Giampiero Galeazzi

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intervista

Giampiero

INTERVISTA

Servizio e foto di Mirta Lispi

galeazzi

casa: armi e bagagli e tornai. A Roma cominciai a collaborare con il Giornale Radio, capendo che avrei voluto fare questo lavoro, grazie all’incontro con grandi maestri, quali Ciotti, Ameri, Ferretti, il grande Gilberto Evangelisti: loro sono stati miei punti di riferimento e mi hanno davvero insegnato questo mestiere. Feci una grande gavetta: Gazzettino romano, interviste in giro con Duccio Guida agli allenamenti di Lazio e Roma: lì ho imparato che la difficoltà di questo mestiere era farsi capire e non inventare nulla, dare la notizia ed essere presente ai grandi avvenimenti.

un nome, un’istituzione

Grande esclusiva di Lazialità, che nella figura del nostro direttore Guido De Angelis, entra direttamente in casa di Giampiero Galeazzi, protagonista assoluto della cronaca calcistica televisiva, commentatore delle più belle partite di tennis internazionale ed epico telecronista di canottaggio, nelle manifestazioni olimpiche e nelle competizioni più prestigiose. Dopo le partecipazioni alle tante trasmissioni sportive da 90° minuto a Dribbling, da Domenica in a Notti mondiali, ora Giampiero commenta la Champions League il mercoledì sera. Si provano i microfoni e si comincia. 68 | Marzo 2012 Lazialità

Però prima del giornalista c’è l’atleta, un atleta importante: tu eri anche a Città del Messico come canottiere… Facevo parte della squadra Olimpica del ‘68, ho vinto gli assoluti, il singolo e il doppio. Credo che nel secolo nessun romano ci sia riuscito. Mio padre era un ex campione e questo sport mi è entrato nel sangue. Ho commentato gli Abbagnale remando! In procinto della vittoria non ero più telecronista, ero tifoso, avevo perso le staffe. Come telecronista conoscevo tutto del canottaggio e con gli Abbagnale è stata una miscela esplosiva: praticamente abbiamo vinto insieme!

Giampiero tu sei romano di nascita, ma i tuoi genitori sono del nord. . . Questo è il motivo per il quale sono laziale, perché mio padre mi portava a vedere solo la Lazio, mentre a scuola erano tutti romanisti. Dove hai studiato?

Al San Giuseppe De Merode e poi a Villa Flaminia. Come ti sei avvicinato al giornalismo? Per caso. Mi aveva assunto la Fiat per le Olimpiadi di Monaco nel ‘72, come canottiere. Ma a Torino ho resistito 3 mesi, faceva freddo, avevo difficoltà, ero lontano da

In alto: Giampiero Galeazzi mentre sfoglia la nostra rivista

Il bello di Galeazzi è l’ecletticità: telecronista di canottaggio, di tennis, tu accanto a Guido Oddo, un grande maestro. . . Sì un grande signore, mi ha lasciato crescere, facendo poi 25 anni di Internazionali di tennis di Roma. Salvo Menegucci, il mio grande capo, scrisse in una presentazione che “Galeazzi ha tre anime: esplosivo nel canottaggio, non lo ferma nessuno, riflessivo nel tennis, e partecipe nel calcio in tutte le sue interviste dal campo col cappellone”. E infatti la cosa più bella per tutti gli amanti del calcio è stata la tua presenza in campo, oggi si fa un po’ meno. Tu entravi anche negli spoLazialità Marzo 2012 | 69


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Lo scudetto? Lasciai la telecronaca e mi diressi verso lo stadio. Incontrai un frate che mi disse ‘Abbiamo vinto, siamo campioni d’Italia’ e io ‘Grazie a Dio’, il tutto andò in onda... che cominciai a ingrassare! Il giornale nasceva da solo, io scrivevo l’editoriale, Mimmo De Grandis scriveva la parte tecnica e la parte storica, Marianella trattava il calcio inglese. Tante foto. E poi altri collaboratori. Avevo il meglio sulla piazza! Fu un grande giornale. E l’era di Cragnotti? Abbiamo vinto poco per com’era la squadra, li avevamo tutti noi. Ti ricordi? Ci hanno derubato a Firenze. Si è sempre sofferto, dovevamo vincere tre volte.

