R&D CULT APRILE 2019

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FREEPRESS n. 49

MUSICA • TEATRO • LIBRI • ARTE • CINEMA • GUSTO • RUBRICHE

APRILE 2019 Prezzo €AGG 0,08IO PIA OM CO ISSN 2499-0205

LE VIE DELL’ARTE Uno degli interventi realizzati di recente a Ravenna da Blub, che intervistiamo a pagina 23

DALL’OTTOCENTO ALLA FOTOGRAFIA, FINO AI MURALES



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MUSICA A VENT’ANNI DALLA MORTE, GLI OMAGGI A DE ANDRÈ

TEATRO IL ROSSINI DI LUGO A UNO SNODO: PARLA IL DIRETTORE

CINEMA IL FILM DOCUMENTARIO SULLE “MITICHE SEGRETARIE”

ARTE INTERVISTA A PAOLUCCI, DAI “VATICANI” A SAN DOMENICO

FOTOGRAFIA I “FALLIMENTI” DI OLIVIERO TOSCANI A RAVENNA

COPERTINA LA PAROLA A BLUB, STREET ARTIST DI CULTO

LIBRI ALLA SCOPERTA DEGLI EDITORI DI ROMAGNA: LONGO

GUSTO LE MARINERIE NOSTRANE: MARINA DI RAVENNA

CERVIA CAPITALE MONDIALE DELL’ARTE DEL VENTO Tutto pronto sulla spiaggia di Pinarella per la trentanovesima edizione del Festival Internazionale dell'Aquilone, che ha fatto di Cervia la capitale mondiale dell'arte del vento. Delegazioni da 35 Paesi e migliaia di aquilonisti per 12 giorni di festa, dal 20 aprile all’1 maggio, all'insegna della contaminazione fra arti visive e performative. Aquiloni d'arte, giganti, etnici, combattenti e acrobatici, giardini del vento, mostre, laborattori didattici, fiera specializzata e area beach food, ma anche danza, puppetry, musica e circo contemporaneo per celebrare l'ambiente, la pace e la creatività.

R&D Cult nr. 49 - aprile 2019

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1427 del 9 febbraio 2016 Editore: Edizioni e Comunicazione srl Via della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544 408312 www.reclam.ra.it Direttore Generale: Claudia Cuppi Pubblicità: direzione@reclam.ra.it tel. 0544 408312 Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872

Amministrazione: Alice Baldassarri, amministrazione@reclam.ra.it Stampa: Centro Servizi Editoriali srl Stabilimento di Imola - Via Selice 187/189 - 40026 Imola (Bo) Direttore responsabile: Fausto Piazza Redazione: Federica Angelini (coordinamento redazionale), Luca Manservisi, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini, Gianluca Achilli (grafica). Collaboratori: Erika Baldini, Roberta Bezzi, Alberto Bucci, Matteo Cavezzali, Bruno Dorella, Francesco Farabegoli, Iacopo

Gardelli, Sabina Ghinassi, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Linda Landi, Filippo Papetti, Guido Sani, Serena Simoni, Elettra Stamboulis. Redazione: tel. 0544 271068 redazione@ravennaedintorni.it Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA


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divagazioni

Il rossobrunismo e il cantautore preferito di Salvini Di come Fabrizio De André è diventato il FABER

All’interno della bolla di intellettuali del giovedì sera che mi capita di frequentare una delle parole più usate dell’ultimo biennio è rossobrunismo. In brevissimo, si parla di rossobruni in relazione a tutte quelle forme di meticciato ideologico che esprimono concetti di destra usando terminologie, riferimenti e citazioni culturali associate storicamente alla sinistra. Tra i principali esempi nel nostro paese ci sono tutte le supercazzole della classe intellettuale dei Fusaro, tutta quella gente che cita Marx e Gramsci per coprire d’insulti Greta Thunberg e abbandonarsi al sovranismo e alla xenofobia più spinti. È un processo più diffuso di quel che si pensa, lo stesso per cui oggigiorno un sacco di gente dichiara pacificamente che “il vero fascismo di oggi è l’antifascismo”, sentendosi persino intelligente mentre lo dice. O i leader di Casapound che coprono d’insulti le tizie che vanno a commemorare la marcia su Roma con la maglietta Auschwitzland; un guazzabuglio di ideologie meticce solo apparentemente prive di senso, giustificate dal fatto che i feticci a cui la “destra” e la “sinistra” si rifanno sono vecchi di decine o centinaia d’anni, e che le teorie della sinistra si basano su uno standard di decenza umana e rettitudine di cui nessun essere umano del mondo occidentale sembra essere degno. È così che può capitare ad esempio che un campione della xenofobia e dell’ordine pubblico come il Ministro dell’Interno Matteo Salvini si sia trovato in più occasioni a sostenere il proprio sconfinato apprezzamento per Fabrizio De André. E del resto De André lo amano tutti. Anche io, per dire. Cioè, in realtà ora lo detesto, ma per un certo periodo l’ho amato e credo che sia stato amore sincero. Il fatto è che De André è una specie di gateway drug necessaria per quasi tutti quelli che dopo cinque o sei anni di oscurantismo vogliono tornare ad ascoltare le canzoncine all’italiana, senza farsi venire il mal di testa a furia di rimorsi di coscienza: la rettitudine percepita del personaggio, la A Cattolica l’omaggio burrascosa biografia e l’impeto antisistema dei suoi testi permettono ai punk e gente simile di ascoltare i suoi diin chiave jazz con Donà schi senza sentire di aver mandato in culo il loro modo di stare al mondo. Il Teatro delCi arrivo relativamente tardi, sui 23 anni, primissimi la Regina di anni duemila; non è che non l’avessi mai ascoltato priCattolica rima, ma mi scivolava abbastanza addosso. In quel periocorda Fabrido erano successe alcune cose che mi ci avevano portato zio De Andre nel venappresso. De André era appena morto e si era iniziato a tesimo annicreare un fronte compatto di intellettuali il cui principaversario delle obiettivo era quello di far salire il livello culturale del la scomparpersonaggio da *grandissimo* a *eterno*; i cantautori sa con un progetto omaggio iniziavano a concepire i primi tributi post-mortem, poi alla poetica del “Faber” e alle trasformatisi in una sorta di genere musicale a sé; le trisue donne. Sul palco sette cebute band battevano il territorio con un certo accanilebri musicisti a partire da Crimento. Nello stesso periodo il cosiddetto indierock stava stina Donà (voce e chitarra) e iniziando a cambiare forma, smettendo i vestiti del punk poi da jazzisti di fama come Faspastico sporcato di melodia e indossando quelli del neobrizio Bosso (tromba), Rita tradizionalismo dei vari Will Oldham, Wilco, Shins e via Marcotulli (pianoforte), Enzo dicendo. La mia città natale esprimeva un compattissiPietropaoli (basso), Javier Gimo consenso nei confronti di questa mutazione, e nel rotto (sax), Saverio Lanza (chicomplesso sembrava abbastanza normale scambiare fitarre) ed Enzo Calcagnile (perschi per fiaschi e pensare che Fabrizio De André fosse ancussioni). cora vivo e lottasse ancora assieme a noi. A un certo punto qualcuno iniziò a chiamarlo FABER.

POPPONI Il Decameron del pop, limitatamente a quel che succede il mese prossimo in un raggio di 30 km di Francesco Farabegoli

“Una sorta di Azealia Banks dei poveri senza un decimo del talento di cui già l’Azealia originale è priva”

FABER, a quanto ne so, era il modo in cui lo chiamava Paolo Villaggio. Poi iniziarono a uscire retrospettive, raccolte e roba del genere con quel nome infilato da qualche parte; ci fu un celeberrimo tributo FABER AMICO FRAGILE in cui una trentina di artisti (da Celentano a Vasco Rossi e via andare) eseguirono un pezzo a testa. Diventò un doppio Cd di gran successo e a quel punto diventò troppo tardi per tornare indietro: De André era diventato IL FABER, un pazzoide romantico che resisteva stoicamente al grigiore dell’Italietta del Dopoguerra, muovendosi sempre e comunque in direzione ostinata e contraria, sprezzante del periodo. La sua portata culturale sembrava pari a quella di Alessandro Manzoni. Magari è così. Noi in Italia abbiamo questo vizio di santificare: per ogni disciplina il Dopoguerra italiano ha espresso un genio, e uno soltanto, il cui operato è destinato a un ciclo interminabile di riletture, riscoperte e ristampe, ognuna basata sull’idea che quell’artista sia sottovalutato. L’equivalente fumettistico del FABER ad esempio è Andrea Pazienza, che non a caso un sacco di fanatici terminali chiama PAZ come fossero stati compagni di bevute. Nella letteratura e forse anche nel cinema c’è Pasolini, che non mi pare abbia soprannomi, ma la cui opera è stata sottoposta allo stesso scrutinio secolare, e peraltro con gli stessi risultati: Pasolini, per via di una riga che scrisse su Valle Giulia, è comunemente considerato un grande ammiratore delle forze dell’ordine. De André è il cantautore preferito di Salvini. Naturalmente il processo che porta i Salvini ad avvicinarsi al FABER è lo stesso che porta quelli come me ad allontanarcisi. Cinquant’anni di storia italiana hanno fatto sì che “Un Giudice” diventasse un possibilissimo inno della Forza Italia degli anni belli, e tutta la sua opera è stata talmente rimasticata e ributtata sul mercato da renderne quasi impossibile un consumo innocente. Forse sarebbe carino riascoltare un suo disco di tanto in tanto (non tutti e non sempre), ma una volta che apri le gabbie non sai davvero cosa possa venirne fuori. Intanto ci sono il CRIBER (Cristiano, il figlio di De Andrè) in giro con un tributo al padre, la PFM in giro con un tributo al padre del CRIBER, tutto a buttar benzina dentro a un motore che è sempre sul punto di grippare e che nessuno ha intenzione di far rallentare. Così, tanto per star sicuro, ho deciso che non voglio più sentirne parlare e nego categoricamente di averci mai trovato del buono. Lo so che non è colpa del fottuto FABER, ma non è neanche colpa mia. È colpa di tutti gli altri.

[...] La rettitudine percepita del personaggio, la burrascosa biografia e l’impeto antisistema dei suoi testi permettono ai punk e gente simile di ascoltare i suoi dischi senza sentire di aver mandato in culo il loro modo di stare al mondo [...]

L’ANNIVERSARIO

LA PFM AL CARISPORT PER IL QUARANTENNALE DEL LIVE CON DE ANDRÉ In occasione del quarantennale dei live “Fabrizio De André e PFM in concerto”, la PFM – Premiata Forneria Marconi torna sui palchi di tutta Italia con “PFM canta De André – Anniversary”, un tour per celebrare il fortunato sodalizio con il cantautore genovese e riproporre una serie di concerti dedicati a quell’evento. Alla scaletta originale sono stati aggiunti anche brani tratti da “La buona Novella”. L’unico concerto in Romagna è in programma al Carisport di Cesena il 25 aprile.


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grandi voci femminili DOPPIO CONCERTO DI ELISA A CESENA La prima è andata esaurita dopo poche ore dall’annuncio, e così Elisa sarà in concerto per due date consecutive in Romagna, al Carisport di Cesena, il 29 e 30 aprile. Si tratta del tour a supporto del suo decimo disco, Diari aperti, uscito lo scorso ottobre

MUSICA ITALIANA Luca Carboni al teatro Galli

Dopo la prima tranche di date nei club, Luca Carboni sta portando la sua musica nei teatri più importanti d’Italia. Lo “Sputnik tour” – dal nome del fortunato ultimo album del cantautore bolognese, farà tappa in Romagna il 6 aprile al teatro Galli di Rimini.

NADA AL BRONSON Nada (foto qui sotto) sarà il 13 aprile al Bronson di Ravenna per presentare il suo nuovo album che vede il ritorno alla produzione di John Parish (già produttore di PJ Harvey), proseguendo così sulla strada del folk-rock alternativo.

Raf e Umberto Tozzi all’Rds Stadium

UNA NUOVA ARISA AL VIDIA

LOREDANA BERTÈ Per molti vincitrice morale dell’ultimo Festival di Sanremo, Loredana Bertè sarà in concerto all’Rds Stadium di Rimini il 12 aprile.

Si chiama “Una nuova Rosalba nei club” il nuovo tour di Arisa, parafrasando il titolo del suo sesto album uscito nei giorni dell’ultimo Festival di Sanremo, chiuso da Arisa all’ottavo posto. L’unica data in Romagna è quella al Vidia di Cesena, il 6 aprile.

Parte il 30 aprile dall’Rds Stadium di Rimini il tour di Raf e Umberto Tozzi, due nomi storici della musica italiana che lo scorso novembre hanno pubblicato una raccolta delle loro collaborazioni.


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rock italiano

LA ROMAGNA IN CUFFIA

UNA SERATA CON MANUEL AGNELLI Venerdì 26 aprile al teatro Fabbri di Forlì, unica data in Romagna del tour “An evening with Manuel Agnelli”: brani tratti dall’ormai trentennale repertorio degli Afterhours, in versioni totalmente inedite, si alterneranno a cover, brani strumentali e letture. Sul palco anche Rodrigo D'Erasmo, sodale di Agnelli ormai da molti anni.

ROCK CLUB Moro (in italiano) al Sidro Sabato 6 aprile al Sidro di Savignano Moro & The Silent Revolution presentano L’imbarazzo senza scelta, il quinto album di inediti della band folk-pop forlivese, il primo composto e cantato in italiano.

Gli inglesi Dorcha a Forlì Il 17 aprile i Dorcha, (art-) rock band inglese di Birmingham saranno in concerto al Diagonal di Forlì che si appresta anche a ospitare i live di interessanti progetti romagnoli di musica prettamente strumentale come Cacao (il 3 aprile) e GDG Modern Trio (il 10 aprile).

di Luca Manservisi

Dieci pezzi, equamente divisi tra Side A e Side B di un album che esce in vinile (oltre che naturalmente sulle piattaforme online), registrato in presa diretta in soli tre giorni in uno studio nei boschi del Lazio, con pochi fronzoli, nessuna collaborazione esterna come va invece di moda oggi, solo loro quattro (vocechitarra-basso-batteria) a fare la loro cosa. Il rock, senza nostalgia ma neppure paura di risultare poco originali. Anche perché in tempo di itpop e “nuovi” cantautori non sono poi rimasti così tanti in Italia a continuare a cantare in inglese senza cercare di nascondere, e anzi esibendo con orgoglio, le proprie influenze, in questo caso il post-punk e il brit-rock, o più in generale il suono delle chitarre degli anni novanta. Come quelle per esempio della trascinante coda strumentale di “Have you ever”, tra i pezzi più ispirati di questo Plastic Breakfast, nuovo album dei ravennati The Doormen, il quarto, a quattro anni di distanza da quel Abstract (Ra) che in qualche modo cercava di ampliare un po’ lo spettro musicale della band. Che qui abbandona invece ogni tentazione vagamente sperimentale per dieci canzoni dirette e abrasive (come il ritornello di “My Advice”) che ne traggono beneficio, chitarre spesso “tirate” e sempre in grande evidenza, basso e batteria pulsanti e una voce ormai inconfondibile, seppur chiaramente legata a band e artisti a cui tutto il gruppo sembra debitore. Come Interpol – il bel pezzo che chiude il disco sembra a tratti quasi un omaggio esplicito – o Editors, senza dimenticare gli echi “morrisseyani” e fino ad arrivare a gruppi più datati come gli Echo & The Bunnymen o perfino gli U2, da intendere in questo caso come un complimento. Gli appassionati di tutto questo troveranno in Plastic Breakfast quello che cercano. E ne trarranno godimento. Il disco esce per MiaCameretta Records l’8 aprile e verrà presentato in concerto al “release party” del 12 aprile al circolo Abajur di Ravenna.

DAI DIAFRAMMA AI “PINGUINI” Fa tappa in Romagna il tour di un’istituzione del rock italiano come i Diaframma di Federico Fiumani (foto), impegnati nella presentazione dell’ultimo disco “L’abisso”. L’appuntamento è per sabato 13 aprile al Vidia di Cesena, che il 21 ospiterà anche l’indie dei bergamaschi Pinguini Tattici Nucleari. E il 6 Arisa (vedi p. 5).

Diretti e senza fronzoli, tornano The Doormen

I TRE RAGAZZI MORTI Un altro nome storico della scena rock alternativa italiana in Romagna in aprile: i Tre Allegri Ragazzi Morti (foto) sabato 6 aprile al Bronson di Ravenna, dove il giorno prima i cesenati Sunday Morning festeggeranno l’uscita del loro nuovo disco; il 12 il comico Gene Gnocchi porterà il suo show rock’n’roll e il giorno dopo tornerà a esibirsi Nada (vedi p. 5). In attesa dei Long Ryders (vedi qui sotto).

rock internazionale IL RITORNO DEI LONG RYDERS Domenica 21 aprile al Bronson di Ravenna tra i pionieri del cosiddetto alt-country, gli americani The Long Ryders (foto). In apertura lo storico leader dei Green on Red, Dan Stuart, insieme a Don Antonio dei Sacri Cuori.

Dal Giappone all’Hana-Bi

LE NOTTI DELLA PSICHEDELIA

Lunedì 22 aprile alle 18 al bagno HanaBi di Marina di Ravenna concerto delle giapponesi The Go-Devils. Per la prima volta in Italia le tre ragazze di Osaka propongono un sixties garage punk attualizzato.

Folk-rock psichedelico con Tau & The Drones Of Praise, collettivo con base a Berlino fondato dal dublinese Shaun Mulrooney dei Dead Skeletons (foto), il 17 aprile al Moog di Ravenna che punta sulla psichedelia anche il 25 con l’americano Trans Van Santos. Sempre al Moog anche due artiste italiane, Dagger Moth e Ginevra (il 4 e l’11 aprile).

I Finley al Rock Planet Il 24 aprile al Rock Planet di Pinarella di Cervia concerto dei lombardi Finley, tra gli ormai storici nomi del panorama pop-punk italiano.

“DANNATI” CANADESI Il rock dei canadesi The Damn Truth della cantante Lee-la Baum (foto) il 13 aprile al Boca Barranca di Marina Romea.

Magnetics e Mox al Bradipop Ultimi concerti della stagione al Bradipop di Rimini che il 6 aprile ospita The Magnetics, supergruppo lombardo di ska-rock. Il 13 folk in stile celtico con i romagnoli Lennon Kelly mentre il 20 l’appuntamento è con Mox, debuttante cantautore romano indie-pop.

DAL TEXAS ALLE CANTINE Il 13 aprile alle Cantine di Villa Nellcote di Cesena concerto dei texani Pr Newman (folk-country).

BLUES ALLA FRANCESE Tra blues del Delta e rock’n’roll sabato 13 aprile al circolo Abajur di Ravenna con i francesi Blackbird Hill.


