La riflessoligia Plantare

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LA RIFLESSOLOGIA PLANTARE


INDICE

1. INTRODUZIONE

2. LA STORIA DELLA RIFLESSOLOGIA

3. ANATOMIA DEL PIEDE

4. FONDAMENTI DEL MASSAGGIO RIFLESSOLOGICO PLANTARE -

la teoria zonale

-

la mappa riflessologica

-

approccio sintomatico e approccio olistico

-

tecniche di trattamento 2

5. IPOTESI SU CUI SI BASA IL MASSAGGIO RIFLESSOLOGICO PLANTARE


LA RIFLESSOLOGIA PLANTARE

1. INTRODUZIONE

La riflessologia plantare ha iniziato a muovere i primi passi in Italia circa quarant'anni fa anche se solo recentemente è stata scoperta dal grande pubblico. Sostenere che massaggiando i piedi si poteva intervenire su altre parti del corpo era considerato da tutti una curiosità, da molti un’eccentricità, da altri un’eresia. Il concetto di "riflesso" non era ancora entrato a far parte di una terminologia che invece, con il passare del tempo, ha trovato sempre maggiori conferme anche da parte di chi ne aveva inizialmente negato i fondamenti. Il massaggio riflessologico sembra aver conquistato ai giorni nostri la sua vera dimensione e non esiste giornale, rivista o pubblicazione, anche a carattere scientifico, che non riservi uno spazio alla sua diffusione. Si direbbe che, dopo un lungo letargo, una scienza vecchia come il mondo si sia risvegliata all’improvviso e si faccia largo prepotentemente in mezzo ad una miriade di tecniche atte a ricreare nell’uomo, tartassato dal progresso, quelle energie vitali insite nella sua natura e che dalla natura stessa possono essere rigenerate. Alla voce "medicina alternativa" o "medicina naturale" vengono, infatti, catalogate tutte quelle discipline che intendono ricreare nell’uomo la sua integrità fisica e spirituale, perché, secondo l’ammonimento del filosofo Leibniz, è importante che "il medico sappia che 1'uomo è un composto di tempo e di eternità".

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In effetti non dovrebbero esistere distinzioni tra le varie forme di medicina, ufficiale o no, in quanto esiste l'uomo nella sua totalità e quindi "tutto ciò che cura l'uomo" rappresenta la medicina. Questo concetto di difficile acquisizione nel mondo occidentale, è invece alla base della medicina e della filosofia orientale. Digitopressione, shiatzu, .agopuntura e micromassaggio rappresentano l'espressione di queste metodologie che agiscono per punti riflessi dislocati in varie parti del corpo, secondo schemi derivanti appunto da culture prevalentemente orientale ed antiche. Il massaggio reflessologico plantare invece nella sua accezione più moderna ha origini assai più vicine alla nostra mentalità e alla nostra cultura, anche se si tende a far risalire la pratica del massaggio del piede a epoche remote e a paesi lontani da noi. Esso prende in considerazione l’essere umano nella sua totalità, collegando ogni disturbo allo stato generale del paziente, e in questo senso lo cura operando perifericamente ed in modo del tutto innocuo, diventando una delle tecniche "dolci" più praticate. La riflessologia attraverso la manipolazione di specifiche aree situate nel piede, cerca con opportune tecniche di ridurre o eliminare quegli squilibri che generano tensioni o stress, sintomi di uno stato di malessere. Con la manipolazione riflessologica si attiva il funzionamento dei vari organi, evidenziando, qualora vi fossero, disfunzioni

che potrebbero portare più

organi a scompensi psicofisici. Quando un apparato, un organismo non funziona

correttamente viene a

mancare quell’armonia indispensabile per il proprio benessere, comportando la rottura dell’equilibrio omeostatico. Stimolando specifiche aree del piede si è potuto evidenziare, come avviene appunto in riflessologia, un immediato allentamento di queste tensioni ed un aumento dell'irrorazione sanguigna a livello di tutti i tessuti del corpo favorendo la normalizzazione dell’omeostasi.

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A coadiuvare questa antica tecnica orientale che in quest'ultimo ventennio ha avuto un’enorme diffusione mi piacerebbe affiancare la ginnastica correttiva, branca

dell’Educazione Motoria che attraverso il movimento ricerca

anch’essa un miglioramento sia fisico sia psichico della persona. Il corpo è un valore primario dell’esistenza, uno strumento raffinato che ha contribuito e che contribuisce allo sviluppo dell’'umanità. Il corpo umano è una struttura complessa che pulsa e si muove lo stesso movimento è condizione fondamentale per la sua funzionalità ed efficienza. È limitante pensare che il corpo sia solo un insieme di leve

mosse dal

sistema neuromuscolare, esso va considerato come un 'unità psicofisica, un complesso in cui psiche e corpo si fondono, si integrano, creano un tutt'uno. Questo binomio fa nascere l’espressione di movimento che può essere considerato come quell’aspetto meccanico che mira ad un adattamento organico, che si riflette sempre sulle tappe dello sviluppo psichico. Il movimento bistrattato, spesso sottovalutato, sacrificato, diventa così linfa vitale, importante mezzo per permettere al singolo individuo di crescere non solo sotto l’aspetto fisico-morfologico, ma anche psico-intellettivo, di acquisire uno sviluppo sia culturale sia civile, non solo di sfogo, ma anche di cura e difesa della salute, non solo mezzo per raggiungere risultati nelle competizioni, ma anche opportunità per vivere bene con se stessi e gli altri. In questo contesto possiamo inserire anche la Ginnastica Correttiva "disciplina che si occupa, nell’ambito delle scienze del movimento umano, della prevenzione e del trattamento dei soggetti portatori di turbe psicomotorie e di disarmonie morfologiche e funzionali attraverso un adeguato progetto chinesiologico". La Ginnastica Correttiva si pone come obiettivo la possibilità di offrire un supporto teorico, tecnico ed operativo basato su conoscenze scientifiche, su sperimentazioni che mirano ad un intervento sia di natura preventiva sia rieducativa. Con tale disciplina ci si propone di evitare un peggioramento o per lo meno rallentare il processo degenerativo, di aumentare forza, flessibilità,

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coordinazione ed armonia del movimento, di migliorare postura e condizione psico-fisica, di migliorare le funzionalità degli organi interni e di alleviare dolori articolari e muscolari, di aumentare la sensibilità per favorire l’auto correzione di posizioni sbagliate, di eliminare tensioni muscolari, o, in altre parole, di acquisire salute, benessere e vitalità. La reflessologia e la Ginnastica Correttiva sono senza alcun dubbio due realtà diverse tra loro, la prima imposta la sua azione su stimoli riflessi che agiscono passivamente sul soggetto trattato, la seconda fonda i suoi principi sul movimento facendo partecipare attivamente il soggetto che

prende coscienza del suo stato

psicofisico. Nonostante queste diversità, che come vedremo non si configurano solo nelle modalità, nei mezzi e negli strumenti di impiego delle discipline stesse, ma che riguardano anche finalità, obiettivi ed interessi, la reflessologia e la Ginnastica Correttiva trovano comunque un primo fattore, un elemento che può accomunarle verso un’azione congiunta: la ricerca di un migliore equilibrio interno come base di partenza su cui edificare un progetto a medio lungo termine che possa influenzare in maniera positiva sulla vita di coloro ai quali questi trattamenti vengono indirizzati. Per una migliore comprensione di tutte quelle argomentazioni

su cui la

reflessologia e la Ginnastica Correttiva trovano coesione, ritengo sia opportuno sviluppare innanzi tutto entrambe le materie o perlomeno capirne le origini, gli aspetti fondamentali su cui si basano, scoprire gli strumenti che vengono utilizzati e gli obiettivi che si prefiggono nonché i risultati a cui giungono.