gliatoi, e così sei entrato nelle case delle famiglie italiane. . . Sì perché capii che la gente, al di là dei gol che vedeva e rivedeva, non sapeva nulla di cosa succedesse dietro le quinte, dell’arrivo dei pullman, dello spogliatoio: ero capace di fare Roma-Milano in giornata, pur di intervistare Maradona sulla porta, oppure Platini. Tutti i grandi di quegli anni. Ahimé hai seguito anche lo scudetto della Roma a Genova. Ma la cosa curiosa è stata quando, mentre raccontavi il tennis dal Foro Italico, la Lazio stava vincendo lo scudetto all’Olimpico. . . Una chicca da raccontare che ho nel cuore: stavo commentando la finale del maschile un po’ noiosa, tra due spagnoli, e mi feci mettere sopra il monitor la radio per seguire l’ultima giornata di campionato. Tutti i cronisti erano andati a Perugia perché la Juve non poteva perdere, e lo scudetto doveva assegnarsi lì, invece tutti sappiamo 70 | Marzo 2012 Lazialità

come finì. Appena seppi i risultati lasciai la telecronaca e mi diressi verso lo stadio. Incontrai un frate che mi disse “Abbiamo vinto, abbiamo vinto, siamo campioni d’Italia” e io “Grazie a Dio”, “No grazie alla Lazio”, e il tutto andò in onda nel servizio. Ma la trovata fu che, dirigendomi verso l’Olimpico, feci inquadrare la radiolina sulla spalla che dava gli ultimi secondi della partita del Curi e contemporaneamente ripresi il boato della folla a Roma. Il cuore mi dettava questa scena che sembrava quasi una scena studiata dai grandi registi, in questo ho sempre avuto delle belle intuizioni. Ti ricordi qualcosa della Lazio di Maestrelli nella tua vita da cronista? Era un calcio diverso e anche il rapporto con i giocatori era diverso. . . Ero un giovane cronista del Giornale Radio. Mi ricordo che i grandissimi arrivavano alla spic-

In alto: Giampiero Galeazzi mentre racconta i suoi innumerevoli aneddoti

ciolata, Chinaglia, Re Cecconi. Era odio e amore, quell’odio e quell’amore che messi insieme spingevano: si sentivano certi strilli, sembrava un saloon quella porta che si apriva e noi giornalisti cercavamo di carpire cosa succedesse. Fu una grande esperienza di vita professionale. E poi si andava alla Campagnola, certe bistecche e certe mozzarelle. . . Hai dei ricordi particolari tra i tuoi servizi di qualcuno della Lazio, un presidente, una figura che ti è rimasta nel cuore? In quegli anni facevo spesso i collegamenti delle partite di punta, Milan-Inter, Roma-Juventus, la Lazio me la gustavo extra servizi. Sono stato molto amico di Calleri negli anni della serie B, con il quale feci anche la rivista “La Lazio”. E ci fu un banco di prova professionale. Facevamo più di 10 mila copie, eravamo sponsorizzati dai più buoni ristoranti romani, fu lì

Ti faccio un elenco di calciatori: Veron, Almeyda, Nedved, Simeone, Conceicao, Boksic, Casiraghi, Signori. Tra questi qual era un tuo amore, a parte Chinaglia in passato? Anche Gascoigne mi incantava, anche se a volte mi dava fastidio, era un po’ bizzarro. Ma ne hai nominati troppi, li avevamo tutti, anche Vieri. Com’era Eriksson? Con Capello avremmo vinto di più? Ma comandava Mancini. . . Con Capello non avrebbe comandato! E Mancini? Un fenomeno, fortunato, sempre in serie elite, non ha mai scalato una marcia, sempre nei più grandi club. Anche se in nazionale non ha fatto molto. Fece solo quel gol in Germania agli Europei, quando andò sotto la tribuna stampa e fece così col braccio. . . Mi dicono che tu eri bravo a pallone. . . Non ero male, ero centravanti, avrei potuto giocare in promozione o in C. Facevo qualche

