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Editore Reclam Edizioni & Comunicazione srl . viale della Lirica 43 . 48124 Ravenna . Iscrizione al Tribunale di Ravenna n. 1240 del 8/11/2004 . Redazione 0544.271068 . redazione@trovacasa.ra.it . Pubblicità 0544.408312 . info@trovacasa.ra.it

n. 91 GIUGNO-LUGLIO 2014

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RAVENNA n. 91 giugno-luglio

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ALL’INTERNO

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CASA BELLA CASA | TOPOGRAFIA E STORIA | CITTÀ E QUARTIERI | STATO DELLʼARTE | PROGETTARE IL TERRITORIO | CITTÀ E SOCIETÀ


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contenuti

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casa bella casa

topografia e storia

città e quartieri

idee e progetti

stato dell’arte

progettare il territorio

giugno-luglio 2014

città e società

Un loft accanto alla stazione con vista sulla Darsena di città di Paolo Bolzani

Ravenna – Livorno approdi su due diverse sponde di Pietro Barberini

A Cervia e Milano Marittima si disegna il modello turistico del futuro di Chiara Bissi

Davide Cristofani e pinoni+ lazzarini architets due generazioni a confronto

Panchine in Darsena: quei brutti e disagevoli blocchi di cemento di Marina Mannucci

Il destino dei luoghi Tempo di vacanza, le località balneari di Enrico Gaudenzi

L’uomo con la macchina fotografica, una bicicletta e tanti ricordi di Marina Mannucci

offerte immobiliari

MC & Partners . Mazzini Casa 12 . Agenzia Ritmo . Universo 13 . Idea Casa 14 . Agenzia Romagna . Agenzia Futura 15 . Scor . Fratelli Savorani 30 . Eurocase . Case d’Autore 31 .

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RAFEST TCP 2014 05:Layout 1 18/06/14 11:20 Pagina 2

L'étoile del balletto Alessandra Ferri, in occasione di un incontro con il pubblico ravennate, mentre mostra il Ravenna Festival Magazine 2014 dove è ritratta in copertina, protagonista dello spettacolo "Chéri" che ha debuttato in prima europea al Teatro Alighieri

TROVACASA PREMIUM


Colophon TC 1406:Layout 1 18/06/14 11:30 Pagina 1

edizione di Ravenna

Controcopertina La vista sulla Darsena di città a Ravenna, dal terrazzo dell’attico in cima a una palazzina dei primi anni 60 in zona stazione. Il grande appartamento è stato completamente ristrutturato e trasformato, così da evocare – grazie anche ad un ampio “open space” centrale e l’accesso dell’ascensore direttamente sul salone – l’atmosfera e le funzionalità di un loft anglosassone.

Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1240 del 8 novembre 2004 Direttore responsabile: Fausto Piazza Consulenza redazionale: Paolo Bolzani Collaborano alla redazione: Andrea Alberizia, Federica Angelini, Pietro Barberini, Roberta Bezzi, Chiara Bissi, Alberto Giorgio Cassani, Enrico Gaudenzi, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini (grafica), Marina Mannucci, Luca Manservisi, Domenico Mollura, Guido Sani, Serena Simoni. Progetto grafico: Quadrastudio - www.quadrastudio.info Referenze fotografiche: Alberto Giorgio Cassani, Paolo Genovesi, Fabrizio Zani. Redazione: tel. 0544.271068 redazione@trovacasa.ra.it

Editore: Reclam Edizioni e Comunicazione srl viale della Lirica 43 - 48124 Ravenna - tel. 0544.408312 info@reclam.ra.it - www.reclam.ra.it Direttore generale: Claudia Cuppi Stampa: Grafiche Baroncini - Imola - www.grafichebaroncini.it

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Il recupero di un attico di una palazzina dei primi anni Sessanta offre il panorama dell’ampia piazza d’acqua del Candiano, bordata da vecchi e nuovi edifici

Una caratteristica, in grado evidentemente di influire positivamente sulla scelta dei nuovi proprietari, è lo sbarco dell’ascensore direttamente nel grande soggiorno centrale dell’attico, come ora succede a seguito del progetto dell’ingegnere Ivanoe Conti, possibilità questa che evoca l’atmosfera dei loft e «che si ritrova con frequenza in quelli americani e anglosassoni», come spiega egli stesso. CASA BELLA CASA


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Un loft accanto alla Stazione con vista sulla

Darsena di Città

L’open space della zona giorno (a destra com’era in origine).

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di Paolo Bolzani

Oggi la nostra curiosità di vedere la città di Ravenna dall’alto ci porta in un attico situato al 4° piano di una palazzina eretta tra il 1961 e il 1962 a pochi passi dalla Stazione ferroviaria, all’interno del perimetro urbano della città storica. Una delle caratteristiche che ha senz’altro convinto i proprietari, una coppia con due figli adolescenti qui stabilitasi qualche anno fa, è senz’altro la bellissima vista offerta dal tratto terminale della Darsena di Città, che si allarga con la sua ampia piazza d’acqua dietro alla sequenza di binari della ferrovia, bordata da vecchi e nuovi edifici. In particolare la si può ammirare dall’angolo nord-est del terrazzo, sviluppato su tre lati dell’attico con una larghezza di due metri, che all’ospite della nostra famiglia riserva – come a lei è riservato per tutto l’anno - altri occasioni di meravigliata sorpresa. Il nostro sguardo infatti può spaziare dai “grattacieli” di piazzale Aldo Moro, emergenti dalla cortina verde dei platani dei viali della Stazione, al tamburo della basilica di S. Maria in Porto o al campanile di S. Giovanni Evangelista, fino a scorgere la punta della torre del palazzo dell’Orologio di piazza del Popolo. La nostra passeggiata lungo il terrazzo è resa possibile da un attento intervento dell’ingegnere Ivanoe Conti, pro-

Nelle foto, alcuni scorci della zona living dell’attico, con una veduta della Darsena di Città, dal terrazzo. Nella pagina a fianco, l’area della cucina con il banco-tavolo da lavoro centrale

CASA BELLA CASA


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Esito dei lavori è la creazione di un ampio open space centrale, su cui si affacciano due ambienti, separati da due importanti pareti scorrevoli vetrate traslucide: a nord lo studiolo e a sud la nuova grande cucina Vetronica, che lascia il precedente spazio opposto, ora destinato a studiolo, per ricollocarsi nell’angolo maggiormente illuminato, quello sud, con una grande isola centrale in quarzite bianca e zona fuochi a mensola gettista della manutenzione straordinaria recentemente e felicemente conclusa sull’intero attico, che ha profondamente rivisto il sistema distributivo interno al grande appartamento, rendendo inoltre piacevolmente agibile il terrazzo con una nuova pavimentazione in grés grigio a venature marroni, consentendo di rendere il giusto omaggio alla vista panoramica della Stazione e della Darsena con una lastra sommitale in cristallo. Il fronte arretrato dell’attico, rivestito in mattoncini in klinker giallo, è impreziosito dalla presenza di una serie di altorilievi in bronzo di Angelo Biancini dei primi anni Settanta. Un’altra caratteristica, in grado evidentemente di influire positivamente sulla scelta dei nuovi proprietari, è lo sbarco dell’ascensore direttamente nel grande soggiorno centrale dell’attico, come ora succede a seguito del progetto di Conti, possibilità questa che evoca l’atmosfera dei loft e «che si ritrova con frequenza in quelli americani e anglosassoni», come sottolinea il progettista stesso mentre prosegue nell’illustrazione

dei lavori: «la distribuzione interna degli ambienti era quella tipica degli anni Sessanta: corridoi con suddivisione dei vari spazi abitativi, il tutto a definire tre fasce funzionali: una zona giorno su via Pallavicini, una zona centrale costituita da elementi di servizio (ascensore, vano scala, cavedio, servizi igienici), che separano il restante reparto notte». A seguito dei lavori, orientati al soddisfacimento del gusto dei committenti, si è pervenuti ad una riorganizzazione degli ambienti dell’attico, così illustrati: «il restyling, pur mantenendo la suddivisione dei due reparti notte e giorno, con il blocco servizi interposto, reinterpreta l’articolazione spaziale ed i rapporti tra i vari ambienti». In questo modo, prosegue Conti, «si configura una zona giorno più libera: si è traslata la cucina in posizione est-ovest, simmetricamente opposta a quella dell’esistente, per sfruttare meglio la luce del giorno. Vengono liberati e resi così fruibili, con vista sulla Darsena di Città, la zona living e il soggiorno». Esito dei lavori è la creazione di un ampio open space centrale,

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La camera da letto padronale con testata a grande lunetta in legno di olmo, già sopraporta di un palazzo settecentesco romano.

su cui sbarcano direttamente ascensore e scale, inseriti intelligentemente in una lunga parete-quinta in tessuto da parati grigio e vari toni di blu di Glamora con un disegno ad effetto a cadute di colore, che evoca l’immagine di un muro antico, come una annosa carta da parati o un intonaco invecchiato bene e di cui ritroveremo una versione meno retrò nel bagno della zona giorno a toni nero nero lavagna con fiori stilizzati marrone. In questo spazio converge il corridoio della zona notte, in cui sono stati reinventati i layout dei bagni e di cui non potremo sottacere la camera da letto padronale con testata a grande lunetta in legno di olmo, proveniente da un sopraporta di un palazzo settecentesco romano e acquistata da un antiquario di Santarcangelo, a cui si appoggia il letto tipo sommier. Sull’open space si affacciano due ambienti, separati da due importanti pareti scorrevoli vetrate traslucide: a nord lo studiolo e a sud la nuova grande cucina Vetronica, che lascia il precedente spazio opposto, ora destinato a studiolo, per ricollocarsi nell’angolo maggiormente illuminato, quello sud. Nella cucina, studiata da Progettarti Arredamenti, troneggia una grande isola centrale con piano in quarzite bianca, zona fuochi a mensola, mentre una serie di elementi e microspazi di servizio si dispongono attorno; tra questi ne emerge uno, curioso, nell’angolo opposto alle pareti finestrate, che i ragazzi chiamano “la casetta dei tre porcellini” e in cui vanno a nascondersi quando combinano qualche “marachella”, in

CASA BELLA CASA

Il grande spazio centrale del soggiorno è articolato nella zona living, verso nord, mentre in posizione dominante si trova il tavolo da pranzo, illuminato da un grande totem, un lampadario di Murano a goccia degli anni Sessanta Il living viene declinato dal combinato disposto ad L di due divani, l’uno scamosciato beige di Baxter e l’altro di colore marrone con chaise longue, con al centro un tavolino da salotto in cristallo di Cassina


CLASSEINFISSI TC:Layout 1 16/06/14 13:16 Pagina 9

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Scorci dello studio, di uno dei servizi e di un particolare corridoio che connette attraverso un parte scorrevole traslucida i vani dell’appartamento.

quanto in tutta la casa è l’unica porta dotata di chiave di chiusura. Il grande spazio centrale del soggiorno, pavimentato, come tutto il resto dell’attico in listoni teak del Siam, è articolato nella zona living, verso nord, mentre in posizione dominante si trova il tavolo da pranzo, illuminato da un grande totem, un sontuoso lampadario di Murano a goccia degli anni Sessanta. Il living viene declinato dal combinato disposto a L di due divani, l’uno scamosciato beige di Baxter e l’altro di colore marrone con chaise longue, con al centro un tavolino da salotto in cristallo di Cassina. Se alla zona televisione, costituita da un mobile basso laccato lucido di Misuraemme e fronteggiante le sedute dei divani, si associa la lampada Taccia di Flos disegnata da Achille e Piergiacomo Castiglioni, l’ancora più centrale secondo tavolino da salotto in cristallo di Cassina viene ornato dal vaso in ceramica nero di Ettore Sottsass e dalla piantana nera Cadmo di Artemide. L’angolo sud viene declinato associando un divanetto in legno traforato stile Luigi XVI di fattura bolognese, una poltrona Frau colore bordeaux e, dall’altra parte delle porta della cucina, da un cassettone in noce in stile Impero di fattura ravennate proveniente da Palazzo Rasponi dalle Teste, su cui campeggia un pregevole vaso-otre in ceramica di Nicola Fasano di Grottaglie raffigurante una procace figura femminile in opulenta postura, acquistata nel corso di una vacanza nel Salento.