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2. LA STORIA DELLA RIFLESSOLOGIA

La reflessologia è una scienza antichissima che parte dal principio che ogni malattia, o comunque ogni causa, che provoca dolore all’organismo si può manifestare per traslazione in una zona del corpo anche distante anatomicamente dal punto in cui l’anomalia ha avuto origine. Questa è una verità che la medicina ufficiale accetta da sempre e che è alla base di moltissime metodiche. Le sue origini vanno ricercate in epoche remote e in paesi molto lontani da noi, basti pensare che già migliaia di anni or sono –la reflessologia veniva praticata, pur con alcune diversità, dagli Sciamani soprattutto in estremo oriente. 7

Numerose testimonianze a tal riguardo dimostrano che una teoria vicina alla nostra reflessologia, è stata praticata per secoli da diverse culture. A tutt'oggi non si conosce con certezza dove la reflessologia abbia avuto origine e non ci sono prove definitive che attestino, come si è soliti pensare, che le sue origini siano da ricercare nell’antica Cina. La maggior parte delle ricerche portano comunque alla conclusione che la reflessologia abbia avuto origine in Oriente nello stesso periodo in cui veniva scoperta l’Agopuntura. Come attestano gli studi effettuati, in Cina ed in India circa 5000 anni fa si era a conoscenza di come fosse possibile agire sugli

organi interni

attraverso i piedi, ma tale pratica in seguito è stata inutilizzata e dimenticata molto probabilmente tralasciata proprio a favore dell’Agopuntura.


Una prima connessione tra reflessologia e Agopuntura è stata sostenuta da dott. Franz Wagner (Reflex Zone Massage) il quale riteneva che i principi dell'agopressione erano connessi con quelli delle zone riflesse, ed infatti la reflessologia si basa sulla manipolazione dei tessuti utilizzando i meridiani dell’agopuntura. I cinesi rispetto agli occidentali sono stati storicamente i precursori nel comprendere il funzionamento olistico dell’organismo , umano e le sue relazioni con l’ambiente esterno, ed essi erano altresì consapevoli dell’'importanza dei piedi nella cura delle malattie. Un ulteriore legame tra reflessologia e Agopuntura lo abbiamo nel 1017 d.C. dal dott. Wang Wei, che, su un calco di bronzo raffigurante una figura umana, indicò i punti del corpo in cui l’Agopuntura avrebbe dovuto avere il suo effetto. Quando in Cina questa tecnica venne utilizzata per la cura del malato, il terapeuta che l' applicava posizionava degli aghi in determinate zone del corpo ed esercitava la terapia attraverso profonde pressioni eseguite su entrambe le piante dei piedi, lungo i margini interno ed esterno ed applicando anche una profonda pressione sull’alluce. 8

Il dott. Wang Wei per convogliare una maggiore energia attraverso il corpo unì alI 'utilizzo degli aghi la manipolazione ai piedi, ritenendo che le due tecniche si completassero vicendevolmente in quanto basate su principi simili. In seguito per motivi a noi sconosciuti la reflessologia venne, come già detto, tralasciata a favore dell’Agopuntura che riscosse maggior successo. L’origine della reflessologia va ricercata anche in altre antiche culture che praticavano il massaggio del piede come forma di terapia alternativa. Il più antico documento che descrive tale pratica è un pittogramma scoperto in Egitto a Saqqara, nella tomba del medico Ankmahor, datato fra il 25002330 a.C. e rappresentante due uomini di pelle scura che massaggiano due uomini di pelle chiara. Altre ricerche sostengono che la terapia delle zone riflesse del piede fosse stata tramandata agli Indiani d’America dagli Incas. I Cherokee, una tribù indiana della Carolina del Nord, conoscevano da secoli 1 'importanza del piede per preservare l'equilibrio fisico, mentale e spirituale.


Testimonianze a tal riguardo si hanno anche su stregoni Pellerossa che basavano la loro medicina sui "riflessi" del piede ottenendo risultati strabilianti agli occhi dei pionieri che ebbero modo di constatarne l’efficacia. Curiosa invece la notizia che verso la fine del secolo scorso, dopo aver tentato diverse cure, il ventesimo Presidente degli Stati Uniti, Garfield (18311881), per lenire i postumi delle ferite riportate in un attentato, si sottopose a trattamenti di reflessologia che valsero ad attenuare e quindi a far scomparire del tutto il dolore. Sembra che anche il famoso orafo, scrittore e scultore fiorentino Benvenuto Cellini (1500 -1571) si autocurasse esercitando con i pollici delle pressioni sulle mani e sui piedi. Quello che è certo e che la storia ci tramanda da sempre riti e cerimonie dedicate al culto della lavanda dei piedi, inteso come omaggio e come segno di benvenuto all’ospite illustre, segno questo che fa supporre come nel passato il piede venisse considerato una parte importante del corpo, la cui cura rifletteva benessere all’intero organismo. Una prima collocazione scientifica la reflessologia la trova intorno al 1834 quando lo svedese Pehr Henrik Ling notò che alcuni dolori provenienti da determinati organi si riflettevano in zone cutanee molto lontane dagli stessi. Negli anni successivi taluni studiosi diedero attuazione pratica anche alle ricerche fatte dal neurologo inglese Henry Head in merito alla scoperta di zone riflesse che avevano una funzione anestetica. Successivamente, tra il 1890 e l'inizio del 1900, anche

alcuni medici tedeschi iniziarono a

interrogarsi sull’atto fisiologico del riflesso. Essi cominciarono ad affrontare il trattamento della malattia tramite il massaggio e svilupparono delle tecniche che divennero conosciute come "massaggio riflesso".

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Si ritiene, con tutta probabilità, che il dott. Alfons Comelius sia stato il primo a praticare il "massaggio delle zone riflesse". La storia racconta che nel 1893 il dott. Comelius, avendo contratto

un'infezione, ricevette nel corso della

convalescenza un massaggio tutti i giorni; alle terme dove veniva curato notò quanto fossero efficaci i massaggi di un medico che manipolava più a lungo le zone che trovava dolenti. Questo metodo ispirò il dott. Cornelius che, dopo averlo verificato di persona, insegnò al suo massaggiatore a manipolare solo le zone dolenti. Il dolore scomparve in fretta e ristabilito; ciò lo

dopo quattro settimane si era completamente

indusse ad utilizzare la digitopressione anche nella sua

pratica medica e nel 1902 pubblicò il manoscritto "Druckpunkte (Pressure Points) ". Senz'alcun dubbio colui il quale ha gettato le basi della

moderna

riflessologia è stato il dott. William H. Fitzgerald, nato nel Connecticut (Stati Uniti) nel 1872. Il dott. Fitzgerald si laureò in medicina alI 'Università del Vermont e lavorò due anni e mezzo presso l’ospedale di Boston, facendo pratica anche a Vienna e Londra con il Professore Otto Chiari . Molto probabilmente quando esercitò a Vienna venne a conoscenza del lavoro del dott. H Bressler, il quale sperimentava la possibilità di curare gli organi con i punti di pressione. Il dott. Fitzgerald fece per la prima volta alcune

osservazioni e scoperte su certi effetti, soprattutto analgesici,

ottenuti esercitando delle pressioni in determinati punti del piede, effetti che potevano sostituire la cocaina che allora era usata come anestetico. Ad incuriosirlo fu il fatto che alcuni suoi pazienti, con le medesime patologie, in seguito a piccoli interventi chirurgici, non avvertivano lo stesso tipo di dolore, infatti alcuni ne provavano molto meno di altri. Dopo varie ricerche scoprì che costoro provavano minor dolore perché, in quel dato preciso momento, applicavano involontariamente una pressione su alcune zone del loro corpo, anestetico.

