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aprile 2003

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Il tirocinio Indici 2002

Mensile di informazione degli Architetti Lombardi Ordini degli Archit et t i delle Province di: Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi M ant ova M ilano Pavia Sondrio Varese

Consult a Regionale Lombarda degli Ordini degli Archit et t i via Solf erino, 19 - 20121 M ilano Anno 26 - Sped. in a.p. - 45% art . 2 comma 20/B - Legge 662/96 - Filiale di M lano



AL Mensile di informazione degli Architetti Lombardi numero 4 Aprile 2003

Editoriale

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Forum Il tirocinio: tra università e professione interventi di Stefano Castiglioni, Adalberto Del Bo, Valerio Di Battista, Maria Grazia Folli, Osvaldo De Donato, Giuseppe Turchini, Carlo Ciaponi, Francesca Turri, Pierluigi Magnani Offerta didattica in Lombardia e iscrizione all’Ordine a cura di Roberta Castiglioni Cremona Lecco M antova M ilano Pavia Varese

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Argomenti

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Concorsi

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Professione e aggiornamento Legislazione Strumenti

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Informazione Dagli Ordini Lettere Stampa

Fotolito Marf-Progetto Fotolito, Milano

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Itinerari

Stampa Diffusioni Grafiche, Villanova Monf.to (AL)

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Indici e tassi

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Direttore Responsabile: Stefano Castiglioni Direttore: Maurizio Carones Comitato editoriale: Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Redazione: Igor Maglica (caporedattore) Roberta Castiglioni, Martina Landsberger, Sonia Milone Segreteria: Augusta Campo Direzione e Redazione: via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - fax 0263618903 e-mail Redazione: redazione.al@flashnet.it Progetto grafico: Gregorietti Associati Servizio Editoriale e Stampa: Alberto Greco Editore srl viale Carlo Espinasse 141, 20156 Milano tel. 02 300391 r.a. - fax 02 30039300 e-mail: age@gruppodg.com

Rivista mensile: Spedizione in a.p.- 45% art. 2 comma 20/b Legge 662/96 - Filiale di Milano. Autorizzazione Tribunale Civile n° 27 del 20.1.71 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 22.550 copie Abbonamento annuale (valido solo per gli iscritti agli Ordini) € 3,00 In copertina: trasferimento nel Bauhaus berlinese, ottobre 1932 (da: Bauhaus archiv e Magdalena Droste, Bauhaus 1919-1933, Benedikt Taschen, Berlino, 1998). Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti né la redazione di AL

In allegato: Indici 2002

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Sommario

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Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti, tel. 02 29002174 www.consultalombardia.archiworld.it Segreteria: consulta.al@flashnet.it Presidente: Stefano Castiglioni; Vice Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidente: Giuseppe Rossi; Segretario: Carlo Varoli; Tesoriere: Umberto Baratto; Consiglieri: Achille Bonardi, Marco Bosi, Franco Butti, Sergio Cavalieri, Simone Cola, Ferruccio Favaron Ordine di Bergamo, tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Achille Bonardi; Vice Presidente: Paola Frigeni; Segretario: Italo Scaravaggi; Tesoriere: Fernando De Francesco; Consiglieri: Barbara Asperti, Giovanni N. Cividini, Antonio Cortinovis, Silvano Martinelli, Roberto Sacchi (Termine del mandato: 18.3.03) Ordine di Brescia, tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Roberto Nalli; Segretario: Gianfranco Camadini; Tesoriere: Luigi Scanzi; Consiglieri: Umberto Baratto, Gaetano Bertolazzi, Laura Dalé, Guido Dallamano, Paola E. Faroni, Franco Maffeis, Daniela Marini, Mario Mento, Aurelio Micheli, Claudio Nodari, Patrizia Scamoni (Termine del mandato: 2.10.02) Ordine di Como, tel. 031 269800 www.co.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticomo@archiworld.it Informazioni utenti: infocomo@archiworld.it Presidente: Franco Butti; Vice Presidente: Gianfranco Bellesini; Segretario: Franco Andreu; Tesoriere: Gianfranco Bellesini; Consiglieri: Marco Brambilla, Giovanni Cavalleri, Gianfredo Mazzotta, Marco Ortalli, Michele Pierpaoli, Corrado Tagliabue (Termine del mandato: 13.6.03) Ordine di Cremona, tel. 0372 535411 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Presidente: Emiliano Campari; Vice Presidente: Carlo Varoli; Segretario: Massimo Masotti; Tesoriere: Federico Pesadori; Consiglieri: Edoardo Casadei, Luigi Fabbri, Federica Fappani (Termine del mandato: 1.8.03) Ordine di Lecco, tel. 0341 287130 www.lc.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilecco@archiworld.it Informazioni utenti: infolecco@archiworld. Presidente: Ferruccio Favaron; Vice Presidente: Elio Mauri; Segretario: Arnaldo Rosini; Tesoriere: Alfredo Combi; Consiglieri: Davide Bergna, Carmen Carabus, Massimo Dell’Oro, Gerolamo Ferrario, Massimo Mazzoleni (Termine del mandato: 15.2.03) Ordine di Lodi, tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Presidente: Vincenzo Puglielli; Segretario: Paolo Camera; Tesoriere: Cesare Senzalari; Consiglieri: Samuele Arrighi, Patrizia A. Legnani, Erminio A. Muzzi, Giuseppe Rossi (Termine del mandato: 10.7.03) Ordine di Mantova, tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Presidente: Sergio Cavalieri; Segretario: Manuela Novellini; Tesoriere: Michele Annaloro; Consiglieri: Francesco Cappa, Cristiano Guarnieri, Paolo Tacci, Manolo Terranova (Termine del mandato: 25.5.03) Ordine di Milano, tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidente: Ugo Rivolta; Segretario: Valeria Bottelli; Tesoriere: Annalisa Scandroglio; Consiglieri: Giulio Barazzetta, Maurizio Carones, Arturo Cecchini, Valeria Cosmelli, Adalberto Del Bo, Marco Engel, Marco Ferreri, Jacopo Gardella, Emilio Pizzi, Franco Raggi, Luca Ranza (Termine del mandato: 15.10.01) Ordine di Pavia, tel 0382 27287 www.pv.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Presidente: Marco Bosi; Vice Presidente: Lorenzo Agnes; Segretario: Quintino G. Cerutti; Tesoriere: Aldo Lorini; Consiglieri: Anna Brizzi, Gianni M. Colosetti, Maura Lenti, Paolo Marchesi, Giorgio Tognon (Termine del mandato: 2.10.03) Ordine di Sondrio, tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Presidente: Simone Cola; Segretario: Fabio Della Torre; Tesoriere: Giuseppe Sgrò; Consiglieri: Giampiero Fascendini, Giuseppe Galimberti, Francesco Lazzari, Giovanni Vanoi (Termine del mandato: 19.2.03) Ordine di Varese, tel. 0332 812601 www.va.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettivarese@archiworld.it Informazioni utenti: infovarese@archiworld.it Presidente: Riccardo Papa; Segretario: Emanuele Brazzelli; Tesoriere: Gabriele Filippini; Vice Presidente: Enrico Bertè, Antonio Bistoletti, Minoli Pietro; Consiglieri: Claudio Baracca, Maria Chiara Bianchi, Claudio Castiglioni, Stefano Castiglioni, Orazio Cavallo, Giovanni B. Gallazzi, Laura Gianetti, Matteo Sacchetti, Giuseppe Speroni (Termine del mandato: 3.7.03)


Maurizio Carones

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Editoriale

In misura forse maggiore che per un laureato in altre discipline, per un neolaureato in architettura il passaggio dall’università all’esercizio della professione è sempre stato ritenuto particolarmente difficile. Tale valutazione si fondava sulla diffusa opinione, non del tutto errata, che in questo momento avvenisse il drammatico incontro di due mondi opposti, che non avevano fra loro grandi rapporti e che mantenevano consolidati e reciproci pregiudizi su ciò che stava dall’altra parte. Da una parte stava il “ mondo della scuola” che, senza troppo preoccuparsi del futuro professionale dei suoi studenti, elaborava un suo autonomo pensiero e dall’altra il “ mondo del lavoro” che, a sua volta, ritenendo di essere il vero luogo dell’impegno e dell’esercizio della professione, considerava la formazione data dall’università ampiamente inadeguata. Se tale opposizione appariva a tratti eccessivamente schematica, è certo che questi due mondi venissero a contatto nell’Esame di Stato, con lo scontro fra due concezioni differenti di cui facevano spesso le spese i neolaureati, con percentuali di “ promossi” molto basse. Una situazione imbarazzante in cui moltissimi laureati a pieni voti dalle università, dopo pochi mesi, erano ritenuti largamente impreparati all’esercizio della professione. Se tutto ciò si riferisce a problemi che non appaiono del tutto risolti, si può però dire che le condizioni che portavano a quella netta contrapposizione, per una serie di ragioni, storiche, culturali ed economiche, siano oggi in crisi ed in parte sostituite da una ricerca di nuovi rapporti fra scuola e mondo del lavoro. Se ciò non è detto che debba essere considerato un fenomeno esclusivamente positivo – basti pensare alle difficoltà di finanziamento di una ricerca autonoma o alla pericolosa messa in discussione dell’utilità di una ricerca non applicata – non vi è dubbio che il complesso delle modifiche legislative degli ultimi anni, pur in una situazione ancora da definire compiutamente, faccia oggi pensare all’ingresso del laureato nella professione come passaggio meno problematico, che possa riferirsi ad un mutato quadro di rapporti e graduarsi progressivamente in differenti livelli. Negli ultimi anni, infatti, il rapporto tra scuola e mondo del lavoro è diventato uno dei principali argomenti delle riforme che hanno riguardato scuole, università e professioni. Si è finalmente capito che solamente da un rapporto fondato su reciproci riconoscimenti e su continui scambi si sarebbe potuto favorire l’inizio dell’esperienza lavorativa da parte dei più giovani, ma anche incrementare un apporto del mondo della ricerca e della scuola a quello del lavoro. Siamo dunque alla fase di avvio del tirocinio didattico, organizzato dalle università, e prossimamente dovrà essere avviato quello professionale, organizzato dagli Ordini professionali: due differenti tipi di tirocinio, uno obbligatorio, l’altro facoltativo, che propongono però un analogo terreno di scambio, definito da interazioni istituzionali. Tirocini in cui si potranno mettere a punto modi di formazione per laureandi e neo-laureati, ma anche avviare rapporti di scambio fra le scuole e gli enti, le istituzioni, le realtà professionali. Scambi da cui tutti potranno trarre conoscenze e idee nuove e che richiederanno anche a tutti gli architetti un serio impegno per un contributo alla formazione dei loro futuri colleghi.


