FREEPRESS n. 47
MUSICA • TEATRO • LIBRI • ARTE • CINEMA • GUSTO • RUBRICHE Francesco Hayez, La distruzione del tempio di Gerusalemme, una delle opere in mostra ai Musei San Domenico di Forlì (vedi pagina 22)
L’800 INATTESO A FORLÌ LA MOSTRA PER RISCOPRIRE UN SECOLO
FEBBRAIO 2019 Prezzo €AGG 0,08IO PIA OM CO ISSN 2499-0205
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MUSICA L’INTERVISTA A CASO, CANTAUTORE NOSTALGICO
TEATRO ALLA SCOPERTA DI LONGIANO, NOVAFELTRIA E CATTOLICA
COMICI SUL PALCO DA GIACOBAZZI A GREG, FINO A BERGONZONI
CINEMA UNO SGUARDO AI FILM ATTESI ALLA NOTTE DEGLI OSCAR
ARTE PARLA IL CURATORE DELLA NUOVA MOSTRA DI FORLì
LO SCRITTORE A TU PER TU CON CRISTIANO CAVINA SUL NUOVO ROMANZO
LIBRI INIZIA IL VIAGGIO TRA LE CASE EDITRICI DELLA ROMAGNA
GUSTO L’ARTE DELLE POLPETTE, TRA ARTUSI E GUERRINI
I “POLLI” DI GABER A BELLARIA A OTTANT’ANNI DALLA NASCITA Celebrato il 25 gennaio scorso l’ottantesimo anniversario della sua nascita, Giorgio Gaber “torna” anche nei teatri della Romagna con un testo scritto insieme a Sandro Luporini, in uno spettacolo prodotto dalla fondazione che porta il suo nome. Si tratta di “Polli d’allevamento”, al teatro Astra di Bellaria il 15 febbraio con in scena “il filosofo autore di prosa cantata” Giulio Casale che interpreterà a modo suo il celebre teatro-canzone di Gaber.
R&D Cult nr. 47 - febbraio 2019
Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1427 del 9 febbraio 2016 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872
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Gardelli, Sabina Ghinassi, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Linda Landi, Filippo Papetti, Guido Sani, Serena Simoni, Elettra Stamboulis. Redazione: tel. 0544 271068 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA
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divagazioni
Storie di appropriazione culturale e della sua negazione Dai tatuaggi al twerking di Miley Cyrus, fino all’uso improprio della parola PUNK
Se vi piace leggere articoli e libri che parlano in qualche misura di “cultura pop” vi sarà capitato diverse volte, nell’ultimo lustro, di imbattervi nell’espressione cultural appropriation. Come può intuirsi è un’espressione che viene dal mondo anglosassone, come del resto quasi tutta la “cultura pop”; se ne parla quando ci si accorge che una cultura dominante e oppressiva si è appropriata di elementi e simbologie che appartengono a culture minoritarie e oppresse. A grandissime linee è quello che succede quando un trentacinquenne europeo di buona famiglia si presenta al bar in canottiera con il corpo imbrattato di disegni tradizionali di qualche tribù aborigena: la nostra cultura ha deciso che quei disegni sono fighi e se li tatua addosso senza pensare troppo a quale sia il significato originale di quei segni. Ovviamente ci sono tanti altri motivi, alcuni perfino sensati, per cui le persone si fanno tatuaggi tribali pur non appartenendo ad alcuna tribù; ma è un fatto che le condizioni di partenza di quella simbologia, quelle per cui si è sviluppata e ha assunto un senso, in questo contesto non possono esistere. Altrettanto ovviamente, l’assenza di queste condizioni non costituisce un problema per i 35enni europei. Loro sono semplicemente andati da un tatuatore e hanno contrattato un tatuaggio, attenendosi a delle prassi di ordine commerciale, umano ed etico che si sono sviluppate lungo decenni di studio ossessivo, duro mestiere, lotte sociali e shottini di vodka. In giro ci sono tatuatori molto rigorosi e via di questo passo. Ma rimane il punto alla base: quei simboli avevano un significato che è stato spazzato via dal fatto che, semplicemente, a un certo punto siamo andati lì e ce li siamo presi, e questo è il processo di appropriazione culturale, appunto. Se ne parlò con una certa insistenza nel 2013 per via di un’esibizione di Miley Cyrus ai VMA. Ai tempi ci fu una discussione molto lunga e accurata, per quanto non troppo interessante: perché proprio Miley Cyrus, una popstar che fino all’anno precedente era stata l’incarnazione dei valori dell’America bianca e cattolica, dovrebbe arrogarsi il compito di “sdoganare” il twerking di fronte al pubblico di Mtv?
un tedesco dovrebbe avere meno senso di un brutto tatuaggio tribale fatto da un maori? Il sottotesto inconscio è tremendo, e quindi fascinoso: se l’appropriazione culturale è ben fatta, non è più appropriazione culturale. Io purtroppo non mi posso lamentare di questa cosa, perché sono parte della cultura dominante. È frustrante. Ho cercato per tutta la vita di essere parte di una minoranza, e non ce l’ho mai fatta. Comprendo da carnivoro le ragioni del movimento vegan, sono un maschio etero a favore dei diritti delle donne e degli omosessuali, inorridisco di fronte al trattamento dei migranti pur non avendo mai abitato fuori dalla Romagna. Per un certo periodo amavo considerarmi un outcast per via dei miei consumi culturali: libri sconci, fumetti underground, dischi punk e film d’autore. Ho passato quasi tutta l’adolescenza (l’età che va dai 14 ai 37 anni, ricordiamolo) a indossare le insegne del mio nonallineamento e a pensare che questo mi abbia chiuso un sacco di porte; all’atto pratico, però, l’unico posto dove non mi facevano entrare erano certe discoteche per tamarri che negli anni ’90 si erano fissate di rimbalzare quelli con le scarpe da tennis ai piedi; in tutti gli altri posti mi hanno accolto a braccia aperte e hanno accettato i miei soldi senza problemi. Ma in qualche modo per me la parola punk ha avuto per lungo tempo una valenza sacrale, senza pari: fino a pochissimo tempo fa, quando qualcuno definiva “punk” una cosa qualsiasi, ero in qualche modo interessato ad ascoltare le sue argomentazioni. È un atteggiamento infantile, ovviamente, per diversi motivi. Il primo è che non c’è una definizione soddisfacente di “punk” a cui ci si possa rifare per decidere se una certa cosa è punk o no. Il secondo è che una buona metà delle cose che la gente definisce o defi-
«[...] Negli anni ottanta c’era ancora una certa arroganza che ti portava a dire “fanculo le minoranze”, oggi il processo di vessazione segue delle dinamiche più sottili, la cui premessa di solito è “come ti permetti? nessuno qui sta vessando nessuno” [...]»
Il discorso sull’appropriazione culturale ha almeno un lato interessante: la negazione. Tutti sanno che avviene e nessuno osa difenderla per quello che è, ma di fronte ai casi specifici si tende a dare addosso alle minoranze e chieder loro di non rompere il cazzo. Negli anni ’80 le cose erano diverse, c’era ancora una certa arroganza trumpiana che ti portava a dire fanculo le minoranze, io mi son fatto un teepee in salotto coi foulard di Moschino. Oggi il processo di vessazione delle minoranze segue delle dinamiche più sottili, la cui premessa di solito è che come ti permetti? nessuno qui sta vessando nessuno. È una sorta di fascismo sorridente e ben vestito di un livello più intellettuale, quello che ad esempio ci porta a dire che non ce l’abbiamo con tutti i rumeni ma solo con quelli che violano la legge, e per sicurezza dovremmo censire i rumeni sul territorio italiano. Ma qui il protofascismo è intuibile; quando si discute il twerking di Miley o i tatuaggi tribali, invece, non ci si chiede quasi mai se l’appropriazione culturale di queste due cose sia giusta o sbagliata. Ci si chiede, piuttosto, se i tatuaggi e Miley possano essere davvero considerati casi di appropriazione culturale. Spesso, tra l’altro, la qualità delle performance influisce: perché un buon tatuaggio tribale fatto da
POPPONI Il Decameron del pop, limitatamente a quel che succede il mese prossimo in un raggio di 30 km di Francesco Farabegoli
“Una sorta di Azealia Banks dei poveri senza un decimo del talento di cui già l’Azealia originale è priva”
niva “punk” mi ha sempre fatto schifo, a partire da molti gruppi storici. Il terzo è che sperimento ogni giorno sulla mia pelle il modo in cui l’aggettivo “punk” viene usato senza problemi per definire non solo musicisti di dubbio talento ma anche e soprattutto capitalisti rampanti, stilisti di alta moda e inqualificabili commentatori televisivi. Il quarto è il più importante: se un 30/35enne borghese e liberale può pensare di usare la parola “punk” con cognizione di causa, è ragionevole concludere che la parola “punk” non abbia più alcun significato. Eppure, in quanto appartenente autocertificato della comunità “punk” (che poi non frequento ma vabbè), ho passato tanto tempo ad infuriarmi di fronte a un uso improprio della parola PUNK. Perché? Credo che fosse il bisogno di sentirmi parte di un gruppo di reietti. Poi fortunatamente ho smesso. Tanto per dire: quando è uscito PUNK, il nuovo disco di Gazzelle, l’ho perfino ascoltato a cuor leggero. Gazzelle è un cantautore legato a quell’epica/estetica/etica itpop democristiana da sei-sei e mezzo, che a tanta gente piace un casino e a tanta altra sta sui coglioni a pelle; la canzone che dà il titolo al disco parla di farsi una storia con una ragazza alternativa, tutto come al solito insomma. Ho assistito a una sorta di mobilitazione da parte di miei coetanei per una sorta di moratoria dell’utilizzo della parola “punk” nell’itpop, con commenti che si orientavano su “è ora di smettere di sopportare tutto questo schifo, prendere i fucili e scendere in piazza”. Guardi a queste cose scritte da quarantenni con una comprensione spensierata tipica di quelli che alle ultime politiche avrebbero potuto votare la lista Bonino; voglio dire, non è poetico che la cosiddetta nostalgia del futuro si applichi anche al no future?
GAZZELLE A RIMINI Partirà il 27 febbraio dal palazzetto di Rimini il nuovo tour di Gazzelle, nome d’arte del cantautore romano Flavio Bruno Pardini. Tra i più importanti alfieri del cosiddetto it-pop, Gazzelle presenterà il nuovo album intitolato “PUNK”, che è anche lo spunto per l’articolo principale di questa pagina, a firma Francesco Farabegoli.
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febbraio 2018
musica pop
LA ROMAGNA IN CUFFIA
Da Einaudi a Sanremo, il debutto del violinista Mecozzi di Luca Manservisi
IL RITORNO DEI NEGRAMARO Fa tappa il giorno di San Valentino, giovedì 14 febbraio, al palazzetto di Rimini il tour dei Negramaro, rinviato di qualche mese per attendere la riabilitazione del chitarrista Lele Spedicato, colpito da un grave malore e ora del tutto ristabilito.
CABARET Ute Lemper omaggia Marlene Dietrich e ricorda quella telefonata di trent’anni fa... La tedesca Ute Lemper sarà protagonista domenica 3 febbraio alle 21 al Bonci di Cesena del recital interamente dedicato a rievocare, attraverso la musica, la figura artistica e umana dell’indimenticabile Marlene Dietrich. Il titolo “Rendez-vous with Marlene” ricorda una lunga telefonata avvenuta nel 1988 tra la grande attrice e la giovanissima Ute a Parigi – dove la Dietrich viveva dal 1979 – e dove Ute Lemper aveva appena ricevuto il Premio Molière. In quel periodo la stampa aveva iniziato a paragonare la cantante tedesca alla mitica Marlene e nel corso di quella telefonata l’attrice che aveva alle spalle una lunga carriera piena di film, musica, incredibili collaborazioni, appassionate storie d’amore e grande celebrità aveva parlato della sua vita e del suo lavoro con una giovane agli inizi della professione. In questo spettacolo Ute Lemper racconta la sua storia, ricordando Marlene, attraverso le canzoni che hanno segnato i capitoli della sua vita, dagli anni del Cabaret Berlinese alle collaborazioni con Burt Bacharach.
Sta facendo parlare di sé questo Awakening, album d’esordio del violinista verucchiese Federico Mecozzi, in procinto di salire sul palco dell’Ariston come direttore d’orchestra, il più giovane direttore d’orchestra del prossimo Festival di Sanremo (accompagnerà, tra i “big” del concorso, il cantautore Enrico Nigiotti). Presentato al Galli di Rimini a fine gennaio con due concerti andati sold out, di certo “Awakening” non sembra un esordio di un 26enne, così come d’altronde era lecito aspettarsi, essendo Mecozzi collaboratore da quasi dieci anni di Ludovico Einaudi, che accompagna nei live in tutto il mondo e con cui suona in studio, con alle spalle anche collaborazioni con altri artisti di fama come Pacifico, Angelo Branduardi, Remo Anzovino e Blonde Redhead. Detto questo, il disco non suona neppure come si poteva pensare potesse suonare un disco del violinista di Einaudi, nel senso che il minimalismo è solo accennato in qualche pezzo e più che altro siamo in zona mainstream. Per quanto possa essere mainstream un album interamente strumentale (o quasi, va segnalata in un pezzo la presenza alla voce, trattata però come uno strumento, di Giuseppe “Houdini” Righini) con il violino grande protagonista al centro delle composizioni, accompagnato a turno da viola, violoncello, pianoforte, percussioni. Si sente – come dichiara lo stesso Mecozzi – la base classica, barocca, dell’autore, così come si sentono i 26 anni in alcune scelte molto contemporanee, e così come si sente comunque l’influenza di Einaudi nelle parti più eteree, che sono anche le più riuscite. Stonano un po’ rispetto all’eleganza complessiva del disco, invece, le influenze celtiche e mediorientali, con passaggi quasi da centro commerciale, diciamolo. Ma è pur sempre un esordio, che piacerà a tanti e che sicuramente lancia un nuovo solista di grande talento.
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febbraio 2019
(post) rock CONCERTI SCELTI Al Moog l’unica data italiana dei Lewsberg e la psichedelia dei Crayon Sun, dal Belgio Al Moog di Ravenna da segnalare in febbraio (oltre a Caso, che intervistiamo a pagina 9) sabato 2 l’unica data italiana degli olandesi Lewsberg (post-punk) e il 22 il concerto dei belgi Crayon Sun, tra gospel contemporaneo, blues e rock psichedelico.
Al Clandestino i tedeschi Fenster e i ravennati Comaneci Al Clandestino di Faenza continuano i concerti (gratuiti) alla scoperta di band originali da tutto il mondo, fuori dai canonici schemi del rock, spesso alle prese con la sperimentazione elettronica. In febbraio si parte sabato 2 con i francesi Ultra Zook (tra math-rock, funk e ritmi tropicali) per poi proseguire il 14 con i berlinesi Fenster e il loro pop psichedelico ed elettronico. Da segnalare anche i ravennati Comaneci, il 21 febbraio, tra i nomi di punta della scena alternative folk della Penisola.
I Giardini di Mirò
C’erano una volta i Giardini di Mirò “Una delle band più influenti della scena underground italiana” presenta a Ravenna il nuovo album (con Daniel O'Sullivan) “La storia di una delle band più influenti della scena underground italiana”, si legge nella quarta di copertina del libro di Marco Braggion uscito lo scorso novembre per Crac Edizioni. La storia è quella dei Giardini di Mirò, nome davvero nostalgico per chi era Oltre ai Giardini di Mirò (venerdì 8) di cui si parla nell’articolo prinappassionato di musica alternativa (ai tempi cipale, al Bronson di Ravenna in febbraio l’appuntamento è anera più facile chiamarla semplicemente così) che – sabato 16 – con un altro nome storico della scena rock altertra la fine degli anni novanta e l’inizio del nativa italiana come i Tre Allegri Ragazzi Morti, impegnati nel nuovo secolo. Gli amanti di Mogwai e Godtour di presentazione del nuovo album “Sindacato dei sogni”, e speed You Black Emperor! e di tutto quel suoanche con nomi emergenti come i campani Gomma (post-punk), no quasi interamente strumentale, fatto di sul palco il 23 febbraio, o i faentini Ottone Pesante, che aprono il chitarre, pezzi lunghi e dilatati, che per semmese del club ravennate venerdì 1 febbraio presentando il loro plicità venne chiamato post-rock, a quei nuovo album di metal suonato con i fiati. Il giorno dopo, sabato 2, tempi potevano finalmente contare su una spazio all’hip hop con uno dei nomi di punta della scena underband italiana in grado di non sfigurare a ground italiana, il romano Inoki Ness. fianco di quei mostri sacri. E poi con quel noDa segnalare poi i due me evocativo, il fascino della provincia (in appuntamenti di caraquegli anni nessuno che li conoscesse poteva tura internazionale del ignorare il loro paese natale, Cavriago), la mese: sabato 9 tornacopertina arancione del loro primo album: i no al Bronson gli ShaGiardini di Mirò erano davvero qualcosa di bazz Palaces (nella cui parlare con gli amici per far capire da che foto), duo americano parte stavi. Un fenomeno che con il passare di “psych” hip hop del tempo si è consolidato, sperimentando “afrofuturista”; veanche nuove traiettorie (dall’elettronica alla nerdì 15 febbraio è inmusica da film, fino ai diversi progetti paralvece in programma leli dei suoi protagonisti), senza riuscire però l’unica data in regioa crescere davvero (dopo i primi due, fondane, la prima del tour di mentali, album, Rise and Fall of Academic presentazione del Drifting e Punk... Not Diet), segno tangibile nuovo disco, degli dei tempi che cambiano e di una fruizione O.R.k., super-band della musica che è andata sempre più in direcomposta da Lef, Cozione opposta alla filosofia dei Giardini di lin Edwin (Porcupine Mirò. Prova ne sia il fatto che l’anno scorso Tree), Carmelo Pipitohanno pubblicato quello che è di fatto solo il ne (Marta Sui Tubi, loro quinto album lungo in oltre vent’anni di Dunk) e Pat Mastelotcarriera, dal titolo eloquente, Different times, to (King Crimson). arrivato ben sei anni dopo il precedente. I tempi sono cambiati, appunto, ma i Giardini di Mirò sono più o meno sempre gli stessi, nonostante nel disco ci siano ospiti importanti che contribuiscono a una certa varietà. Un album non perfettamente riuscito, non indimenticabile, va detto. Ma che ha avuto tra gli altri il pregio di aver riportato anche su un palco i Giardini di Mirò per un tour che in Romagna toccherà solo il Bronson di Madonna dell’Albero (Ravenna), venerdì 8 febbraio. Ad aprire il concerto il nuovo trio di Daniel O’Sullivan (musicista inglese di culto, già con Sunn O))) e Ulver), che è proprio tra gli ospiti sopracitati di “Different Times” e che quindi si unirà di certo sul palco anche ai Gdm. Biglietti a 15 euro, porte aperte dalle 21. (lu.ma.)