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hip hop/1

pop-rock

Il mondo underground si incontra all’Under Fest

QUANDO LA MUSICA ENTRA NELLE AZIENDE I live di Mèsa e Indianizer per “Ingranaggi musicali”

Conferenze, “cypher” e concerti a Ravenna. Tra gli ospiti The Next One, Ice One, Johnny Marsiglia, Gionni Gioielli e i rapper americani Apollo Brown e Big Booh

Sesta edizione di Under Fest, la più ricca di sempre, per un festival divenuto ormai un punto di riferimento centrale per l'hip hop underground in Italia: una tre giorni di mostre, conferenze, cypher (ossia il “cerchio” nel quale avvengono le sfide improvvisate del mondo hip hop) e soprattutto concerti che si dipanerà tra Palazzo dei Congressi di Ravenna e Bronson di Madonna dell'Albero. Anche questa volta i ragazzi del CisimIl Lato Oscuro della Costa di Lido Adriano, con direzione artistica di Moder e Kenzie, hanno messo assieme un programma fitto di appuntamenti gustosi per tutti gli appassionati del genere, da cui estrapoliamo a grandi linee quelli che saranno – a nostro modesto parere – i momenti clou. Si partirà giovedì 18 al Palazzo dei Congressi con un open cypher con al microfono Kenzie, Hydra, Reiven e chiunque vorrà partecipare. Poi due conferenze imperdibili: prima un talk assieme a David Nerattini, ex-direttore della mitica rivista Superfly, produttore musicale, dj radiofonico, batterista de La Batteria, e molto altro ancora. A seguire due autentici pezzi di storia dell'hip hop italiano – The Next One da Torino (che farà anche un dj-set a fine serata) e Ice One da Roma – parleranno della loro percorso artistico intervistati da Federico Savini di Blow Up, Toni Meola di MoodMagazine e Filippo Papetti di Spalato Wyale. Venerdì 19 il tutto si sposterà al Bronson Cafè con la presentazione del libro Il Rap anno per anno, tradotto in italiano e ampliato da Marta “Blumi” Tripodi, giornalista di Rai Radio 2 e HotMc. Poi, qualche metro più a fianco, al club Bronson vero e proprio, il festival entrerà nel vivo: showcase di Johnny Marsiglia, nuovamente a Ravenna a presentare il suo ultimo disco Memory, e live di Gionni Gioielli e Lil’ Pin, due nomi caldissimi del momento, il primo rapper e produttore nonché ideatore di MRGA – Make Rap Great Again – l'etichetta indipendente più forte ora nel settore in Italia; il secondo rapper sardo di culto, dotato di uno stile unico e inimitabile. Ultimi ma non ultimi gli statunitensi Apollo Brown – uno dei più importanti beatmaker Usa – e Rapper Big Booh, già nei Little Brother, in giro da mesi con il loro The Sound Write Tour. Sabato 20 nel tardo pomeriggio, sempre al Bronson Cafè, altro incon-

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Ravenna Faenza Forlì Cesena Rimini

Apollo Brown

tro con Frank Sativa, Dj Fastcut e Bosca di Real Talk che parleranno del passato, presente e futuro della produzione in studio e di tutto quello che ci gravita attorno. Chiuderà il festival l'evento più attesto, ormai marchio di fabbrica dell'Under Fest: un cypher finale, questa volta con Dj Fastcut ai giradischi, con venti e più rapper sul palco, giovani e meno giovani, famosi e meno famosi, che si scambieranno il microfono e ruoteranno a turno sul palco in un show serrato e dinamico. Alcuni dei nomi chiamati a partecipare: i veterani ATPC, Kiave, Zampa, Hyst, Ape, Lord Madness e i nuovi talenti come Leslie, Tmhh, Sgravo, Wiser, Phedra e molti altri, più alcune guest star dell'ultimo minuto. Il concept artistico di quest'anno è curato dall'illustratore e grafico ravennate Nicola Varesco. Per il programma completo, visitate la pagina Facebook dell'evento.

Reclam Edizioni e Comunicazione Srl (www.reclam.ra.it) è l’editore free press che 20 anni fa ha rivoluzionato il sistema dell’informazione locale attraverso i suoi media di alta qualità, garantendo, ai lettori un’informazione indipendente e ai numerosi inserzionisti, il ritorno dei loro investimenti pubblicitari. Per l’esperienza e la qualità del proprio lavoro editoriale e di comunicazione pubblicitaria, Reclam, che vanta anche l’edizione di diversi libri tematici di architettura, cucina ecc. è diventata media partner ufficiale delle realtà culturali più importanti del territorio, della FONDAZIONE RAVENNA MANIFESTAZIONI (Ravenna Festival), di RAVENNA TEATRO, (Stagione dei Teatri), del TEATRO DEL DRAGO (Le Arti della Marionetta), dell’ACCADEMIA DEL MUSICAL, di SCRITTURA FESTIVAL e di CINEMAINCENTRO. Il candidato ideale ha maturato esperienza pregressa - anche minima - in ambito commerciale e/o possiede una

Parte venerdì 5 aprile la quinta edizione del progetto “Ingranaggi musicali”, che porterà anche quest’anno cinque concerti in altrettante aziende della Bassa Romagna (in provincia di Ravenna), dove saranno allestite anche mostre fotografiche sul tema del lavoro. Gli eventi live saranno introdotti da brevi “speech” radiofonici realizzati dai giovani speaker di Radio Sonora. Il primo appuntamento è per venerdì 5 aprile al Maglificio Capelli di Bagnacavallo con la cantautrice romana Mèsa (foto); venerdì 12 ci si sposterà a Lugo, al Centro Energia Edilizia, con i torinesi Indianizer, band ispirata da Animal Collective, Os Mutantes e Can.

HIP HOP/2 Al Rock Planet serata rap con Nitro e la crew Machete Festival rap, sabato 20 aprile, al Rock Planet di Cervia con la serata Machete Mob. Sul palco si alterneranno diversi rapper e produttori italiani legati alla crew Machete: Nitro, Dani Fav, Jack The Smoker, Low Kidd, Dj Slait, Lazz ed Hell Raton.

laurea appartenente al settore umanistico / comunicazione / marketing, è una persona con un forte senso del dovere e la voglia di realizzarsi all’interno di un progetto in grado di fare la differenza. La ricerca è rivolta anche a giovani laureati senza esperienza commerciale, purché muniti di voglia di imparare, mettersi in gioco e dotati di forte motivazione alla crescita e al perfezionamento professionale.

SI RICHIEDE • Laurea appartenente all’ambito umanistico, comunicazione o marketing; • Residenza provincia di competenza o zone limitrofe; • Preferibilmente età non superiore ai 40 anni; • Doti comunicative e attitudini relazionali; • Capacità organizzative; • Competenze informatiche di base; • Patente B e l’essere automuniti. Completano il profilo ambizione, determinazione, intraprendenza e forte orientamento agli obiettivi.

MANSIONI La figura - formata internamente e affiancata da un Commerciale Senior dedicato - si occuperà di consulenza alla clientela e promozione dei servizi editoriali attraverso attività come: • Scouting nuovi clienti e relativo sviluppo commerciale; • Fidelizzazione e follow-up clienti acquisiti; • Elaborazione offerte e preventivi; • Visite ai clienti.

SI OFFRE • Inserimento in realtà d’eccellenza del settore, con relativo piano di crescita ben delineato e monitorato; • Compenso a provvigioni con anticipi provvigionali; • Team di professionisti dinamico, appassionato e coeso; • Reali possibilità di crescita; • Formazione e aggiornamento costanti; • Formazione indoor e outdoor.

Inquadramento e retribuzione saranno commisurati alle reali capacità e competenze del candidato. Sede: Ravenna Inviare curriculum a: amministrazione@reclam.ra.it


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suoni CONSIGLI D’AUTORE

Dischi per scoprire mondi mai esplorati a cura di Ariele Monti *

Il lato sorprendente della musica è quello che può cambiare non solo il proprio gusto, ma anche il punto di vista rispetto a molti aspetti della propria vita. Questo non è un elenco dei dischi da isola deserta, che mi è difficile anche solo focalizzare o comunque averne uno che non cambi ogni 5 minuti, ma sono dischi che penso possano incuriosire e allargare lo sguardo verso mondi mai esplorati con convinzione. Il primi due dischi in ordine di età riguardano ambiti solo apparentemente distanti tra loro, il primo è di un icona del jazz al limite del sovrannaturale, John Coltrane, Live At Village Vanguard Again contiene i vagiti di quello che sarà il suo corso free, che influenzerà gli anni successivi a più livelli. Proprio per questo è più facile per le orecchie meno avvezze e può inoculare il virus della curiosità, per approfondire e comprendere un approccio musicale che ci accompagna tuttora. Il secondo, AMMMusic, ha del miracoloso, pensando all’anno di incisione (1966), e per il fatto che gli AMM già allora avessero coniugato magicamente (e con strumenti “rock”) gli aspetti della musica totalmente improvvisata alla musica contemporanea (di allora e di oggi), sconvolgendo tutto quello che accadrà in seguito. Chi è rimasto sicuramente sconvolto dall’eredità degli AMM sono stati gli Henry Cow che, da fautori del Rock in Opposition, hanno affrontato a muso duro lo snodo tra arte e politica. Unrest è un disco ancora estremamente attuale, a differenza di alcune aberrazioni che ancora oggi vengono celebrate nelle operazioni nostalgiche intitolate al R.i.O. Saltiamo a un disco che si si può considerare anch’esso figlio di quello degli AMM, non a caso ad opera di uno dei fondatori degli Henry Cow, Fred Frith. Gravity, oltre che essere uno dei tanti capolavori del nostro eroe inglese, contiene 19 perle, che brillano tutte di luce diversa tra loro e che spalancherà le orecchie e gli occhi a molte delle produzioni della musica attuale. Negli anni ’90, mentre il mondo dell’industria riciclava per l’ennesima volta il rock con il prodotto grunge, zitti, zitti in Giappone esplodeva il fenomeno Otomo Yoshihide, con una band che ha triturato, shakerato, violentato tutto quello che si era ascoltato fino ad allora, i Ground Zero. Per chi ha assistito al live collegato al cd Revolutionary Pekinese Opera nulla è stato come prima. Mentre gli ambiti improvvisativi faticavano a ricontestualizzarsi, rischiando in diverse occasioni di rimanere legati ai cliché del passato, sul fronte della musica scritta l’evoluzionerivoluzione era incessante. In Italia abbiamo avuto la fortuna di dare i natali a un genio assoluto, Stefano Scodanibbio, che, dopo Franz Liszt, è stato uno dei pochissimi virtuosi del proprio strumento, in questo caso il contrabbasso, geniale anche come compositore. The Voyage That Never Ends è, appunto, un viaggio meraviglioso, sbalorditivo, che inevitabilmente porta a voler conoscere della musica contemporanea tutto ciò che è successo prima e dopo. Altro esempio che può portare l’ascoltatore curioso a esplorare nuovi mondi è An Index of Metal, struggente opera di Fausto Romitelli che fonde per primo il lato popolare del rock con la musica che ancor oggi, a torto, viene etichettata come “colta”. La versione interpretata dall’Icuts Ensemble non si può descrivere, solo ascoltare. Avvicinandosi ai nostri tempi, un altro shakeratore - e perciò illuminante - musicista è senza dubbio Rob Mazurek. Non tanto per conoscerlo meglio, ma, una volta di più, per ascoltare nuovi orizzonti, sono stato indeciso se indicare gli Exploding Star Orchestra o i Sao Paolo Underground. Ma perché scegliere? Li riporto entrambi, tutti e due del 2007. Dei primi cito We are all from somewhere else e dei secondi The principles of intrusive relationship, diversissimi fra loro, ma con la stessa capacità di stupire per come Mazurek sia in grado di rimescolare le carte, pur sempre con un occhio rivolto a linee melodiche, che possono essere un viatico per approfondire ambiti più dissonanti. Stessa cosa si può dire di progetti meno strutturati, nel free jazz sono innumerevoli le formazioni che nascono spontaneamente e muoiono subito dopo. Uno di questi one shot ha meglio di altri coniugato tre anime provenienti da pianeti diversi tra loro, il trio Thollem, Parker, Cline. Una leggenda del jazz, un folletto ipertalentuoso della improvvisazione radicale e un componente di un gruppo rock di grido (Wilco) si sono incrociati/scontrati per una sessione che, per nostra fortuna, è sfociata in un cd (The Gowanus session) mirabolante, entusiasmante esempio di come l’improvvisazione non si improvvisa. Concludo con un altro genio assoluto, Yannis Kyriakides, compositore pluripremiato dalla classe cristallina, eclettico a tal punto da essere un improvvisatore che si accoppia spesso con Andy Moor, chitarrista dei The Ex, con il quale ha inciso diversi cd, tra cui uno da avere assolutamente, Rebetika. Per gli amanti della musica elettronica il mio consiglio non può che essere Resorts & Ruins di Kyriakides, un’opera solo in parte esemplificativa della sua arte, ma che si può annoverare tra i capolavori della nostra epoca. * Il 50enne forlivese Ariele Monti con l’associazione Area Sismica (dell’omonimo circolo di Ravaldino in Monte) da 29 anni è impegnato a divulgare la musica del presente.

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All’Area Sismica «il più grande violoncellista della nostra epoca» Rohan De Saram con Claudio Pasceri il 28 aprile Attesi anche Joelle Leandre e Pascal Contet Proseguono le domeniche di “musica inaudita” all’Area Sismica di Ravaldino in Monte (Forlì). Il 7 aprile l’appuntamento non è con un concerto ma con una conversazione (dalle 18) con Franco Masotti, direttore artistico del Ravenna Festival. Attraverso materiali sonori e filmati rari trasporterà i presenti nel periodo più “eroico” della musica sperimentale americana. E in particolare parlerà di due compositori radicali: Harry Partch – ideatore di una incredibile famiglia di strumenti, rigorosamente microtonali, per l’esecuzione delle sue musiche Due foto di Ariele Monti “corporali” – e Conlon Nandell’Area Sismica: a carrow, che per far sì che il sinistra Otomo Yoshihide, suo lavoro di estrema complesdi cui parla nei suoi sità ritmica e apparentemente “consigli d’autore” qui a ineseguibile, potesse essere fianco; a destra Joelle udito, “truccò” due vecchie Leandre, attesa all’Area pianole Ampico. Sismica il 14 aprile All’Area Sismica i concerti tornano il 14 aprile (ore 18) con un vero duo delle meraviglie, composto da due figure storiche della musica del presente come Joelle Leandre e Pascal Contet. Léandre è una contrabbassista, compositrice e improvvisatrice francese; ha lavorato con Morton Feldman, John Cage e Giacinto Scelsi oltre che con i più grandi nomi del jazz e dell’improvvisazione. Anche la carriera musicale del fisarmonicista Pascal Contet è contraddistinta da collaborazioni sorprendenti e non convenzionali, che si tratti di musica classica, contemporanea o improvvisata. Infine, il 28 aprile (sempre alle 18) torna all’Area Sismica Rohan De Saram “considerato il violoncellista più importante della nostra epoca” – si legge nella cartella stampa – questa volta con un programma musicale (con anche prime assolute italiane e mondiali) condiviso con un violoncellista italiano di grande valore, il torinese Claudio Pasceri. Nato a Sheffield da genitori cingalesi, De Saram ha debuttato nel 1960 alla Carnegie Hall con la New York Philharmonic Orchestra, è conosciuto soprattutto come esecutore del repertorio contemporaneo e come membro (dal 1979 al 2005) dell’Arditti Quartet.

AVANGUARDIA/2 Al Cisim torna il Brunch Festival della domenica pomeriggio Torna al Cisim di Lido Adriano il Brunch Festival, rassegna di musica sperimentale inaugurata in marzo. Il prossimo appuntamento è per domenica 14 aprile, dalle 15 alle 19. Sul palco i francesi Sister Iodine con il loro noise-rock portato all’estremo, e gli Interlingua (foto), duo lombardo formato dal compositore e ricercatore della dinamica dell’ascolto Francesco Venturi e dal sound artist Francesco Fonassi, tra canti arcaici, sintesi modulare, riverberi e percussioni processate in analogico. A completare il pomeriggio tre nomi romangoli: Mondoriviera (progetto parallelo di Lorenzo Camera di Ponzio Pilates e Manuel Pistacchio, vedi intervista nella pagina a fianco), sorta di colonna sonora per videogame con visual colorati e strani, e i ravennati Eth.no.phonia e Franck Viderot (dj creativo).


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l’intervista

UN DISCO AL MESE

Lasciamoci andare all’improvvisazione di Bruno Dorella *

Manuel Pistacchio, il pop come senso di precarietà Il trio di Bellaria Igea Marina ha debuttato con un disco acclamato dalla critica che unisce canzone d’autore e ricerca Non è il nuovo cantautore itpop dal nome stravagante, ma un giovanissimo trio di Bellaria Igea Marina che sta facendo parlare la critica con un album d’esordio in grado di unire canzone d’autore e ricerca sonora. Loro sono i Manuel Pistacchio e Di primo mattino è uscito lo scorso febbraio, prodotto da Francesco Giampaoli (Sacri Cuori, Classica Orchestra Afrobeat) per l'etichetta Brutture Moderne di Ravenna. Il 5 aprile lo presenteranno al rock pub di Lido di Pomposa. Partiamo proprio dal nome, chi è Manuel Pistacchio? «Un personaggio di fantasia. Il nome fu attribuito a Diego (Pasini, il cantante e chitarrista 26enne della band, ndr) per caso una sera, tre anni fa, da uno strano personaggio inebriato. C’è voluto poi del tempo per decidere di ufficializzare questo nome. Più che un personaggio è infatti per noi un flusso che trasversalmente ha dato vita e forma a tutto l’album. Tuttora è in continua evoluzione, o se vogliamo crescita». Dei ventenni che fanno un pop lo-fi in un certo senso anni novanta... Come vi è venuto in mente di suonare così in “bassa risoluzione”? «L’obiettivo era contestualizzare dei brani pop cantautoriali, nati chitarra e voce, in una scena più stravangante, quasi onirica. L’arrangiamento è dettato dall’esigenza di dare un taglio più caratteristico possibile e particolare a ogni canzone». Mantenendo comunque ben evidente la melodia... «L'idea di base delle registrazioni, curate tutte da Lorenzo (Camera, classe 1998 e già protagonista con i concittadini Ponzio Pilates, qui affiancato anche dal fratello Matteo al basso, che completa il trio, ndr) compresi gli arrangiamenti in home recording, è di intrecciare musica e parole più che su un livello melodico e ritmico, su di un piano evocativo. Quello che cerchiamo di trasmettere, con i nostri mezzi, è il senso di precarietà che viviamo. La rabbia che ne deriva è caricata anche dalla consapevolezza di vivere in un contesto di omologazione e strumentalizzazione artistico-musicale con un conseguente affievolimento dell’attenzione e dell’ascolto». Perché Di primo mattino, e come nascono i testi? «Di primo mattino prende spunto da una poesia di Roby Puma, artista e performer di Bellaria Igea Marina che per noi fu fonte di ispirazione per la sua creatività fanciullesca e anarchica. I testi sono stati scritti da Diego in vari momenti della vita e riguardano situazioni e pensieri personali rapportati a un contesto piu generale e se vogliamo sociale. Ma non ci sono riferimenti espliciti, la scrittura é spesso impulsiva e con la finalità di esorcizzare uno stato d'animo rabbioso o di manifestare un pensiero maturato a seguito di un’esperienza di vita». Che tipo di collaborazione avete con i vostri concittadini Ponzio Pilates, altro piccolo gruppo capace di far parlare di sé anche fuori dalla Romagna? «I Ponzio Pilates hanno supportato il progetto a livello umano e musicale: Dimitri Reali ha registrato la batteria di “Nessuno era Ulisse”, qualche pezzo ritmico di “Amore alla vita” e la parte finale ritmica de “Il treno 3”. Paolo Baldini ci supporta e ha organizzato anche la serata al Moog di Ravenna (dove è stato presentato il disco in marzo, ndr), “Ginardo” ci porta gente e ci ha prestato anche il generatore per il video». Diego, quali dischi credi ti abbiano influenzato durante la lavorazione dell’album? «Vivadixiesubmarinetransmissionplot degli Sparklehorse, Fetus di Battiato (entrambi ben “visibili” nel disco, ndr), il Black album dei Metallica, Tropical Dandy di Haruomi Hosono e l’omonimo degli Yellow Magic Orchestra». Luca Manservisi