Nel canottaggio com’è andata? Dopo essere arrivato a buoni livelli internazionali, vincendo in canoa e canottaggio, che è come dire tennis e ping pong, per la diversità degli sport, mi portarono a Monaco nel ‘72, dove sarei stato nella squadra se non mi fossi infortunato a Maccarese per gio-

amichevole per guadagnare le 50 mila lire. . . mi sono rotto pure un ginocchio. Giampiero è amante della musica? Ero presente quando arrivarono i Beatles a Roma, a piazza Cavour, stavo sul palo della luce. A Wembley un giornalista della Bbc mi portò con la macchina da Wimbledon a vedere Bruce Springsteen. Vidi Joan Baez a San Francisco, quando vivevo in America, era la figlia di un grosso professore odiato da tutta l’università, e cantava divinamente. La partita di tennis più bella che hai commentato? Indubbiamente nell’84 Lendl-Mc Enroe, 2 set a zero Mc Enroe, coi francesi che tiravano i cappelli in campo, bellissimo. Di solito Rino Tommasi dice che le partite più belle sono quelle che commenta lui, ma questa era del Roland Garros e la facevo io, che ho avuto la fortuna tra l’altro di essere presente in un periodo straordinario: Borg, Lendl, Mc Enroe, Becker, Panatta. . . Adriano ha reso popolare il tennis in Italia.

Una foto d’epoca di quando Giampiero era inviato sul campo per la Rai

FOCUS SU GIAMPIERO Laureato in Statistica, dopo una carriera sportiva di grande livello come canottiere, che lo portò a partecipare alle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico, fu assunto dalla RAI come giornalista sportivo, dapprima in radio e poi in televisione. Le sue prime partecipazioni furono alla rubrica Dribbling e come curatore di Mercoledì sport, oltre che come telecronista di tennis, alternandosi con Guido Oddo fino alla pensione di quest’ultimo nel 1984, e soprattutto di canottaggio, del quale ha seguito le principali competizioni, tra cui 6 edizioni dei Giochi Olimpici fino ad Atene nel 2004 (dal 2008 ai Giochi Olimpici di Pechino gli subentra l’attuale voce Marco Lollobrigida). Passato al calcio, a partire dal 1994 e per 5 stagioni gli fu affidata la conduzione delle rubriche Cambio di campo, Solo per i Finali e della trasmissione 90° minuto, nella quale è successivamente tornato in qualità di opinionista nella stagione 2008/2009.

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INTERVISTA care a calcio. E invece mi apprestai a commentare per radio, quando dissi la mia famosa frase “Qui c’è molto vento, le bandiere sembrano di legno”, da quel momento mi fecero continuare con entusiasmo. Cominciai così, ero un ragazzotto laureato, ma non pensavo mai di fare il giornalista. Chi vorresti ringraziare in questo mondo? Guglielmo Moretti e la radio. Ci sono tantissimi ragazzi in queste piattaforme tv, ma le loro voci sono un po’ tutte uguali, che ne pensi? Si sono preparatissimi, ma tutti uguali, strillano, c’è troppo buonismo e c’è troppa eccezionalità. Capisco che debbano vendere, perché sono una pay tv. Però ci sono momenti in cui devi essere serio, critico, e invece stanno sempre dalla stessa parte. Questa è una critica che faccio a questo organico, sicuramente più preparato di noi, ma gente come Ciotti e Ameri non c’è più. C’è qualcuno che si stacca dal gruppo? Visto che mi vuoi far fare nomi, Caressa inizialmente si distingueva, poi ha cominciato a perdere la distanza dalla terra e si è messo ad inventare le partite: quello sta male perché “Ha avuto un colpo alla costola”, ma che ne sai tu? Stai lassù! Marianella ha fatto una bella gavetta, ha portato una conoscenza del mondo anglosassone a 360 gradi, ma non mi piace quando vuole sentenziare. Comunque è molto ferrato. Veniamo alla Lazio di oggi. Il tuo rapporto con Lotito? Con Lotito è un pensiero tremendo, per parafrasare la canzone ‘Sotto la maglia niente’. Io sono molto critico, nonostante la classifica. Se non ci fosse Klose. . . anche quando dall’estero fanno apprezzamenti io sono critico. Innanzitutto è una squadra che non può sopportare tre tornei, abbiamo perso i Brocchi, i Mauri, 72 | Mazo 2012 Lazialità

INTERVISTA non ci sono le riserve.