Al Bronson anche i Tre Allegri Ragazzi Morti, il rap di Inoki, gli americani Shabazz Palaces e il gruppo del batterista dei King Crimson
Al Bradipop i “nuovi” Be Forest, Any Other e gli inglesi Rainband Al Bradipop di Rimini continuano i concerti del sabato sera con protagonisti della scena indie italiana. Il 2 febbraio sul palco salirà Lorenzo Kruger, il cantante e leader dei riccionesi Nobraino, il 9 invece concerto molto atteso dei Be Forest, band pesarese (shoegaze, dream-pop) che pubblicherà proprio il giorno prima il nuovo album, a distanza di quasi cinque anni dal precedente. Sabato 16 appuntamento di caratura internazionale con gli inglesi Rainband, noti anche per il loro omaggio al compianto Marco Simoncelli. Infine da segnalare un’altra data importante come quella del 23, quando al Bradipop suonerà Any Other (foto), band della giovane Adele Nigro, il cui disco dell’anno scorso è stato tra i più acclamati dalla critica.
Al Kinotto i cantautori Di Rosolini e Imperato Al circolo Kinotto di Borgo Masotti da segnalare i concerti di domenica 3 e domenica 17, alle 19, rispettivamente del cantautore siciliano Davide Di Rosolini e del cantautore pugliese Domenico Imperato.
All’Abajur la band di Thalia Zedek e Ciccarelli in versione solista Al circolo Abajur di Ravenna torna la band della cantuatrice americana Thalia Zedek, nome di culto della scena rock internazionale nota in particolare per aver fondato i Come. L’appuntamento con la sua band (che presenterà l’ultimo album che vede tra gli ospiti anche Mascis dei Dinosaur Jr.) è il 6 febbraio. Venerdì 22 invece all’Abajur arriva Giorgio Ciccarelli (foto), musicista storico della scena rock italiana, per quasi vent’anni tra le fila degli Afterhours, ora impegnato in un tour di presentazione del suo secondo album da solista.
Il post-progressive rock degli Sdang! al Wave di Misano Fa tappa il 9 febbraio al Wave Club di Misano il tour dei bresciani Sdang!, duo di musica strumentale “post-progressive rock” che sta presentando l’ultimo album Il paese dei camini spenti.
L’inglese Benjamin Yellowitz al mercato coperto di Cesena Domenica 17 febbraio al mercato coperto di Cesena in occasione del mercatino vintage Garage Sale concerto (alle 18) del cantautore inglese Benjamin Yellowitz, tra blues e (dark) R&B.
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storia del rock HARD ROCK Al Sidro i tedeschi Daily Thompson
GLI EMERSON, LAKE & PALMER RIVIV0NO A FORLÌ CON I GOBLIN Una serata imperdibile per gli amanti del rock progressivo al Naima di Forlì che ospita il 5 febbraio il batterista britannico Carl Palmer (nella foto), unico rimasto in vita dei leggendari Emerson, Lake & Palmer e che continua a portare in tour i successi degli Elp. A Forlì saranno con lui due figure chiave del progressive italiano, Lino Vairetti, cantante dei napoletani Osanna, e Claudio Simonetti dei Goblin
Fa tappa il 6 febbraio al Sidro di Savignano sul Rubicone il tour italiano dei Daily Thompson (foto), power trio tedesco di Dortmund che presenta il nuovo lavoro “Thirsty”. Il suono della band è un mix tra stoner e grunge, psichedelia e hard rock degli anni settanta. Da segnalare nel piccolo club cesenate anche i concerti di Filippo Graziani il 15 e il giorno dopo della band veneta The Brokendolls (punk-rock).
METAL E DINTORNI Unica data italiana al Rock Planet per P.O.D., Alien Ant Farm e Buckcherry
THE ANIMALS “& FRIENDS” AL SOCJALE
URIAH HEEP AL VIDIA
Venerdì 8 febbraio al teatro Socjale di Piangipane (Ravenna) rivivrà il mito degli Animals, band blues-rock britannica attiva in particolare negli anni sessanta. Sul palco il batterista della line-up originale, John Steel, e il tastierista che entrò in formazione poco dopo, Mickey Gallagher, e alcuni “friends”.
Il 2 febbraio al Vidia di Cesena gli inglesi Uriah Heep, storica band heavy progressive che festeggia addirittura i 50 anni di carriera. Il 9 al Vidia sarà invece la volta dei milanesi Svetlanas (punk-rock), per l’unica data in Emilia-Romagna.
Gli americani P.O.D. e Alien Ant Farm, due band che hanno segnato l'epoca del nu metal, in un’unica data italiana al Rock Planet di Pinarella di Cervia sabato 16 febbraio. E sempre al club cervese un’altra data in esclusiva per l’Italia, quella del 23 febbario dei californiani Buckcherry (nella foto), tra glam, hard e metal, nominati in passato anche ai Grammy Awards.
Un sabato sera diverso dal solito, dal gusto fresco ed originale, un'esperienza nuova da condividere!
via Romea 395 Fosso Ghiaia RAVENNA Tel. 0544.560294 www.gruppolacampaza.it
In ogni portata sarà servito il gelato salato, un gelato classico dalle radici antiche, ma che esprime la sua contemporaneità nell’evoluzione del momento.
Entratina dello Chef - Sorbetto al “BVB” Tartare di Romagnola, Gelato Senape e Miele, Salsa all'Uovo e Mela Croccante Risotto alla Zucca, Gelato al Fossa, Friscous e Olio al Rosmarino Tagliata di Petto d'Anatra con Gelato al suo Foie Gras, riduzione al Sangiovese Crema di Topinambur e Chips di Patate Viola Zabaione all'Albana e Scroccadenti Vini in abbinamento: BVB Spumante Brut Famoso 2018 Bianco delle Volture Forli Igp Famoso 2018 Cleonice Romagna Docg Albana 2017 Fiorone Romagna Doc Sangiovese Castrocaro 2017
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musica contemporanea
UN DISCO AL MESE
Un album eccezionale, alla riscoperta del contrabbasso di Bruno Dorella *
CALCAGNILE IN SOLO ALL’AREA SISMICA A destra Daniele Roccato impegnato nell’esecuzione di “Alisei”, di cui parla Bruno Dorella nella rua rubrica; a sinistra il batterista di caratura internazionale Cristiano Calcagnile, che presenterà domenica 10 febbraio alle 18 all’Area Sismica di Ravaldino (Forlì) il suo primo lavoro in solo, ST()MA, per amanti di nuovo jazz, impro e avant. Le due foto sono di Ariele Monti (areasismica.it)
MUSICHE DAL MONDO A Gambettola ritmi brasiliani con Dos Santos e Bianchetti Il 14 febbraio al teatro comunale di Gambettola sonorità sudamericane con il duo formato dalla cantante brasiliana Silvania Dos Santos e il chitarrista jazz Giancarlo Bianchetti. In particolare sarà un concerto dedicato ai ritmi del nord est brasiliano; in repertorio brani di Luiz Gonzaga, Lenine, Djavan, Ná Ozzetti/ItamarAssumpção, Paulo Diniz.
Dal Sudamerica ai Balcani al Mama’s di Ravenna Tornano le serate dedicate alla musica popolare al Mama’s di Ravenna che sabato 2 febbraio ospita la cantante Ivete Souza in “Afro in Jazz-Brasil”, una serata all’insegna dei ritmi afro-brasiliani rivisitati in chiave moderna e jazz. Il 9 febbraio invece l’appuntamento è con la tradizione popolare colombiana (ma anche di Venezuela e Cile) con il cantautore Carlos Forero e lo spettacolo “Cumbia Poder”. Dopo l’omaggio a De André del 16, infine, sabato 23 al Mama’s musica dai Balcani con i bolognesi Tartakut.
Piccola ristorazione classica, vegetariana e soul food a Km 0
Inizio concerti ore 22
mercoledì 6 febbraio Free Entry
sabato 23 febbraio Free Entry
DAYLY THOMPSON (RnR from Germany!)
IO E LA TIGRE + special guest aftershow MUSIC PARTY
venerdì 15 febbraio Free Entry
by Le Vecchiette Assassine
FILIPPO GRAZIANI + special guest aftershow CALIGOLA PARTY PER IL COMPLEANNO DEL SIDRO CLUB!
sabato 2 marzo Free Entry
THE BROKENDOOLS (RnRNeverDie)
aftershow GROOVE PARTY by Lu Silver & friends
DJ SET
sabato 16 febbraio Free Entry
SOLARIS + ASINO 1 febbraio SEX BEAT by Marco Turci 2 febbraio PEBBLES-SIXTIES PARTY Festa anni 60
9 febbraio GARZ E-BBASTA 10 febbraio Aperitivo POPPETTOSO
Savignano sul Rubicone via Moroni, 92 Tel. 347.7864132
Stefano Scodanibbio - Alisei (1982) Ho visto per la prima e purtroppo ultima volta Stefano Scodanibbio suonare a Napoli, nella Chiesa di Santa Caterina da Siena, pochi anni prima della sua prematura scomparsa. Contrabbasso acustico e basta. La gamma di suoni, la cristallina purezza della musica che tirò fuori dal quell'imponente pezzo di legno che sembrava parte del suo corpo, ha completamente cambiato la mia percezione della fisicità degli strumenti acustici. I più grandi compositori della seconda metà del 900 hanno scritto partiture appositamente per lui: Luigi Nono, Luciano Berio, Giacinto Scelsi, Iannis Xenakis, Charles Ives, Maurice Ravel. Ma Scodanibbio è stato anche un innovativo compositore, ovviamente focalizzato sulla musica per contrabbasso o per “vero quartetto d'archi” (cioè violino viola violoncello e contrabbasso). La conoscenza profonda delle possibilità espressive dello strumento rende le esecuzioni particolarmente ardue. In questo “Alisei” a cimentarcisi è Daniele Roccato, coadiuvato all'occorrenza dal Ludus Gravis Ensemble di cui fa parte (e che ha cofondato proprio con Scodanibbio). Ospiti frequenti di Ravenna Festival, abbiamo avuto spesso occasione di ammirarli a Ravenna. Per questo cd su ECM scelgono un programma che si apre con la title track per proseguire con una prima mondiale, la prima registrazione di Ottetto, un'estenuante quanto esaltante mezz'ora che esplora tutte le tecniche affinate dal Maestro. Seguono i picchi virtuosistici di “Due Pezzi Brillanti” per finire con un'altra premiere, quella di “Da Una Certa Nebbia” che chiude sontuosamente un disco eccezionale, che riporta l'attenzione, semmai ce ne fosse bisogno, su uno strumento importantissimo come il contrabbasso. Lo consiglio sia a chi già lo ama, sia a chi è curioso di scoprirne l'incredibile gamma espressiva.
* Batterista di Bachi Da Pietra e OvO, chitarrista di Ronin e Tiresia, factotum come Jack Cannon, membro della Byzantium Experimental Orchestra, del GDG Modern Trio e dei Sigillum S, ex discografico, orgoglioso ravennate d'adozione.
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febbraio 2018
CONSIGLI D’AUTORE
l’intervista
Caso, tra nostalgia e paternità «Quello che cerco è l’empatia» Cinque album di cinque cantautori
Il cantautore bergamasco presenta il nuovo disco a Ravenna: «Negli anni i miei fan sono diventati quasi ultrà, si riconoscono in quello che scrivo. E mi somigliano»
a cura di Giacomo Scudellari * Giacomo Scudellari in febbraio sarà in concerto il 20 all’Osteria dei Pavoni di Montiano e il 22 al Mama’s di Ravenna
Difficile mestiere quello del cantautore, soprattutto in Italia, dove la forma d’arte canzone ha raggiunto delle vette da far venire le vertigini! Provo quindi ad assemblare una piccola bussola per orientarsi in questa giungla meravigliosa. In ordine cronologico, dagli anni ’70 ai 2000. Francesco De Gregori - Rimmel Capolavoro del 1975, che produce in chi lo ascolta la netta sensazione che difficilmente si potrà scrivere qualcosa di più bello. E, soprattutto, dimostra una volta per tutte che asciugare è molto meglio che stratificare; una chitarra, un contrabbasso, un tocco di pianoforte e poco altro: quando le canzoni ci sono, non serve nient’altro. Alberto Fortis - Alberto Fortis Primo disco del cantore di Domodossola, ma, secondo me, il più interessante. A partire dalla copertina, l’opera è un viaggio surreale, onirico, che si svolge dietro il paravento della realtà. Un po’ come mettere a nudo le cose, i palazzi, e persino i corpi; un po’come perdersi, ma dentro se stessi. Lucio Dalla - Dalla Una cosa è certa: sulla famosa isola deserta porterei come me questo disco. E non solo per la qualità stellare delle canzoni, ma anche per l’Universo che il nostro fa implodere ed esplodere a ogni vibrazione delle sue corde vocali. Da ascoltare quando il freddo ti taglia il fiato, e l’unica strada ti getta nell’acqua bollente. Gang - Le radici e le ali La formazione marchigiana dei fratelli Severini approda all’italiano nel 1991, con questo straordinario cocktail di rabbia, poesia, impegno politico, e sangue da tutte le parti. È considerato, a buona ragione, uno degli album simbolo di quella che ancora si definiva “scena”: mitraglie Clash spianate e una bella dose di vita lasciano il segno sulle generazioni a venire (me compreso!). Alessio Lega - Resistenza e amore Targa Tenco nel 2004 per questo gioiello di musica e di parole. La voce di Alessio (leccese trapiantato a Milano) ruggisce a ogni canzone e spalanca le orecchie a quel senso di umanità che, a volte, dimentichiamo sulla finestra. Più che un disco, un manuale che risuona sotto la puntina dell’anarchia. Alcune ballate sono poi davvero incantevoli: basta mettere su “Straniero” per capire che si è di fronte a un fuoriclasse, che qualcuno definirebbe “in direzione ostinata e contraria”. * Giacomo Scudellari, 32 anni, è un cantautore ravennate. L’anno scorso è uscito per l’etichetta Brutture Moderne il suo primo disco, “Lo stretto necessario”
di Luca Manservisi
Il bergamasco Andrea Casali, in arte semplicemente Caso, è uno dei migliori cantautori italiani, di quelli che ancora danno più importanza alle parole rispetto alla musica, in grado di rendere universali momenti di vita comune. Lo scorso novembre è uscito Ad ogni buca, quinto album da solista, che ha già presentato da queste parti in gennaio, al Bronson Cafè. Tornerà però a esibirsi con la sua band a Ravenna, al Moog, giovedì 28 febbraio. Lo abbiamo intervistato, contattandolo al telefono appena uscito dall’istituto professionale dove insegna da pochi mesi. «È una nuova esperienza – dice –, al momento sto cercando di tenere nascosto ai ragazzi che faccio il cantautore, anche se qualcuno ci ha già provato a dirmi che canto bene...». Torni a poco tempo di distanza in Romagna, e in particolare a Ravenna, dove hai di fatto ambientato anche una tua canzone... «Il legame parte appunto da “Lario”, la mia canzone ispirata a Morti di sonno (pluripremiato romanzo a fumetti dell’illustratore ravennate Davide Reviati, che ha disegnato anche la copertina del penultimo disco di Caso, l’acclamato Cervino, ndr). L’anno scorso in occasione del mio concerto sempre al Moog ho avuto modo di incontrare personalmente Davide con cui ho fatto anche un giro al “villaggio” (l’ex villaggio Anic, il quartiere periferico di Ravenna dove è ambientato Morti di sonno, ndr), ritrovando in quei tubi, quei fossati, quei panorami, le atmosfere del libro, e di conseguenza anche della mia canzone. È stato bello». Cosa rende un concerto speciale dal tuo punto di vista? «Da sempre ho due facce dal vivo, una prettamente acustica, spesso in solo, l’altra elettrica, con basso e batteria (come in questo tour e quindi anche al Moog, ndr). Ma in entrambi i casi quello che cerco è l’empatia col pubblico, quindi in genere preferisco i posti più piccoli, dove si può creare un rapporto diretto con gli spettatori, a volte veri e propri botta e risposta tra una canzone e l’altra. Quando funziona è qualcosa di potentissimo, quando non scatta, invece, è il concerto classico, che mi interessa di meno». Mi pare che tu sia arrivato a un punto della carriera in cui resti sconosciuto a tanti ma sei sempre più adorato da quei “pochi” che ti seguono, soprattutto dopo l’uscita di Cervino, tre anni fa. Cosa ne pensi? «Con gli ultimi due dischi diciamo che la mia popolarità è un po’ aumentata, anche se resto come hai detto tu, un nome di nicchia. Negli anni ho costruito e sono riuscito a tenermi stretto il mio pubblico, magari non tanto ad ampliarlo, ma a renderlo sempre più affezionato, sono diventati quasi degli ultrà. Evidentemente si riconoscono in quello che scrivo: spesso quando conosco le persone che ascoltano la mia musica, che mi seguono, in effetti mi rendo conto che mi somigliano proprio…». E dire che, tornando alla popolarità, la tua proposta non era poi molto diversa da quella iniziale delle Luci della Centrale Elettrica che poi invece ha riempito gli stadi... Si può dire che sia stata anche sfiga? «Infatti qualche giornalista lo ricorda che siamo usciti praticamente assieme e i destini potevano forse essere diversi. Ma credo sia stata anche una fortuna, per me: non avendo ottenuto grande successo ho sempre potuto scrivere canzoni liberamente, senza pensare al pubblico, o a farle piacere per forza alla gente». Come nascono le tue canzoni? «Tutto è incentrato sui testi, a me piace scrivere e il grosso del lavoro è buttar giù in appunti i pensieri. Poi, una volta ottenuto il testo, cerco di infilare gli accordi e incastrare le melodie, consapevole di non avere una grande tecnica, dal punto di vista musicale, ma non mi interessa». Ci sono musicisti che ti hanno influenzato? Cosa ascolti?