CASA BELLA CASA


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Ravenna - Livorno, approdi su due diverse sponde

Mentre l’antica città adriatica insegue il mare con scarsa convinzione, i Medici scrivono la “Costituzione livornina” che lancerà il “porto franco” sul Tirreno, sviluppando fiorenti commerci. E solo negli anni ’60 del ‘900, la Strada Statale 67 collegherà i due porti in una direttrice “coast to coast”.

di Pietro Barberini

L’architetto Camillo Morigia aveva intuito la valenza strategica di un collegamento fra il porto di Ravenna e il già ”industrializzato” Valdarno toscano. Nel 1785 in occasione dell’inaugurazione della via Ravegnana, fu restaurato e dedicato al Cardinale Valenti Gonzaga il Portonaccio, un arco di trionfo che non perse il suo originario appellativo, tuttora in auge. Il Morigia pensa in grande, per quei tempi collegare un porto sull’Adriatico alla Toscana e al suo scalo marittimo sul Tirreno, non era impresa da poco. La storia, è capace di sottolineare, ripercorrere, tornare sugli antichi itinerari, ma solamente negli anni del boom economico, in pieno Novecento, Ravenna e Livorno saranno collegate

Alcune vedute del porto antico di Livorno con gli approdi e le fortificazioni medicee. Il quartiere a ridosso della fortezza nuova, viene chiamato “la Venezia”: per costruire questi palazzi direttamente sull’acqua, vennero chiamati progettisti e maestranze veneziane

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I tipici “fossi” livornesi, che fungono anche da fossato delle mura,

L’ascesa di Cosimo dei Medici rafforza, anche con grandiose opere di difesa, il ruolo di Livorno, che troverà nel figlio, Francesco I, l’entusiasmo progettuale che il disegno di Bernardo Buontalenti trasforma in una cinta muraria pentagonale, con bastioni e quell’inconfondibile impronta di porto commerciale, dove i palazzi sorgono “sopra” gli scali e i magazzini


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sono ancora percorribili per buona parte della loro lunghezza. In basso, una pianta di Livorno edita da Vallardi

dalla strada statale Tosco Romagnola n. 67, Marina di Ravenna – Livorno. Una specie di “coast ti coast” all’italiana. Le due città sono sede di due grandi stabilimenti petrolchimici: Stanic a Livorno e Anic a Ravenna. Sarà quest’ultimo impianto a sviluppare il porto industriale che si espanderà a metà strada fra darsena di città e mare. Invece a Livorno la cultura marinara è radicata e ben consolidata: la presenza dell’Accademia navale che forma ufficiali e comandanti della flotta militare italiana, è il fiore all’occhiello di una città che sostiene le attività marittime. Il quadro politico del XVIII sec. non aiuta Camillo Morigia nei suoi disegni: i confini spezzano la modernità e interrompono un disegno commerciale ancora prematuro o, forse, avveniristico. Storie diverse da quelle di Ravenna e del suo porto (“sperso sulla limosa spiaggia marina…”) e Livorno che approfitta dell’insabbiamento della foce dell’Arno e la rapida decadenza di Pisa, per ingrandire moli, costruire nuove banchine e attrarre ceti mercantili da tutto il mondo. Livorno difende i suoi fondali e protegge la sua insenatura naturale, Ravenna invece viene colonizzata da una repubblica marinara, in piena espansione, come Venezia. Pisa arretra e le attenzioni dei Fiorentini per un nuovo sbocco a mare della loro fiorente economia, si concretizzano nel 1421. La cala naturale dove al tempo dei romani stavano alcune veloci navi da guerra, le liburne e successivamente poche barche da pesca, viene collegata a Pisa attraverso il canale dei “Navicelli”. L’ascesa di Cosimo dei Medici rafforza, anche con grandiose opere di difesa, il ruolo di Livorno, che troverà nel figlio, Francesco I, l’entusiasmo progettuale che il disegno di Bernardo Buontalenti trasforma in una cinta muraria pentagonale, con bastioni e quell’inconfondibile impronta di porto commerciale, dove i palazzi sorgono “sopra” gli scali e i magazzini. Livorno diventa una magnifica “città fortezza” che si difende

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dagli assalti della pirateria e dalle scorrerie dei saraceni. Fra il 1590 e il 1603, Ferdinando I, fratello di Francesco dei Medici, emana la “Costituzione Livornina”, un insieme di provvedimenti capaci di mettere in moto uno straordinario impulso ai traffici marittimi e all’ulteriore crescita della comunità. Privilegi, immunità ed esenzioni, favorirono l’insediamento di ceti mercantili provenienti da ogni parte del Mediterraneo: erano garantiti la libertà di culto, professioni religiose e politiche e libertà di accesso. Nasce così un moderno “porto franco”, e siamo ben in anticipo sui tempi! A Ravenna i veneziani hanno lasciato la città abbellita della nuova piazza e importanti edifici, come il Monastero di Porto, il Palazzo comunale (attuale palazzetto veneziano) e una grande fortezza difensiva, la Rocca Brancaleone. Al pari delle due fortezze di Livorno, il manufatto aveva il duplice scopo di difesa contro invasori e da possibili rivolte popolari. In periodo di “spending review” la duplice funzione è del tutto apprezzabile! Escludendo quest’ultima analogia, Ravenna vive appartata e distante dal mondo commerciale e cosmopolita di Livorno. Langue all’ombra dei potenti Monasteri Abbaziali, che non favoriscono “aperture”, pur tuttavia qualche commercio marittimo viene riattivato con l’apertura del canale Panfilio (metà del XVII sec.) che ha la darsena in città addossata alle mura, davanti a Porta Panfilia (Porta Nuova).

DI versi scorci dei bastioni a difesa del’antico porto di Livorno e della Rocca Brancaleone di Ravenna. Nella foto piccola un particolare del Leone di Venezia incastonato nella fortezza ravennate

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Un ponte a scavalco di uno dei fossi che si diramano dallo storico scalo di Livorno e, a destra, i bastioni della rocca di Ravenna, costruita dai veneziani all’angolo di nord-est della cinta muraria, un tempo circondati da vasti fossati di difesa

La grande occasione capita meno di cent’anni dopo quando viene scavato il “nuovo” naviglio “Corsini” dal Porto della Fossina alle mura nord-orientali della città, quasi di fronte alla Rocca Brancaleone, parzialmente demolita dal Cardinale Legato Giulio Alberoni, per ricavarne mattoni da utilizzare per costruire ponti ed altre opere pubbliche. Ultimati i lavori di costruzione di alcuni presidi, l’architetto Camillo Morigia, intuendo la potenzialità del Porto, illustra i disegni di sviluppo del movimento commerciale di collegamento con altre aree della Valpadana e della penisola. Nonostante queste premesse, lo Stato Pontificio privilegiò il consolidato scalo marittimo anconetano, rispetto a quello ravennate che nel 1787 il matematico Pietro Ferroni definì: «un portuccio sperso nella limosa e palustre spiaggia marina an-

gustissimo e mal provveduto di comodi di sanità e commercio non meno che di piccolo arsenale e quale che più importa spopolato, deserto e con piccolissimo numero di bastimenti più da pescagione che mercantili». Il Ferroni, come dice Paolo Fabbri, osservatore esperto e disincantato, non condizionato dal campanile e dalle prospettive di committenze in loco, diceva ciò che non si è ancora riusciti a leggere nei documenti locali. Il porto era ancora un «portuccio» sì per le difficili condizioni ambientali, ma soprattutto perché non era attrezzato. I fondali erano certamente insufficienti (poco più di un metro alla foce), ma tanto poteva bastare per naviglio mercantile leggero, come i trabaccoli da 50 tonnellate che già facevano il cabotaggio regolare in Adriatico; senza contare

Le "Leggi Livornine" di fine Cinquecento per lo sviluppo della città portuale Già nel 1590 Ferdinando I dei Medici vara una legge per lo sviluppo di Livorno. Si incentiva la residenza nella città portuale in cambio di immunità per debiti e reati, e facilitazioni per ottenere una casa a «manifattori di sartie, calefati, maestri d'ascia, legnaiuoli d'ogni sorte, muratori, marangoni, scalpellini, pescatori, marinai, febri e d'ogni altro mestiero manuale...». Nel 159 si rafforzano i privilegi sancendo la cancellazione dei debiti contratti con stranieri, esenzione di tasse, l'annullamento di condanne penali (con alcune eccezioni, tra le quali l'eresia e la falsificazione pecuniaria) e la vendita agevolata di alloggi per chiunque si fosse trasferito in città. Un ulteriore ampliamento degli incentivi avviene nel 1593, con la denominazione di “Costituzione Livornina”. Si tratta di una serie di norme indirizzate ad ebrei e ai mercanti di qualsivoglia nazione decisi a prendere residenza a Livorno (o Pisa) che garantivano: libertà di culto e politica, annullamento di debiti e condanne per 25 anni, regime doganale favorevole all'esportazione, facoltà di esercitare qualsivolgia mestiere. «Il Serenissimo Gran Duca... a tutti Voi Mercanti di qualsivoglia Nazione, Levantini, Ponentini, Spagnuoli, Portughesi, Grechi, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani, dicendo ad ognuno di essi salute... per il suo desiderio di accrescere l'animo a forestieri di venire a frequentare lor traffichi, merchantie nella sua diletta Città di Pisa e Porto e scalo di Livorno con habitarvi, sperandone habbia a resultare utile a tutta Italia, nostri sudditi e massime a poveri...». elaborato da it Wikipedia.org

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Al pari delle due fortezze di Livorno, la Rocca veneziana di Ravenna aveva il duplice scopo di difesa contro invasori e da possibili rivolte popolari. In periodo di ristrettezze economiche la duplice funzione è del tutto apprezzabile. Escludendo quest’ultima analogia, Ravenna vive appartata e distante dal mondo commerciale e cosmopolita di Livorno che i fondali potevano mantenersi più profondi (già la profondità di due metri avrebbe consentito l’ingressoalla quasi totalità del naviglio circolante) con un regolare servizio di dragaggio, che invece mancava del tutto. Quanto agli altri servizi, dopo mezzo secolo dall’apertura, si riducevano a un paio di osterie, che fungevano anche da spaccio e da ricovero, e alla presenza di una piccola guarnigione, adibita ad un’improbabile difesa e soprattutto alla riscossione dei balzelli. Il tutto isolato nelle valli, a 10 chilometri dalla città e senza neppure la parvenza di una carreggiabile di raccordo. Anche negli anni dipoi, quando l’intera rete di rotabili attorno alla città veniva rimodernata e ne veniva iniziata una regolare manutenzione, nessuno pensò ad un raccordo per ia di terra con quell’avamposto isolato che era ormai porto Corsini e la prima strada di alaggio lungo il canale risale solo al 1828. Sono tutti segnali significativi del disinteresse dei Ravennati per il porto, che era bensì considerato un inutile corollario alla città ed alla sua economia, ma pur sempre un corollario. Del resto, quella parte di società che potrebbe individuarsi come classe dirigente e che aveva in mano il capitale – cioè un pugno di nobili, qualche borghese e una parte del clero -, aveva negli ultimi secoli maturato una cultura troppo legata alla rendita fondiaria ed al privilegio parassitario per poter essere permeabile alle opportunità mercantili e rischi connessi. Una bella distanza quella fra Livorno e Ravenna, che rimarrà tale anche dopo l’unità d’Italia. A Ravenna sul finire dell’800 s’intensificano i traffici e anche in un mare chiuso come l’Adriatico, la sponda Triestina ed Istriana sono occasione di traffici internazionali e servizi di linea per passeggeri e merci. Con la conquista del porto austro-ungarico di Trieste, cessano del tutto questi commerci. Il regime fascista si dedica allo sviluppo del nuovo scalo industriale di Venezia: Porto Marghera. Per Ravenna non ci sono state né “costituzioni”, né attenzioni: il porto resta per molti un inutile corollario come dice lo storico Paolo Fabbri e, se non inutile, comunque un corollario.

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Reti di impresa, rigenerazione urbana e natura:

a Cervia e Milano Marittima si disegna il futuro del turismo di Chiara Bissi Con la stagione estiva a Cervia e a Milano Marittima si riaccende il dibattito sui nuovi modelli di sviluppo turistico per il futuro, mentre rimane di stretta attualità la difficile convivenza fra le necessità dei tanti operatori economici protagonisti nel ricettivo, nella ristorazione e nel balneare, le esigenze dei turisti stanziali delle seconde case e le richieste del popolo della notte e della movida. Molte le voci in campo, le associazioni di categoria lavorano a progetti, lanciano proposte, mentre il giovane neo sindaco Luca Coffari, da poche settimane in carica, ora dovrà dare gambe a un programma elettorale ambizioso, che al capitolo turismo propone un piano

CITTÀ E QUARTIERI

Mobilità, infrastrutture, marketing territoriale: Cna lancia il modello Smart Romagna e Confesercenti con il direttore Casadei Della Chiesa chiede un bonus per chi demolisce e costruisce in classe A


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in cinque mosse, fermo restando il rifiuto netto ad introdurre la tassa di soggiorno. «Il nostro è un prodotto maturo – scrive il sindaco - e dobbiamo innovarlo, puntando sull’ambiente, sugli elementi unici che abbiamo (saline, pinete, canali, ecc), su sport e benessere anche per allungare la stagione. Introdurre strumenti che permettano l’innovazione anche delle strutture ricettive, balneari, negozi e locali. Dobbiamo migliorare la promocommercializzazione e fare maggiore squadra tra gli operatori e con il pubblico. Valorizzare più target a cui possiamo ambire anche grazie a quattro località. Dobbiamo inoltre aumentare bellezza e decoro urbano di strade, marciapiedi e arredi. Sburocratizzare le procedure e fare una grande battaglia per migliorare la mobilità e i collegamenti per arrivare a Cervia». Ultimo, ma solo in ordine di tempo, arriva il progetto che vuole proprio a Cervia la nascita della prima rete turistica di nuovo modello chiamata Smart Romagna. Cna Turismo ha promosso l’iniziativa raccogliendo la disponibilità di 10 società che rappresentano complessivamente 56 imprese nei campi del trasporto alla persona, delle attività alberghiere, delle agenzie turistiche e di altre attività di settore. Una rete capace di muoversi senza confini amministrativi o burocratici, allo scopo di aumentare l’offerta, inserendo elementi legati all’autenticità del luogo, al paesaggio ambientale e sociale e pronto a partecipare al bando del Ministero dei beni e delle attività culturali, rivolto alle reti d’imprese nel turismo, con un finanziamento da 200 mila euro. In primo piano un nuovo prodotto turistico rivolto al mercato internazionale e capace di offrire una vacanza attiva, salutare ed ecologica; a seguire la promo-commercializzazione del nuovo prodotto tramite web e infine un nuovo progetto di mobilità promosso e venduto on line insieme al prodotto turistico. Il tutto con azioni da sviluppare a partire da ottobre 2014 fino alla fine del 2015. Un quadro dinamico che cerca di non cedere alle durezze e alle avversità imposte dalla crisi economica e si batte per non soccombere di fronte a una concorrenza internazionale molto agguerrita e attrezzata. Di prospettive e di innovazione parla anche Andrea Casadei Della Chiesa, direttore Confesercenti Cervia. Archiviate le celebrazioni per i cent'anni di Milano Marittima e dopo aver reso onore al passato della città giardino, oggi per disegnare il futuro quale modello di sviluppo turistico si deve costruire e a quali fasce di turisti occorre rivolgere l'offerta? «Il centenario di Milano Marittima è stato un momento di grande visibilità per la località e l’intero Comune.