La Lazio sta sempre nel suo bunker, la Lazio deve fare il salto di qualità, non solo economico, non si deve spendere e spandere, ma nell’atteggiamento. Lotito ha tutti contro, il Coni, la stampa. . . e la Lazio non va usata per la sua guerra personale.

Cosa manca a questa Lazio, e quali sono invece le cose buone che ha fatto Lotito in questi anni di gestione? Lui ha una grande prerogativa: non è antipatico, ma non fa nulla per essere simpatico, e questo è fondamentale, perché con i risultati dello scorso anno e di questo dovrebbero tutti adorarlo, invece non è molto amato nemmeno ora. La Lazio manca di continuità. Se un giorno pareggi non puoi ritenerti soddisfatto. A Milano se pareggi sono tutti sotto botta, invece la Lazio è ancora paesana da questo punto di vista, per fare il grande salto di qualità. Per fortuna abbiamo trovato questo tedesco che è una cosa straordinaria. Parlano tutti di Ibra, ma cosa ha di meno Klose? Come segna, come vede il gioco, come dialoga, come arretra, come tocca il pallone, se avesse avuto accanto un Cisse diverso, i due avrebbero fatto esplodere gli stadi. Ti piacerebbe un giorno entrare nel mondo Lazio, magari in un ruolo di rapporto coi media, dove la Lazio è un po’ carente? Un uomo come te potrebbe essere importante. . . Uno come me andrebbe più sfruttato nell’ambiente, mi riconoscono tutti come laziale: persino Giraudo in un’intervista mi chiese se parlavo a nome della Lazio, nonostante stessi lì per la Rai. Io poi quando lavoro rispetto tutti e non mi metto a fare il tifoso, mai. Ma con Lotito i rapporti si limitano ogni tanto a dividere un piatto di pasta all’Ambasciata d’Abruzzo, dove io pago e lui mangia la pasta mia! Una chiacchierata, giochiamo a carte, niente di più. Ma Lotito una telefonata te l’ha fatta un giorno? In realtà Lotito le telefonate le fa a mezzanotte. . . magari per offrirmi due biglietti, visto che ormai non ci sono più le tessere che davano prima, ed è anche giusto, una linea politica pura. In questo momento non lo sento spesso, Lotito ora

Sopra: Giampiero poco prima di una telecronaca di canottaggio

ha tutto il mondo contro, è un personaggio che sa fornire idee, sa placare certi animi e condurre certe cose, però a un certo punto deve concedere, ma è mal consigliato. Altrimenti la Lazio sarebbe più amata, più stimata, più difesa e più bella. Dopo queste parole continuare non è facile. A questo punto cosa ti auguri per la nostra Lazio e per la gente laziale che ti vuole un gran bene? Noi laziali abbiamo saputo aspettare tanto tempo, affrontando qualsiasi tipo di avversità, guarda cosa ci hanno fatto a San Siro “forse c’era il fuorigioco”, ma io vi mando la moviola sotto casa! In questo la Roma è molto più forte. Negli ultimi anni, dopo l’avvento di Cragnotti, la Roma ha preso in mano questo discorso della comunicazione coi media e la politica, prima era una Rometta. Adesso c’è la città dietro, la capitale, be’ poi adesso con gli americani hanno messo i paletti in tutte le direzioni.

Nesta, Giordano, Manfredonia, D’Amico, dal nostro settore giovanile è uscita tantissima gente, negli ultimi anni abbiamo perso lo smalto, non nascono più campioncini in erba, la Lazio non investe più di tanto nel vivaio, circa 800mila euro, mentre una squadra come l’Empoli spende circa 2,5 milioni di euro. . . Questa è una domanda che ci siamo sempre posti, dove va a finire la Lazio senza un importante vivaio? Poi noi abbiamo fornito attaccanti a tutta Italia, abbiamo avuto centravanti da brivido che la Roma non ha avuto, da Piola a Tozzi, da Casiraghi a Vieri. La storia della Lazio, sotto questo aspetto, ha regalato ai suoi tifosi grandissime soddisfazioni. Adesso stiamo attraversando un momento felice per la classifica, però non vedo le basi per un vero rilancio. Sembra che questo sia il massimo? Si, sembra un asintoto positivo, nel senso che è finita la parabola. Si vede che ho studiato matematica? So che i tuoi figli sono anche loro nel giornalismo, penso che tu