Il tirocinio: tra università e professione

Forum

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Il D.M. n. 509/99, che regola il nuovo Ordinamento Universitario, e il successivo D.P.R. 328/2001, sulla disciplina dei requisiti per l’ammissione all’esame di Stato e sulla disciplina degli ordinamenti di talune professioni, hanno introdotto come momento di passaggio tra il mondo accademico e il mondo del lavoro due tipi di tirocinio: quello universitario, facente parte del cursus di studi universitari, da effettuarsi obbligatoriamente alla fine del terzo anno, prima della laurea, e alla fine del quinto anno, prima della laurea specialistica; quello professionale, da effettuarsi facoltativamente in sostituzione della prova scritta del nuovo Esame di Stato. Il tema del tirocinio, sia per quanto riguarda la formazione universitaria, sia quella professionale, risulta essere dunque di grande attualità e merita una particolare opera di sensibilizzazione degli architetti che dovranno rendersi partecipi alla formazione dei loro futuri colleghi. Il Forum di questo numero, dedicato all’argomento, raccoglie interventi di tipo istituzionale che documentino il nuovo quadro normativo e la sua applicazione. Ringraziamo pertanto Stefano Castiglioni, presidente della Consulta regionale lombarda degli Ordini degli Architetti, Adalberto Del Bo, coordinatore della Commissione Tirocinio fra l’Ordine di Milano e il Politecnico di Milano e i presidi o i responsabili dei corsi di laurea delle diverse facoltà lombarde i cui laureati possono iscriversi all’albo degli Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori: Valerio Di Battista, vicepresidente della Facoltà di Architettura Urbanistica Ambiente - I Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano; Maria Grazia Folli, presidente dell’Osservatorio della Didattica della Facoltà di Architettura Civile - II Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano; Osvaldo De Donato, preside della Facoltà di Ingegneria Civile e Ambientale - I Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano; Giuseppe Turchini, preside della Facoltà di Ingegneria Edile/Architettura - VI Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano; Carlo Ciaponi, presidente del Consiglio Didattico di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Pavia e Francesca Turri, presidente del Consiglio Didattico di Ingegneria Edile-Architettura dell’Università degli Studi di Pavia; Pierluigi Magnani, preside della Facoltà di Ingegneria di Brescia. La rubrica Forum si conclude con una rassegna sulle diverse situazioni locali che raccoglie gli interventi di alcuni dei Presidenti degli Ordini degli Architetti della Lombardia, o rappresentanti da essi delegati.

Difficoltà e aspettative nell’attivazione del tirocinio di Stefano Castiglioni Da oltre un anno e mezzo dalla promulgazione del D.P.R. 328/2001 restano attuali e senza adeguate risposte tutte le incognite emerse e gli interrogativi inizialmente sollevati:

• la confusione di competenze indotte dal titolo di laureato iunior; • la sovrapposizione di competenze tra la figura del laureato iunior e quella senior, con l’estensibilità opzionale del corso triennale a quinquennale, piuttosto che una netta quanto opportuna differenziazione tra una laurea applicativa ed un dottorato propriamente di ricerca; • la definizione di “ semplici costruzioni” riservate al laureato triennale che ripropone con maggiore ambiguità l’equivoco già sperimentato con “ le modeste costruzioni” di competenza dei diplomati geometri, tanto più che il termine “ semplice” , più che una limitazione, può essere semmai considerato un target più apprezzabile del cosiddetto “ complesso” ; • il mancato raccordo con una effettiva legge di riforma delle professioni tale da recepire in toto i contenuti della Direttiva Europea sull’Architettura n. 385 del 1985. Va comunque osservato che il provvedimento in questione, che alimenta aspettative e critiche in un dibattito ben lungi dall’aver identificato termini di riferimento, ha comunque avuto il merito di delineare una possibile saldatura della tradizionale soluzione di continuità tra ambito della professione e quello accademico, tra mondo del lavoro da un lato e sfera della didattica e della ricerca dall’altro. La convenzione predisposta dal Politecnico e dall’Ordine Architetti di Milano, cui hanno aderito tutti gli altri Ordini Provinciali della Lombardia, rappresenta una responsabile disponibilità ad avviare tempestivamente e concretamente l’organizzazione dell’attività di tirocinio per neolaureati (prevista dall’art. 17 comma 5 del citato D.P.R.), ma altresì ad istituzionalizzare stages esterni al mondo accademico già durante il ciclo di studi. Non si devono in ogni caso nascondere le difficoltà di una “ sperimentazione sul campo” ed i rischi reali di quello che da più parti si paventa come un “ salto nel buio” , (in assenza di adeguate indicazioni normative a livello nazionale): • per il possibile utilizzo in mansioni di inadeguata qualifica ed a costo minimo del personale neolaureato da parte di organismi privati (per evidente vantaggio economico) e pubblici (per supplire alle croniche carenze di personale); • per l’onere disincentivante, che d’altro canto invece comporterebbe per aziende, studi privati o amministrazioni pubbliche l’accogliere nella propria struttura neolaureati al solo scopo di offrire e garantire agli stessi un effettivo percorso formativo. Non indifferente risulterebbe altresì il coinvolgimento e l’impegno diretto degli Ordini Provinciali che non dovrebbero certo limitarsi ad un semplice compito di tramite tra aziende/studi e neolaureati, ma a cui competerebbe invece l’assumere un ruolo responsabile di garanti e tutor dei tirocinanti. In ogni caso, al di là delle difficoltà oggettive sopraesposte, merita rilievo l’opportunità per gli Ordini Profes-


Il tirocinio: un’occasione di trasmissione dei contenuti dell’architettura

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Lo studente Ernst Louis Beck fotografato davanti alla sede del Bauhaus berlinese (da: Bauhaus archiv, Magdalena Droste, Bauhaus 1919-1933, Benedikt Taschen, Berlino, 1998).

sionali di chiudere una volta per tutte la questione della messa in discussione della propria legittimità/utilità e finalmente poter affermare una valenza di ben più ampia portata dell’attuale ambito istituzionale, connessa alla professionalizzazione di giovani colleghi nei cui confronti sostituire l’attuale disorientante gap alla fine del ciclo di studi, con una specifica prospettiva di confronto con la realtà e le esigenze del mercato del lavoro. Per colmare il vuoto ormai cronico di orientamenti legislativi statali, di cui del resto la riforma costituzionale ne ha per così dire sancito “ la cedevolezza” (se non l’abdicazione vera e propria), non resterà dunque che provvedere senza esitazioni a mutuare esperienze d’oltralpe, riconducendosi direttamente alle direttive e alle indicazioni dell’Unione Europea.

Da alcuni anni è in corso, nel nostro paese, un processo di trasformazione del sistema formativo e degli assetti professionali attuato attraverso strumenti legislativi e normativi diversi che si succedono secondo indirizzi, spinte e scelte raramente congruenti e lineari. L’avvicendamento di governo, come noto, ha dato luogo ad arresti e modificazioni improvvise di molti provvedimenti in via di attuazione, come ad esempio la riforma della Scuola dell’obbligo e superiore; in questo quadro di forte cambiamento, la riforma dell’Università (caratterizzata dal sistema del 3+2, ovvero da un corso di laurea triennale al quale può far seguito il corso di laurea specialistico biennale) ha fin qui resistito, probabilmente perché legata al sistema deciso dall’Europa e perché ormai già avviata in molte sedi e pronta a partire nelle altre; pur tra forti contrasti anche interni al mondo universitario, la riforma ha avuto attuazione, per il momento, nella maggioranza delle sedi universitarie italiane. In questi mesi, una commissione ministeriale ha portato a termine la proposta per una sorta di controriforma parziale secondo la quale nel sistema universitario si introduce (sempre all’interno del sistema dei due cicli) un doppio percorso che intende modificare l’attuale disposizione in serie dei cicli ponendoli in parallelo; questa ipotesi prevede un primo anno comune a tutti gli studenti e la scelta dell’iter di studio a partire dall’anno successivo secondo due percorsi distinti che, non diversamente dall’esperienza recente delle cosiddette “ lauree brevi” , non potranno che prevedere, con grande probabilità, contenuti di tipo maggiormente tecnico e applicativo per il triennale e di tipo tradizionale per il quinquennale. Si tratta, dunque, di una ipotesi che propone di sostituire un progetto didattico (non privo di difetti e approssimazioni) fondato su un salutare riavvicinamento tra tecnica e cultura e su percorsi di studio socialmente ed anche formativamente progressivi per gli studenti, ai quali viene data la possibilità di alternare organicamente periodi di lavoro a periodi di studio. A questo scenario incerto dell’università italiana (destinata a prolungare ancora un riassetto che dura ormai da troppo tempo) si accosta la questione della riforma delle professioni, un provvedimento in discussione da diversi anni che, nel corso dell’ultima legislatura era stato oggetto di una importante accelerazione e che, nell’attuale situazione, sembra avere non remote possibilità di soluzione grazie alle analogie che caratterizzano le diverse proposte di legge presentate dalle forze politiche in Parlamento. Le relazioni tra le riforme in questione sono evidenti: esse non possono non appartenere ad un unico disegno, ad

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di Adalberto Del Bo


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una medesima strutturazione organica di armonizzazione della formazione universitaria e del sistema professionale. Una prima determinazione di riordino ha trovato forma nel decreto del 2001, quando il governo precedente, in attuazione di quanto contenuto nella riforma universitaria avviata (che vedeva la formazione della nuova figura del laureato triennale) disciplinava l’accesso del cosiddetto laureato iunior negli Ordini professionali, stabilendo specifici albi e distinte modalità di accesso. L’entrata in vigore effettiva di quel decreto (per diversi aspetti ancora sommario e dettato da esigenze allora valutate urgenti) venne successivamente procrastinata di due anni dall’attuale governo per consentire nuove modifiche e ulteriori aggiustamenti. All’interno del decreto di spostamento dei termini di attuazione del decreto del 2001 si colloca lo slittamento degli esami di stato secondo la nuova formula nonché il blocco delle elezioni dei consigli di tutti gli Ordini professionali; questi restano in carica fino all’avvio del nuovo assetto caratterizzato dalla presenza dei nuovi albi e, quindi, dalle specifiche norme che devono riguardare diverse questioni: dalle norme elettorali, alla composizione delle rappresentanze nei Consigli, alle determinazioni che riguardano l’ambito deontologico, ecc. In attesa, quindi, del Regolamento che deve disciplinare per gli Ordini professionali gli aspetti legati ad albi ed esami di stato, in un quadro che risulta ancora molto incerto, confuso e contradditorio (e davvero difficile da spiegare compiutamente in poche righe) viene introdotta la novità del tirocinio curriculare universitario obbligatorio da svolgersi nel corso degli studi (gestito dagli Atenei) e del tirocinio professionale facoltativo, da svolgersi al termine degli studi e sostitutivo della prova scritta del nuovo esame di Stato (gestito dagli Ordini professionali). Per gli architetti italiani il tirocinio costituisce una vera innovazione, un fatto per sua natura chiaro e un legame riconoscibile proposto dai due processi di riforma in atto; al di là delle immancabili complicazioni normative, procedurali e burocratiche e pur considerando la ovvia differenza che tendenzialmente connota il lavoro di un giovane al terzo anno da quello di un laureato che ha concluso i cinque anni di studio universitario e ha svolto un lavoro di laurea, il carattere unitario della iniziativa risulta evidente. Occorre ricordare come buona parte di questa innovazione è da ricondurre alla Direttiva Europea 384/85 sull’Architettura e alle relative Raccomandazioni del Comitato Consultivo per la formazione nel campo dell’architettura, un corpus di provvedimenti e deliberazioni che costituisce, nell’insieme, un quadro di riferimento istituzionalmente autorevole, ampio nei contenuti e sufficientemente articolato (vengono definite le diverse tipologie di tirocinio) per poter presiedere alla formulazione delle attività di apprendistato previste, considerato anche che, sulla base di quell’insieme di principi e norme, si è definita la riforma degli studi in architettura in Europa e che su quella stessa base si svolgono, da tempo, le esperienze di tirocinio nella gran parte dei paesi europei. L’introduzione del tirocinio obbligatorio nel corso degli studi ed alla fine della formazione in architettura costituisce, inoltre, un fatto significativo all’interno di un processo di trasformazione culturale che vede nel rapporto diretto con l’esperienza un elemento importante della formazione; si tratta di una occasione che occorre saper cogliere indirizzando il ruolo dell’esperienza pratica verso la comprensione e la verifica degli assunti contenuti nelle proposizioni teoriche. Senza voler affrontare temi epistemologici (probabilmente fuori luogo) e senza caricare di eccessivi significati questa novità didattica (ad esempio che essa rappresenti il pas-

saggio da una scuola idealista troppo attenta alla teoria verso un insegnamento che affida maggior peso alla pratica) si può considerare che, con discreta probabilità, un contatto con la realtà del lavoro e con la concretezza dei problemi affrontati in uno studio professionale o in un ufficio tecnico pubblico o di un’impresa possano contribuire a chiarire la natura dei problemi proposti nella scuola, sottoponendo a verifica il realismo dell’insegnamento, la congruità delle proposte con la situazione esterna, il grado di relazione che la scuola intrattiene con la realtà. Per la scuola, dunque, l’introduzione di un rapporto organizzato e ordinato degli studenti con l’esterno attraverso i tirocini universitari obbligatori costituisce, nell’insieme, un elemento di arricchimento garantito; altrettanto potrà avvenire per chi ospita i tirocinanti, a loro volta portatori dei contenuti e delle esperienze di ricerca che alimentano l’insegnamento universitario. Per quel che riguarda i tirocini professionali sostitutivi della prova pratica dell’esame di Stato ad opera di laureati o laureandi (a partire dal 2004) si tratta di un’esperienza corposa per durata e impegno considerando che la prova dell’esame orale dovrà essere effettuata nel merito del lavoro svolto e delle responsabilità sostenute nel periodo di tirocinio. Si apre, quindi, a partire da questo mese, uno scenario interessante nel quale sarà messa alla prova la capacità di trasmettere i contenuti, le tecniche, i procedimenti, gli atteggiamenti, i modi e i problemi del nostro lavoro, sviluppando altresì, in qualche misura, una forma di responsabilità verso l’architettura e anche di generosità verso questo difficile e delicato mestiere che si è scelto di esercitare.