«Cosa mi mette a disagio di questi tempi? Direi l’attuale Governo italiano»
Caso durante le riprese del video del primo singolo estratto dal nuovo album, “Piscina”
Ma soprattutto, visto quello che hai detto prima, cosa leggi? «Per quanto riguarda gli ascolti devo ammettere che negli ultimi anni ho perso un po’ di curiosità verso il nuovo, sicuramente sono stato influenzato molto dall’indie-rock e dal cantautorato contemporaneo americano. Così come sono soprattutto americani i miei scrittori preferiti. Durante la composizione dell’ultimo disco leggevo molto Richard Ford, o Joan Didion, inconsciamente qualcosa del loro modo di scrivere ci è finita dentro. Diciamo che mi sento influenzato dagli autori post-moderni, Don De Lillo e compagnia...». Il nuovo album musicalmente è più diretto e semplice, rispetto a “Cervino”, una scelta voluta? «Diciamo che dopo un disco molto “arrangiato” avevo deciso di cambiare, di sottrarre un po’, ho tolto una chitarra, ho scelto arrangiamenti più asciutti, anche perché volevo uscisse di più la carica dei testi. Un po’ in stile indie-rock della vecchia scuola, che bene si adatta a testi che sono legati a ricordi di quell’epoca, alla giovinezza, agli anni novanta e primi duemila...». La nostalgia e la malinconia sono al centro dei tuoi album, soprattutto recenti. Sei un tipo nostalgico e malinconico? «Diciamo che in fase di scrittura enfatizzo questa mia vena, nella realtà cerco più che altro di sdrammatizzare...». C’è qualcosa però di questi anni che ti mette in qualche modo a disagio, che influisce nella tua scrittura? «Forse nel disco non si sente, ma quello che mi mette più a disagio al momento è l’attuale Governo. Poi ecco, tornando a faccende più personali, anche la presa di coscienza di quando si diventa padre (Caso lo è diventato da pochi mesi, ndr), iniziare a pensare al futuro non più per te: inizi a essere un po’ più sensibile verso certe scelte, certe tematiche. Mi hanno chiesto per esempio se cambierà il mio modo di scrivere ora che sono padre, beh, in effetti sì...». Scriverai canzoni per i figli, come Fedez e J-Ax... «Esatto (risate, ndr)! Diciamo però che le mie saranno più scure e spigolose. Più che delle emozioni della nascita, magari parleranno del casino che sarà cambiare una gomma in autostrada con il bambino che piange a bordo...».
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classica
Dall’orchestra viennese alla giovane star del pianoforte per “Ravenna Musica” Prosegue la stagione dell’associazione Mariani: al teatro Alighieri atteso anche Stefan Milenkovich La rassegna “Ravenna Musica” dell’associazione culturale Mariani entra nel vivo in febbraio con tre concerti in programma tutti alle 21 al teatro Alighieri. I Wiener Concert-Verein saranno i protagonisti dell’appuntamento dell’1 febbraio nel quale il pianista Markus Schirmer e il direttore Ernest Hoetzl saranno chiamati a valorizzare due pagine della produzione beethoveniana del primo periodo, il Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in do maggiore op.15, eseguito per la prima volta a Praga dal Beethoven stesso nel 1798, e la Sinfonia n.2 in re maggiore op.36, opera che vide la luce durante un momento di grande sofferenza del compositore tedesco. Sarà un recital di pianoforte il terzo appuntamento della stagione (11 febbraio) che vedrà il giovanissimo Alexander Malofeev calcare il palco ravennate portando un programma virtuosistico legato alla sua Russia: saranno infatti la Sonata per pianoforte n.2 in si bemolle minore op.36 di Rachmaninov, Dumka op.59 di Čajkovskij e la Sonata per pianoforte n.7 in si bemolle maggiore op.83 di Prokof ’ev i pilastri di questo recital che si completerà con una ventata d’internazionalità grazie alla Sonata n.23 op.57 “Appassionata” di Beethoven e a Gaspard de la nuit: Trois Poèmes pur piano d’après Aloysius Bertrand di Maurice Ravel. Stefan Milenkovich ricoprirà la duplice veste di direttore e violino solista nell’appuntamento in cui calcherà il palco anche l’Orchestra da Camera di Perugia (26 febbraio). Questo concerto si lega idealmente a quello dei Wiener Concert-Verein, tracciando una linea dell’evoluzione del linguaggio sinfonico di Beethoven proprio in virtù del fatto che sarà la
Il giovane Alexander Malofeev, atteso a Ravenna l’11 febbraio
AGENDA CLASSICA Il “monumento” Bruno Canino a Faenza con la russa Dubrovskaya Il 2 febbraio torna sua maestà Bach al Ridotto del Masini di Faenza nell’ambito dell’Emilia Romagna Festival, con Quattro Sonate per violino e pianoforte, interpretate dalla violinista Ksenia Dubrovskaya e da Bruno Canino al pianoforte. Due generazioni a confronto: l’una è tra le più talentuose violiniste della nuova generazione, l’altro è un monumento del concertismo italiano e internazionale.
Dalla Serata Beethoven alle giovani eccellenze della lirica italiana a Cesena Al Bonci di Cesena (oltre agli appuntamenti della pagina a fianco) il conservatorio Maderna organizza una Serata Beethoven l’8 febbraio, con il direttore Stefano Pagliani e il suo talentuoso allievo Gennaro Cardaropoli al violino solista. La Serata Rossini (in programma il 10 febbraio sempre al Bonci), in occasione del 125esimo anniversario della morte di Marietta Alboni, commemora invece il Maestro e l’allieva prediletta con un cast di giovani eccellenze della lirica italiana.
Ripartono i concerti di Mikrokosmos All’Alighieri di Ravenna (ma al Ridotto della sala Corelli) ripartono dal 3 febbraio anche i concerti della scuola di musica Mikrokosmos (alle 11 della domenica mattina). Tra gli altri, da segnalare il 10 il chitarrista classico Eugenio Della Chiara con il pianista Alberto Chines. Il 17 spazio invece alla pianista Luna Costantini, il 24 al Quartetto Maas.
Sinfonia n.4 in si bemolle maggiore op.60 del compositore di Bonn la protagonista della serata, insieme a una delle pagine più belle per violino e orchestra, il Concerto in mi minore op.64 di Felix Mendelssohn Bartholdy.
A Forlì il clarinetto di Corrado Giuffredi e la tradizione mitteleuropea con Schellenberger A Forlì è partita in gennaio la stagione musicale, con la direzione artistica di Danilo Rossi, prima viola del Teatro alla Scala di Milano. Il 9 febbraio l’appuntamento è con “Da Rossini al jazz” con in scena Corrado Giuffredi (nella foto), uno dei più raffinati clarinettisti della scena musicale internazionale, che accompagnato dal suo Ensemble proporrà, nella Chiesa di San Giacomo, un programma con pagine di grande cantabilità e di autentico virtuosismo, da Gualdi a Gershwin, da Piazzolla a Goodman. Seguirà il 21 febbraio “Il Ritmo del ‘900”: il maestro Hans-Jorg Schellenberger dirige due solisti come Margit Anna Suss, arpa, e Paolo Grazia, oboe, trasferendo la grande tradizione mitteleuropea (sempre alla Chiesa di San Giacomo). Dalle 20.30.
A Cesenatico da “Ornitophonica” alle musiche di Brahms e Schumann È partita in gennaio anche la rassegna di musica classica del teatro comunale di Cesenatico sotto la direzione artistica di Thomas Cavuoto, che ha puntato su un programma di facile ascolto. Domenica 10 febbraio alle 17 appuntamento con uno spettacolo teatrale in musica, Ornitophonica (Stella Barbero ai flauti e Anna Barbero al pianoforte); domenica 24 febbraio sempre alle 17 musiche di Mozart, Brahms e Schumann con Luca Troiani (clarinetto), Filippo Pantieri al pianoforte e lo stesso Cavuoto alla viola.
SCUOLA DI CUCINA
EVENTI FEBBRAIO 2019 LUN. 4-11 18-25 GIO. 7 SAB. 9 MER. 13 SAB. 16 DOM. 17 GIO. 21 VEN. 22 SAB. 23 MER. 27 GIO. 28
Non il solito corso di cucina vegetariana con Candida Visaggi Pasta al matterello La cucina degli altri mondi: Asia-Africa-Sud America Il Giappone - con Jimmy Bertazzoli dell’Aguardiente Apertura Gruppo Acquisto Etico Appuntamento con la dolcezza: Dolci da tutta Europa La cucina siciliana La cucina crudista - con ZeRaw Sushi - con Nuccio Brancato La cucina salutare Riso e risotti - con Nuccio Brancato
ore 19-21 ore 19.30-23.30 ore 15.30-18.30 dalle ore 17.00 ore 19.30-23.30 dalle ore 19.30 ore 19.30-22.30 ore 19.15-22.15 ore 19.30-23.30
c/o Darsena PopUP - via dell’Almagià Ravenna Info e prenotazioni: Rosella tel. 348.1539975 - rosella.mengozzi@hotmail.it Per tutti gli appuntamenti seguici su scuola di cucina Saperi e Sapori
Le opere rivivono tra flauto e fagotto con il Trio Eccentrico a Bagnacavallo Il 19 febbraio alle 21 al teatro Goldoni di Bagnacavallo appuntamento con il Trio Eccentrico, che proporrà famosi brani tratti da opere di Mozart, Donizetti, Puccini e Verdi arrangiati per strumenti a fiato nello spettacolo “Operisti a salotto”, in cui rivivrà la nobile arte di adattare opere o parti di esse per piccoli organici strumentali a uso dei salotti privati. Il Trio Eccentrico è formato da Massimo Ghetti al flauto traverso, Alan Selva al clarinetto e Javier Gonzalez al fagotto.
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jazz/1 CONTAMINAZIONI Dalle sonate di Brahms alle musiche dei cartoni animati Termina la rassegna “Contaminando” a Rimini, con l’obiettivo di contaminare appunto i vari generi musicali. Domenica 3 febbraio (alle 17 all’Auditorium dell’Istituto Musicale Lettimi) concerto per viola e pianoforte con Aldo Maria Zangheri e Tamuna Giguashvili che interpreteranno le due Sonate per viola e pianoforte di Johannes Brahms in fa minore e in mi bemolle maggiore, fra i massimi capolavori romantici della musica da camera di ogni tempo. Domenica 24 febbraio (alle 17 al Museo della Città) l’appuntamento sarà senza dubbio originale. Con le voci di Ala Ganciu e Marco Giorgi e della giovanissima Stella Giorgi, accompagnati dal trio Eos, è un programma un tuffo nelle atmosfere dei cartoni animati, con le sigle che hanno fatto la storia della televisione italiana e con i disegni con la sabbia del “mago” Mauro Masi. Arrangiamenti originali di Marco Capicchioni e Mattia Guerra.
Chet Baker rivive sul palco del Bonci
JAZZ/2 A Cesenatico la leggenda George Cables e il trio di Roberto Gatto Grande jazz al teatro comunale di Cesenatico. Per la rassegna JuJu Memorial Winter, a cura del batterista Chicco Capiozzo, venerdì 1 febbraio il gruppo Homage Area omaggia Demetrio Stratos e gli Area. Giovedì 21 febbraio invece sul palco l’americano George Cables (foto), leggenda del pianoforte, accompagnato da Victor Lewis alla batteria, Ameen Saleem al contrabbasso e Piero Odorici al sax tenore. Il 28 febbraio al comunale parte invece “Jazzenatico”, festival a cura di Fabio Nobile e Alessandro Fariselli: sul palco il grande batterista Roberto Gatto con il suo Italian Trio.
In scena anche Paolo Fresu alla tromba Arriva al Bonci di Cesena (dal 14 al 17 febbraio alle 21, la domenica alle 15.30) “Tempo di Chet”. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano, nasce dalla fusione e dalla sovrapposizione tra scrittura drammaturgica e partitura musicale e crea un unico flusso organico di parole, immagini e musica per rievocare lo stile lirico e intimista di Chet Baker, jazzista tanto maledetto quanto leggendario. Paolo Fresu alla tromba, Dino Rubino al piano, Marco Bardoscia al contrabbasso saranno le voci evocative di un cast d'eccellenza composto, tra gli altri da Alessandro Averone, Rufin Doh, Daniele Marmi, Graziano Piazza e Laura Pozone. La regia di Leo Muscato modulerà l'incessante oscillare tra passato e presente, che farà affiorare fatti ed episodi disseminati lungo l'arco dell'esistenza di Chet Baker, da quando bambino suo padre gli regalò la prima tromba, fino al momento prima di volare giù dalla finestra di un albergo di Amsterdam.
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Ravenna Faenza Forlì Cesena Rimini
A Bertinoro il quartetto XY con Fazzini e Fedrigo Il 7 febbraio alle 20.45 concerto al Bistrot Colonna di Bertinoro del XY Quartet, tra i gruppi più apprezzati della nuova scena del jazz italiano: al sax Nicola Fazzini e al basso Alessandro Fedrigo.
Reclam Edizioni e Comunicazione Srl (www.reclam.ra.it) è l’editore free press che 20 anni fa ha rivoluzionato il sistema dell’informazione locale attraverso i suoi media di alta qualità, garantendo, ai lettori un’informazione indipendente e ai numerosi inserzionisti, il ritorno dei loro investimenti pubblicitari. Le aziende che hanno bisogno di promuoversi sul territorio locale si rivolgono a Reclam per ottenere ascolto dei loro bisogni, consulenza, assistenza, strumenti efficaci e risultati concreti. Reclam è il più importante editore locale di giornali e riviste free press della provincia di Ravenna e della Romagna, realtà unica a livello romagnolo, perché attraverso le sue testate unisce l’informazione indipendente di alta qualità alla grande diffusione che solo un free press può garantire, sviluppando oltre 10 milioni di contatti all’anno. Per l’esperienza e la qualità del proprio lavoro editoriale e di comunicazione pubblicitaria, Reclam, che vanta anche l’edizione di diversi libri tematici di architettura, cucina ecc. è diventata media partner ufficiale delle realtà culturali più importanti del territorio, della FONDAZIONE RAVENNA MANIFESTAZIONI (Ravenna Festival), di RAVENNA TEATRO, (Stagione dei Teatri), del TEATRO DEL DRAGO (Le Arti della Marionetta), dell’ACCADEMIA DEL MUSICAL, di SCRITTURA FESTIVAL e di CINEMAINCENTRO.
Il candidato ideale ha maturato esperienza pregressa - anche minima in ambito commerciale e/o possiede una laurea appartenente al settore umanistico / comunicazione / marketing, è una persona con un forte senso del dovere e la voglia di realizzarsi all’interno di un progetto in grado di fare la differenza. La ricerca è rivolta anche a giovani laureati senza esperienza commerciale, purché muniti di voglia di imparare, mettersi in gioco e dotati di forte motivazione alla crescita e al perfezionamento professionale. MANSIONI La figura - formata internamente e affiancata da un Commerciale Senior dedicato - si occuperà di consulenza alla clientela e promozione dei servizi editoriali attraverso attività come: • Scouting nuovi clienti e relativo sviluppo commerciale; • Fidelizzazione e follow-up clienti acquisiti; • Elaborazione offerte e preventivi; • Visite ai clienti.
SI RICHIEDE • Laurea appartenente all’ambito umanistico, comunicazione o marketing; • Residenza provincia di competenza o zone limitrofe; • Preferibilmente età non superiore ai 40 anni; • Doti comunicative e attitudini relazionali; • Capacità organizzative; • Competenze informatiche di base; • Patente B e l’essere automuniti. Completano il profilo ambizione, determinazione, intraprendenza e forte orientamento agli obiettivi. SI OFFRE • Inserimento in realtà d’eccellenza del settore, con relativo piano di crescita ben delineato e monitorato; • Compenso a provvigioni con anticipi provvigionali; • Team di professionisti dinamico, appassionato e coeso; • Reali possibilità di crescita; • Formazione e aggiornamento costanti; • Formazione indoor e outdoor.
Inquadramento e retribuzione saranno commisurati alle reali capacità e competenze del candidato. Sede: Ravenna Inviare curriculum a: amministrazione@reclam.ra.it
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il viaggio
Da sinistra: una veduta del teatro Sociale di Novafeltria, il teatro della Regina di Cattolica e, nella pagina accanto, uno scorcio dell’ottocentesco Petrella di Longiano
Quando il teatro fa parte dell’orizzonte affettivo di un luogo: Longiano, Novafeltria, Cattolica Alla scoperta di tre piccole sale della Romagna che si distinguono per programmazione e qualità della proposta È una cosa che mi ha sempre colpito delle città romagnole: per quanto piccolo e isolato sia il paesino, due edifici non mancano mai. Il primo è il circolo, sia esso comunista o repubblicano. L'altro è il teatro. Se il paese è abbastanza grande da meritarsi una chiesa, stai pur sicuro che troverai anche un teatro cittadino. È come se in questo territorio fosse iscritto il bisogno di profano. Certo, si tratta di piccoli teatri, lontani dalla magnificenza dei grandi stabili dei capoluoghi. Ma quasi sempre sono parte inscindibile dell’orizzonte affettivo dei cittadini: curatissimi, spesso antichi, a volte vere e proprie perle che sorprendono per la loro bellezza il visitatore foresto.
10 sono anteprime nate qui, in residenza al Petrella. Penso ai Nina's Drag Queens, o alla residenza della compagnia Scimone Sframeli, lo scorso giugno: grandi compagnie con tanti attori, impensabili normalmente per l’economia di un teatro come il nostro. Ma sono loro che ci chiedono ospitalità: è questa la cosa bella». Una particolarità che dovrebbe inorgoglire gli abitanti del piccolo borgo. Ma che tipo di rapporto hanno i cittadini col teatro? «Longiano ha pochi abitanti: è ovvio che la netta preponderanza dei nostri spettatori viene da fuori. Ma è sempre più difficile intercettare il pubblico. L’offerta culturale è più ampia, e anche la televisione contribuisce a disincentivare il viaggio verso Longiano. Per questo ci piacerebbe aprirci di più alla città, attivando laboratori ad esempio; ma finora, per la forma di gestione che abbiamo avuto, è stato piuttosto complesso. È uno dei nostri obiettivi futuri, magari collaborando con associazioni artistiche del territorio».
