talenti dell’Abchordis Ensemble in scena al teatro Rossini di Lugo alla riscoperta del barocco napoletano di Enrico Gramigna

Purtimiro, il festival di musica antica che anima il teatro Rossini di Lugo in questo autunno (il programma nel box qui a fianco) presenta molti spunti di riflessione. Uno dei più interessanti è sicuramente quello della valorizzazione di giovani meritevoli ai quali viene data un’opportunità importante, apparendo a fianco di nomi che già da lungo tempo appartengono all’olimpo della musica. Quest’anno il festival lughese ha individuato un manipolo di persone giovani e talentuose che, grazie al loro incontro, nel 2011 hanno formato una splendida realtà, l’Abchordis Ensemble. Alla guida di questi musicisti vi è un il direttore romano Andrea Buccarella, clavicembalista ed organista che, nonostante la giovane età, ha già potuto calcare palcoscenici importanti in tutto il mondo. Maestro Buccarella, è bello e sorprendente vedere un gruppo giovane e valente affiancare in cartellone nomi già affermati. «Lo è davvero e questo appuntamento per Abchordis è stato inaspettato. Noi gruppi giovani siamo sempre attivi per proporci ai vari festival ma molto spesso non abbiamo fortuna, dato che è più facile vengano prediletti gruppi più noti. Questo genere di chiamate non sono così frequenti e quindi non potevamo esimerci dal rispondere affermativamente, specialmente con un programma così nelle nostre corde». Pergolesi, Pergolesi e ancora Pergolesi. Inoltre il titolo del concerto (Virgo virginum preclara) rende l’idea del contesto del vostro concerto dell’8 ottobre. “Colpa” del vostro disco d’esordio? «Beh, il nostro disco (Stabat Mater, Deutsche Harmonia Mundi, ndr) è stato sicuramente orientativo. Noi, un po’ per scelta e un po’ per caso, ci siamo orientati alla ricerca delle sonorità della Napoli barocca, perciò questo programma è, di fatto, conseguenza delle nostre indagini». Il celebre Stabat Mater e due meno noti Salve Regina del compositore morto a Pozzuoli a 26 anni. Un bel banco di prova. «Molto stimolante. Il Salve Regina in la minore è una delle prime composizioni sacre di Pergolesi, mentre quello in do minore è scritto quasi contemporaneamente al celebre Stabat Mater. In questo programma si può quindi vedere la parabola intera dello sviluppo compositivo del compositore, almeno per quel che riguarda la musica sacra». Certamente interessante, Pergolesi è quindi uno dei vertici della scuola napoletana settecentesca? «Pergolesi è un autore che tanto abbiamo frequentato e nella scuola napoletana tanti lo presero a modello. Si può affermare che ci sia stato un prima e un dopo. In 26 anni, appunto, ha determinato il futuro della scuola napoletana tanto che lo Stabat Mater, brano per il quale è maggiormente ricordato, è stato uno dei brani più ricopiati all’epoca, fatto che ci fa comprendere quanta influenza abbia avuto l’opera di questo compositore nonostante sia stato strappato alla vita molto prematuramente». Ma Napoli non è solo Pergolesi, nel vostro disco, infatti, non vi è traccia. Vi dedicherete ancora ad altri compositori della scuola napoletana oppure prenderete una strada differente? «In cantiere abbiamo un paio di progetti, uno dedicato all’indagine di compositori membri della bolognese Accademia Filarmonica, quindi non solo emiliani, l’altro invece che ritorna all’amore campano. Inoltre abbiamo in cantiere un secondo disco con brani sacri di Manna, e musica profana di Lizio e Santangelo».

MARIANI

PURTIMIRO: IL PROGRAMMA A LUGO IL FESTIVAL DI RINALDO ALESSANDRINI, DA VIVALDI AL “DITTICO BUFFO” Entra nel vivo in ottobre la seconda edizione del festival barocco “Purtimiro”, ancora sotto la direzione musicale del grande direttore e musicista Rinaldo Alessandrini, al teatro Rossini di Lugo. Domenica 1 ottobre alle 16, il concerto dal titolo “Buffo sotto il Vesuvio” (sul'età d'oro della commedia per musica napoletana) con la partecipazione straordinaria di Pino De Vittorio, il grande attore-cantante che meglio di chiunque altro ha saputo interpretare e riproporre ai nostri giorni quella felice stagione del passato, e della Cappella Neapolitana del direttore e musicologo Antonio Florio, specializzato nel repertorio barocco napoletano. Da Napoli a Venezia il passo sarà brevissimo: sempre domenica 1 ottobre al Rossini alle 20.30 è in programma il concerto “Il prete rosso all'opera” con Rinaldo Alessandrini alla testa del Concerto Italiano: il prete rosso è ovviamente il veneziano Antonio Vivaldi, del quale si potranno ascoltare arie e cantate dalla voce straordinaria di Sara Mingardo, considerata fra i più grandi contralti al mondo. Abchordis Ensemble, Altro grande genio del barocco è Alessandro Stradella (1639Andrea Buccarella è 1682): “Ecco amore ch'altero risplende” è il titolo della ricca il secondo da sinistra antologia di Sinfonie e Madrigali di Stradella in programma al Rossini venerdì 6 ottobre alle 20.30, con Rinaldo Alessandrini sul podio del Concerto Italiano. Evento clou del festival è la messinscena del cosiddetto “dittico buffo” in programma sabato 7 ottobre alle 20.30 con replica domenica 15 alle 16: due rari intermezzi in musica che a suo tempo conobbero enorme successo in tutta Europa. Si tratta di “Fidalba e Artabano” del compositore di origine bolognese Giovanni Alberto Ristori (1692-1753), che a Purtimiro sarà eseguita per la prima volta in epoca moderna; e “Serpilla e Bacocco”, ovvero “Il marito giocatore e la moglie bacchettona”, del prolifico compositore fiorentino Giuseppe Maria Orlandini (1676-1760), in cui si narra dei bisticci fra moglie e marito. A mettere in scena i due intermezzi buffi è stato chiamato un grande nome del teatro italiano, Walter Le Moli, classe 1947, molto attivo sia all'opera (Teatro San Carlo di Napoli, Teatro La Fenice di Venezia, Teatro Mariinskij di San Pietroburgo) che nel teatro di prosa, già direttore artistico dello Stabile di Torino e del Teatro Greco di Siracusa, fondatore e fra i principali animatori del Teatro Due di Parma. Il mezzosoprano Daniela Pini, il soprano Lavinia Bini e il baritono buffo Filippo Morace saranno gli interpreti. In buca il Concerto Italiano, sul podio Alessandrini. Dopo l’appuntamento dell’8 ottobre (alle 16) con Abchordis Ensemble di cui si parla nell’intervista qui a fianco, Purtimiro 2017 prosegue venerdì 13 ottobre alle 20.30 sempre al Rossini con la riproposizione per la prima volta in epoca moderna dello splendido oratorio “La Morte d'Abel” (1732) di Antonio Caldara (1670-1736), altro grandissimo autore barocco molto rivalutato dal pubblico e dalla musicologia, nato a Venezia e divenuto compositore di corte a Vienna dove finì i suoi anni in gloria. A interpretare questo imponente oratorio, scritto a Vienna nel 1732 per il castrato Farinelli sul bellissimo libretto di Pietro Metastasio, sarà ancora una volta il direttore musicale di Purtimiro Rinaldo Alessandrini col suo gruppo-emanazione Concerto Italiano. Ultimo genio della musica in cartellone a Purtimiro 2017 (domenica 15 ottobre alle 20.30, subito dopo l'unica replica del dittico buffo delle ore 16) e musicista culto per Rinaldo Alessandrini il grande Claudio Monteverdi, di cui si celebra in tutto il mondo il 450esimo anniversario della nascita. “Dalla prima alla seconda pratica” è il titolo del concerto da lui diretto, cioè una esauriente antologia dai primi otto libri di Madrigali. Purtimiro si arricchisce quest'anno di un'importante iniziativa culturale creata a ridosso degli appuntamenti più importanti del festival: la serie a cura del “nostro” Enrico Gramigna, apprezzato violinista e musicologo, che si tiene nei giorni 30 settembre, 6 e 14 ottobre alle ore 18 nella Sala Baracca della Rocca Estense (in piazza dei Martiri della Liberta 1), con ingresso gratuito. Si tratta di conversazioni aperte al dialogo durante le quali si possono conoscere i momenti salienti delle opere che si vanno poi ad ascoltare in concerto. I biglietti per i concerti vanno da 7 a 32 euro e sono in prevendita sul sito www.vivaticket.it o presso il botteghino del teatro, info: tel 0545 38542, info@teatrorossini.it.


MUSICA

R&DCULT ottobre 2017

11 CLASSICA/3

CLASSICA/2

I VIOLONCELLI DI SIMONCINI AL PICCOLO DI FORLÌ

La Filarmonica Toscanini a Faenza per Erf La sesta edizione di ERF&TeatroMasiniMusica a Faenza present un cartellone composto da sette appuntamenti. La rassegna apre i battenti il 18 ottobre alle 21 con la Filarmonica Arturo Toscanini diretta dal giovane direttore Jacopo Rivani, con un programma interamente dedicato a Ludwig van Beethoven.

Venerdì 27 ottobre al teatro Il Piccolo di Forlì alle 21 concerto del Promenade Cello Ensemble del maestro Luca Simoncini, apprezzato musicista e docente di violoncello al Conservatorio F. Venezze di Rovigo. Si esibirà insieme ad alcuni suoi allievi già in carriera e vincitori di concorsi internazionali. In programma musiche di Thaikovsky, Chopin, Ravel, Schumann, Hahn, Liszt in un adattamento per sei violoncelli. Gli strumenti, posti sullo stesso piano, si alternano in un dialogo che confluisce in un serrato tessuto polifonico fino a formare un’opera originale.

ANTICA GLI

ULTIMI CONCERTI DI

ACCADEMIA BIZANTINA

AL MUSEO

TAMO

DI

RAVENNA

Prosegue in ottobre “Tamo Barocca. I concerti di Accademia Bizantina”, la rassegna di musica antica con strumenti originali nella nuova location del museo Tamo di via Rondinelli, a Ravenna. Il mese si apre domenica 1 con il duo Stravaganze Musicali e musiche di Mealli, Rossi, Albertini, Corelli, Handel e Bach, seguito l’8 ottobre dal Lira Celeste ensemble che eseguirà musiche di Corrette, Campra, de Boismortier, Marchand e de Visée. Il penultimo appuntamento della rassegna, il 15 ottobre, vedrà arrivare al Tamo l’Ensemble Quadrios (traversiere, violino, viola da gamba e clavicembalo nella foto) con musiche di Telemann, mentre a chiudere la manifestazione, domenica 22 ottobre, saranno i cinque oboisti de Les Hautbois du Roy con un programma comprendente, tra gli altri, Purcell, Janitsch e Tollett.

TEATRO MUSICALE Il Don Giovanni di Mozart e lo Strauss di Enoch Arden aprono la stagione del Bonci Prosegue la collaborazione tra teatro Bonci, Conservatorio di Cesena e Accademia di Belle Arti di Bologna per rilanciare la funzione didattica della grande tradizione operistica e per consentire a giovani talenti, spesso debuttanti, di esibirsi, grazie al progetto “Primo Palcoscenico”. Dopo il successo dell’anno scorso con Le nozze di Figaro viene proposto (il 20 e il 21 ottobre alle 21 al Bonci di Cesena) un altro titolo della trilogia Mozart-Da Ponte. Il maestro Claudio Desderi (nella foto), uno dei più accreditati interpreti delle opere mozartiane a livello mondiale, dirigerà l’esecuzione (di orchestra e coro del Conservatorio Maderna di Cesena) del Don Giovanni. Commissionata dall’imperatore Giuseppe II, Don Giovanni è la seconda delle tre opere italiane che il compositore austriaco scrisse su libretto di Lorenzo Da Ponte e fu composta tra il marzo e l’ottobre del 1787, quando Mozart aveva 31 anni. Andò in scena per la prima volta al Teatro degli Stati di Praga. La seconda anteprima della stagione del Bonci è in programma il 27 ottobre alle 21. Si tratta del progetto “Melologhi”, un originale connubio fra parole e musiche a cura del Conservatorio di Cesena, in questo caso affidato al compositore Claudio Scannavini che rielabora musicalmente il celebre monologo Enoch Arden di Alfred Tennyson (1864), musicato da Richard Strauss nel 1897 e riletto per il cinema da D. W. Griffith nel 1911. Il testo di Tennyson è un idillio che riprende vari elementi dalle letterature greca e latina, Strauss compose Enoch Arden a Monaco, ultimandolo il 26 febbraio 1897. Con forte sensibilità teatrale, introdusse una scansione narrativa che non c’è nel poema di Tennyson e divise il melologo in due parti. Il compositore Claudio Scannavini rielabora per ensemble misto le musiche originali per pianoforte di Strauss, integrandole con proprie composizioni, funzionali alla messa in scena curata da Gabriele Marchesini e che vedrà sul palco l’Ensemble Metamorphosen del Conservatorio “Bruno Maderna” di Cesena. Scannavini è titolare della cattedra di Composizione principale presso il Conservatorio di Cesena, sue creazioni originali sono state eseguite sia in Italia che all’estero. Gabriele Marchesini, regista e attore, ha collaborato con il Bonci per varie produzioni di teatro musicale. Recentemente ha realizzato Madama Butterfly e I Pagliacci in Giappone e in Cina ha inaugurato il Festival di Macao con il Don Chisciotte di Giovanni Battista Martini, rappresentato anche in Messico.