pressione che comportava un effetto

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Nel periodo in cui lavorò presso l’ospedale di Hartford nel Connecticut, continuò le sue ricerche e sperimentazioni ed, insieme ai suoi collaboratori, scoprì che se la pressione veniva esercitata sulle dita, si creava un effetto anestetizzante alla mano, al braccio e alle spalle, fino alla mandibola, alla faccia, all’orecchio e al naso. Effettuò, poi, la pressione usando una stretta benda elastica alla sezione mediana di ogni dito della mano oppure una piccola pinza, che posizionava sulla punta delle dita. Usando solo questa tecnica della pressione, riuscì ad eseguire dei piccoli interventi chirurgici. Seguirono altre e

successive sperimentazioni sia negli Stati Uniti che in

Europa e con il passare degli anni la teoria del dott. William H.Fitzgerald si arricchì di sempre nuove conferme. In seguito ne codificò le prime corrispondenze di carattere anatomico indicando dove la pressione esercitata in varie e determinate parti del corpo avrebbe avuto il suo effetto. Approfondendo sempre più questo studio, iniziò a prendere corpo una "mappa delle zone riflesse" che suddivideva il corpo, dalla testa ai piedi, in dieci sezioni longitudinali. 11

Il dott. William H.Fitzgerald ed il suo collega Edwin Bower furono talmente entusiasti delle loro scoperte che cercarono le

migliori e più opportune

argomentazioni su tale pratica per convincere i colleghi della validità della loro teoria. Nel 1915 il dott. Bowens scrisse un articolo sull'ideazione della "teoria della zona" che fu pubblicata sulla rivista "Every body's Magazine" il cui titolo era "Per fermare il mal di denti stringi l'alluce !" (to stop that toothache squeeze your top!). Nel 1917 il lavoro dei due medici fu pubblicato nel libro "Zone Terapy" dove, però, le zone riflesse, importanti per la moderna reflessologia, non erano ancora state ben definite. La pubblicazione fu molto apprezzata dalla scienza medica che era ancora molto scettica, e probabilmente lo è ancora, circa le possibilità di successo di questa "nuova terapia".


Entusiasta di questo testo e della terapia enunciata fu il dott. Joseph Riley che credette ciecamente in questo lavoro e proprio grazie alla sua assistente ricercatrice Eunice Ingham la moderna reflessologia ebbe il suo maggior contributo. Eunice Ingham (1879-1974) può essere considerata la madre della moderna reflessologia ed è in seguito alla sua instancabile ricerca e alla

sua dedizione che la reflessologia è potuta diventare una disciplina

autonoma e a se stante. Ella approfondì gli sudi e le ricerche del dott. W .H.Fitzgerald e separò lo studio della zona riflessa del piede dalla teoria zonale più generale; capì che i specifico vista la loro

piedi dovevano diventare un obiettivo

elevata sensibilità. Intorno agli anni '30 riuscì a

tracciare una mappa circostanziale della zona del piede in rapporto con gli organi del corpo. La sua scoperta ebbe un tale successo e i sui trattamenti furono così efficaci che ben presto la sua fama si diffuse; fece conoscere al mondo scientifico e soprattutto alla gente, ritenendo che tecniche per aiutarsi e per partecipare a convegni

quest'ultima potesse imparare le

aiutare familiari ed amici. Fu chiamata a

e a condividere le proprie conoscenze con

ortopedici, massaggiatori, fisioterapisti e pedicure. Eunice Hingham scrisse due libri: "Stories the Feet can Tell" (1938) e "Stories the Feet Have Told" (1951) che sono probabilmente i primi scritti sulla

reflessologia che

descrivono tutte le particolari tecniche di massaggio e pressione dei piedi. Negli anni '60 gli allievi della Ingham diffusero le sue tecniche ovunque: negli Stati Uniti e in Europa, dove ha avuto

particolare sviluppo in Francia,

Inghilterra, Geffi1ania, Svezia e Russia dove la reflessologia è stata oggetto di studi approfonditi. Hanna Marqardt, una sua allieva, fondò una scuola di reflessologia in Geffi1ania che venne frequentata anche dal maestro Elipio Zamboni che fu il primo ad istituire dei corsi in Italia fondando la prima scuola di reflessologia (F.I.R.P Federazione Italiana Reflessologia Plantare).

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3. ANATOMIA DEL PIEDE

Il piede è formato da 26 ossa piccole, due sesamoidi (ossa più piccole), 114 legamenti e 20 muscoli. Il tutto è tenuto insieme dal tessuto connettivo, dai vasi sanguigni e dai nervi, ed è ricoperto di strati di pelle. Questa struttura, coordinata e articolata, è tenuta in equilibrio da due archi principali: uno che parte dal calcagno e raggiunge la base del mignolo, 1'altro che va dal calcagno al pollice. Sia le mani sia i piedi hanno lo stesso numero di ossa che, sommate, equivalgono a metà delle ossa dell’'intero corpo. In ogni piede ci sono quattordici falangi, che sono le ossa delle dita. In ogni dito ci sono tre falangi, eccetto l’alluce che ne contiene due.

Queste sono

collegate dai legamenti ai cinque metatarsi, che sono le ossa che sviluppano la lunghezza del piede fino al calcagno.

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La parte centrale del piede è costituita da tre ossa cuneiformi che aiutano a stabilizzare e a sostenere il peso del corpo. L’arco

longitudinale-trasversale,

che

si

estende

dal

calcagno

fino

all’avampiede, è costituito dalle ossa navicolare, cuboide e cuneiforme. Il calcagno sostiene la gran parte del nostro peso; è pertanto isolato da strati protettivi di grasso che servono ad ammortizzare l’impatto causato da ogni passo; l’astragalo, l’osso della caviglia, funge da leva; i legamenti, i muscoli e i tendini controllano i movimenti del piede. Risulta evidente che i piedi sono un meccanismo costruito in modo perfetto e svolgono

un

ruolo estremamente importante

nella nostra vita.

La

reflessologia riconosce l'importanza vitale che i piedi hanno per la salute e per la guarigione e si prefigge lo scopo di sottolineare che è basilare per la nostra vita prendersi cura dei propri piedi.


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4. FONDAMENTI DEL MASSAGGIO RIFLESSOLOGICO PLANTARE

La teoria zonale La riflessologia rappresenta il rapporto tra riflessi podalici e tutti gli organi e ghiandole del corpo. Il rapporto tra piede e organi è formato da una serie di linee longitudinali immaginarie, ognuna comprende una zona. Esistono dieci linee o zone, una per ogni dito della mano e del piede. Nell’illustrazione si può verificare che queste zone corrono per 1'intera lunghezza del corpo, dalla sommità del cranio dalla punta dei piedi. È importante orientarsi per zone, nel senso di acquisizione delle zone base e dell’anatomia ad esse associate. Osserviamo il corpo segnato da queste zone ed immaginiamo di togliere una di queste "fette" longitudinali visualizzando quali organi sono inclusi in quella fetta. Questo semplice esempio sta alla base della teoria zonale, dove un organo posto in una zona specifica avrà il suo riflesso nella corrispondente zona podalica, risultando così chiaro che operando su di un intero piede si agirà su tutta la corrispondente area corporea. Un altro aspetto da non trascurare è che un’anomalia in qualunque parte di una zona può influire su di un qualsiasi elemento all’'interno della zona specifica e non solo a livello podalico. Per agevolare la ricerca dei punti sono state codificate tre linee immaginarie che sezionano il piede in quattro parti. La prima linea, o linea del cingolo scapolare, decorre alla base delle dita, dall’alluce al mignolo. Al di sopra di questa linea si trovano le zone riflesse della testa.