Un invito alla collaborazione tra Università e mondo del lavoro di Valerio Di Battista - Facoltà di Architettura Urbanistica Ambiente del Politecnico di Milano La Facoltà di Architettura Campus Leonardo del Politecnico di Milano ha attivato dall’anno accademico 2000/01 le lauree triennali, e precisamente: Corso di Studi in Architettura UE - Milano (700 studenti) e Mantova (100 studenti); Corso di Studi in Pianificazione Territoriale e Urbanistica (250 studenti); Corso di Studi in Edilizia - Milano (40 studenti) e Mantova (80 studenti). Tali corsi di laurea giungono quest’anno alla terza annualità e pertanto, come previsto dal nuovo Ordinamento Universitario D.M. n. 509/99, richiedono l’attivazione dei tirocini obbligatori come opportunità di conoscenza del mondo del lavoro ed eventuale esperienza pratica. Il Politecnico di Milano ha organizzato per tutte le facoltà il servizio Stage d’Ateneo ed un apposito portale (www.polimi.it/stage) per gestire on-line i tirocini curriculari: registrare le offerte, stipulare le convenzioni e curare tutte le procedure sindacali e assicurative necessarie. Il tirocinio (che vale per lo studente 9 crediti) equivale ad un impegno esterno medio di 135 ore che può essere sviluppato in vari modi. Questa Facoltà ha previsto che possano essere riconosciute da parte dei singoli Corsi di Studi molteplici attività esterne, o anche, in caso di necessità, possano essere previste attività sostitutive interne, ha inoltre stabilito che il tirocinio possa essere condotto con frequenze differenziate: a pieno tempo, a mezzo tempo o con orari settimanali da concordare. Questa Facoltà ha organizzato un apposito servizio di Pre-


Lo studente Pius Pahl fotografò la riunione che si tenne dopo la chiusura del Bauhaus nell’aprile del 1933 (da: Bauhaus archiv, Magdalena Droste, Bauhaus 1919-1933, Benedikt Taschen, Berlino, 1998).

Louis I. Kahn nel suo studio, Philadelphia, 1964. Riprodotta con il permesso di Louis Vincent Rivera (da: Alessandra Latour, a cura di, Louis I. Kahn. L’uomo, il maestro, Kappa, Roma, 1986).

sidenza denominato R.Es. - “ Relazioni con l’esterno” con il compito di promuovere e gestire i contatti con aziende, enti e studi e assistere i responsabili delle strutture accademiche di tirocinio (S.A.T.) per ogni Corso di Studi nella selezione delle offerte, nell’orientamento degli studenti, nel tutoraggio e nel controllo finale del tirocinio. Il R.Es. ha elaborato un apposito questionario, sotto forma di matrice, per individuare i campi di attività (progettazione edilizio-architettonica, ambientale e urbanistica, gestione aziendale pubblica, privata e immobiliare, produzione sistemi e componenti, analisi dei processi di produzione edilizia ed urbana, promozione urbana e territoriale, controllo edilizio e ambientale, comunicazione, ecc.) ed evidenziare la segnalazione di possibili interessi, conoscenze, competenze (ad esempio rilievo e restituzione, applicazioni informatiche, valutazioni, stesura progetto preliminare, ecc.) al fine di registrare e incrociare le peculiarità delle varie offerte e delle diverse domande per poter così facilitare la loro congruenza. La Facoltà, consapevole dell’importanza che il tirocinio può avere nell’esperienza degli studenti, e nelle nuove relazioni tra didattica e lavoro, intende segnalare: • l’ampiezza e la molteplicità delle articolazioni per le diverse possibilità di lavoro; • le opportunità derivanti dall’elevato numero complessivo degli studenti interessati, (oltre 1.000 a regime); • le opportunità connesse ad una regolazione continuativa del flusso; • le possibili importanti retroazioni di tali esperienze sui percorsi didattici. Pertanto la Facoltà del Campus Leonardo, nel richiamare la notevole complessità, ma anche il grande interesse di questa esperienza, desidera invitare tutti, studi, enti, imprese, aziende, ecc., all’apertura di una fattiva e continua collaborazione.

universitari è stata assunta dalla nostra scuola come opportunità per sperimentare nuovi processi e strategie didattiche che non possono essere estranee al quadro attuale dei bisogni e delle risorse dei contesti fisici e sociali, alla ridefinizione di ruolo e statuto disciplinare della figura dell’architetto, alla necessità di riattualizzare la coscienza professionale e civile del mestiere. Cicli e percorsi: i due corsi di studio triennali in Scienze dell’Architettura e Architettura delle Costruzioni e quelli biennali relativi alle due lauree specialistiche in Architettura e in Architettura delle Costruzioni, costituiscono i diversi livelli e lineamenti formativi di un complessivo progetto didattico responsabilizzato alla formazione unitaria e complessa dell’architetto, attraverso l’integrazione degli apporti conoscitivi e tecnici provenienti dalla scuola e dal mondo esterno. In questa logica l’esperienza dei tirocini obbligatori, in corso di attivazione al III anno dei corsi di studio triennali (quelli per le lauree specialistiche saranno avviati a partire dal 2004-2005), può consentire agli studenti prossimi alla laurea di acquisire specifiche competenze pratico professionali, complementari all’insegnamento accademico, che possono utilmente concorrere alle sintesi progettuali conclusive. L’impegno della Facoltà attraverso il lavoro di una commissione di docenti e la predisposizione di due – una per ciascun corso di studio triennale – S.A.T. (Strutture accademiche di tirocinio) è orientato non solo ad assolvere gli adempimenti istituzionali previsti dall’applicazione dell’ordinamento, ma a promuovere e selezionare le offerte formative provenienti dal mondo del lavoro – studi professionali, strutture di progettazione, enti pubblici e privati convenzionati – all’interno di un ampio spettro di esperienze che riguardano la complessità del progetto nelle sue diverse articolazioni problematiche e scalari, nelle questioni procedurali, normative, attuative, ecc.: i criteri di accreditamento dei referenti (oltre al requisito di “ anzianità” di almeno di 5 anni che riguarda gli studi di architettura) sono fondati sulla coerenza dei contenuti delle proposte di tirocinio rispetto alle finalità formative dei piani di studio. Durante lo svolgimento dello stage – che ha una durata di 130/150 ore di lavoro, a cui corrisponde l’acquisizione di 9 crediti dei 180 dell’intero corso di studio – le S.A.T., attraverso i tutori didattici, seguono costantemente l’attività di formazione e orientamento e, alla fine del tirocinio, hanno il compito di certificare l’attività svolta e il raggiungimento degli obiettivi previsti.

Facoltà di Architettura Civile e tirocini di Maria Grazia Folli - Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano La Facoltà di Architettura Civile di Milano Bovisa sta concludendo il primo ciclo delle lauree triennali del Nuovo Ordinamento e nel prossimo anno accademico attiverà il primo anno delle lauree specialistiche. L’applicazione dell’ordinamento 3+2 previsto dalla riforma degli studi

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Louis I. Kahn nel suo studio, Philadelphia, 1964. Riprodotta con il permesso di Louis Vincent Rivera (da: Alessandra Latour, a cura di, Louis I. Kahn. L’uomo, il maestro, Kappa, Roma, 1986).

Riforma degli studi e tirocinio universitario di Osvaldo De Donato - Facoltà di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano Tra i tanti elementi caratterizzanti la riforma degli studi universitari (Decreto 3/11/99, n. 509, Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli Atenei) un ruolo di rilevo è costituito dall’introduzione, accanto alle attività formative classiche, di un complesso di nuove attività più strettamente connesse all’inserimento nel mondo del lavoro ed alla sua conoscenza diretta. Tra queste un particolare ruolo è svolto dai tirocini formativi e di orientamento che, inseriti a pieno titolo nei curricula, esaltano le finalità del processo formativo in linea con gli obbiettivi della riforma. Al complesso di tali attività formative la riforma attribuisce un impegno minimo di 9 crediti su 180 dell’intero corso di studi. Il Politecnico di Milano, prima ancora della riforma degli studi, in forza del proprio tradizionale legame col mondo del lavoro, già da tempo si era mosso offrendo (a titolo di libera scelta dell’allievo) tirocini formativi presso aziende. L’assenza di un formale riconoscimento nell’ambito del vecchio ordinamento degli studi e le difficoltà burocratiche (sul fronte assicurativo, del rapporto di lavoro in ambito aziendale e sindacale, ecc.) e la relativa “ novità” per le Aziende, di fatto limitavano l’esperienza a pochi casi. Nel nuovo panorama introdotto dalla riforma il Politecnico, già dalle prime esperienze dei corsi triennali di Diploma Universitario, si è con forza impegnato a intraprendere verso il mondo della produzione e dei servizi un consistente sforzo per garantire, in prospettiva, un’offerta di tirocini la più ricca possibile e aperta a tutti gli allievi. Senza entrare nel dettaglio del grosso sforzo organizzativo in cui l’Ateneo si è impegnato (con la costituzione di un Ufficio Stages centralizzato, di una capillare rete di

Docenti Tutor e del nuovo portale per la gestione on-line dei tirocini, www.polimi.it/stage) in sintesi la dimensione dell’attività svolta è rappresentata da oltre 2500 Aziende/Enti convenzionate col Politecnico per l’offerta di tirocini e dagli oltre 2000 studenti (dati 2001) che ne hanno usufruito con un trend (per l’imminente conclusione del 1° ciclo di studi col nuovo ordinamento) in notevole crescita. Una forte percentuale di tali tirocini (dell’ordine del 3040% ) si traduce, dopo la laurea, in assunzione dell’ex tirocinante da parte dell’azienda. Nel caso degli allievi Ingegneri dei Corsi di Studio in Ingegneria Civile e Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio il tirocinio viene per lo più svolto presso Enti pubblici (in particolare presso Amministrazioni Comunali, Provinciali, Regione) o presso studi professionali o imprese operanti nell’ambito delle costruzioni, per periodi superiori a 3 mesi (6 mesi in media). Per la peculiarità dei corsi di studio, l’offerta dei tirocini è più limitata in numero rispetto agli altri settori dell’Ingegneria e si caratterizza per una più spiccata specificità delle esperienze formative che possono offrire, anche per le piccole dimensioni (è il caso di taluni studi professionali) dell’Ente che offre il tirocinio. Malgrado tale spiccata specificità, tutte le esperienze riportate dagli allievi dei Corsi di Studio in Ingegneria Civile e Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio sono state molto positive, sia sul fronte dei contenuti che dell’avvio alla professione. Infatti da un lato quella varietà di ambiti professionali e di interessi tipici dell’Ingegneria Civile e Ambientale, i cui contenuti non possono integralmente essere coperti nel breve arco del triennio di studi, ha trovato modo di essere coperta a livello individuale con la scelta dello specifico tirocinio; dall’altro l’esperienza vissuta “ sul campo” ha accresciuto sensibilmente negli allievi il grado di consapevolezza delle “ responsabilità” tipiche della professione dell’Ingegnere Civile e Ambientale, portandoli a valorizzare, spesso ad approfondire, i contenuti degli insegnamenti seguiti. In generale dagli stage gli allievi sono tornati “ più maturi” . Malgrado quanto finora fatto, ancora molto resta da fare per raggiungere gli obiettivi previsti dalla riforma degli studi in questo ambito; all’Università 8da un lato il compito di accrescere il numero e la qualità delle opportunità offerte agli studenti, sensibilizzando le Aziende/Enti per una loro maggiore disponibilità all’accoglimento di tirocinanti, e la funzione di stimolo degli allievi (anche attraverso le famiglie) a trarre profitto dal tirocinio (da non limitare a brevi periodi o a esperienze “ sotto casa” – in questo ambito sono ancora limitati i tirocini all’estero); dall’altro al legislatore il compito di integrare l’attuale normativa in tema di stage (D.M. 142/98) con opportuni incentivi alle Aziende nell’offerta di tirocini.