John Butcher & Rhodri Davies - “Drunk On Dreams” (2019) Non ho affrontato spesso il tema dell’improvvisazione in questa rubrica. Eppure si tratta della forma più spontanea e ancestrale di relazione fra strumenti e musicisti. Per sua natura tende ad andare in luoghi meno banali rispetto alla musica popolare. Si improvvisa anche per stupire se stessi, oltre che l'eventuale pubblico. In un tempo di impoverimento intellettuale come quello che viviamo, questo aspetto viene visto come un difetto da cui stare alla larga, per evitare la temutissima pesantezza e rifugiarsi nella comfort zone della banalità. Che peccato. Che spreco di bellezza e di poesia. Io provo a consigliarvi un disco di musica improvvisata che potete decidere di ascoltare (ed è già tanta roba) o di guardare (ed è estasi). Perché France Musique ha un programma fantastico che si chiama “A L'Improviste”, tutto dedicato alla crema dell'improvvisazione contemporanea, le cui performance potete ammirare anche in video. Compresa questa di John Butcher (sax) e Rhodri Davies (arpa), risalente al 2015 e oggi disponibile anche in Cd ed Lp. Vale la pena ascoltarla su supporto, lasciarsi stupire dalla gamma dei suoni e dall'interplay dei due, ma poi vale anche la pena riascoltarla, anzi rivederla (su www.francemusique.fr) e guardare com'è andata, ammirare le possibilità infinite dei linguaggi che la musica può parlare in 47 minuti di libertà. E già che siete sul sito, sarebbe bene approfittarne e dare un'occhiata anche ad altre sessioni, la qualità media è notevole. Io scelgo questa, oltre che per la quasi anacronistica scelta di fare uscire su disco una performance (per quanto eccellente) già disponibile online, anche per la tipologia dei due personaggi, di quelle a me molto care. John Butcher nasce come fisico, per poi appassionarsi al jazz e quindi all'improvvisazione radicale. Rhodri Davies è un astro dell'arpa contemporanea, destinatario di molte partiture di compositori odierni (da Eliane Radigue a Phill Niblock), ma anche noto per le sue installazioni, in cui ha talvolta anche bruciato, distrutto o smembrato alcune arpe. Non vi incuriosisce? Dai. Viviamo in un'epoca fortunata, abbiamo accesso a quello che vogliamo, gratis o a pagamento a seconda dei gusti e delle tasche. Non lasciamo che questo appiattisca il nostro encefalogramma. Osiamo. Esploriamo. Cerchiamo di capire, non solo di evadere. Da cosa, poi?

* Batterista di Bachi Da Pietra e OvO, chitarrista di Ronin e Tiresia, factotum come Jack Cannon, membro della Byzantium Experimental Orchestra, del GDG Modern Trio e dei Sigillum S, ex discografico, orgoglioso ravennate d'adozione.

«Vogliamo trasmettere la nostra rabbia contro l’omologazione della musica di oggi»

Piccola ristorazione classica, vegetariana e soul food a Km 0 sabato 6 aprile Up To You

domenica 28 aprile dalle 18 alle 22.30

MORE & THE SILENT REVOLUTION

Aperitivo Poppettoso

sabato 13 aprile Free Entry/Up To You

by DJ

Vecchiette Assassine venerdì 3 maggio Ingresso 5 Euro

PEBBLES NIGHT live: THE LAST CAVEMEN

LITTLE VILLAINS

sabato 20 aprile Dj Set Black Dharma Night mercoledi 24 aprile dalle 22 alle 4 Dj Set Sugo

+ Aftershow Dj Set Dj Ursus

Trap, Funky, Rap, Reggae

venerdì 26 aprile dalle 19 alle 24 Aperitivo Lungo by Dj Fab Inizio concerti ore 22

+ ROYAL GUARD

sabato 4 maggio Free Entry Selezioni finali “Il Rock è tratto” Festival + Aftershow Dj Set Caligola by Blu Monique sabato 11 maggio Up To You

NIENTE + TRUE SLEEPER

Savignano sul Rubicone via Moroni, 92 Tel. 347.7864132


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non solo jazz CONCERTI A TEATRO Stefano Nanni presenta “Defective” Lunedì 29 aprile (alle 20.30) al teatro Diego Fabbri di Forlì Stefano Nanni presenta il suo disco d’esordio “Defective”. Il cesenate Nanni è pianista, compositore, arrangiatore, direttore di orchestra jazz, diplomato in pianoforte, direzione di coro e musica polifonica rinascimentale, in Arrangiamento e Orchestrazione Jazz. Nella sua carriera importante è stato il primo incontro con Vinicio Capossela del quale ha curato gli arrangiamenti di vari brani. Ha collaborato alla composizione della musica per le Olimpiadi invernali di Torino 2006 e nell'ambito del "Pavarotti & Friends".

Bartolini e Toni per il 25 aprile Al teatro di Gambettola il 25 aprile va in scena il recital “Promemoria”, spettacolo di teatro-canzone con Lorenzo Bartolini (voce) e Giacomo Toni (pianoforte e voce). Attraverso canzoni e poesie di alcuni dei migliori cantautori e poeti si intende riportare alla memoria gli avvenimenti che hanno sconvolto il 900.

RITMI Chitarra, voce, trombe e percussioni: gli spagnoli Ominira a Gambettola Il 6 aprile (dalle 22) al Treesessanta di Gambettola concerto degli Ominira, da Barcellona. Il loro album di debutto “Mama” (foto) è un viaggio sensitivo musicale attraverso un una giungla immaginaria di dub e beats afro, dove chitarra, voce, tromba e percussione coesistono in armonia. Ingresso 5 euro, riservato a soci Arci.

Fabrizio Bosso

Le trombe di Flavio Boltro e Fabrizio Bosso in tour per “Crossroads” E grande spazio alla musica sudamericana tra Fusignano, Russi e Gambettola Continuano i concerti della ventesima edizione di “Crossroads”, la rassegna itinerante di jazz e dintorni che si svolge in tutta la regione. Ecco gli appuntamenti di aprile, esclusivamente nelle tre province romagnole. Protagonista sarà uno degli artisti “residenti” del festival, il grande trombettista torinese Fabrizio Bosso, al teatro comunale di Russi il 18 aprile con l’esuberante Spiritual Trio e il giorno dopo con il suo Quartet a San Mauro Pascoli, nella rinnovata cornice di Villa Torlonia Parco Poesia Pascoli, che il 9 aprile ospita un altro grande interprete delle tromba come Flavio Boltro (col suo turbinoso BBB Trio). Il festival poi come sempre dà grande spazio alla musica su-

damericana, a partire dal 5 aprile, quando a Fusignano si esibiranno i Gaia Cuatro, quartetto per metà argentino e per metà giapponese, nel quale ognuno porta qualche eredità musicale dalla propria terra. E poi il Brasile, con il trascinante Bossarenova Trio della vocalist Paula Morelenbaum, aumentato dalla presenza del sassofonista Márcio Tubino (11 aprile, Gambettola, Teatro Comunale) e con il virtuoso del mandolino Hamilton de Holanda e il suo Trio Mundo, il 30 aprile al teatro comunale di Russi. Dove il 25 aprile si risalirà sino al Portogallo, il cui folclore si tinge di jazz con la cantante e chiarrista Luísa Sobral. Info e programma completo: www.crossroads-it.org.


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AGENDA CLASSICA

Gli archi di Lucerna arrivano all’Alighieri di Ravenna

Al Rossini di Lugo torna la WunderKammer Orchestra con il pianista Vincenzo Maletempo Venerdì 5 aprile ultimo appuntamento della stagione musicale del teatro Rossini di Lugo che ospita per la seconda volta quest’anno la pesarese Wunderkammer Orchestra che prosegue il progetto della riorchestrazione per ensemble dei cinque concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven, con la cadenza concertante di Lorenzo Pagliei. Solista Vincenzo Maletempo, grande pianista e musicista a 360 gradi, che – a differenza di altri paesi – in Italia non ha ancora ricevuto il giusto riconoscimento. Verranno poi eseguite le “Kinderszenen – sei poemetti sinfonici per ensemble”, composizioni divertentissime risultato di una sperimentazione avviata da Paolo Marzocchi e Sonia Peana al Mast di Bologna sull’immaginazione musicale dei bambini, che ha riscosso un grande successo. Completano il programma le Deutsche Tänze di Schubert e l’Ouverture op.26 “Die Hebriden” di Mendelssohn (in prima esecuzione).

Alla rassegna dell’associazione Mariani anche un viaggio tra le musiche del mondo

La “tiorba sola” a Bagnacavallo con Tiziano Bagnati Festival Strings Lucerne

Il Trio di Imola tra Mozart e Brahms

Uno sguardo retrò potrebbe essere la chiave di lettura dell’ottavo appuntamento della stagione (il 2 aprile) “Ravenna Musica” dell’associazione Mariani. La Festival Strings Lucerne porterà sul palco del teatro AliA Ravenna da segnalare anghieri le Antiche danze e arie per liuto, Suite n.3 di Ottorino che l’ultimo appuntamento Respighi e la Holberg Suite op.40, Suite in stile antico di Eddella rassegna Mikrokosmi, vard Hagerup Grieg. Racchiusi tra questi capolavori sala domenica mattina alle 11 alla sala Corelli del teatro ranno eseguiti dalla violinista Arabella Steinbacher i Alighieri. Il 7 aprile il Trio di due concerti n.4 K.218 e n.5 K.219 di Wolfgang Amadeus Imola (violino, violoncello e Mozart, mentre la guida dell’orchestra sarà affidata alla pianoforte) impegnato tra le bacchetta di Daniel Dodds. armonie di Mozart e Brahms. Non mancherà l’occasione di abbracciare la sperimentazione che sarà protagonista del penultimo appuntamento (26 aprile). Il sassofonista Marco Albonetti, il percussionista Dane Richeson e il quintetto d’archi Modern Strings saranno protagonisti di “Terra madre”, un viaggio sonoro che collegherà l’estremo oriente al lontano west non dimenticando di far tappa nel vecchio continente e nelle radici africane dell’umanità.

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Al Galli di Rimini un omaggio a Verdi A cura dell’associazione Mozart Domenica 14 aprile (dalle 17.30) al teatro Galli di Rimini è in programma il concerto-spettacolo Viva Verdi a Rimini, Aroldo ma non solo, omaggio alla figura di Giuseppe Verdi. Per questa produzione l’Associazione Mozart Italia mette in gioco la sua compagine artistica al completo: l’Orchestra da Camera di Rimini, diretta dal maestro Stefano Pecci (nella foto), i cantanti solisti dell’Accademia dell’Arcangelo (Elisa Gentili, Marco Mignani, Katalin Pribelszki e Caterina Tonini), insieme al maestro Gian Luca Pasolini, tenore riccionese di fama internazionale. Ad arricchire il concerto la presenza del Coro Lirico “Amintore Galli”, illustre e consolidata realtà del territorio, e il Coro di Voci Bianche della Scuola Secondaria di I grado “A. Marvelli”, diretto dalle docenti Maria Grazia Campanella e Caterina Tonini. Lo spettacolo sarà condotto da Maria Chiara Mazzi, musicologa e docente del Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro, per un viaggio di musica, parole e immagini che condurrà i presenti dentro l’opera del grande maestro, dalle arie più conosciute, fino a un Verdi più intimo e meno frequentato, passando per le intriganti connessioni, che legano l’opera del Cigno di Busseto alla città di Rimini. Regia di Della del Cherico. Trascrizioni musicali per orchestra d’archi sono a cura del maestro Ludovico Buonamano.

Il 10 aprile la terza edizione di “Bagnacavallo Classica – Libera la Musica” si chiuderà al teatro Goldoni con Tiziano Bagnati, collaboratore storico degli organizzatori della rassegna di Accademia Bizantina. In programma un concerto dedicato a uno strumento particoloare dal titolo “Caratteri e visioni: la tiorba sola”. Bagnati ha partecipato come solista e come continuista alla realizzazione di opere barocche allestite da enti lirici fra cui il Teatro alla Scala di Milano, il Comunale di Firenze, il Comunale di Treviso, La Fenice di Venezia, nonché dai maggiori teatri europei.

Due concerti di Pasqua con Paolo Olmi alla basilica di Sant’Apollinare in Classe Il maestro Paolo Olmi torna nella sua Ravenna alla guida della Young Musicians European Orchestra per due Concerti di Pasqua organizzati a Sant’Apollinare in Classe nell’ambito della rassegna “Capire la musica” di Emilia Romagna Concerti. L’appuntamento è per il 17 aprile con il Muenchener Bach-Chor, impegnato nel Requiem di Mozart, e il giorno dopo con la Passione secondo San Marco di Lorenzo Perosi, a cui prenderanno parte anche 120 cantori provenienti dal Coro Giovanile dell'Emilia-Romagna, dalla Corale Quadriclavio di Bologna e dalla Corale Vittore Veneziani di Ferrara oltre a un cast di solisti maschili tra cui il noto basso riminese Mirco Palazzi nel ruolo di Gesù.

All’Auditorium San Giacomo di Forlì i “Sette vizi capitali” secondo gli studenti Venerdì 26 aprile (ore 20.30) all’Auditorium San Giacomo di Forlì va in scena il concerto-spettacolo “La voce dei sette vizi capitali - Sette passi per cadere, una musica per salvarsi”, da un’idea musicale e scenica degli studenti del Liceo Artistico e Musicale Statale di Forlì, con la partecipazione straordinaria di Francesco Meli (tenore) e Serena Gamberoni (soprano).


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viaggo tra i teatri

L’antico Rossini di Lugo a uno snodo: «Abbiamo sempre puntato sulla formazione del pubblico» «Assurdo prediligere il “chilometro zero”, i talenti non crescono come ravanelli». Parla il direttore artistico Domenico Randi, alla vigilia della chiusura per i lavori di adeguamento anti-sismico: «Futuro incerto, dipenderà dalle elezioni»

Il teatro Rossini Sotto: Domenico Randi

Il teatro Rossini di Lugo è un piccolo gioiello, strappato dall’incuria del tempo nel 1986. La giunta guidata da Domenico Randi affidò i lavori di restauro a Pier Luigi Cervellati: da allora le attività del teatro, curate dall'omonima Fondazione, non si sono più interrotte. Almeno fino al prossimo giugno, quando il Rossini chiuderà i battenti per almeno sei mesi, per un necessario adeguamento anti-sismico.Il problema, però, è la riapertura. Perché oggi la calma di questa città si increspa per le incognite della scena politica nazionale. A

Lugo le elezioni europee coincideranno con quelle comunali, e il futuro del Rossini, come probabilmente quello del paese, dipende dai risultati di questo spoglio. Per vederci più chiaro ne ho parlato con Randi, l'ex sindaco. Due lauree in tasca, lughese classe '50, dal 2015 Randi è il direttore artistico del teatro, vice-presidente della Fondazione. Il teatro Rossini è uno dei più antichi della regione. Questo primato è dovuto a una speciale attenzione del pubblico?

Colazioni, pranzi, aperitivi

«La prosa, a Lugo, ha una lunga tradizione. Prima della riapertura del teatro le stagioni si facevano nel cinema cittadino; tuttora la stagione conta ben mille abbonati. La musica, invece, ha un pubblico diverso, più contenuto. Anche perché questo teatro difficilmente riesce a ospitare allestimenti di opere otto-novecentesche. Al contrario, è un teatro adattissimo per quelle sei-settecentesche. Quando fu riaperto si decise di puntare su questo repertorio, all'epoca poco frequentato». Da qui nasce l'esperienza del festival di musica barocca “Purtimiro”, nato del 2016, il cui futuro è più che mai incerto. Cosa sta succedendo? «Partiamo dai dati oggettivi: il Comune ha deciso, in accordo con la Fondazione, di effettuare interventi di adeguamento anti-sismico della struttura, avendo ottenuto dalla Regione un finanziamento cospicuo. I lavori, indispensabili, riguarderanno soprattutto l'esterno. Verranno curati dagli uffici tecnici del Comune e inizieranno ai primi di giugno». Durata prevista dei lavori? «La struttura è molto delicata. Il crono-programma ha indicato sei mesi come tempo sufficiente, ma con molti punti interrogativi. Anche per questo si è deciso di ridimensionare il bilancio della Fondazione, in modo coerente con l'interruzione forzata dell'attività del teatro. Perciò l'edizione 2019 di “Purtimiro” salterà». E le altre stagioni? «Nella migliore delle ipotesi ci sarà uno slittamento di tutte le altre stagioni. Ma potrebbe anche trattarsi di qualcosa di più duraturo se il Comune, nel frattempo, non deciderà di integrare i finanziamenti. La stagione di un teatro si programma con grande anticipo, quasi un anno. Non si può immaginare che, in poche settimane dopo l'integrazione dei finanziamenti, il teatro riprenda immediatamente la sua attività. Dipende dal momento in cui verrà presa una decisione, altrimenti c'è il rischio concreto di saltare un'intera stagione». Immagino stia alludendo all'incertezza dovuta al cambio di giunta a fine maggio. Cosa si aspetta lei? «A Lugo la questione cultura e teatro è diventata terreno di scontro politico. Lo è stata negli anni scorsi e a maggior ragione adesso, in odore di elezioni. Oggi l'ipotesi su cui molti scommettono è la rielezione di Ranalli. Ma a Imola non è andata così. Siamo in una situazione politica più confusa: a Lugo non si è capito se i 5 Stelle presenteranno una lista. La destra ha candidato Davide Solaroli, un giovane che non conosco. A seconda di come andranno le elezioni si presenteranno scenari diversi. Nessuno, credo, deciderà di chiudere il teatro e di far morire la Fondazione. Ma immagino che all'interno di entrambi gli schieramenti ci siano posizioni diverse. Anche nell’ambito della sinistra. Dopo il 26 maggio sapremo di che morte morire». Il centrodestra destra ha criticato la giunta per i fondi stanziati per teatro e spettacolo? «Sì, e in modo molto aperto e duro, sostenendo che

«Se il teatro diventa uno strumento di cattura del consenso è la fine»

Piazza Mazzini, 35

LUGO

LOGGE DEL PAVAGLIONE


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IN SCENA/2 La cena della belve chiude la prosa di Lugo