Il mio sogno? Raccogliere tutto quello che ho fatto in un programma per lo sport. Lo sport ora è troppo strumentalizzato e finalizzato all’abbonamento tv, c’è poca poesia e molti sponsor... abbia avuto quasi tutto dalla vita, e abbia fatto un lavoro che ami. Qual è stato il momento più bello della tua carriera, al di là delle telecronache, un momento che ricordi con piacere? Sono molto fortunato, ma non ho mai ceduto di un centimetro, non ho mai rinunciato a lavorare perché pioveva o mi sentivo male. La grande fortuna fu che Tito Stagno mi mise in redazione con Sandro Petrucci caposervizio, Paolo Rosi primo inviato e Galeazzi uomo di fatica, e lì ho imparato il mestiere. Hai ancora un sogno nel cassetto? Dal ‘70 ero sbarcato dal canottaggio, volevo fare un’altra cosa, ero laureato in statistica, mi sono ritrovato a fare il giornalista in un momento dove eravamo pochi, ma buoni. Oggi vogliono tutti fare i giornalisti, magari su internet. Io credo di aver avuto una grande

Sopra: Giampiero è stato un grande canottiere, ecco una foto storica poco prima di una gara nel 1963

QUELLA MEMORABILE TELECRONACA PER I FRATELLI ABBAGNALE La storia dello sport è ricca di momenti indimenticabili, di sequenze che rimangono impresse nella mente solo per il fatto di aver regalato delle emozioni. Una di queste è sicuramente la vittoria dei fratelli Abbagnale alle Olimpiadi di Seul nel 1988, specialità di canottaggio “due con”, in una memorabile finale resa ancora più entusiasmante dalla voce e dal pathos di Giampiero Galeazzi, che quel giorno, con quella telecronaca, entrò anch’egli di diritto nella storia dello sport italiano.

scuola, e il mio sogno è quello di raccogliere tutto quello che ho fatto, in una trasmissione non di amarcord, ma in un programma per lo sport. Lo sport ora è troppo strumentalizzato e finalizzato all’abbonamento tv, c’è poca poesia e molti sponsor, tornerei alla medaglietta. Ma un libro? Un’autobiografia ce la prometti? Ho scritto di tennis, però in effetti dovrei raccontare dalle cene con Agnelli o delle fughe con Panatta. Giuro che ho visto e fatto tutto, e nei grandi avvenimenti io c’ero. Mi porto tutto dentro, nessuno me lo può togliere, nemmeno il presidente della Rai. Quand’è la prossima volta che vieni a vedere la Lazio ? L’ultima volta che sono stato all’Olimpico è stato per PalermoInter, finale di Coppa Italia, quando Materazzi mi rovesciò una secchiata d’acqua addosso, che se lo prendo. . . spero di venire a vedere la Lazio a giocarsi un posto per la Champions. Tutto sommato il terzo posto, con la crisuccia del Napoli, la Roma che pensa di essere arrivata e di essere completa, con Lamela, la banana e tutti gli altri. . . Ti piace il volo di Olympia? Una cosa simile l’avevo vista a Lisbona col Benfica, e avevo pensato che anche noi avevamo l’aquila, ma che a Roma fosse tutto difficile, e invece sono riusciti a portarla. Ma l’ha comprata o l’ha affittata Lotito? È nostra ed è il simbolo più bello che esista. . . Vola un’aquila nel cielo! L’intervista finisce, scattiamo le foto, ma Guido e Giampiero sono un fiume in piena, non smettono di commentare questo o quell’altro episodio del nostro calcio, e si promettono una cena con alcuni colleghi. Potresti ascoltarli per ore parlare di Lazio, con la competenza che solo due come loro hanno. Lazialità Marzo 2012 | 73


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