La pratica del tirocinio nella VI Facoltà di ingegneria del Politecnico di M ilano di Giuseppe Turchini - Facoltà di Ingegneria Edile/Architettura del Politecnico di Milano La Facoltà di Ingegneria edile - Architettura del Politecnico di Milano è nata nell’anno accademico 2001-02 a seguito della scelta operata dal Politecnico di Milano di raggruppare i corsi di studio in Facoltà tematiche, che vengono quindi ad operare nelle diverse sedi territoriali in cui è articolata attualmente la struttura a rete del Politecnico. La facoltà di Ingegneria edile - Architettura ha attivato attualmente, nelle sedi di Milano Leonardo e di Lecco, tre diversi corsi di studio che presentano obiettivi


Il tirocinio nella formazione dell’ingegnere civile e ambientale di Carlo Ciaponi - Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Pavia La riforma degli studi universitari che negli ultimi anni è stata avviata in Italia, dapprima con l’introduzione dei Diplomi Universitari (1990) e successivamente con l’intro-

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Louis I. Kahn ad una revisione nel master studio, con Robert Le Ricolais (dietro Kahn con le braccia incrociate) e Norman Rice (in primo piano a destra e con la mano sulla lavagna), Philadelphia, dicembre 1972. (Foto di Nancy Crampton, copyright 1982, da: Alessandra Latour, a cura di, Louis I. Kahn. L’uomo, il maestro, Kappa, Roma, 1986).

duzione dello schema formativo cosiddetto 3+2 (1999) è nata, fra l’altro, anche dall’esigenza di formare figure con preparazione più aderente a quanto richiesto dal mondo del lavoro, soprattutto per quei settori, quali quelli dell’Ingegneria, dove la competizione internazionale, gli adeguamenti connessi con l’integrazione europea, nonché le nuove esigenze legate alla tutela dell’ambiente e della sicurezza hanno imposto forti processi di ristrutturazione e di ammodernamento con la creazione di nuove funzioni e organizzazioni lavorative e con la richiesta di nuove conoscenze e competenze. Per gli studi di Ingegneria, il nuovo schema dell’istruzione universitaria (3+2) implica un capovolgimento del vecchio percorso formativo. Da un’impostazione di tipo deduttivo, che vedeva concentrato nei primi tre anni lo studio degli aspetti metodologici e teorici generali dai quali si deducevano, negli ultimi due anni, le conseguenze sul piano ingegneristico e applicativo, si è passati ad un’impostazione di tipo più induttivo che, con un approccio basato più sull’esperienza e sull’intuito fisico, piuttosto che sul formalismo matematico, utilizza la concreta applicazione a problemi ingegneristici come importante strumento di apprendimento anche delle teorie e dei principi generali. Ciò ha determinato una profonda revisione, non solo dei piani degli studi, ma anche dei programmi e dell’impostazione didattica delle singole discipline che sono impartite, tenendo sempre più presente il concetto che si impara facendo e che i risultati personalmente conseguiti nell’applicazione, compresi gli errori e le difficoltà superate, costituiscono un importante fattore di apprendimento duraturo e non solo formale. In questa nuova impostazione didattica, il tirocinio, ovvero una breve esperienza in un ambito lavorativo reale (azienda, ente pubblico, studio professionale) con finalità sia orientative, sia rivolte all’acquisizione di competenze collegabili allo specifico percorso formativo, costituisce un momento molto significativo.

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formativi e quindi modalità didattiche e di gestione del tirocinio differenti fra loro. • Il primo di questi, il corso di laurea in Ingegneria edile - Architettura, si svolge a Lecco e ha visto immatricolarsi, nell’anno accademico 2002-03, 120 studenti, secondo l’obbligo ministeriale di programmarne il numero. Il corso è stato attivato nel 1998, sulla base di uno statuto del tutto analogo a quello di altre sedi universitarie, essendo regolato da un accordo con la commissione europea che deve accreditare tali corsi ai sensi della Direttiva U.E. 384/85. Lo statuto del corso non contiene attività esplicite di tirocinio che non erano previste all’atto della istituzione; ciononostante si è cercato di supplire a questa condizione di carenza, nei confronti di quanto previsto dalla recente riforma dell’Università italiana, attraverso alcuni inserimenti, nei regolamenti didattici e quindi nei curricula formativi, di attività di tipo professionalizzante. In particolare è previsto un corso abilitante ai fini della sicurezza ex lege 494/96, nonché la possibilità di laurea attraverso l’elaborazione di progetti, in un ampio laboratorio di sintesi finale che funziona da addestramento alla progettazione di tipo professionale: alcuni progetti particolarmente impegnativi vengono selezionati per partecipare ad un concorso internazionale di progettazione gestito in collaborazione con università estere (attualmente francesi, cinesi e coreane). • Per la laurea in Edilizia, che si svolge sempre a Lecco ed è nata come trasformazione del precedente Diploma Universitario in Edilizia, al contrario, è prevista fin dal momento della prima attivazione una specifica attività di tirocinio: questa viene svolta durante il terzo anno di corso, e vede gli studenti impegnati, a seconda del tipo di tesi prescelto, presso studi professionali, o presso uffici tecnici di committenze organizzate, presso uffici progetti di imprese di costruzione o di industrie produttrici di materiali, componenti e sistemi per l’edilizia. In questo caso è stato possibile acquisire una interessante esperienza che ci consente di valutare assai positivamente l’attività di tirocinio come parte integrante della formazione. • Infine, il corso di studi in Ingegneria edile di Milano è più complesso, in quanto prevede il doppio livello di laurea (nella Classe 4) e di laurea specialistica (nella classe 4S). Al momento – si sta per la prima volta completando il terzo anno di corso – è prevista una doppia possibilità di tirocinio: o l’acquisizione dei crediti relativi (10 CFU) attraverso la partecipazione a corsi professionalizzanti organizzati dal Politecnico stesso (in materia di coordinamento sicurezza, di sicurezza agli incendi, ecc.) oppure attraverso stage veri e propri presso aziende del settore, con la collaborazione dell’Ufficio Stage del Politecnico. Si stanno infine studiando le migliori forme di collaborazione con gli Ordini professionali di Architetti e di Ingegneri di Milano e delle Province Lombarde, per la gestione del tirocinio delle future lauree specialistiche, la cui partenza è prevista nel settembre 2003, e al quale il regolamento didattico, in fase di perfezionamento, attribuisce una grande importanza come completamento dell’iter formativo.


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Mies, Philip Johnson e Phyllis Bronfman Lambert, metà anni ‘50 (da: Franz Schulze in association with the Mies van der Rohe Archive of the Museum of Modern Art, Mies van der Rohe. A Critical Biography, The University of Chicago Press, Chicago - Londra, 1985).

Nell’ambito dei Corsi di Laurea in Ingegneria Civile e in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio attivati presso l’Università di Pavia, il tirocinio rappresenta una possibile opzione offerta nell’ultima parte del corso (2° semestre del 3° anno), particolarmente consigliata agli studenti che non intendono proseguire gli studi dopo il conseguimento della laurea triennale. Al tirocinio sono attribuiti nove crediti a cui corrisponde una durata di almeno sei settimane. Un’apposita Commissione, istituita nell’ambito del Consiglio Didattico, provvede ad assegnare ad ogni studente che intende fare il tirocinio un docente con funzione di Tutore universitario. Questi provvede all’individuazione dell’azienda in cui inserire lo studente tirocinante, alla definizione del programma formativo e alla verifica della sua attuazione. Il tirocinio si conclude con la redazione di una relazione che descrive l’attività svolta. La relazione di tirocinio, validata dal docente tutore con funzione di relatore, costituisce il documento su cui si basa l’esame finale di laurea, durante il quale la maturità tecnico-scientifica dell’allievo viene appunto valutata attraverso la sua capacità di integrare le nozioni e le competenze acquisite nel Corso di Studio con gli aspetti e i problemi affrontati durante la breve esperienza lavorativa. Presso i Corsi di Laurea in Ingegneria Civile e in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio attivati presso l’Università di Pavia il tirocinio assume quindi un ruolo importante, sia per lo studente che, grazie ad esso, può fruire di esperienze legate a situazioni reali nelle quali può cimentarsi, mantenendo comunque l’assistenza e la protezione dei suoi docenti universitari, sia per l’Università che, attraverso il tirocinio, instaura con il mondo del lavoro concrete forme di comunicazione capaci di determinare positive ricadute ai fini della sempre più auspicata integrazione fra il mondo accademico e quello produttivo.