Folle di turisti in occasione di eventi mondani o culturali a Cervia e Milano Marittima, dal ballo in spiaggia ai “Libri d’Amare”, con lo sbarco degli autori sulla battigia, e i fuochi pirotecnici a Ferragosto.

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Tutto il nostro territorio si caratterizza per il vivere bene, in un contesto gradevole ma anche per offrire tante opportunità alla vacanza che qui viene declinata in tutte le sue versioni: balneare, sportiva, ricreativa, del divertimento, del benessere termale. Siamo un Comune che non fa altro, se non turismo e, rispetto a questi filoni, dobbiamo lavorare di più e meglio per la qualità. Innovare e riqualificare devono essere i due imperativi che contraddistingueranno l’agire del pubblico e del privato nei prossimi anni. Siamo impegnati come Associazione da una parte ad aiutare le imprese a riqualificarsi, fa-

vorendo investimenti nelle strutture alberghiere e del tessuto commerciale, dall’altra chiedendo all’Amministrazione di riqualificare il territorio, sia con opere pubbliche consistenti, ma anche con l’ordinaria manutenzione. Quindi dobbiamo perseguire un modello turistico che sia innovazione. Non ci possiamo fermare e tutto il territorio si deve rinnovare. Per quanto riguarda i turisti, non possiamo fare l’errore di escludere qualche tipologia. Ovviamente cerchiamo di privilegiare un turismo legato alle famiglie, allo sport, creando eventi che prevedano permanenze medio-brevi, ma anche i giovani che

Vita notturna fra movida, passeggio e mercatini per le vie di Milano Marittima e lungo il canale dei Magazzini del Sale nel centro storico di Cervia.

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L'AZIENDA Il Picchio Wood Line è un'azienda di Russi, in provincia di Ravenna, specializzata nella realizzazione di strutture in legno per l'edilizia. Nasce nel 1999 per volontà del titolare, Ramiro Benini esperto conoscitore del legno e delle sue proprietà. Lo scopo è quello di offrire la qualità e la cura del lavoro artigianale coniugati con l'utilizzo dellee tecnologie emergenti nell’ambito della conservazione dei materiali legnosi. La scommessa posta in essere nel 1999 è vinta negli anni successivi: l’azienda ha portato avanti l’attività di produzione e vendita dei diversi prodotti in legno,porticati, pergolati e coperture per esterni e per l’edilizia in genere, unitamente alla costruzione di casette in legno per aree verdi. Con l’aumentare dell’esperienza e della voglia di crescere, l’azienda è riuscita nella messa a punto di strutture più corpose ed importanti, come bungalow abitabili e capanni adibiti alla pesca, realizzando numerose commesse, la più significativa, in collaborazione con il Comune di Cervia, per la valorizzazione delle sommità arginali dei canali Bova e Del Pino, con la bonifica ed installazione di nuovi impianti per la pesca sportiva, qualificando così 9 Km di argini con strutture felicemente integrate nel contesto paesistico e culturale del territorio cervese. L’utilizzo di materie prime provenienti da aree a riforestazione controllata consente una politica di rispetto ecologico nell’approvvigionamento e negli utilizzi.

STRUTTURE IN LEGNO L'azienda è in grado di realizzare singole componenti strutturali, occupandosi della progettazione, della costruzione e dell'installazione di tetti e travature in legno, di strutture edilizie da esterni, della costruzione di gazebo, casette in legno da giardino e box auto, facendo sempre attenzione a progettare strutture che rispettino le più stringenti normative antisismiche e che presentino forme architettoniche armoniche nei confronti del paesaggio nel quale sono ospitate. Sempre nel settore residenziale e civile, l'azienda è in grado di realizzare elementi d'arredo quali pavimenti in legno, pavimentazioni da esterni in legno, pergole e pergolati, tettoie, recinzioni, soppalchi, staccionate e palizzate. Oltre ad operare nel settore dell'edilizia residenziale, l'azienda è in grado di realizzare strutture edilizie in legno su palificazioni. Tra queste, si occupa della progettazione e della costruzione di capanni da pesca in legno, osservatori naturalistici e torrette.

LAVORAZIONI “Ogni nostra lavorazione ha inizio con l’acquisizione di materiali di qualità superiore, dal legno alle vernici da utilizzare per trattarlo, passando alla ferramenta per assemblarlo. A questo punto ha inizio la lavorazione: i macchinari a nostra disposizione ci consentiranno l’intaglio, l’assemblaggio e la rifinitura del legno. Quando la struttura prende una forma definitiva si passa alla fase di verniciatura del legno, che riceve una prima mano impregnante e ultraresistente, una seconda mano per conferire al legno un effetto cerato che lo rende brillante alla vista e protetto dagli agenti atmosferici del tempo. Giunti a questo punto la struttura è pronta per essere installata”.

SCELTA DEI MATERIALI “Siamo soliti dedicare una particolare attenzione alla fase in cui vengono scelti i materiali, tutti di prima qualità, selezionati con scrupolo e competenza in modo da ottenere strutture solide, resistenti e funzionali. Inoltre, la verniciatura e il trattamento di ciascun prodotto avviene utilizzando impregnanti di elevata qualità ed efficacia, nonché vernici particolari ad effetto cerato che mettono in risalto la bellezza dell’opera ultimata”.

AFFIDABILITÀ, DISPONIBILITÀ “Affidati alla nostra esperienza! Siamo a completa disposizione per eseguire sopralluoghi, realizzare progetti, formulare preventivi gratuiti senza alcun impegno da parte tua”. È possibile contattare l'azienda allo 0544.581717 oppure 333.4073009 tutti i giorni e fissare un appuntamento.

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devono trovare risposte alle loro esigenze di divertimento, purché non fracassone». L'integrazione fra le esigenze dei soggetti economici del ricettivo, del commerciale, della spiaggia e l'immagine della località luogo di seconde case di pregio immerse in un ambiente naturale curato e meta glamour del divertimento a che punto è? Ci sono degli aggiustamenti da fare e se sì in quale direzione? «La nostra risposta turistica è sempre stata caratterizzata dall’equilibrio fra le varie categorie. Ad oggi possiamo dire che il nostro modello è stato vincente perché ci ha permesso di contenere la contrazione delle presenze turistiche in termini accettabili. Non si viaggia intorno ai 3,7 milioni di presenze se non vi è la risposta di un intero territorio, delle categorie economiche senza avere guerriglie interne. La grande offerta della spiaggia, estremamente qualificata, il tessuto commerciale e dei mercati, le terme, le saline, gli impianti sportivi sono tutti elementi di attrazione turistica che si integrano senza prevaricazioni. Dobbiamo lavorare di più sulla rete di imprese. La sfida è mettere insieme gli operatori, di categorie diverse, che facciano squadra, da una parte per ridurre i costi e dall’altra sostenendosi per riqualificare e innovare l’offerta turistica». Nella pianificazione urbanistica, quali caratteristiche devono avere i nuovi insediamenti residenziali a Cervia come a Milano Marittima e come va immaginata la rete commerciale, anche rispetto alla grande distribuzione? «Negli ultimi 10 - 15 anni si è costruito tanto, ma con estrema qualità. L’architettura cervese è cresciuta molto con innovazioni interessanti. Questa qualità e ricerca nel costruire ha sicuramente avuto un effetto benefico anche nei valori immobiliari. Le nuove costruzioni dovranno seguire la ricerca della qualità e dell’innovazione. Grandi terrazzi per mangiare all’aperto (ri-

Una regata di vele storiche nelle acque dell’Adriatico sulla riviera cervese.

CITTÀ E QUARTIERI

cordiamo che i turisti, a casa loro, difficilmente lo possono fare), posti auto realmente utilizzabili, giardini; insomma una gradevolezza delle costruzioni che aiuti a contestualizzare al meglio l’essere in vacanza. Suggeriremo all’amministrazione comunale di favorire la riqualificazione degli immobili esistenti. Chi ha un immobile ha diritto ad un bonus se lo demolisce e lo ricostruisce, purché in classe A, utilizzando fonti di energia rinnovabili. In questo modo consumiamo meno territorio e favoriamo anche l’economia locale. La rete commerciale deve continuare in quell’opera di qualificazione che permetta la sopravvivenza rispetto ai centri commerciali. Il commercio tradizionale è quello più in difficoltà e dobbiamo aiutare queste imprese a mettersi insieme, anche qui a fare rete ma, in più, a costruire eventi che attraggano consumatori. La nostra politica è di aiutare le locali pro loco nei loro programmi di animazione e di eventi. Cervia, non ha mai favorito l’insediamento dei grandi centri commerciali e, per competere con questi, dobbiamo lavorare sui servizi e sulla qualità». La stagione balneare è in corso, cosa vi aspettate per l'estate 2014, quali segnali ci sono? «Per il momento la stagione è partita un po’ lenta. In sostanza la congiuntura economica attuale fa tagliare vacanze e ferie agli italiani. Il nostro bacino d’utenza arriva da circa 300 - 400 km (Lombardia, Veneto, Asse della via Emilia) e in quei territori oggi vi è una forte difficoltà sul lavoro. L’equazione immediata vuole che queste persone rinuncino o facciano meno vacanze e anche il nostro territorio ne risente. In questo momento gli imprenditori stanno però facendo uno sforzo per aumentare i servizi, contenendo i prezzi. Ricordo che la nostra città non ha messo la tassa di soggiorno e anche questa situazione contribuisce ad avere più appeal nell’offerta promocommerciale. La nostra Associazione ha prodotto una busta con all’interno 6 piccoli foldy che racchiudono, oltre alla proposta di eventi cervesi, anche itinerari, gastronomia, parchi tematici, golf. Anche con questo speriamo di mantenere i numeri della stagione 2013, sperando però in una ripresa complessiva del Sistema Italia».


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Comune di Ravenna

I Sedici

Il ruolo dell’Architettura contemporanea Ciclo di conferenze organizzate e promosse dal Gruppo Ravimm - Le Cantine di Palazzo Rava e dalla rivista dell’abitare TrovaCasa Premium (edizioni Reclam), con il patrocinio del Comune di Ravenna e Ravenna 2019 Coordinatore: Emilio Rambelli - Nuovostudio

Tutti gli incontri si terranno presso Le Cantine di Palazzo Rava - Via di Roma 117 - Ravenna Apertura mostra ore 20, inizio conferenza ore 21

Calendario 2014

Intervengono

Espongono

27 febbraio

Giovedì Casavecchia e Muratoria

Montini e Zoli

Ravenna

Faenza

Giovedì

20 marzo

Gabriele Montanari

Angeli e Brucoli

Unione Comuni Bassa Romagna

Studio Rava Piersanti

Faenza

Giovedì

17 aprile

Burroni e Dapporto

Faenza

Ravenna

Giovedì

Paolo Rava

22 maggio

Panbianco e Pretolani

Comune di Forlì

Forlì

Giovedì

Davide Cristofani

19 giugno

Faenza

Francesca Proni

Lazzarini e Pinoni Faenza

Giovedì

18 settembre

Studio Ellevuelle

Comune di Ravenna

Teprin Associati

Forlì

Giovedì

6 novembre

Ravenna

Emilio Agostinelli Soprintendenza di Ravenna

Inout Architettura Ferrara

Giovedì

4 dicembre

Piraccini e Baldacci Cesena

Info Ilaria Siboni - siboni.ilaria@gmail.com - cell. 338 1584910

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SAVORANI FLL SCOR TC:Layout 1 17/06/14 11:51 Pagina 30

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Ravenna Via Piave, 15 tel. 0544.406333 www.grupposavorani.it RAVENNA, CENTRO STORICO

Proponiamo in vendita immobile di prestigio con corte privata (possibilità di accesso a due auto) composto da: Piano Terra: ingresso, cucina abitabile, sala da pranzo, ampio disimpegno, bagno, salotto con camino. Piano Primo: 2 ampie camere matrimoniali, studio, bagno, ampio disimpegno con armadi a muro. Sottotetto con servizio e ripostiglio. Classe energetica “F” KWh/m²/anno 191,79 (Rif.: 9210) € 450.000,00