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Tra la prima e la seconda linea, o linea margino costale inferiore, sono collocati gli organi situati nel torace e nella zona alta dell’addome. Tra la seconda e la terza linea, o linea del cingolo pelvico, che unisce i malleoli, troviamo la corrispondenza con gli organi dell’addome. Al di sotto di questa terza linea avremo la corrispondenza con gli organi genitali. Da questa suddivisione è molto semplice arrivare alla ricerca delle zone riflesse, in quanto, per localizzarle basterà ricordare la collocazione anatomica dell’organo e proiettarla nella zona podalica corrispondente. In linea di massima organi interni come cuore, stomaco, fegato, ecc., sono localizzati in zona plantare, mentre l'apparato muscolo scheletrico in zona dorsale.

La mappa riflessologica Identificazione dei punti Nel precedente capitolo è stato affermato che nei piedi è riprodotto in forma tridimensionale l’intero corpo umano e che ogni area del corpo è riflessa in un punto del piede. Partendo dal presupposto che ogni singola persona è simile ma non uguale, bisogna considerare che è praticamente impossibile elaborare una mappa generica che possa essere utilizzata su tutti gli individui da trattare. La mappa più esatta è quella costruita specificatamente per un dato individuo dopo aver studiato i piedi in relazione alla forma del corpo e aver tenuto conto delle prime reazioni. Come diretta conseguenza si utilizzeranno comunque delle mappe generiche che dovranno però, solo fungere da supporto per un’identificazione sommaria dei vari punti riflessi sulla pianta del piede. Sarà possibile, quindi, trovare dei punti sfalsati come posizione rispetto a quelli indicati nelle mappe, pur tenendo conto che le discordanze generalmente non superano il centimetro.

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Localizzazione degli apparati Apparato scheletrico Cranio: le dita di entrambi i piedi corrispondono alla struttura del cranio, mentre l’alluce rappresenta la testa in generale. Vertebre cervicali: sono poste lungo la faccia interna del piede, dalla falange fino alla base dell’alluce. Vertebre dorsali: sulla faccia interna del piede, sono il prolungamento delle vertebre cervicali, partono dalla base dell’alluce e procedendo verso il tallone, arrivano circa a metà del piede. Vertebre lombari: sulla faccia interna del piede, sono il prolungamento delle vertebre dorsali e si estendono fino all'inizio del tallone. Sacro e coccige: sulla faccia interna del piede, sono il prolungamento delle vertebre lombari e si estendono fino al calcagno. Colonna vertebrale: sulla faccia interna di ciascun piede, dall’alluce al tallone. La suddivisione dei tratti è proporzionale alla suddivisione anatomica della colonna vertebrale. Arti superiori: l'area che parte dal punto di congiunzione tra il quinto dito e il cuscinetto plantare e prosegue lungo il muscolo fino a circa la metà della faccia esterna del piede; l’articolazione del quinto dito riflette quella della spalla. Gomito e ginocchio: formano un grosso punto al termine dell’area del braccio. Pelvi -bacino: tutta la zona del tallone, su entrambe le facce del piede.(la scioltezza della caviglia è buon indice della capacità di movimento delle articolazioni pelviche. Arti inferiori: gambe e piedi sono contigui alla zona pelvica e confinano con l’area del gomito, nella parte mediana del piede sulla sua faccia esterna.

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L’articolazione della caviglia riflette quella dell’anca. Gli arti inferiori si trovano anche su entrambe le facce del tendine di Achille. Apparato muscolare Muscoli del collo: fra l'articolazione dell'alluce e il cuscinetto pIantare. Trapezio: tutta la zona di congiunzione delle dita dei piedi con il cuscinetto pIantare, fino ai profili interno ed esterno del piede, sia sopra sia sotto. Spalla: punto di congiunzione tra il quinto dito e il cuscinetto pIantare, a forma di semiellisse che si prolunga sulla pianta e sul dorso del piede. Braccio: partendo dal quinto dito verso la parte posteriore del piede, arriva fino al centro del piede, formando un’ampia fascia sulla pianta e sul dorso del piede. Gomito e ginocchio: a metà del profilo esterno, in una zona circolare. Muscoli paravertebrali: la stessa area occupata dalla colonna vertebrale ma più ampia. Muscolatura lombo-sacrale e addominale inferiore: dal tallone, lungo la caviglia, su entrambe le facce del piede. Muscoli intercostali: tutta la zona dei cuscinetti plantari su entrambe le facce del piede. Intersezione dell’anca: sotto il malleolo, sulla faccia esterna del piede. Muscolatura dell’anca: sul punto di congiunzione tra piede e gamba. Sistema endocrino, immunitario e ormonale Epifisi: sul vertice dell'alluce. Ghiandola pituitaria: al centro del polpastrello dell'alluce. Tiroide: sulla pianta del piede, una semiellisse situata alla base dell’alluce; sul dorso, al centro della base dell’alluce. Timo: profilo interno del piede, a metà del cuscinetto pIantare.

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Ghiandole surrenali: al centro del piede, poste sopra i reni. Milza: sul piede sinistro, sotto i cuscinetti del quarto e del quinto piede, parallelamente all'area dello stomaco. Si estende al di sotto della zona mediana del piede. Prostata e utero: sul profilo interno del piede, zona circolare situata a metà tra tallone e caviglia. Testicoli e ovaie: sul profilo esterno del piede, zona circolare situata a metà tra tallone e caviglia. Sistema nervoso Sistema nervoso centrale: lungo la colonna vertebrale, fino alla fine delle vertebre lombari. Testa: intera area delle dita. Arti sul2eriori: sul profilo esterno del piede, dal punto di congiunzione del quinto dito alla metà del piede. Arti inferiori: l'area"del tendine d’Achille e le facce laterali del tallone, al faccia esterna del piede fino all’alluce. Plesso solare: al centro del piede, su pianta e dorso, una zona di forma circolare. Nervo vago: la zona dei bronchi e dell'esofago fino alla zona del diaframma. Apparato urinario (su entrambi i piedi) Reni: al centro del piede su pianta e dorso nel senso della larghezza. Ureteri: su entrambi i piedi, dall’area dei reni, in diagonale, verso la faccia interna del piede, fino all’inizio del calcagno, dove esso si congiunge con l’arco pIantare, cioè all’inizio del terzo inferiore del piede. Vagina, uretra e piede: al termine dell’uretere, nel punto in cui inizia il calcagno sulla faccia interna del piede.