Attività di tirocinio dei laureati in Ingegneria Edile-Architettura di Francesca Turri - Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Pavia Il Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Edile-Architettura dell’Università di Pavia offre una laurea in linea con la direttiva C.E.E. 384/85, che prevede l’armonizzazione delle figure professionali nel settore dell’architettura all’interno degli stati membri. Il corso di laurea, attivato dall’a.a. 1998-1999 nelle sedi universitarie di Pavia, Roma La Sapienza e L’Aquila, è stato riconosciuto dalla Unione Europea con decreto pubblicato sull’Official Journal of the European Communities il 4.12.99 (1999/C 351/10). I laureati in Ingegneria Edile-Architettura potranno svolgere, nell’intero territorio della Comunità Europea, attività nel campo della progettazione architettonica, urbanistica e della produzione edilizia, nei ruoli di professionisti autonomi o dipendenti, come dirigenti di imprese di costruzione, come dirigenti-imprenditori di industrie di materiali e di componenti afferenti al settore edilizio. Il corso di laurea fornisce infatti le competenze e gli strumenti operativi per affrontare la progettazione nell’ambito del controllo della qualità urbanistica, architettonica, strutturale e tecnologica, sia nel settore delle nuove costruzioni che nel settore del recupero edilizio e della conservazione del patrimonio storico-artistico. Nell’ambito dell’innovazione didattica, che prevede percorsi articolati su due livelli di studio, il Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Edile-Architettura si configura come titolo di secondo livello o laurea specialistica, conseguibile con un percorso unitario di cinque anni. Ad esso si accede col titolo di scuola secondaria superiore. È previsto il numero chiuso con 140 immatricolazioni annue: l’iscrizione è subordinata al superamento di un test


Didattica ed esercizio professionale di Pier Luigi Magnani - Facoltà di Ingegneria dell’Università di Brescia Posso dire in generale che in tutto il riordino degli studi recentemente affrontato dalla nostra Facoltà, (nel nuovo ordinamento risultano attivi il primo ed il secondo anno ed è in fase di attivazione il terzo), i temi connessi alle attività che avvicinano l’allievo al mondo del lavoro e della professione, come lo stage, il tirocinio, le esercitazioni pratiche e di laboratorio, hanno rivestito un ruolo centrale nelle discussioni e nelle proposte operative. In particolare l’attivazione nel Corso di Laurea in EdileArchitettura dei nuovi Laboratori didattici, la cui finalità è innanzi tutto quella di introdurre un tirocinio di tipo “ professionalizzante” , soddisfa l’esigenza di sviluppare un tessuto di conoscenze e di esperienze concrete che supporta, e in un certo senso integra sul piano dell’orientamento in campo lavorativo l’insegnamento dei corsi di studio ufficiali. In questo senso l’indirizzo che si è voluto perseguire, e segnatamente per i laboratori degli ultimi anni del ciclo di studio, il quarto e quinto, che paiono i più adatti ad accogliere questo tipo di attività, è quello di offrire allo studente l’occasione per un’applicazione concreta delle conoscenze teoriche sin lì acquisite, in un ambiente che privilegia gli aspetti di sintesi e di visione interdipendente delle tematiche. Il concetto ispiratore è in sostanza quello di allestire veri e propri Laboratori di idee e di progettazione, indirizzati ad indagare ed affrontare temi che hanno attinenza da un lato con la realtà territoriale bresciana e la sua politica urbanistica e che investono, dall’altro, le competenze specifiche ormai da tempo acquisite e consolidate nella nostra Facoltà (fra questi argomenti: l’intervento sul patrimonio edilizio esistente; il riuso delle aree e delle strutture dismesse; la messa a punto di criteri e metodi d’intervento volti al consolidamento strutturale, ecc.). Nell’ambito di questi Laboratori, che si qualificano come

interdisciplinari, dovranno convergere, innanzitutto, gli apporti dei diversi docenti titolari dei corsi per offrire così, su una materia di lavoro collegiale (e su argomenti da aggiornare naturalmente di anno in anno) una visione pluralistica delle ragioni che motivano il progetto e dei problemi che ne condizionano l’attuazione effettiva. Si ritiene infatti che la convergenza di differenti competenze ed approcci operativi (dalla storia, al rilievo, al restauro dell’architettura, al consolidamento strutturale, alla progettazione, alla valutazione economica degli interventi, ecc.) su un medesimo obiettivo di progetto non solo possa rappresentare una condizione ideale dal punto di vista della miglior comprensione delle discipline da parte dell’allievo, ma costituisca anche uno snodo essenziale per avviare quelle prospettive professionalizzanti così intensamente invocate dalla riforma. Proprio per promuovere tale impostazione, si è disciplinato di limitare la presenza, ad ognuno di questi Laboratori, ad un numero contenuto di studenti, quale requisito imprescindibile per procedere ad un effettivo e fecondo scambio di idee e ad un confronto diretto fra docenti e studenti su un tema comune di lavoro. Per assecondare questa necessità operativa, volta a privilegiare l’esperienza educativa in campo professionale, si è considerato di creare opportuni supporti tecnici mediante la partecipazione alle attività di figure di raccordo con lo studente, il cui compito principale sarà quello di facilitare la raccolta dell’occorrente documentazione e la selezione dei materiali tecnici di sussidio al progetto, in modo da ridurre i tempi d’impostazione del lavoro ed aumentarne la produttività. Si pensa inoltre di favorire il coinvolgimento di ulteriori figure professionali esterne al mondo accademico, con l’intento di costruire attorno ai temi affrontati nel Laboratorio un quadro di competenze e di riferimenti operativi e normativi in grado di offrire un panorama il più possibile articolato, anche dei vincoli e dei condizionamenti che interagiscono con l’esercizio della professione. Si ritiene infine che tali attività possano produrre un reale progresso nell’iter educativo dello studente solo se intervengono come parte organica del disegno formativo unitario che sottende al corso di studi, e pertanto stiamo operando affinché lo svolgimento del tirocinio e del progetto finale possano costituire anche un utile ed importante momento di verifica effettiva della qualità generale dell’insegnamento impartito nell’ambito dell’attività istituzionale Riferimenti legislativi • D.P.R. n. 328/2001 del 5/6/2001 (Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l’ammissione all’esame di Stato e delle relative prove per l’esercizio di talune professioni, nonché della disciplina dei relativi ordinamenti): http://www.archiworld.it/riordino-professioni/dpr_328_2001_completo.htm • D.M. n. 142/98 del 25/3/1998 (Regolamento recante norme di attuazione dei principi e dei criteri di cui all’art. 18 della L. 24/6/97, n. 196, sui tirocini formativi e di orientamento): http://www.minlavoro.it/norme/DI_25031998_142.htm • D.M. n. 509/99 del 3/11/1999 (Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli atenei): http://www.miur.it/0006Menu_C/0012Docume/0098Normat/2088regola_cf3.htm • D.M. 4 agosto 2000 (Determinazione delle classi delle lauree universitarie): http://www.miur.it/0006Menu_C/0012Docume/0015Atti_M/0029Determ.htm • D.M. 28 novembre 2000 (Determinazione delle classi delle lauree specialistiche): http://www.murst.it/atti/2000/dm001128.htm • D.C. n. 384/85 del 10/06/1985 (Direttiva CEE concernente il reciproco riconoscimento dei diplomi, certificati ed altri titoli del settore dell’architettura e comportante misure destinate ad agevolare l’esercizio effettivo del diritto di stabilimento e di libera prestazione di servizi): http://www.cnappc.archiworld.it/dipartimenti/DEE/ (fare scorrere fino a elenco Normative estere di riferimento)

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Forum

di ammissione selettivo. Il piano degli studi è strutturato in 29 insegnamenti annuali, con lezioni, esercitazioni e laboratori progettuali a frequenza obbligatoria. L’impegno orario è pari a complessive 4280 ore nei cinque anni. Il percorso degli studi prevede stages, viaggi di studio e formazione, attività di tirocinio (non obbligatoria). Il collegamento con le attività del mondo del lavoro – cantieri, aziende produttrici di materiali e componenti edilizi, imprese di costruzione e studi di progettazione – è promosso mediante visite, seminari e laboratori che coinvolgono esperti, liberi professionisti e aziende operanti nel settore edilizio. Nell’anno in corso, in collaborazione con l’E.S.E.D.I.L., Ente Scuola per l’Edilizia della Provincia di Pavia, si sta avviando la sperimentazione di un’attività di tirocinio orientativo presso imprese e studi professionali, sotto la guida di un tutor aziendale. L’attività, finanziata dal Fondo Sociale Europeo, prevede 200 ore di tirocinio ed è rivolta a studenti del quinto anno e a laureandi. Nel prossimo anno sarà possibile estendere l’esperienza ad un maggior numero di studenti. I laureati in Ingegneria Edile-Architettura possono iscriversi agli albi professionali dell’Ordine degli Ingegneri, degli Architetti e dei Dottori agronomi e Dottori forestali nella sezione A, riservata alle lauree specialistiche. L’iscrizione è subordinata al superamento dei relativi Esami di Stato, ai sensi del D.P.R. 5 giugno 2001 n. 328.


FACOLTÀ

Facoltà di Architettura Urbanistica Ambiente I Facoltà di Architettura sede di Milano Leonardo (preside Prof. Piercarlo Palermo) Informazioni su tirocinio R.Es. tel. 02 23992679, fax 02 23992600

ATENEO

POLITECNICO DI MILANO (rettore Prof. Giulio Ballio) Portale stage: www.polimi.it/stage

a cura di Roberta Castiglioni

L.

L.

153

Edilizia - c/o Istituto Industriale Edile “ Carlo Bazzi” (presidente Prof. Antonio Scoccimarro)

4 - Scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile

4 - Scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile

4/S - Lauree specialistiche in architettura e ingegneria edile

L.S. (attiva da a.a 2003/04)/ L.UE (in via di esaurimento)

275

4 - Scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile

L.

Architettura ambientale sede di Milano Leonardo (presidente Prof. Antonio Piva)

Conservatore dei beni architettonici e ambientali Conservazione dei beni architettonici e ambientali

Architetto iunior

Conservatore dei beni architettonici e ambientali Conservazione dei beni architettonici e ambientali

Architettura

Paesaggista Paesaggistica

Architetto iunior

Pianificatore territoriale Pianificazione territoriale

Architetto iunior

Architetto iunior

SEZ. B

Architettura

Architetto Architettura

Architettura

Paesaggista

Paesaggistica

580

Pianificatore territoriale Pianificazione territoriale

Architettura sede di Mantova (presidente Prof. Fabrizio Schiaffonati)

Architetto

Architettura

4/S - Lauree specialistiche in architettura e ingegneria edile

SEZ. A

TITOLO

L.S. (attiva da a.a 2003/04)/ L.UE (in via di esaurimento)

SETTORE

ISCRIZIONE ALL’ORDINE (in base a D.P.R. 328/ 2001)

Architettura

CLASSE DI LAUREA (in base a D.M . 4-8-2000 e D.M . 28-11-2000) 4 - Scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile

TIPO DI LAUREA

L.

2078

ISCRITTI 2002/ 03

Architettura sede di Milano Leonardo (presidente Prof. Antonio Piva)

CORSI DI LAUREA

OFFERTA DIDATTICA IN LOM BARDIA E ISCRIZIONE ALL’ORDINE

Forum 12


Facoltà di Architettura Civile - II Facoltà di Architettura sede di Milano Bovisa (preside Prof. Antonio Monestiroli) Informazioni su tirocino mgrazia.folli@polimi.it

Pianificazione territoriale

54S - Lauree specialistiche in pianificazione territoriale urbanistica e ambientale

L.S.

62

1031

Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale Sede di Piacenza (presidente Prof.ssa Sandra Bonfiglioli)

Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura (presidente Prof. Angelo Torricelli)

Corso di laurea in Architettura UE (quinquennale) 4° e 5° anno

1258 L.UE (in via di esaurimento)

Forum

4/S - Lauree specialistiche in architettura e ingegneria edile

Architettura

4/S - Lauree specialistiche in architettura e ingegneria edile

L.S.

4 - Scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile

L.

Corso di Laurea in Architettura delle Costruzioni (presidente Prof.ssa Chiara Molina)

Laurea specialistica in Architettura delle Costruzioni

Architettura

4/S - Lauree specialistiche in architettura e ingegneria edile

L.S.

Laurea specialistica in Scienze dell’Architettura

305

Architettura

4 - Scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile

L.

Conservazione dei beni architettonici e ambientali

Paesaggistica

Pianificazione territoriale

Architettura

Conservazione dei beni architettonici e ambientali

Paesaggistica

Pianificazione territoriale

Architettura

7 - Lauree in urbanistica e scienze della pianificazione ambientale

L.

Pianificazione territoriale

Pianificazione territoriale

7 - Lauree in urbanistica e scienze della pianificazione ambientale

L.

495

Architettura

Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale sede di Milano Leonardo (presidente Prof. Federico Oliva)

4 - Scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile

L.