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TEATRO

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STAGIONI Lavia apre la prosa a Faenza Ad alzare il sipario sulla nuova stagione di prosa del teatro Masini di Faenza sarà Gabriele Lavia, interprete e regista di Il sogno di un uomo ridicolo di Fëdor Dostoevskij, la storia di un uomo, abbandonato da tutti, che ripercorre in un viaggio onirico la sua vita e le ragioni per cui si è sempre sentito estraneo alla società. Gabriele Lavia in più momenti della sua carriera si è confrontato con questo testo: “La prima volta lo lessi a degli amici a 18 anni e ancora non ero un attore – ricorda – oggi è passata una vita e Il sogno è quasi un’ossessione. Ho scelto di rimetterlo in scena per riaffermare con forza come l’indifferenza, la corruzione e la degenerazione non possano essere le condizioni di vita della nostra società». In scena il 27, 28 e 29 ottobre alle 21

Scanzi e gli eroi dello sport Il celebre giornalista Andrea Scanzi inaugurerà il cartellone “I protagonisti” del Masini di Faenza con la prima del nuovo allestimento di Eroi. Storie emblematiche di sport, una carrellata di campioni a loro modo eccezionali: Marco Van Basten, Alberto Tomba, Marco Pantani, Yuri Chechi, Nadia Comaneci, Gilles Villeneuve, Pietro Mennea, Muhammad Ali, George Best. In scena il 17 ottobre alle 21

Un Panariello in anteprima La Bella Stagione riparte da Lodovini e le donne Sipario per “La Bella Stagione” allo Spazio Tondelli di Riccione con Valentina Lodovini in una prima nazionale: Tutta casa, letto e chiesa da un testo di Franca Rame e Dario Fo per la regia di Sandro Mabellini. Uno spettacolo sulla condizione femminile, e in particolare sulle servitù sessuali della donna. Si ride, ma resta alla fine un grande senso di amarezza. Scritto a sostegno delle lotte femministe, e portato in scena per la prima volta da Franca Rame nel 1977. In scena il 28 ottobre alle 21

Haber è “Il padre” al Goldoni L’inaugurazione della nuova stagione del Teatro Goldoni di Bagnacavallo sarà affidata ad Alessandro Haber, Lucrezia Lante Della Rovere e David Sebasti, interpreti principali della pièce Il padre di Florian Zeller, diretta da Piero Maccarinelli. Andrea è un uomo molto attivo nonostante la sua età, ma mostra i primi segni di una malattia che potrebbe far pensare al morbo di Alzheimer. La forza di questa pièce consiste nel saper raccontare col sorriso e con ironia, delicatezza e intelligenza, lo spaesamento di un uomo la cui memoria inizia a vacillare e a confondere tempi, luoghi e persone. In scena il 31 ottobre alle 21

In una sorta di anteprima della stagione teatrale, Giorgio Panariello sarà in scena al Novelli di Rimini con Il Panariello che Verrà, una sorta di spettacolo "work in progress" dove Panariello proporrà nuovi personaggi, nuove gag, sperimentando nuovi sketch per gli show futuri, coinvolgendo anche il pubblico presente In scena il 23 ottobre alle 21


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TEATRO

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L’INTERVISTA

Mercadini, il “poeta parlante” tra piazze, teatri e Youtube

suna considerazione - direi nessun rispetto - per la lettura o la recitazione in pubblico dei propri versi; cioè per quella che Mariangela Gualtieri chiama, con una bellissima espressione, “la consegna orale” della poesia. Viceversa, per me, “incontrare” un pubblico recitando i miei versi è sempre stata cosa di importanza vitale. Così per molto tempo in Romagna mi sono sentito un po' un caso a parte, una scheggia impazzita, un lupo solitario. Oggi questa mia piccola polemica ha molto meno senso. Si è diffuso tantissimo il fenomeno del “poetry slam”: competizioni dove i poeti recitano i loro versi e sono votati da una giuria popolare. Il problema, mi viene quasi da dire,

approccio hanno le persone su internet e sui social network alla poesia? «Beh, non ho un quadro molto ampio e dettagliato della situazione. Ti posso offrire il mio (limitatissimo) angolo visuale. Io vedo di tutto. Da chi si entusiasma un po’ a sproposito, scambiando per grande poesia degli aforismi al limite della banalità a chi, viceversa, sembra divertirsi a fare il super-snob. Uno dei miei contatti qualche settimana fa ha postato su facebook una frase del tipo “la vera poesia non si capisce”, seguita da una poesia che, in effetti, con tutta la buona volontà, ho trovato totalmente incomprensibile. Per me i social sono strumenti ottimi per conoscere poeti viventi e tenersi in contatto con loro. Ho incontrato in carne ed ossa poeti miei coetanei (o quasi) provenienti un po' da tutta Italia, dal Veneto alla Sicilia. Ma con la maggior parte di loro mi vedo una volta l'anno, anche meno. Allora facebook (tanto per fare un esempio) è davvero un buon modo per sapere che un amico ha pubblicato un libro nuovo, che un poeta che stimi stima a sua volta un poeta che tu ignoravi, per scambiarsi qualche opinione sulla poesia ecc». Nei teatri invece come reagisce il pubblico alla lettura di versi poetici all'interno di spettacoli umoristici? «Anche qui posso offrire solo la mia esperienza personale. Ho

«Non mi sono mai

piaciuti i poeti ansiosi di pubblicare ma che non hanno nessuna cura per la lettura o la recitazione in pubblico

»

di Matteo Cavezzali

Nel luogo comune il poeta è una persona poco socievole, schiva e riluttante nel dare spiegazioni a quanto già scritto su carta. “Non posso dire altro che non abbia già scritto nelle mie opere” mi disse un celebre poeta rifiutandomi un’intervista.

C’è invece ormai da alcuni anni una nuova tendenza che questo stereotipo lo ha ribaltato. Tra i primi a fare della lettura una poetica c’è stato il poeta e attore Roberto Mercadini, cesenate, classe 1978, che unisce ironia e amore per la parola e, senza prendersi troppo sul serio, si fa chiamare “poeta parlante”.

Ti definisci “poeta parlante”, cosa intendi con questa definizione? «Ho coniato questa definizione qualche anno fa, quando ero più giovane. Voleva essere un’espressione sarcastica e un poco polemica. Me la prendevo con i poeti che sono molto ansiosi di pubblicare, ma non hanno nessuna cura, nes-

forse ormai è divenuto l'opposto: ci sono tante persone che hanno una gran voglia di recitare in pubblico i propri testi; ma che magari scrivono testi un po’ deboli, che hanno senso solo se recitati, declamati, performati, mentre sulla pagina non reggono». Hai lanciato su YouTube il progetto Juke Box poetico, che

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TEATRO

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15 L’EVENTO scritto molti monologhi di narrazione in cui sono citate poesie. E dentro quei racconti la poesia è come un culmine di emozione, una sintesi concettuale, un'accensione, un momento di massima intensità. E allora la poesia, anche quella difficile, è molto apprezzata. Da tutti. Per esempio c'è un mio monologo sulla resistenza che si intitola La più selvaggia sete, la più selvaggia fame. Il monologo termina con un breve estratto da una poesia di Paul Celan (il titolo del monologo è, appunto, uno dei versi di quella poesia). Ora, Paul Celan è sicuramente uno dei poeti più difficili della storia: è ermetico, visionario, lontanissimo dal linguaggio comune. Eppure io sono certo che in quel momento, quando recito quei pochi versi, tutti capiscano e tutti si emozionino. Anche perché il racconto che faccio prima di leggere Celan, i 10-12 minuti conclusivi del monologo funzionano da introduzione alla poesia, la spiegano in parte, per lo meno la presentano. Quindi quei pochi versi conclusivi sono il culmine, il picco di tutta a parte finale dello spettacolo (anzi, forse di tutto lo spettacolo)». Quali poeti trovi più adatti a letture pubbliche? «Ci sono poeti che è particolarmente facile leggere su un palco. Sono i poeti che scrivono in versi dei piccoli monologhi: riflessioni o racconti in cui il personaggio che parla è ben definito. Fanno parte di questa categoria i grandi poeti dialettali romagnoli: Raffaello Baldini, Walter Galli, Tonino Guerra; ma anche alcuni poeti americani, come Charles Bukowski; e poi ci sono i maggiori poeti polacchi del '900: Wislawa Szymborska, Tadeusz Rusewic, Zbigniew Herbert; questi ultimi hanno nomi un po' ostici, in compenso la loro scrittura è di una chiarezza e di una efficacia straordinarie! In questi casi si può arrivare a fare uno spettacolo intero, di un'ora e un quarto o giù di lì, composto quasi esclusivamente di poesie: magari punteggaindolo appena con qualche commento e nota di introduzione. Parlando di viventi, poi, c'è il mio amico Guido Catalano che da solo è in grado di riempire un teatro come l'Olimpico di Torino: 1400 posti. Direi che la sua è una poesia adatta alle letture pubbliche!» Il suo spettacolo Ma questa è la più strana delle meraviglie! parla di Shakespeare con le frasi che lui ha usato per parlare di tutti noi. Come hai strutturato questo testo che affronta il più noto dei drammaturghi? «Prima faccio una sorta di panoramica storica sul teatro del tempo, mostrando come esso fosse effettivamente diverso dal nostro. Quando parliamo del teatro all'epoca di Shakespeare, parliamo di un teatro senza sipario, senza scenografie, senza cambi di scena, senza buio in sala (gli spettacoli cominciavano alle 2 del pomerig-

MENOVENTI

E LO SHOW DI GENE GNOCCHI PER LA NOTTE D’ORO DI RAVENNA L’ANTEPRIMA OFF CON IL GRUPPO NANOU Roberto Mercadini

NEL DETTAGLIO DAI VIAGGI DI GARIBALDI AL CORSO DI LETTURA ESPRESSIVA CON MERCADINI Con oltre 150 date all’anno, Roberto Mercadini porta in giro per la Romagna e per il resto d’Italia i suoi spettacoli di narrazione e i suoi monologhi poetici. Su temi che spaziano dalla Bibbia ebraica all’origine della filosofia, dall’evoluzionismo alla felicità. Nel mese di ottobre, un’ottima occasione per ascoltarlo è quella di Cattolica, al centro culturale polivalente, il 21 ottobre alle 17, dove sarà impegnato in un monologo dal titolo “I viaggi di Garibaldi”. Inoltre, sempre a ottobre, lunedì 30 a Cesenatico (dove Mercadini cura anche alcune rassegne durante l’anno) partirà un corso di lettura espressiva ad alta voce articolato in 5 lezioni (numero chiuso, massimo 15 persone; costo 60 euro). Per informazioni e iscrizioni: associazione.mikra@gmail.com. Le lezioni si terranno a Offart, ex scuola elementare di Villamarina di Cesenatico, viale Alberti 19.

gio), quasi senza distanza fisica fra l’attore e lo spettatore. E in cui, soprattutto, allo spettatore era richiesta una capacità di pensare, immaginare, usare la fantasia che oggi apparirebbe improponibile. In un passaggio dico: "lo spettatore non era uno spettatore; era piuttosto un immaginatore!". Cioè faccio capire che si trattava di un teatro veramente di parola: un teatro dove, a parte le parole, non c'era quasi nulla. E poi arrivo al punto: tento di spiegare perché, secondo me, le parole di Shakespeare sono così grandiose». Oltre alla poesia nei tuoi lavori sei molto legato a temi ambientali. Nel monologo Noi siamo il suolo, noi siamo la terra parli del legame tra ecologia ed economia, come è nato questo spettacolo? «Come molti altri miei monologhi, anche questo mi è stato commissionato. Io dico con un certo orgoglio di essere simile in questo ad un artista/artigiano rinascimentale: lavoro su commissione. In questo caso il committente è stata la Banca Popolare Etica, grazie alla quale poi il monologo ha girato (e continua a girare) in tante città dell'Italia del nord: Veneto, Fruli-Venezia Giulia, Lombardia ecc».

Il 7 ottobre, in occasione della Notte d’oro di Ravenna (vedi p. 4) non mancano appuntamenti con lo spettacolo, la poesia e il teatro. In particolare alle 21 al Palazzo dei Congressi si terrà il “one man show” del comico Gene Gnocchi, mentre al teatro Rasi arriva alle 19 lo spettacolo Ascoltate! Romagna Relax (nella foto) organizzato da Ravenna Teatro con la compagnia Menoventi, e a seguire “Il cinema nasce corto”, cortometraggi di Buster Keaton musicati dal vivo a cura di Start Cinema e circolo Sogni. Non solo, per la prima volta a Ravenna si svolgerà anche la Notte d’oro Off, venerdì 6 ottobre: in Darsena dalle 19 alle 4 di notte spazio alla creatività artistica della città con musica, installazioni, fotografia (mostre sono allestite anche all’interno dello spazio Colabora), pittura, mosaico, danza, rigenerazione urbana e buon cibo. Tra gli appuntamenti Off da segnalare, oltre ai concerti di cui si parla nella sezione Musica del giornale, anche lo spettacolo “senza titolo” di gruppo nanou, alle 21.15 fuori dall’Almagià.

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CINEMA

CONTROCINEMA

Dal migliore It di sempre fino al peggior horror In sala a ottobre capolavori come Nico, 1988 e l’arrogante Mother! di Aronofsky. Aspettando Blade Runner 2049 di Albert Bucci

Ottobre: sono in uscita tantissimi film. Ecco la mia personale guida di orientamento. Due film italiani, entrambi legati alla Musica: Nico, 1988. Appena premiato al Festival di Venezia come miglior film sezione Orizzonti. Film sublime e stupefacente di Susanna Nicchiarelli (che ricorderete come regista del bel Cosmonauta), Nico, 1988 è un biopic in lingua inglese sulla cantante Nico, musa di Andy Warhol e dei Velvet Underground, sugli ultimi anni di vita di una maledetta e geniale artista tossicodipendente. Il film della Nicchiarelli è bellissimo proprio perché sa trasmettere la parabola umana e artistica di Nico senza mai scadere in pessimi clichées legati al tema genio-e-sregolatezza. Il film non nasconde nulla: né le tournées disastrose tra l’Italia e la Praga ancora dentro la cortina di ferro, né la sua decadenza fisica e mentale, né il torbido legame col figlio. Ma non c’è mai giudizio da parte della Nicchiarelli, mai facile morale o esegesi forzata. La forza del film è in una pietas sublime che trasmette alla fine una serenità invidiabile, la serenità di chi riesce a creare arte anche vivendo una esistenza delirante e tragica. Film italiano e internazionale, con una attrice protagonista di grande pathos quale Trine Dyrholm. Ammore e Malavita. L'ultimo film dei fratelli Manetti, anch’esso presentato a Venezia. Film godibile, rilassante, eppure intriso di riferimenti cinefili, che mescola come in un gioco di prestigio la commedia italiana, il musical neomelodico e la sceneggiata napoletana di Merola, il gangstermovie da bassifondi del Bronx e il suo equivalente italiano Gomorra, il tutto con qualche toccata di

Flashdance. Un killer di camorra dovrebbe eliminare una giovane infermiera, involontaria testimone scomoda; ma i due si innamorano, e il malavitoso dovrà districarsi tra sparatorie nei vicoli di Napoli insieme alla sua amata. Detto che il film non è perfetto e a volte pecca di faciloneria, è però anche un prodotto fresco e diverso dal solito nel panorama italiano, divertente e scanzonato, coraggioso per le sue scelte controcorrente, con alcune scene e battute memorabili. E veniamo ora all'horror, che a Ravenna è celebrato da 15 anni grazie al Ravenna Nightmare (vedi p. 17). In attesa che esca il programma completo del festival, già si sa che potremo rivedere le versioni restaurate di Nirvana di Salvatores, di Metropolis di Fritz Lang e del Nosferatu di Murnau. Ma aspettando il Nightmare, in sala avremo una nutrita sequenza di film horror. It: Chapter One. Memorabile e stupendo remake del film già tratto dal romanzo di Stephen King. Sceneggiatura di Cary Fukunaga

(regista di True Detective 1); regia dell'argentino Andrés Muschietti (scuola Guillermo Del Toro); tra gli attori il giovane Finn Wolfhard (il protagonista di Stranger Things). I giovanissimi bambini vittime del terribile clown Pennywise, tutto il mito delle paure dell'infanzia, la maestria di una storia nerissima e crudele riambientata a fine anni '80. Un grande classico dell'horror, ma con una rielaborazione intelligente e appassionata in temi anche sottilmente politici (i ragazzini “sfigati” sono tutti rappresentanti di “minoranze”, etniche religiose o disabili) e una raffinata regia intrisa di riferimenti all'arte, con il clown Pennywise vestito come nei quadri rinascimentali e che assume le fattezze delle donne di Modigliani. Sarò coraggioso anch'io: questo è il miglior It mai portato sullo schermo. Ma ricordate, questo è solo il capitolo 1: la parte in cui i bambini sono diventati adulti, deve ancora arrivare!... Mother! Orrendo, pretenzioso e assurdo film di Darren Aronofsky con protagonisti Javier Bardem e