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Vescica: sul profilo interno del piede, a metà tra malleolo e calcagno, sotto il malleolo. Apparato dirigente Bocca: un anello sulla parte mediana dell'alluce. Esofago: una striscia che, partendo dalla parte mediana dell'alluce, passa per il punto di congiunzione dell'alluce col secondo e arriva fin quasi alla base del cuscinetto pIantare. Stomaco: una parte dell'area dello stomaco- la più grande –si trova sul piede destro e l'altra -la più piccola -sul piede sinistro. La parte sul piede destro ha la forma di una semiellisse situata sulla faccia interna del cuscinetto pIantare ed estesa fino alla linea ideale che scende dal punto di congiunzione tra l’alluce e il secondo dito, giunge fino a metà dell'arco pIantare. La parte sul piede sinistro costituisce la continuazione di quella relativa all’esofago, anch' essa a forma di semiellisse, è però meno estesa di quella del piede destro. 24

Approccio sintomatico e approccio olistico La reflessologia propone due metodi lavorativi che si differenziano sia in base alla durata del trattamento sia in base agli effetti sia questi producono, rispondendo in maniera differente alle aspettative del paziente. Approccio sintomatico Nell’approccio sintomatico la reflessologia opera attraverso una concezione occidentale in cui attraverso una diagnosi medica si verificano e si valutano le condizioni dei vari organi ed apparati che causano il disturbo. Con questo tipo di approccio vengono trattati i sintomi direttamente nei punti dove essi sono situati. L'approccio sintomatico intende capire la natura della malattia, individuare gli organi e gli apparati colpiti e i definire gli effetti collaterali; successivamente vengono definiti i sintomi e il trattamento da effettuare. Tutte le informazioni vengono trasferite quindi sulla mappa dei piedi e il trattamento viene diretto sugli organi e sulle aree in cui compaiono i sintomi.


I vantaggi che questa metodica possiede sono la relativa rapidità di miglioramento delle varie problematiche che affliggono il paziente e che gli causano dolore. D'altra parte ha il grande svantaggio che con il passare del tempo il problema può peggiorare aumentando i disturbi iniziali in seguito al fatto che questo tipo di trattamento, operando in maniera centralizzata, si limita a curare solamente le parti colpite che a lungo andare possono non trovare più giovamento nel trattamento, stabilizzando i disturbi e, appunto, accentuando le sofferenze. Approccio olistico In questa metodica il trattamento investe totalmente il paziente e non il singolo organo o apparato colpito dal disturbo. L’approccio olistico si basa sulla convinzione che tutti i disturbi sono creati dalla forza vitale del paziente che influenza la totalità della sua persona, per cui tutti i disturbi presenti sono la conseguenza di un processo complesso di cui solo una parte emerge. Questa metodica esalta la figura del paziente, la rende partecipe, lo fa diventare protagonista della sua guarigione, lo responsabilizza. 25

Qui il terapeuta è solo un comprimario, offre il suo contributo ma il vero processo di guarigione lo compie il soggetto trattato. Il trattamento terrà conto di qualsiasi esperienza vissuta dal paziente, e il procedimento tecnico eseguito terrà conto di tutti i punti e le aree che sono rilevanti per quella specifica situazione anche se non si rilevano, in quelle aree, sintomi particolari. L’approccio olistico permette, oltre al miglioramento e alla guarigione dei disturbi in atto, la prevenzione di condizioni patologiche future grazie allo stato di "salute profonda" che viene conseguito e un miglioramento dello stato mentale e spirituale. L'unico svantaggio presentato da questo tipo di approccio è la lunghezza della durata del trattamento.


Tecniche di trattamento Prima di intraprendere un massaggio reflessologico è indispensabile conoscere alcune nozioni tecniche di base: quando i pollici esercitano una pressione, deve esserci un angolo di 70/90 gradi fra l'ultima falange e la seconda in tutte le tecniche una mano deve restare sempre in contatto con il piede del paziente quando si esercitano tocchi o pressioni con una mano sul piede del paziente, bisogna fare in modo che l’altra mano controbilanci l’effetto della prima, tenendo fermo il piede. Utilizzando le quattro metodiche di base si raggiunge una spiccata sensibilità e la capacità di non sprecare energia usando il minimo sforzo nell’agire sulle aree di riflesso. Le tecniche di base sono: Posizionamento -il palmo della mano di posizionamento verrà tenuto contro il metatarso, con le dita a coprire leggermente quelle del piede ed il pollice contro l’alluce o il mignolo a seconda che venga usata la mano destra o quella sinistra. Ciò permetterà di esercitare un maggior controllo sul piede e consentirà di portare all’indietro o in avanti il piede stesso a seconda delle necessità. Tecnica base del pollice -si può mostrare posizionando la mano a palmo in basso su di un piano rigido. Si noterà in particolare l'angolo naturale del pollice nel punto in cui poggia sul tavolo, questa è la zona "operativa" del pollice. Si noterà inoltre l’angolazione delle falangi del pollice, piegate fisiologicamente a 45° circa. Il movimento maggiormente utilizzato nel massaggio reflessologico pIantare è la flessione dell’ultima falange del pollice. Azione a leva -si tratta della forza delle rimanenti quattro dita che opponendosi alla forza esercitata dal pollice, n’aumentano l’efficacia. Movimento del pollice -il pollice si muoverà sempre in avanti e mai indietro o di lato.

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Queste tecniche di base costituiscono la capacità operativa propedeutica e come tutte le metodiche il continuo esercizio produrrà risultati sempre maggiori. Con il progredire della tecnica si evidenzierà l’esistenza di aree di intervento che richiederanno una precisione molto accurata dove entrerà in gioco una tecnica accessoria denominata a punta d'ago. A tale scopo esiste un metodo operativo chiamato aggancio e rientro. Anche qui, come nella tecnica base si dovrà flettere il pollice ed esercitare una pressione con il suo angolo interno direzionandolo all'indietro. Individuato il punto da trattare si affonderà la falange in esso e si fletterà ulteriormente la falange all'indietro, come un'ape nell'atto di conficcare il suo pungiglione. Altra tecnica accessoria, abbinata a quella "a punta d’ago" è quella denominata tecnica a perno. Entrati ad ago sul punto ed esercitata una modesta pressione con la mano di posizionamento si piegherà il piede contro il pollice, ripetendolo più volte per esercitare una maggior pressione nel punto. In questa tecnica si presterà maggior attenzione a non provocare un dolore eccessivo e a non premere con l'unghia. Vi presentiamo ora alcune illustrazioni dimostrative delle diverse tecniche che vengono usate in reflessologia, sia per dare una breve dimostrazione di cos' è un massaggio reflessologico sia per mostrare quante e molteplici sono le tecniche usate. Le tecniche presentate possono essere combinate tra loro in vari modi: sta al terapeuta decidere quale tecnica usare in risposta alle reazioni e alle forme di regressione che percepisce, traendo da queste tecniche un’indicazione non solo sulle tecniche da usare, ma anche sulla direzione in cui lavorare. L’area da cui si dà inizio al trattamento, o la direzione in cui si lavora (verso il basso, seguendo l'arcata del piede, verso l'alto, verso l' esterno o verso il basso) si adegueranno alle forme di regressione.

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6. IPOTESI SU CUI SI BASA IL MASSAGGIO RIFLESSOLOGICO PLANTARE

Addentrandoci maggiormente sul significato della reflessologia, per capirne meglio l’efficacia e l'utilità, occorre distinguere alcuni principi basilari. Tutti conoscono il significato della parola "massaggio" termine questo indicante ogni forma di manipolazione praticata con le mani su una zona del corpo a scopo igienico o terapeutico dove il soggetto rImane passIvo. Il massaggio è la prima forma di terapia conosciuta dall’uomo, infatti, il primitivo aveva a disposizione per curarsi soltanto le sue mani e il suo istinto, istinto che lo spingeva a sfregarsi la parte colpita dal dolore, di qualunque natura esso fosse. Così anche un bambino, quando cade facendosi male corre piangendo a farsi consolare e curare dalla mamma che, asciugandogli le lacrime con dolcezza gli massaggerà la zona dolorante per lenire il dolore con il più rudimentale mezzo di 1'uomo possiede per alleviare il disturbo che lo affligge. Nel corso dei secoli il massaggio si è trasformato e perfezionato, raggiungendo raffinatissime tecniche sia terapeutiche, sia di rilassamento sia di benessere. Sappiamo quindi che questa pratica fa parte della cultura dell’uomo e che anche medici illustri e cultori della medicina, come Ippocrate e Galeno fino a Bacone di Verulamio, che per primo ne propugnò la validità scientifica, esercitavano nei confronti delle persone sofferenti. Al di là di queste considerazioni rimane il fatto del gesto che spinge l’essere umano a strofinare il punto dolente, gesto che viene eseguito in modo automatico senza che esso venga dettato dalla volontà, quindi, in maniera riflessa.