RAVENNA, ZONA COMET

GAMBELLARA (RA)

Appartamento al piano terra di recente costruzione, con ingresso indipendente composto da: ingresso, soggiorno con angolo cottura, disimpegno notte, 2 camere da letto, bagno. Ampio portico per posto auto, giardino, riscaldamento autonomo. Classe Energetica “F” Kwh/m² /anno 179,50 (Rif: 9212) € 135.000,00

RAVENNA, ZONA OSPEDALE Appartamento al piano terra composto da: ingresso, soggiorno, cucina, camera da letto matrimoniale, antibagno-bagno, cantina e porzione di garage. No spese condominiali. Classe Energetica “G” EP TOT 266,65 Kwh/m²/anno (Rif. 9222) € 105.000,00 RAVENNA, ZONA GALLERY

Grazioso bilocale con arredo: soggiorno, cucinotto, camera matr., bagno, balcone. Posto auto coperto. Classe energetica C Kwh/m²/anno 64,29 (RIF. A5026) € 130.000,00

RAVENNA, VIA T. GULLI Appartamento da rimodernare posto al piano rialzato: ingresso, soggiorno, cucina, 2 camere matr., bagno, balcone verandato, cantina. Risc. aut. Classe Energetica “G” EP TOT. 224,93 Kwh/m²/anno (Rif: A50001) € 105.000,00

Ravenna Via Garatoni, 12 tel. 0544.35411 www.grupposavorani.it

Appartamento signorile ottimamente tenuto, composto da: ingresso, salone, cucina abitabile con balcone loggiato, 2 camere matrimoniali, 2 bagni. Garage e posto auto nel cortile condominiale. Classe energetica C Kwh/m²/anno 322,88 (RIF. 00031) € 200.000,00

SANT'ALBERTO (RA) - IN CENTRO PAESE Delizioso appartamento bilocale al P.T., parzialmente arredato e con ottime rifiniture; ingresso indipendente, soggiorno con angolo cottura, bagno finestrato con doccia, disimpegno con armadio a muro, ampia camera da letto, climatizzazione, risc. aut., giardino con impianto di irrigazione, barbecue, posto auto con pergotenda motorizzata, cancello carrabile automatizzato. NO SPESE COND.LI. Classe energetica D, kWh/m2/anno 112,79. Rif. MSC15 € 98.000,00 CASALBORSETTI NORD (RA) OCCASIONE, PREZZO ECCEZIONALE A poca distanza dal mare, pronta consegna appartamento al piano terra in angolo con giardino, composto da soggiorno con angolo cottura, camera da letto, bagno, ripostiglio/cantina e posto auto. Utenze autonome. Classe energetica E KWH/mq/anno 167,90 - (POSSIBILITA' FINANZIAMENTO) -VENDITA DIRETTA CELL. 3497676211. Rif. NSC022 € 124.500,00 + IVA RAVENNA

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LUGO (RA), IN CENTRO In una palazzina di sole 4 unità, vendesi appartamento di ampie dimensioni (mq. 170), in buono stato di manutenzione composto da: ampio ingresso, cucina abitabile, soggiorno, 3 letto e 2 bagni. Classe energetica D, kWh/m2/anno 112,26. Rif. GSC16 € 290.000,00 SAN PIETRO IN CAMPIANO (RA

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RAVENNA, SAN BIAGIO Si vende villetta a schiera ben tenuta; al piano terra: ingresso, soggiorno, cucina, due garage, giardino con posto auto. Al piano primo: 3 camere da letto, bagno. Sottotetto uso ripostiglio. Tavernetta con camino, bagno, lavanderia. Classe energetica F, KWh/mq./anno 180,92 (Rif. A5060) € 320.000,00

FORNACE ZARATTINI (RA) Si vendono villette abbinate con giardino su due lati, allo stato grezzo avanzato. Possibilità di rifiniture personalizzate. Composte da: P.T. cucina, soggiorno-pranzo, bagno e garage; P.P. tre camere, loggia e bagno; P.Mansardato ampio e luminoso vano con bagno. Rif. 900 € 235.000,00 + Iva

LIDO ADRIANO (RA) Bellissima posizione fronte mare, appartamento in villetta completamente ristrutturato, con ampio giardino in parte piantumato e in parte pavimentato; composto da soggiorno-pranzo con camino e ampio terrazzo fronte mare, cucinotto con balcone, bagno/ lavanderia, nel piano secondo 2 camere da letto, ripostiglio, bagno, ampio terrazzo fronte mare e balcone. Posto auto scoperto e verde condominiale. Zanzariere e inferriate. Classe energetica G, kWh/m2/anno 294,20. Rif. NSC26 € 250.000,00

Casale ristrutturato su lotto di mq. 1.400 così composto: P.T.: giardino piantumato, ingresso, soggiorno, cucina, studio, bagno, camera da letto con bagno e cabina armadio; taverna/garage per due auto. P.P.: due camere da letto matrim. Classe energ. G, kWh/m2/anno 247,00. Rif. 870 € 470.000,00

RAVENNA, LOC. LONGANA Splendida villa in lotto di mq 1600 circa, completamente ristrutturata, composta al piano terra da ampio salone, pranzo, cucina, portici, studio, tavernetta, bagno; al piano primo tre ampie camere da letto con bagni, studio, servizio e terrazzo. Ampio garage. Eleganti rifiniture. Classe energetica G, kWh/m2/anno 326,35. Rif. SC815 € 678.000,00


GABBIA TC 2011 IMPAGINAZ:Layout 1 17/06/14 11:54 Pagina 31

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CASE D’AUTORE Ravenna, via Canneti 16 tel. 0544 212134 . cell. 348.2406406 www.casedautore.info info@casedautore.info Via Nullo Baldini, 6 (proseguimento di via De Gasperi). Ravenna tel. 0544.33158 . eurocase@fastwebnet.it BORGO SAN BIAGIO (ADIAC. VIA SAN GAETANINO) Confortevole APPARTAMENTO in ottimo stato d'uso al 2° piano con ascensore in contesto signorile: soggiorno, angolo cottura con finestra, 3 camere da letto, 2 bagni, 2 ampi balconi, garage. Riscaldamento autonomo e aria condizionata. Classe energetica "E" ep 148,17. Rif. 602/a € 275.000,00 tratt. BORGO SAN ROCCO Accogliente APPARTAMENTO in ottimo stato d’uso al 1° piano di un piccolo contesto di sole quattro unità: soggiorno, cucina abitabile, camera da letto matrimoniale, bagno, balcone e spaziosa cantina. Riscaldamento autonomo e impianti a norma di legge. Basse spese di condominio. Classe energetica “F” ep 188,41. Rif. 600/a € 115.000,00 tratt. ZONA CASA DI CURA SAN FRANCESCO Accogliente APPARTAMENTO INDIPENDENTE di recente costruzione, molto rifinito in perfetto stato d'uso con ampio giardino privato: soggiorno, cucina abitabile, 2 camere da letto, 2 logge. Spaziosa Tavernetta con caminetto e bagno. Garage doppio. Riscaldamento autonomo e impianti a norma di legge. Classe energetica "E" ep 166,68. Rif. 599/a € 280.000,00 tratt. ZONA QUESTURA Luminoso APPARTAMENTO in buono stato d’uso all’ultimo piano (4°) con ascensore: ingresso, ampio soggiorno, cucina abitabile, 3 camere da letto, 2 bagni, 2 logge, garage. Riscaldamento autonomo e aria condizionata. Classe energetica “F” ep 190,02. Rif. 596/a € 180.000,00 tratt.

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RAVENNA – FRAZ. GAMBELLARA

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In splendida e riservatissima posizione, su lotto di circa 1000 mq, elegante casa singola tutta in pietra faccia a vista con ampio porticato d’ingresso, soggiorno con camino, sala da pranzo, cucina con accesso diretto al giardino, tre camere da letto, due bagni. Zona servizi al piano seminterrato di circa 50 mq con garage e cantina. Da rimodernare. A.C.E. in fase di realizzazione. Informazioni in Agenzia.

Appartamento posto al piano attico con magnifica vista sulla città, unico nel suo genere : ingresso, salone con terrazza ad angolo, cucina abitabile, tre camere da letto, due bagni, ripostiglio. Da rimodernare. No garage. A.C.E. “F”. € 350.000,00

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RAVENNA CENTRO STORICO

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RAVENNA CENTRO STORICO In contesto di sole 4 unità, appartamento posto al secondo ed ultimo piano in pronta consegna con ingresso, soggiorno, cucina, due camere matrimoniali, bagno finestrato. Cantina. A.C.E. in fase di realizzazione. € 160.000,00

In ottima posizione, bell’appartamento posto al primo ed ultimo piano con ingresso, soggiorno con camino, cucina separata con balconcino, camera matrimoniale con bagno, ampia camera singola, secondo bagno con idromassaggio. Garage al piano terra. A.C.E. in fase di realizzazione. € 700,00 mensili

RAVENNA FRAZIONE PORTO FUORI Villetta di testa di recente costruzione con giardino ad angolo di circa 80 mq : soggiorno, cucina abitabile, bagno finestrato, posto auto al piano terra; camera matrimoniale con balcone, camera singola, studio, bagno al piano primo. A.C.E. in fase di realizzazione. € 240.000,00

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INFOPROM

Bagno Marabou

Stile nordico fascino mediterraneo Sulle lunghe spiagge di Marina di Ravenna, il bagno Marabou Beach Club 50 è un’oasi di pace e tranquillità, in grado di offrire il giusto ristoro nelle calde giornate estive. Ci si sente subito accolti all’interno della struttura che si presenta – quest’anno – completamente rinnovata sotto il profilo architettonico, con un fresco stile nordico, per un’immagine di pulizia, essenzialità ed eleganza. Il bianco è il colore dominante che fa un bel contrasto con il blu del cielo e del mare, mentre ben si amalgama con i toni neutri della sabbia e con il verde della rigogliosa natura che qui sboccia sotto forma di piante ed alberi

MARABOU BEACH CLUB

Un’oasi di pace e tranquillità, fra verde, fiori, e design essenziale nel vasto orizzonte naturale della spiaggia di Marina di Ravenna. Dalla veranda all’area ristorante sopraelevata, dalla zona cabine al Chiringuito Beach Bar, il Marabou offre spazi di relax eleganti e confortevoli. Con anche un’area dedicata i bambini, ampia scelta di attrezzature sportive, di iniziative musicali e di animazione. E proposte culinarie di qualità: dai piatti di pesce alla carne, alla pizza cotta nel forno a legna


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tropicali. Perfetto anche l’abbinamento con le pedane scure caratterizzate da lunghe doghe che scorrono in un’unica direzione, offrendo un effetto visivo di allargamento dello spazio. E su tutto, non solo sul pavimento, domina il legno, materiale protagonista dell’intero progetto che ha portato al rifacimento dello stabilimento balneare, particolarmente apprezzato dalle famiglie e dai giovani affezionati clienti. Un comodo parcheggio precede l’entrata: nei fine settimana, è disponibile un posteggiatore che gratuitamente e fino a esaurimento dei posti accoglie i clienti a ridosso della spiaggia. L’ingresso del Marabou Beach Club, nella sua sobrietà, non lascia nulla al caso: un ampio passaggio, con a destra e a sinistra del verde ben incorniciato da pietre bianche, che porta alla zona delle cabine e poi alla veranda in cui consumare un aperitivo o un pranzo/cena. Le cabine a disposizione della clientela richiamano lo stile Newport: tutte rigorosamente bianche, ma con le porte e alcuni dettagli in un piacevole azzurro-grigio, tinta scelta anche per decorare i profili della struttura principale e le pareti interne della zona lounge con la tv. Nella stessa area, a destra dello stabilimento balneare, sorge anche un Chiringuito Beach Bar, interamente realizzato in legno e dalla forma ottagonale, aperto in serate particolari. Procedendo oltre, ci si trova di fronte a una veduta mozzafiato sulla lunga spiaggia con il mare all’orizzonte, mentre le piccole dune laterali visibili dalla maestosa veranda, rendono l’atmosfera più intima. I tavoli della veranda sono in legno dipinto di bianco, quadrati, e scelti in un formato che ne facilita l’utilizzo: sono versatili e consentono di essere affiancati in caso di comitive o piccoli gruppi. Le sedie sono ampie e confortevoli, anch’esse dalle linee squadrate, realizzate in legno scuro e tela cerata in tonalità neutra. Sparsi un po’ ovunque ci sono poi poltrone-cuscino per avere un’alternativa al classico lettino, se si preferisce abbronzarsi rimanendo in prossima della zona bar-ristorante, così come sedersi in modo più comodo attorno a un tavolino. Anche in caso di maltempo, è possibile usufruire della veranda per pranzi e cene, grazie ai nuovi teli trasparenti con cui si può interamente chiudere lo spazio per proteggerlo dal vento o dalla pioggia. Una soluzione innovati-

va e lungimirante per godere del locale per tutta l’estate, senza doversi preoccupare del clima. All’esterno, oltre la veranda, si trovano anche una terrazza con altri posti a sedere e ombrelloni e un salottino sulla spiaggia, con confortevoli e morbidi divanetti in rattan. Nello spazio interno, a farla da padrone è il vasto bancone del bar e una piacevole zona lounge con la tv, e tanti tavoli e sedie bianche che spiccano sulle pareti azzurre. Qui, per tutto il mese di giugno e in luglio, è possibile mangiare qualcosa in compagnia mentre si guarda la partita della Nazionale italiana ai Mondiali di calcio in Brasile. L’ambiente è arricchito dalla presenza di grandi lampadari bianchi a sospensione realizzati con vecchie vele che donano un tocco glamour. «Tutto è stato studiato con grande attenzione – racconta la titolare Anna Ballardini -. E ci

Nella pagina precedente, a fianco al titolo, lo staff del Marabou Beach Club 50 di Marina di Ravenna. E la corte, con la veranda, la zona bar- ristorante e le poltrone-cuscino per un completo relax. In alto, la promenade verso il mare e, a fianco, due scorci dello stabilmento balneare: il loggiato e la zona bar.