190

Edilizia - c/o sede di Mantova (presidente Prof. Paolo Carpeggiani)

13

Conservatore dei beni architettonici e ambientali

Paesaggista

Pianificatore territoriale

Architetto

Architetto

Conservatore dei beni architettonici e ambientali

Paesaggista

Pianificatore territoriale

Architetto

Pianificatore territoriale

Architetto iunior

Architetto iunior

Pianificatore iunior

Pianificatore iunior

Architetto iunior


4 -Scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile 4/S - Lauree specialistiche in architettura e ingegneria edile

L.S

L.

L.

L.S. (percorso unitario di 5 anni)

L.

L.S.

iscritti primo anno: 21

iscritti primo anno: 238

iscritti primo anno: 54

515

724

Corso di Laurea in Ingegneria per l’ambiente e il territorio sede di Cremona (presidente Prof. Alberto Rozzi)

Corso di Laurea in Ingegneria civile sede di Milano Leonardo (presidente Prof. Luigi Musio)

Corso di Laurea in Ingegneria civile sede di Lecco (presidente Prof. Alberto Giussani)

Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura sede di Lecco (presidente Prof. Ettore Zambelli)

Corso di Laurea in Ingegneria Edile sede di Milano (presidente Prof. Livio Mazzarella)

Facoltà di Ingegneria Edile/Architettura VI Facoltà di Ingegneria sede di Milano Leonardo (preside Prof. Giuseppe Turchini) Informazioni su tirocinio: stage-lc-eda@polimi.it

L.

iscritti primo anno: 46

Corso di Laurea in Ingegneria per l’ambiente e il territorio sede di Como (presidente Prof. Fernando Sansò)

4/S - Lauree specialistiche in architettura e ingegneria edile

8 - Ingegneria civile e ambientale

8 - Ingegneria civile e ambientale

8 - Ingegneria civile e ambientale

8 - Ingegneria civile e ambientale

8 - Ingegneria civile e ambientale

L.

iscritti primo anno: 164

Corso di Laurea in Ingegneria per l’ambiente e il territorio sede di Milano Leonardo (presidente Prof. Renzo Rosso)

Facoltà di Ingegneria Civile e Ambiente I Facoltà di Ingegneria sede di Milano Leonardo (preside Prof. Osvaldo De Donato)

CLASSE DI LAUREA (in base a D.M . 4-8-2000 e D.M . 28-11-2000)

POLITECNICO DI MILANO (rettore Prof. Giulio Ballio) Portale stage: www.polimi.it/stage

TIPO DI LAUREA

CORSI DI LAUREA

FACOLTÀ

ATENEO

ISCRITTI 2002/ 03

Forum

SEZ. B

Pianificatore territoriale Paesaggista Conservatore dei beni architettonici e ambientali

Pianificazione territoriale Paesaggistica Conservazione dei beni architettonici e ambientali

Architetto

Pianificatore territoriale Paesaggista Conservatore dei beni architettonici e ambientali

Architettura

Pianificazione territoriale Paesaggistica Conservazione dei beni architettonici e ambientali

Architettura

Architetto Architettura

Architettura

Architetto iunior

Architetto iunior

Architetto iunior

Architettura

Architetto iunior

Architetto iunior

TITOLO

Architetto iunior

SEZ. A

Architettura

Architettura

Architettura

SETTORE

ISCRIZIONE ALL’ORDINE (in base a D.P.R. 328/ 2001)

14


180

187

205

Corso di Laurea in Ingegneria Edile (presidente Prof. Tommaso Pastore)

Corso di Laurea in Ingegneria Civile (presidente Prof. Francesco Colleselli)

Corso di Laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (presidente Prof. Francesco Colleselli)

Corso di Laurea specialistica in Ingegneria edile-Architettura (presidente Prof. Francesco Colleselli)

Facoltà di Ingegneria (preside Prof. Giancarlo Maccarini)

Facoltà di Ingegneria (preside Prof. Pier Luigi Magnani)

UNIVERSITÀ DI BRESCIA (rettore Prof. Augusto Preti) Portale stage in fase di elaborazione. Attualmente www.unibs.it, link “ altre organizzazioni” , ISU, stage L.S. (percorso unitario di 5 anni)

L.

L.

L.

L.S. (percorso unitario di 5 anni)

I dati riportati hanno valore indicativo: sono stati desunti dai siti delle università e verificati con le rispettive segreterie.

LEGENDA: L. = Laurea (3 anni); L.S. = Laurea specialistica (2 anni dopo la laurea); L.UE = Laurea quinquennale

270

800

Corso di Laurea specialistica in Ingegneria edile-Architettura (presidente Prof.ssa Francesca Turri)

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO (rettore Prof. Alberto Castoldi) - Portale stage in fase di elaborazione. Ufficio tirocini 035 210597

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Corso di Laurea in Ingegneria per l’ambiente e il territorio sede di Mantova (presidente Prof. Carlo Ciaponi)

Forum

4/S - Lauree specialistiche in architettura e ingegneria edile

8 - Ingegneria civile e ambientale

8 - Ingegneria civile e ambientale

4 - Scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile

4/S - Lauree specialistiche in architettura e ingegneria edile

8 - Ingegneria civile e ambientale

8 - Ingegneria civile e ambientale

L.

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Corso di Laurea in Ingegneria per l’ambiente e il territorio (presidente Prof. Carlo Ciaponi) L.

8 - Ingegneria civile e ambientale

L.

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4 -Scienze dell’architettura e dell’ingegneria edile

Corso di Laurea in Ingegneria civile (presidente Prof. Carlo Ciaponi)

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Corso di Laurea in Edilizia sede di Lecco (presidente Prof. Ettore Zambelli)

Facoltà di Ingegneria (preside Prof. Virginio Cantoni)

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA (rettore Prof. Roberto Schmid) Informazioni su stage: C.O.R. Centro Orientamento Universitario tel. 0382 504210; http://cor.unipv.it

Conservazione dei beni architettonici e ambientali

Paesaggistica

Pianificazione territoriale

Architettura

Architettura

Architettura

Architettura

Conservazione dei beni architettonici e ambientali

Paesaggistica

Pianificazione territoriale

Architettura

Architettura

Architettura

Architettura

Architettura

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Conservatore dei beni architettonici e ambientali

Paesaggista

Pianificatore territoriale

Architetto

Conservatore dei beni architettonici e ambientali

Paesaggista

Pianificatore territoriale

Architetto

Architetto iunior

Architetto iunior

Architetto iunior

Architetto iunior

Architetto iunior

Architetto iunior

Architetto iunior


Cremona

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Lecco

a cura di Massimo Masotti

a cura di Carmen Carabus e Giorgio Melesi

Il tirocinio a Cremona

L’importanza del tirocinio

Le recenti normative di riforma dell’ordinamento universitario (D.M. 509/1999) e della struttura degli Ordini professionali (D.P.R. 328/2001) hanno dato nuovo impulso all’attività di tirocinio, sia come strumento fondamentale nel percorso formativo dell’ambito curricolare degli studenti, sia come indispensabile nodo di raccordo tra formazione e lavoro, in linea con le esperienze europee già avviate in paesi come Belgio, Germania ed Inghilterra. Il ruolo degli Ordini professionali diventa, necessariamente, di sostanziale importanza nella regolamentazione dei rapporti tra Università e mondo del lavoro. Il D.P.R. 328/01, ha sancito il diritto dello studente a svolgere attività di tirocinio in sostituzione dell’Esame di Stato. Agli artt. 17.5 e 18.4 del decreto (relativamente alle due sezioni A e B) si cita espressamente: “ Nel caso vengano attivate, con apposite convenzioni fra Ordini ed Università, attività strutturate di tirocinio professionale, adeguatamente regolamentate ed aventi una durata massima di un anno, la partecipazione documentata a tali attività esonera dalla prova pratica” . Il nostro Ordine ha già fatto un primo passo al riguardo. Si tratta della firma di una convenzione tra Politecnico di Milano e Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Cremona (approvata con delibera di Consiglio n. 102 del 9 dicembre 2002) che permetterà agli studenti e a coloro che frequentano dottorati di ricerca, scuole e corsi di specializzazione e perfezionamento del Politecnico, di fare tirocinio presso l’Ordine e/o gli architetti rappresentati dall’Ordine. Il tirocinio perseguirà obiettivi didattici, di orientamento e di acquisizione della conoscenza del mondo lavorativo professionale. Gli architetti tutori dovranno avere almeno cinque anni di iscrizione all’Albo e non avere pendenze di tipo disciplinare con l’Ordine stesso. Verranno redatti appositi Progetti Formativi in cui si stabiliranno contenuti, tempi e modi di realizzazione del tirocinio. I tutori universitari e gli architetti responsabili controlleranno il corretto svolgersi dell’attività tirocinante. Al termine del tirocinio verrà rilasciata una certificazione attestante il regolare svolgimento del medesimo. Quest’importante accordo tra Ordine e Università permetterà già dai prossimi mesi di avviare le prime esperienze di tirocinio. Dai primi contatti informali con docenti del Politecnico, soprattutto del Centro per lo Sviluppo del Polo di Mantova, è emersa la disponibilità di un gruppo di studenti ad iniziare quanto prima l’attività di tirocinio. L’Ordine dovrà farsi carico, nei prossimi mesi, di informare adeguatamente i propri iscritti sui contenuti della convenzione. Verranno, inoltre, avviati contatti con gli uffici tecnici degli Enti Locali (Comuni e Provincia), con le aziende private e con ogni soggetto che abbia i requisiti necessari per accogliere l’attività tirocinante. Per gli aggiornamenti in tempo reale sulle offerte di tirocinio, e di ogni altra attività dell’Ordine, si consulti il nostro sito all’indirizzo www.architetticr.it

Parlando del tirocinio, strumento di formazione poco utilizzato in Italia, ma da tempo praticato nei paesi più evoluti, mi vengono in mente alcune considerazioni sulla esperienza che ho avuto modo di fare all’ultimo anno del mio corso di laurea, giusto qualche anno fa. In quei tempi pur non essendo un momento didattico istituzionalizzato e non fruendo quindi delle attuali benevolenze creditizie, c’era la possibilità di concorrere per la partecipazione ad uno stage presso uno studio o un ente straniero dove poter concretamente verificare quanto più o meno imparato sui banchi della facoltà. Anche se obiettivamente dura in quanto, avendo scelto una struttura dove si parlasse l’inglese, mi sono ritrovato in uno studio ad Aarau nella Svizzera tedesca, devo riconoscere che quella mia prima esperienza di lavoro è stata molto formativa perché mi ha consentito di partecipare concretamente al processo di progettazione integrata, confrontando le mie poche conoscenze teoriche con colleghi più anziani e di diversa formazione culturale e professionale, alla ricerca di un comune linguaggio con cui esprimere le proprie proposte. Ho vissuto tanto intensamente l’esperienza di quei tre mesi che ho poi accettato di trasmetterla ai colleghi, occupandomi per un po’ dell’organizzazione degli stage delle facoltà di architettura italiane. Quella che era allora un’occasione per i più interessati o fortunati, senza presenza di tutor sia da parte accademica che di competenza degli ordini professionali, è diventata oggi una realtà che consente ai giovani di acquisire esperienza professionale pratica in studi, società e uffici tecnici pubblici e privati, nei diversi campi della professione di architetto. Finalmente i nuovi piani di studio delle facoltà di architettura e di ingegneria edile-architettura prevedono anche da noi un periodo di tirocinio obbligatorio durante l’ultimo anno di corso, periodo finalizzato alla conoscenza diretta dell’attività professionale con l’assistenza di tutor, messi a disposizione dalle facoltà. Tutor, termine originariamente latino poi inglesizzato ma che nel suo etimo mantiene tutta l’importanza della figura tutoriale assente nella esperienza degli stage dei miei tempi. Al contrario di quanto capitato a me, fortunatamente capitato in uno studio dove effettivamente eri messo in condizione di imparare lavorando, alcuni colleghi sono finiti in strutture che li hanno utilizzati in ruoli secondari disattendendo l’aspetto formativo dell’esperienza e quindi l’entusiasmo della sua diffusione. Oltre a questa opportunità al termine del corso di studio, una volta conseguita la laurea o quantomeno superati tutti gli esami prima della discussione della tesi, le nuove modalità di svolgimento dell’esame di Stato prevedono poi la possibilità di sostituire la prova pratica con un ulteriore periodo di tirocinio professionale della durata variabile da sei mesi ad un anno. La norma è analoga per entrambe le sezioni A e B dell’Albo degli Architetti, cosí come definite dal D.P.R. 382/2001. Altra interessante novità a garanzia dei futuri professionisti è costituita dal coinvolgimento degli Ordini provinciali, ai quali è delegato il compito di attivare un Registro dei tirocinanti in cui vengono riportati i dati di chi ne faccia richiesta e dei relativi responsabili del tirocinio. Contestualmente gli Ordini devono istituire l’elenco degli iscritti disponibili ad accogliere nei propri studi laureandi o neolaureati per il tirocinio. L’Ordine, che sembrava destinato a scomparire, assume cosí un ruolo sempre piú definito, oltre che come centro di servizi