Jennifer Lawrence. Ma come, dirà qualcuno, hai appena citato un grande regista e due attori memorabili, in un film che era in concorso a Venezia... Eppure Mother! è uno dei peggiori film horror d'autore che abbia mai visto. Jennifer Lawrence è la giovane moglie del famoso scrittore Javier Bardem, e abitano in una villa isolata. Una sera, uno sconosciuto bussa e Bardem ne diventa molto amico dopo pochi minuti. Da lì arrivano anche la moglie e i due figli, mentre Jennifer Lawrence è in preda a incubi misteriosi. Poi il patatrac: la ospite distrugge un prezioso diamante, uno dei due figli uccide l'altro, poi arrivano circa 100 persone e la situazione degenera: gli ospiti iniziano a demolire tutto, sotto lo sguardo compiaciuto di Javier Bardem e la crisi di nervi della moglie che non capisce il perché di tutto questo. Il problema è che nemmeno lo spettatore capisce il perché di tutto questo... La storia poi precipita quando in seguito arrivano migliaia di fans dello scrittore Bardem che li accoglie felice per-

In alto, da sinistra, fotogrammi da It e Mother! Qui a fianco un’immagine da Blade Runner 2049

ché lo adorano come un Dio, ma poi c'è una guerra tra fans, tutti uccidono tutti, a un certo punto arriva l'esercito con soldati e bombe, mentre la povera moglie incinta deve partorire nel terrore di questa situazione irreale... Mother! è una storia illogica e senza senso, un demenziale frullato di tutto che lega creatività, follia e maternità in un'atavica maledizione che scopriremo solo alla fine, ma che uccide definitivamente il povero spettatore sopravvissuto a due ore di pesanti e manieristici virtuosismi registici senza costrutto. La sensazione condivisa da quasi tutti i presenti alla proiezione a Venezia è quella di aver visto la più grande, costosa e arrogante cazzata degli ultimi 20 anni. L'unica domanda possibile che ci si faceva, tra i fischi del delusissimo pubblico: ma come è possibile che un regista come Aronofsky abbia potuto fare questo film? Blade Runner 2049. Per fortuna che poi verrà questo film. Diretto da Denis Villeneuve, di cui avete appena vista il belissimo Arrival. 30 anni dopo gli eventi del primo Blade Runner, qualcuno ha ancora bisogno del cacciatore di androidi Rick Deckard – sempre lui, Harrison Ford. Questo è l'unico film che non ho ancora visto in anteprima, ma ve lo cito lo stesso, perché ne spero bene, molto bene. *Albert Bucci (Ravenna, 1968) è direttore artistico del Soundscreen Film Festival e consulente alla selezione del Ravenna Nightmare. È stato docente di Sceneggiatura presso l'Università Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari. In una vita parallela, possiede anche una laurea in Fisica Teorica. (Il suo vero nome è Alberto, ma in effetti è meglio noto come Albert).


CINEMA

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FORLÌ Ecco Sedicicorto: 270 film brevi da tutto il mondo Quattordicesima edizione per il festival del cinema dedicato ai cortometraggi di Forlì “Sedicicorto”, promosso dall’omonima associazione. L’evento si svolgerà nella città romagnola dal 6 al 15 ottobre con proiezioni all’Auditorium Cariromagna, al San Luigi e anche alla Biblioteca Aurelio Saffi. Saranno 270 i film proiettati provenienti in tutto da ben 53 paesi. Nove le anteprime mondiali, cinque quelle europee, 31 quelle nazionali e 64 le prime visioni in regione. I titoli sono suddivisi in 17 sezioni di cui sei sono quelle competitive: Movie, film internazionali di fiction e documentari; Animalab, film internazionali di animazione e sperimentali; Cortitallia, film nazionali di qualsiasi genere; Animare, film internazionali di animazione per bambini; NO+D2, film nazionali e internazionali di ogni genere fino a 2 minuti. Il singolo ingresso costa 5 euro, ma è possibile acquistare la formula abbonanamento che va da 15 a 25 euro. Il programma completo della manifestazione è consultabile sul sito www.sedicicorto.it.

RAVENNA

Tra masterclass e grandi classici, tornano gli incubi del Nightmare Dal 28 ottobre al 5 novembre torna a Ravenna, al Palazzo del cinema di Largo Firenze, il festival dedicato all’horror “Nightmare Film Fest”. Tra le anticipazioni del programma la serata d’apertura con l’omaggio a Nirvana di Gabriele Salvatores e anche la sezione “Classic”, dedicata alla valorizzazione della storia del cinema che per questa edizione presenta alcune perle fra cui Rapsodia Satanica (1917) di Nino Oxilia, di cui si celebra il centenario – il decadente film muto d'ispirazione dannunziana fra i più importanti della sua epoca, che vede tra gli interpreti la diva Lyda Borelli e come autore della colonna sonora Pietro Mascagni – e Ascensore per il patibolo (1958) primo lungometraggio per Louis Malle, che è un dovuto omaggio del festival alla compianta protagonista femminile, Jeanne Moreau, mai così bella e magnetica dark lady (nella foto). Appuntamento speciale per la sezione Nightmare Classic in particolare con l’evento “Silent Film” che vede Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau, film capitale del cinema muto, musicato dal vivo per l’occasione dal maestro Marco Dalpane.

Tra le iniziative collaterali anche “Nightmare School”, masterclass realizzate in collaboranzione con l’Università e la Fondazione Flaminia. La prima si intitola “Da Aristotele a oggi: i tre atti come motore primario della narrazione, che si evolve dal linguaggio cinematografico a quello della moderna serialità televisiva. Come sono ideati le trame e i personaggi che vivono sullo schermo?” e vede nel ruolo di docente il ravennate Alessandro Fabbri, scrittore e sceneggiatore che ha scritto l’adattamento italiano della serie “In Treatment” ed è il creatore della serie televisive “1992” e “1993” insieme a Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, oltre a essere autore della sceneggiatura de “La Doppia Ora” di Giuseppe Capotondi e “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores. La seconda masterclass sarà invece tenuta da Valerio Evangelisti, da sempre membro della giuria del gestival, sulla nascita del suo personaggio letterario Eymerich. Introduzione a cura di Alberto Achilli, responsabile Ufficio Attività Cinematografiche del Comune di Ravenna.

CESENA AL

CINEMA CON I RICERCATORI

In occasione della Notte Europea dei Ricercatori, la Society (in Search of Certainty – Interactive Event To inspire Young people) organizza in collaborazione con Cesena Cinema una rassegna cinematografica su temi scientifici, a ingresso gratuito, al San Biagio di Cesena, con film introdotti di volta in volta da un docente universitario. Lunedì 2 ottobre appuntamento con “Il tagliaerbe” (USA/1992) di Brett Leonard; lunedì 16 “Her” (USA/2013) di Spike Jonze; lunedì 30 “Big Night” (USA/1996) di Stanley Tucci e Campbell Scott.

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ROMAGNA &DINTORNI CULTURA

Testata del portale


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LIBRI

L’INTERVISTA

In viaggio non per fuggire, ma per cambiare Il giornalista Federico Pace, autore di Controvento: «Andare più lontano non vuole dire andare più a fondo» di Matteo Cavezzali

Ci sono viaggi che possono cambiare la vita di una persona. In cui si incontra qualcuno, o in cui si scopre di poter osservare il mondo in una maniera diversa. Federico Pace, giornalista di Repubblica, è diventato un esperto di questi viaggi “profondi” e in Controvento (Einaudi) ha raccontato i viaggi di Frida Kahlo, David Bowie, Paul Gaugain, Ferdinando Pessoa e diversi altri che attraversando un ponte, mettendosi su una strada, salendo su un autobus o un treno, ha trovato in un giorno, in un istante, il modo di cambiare e trasformarsi. Pace incontrerà i lettoria sia a Ravenna l’11 ottobre alle 18 alla biblioteca Classense per Il tempo ritrovato (vedi box), sia a Cattolica il 28 ottobre alle 17 al Centro Cultrale Polivalente. Nelle storie che racconta si nota come a volte non sia necessario attraversare oceani o fare viaggi estremi per sentire che quel viaggio ha cambiato qualcosa dentro di noi, è così? «Ritengo che il viaggio non sia una performance: andare più lontano non vuol dire andare più a fondo. Quel che conta è la capacità di esporsi, di accettare lo spaesamento e non ricondurre ogni cosa agli schemi del conosciuto. Il viaggio si intraprende se si guarda a ogni istante, a ogni luogo, come a uno spazio inatteso, come a un interstizio di tempo e luogo in cui non siamo mai stati e dove possono accadere cose che non conosciamo ancora». Quale è stato il viaggio che l’ha cambiata? «Difficile scegliere. Ogni viaggio mi ha portato a qualcosa di inatteso. L’amicizia, l’amore, la solitudine. Mi piace ricordare quando da piccolino, da una piccola casa al mare mi incamminai verso la strada dove, per qualche ragione, mi ero convinto finisse il mondo. Un mondo finito, d’altronde, è qualcosa di più comprensibile. Ovviamente, quando arrivai lì, mi accorsi che non era così. Dovetti constatare con gran stupore che oltre quella strada, c’erano ancora altre case, altre strade, altri bambini. Da quel momento non ho potuto fare altro che misurarmi con ciò che non si lascia afferrare». E il racconto di viaggio che l'ha fatta appassionare a questo tipo di narrazione? «Sono sempre stato attratto da una narrazione capace di mescolare generi. Il viaggio per me è “la stanza” in cui cominciano a

«Il tempo è incomprensibile e impassibile. La lentezza,

la creatività e l’immaginazione ci aiutano a espandere e moltiplicare quel frammento di vita che ci viene concesso

»

entrare le persone, i luoghi e le storie. Se devo scegliere un libro, ancora capace di mistero e fascino, è Tristi Tropici di Claude LéviStrauss in cui narra della sua esperienza in Brasile. Un libro che inizia con la frase: “Detesto i viaggi e gli esploratori”. Poi, alcuni libri di Cees Nooteboom».

Il viaggio ha nell’immaginario comune una forte valenza simbolica ed è anche una via di fuga dalla realtà, come per Gauguin che cerca di “liberarsi dalla civiltà”, o da una persona come quello di Einstein. Viaggiare è un po’ come fuggire?

«Non credo. O almeno, non in generale, non sempre. In Controvento non racconto del viaggio come fuga, quanto piuttosto come momento in cui qualcosa viene avviato e sancito. Il momento in cui si accetta anche un dolore, una responsabilità. Il viaggio, dandoci modo di prende-

LA RASSEGNA IN CLASSENSE ANCHE LATTANZI, SITI, PINCIO E DI MONOPOLI Entra nel vivo a ottobre la rassegna di incontri “Il tempo ritrovato” organizzata dall’associazione Onnivoro a Ravenna che da quest’anno è ospitata dalla biblioteca Classense, in via Baccarini. Il primo appuntamento, dopo l’anteprima a settembre, è per mercoledì 4 ottobre quando sarà ospite la scrittrice e sceneggiatrice pugliese Antonella Lattanzi autrice de “Una storia nera” (Mondadori) per cui ha "studiato tantissimi casi di violenza domestica per arrivare alla una storia che, in potenza, le contenesse tutte". Dopo l’incontro con Federico Pace (vedi articolo principale), mercoledì 18 ottobre sarà ospite il maestro del noir mediterraneo Omar Di Monopoli. Il suo primo romanzo Uomini e cani è diventato un film interpretato da Sergio Rubini. Ora è tornato con Nella perfida terra di Dio (Adelphi). Al nome di Omar Di Monopoli ne sono stati accostati alcuni altri di un certo peso: da Sam Peckinpah a Quentin Tarantino, da William Faulkner a Flannery O'Connor. Mercoledì 25 ottobre ci sarà un incontro particolare per la settimana di Halloween dedicato a “Dracula” il classico di fine ottocento scritto da Bram Stoker e diventato una pietra miliare della letteratura di genere. L’incontro si svolgerà una insolita cornice, il Mar, il Museo d’Arte della Città di Ravenna. A parlare del romanzo sarà Tommaso Pincio (nella foto), il suo traduttore più apprezzato. “Dracula ci insegna che siamo destinati a diventare vampiri ogni volta che ci affezioniamo a qualcuno, e ci ricorda che quando leggiamo un libro succhiamo il sangue dalle parole per diventare immortali”. La rassegna proseguirà poi a novembre con Mariapia Veladiano e il suo romanzo “Lei” (Guanda) in cui narra la vita di Maria, madre di Cristo, Walter Siti con il suo “Bruciare tutto” (Rizzoli), Fabio Genovesi ed Ermanna Montanari.

re le distanze dal quotidiano, ci pone con maggiore chiarezza di fronte a noi stessi. Ci induce a accettare anche quel che stavamo evitando di comprendere. È una lente che noi puntiamo su noi stessi, oltre che sui luoghi e sulle persone che incontriamo». Scrivendo le storie di queste vite si è mai chiesto, cosa sarebbe successo se non avessero fatto questo viaggio? «Oh certo! Ciascuno di noi, come ci insegna la fisica moderna, ha infinite vite, infiniti percorsi che proseguono in altre dimensioni. Ma in qualche modo a me interessava provare a scrutare con la scrittura proprio quei singoli istanti in cui, per una scelta, per una costrizione, qualcuno ha smesso di essere quel che era nelle sue mille potenzialità, e si è avviato verso una delle infinite strade che poteva prendere». Nel mondo di oggi dei voli low cost, in cui le località turistiche tendono sempre più a omologarsi è ancora possibile rendere il viaggio una esperienza profonda? «Ritengo di sì. Al di là del turismo, ciascuno viene chiamato sempre a un viaggio, a un momento, in cui deve confrontarsi con ciò che è, con quel che sta diventando. Ciascuno di noi, prima o poi, va oltre la schiuma dei giorni e si immerge nel profondo. Ciascuno viene chiamato a indagare su di sé e su quel che lo circonda. Sui popoli e sulle persone. Sulla fragilità della natura. Certo, molte volte, è più semplice scansare questo confronto e continuare a “giocare” con il viaggio. Ma più che una questione di bassi costi, credo si tratti di una questione di carenza di attenzione, della necessità di recuperare un desiderio profondo e sforzarsi a essere attenti e porosi a ciò che ci sta vicino». Nel suo best seller Senza volo del 2008, scriveva che “Solo ricorrendo alla lentezza dei passi, è possibile interporre tra sé e l’evento più incomprensibile di tutti, la maggiore distanza possibile”, ne è ancora convinto? «Direi di sì. Il tempo è impassibile e incomprensibile. A noi, che ne siamo in balìa, non resta che cercare di abitare ogni istante quanto più densamente possiamo. Non resta che infilarci in tutti gli interstizi temporali. Così, la lentezza, la creatività e l'immaginazione ci aiutano a espandere e moltiplicare quel frammento di vita che ci viene concesso».