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In questo gesto sono concentrati due principi del massaggio riflessogeno: il dolore e lo sfregamento del punto dolente. Essi fanno parte, però, di un circuito nervoso più complesso che inizia quando viene alterato lo stato di benessere e passa attraverso il massaggio che mira a lenire le cause che hanno provocato il dolore. Per spiegare questo meccanismo è comunque necessario ricorrere a nozioni di carattere anatomo-fisiologiche. Il sistema nervoso è la sede di tutte quelle attività corporee, sia fisiche sia psichiche. Tutti gli impulsi che stimolano l’organismo, vengono raccolti da particolari strutture dette "recettori" che forniscono continuamente informazioni di varia natura ai centri nervosi superiori attraverso i nervi sensitivi. Dai centri superiori parte poi la risposta a queste informazioni, che raggiungono i muscoli attraverso i nervi motori. Il sistema nervoso e la cute hanno origine dal

foglietto

embrionale

esterno

chiamato

"ectoderma".

Ciò

è

particolarmente importante in quanto la cute e il sistema nervoso, avendo la medesima origine, si possono considerare intimamente legati fra loro. E' proprio in virtù di questo legame che, massaggiando la pelle, si agisce in profondità sul sistema nervoso. Questo comporta che gli stimoli originati dal massaggio, una volta raggiunta la sostanza grigia, attraverso i nervi sensitivi, danno origine anch' essi a messaggi, istruzioni, che vanno a colpire gli organi interessati con effetti benefici. Questo straordinario meccanismo viene definito come "arco- riflesso": uno stimolo applicato su recettori sensitivi origina influssi che sono veicolati attraverso la via nervosa sensitiva e che vanno a eccitare il o i motoneuroni contigui determinando un influsso che si propaga fino al o ai muscoli corrispondenti eccitandoli senza coinvolgere la volontà del soggetto. Ora diventa spontaneo chiedersi perché la nostra attenzione sia rivolta in particolare verso il piede.

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A parte l'unicità del piede umano nel mondo animale (infatti, esso è un'esclusiva prerogativa umana, non assomigliando a quella di alcun animale) è da rilevare che i piedi rappresentano la parte più ricca di recettori e di conseguenza anche la parte più sensibile. Un aspetto fondamentale da sottolineare è la rappresentazione corticale delle varie parti corporee, che vede occupare da mani e piedi un’area notevolmente più vasta rispetto alle altre. Infatti, la rappresentazione del corpo a livello della corteccia cerebrale è inversamente proporzionale all’area di estensione della medesima e direttamente proporzionale al numero dei recettori presenti in esso. Di conseguenza, è facile dedurre che vi sia nei piedi e nelle mani una maggiore sensibilità e che attraverso una loro stimolazione delle zone riflesse sia possibile ottenere risposte che influenzino il sistema nervoso. Il piede rappresenta, dunque, per molteplici ragioni, il terreno ottimale, anche se, in reflessologia possono essere massaggiate le mani come ottima alternativa al massaggio pIantare o come forma di automassaggio. I piedi sono il nostro primo punto vitale, riassumono un’infinità di prerogative delle quali ci accorgiamo soltanto quando, a causa di un dolore, viene a mancare la libertà di movimento. Ciò condiziona l'uomo in quanto il moto è salute, è libertà di movimento. n piede riveste un’enorme importanza anche in neurologia, e ciò viene dimostrato dal fatto che qualunque studente di medicina per prima cosa impara a sollecitare i piedi di un bambino per vederne le reazioni. Le connessioni con il sistema nervoso centrale sono molto forti, tant'è che alcune delle prove fatte in neurologia, tra cui il Sintomo di Babinski che può evidenziare delle perturbazioni

del sistema piramidale, vengono attuate

proprio nel piede, organo alquanto sensibile.

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Esso rappresenta, inoltre, un punto importantissimo per quello che riguarda il sistema circolatorio e vascolare. L'arcata pIantare viene denominata spugna di Lejart, la quale ad ogni passo, viene compressa e questa compressione rappresenta la prima spinta che fa convogliare il sangue verso l’alto durante il ritorno venoso. La circolazione è costituita da un impulso arterioso che, diretto verso il basso, può essere facilitato dalla forza di gravità e da un ritorno venoso che, viceversa, avviene contro la forza di gravità e che viene favorito dal sistema venoso. Qualsiasi fattore che mira a comprimere le vene (contrazione muscolare, movimento di parti corporee, compressione sui tessuti dall’esterno), aiuta il sangue a ritornare al cuore e quindi una stimolazione dei punti riflessi del piede può fungere da attivante di quel meccanismo chiamato "pompa venosa", creando innegabilmente un effetto benefico a tutto l’organismo. La reflessologia pIantare come tutte le riflessoterapie manuali utilizza degli agenti stimolanti che mirano alla produzione di una mobilizzazione del Sistema Nervoso Autonomo, con l’obbiettivo di riequilibrare sia problemi funzionali sia dolorosi. Lo scopo come già sottolineato è quello di scatenare un riflesso a partire dalla periferia (in questo caso dalla zona podalica) che possa agire a livello organico o viscerale. Perché questo riflesso si possa attuare, c' è bisogno di un particolare agente eccitante che possa stimolare delle particolari vie della sensibilità. L’eccitabilità, infatti, dipende dalla quantità di sostanza neurotrasmettitiva liberata dai terminali presinaptici e dalle minuscole scariche prodotte da tale liberazione (stimoli subliminali). L’eccitazione propriamente detta non avrà luogo che al momento in cui la stimolazione ha raggiunto la soglia di intensità corrispondente alla soglia di reazione dell'elemento eccitabile: quest’intensità è detta valore liminare.

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Fintanto che la stimolazione non raggiunge tale soglia, se considerata isolatamente, resta inefficace; bisogna allora accompagnarla con stimolazioni sopraliminari o subliminari. Riferendoci a quanto detto finora, dobbiamo aggiungere che la scarica di una sola terminazione presinaptica eccitativa non è quasi mai sufficiente ad eccitare il neurone postsinaptico. Per fare ciò è necessario, invece, che un gran numero di terminali presinaptici scarichi su uno stesso neurone più impulsi simultaneamente, oppure in rapida successione. Lo stimolo si dice sopraliminare quando supera la soglia richiesta per l’eccitazione e subliminare quando tale soglia non viene aggiunta, ma tuttavia il neurone postsinaptico è più eccitabile a segnali che arrivano da altre vie nervose (facilitazione). La reflessologia pIantare agisce attraverso: 

la via nervosa

la via neuromuscolare

la via neuroumorale

lo studio di queste vie ha messo in evidenza diverse modalità di funzionamento come la diffusione dell’impulso, circuiti polisinaptici, fenomeni di

divergenza

e

convergenza

e

memorizzazione,

permettendo

di

comprendere sia l’esistenza di zone riflesse, sia l’effetto delle stimolazioni terapeutiche a partire dalla periferia del corpo.