KAFKA SULLA SPIAGGIA DIVENTA DANZA Al Rossini di Lugo giovedì 18 aprile alle 20.30 la compagnia Dacru porta in scena il balletto Kafka sulla spiaggia, liberamente tratto dall’omonima opera di Murakami Haruki su coreografie e ricerca musicale di Marisa Ragazzo e Omid Ighani. Contaminazione tra hip hop theatre, danza contemporanea, house, jazz rock e breaking. Kafka sulla spiaggia è la trasposizione danzata del geniale viaggio visionario e incantato dove si susseguono personaggi e rivelazioni senza mai giungere al cuore più profondo della storia, che resta segreto e inattingibile.

questo investimento non ha dato i risultati sperati». Il pericolo concreto è che dopo i lavori, qualora non venissero integrati i fondi, “Purtimiro” potrebbe saltare per sempre. «È il primo candidato. Le critiche fatte, da destra e da sinistra, sono più di tipo ragionieristico che di tipo politico: ci si limita a mettere a confronto i costi con le entrate. Ma bisogna inserire tutto in un contesto più ampio. “Purtimiro” nasce con l'ambizione di parlare a un pubblico europeo. Si tratta di un festival unico in Italia, con

Dal 12 al 14 aprile il Centro d’Arte contemporanea Teatro Carcano/Ginevra Media Prduction Srl porta in scena, come ultimo appuntamento della stagione di prosa del Rossini di Lugo, La Cena delle belve, elaborazione drammaturgica di Julien Sibre, versione italiana di Vincenzo Cerami. Il pluripremiato spettacolo teatrale francese Le Repas des fauves, tra i maggiori successi delle ultime stagioni parigine e coronato ai Molières 2011 come migliore spettacolo, arriva anche in Italia. La vicenda presenta la storia di sette amici che, nell’Italia del 1943 durante l’occupazione tedesca. Il testo alterna momenti di alta tensione a momenti di divertimento; lo humor nero impreziosisce l’opera, tanto l’assurdità crudele di una tale scelta possa spesso prestarsi al sorriso.

una deliberata scelta di qualità assoluta. Ma se un festival come questo vuole raggiungere il suo pubblico potenziale deve essere promosso con almeno due anni di anticipo e occorre dare una garanzia di continuità. Noi invece abbiamo sempre avuto la certezza delle risorse finanziare solo tre mesi prima dell'inizio del festival». Troppo poco tempo... «Bisogna conoscere queste cose, che non mi hanno mai chiesto, per dare un giudizio fondato. “Purtimiro” non può essere promosso in Europa in tre mesi: è inim-

Il Parkinson è una delle malattie neurodegenerative più frequenti nel mondo. Dati recenti indicano che il numero di pazienti è triplicato negli ultimi trent’anni specie in nazioni come l’Italia con un’aspettativa di vita molto lunga ed ora siamo vicini ad un caso su cento persone. La terapia attuale riesce a compensare bene i pazienti nei primi 5-10 anni, poi subentrano fenomeni di fluttuazione sui sintomi che abbassano di molto la qualità di vita dei pazienti. L’Associazione Italiana Parkinsoniani e la Fon-

maginabile. È vero, il pubblico da fuori non è stato tanto: ma se si continua a lavorare così non arriverà mai. Il secondo punto è che il festival è ancora giovane, deve avere il tempo di consolidarsi e farsi conoscere. Pretendere che dopo tre edizioni sia già diventato un evento mondiale è un modo strano di ragionare». “Purtimiro” rischia di rimanere un'esperienza di pura strategia di politica culturale, nato per dare lustro a una giunta per la sola durata del suo mandato? «Sarebbe davvero malinconico. Devo continuare a credere che non sia così. Se il teatro diventa uno strumento di cattura del consenso è la fine». Cosa intende? «Il Rossini è gestito da una Fondazione pubblica. Fin dall'origine si è puntato alla formazione del pubblico. Non si è mai scelto di fare le cose facili; si è sempre prediletto un panorama ampio, selezionato con cura. Se si abbandona questa visione, si corrono rischi che non so quanto siano presenti ai nostri candidati». Quali? «Vedo tentazioni diverse, come ad esempio fare le cose che “piacciono” o prediligere la cultura a chilometro zero – come se i talenti artistici nascessero come ravanelli. Essere lughesi non è una garanzia di qualità. C'è poi il pericolo di una gestione corporativa del teatro, ovvero affidarlo a chi lo fa di mestiere. Ma il loro punto di vista è privato, mette al primo posto il reddito; nel rapporto con altri gruppi dà preferenza a chi può garantire un tornaconto. Queste tentazioni possono portare, in modo strisciante, alla morte di un teatro». Iacopo Gardelli

dazione Grigioni per il Morbo di Parkinson rappresentano un esempio di eccellenza nella collaborazione pubblico e privato no-profit. Finalmente le grandi casistiche dei maggiori centri italiani sono valorizzate da risorse per la ricerca di qualità. Sono nate in questi anni banche genetiche e di tessuti, enormi banche dati che stanno producendo risultati di grande rilevanza e pongono le basi per arrivare presto a sconfiggere la malattia. Info: 0266713111 aip@fondazioneparkinson.com - www.parkinson.it


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ELSEWHERE Il 6 aprile al Petrella di Longiano va in scena ELSEWHERE Birds flocking n.3, ideazione di Daniele Albanese – con Daniele Albanese e Eva Karczag, musica originale di Luca Nasciuti.

COMBATTIMENTO Agli Atti di Rimini il 4 aprile va in scena Combattimento, concept coreografico e regia di Claudia Sorace – con Annamaria Ajmone, Sara Leghissa, drammaturgia e suono di Riccardo Fazi, produzione Muta Imago.

INVISIBILE PIECE

KUDOKU

Al sociale di Novafeltria lo spettacolo Invisible Piece, di e con Cristina Kristal Rizzo – ispirato alla Morte del Cigno di Saint-Saens/Anna Pavlova. In scena il 7 aprile.

Agli Atti di Rimini, l’11 aprile, in scena il dittico danza a solo Kudoku, coreografia di Daniele Ninnarello.

CELESTE All’Arboreto, teatro dimora di Mondaino, il 13 aprile è in programma Celeste - appunti per natura, solo danzato di Raffaella Giordano.

MEDITERRANEA Il 5 aprile al Bonci di Cesena Mediterranea su coreografia di Mauro Bigonzetti, musiche di W. A. Mozart, G. Ligeti, G. P. da Palestrina e musiche delle culture del Mediterraneo.

DANZA/2 Aterballetto tra Bach e Shakespeare a Ravenna e Cesena

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Ultima tappa del cartellone di danza del teatro Alighieri di Ravenna è Bach Project di Aterballetto, in scena il 6 e 7 aprile, che combina sotto il segno del compositore tedesco “Domus Aurea”, la nuova creazione di Diego Tortelli con musiche live, e “Sarabande”, firmata nel 1990 da Jiří Kylia’n, fondatore del Nederlands Dans Theater III. E sempre firmato Aterballetto, ma con la coreografia di Giuseppe Spota e le musiche originali Giuliano Sangiorgi è lo spettacolo Tempesta, in scena il 26 aprile al Bonci di Cesena, per sedici danzatori. La Tempesta è un mito letterario, è una specie di favola magica che conclude la carriera di Shakespeare in maniera del tutto originale e misteriosa. Una “Tempesta” in danza, dunque, composta da dieci quadri, oltre al Prologo e all’Epilogo, interpretano con un taglio contemporaneo la traccia della narrazione originale.


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cotignola

RAVENNA/1 Anagoor porta in scena Magnificat, da Alda Merini Magnificat è lo spettacolo portato in scena al Rasi di Ravenna il 6 aprile dalla compagnia Anagoor. Una donna incendiata dalla poesia come Alda Merini scrive un componimento su Maria, la madre di Gesù, aprendo un nuovo varco nell’immagine di colei che «ha portato i coltelli della sapienza in grembo». La vede fanciulla, adolescente, madre. Questa Maria con voce delicata viene presa per mano dal teatro e vi cammina come sul confine labile tra umano e divino, senza biografismi, né agiografia, in un dialogo narrativo modulato dalla grazia.

RITRATTO DI DONNA ARABA (E UOMO EUROPEO) Al Binario di Cotignola, una donna e un uomo di culture differenti sono protagonisti dell’ultimo appuntamento in programma venerdì 5 aprile alle 21. Un europeo in una città del Nord Africa incontra una giovane donna. Sembra volerla amare ma lei rifiuta il ruolo di preda. Un finale ambiguo lascia sospeso il giudizio. Ritratto di donna araba che guarda il mare, di Davide Carnevali che si è aggiudicato il Premio Riccione per il teatro, è un testo fortemente allegorico, una riflessione non scontata su migrazione e scontri tra culture.

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RAVENNA/2 Un’opera in musica sulla Katër i Radës, da un testo di Alessandro Leogrande Alle 20.30 dell’8 aprile al Teatro Alighieri di Ravenna va in scena lo spettacolo dei Cantieri Teatrali Koreja Katër i radës. Il naufragio, di Alessandro Leogrande È il tentativo, attraverso un’opera in musica, di liberare l’universo umano di chi è andato incontro a una delle tante tragedie del Mediterraneo: quella di una piccola motovedetta albanese, stracarica di uomini, donne e bambini, affondata nel marzo del 1997 davanti alle coste italiane. Vi si affollano i sommersi e i salvati, chi è sopravvissuto e chi è scomparso, le loro voci, i loro pensieri, e soprattutto il loro viaggio verso il buio, pieno di grandi ansie e piccoli desideri, sogni e paure, digressioni, apparizioni, improvvise rammemorazioni. Il libretto è stato scritto da un giornalista d’inchiesta, Alessandro Leogrande, alla cui memoria la giornata sarà dedicata, anche attraverso un momento di riflessione critica.

GAMBETTOLA Il magico cerchio di Prospero tratto da La tempesta di Shakespeare

TITO/GIULIO CESARE: UNA RIFLESSIONE SUL POTERE Dall’11 al 13 aprile al Bonci di Cesena va in scena Tito/Giulio Cesare, due riscritture originali da Shakespeare. Il Giulio Cesare e il Tito Andronico di Shakespeare, riscritti e diretti l’uno da Fabrizio Sinisi/Andrea De Rosa e l’altro da Michele Santeramo/Gabriele Russo – in un riallestimento pensato appositamente per la tournée – condividono identità, spazio scenico e un linguaggio potente e fortemente contemporaneo e, insieme, diventano due parti di una riflessione unitaria sul concetto di potere e sulle conseguenze del suo esercizio.

Al teatro comunale di Gambettola, il 6 aprile alle 21, il Teatro del Drago porta in scena il suo nuovo spettacolo di figura pensato non per bambini, ma per un pubblico di adulti e ragazzi. Liberamente tratto dalla Tempesta di Shakespeare, Il magico cerchio di Prospero è uno spettaclo onirico della storica compagnia ravennate.

Ristorante

Il Prato Dei Fiorentini CESENA/2 Una riscrittura de La ragione degli altri Il 7 aprile al Bonci di Cesena va in scena Per la ragione degli altri, Un tradimento di Pirandello nella riscrittura di Michele Di Giacomo (che ne è anche regista) e Riccardo Spagnulo di La ragione degli altri di Luigi Pirandello. Di Giacomo e Spagnulo riscrivono uno dei primi testi di Pirandello per raccontare la famiglia oggi e riflettere sui temi del teatro pirandelliano.

di Marino Fiorentini & C. sas

Locale a gestione famigliare, con paste di produzione propria, carni fresche di qualità, piadina romagnola e fritta con formaggi e salumi nostrani. Funghi e tartufo!

FORLÌ Il primo Cechov in scena con Il Mulino di Amleto Mercoledì 10 aprile il teatro Testori di Forlì vede in scena lo spettacolo Platonov, un modo come un altro per dire che la felicità è altrove tratto da Anton Cechov, uno spettacolo de Il Mulino di Amleto per la regia di Marco Lorenzi e con Michele Sinisi. Platonov è uno dei primi testi di Anton Cechov (lo scrisse ad appena venti anni) che anticipa, attraverso le vicende del suo protagonista e della società in “equilibrio precario” che lo circonda, i grandi temi dei suoi drammi della maturità.

APRILE APERTO VENERDÌ, SABATO, DOMENICA E GIORNI FESTIVI Via Cardello, 22 - Casola Valsenio (RA) - Tel. 333.8548936

www.ilpratodeifiorentini.it


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scene

aprile 2019

prosa

comico

IL SOLNESS DI IBSEN

QUATTRO VOCI PER RIDERE DEL QUOTIDIANO E “DELLA BASSA”

Umberto Orsini protagonista de Il costruttore Solness di Ibsen il 9 aprile al Comunale di Russi.

In scena ad aprile Geppi Cucciari, Vito, Maurizio Battista e Gabrielle Cirilli LA CLASSE OPERAIA IN PARADISO Al Masini di Faenza dal 4 al 6 aprile Lino Guanciale è protagonista de La classe operaia va in paradiso.

SI NOTA ALL’IMBRUNIRE Si nota all’imbrunire è lo spettacolo diretto da Lucia Calamaro con Silvia Orlando, al Tondelli di Riccione il 20 aprile.

DON CHISCIOTTE Alessio Boni è interprete e regista di Don Chisciotte, in scena all’Alighieri di Ravenna dal 12 al 14 aprile.

THELMA & LOUISE Il 12 aprile, al teatro della Regina di Cattolica va in scena Thelma e Louise con Angela Baraldi, Francesca Mazza e la pianista Rita Marcotulli.

Ancora tanti spettacoli di comico in giro per la Romagna. Il 4 aprile al Goldoni di Bagnacavallo arriva Geppi Cucciari (foto a sinistra) con il suo Perfetta, un monologo teatrale che racconta un mese di vita di una donna attraverso le quattro fasi del ciclo femminile. Il 6 aprile ci si sposta al Comunale di Cesenatico per le Storie della Bassa di Maurizio Garuti raccontate da Vito nel settimo e ultimo appuntamento di “Naufràgi - II anno”. Il 13 aprile è la volta invece di Maurizio Battista in scena al Carisport di Cesena con una comicità incentrata sul nostro quotidiano. All’Alighieri di Ravenna arriva invece a recuperare la data Gabrielle Cirilli (foto a destra) il 29 aprile con il suo monologo Mi piaci! ispirato all’idea del “like” che oggi tanto condiziona le nostre vite.

teatro & musica

DICA 33! CON ZAP MANGUSTA E VITTORIO DE SCALZI DEI NEW TROLLS Dica 33! con Zap Mangusta e Vittorio De Scalzi è lo spettacolo in scena all’Astra di Bellaria Igea Marina domenica 7 aprile. Uno spettacolo sugli anni ‘60, un periodo rivoluzionario. La musica fu sintomo e agente dei profondi mutamenti che in quegli anni si registrarono a livello planetario e che modificarono radicalmente la società. Fu la musica a far salire i giri, facendo esplodere la febbre del cambiamento: a quella febbre lo spettacolo vuole dare una spiegazione. Dica 33! è dunque un’istantanea degli anni fondamentali della nostra storia e degli album che più l’hanno contagiata: da Sergeant Pepper a Woodstock, da Bob Dylan a Jimi Hendrix, da “Concertogrosso” a “Tutti morimmo a stento”. Zap Mangusta ha diretto in teatro attori del calibro di Walter Chiari ed Eros Pagni, è autore televisivo per Rai e Mediaset, attore, conduttore radiofonico e scrittore. Vittorio De Scalzi è un cantante polistrumentista e compositore italiano, conosciuto per aver fondato il gruppo musicale di rock progressivo dei New Trolls.


scene

aprile 2019

il festival

La quarta edizione di Ibrida a Forlì per le arti intermediali Performance live, video, concerti affiancando giovani talenti ad artisti già affermati

BAEDEKER

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Guida teatrale per spettatori nomadi

Aprile, il periodo migliore per un po’ di sano nomadismo di Iacopo Gardelli

Una scena da Si nota all’imbrunire, in cartellone a Riccione

«Le Arti Intermediali prevedono l’utilizzo di diversi media contemporaneamente, il video, l’installazione, la musica, la performance live, in un’ottica di ibridazione». Francesca Leoni e Davide Mastrangelo (nella foto), direttori artistici di “Ibrida - Festival delle Arti Intermediali”, suggeriscono l’oggetto della proposta culturale e artistica che dal 26 al 28 aprile (alla Fabbrica delle Candele dalle 20 alle 24) prenderà vita a Forlì, città che negli ultimi anni ha visto fiorire numerose iniziative afferenti al mondo delle arti contemporanee, con appuntamento anche il 5 e il 13 aprile a Palazzo Romagnoli. «Ibrida nasce nel 2015 allo scopo di indagare e divulgare le produzioni e le ricerche recenti nell’ambito dell’audiovisivo sperimentale, accogliendo in maniera del tutto naturale al suo interno anche la performance art e la musica elettronica abbinata alla sperimentazione video», continuano gli ideatori della manifestazione organizzata dalla Vertov Project con il contributo critico di Piero Deggiovanni, docente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Uno dei principi base di Ibrida è affiancare i lavori di artisti affermati a quelli di nuovi talenti. Giunti alla quarta edizione, la direzione artistica del festival ha deciso di creare uno spazio dedicato a un grande nome della scena contemporanea. Per il 2019 la scelta è ricaduta su Melanie Smith, artista inglese che lavora a livello internazionale sia nell’ambito del video che in quello delle istallazioni. Verrà proposta la sua Parres Trilogy, già presentata al MoMA di New York, alla Tate di Londra e al Museo di Arte Contemporanea di Barcellona. Nella sala spettacolo si alterneranno performance live e concerti di musica elettronica. In arrivo il danzatore e coreografo Jacopo Jenna, Francesca Fini, Basmati Film, Luca Maria Baldini con la sonorizzazione contemporanea de L’uomo meccanico di André Deed, film muto del 1921 e Okapi, con un tributo al genio di Bruno Munari. In calendario, inoltre, tavole rotonde con ospiti internazionali sulla Post Internet Art e sul potere del corpo femminile nella sperimentazione audiovisiva contemporanea, presentazioni di libri, video installazioni e inusuali esperienze individuali di realtà virtuale. E, ovviamente, le opere di tanti video artisti nazionali ed internazionali.