LIBRI

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FILOSOFIA/LA RASSEGNA

FILOSOFIA/IL LIBRO

A Misano nove parole per guardare al futuro

Filosofia precaria per agire nel quotidiano

Nuova rassegna di incontri filosofici a Misano Adriatico, alla biblioteca comunale, dal suggestivo titolo “Terre del futuro”. «Proiettare il passato sull’attualità è il solo mezzo che abbiamo per riuscire a orientarci, per tentare di comprendere ciò che è successo e potrebbe succedere. Non si tratta, tuttavia, di credere alle profezie, né si può ritenere che, se un disegno esiste, questo debba essere per forza lineare. Le strade della storia sono infatti spesso tortuose, fatte, come sono, di scarti e coincidenze. Per questa ragione è bene avere, se non dei riferimenti, almeno delle indicazioni che ci consentano di muoverci o di capire, se non altro, la direzione in cui si sta andando. Esistono infatti termini che sono come pietre miliari, concetti validi al di là delle contingenze. Nella deriva della modernità, è a questi che occorre ancorarsi», questa l’idea alla base del direttore Gustavo Cecchini, che ha strutturato il ciclo partendo da nove semplici ma fondamentali parole. Si comincia mercoledì 4 ottobre, la parola su cui riflettere è “libertà” e insieme al filosofo Umberto Galimberti (nella foto) si ragionerà sul significato di questo termine, e sul valore che questo assume in un’epoca dominata dal fatalismo. Che ruolo abbiamo nella costruzione del nostro destino? Da cosa e in che modo siamo noi condizionati? Venerdì 13 ottobre si parlerà invece di “verità”, nozione da sempre oggetto dell’inchiesta scientifica e filosofica e che risulta al giorno d’oggi sempre più confusa. Durante l’incontro consacrato a questo tema, si darà voce a due visioni tra loro diverse e, proprio per questo, complementari: quella dello scienziato Edoardo Boncinelli e del filosofo Umberto Curi. Venerdì 20 ottobre, il dialogo successivo coinvolgerà invece Marco Guzzi e Diego Fusaro, che insieme tratteranno il concetto di “rivoluzione”. Venerdì 27 ottobre si parlerà di “memoria”, una facoltà imprescindibile per far rivivere ciò che è stato. Il filosofo Carlo Sini rifletterà sull’importanza, specie in una civiltà frenetica come la nostra, di una simile pratica, e sui danni che invece può causarci l’oblio. La rassegna prosegue poi a novembre con (il 3) Salvatore Natoli che parla della fiducia, il 10 con Stefano Zamagni, il 15 con Massimo Cacciari, il 17 con Nicola Mai e si chiude il 24con Michela Marzano su l’amore. Gli incontri si terranno presso il cinema-teatro Astra di via d'Annunzio 20 con inizio alle 21. Ingresso libero sino ad esaurimento posti, non è prevista prenotazione. Info: 0541 618484, biblioteca@comune.misano-adriatico.rn.it.

È un oggetto che incuriosice già dalla forma questo libro edito da Il vicolo di Cesena e firmato dal ravennate Giorgio Stamboulis. L’aspetto è quello di un libro d’arte ed è stato effettivamente pubblicato nell’ambito di un progetto artistico e a impreziosirlo ci sono immagini di opere di Marisa Zattini, e tuttavia il contenuto è quello di un saggio dal titolo quanto mai promettente: Filosofia precaria. Dove la precarietà è la condizione attuale di vita delle persone in un mondo in cui il filosofo sembra aver smarrito un ruolo e la filosofia configurarsi soprattutto come assenza. E così l’ambizione di Stamboulis è quella di restituire a questa disciplina spesso relegata all’ambito meramente accademico una centralità nell’analisi dei fattori da cui dipendono non solo le riflessioni sui massimi sistemi, ma anche la quotidianità di tutti noi. Per farlo cita i grandi classici, Platone ricorre più volte, ma mette in campo anche una disamina di opere decisamente più “pop” dal libro di Nicholls Un giorno nel capitolo dedicato al tema dell’amore come tensione verso l’atemporalità, al film Il Racconto dei racconti di Matteo Garrone in quello in cui parla della “mortalitas”. Particolarmente interessante, sempre nella parte dedicata alla nostra vita quotidiana, la speculazione sull’ozio e il tempo libero concepito oggi sempre più, scrive Stamboulis, come spazio in cui consumare. Forte in tutto il libro la visione “storicista” dove ogni elemento anche ricorrente della vita umana, inclusi i sentimenti, sono secondo l’autore condizionati dal momento e dal contesto in cui sono vissuti, e allo stesso tempo forte è l’affermazione per cui la “storia non si ripete” ed è dunque inutile cercare una comunità ideale scomparsa e forse mai esistita; sta allora al filosofo «sporcandosi le mani» lavorare per la «costruzione di una socialità viva». Cosa si intenda per “sporcarsi le mani” Stamboulis lo spiega nell’ultimo capitolo, dopo aver messo in guardia anche dalla tentazione diffusasi a partire da Achenbach di poter far sì che la filosofia o il consulente filosofico sostituisca l’analista nella risoluzione di questioni personali cercando di fornire risposte ai dubbi esistenziali. E nemmeno può più, secondo Stamboulis, limitarsi alla figura del “consulente” del potente di turno, men che mai limitarsi a erudite dissertazioni nel mondo accademico. Parla, Stamboulis, precisamente di «saltare recinti» e «agire nel mondo» come cerca del resto di fare lui stesso con questo suo primo libro che è intanto anche in parte un libro d’arte e che, soprattutto nella seconda e terza parte, riesce effettivamente a parlare a un pubblico vasto che, se non può forse essere proprio a digiuno di filosofia, di certo non ha bisogno di una specializzazione per cogliere domande, questioni, pungolature (numerose quelle alla star della filosofia televisiva Diego Fusaro). Un esercizio di pensiero utile per riflettere anche su concetti che possono apparire financo banali (almeno se letti sotto la lente più frquente della sociologia), ma che forse vanno riletti e riscoperti alla luce, appunto, della filosofia. Federica Angelini


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LIBRI

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LA RASSEGNA

LA RASSEGNA/2

ItineRa: escursioni, parole, benessere Festa del cammino consapevole

A Rimini filosofi, linguisti e matematici per “curarsi” con i libri

Dal 30 settembre al 15 ottobre, con un’appendice il 31 ottobre, Trail Romagna e il Comune di Ravenna organizzano ItineRa, Festa del cammino consapevole, un punto di incontro tra benessere fisico e mentale, tra il cammino e la cultura, tra la storia e l’ambiente. Gli eventi in cammino. Ravenna e la sua tormentata geografia sono elette a campo d’azione prescelto, studiate e rivissute attraverso una serie di percorsi interdipendenti che si prefiggono il compito di analizzare aspetti diversi della città, per portarne alla luce la complessa trama socio-politico-ambientale: dall’itinerario dedicato ai luoghi teodericiani, A spasso con Teoderico (1 ottobre alle 9.30), che inaugura gli eventi itineranti con un percorso per riscoprire i luoghi legati alla presenza goto-ariana a Ravenna, alla lunga tratta dalla Chiusa di San Marco alla Darsena di Città, Attraversamenti2/La Lama (1 ottobre alle 15), porzione urbana che solo in tempi recenti ha riscoperto se stessa e che presenta importanti prospettive di sviluppo; e ancora, il percorso letterario della Ravenna dantesca, A spasso con Dante (31 ottobre) racconterà la Ravenna dei tempi del Sommo Poeta con la partecipazione dei ragazzi di Dante in Rete che reciteranno i canti dedicati dal Lo scrittore, giornalista e viaggiatore Paolo Rumiz sarà Sommo Poeta al suo ultimo rifugio. Pensando a Ravenna e al cammiospite a Ravenna il 5 ottobre no, sorge spontaneo ricondursi a quello che fu un illustre e instancabile pellegrino ravennate, e cioè San Romualdo, figura centrale del monachesimo occidentale. In occasione della Festa del cammino, si risalirà alle origini del percorso spirituale del santo ravennate, con una passeggiata alla misteriosa isola del Pereo (7 ottobre), sede dello scomparso Eremo di San Romualdo, nei pressi dell’abitato di Sant’Alberto. Accompagneranno l'escursione il monaco camaldolese Roberto Fornaciari, il land artist Luigi Berardi e l'archeologa Paola Novara. Ricchissimo l’evento della Giornata Nazionale del Camminare Federtrek con Davide Sapienza (8 ottobre), scrittore, traduttore di Jack London ed esploratore che ci accompagnerà in un cammino geopoetico guidato da Dante Alighieri, con letture di poesie tratte da Il durante eterno delle cose. Al termine del percorso di 10 chilometri che toccherà i luoghi danteschi della Pineta di Classe il Quartetto Fauves chiuderà con un concerto dedicato alla natura “Suonare gli alberi”. Nella capitale del mosaico è bello passeggiare tra botteghe e i luoghi espositivi della Biennale del Mosaico Contemporaneo. L’occasione sarà data da Finger Mosaico Food (12 ottobre), un percorso visivo e gastronomico fra i terrazzo della Loggetta Lombardesca e i chiostri della Biblioteca Classense e di San Vitale. Evento benefico il CamminiAmo (4 ottobre), una passeggiata condivisa tra amici, genitori, illustri sconosciuti o ancor meglio con chiunque abbia bisogno di sostegno. L’iniziativa che terminerà in una cena diffusa nei ristoranti del centro storico e dedicata a una raccolta fondi per l’epilessia. Riflessioni laiche nella passeggiata meditativa (14 ottobre) con Erika Leonelli e Luigi Berard che da Lido di Dante punterà alla foce del Bevano. Gli incontri in cammino. Fulcro ulteriore di arricchimento attorno al discorso del cammino, sono gli incontri promossi da ItineRa con personalità legate al mondo dello sport, della cultura, del giornalismo, dell’escursionismo: si va da figure note come lo scrittore Valerio Massimo Manfredi che in compagnia degli storici Giorgio Simonelli e Giuseppe Sassatelli parlerà di “Ravenna Crocevia di Popoli” (30 settembre); a Paolo Rumiz (5 ottobre), giornalista e viaggiatore, che parlerà nel giardino di Casa Muti di “Andature, metrica, musica e narrazione”, fino alla scoperta di Itinerari segreti di Ravenna come quello di Casa Marini (6 ottobre) con i consoli Touring Club Pier Luigi Bazzocchi e Riccardo Saragoni. Nella pineta di Classe (3 ottobre, casa della Aquara) Franco Masotti, condirettore artistico di Ravenna Festival e promotore dei concerti trekking, parlerà di Thoureau, il precursore del “ritorno alla natura”. Negli splendidi Giardini Pensili della Provincia Fabio Marri (9 ottobre), docente di filologia romanza all’Università di Bologna, podista e direttore di podisti.net converserà invece su “Cammini e camminatori della letteratura”. Don Claudio Ciccillo direttore della Fraternità di San Damiano insieme a Beatrice Balsamo, scrittrice e psicanalista, durante una cena da pellegrini (10 ottobre) condurranno un simposio intitolato “Cammino... nutrirsi di pane e di terra”. Elia Tazzari, partito a fine aprile da Londra per raggiungere Gerusalemme dopo 2.600 km sulla via Francigena aprirà la festa finale con il suo reportage, uno spunto per un happening del cammino (15 ottobre, Terme di Punta Marina). La musica in cammino. Molti eventi saranno arricchiti da momenti musicali, come a sottolineare l’insolubile legame tra Musica e Natura, binomio antico ed effimero, che vedranno la partecipazione di Fabio Mina (3 Ottobre), Elena Majoni (6 Ottobre), Alessandro Scala (9 Ottobre), il Quartetto Fauves (8 ottobre) e Soul Machine (1 Ottobre). Gli eventi sono aperti a tutti previa prenotazione sul sito www.trairomagna.eu; info 338 5097841.

Nona edizione per Biblioterapia “Come curarsi (o ammalarsi) coi libri”, a Rimini, dal titolo “Realtà... e mondi possibili”, rassegna di conversazioni, letture, narrazioni ad alta voce e cinema che coinvolge il Museo della Città, la Biblioteca e la Cineteca comunale. I dieci appuntamenti in calendario iniziano domenica 1 ottobre nella biblioteca Gambalunga, Sale Antiche, ore 17, con l'incontro con Antonio Prete con “Il cielo nascosto: grammatica dell'interiorità”. Introduce Domenico Pazzini. Sabato 7 ottobre, invece, il fisico Guido Tonelli terrà una conferenza dal titolo “Cercare mondi. Esplorazioni avventurose ai confini dell’universo”, mentre il 29 ottobre il teologo Vito Mancuso (nella foto) su “Lectio humana, lectio divina”. Sabato 4 novembre il filosofo Silvano Tagliagambe spiegherà “Cosa significa vedere”, mentre il 12 novembre toccherà a Maurizio Ferraris. Dopo i filosofi, sarà la volta del matematico Claudio Bartocci, mentre il 25 novembre dello psicanalista Luigi Zoja su “La morte del prossimo: eccesso di virtualità”; chiude il linguista Luca Serianni su “Le parole e le cose: due realtà che cambiano nello spazio e nel tempo” il 2 dicembre.

AGENDA RAVENNA

AGENDA GATTEO & SAN MAURO

AGENDA CESENA

WU MING 4 AL DOCK

LA STORIA CON ERRI DE LUCA E CANFORA

L’UNIVERSO SECONDO L’ASTROFISICO DE BERARDIS

All’oratorio di San Rocco a Gatteo, due incontri organizzati da Italia Nostra e Rapsodia di Emiliano Visconti per la Settimana della storia. Il 18 ottobre arriva lo scrittore Erri De Luca, noto per le sue battaglie di carattere politico e civili (come quella No Tav) e per la lettura critica della società contemporanea. Il 20 ottobre sarà invece la volta di un accademico del calibro di Luciano Canfora. Entrambi gli incontri si terranno alle ore 21.

Alla biblioteca Malatestiana di Cesena è in corso “Al di là delle stelle”, incontri sull'astrofisica, la scienza e il cosmo in Aula Magna, alle 17. Il 6 ottobre si farà un “Viaggio al termine dell’universo” con Paolo De Berardis, professore di Astrofisica presso La Sapienza, cosmologo. Con l’esperimento “Boomerang” ha ottenuto la prima immagine dell’ universo primordiale. Accademico dei Lincei e delle Scienze, autore di più di 400 articoli scientifici, per la casa editrice Il Mulino ha pubblicato Osservare l'Universo e Solo un miliardo di anni?.

CON UNA STORIA D ’ESTATE

Al Dock 61 di Ravenna, in via Magazzini Posteriori in darsena, giovedì 12 ottobre, alle 20.45, Wu Ming 4 presenta Il Piccolo Regno. Una Storia d'estate che l’autore definisce «un romanzo breve, o un racconto lungo – a seconda dei punti di vista –, per ragazzi dai 10 ai 100 anni. Si potrebbe definire un racconto gotico-rurale, ambientato durante una lunga estate, in un’epoca pre-digitale. C’è la campagna inglese, una banda di ragazzini, un antico tesoro, un fantasma che sconvolge le notti del protagonista e un segreto da scoprire».

IL

GRAPHIC JOURNALISM DI

COSTANTINI

ALL’ORIANI

Sabato 21 ottobre alla Biblioteca Oriani di Ravenna, in via Corrado Ricci, alle 18.30 sarà presentato il volume edito da Becco Giallo Fedele alla linea con l’autore Gianluca Costantini, illustratore, graphic journalist e attivista per i diritti umani ravennate di fama internazionale. Si tratta di una raccolta che racconta l’evoluzione stessa del graphic journalism e della storia recente. Incontro a cura di Gruppo dello Zuccherificio, Libera Ravenna e Arci Ravenna.

NORMAN GOBETTI

E LE MIGRAZIONI

Il 29 ottobre Emiliano Visconti intervisterà Norman Gobetti (traduttore del romanzo Exit West di Mohsin Hamid) sul tema delle migrazioni. Appuntamento a a San Mauro Pascoli, alle 16.30 a Villa Torlonia, Sala degli archi.

DON MILANI SECONDO ANDREA SCHIAVON A Cesena, per #parolediverse, il 28 ottobre Andrea Schiavon presenta il libro su Don Milani pubblicato da ADD editore, al cinema San Biagio sempre alle 17.