Sommazione spaziale Si è già richiamata l’attenzione sul fatto che l’eccitazione di un singolo terminale presinaptico sulla superficie di un neurone non è in grado quasi mai di eccitarlo. La ragione di ciò è che la quantità di sostanza neurotrasmettitrice liberata da un singolo terminale basta al massimo a provocare un potenziale postsinaptico eccitatorio di solito non superiore a 0,5 mv (millivolt), mentre per raggiungere la soglia di eccitazione è necessario generalmente un voltaggio di 10-20 mv.

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Va tenuto presente, però, che in una "polla" neuronale durante l’eccitazione di solito vengono stimolati nello stesso tempo molti terminali e, anche se questi sono sparsi su ampie aree della superficie del neurone, i loro effetti possono ciò nonostante sommarsi. Infatti, una variazione del potenziale in un punto qualunque all'interno del soma provoca in qualunque altro punto di questo una variazione di potenziale quasi esattamente uguale, sicché per ogni sinapsi eccitatoria che venga simultaneamente attivato il potenziale all’interno del soma diventa meno negativo in misura variabile da una frazione di millivolt fino a circa 1 millivolt. Allorché, poi, il potenziale postsinaptico eccitatorio diventa sufficientemente elevato, verrà raggiunta la soglia di eccitazione e si originerà un potenziale d'azione a livello del segmento iniziale del soma. Quest’effetto di sommazione di potenziali postsinaptici simultanei, da attivazione di molteplici terminali sparsi su ampie aree della membrana neuronale, così da risultare relativamente distanti l'uno dall’altro, si chiama sommazione spaziale. 33

Sommazione temporale Ogni qualvolta che un terminale si eccita, il trasmettitore che viene liberato fa aprire i canali della membrana per un tempo dell'ordine di un millisecondo. poiche il potenziale postsinaptico persiste fino a 15millisecondi, una seconda apertura degli stessi canali può far salire il potenziale postsinaptico a un livello più alto, cosicché quanto più è elevata la frequenza di eccitazione dal terminale presinaptico tanto maggiore sarà il potenziale postsinaptico che ne risulta. In tal modo, i potenziali postsinaptici che si originano in rapida successione a livello dei singoli terminali possono, se la loro frequenza è sufficientemente elevata, sommarsi l'uno all’altro così come si sommano i potenziali postsinaptici provocati dall’attivazione simultanea di diversi terminali diffusamente distribuiti sulla superficie del neurone. Questo tipo di fenomeno si chiama sommazione temporale.


Facilitazione Spesso il potenziale postsinaptico risultante dalla sommazione è di natura eccitatoria ma non è sufficientemente elevato da raggiungere la soglia dell’eccitazione. Quando ciò non avviene si dice che il neurone è facilitato. Il suo potenziale di membrana, cioè, è più vicino al livello soglia per l’eccitazione di quanto non lo sia normalmente, ma non ha ancora raggiunto questo livello. Un segnale adeguato che giungesse a questo neurone da qualche altro fronte potrebbe molto facilmente, in queste condizioni, provocarne l’eccitazione.

Circuiti polisinaptici e funzione degli interneuroni La specificità di una sensazione è in gran parte dovuta all’organizzazione del sistema sensoriale, nel quale si genera l’eccitazione. Esistono delle vie specifiche che assicurano una trasmissione fedele dell’informazione e, ad ogni stadio del nevrasse e delle vie non specifiche, permettono la diffusione o la modulazione dell’informazione sotto l’effetto di un elemento strutturale particolare: il neurone di associazione o interneurone. In effetti, la specificità è determinata dal fatto che uno stesso neurone non può inviare collaterali attivatori e inibitori o neuroni diversi nello stesso tempo. In altre parole, gli effetti opposti di uno stesso neurone possono allora giustificarsi solo attraverso l'interposizione nel proprio circuito, di un interneurone inibitore. Questa è l’attività degli interneuroni che porterà alla diffusione e alla modulazione dell’impulso "entrante". L’entrata in azione dell’impulso nelle fibre collaterali di circuiti neuronali fa sì che in molti casi si generi una prolungata scarica in uscita, chiamata scarica postuma, che si protrae anche dopo la cessazione del segnale in entrata e può durare da pochi millisecondi fino a molti minuti.

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I meccanismi sono due: scarica postuma sinaptica: quando si genera un potenziale postsinaptico che dura molti millisecondi, per la presenza ad esempio di neurotrasmettitori ad azione protratta. Sicché, per il solo effetto di questo meccanismo sinaptico un singolo istantaneo "input" può dar luogo ad un segnale sostenuto in uscita (una serie di scariche ripetitive) che può protrarsi più a lungo circuito riverberante: uno dei più importanti circuiti del sistema nervoso. Si tratta di un circuito attraverso cui si realizza all’interno della polla neuronale un processo di feedback positivo. Cioè, l’attività in uscita dal circuito va a rieccitare per un processo di retroazione lo stesso circuito, perciò questo una volta stimolato continua a scaricare ripetitivamente per un tempo protratto.

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Divergenza e convergenza Spesso accade che i segnali trasmessi da un certo numero di fibre in entrata in una polla neuronale eccitino un numero maggiore di fibre in uscita, questo processo

si chiama divergenza.

Viceversa,

convergenza,

i

segnali

provenienti da molteplici neuroni vanno ad eccitare uno stesso neurone, cioè più fibre in entrata convergono su un medesimo neurone.

Memorizzazione La memorizzazione è il sistema d’immagazzinamento delle infoffi1azioni in vista di un loro ulteriore utilizzo. Questa capacità viene assicurata dai centri nervosi superiori, ma anche dai centri periferici. Attraverso il fenomeno della facilitazione, le sinapsi diventano più "atte" a trasmettere lo stesso segnale dopo un primo passaggio. Laddove lo stesso segnale attraversi un certo numero di volte la stessa serie di

sinapsi,

i

segnali

perverranno

ai

centri

nervosi

superiori

che


"memorizzano" questo circuito anche se non vi è eccitazione. In reflessologia, le stimolazioni applicate non producono mai effetti immediati, le stimolazioni sono, nondimeno, registrate e potranno produrre i loro effetti in occasione di ulteriori informazioni (grazie all’attivazione del circuito memorizzato nel sistema nervoso). Al momento della ripresa del trattamento, dopo una fase di riposo, le reazioni saranno più nette, più rapide e si manterranno a lungo. Concludendo possiamo dire che tutti gli elementi del sistema nervoso sono caratterizzati da uno stato di interdipendenza grazie ai circuiti polisinaptici di riverbero presenti nei diversi stadi. I fenomeni di sommazione, facilitazione, divergenza e convergenza, congiuntamente all’attività interneuronale, favoriscono

l’irradiazione

dell’effetto

e

permettono

di

comprendere

determinate azioni a distanza. Alla luce di quanto affermato questi elementi spiegano come un impiego corretto della reflessologia può apportare dei risultati positivi, infatti, grazie ai fenomeni di facilitazione e sommazione, alcuni impulsi subliminali possono raggiungere la soglia di intensità liminale attraverso la loro aggiunta o la loro ripetizione in uno stesso circuito neuronale; è vantaggioso utilizzare delle stimolazioni subliminali successIve l’applicazione ripetuta di stimolazioni di debole intensità comporta il potenziale d’azione per sommazione degli impulsi, senza affaticare la trasmissione sinaptica. Tali stimolazioni sono trasmesse dai circuiti sinaptici; l’attività neuronale, inoltre, permette la retro attività, la divergenza, la convergenza. L'interdipendenza dei diversi elementi nervosi, mantenuta grazie a questo tipo di circuiti, permette di effettuare azioni riflesse a distanza. L'attività interneuronale può modulare le caratteristiche dei segnali afferenti e permettere di modificare così la qualità dei segnali efferenti (possibilità di estinzione delle reazioni, in particolare dei processi dolorosi). non è sempre vantaggioso stimolare un organismo fino all'ottenimento di un risultato ottimale: una fase di riposo si rende necessaria per l'integrazione in memoria dei circuiti "impressi" dalla ripetizione delle stimolazioni riflesse. considerato