«Per il Petrella abbiamo ripreso e attualizzato il modello “casa degli artisti”»
Come l'ottocentesco teatro Petrella di Longiano. Ho parlato con Roberto Alessi, tra i fondatori di Cronopios, società che dal 2014 gestisce le stagioni del Petrella, per capire meglio il segreto dell'amore nato attorno a questo luogo. Come quello di Cristina Donà. «Due anni fa visitò il teatro e s'innamorò. Lo scorso 11 gennaio, durante il suo concerto, ha deciso di coinvolgere un coro riminese e ha scritto una canzone dedicata al Petrella. Due regali bellissimi, di sua spontanea iniziativa». Ma perché tanto affetto? «Il Petrella è il teatro delle residenze, amatissimo dagli artisti che qui lavorano con calma in una città dove vivere è bello. La prima stagione che abbiamo gestito l'abbiamo intitolata “Desidera”. Il nome nasceva dal desiderio di rivedere il Petrella come l'avevamo visto da giovani, durante la gestione di Sandro Pascucci», ovvero il dipendente comunale che nel 1986 s’inventò le residenze per gli artisti. «Allora l’idea era una novità assoluta, e permetteva di sfruttare al massimo le particolarità del teatro. Il nostro desiderio era di riprendere questo modello di “casa degli artisti” e riattualizzarlo». Una scelta che ha avuto ricadute profonde anche sulla struttura della stagione. «Su 14 date in cartellone, ben
di prendere in gestione un teatro già molto importante per la memoria storica della città. Dopo un periodo di indebolimento dell'offerta culturale abbiamo ripreso le attività ed è aumentato il pubblico: oggi siamo a 100 abbonati, metà della sala. Altri vengono da fuori: Santarcangelo, Riccione, San Marino». Ma quali sono i segreti di questo successo? «Non basta portare il nome importante. Bisogna creare una passione, far comprendere che il teatro è della città. Per questo sono importanti i laboratori per adulti, il dialogo con le scuole. Sull’esempio dei caffè napoletani, abbiamo inventato i “biglietti sospesi”: la comunità ci dà dei soldi che noi investiamo per chi non si può permettere di andare a teatro. Un’iniziativa che sta andando benissimo. Questo significa creare fiducia, e il pubblico lo capisce: non è solo una somma di spettacoli, ma c'è un progetto, una sfida culturale». «Per questo», mi assicura Biondi, «i teatri di provincia sono storicamente l'ossatura del sistema teatrale italiano. Quando hanno una direzione artistica forte creano cultura. Lavorando a stretto contatto con le comunità diventano presidi e garantiscono la circolazione di idee». Presidi che vanno curati anche dalle amministrazioni. «Quando si lavora in contesti così piccoli, il rischio d'impresa è molto elevato. Per questo le amministrazioni, quando funzionano bene, fanno la differenza. Il Comune ha sbloccato finanziamenti regionali per 100 mila euro per rimodernare il teatro. Ecco un altro merito politico della nostra regione, che storicamente ha investito sulla cultura e sullo spettacolo».
«Al Sociale abbiamo inventato i biglietti sospesi, questo significa creare fiducia»
Dalla valle del Rubicone scendiamo verso il Marecchia, confine fisico fra valli romagnole e marchigiane. Siamo a Novafeltria, emiliano-romagnola dal referendum del 2009. Il teatro Sociale, fondato nel 1925, ha visto molti passaggi di mano fino al 2017, quando Fabio Biondi, direttore artistico de L'arboreto, ha cominciato a curare la gestione di questo spazio, sentitissimo dalla sua comunità. «Un’ora fa mi ha chiamato una signora che non può venire a vedere lo spettacolo di Celestini. Voleva liberare il suo posto da abbonata. Questo è amore per il proprio teatro e per la propria comunità». Un amore che Biondi ha raccolto e incoraggiato. «Abbiamo avuto la fortuna
Per concludere questo viaggio ci spingiamo fino a Cattolica, ultima città costiera romagnola. Il teatro della Regina non è piccolo – la platea ospita 600 sedute – ma si tratta di un “teatro di confine”, come piace definirlo a Simonetta Salvetti, direttrice del teatro gestito in com-
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LA PROGRAMMAZIONE Prima nazionale per Sagapò al Petrella con Teatro del Respiro Al Petrella di Longiano, a febbraio, sabato 16 alle 21 e domenica 17 alle 16, un’altra prima nazionale dopo una residenza artistica, del Teatro del Respiro/Teatro C’art che presenta Sagapò, creato, diretto ed interpretato da Irene Michailidis e André Casaca. Si tratta di un teatro fisico, a tratti comico e grottesco, dove la parola diventa gramelot, dove la musica e il suono in scena dialogano con il movimento. Si intrecciano le voci di un rito funebre, il ritmo rebetiko di una festa, gli allegri saluti di chi parte e di chi arriva.
Dalla sinfonia beckettiana di Nerval Teatro alla Zanna Bianca al Sociale Al teatro Sociale di Novafeltria febbraio si apre, domenica 3, con Sinfonia Beckettiana, il viaggio nell'immaginario di Samuel Beckett e Alberto Giacometti di Nerval Teatro, per l’ideazione di Maurizio Lupinelli ed Elisa Pol. Da anni Nerval Teatro porta avanti laboratori teatrali per persone diversamente abili. Questa “sinfonia” vedrà protagonisti cinque attori disabili alle prese con i classici del teatro beckettiano (Finale di partita, Giorni felici e Aspettando Godot), con l’immaginario di Giacometti e le musiche di Arvo Pärt e di Valentin Silvestrov eseguite dal vivo. Il 17 febbraio alle 17 sarà la volta di Zanna Bianca, il classico di London riletto e interpretato da Francesco Niccolini e Luigi D'Elia che alle 19.30 porteranno in scena anche Cammelli a Barbiana.
Alla Regina da Pirandello a Euripide, da Geppi Cucciari (anche a Forlì) al Piccolo Principe
partecipazione da ATER e dal Comune. «Attraversi un ponte e sei nelle Marche», mi spiega. «Siamo ai confini di una regione ricca di tradizione e di teatri. A due passi c'è il Bonci, poco lontano il Rossini di Pesaro. Noi siamo giovani: il teatro è del '96, fu il primo costruito ex novo nel dopoguerra. Compie 23 anni a settembre. Va da sé che la nostra tradizione è molto recente». Ma le scelte artistiche per attirare e fidelizzare il pubblico sono state vincenti. «Costruiamo la stagione tenendo conto del format che ci siamo dati: una prosa molto forte e varia. Tendiamo a prediligere spettacoli che attirino i ragazzi delle scuole e che possano essere fruibili da tutti. Nomi riconoscibili, semplici o meno: da Pippo Del Bono ad Anna Finocchiaro, insomma. E sta andando molto bene: questa stagione abbiamo registrato già diversi sold out. Sebbene non ci siano oggi le stesse sicurezze del passato, mi sembra di assistere a un risveglio del teatro dopo anni buissimi».Insomma, un buon rapporto col pubblico, che è cresciuto “assieme” al teatro e alla sua sala “off ”, il cosiddetto Salone Snaporaz. Siamo in terre felliniane, il fantasma di Federico è inevitabile. «È stato un omaggio al regista voluto dall'allora sindaco, Gianfranco Micucci: una struttura polifunzionale dedicata ai vari appuntamenti della città. Oggi è usata anche come cinema: a Cattolica oggi non ci sono altre sale». San Fellini veglia sulla cultura filmica di Cattolica. Un caso interessante quello di Cattolica, che ricorda, per stile e per comunicazione, l'approccio pop del vicino Spazio Tondelli di Riccione. «Un progetto che accarezziamo da tempo è quello di creare una proposta unica anche con lo Spazio Tondelli di Riccione», confessa la Salvetti. «È difficile, già cerchiamo di non sovrapporci con le date. Ma avere un cartellone condiviso sarebbe molto bello». Iacopo Gardelli
«La “Regina” è stato ricostruito ex novo nel Dopoguerra: la nostra tradizione è quindi recente»
Al teatro della Regina di Cattolica si comincia febbraio con un grande classico della letteraratura italiana trasposto dalla narrativa al teatro: Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello. Venerdì 1 febbraio, alle 21.15, protagonista sarà Daniele Pecci che ne ha curato anche l’adattamento teatrale, mentre la regia è di Guglielmo Ferro. Il 7 febbraio spazio al teatro comico con Geppi Cucciari e il suo Perfetta, un monologo che racconta un mese di vita di una donna attraverso le quattro fasi del ciclo femminile, una radiografia di 28 comici e disperati giorni della sua vita (anche in scena al Fabbri di Forlì il 6 febbraio). Tra musica e letteratura è l’appuntamento di venerdì 15 febbraio, con la voce recitante di Catherine Spaak, il flauto di Massimo Mercelli e il pianoforte di Corrado De Bernart che portano in scena Il piccolo principe di Antoine De Saint-Exupery su musiche di Luis Bacalov, Philip Glass, Michael Nyman, Erik Satie. Per il salone Snaporaz, invece, di scena saranno I sacchi di sabbia, martedì 19 febbraio, ore 21.15, con Andromaca, tratto da Euripide e di Massimiliano Civica.
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comico MARTE VS VENERE Debora Villa sarà l’interprete di Gli uomini vengono da Marte, le donne vengono da Venere il 12 febbraio all’Alighieri di Ravenna
PAELLA PER TUTTI... IL MI PIACE DI CIRILLI Al Masini di Faenza il 25 febbraio il monologo di Gabriele Cirilli Mi piace.
Paella per tutti... Offro io è lo show di Max Paiella in scena al Pazzini di Verrucchio il 16 febbraio.
GREG E I CROONERS
TRASCENDI E SALI
Claudio Gregori, meglio noto come Greg, presenta un progetto musicale nato dalla passione per i crooners come Frank Sinatra, Dean Martin, Nat King Cole, Bobby Darin, ispirandosi agli show a Las Vegas del Rat Pack (show swing comico) pieno di buona musica e di tanti sketches umoristici. Al teatro Socjale di Piangipane il 22 febbbraio.
Il funambolo della parola Alessandro Bergonzoni con il suo nuovo spettacolo, Trascendi e sali, al Galli di Rimini il 15 febbraio.
CRONACHE CANTATE
MILLE VOLTI E UNA BUGIA
Sabato 23 febbraio al teatro comunale di Gambettola, il recital Triglie, principesse, tronisti e alpini Cronache cantate dell’Italia più o meno contemporanea di e con David Riondino.
Il nuovo spettacolo di Giuseppe Giacobazzi, Noi. Mille volti e una bugia è in scena il 20 febbraio al Fabbri di Forlì.
LA COPPIA Il ritorno di Lopez e Solenghi in uno show Al Fabbri di Forlì, martedì 26 e mercoledì 27 febbraio alle 21, spettacolo fuori abbonamento per lo show di e con Massimo Lopez e Tullio Solenghi e con la Jazz Company diretta dal maestro Gabriele Comeglio. Lopez e Solenghi tornano insieme sul palco come due vecchi amici che si ritrovano, in una carrellata di imitazioni, sketch, performance musicali, improvvisazioni e interazioni col pubblico.
SATIRA POLITICA Andrea Scanzi porta sul palco di Forlì lo spettacolo tratto dal suo libro “Salvimaio” Fa tappa anche al Fabbri di Forlì, venerdì 22 febbraio, il nuovo spettacolo del giornalista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi. Tratto dall’omonimo libro, Scanzi porta sul palco “Salvimaio”, ideale seguito del fortunato “Renzusconi” sul nuovo governo gialloverde, analizzato con il consueto stile ironico e corrosivo.
TEATRO DI FIGURA Il quartetto Dekru porta le sue “Anime leggere” al Comunale di Conselice Spazio al teatro di figura al comunale di Conselice con i Dekru, quartetto di mimi ucraini che sabato 23 febbraio metterà in scena “Anime Leggere”, uno spettacolo composto da tanti quadri con un pizzico di sottile umorismo. Fondato a Kiev nel 2010, il quartetto è stato premiato al Festival mondiale del Circo di Mosca e al Festival di clown e mimi di Odessa.
scene / 15
febbraio 2019
opera MUSICAL/1 A Forlì in scena Dirty Dancing, spettacolo da record
LE NOZZE DI FIGARO
Lunedì 4 e martedì 5 febbraio alle 21, al teatro Diego Fabbri di Forlì, fuori abbonamento arriva Dirty Dancing, The Classic Story on Stage di di Eleanor Bergstein nell’adattamento di Alice Mistroni per la regia di Federico Bellone. Si tratta di un titolo da record: un successo planetario al cinema, un Golden Globe e un Oscar per il brano “(I've Had) The Time of My Life”, oltre 40 milioni di copie della colonna sonora vendute e, solo negli Stati Uniti, oltre 11 milioni di dvd e Blu-ray. A teatro, in paesi di consolidata tradizione di spettacoli musicali come Inghilterra e Germania, ha ottenuto i più alti incassi nella storia. In Italia lo spettacolo ha debuttato nel 2014, al Teatro Nazionale di Milano, ed ha registrato il record d’incassi con oltre 115.000 presenze nei primi 3 mesi di rappresentazione
Per la stagione di opera arriva da Spoleto, sul palco dell’Alighieri di Ravenna, Le nozze di Figaro (22 e 24 febbraio) con la regia di Giorgio Ferrara ed Erina Yashima alla guida dell’Orchestra Giovanile Cherubini, scene del duo da Oscar, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, costumi di Maurizio Galante.
danza
MUSICAL/2 Al Binario “Ti amo! No grazie!” con il Gruppo Genesi Domenica 24 febbraio alle 17.30 al teatro Binario di Cotignola va in scena il Gruppo Genesi Musical con Ti amo! No grazie! L’amore ai tempi del musical per la regia di Lorenzo Casadei e Sara Brunazzi. Il Gruppo Genesi debutta con il nuovo spettacolo, raccontando nelle storie di tutti i giorni, tra cliché sempreverdi e fortunati equivoci, il tema più blasonato di tutti i tempi, in una chiave moderna, ritmata, comica: l’amore ai tempi del musical. Dalle tribolazioni di essere single a quelle dell’essere genitori, passando per una serie di situazioni imbarazzanti in cui molti di noi hanno avuto la sfortuna di incappare.
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SCHUBERT E GERSHWIN PER LA MM DANCE COMPANY Domenica 24 febbraio alle 21 al teatro Diego Fabbri di Forlì va in scena la grande danza contemporanea con la MM Contemporary Dance Company che porta due coreagrafie: Gershwin Suite e Schubert Frames firmate da Michele Merola ed Enrico Morelli.
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scene
febbraio 2019
shakespeare
de filippo
QUESTI FANTASMI! IN SCENA ALL’ALIGHIERI
Dall’Amleto “take away” al Riccardo III: tutte le voci del Bardo Spettacoli dai registri molti diversi a Rimini, Ravenna, Lugo e Russi Quattro gli spettacoli a febbraio ispirati all’immortale opera del bardo inglese, secondo riletture e stili molto diversi con compagnie dalla cifra stilica personalissima. Si comincia il 2 febbraio al Mulino d’Amleto Teatro di Rimini con Amleto Take Away (nella foto), della compagnia Berardi Casolari con Gianfranco Berardi che ha vinto il premio Ubu 2018 come miglior attore. Si tratta di un affresco tragicomico che gioca sui paradossi, gli ossimori e le contraddizioni del nostro tempo. «Amleto, simbolo del dubbio e dell’insicurezza, icona del disagio e dell’inadeguatezza, è risultato, passo dopo passo, il personaggio ideale cui affidare il testimone di questa indagine» spiegano gli autori. Il 13 febbraio l’appuntamento è al teatro
Alighieri di Ravenna con Valter Malosti e Michela Lucenti per Shakespeare / Sonetti. Un fool contemporaneo, armato di microfono, e quattro danzatori incarnano i moti di un amore limpido e squilibrato, straziante e fuori asse; e mettono in scena il dissidio insanabile tra luce e ombra, delirio e realtà, amore e morte. Un dibattito per voce e corpi in cui si esaltano ugualmente parola, suono e movimento. Il 14 febbraio ci si sposta poi al Rossini di Lugo per Misura per misura, riletto, diretto e interpretato da Juri Ferrini. Il 20 febbraio al comunale di Russi è invece la volta del Riccardo III di Francesco Nicolini per la regia e l’interpetazione di Enzo Vetrano e Stefano Randisi.
Doppio appuntamento con Eduardo de Filippo. Dal 7 al 10 febbraio all’Alighieri di Ravenna andrà in scena Questi fantasmi con la regia di Marco Tullio Giordana e la compagnia Luca de Filippo. L’8 febbraio al comunale di Russi sarà invece la volta de L’abito nuovo tratto da De Filippo e Pirandello per la regia e le scene di Michelangelo Campanale.
PROSA Massimo Dapporto dà voce a un “momento difficile” testo inedito di Furio Bordon In scena al Masini di Faenza dal 15 al 17 febbraio Un momento difficile intepretato da Massimo Dapporto con Ileana Rigano, Francesco Foti, Debora Bernardi per la regia di Giovanni Anfuso. Testo inedito e mai messo in scena di Furio Bordon, autore triestino conosciuto, apprezzato e rappresentato in Italia e all’estero, Un momento difficile racconta, con “profonda leggerezza” e con tagliente ironia i difficili istanti che precedono la morte della madre del protagonista. Protagonista che l’autore ha deciso di chiamare “Tu”.
L’operazione, storia ambientata durante le “notti magiche” in un ospedale In scena al teatro Walter Chiari di Cervia il 20 e 21 febbraio e al Dragoni di Meldola il 22 febbraio, Antonio Catania, Nicolas Vaporidis e Maurizio Mattioli sono i protagonisti de L’operazione, scritto e diretto da Stefano Reali. Roma, estate 1990. Un grande ospedale romano. Nel luglio di quell’anno, nelle “notti magiche” Massimo, un ragazzone sui trentacinque anni, grazie ad una raccomandazione, riesce a farsi ricoverare nel reparto Ortopedia. Massimo deve sottoporsi ad una operazione quasi “voluttuaria”, ma la presenza del suo compagno di stanza Luigi, un lungodegente “veterano” dell’ospedale, lo induce a riflettere sulla futilità del suo caso. Ma chi è davvero quel “veterano”?
La commedia Le signorine con Isa Danieli e Giuliana De Sio Al teatro Galli di Rimini il 27 febbraio e al Diego Fabbri di Forlì dal 28 febbraio al 3 marzo è in scena la commedia Le signorine, interpretate da Isa Danieli e Giuliana De Sio. Due sorelle “zitelle” in un testo irriverente e veracemente napoletano.