LIBRI

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21 Uno scatto della mostra “Gulag”

FORLÌ/1

Tra libertà e uguaglianza: il Novecento Dal 4 al 7 ottobre torna il festival sul secolo scorso con incontri e proiezioni Sarà dedicato al tema del rapporto tra libertà e uguaglianza che ha attraversato tutto il Novecento il “900 Fest” di Forlì che dal 4 al 7 ottobre prevede un ricco calendario di incontri e mostre che spaziano dalla Russia, nell’anno del centenario della Rivoluzione, a Orwell, alla Spagna, al socialismo. Si comincia mercoledì 4 alle 17 nel salone comunale con un incontro dal titolo “Gli altri socialismi” con Andrew Durgan che parla del Poum e della rivoluzione spagnola, Wlodek Goldkorn del Bund polacco e Pietro Adamo di libertari americani e Rivoluzione russa. Alle 21 ci si sposta al Teatro Félix Guattari per il recital “Lui non ha scampo” con Lelia Serra (voce) Paola Sabbatani (canto), Roberto Bartoli (contrabbasso), Daniele Santimone (chitarra). Giovedì alle 10 appuntamento alla sala della Provincia di Forlì-Cesena con Marco Bresciani (Andrea Caffi e la Rivoluzione russa), Vittorio Giacopini (Victor Serge, i bolscevichi, Stalin), Luciano Marrocu (George Orwell e la Spagna), Nicola Del Corno (Carlo Rosselli e il laburismo). Stesso luogo alle 15 con Alfonso Berardinelli che disserterà su “La rivoluzione bolscevica e la sinistra non comunista” mentre alle 17 a parlare di “Avanguardia e rivoluzione dopo l’Ottobre” ci saranno Serena Vitale e Gian Piero Piretto. Serata alla biblioteca comunale di Forlì alle 21 con la proiezione de La corazzata Potemkin (1925, di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn), introduce Gianfranco Miro Gori. Si resta in biblitoeca venerdì 6 ottobre alle 9.30 per parlare della scissione di Livorno e Rivoluzione russa con Carlo de Maria (su Alessandro Schiavi), Giovanni Scirocco (su Filippo Turati), Giovanni Gozzini (su Antonio Gramsci e gli anni Trenta) e Renato Camurri (su Gaetano Salvemini). Al Salone comunale di Forlì ci si sposta alle 15 per “Le rivoluzioni russe del 1917” con Maria Ferretti e Igor Narskij e Nicolas Werth e Antonella Salomoni su “1917: la rivoluzione dei soldati”. Ancora una proiezione alla Biblioteca alle 21 con Miro Gori per Aleksandr Nevskij (1938, di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn). Sabato mattina nella sede della Provincia Antonino De Francesco e Marcello Flores si confrontano su “Tra Utopia e Terrore: giacobini e bolscevichi a confronto”. Ci si sposta in Comune alle 15 per l’incontro con il filosofo americano Michael Walzer, con Giancarlo Bosetti e Michele Salvati (coordina: Thomas Casadei). Alle 20.30, sempre nel salone comunale si chiude con Adam Michnik, Gabor Demszky e Petr Janyska “Dal 1917 al 1989. Le rivoluzioni di Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia”, coordina Wlodek Goldkorn. Dall’1 al 14 ottobre sarà inoltre visitabile la mostra fotografica “Gulag” di Tomasz Kizny, nella sala del Chiostro di San Mercuriale, in piazza XX Settembre (ore 9-12/14-19, ingresso libero).

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Mercoledì 4 ottobre (dalle 17 alle 18:30) "SOS AROMATERAPIA prevenzione e cura al naturale" L'ingresso è a offerta libera, è gradita la prenotazione al numero 3384772237 NaturalSal - Viale Dell'Appennino 165 - Forlì - tel. 0543 543088 forli@naturalsal.it www.naturalsal.it Facebook: NaturalSal Sale e Benessere Forlì

FORLÌ/2 Caratteri d’autore: incontri itineranti e “contaminati” Torna a Forlì, per il terzo anno, la rassegna letteraria itinerante e aperta alle contaminazioni di genere “Caratteri d'autore” promossa dalla cooperativa Archimedia e che si svolgerà dal 4 al 7 ottobre. Si comincia infatti con l’autrice Giada Sundas (prima foto) che alla Sala Confartigianato di Forlì Federimprese, alle 21, presenta il suo Le mamme ribelli non hanno paura, storia ironica sulla maternità pubblicata da Garzanti. Il 5 ottobre Antonella Lattanzi (seconda foto dall’alto, sarà anche a Ravenna, il giorno prima, vedi pagina 18) al Jump café alle 18.30 arriva con il suo cupo Nero familiare, storie di gelosia e violenza (Mondadori). Alle 21.30 ci si sposta al Diagonal Loft-Club per il romanzo del critico musicale Stefano Solventi Nastri (Eretica), romanzo distopico dai numerosi richiami musicali. Solventi sarà protagonista di un talk su musica e critica insieme a Silvia Boschero, giornalista Rai di Stereonotte. Il 6 ottobre alle 18, alla Sala San Luigi, Mattia Torre e Valerio Aprea (terza foto dall’alto) dialogano a prosito di “Scrivere per il cinema e la tv: 10 anni della serie Boris”, storie e aneddoti di una serie cult raccontati dallo sceneggiatore romano e il noto caratterista (presto al cinema con il terzo capitolo di Smetto quando voglio). Sarà invece la Sala Melozzo, in piazza Melozzo, alle 21 ad accogliere il noto e amatissimo Andrea Vitali, con il suo ultimo romanzo Bello, elegante e con la fede al dito (Garzanti), l’autore di Bellano (ultima foto in basso) ci coinvolge in una storia solo in apparenza tranquilla di metà anni Sessanta. Sabato 7 ottobre, si torna al Diagonal alle 19 per ascoltare Simone Tempia, creatore della pagina Facebook "Vita con Lloyd" che presenta il suo primo romanzo, In viaggio con Lloyd (Rizzoli Lizard), naturale evoluzione del precedente libro.


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LIBRI

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LUGO/1

RAVENNA

Riapre il “caffé letterario” tra incontri e maratone di lettura

Gialloluna Neronotte: la letteratura di genere omaggia il “legal thriller”

La rassegna di Lugo del “Caffé letterario” compie 10 anni e prepara un’altra lunga stagione di incontri. A ottobre si comincia il 9, alle 21 all’Hotel Ala d'Oro, con Gloriana Venturini e il suo Cinema Venturini (Forlì, L’arcolaio, 2017) in cui l’autrice ha ricostruito il passato della sua famiglia e, in particolare, di Don Evaristo Venturini, uomo di chiesa di Lugo di Romagna, un sacerdote fuori dagli schemi e dotato di genio imprenditoriale, gestore del Cinema Teatro Venturini. Mercoledì 11 ottobre, alle 21, ci si sposta alla Sala del Consorzio di Bonifica (via Manfredi, 32) per ascoltare il logico e filosofo del linguaggio Ermanno Bencivenga che lancia l’allarme su una catastrofe: La scomparsa del pensiero (Milano, Feltrinelli, 2017). Giovedì 19 ottobre, alle 21, al Salone Estense della Rocca di Lugo Omar Di Monopoli presenta Nella perfida terra di Dio (Milano, Adelphi, 2017) (l’autore sarà anche a Ravenna in Classense, vedi p. 18). Il 23 ottobre, sempre alle 21 si torna all’Hotel Ala d'Oro per incontrare Francesca Melandri, autrice del romanzo Sangue giusto (Milano, Rizzoli, 2017). Il 27 ottobre alle 18, all’Hotel Ala d'Oro viene inaugurata la mostra pittorica “Frame” di Martino Neri. Tornano anche le maratone letterarie: domenica 29 alle 16.30, in via Quarantola si leggerà Il cantico dei cantici, introdotto dal Rabbino di Ferrara Luciano Meir Caro. Quest’anno le letture saranno dedicate ai libri sapienziali contenuti nella Bibbia: Il cantico dei cantici, Il libro di Giobbe e l’Ecclesiaste. Infine, il mese si chiude lunedì 30 ottobre, alle 21, ancora all’Hotel Ala d'Oro con il ravennate Stefano Bon e il suo romanzo La ragazza che andò all’inferno (Castelvecchi, Roma, 2017).

LUGO/3

LUGO/2 CAVINA, MAGGIANI E OSPITI A GIOVECCA

BALDINI

Martedì 3 ottobre al Centro Civico di Giovecca (via Ferrara, 7), vicino a Lugo, si terrà il primo incontro con lo scrittore casolano Cristiano Cavina che presenta il suo Fratelli nella notte (edizioni Feltrinelli). Martedì 17 ottobre invece sarà la volta di Maurizio Maggiani con il suo La zecca e la rosa (edizioni Feltrinelli) mentre gli incontri di ottobre saranno chiusi da Eraldo Baldini che presenterà il suo ultimo libro dato alle stampe per Il Ponte Vecchio: Fantasmi e luoghi stregati di Romagna, e insieme a Giuseppe Bellosi parlerà anche di Misteri e curiosità della Bassa Romagna.

Il fascino del fantasy con (anche) Licia Troisi Parte alla biblioteca Trisi di Lugo una rassegna di incontri letterari dedicati al fantasy italiano organizzata da Pa.Gi.Ne. Il primo incontro vedrà a Lugo la scrittrice italiana più famosa del genere, Licia Troisi, che presenterà il terzo volume della nuova serie (Pandora): L’erede di Gavri’el (Mondadori) giovedì 5 ottobre alle 21, nella Sala conferenze del Complesso del Carmine (piazza Trisi, 4). Il 6 ottobre Angelo Berti ed Eugenio Saguatti con le scuole proporranno alcune riflessioni sulla saga del Signore degli Anelli; ma anche sui vent’anni di Harry Potter alle 17.30 in Biblioteca. Stesso luogo e stessa ora 7 ottobre con un disegnatore ravennate di fama internazionale, Riccardo Crosa, autore dell’eroe fantasy “Dragonero” e Rigor Mortis.

Ravenna in autunno si tinge di giallo, di nero e di rosso. Nati entrambi nel 2003, Gialloluna Neronotte e Ravenna Nighmare Film Fest (vedi p. 17) proseguono la loro collaborazione. In particolare, il coté letterario della kermesse, ossia Gialloluna Neronotte, diretto da Nevio Galeati e organizzato dall’associazione culturale Pa.Gi.Ne., è pronto a celebrare la 15esima edizione che sarà dedicata al “legal thriller”, cioè racconti e romanzi con al centro le figure di giudici e avvocati. “Obiezione, Vostro Onore!”, questo il titolo del cartellone, è dunque un omaggio ai 100 anni della nascita di Raymond Burr, insuperato interprete cinematografico di uno fra gli avvocati più famosi del mondo, Perry Mason. Ecco i nomi degli incontri con gli autori in programma tutti alle 18: Barbara Baraldi, Aurora nel buio (Giunti) e Sara Kim Fattorini, esordiente con La chimica dell’acqua (Società Editrice Milanese), per un pomeriggio al femminile (5 novembre); Valerio Evangelisti, “Eymerich risorge” (Mondadori); Gianfranco Mascia con “La tua ombra sta ridendo” (Arkadia), il 2 novembre; Nicola Verde, “Il Vangelo del Boia” (Newton Compton – data da stabilire).

Giovedì 28 settembre, ore 21.00

Giovedì 19 ottobre, ore 21.00

Salone Estense della Rocca di Lugo LUIGI ZOJA “Nella mente di un terrorista” (Torino, Einaudi, 2017) Introduce Paolo Galletti Sarà presente l’autore

Salone Estense della Rocca di Lugo OMAR DI MONOPOLI “Nella perfida terra di Dio” (Milano, Adelphi, 2017) Introduce Marco Sangiorgi Sarà presente l’autore

Venerdì 29 settembre, ore 18.00

Lunedì 23 ottobre, ore 21.00

Hotel Ala d'Oro Inaugurazione della mostra pittorica “CIÒ CHE RESTA DEL SILENZIO” di Ilaria Ciardi Introduce Carmine Della Corte

Hotel Ala d'Oro FRANCESCA MELANDRI “Sangue giusto” (Milano, Rizzoli, 2017) Introduce Patrizia Randi Sarà presente l’autrice

Sabato 30 settembre, ore 20.30

Venerdì 27 ottobre, ore 18.00

Ristorante Hotel Ala d’Oro Serata conviviale-musicale “RACCONTI DA BUENOS AIRES” Tango & Letteratura Con RICARDO BARRIOS Interventi musicali di: Barbara Faccani (voce) Vincenzo Fabbri (pianoforte) E' necessaria la prenotazione (Tel. 0545 22388)

Hotel Ala d'Oro Inaugurazione della mostra pittorica “FRAME”di Martino Neri Introduce Andrea Tampieri

Lunedì 9 ottobre, ore 21.00 Hotel Ala d'Oro GLORIANA VENTURINI “Cinema Venturini” (Forlì, L’arcolaio, 2017) Introduce Paolo Gagliardi Sarà presente l’autrice

Domenica 29 ottobre, ore 16.30

Mercoledì 11 ottobre, ore 21.00 Sala del Consorzio di Bonifica Via Manfredi, 32 - Lugo ERMANNO BENCIVENGA “La scomparsa del pensiero” (Milano, Feltrinelli, 2017) Introduce Giovanni Barberini Sarà presente l’autore

Entelechia - In coll. con “Ass.Culturale Entelechia” Via Quarantola, 32/1 - Lugo Maratona letteraria “IL CANTICO DEI CANTICI” Introduce il Rabbino Luciano Meir Caro

Lunedì 30 ottobre, ore 21.00 Hotel Ala d'Oro STEFANO BON “La ragazza che andò all’inferno” (Castelvecchi, Roma, 2017) Introduce Patrizia Randi Sarà presente l’autore


LIBRI

R&DCULT ottobre 2017

23 di Elettra Stamboulis

Nel 2018 saranno cento anni dalla fine della Grande Guerra e cento anni dalla morte dell’aviatore Francesco Baracca, l’asso del volo lughese a cui è dedicato un museo profondamente rinnovato nella concezione, ma non nell'affetto. Sembra che Baracca sia stato una di quelle personalità destinate a farsi amare: già nel 1926 fu inaugurato il primo museo e il regime fascista gli dedicò più di un momento pubblico. Viene più volte ricordata la sua cavalleria, nei confronti degli avversari colpiti: segno del suo essere un giovane uomo a cavallo di due mondi, un ottocento ancora profondamente ancorato alla società delle maniere e un novecento che si era aperto, come ci racconterà poi con lucida chiarezza Hobsbawm, con la catastrafe epocale che si concluderà parzialmente con le bombe di Nagasaki e Hiroshima, sganciate dalle pance di aerei divenuti elemento comune nella guerra. La polvere dell’interesse dello stato totalitario italiano per il giovane caduto ancora si trova sul suo nome e diventa difficile guardare con occhi storici la traiettoria di un pioniere dell’aeronautica. Per capire di cosa stiamo parlando, bisogna ricordare che l'utilizzo degli aerei in conflitto fu una innovazione tutta ancora da perseguire durante la Grande Guerra, che rimase comunque nella sostanza una guerra di trincea e di posizione. Eppure i nomi di Baracca, del Barone Rosso, ovvero l’asso degli assi, morto qualche mese di prima del lughese, risuonano ancora come nomi mitologici di Icari caduti come coriandoli. Se il pilota tedesco si è meritato la fama passando anche attraverso il disegno di Schultz nei Peanuts (chi non ricorda Snoopy che lo emula...), quello del nobile aviatore romagnolo ha donato l’immagine all’intramontabile Ferrari. Malgrado le varie versioni sulla forma originaria del cavallino rampante adottato sullo scafo, è storicamente comprovato che fu la madre del maggiore caduto ad autorizzare Enzo Ferrari ad usare l’effige che Baracca aveva utilizzato sui suoi aerei. Così in qualche modo continua correre la sua immagine e ad essere presente nel mondo come alter ego di un’Italia capace. Aveva da poco compiuto 30 anni l’audace militare arruolato in cavalleria e finito a cavalcare sulle nubi quando scomparve durante una missione: per alcuni giorni il suo destino rimase un mistero, anche se era facilmente intuibile l’esito. E anche sulla effettiva dinamica dell’accaduto ci sono ancora alcuni dubbi, che difficilmente si potranno dirimere, visto che è passato l’aspirapolvere della propaganda fascista, interessata a creare un mito oltre il mito, a proprio uso e consumo. Che non poteva prevedere, ad esempio, che il giovane ustionato per evitare l’agonia si fosse suicidato con la propria pistola. E poi, non cambia molto: quello che c'è di questa traiettoria vitale è che il rampollo aitante e di buona famiglia aveva rotto gli ormeggi con il passato. Aveva rischiato e aveva