M. M.


Ferruccio Favaron

Mantova a cura di Sergio Cavalieri

Il Tirocinio a M antova L’introduzione del D.P.R. n. 328 di riforma dell’Università, ha modificato in modo radicale i livelli di formazione universitaria, con un conseguente profondo cambiamento sia all’interno delle strutture universitarie stesse, sia nel mondo professionale, ampliando di conseguenza in modo considerevole le funzioni istituzionali degli Ordini. Già da molti anni si era avvertita l’esigenza di una formazione “ pratica” , come naturale completamento della preparazione didattica, di per sé insufficiente ad affrontare il mondo professionale. Con l’entrata in vigore di questa normativa, che istituisce tra l’altro la possibilità del tirocinio facoltativo, in alternativa ad una delle prove pratiche dell’esame di stato, si apre una nuova possibilità ai neo laureati che si apprestano ad affacciarsi al mondo del lavoro. Allo stesso tempo, condizionando l’attivazione dei tirocini, alla stipulazione di una convenzione tra le Università e gli Ordini professionali, investe gli Ordini stessi di un ruolo importante tra le Università ed il mondo del lavoro. L’Ordine di Mantova già da tempo aveva instaurato con il Politecnico di Milano, in modo particolare con il Centro per lo sviluppo del Polo di Mantova, un rapporto di fattiva collaborazione, organizzando seminari e corsi, su temi specifici, finalizzati alla formazione. Proseguendo su questa strada il nostro Ordine ha recentemente firmato una convenzione con il Politecnico di Milano, con la quale gli studenti potranno effettuare il tirocinio presso l’Ordine o presso gli architetti iscritti all’Albo, in possesso dei requisiti stabiliti dal Consiglio. In concreto è già stata attivata la procedura che consente agli studenti del terzo anno delle Facoltà di Architettura e di Edilizia, di poter svolgere, presso alcuni studi professionali di Mantova e provincia, il tirocinio obbligatorio della durata di circa 120 ore. Questi primi passi, che per motivi di contingenza si sono dovuti svolgere in tempi molto ristretti, hanno comunque contribuito a gettare le basi sulle quali si concorderà con il Politecnico, una linea comune allo sviluppo del progetto. S. C.

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Forum

nell’ambito di tutte le iniziative atte a promuovere l’architettura e l’immagine degli architetti nei confronti della società, anche come garante della formazione post-universitaria dei futuri iscritti, convalidando per ogni tirocinante l’esperienza effettuata. Questo compito non deve limitarsi al controllo burocratico delle procedure, ma deve essere svolto con la massima responsabilità per evitare che questa importante occasione di completamento della formazione didattica diventi un mezzo per acquisire personale a basso costo a cui affidare mansioni poco qualificanti. Anche in questo campo occorre dimostrare di essere pronti ad affrontare le trasformazioni in atto nella società, assumendo tutta l’autorevolezza indispensabile per rinnovare la nostra credibilità all’interno delle istituzioni. Per quanto riguarda il tirocinio pre laurea deve essere rafforzato il rapporto Ordine-Università mediante un’azione comune fra il tutor di nomina accademica, responsabile didattico organizzativo dell’attività di tirocinio che deve vigilare e convalidare i contratti e le esperienze lavorative, e quello della struttura professionale ospitante, cui è demandata la responsabilità di inserire ed assistere il tirocinante nella attività lavorativa in cui opera. Tutti i colleghi devono pertanto sentire il dovere di ospitare nei propri studi questi giovani laureandi o laureati, dando loro la possibilità di sperimentare concretamente le nozioni acquisite durante la formazione didattica, partecipando nella pratica professionale quotidiana al processo di progettazione in cui tutti gli aspetti del problema, da quello estetico-artistico a quello piú propriamente tecnico, si possano confrontare con pari dignità così da realizzare concretamente il prodotto architettonico, riferendolo saldamente alla realtà in cui si colloca. Concretezza in quanto l’architettura è tale solo se si materializza coerentemente nei tre aspetti della triade vitruviana, sempre più di grande attualità. Per quanto riguarda infine la indispensabile retribuzione dei tirocinanti, aspetto in cui si gioca parte della nostra credibilità, ritengo si possa ricorrere ai fondi europei che le singole regioni hanno a disposizione per la formazione professionale, riconoscendo alle strutture professionali almeno la copertura della parte assicurativa.


Milano a cura di Antonio Borghi e Roberto Gamba

Tirocinio: tra formazione universitaria

e professione

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La legge di riforma dell’Università (D.M. 3.11.99 n. 509) e la legge di riordino delle Professioni (D.P.R. 5.6.01 n. 328) hanno introdotto profondi cambiamenti sia interni alla struttura universitaria sia esterni, direttamente incidenti sul mondo delle professioni. L’ampliamento dell’autonomia in materia didattica, l’istituzione delle lauree triennali e delle lauree specialistiche, la revisione dei requisiti per l’ammissione agli Esami di Stato e l’istituzione di sezioni differenziate negli albi professionali sono tra le innovazioni più significative previste dalla nuova normativa. L’ampiezza delle variabili possibili che corrisponde ai due livelli di formazione introdotti dalla riforma universitaria (laurea triennale e laurea specialistica) si traduce di fatto nell’istituzione di due sezioni diverse degli albi professionali (A e B), l’accesso alle quali dipende dal livello di formazione e che a loro volta sono suddivise ulteriormente nei 6 settori in cui si articolano le sezioni. La sezione A dell’albo avrà dunque 4 settori (Architettura, Pianificazione territoriale, Paesaggistica, Conservazione dei beni architettonici e ambientali), a cui si accederà con il possesso di laurea specialistica della durata di 5 anni, ottenendo i titoli rispettivamente di Architetto, Pianificatore territoriale, Paesaggista e Conservatore; la sezione B dell’albo avrà 2 settori (Architettura, Pianificazione territoriale), a cui si accederà con il possesso si laurea della durata di 3 anni, ottenendo i titoli rispettivamente di Architetto iunior e Pianificatore iunior. Non contestiamo il principio che fosse necessario riformare il sistema universitario, ma occorre richiamare l’attenzione su uno dei problemi che l’introduzione della nuova normativa pone. Ci sembra, infatti, che il Decreto n. 328/2001 abbia accuratamente evitato di affrontare in modo adeguato lo spinoso nodo della definizione delle competenze spettanti alle singole professioni, se pur l’art. 16 sembri indicare in modo preciso l’oggetto dell’attività professionale degli iscritti alle rispettive sezioni. Valga un esempio per tutti: gli Architetti iunior (laurea triennale in architettura, iscritti nella sezione B dell’albo) potranno svolgere tutte le attività di progettazione e direzione lavori dei laureati quinquennali (iscritti nella sezione A dell’ albo), purché siano relative a “ costruzioni civili semplici, con l’uso di metodologie standardizzate” . Ma quale è il limite tra costruzioni civili semplici e non semplici? Quale è la differenza tra costruzioni civili semplici e costruzioni di modesta entità per la progettazione delle quali basta un diploma di geometra? Lo stesso decreto ha anche posto l’accento sugli Esami di Stato. L’Esame di Stato avrà per oggetto temi relativi all’attività della specifica professione e sarà articolato in quattro prove differenziate per l’iscrizione alla sezione A nei settori Architettura e Conservazione dei beni architettonici e ambientali, e alla sezione B nei settori Architettura e Pianificazione territoriale. Le prove saranno invece limitate a tre per l’iscrizione alla sezione A nei settori Pianificazione territoriale e Paesaggistica. Per le prossime sessioni degli Esami di Stato occorrerà pertanto prevedere prove differenziate e articolate e definirne le modalità di svolgimento, individuando il quadro di riferimento culturale e normativo al quale ricondurre i princìpi e gli strumenti da tenere in considerazione. Agli artt. 17 e 18 del decreto citato si sancisce anche la possibilità di svolgere, tutta o in parte durante gli studi, una attività di tirocinio della durata massima di un anno in sostituzione della prova pratica dell’Esame di Stato.

Gio Ponti nel suo studio.

Il tirocinio dovrà essere attivato attraverso apposite convenzioni tra Ordini professionali e Università e non dovrà essere previsto per i Conservatori dei beni architettonici e ambientali poiché questi non dovranno sostenere la prova pratica all’Esame di Stato, non essendo contemplata la progettazione tra le loro competenze. Il tirocinio, da sempre richiesto dagli Ordini e oggi finalmente previsto per legge, anche se non obbligatorio costituisce una positiva novità per la professione di architetto. L’architettura infatti è fondata sull’interazione tra la teoria e la pratica, secondo un modello strutturato d’insegnamento imperniato sull’applicazione delle conoscenze teoriche a situazioni concrete e sulla realizzazione pratica del processo progettuale. Il tirocinio è praticato da tempo e obbligatoriamente in molti paesi europei e consente di applicare le conoscenze teoriche acquisite durante gli studi su situazioni concrete che non sono contemplate dal percorso universitario nonostante siano indispensabile completamento formativo della figura professionale, come la realizzazione pratica del processo progettuale. L’Ordine di Milano, facendo propri alcuni princìpi di base, messi a punto con la Consulta degli Ordini Lombardi e con il Consiglio Nazionale, ha stipulato una convenzione con il Politecnico di Milano per l’attivazione del tirocinio di formazione pratica che consenta agli studenti e ai neolaureati di svolgere un’esperienza professionale strutturata presso quegli Enti o studi professionali che si renderanno disponibili e che saranno riconosciuti in grado di offrire gli strumenti adeguati al completamento del percorso formativo necessario per consentire l’accesso alla professione. Il tirocinio sarà sostanzialmente di due tipi diversi: il primo, rivolto agli studenti del terzo e del quinto anno delle Facoltà di Architettura e di Ingegneria edile è obbligatorio, ha una durata di circa 150 ore e potrà essere svolto in tutto o in parte all’interno della struttura universitaria; il secondo, facoltativo, è rivolto ai neolaureati triennali e quinquennali, ha una durata massima di un anno e dovrà essere svolto presso Enti, associazioni o studi professionali al di fuori delle Facoltà. Il tirocinante può scegliere liberamente il responsabile del suo tirocinio. Tuttavia per facilitare la ricerca l’Ordine di Milano, promuovendo convenzioni con Enti, imprese, soggetti pubblici o privati che svolgono attività di progettazione e direzione lavori, metterà a disposizione un elenco sia di coloro che, valutati idonei a svolgere i compiti richiesti, si renderanno disponibili ad ospitare i tirocinanti, sia degli studenti e dei neolaureati che vorranno avvalersi della opportunità di completare la formazione universitaria attraverso un’esperienza professionale. Verranno inoltre messe in atto iniziative affinché i programmi di formazione pratica possano facilitare gli scambi internazionali, cercando di superare le incompatibilità che la differente organizzazione della professione nei vari Stati potrà generare, per favorire la libera circolazione che riteniamo occupi un posto importante nella scala delle priorità.