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che la terapia riflessa rappresenta un leggero stress che mette in azione le reazioni di difesa dell’organismo, è importante rispettare la soglia di reazione senza che la terapia riflessa risulti inutile o produca un sovraccarico supplementare per un organismo già vegetativamente disturbato. Una corretta valutazione di questa soglia di reazione permetterà una terapia adatta, dal momento in cui lo scopo è di avvicinarsi quanto più possibile a tale soglia. Per quello che riguarda l'intensità dello stimolo diversi studi hanno dimostrato che delle stimolazioni forti su un segmento sano (soglia di reazione elevata) non producono nessun effetto. Al contrario, delle stimolazioni delicate e specifiche su un segmento sano (soglia di reazione bassa) producono una reazione su un segmento leso (soglia di reazione bassa) lontano dal segmento stimolato. Un'ulteriore ipotesi oltre a quella già citata, è quell’energetica: essa ammette l’esistenza

di

una

circolazione

energetica,

responsabile

dei

campi

elettromagnetici presenti nel nostro organismo. Il corpo si presenta come una rete di linea di forza, seguendo le quali l’energia circola ad un ritmo preciso (le dieci zone sono forse delle reti semplificate). La disfunzione di un organo crea il blocco energetico ed il massaggio reflessologico lo libera rimettendone in circolazione il flusso d’energia, percorrendo le zone meridiane del corpo. Molti neurofisiologi che lavorano nel campo della trasmissione degli impulsi nocicettivi si sono dedicati allo studio delle tecniche energetiche, dando loro un supporto di tipo fisiologico. Si è dimostrato che dei sistemi di controllo interverrebbero a modificare l’efficacia di sostanze quali le endorfine e la serotonina e, inoltre, le stimolazioni per "aggressione" inibirebbero l’attività sinaptica sostenendo il meccanismo della disfunzione. Dai vari studi effettuati, stimolando delle zone riflesse di un organo, si è potuto constatare un aumento del tono dei muscoli appartenenti al meridiano cui appartiene l’organo in questione. Questo fenomeno lega ancora di più la reflessologia come valido supporto alla

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ginnastica correttiva in quanto può risolvere, come più volte accertato, i vari squilibri muscolari che i soggetti presentano. Rimanendo sull’ipotesi energetica c' è a tal riguardo anche una suggestiva supposizione che nasce dalla cultura orientale e che pone il piede come elemento imprescindibile nella cura dell’uomo: i piedi sono poli fortissimi di energia e rappresentano un legame con le emanazioni di energia della terra. Quest’importanza del piede ha una duplice natura: una che rispecchia la corrente filosofica orientale in cui gli antichi cinesi consideravano l’essere umano come l’espressione di una tensione fra i due poli, il Cielo e la Terra. Il Cielo, situato sopra la testa, rappresenta le azioni creative dell’uomo; è il principio, la fonte delle idee. La Terra, situata sotto i piedi, rappresenta la ricettività; è lenta, è la natura, è sforzo e fatica. La testa e piedi sono quindi due poli opposti e differenti ed hanno nelle mani i loro mediatori, le mani, infatti, sono coloro che permettono di trasformare le idee in fatti. Negli stadi più primitivi dell'evoluzione umana la gente viveva in armonia con la natura e i centri energetici più attivi erano quelli situati più vicino alla terra. Nel corso dell’evoluzione l’uomo è diventato più eretto, più alto più raffinato: più distante dalla terra. Egli vive ora in una condizione in cui l'influenza delle connessioni con il Cielo è diventata più forte e al contempo il suo legame con la terra si è indebolito: la conseguenza di questa situazione è una mancanza di armonia nell’energia umana. Se consideriamo la situazione dal punto di vista sociale possiamo vedere come l'uomo moderno soffra di iperattività del suo "Cielo", mentre l'uomo più primitivo soffriva di iperattività della sua "Terra". L'uomo moderno soffre di una mancanza di armonia in quanto la maggior parte della sua energia, della sua attenzione e delle sue funzioni si concentra nella parte superiore del corpo.

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Il punto di contatto tra l’energia vitale dell’uomo e l’energia di base delle Terra è il piede. Grazie alla reflessologia è possibile stabilizzare alcuni aspetti carenti dell’energia di base di ogni paziente, e raggiungere uno stato profondo di rilassamento. I piedi sono quindi il "luogo di incontro" tra Cielo e Terra e grazie alla reflessologia è possibile rinnovare e intensificare l’influenza della troppo trascurata Terra e di acquisire così un equilibrio tra i due poli. Nonostante le varie supposizioni fatte circa il funzionamento il funzionamento della reflessologia, c' è da sottolineare che in questa disciplina niente è lasciato al caso. Riuscire ad aumentare la relatività è già un progresso, esistono tecniche che sfuggono, data la loro sofisticatezza, hai più attenti ricercatori, fino ad indurli a comprovarne semplicemente la loro validità terapeutica. Il cardine del massaggio reflessologico pIantare consiste nel creare un ambiente atto a favorire una manifestazione benefica delle attività nervose e metaboliche, azionando i meccanismi che hanno condizionato l’evento patologico. 39

Essendo l'uomo un terreno sconosciuto di reazioni, emozioni, sensazioni, può esistere un attimo dove scienza e ricerca si possono trovare di fronte a qualcosa di imperscrutabile. Questo spiegherebbe come ad un’eguale terapia, ogni individuo reagisce diversamente, a volte in modo contraddittorio. È di importanza rilevante tener presente ogni individuo come entità a se stante e che non esistono metodi di cura universali. Non si potrà codificare in modo irreprensibile la validità di una terapia nei metodi per praticarla.


Valgismo Del Piede Si verifica quando i legamenti che tengono unite le ossa si allentano sotto il peso del corpo: il calcagno ruota sul suo asse antero- posteriore e il piede viene inclinato in dentro. Visto posteriormente, presente il malleolo tibiale più sporgente che quello peronale. E' accompagnato talvolta da valgismo delle ginocchia. In pratica, l’avampiede è rivolto all’esterno e il piede è ruotato verso l'interno.

Varismo Del Piede Spesso unilaterale, è dovuto ad alterazioni morfologiche del piede, il cui asse, invece di divergere appena verso l’esterno, converge interamente. In altre parole, l' avampiede è rivolto verso l'interno e il piede tende nel suo complesso a ruotare in fuori. E' associato spesso a ginocchio valgo, cioè a X.

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Piede Piatto Quando il valgismo del piede oltrepassa certi limiti, il centro di gravità dell’ arto inferiore viene a cadere all' interno del triangolo formato dal calcagno con la testa del primo e del quarto metatarso premendo sull’ arco del piede. I legamenti

cedono, la volta del piede si appiattisce. Si considerano

normalmente, tre ordini di piattismo: -

piede piatto di primo grado, quando circa a metà della volta plantare è a contatto col suolo

-

piede piatto di secondo grado, quando pressoché l'intera

volta

plantare tocca il terreno -

piede piatto di terzo grado, quando l'impronta occupa più dell’ intera pianta del piede poiche questo è anche valgismo.

ruotato nettamente in


Piede Cavo Ăˆ esattamente l' opposto del piattismo. Si tratta di un dimorfismo di un certo grado, di natura patologica, in cui il piede poggiando solamente sul tallone e su parte del metatarso assume il tipico aspetto cavizzante.

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