LA VISITA

L’aviatore che visse tra due epoche Nella casa museo di Franceso Baracca a Lugo, tra storia e fascinazione tecnologica

Due scorci del museo, di recente riallestito

conquistato un posto nella memoria non solo militare: la vita media di un aviatore durante la guerra del ’14-’18 era di tre settimane. Baracca resistette ben più a lungo, ma certo non poteva immaginare che nel giro di un secolo i suoi eredi avrebbero comandato sofisticati velivoli bellici da lontano. È quindi una sorta di figura anticipatrice, un giovane uomo nella cui breve traiettoria si leggono i presagi dei decenni a venire.

nasce il cavallino rampante Da quidella Ferrari, simbolo di un alter ego dell’Italia capace

Quando si entra al museo di Lugo, riallestito nel 2015, nella vecchia sede alla casa Liberty della famiglia d’origine (dove si trova dal 1990), c’è lo Spad VII S 2489, l’ae-

reo francese dello stesso modello guidato da Baracca e restaurato nel 1990. Un cimelio piuttosto raro, che attira l’attenzione per la sua forma quasi archeologica, un dino-

TARTUFESTA LUGO

Giardini pensili della Rocca

6-7-8 13-14-15 Ottobre venerdi e sabato solo cena domenica anche pranzo gradita prenotazione al Pelliconi 3393546640 Magnani 3332104632

sauro tecnologico, affascinante proprio per questa sua forma primaria. La fascinazione per l’evoluzione tecnologica è presente in tutto il piano terra: nella nuova visione espositiva curata da Ballestracci (che ha allestito anche la Casa Rossa di Panzini di cui abbiamo parlato in agosto), gli elementi quasi allegorici degli oggetti presenti (una vettura Ferrari, i resti del motore dell'aereo pilotato da Baracca, un FIAT G91Y che ci mostra un passaggio successivo dell'aviazione) ci conducono in un viaggio che sta nei sogni e nelle aspettative del lughese innamorato del cielo, raccontati nelle sue lettere e materializzati davanti a noi in forma di fossile. Dicevamo che quello che rimane della vicenda dell’ufficiale è il mito: che viene evocato al primo piano, dove troviamo la ricostruzione della camera da letto, la voce di Franco Costantini che propone a intervalli le parole pronunciate da D’Annunzio sulla salma del giovane, mentre l'ultimo piano allarga lo sguardo dalla vicenda individuale a quella del paesaggio e a quella storica più ampia, non risparmiandoci le ombre lunghe della Grande Guerra. Manca ancora una parte di museo che verrà inaugurata in occasione del centenario e che vedrà ancora la mano e lo sguardo dell'artista Ballestracci dialogare con i fantasmi di questo recente passato. E se si vuole completare l'esperienza, osservare con attenzione la scultura di Domenico Rambelli e visitare la cappella sepolcrale del cimitero cittadino, decorata da Roberto Sella. Aperto dal martedì alla domenica 1012/16-18, chiuso il lunedì.Info:via Baracca,65 Lugo 48022 (RA). e-mail: museobaracca@comune.lugo.ra.it www.museobaracca.it


ARTE

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24 BIENNALE MOSAICO/2

MOSTRE IN TUTTA LA CITTÀ, DALLE BIBLIOTECHE ALLE BOTTEGHE, DAL CARCERE ALL’ACCADEMIA La quinta biennale del mosaico a Ravenna si articolerà in un vastissimo programma di mostre dedicate al contemporaneo che si svolgeranno in vari luoghi della città. Tra i progetti più curiosi sicuramente la realizzazione in mosaico del labirinto pavimentale di San Vitale davanti al carcere cittadino grazie all’associazione DisOrdine che ha coinvolto nella realizzazione gli studenti di mosaico della città e gli stessi ospiti del carcere. Tra i luoghi principali della Biennale ci saranno l’accademia di Belle Arti, ma anche la biblioteca Classense e, per la prima volta, il Museo Nazionale e alcuni beni Unesco come il battistero degli Ariani per cui saranno previste opere site-specific. Saranno coinvolte le botteghe di mosaico della città e non mancheranno mostre ad hoc come quella, tra le tante, di Barbara Liverani dal titolo Kimono. Mosaico femminile in tre luoghi a cura di Barbara Liverani (in via Girolamo Rossi 21/a), mentre al Mag in Darsena sarà esposta Particle di Luca Barberini. Il programma completo con la mappa di eventi e installazioni è consultabile sul sito www.ravennamosaico.it. Tra le esposizioni segnaliamo qui quella a Palazzo Rasponi, in piazza Kennedy, che vede per la prima volta coinvolta la principale azienda di Ravenna che lavora con il mosaico sul mercato internazionale: Sicis. La mostra accompagnerà i visitatori a scoprire la storia trentennale dell'azienda che è arrivata fino al micromosaico nel gioiello contemporaneo, come espressione massima dell'arte musiva. Ai giovani artisti è dedicata invece GAeM a cura di Linda Kniffitz e Daniele Torcellini, alla biblioteca Classense. Si tratta della quarta edizione del Premio Internazionale GAeM – Giovani Artisti e Mosaici. Il premio ha la finalità di promuovere il mosaico contemporaneo sia nelle sue espressioni legate alla tradizione storica, sia nelle forme più innovative e sperimentali. Prevedeva l'assegnazione di tre premi, l'allestimento di un'importante esposizione collettiva presso la Biblioteca Classense di Ravenna, la pubblicazione delle opere selezionate in un catalogo (fino al 26 novembre).

BIENNALE RAVENNAMOSAICO/1

Tessere per le tre dimensioni Intervista ad Alfonso Panzetta, curatore di “Montezuma, Fontana, Mirko” di Linda Landi

Afonso Panzetta è il nuovo “uomo del mosaico” di Ravenna: sotto la direzione di Maurizio Tarantino e in collaborazione con Daniele Torcellini, sta per inaugurare quella che sarà di fatto la mostra di punta della Rassegna Biennale di Mosaico Contemporaneo RavennaMosaico (in vari luoghi della città dal 7 ottobre al 26 novembre). Non solo: con lui si apre il nuovo corso del Mar che punta sulla scelta di curatori diversificati, fortemente specializzati ed esperti dei differenti ambiti indagati dai singoli progetti espositivi che via via si succederanno nel tempo. Classe ’58, per metà salentino e per metà ferrarese, Panzetta è allievo di Enrico Castelnuovo ed esperto di scultura e mosaico, con una spiccata attenzione anche per le arti decorative e applicate. Prolifico e premiato saggista, è l’autore del Dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna. “Montezuma, Fontana, Mirko. La scultura in mosaico dalle origini a oggi”, al Mar di Ravenna dal 7 ottobre fino al 7 gennaio, promette di essere una mostra a carattere enciclopedico… Com’è stato possibile collegare ambiti cronologici e geografici così ampi e disparati? «In mostra saranno presenti ben 67 artisti di tutte le generazioni - fino ai giovanissimi - per circa 150 opere di ambito nazionale e internazionale e il percorso espositivo interesserà tutti e

In questa pagina: Mimmo Paladino, Vanità, 1988 Nella pagina accanto: Adolf Wild, L'albero della vita (La fontanella santa), 1921

tre i piani del Museo. Sarà una mostra molto ricca di contenuti e con un focus storico molto preciso, rigorosamente basata su uno studio delle fonti. Indagherà in modo inedito la storia della scultura in mosaico dalla sua nascita - negli Anni ’30 - fino ad oggi, affrontandone le origini». Com’è riuscito a risalire al “padre nobile” della scultura in mosaico? «Attraverso una riflessione a ritroso: dalla tomba di Nureyev, passando dalla

Transavanguardia, fino a Mirko e Fontana, mi sono chiesto quale fosse il modello. Ci fu un grande dibattito sul mosaico negli Anni ‘30 quando Severini lavorava ai “palazzi del potere” e a un certo punto compaiono le sperimentazioni tridimensionali di Fontana. E anche di Mirko, che fa riferimento ai modelli aulici del passato, ma non parla mai di scultura. Ho proseguito quindi gli studi nella direzione della Scuola romana e poi ancora dei primitivi e incrociando le fonti che parlavano di

L’ARTISTA

INFOPROM

Il mosaico «eretico» di Luca Barberini in mostra al Mag “Particle” sarà un’opera unica: «Ho scelto la soluzione “one work, one show” perché sono stato catturato dagli spazi» Luca Barberini, classe 1981, è un artista ravennate che rilegge e riaggiorna i linguaggi del mosaico attraverso le sue opere e attraverso il lavoro fatto nel suo studio, Koko Mosaico, in via di Roma a Ravenna. Negli anni ha collaborato con vari artisti ed esposto in Italia e all’estero ottenendo molti riconoscimenti. Sarà in mostra, con una personale dal titolo “Particle”, ospitata al MAG Magazzeno art Gallery in Darsena, curata da Alessandra Carini, durante la quinta Biennale del mosaico che si svolge a Ravenna. L’inaugurazione è alle 22 del 6 ottobre durante la prima edizione della “Notte d’oro Off”. Sarà aperta fino al 26 novembre. Luca, cosa vedremo in Particle? Su che tipo di ricerca stai orientando il tuo lavoro? «Finalmente, dopo due anni torno ad esporre a Ravenna, per l’occasione ho deciso di realizzare un mostra con una nuova visione, almeno per quanto riguarda i miei passati, infatti esporrò un’unica opera. Forse è un po’ azzardato ma lo spazio della Galleria, con questa parete enorme, mi ha immediatamente catturato e la soluzione “one work, one show” mi è sembrata subito interessante». Cosa caratterizza ancora oggi il linguaggio del mosaico dalle altre forme di creatività visiva? Si può ancora fare una distinzione?

«Mah, mi sento di dire che a questo punto possiamo fare a meno delle distinzioni, non mi interessa la tecnica del mosaico in sé, mi interessa quello che posso comunicare con essa, quindi la stravolgo, la sintetizzo e per alcuni punti di vista l’anniento. Michele Tosi diceva che il mio era un mosaico “eretico”». Che lezioni può ancora trarre un giovane mosaicista nel 2017 dal glorioso passato dei mosaici paleocristiani custoditi a Ravenna? «In realtà, oramai non sono più tanto giovane! Quello che ho tratto e che traggo ogni volta che ricapito a visitare questi luoghi un tempo sacri è la velocità con cui il messaggio tessuto attraverso quelle centinaia di migliaia di tessere riesce ad emergere e rimanerti stampato in fronte. Proprio come fa un fumetto». Tra gli artisti contemporanei che usano o hanno usato il mosaico, quali sono il tuo riferimento? «Nessuno. Il mio riferimento sono un mix di immagini, momenti, attimi, situazioni che elaboro e rielaboro e che alla fine trovano una giusta collocazione tra i miei pensieri e le mie volontà». Info: lucabarberini.com; kokomosaico.com

Foto di Luca Di Giorgio


ARTE

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25 convegni sulle culture amerinde a Roma negli Anni ‘30, quando Mirko si trovava là, ho ipotizzato che dovesse aver visto quattro pezzi mosaicati rarissimi giunti al Museo Pigorini nel 1880. Ebbi successivamente la conferma della mia tesi in un articolo di Fortunato Bellonzi che attestava come le maschere di Mirko avessero fatto tesoro proprio di quei pezzi aztechi». Come prenderà forma questo approccio dal punto di vista del progetto espositivo e dell’allestimento? «Da un cortocircuito iniziale più creativo, in cui verrà accostata l’arte primitiva mesoamericana a quella di Mirko, si passerà poi a una sezione marcatamente curatoriale. Verranno messi in luce anche i diversi approcci alla tessera e la sua conseguente metamorfosi. Vedremo infatti chi interpreta materiali tradizionali in modo fortemente innovativo e chi, viceversa, si avvale di nuove materie riportandole a metodologie del passato. Ci sarà anche una parte “immersiva”: quindici passi in un caleidoscopio onirico firmato dal digital artist Giannella, ispirato alle opere del mosaicista Marco Bravura». Una domanda forse retorica: perché una mostra così a Ravenna? «Perché non è mai stata realizzata prima: la scultura in mosaico è un’arte giovane, esiste solo dagli Anni ’30 del Novecento ed è anche un tema fondamentale per l’arte contemporanea tout court. A Ravenna c’è un’importantissima tradizione dell’arte musiva: è qui che negli Anni ’80 fu realizzato un vero capolavoro della scultura in mosaico, il monumento funebre di Rudolf Nureyev che oggi si trova a Parigi. Inoltre il linguaggio musivo è fondamentale nella lettura dell’arte di oggi perché, se ci si pensa, gran parte della produzione recente è concettualmente musiva. Alla

BIENNALE MOSAICO/3 FORME

Alfonso Panzetta

Biennale di Venezia, ad esempio, è evidente come i temi dell’accumulo e della parcellizzazione, intrinseci al mosaico, ricorrano in moltissime opere realizzate con linguaggi differenti». Se l’arte contemporanea è musiva e se il mosaico è un linguaggio che può avvalersi pressoché di tutti i materiali, qual è allora il confine? Dove si colloca la scultura in mosaico vera e propria? «Il mosaico è un linguaggio con una sua poetica ben precisa, non è una semplice ricopertura della superficie, una “cosa rivestita”. Chi fa mosaico pensa prima di tutto in mosaico e dà forma a un pensiero che si traduce nelle potenzialità espressive della materia. Per quel che riguarda in particolare la scultura in mosaico, a questo si devono aggiungere le caratteristiche della scultura in generale, come la tridimensionalità. E per l’aspetto del contemporaneo si deve pensare - esattamente come accade nella scultura contemporanea - che anche la scultura in mosaico possa avere la forma, ad esempio, di un’installazione».

CONTEMPORANEE AL

MUSEO NAZIONALE

Al Museo Nazionale di Ravenna in occasione della biennale del Mosaico sarà possibile ammirare diverse mostre tra cui “Geografie a Auriga cieco, ritroso” di Felice Nittolo, curata da Emanuela di Sergio Zanni Fiori e Giovanni Gardini. Si intitola invece “Matylda Tracewska. Transizione” la mostra dell’associazione culturale Marte a cura di Roberta Bertozzi e Daniele Torcellini che consiste in una serie di pannelli narrativi dove la figura umana diviene protagonista in uno spazio astratto e sospeso. Sempre all’associazione Marte si deve inoltre “Clément Mitéran. Rappresentazione anonima” (a cura di Emanuela Fiori). In questo caso si tratta di una serie di ritratti a mosaico reso fotosensibile. Infine, la cornice del Museo ospita anche “Scultura Mosaico. Il colore della scultura” a cura di Laura Gavioli e Marco Santi. Si tratta di ventidue sculture realizzate da artisti contemporanei (come Nicola Samorì, Athos Ongaro, Giuseppe Tirelli, Sergio Zanni) e rivestite a mosaico dal Gruppo Mosaicisti di Marco Santi. La mostra verrà allestita al piano terra del Museo Nazionale di Ravenna, prendendo avvio dalla Sala della Necropoli per presentare il nucleo centrale nella Sala detta della Venezia Incatenata. Le mostre saranno visitabili fino al 26 novembre, inaugurano nel corso del pomeriggio del 7 ottobre (per la Notte d’oro di Ravenna, vedi p. 4). Ingresso: intero 6 euro ridotto 3 (compreso nel biglietto di ingresso del Museo Nazionale).