Uno spettacolo sui giovani e le periferie: al Fabbri arriva La Classe
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Dal 7 al 9 febbraio approda anche a Forlì La Classe, che sta riscuotendo un enorme successo un po’ ovunque durante la tournée iniziata a ottobre. Con Claudio Casadio, Benno Placido e Andrea Paolotti, lo spettacolo, scritto da Vincenzo Manna e coprodotto da Accademia Perduta (regia di Giuseppe Marini) affronta il tema della realtà giovanile in una periferia alle prese anche con il tema dell’immigrazione.
A Riccione la commedia La casa di famiglia e la tragicomica partita di Roger Allo spazio Tondelli di Riccione, l’11 febbraio, la nuova commedia di Augusto Fornari, Toni Fornari, Andrea Maia, Vincenzo Sinopoli. Dopo il successo di Finché giudice non ci separi arriva ora La casa di famiglia. I protagonisti di questa commedia, diventata anche un film, sono quattro fratelli caratterialmente molto diversi. Il 22 febbraio arriva invece Roger, di Umberto Marino con Emilio Solfrizzi, che e rappresenta un’immaginaria e tragicomica partita tra un generico numero due e l’inarrivabile numero uno del tennis di tutti i tempi.
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febbraio 2019
dal libro al palco/2
dal libro al palco/1
FANNY & ALEXANDER PORTA IN SCENA L’AMICA GENIALE Fiorenza Menni e Chiara Lagani di Fanny & Alexander interpretano le due protagonista del best seller di Elena Ferrante L’Amica geniale, dirette da Luigi De Angelis. Lo spettacolo sarà al Rasi di Ravenna diviso nelle parti Le due bambole, Il nuovo cognome, La bambina perduta il 15 febbraio e con un doppio appuntamento anche domenica 16.
DAL LIBRO AL PALCO/3 Tre nuove date per L’Abisso di Davide Enia Il monologo di Davide Enia L’abisso, tratto dal suo libro uscito per Sellerio Appunti per un naufragio, che sta raccogliendo ovunque consensi unanimi di pubblico e critica e che affronta in modo originale e toccante il tema quanto mai attuale dei migranti è ancora in giro per i teatri della Romagna. Nel dettaglio sarà il 17 febbraio al teatro degli Atti di Rimini, lunedì 18 al Goldoni di Bagnacavallo e il 19 febbraio al Diego Fabbri di Forlì.
DAL LIBRO AL PALCO/4 L’Ulisse secondo Paolini al teatro Galli di Rimini «Era nata come Odissea tascabile, è cresciuta nel tempo, nei suoni e nello spazio: è diventata olimpica e quasi alpina. Perché Ulisse più lo conosci e più ti porta lontano: e la distanza (celeste e marina) è la condizione essenziale per comprenderlo e cantarlo. Perché di questo si tratta: un canto. Forse il canto. Antico di tremila anni, passato di bocca in bocca, e di anima in anima: il soul per eccellenza. Perché questa è la storia dell'Occidente, e tutto contiene: dal primo istante, quando nulla esisteva, e un giorno cominciò a esistere, a partire proprio da quelle misteriose, ambigue capricciosissime entità che questa storia muovono: gli dèi». Il grande interpete e autore Marco Paolini descrive così lo spettacolo che lo vede in scena, insieme ad altri interpreti, a solcare nuovamente le rotte tracciate dal primo romanzo epico della letteratura occidentale. In scena il 5 febbraio al teatro Galli di Rimini.
I “ragazzi di vita” di Pasolini in scena con Lino Guanciale Lo spettacolo diretto da Massimo Popolizio sarà in scena al Bonci di Cesena e all’Alighieri di Ravenna In scenda dal 21 al 23 febbraio al Bonci di Cesena e dal 28 febbraio al 3 marzo all’Alighieri di Ravenna, Ragazzi di vita è uno spettacolo tratto dal romanzo di Pier Paolo Pasolini che nel 1955 diede scandalo con le sue storie di povertà e disperazione. Massimo Popolizio, su drammaturgia di Emanuele Trevi, dirige Lino Guanciale e un folto gruppo di attori, dando vita a un universo di fibrillazioni e vitalità anarchiche totalmente fuori dai contesti borghesi. In scena una coralità di voci, diciotto ragazzi a comporre il vasto repertorio di personaggi, con continue sovrapposizioni di spregiudicatezza e pudore, violenza e bontà, brutalità e dolcezza. Uno spettacolo che porta lo spettatore “dentro” le giornate dei giovani sottoproletari. Racconti di vite con cui ci restituisce la loro generosità e la loro violenza, il comico, il tragico, il grottesco di uno sciame umano che dai palazzoni delle periferie si sposta verso il centro. Su tutti, a fare da tessuto connettivo tra le storie del romanzo, la figura del “narratore” che si aggira come uno “straniero” in visita a rendere possibili e visibili tutte le scene, Lino Guanciale.
MERCATINI di Primavera 2019 Antiquariato • Modernariato • Collezionismo • Arte • Natura
VILLANOVA di BAGNACAVALLO (RA) DAL CINEMA AL PALCO Alessandro Gassmann dirige Fronte del porto Dopo il successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo, Alessandro Gassmann dirige un altro adattamento cinematografico: Fronte del porto con protagonista ancora una volta Daniele Russo, affiancato da altri 10 attori. La riscrittura è affidata a Enrico Ianniello che, come spiega, fonde le suggestioni del testo originale con quelle dei poliziotteschi napoletani degli anni ’80. Lo spettacolo sarà in scena dall’8 al 10 febbraio al teatro Galli di Rimini.
PRENOTAZIONE PIAZZOLE FINO AL 24 FEBBRAIO fino ad esaurimento delle piazzole disponibili
Regalo di Natale, dal grande schermo al teatro Fabbri di Forlì Al Fabbri di Forlì, da giovedì 14 a domenica 17 febbraio va in scena lo spettacolo tratto dal film di Pupi Avanti Regalo di Natale, nell’adattamento di Sergio Pierattini e la regia di Marcello Cotugno. In scena a interpretare i quattro amici di vecchia data che si ritrovano a giocare a poker insieme a un misterioso avvocato ci sono Gigio Alberti, Filippo Dini, Giovanni Espeosito, Valerio Santoro e Gennaro di Biase.
INFO E PRENOTAZIONI: Associazione Culturale Civiltà delle Erbe Palustri Tel. 0545.47122-47951 Fax 0545.47950 erbepalustri.associazione@gmail.com www.erbepalustri.it
DOMENICA 3 MARZO 7 APRILE 5 MAGGIO
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scene
MONOLOGHI
febbraio 2019
BAEDEKER
Guida teatrale per spettatori nomadi
Moby Dick secondo Roberto Mercadini Al teatro Pazzini di Verrucchio Roberto Mercadini porta la sua rilettura di Moby Dick il 2 febbraio alle 21. Anche al Mama’s club di Ravenna il giorno prima.
La strage di Utoya in uno spettacolo al Binario di Cotignola Spazio al contemporaneo al Binario di Cotignola con lo spettacolo Utoya di Edoardo Erba, per riflettere su una delle stragi più efferate degli ultimi decenni. In scena l’8 febbraio.
Febbraio, il mese del teatro per eccellenza: ecco cosa non perdere in Romagna di Iacopo Gardelli
Le vicende della Uno Bianca a Gambettola Sabato 9 febbraio alle 21, al teatro comunale di Gambettola, uno spettacolo di e con Michele di Giacomo sui fatti della Uno bianca dal titolo Le buone maniere.
La Iena Pietro Sparacino con “Diodegradabile” al Kinotto
Una scena da Overload, in scena al Galli di Rimini
Il 10 febbraio al Kinotto di Borgo Masotti (Ravenna) l’appuntamento è con lo spettacolo “Diodegradabile”, monologo satirico vietati ai minori di 18 anni dello stand up comedian Pietro Sparacino, noto anche grazie al programma Le Iene.
Giulia Pont per i Naufragi di Cesenatico Per la rassegna Naufragi al comunale di Cesenatico Giulia Pont porta il suo divertente Ti lascio perché ho finito l’ossitocina il 16 febbraio.
TESTI CONTEMPORANEI Due spettacoli per Generazioni Tondelli a Riccione Il 15 febbraio allo spazio Tondelli di Riccione arriva Per il tuo bene, di Pier Lorenzo Pisano con Alessandro Bay Rossi, Marco Cacciola, Laura Mazzi, Marina Occhionero, Edoardo Sorgente, testo vincitore del 12° Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli”, 2017. Un figlio ritorna a casa per affrontare una situazione difficile, e il suo arrivo rimette in moto tragicomici meccanismi familiari, inceppati da sempre. Il 24 febbraio, per la stessa rassegna va in scena Essere bugiardo di di Carlo Guasconi per la regia di Emiliano Masala. Si tratta del testo vincitore dell’11° Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli” ed è una storia basata sul non aver più niente, se non ricordi e poca forza nell’affrontarli. Il protagonista (”il Padre”) sprofonda nella palude melmosa del dolore nato da mancanze familiari, dal pentimento per parole non dette, da un passato che non vuole assolutamente dimenticare.
Doppio appuntamento con Eugenio Sideri tra Dachau e Orazioni Doppio appuntamento al teatro Rasi di Ravenna con la drammaturgia di Eugenio Sideri. il 20 febbraio va in scena Kaninchen, viaggio nell’inferno di Dachau con Elio Ragno, mentre il 21 è la volta di Orazione epica con Enrico Caravita.
Overload, premio Ubu 2018, in scena al teatro degli Atti Il 22 febbraio al Teatro degli Atti di Rimini va in scena lo spettacolo che si è aggiudicato il premio Ubu 2018 Overload, concept e regia Sotterraneo, scrittura di Daniele Villa e con in scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini. Spiega l’autore «Overload è un esperimento di ipertesto teatrale: a partire da un discorso centrale, i performer offrono continuamente dei collegamenti a contenuti nascosti che innescano possibili azioni e immagini. Il pubblico ha la facoltà di rifiutare i collegamenti e continuare a seguire il discorso, oppure di attivarli, allontanandosi dal centro dello spettacolo e perdendosi in un labirinto di distrazioni, attraverso una rincorsa continua al frammento che è molto simile alla nostra esperienza quotidiana».
Al Testori di Forlì Nessuna pietà per l’arbitro Al Testori di Forlì il 27 febbraio in scena Nessuna pietà per l’arbitro di Emanuele Aldrovandi, dove la questione “Arbitro”(di basket) diventa strumento per sviluppare temi civili quali individualismo, bene comune, potere, anarchia, legge, libertà, idealismo, utilitarismo. Spettacolo vincitore del Premio del pubblico al Festival di Resistenza 2017, finalista InBox 2018, selezione Visionari Kilowatt Festival 2018.
Esiste un mese più teatrale di febbraio? Anche l'etimologia sembra rispondere di no: februus in latino è la purificazione, il doloroso processo dell'attraversamento della malattia verso la guarigione. Così come l'anno attraversa l'inverno più freddo verso la rinascita primaverile, lo spettatore attraversa il buio dello spettacolo per tornare cambiato. Purificarsi, appunto: la catarsi aristotelica è dietro l'angolo. Anche il Carnevale – la festa delle maschere – sembra rispondere a questa logica di morte e rinascita. Come scriveva Mircea Eliade, bisogna superare il caos infero del sovvertimento sociale e dell'esplosione dei ruoli per organizzare forme nuove. Non sembra un semplice caso, dunque, che febbraio proponga agli spettatori romagnoli una tale quantità di appuntamenti di valore. Partiamo da Rimini. La città malatestiana ospita ben due spettacoli recentemente premiati dalla giuria degli Ubu. Il 2 febbraio, al Mulino di Amleto, va in scena Amleto take away, della compagnia Berardi Casolari, che debuttò lo scorso maggio a Castrovillari. Il monologo – per semplificare, una rilettura pop da Shakespeare che affronta i paradossi del presente – è valso a Gianfranco Berardi il premio come miglior attore. Un riconoscimento importantissimo per una compagnia relativamente giovane (Berardi, attore non vedente, ha costituito la compagnia con Gabriella Casolari nel 2001), che carica di grande aspettative questo spettacolo. Discorso analogo per Overload della compagnia fiorentina Sotterraneo. Artisti giovani (la collaborazione inizia nel 2005); approccio informale (si definiscono “avant-pop”); tematica attualissima (la sempre più preoccupante diffusione del deficit d'attenzione da sovraccarico d'informazione, in inglese “information overload”); vittoria come miglior spettacolo agli Ubu 2018. Scritto da Daniele Villa in un processo di studio iniziato nel 2016, Overload sarà in scena il 22 febbraio al teatro degli Atti. Per continuare sulla scia del contemporaneo ci spostiamo allo Spazio Tondelli di Riccione. A febbraio sono due gli appuntamenti con il meglio della giovane drammaturgia italiana, che vanno a costituire Generazione Tondelli, una rassegna nella rassegna curata da Simone Bruscia. Il 15 febbraio va in scena Per il tuo bene, dell'enfant prodige Pier Lorenzo Pisano. Attore, regista, drammaturgo, classe '91, Pisano con questo testo ha vinto il premio Riccione nel 2017. In scena cinque personaggi per riflettere in modo tragicomico sulla disfunzioni della famiglia, “un'associazione a delinquere basata sul ricatto d'amore”. Il 24 febbraio è la volta di Essere bugiardo, spettacolo di Carlo Guasconi e vincitore dello stesso premio nel 2015. Ancora una volta al cuore dello spettacolo una riflessione amara sulla famiglia, sulla regressione infantile di un padre, tinta del colore cupo del lutto. Ad accrescere la curiosità la presenza di un attore di vaglia come Massimiliano Speziani, recentemente vincitore del premio Hystrio 2018 all'interpretazione. Dalla costa ci spostiamo verso Cesena. Al Bonci, dal 21 al 24 febbraio, va in scena Ragazzi di vita. La produzione romana vanta una scuderia di professionisti impressionante: alla drammaturgia, Emanuele Trevi; alla regìa, Massimo Popolizio; sulla scena 18 attori, fra cui Lino Guanciale, per riproporre la disperata vitalità delle borgate tanto amate da Pasolini. Lo spettacolo toccherà anche all'Alighieri di Ravenna dal 28 al 3 marzo. Rimaniamo infine nella città bizantina. All'Alighieri si può segnalare il ritorno sulla scena, dal 15 al 16 febbraio, di Storia di un'amicizia, adattamento teatrale (ma è limitante usare questo termine) della saga di Elena Ferrante firmato Fanny & Alexander. Al Rasi, il 21 febbraio, debutta la nuova produzione di Lady Godiva, Orazione epica: Eugenio Sideri, partendo dal Filottete di Heiner Müller, riscrive la storia degli eroi antichi. In scena Enrico Caravita dialogherà con la batteria di Manuel Zappaterra.
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visioni
febbraio 2019
in sala
Il bellissimo La favorita e la fantastica commedia Green Book Due film che saranno protagonisti della notte degli Oscar (quello di Lanthimos è candidato a ben dieci premi) e che vale assolutamente la pena vedere
CONTROCINEMA Esplorazioni atipiche dentro le nuove forme del cinema di Albert Bucci
Direttore artistico del Soundscreen Film Festival e consulente alla selezione del Ravenna Nightmare, è stato docente di Sceneggiatura alla Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari.
Febbraio sarà il mese degli Oscar (la cerimonia è in programma il 25). Ed escono in sala due bei film che ne saranno sicuramente protagonisti. Avevo già scritto del film che è appena uscito in sala, vincitore del Leone d'Argento a Venezia, e ora fresco di 10 nomination agli Oscar: l'inglese The Favourite del greco Yorgos Lanthimos. Di Lanthimos ricorderete i precedenti meravigliosi film, tutti di straniante fantapolitica distopica, tra cui The Lobster e Il Sacrifico del Cervo Sacro, con protagonista Colin Farrell. Il genere narrativo cambia completamente in The Favourite: film storico in costume. È l'inizio del 700 e in Gran Bretagna regna la Regina Anna Stuart (Olivia Colman). La sovrana è debole, fragile e poco adatta a governare. Il suo paese è in guerra con la Francia, conflitto costoso e non appoggiato da tutto il Parlamento. Anna si fa consigliare (e manovrare) dalla contessa Lady Sarah Curchill (Rachel Weisz), antenata del più noto e contemporaneo Winston Curchill, astuta moglie del comandante militare Conte Marlborough. Di fatto la Regina è soggiogata e controllata dalla contessa Sarah, con la quale esiste anche una segreta storia di sesso e amore. Ma a corte arriva la giovane Abigail Hill Masham (Emma Stone), cugina decaduta di Sarah, con una triste storia alle spalle fatta di stupri e rinunce. Abigail si insinua a poco a poco nel rapporto tra la Regina e la Contessa, nelle sue pieghe di amicizia e di erotismo, e tra gli intrighi e i complotti della politica nazionale, cercando di diventare la nuova Favorita della Regina Anna. La storia di tre donne di potere che rappresenta la storia delle Donne e del loro rapporto con il Potere Assoluto, dove le
A sinistra una scena dalla commedia Green Book, a destra un’immagine da The favourite, film sulle donne e il potere.
pulsioni del sesso e del corpo sono libere di sfogarsi sotto la cipria e gli abiti di lusso, con dialoghi eleganti ma esplicitamente sconci. La raffinata regia fatta di lunghi carrelli a precedere, inquadrature pittoriche, e molte riprese in grandangolare, abbinata alla carnale visione del Corpo umano, alle musiche da camere barocche, e al tema della ascesa sociale di Abigail in un mondo rigidamente diviso per classi sociali, sono esplicitamente ispirati al miglior Peter Greenaway, quello de I misteri del giardino di Compton House, il Ventre dell'Architetto e Il cuoco, il ladro, la moglie e l'amante; così come al geniale Barry Lyndon di Stanley Kubrick. E l'ispirazione non è affatto una brutta copia. Film bellissimo, a gusto mio.