Se c'è un mese adatto per esercitare un po' di sano nomadismo teatrale in Romagna, questo è aprile. Le giornate si fanno più calde, ma l'afa ancora non intontisce; le campagne rallegrano il viaggio col rosa e col bianco dei peschi, dei susini, dei ciliegi; di notte, senza nebbia, si possono addirittura evitare le buche delle statali. Una pacchia. Bisogna approfittare degli ultimi colpi di coda dei cartelloni prima dell'arrivo dell'estate e dei festival; e quest'anno aprile offre appuntamenti particolarmente interessanti. Andiamo con ordine e partiamo dal teatro Binario di Cotignola che a sorpresa, il 5 aprile, ospita Ritratto di donna araba che guarda il mare, un testo ormai datato del giovane Davide Carnevali (classe '81), con cui si aggiudicò il premio Riccione nel 2013. Siamo in piena drammaturgia contemporanea: non si disdegnano gli intrecci complessi e la riflessione sul diverso, innestate sulla narrazione di un incontro fra un uomo europeo e una donna araba in un'imprecisata città del Nordafrica. Questa produzione, firmata dai milanesi di LAB121 e diretta da Claudio Autelli, ha debuttato nel 2016 e ha raccolto i consensi della critica. In scena, tra gli altri, anche un attore ormai rodato come il cesenate Michele Di Giacomo. Passano ventiquattr'ore e al Rasi di Ravenna, il 6 aprile, approda per la prima volta uno dei gruppi più interessanti e premiati della nuova scena italiana, gli Anagoor di Castelfranco Veneto. Magnificat è una produzione “in minore” della compagnia, abituata a messe in scena complesse, e risale al 2010. Diretta da Simone Derai, Paola Dallan è sola in scena a confrontarsi con la poesia di Alda Merini. Al centro dello spettacolo uno degli ultimi lavori della poetessa milanese, ormai già approdata alla sua fase mistica, edito nel 2002 per Frassinelli e dedicato alla figura teologica di Maria. Al Bonci di Cesena, dall'11 al 14 aprile è in scena il progetto teatrale Tito/Giulio Cesare, ideato da Gabriele Russo e vincitore nel 2017 del premio dell'Associazione Nazionale Critici. Come si evince dal titolo, Shakespeare non è lontano. I due drammi classici del Bardo sono reinterpretati rispettivamente dalla drammaturgia di Michele Santeramo (che si era già confrontato con Shakespeare con l'ottimo Preamleto di qualche anno fa) e da quella di Fabrizio Sinisi, giovane dramaturgo cresciuto alla bottega di Lombardi-Tiezzi. Si riflette attorno al potere, al suo significato, alle sue implicazioni, al nesso che lo lega alla violenza (Tito Andronico è fra le tragedie più sanguinolente mai scritte). Ritorniamo a Ravenna, all'Alighieri, il 18 aprile, per Katër I Radës, opera firmata dalla compagnia salentina Koreja, commissionata nel 2014 dalla Biennale di Venezia. Uno spettacolo che si preannuncia particolarmente interessante, perché mescola talenti teatrali, musicali – come quello del compositore albanese Admir Shkurtaj, autore delle partiture – e letterari: il libretto è stato scritto dal compianto Alessandro Leogrande, che aveva dedicato alla vicenda un romanzo reportage, Il naufragio. Era il 28 marzo del 1997, governo Prodi: una motovedetta carica di albanesi in fuga dal loro paese, disastrato dall'anarchia e dalla crisi economica, veniva speronata dalla corvetta italiana Sibilla, nel tentativo di evitarne l'approdo sul suolo italiano. Risultato: 81 morti. Storia ben presto cancellata dalla memoria collettiva di questo paese, che portò alla condanna definitiva a due anni per il comandante italiano Fabrizio Laudadio. La storia della battaglia all'immigrazione ha radici profonde. Per finire, scendiamo verso il mare. Allo spazio Tondelli di Riccione, il 20 aprile è in scena la nuova produzione di Lucia Calamaro in collaborazione con Napoli Teatro Festival, Si nota all'imbrunire. Ancora una volta, la drammaturgia della Calamaro fa i conti con le solitudini contemporanee: un uomo vive da solo, in un paesino ormai spopolato, affetto da manie e patologie più o meno gravi, come ad esempio quella di non voler più camminare. Protagonista d'eccezione, Silvio Orlando, affiancato da attori già usi alla lingua nervosa della Calamaro, come Riccardo Goretti e Alice Redini.


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visioni

aprile 2018

l’intervista

A sinistra Liliana Avincola con Dino De Laurentiis; a destra Fiammetta Profili con Fellini e Delli Colli. Nella foto piccola: gli autori Raffaele Rago e Daniela Masciale a Cannes. Nella foto in basso: Resi Bruletti con G. Peck

Le «mitiche» segretarie dell’epoca d’oro del cinema italiano in un documentario Raffaele Rago, originario di Bagnacavallo, è uno degli autori di una pellicola che narra la storia di sei donne “nell’ombra” di grandi registi e produttori: «È un racconto emotivo, non solo per cinefili» “Mitiche” le chiamavano: sei donne si raccontano davanti alla cinepresa. Sei segretarie. Sei protagoniste di una delle più gloriose stagioni cinematografiche italiane. Un tuffo nel passato per raccontare cosa significava lavorare nel mondo del cinema quando le nostre pellicole facevano incetta di premi, da Venezia a Los Angeles, passando per Cannes. Un tuffo nella loro vita, dentro e fuori dal set, tra ricordi, rivelazioni e immagini inedite. Prodotto dalla World Video Production, Segretarie – Una vita per il Cinema è il titolo del documentario ideato da Daniela Masciale e diretto da Raffaele Rago che – appena uscito nelle sale, in tour promozionale e con l'augurio di arrivare presto in tv – sta facendo parlare molto (bene) di sé. Alla base di questo progetto c’è l'idea romantica di rivivere un periodo d’oro della nostra cultura, attraverso le voci di Cesarina Marchetti, Paola Quagliero, Liliana Avincola, Anna Maria Scafasci, Resi Bruletti e Fiammetta Profili, ovvero professioniste che hanno lavorato con grandi maestri come Fellini e Monicelli, grandi produttori come i fratelli De Laurentiis, Franco Cristaldi, Goffredo Lombardo e attori del calibro di Alberto Sordi e Vittorio Gassman. Ogni giorno li assistevano nelle loro battaglie, negli uffici affollati e festosi in cui si stava scrivevendo la storia del cinema. Donne che hanno dedicato la vita all'arte, ma che in pochissimi conoscono. “Una vita nell’ombra, ma quest’ombra era il posto più bello” afferma una di queste speciali signore, tutt’altro che subalterne. Rago e Masciale accendono una luce suoi loro bei volti ancora pieni di grinta. Classe 1964, romagnolo doc (nato a Bagnacavallo) e ora residente a Roma, regista e montatore, docente di tecnica e regia televisiva, non ci resta che fare due chiacchiere con uno degli autori: Raffaele Rago. Raffaele da dove nasce l'idea di raccogliere le testimonianze di queste donne?

«L'idea nasce dalla mia compagna, nonché co-autrice del documenatrio, Daniela Masciale. Lei ha iniziato la sua carriera cinematografica qui a Roma con Giuseppe Tornatore. Per entrare in contatto con lui conobbe Cesarina Marchetti e poi Paola Quagliero. Per due anni è stata la personal assistant di Tornatore, poi è passata ad altro, fa la producer. Comunque ogni tanto, parlando tra di noi, il nome di queste due signore saltava fuori e nel 2016 circa ci siam detti ma perché non fare un documentario su questa cosa. L'idea ha preso piede e nell'arco di due anni abbiamo dovuto convincere loro, rintracciare le altre, fare le interviste, raccogliere il materiale d'archivio...». Come ha preso forma il documentario? «Prima abbiamo contattato direttamente loro. Ci dissero “ma la nostra storia a chi vuoi che interessi?”. Abbiam faticato un po’ a convincerle, tra l’altro si era nel pieno periodo dello scandalo sulle aggressioni sessuali dei produttori hollywoodiani. Temevano che fossimo due giornalisti televisivi all'arrembaggio. Quando hanno capito che era una cosa seria, hanno accettato, si son lasciate andare e ci hanno dato i contatti di altre colleghe viventi. Va detto che una grossa mano viene da Tornatore, grande supporter morale dell’idea». Il punto, se non sbaglio, era quello di mettere in risalto la loro dedizione, la loro passione per il cinema... «Parlerei di doppia passione: la prima è quella proprio di essere donne. Voler lavorare, la voglia di essere indipendenti. Questo nel documentario si vede bene. Le prime hanno iniziato negli anni '40, dopo la guerra... erano le prime donne a lavorare e in un settore privilegiato, un settore prettamente, anche ora, maschile». Sembra anche una bella testimonianza di lavoro “nell'ombra”, come dice una di lo-

ro, ma non come sfruttate o sottomesse, ma in ruoli rispettati, fondamentali.. «Esatto. Una delle molle che hanno portato alla realizzazione del documentario - dopo il raccontare una storia che altrimenti sarebbe andata perduta inesorabilmente per ragioni naturali (tranne Profili, la più giovane, le protagoniste hanno tra i 77 e 90 anni, ndr) e quindi un valore di testimonianza – era indagare un po’ facendo domande “sociologiche”: come è possibile che nessuna segretaria avesse ambizioni? Voglio dire, nel mondo di oggi tutti vogliono visibilità, non ci si accontenta certo dell’ombra. Loro non capivano nemmeno la domanda. Erano più che felici. Nella carrellata finale del film dichiarano di essere soddisfatte e senza rimpianto. Loro, come raccontano, non erano al servizio, ma al fianco di uomini importanti. Era un tipo di rapporto lavorativo che forse non esiste più, un certo modo di fare cinema, la fedeltà di una vita, un rapporto tra collaboratori... Erano del resto uomini eccezionali, e loro erano donne eccezionali, a 90 anni sono ancora piene di energia. Il documentario funziona, commuove anche, perché c'è una sorta di nostalgia, anche per chi non l'ha vissuta, per i più giovani, nostalgia di un’Italia che non c'è più, una serietà, un modo... oggi è tutto più approssimativo, più superficiale». I racconti e gli aneddoti sono tanti, come avete scelto quali montare e quali scartare? «Abbiamo raccolto parecchie ore per ognuna, sicuramente abbiamo cercato di restituire un sentimento, il sentimento di un’epoca che è quella degli anni ’50, ’60, in parte anche ’70, tutto quello che andava in quella direzione, dall’anedotto drammatico a quello più frivolo. E poi, altra ragione, il repertorio: i loro racconti vengono evocati da immagini, film che citano. Una scelta obbligata dal materiale a disposizione». A quale archivi avete potuto accedere? «Abbiamo consultato gli archivi Titanus, gli archivi dell'Istituto Luce, quelli della Cineteca di Bologna, Rai Teche, Cinecittà... gli archivi fotografici personali delle protagoniste ovviamente. E abbiamo voluto fare un montaggio molto pop: ecco una parola chiave. È un film poco "storia del cinema", solo per cinefili puri. È un racconto emotivo per tutti.Siamo sbalorditi, e contenti, dall'accoglienza del pubblico e anche di critici importanti della stampa». Erika Baldini


visioni / 19

aprile 2019

il film

Il potente Cafarnao, tra i Dardenne e il neorealismo di Rossellini e De Sica Il meraviglioso lavoro di Nadine Labaki che racconta la storia di un ragazzo di strada nella Beirut di oggi, senza mai cedere al melodramma e alla facile denuncia sociale

Ad aprile è in uscita un film meraviglioso: dal Libano il bellissimo Cafarnao - caos e miracoli, Premio della Giuria a Cannes 2018, candidato agli Oscar come miglior film straniero, per la regia della bravissima Nadine Labaki, già autrice della comedy libanese Caramel e attrice protagonista anche in Il padre e lo straniero di Ricky Tognazzi. La Beirut dei giorni nostri, il caos: una metropoli con tutte le sue contraddizioni, con le sue zone di ombra e sottoproletariato, di miseria e criminalità. Il ragazzino Zain ha 12 anni, o almeno si presume, visto che i suoi genitori non l'avevano registrato alla nascita e non ricordano quando è nato. È un ragazzo di strada, già delinquente, già condannato al carcere. E dal carcere, un’altra udienza in tribunale. Ma davanti ai suoi genitori. Perché è Zain che li ha chiamati in giudizio davanti alla corte. E l’accusa che muove loro è di averlo concepito, fatto nascere e messo dentro questo mondo. Di averlo condannato a una vita infame e senza prospettive... E tutto il film racconta, nei flash-back del processo, la vita intensa di ragazzo di strada di Zain e le sue mille peripezie: nelle bande di strada di Beirut con altri ragazzini già tossicodipendenti; e il legame con Rahil, una ragazza etiope senza documenti che deve nascondere il figlio piccolo per timore di essere scoperta, espulsa dal paese e perdere il figlio... Film potente che non cede mai al melodramma e alla facile e scontata denuncia sociale pur nella regia perfetta e mai sopra le righe della Nadine Labaki, sempre misurata alla scena da raccontare e alle emozioni che vuole suscitare. In molti, a Cannes, in Cafarnao - caos e miracoli hanno visto l'influenza dei fratelli Dardenne, soprat-

CONTROCINEMA Esplorazioni atipiche dentro le nuove forme del cinema di Albert Bucci

Direttore artistico del Soundscreen Film Festival e consulente alla selezione del Ravenna Nightmare, è stato docente di Sceneggiatura alla Iulm di Milano, e produttore esecutivo di spot pubblicitari.

Una scena da Cafarnao, nelle sale ad aprile

tutto nell'essere un film politico che evita compiacimenti e facili soluzioni, che attraversa la peggio gioventù libanese con sobria consapevolezza, con un grande cast di attori non professionisti che la Labaki sa seguire e governare nella loro autentica sincerità. Ma io mi spingo un po' oltre e ripesco dalla memoria il neorealismo italiano di Rossellini e De Sica; il mondo è

questo e possiamo provare a cambiarlo, anche dentro il caos di una Beirut anno Zero in cui Zain deve muoversi come un novello Sciuscià – che in fondo i ragazzi sono uguali ovunque nel mondo, e le strade anche. Ma insieme al caos, come dice il titolo, ci sono i miracoli: sperando, sempre restando nel grande cinema italiano, in un Miracolo a Milano – ora a Beirut.


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aprile 2019

l’intervista

«Mi auguro che i musei del futuro siano templi storici e non divertimentifici» Storico dell’arte, soprintendente, ministro, allievo di Roberto Longhi: Antonio Paolucci ha diretto per dieci anni i Musei Vaticani e messo la firma su molti progetti di successo al complesso di San Domenico di Forlì di Linda Landi

Storico dell'arte, soprintendente, ministro: Antonio Paolucci è una di quelle figure d'intellettuale che ormai si incontra sempre più di rado. Signorile, acuto e lucido dopo aver veduto il susseguirsi di generazioni e fortune alterne nelle vicende del patrimonio culturale italiano, l’allievo del terribile e geniale Roberto Longhi cesella le parole con una profondità di sguardo che fa venire i brividi e risultare inadeguati parecchi livelli di discussione a cui siamo spesso malauguratamente abituati. Oltre al record di presenze registrato durante i dieci anni alla direzione ai Musei Vaticani (dal 2007 al 2016), la firma nelle più prestigiose pubblicazioni italiane ad argomento culturale e artistico – quello sfogo di “libertà dello storico dell'arte” ritagliato dai pressanti impegni di chi ha avuto l'onore e l'onere di gestire musei con indotti complessivi annui di milioni di visitatori - cittadinanze onorarie e medaglie d'oro, nel suo palmarés fa capolino una rosa di applauditi progetti che porta la sua firma (a partire dalla mostra su Marco Palmezzano) ai Musei di San Domenico di Forlì. Un suo punto di vista proprio sulla situazione forlivese, partendo dalla mostra Ottocento, ci ha portato a quella emiliano romagnola, fino a quella della Penisola. Professor Paolucci, la sua lunga carriera ha toccato tanti aspetti del fare cultura in Italia: tra lo storico dell'arte, il ministro, il soprintendente, il direttore, in quale ruolo si è sentito più realizzato e determinante? «Sono stato ministro pochi mesi, direttore dei Musei Vaticani per tanti anni, ma soprattutto mi sono sentito nei miei panni come soprintendente, come uomo dei mestieri artistici. Il restauro, il recupero, la catalogazione, letteralmente il “poter mettere le mani” nel patrimonio artistico sono le attività in cui mi sento più realizzato». Cosa ne pensa invece delle altre figure che operano oggi nel mondo dell'arte? Secondo lei oggi esistono intellettuali paragonabili ad esempio a Roberto Longhi, il suo maestro? «Nel 1964 fui il suo ultimo laureato. Longhi era un vero incantatore di serpenti, seduttivo e pericoloso. Se si usciva vivi da lui, poi non si aveva più paura di nulla. Il suo approccio tecnico all’opera d’arte come prodotto storico concretizzato, ma anche come fatto di poesia, tale da poter essere tradotto con le parole giuste, è stato un grande insegnamento per noi. Oggi non vedo purtroppo figure simili in Italia, quello fu un periodo speciale». E in merito al panorama regionale, che opinione ha? Oggi ci si riempie la bocca con l'espressione “grande mostra”: quali caratteristiche deve avere a suo parere un progetto che funziona e quali sono le realtà che, nel presente degli ultimi vent’anni, considera più felici in Emilia Romagna? «In una città come quella di Ferrara vedo la qualità dei progetti. Ferrara, così come Firenze, produce progetti dal carattere non preconfezionato, con una rigorosa e originale ricerca scientifica a monte, chiamando ogni volta i migliori specialisti che si sono dedicati ai temi da affrontare. A mio parere è questa la strada giusta da perseguire, ed è la stessa che abbiamo seguito a Forlì». Ci racconta da vicino il lavoro ai Musei di San Domenico? Un suo punto di vista sull'ultima mostra, Ottocento, ma anche sui progetti del passato? «Sono il custode storico della istituzione forlivese e sono stato anche curatore. I progetti realizzati a Forlì costituiscono una sorta di periplo della modernità: abbiamo visto Cagnacci, Piero della Francesca e il suo riemergere come mito per gli artisti del Novecento. Ma il nucleo fondamentale parte da Lega e arriva fino alle mostre Liberty, Art Déco – Gli anni ruggenti in Italia. Questa ultima mostra, Ottocento, in un certo senso precede e rias-

Antonio Paolucci. A destra il complesso dei Musei di San Domenico a Forlì

sorbe tutte le altre. Parla di arte al tempo in cui il Paese voleva darsi un'identità, parla di persuasione. Manzoni nell'Adelchi diceva: “un volgo disperso che nome non ha”. Ci sono i miti, l'orgoglio civico, le battaglie, il lavoro, le diverse classi sociali che cercano emancipazione, la fondazione di una coscienza unitaria. Insieme a Wildt e alle mostre che ho menzionato prima, con questo ultimo progetto Forlì costituisce un centro unico sulla modernità italiana». Come vede invece le eccellenze del futuro? Co-

me saranno i musei tra cinquant'anni secondo lei? «Da buon reazionario mi auguro che possano assomigliare al passato che abbiamo conosciuto, quello dell'identità patriottica. Il visitatore deve emozionarsi, commuoversi, sentirsi cittadino di una Patria. Dopo la Rivoluzione francese, il Louvre viene aperto con questo obiettivo: trasformare le plebi in cittadini, essere un grande tempio storico, non un divertimentificio che tradisce la sua vera natura».