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Un giardino fa da cornice alla corte del bagno Marabou che accoglie i servizi e le cabine. Nella pagina a destra, il forno a legna, la titolare Anna Ballardini con lo chef Salvo e alcuni piatti pronti per il servizio a tavola.

siamo subito trovati d’accordo attorno all’idea di un grande cambiamento che potesse soddisfare in pieno con le esigenze e i gusti della nostra clientela. Passare del tempo di qualità in compagnia di familiari e amici è l’obiettivo principale, dividendosi tra la spiaggia e la zona bar/ristorante. Per questo abbiamo sviluppato un progetto in grado di regalare a una famiglia, una coppia o a giovani in gruppo, divertimento con tanti servizi: dalla spiaggia ben attrezzata e comoda, a misura di bambino e di privacy, a una ristorazione semplice ma basata su materie prime fresche e di stagione». Le aree verdi sono ben valorizzate: gli alberi, le piante e i fiori fanno capolino nei vari angoli del Marabou Beach Club, all’interno

MARABOU BEACH CLUB

di zone ben delineate, così come all’interno di vasi di design o contenitori in legno. Sul fronte dello stabilimento, in tutta la loro fulgida bellezza spiccano le palme che donato un tocco esotico alla spiaggia. La vicinanza delle dune conferisce inoltre un tocco di selvaggia naturalità. La spiaggia si distende lunga fino alla riva del mare, con centosessanta ombrelloni, tutti rigorosamente in colori neutri come le sedie sdraio e i lettini. Sono molti ma non così tanti se si considera l’immensità dello spazio su cui sono collocati. Anche in tal caso è stata fatta la scelta di privilegiare il comfort e la privacy della clientela, con distanze fra un ombrellone e l’altro maggiori rispetto a quelle tradizionali. Un’attenzione che i fre-


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quentatori dello stabilimento balneare hanno dimostrato di apprezzare. Grande attenzione, come è proprio delle attrezzate spiagge di Marina di Ravenna, è dedicata anche allo sport, considerando la presenza di ben sei campi da beachvolley e beach-tennis, i più gettonati durante l’estate. Per chi desidera tenersi in forma, sono poi previste lezioni di zumba fitness con istruttore certificato una volta a settimana. A disposizione dei più piccoli uno spazio attrezzato con i giochi, in cui le mamme e i papà possono divertirsi con i loro bimbi. Dopo l’inaugurazione ufficiale lo scorso 19 aprile, il Marabou Beach Club 50 sta già vivendo appieno l’estate con tante sorprese e appuntamenti. «Come sempre – aggiunge la titolare Anna Ballardini -, la cucina è uno dei nostri punti di forza, con le proposte a base di pesce, carne e pizza, per tutta la famiglia, oltre alla nuova idea degli street food il sabato sera. Il nostro obiettivo è quello di coccolare la clientela, per far passare bei fine settimana e serene vacanze e invitarla a ritornare». Lo staff è formato da tanti giovani qualificati con anni di esperienza nel settore, fra cui: Manuela e Alessandro al bar, Elisa alla sala del ristorante, lo chef Salvo in cucina e il bagnino Stefano in spiaggia. Molto ricca la proposta per la colazione con brioche di vario tipo, yogurt, frullati con frutta fresca, macedonie, piadina e sfiziosi panini di almeno sette qualità diverse per soddisfare tutti i gusti. Per chi si ferma a pranzo, dal lunedì al venerdì, c’è poi la possibilità di assaggiare paste fredde, insalate, o di provare menù turistici a prezzi fissi, oltre ovviamente all’ampia scelta di piatti alla carta. La sera invece si cena solo alla carta. «Puntiamo su prodotti freschi e di stagione – spiega lo chef Salvo -, per piatti della tradizione ma rivisitati. Oltre i marinati, carpacci, fritti, abbiamo un paio di piatti a base di pesce crudo, con dell’ottimo tonno o pesce azzurro proveniente direttamente dalla Sicilia. Ogni settimana il menù si arricchirà di qualche piatto nuovo, un po’ più ricercato di mia creazione, come per esempio la calamarata di cozze e ceci che ha sempre avuto buoni riscontri. Per chi preferisce la carne, ci sono ottime tagliate, mentre tra i primi da segnalare le paste fatte in casa così come i dolci. Un’altra nostra caratteristica è il pane normale e con i sette cereali di nostra produzione a lievitazione naturale con lievito madre». Il venerdì, sabato e domenica sera, c’è anche la pizza cotta nel forno a legno. Il sabato sera, invece, dalle 20 alle 24, scatta l’ora dello street food con burger maxi, fish and chips, galletto alla diavola, costine di maiale, kebab alla porchetta, patate fritte e anelli di cipolla. Periodicamente saranno organizzate serate a tema, in collaborazione con cantine del territorio che invieranno sommelier, per degustare vini in abbinamento a certi piatti. Per l’occasione non mancheranno la musica dal vivo, spettacoli di flamenco, tango, etc. e la possibilità di ballare. Sabato e domenica sera la musica è proposta da dj, mentre domenica sera sono in programma anche Apericena, ossia aperitivo a buffet.

Viale delle Nazioni, 286 (Stabilimento n°50)

MARINA DI RAVENNA Tel. 0544 1884245 Cell. 338 3831586

www.marabou.it maraboubeachclub

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I Sedici

Davide Cristofani e la capacità del cambiamento. Imostra i progetti di

pinoni+lazzarini architets

Nuovo appuntamento, il 19 giugno, con la serie di conferenze promosse e organizzate dal Gruppo Ravimm e dalla rivista dell’abitare Trovacasa Premium, nelle Cantine di Palazzo Rava a Ravenna, con il patrocinio del Comune, di Ravenna 2019 e curate dall’architetto Emilio Rambelli di Nuovostudio. Nell’ambito della rassegna “I sedici - il ruolo dell’architettura contemporanea”, si viluppa il confronto e scambio di idee fra due diverse generazioni di progettisti in campo architettonico e urbanistico: lo studio faentino pinoni+lazzarini architets presenterà in mostra i propri progetti mentre, a seguire, Davide Cristofani (che ha avviato sempre a Faenza una nuova esperienza professionale con Magaze Architetti) parlerà «della capacità di cambiamento».

IDEE E PROGETTI

Quinto appuntamento dedicato al ruolo dell’architettura contemporanea per un confronto generazionale fra il progettista faentino di Magaze Architetti e i giovani professionisti Umberto Pinoni e Paolo Lazzarini


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Davide Cristofani si laurea in Archiettura a Firenze nel 1991 (relatore A. Natalini) ed inizia l’attività professionale a Faenza nel 1992 con Gabriele Lelli (Cristofani e Lelli Architetti). Dal 2006 si uniscono allo studio Valentina Mazzotti, Roberta Bandini ed Andrea Luccaroni. Nel 2009 ha inizio una nuova esperienza professionale (Magaze Architetti) con Valentina Mazzotti, Elisa Grossi ed Andrea Casali. Ha sviluppato esperienze professionali in architettura, urbanistica e design. Le sue opere sono pubblicate nelle principali riviste di architettura italiane ed in numerosi saggi fra cui Storia dell’architettura italiana 1985-2015, Edizioni Einaudi. Ha esposto in Italia ed all’estero, in particolare ha partecipato alla Biennale di Architettura di Venezia nelle edizioni 2002, 2010, 2014. Ha vinto premi e concorsi in Italia ed all’estero. La capacità del cambiamento è il tema della conversazione

Scorci di interni firmati dall’architetto Davide Cristofani e dallo studio Magaze Architetti.

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Nelle foto (in questa pagina e in quella che segue), alcune vedute diesterni ed interni di abitazioni realizzate dagli architetti Umberto Pinoni e Paolo Lazzarini.

della conferenza alle cantine di Palazzo Rava nella quale si propongono alcune riflessioni illustrate attraverso immagini e racconti dell’esperienza elaborata da Magaze Architetti in una realtà attuale radicalmente cambiata.

pinoni+lazzarini architects Lo studio di architettura con attuale sede in Faenza, fondato nel 2010, si occupa di progettazione architettonica ed interior design integrato di edifici residenziali e per uffici. A questi si aggiunge l’attenzione per il retail ed ogni ambito che necessiti di sensibilità architettonica. La ricerca progettuale coinvolge poi nello specifico anche il campo del custom design, portando alla realizzazione di arredi e complementi che sinergicamente dialoghino con lo spazio. Lo studio affronta con cura ogni ambito della progettazione, partendo dal livello paesaggistico, passando per quello architettonico fino all’attenta definizione degli spazi interni e dettagli costruttivi. Un’attività che ha sempre accompagnato il lavoro è quella di ricerca e partecipazione a concorsi, coinvolgendo anche collaboratori esterni, studenti ed esperti di altre discipline, nella continua ricerca di crescita professionale e culturale. Sito web: www.pinonilazzarini.com

IDEE E PROGETTI


OFFICINE11 TC:Layout 1 18/06/14 09:35 Pagina 1

di Fabio Visani

LAVORAZIONE ARTIGIANALE PEZZI UNICI

www.officine11.com info@officine11.com phone: +39 328 8743918 GIUGNO-LUGLIO

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Umberto Jacopo Maria Pinoni nasce a Milano nel 1983. Dopo aver concluso gli studi presso l’Università di Bologna con una tesi dal titolo “Paradigmi urbani: la città come archeologia dell’architettura” redatta durante un periodo di tirocinio presso lo studio Peter Eisenman Architects, si sposta in Irlanda, nella città di Dublino dove prende parte alla progettazione di alcuni lavori presso studi locali senza interrompere la collaborazione con lo studio modenese ACZ. Al suo rientro fonda lo studio pinoni+lazzarini a Faenza. Paolo Lazzarini nasce a Faenza nel 1983. Svolge i propri studi presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Bologna, laureandosi con una tesi in composizione architettonica “Nuovo complesso integrato nell’ambito della stazione di Bologna centrale: riqualificazione di piazzale ovest”, grazie alla quale partecipa, nel gruppo Stefano Boeri, Metrogramma ed ACZ, al concorso della “Stazione alta velocità di Bologna”. Collabora poi con importanti studi milanesi quali Corvino+Multari, Antonio Citterio Patricia Viel and partners. Al suo rientro fonda lo studio pinoni+lazzarini a Faenza. In mostra Pinoni e Lazzarini presenteranno alcuni recenti progetti firmati dal loro studio fra cui la House C, abitazione privata a Imola.

IDEE E PROGETTI


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Quei brutti blocchi di cemento Le panchine sulla testata in Darsena di Città: mancanza di buon gusto e di senso civico

di Marina Mannucci

«È nei dettagli che il diavolo nasconde la sua coda» Ludwig Mies van der Rohe

La panchina è un confine ed anche un ponte, vacanza di chi non va in vacanza, luogo dal quale si osserva quello che accade, o attraverso il quale si gioca con il tempo leggendo un libro. A proposito di panchine, l’attore Marco Paolini esortò i triestini a mettersi sulla schiena un bel numero “13”, come i giocatori di calcio di una volta quando dovevano restare fuori-campo come riserve, e aggiunse: «Intorno a noi è pieno di gente pronta a toglierci di sotto il culo la tua panchina gratuita e a offrirci mille alternative a pagamento». E il giornalista e scrittore Paolo Rumiz ha affermato: «Mi ci sedevo da bambino su quelle panchine di legno rosso, per veder arrivare i vapori. Mi ci sono seduto sempre, fino a ieri. Sedendomi lì, accanto alla fontana, celebravo la comunità e i valori in cui essa si riconosce. Ribadivo che lo spazio pubblico ha un valore irrinunciabile, specie oggi che tutto diventa privato, anche l’aria». Con l’amico Gianfranco Tondini, durante convivi serali, mi è capitato spesso di parlare dell’importanza delle panchine, delle fontanelle (naturalmente munite di manopole o rubinetti per aprire e chiudere il getto a richiesta), degli alberi e dei bagni pubblici: dettagli democratici, che fanno la differenza perché manifestano una forma di reale accoglienza urbana, verso i quali però, sempre più spesso, assistiamo a fenomeni di trascuratezza ed inefficienza da parte della pubblica amministrazione. Le aree di banchina del canale Candiano, che delimitano lo specchio d’acqua, sono oggi fruibili ai cittadini. In data 8 gennaio 2013 una nota di Palazzo Merlato

recitava: «Le opere appena realizzate rappresentano un significativo primo passo verso il recupero urbanistico della Darsena di città, destinata a diventare sempre di più un luogo di incontro e di iniziative pubbliche». Oltre la rimozione della recinzione e l’apertura di nuovi varchi pedonali e ciclabili e la collocazione di nuovi arredi urbani, i lavori hanno riguardato la trasformazione in sedute delle barriere esistenti lungo il Candiano. Nell’arredo urbano, panche e panchine non possono mancare lungo i percorsi e negli spazi di aggregazione. Ogni panchina dovrebbe prendere avvio da un progetto che tiene conto sia dell’estetica, che deve essere compatibile con l’ambiente circostante, sia dei principi ergonomici, per garantire all’utente la massima comodità. L’obiettivo, infatti, è quello di favorire l’accoglienza in luoghi ove poter trovare la gradevolezza e il comfort. La panchina serve per sedersi, per appoggiare la schiena e rilassarsi. Non per stare dritti con il busto eretto come in una seduta yoga. Le panchine di cemento, prive di schienale, posizionate nel fronte Darsena, non sono né comode, né pratiche, prive dell’indispensabile conforto dell’ombra di qualche albero per ripararsi dal caldo sole estivo e dai rigidi freddi invernali. Un concetto di estetica di massa ha avuto, ancora una volta, la meglio sul buon senso. Un fare senza cura che mette in evidenza una carenza, un difetto, una disattenzione della pubblica amministrazione verso il bene comune.