L'altro film che vi consiglio è l’americano Green Book, altra storia vera interpretata dai due formidabili attori in coppia Viggo Mortensen e Mahershala Ali, per la regia di Peter Farrell, già autore, insieme al fratello Bobby, di capolavori della slapstick comedy americana come Scemo & più scemo e Tutti Pazzi per Mary. Siamo nella New York della 1962. L'italo-americano Tony Vallelonga (interpretato da Viggo Mortensen, incredibilmente credibile!) è buttafuori in un night-club. Il locale dove lavora deve però chiudere qualche mese, e si pone il problema di trovare un lavoro per mantenere la moglie e i due figli. Tony è un uomo semplice, per non dire volgare e ignorante; usa le mani e picchia quando necessario; e il suo massimo orizzonte sono montagne
U n m o n d o d i p i c c o l e c os e s p e c i a l i
T a n t e i de e b e l l e , s o s t e n i b i l i , di v e r t e n t i p e r i t u oi r e g a l i d i S a n V a l e n t i n o . . . e n o n s o l o Via Ravegnana, 4 Borgo S. Rocco Ravenna Tel. 329 1029973
plasticose
visioni / 21
febbraio 2019
DOCUMENTARI Torna il cinema della verità al Ridotto del Masini a Faenza
di fast food da ingurgitare compulsivamente davanti a una partita di baseball; ma ha un’etica, per la quale rifiuta certe “offerte” di lavoro non ortodosse da parte dei suoi connazionali. Finalmente un lavoro arriva, e ben pagato: essere autista e tuttofare, per due mesi, del famoso musicista Donald “Doc” Shirley nella sua tournèe lungo il Sud degli Stati Uniti. Cosa lo metterà in crisi? Il fatto che Doc Shirley è afroamericano, in un momento storico in cui i neri sono ancora vittime di pesanti discriminazioni e pregiudizi; ma ancora di più, che Doc è una persona di alta cultura, elegante nel parlare e nel vestire, che detesta ogni forma di volgarità e trivialità. I due inizialmente si detestano; ma progressivamente capiranno di dover affidarsi l'uno all'altro: Tony imparerà
che la cultura, la gentilezza e la dignità non sono semplici orpelli, ma potenti strumenti per vivere meglio, e che esistono luoghi dove rimane sconvolto per il razzismo esplicito verso i neri; e Doc che esiste un mondo nel quale le maniere forti di Tony lo possono salvare, quel Tony che non conoscerà Chopin, ma sa a memoria tutte le canzoni di Lil' Richards. Una strana coppia alla A spasso con Daisy, ma a parti invertite, che senza tradire il sapore della commedia e del politicamente scorretto, sa raccontare la nascita di una amicizia vera tra due persone così agli antipodi, seguendo un percorso che sempre di più rivela la triste e attuale verità del razzismo in quegli anni. Una fantastica commedia, molto intelligente e molto attuale.
Una grande manifestazione per un vero cambiamento Una grande manifestazione unitaria a Roma il 9 febbraio 2019, per sostenere la piattaforma unitaria che contiene le proposte per cambiare le scelte del Governo e per aprire un confronto serio e di merito. La legge di bilancio ha lasciato irrisolte molte questioni fondamentali per lo sviluppo del Paese, a partire dai temi del lavoro, delle pensioni, del fisco, degli investimenti per le infrastrutture, delle politiche per i giovani, per le donne e per il Mezzogiorno. Temi sui quali Cgil, Cisl e Uil hanno avanzato indicazioni e proposte credibili e realizzabili.
RIMINI
Via Caduti “Sarà una grande manifestazione - ha dichiarato il di Marzabotto, 30 Segretario nazionale Maurizio Landini - perché 47922 Rimini (RN) c'é una grande voglia di cambiamento. E sarà l'occaTel. 0541/779946 sione per chiedere al Governo che si apra una vera trattativa con il sindacato, per arrivare a un cambiaCell. 3357792812 mento vero”. E sulle due misure principali vawww.cgilrimini.it rate dal Governo - aggiunge il Segretario “noi non critichiamo la lotta contro la povertà, non diciamo che non si deve fare il provvedimento, ma critichiamo come il reddito di cittadinanza si sta facendo, perché oggi si è poveri anche lavorando. Andava allargato lo strumento del passato Governo, il Rei, e ampliati gli ammortizzatori sociali per tutti”. Riguardo le pensioni, infine, per Landini l’Esecutivo “non deve spacciare quota 100 per un cambiamento della Fornero, così non si cambia nulla”.
Giunto alla sua IV edizione, torna “Il cinema della verità”, rassegna dedicata al docufilm d’autore al Ridotto del Teatro Masini di Faenza dove ci sarà il grande schermo appositamente allestito nella Sala dei Cento Pacifici, con un appuntamento “fuori sede” al Cinema Europa. Si tratta di opere selezionate – e in alcuni casi premiate – nei più importanti Festival nazionali e internazionali di cinema. A febbraio si comincia il 6 con Solo cose belle di Kristian Gianfreda, una produzione Coffeetime Film e Sunset con la collaborazione dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Una pellicola sull’attenzione per gli altri e sul rispetto della diversità raccontati attraverso l’incontro di una ragazza borghese con il caotico e stravagante mondo di una casa famiglia. Presentato all’ultima edizione della Biennale di Venezia, arriverà a Faenza Isis, Tomorrow (il 20 febbraio, nella foto) di Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi seguito da Luci sulla frontiera (il 6 marzo), un reportage della giornalista Ilaria Urbani sulle storie di cinque preti napoletani con la voce narrante di Roberto Saviano. Programmato in collaborazione con SOS Donna, sarà poi la volta di Arrivederci Saigon (il 20 marzo) di Wilma Labate, l’incredibile storia vera di una giovane band femminile della provincia toscana che nel 1968 viene spedita a suonare nella base militare americana in Vietnam. Chiuderanno il ciclo di proiezioni il tema dell’immigrazione raccontato dal docufilm Iuventa di Michele Cinque (3 aprile) e I villani di Daniele De Michele (17 aprile), storia di quattro agricoltori che si oppongono a un modello gastronomico globale cercando di salvaguardare la cultura culinaria popolare italiana.
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l’intervista
Alla scoperta di un “nuovo” Ottocento: Mazzocca e il secolo da non dare per scontato Parla il curatore della mostra che inagura il 9 febbraio ai Musei di San Domenico di Forlì: «Un’arte che può cambiare la nostra concezione stereotipata per confrontarsi con i grandi temi universali» di Linda Landi
C’era davvero bisogno di un’altra mostra sull’Ottocento? Il secolo del realismo, del divisionismo, degli Impressionisti, dei Macchiaioli, del simbolismo, dei poeti maledetti a mollo nell’assenzio, dei covoni infiammati al tramonto e delle falesie tinte d’azzurro? Secondo Fernando Mazzocca (e Francesco Leone) assolutamente sì: ai forlivesi Musei di San Domenico, dal 9 febbraio al 16 giugno ci sarà infatti “Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini”, una mostra che si è data l’ambizioso obiettivo di restituire una visione esaustiva dell’Ottocento italiano, dopo un florilegio di proposte (a volte, diciamolo, piuttosto ruffiane) che si sono succedute in anni e luoghi diversi, pescando a mani basse da argomenti, filoni o autori facilmente “vendibili”. Benedetta dal coordinamento scientifico di Antonio Paolucci, questa retrospettiva si propone invece di scandagliare in modo esaustivo e coerente l’Ottocento italiano, mettendone in luce le interconnessioni con quel che c’era prima e quel che sarebbe venuto dopo, perseguendo quel felice equilibrio tra rigore scientifico ed efficacia divulgativa cui Forlì ci ha abituato in quattordici anni di intensa attività. A Fernando Mazzocca, docente universitario perfezionato alla Normale di Pisa e grande conoscitore del “lungo XIX”, già coinvolto in importanti e rigorosi progetti su Hayez e Canova, abbiamo chiesto perché questa mostra sia assolutamente da vedere. Dopo aver scandagliato approfonditamente il Novecento nel corso delle ultime stagioni espositive, Forlì ora indaga i sessant’anni dall’Unità d’Italia alla Prima Guerra Mondiale… «Rispetto al privilegio delle avanguardie e alle correnti sperimentali in genere, che sono fenomeni di rottura rispetto a quanto c’era prima, qui si è scelto di adottare una visuale più ampia: l’oggetto di indagine è l’arte condivisa da tutti in grado di superare i regionalismi, un linguaggio nazionale - anche una tradizione inventata - in cui tutti si possano riconoscere. Vale per la pittura di soggetto storico - il “genere nobile” - la pittura del Risorgimento che ha celebrato le battaglie dell’Unità. E vale anche per la pittura sociale che cerca di capire le difficoltà di un’Italia economicamente molto divisa e piena di disparità: è un’arte che fa riflettere gli italiani sulla loro storia e sulla loro attualità». A proposito di tradizione e di presente, di questo secolo di grandi cambiamenti, cosa vedremo rappresentato in mostra di antico e cosa di moderno? «Da una parte il paesaggio e il tema di un’Italia “incontaminata” e dall’altra parte la vita “moderna” nelle città della Belle Époque. L’Italia è una terra particolare rispetto alle altre nazioni: ha conosciuto civiltà antichissime, penso alla Magna Grecia, agli Etruschi… Il peso della tradizione è quindi sempre molto forte, ma la sfida qui è tradurre tutto questo in senso moderno. Pensiamo a Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, che non è in mostra ma ben esemplifi-
ca: è realizzato con una tecnica nuova, ma l’impostazione è classica e ricorda la Scuola di Atene di Raffaello. Molto più che nel resto dell’Europa, in Italia anche l’artista più innovatore deve fare i conti con il passato». Rispetto agli autori e ai temi selezionati, se le chiedessimo di raccontarci il profondo lato oscuro di questo Ottocento? «Sicuramente partirei da Il tempio di Gerusalemme di Francesco Hayez, un’opera del 1867 che parla della diaspora del popolo ebraico sotto l’imperatore Tito: nel quadro sono rappresentate in modo estremamente visionario duecento figure, un popolo annientato, massacrato. Poi l’emiliano Giovanni Muzzioli che rappresenta l’Impero romano, ma non quello celebrato e trionfale dell’Età di Augusto, bensì l’atrocità e la de-
In alto Angiolo Tommasi, Emigranti, qui sotto Ruth di Francesco Hayez
«In Italia il peso della tradizione è sempre molto forte, la sfida qui è tradurre tutto questo in senso moderno» cadenza che contraddistinsero il governo di Nerone. Così come il ferrarese Gaetano Previati sceglie di dipingere Cesare Borgia a Capua (Il Valentino) - e non Lorenzo il Magnifico - un’opera onirica e drammatica che raffigura il Borgia mentre rapisce le donne per violentarle insieme ai suoi soldati, un episodio atroce tradotto in un quadro enorme realizzato nel 1880 con uno stile che anticipa il Divisionismo. Riscuote molto successo e impressiona fortemente Giuseppe Verdi, probabilmente anche per lo spessore “musicale” del suo colore, di cui ritroviamo un pendant nei melodrammi verdiani». Insomma, usciremo dal San Domenico con un’idea diversa di Ottocento? «Sicuramente vedremo rappresentati anche i fatti meno noti e nobili della storia: in molti c’è un approccio allo scandaglio della psiche che anticipa gli studi di Sigmund Freud, un’arte che può cambiare la nostra concezione stereotipata, superando l’ideale piccolo borghese per confrontarsi con i grandi problemi universali. A Forlì si è sempre cercato di coniugare rigore scientifico e attenzione nel trasmettere contenuti, con la finalità di far crescere il pubblico. A volte le cose note sono più rassicuranti, ma non va sottovalutato il desiderio di novità: mostrare quel che non si è ancora scoperto è una scommessa vincente». Ottocento. L'arte dell'Italia tra Hayez e Segantini - Musei San Domenico - Piazza Guido da Montefeltro, Forlì - dal 9 febbraio al 16 giugno 2019 Orari: Da martedì a venerdì ore 9.30 - 19.00; sabato, domenica e festivi 9.30 - 20.00. La biglietteria chiude un’ora prima. Lunedì chiuso. 22 e 29 aprile apertura straordinaria
Un anno di eventi, arte e cultura per tutti
Tutta la Romagna in 11 edizioni esclusive
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MATERIA OSCURA
LA MOSTRA Personale di Andrea Chiesi a Ravenna «per imparare ad ascoltare i dipinti»
CaCO3 e Silvia Infranco, l’ala nuova della memoria di Linda Landi
Inaugura il 23 febbraio alle 18 con un talk che vedrà protagonisti l’artista e Giovanni Lindo Ferretti la personale di Andrea Chiesi dal titolo “I Luoghi Ultimi - dipinti - paintings 2000 – 2018” a Palazzo Rasponi Dalle Teste, in piazza Kennedy 12, a Ravenna. Aperta fino al 24 marzo (feriali ore 15-18; sabato e festivi 11-18; lunedì chiuso) a ingresso libero, la mostra è corredata da un catalogo Silvana Editoriale con testi dello stesso Ferretti e Maria Grazia Calandrone e un’intervista di Franco Fanelli in cui Chiesi dichiara: «La pittura basta a se stessa. Quando dipingo un ponte non faccio altro che dipingere un ponte, ma l’atto del dipingere è carico di moltissimi significati, è portatore di un valore molto alto che va al di là della semplice rappresentazione. Devi solo imparare ad ascoltare il quadro». Chiesi, artista modenese conosciuto a livello internazionale, è in mostra a Ravenna con un’antologica che presenta quaranta opere, principalmente oli su lino, pastelli e chine su carta, più un video dedicato al suo lavoro di Andrea Nocetti e Giulia Caverni che documentano gli ultimi vent’anni di attività del pittore. Un’attenzione speciale, a cura di Paola Babini e Paolo Trioschi, è riservata all’esperienza come docente di pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e alla relazione con Ravenna, in particolare con l’area della Darsena, terrain vague per eccellenza della città.
BORGO MASOTTI - MEZZANO (RA) via Canale Guiccioli 35 - Tel. 329 2665874 circoloarcikinotto
Il Circolo Arci Kinotto con il sostegno dell’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Ravenna presenta:
Apertura ore 18 - Inizio concerti ore 19 - Ingresso gratuito per i soci Arci
Giorgio Morandi aspettava che cadesse la polvere sulla pelle delle sue bottiglie e questo gli dava la misura del tempo. Il collettivo CaCO3 lascia depositare esperienza, anni e idee sulla superficie del mosaico, dall’antico tessellatum a ritroso verso l’opus sectile, dagli ultimi lavori, alla ripresa, alla reinvenzione di quelli quasi dimenticati che vengono fatti rinascere dagli imballi e trasfigurati da nuove idee. Filogenesi e ontogenesi di un discorso musivo che trova il suo medium in tecniche e marmi di sapore passato: il giallo antico, il serpentino, la breccia africana. Una “ripulitura” dalla foglia oro e dalle paste vitree per perseguire quella sorta di “minimalismo sentimentale” intercettato da Massimo Pulini, che fa preferire la mappa alle didascalie nel percorso espositivo - un allestimento volutamente non finito nell’Ala Nuova del Museo della Città di Rimini (fino al 3 marzo) per la Rassegna d’Arte Biennale “Vie di dialogo” che accosta i ravennati Âniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia e Pavlos Mavromatidis all’artista bolognese Silvia Infranco. Realizzata fin dal 2006, la rassegna ora promossa dal Comune di Rimini in concerto con l’IBC, persegue la valorizzazione degli artisti attivi nel territorio emiliano romagnolo sotto la direzione scientifica di Massimo Pulini e Claudia Collina, muta sede in ogni ediCaCO3, Sectile n1 (Marmo, malta, zione e ha la peculiapannello alveolare, ferro, 2018) rità di mettere a confronto due percorsi espressivi che abbiano una base comune, dall’elaborazione del progetto, fino alla realizzazione dell’allestimento e dei materiali, come il catalogo. In questo caso il tratto comune dei ravennati e della Infranco – che interviene su grandi tele due metri per tre con tecniche miste simili all’encausto, spolveri su carte rivestite con la cera – è il ricorso alla memoria e all’effetto della luce sulle superfici, nonché un’affinità anche cromatica dei lavori: «Il dialogo con Silvia è stato subito molto facile e naturale. – commenta Ferreira da Silva per il collettivo CaCO3 – Fin dall’apertura delle scatole con i lavori abbiamo sentito un’intesa molto forte, anche se gli spazi di confronto diretto e comune non sono stati moltissimi. Sicuramente siamo accomunati da una grande attenzione tecnica per la materia e in particolare per le superfici». I CaCO3 sono presentati in catalogo sempre da Pulini – un altro artista – che definisce la loro arte musiva «una sorta di pittura gemmata, seminata a grano e pettinata dal vento, una pittura tattile, acuminata e viva, eppure temprata nel tempo dalle regole di un regno minerale». Di Silvia Infranco scrive invece in catalogo – in modo pregevolmente oscuro, che per noi è un indiscusso merito – Claudia Collina: «Per Infranco l’acqua e la cera sono gli elementi organici emozionali primari da cui discendono le Idroforie, le impronte genetiche e ricche d’informazioni Kenotipie, determinanti poi la trasformazione delle arboree ornamentali Melie e Dicentre in Metaforme, la cui mutazione si traduce in spolveri che sedimentano le variazioni cronologiche della medesima forma primaria…».
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ravenna FORLÌ/1 Mostra documentaria all’Archivio di Stato sul tema dell’olocausto Nell’ambito delle manifestazioni dedicate alla Giornata della Memoria, l’Archivio di Stato di Forlì-Cesena ospita fino al 15 febbraio la mostra storico-documentaria Nuove Memorie della Persecuzione, realizzata a cura di Franco D’Emilio e Paolo Poponessi, con la collaborazione del personale dell’Archivio. La mostra intende approfondire alcuni aspetti della persecuzione antiebraica in Italia, in particolare in Romagna, prima sotto il regime fascista, poi sotto la Repubblica Sociale Italiana, grazie a materiale documentario proveniente dal collezionismo privato forlivese e dalle raccolte della Biblioteca Comunale di Forlì: innanzitutto, alcuni numeri del settimanale Il Giornalissimo, pressoché sconosciuto e raro nelle collezioni, periodico che, precedendo la più nota e diffusa La Difesa della Razza, si distinse per la sua dura, anche volgare propaganda antisemita; ancora, alcune pagine di Omnibus, il settimanale ideato da Leo Longanesi sul filo del moderno rotocalco e pubblicato dal 28 marzo 1937 al 29 gennaio 1939. La mostra, a ingresso libero, è visitabile lunedì e mercoledì ore 8.15-17.15, martedì, giovedì e venerdì ore 8.1513.45. Chiusa il 4 febbraio. Visite guidate su prenotazione il 6, 11, 13 febbraio dalle ore 14.30 alle 17.15.