BIENNALE MOSAICO/4 OPERE DI MARCO

DE LUCA SITE SPECIFIC NEI MONUMENTI ARIANI PATRIMONIO DELL’UNESCO

La biennale del mosaico entra in due siti Unesco per installazioni site specific di Marco de Luca (a cura di Linda Kniffitz, Emanuela Fiori e Sandra Manara). Epifanie contemporanee infatti sono due allestimenti di sculture all’interno del Battistero degli Ariani e del Mausoleo di Teodorico. In questi luoghi, potenti testimoni dell’architettura e dell’arte tardo antica, verranno presentate rispettivamente l’opera inedita Sudari (2017) e Chimera (2015). Fino al 26 novembre. Orario: Battistero degli Ariani e Mausoleo di Teodorico 8.30 - 19.30 fino al 30 ottobre 8.30 – 16.30 dal 1 novembre. ingresso: Battistero degli Ariani: intero 1 euro, ridotto 0.50, Mausoleo di Teodorico: intero 4 euro ridotto 2 euro.


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IN STUDIO

MOSTRE/1

Dalla disciplina del cartografo all’arte del designer

A ottobre Selvatico a Faenza e Bagncavallo Aspettando Rimini

Dopo l’opening ufficiale dello scorso 24 settembre, Corte Zavattini 31, l’ officina creativa sperimentale di Calligraphie, ospita il 14 ottobre alle 17 la presentazione della rivista Edel e la visita alla personale di Felix Schramm. Subito dopo, domenica 15 ottobre, riprende anche il progetto InStudio, che, con curatela di Roberta Bertozzi, indaga i protagonisti dell’arte contemporanea del territorio attraverso mostre temporanee/happening di visioni, suoni e parole. Il primo protagonista è l’artista cesenate Federico Guerri, artista intenso e raffinatissimo, che spiega la sua “disciplina del cartografo”, mostrando un’opera di grande qualità espressiva, sostenuta da un percorso che unisce la sperimentazione al linguaggio della pittura, delle tecniche incisorie, della scultura e della land art, in un’accezione fortemente personale e coerente. «Di fronte alle tele di Federico Guerri si ha l’impressione di Sopra opere di essere tratti in un movimento vorticoso, lo sguardo è costretto a rapiDavide Medri; de dislocazioni, completamente assorbito nel tentativo di convogliare sotto l’atelier di in un unico spettro il fascio irradiante dei segni… Qualunque ipotesi Federico Guerri circoscritta di figurazione risente di questa evoluzione: qui una cupola, una volta, un’arteria stradale, e poi guglie, capitelli, tetti, le vertebre di una muraglia – individuata per una specie di planimetria aerea, ogni idea di territorio, sia esso urbano o selvatico, verosimile o fantastico, si dissolve in una compagine di onde e rifrazioni, di cui ogni linea non rappresenta altro che l’energia di propagazione», scrive la curatrice. Ad accompagnare Federico Guerri il suono di Francesco Guerri e Matteo Monti. Dopo Guerri è il designer/artista dal profilo internazionale Davide Medri che, accompagnato dalla performance musicale di In Between, accoglie i visitatori nel suo spazio creativo, a Cesena, lasciandosi raccontare dalla curatela di Roberta Bertozzi. Il lavoro di Medri è radicato fortemente in una pratica musiva, che unisce la “ fascinazione per la tradizione bizantina, ripresa principalmente nei suoi valori di ieraticità e opulenza” alla ricerca sui valori della luce “ che agisce qui come dispositivo allegorico e insieme come funzione struttiva”, nella creazione di oggetti che si collocano sulla dimensione liminare tra arte e design. (sa. ghi.)

Continuano le inaugurazioni della quarta edizione di Selvatico intitolata “Foresta. Pittura Natura Animale”, la rassegna di pittura, disegno e collage diffusa sul territorio. Una mappa che congiunge una pluralità di spazi e artisti in una costellazione di mostre che coinvolge alcuni dei luoghi del contemporaneo in Romagna. Sei paesi e città della Romagna (Forlì, Fusignano, Cotignola, Faenza, Bagnacavallo e Rimini), undici spazi espositivi e un libro di duecentosettantasei pagine che accompagna e racchiude tutte le mostre. Dopo Fusignano, Forlì e Cotignola, a ottobre Selvatico arriva al Mic di Faenza, venerdì 13 ottobre alle 18.30 per l’inaugurazione dell’esposizione con le opere di Lorenza Boisi, in mostra fino al 12 novembre. Il percorso di Selvatico continua sabato 14 ottobre alle 18.30 con l’inaugurazione della tappa a Bagnacavallo, all’ex convento di San Francesco, con le opere di Mirko Baricchi, Luca Coser, Lorenzo di Lucido, Paola Angelini, Enrico Minguzzi, Elena Hamerski, Massimiliano Fabbri, Lorenza Boisi, Luca Caccioni e Veronica Azzinari. L’esposizione rimarrà allestita fino al 26 novembre. Ultima inaugurazione a Rimini sabato 4 novembre, nell’ala nuova del Museo della Città, dove saranno esposti i dipinti di Giovanni Frangi fino al 16 dicembre. Continua fino al 7 ottobre l’esposizione a Forlì, alla Galleria Marcolini. Selvatico nasce dodici anni fa e quella di quest’anno è la quarta edizione. La rassegna è a cura di Massimiliano Fabbri con Irene Biolchini, Lorenzo Di Lucido e Massimo Pulini. Tutte le mostre sono a ingresso libero. Info: www.museovaroli.it.

Sabato 14 ottobre h 17, Corte Zavattini 31, Ingresso via Manara Valgimigli - Cesena in occasione di Amaci - Giornata del Contemporaneo , Presentazione della rivista Edel, semestrale di pratica cristallina Visita guidata alla mostra di Felix Schramm – Solo Show a cura di Roberta Bertozzi

MOSTRE/2 ALLA FAR, L’UTOPIA GRAFICA DELLA XILOGRAFIA

IO barbara liverani STUD SAIC POP ART MO

via Girolamo Rossi 21/A - Ravenna – tel. 0544/215162 barbaraliveranistudio - info@barbaraliveranistudio.com

Inaugura il 14 ottobre alla Far di Rimini Xilografia (1924-1926). Un'utopia grafica, una mostra a cura di Alessandra Bigi Iotti. La mostra è dedicata a una delle più antiche tecniche di produzione e riproduzione delle immagini, l’incisione su legno che, fra Otto e Novecento, visse in Inghilterra e in Europa una straordinaria stagione, affiancando il moderno linguaggio artistico del Liberty. Sarà presentata una selezione di più di cento incisioni originali tratte dalla storica rivista faentina “Xilografia”, curata e diretta da Francesco Nonni, in una delle edizioni ancora in possesso degli editori Lega di Faenza. Le più importanti incisioni verranno messe a confronto con le matrici xilografiche originali, come nel caso di “Sera” di Francesco Nonni, opera realizzata a sei legni, oggi di proprietà della Biblioteca manfrediana di Faenza. Una installazione multimediale consentirà inoltre di ripercorrere, per confronti, associazioni e in un giocoso e libero uso delle immagini, la storia della xilografia.

Lorenzo Viani, Maschera di Emilio Mantelli, 1915


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LA MOSTRA

L’enigma di Goya tra ratio e sentimento L’imperdibile esposizione al Museo delle Cappuccine di Bagnacavallo, aperta fino a novembre di Sabina Ghinassi

È un’occasione imperdibile quella che offre il Museo delle Cappuccine di Bagnacavallo per incontrare l’opera omnia incisoria del pittore spagnolo Francisco Goya, attraverso l’esposizione di 200 tavole appartenenti ai quattro grandi cicli realizzati dall’artista nel corso della sua vita: i Capricci, i Disastri della Guerra, la Tauromachia, le Follie. Nella produzione straordinaria di Goya, le incisioni, le acquaforti e le acquatinte non sono mai state “sorelle minori” della parte pittorica ma, al contrario, ne hanno costituito una parte necessaria di supporto poetico, libero dalla necessità o profonda e intensa declinazione. Alle incisioni Goya affidò la parte più profonda e interiore della sua esistenza d’artista, le sue riflessioni, il suo sguardo audace e critico sul “suo” tempo, un tempo che, pur essendo anche un pittore di corte amato dal milieux reale spagnolo, non mancava di sollevare dubbi, angosce e denunce sofferte. I cicli in mostra lo raccontano splendidamente ancora a più di duecento anni dalla loro realizzazione e sono “modernissimi”; non cessano di insegnare ed educare lo sguardo come hanno fatto con centinaia di artisti romantici, simbolisti, surrealisti, avanguardisti che sono arrivati dopo di lui e hanno attinto alla sua poetica,

e condivisibile, di ossimoro tra trasgressione e norma, tra ombra e luce, tra ratio e sentimento, tra illuminismo e romanticismo. La sua vita, pur essendo un pittore di corte, fu attraversata da gravi problemi, principalmente causati dal clima di censura che imperava nella Spagna di fine Settecento, dominata da un’Inquisizione che reprimeva ogni segnale di cambiamento per tutelare l’identità della Spagna Cattolica. La prima serie, quella dei Capricci, venne realizzata alla fine del ’700: il 6 febbraio del 1799 nella prima pagina del Diario De Madrid apparve l’annuncio della messa in vendita di una Raccolta di stampa su temi capricciosi, inventate e incise da Don Francisco Goya. Gli ottanta fogli potevano essere acquistati in un negozio di profumi e liquori vicino alla casa dell’artista. Il fatto che non fossero espressi in dettaglio i temi era motivato dal desiderio di eludere la censura dell’inquisizione, cosa che riuscì a Goya soltanto parzialmente, tanto che, per tutelare l’opera, nel 1803 donò al Re le matrici della serie. Nella serie l’artista si ispira deliberatamente allo schema seriale delle stampe popolari, non pretendendo di narrare in modo lineare, ma di illustrare

Il grande pittore spagnolo affidò

alle incisioni la parte più profonda e interiore della sua esistenza di artista

scegliendolo come punto di riferimento. Perché Goya ha un aspetto che nessun artista possiede come lui: riesce a essere sempre portatore di un enigma e di una potere quasi universale, condiviso

sensazioni anarchiche scaturite dalla sua immaginazione. Le sue sensazioni anarchiche, tuttavia, mostrano una varietà di temi e di rimandi straordinari: posseggono l’emozione drammatica di Rembrandt, la visionarietà di Piranesi, nel definire un universo crudele, tragico e disperato. Insieme alla declinazione “scura” si avverte in questo mirabile teatro di luci e ombre, l’amore per il mondo veneziano dei Tiepolo, per le mascherate, gli inganni, le

ambiguità. Nella serie I Disastri della Guerra, il tema centrale è invece la Guerra, con tutto ciò che essa comporta: morte, fame, orfani, brutalità, assassinii, e la crudeltà, insensata e sterile, contraria ad ogni ratio illuminista, dell’essere umano. La Tauromachia è invece realizzata da Goya nel 1813 come omaggio al mondo delle fiestas, da lui molto amato e, probabilmente, anche praticato. In questo

periodo venne definito il regolamento delle corride, istituite le prime scuole di tauromachia, costruite le prime arene stabili, riformato l’allevamento dei tori e comparvero i primi grandi toreri. Questo universo, magico e impregnato di valori arcaici, in Goya accolse anche ricordi d’infanzia uniti a una visione di grande energia, libertà e vitalità espressiva. L’ultima delle serie in mostra è le Follie che, databile intorno al 1815-1823 ma pubblicata nel 1864 dopo la sua morte, che mette in scena “una sequenza di stramberie e incoerenze che per il loro carattere impossibile o assurdo provocassero una sensazione di stupore alla quale tenesse dietro il riso”. Le Follie sono in realtà soprattutto una sorta di testamento finale di Goya e, in qualche modo, contengono tutte le sfumature del suo incredibile percorso – il sarcasmo cinico, la dissacrante visione polemica, l’anticlericalismo, la vena notturna e visionaria, l’espressionismo feroce e trasfigurato, la tragicità assoluta delle ultime pitture della Quinta del Sordo – che non ha ancora smesso di affascinare il mondo dopo più di due secoli. “Goya-Follia e Ragione all’alba della Modernità”, a cura di Patrizia Foglia e Diego Galizzi. Fino al 19 novembre al Museo Civico delle Cappuccine – via Vittorio Veneto 1/a Bagnacavallo. Info: 0545/280911 centroculturale@comune.bagnacavallo.ra.it. Orari mostra: martedì e mercoledì: 15-18; giovedì: 10-12 e 1518; venerdì, sabato e domenica: 1012 e 15-19


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JUNIOR

SAVIGNANO-SANTARCANGELO-CESENA

RIMINI

Arte e cultura per bambini: torna il festival “Bim!”

Nessun dorma: all’opera con laboratorio

FORLÌ UN

METAMUSEO GIROVAGO

Il progetto “MeMu, i luoghi parlano”, ossia il “Metamuseo girovago” sarà in Palazzo Sassi Masini, a Forlì, tutti i pomeriggi, dal 4 ottobre al 29 novembre, dal martedì alla domenica, dalle 16 alle 19,30, nella centralissima via Sassi 17. Tra storytelling, favola contemporanea e stravaganti opere tridimensionali si alterneranno alcune mostre temporanee. Per la Giornata nazionale del Contemporaneo, il 14 ottobre, l'Associazione Fantariciclando propone un work in progress di Luigi Impieri dal titolo “Sbarchi, i luoghi parlano?”. Per tutti gli amanti del dialogo vis-avis, del gioco, del team building, per una fruizione culturale della "Destinazione Romagna", tutti i mercoledì, tardo pomeriggio, verrà proposto un convivio tematico sorseggiando un insolito tè.

A ottobre torna a Cesena “Bim!”, il festival multidisciplinare di associazione Katrièm dedicato alla cultura e all’arte contemporanea per bambini e ragazzi e le loro famiglie. Per la sua settima edizione la rassegna dissemina le iniziative nell’arco di un mese: il programma propone un convegno per adulti sull’educazione libertaria, percorsi didattici per le scuole, 3 week end di performance, laboratori, mostre, installazio-

ni e attività per le famiglie. Si parte domenica 8 ottobre in “trasferta” al Musas di Santarcangelo (dalle 16) con “Parangole”, laboratorio e performance di danza a cura di Valentina Pagliarani e Viviana Gravano (per bambini dai 6 ai 12 anni), e letture a partire dai 3 anni con “Storie dell’altro mondo! Racconti di tutti i colori”, a cura di Panclub. Il 15 ottobre l’appuntamento è

a Savignano, dalle 15 con “Isole remote”, laboratorio per bambini dai 4 anni di costruzione collettiva di una cartografia sperimentale. A seguire alle 18 ci sarà lo spettacolo “L’atlante di Judith” dal quale è ispirato il laboratorio (nella foto). Alle 17 “La sartoria del Coniglio Juan Rafael: Abiti per animali”, performance e atelier. Il festival entrerà poi nel vivo a Cesena: il 20 ottobre dalle 16 alla galleria Ex Pescheria è in pro-

gramma l’inaugurazione della mostra di Bim, con tanto di merenda e concerto; il 28 ottobre dalle 20.30 laboratorio al Museo di Scienze Naturali (dai 4 anni) e nuovo appuntamento (serale) all’Ex Pescheria; infine domenica 29 dalle 15.30 “un percorso attraverso il Teatro Bonci” con installazioni interattive, per bambini dai 4 anni. Info e programma completo sul sito internet: www.katriem.it.