STATO DELLʼARTE


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«Quando ci sediamo su una panchina in cerca di un momento di riposo o per godere della vista di un paesaggio, quasi mai ci rendiamo conto di quanto questo oggetto, in apparenza banale e insignificante, funzioni come una vera e propria macchina visiva, “intelligente e visionaria”, in grado di farci comprendere la realtà che abitiamo. Obbedendo a una semplice quanto efficace strategia visiva, la panchina, mentre apparta dal flusso del mondo, crea situazioni e paesaggi particolari, insegna, suscita, cita. Orienta il nostro sguardo e modella il nostro stato d’animo» (Michael Jakob, Sulla Panchina. Percorsi dello sguardo nei giardini e nell’arte, Torino, Einaudi, 2014). «Le panchine scompaiono e io da tempo compongo il catalogo di quelle che ho amato. Quelle del Parco Ducale di Parma, dove guardando gli alberi e la gente scrissi le mie prime poesie. Le panchine delle piccole piazze di Parigi, o sui boulevard, e quelle romane del cimitero dei poeti al Testaccio. Di recente a Ginevra mio figlio, che lì va a scuola, mi ha mostrato un suo luogo segreto. Era nella via più trafficata del centro. Due panchine di legno marrone, vuote, in prossimità della fermata del tram. Gli ho sorriso felice» (Beppe Sebaste, Panchine. Come uscire dal mondo senza uscirne, Roma-Bari, GLF editori Laterza, 2008). «Simboli della soglia, sottili frontiere tra dentro e fuori, le panchine – scacciate dal mondo reale – trovano ancora rifugio altrove. Fioriscono nella letteratura, dalla amara panchina beckettiana di Primo amore a quella dolente delle Notti bianche di Dostoevskij; imperversano nel cinema, innumerevoli come nelle surreali avventure dei vagabondi Stan Laurel e Oliver Hardy, o intense come quella su cui Ed Norton trascorre l’ultimo giorno di libertà in La 25a ora di Spike Lee. E a volte parlano, come accade con Les Murmures, panchina sussurrante installata da Christian Boltanski nel 14° arrondissement parigino. Quanti universi, in una panchina» (ibid., quarta di copertina). «Sulle panchine si contempla lo spettacolo del mondo, si guarda senza essere visti e ci si dà il tempo di perdere il tempo» B. Sabaste, Panchine..., cit. In un progetto urbano, le panchine sono isole nel flusso frenetico del mondo, simboli della «poetica degli interstizi, delle zone d’ombra o di opacità che si sceglie di guardare e raccontare». «Una buona panchina fa sentire al riparo chi vi si siede, e fa apparire il suo ozio come un’attività non soltanto legittima, ma di qualità superiore, da intenditore […]. Una panchina perfetta è come una piega del mondo, non un luogo nascosto ma una zona franca, liberata o salvata». Le opere di Samuel Beckett rappresentano «quasi interamente un dare voce, a volte balbettio, a un universo di barboni, reietti, uomini e donne anziane e infermi, spesso immobili su una panchina […]. Se tutta la scrittura di Beckett ha la povertà e l’essenzialità di una panchina, il suo teatro ne è come una grande estensione, anche metaforica […] Sopprimere le panchine è diventato un modo politicamente corretto di rimuovere i poveri […]

Clandestini non sul piano geografico, ma ontologico» (B. Sebaste, Panchine…, cit.). Scorrendo le pagine di Beppe Sebaste si ripercorrono anche le scene esilaranti di Stan Laurel e Oliver Hardy, che, seduti su una panchina, indicano, nei loro dialoghi surreali «il luogo a volte magico di una deriva tragicomica, e […] la poesia di un nomadismo che resiste, anarchico e irriducibile, all’imperativo dell’ordine e del successo». Ci si sofferma sui film di Wenders e di Antonioni, sulle musiche di Neil Young, di Georges Brassens e la sua canzone Les amoureux des bancs publics (Gli innamorati delle panchine). Nel suo libro I volatili del Beato Angelico, Antonio Tabucchi si sofferma a parlare delle panchine: come strumenti evocativi di saudade: «Il comune di Lisbona ha da sempre messo delle panchine pubbliche in alcune zone della città: i moli del porto, i belvedere, i giardini da cui si domina il mare. Sono molti coloro che vanno a sedersi lì. Tacciono, con lo sguardo perso in lontananza. Cosa fanno? Praticano la “Saudade”. Cercate di imitarli. Certo, è un cammino arduo, le sensazioni non sono immediate, talvolta l’attesa dura persino degli anni. Ma, lo sappiamo, la morte è fatta anche di questo». La panchina è un’isola democratica, un posto per cittadine e cittadini e non per clienti o consumatori, un modo di comunicare ed anche un simbolo di un progetto politico. Sono un po’ in ansia per le future panchine di piazza Kennedy. Chissà poi se ci sarà una fontanella, per sciacquare le mani e dissetarsi? Foto di Alberto Giorgio Cassani

Norme su comfort e sicurezza Per poter disporre di panchine che siano confortevoli ma – al tempo stesso – che possano offrire garanzie di sicurezza e qualità, UNI ha in fase di pubblicazione la nuova norma UNI 11306:2009 “Panchine – Requisiti di sicurezza e metodi di prova”. La norma definisce i requisiti e i metodi di prova per le panchine amovibili e per le panchine fisse per arredo urbano, indipendentemente dalla loro forma e dai materiali utilizzati per la loro costruzione. Si parla di tutti i tipi di panchine, anche quando sono integrate con altri elementi di arredo urbano quali, ad esempio, le fioriere, i cestini portarifiuti, etc. La norma stabilisce che – indipendentemente dal tipo di materiale utilizzato – sia le panchine fisse che quelle amovibili devono rispettare alcuni precisi criteri di progettazione e fabbricazione: ad esempio la struttura e la forma della panchina devono essere tali da garantire il completo deflusso dell’acqua piovana e/o di lavaggio e la forma deve essere tale da non trattenere lo sporco e da permettere un’agevole pulizia. Inoltre la panchina deve essere progettata in modo da ridurre al minimo i rischi di lesioni per l’utilizzatore, ad esempio tutti i bordi e gli spigoli della seduta, dello schienale o dei braccioli devono essere arrotondati. Tra le altre prove previste dalla norma eccone alcune: - prove di carico statico orizzontale e verticale dei braccioli, del sedile e dello schienale; - prove di fatica sedile e schienale; - prova di carico statico gambe anteriori; - prova di urto sedile, schienale e bracciolo. Le panchine conformi alla norma UNI 11306:2009 dovrebbero riportare – su una parte visibile e in modo leggibile e durevole – il nome e l’indirizzo del fabbricante, l’anno di fabbricazione e, ovviamente, il numero della norma stessa. (Fonte: UNI)

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Il destino dei luoghi Tempo di vacanza, le località balneari La consuetudine sociale e le mete della villeggiatura che fondano il turismo moderno. A partire dalle pioneristiche località balneari della costa adriatica dell’Emilia Romagna. Con la riviera ravennate ancora in cerca di un modello di sviluppo utile e sostenibile di Enrico Gaudenzi

Siamo arrivati all’ultimo appuntamento con Il destino dei luoghi, prima della pausa estiva, e quale tema più appropriato se non parlare dei luoghi di villeggiatura? Quei luoghi, che dopo un lungo letargo, tornano magicamente alla vita, spesso rispolverando «l’abito per le grandi occasioni” messo in naftalina durante l’inverno». Viviamo in una parte d’Italia che ha fatto del turismo balneare la propria bandiera, diventando una meta di villeggiatura non tanto per vocazione naturale, ma per la volontà e l’intraprendenza dei suoi abitanti. Il concetto di vacanza, come lo intendiamo ai giorni nostri, nacque negli anni trenta, e più precisamente nel 1936 in Francia, quando venne sancito il diritto alle ferie retribuite (in Italia nel ’48 con la Costituzione). Fino alla seconda metà dell’800, la villeggiatura fu prerogativa di nobili e alta borghesia. Le occasioni di viaggio delle classi meno abbienti erano date dai pellegrinaggi religiosi, mentre i nobili viaggiavano per fare esperienze e per accrescersi culturalmente (a fine ‘700 l’esperienza del Grand Tour, un lungo viaggio nell’Europa continentale, diventò un vero e proprio trend

PROGETTARE IL TERRITORIO

tra i giovani aristocratici). Inizialmente, la villeggiatura, come fa intuire la parola stessa, consisteva nel trascorrere i periodi estivi nelle ville di campagna, lontano dal caldo delle città (pensate al Principe di Salina nel Gattopardo di Tommasi di Lampedusa), mentre il mare e la montagna divennero mete di vacanza dalla seconda metà del diciannovesimo secolo. Per elencare un po’ di date significative, possiamo citare il 1822, quando a Dieppe, in Francia, nacque il primo stabilimento balneare, il 1857, quando in Inghilterra, fu fondato l’Alpine Club (un circolo per gentiluomini praticanti l’alpinismo) e il 1857, quando sempre in Inghilterra nacque il primo tour operator su intuizione di Thomas Cook. Il turismo balneare, in Italia, diventa una realtà tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, quando le principali località lungo le coste dello stivale, iniziarono a realizzare i primi Bagni e ad incentivare la costruzione delle residenze estive. Ad inizio Novecento, vennero costituite le prime società anonime per la realizzazione e lo sviluppo di nuove località balneari (ne è un esempio la nostra Milano Marittima che ha festeggiato

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Immagini d’epoca di stabilimenti sulla spiaggia e bagnanti alle origini del turismo balneare nella riviera romagnola.

recentemente il centenario) e nacquero le prime associazioni per la promozione turistica. Il turismo romagnolo vede il suo inizio a Rimini a partire dalla seconda metà dell’800; il 30 luglio 1843 venne inaugurato lo Stabilimento Bagni, successivamente demolito e rimpiazzato nel 1870 dal mitico Kursaal, che con il suo nome esotico di derivazione tedesca (kur, cura e saal, sala), rappresentava il centro della vita balneare; dotato di sale da ballo, ristoranti e foresterie, era collegato, tramite un pontile, ad una grande piattaforma sul mare, al cui centro sorgeva un chiosco fiancheggiato da cinquanta camerini. Nei primi del ‘900 nacque l’industria turistica riminese, e in città e nelle località limitrofe, vennero edificati i primi villini di vacanza e i primi alberghi, tra i quali nel 1908 il famoso Grand Hotel Rimini. Rimini, con le sue strutture all’avanguardia e grazie ai collegamenti ferroviari, divenne così in pochi decenni un centro turistico internazionale, molto apprezzato dall’alta società mitteleuropea. Con l’inizio del Ventennio fascista il turismo iniziò ad evolversi, perdendo i suoi connotati elitari; grazie all’istituzione dell’Azienda Autonoma di Soggiorno, vennero potenziati i collegamenti e aumentati i servizi dedicati al nuovo ceto medio-borghese, di più modeste pretese. In quegli anni venne dato un forte impulso alla costruzione delle colonie marine, che, sotto il regime, svolgevano oltre alla funzione sanitaria, anche quella educativa e di propaganda. Dal punto di vista architettonico, la realizzazione di queste colonie rappresentò un periodo molto interessante di sperimentazione del nuovo linguaggio razionalista; ai migliori architetti del tempo, fu data carta bianca per comunicare, tramite queste opere, la modernità come valore simbolo del regime. Per quanto riguarda i Lidi Ravennati, la storia seguì bene o male le tappe sopra descritte, anche se con risvolti diversi. L’attuale Marina di Ravenna, in origine denominata Porto Corsini, vide il suo primo stabilimento nel 1872. Il nome Marina di Ravenna venne assegnato alla parte a sud del canale Candiano, nel 1927, quando Porto Corsini ottenne il riconoscimento di stazione di cura, soggiorno e turismo. Va detto però che fino alla fine del secolo scorso, Marina di Ravenna non vide mai un decollo come meta turistica, ma rimase per lo più il lido dei ravennati, vedendo le sue sorti legate mag-

giormente allo sviluppo del porto, che a quello del turismo. I lidi ravennati sono località di recente formazione, quasi tutti hanno visto la loro nascita e sviluppo sul finire degli anni ’50, ad eccezione di Calborsetti e Punta Marina, che si formarono durante la prima metà del Novecento, come aggregati di case per contadini e braccianti. Già questo fa intuire, come, a differenza del litorale riminese, la vocazione marinara fosse ben lontana dai pensieri dei ravennati. Solo sul finire degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70, cominciò la presa di coscienza del potenziale turistico delle nostre località e nei lidi ancora da antropizzare, si cominciò a costruire per poter strutturare un’offerta turistica. Gli esiti, ad eccezione di Marina Romea, furono a dir poco disastrosi, raggiungendo l’apice con Lido Adriano, che nacque dal nulla in soli 15 anni, cementificando un’area fino ad allora occupata da risaie, campi e dune di sabbia. Proprio Lido Adriano rappresenta un caso emblematico: una località nata per dare un’offerta turistica a costi contenuti, ma diventata, nella sua breve storia, più simile ad una periferia di città che ad una località balneare. Per tutti gli anni ’90, i nostri lidi hanno continuato a perdere appeal, soprattutto in mancanza di un’offerta adeguata ai tempi che cambiavano, fino ad arrivare agli inizi del decennio scorso, quando un’occasione “piovuta dal cielo” ha fatto sì che i Lidi ravennati, trainati in testa da Marina di Ravenna,