A destra: Caravaggio, La Madonna dei Pellegrini, 1604-1606, olio su tela. Roma, Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio esposto alla mostra sul Cinquecento del 2017 ai Musei San Domenico di Forlì A sinistra: Tamara de Lempicka, “Saint-Moritz”, olio su tavola, 1929, Orléans, Musée des Beaux-Arts, esposto alla mostra del 2018 ai Musei San Domenico di Forlì sul Liberty


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ravenna CESENA Una mostra, un workshop e una passeggiata sonora a Corte Zavattini Per i “Cantieri Cristallino” fino al 28 aprile è in corso a Corte Zavattini 31, a Cesena, la mostra Germinal di Francesco Bocchini e Giovanna Caimmi a cura di Roberta Bertozzi. Il focus centrale dell’esposizione è rappresentato da imponenti strutture vegetali, l’installazione metallica Crocifissione Grunewald di Bocchini (nella foto) e una serie di carte di grandi dimensioni di Caimmi. Oltre alla mostra, sabato 13 e domenica 14 aprile si terrà il workshop di calcografia con Federico Guerri dal titolo “Città senza fine”. Sabato 28 aprile, inoltre passeggiata sonora “Soundwalk” con Emiliano Battistini.

Cento fotografie per raccontare mezzo secolo di “fallimenti” di Oliviero Toscani Inaugura il 14 aprile al Mar di Ravenna la mostra dedicata al fotografo Al Mar, Museo d'Arte della città di Ravenna, dal 14 aprile al 30 giugno sarà aperta la mostra di uno dei fotografi italiani più noti e discussi: “Oliviero Toscani. Più di 50 anni di magnifici fallimenti” a cura di Nicolas Ballario e con l’organizzazione di Arthemisia. Per la prima volta in un museo italiano una mostra che ripercorre la carriera del grande fotografo: oltre cento fotografie che mettono in scena la carriera di Oliviero Toscani attraverso le sue immagini più note. Toscani mediante la fotografia ha infatti fatto discutere il mondo su temi come il razzi-

smo, la pena di morte, l’Aids e la guerra. Tra i lavori in mostra il famoso “Bacio tra prete e suora” del 1991 (in foto), i “Tre Cuori White/Black/Yellow” del 1996, “No-Anorexia” del 2007 e decine di altri. Saranno esposti anche i lavori realizzati per il mondo della moda, che Oliviero Toscani ha contribuito a cambiare radicalmente: dalle celebri fotografie di Donna Jordan fino a quelle di Monica Bellucci, oltre ai ritratti di Mick Jagger, Lou Reed, Carmelo Bene, Federico Fellini e i più grandi protagonisti della cultura dagli anni '70 in poi.

FORLÌ Log Off quarto atto: la mostra di Crac all’oratorio di San Sebastiano a Forlì L’oratorio di San Sebastiano a Forlì ospiterà fino a domenica 7 aprile Log off #4 , mostra collettiva d’arte contemporanea e laboratori a cura di Crac - Centro in Romagna Ricerca Arte Contemporanea. «Il progetto nasce dalla constatazione dell’invadenza della comunicazione via internet nella nostra vita quotidiana - spiegano i curatori. - Come persone siamo sovraccaricate da miriadi di input che arrivano ogni giorno attraverso i media e soprattutto dai social media. In questa ulteriore edizione di Log Off, dopo i buoni riscontri di Fusignano, Lugo e Bagnacavallo, desideriamo nuovamente stimolare le persone a trovare tempi e modi per distaccarsi temporaneamente da ogni media e a ritrovare un contatto diretto e più empatico, uno spazio interiore e un più lento soffermarsi all’ascolto e alla visione». Opere di Alessia Agnoletti, Roberta Baldaro, Rosa Banzi, Silvio Canini, Antonio Caranti, C37 Onofri-Danesi + Gale, Collettivo Instabile Morelli Mazzesi, Linda De Luca, Fausto Ferri, Gianni Mazzesi, Maria Giovanna Morelli, Davide Sapigna.


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la recensione

Sul confine (superato) tra arti minori e maggiori: una mostra al Museo Nazionale In corso a Ravenna “Il mestiere delle arti” che presenta una serie di gioielli di grande attrazione

Paolo Staccioli, Guerriera, 2014-18 bronzo e refrattario

Orlando Orlandini Feeling 2001, abitogioiello; oro e brillanti

Paolo Staccioli Bambole, 2017 terraglia smaltata

L’idea che sostiene la mostra “Il mestiere delle arti. Se- d'anni a questa parte, agli abiti-gioielli di Orlandini, ai duzione e bellezza nella contemporaneità” - in corso al bracciali di Giovanni Corvaja. Si va quindi dalle produMuseo Nazionale di Ravenna e organizzata dal Polo Mu- zioni d’oreficeria più recenti di Angela De Nozza e Nini seale dell'Emilia Romagna - parte da un tema dibattuto Santoro alla presentazione di alcuni gioielli degli anni con ricorrenza nel tempo, ovvero il rapporto fra le arti ’70 e ’80 di Gigi Guadagnucci, ampliando il concetto di maggiori - pittura e scultura nel caso di questa esposizio- preziosità a materiali sintetici come le resine utilizzate da ne - e le cosiddette arti minori, relegate in alcune epoche Angela Caputi, a perline di murano e cristalli di Boemia pura produzione artigianale. Il '900 ha rivoluzionato del con cui Ornella Aprosio realizza le spille e le borsette deltutto la percezione degli oggetti d'arte almeno dall'epoca la propria linea. I gioielli, come si diceva, sono esposti in mezzo a dipinArt Nouveau e dal Decò, non a caso derivato dall'aggettivo Décoratif: già più di 100 anni fa gli artisti hanno me- ti, ceramiche, sculture in modo da ricercare un dialogo scolato le carte dedicandosi senza scale valoriali anche al sulla libertà espressiva dei materiali e sulle loro possibidesign di abiti, gioielli, vasi e posate. Questa linea è stata lità di trasformazione. La scelta dei dipinti e delle scultuproseguita con successo dal Bauhaus che, superando l'idea ormai anziana di arte totale, ha stabilito alcuni criteri oggi fuori discussione. Fra questi è che la richiesta di mercato moderno non fa differenze fra arti maggiori e minori, che gli oggetti di lusso hanno bisogno di un quid di creatività garantita solo da designer professionisti, spesso di veri e propri artisti. Con difficoltà quindi potremmo dichiarare artigianale la progettazione che nel corso del '900 ad oggi ha esplorato i confini fra arte e design, un'idea su cui convengono in catalogo anche i curatori della mostra di Ravenna, Ornella Casazza ed Emanuela Fiori con la collaborazione di Maria Anna Di Pede e Laura Felici. Suddivisa per materiali ma presentata in mostra con una serie di rimandi di allestimento fra oggetti diversi, l’esposizione al Museo nazionale presenta una serie di gioielli di grande atPietro Cascella, Igor Mitoraj trazione: dalle collane e anelli in oro, La casa più bella, metà Moonlight, 1999 argento e diamanti di Daniela e Maranni ’90, marmo vetro, bronzo zia Banci, realizzate da una decina

re in mostra non è legata ad altro criterio se non quello della corrispondenza visiva: gli artisti presenti appartengono per la maggior parte alla generazione nata fra gli anni '40 e '50, alcuni di essi sono collegati alla Toscana per nascita, attività o legami di vita, altri sono attivi in campo scultoreo, pittorico e contemporaneamente nella progettazione di gioielli come il fiorentino Stefano Alinari di Firenze, che espone gioielli e alcune sculture in bronzo, o l'ormai scomparso Igor Mitoraj, in mostra con una scultura ed un anello, o come Sophia Vari che si dedica alla realizzazione di sculture, dipinti e gioielli. Ci sono nomi meno noti al pubblico – l'artista ceco Ivan Theimer, presente con alcuni dipinti e sculture in terracotta, o lo scultore Sauro Cavallini – e altri che al contrario risultano fra i grandi interpreti dell'arte italiana come Luigi Ontani o i fiorentini Giuliano Vangi e Paolo Staccioli. Di quest’ultimo scultore sono in esposizione alcuni lavori di grande bellezza, come il vaso istoriato in ceramica, le Bambole in terraglia smaltata, la serie dei guerrieri e delle corrispondenti femminili realizzati in bronzo o in materiali misti. Una sorpresa è la presenza dei lavori della figlia – Paola Staccioli, classe 1971 – che si distanzia dai modi del padre per la scelta dei soggetti – teiere o figure – ma li segue nella sapiente lavorazione smaltata dei materiali. Alcuni lavori in mostra risentono del passaggio degli anni – si veda Moon Light di Mitoraj, Uomo con flauto di Paladino, o alcune sculture di Vangi –, altre utilizzano uno stile personale che evita qualsiasi contaminazione con la contemporaneità, come nel caso di Sophia Vari o Fernando Cucci. Il che ci introduce la problematica coinvolta nel concetto di contemporaneo ma forse non basterebbe lo spazio di un museo per chiarirla. Il mestiere delle arti. Seduzione e bellezza nella contemporaneità, Museo Nazionale di Ravenna, fino al 26 maggio; orari: MA-DO 8.30-19; ingresso compreso nel biglietto del museo (7 euro). Serena Simoni


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l’intervista

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MATERIA OSCURA

Il mondo subacqueo di Blub tra humour e anonimato Il noto street artist ha di recente fatto incursione a Ravenna E noi siamo riusciti a stanarlo nella sua roccaforte...

Un mese a guardare muri tra Forlì e Ravenna di Linda Landi

L’opera di Millo realizzata a Forlì per il festival di street art del 2018

Una delle opere realizzate da Blub a Ravenna

Dopo il blitz notturno di metà marzo a Ravenna, dopo aver messo “sott'acqua” con la maschera capolavori del Rinascimento, celebrità del cinema e icone contemporanee, il misterioso Blub era assolutamente da braccare per qualche domandina a bruciapelo. E anche se si nega al telefono, i nostri potenti mezzi l'hanno raggiunto nella sua roccaforte segreta, magari proprio su quella “via Francigena” a spray che unisce la street art della Toscana a quella della Romagna. Blub, perché l'acqua? ...La vita? ...Un ossigeno che non riusciamo a respirare da soli? «L'acqua è il mio elemento. Quando mi ci immergo entro in un altro stato, come in una dimensione parallela. Le leggi cambiano. Non più gravità, fluttui senza il peso del corpo, i suoni si attutiscono, mi stacco dal mondo della materia e tutto sembra un sogno. Il tempo si ferma, e tutto questo mi dà gioia e benessere». I personaggi: navigatori, santi, poeti... Eroi che hanno imparato a sopravvivere? «Hanno creato qualcosa di significativo con la loro presenza, il loro comportamento, idee e creazioni. Quello che hanno fatto rimane vivo ed attivo fino ad oggi». La prima volta ti ho visto a Firenze o forse a Pisa... Sei toscano o passavi di lì? «Fiorentino». L'anonimato: un modo per evitare guai o anche un po' un vezzo? «Mi è partito in maniera istintiva, non è stato studiato, neanche io sapevo bene il perché, non mi piace apparire e sono abbastanza riservato. Il tempo mi ha dato ragione, sia per evitare guai, come dici tu, il vezzo forse lo vedono gli altri. In quello che faccio non è importante apparire in prima persona, ma lo è quello che trasmetti con quello che fai». Gli osservatori: ti senti capito? In tanti vedono dell'humour nel tuo lavoro... «Mi sento molto capito, più di quello che sia in grado di fare io. In questo cammino sono sbucate fuori dal niente persone preziose che mi hanno aiutato e spinto a continuare questo percorso. Humour? E ci hanno visto bene... infatti è iniziato tutto per gioco... che è una cosa seria! Non ricordo chi l'ha detto ma condivido appieno. Gli eventi poi in vari modalità mi hanno spinto letteralmente a continuare. Poi l' intenzione con cui fai le cose farà la differenza, lo spettatore lo avverte. Il gioco è il mio modus vivendi, componente che porto con me e mi accompagna in quello che faccio e in come mi relaziono con le persone. Prendersi troppo sul serio crea danni... Basta guardarsi attorno». Connessioni e contrapposizioni tra maschera da sub e la maschera antigas?«« «Vedo solo contrapposizioni tra le due. Indossando la maschera da sub puoi accorgerti delle meraviglie de mondo sottomarino, sono sempre lì ma tu le vedi solo se ne sei munito. Se indossi invece la maschera a gas è perché ci sei costretto e non certo per vedere un bel mondo». Raccontaci una tua giornata creativa tipo... "Oggi voglio fare un lavoro su..." «Ci sono due modalità di creazione: i personaggi che metto sott'acqua e faccio nuotare mi si affacciano in mente dal niente, oppure se voglio fare un'incursione da qualche parte cerco i soggetti che hanno un significato positivo inerente alla città che mi ospiterà». Perché Ravenna? «...Io mi chiedo invece... Perché Ravenna? Ravenna, perché no! ...Vabbeh, posso dirti che a parte l'importanza della città in sé, in gita scolastica mi rimasero impressi i vostri fantastici mosaici... A scuola ero il peggio, mi son salvato solo per le materie artistiche». ...grazie mille, chiunque tu sia! «...grazie lo dico io a te...chiunque tu sia!». (li. la.)

Arrivata la primavera è tempo di imbiancare, ma siccome a qualcuno piace colorato, ecco un mese di “materia spray” con ben due – DUE - festival di street art che uniscono città rivali dai tempi del Dipartimento del Rubicone: il Festival di Forlì e Subsidenze V edizione a Ravenna. Cosa ci aspettiamo dai protagonisti? Sicuramente molto colore e qualche residente che “non capisce questa roba / mi piaceva più il muro sbrugolato”. Eccoci quindi a prevenire i primi sintomi di stagionale allergia alle novità con un po' di Neo-Didascalina®. Vediamo che succede a Forlì nella prima metà del mese (ho provato a scucire le date esatte al direttore artistico Marco Miccoli, ma non vuole rinunciare a un po' di sorpresa), dove il Festival assume un'inedita veste da “secolo lungo” per collegarsi alla mostra dei Musei di San Domenico. Il classicista Andrea Ravo Mattoni, salito agli onori della cronaca nel 2016 per aver realizzato a Varese un “Caravaggio” (La cattura di Cristo) si cimenta qui con la riproduzione di un'opera di Annibale Gatti che ha affrescato le sale nobili della sede comunale di Forlì in Piazza Saffi e rappresenta una donna circondata da angioletti, ovvero l'Italia circondata dalle arti. Tutto il festival in generale è infatti declinato sul tema delle arti legate anche alle innovazioni tecnologiche tra Ottocento e Novecento, seguendo filoni ben precisi: l'evoluzione della bicicletta di cui si occupa la romana Alessandra Carloni, mentre la nascita dell'illuminazione pubblica è demanio di Basik, da Rimini. La fotografia viene affrontata dalla intimista spagnola Hyuro, mentre delle ferrovie si occupa l'associazione Romagna in fiore. La francese di origine sino-tedesche Sêma Lao lavora su un tributo ad Aurelio e Giorgina Saffi, infine il romano Daniele Tozzi lavora sul volto di Giuseppe Verdi utilizzando i cosiddetti calligrammi, ovvero componimenti poetici in cui le parole prendono forma in immagini che fondono testo e rappresentazione. Fino a metà aprile l'area cittadina compresa tra Piazza del Carmine e il Teatro Diego Fabbri vedrà gli artisti al lavoro e il coinvolgimento del pubblico attraverso incontri e workshop. Con la direzione artistica collettiva di Indastria invece vede la luce la quinta edizione di Subsidenze, che da metà aprile accompagnerà i ravennati per un mesetto e vedrà vere guest star e graditi ritorni: Basik che si sposta direttamente da Forlì per omaggiare il “Grande Ferro R” di Alberto Burri e lavorare sul muro di fronte al Pala De André; il celeberrimo Ericalicane, già autore a Ravenna del mostro marino sul muro del mangimificio ex Mosa; la colombiana Bastardilla e un'altra presenza ricorrente, NemO's che verrà omaggiato anche a giugno con una mostra sempre a Ravenna. La street art in Romagna, grazie all'impegno degli organizzatori che hanno creato un seguito anche fuori regione, da un pezzo non è più una novità, seppur seguendo i sentieri più sicuri della figurazione. E noi ci auguriamo di aprire gli occhi su città future fluorescenti e vibranti come la New York dell'ultimo Spiderman.


MUSEO DELTA ANTICO Archeologia, storia e profumi del tempo

IN BARCA NELLE VALLI DI COMACCHIO

Per conoscere la storia delle Valli basta prendere una barca per navigare lentamente lungo i canali interni, ammirare le architetture della natura, avvistare uccelli di ogni specie e gli eleganti fenicotteri. Un’esclusiva escursione lungo i canali interni dello specchio vallivo, per ammirare la bellezza di un’oasi unica e spettacolare. La guida ambientale presente a bordo vi accompagnerà alla scoperta dell’ambiente naturale e delle stazioni da pesca, gli antichi “casoni” allestiti come un tempo. Durata: 1h45 25/03 - 09/06 e 09/09 – 03/11 Tutti i giorni ore 11.00,ore 15.00 10/06 - 08/09 Lunedì, martedì, giovedì, venerdì ore 11.00, ore 18.00 - Mercoledì, sabato e domenica ore 11.00,16.00 e 18.00 10/11 - 06/01/2020 Domenica e festivi (escluso il 25/12) ore 11.00 Prenotazione obbligatoria. INFO: Tel. +39 340 2534267 - 0533 81302 - info@podeltatourism.it www.vallidicomacchio-it - wwwpodeltatourism.it

LA SALINA DI COMACCHIO

Il Museo Delta Antico di Comacchio è organizzato in sezioni corrispondenti ai periodi storici e con apparati multimediali consente un’esperienza immersiva nella storia. Il percorso archeologico alterna le sezioni etrusca, romana e medievale. Da pochi giorni è stata inaugurata la nuova sezione "UOMINI, TERRITORIO E STORIE DEL DELTA” che propone documentazione storico testimoniale e apparati iconografici delle storie, degli uomini e del territorio e costituiscono il percorso, attraverso i secoli, dello sviluppo e delle mutazioni idrografiche della laguna. Nel centro storico della città l'Ospedale degli Infermi, sede del museo, oggi come allora, costituisce un vero elemento ordinatore nell'ur-

banistica di Comacchio, luogo di memoria e scrigno della storia e dell’archeologia del delta. Un percorso olfattivo, pensato per introdurre ai profumi d’epoca (realizzati con analisi archeobotaniche), accompagna la visita: venerdì 12 aprile 2019, alle ore 16, a Palazzo Bellini, saranno presentate ulteriori due essenze per un nuovo profumo del tempo nel Museo. Sarà inoltre sarà inagurata la mostra Collezione Magnani nel Museo Delta Antico: portaprofumi nel tempo. Suggestioni e legami con la storia e il territorio di Comacchio. Museo Delta Antico Settecentesco Ospedale degli Infermi Comacchio – Via Agatopisto, 2 Info e prenotazioni: 0533 311316

È stata ricavata nell’antica foce del Po di Eridano, che fluiva a nord delle attuali valli e rappresenta un biotopo di elevato valore naturalistico che si estende su oltre 500 ettari. È il regno di gabbiani e sterne: accoglie molte altre rarissime specie. Escursioni a piedi con accompagnamento del personale della Salina: tutti i venerdì dal 29/03 al 7/06 (tranne 26/04, 03/05 e 10/05) alle ore 15:00 26/04 e 1/05 alle ore 10:00 - 18/06 -25/06 – 3/09 – 6/09 – 10/09 - 13/09 alle ore 9:30 Escursioni in trenino con accompagnamento del personale della Salina 20/04-22/04-25/04 alle ore 10:00 e alle ore 15:00 26/04 -1/05 – 3/05 alle ore 15:00 - 14/06 21/06 alle ore 17:00 22/06 alle ore 9:30 30/08 alle ore 16:00 Prenotazione obbligatoria. INFO: Centro di educazione Ambientale La Fabbrica dell’Acqua cea@cadf.it - www.salinadicomacchio.it Tel. +39 345 3080049