Nell’ambito della 68esima Sagra Malatestiana, domenica 29 ottobre alle 17 al teatro degli Atti di Rimini, va in scena il nuovo progetto della compagnia Kinkaleri “Nessun dorma” , Opera in tre atti liberamente tratta da Turandot di Puccini, con Hanying Tso soprano, il performer Marco Mazzoni e gli interpreti del coro in video delle classi III B e III C della Scuola Elementare “G Puccini” Prato. Nell’ambito del progetto, il 28 ottobre si terrà inoltre il laboratorio di Kinkaleri “Nessun dorma”, percorso dinamico per i bambini che assisteranno allo spettacolo del 29 ottobre, rivolto a bambini di 9-10 anni (partecipazione gratuita previa iscrizione al nr. 0541 704294-96).

Un'emozione unica nelle oasi naturali del delta del Po Escursioni in barca alla foce del fiume, a bordo di piccole e silenziose imbarcazioni in partenza da Gorino e Volano… … ed escursioni in barca e in bicicletta nelle Valli di Comacchio, la dimora di fenicotteri, con visita agli antichi casoni da pesca. Per assaporare piatti tipici a base di pesce e di anguilla, vi aspettiamo nei nostri ristoranti nel cuore del delta e delle Valli di Comacchio.

Partenze giornaliere fino al mese di novembre PER INFO Tel./Fax 0533.81302 Cell 346.5926555 info@podeltatourism.it www.podeltatourism.it Facebook: Po Delta Tourism


JUNIOR

R&DCULT ottobre 2017

29 GAMBETTOLA IL GRAN FINALE DI ARRIVANO DAL

MARE!

Dopo le intense giornate di spettacoli dal 28 al 30 settembre, il festival internazionale delle Figure e dei burattini “Arrivano dal mare!” celebra il gran finale domenica 1 ottobre. Alle 10.30 il primo appuntamento è al Teatro Comunale di Gambettola con la Ribalta, unico vero esempio di compagnia integrata professionista in Italia, che presenta “Superabile”,un fumetto teatrale sulle diverse abilità. Dalle 15 alle 20 il centro storico di Gambettola sarà invaso dal Carnevale dei Burattini con Di Filippo Marionette, Teatro Tages, La Casa degli Gnomi, All’inCirco, Atelier la lucciola, Teatrino dell’Es, Lucia Schierano,Compagnia Teatrovando, e la Parata dei Bambini della Scuola Primaria di Gambettola.

RAVENNA

CESENA

Le Arti della marionetta all’Almagià: si parte con il soldatino di stagno

Un micro-trekking urbano alla scoperta di luoghi “ex”

Prende il via a ottobre la XXVIII stagione delle Arti della marionetta, a cura del Teatro del Drago, all’Almagià di Ravenna (inizio spettacoli alle 16.30). Il primo appuntamento è sabato 14 ottobre per la festa di presentazione della rassegna che entra nel vivo domenica 22 con la compagna Fontemaggiore che presenta il suo Il tenace soldatino di stagno, tratto dalla fiaba di Andersen, mentre il 31 ottobre arriva puntuale la festa per Halloween, come ormai tradizione, che vedrà anche lo spettacolo della Compagnia burattini di Riccardo: Piccole storielle malefiche ovvero Fagiolino e Sganapino dolcetto o scherzetto.

Domenica 8 ottobre nell’ambito della Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo (tutti i musei aderenti e le info sul sito www.famigliealmuseo.it) dalle 17 dalla Rocca Malatestiana di Cesena parte un Percorso di micro-trekking urbano a misura di bambino, alla scoperta di "luoghi ex" fra giochi, narrazioni, storia, disegno e la meraviglia della scoperta. «Scopriremo – scrivono gli organizzatori – luoghi che, in ugual maniera a spazi più conosciuti e vissuti, determinano il tessuto della città, ma che spesso restano invisibili alla maggior parte di noi; di questi spazi, sia centrali che periferici, tenteremo di cogliere e svelare gli aspetti a prima vista inavvertibili, a smascherarne le identità». A partire dai 5 anni: prenotazione obbligatoria telefonando allo 0547 22409 o tramite sms al 347 7748822; costo 8 euro a persona.


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30

GUSTO

di Giorgia Lagosti

La Romagna è una terra con una radicata tradizione nella produzione di formaggi e molti di questi sono riconosciuti a livello nazionale e internazionale: i cultori dei prodotti caseari non possono fare a meno di apprezzare l’astuzia rurale che ha creato il Formaggio di Fossa di Sogliano e Talamello, o i diversi pecorini dell’Appennino tosco-romagnolo e ancora i candidi e freschi Raviggiolo e Squacquerone di Romagna, semmai accostati all’intramontabile nostra piadina. Proviamo a raccontarne alcuni nello specifico e partiamo dal Formaggio di Fossa di Sogliano al Rubicone e Talamello Dop: il suo nome deriva dal fatto che la sua stagionatura, oggi come nei secoli addietro, avviene in ambienti sotterranei, nelle “fosse” appunto, scavate nel tufo di Sogliano al Rubicone e di Talamello, zone tipiche di produzione. La consuetudine di deporre le “forme” nelle fosse per la stagionatura finale (da metà agosto al 25 novembre) era anticamente determinata dalla necessità di nascondere i caci alle razzie dei soldati, durante la guerra tra Carlo VII di Francia e Ferdinando di Napoli. E come allora, le fosse oggi hanno una tipica forma a fiasco e sono profonde circa tre metri, con una base di due metri di diametro e un'imboccatura di circa 80 cm. Ogni anno, prima di ospitare le forme, queste vengono aperte e disinfettate con un fuoco di rami e sterpaglie, poi, dopo avervi introdotto una intelaiatura di canne, si ricoprono le pareti di paglia fresca e il fondo di tavole di legno. Solo ora può avere inizio il rito che vuole i caci racchiusi in sacchi di

LE SPECIALITÀ

Dal formaggio di fossa allo squacquerone: Romagna patria di prelibati formaggi mesi di stagionatura; si infossa una sola volta all’anno.

tela bianca e sapientemente messi a dimora uno sull’altro nella fossa. Raggiunta l'apertura, si ricopre tutto con altre tavole di legno e sabbia. Dopo 3 mesi, dopo la sfossatura rigorosamente praticata il giorno di Santa Caterina, i formaggi avranno forme irregolari caratterizzate da arrotondamenti e depressioni, un colore dal bianco avorio al giallo ambrato, una superficie umida e grassa, spesso solcata da screpolature e macchie giallo ocra, forse un po’ di muffa facilmente asportabile con una leggera raschiatura in superficie. Ma la grande ricchezza sarà nei sentori caratteristici e

Si iniziò

a deporre le “forme” nelle fosse di tufo per nasconderle alle razzie dei soldati

Ristorante

Il Prato dei Fiorentini Locale a gestione famigliare, con paste di produzione propria, carni fresche di qualità, piadina romagnola e fritta con formaggi e salumi nostrani. Funghi e tartufo. NO BARRIERE ARCHITETTONICHE - AMPIO PARCHEGGIO

GIOVEDÌ SERATA DEL PESCE VENERDÌ SERA POLENTA E BACCALÀ Settembre 2017 aperto dal giovedì alla domenica

Via Cardello, 22 Casola Valsenio (RA) Tel. 333.8548936

persistenti, intensi, ricchi di aromi che ricordano il sottobosco con note erbacee e di tartufo. Il sapore invece andrà dal dolce al piccante o all'amarognolo a seconda del latte usato e delle fosse stesse. E proprio a proposito di latte va tenuto presente che il formaggio di fossa può essere di pura pecora o misto (ovverosia di latte vaccino e di pecora). Infine le tre regole della tradizione, quelle da cui un bravo infossatore deve partire per ottenere un prodotto fedele alla sua storia e alla sua denominazione (Dop): si infossa solo formaggio prodotto nei mesi di aprile-maggio; si infossa solo formaggio che abbia tre

Sempre restando fra gli stagionati, un altro formaggio di cui la Romagna può vantarsi è la Caciotta di Montemauro. Certamente meno conosciuto di quello precedente, questo è un prodotto tipico del periodo che va da fine ottobre a fine giugno e localizzato nel comune di Brisighella, località Montemauro. Dopo una maturazione di circa 40 giorni e una stagionatura che può arrivare anche ai 7/8 mesi, questa caciotta viene messa sul mercato in forme che vanno dagli 800 grammi ai 2.5 kg. Circa il sapore va detto che risulta più dolce del pecorino per la presenza del latte di bufala che la rende fresca anche se stagionata, con una leggera punta acida. L’odore è molto gradevolmente aromatico Ora, prima di passare ai formaggi freschi, credo che sia doveroso citare il pecorino ed in particolare due sue interessanti variati tipiche del nostro territorio: il Pecorino Ubriacone stagionato in vinaccia e il Pecorino alle Noci la cui stagionatura avviene sotto le foglie di noce, da cui assorbono un gusto particolare. E adesso lo squacquerone. Lo Squacquerone di Romagna, in dialetto Squaquaròn, ha origini antiche e certamente legate all'ambiente rurale:


GUSTO

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31 in passato era consuetudine produrlo, e quindi consumarlo, solo durante i mesi freddi perchè solo così poteva essere conservato per almeno una decina di giorni. Sia che il suo nome venga scritto con una sola “q”, oppure con “cq”, a seconda della zona in cui ci si trova, il modo migliore per far emergere la sua delicata e cremosa consistenza, per esaltare la sua bontà, è quello di accostarlo alla piadina. Per ciò che riguarda la sua geografia invece, questo formaggio è tipico del territorio di ForlìCesena, del riminese, del ravennate e della zona di Imola. Nel “Grande dizionario (e ricettario) gastronomico romagnolo” G. Quondamatteo, nel 1978, poeticamente ci insegna: «Fa in modo che la piada sia stata tolta da poco dal testo, e che sia piada morbida, pastosa e non friabile e dura come l’ostia. Tagliata a metà, e non a quadri, piegala al modo d’un libro. Riaprila, stendendovi sopra da una sola parte e usando il coltello a mo’ di spatola, il formaggio Squacquarone. Richiudi, e lievemente premi il cassone con il palmo della mano. Riaprilo ancora, ma appena, per assicurarti che lo Squacquarone ha fatto presa contro le superfici interne della piada e che comincia a fare i “fili”. Resoti conto che i fili ci sono e che essi, elastici, sottili, si allungano e si accorciano, secondo la molta o poca apertura che dai al cassone, fa mente locale e concentrati. Richiudi definitivamente il cassone e, impugnandolo con ambo le mani, mordi. Chiudi gli occhi. Questo è il momento. Addenta una, due volte. Non mandare giù subito il boccone. Al tepore della piada che ti scalda la bocca, si accompagna la fresca liquidità dello Squacquarone che ti viene incontro…». L’origine del suo nome? Scartata l’ipotesi che possa derivare dal “gagliardo e sgangherato” modo di ridere in uso nelle vecchie famiglie contadine delle nostre campagne, la derivazione di

Nella pagina accanto: il formaggio di fossa. In questa pagina, in alto lo squacquerone; sotto un raviggiolo

questo vocabolo va ricercata nella sua caratteristica principale, la “squagliabilità”: lo squacquerone è infatti un formaggio talmente molle che non riesce a mantenere nessuna forma. Si ottiene aggiungendo il caglio al latte vaccino, intero e a crudo; dopo la coagulazione, la cagliata viene rotta e separata dal siero in eccesso. A questo punto si distribuisce la massa in appositi stampi e si procede alla “stufatura”, passaggio questo che avviene in ambienti molto caldi e umidi, e che serve a far raggiungere al formaggio la sua giusta consistenza. Si conclude con la salatura che, secondo la tradizione,

vuole solo il Sale Dolce di Cervia. Le forme, infine, vengono fatte maturare avvolte in carta e ad una temperatura di 3-4 °C per circa 5 giorni. Sulle nostre tavole si presenta privo di crosta e dal tipico colore bianco madreperlaceo; il suo leggero retrogusto acidulo si presta ad abbinamenti gastronomici anche “audaci”, come con fichi caramellati o il miele d’acacia. E concludiamo con il Raviggiolo: la sua origine è da collocare nelle zone appenniniche che separano la Romagna dalla Toscana; sul nostro versante, viene storicamente preparato

Pro Loco di Sogliano al Rubicone Comune di Sogliano al Rubicone

Domenica

19-26 novembre, 3 dicembre 2017

nell’area dei Comuni di Bagno di Romagna, Portico e San Benedetto, Premilcuore e Santa Sofia, Brisighella, Faenza e Modigliana. Il primo documento in cui viene citato risale al 1515 e riporta l’episodio in cui ne fu donato un canestro a Papa Leone X; Pellegrino Artusi lo indica invece nel suo testo “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” come ingrediente indispensabile per il ripieno dei “Cappelletti”. Sempre presente attraverso i secoli sulle tavole imbandite sia dei ceti abbienti che delle famiglie più modeste, il Raviggiolo, tipicamente presentato

su un letto di foglie di felce, dal 1998 è stato iscritto nell’elenco dei Prodotto Agroalimentari Tradizionali Italiani. Si tratta di un prodotto fresco, molle a pasta bianca e senza crosta, ottenuto dalla cagliatura di latte crudo, solitamente vaccino, più raramente ovicaprino, di esclusiva provenienza locale. La sua produzione comincia subito dopo la mungitura, quando il latte inizia a raffreddarsi; in circa 30 minuti si forma la cagliata. Questa, a differenza di molto altri formaggi, non viene rotta, ma prelevata in piccole quantità con un mestolo che la tradizione vorrebbe di legno: oggi per ragioni igieniche si usa l’acciaio. Adagiati in piccole forme e avvolti in foglie di fico, di cavolo o di felce (da cui il termine “felciata”, usato come sinonimo di Raviggiolo), funzionali all’eliminazione del siero e in grado di donare al formaggio aromi particolari, i Raviggioli sono pronti per la commercializzazione e per il consumo che deve avvenire entro cinque giorni dalla caseificazione. In alcuni casi si effettua anche una leggera salatura in superficie. Viste le sue rigide esigenze di conservazione e tenendo presente che viene prodotto in modo esclusivamente artigianale, il periodo di produzione del Raviggiolo va solitamente da ottobre fino a marzo, facendone un formaggio tipico delle stagioni più fredde. Sulle nostre tavole arriva in forme rotondeggianti di altezza variabile tra i 2 e i 4 centimetri, con un diametro compreso tra i 15 e i 25 ed un peso che va dal chilo al chilo e mezzo. Bianco come il latte, tenerissimo, dal gusto dolce e delicato, quasi burroso, di un sapore inconfondibile e prelibato, nei secoli il Raviggiolo ha acquisito una tale popolarità che, ancora oggi, viene citato nel proverbio romagnolo che recita “chi non è marzolino sarà raviggiolo”, ad indicare la fatalità del destino.



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