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Lido Adriano nei primi anni ‘70

Marina di Ravenna

Cervia - Milano Marittima

Lido Adriano oggi

tornassero negli interessi di un turismo balneare. I nostri vicini emiliani avevano cominciato a cambiare rotta, preferendo in molti casi Marina di Ravenna a Riccione, grazie a quell’offerta che legava una spiaggia di facile accesso e unica nel suo genere (ampia e con una pineta alla spalle) ad un divertimento alla portata di tutti. Finalmente il nostro litorale stava conquistando una sua posizione nel panorama nazionale. Ma cosa è accaduto? Ci siamo fatti prendere dal panico? Troppo successo e tutto in una volta ci ha colti impreparati e, invece di suscitare sviluppi di scenari futuri, ha generato un immobilismo assoluto, lasciando spazio agli interessi dei pochi, a discapito del beneficio dei tanti. L’unico stimolo di questo improvviso boom è stato rappresentato dalla rincorsa alla speculazione edilizia, provvedendo prontamente anche alla riconversione dei locali di richiamo, in palazzine, dimenticandosi i motivi per i quali Marina di Ravenna era diventata improvvisamente attraente. Gli investitori tutti intenti ad erigere nuovi edifici, non hanno certamente agito con una mentalità imprenditoriale: lo sviluppo, si sa, deve seguire delle regole, legate a domanda ed offerta. Se l’offerta è scarsa, i prezzi non potranno che salire rapidamente, ma se in pochissimo tempo l’offerta aumenta (peraltro con una discutibile qualità), facendo diminuire la capacità attrattiva della località, i prezzi non potranno che scendere. Purtroppo questa tendenza ha caratterizzato tutti i lidi, per cui ad oggi ci troviamo a corredo metri cubi di cemento che nessuno vuole e località balneari che vivono quasi esclusivamente dei pendolari della spiaggia. I problemi legati al traffico, ai parcheggi e all’ordine pubblico, hanno fagocitato gli orientamenti della pubblica amministrazione, ottenebrando lo stimolo a realizzare una pianificazione strategica che indirizzasse il futuro dei nostri lidi. Non tutto è però perduto. Il nostro territorio offre uno scenario unico, dove arte e natura costituiscono un connubio prezioso e una risorsa ad oggi sottoutilizzata e forse troppo bistrattata. Pensiamo alla Francia che ha fatto della Camargue una meta di turismo internazionale: cosa ha di tanto diverso il nostro paesaggio vallivo? Eppure noi ravennati siamo i primi a non conoscere il nostro territorio e ciò che può offrire. Sarà necessario costruire un percorso che consenta di guadagnare reputazione e che parta dalla valorizzazione delle eccellenze che contraddistinguono il nostro litorale, non dimenticandoci però che senza infrastrutture, senza servizi e senza luoghi diffusi di divertimento... la festa non decolla.

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I binari della linea Ravenna-Ferrara, all’altezza della casa di Sauro Ravaglia poco fuori Alfonsine.

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L’uomo con la macchina fotografica, una bicicletta e tanti ricordi Lo straordinario viaggio degli alfonsinesi Sauro Ravaglia, Enzo Pasi e Luigi Pattuelli nella Mosca del socialismo reale di Marina Mannucci

Il documentario-film Il Treno va a Mosca di Federico Ferrone e Michele Manzolini, presentato in concorso al Torino Film Festival, racconta il viaggio che nel 1957 ha portato un gruppo di amici a Mosca, in occasione del Festival Mondiale della Gioventù. Prodotto da Claudio Giapponesi, Francesco Ragazzi, Federico Ferrone, Michele Manzolini – in associazione con Simone Bachini e Apapaja, realizzato con il sostegno di Fondazione Cineteca di Bologna e fondazione Cariplo documentaristi emiliaromagna, dopo esser stato sviluppato all’interno del bando Giovani Artisti della Fondazione Culturale San Fedele –, utilizza filmati in 8 mm amatoriali per rievocare, tra l’altro, anche la realtà di Alfonsine alla fine degli anni Cinquanta. Alfonsine diventa comune nel 1814. A quei tempi il centro del paese sorge alla destra del fiume Senio e alla fine di quel secolo viene costruita la stazione ferroviaria alla sinistra del fiume. La comunità di Alfonsine partecipa attivamente alle campagne garibaldine e risorgimentali ed alla settimana rossa nel 1914. Il paese rimane duramente provato dalla Seconda guerra mondiale, anche perché, dal dicembre 1944 fino all’aprile 1945, si trova sulla linea del fronte; viene liberato dal gruppo di combattimento Cremona. Alla fine della guerra circa il 70% delle abitazioni è distrutto ed Alfonsine viene ricostruita alla sinistra del Senio. Il 10 maggio scorso, durante la presentazione del documentario al cinema Mariani di Ravenna, i due registi hanno spiegato come l’idea di questo film abbia preso corpo visionando il materiale relativo al Festival moscovita conservato presso Home Movies, Archivio Nazionale del film di famiglia. È così che essi hanno trovato i materiali

«Uno storico, interrogato sull’oggetto dei suoi studi e delle sue ricerche, risponderà per lo più: i fatti. Cerca fatti, li studia, li raccoglie e li paragona. Date, nomi, toponimi, parentele, sistemi, pesi e misure, documenti, sequenze di eventi. Mi interessano i fatti, nient’altro che i fatti, dice lo storico. Ma l’uomo che ha vissuto e sperimentato la storia sulla propria pelle dubiterà che l’oggetto degli studi del nostro storico possa ridursi ai cosiddetti fatti nudi e crudi. Quest’uomo sa che, isolato dal vasto contesto dell’imponderabile, astratto dal teatro nel quale è accaduto, sfrondato del clima e dell’atmosfera che l’hanno accompagnato, il fatto in sé e per sé dice poco, significa ancora meno e spesso assume un senso sbagliato e un’eloquenza fallace. Infatti, quest’uomo malmenato dalla storia, sottoposto alle sue prove spietate e costretto alle scelte più crudeli e radicali, sa come sia importante, anzi più importante di tutto, il contesto in cui un fatto nasce e si compie, e come proprio quel contesto sia il dato più difficile da tramandare agli altri; oltre che, per gli altri, il più difficile da capire» Ryszard Kapuscinski, Lapidarium, Milano, Feltrinelli, 1997, p. 53.

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L’abitazione e l’orto di Sauro Ravaglia

girati da Sauro Ravaglia e dai suoi due compagni cineamatori, Enzo Pasi e Luigi Pattuelli – i tre giovani di Alfonsine che, muniti di cinepresa, partono per Mosca. Le immagini girate dalla piccola delegazione sono subito apparse animate dalla forza dell’entusiasmo giovanile dovuto all’ebrezza di visitare e conoscere, con altre rappresentanze provenienti da ogni angolo della terra, la capitale del socialismo reale. Un’occasione per confrontarsi sulle lotte di liberazione dei popoli e su un’idea di mondo all’insegna della pace, dell’uguaglianza e dell’amicizia. Durante il viaggio, narrato dalla voce di Sauro Ravaglia, i tre giovani scopriranno che non tutto era come sembrava, anche se poi, al loro rientro in Italia, molti non vorranno prendere atto della verità, per non offuscare un mito. Durante la presentazione del film al Mariani ho avuto l’occasione di conoscere Sauro Ravaglia e di accordare con lui un incontro nella sua casa di Alfonsine per un’intervista. Sono circa le dieci del mattino, quando, parcheggiata l’automobile lungo l’assolata strada statale adriatica entro nel cortile della casa di Sauro. La sua dimora fiancheggia la linea ferroviaria Ferrara-Rimini, i binari sono a pochi metri dalla casa, una presenza che si impone ma che non disturba. Sauro mi viene incontro, per un po’ restiamo nel cortile, non faccio in tempo a fare un apprezzamento su alcune piante grasse che lui in silenzio prende un sacchetto e me ne La prima sala espositiva (vista da ovest).

CITTÀ E SOCIETÀ

regala alcune. Continuo ad osservare i binari della ferrovia che rievocano l’umano errare, poi entro in casa di Sauro, ci sediamo e lo ascolto. Alle pareti sono appese foto scattate da Sauro che da molti anni trascorre l’inverno in giro per il mondo per poi tornare ad Alfonsine per qualche mese nel periodo primaverile-estivo. L’archivio fotografico-iconografico e l’ascolto dei racconti di Sauro impongono un ritmo diverso al tempo ed espandono il senso dello spazio. Dal 1986 Sauro ha iniziato ad organizzare e adattare i suoi itinerari di viaggio all’uso della bicicletta. Un nuovo modo di viaggiare, attraverso il quale Sauro alterna l’allenamento all’esplorazione dei luoghi, tra i quali: Cuba, Sardegna, Sicilia, Grecia, Andalusia, Lisbona, Austria, Santiago di Compostela. L’utilizzo della bicicletta è stato per molti anni un’opportunità per soffermarsi a recuperare il tempo e osservare con una nuova vicinanza le diverse forme di socializzazione che annullano le differenze. Ascoltare Sauro è un’occasione per immergersi in una dimensione epica del passato (già Roland Barthes aveva parlato del ciclismo come epopea, individuando nei ciclisti gli “eroi omerici” di oggi). I discorsi ci riportano al viaggio in Russia: «Si discuteva su come avviare il processo di decolonizzazione dell’Africa e dell’America latina; un’opportunità che, a quei tempi, Europa e Stati Uniti non avrebbero


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I binari visti dalla siepe dell’orto.

La macchina fotografica tedesca reperto dell’ultima guerra.

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permesso. Tutto quello che ho avuto l’opportunità di ascoltare ed anche di vedere in prima persona a Mosca nel 1957 ha maturato in me una nuova consapevolezza riguardo alle condizioni di povertà dei lavoratori russi, una realtà, in un certo senso, indesiderata ma anche impossibile da eclissare che mi ha obbligato a riflettere. In ogni caso non ho rinunciato a miei ideali politici perché il paradigma sociale che ho maturato ha radici nella storia della mia famiglia. Ho avuto due nonni, uno anarchico che ha bruciato la chiesa del paese ed un altro che spaccava la legna insegnandomi come usare l’accetta, alzandola poco per poi spingere nel punto giusto, una metafora valida per la politica. Credo che anche oggi, nonostante sia tutto diverso, ci sia spazio per sognare ancora un mondo migliore. Bisogna guardare sempre avanti e soprattutto ricominciare ad usare l’accetta in modo corretto ed efficace». Ascoltare racconti come questo di Sauro aiuta a ricollocare i fatti storici in contesti più appropriati, dare loro un valore, collegare i fatti per poi continuare l’analisi storica.

«La storia si fa con i documenti scritti, certamente. Quando esistono. Ma la si può fare, la si deve fare senza documenti scritti se non ce ne sono. Con tutto ciò che l’ingegnosità dello storico gli consente di utilizzare per produrre il suo miele se gli mancano i fiori consueti. Quindi con delle parole. Dei segni. Dei paesaggi e delle tegole. Con le forme del campo e delle erbacce. Con le eclissi di luna e gli attacchi dei cavalli da tiro. Con le perizie su pietre fatte dai geologi e con le analisi di metalli fatte dai chimici. Insomma, con tutto ciò che, appartenendo all’uomo, dipende dall'uomo, serve all’uomo, esprime l’uomo, dimostra la presenza, l’attività, i gusti e i modi di essere dell’uomo. Forse che tutta una parte, e la più affascinante, del nostro lavoro di storici non consiste proprio nello sforzo continuo di far parlare le cose mute, di far dir loro ciò che da sole non dicono sugli uomini, sulle società che le hanno prodotte, e di costruire finalmente quella vasta rete di solidarietà e di aiuto reciproco che supplisce alla mancanza del documento scritto?» Lucien Febvre,«Vers un autre histoire», in «Revue de métaphysique et de morale», LVIII, 1949 [trad. it. Problemi di metodo storico, Torino, Einaudi, 1976, pp. 168-187], citato in Jacques Le Goff, Storia e Memoria, Torino, Einaudi, 1977, p. 447. Tutte le foto sono di Alberto Giorgio Cassani

Sauro Ravaglia in uno dei suoi viaggi intorno al mondo.