13 aprile Porto Garibaldi Via Caduti del mare, cippo di Garibaldi - ore 10 CELEBRAZIONE UFFICIALE DEL CENTENARIO DELLA DENOMINAZIONE DI PORTO GARIBALDI Corteo commemorativo con deposizione delle corone d’alloro sui cippi lungo via U. Bassi e Piazza 3 agosto Dal 25 al 28 Aprile Comacchio Manifattura dei Marinati e Loggiato dei Cappuccini. FESTA DEI PESCI MARINATI Un weekend per celebrare un'antica tradizione comacchiese “la marinatura del pesce”, con attività ed iniziative che promuovono questo prodotto d'eccellenza delle Valli di Comacchio. Mercatini, degustazioni, visite guidate, musica, laboratori didattici e tante altre iniziative. Info: Manifattura dei Marinati tel. +39 0533 81742 Dal 3 al 5 maggio Comacchio, centro storico NEROLAGUNA Comacchio Book Festival Festival del libro giallo e noir: si alterneranno presentazioni di libri, attività didattiche e proiezioni cinematografiche. Direzione artistica di Marcello Simoni. Info: Biblioteca 0533 315882 animazionedidattica@comune.comacchio.fe.it 15 Maggio Comacchio – centro storico MILLE MIGLIA Brescia-Roma-Brescia Sosta della 92° edizione della competizione più rappresentativa di auto d’epoca, fra glamour e lusso. Info: Iat Comacchio 0533 314154 18-19 e 25-26 Maggio Porto Garibaldi SAGRA DELLA SEPPIA E DELLA CANOCCHIA Stand gastronomico con degustazione dei prodotti ittici locali cucinati secondo l’antica tradizione dei pescatori del luogo, mercatino, animazione ed intrattenimenti vari. Info: Associazione L’Alba – Porto Garibaldi Iat Comacchio 0533 314154

TROIA: LA FINE DELLA CITTÀ, LA NASCITA DEL MITO Una mostra che celebra la classicità in tutte le sue espressioni artistiche

Comacchio (Ferrara) 16 marzo - 27 ottobre 2019 A Comacchio tornano protagoniste la storia e la scrittura. Dopo la mostra “Lettere da Pompei”, realizzata nel 2016 a seguito della firma del Protocollo d'Intesa per l'attivazione di rapporti di collaborazione tra il Comune di Comacchio e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il 16 marzo 2019 ha inaugurato a Palazzo Bellini una nuova esposizione ispirata alla più antica opera scritta dell’Occidente: l’Iliade di Omero. Il poema omerico, attorno al quale ruota la mostra, narra la prima “guerra mondiale”, uno scontro durato dieci anni che coinvolse i popoli del Mediterraneo e dell’Asia. Celebrati dalle parole di Omero, raffigurati su vasi, affreschi, rilievi, monumenti, fonte inesauribile di ispirazione per artisti e poeti di tutto il mondo e di tutte le epoche fino ai giorni nostri, i miti e i personaggi della guerra di Troia rappresentano la matrice primigenia della cultura europea. Un’attenta selezione di opere originali tra sculture, affreschi e vasi figurati, provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dal Parco Archeologico dei

Campi Flegrei, viene presentata in una cornice evocativa, con suggestioni che spaziano dall'epica al teatro, dalla realtà archeologica alla mitologia, dalla storia dell’arte alla letteratura. Il percorso inizia con le parole di Omero, che introduce gli dei e gli eroi di una storia immortale, e prosegue con gli antefatti e le profezie che porteranno alla guerra. L’accampamento, le battaglie sotto le mura di Ilio, l’ira di Achille e lo stratagemma del cavallo condurranno i visitatori alla caduta fatale e tragica della città “dalle belle mura”. Ancora una volta la collaborazione tra il Comune di Comacchio e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli offre la possibilità di ammirare, lontano capolavori del patrimonio archeologico mondiale. dal lunedì al sabato ore 9/12 – 15/18 Via Agatopisto, 5 Comacchio FE Info: IAT Comacchio 0533 314154 www.comune.comacchio.fe.it Ingresso gratuito


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rimini

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I PARLAMENTI DI APRILE E DOPPIOZERO: DUE APPUNTAMENTI PER RIFLETTERE INSIEME Il teatro Rasi ospita una serie di giornate di confronto Tra i protagonisti Enrico Ghezzi e Silvio Soldini

La Gambalunga compie 400 anni e tutta la città festeggia Grande giornata il 23 aprile con Luciano Canfora, Alessandro Bergonzoni, Marino Sinibaldi e Vinicio Capossela La Biblioteca Gambalunga di Rimini compie 400 anni e la città di Rimini la festeggia con “Gambalunga 400. Festa di compleanno” in programma martedì 23 aprile, giornata mondiale del libro. Una data simbolica, scelta per una festa che segnerà solo l’inizio di una serie di iniziative - presentazioni di libri, lezioni magistrali, mostre - che si svolgeranno nei prossimi mesi, per tutto il 2019. Si comincia dunque con un’apertura straordinaria, dalle 9 del mattino alle 21 del 23 aprile, che offrirà la possibilità di effettuare visite guidate nelle Sale antiche, mentre la Corte della Biblioteca ospiterà varie iniziative rivolte ai più piccoli. Nel pomeriggio il clou della festa sarà in un altro luogo simbolo della città, il Teatro Galli, mentre in serata il gran finale sarà al Teatro degli Atti. Ad intervenire saranno quattro diverse personalità, autentici “maestri della parola”: come Luciano Canfora, grande storico e filologo, che nel pomeriggio terrà appunto al Teatro Galli una lezione magistrale sulla Storia politica delle biblioteche; come anche Alessandro Bergonzoni e Marino Sinibaldi, colti e raffinati “giocolieri” della parola, che saranno insieme, sempre nel pomeriggio al Galli, in una Conversazione dal titolo "Leggi per il silenzio (Il raccoglimento del volume, tra consulto e inconsulto)"; infine Vinicio Capossela, cantore di mondi e ultramondi, di storie epiche, di amori, in serata (ore 21) al Teatro degli Atti sarà il protagonista di un incontro dal titolo “Ri-trovatori: uomini e bestie in libri e canzoni”.

I “Parlamenti di aprile” sono seminari che riuniscono annualmente nella sala Mandiaye N’Diaye del Teatro Rasi a Ravenna filosofi, artisti, studiosi intorno a nodi di pensiero e di azione organizzati dal Teatro delle Albe. Quest’anno si svolgeranno dal 9 al 12 aprile su ideazione di Marco Martinelli e Ermanna Montanari con la collaborazione di Rosalba Ruggeri. Gli ospiti della prima giornata saranno Oliviero Ponte Di Pino, Angelo Curti, Luca Mosso, Marina Fabbri, Laura Mariani, il secondo giorno protagonisti saranno Enrico Ghezzi, Luisa Viglietti, Marco Sciotto con proiezione repertori CB, l’11 sarà la volta di Jacopo Quadri, Natalie Cristiani, Giacomo d'Alelio, Leonardo Mello, mentre la giornata conclusiva sarà con Gian Luca Farinelli, Silvio Soldini, Martina Biondi, Franco Calandrini, Maria Martinelli (dalle 16) e alle 19 la proiezione di Treno di parole. Viaggio nella poesia di Raffaello Baldini di Silvio Soldini. Inoltre, sempre al Rasi, il 13 aprile torna la festa della rivista Doppiozero, un’occasione per vedersi, parlarsi, capire, insieme, immaginare nuove direzioni. Dalle 10 alle 18 e, come due anni fa, sono stati chiamati pensatori, artisti, poeti e teatranti tra cui Mariangela Gualtieri, Giulia Niccolai, Filippo Ceccarelli, Giuliano Scabia, Michael Jakob e Ferdinando Scianna.

MISANO ADRIATICO Veneziani omaggia I Cantos di Ezra Pound

RAVENNA/2 Tra storia e narrativa con Scurati e Wu Ming

Ritratti d’autore, la rassegna letteraria della Biblioteca di Misano a cura di Gustavo Cecchini, prosegue il 5 aprile con Marcello Veneziani che dedicherà la lezione a uno dei capolavori della letteratura moderna: I Cantos di Ezra Pound, figura molto discussa ma centrale della poesia del Novecento. Gli incontri si tengono presso al Cinema Teatro Astra di Misano Adriatico, dalle 21.

IL LIBRO Eraldo Baldini racconta le leggende di mare e di costa Eraldo Baldini, saggista e ricercatore ravennate nel campo dell’antropologia culturale e dell’etnografia, ha dedicato il suo ultimo saggio a un tema davvero poco frequentato: le leggende di mare e di costa romagnola. «Non si conoscono molti elementi relativi alla cultura marinara e portolotta della Romagna, perché essa è sempre stata considerata minoritaria e marginale, all'interno di un contesto regionale caratterizzato da prevalenti attività e culture contadine» spiega l’autore che ha pubblicato anche quest’ultimo volume con l’editore Il Ponte Vecchio di Cesena. «Al di là di ciò, la gente di mare conduceva un’esistenza in cui i pericoli e le insidie erano forti e frequenti, e questo portava con sé preoccupazioni, timori e di conseguenza un immaginario e un bagaglio narrativo e folklorico particolari. Il mare rappresentava, per la mentalità, l’immaginario e la cultura del passato, un “altrove” non solo materiale e naturale, ma anche mitico, sacro, enigmatico; una dimensione dalle infinite e arcane potenzialità e connotazioni, travalicanti le geografie del prosaico e del conosciuto. È dal mare che nei miti, nelle storie e leggende, nella religiosità delle genti costiere, comprese le nostre, si raccontava fossero giunti a riva segni e prodigi, colonizzatori e fondatori, santi e reliquie, elementi del soprannaturale e del magico, che poi entravano a far parte della specificità e del vanto delle comunità litoranee, della loro storia, del loro tessuto devozionale, del loro blasone sia sacro che profano. Allo stesso tempo, fra realtà e narrazione, è frequente imbattersi in storie riguardanti terribili burrasche, pirati e corsari, fenomeni inspiegabili, vascelli fantasma, mostri marini e pesci straordinari, visioni ed esperienze inconsuete, pericoli veri e terrori fantastici. Né mancano tradizioni e ritualità che hanno il mare come scenario o come principale protagonista». Numerosi gli appuntamenti in cui l’autore presenterà questo volute a cominciare da venerdì 5 aprile, alle 18.30, alla libreria “Liberamente Libri” di Ravenna (viale Alberti 38); l’11 aprile alle 21 sarà poi alla biblioteca di Bellaria e il 13 aprile, alle 17, a Cesena alla Biblioteca Malatestiana mentre sabato 27 aprile, alle 17, lo si potrà ascoltare a Rimini, alla Sala del Giudizio del Museo della Città (Via L. Tonini 1). Sabato 6 aprile dalle 20, invece, l’autore sarà a Faenza alla “Laguna Indiana” (via S. Pier Laguna 16) con Misteri e curiosità di Faenza e delle vicine valli appenniniche (Il Ponte Vecchio).

Dopo il successo della prima edizione, torna a Ravenna la rassegna “Ri-scrivere la Storia” che vede collaborare ScrittuRa festival, assessorato all’Istruzione del Comune di Ravenna e Fondazione Casa Oriani in quattro incontri aperti sia agli studenti che al pubblico in cui temi storici saranno approfonditi da scrittori che se ne sono occupati, in dialogo con storici. Tutti gli incontri si terranno ai chiostri dell’emeroteca in via Corrado Ricci e sono a ingresso gratuito. Due gli appuntamenti di questo mese. Sabato 6 aprile alle 11 il primo incontro sarà sull’ascesa del fascismo con Antonio Scurati, autore di M – il figlio del secolo (Bompiani), il discusso romanzo sulla vita di Benito Mussolini, diventato best seller e finalista al premio Strega 2019. Scurati dialogherà con Matteo Cavezzali e lo storico Alessando Luparini. Sabato 13 aprile si parlerà invece della rivoluzione d’ottobre e di come la rivolta russa voluta da artisti e intellettuali finì con il farli uccidere. Se ne discuterà assieme ai quattro componenti del collettivo di scrittori Wu Ming autori di Proletkult (Einaudi) e Andrea Baravelli, storico e docente dell’Università di Ferrara.


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LA ROMAGNA IN PAGINA

la novità

Allora “vinse” D’Annunzio, ma oggi riscopriamo Pascoli e la sua natura di Matteo Cavezzali

A VILLA TORLONIA È NATO IL PARCO DELLA POESIA C'è qualcosa di nuovo a San Mauro Pascoli. A Villa Torlonia è nato il Parco Poesia Pascoli con il museo multimediale pascoliano, la Sala del Teatro e le nuove sale espositive delle Tinaie e delle Tabacchine. Villa Torlonia, splendido esempio di villa romagnola del XVII secolo, che ospitò la famiglia del poeta Giovanni Pascoli, luogo della memoria e della poetica pascoliana, ha riaperto al pubblico. Un intervento importante che si è concentrato sul corpo sud est dell’intero compendio e costituisce la prosecuzione di una serie di interventi realizzati negli anni da quando la villa è divenuta di proprietà comunale.

GIALLI Maurizio De Giovanni alla Malatestiana

POESIA Multiversi Festival a San Mauro Pascoli

Alla biblioteca Malatestiana di Cesena, per la rassegna nell’Aula Magna il 7 aprile alle 17 arriverà uno degli autori italiani più noti e amati dal pubblico, il giallista napoletano Maurizio De Giovanni con il suo ultimo romanzo Le parole di Sara (Rizzoli), un noir con protagoniste due donne. De Giovanni è noto ai più per essere l’autore della fortunata serie de I bastardi di Pizzofalcone e del commissario Ricciardi.

Mercoledì 10 aprile si terrà la seconda edizione di Multiversi Festival, nel centro storico di San Mauro Pascoli. Dalle 20 alle 23 disseminati in punti diversi (un ristorante tipico, la biblioteca, un oratorio, la casa del Poeta, alcune case private e una sala del Comune) si potranno ascoltare diversi poeti e lettori di poesie.

Vi diamo appuntamento il 25 aprile con

SPECIALE

GUSTO BIO SPECIALE DI 2 PAGINE DEDICATO AL VIVERE SOSTENIBILE Un appuntamento mensile con il bio, il green, il km 0, l’attenzione alla salute, alla stagionalità, alla sostenibilità e all’ambiente. Dedicato a tutti coloro che amano scegliere in modo libero e informato e assumere stili di vita e consumi consapevoli come risposta creativa alla crisi.

Consiglio ai giovani che hanno marciato – giustamente – per protestare per il riscaldamento globale accanto a Greta Thunberg di leggere Giovanni Pascoli. Già lo fanno a scuola? Forse sì, ma hanno capito di cosa parla davvero? Pascoli è un poeta “contadino”, amante della natura che ha nei suo versi uno spirito ecologista ante litteram, lo stesso che era stato di Thureau, filosofo poeta e anarchico che si era rifugiato nei boschi a metà Ottocento per sfuggire al giogo della società. Il giovane Pascoli era anarchico e ambientalista, aveva simpatie per Passannante, attentatore del re, e per le sue idee sovversive aveva anche scontato 107 giorni di carcere, anche se poi morirà socialista e nazionalista. Dedica la sua più importante opera poetica alle tamerici, piccoli arbusti comuni sulle spiagge. Myricae un termine che viene da Virgilio che nelle Egloga scriveva «Arbusta iuvant, humilesque myricae». Lo stesso Pascoli parlando di questo titolo spiega: «Myricae è la parola che Virgilio usa per indicare i suoi carmi bucolici: poesia che si eleva poca da terra – humilis». La natura sa essere così: grandiosa, anche quando è poco appariscente. È chiaro con questa dichiarazione che Pascoli si sta posizionando agli antipodi dell’altro grande poeta dell’epoca: Gabriele D’Annunzio che al contrario ha nelle vene il sensazionalismo e l’eccezionalità dell’uomo e del suo ingegno, sopra ogni altra cosa. Il modello di D’Annunzio risulterà quello vincente. L’uomo con la sua tecnologia è il padrone del mondo, a discapito di tutte le forme di vita che uomo non sono. Oggi che tutti stiamo pagando le conseguenze di questo antropocentrismo spudorato vale la pena tornare sulle pagine del Pascoli con un approccio diverso. Pascoli non è infatti solo il poeta della solitudine e della malinconia, distrutto umanamente dall’omicidio del padre quando aveva soli dieci anni, e in seguito la morte delle madre e dei fratelli. Pascoli non è solo il fanciullino e il nido. Pascoli è soprattutto un devoto della natura, e la sua devozione la esprime come può farlo un poeta: con le parole. Parole precise e mai compiaciute. Nominare esattamente le cose, questa la sua ossessione. Rimproverava i colleghi e i maestri di aver trascurato e maltrattato la natura. Prendeva in giro Carducci per la sua incompetenza floro-faunistica. Nelle osterie raccontava i suoi grossolani errori in “San Martino”: la nebbia e gli irti colli... La nebbia quando pioviggina non sale, ma scende! Il mare urla e biancheggia con il Libeccio, non certo con il Maestrale, che al contrario lo accarezza! Per troppo tempo la natura è stata rappresentata convenzionalmente dai poeti. Gli uccelli sono tutte rondini o usignoli, e i fiori sono mazzolini di rose e viole. Ci è caduto anche il grande Leopardi ne “Il sabato del villaggio”. Le rose e le viole sbocciano in periodi diversi dell’anno, è impossibile trovare un mazzo di rose e viole! Pascoli ci dimostra che la natura è meraviglia così come è, e non ha bisogno di essere forzata per rientrare in un ideale poetico, che al contrario la rende goffa e irreale. Riscopre ginestre, fringuelli, ulivi, crisantemi, cipressi, tamerici, mandorli, meli, erba cornetta, salici, narcisi, melograni, sicomori, edera, ortica, stoppia, rane e raganelle… Basta guardare, e descrivere le cose come sono, perché sono molto più affascinanti di come possiamo immaginarle noi, che siamo solo piccoli uomini. Myricae viene data alle stampe nel luglio 1891. La sentenza che in queste liriche Pascoli dà sugli uomini è semplice e lapidaria, potrebbe diventare slogan dei moderni ambientalisti: «Ma gli uomini amarono più le tenebre che la luce, e più il male altrui che il proprio bene».


parole / 27

aprile 2019

case editrici

Longo: dal locale al globale, un’editoria costruita sulla relazione La realtà ravennate pubblica dal 1965 e vanta un catalogo di oltre 1.500 titoli tra libri e riviste letterarie di Elettra Stamboulis

