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Il musicista ha diretto l’orchestra nelle esibizioni di Ariete e Olly

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Gastaldi Sergio

Gastaldi Sergio

Da Carmagnola all’Ariston, IL FESTIVAL DI ALBERTO CIPOLLA

«È stata un’esperienza unica, tanto divertente quanto stancante; cinque giorni di full immersion nel mondo musicale italiano ai massimi livelli»: così il musicista carmagnolese Alberto Cipolla sintetizza la sua partecipazione all’edizione 2023 del Festival di Sanremo, nei panni di direttore d’orchestra per due dei 28 cantanti in gara: Ariete (con “Mare di guai”) e Olly (con “Polvere”).

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All’Ariston, Cipolla era già andato nel 2020, all’epoca per dirigere gli Eugenio in Via di Gioia, che furono però eliminati dopo la prima serata. Questa volta, invece, è stato protagonista fino alla serata finale, immerso al 100% nell’atmosfera sanremese.

Cosa si prova a vivere “da dentro” e in pieno la più grande kermesse d’Italia dedicata alla musica leggera?

È molto bello, per quanto Sanremo sia un vero e proprio “frullatore”, in particolare per i cantanti, con agende serratissime e programmi che cambiano più volte al giorno… servono sicuramente grande flessibilità e spirito di adattamento. Però in quei giorni si vive di Festival 24 ore su 24, sconnessi dal mondo esterno per quasi una settimana

Ci racconti la sua giornatatipo.

Al Festival non esiste un giorno uguale all’altro. Anche perché molto dipende dalla scaletta della serata: in genere bisogna arrivare in teatro un’ora e mezza prima di quando si salirà sul palco, già pronti, con trucco e parrucco fatti in hotel. Può essere quindi alle otto di sera o dopo mezzanotte. Nel mio caso, poi, c’era l’attesa tra un’esibizione e l’altra, che spesso durava alcune ore… le trascorrevo guardando l’evento da dentro l’Ariston, ma sempre con l’adrenalina addosso.

Come è stata la settimana sanremese di Alberto Cipolla?

Il lunedì abbiamo fatto le ultime prove, quindi il martedì è partita la gara vera e propria, con le dirette tv, la tensione dell’esordio e l’attenzione a tutti i commenti, soprattutto il mattino dopo. Da quel momento è andata più in discesa: con Ariete, Olly e i loro staff ci siamo concentrati sul “fare il nostro”, sulla musica, senza dare troppo peso a tutti i gossip che circondano l’evento.

Quale è stato il rapporto con i due cantanti di cui era direttore d’orchestra?

Mi sono sentito una sorta di fratello maggiore; ho nipoti della loro fascia di età e anche per lavoro ho spesso a che fare con giovani ventenni, quindi è stato più facile per me entrare in relazione sia con Arianna (Ariete, classe 2002, ndr) che con Federico (Olly, classe 2001), nonostante il gap generazionale. Abbiamo legato, anche con i loro rispettivi staff. Guardavamo insieme il finale di tutte le serate, come un gruppo di amici, o una famiglia allargata. Questo mi ha anche permesso di vivere in modo più leggero la tensione della settimana sanremese.

C’è tanta competizione tra i vari artisti in gara?

Tutt’altro, è più una costruzione mediatica. Anzi, spesso si sta insieme, ci sono occasioni di socialità tra cantanti, musicisti e gli staff. In particolare, quest’anno c’erano le feste al Lido Mengoni, organizzate proprio per lanciare l’album del futuro vincitore. C’è sempre stata una bella atmosfera.

Soddisfatto delle canzoni e di come è andato questo Festival?

A mio giudizio Olly meritava di classificarsi meglio (è arrivato 24esimo, ndr), ma sappiamo, intanto, che alla fine conta di più come vanno i pezzi dopo il Festival. Ed entrambi stanno andando decisamente bene, raccogliendo consensi, con molti passaggi in radio e sulle piattaforme streaming. Sono molto contento per loro.

C’era un po’ di Alberto Cipolla anche nel brano “Cenere” di Lazza, che è arrivato secondo...

Sì, ho collaborato alla parte sanremese, ovvero alla coorchestrazione, di questo pezzo (come per quello di Paola e Chiara, ndr). Fin dal primissimo ascolto, fatto in studio con Dardust a settembre, ho pensato “è davvero forte”. E ancora lo penso dopo numerosi ascolti. Si tratta di un brano molto contemporaneo, che non avrebbe sfigurato anche a vincere, pur con tutto il rispetto per Mengoni...

Spera di partecipare nuovamente al Festival, nel 2024?

Al momento è troppo presto per parlarne: solo in autunno, tra noi addetti ai lavori, si inizia a capire se “c’è aria di Sanremo”, poi tutte le carte vengono scoperte poco prima di Natale. In ogni caso, al netto delle ore di sonno da recuperare, è un’esperienza che ripeterei molto volentieri.

Grande successo per le dirette sanremesi di Radio Vida Network, che ha trasmesso dalla Città dei Fiori durante tutti i giorni della 73esima edizione del Festival della canzone italiana.

Per due ore, ogni mattina, gli speaker dell’emittente carmagnolese hanno intervistato i protagonisti della kermesse, ma anche svariati “personaggi” presenti in Riviera durante l’evento, oltre a proporre curiosità e contenuti a tema e -ovviamente- le canzoni in gara. Il “Sound Truck” di Radio Vida -che si trovava nel “villaggio delle radio”, davanti al casinò, a qualche centinaio di metri dall’Ariston- è anche diventato una vetrina promozionale di Carmagnola e dei suoi prodotti, a partire dal peperone e dalla pasta Berruto, tra i main sponsor della trasferta a Sanremo.

«Come si dice in gergo, “buona la prima!” -commentano soddisfatti dall’emittente, che trasmette sul canale digitale 10C del DAB+ e in streaming- Puntiamo a tornare il prossimo anno, con tante novità e un palinsesto ancora più ricco».

Un tocco di Carmagnola nelle vetrine di Sanremo durante il Festival è stato anche dato dalle bottiglie arcobaleno di True Colors Cava, progetto a supporto della comunità LGBTQ+ importato in Italia dall’imprenditore carmagnolese Dario Pecoraio, titolare dei locali cittadini Barcelona, Centro 1861, Stay e Quality Burger.

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