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CITTÀ SOSTENIBILE

La Ravenna che vogliamo Nuova politica urbana per rilanciare l’economia e la bellezza La Ravenna che vogliamo non è un libro di sogni. Ormai non è neanche difficile immaginarla, perché basta guardare alla qualità del nostro centro storico invidiato da tutti e legarci assieme gli obiettivi di vivibilità, innovazione e accessibilità che sono propri del vivere contemporaneo. Ma per passare dai sogni alla realtà, per aprire una nuova stagione che abbia al centro la qualità, occorre che la città sia al centro dell’agenda politica dei prossimi anni. È oggi una tesi largamente condivisa che dalle città passa una fetta importante delle speranze che il nostro Paese ha, di rilanciare la propria economia, combattere il declino e giocare un ruolo nella sfida della globalizzazione economica. Perché le città sono il motore dell’innovazione ma, per svolgere questo ruolo, anche e soprattutto la nostra, ha bisogno di interventi incisivi sui fattori di degrado, sul malessere urbano e sui ritardi infrastrutturali che la caratterizzano. È essenziale scommettere sul capitale relazionale di Ravenna. In vista anche dei prossimi impegni come (si spera) Capitale della Cultura, le priorità che sottopongo all’attenzione di tutti gli operatori politici e sociali riguardano quattro questioni centrali per guidare la trasformazione urbana nel prossimo futuro e per innestare processi economici e sociali sostenibili ed innovativi. Su questi temi è necessario un impegno maggiore perché, è intorno a queste chiavi trasversali che si può innestare una nuova stagione di interventi in ambito urbano, nuove architetture, una migliore vivibilità, accessibilità e socialità, ossia la rinascita della coesione sociale ed economica della nostra stupenda comunità ravennate.

Riqualificazione Le rivolte delle banlieues francesi e di Londra nel 2011, la profonda e persistente crisi economica hanno riportato l’attenzione sulla vivibilità delle periferie. Qui, anche se la situazione non è ancora socialmente esplosiva, la crisi edilizia, ambientale e sociale è comunque rilevante e richiede un forte impegno di riqualificazione. I Comuni però, non hanno più canali ordinari di finanziamento per le necessarie azioni complesse di riqualificazione delle aree più degradate: quelle che, in assenza di politiche pubbliche, rischiano un’ulteriore marginalizzazione; gli ambiti in cui gli immobili hanno problemi più rilevanti per le difficoltà di intervento da parte di inquilini e proprietari in situazioni di disagio economico. E’ fondamentale che chi si propone di governare il territorio comprenda che la riqualificazione delle aree periferiche della città rappresenta un tema di interesse che ha bisogno di nuove politiche, di finanziamento, di chiare priorità di intervento. Gli

ABITARE LʼHABITAT

interventi urbanistici sono la premessa per superare il degrado. Per aprire uno scenario di profonda riqualificazione delle aree periferiche occorre fissare obiettivi precisi: 1. La riqualificazione diffusa degli spazi pubblici, la bonifica ed il recupero delle aree degradate e impermeabilizzate, la realizzazione di aree verdi attrezzate per lo sport ed il tempo libero. 2. L’inserimento di funzioni e di attività per promuovere lo sviluppo locale, e di servizi pubblici per estendere il welfare e l’inclusione sociale e per diffondere l’idea di cittadinanza che manca o che è più debole nella periferia. 3. Il recupero degli edifici pubblici e privati degradati, anche attraverso interventi di demolizione e ricostruzione del patrimonio obsoleto, da realizzare con standard elevati di qualità energetica, tecnica e ambientale. Questi interventi si devono realizzare attraverso una trasparente concertazione pubblico-privato e una diffusa informazione e partecipazione dei cittadini in nuove forme istituzionali per il raggiungimento degli obiettivi pubblici. Le Regioni ed i Comuni devono poter promuovere politiche urbane di riqualificazione, utilizzando nuovi strumenti di gestione urbanistica. L’intervento finanziario deve invece garantire all’attività di riqualificazione urbana una base di risorse pubbliche, che funzioni da volano anche ai privati, e rafforzi il ruolo di indirizzo delle trasformazioni urbane.

Risparmio energetico e fonti rinnovabili La città è anche l’ideale banco di prova di una nuova politica energetica che punti a ridurre consumi, costi, emissioni, in un sistema che evidenzia crescenti problemi. La sfida dei prossimi anni sta nel costruire un nuovo scenario nel quale sia vantaggioso da un punto di vista economico, ma sia anche più semplice, realizzare interventi che rimettono mano al patrimonio edilizio per ridurne i consumi, aumentare l’efficienza, realizzare una vasta diffusione delle fonti rinnovabili. La strada è stata già chiaramente tracciata dalle Direttive europee: di ogni edificio si dovrà sapere quanta energia consuma, ma si dovranno anche fissare limiti minimi, regole semplici e incentivi chiari e certi per orientare il settore. Occorre anche costruire un mercato del risparmio e dell’efficienza energetica: per le società energetiche, per le imprese del settore edilizio e per i cittadini deve diventare conveniente investire per realizzare risparmi energetici, installare tecnologie più efficienti e promuovere la ricerca e la sperimentazione. Realizzare una vasta diffusione di impianti solari sui tetti delle città permette di avvicinare domanda di energia e impianti, di soddisfare fabbisogni elettrici e termici in maniera pulita e sempre più economica. Per fare un salto di scala occorrono regole più semplici e una prospettiva per le diverse tecnologie: il solare fotovoltaico deve contare su regole in grado di dare continuità agli


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investimenti nel settore, mentre una diffusione a regime del solare termico deve diventare realtà in tutti i nuovi interventi edilizi.

Alloggi in affitto Il tema della casa è tornato ad essere una questione sociale fondamentale anche nella nostra città, strettamente intrecciata al ciclo economico tragico che sta attraversando il Paese. Il basso tasso di interesse e l’innalzamento della quota mutuabile avevano spinto molti, ad accollarsi mutui che ora non riescono più a sostenere, la costante emorragia di posti di lavoro sta generando grandi impatti sociali. Infine, una quota della domanda, per contenere il costo dell’abitazione, si è riversata su territori esterni alle aree urbane, incrementando il consumo di suolo e la domanda di mobilità. Questo è un problema di sostenibilità ambientale e sociale. Il tema della locazione rappresenta un passaggio nevralgico per una politica economica, sociale e urbana sostenibile della nostra città. A Ravenna oltre l’80% delle famiglie vive in una casa di proprietà: questo livello, tra i più alti in Europa, non è l’effetto di un maggiore benessere, ma della mancanza di alternative, cioè delle carenze del mercato dell’affitto, sia privato che pubblico. In questo quadro il “fondo di sostegno per le famiglie in affitto con difficoltà” rischia di assecondare, con risorse pubbliche, l’andamento del mercato invece di precostituire un patrimonio immobiliare pubblico. Una questione centrale sta proprio nell’offerta pubblica di alloggi in affitto, la più bassa in Europa, che non risponde più alla domanda sociale: l’investimento pubblico in edilizia sovvenzionata, nel corso degli ultimi venti anni, si è praticamente azzerato, mentre il vecchio patrimonio immobiliare raramente è gestito con efficienti criteri di rotazione dell’inquilinato e viene progressivamente alienato, in contrasto con i compiti istituzionali di assistenza alle fasce più deboli. In questi anni anche il nostro Comune ha iniziato a sperimentare nuove strade che vanno dall’inserimento di quote di edilizia privata in locazione nelle nuove trasformazioni urbanistiche, alla concessione di aree pubbliche agli investitori privati che si impegnano a costruire alloggi per l’affitto, all’integrazione di canoni convenzionati con il “fondo per l’affitto” per dare accesso ai soggetti sociali più deboli. Come ogni sperimentazione “dal basso”, anche queste politiche locali mostrano opportunità di intervento, ma limitate ed episodiche. Per affrontare l'emergenza occorre perciò riorganizzare l'intervento nell'housing sociale, valorizzando il diverso ruolo pubblico (statale, regionale, comunale) e degli altri attori privati (imprese, cooperative, fondazioni, fondi) per garantire il diritto ad una abitazione decorosa nell'ambito di una rinnovata politica del welfare.

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Mobilità, parcheggi Nella nostra area urbana si concentra larga parte della domanda di mobilità dei cittadini e delle merci: in questi anni si sono aggravati congestione del traffico e inquinamento, che oggi rappresentano una condizione quasi strutturale del vivere e lavorare nella nostra città. Investire nella mobilità urbana diventa dunque una scelta imprescindibile per recuperare ritardi e ridare qualità e vivibilità agli spazi urbani. Occorre concentrare risorse pubbliche e private per gli interventi e le opere che riguardano la mobilità urbana sostenibile. Devono essere messi in cantiere nuovi interventi urbani che possono diventare uno straordinario volano per l’economia locale diretto e indiretto: realizzare nuovi servizi di mobilità pubblica sostenibile e parcheggi di interscambio. Serve una politica del trasporto ferroviario locale, per il trasporto pendolare e per le merci con nuovi interporti integrati. La direzione da perseguire è quella di rafforzare attraverso gli interventi una vera rete di trasporto pubblico efficiente e quindi competitiva, un sistema di mobilità sostenibile che offra un’alternativa più conveniente rispetto all’automobile e tale da far diventare la nostra città più pulita, libera, vivibile.

Marco Turchetti [Progettare Sostenibile Ravenna] info@progettaresostenibile.com

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CONSULENZA E INTERMEDIAZIONE IMMOBILIARE

Oltre la crisi, il mercato si muove al rallentatore per l’incertezza in materia di tassazione sulle case

Ma bisogna partire col piede giusto fissando ad esempio un prezzo realistico Ce ne parla Pierluigi Fabbri di Fimaa-Ravenna

C’è chi con cauto ottimismo cerca di dar peso ai primi segnali positivi nel settore immobiliare, dopo buie annate. Ma è ancora presto per sapere se questi si tramuteranno in concrete possibilità di ripresa. Per il momento mentre il mercato degli affitti sta conoscendo un certo dinamismo, quello delle compravendite procede al rallentatore, complice la forte incertezza che tuttora regna in materia di tassazione. Mai come in questo momento, chi si trova a dover o voler vendere casa ha un certo timore, quello di non farcela in tempi brevi o quello di doversi accontentare di un prezzo inferiore alle proprie aspettative. «Il vero problema – afferma Pierluigi Fabbri, presidente provinciale Fimaa – è che in un mercato saturo di immobili, adottare un approccio sbagliato, vuol dire condannarsi a non farcela. Al contrario però, e questo è un aspetto positivo da non sottovalutare, chi fa i passi giusti può vender anche in fretta. Di certo, ricorrere al fai da te non è la soluzione giusta». Ecco dunque un piccolo vademecum su come muoversi nell’attuale mercato immobiliare. La prima regola è stabilire un prezzo realistico per la casa da vendere. Rispetto a qualche anno fa, quando si tendeva a partire da un prezzo più alto per consentire una certa trattativa, oggi un’abitazione si “brucia” già in 15-20 giorni, ossia va fuori mercato. Dopodiché diventa sempre più difficile renderla appetibile agli occhi di chi invece sta cercando. Il consiglio è quindi quello di partire subito dal prezzo giusto. «Fondamentale – aggiunge Fabbri – è rivolgersi a un esperto, in quanto sarà proprio lui a orientare sul prezzo. Non basta più sfogliare i giornali di settore per farsi da soli il prezzo in base a paragoni con immobili giudicati simili. Questo perché le persone non possono sapere da quanto tempo l’immobile dell’annuncio sia in vendita, se da un mese o un anno, e se il suo prezzo sia o meno giusto. La strada giusta da imboccare è quella di una corretta valutazione da un valido professionista capace di vedere il mercato anche in prospettiva. Chi non è del settore tende a considerare importanti solo i metri quadrati, mentre sono altri i fattori che possono fare la differenza. Per esempio, un appartamento con

MERCATO IMMOBILIARE

due camere da letto e un bagno, con finiture medie, oggi non è appetibile, mentre lo è quello con due bagni e finiture di alto livello». È poi necessario fare la differenza, cioè presentare bene l’immobile, cercando di valorizzare quelle caratteristiche positive che non lo fanno sembrare standardizzato: un affaccio carino, un giardino curato, una buona zona residenziale, etc. Quando si riceve qualcuno per la visita, è bene poi presentare la casa pulita, in ordine e in buone condizioni: a volte, anche i vetri puliti delle finestre con le tende possono fare un effetto diverso. «Bisogna sceglier bene l’agente immobiliare – ricorda il presidente provinciale Fimaa –. Per valutare è importante capire quante case ha venduto, che portafoglio clienti ha e quali strategie adotterà nella vendita della casa. Un professionista aiuterà nella corretta stesura e pubblicazione dell’annuncio, così come nella realizzazione di foto di qualità in grado di evidenziare le peculiarità dell’immobile in base alle motivazioni d’acquisto. Da parte sua il cliente deve farsi trovare pronto, con tutta la documentazione necessaria (planimetria catastale, visure, certificazione energetica, attestati vari, etc.), in modo da poter ricevere anche subito un’offerta da valutare insieme all’agente immobiliare selezionato».

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