FORLÌ/2 Arte sacra al Palazzo del Monte di Pietà con l’antologia di pittura “Realtà e sentimento” Anche quest'anno, in occasione delle festività della Madonna del Fuoco le sale espositive di Arte al Monte, al piano terra del Palazzo del Monte di Pietà (a Forlì, in corso Garibaldi, 45), ospitano come di consueto una mostra dedicata all’arte sacra. Quest'anno, grazie alla disponibilità e collaborazione dei Monaci dell’Abbazia di Santa Maria del Monte di Cesena e della Società Amici del Monte la scelta è ricaduta su un'originale raccolta di ex voto contemporanei che, in un ideale comunione fra Madonna del Monte di Cesena e Madonna del Fuoco di Forlì, consentono di ammirare tavole contemporanee. All'esposizione sarà associata anche un'antologia di pittura dal titolo "Realtà e sentimento" per rendere omaggio all'abbazia o al percorso che ad essa conduce. La mostra, curata da Flavia Bugani, si protrarrà - ad ingresso libero - fino a domenica 17 febbraio, con apertura dal martedì al venerdì dalle 16 alle 18 e nei week end dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18.
In mostra l’arte contemporanea in una cornice millenaria Inaugura al Museo nazionale “Il Mestiere delle arti” Tra gli artisti anche Mimmo Paladino e Pietro Cascella Inaugura al Museo nazionale di Ravenna (via San Vitale 17) il 15 febbraio alle 18 la mostra “Il Mesterie delle arti, seduzione e bellezza nella contemporaneità” a cura di Ornella Casazza e Emanuela Fiori, con Laura Felici e Anna Maria Di Pede, che sarà visitabile fino al 26 maggio. L’intenzione dei curatori è far dialogare la tradizione e l’arte contemporanea, in un’esposizione che presenti al pubblico la voce di alcuni artisti del XX e del XXI secolo che hanno fatto delle tecniche di artigianato tradizionale un richiamo fondante nell’espressione del Bello. Sono riunite opere di Igor Mitoraj, Mimmo Paladino, Paolo Staccioli (nella foto), Cordelia von den Steinen, Ivan Theimer, Paolo Marcolongo, Stefano Alinari, Jean-Michel Folon, Giacomo Manzù, Giuliano Vangi, Mario Ceroli, Paola Staccioli, Luigi Ontani, Gigi Guadagnucci, Giovanni Corvaja, Daniela Banci, Marzia Banci, Orlando Orlandini, Angela De Nozza, Ornella Aprosio, Angela Caputi, Tristano di Robilant, Sauro Cavallini, Sophia Vari, Kan Yasuda, Pietro Cascella, Fernando Cucci, Pasquale (Ninì) Santoro. La rassegna è promossa e organizzata dal Polo Museale dell’Emilia Romagna, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e la collaborazione di Ravennantica. Orari: martedì-domenica 8.30-19.30.
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LUGO E FAENZA Una conferenza di Claudia Casali sulla mostra “Aztechi, Maya, Inca” in corso al Mic Mercoledì 6 febbraio alle 18 nel Salone estense della Rocca di Lugo, in piazza Martiri 1, ci sarà una conferenza di Claudia Casali sulla mostra “Aztechi, Maya, Inca e le culture dell’antica America”, in corso al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza fino al 28 aprile. La mostra “Aztechi, Maya, Inca e le culture dell’antica America” presenta circa trecento reperti (terrecotte e tessuti) della collezione del Mic di Faenza insieme ad altre opere (propulsori dorati, sculture, stele, eccetera) provenienti dai più importanti musei italiani di antropologia e da due collezioni private.L’esposizione, curata da Antonio Aimi e Antonio Guarnotta, offre una sintesi nuova e aggiornata sulle più importanti culture dell’antica America e presenta al contempo alcuni dei temi più interessanti emersi dalle ricerche più recenti: la conquista dell’America vista dalla parte dei vinti, la condizione della donna, i sistemi di calcolo dell’antico Perù e l’arte precolombiana presentata come arte e non solo come archeologia.
ROMAGNA &DINTORNI CULTURA
Testata del portale
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l’intervista
La svolta di Cavina nel nuovo romanzo «È una storia vera. Ed è il mio libro migliore» In Ottanta rose mezz’ora, il noto scrittore di Casola Valsenio abbandona le ambientazioni collinari per raccontare la dura storia di un amore non convenzionale e una ragazza che si prostituisce di Matteo Cavezzali
Dimenticate Casola Valsenio, dimenticate la vecchia Romagna e le sue tradizioni, dimenticate il nonno, le zie, i fatti di paese. Dimenticate insomma il Cristiano Cavina che conoscete e troverete un autore molto diverso, quello di Ottanta rose mezz'ora (Marcos Y Marcos). Storia d’amore in bilico tra purezza e corruzione, perversione e sesso, fallimento e redenzione. Un omaggio al coraggio di una ragazza, alla sua lotta per mantenere l’integrità a ogni costo. E per farlo, per risolvere i problemi economici sempre più gravosi, decide di prostituirsi. «È il mio libro più bello», dice Cavina. La prima presentazione in Romagna si tiene l’1 dicembre alla libreria Liberamente di viale Alberti a Ravenna, alle 18.30 con l’autore intervistato da Silvia Manzani. «Siete mai stati innamorati di una puttana? Non una facile, come intendono i maschi frustrati, siete mai stati innamorati di una che va con gli uomini per soldi? Una normalissima ragazza italiana con i capelli neri e le fossette in fondo alla schiena, che riceva fra un turno di lavoro e l’altro in un monolocale che sa di umido e dell’odore morente di un falso gelsomino? Io sì. Che Dio mi maledica, io sì». Inizia così il nuovo romanzo di Cavina. Ci è voluto coraggio ad abbandonare Casola ed infilarsi in una storia d’amore così fuori dagli schemi? «Sì, all’inizio non ero convinto di farlo, ma poi questa storia voleva essere scritta. È una storia vera, che sono venuto a conoscere e che credo dovessi raccontare, prima o poi. Ho rimandato a lungo. Mi trattenevo nel raccontarla e suonava fasulla, poi mi sono abbandonato e alla fine eccola qua, ed è il mio libro migliore».
Lo scrittore Cristiano Cavina, come noto a lungo tempo anche pizzaiolo, attività che ha lasciato di recente
Come stanno reagendo i tuoi lettori a questo cambio radicale? «Forse a qualcuno darà fastidio, ma sto ricevendo tanti messaggi positivi di sconosciuti, soprattutto donne. Solo la giornalista di un grosso giornale si è rifiutata di recensirlo perché lo trovava scandaloso e immorale». Non è sicuramente una storia d’amore convenzionale… «Non è una storia con sentimenti pettinati. Non c’è il principe azzurro che seduce le donne e le salva, cre-
LA FIERA Settanta espositori per “C’era una volta...” e un “padrino” d’eccezione: Umberto Galimberti La manifestazione di libri antichi “C’era una volta...” torna il 16 e 17 febbraio a Cesena Fiera e sono attesi nella città che fu di Malatesta Novello, padre della prima biblioteca civica al mondo, circa 70 espositori attentamente selezionati per un’offerta espositiva italiana ed estera. Sui banchi della fiera non solo manoscritti minati e incunaboli ma anche tanto modernariato librario per chi, per dirla con Galimberti, con carta e inchiostro nutre emozioni e psiche. La citazione del filosofo non è casuale. Sarà lui infatti il "padrino" di questa edizione di “C'era una volta... il libro” che per la prima volta arricchisce la sua proposta con un ospite tanto importante. Presente in fiera sabato 16 febbraio (alle 16), Umberto Galimberti dialogherà con il pubblico nel corso di una conferenza dal titolo "Chi non legge non sa cosa succede né dentro né fuori di sé". Il filosofo ha sempre riconosciuto l'importanza preminente dei libri e già nel 1989 nel suo saggio Il gioco delle opinioni sosteneva: «I libri vanno aperti, sfogliati, dissolti nella loro presunta unità, per offrirli a quella domanda che non chiede che cosa dice il libro?, ma a che cosa fa pensare questo libro?». A trent’anni da quel saggio, Galimberti va oltre fino a sostenere che solo la lettura educa ai sentimenti facendoci evolvere da quello che è lo stato naturale degli impulsi. È con la letteratura che si impara l'amore in tutte le sue varianti, ma anche il dolore e la speranza, la tragedia e la gioia. Si apre qui una riflessione, che Galimberti matura nel suo recente saggio dal titolo La parola ai giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivo (Feltrinelli), sull'assenza di valori di cui soffrono le nuove generazioni, un nichilismo nutrito da 20 anni di televisione difficilmente reversibile. L'unica cura possibile? I libri, ovviamente, e una scuola che, rendendoli affascinanti e non noiose materie di studio, renda loro giustizia una volta per tutte. “C’era una volta il… libro” si svolge in concomitanza del mercato mensile coperto tra i più grande d’Italia “C’era una volta… antiquariato”: oltre 300 espositori per un’offerta commerciale che abbina l’antiquariato di pregio al fascino del mercatino di strada. L’evento è organizzato da Blu Nautilus (www.blunautilus.it) con il patrocinio del Comune di Cesena, della Provincia Forlì Cesena e della Regione Emilia Romagna e in collaborazione con i maggiori siti specializzati del settore Abebooks.it, Maremagnum.com e Copernicum.it.
do che sia più maschilista una storia di questo tipo. La protagonista femminile è una ragazza che fa dei sacrifici per continuare a credere nei suoi sogni. Certe cose succedono molto più di quello che la gente pensa. Non credo che esitano davvero vite convenzionali. Tutti ogni tanto abbiamo la camicia fuori dai pantaloni e siamo un po’ scalcagnati». Come nasce questa storia? «È una storia vera, ho solo cercato di raccontarla. È un romanzo, ma non ho inventato niente. Anzi quando ho provato a modificarla mi sono accorto che non funzionava più, allora l’ho fatta aderire alla realtà. Questa storia d’amore è andata così. Vendere il
l’incontro
GIANRICO CAROFIGLIO A “RIANIMAZIONI LETTERARIE” Domenica 10 febbraio per la rassegna di incontri pensata innanzitutto per pazienti e parenti dell’ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna, ma aperta a tutta la cittadinanza, l’ospite d’eccezione sarà Gianrico Carofiglio. Lo scrittore, politico ed ex magistrato presenterà il suo ultimo libro “Le tre del mattino” in dialogo con Livia Santini, curatrice della rassegna, e Alessandro Barattoni, segretario provinciale del Pd. Aprirà l’incontro il sindaco Michele de Pascale. L’appuntamento nell’aula magna del nosocomio (viale Randi 8, secondo piano) è alle 14.45.
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la rassegna/1
AL “TEMPO RITROVATO” DA CELESTINI AD AMÉLIE NOTHOMB I grandi nomi della letteratura a febbraio alla biblioteca Classense di Ravenna
noi per vivere vende qualcosa di sé. Uno che fa l’asfalto in autostrada vende le spalle, un calciatore vende il suo piede, io scrivo e vendo il mio cervello. Qui cambia solo che si vende una parte intima, ma è lei che decide di farlo, è lei che usa gli uomini come bancomat per avere soldi». Se questa storia fosse stata scritta da una donna pensi che la giornalista si sarebbe scandalizzata di meno? «Questa storia la sapevo io e toccava a me raccontar-
«In questo libro gli uomini fanno schifo. Ognuno di noi per vivere vende qualcosa di sé “Bocca di rosa” non esiste» proprio corpo non è facile. Bocca di rosa che lo fa per passione non è mai esistita. Puoi essere innamorata e amata anche se fai la puttana. Nemmeno i principi azzurri esistono. Nei romanzi di successo è sempre l’uomo che salva la donna dai problemi economici, nella mia storia è il contrario. Non c’è il finale in cui si vive felici e contenti». Non temi di finire nel mirino del movimento #metoo? «In questo libro gli uomini fanno schifo. Le prostitute una volta erano le paladine del femminismo. Ognuno di
la. Se quella giornalista l’ha trovata offensiva o non l’ha letta o l’ha letta distrattamente. Nicholas Sparks è il vero autore maschilista, in cui uomini fighi e ricchi risolvono ogni problema delle donne. La realtà è diversa. Ci sono eserciti di maschi che di nascosto vanno a puttane, che cercano facili rivincite alla propria frustrazione». Tornerai più a scrivere di Casola o è un addio? «Ora avevo voglia di scrivere altro, può essere che un giorno tornerò a raccontare anche quelle storie, ma per ora quelle che volevo raccontare le avevo già scritte».
EDITH PIAF
Omaggio a Chansons Francaise
FEB VEN
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THE ANIMALS
15 FEB VEN
Programma
22 FEB
2 MAR
VEN
MONY TIVONY Soul / Jazz / R&B
GREG AND MAX PIRONE’S FAT BONES & BURLESQUE SHOW Show swing comico / Jazz
Ripartono gli incontri con gli scrittori di Un autore con tè del 2019, organizzati da Talpa chi Legge allo Spazio Z di Radio Talpa, col patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Cattolica. A inaugurare la stagione un ritorno, Simona Baldelli che il 3 febbraio sarà ospite con il nuovissimo Vicolo dell’immaginario edito dalla casa editrice palermitana Sellerio, uscito il 10 gennaio. Tutti gli incontri iniziano alle 17.30 in via Del Prete 7 a Cattolica. Diretta radio su www.radiotalpa.it.
I MARTEDÌ del Socjale
Anteprima Nazionale SAB
ANIMALS AND FRIENDS Rock anni ‘70
VEN
LA RASSEGNA/2 Simona Baldelli a “Un autore con tè” nello spazio di Radio Talpa a Cattolica
Teatro
VEN
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Grandi ospiti per il febbraio de “Il Tempo Ritrovato”, la rassegna invernale collegata a Scrittura festival diretta da Matteo Cavezzali, che si svolge alla Biblioteca Classense di Ravenna e che avrà ospiti di rilievo nazionale e internazionale tra cui l’autrice belga di culto Amélie Nothomb. Mercoledì 6 febbraio alle 18.30 l’appuntamento è con lo scrittore Giancarlo Marinelli che presenta Il silenzio di averti accanto (La Nave di Teseo). Domenica 10 febbraio ci si sposta al Pala Congressi alle 17 per l’incontro con Ascanio Celestini e Giovanni Albanese e il loro L’armata dei senzatetto (Contrasto). Mercoledì 13 febbraio tocca a Carlo Lucarelli con Peccato mortale (Einaudi), il ritorno del Commissario De Luca. Mercoledì 20 febbraio Giovanni Dozzina presenterà E Baboucar guidava la fila (minimum fax) una favola senza morale, che affronta il tema delle migrazioni E il 28 febbraio alle 10.30 sarà la volta dell’attesissima Amélie Nothomb.
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THIORO UN CAPPUCCETTO ROSSO SENEGALESE
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BACK IN WOODSTOCK 1969 - 2019 50 ANNI DAL MITICO CONCERTO
DEM DIKK AFRICA
Rock / Pop / Jazz Una serata speciale che interseca musica dal vivo, video e immagini
AFRICA ANDATA E RITORNO
Inizio spettacolo ore 20.30
OLIVIA SELLERIO CANTA MONTALBANO Musica d’autore
Teatro
MARIA PIA TIMO
MAR
VEN
22 MAR VEN
29
MAR
DOPPIO BRODO SHOW
MAR
VEN
TREVES BLUES BAND
SAB
STORYBEATLES CONCERTO E SHOW MULTIMEDIALE Tributo ai Beatles
ROY PACI
CARAPACE Anteprima Nazionale Musica d’autore
FEBBRAIO - MARZO VEN
1 MAR
ARS NOVA NAPOLI LA MORTE DI CARNEVALE Musica Napoletana
15 MAR
Blues
30 MAR
LARKIN POE ROOTS ROCK & BLUES (ATLANTA, U.S.A.) Rock / Blues
Per Info: www.teatrosocjale.it - Cell. 327 6719681 - Facebook Teatro Socjale
PIANGIPANE
Come da tradizione, ad ogni evento i “MITICI” CAPPELLETTI DEL SOCJALE Via Piangipane, 153 - PIANGIPANE (RA) Circolo ARCI - Ingresso Riservato ai Soci
MUSICA Inizio spettacoli ore 22 TEATRO Inizio spettacoli ore 21
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la rassegna/1
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LA ROMAGNA IN PAGINA
SCRITTORI RACCONTANO SCRITTORI ALL’EX LAVATOIO DI MORCIANO Marcolongo su Pamuk, Fois su Manzoni, Wu Ming su Wells e Baroncelli su Borges Proseguono all’ex lavatoio di Morciano di Romagna i fine settimana di “Intrecci culturali” tra teatro, musica e letturatura e il cui cartellone di appuntamenti racchiude al suo interno tre distinte rassegne: Itinerari Musicali (per la direzione del maestro Filippo Dionigi), Cortocircuiti Narrativi (per la direzione di Emiliano Visconti) e gli ultimi due spettacoli pomeridiani de Il Nido di formica (per la direzione di Alex Gabellini). Tre rassegne dai contenuti e dai protagonisti diversi. Tra gli appuntamenti letterari di febbraio domenica 3 febbraio alle 16.30 Andrea Marcolongo (nella foto) parlerà del grande scrittore turco Pamuk, il 10 febbrio Marcello Fois affronta Alessandro Manzoni, sabato 16 febbraio, commistione con la fantascienza grazie ai Wu Ming che raccontano il lavoro H.G. Wells mentre il 24 febbraio Eugenio Baroncelli si misura con J.L. Borges.