Longo editore non sarà patrimonio dell'umanità, ma sicuramente è patrimonio di Ravenna. Da oltre cinquant'anni (dal 1965 per l'esattezza) stampa e cura libri che, pur avendo un vasto raggio di azione, sono comunque in qualche modo strettamente intrecciati ai fili che tessono la ricerca cultura le e artistica dell’ex capitale bizantina. Per usare uno slogan degli ormai storicizzati no global, agire locale ma pensare globale: potrebbe essere la sintesi dell'importantissimo contributo che questo editore, alla sua terza generazione, continua a dare alla riflessione e agli studi, in particolare di area romagnola e ravennate. Come tutto nella storia della cultura, anche l'origine dell'homo sapiens segue questa traiettoria d'altro canto, la nascita in germe di questo viaggio nella carta stampata ha luogo in Africa. A Massaua, il porto principale dell’Eritrea, nel 1944 Angelo Longo e la moglie “Cicci” Mazzacani aprono la prima cartolibreria della città sul Mar Rosso. Nel 1959 arrivano invece sul Mar Adriatico, in un altro porto, Ravenna: pochi anni più tardi i libri non si vendono soltanto, ma si fanno. Eccome: con oltre 1500 titoli e riviste letterarie come Il lettore di provincia che è sopravvissuta ai pericolosi maremoti che hanno e stanno distruggendo uno degli strumenti fondamentali dell'avanguardismo novecentesco, ovvero le riviste periodiche. Forse perché l'Italia dei lettori si riconosce in questo nome (non siamo soprattutto lettori e lettrici di provincia? Lo dicono anche i dati sulla lettura dell'Istat, nessuno per il momento ha più propensione di Trento e delle città del Friuli...), Il lettore di provincia esce semestralmente da 55 anni. Ma ovviamente il cuore della Longo sono i libri, in particolare la saggistica scientifica di ricerca, in campo umanistico, storico, senza dimenticare le scienze e la didattica. Le 50 collane in cui tassonomicamente sono disposti, come tessere di un mosaico che alla fine disegnano anche l'immagine riflessa della città, i titoli che le compongono, dimostrano la poliedricità degli interessi dell'editore. Come sono riusciti prima Alfio, e ora ovviamente le figlie Angela e Alberta che curano però per il momento maggiormente lo spazio della libreria e la promozione del libro, a mantenere intatto prestigio, affidabilità e credibilità in un così ampio panorama di pubblicazioni? «Una delle caratteristiche della produzione della Longo è la collaborazione con studiosi e italianisti in tutto il mondo, in modo particolare americani. Ma quello che rende efficace il nostro modo di pubblicare, è la relazione con i nostri autori che poi diventano anche suggeritori, curatori di altri volumi...». L'arte della relazione, quindi, come strumento per pubblicare libri che rimangono sullo scaffale a lungo, anche perché quando ci confrontiamo con l'ambito principe della ricerca di Longo, ovvero Dante e la ricerca filologica sulla sua opera, sappiamo di confrontarsi con i tempi lunghi e sommersi del labor limae che spacca in quattro parole, tracce, significati del sommo poeta. È come scegliere di stare in un tempo che scorre ad un ritmo diverso dall'editoria frettolosa e onnivora che tracima con la stessa velocità capolavori, instant book, saggi copia e incolla e ricerche di una vita. Simbolicamente il primo libro pubblicato è proprio dedicato a lui, il morto illustre di Ravenna: L'ultimo rifugio di Dante di Corrado Ricci, a cura di Eugenio Chiarini. L'imponente lavoro sull'esilio del poeta fiorentino dagli ospiti Da Polenta sintetizza in modo profetico quello che sarà il lungo corso della casa editrice. Da una parte l'attenzione alla storia della cultura locale (ma non localistica), ai grandi nomi della ricerca come Corrado Ricci che sono nati o sono stati legali alla città dell'editore, dall'altra la sfida di confrontarsi con il mondo. Che Dante è il mondo. Al contempo si aprono sempre anche nuove collaborazioni con i vivi, come all'epoca con il dantista ravennate Eugenio Chiarini. Mentre stanno preparando l'edizione critica dei Sonetti romagnoli di Olindo Guerrini curata dal filologo Renzo Cremante e da Giuseppe Bellosi e Franco Gabici, il sogno, forse

donchisciottesco ma per questo particolarmente stimolante, rimane quello della pubblicazione dell'edizione critica degli originali della Commedia. E senza sogni non si fanno libri, perlomeno libri importanti. Oltre all'importantissima fetta dedicata alla ricerca dantesca, all'italianistica in generale, in collaborazione con università estere, compaiono nel vasto catalogo anche alcune chicche fuori target (più di una, ma non possiamo segnalarle tutte). Ad esempio, nella collana di poesia i titoli di poeti anglo – canadesi come Margaret Atwood. Proprio lei, scrittrice pluripremiata e conosciuta dal larghissimo pubblico anche per la serie Tc Il racconto dell'ancella (The Handmaid's Tale), in cui un presente futuro distopico vede il corpo delle donne controllato e finalizzato a scopi precisi. Proprio lei, la vincitrice di tutti i premi di narrativa più importanti per la lingua inglese, è anche poeta: perché lo sappiamo, alla fine tutti quelli che scrivono aspirano a questo, alla poesia. L'edizione di Tricks with Mirrors è arricchita dagli acquarelli di Ontani, come come l'edizione del poeta canadese

Sopra a sinistra Alfio Longo; a destra Angela e Alberta Longo nella storica libreria di via Diaz a Ravenna. Qui sopra la copertina nell’inconfondibile grafica dei libri Longo

forse più importante della sua generazione, Barry Callaghan, è impreziosita da opere di Cucchi. Potete scaricarle in versione ebook, perché giustamente sono esauriti su carta: ulteriore segno indiscutibile di quanto sia imprescindibile comprare i libri di poesia. Se vi trovate in dubbio tra un libro di poesia e un saggio o un romanzo, non esitate, scegliete il primo. Gli altri li potete ritrovare, la poesia è così preziosa anche perché così rara. Infine, segnaliamo, sempre perché ci sembra che Longo possa essere una sorta di specchio poliedrico di quello che accade e che si discute nella pancia della piccola balena di provincia, il saggio collettaneo Colonie per l'infanzia nel ventennio fascista. Un progetto di pedagogia di regime. La ricognizione sui luoghi, le architetture, ma soprattutto sulla costruzione del consenso che il regime attuò a partire dall'infanzia è ancora uno di quei temi spesso liquidato in poche immagini o righe. La permanenza, e il riuso, di questa miriade di strutture che ci testimoniano la pervasività dell'intervento centrale sulla cura, ci sembra un utile strumento per nostra memoria del presente.

libri di seconda mano e foto d’epoca


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sapori

aprile 2019

viaggio nelle marinerie Il faro, costruito nel 1947

Tutto il fascino di Marina di Ravenna, tra pialasse e pineta, cozze e vongole

Un’alta torre bianca, ottagonale e affusolata, che si vede da molto lontano e funge da richiamo anche per chi viene da terra, non solo per le imbarcazioni. Il faro di Marina di Ravenna è stato costruito nel 1947, per sostituire il primo faro che fu distrutto nel corso della Seconda Guerra Mondiale: è insomma un testimone della grande volontà di ripresa di quell’epoca.

Dove prima ancora del mare sono state importanti le valli e i pescatori “cacciavano” nelle zone umide Oggi l’attività principale è la raccolta dei bivalvi. Sulla banchina lo spettacolo della sbroccatura delle retine di Giorgia Lagosti

Marina di Ravenna come luogo di mare è certamente una cittadina che unisce le caratteristiche tipiche di ogni marineria, le suggestioni del porto canale, il richiamo del grande faro, il fascino sottile dello sciabordio dei pescherecci all’attracco, con le peculiarità ambientali uniche nel loro genere dell’immediato entroterra. E questo perché il canale, a poche centinaia di metri dal porto, si perde nei mille bracci salmastri delle “pialasse”, particolari zone umide ricche di flora e di fauna, e nello splendido sfondo della millenaria pineta costiera e di quella “interna” di San Vitale. Del resto, qui, prima ancora del mare sono state importanti le valli. I primi pescatori infatti che abitarono queste terre non “cacciavano” tanto al largo ma nelle zone umide che nel passato occupavano la maggior parte degli areali attorno Ravenna: le fonti storiche ci dicono che già nel Seicento era in essere un prolifico sistema di compravendita di pesce vallivo. È vero che Ravenna e il suo Porto di Classe erano stati, fin dal I secolo a.C., punto nevralgico di scambio e centro militare fondamentale per il controllo della parte orientale dell’Impero Romano, ma attorno alla metà del 1700 nacque l’esigenza di un nuovo e più funzionale scalo marittimo. Il sito per l’apertura dell’approdo venne individuato nell’ambito di un modesto tratto di costa che guardava a mare della Pialassa Baiona, dove

si costruì il Canale Corsini: questi furono gli albori di Marina di Ravenna. Nei decenni successivi il porto si sviluppò più come luogo di mercato, con la compravendita di pesce fra commercianti ravennati e pescatori provenienti da Chioggia, Rimini e Venezia, che come sito di produzione e di residenza ma ben presto il Governo Pontificio (a cui Ravenna apparteneva), per “muovere” la situazione che pareva in stallo, finanziò la costruzione di abitazioni da assegnare in uso gratuito a famiglie di pescatori. Attorno alla metà dell’Ottocento vennero costruite otto case, abbinate fra loro e per questo chiamate poi “Case Lunghe”. I primi si insediano nel 1836, fondando la borgata di Porto Corsini. Per tutto il Novecento poi, l’attività economica della marineria crebbe notevolmente, e negli anni ’70-‘80 oltre alla pesca in mare venne introdotta anche la raccolta dei bivalvi: da un lato i mitili, le cozze, nelle piattaforme offshore, tramite i pescatori subacquei e dall’altro le vongole nella Pialassa Baiona. Oggi è proprio quest’ultima l’attività principale della marineria di Marina di Ravenna: di piccole dimensioni ma dall’efficiente organizzazione, unita a una radicata tradizione, attualmente conta circa 20 barche, ormeggiate nella darsena a destra del canale. Come appena detto, si dedicano principalmente alla raccolta di mitili nelle strutture

immerse delle piattaforme d’estrazione metanifera ma non mancano anche quelle dedite alla pesca con attrezzi da posta. In questa stessa darsena, specie nel periodo primaverile, ormeggiano anche barche provenienti da altri porti vicini, Bellaria in pri-

mis, che praticano la pesca delle seppie con i bertovelli. Tra le 8 e le 11 del mattino, al rientro dalla pesca, nel periodo invernale, sulla banchina del molo sud va in scena uno spettacolo decisamente suggestivo, quello

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sapori / 29

aprile 2019

LA RICETTA Spaghetti al ragù di cozze di Marina di Ravenna

Il mercato del pesce di Marina di Ravenna

Ingredienti per 4 persone: 320 grammi di spaghetti (possibilmente artigianali di buona qualità); 2 chilogrammi di Cozze di Marina di Ravenna; 300 grammi di pomodori pelati; 2 spicchi di aglio; olio extravergine di oliva; sale marino integrale; pepe macinato al momento; prezzemolo fresco; peperoncino (facoltativo). Preparazione: pulire accuratamente le cozze e farle aprire in una grande padella con uno spicchio di aglio schiacciato e un filo di olio. La fiamma deve essere alta e la padella coperta. Per preparare il sugo di pomodoro: schiacciare il secondo spicchio di aglio, farlo cucinare a fiamma bassa con olio per qualche minuto e aggiungere i pelati. Ora schiacciare leggermente con un cucchiaio di legno e lasciar cucinare per 10 minuti (aggiungere anche il peperoncino se si è deciso di utilizzarlo). Una volta che le cozze saranno aperte, eliminare tutte le valve e buttarle (non sta scritto da nessuna parte che le conchiglie fanno bello il piatto). Il loro liquido va filtrato e aggiunto al pomodoro. Cucinare gli spaghetti, scolarli ancora molto al dente e aggiungerli al sugo saltandoli a lungo per completare la cottura. A pochi secondi dalla fine aggiungere le cozze che erano state messe da parte. Servire con un filo di olio crudo, una abbondante macinata di pepe e qualche foglia di prezzemolo fresco.

IL PAGURO

IL CANALE E IL PORTO Quanto è lontana l’atmosfera balneare Il Canale Corsini, che separa l’abitato di Marina di Ravenna da quello di Porto Corsini, non esistendo ponti, si attraversa soltanto con le corse abbastanza frequenti di piccoli traghetti. E dal momento che il porto non sorge in un punto di passaggio (come accade in quasi tutte le marinerie emiliano-romagnole), ma chiude, in pratica, l’abitato di Marina, ci si presenta come un luogo tranquillo e affascinante: lo sciabordio dell’acqua, le imbarcazioni attraccate, i gabbiani che gracidano sui pescherecci che rientrano dalla pesca, l’alta sagoma del faro, le pescherie che si affacciano sul Canale... Sembra davvero lontana l’atmosfera balneare che si vive poche centinaia di metri più a sud, oltre l’abitato. All’interno del bacino portuale si contano sei pontili, che nel complesso possono accogliere oltre 600 imbarcazioni da diporto. Protetto da una scogliera banchinata perpendicolare al molo, il porto peschereccio (che sorge nell’avamporto del Canale Corsini, precisamente sul lato meridionale del Molo sud) accoglie un numero ridotto di pescherecci, dediti soprattutto alla pesca subacquea dei mitili.

della sbroccatura delle retine, ossia della raccolta dei pesci dalle reti, condividendo con i pescatori gioie e soddisfazioni (o eventuali delusioni) della battuta appena conclusa. Sempre lungo la banchina del molo sud

(questa volta ad eccezione del periodo invernale), tutte le mattine tra le 11 e le 13 i sacchi dei mitili appena pescati vengono sbarcati dai pescherecci in attesa di essere caricati sui mezzi che li porteranno alla commercializzazione.

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QUEL RELITTO “COLONIZZATO” Un’altra delle “attrazioni” peculiari e irripetibili di Marina di Ravenna e il Paguro, una zona marina di tutela di enorme interesse per chi ama conoscere i segreti del mare. L’area, istituita nel 1995 con Decreto Ministeriale, è situata a circa 12 miglia dalla costa e corrisponde alla zona dove nel settembre del 1965, a seguito di un’esplosione con conseguente incendio, si inabissò una piattaforma di perforazione di un pozzo di metano. Da quei resti è nata un’area di ripopolamento ittico: a partire da 9 metri dalla superficie, e fino al fondale di 25-33 metri, si incontra la sagoma del relitto, che nel corso degli anni è stata “colonizzata” ed è ormai abitata da forme animali e vegetali che hanno dato origine a un luogo veramente unico nel suo genere, meta di ricercatori e subacquei amanti della fotografia e dell’osservazione naturalistica.


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marina romea

porto corsini

BARBAGNO, NOME SIMPATICO PER UNA SPIAGGIA FRIENDLY

CAMBIO GESTIONE AL BAGNO CALIPSO MA LA CUCINA É SEMPRE SOPRAFFINA

Parte la stagione fra cocktail, musica sport e specialità di pesce fresco

porto corsini

AL QUEVIDA AL VIA I CONCERTI APERITIVO IN RIVA AL MARE Debutto dei live il 31 marzo poi tutte le domeniche di aprile A Porto Corsini, da tre anni, Sara Mondino e il suo staff gestiscono con passione e tante idee di intrattenimento il Barbagno 6, un nome singolare che parte dal ricordo di Sara bambina, originaria proprio della località, e che da piccola passava davanti ad una vecchia insegna di questo stabilimento balneare che per un errore di stampa si chiamava proprio cosi Barbagno... tutto attaccato. Tra anni fa, lei e sua madre hanno deciso di gestire questo bagno e chiamarlo cosi, e ideare come logo un bel signore con la barba! Dal 6 aprile partirà la stagione 2019, con il ristorante aperto a pranzo e gli aperitivi serali in spiaggia, musica e cocktail di qualità che Sara, prepara con notevole maestria, Per le festività pasquali il ristorante è aperto a pranzo con proposta alla carta e le specialità di pesce fresco. Sarà una stagione intensa anche per gli sportivi: si parte già a Pasqua con un torneo di Beach volley.

casal borsetti

Riparte alla grande la stagione 2019 del bagno QueVida sulla spiaggia di Porto Corsini. Alessandro e Alessia hanno ideato tanti appuntamenti che hanno già il profumo dell’Estate. Si comincia con l’apertura ufficiale della stagione sabato al 30 marzo con aperitivo e dj set dalle 15 alle 20. Tutti sabati aperitivo con musica su vinile. La domenica invece l’aperitivo è accompagnato dalla musica live. La lista dei concerti è già pronta al debutto domenica 31 marzo (si parte sempre alle 16) con il Tolga Trio; il 7 aprile la spiaggia si anima con lo swing di Gajè, si prosegue il 14 aprile (dalle ore 18) con Jumboreel+2. La domenica di Pasqua ancora musica live al QueVida con L'urlo dell'africanità. Il 28 aprile l’aperitivo è accompagnato invece dalla musica dei Solmeriggio. Il ristorante del bagno, con le sue specialità, riapre dai primi di aprile tutti giorni a pranzo e il sabato anche a cena.

LA LUNGA ESTATE DEL POLKA RIPARTE DA UN CONTEST FOTO SU INSTAGRAM E APPUNTAMENTI CON LA MUSICA DAL VIVO L’estate riparte anche al bagno Polka di Marina Romea e per catturare ogni attimo ed essere protagonista su Istagram parte il contest fotografico “Instagram Polka50marinaromea”. Gli scatti colti al Polka (fra aperitvi, relax in spiaggia, cene romatiche e musica live) possono essere postati con l’hastag #mypolka e, ogni settimana, la foto più bella, riceverà un piccolo premio e sarà pubblicata sulla pagina del Bagno Polka. Ma il bagno Polka ha in programma anche tanti eventi musicali per tutti i gusti e le occasioni di festa, si inizia a Pasquetta, il 22 aprile, alle 16 con i Musicanti di San Crispino (nella foto), musica da banda e divertimento per ballare a piedi nudi sulla sabbia. La spiaggia si anima anche il 25 aprile, alle 16.30 con le note soul e jazz dei The Call. Domenica 28 aprile, sempre alle 16, aperitivo a ritmo di surf/garage con i Freez. Infine festa del primo maggio (ore 16.30) con le sonorità funk/soul dei Fake Jam.

Il Bagno Calipso a Casalborsetti cambia gestione, dopo quasi 20 anni Fabiana cede il testimone dello storico stabilimento di via Ciceruacchio a Concetta, che attende tutti i clienti del bagno per la stagione 2019 con alcune novità, soprattutto per la ristorazione! Da brava cuoca di origini siciliane non mancheranno le proposte tipiche della sua cucina: pasta con le sarde, piatto richiestissimo dai clienti del campeggio che Concetta gestisce da anni, o la sua specialità: oricchiette con scmpi, fior di cappeti e olive taggiasche! Questi e tanti altri piatti vi attendono da fine settimana di Pasqua nel ristorante che poi sarà aperto tutti i giorni, sempre con proposte di pescato freschissimo! Non mancheranno i dolci, in particolare i cannoli siciliani ripieni di crema pasticcera e ricotta. Rimarranno però confermati gli appuntamenti con i tornei di burraco e il karaoke che partiranno in stagione.


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