LA RASSEGNA/2 Alla Malatestiana di Cesena il traduttore di Kent Haruf e Pinocchio secondo Piero Dorfles Per RisVolti, la rassegna letteraria di incontri con gli autori della Biblioteca Malatestiana, domenica 3 febbraio arriva Fabio Cremonesi, traduttore di Kent Haruf per parlare dell’ultimo libro pubblicato in Italia dell’autore americano (scomparso) divenuto un vero e proprio cult: Vincoli. Alle origini di Holt (NN editore). Domenica 10 febbraio invece sarà la volta di Piero Dorlfes con Le palline di zucchero della Fata Turchina. Indagine su Pinocchio (Garzanti). Dorfles si conferma straordinario critico e divulgatore nel farci riscoprire il magico mondo di Pinocchio, simbolo del nostro essere stati giovani, monelli e incoscienti. Entrambi gli appuntamenti si svolgeranno in Aula Magna alle 17.
libri di seconda mano e foto d’epoca
Ravenna e dintorni secondo Szalay, finalista al Man Booker Prize di Matteo Cavezzali
Cosa si scrive oggi della Romagna? Ci sono autori internazionali che hanno parlato di questa terra negli ultimi anni? Sì, uno è il canadese David Szalay, che ora vive a Budapest ed è considerato dalla critica uno dei migliori giovani autori di lingua inglese. Nel suo ultimo libro Tutto quello che è un uomo (Adelphi, traduzione di Anna Rusconi) parla di otto fasi della vita di otto diversi uomini. Ogni racconto è ambientato in una diversa zona d’Europa. Nell’episodio finale un inglese, ex-collaboratore di Tony Blair in pensione, decide di passare l’ultimo periodo della sua vita in una tranquilla città italiana: Ravenna. Cerca conforto nella bellezza della località e nei deliziosi ravioli. È un modo per lui per fare i conti con il passato, e con l’età che avanza inesorabile. Tutto quello che è un uomo è stato nel 2016 finalista al Man Booker Prize, il più prestigioso dei riconoscimenti per un libro in lingua inglese. Questo vuol dire che è un libro che è stato letto in tutto il mondo. Che idea si sono fatti della Romagna gli intellettuali stranieri? Szalay ha scritto che voleva parlare di una zona bella dell’Italia, ma non la Toscana, che in Usa e in Inghilterra è l’area più popolare, dove molti sognano di trasferirsi una volta andati in pensione. Così, dopo un viaggio esplorativo lungo lo stivale ha deciso che la sua “terra promessa” sarebbe stata la Romagna. Secondo l’autore canadese la Romagna non è così famosa oltre oceano, ha tutte le caratteristiche giuste per far innamorare uno straniero: paesaggi, mare, storia, arte e cucina. Per lui proprio il fatto di non essere “troppo famosa” rispetto alla Toscana “in cui mezza Hollywood ha ormai una seconda casa”, può avere un fascino in più. Vediamo quindi come la racconta nelle pagine del suo libro. L’arrivo del protagonista in Romagna non è molto positivo, viene colpito dal cambio del paesaggio. «Mentre si avvicina al mare i campi cedono gradualmente il passo a qualcosa di più sgargiante: l’economia turistica della Riviera. Ci sono cartelli di parchi divertimenti. Di alberghi. Tutto chiuso per la stagione invernale. Tranne le prostitute piantate lungo la SS 309 come d’estate, benché in numero inferiore». Poi giunge a Ravenna, il suo animo travagliato inizia a placarsi: «Via Cavour è un tripudio di decorazioni e gli eleganti negozietti luccicano nella giornata scura», e finalmente trova un ristorante in cui sfuggire alla neve, che nel frattempo ha iniziato a cadere. «Arriva il primo, dei ravioli enormi in una pesante padella di ghisa ancora sfrigolante, che la donna dalla faccia dura appoggia senza una parola su un sottopentola di legno e lascia lì perché si servano». Sazaly è stato ospite di ScrittuRa festival alla Biblioteca Classense l’anno scorso e in quella occasione rispondendo a una nostra domanda ha spiegato: «Trovo Ravenna un posto molto evocativo. Lì senti veramente l’enormità del passato, da cui deriva una malinconia ben precisa. La sensazione che la storia ci sia passata attraverso e poi abbia proseguito». Fa un certo effetto leggere questo libro che ha avuto un successo internazionale e la cui ultima riga è questa: «L’aria è fredda, gli punge la pelle della faccia. Via Maggiore si sta dissolvendo nel crepuscolo».
parole / 29
febbraio 2019
il nostro viaggio
A Rimini l’editore Panozzo che raccoglie la lezione del fondatore Dai manuali di lingua italiana e russa ai libri di cucina all’attenzione per gli studi ebraici nella realtà creata da Umberto, autore di tanti testi scolastici in cui rese semplice ciò che semplice non è... Le storie editoriali sono anche pezzi di storia dell'Italia in generale e le case editrici legate al territorio ne costituiscono un po’ lo specchio convesso della nostra epoca. Ci restituiscono un pezzo non appariscente, magari apparentemente deformato, ma comunque sostanziale, di quello che siamo. Così è sicuramente nel caso dell'editore riminese Panozzo. Attivo dal 1981 nella veste editoriale odierna grazie a Massimo Panozzo, è in realtà un’eredità diretta di Umberto, che forse i più agé tra i nostri lettori ricorderanno. Molti alle Medie hanno utilizzato il diffusissimo “Dalla grammatica alla composizione” di Le Monnier oppure “Storia e antologia della Letteratura Italiana” al tecnico... Non erano ancora i tempi in cui ogni anno il manuale doveva cambiare come cambiano le stagioni, diventare liquido o fascicolare, no. C’è stata un’epoca in cui i manuali (pochi titoli, che caratterizzavano gli indirizzi), segnavano generazioni. E “il Panozzo” è stato uno di questi. Umberto si era laureato in Lettere a Firenze, aveva avuto come docenti Attilio Momigliano, che poi aveva dovuto lasciare l'incarico per le leggi razziali, e Giorgio Pasquali, il grande filologo classico che tutti gli studenti di Lettere antiche devono quasi imparare a memoria (Recentiores non deteriores...). Si formò quindi con il meglio della ricerca letteraria e filologica, ma interruppe gli studi due giorni dopo la laurea: dovette infatti servire da ufficiale perché era iniziata la guerra. Per cinque anni nel calderone della Storia, poi, appena finito il conflitto, ritorna da docente sui banchi. Giunge già nel ’48 a Rimini e generazioni di studenti lo ricordano per la sua attenzione, l'atteggiamento a volte burbero, ma soprattutto il rigore e l'amore per la lingua italiana, che gli permise di dedicarsi alla scrittura per la didattica, rendendo semplice ciò che semplice non è. Questo talento, che lo fece collaborare con Paravia, Le Monnier e tutte le case editrici più importanti dell'epoca per la scuola, lo portò ad aprire la sua casa editrice, inizialmente Lexicon con un socio, poi quella che porta ancora adesso il suo nome. Un progetto che non solo nel nome, ma anche nell'identità profonda ricorda il passaggio secolare di Umberto tra i libri. «Il nostro bestseller?» ci dice Massimo, il figlio che ancora regge le redini della casa editrice, anche se in molte cose sono subentrate le figlie Cristina e Francesca «sicuramente l'mbattibile corso di lingua italiana per stranieri Un tuffo nell'azzurro. Da quando l'abbiamo editato nel 2009, ha raggiunto le 100mila copie di venduto. È adottato in corsi in Italia, nelle scuole dagli insegnanti, ma anche all'estero all'università. La lingua italiana è la quarta lingua studiata al mondo, anche se non è tra le più parlate, è tra le più amate. Non ce lo dobbiamo dimenticare...». Oltre all'italiano c'è anche un corso di russo: «Tak è nato per caso. E racconta in qualche modo le specificità del territorio. Erano gli anni in cui l’aeroporto di Rimini portava in città un numero cospicuo di turisti dalla Russia. E chi lavorava nel turismo e nel commercio aveva bisogno di uno strumento agile per riuscire a comunicare con questa nuova utenza». Poi c'è invece la parte più ricca e variegata della casa editrice, che ha al centro della sua ricerca la cucina e la sua tradizione. Ricettari che non sono semplicemente un do it yourself, ma che narrano attraverso la ricostruzione di prodotti e sapori, la tradizione folclorica, il senso del mangiare, il cibo come cultura. Prendiamo ad esempio la Borghesia a tavola, ricostruzione della storia di una famiglia genovese dagli anni '20 agli anni '50 attraverso le cuoche e i cuochi, le loro ricette recuperate, che raccontano una cura, spesso durata una vita, che si trasforma in cibo, per la borghesia appunto. E in questo testo, oltre alle ricette, compare anche un inedito di Montale, ritrovato manoscritto sull'album di famiglia. Ovviamente non è una ricetta, ma interseca una trama spesso poco tracciata, che mette insieme il mangiare insieme e il parlare o poetare. Cosa che gli antichi conoscevano bene, ma che poi è andata un po' dispersa nella furia moralizzatrice successiva. Non solo cucina locale e regionale quindi, ma un ampio spettro di ricerca. Che ogni tanto incontra la narrazione tout court, come nella collana Storia, microstorie, memoria, di cui vogliamo segnalare Sognando il cavalluccio marino di Lidia Maggioli, che nasce a seguito di un’estesa ricerca di storia locale sulle leggi razziali nel riminese, ma che si trasforma in forma narrativa paradigmatica, che lega passato e presente. L'antisemitismo sul luogo spensierato del mare negli anni ’30 e un nonno che porta i nipoti proprio su quei lidi, perché, anche se fa male, non bisogna dimenticare. L’interesse della casa editrice verso la ricerca di studi ebraici è sicuramente sottolineato anche dalla rivista di studi Keshet, che non è ovviamente diretta dalla casa editrice, ma che viene editata da quest'ultima. Umberto Panozzo avrebbe avuto quest'anno 101 anni, ci pare che sarebbe stato orgoglioso di come i semi da lui piantati sono cresciuti in alberi. Elettra Stamboulis
Il volume che racconta la tavola di una famiglia borghese genovese in cui compare l’inedito di Montale (a fianco)
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sapori
febbraio 2019
tradizioni
La sfida tra Pellegrino Artusi e Olindo Guerrini nell’arte di preparare le polpette Piatto borghese o popolare? E davvero le sa fare anche un ciuco? Ecco i due grandi romagnoli a confronto di Giorgia Lagosti
Capita spesso che la Romagna come terra di “buona cucina” sia associata all’immagine di Pellegrino Artusi, autore del celeberrimo ricettario La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene. Frutto delle sue personali ricerche gastronomiche e delle sue affollate cene borghesi, quella pubblicazione ebbe il merito di riunire le varie cucine regionali in un’unica cucina italiana, a favore della nazione ormai unita. Artusi era un benestante e non lo nascondeva: dichiarava infatti che le sue ricette erano dedicate a signore e signori danarosi e che ai poveri proletari giovasse sobrietà a tavola. Poi fra compagni di cene di Artusi, più affezionati e frequenti, c’era anche il poeta ravennate (anche se nato a Forlì) Olindo Guerrini, il quale, un po’ per invidia del successo del libro artusiano, un po’ per intelligente e utile necessità, essendo anche lui un buongustaio, compose un altro ricettario, indubbiamente polemico verso l’amico borghese, dal titolo L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa, pubblicato postumo nel 1918 Bene, entrambi questi romagnoli Doc, nei loro scritti, a riprova del fatto le polpette erano pratica comune nella nostra terra pur non avendo una paternità definita, le affrontano dandone versioni diverse, consone con il loro differente stato sociale. Sulle polpette, Pellegrino Artusi, prima di
proporre la sua ricetta, le “polpette di lesso”, fa una premessa inequivocabile, quasi dengratoria: «Non crediate che io abbia la pretensione d'insegnarvi a far le polpette. Questo è un piatto che tutti lo sanno fare cominciando dal ciuco, il quale fu forse il primo a darne il modello al genere umano». In una proposta di stretta economia, le sue polpette si fanno con carne lessa avanzata ma «se poi le voleste fare più semplici o di carne cruda, non è necessario tanto condimento». Poi si tradisce e non rinuncia all'uva passa e ai pinoli addizionati all'impasto, arricchendolo di ingredienti poco consoni alla cucina della miseria e della povertà. «Le pallottole vengono schiacciate ai poli "come il globo terrestre» quindi impanate e fritte in olio o lardo. Poi con un soffrittino d'aglio e prezzemolo e l’unto rimasto nella padella passatele in una teglia, ornandole con una salsa d'uova e agro di limone». Venendo alle polpette di Olindo Guerrini, erano «pallottole di avanzi di pollo che si pesta nel mortaio fino a farne una pasta, incorporandovi midollo di pane (mollica) inzuppata nel latte, un pezzo di burro, sale, pepe, alcuni rossi d’uovo e albumi sbattuti a neve. Si rotola la pasta ottenuta come una corda e si taglia a pezzetti che verranno ridotti a pallottole allungate, da passare in farina e fare bollire servendole con salsa a piacere, per esempio di pomodoro. Se più piccole, si pos-
“Invitare qualcuno a pranzo vuol dire incaricarsi della felicità di questa persona durante le ore che passa sotto il nostro tetto” (Anthelme Brillat-Savarin)
Ravenna, Via Ravegnana 677 C. 391 4736672 T. 0544 534418 alcircolinora@gmail.com
sono anche fare bollire nel brodo e servire come minestra. Si possono infine, una volta bollite, mettere in burro fuso con un bicchiere di panna, un uovo intero, punte di asparagi, olive disossate e funghi. Dopo averle lasciate cuocere per una decina di minuti a
fuoco dolce, si possono aggiungere uova sode a pezzetti, o rigaglie, o animelle, ecc. avanzate». Dopo questa lunga premessa salta subito all’occhio un filo comune che lega le due posizioni: come ci hanno insegnato anche le
sapori / 31
febbraio 2019
NELLA STORIA Note in tutto il mondo, ma la prima ricetta risale al 220 a.C. sotto il nome di Si Xi Wanzi Le polpette sono una pietanza conosciuta in tutto il mondo (meatballs in inglese, albondigas in spagnolo...) ma va detto subito che la loro prima ricetta fu codificata dalla cucina cinese attorno al 220 a.C. con il nome di Si Xi Wanzi (letteralmente "polpette delle quattro gioie"). Anche la cucina araba è stata tra le progenitrici delle polpette: una ricetta molto antica prevedeva di prepararle con carne macinata di agnello e zafferano. Sono stati proprio gli arabi a esportare le polpette in Occidente fino a noi. Ritroviamo poi alcune testimonianze di simil polpette nel ricettario romano Apicius, compilato nel I secolo d.C. da Marco Gavio Apicio, ma la parola "polpetta" in Italia fece la sua comparsa solo nel Medioevo, nel Libro de Arte Coquinaria del cuoco Maestro Martino del XV secolo: «Per fare polpette di carne de vitello o de altra bona carne, in prima togli de la carne magra de la cossa et tagliala in fette longhe et sottili et battile bene sopra un tagliero o tavola con la costa del coltello, et togli sale et finocchio pesto et ponilo sopra la ditta fetta di carne. Dapoi togli de petrosimolo, maiorana et de bon lardo et batti queste cose inseme con un poche de bone spetie, et distendile bene queste cose in la dicta fetta. Dapoi involtela inseme et polla nel speto accocere. Ma non la lassare troppo seccar al focho».
LA RICETTA Una delle mille, in umido
A sinistra un piatto di polpette fritte, a destra polpette in umido, sotto una rivisitazione contemporeanea dell’antica ricetta cinese
Ingredienti per 4 persone Per le polpette 500 grammi di carne macinata mista (bovino adulto e maiale); 2 uova di medie dimensioni; 50 grammi di Parmigiano Reggiano grattugiato; 50 grammi di pangrattato o di pane ammollato nel latte; 100 grammi di ricotta; 1 spicchio d'aglio; 2 ciuffi di prezzemolo; sale marino integrale; pepe macinato al momento; noce moscata. Per il sugo 300 grammi di passata di pomodoro, 1 cipolla, 1 carota, 1 costa di sedano 2 cucchiai di olio extra vergine di oliva, sale marino integrale, pepe macinato al momento.
nostre nonne, le polpette come piatto della tradizione, in terra di Romagna, nascono sempre come piatto di recupero degli avanzi di carne del giorno prima o del lesso con cui si è preparato il brodo: vengono messi insieme, tritati, mischiati agli avanzi di pane, aro-
matizzati in vari modi e infine “legati” con le uova battute.La cottura poi deve essere rigorosamente doppia: prima fritte o saltate in padella (oggi aggiungeremo anche la cottura in forno) e poi ulteriormente insaporite ripassandole nella salsa di pomodoro.
Vecchia Ravenna, ristorante nel cuore storico della città, in cui è possibile ritrovare i sapori tradizionali della cucina romagnola con le minestre fatte in casa, secondi tipici, pesce e carne, accompagnati da ottimi vini locali e nazionali: il tutto in un’atmosfera di ospitalità e cortesia. Vecchia Ravenna propone infatti in autunno e in inverno i suoi tradizionali piatti per un viaggio alla riscoperta di antiche ricette della cucina romagnola, un tuffo indietro nel tempo per ritrovare vecchi sapori e profumi oggi dimenticati. Inoltre viene offerto un vasto ed orignale menù d’affari a prezzo fisso a tutti coloro che anche durante la pausa di lavoro non vogliono rinunciare alla buona cucina. Al ristorante Vecchia Ravenna rivive la cucina romagnola e anche qualcosa di più, grazie ad una consolidata esperienza e ad una gestione dinamica che è in grado di soddisfare ogni vostra esigenza.
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Roberto e Denise vi aspettano all’Osteria Malabocca, in un ambiente rinnovato ma sempre accogliente e famigliare, dove potrete scegliere tra i tre menu di carne, pesce o vegetariano con proposte sempre diverse di piatti che raccontano la stagionalità e le eccellenze del territorio. Le proposte dei menù possono anche essere scelte “alla carta” in aggiunta ad una selezione di piatti sempre disponibile ma preparato ogni giorno, come il pane! Piazza della Libertà, 15 Bagnacavallo (RA) - Tel. 0545 64468
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Chiuso la Domenica
Preparazione Preparare le polpette mescolando tra di loro tutti gli ingredienti in una ciotola (il prezzemolo e l'aglio vanno finemente tritati). Comporre le polpette delle dimensioni preferite a forma di palline. In una padella far rosolare le polpette da tutti lati e tenerle da parte. E’ possibile anche la cottura in forma ma non è la stessa cosa! Preparare un soffritto con la cipolla, la carota e il sedano tritati, quindi aggiungere le polpette e unire il pomodoro con mezzo bicchiere d'acqua. Cuocere con coperchio per circa 20-30 minuti. A cottura quasi ultimata regolare di sale e pepe, lasciar asciugare la preparazione e servire ben calda.
www.vecchiaravenna.com
Osteria Malabocca Osteria_Malabocca Aperto dalle 12 alle 14,30 e dalle 19,30 alle 22,30
Chiuso mercoledì
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