Daniela Volpi

L’esperienza della Gregotti Associati International Quella del tirocinio professionale è una pratica consolidata nel nostro studio da oltre un decennio. La continua presenza di studenti e neolaureati provenienti da diversi paesi, anche grazie agli accordi stabiliti con alcune università straniere, in particolare tedesche, francesi e portoghesi, costituisce elemento di arricchimento nella pratica quotidiana del mestiere dell’architetto che qui si svolge. Il coinvolgimento dei tirocinanti è molto intenso ed è distribuito nei diversi ambiti di attività dello studio. I giovani architetti e studenti vengono impegnati sui progetti che presentano forti valenze di ricerca, come ad esempio avviene in questo momento per i concorsi e gli incarichi in fase di svolgimento sulla città cinese. L’intensità del ritmo di lavoro in équipe e il dibattito interno sullo sviluppo della ricerca e della verifica progettuale, trovano sempre corrispondenza nel livello di partecipazione attiva e propositiva da parte di questi speciali collaboratori, che spesso concludono il proprio iter di studi sviluppando nelle tesi di laurea aspetti dei progetti che hanno seguito con noi. Crediamo che il contributo alla formazione professionale dei giovani tirocinanti sia il risultato dell’incontro tra riflessione teorica, sperimentazione e pratica del progetto, verso la formazione di una base sulla quale essi possano costruire una posizione culturale, irrinunciabile condizione per orientare le future scelte progettuali.

Tirocinio e piano formativo Scriveva Ernesto Nathan Rogers a proposito della formazione universitaria: “ Così dobbiamo aiutare il giovane, non attirandolo con inganni o lusinghe di comode panacee accademiche, ma dandogli il senso pieno della sua individualità, proprio in quella parte di cui sarà più consapevole e che sempre più premerà in lui come bisogno di esprimersi, per realizzare, nelle opere, sé stesso. (…) La Scuola non creda nella sua autosufficienza, non si ammanti di toghe accademiche, riconosca quel che deve alla vita: i giovani sentiranno quanto debbono alla Scuola che sarà stata il tramite tra essi e la società. Qualunque sarà stato il livello che ognuno avrà potuto raggiungere, ognuno saprà di poter essere utile” (E. N. Rogers, Gli elementi del fenomeno architettonico). Ora si offre l’occasione alla Scuola di contatti ravvicinati con le professioni attraverso il tirocinio - al 3° anno della laurea in architettura, o al 5° anno della specialistica - condizione imposta per laurearsi. Lo studente può scegliere di svolgerlo in un periodo concentrato o diluito. Lo studente sceglie tra le offerte pubblicate sulle pagine internet o recandosi all’Ufficio Stage e tirocini del Politecnico. Lo studente sceglierà liberamente tra le offerte che enti, professionisti o aziende propongono e che possono prevedere rimborsi spese o piccoli compensi. L’Università gli fornirà un tutore che definirà, con il tutore dell’ente che propone, l’opportunità di tirocinio, un piano formativo sulla base del quale si svolgerà l’attività dello studente. Un tutore interno all’ente seguirà l’attività e al suo termine stenderà, con il docente tutore, una relazione sulla base della quale potranno essere riconosciuti i crediti previsti per il tirocinio. Ogni studente potrà scegliere, potrà fare un’esperienza interessante calata in una particolare attività professionale ed iniziare a rendersi conto della varietà e difficoltà della professione. La qualità dell’esperienza, se riconosciuta come positiva, vedrà l’accreditamento dei crediti formativi nella carriera dello studente. Infine, potrà presentarsi alla laurea con un’esperienza concreta e scegliere se proseguire negli studi o fermarsi. Adele Bugatti Di Maio

Guido Morpurgo

Gregotti Ass. Int., concorso per il palazzo della Duma, Mosca 2002.

Giorgio Vasari, Fucina di Vulcano.

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I rappresentanti degli Ordini degli architetti e delle Facoltà di Architettura, già nel 1998 evidenziarono la necessità di adeguamento della formazione e della professione dell’architetto, della definizione dei ruoli, delle competenze e delle prerogative della sua figura professionale, con l’obiettivo di costruire le premesse per una significativa presenza dell’architettura nella società italiana, da troppo tempo indifferente ai problemi dell’ambiente, sempre meno educata all’attenzione per i valori della costruzione dello spazio e spesso purtroppo convinta che questi valori esulino dalle competenze del progetto. Una formazione professionale adeguata e completa è il primo passo per raggiungere l’obiettivo di migliorare la conoscenza e la promozione dell’architettura, per restituire al progetto quel ruolo centrale che sembra oggi aver perduto, per ottenere una maggiore sensibilizzazione alla cultura architettonica, urbana e paesaggistica, oltre che degli operatori, anche della committenza e dei cittadini. Forse l’istituzione del tirocinio può essere un buon inizio.


Premio stage ai vincitori del “Giovani Architetti 2002 San M arco”

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La società francese Saint-Gobain Terreal, che controlla la società San Marco Laterizi, ha promosso lo scorso anno il concorso “ Giovani Architetti 2002” rivolto a neolaureati e laureandi delle facoltà di architettura italiane, che avevano il compito di elaborare un progetto di architettura di interni, di terrazzi o di giardini, per la cui realizzazione è previsto l’utilizzo di materiali della linea Abita San Marco (pezzi speciali in cotto). Sono stati messi in palio stage di tre mesi negli studi professionali di Paolo Portoghesi, Antonio Monestiroli e Giancarlo De Carlo, componenti loro stessi della commissione giudicatrice. All’idea di promuovere la cultura del cotto, nell’architettura contemporanea, si è unita così l’opportunità di collegare giovani architetti all’attività di importanti studi professionali. I partecipanti hanno dovuto allegare al progetto: • i laureandi, una dichiarazione in cui sia indicata l’università, il professore con cui si è concordata la tesi e i suoi recapiti in università, e il titolo provvisorio della tesi; • i laureati, il certificato di laurea dove appaia la data di discussione della tesi. Riguardo al progetto invece i partecipanti al concorso hanno presentato una stampa e una copia del progetto su supporto magnetico. Il valore commerciale unitario dei 3 stage di 3 mesi è stato valutato dai promotori in € 1.200,00. A Giorgia Panella, Marco Alesi e Giuseppe Borzellieri, e Cristina D’Angelo, sono stati assegnati rispettivamente il primo, il secondo e il terzo premio. Il progetto di Giorgia Panella, laureata alla facoltà di architettura di Roma Tre, si traduce in un muro di contenimento e nei terrazzamenti di un’area estesa e collinare, situata ai margini di Viterbo. Il progetto ha segni contenuti, volumi piccoli, quasi nascosti, pensati con una continua attenzione a limitare le altezze, come se i vari elementi fossero presenti in quell’ambiente da sempre. La percezione immediata che si ha del luogo è caratterizzata dalla libertà di orizzonte. Il laterizio è scelto nelle tonalità del rosato bizantino e del giallo vivo. La sua applicazione è valsa a realizzare murature, sedute, un bordo vasca e canali dell’acqua. Il progetto di Marco Alesi e Giuseppe Borzellieri, iscritti alla facoltà di architettura di Palermo, riguarda una fermata della metropolitana per Palermo, ricoperta da una “ pelle” di laterizio. L’idea che ha dato vita al progetto, è quella del labirinto. La struttura della metropolitana lega una strada interna con una strada carrabile, diventando così occasione per ricucire due parti diverse della città: da un lato, il bordo della strada, dall’altro, l’ingresso e il fondo di un giardino di quartiere. Il progetto di Cristina D’Angelo, laureata in architettura alla Sapienza di Roma, trasforma un piccolo manufatto rurale (un ex fienile), in abitazione per il week-end. R. G.

Progetto di Marco Alesi e Giuseppe Borzellieri.

Progetto di Giorgia Panella.

Progetto di Cristina D’Angelo.


Varese

a cura di Vittorio Prina

a cura di Enrico Bertè e Claudio Castiglioni

Il tirocinante e l’architetto

Il tirocinio tra Università ed Ordini

Il tirocinio, per gli Architetti, non rappresenta certo una novità; la novità è rappresentata solamente dalla sua istituzionalizzazione avvenuta nell’anno 2001 con la riforma per l’ammissione all’Esame di Stato. Infatti, nel corso degli studi universitari, oggi come ieri, tutti gli studenti di Architettura, chi più, e chi meno, hanno sentito il “ bisogno” di vedere e toccare con mano come si esercita la professione di Architetto, bussando ad uno studio professionale; detto “ bisogno” diventava sempre più grande con l’avvicinarsi dell’esame di laurea, ultima tappa del percorso formativo. Oggi come ieri, le ragioni di un tale “ bisogno” sono sempre le stesse: la preparazione didattica non è sufficiente ad affrontare la professione; il mondo della scuola non contempla la conoscenza del mondo del lavoro. Questa situazione, fino ad oggi, ha avuto come attori tre soggetti: gli studenti, laureandi, neo laureati in qualità di richiedenti il tirocinio; gli Architetti professionisti in grado di soddisfare a detta richiesta, in quanto soggetti attivi del fare architettura; gli Ordini Professionali tramite l’organizzazione di corsi atti a favorire l’apprendimento delle problematiche legate all’esercizio dell’attività professionale. La riforma per l’ammissione all’Esame di Stato affida a Convenzioni fra Ordini ed Università la possibilità di organizzare attività strutturate di tirocinio professionale, della durata massima di un anno, la cui partecipazione documentata esonera il tirocinante dalla prova pratica, e forse anche dalla prova scritta (la legge non lo dice), in quanto la stessa prevede la valutazione economicoquantitativa della prova pratica. Quindi, l’Università diventa il nuovo soggetto nella “ catena del tirocinio“ , la quale però non gode di propria autonomia, dovendosi convenzionare con gli Ordini professionali. Tutto bene, purché questo matrimonio sia produttivo ed almeno alla pari, e l’Università non cerchi di “ schiacciare“ gli Ordini professionali, volendo incanalare, controllare, correggere le attività oggetto di tirocinio professionale. Il Progetto formativo deve essere liberamente predisposto dall’Architetto che si assume la responsabilità di offrire il tirocinio, in base alla attività professionale svolta, ed il tirocinante deve altrettanto liberamente accettarlo, se in esso riconosce interessi per le sue future aspettative professionali; il rapporto deve essere libero, e, quindi, deve potersi liberamente sciogliere da entrambe le parti per qualsiasi ragione. Nulla è dovuto al tirocinante, il quale deve comunque godere di adeguata copertura assicurativa per tutti i rischi derivanti dal tirocinio. All’Architetto che offre l’attività di tirocinio vanno riconosciute agevolazioni fiscali, considerato che lo stesso sottrae parte del proprio tempo per questa attività, che di fatto ha ampi contenuti di carattere formativo-culturale-economico che sono tipici dell’attività professionale, e scarsamente presenti nell’attività didattica, come anche riconosciuto dalla necessità di istituzionalizzare il tirocinio. Certamente, il tirocinio non potrà risolvere del tutto le problematiche legate al divario fra attività professionale ed insegnamento universitario; occorre che il mondo della professione penetri, ed in profondità, all’interno delle Università, per fornire quegli elementi di raccordo necessari ad affrontare la professione, ed evitare che lo studente laureatosi con il massimo dei voti, venga, solo dopo alcuni mesi, “ bocciato“ all’Esame di Stato, a volte dallo stesso professore che lo ha precedentemente laureato.

Con l’entrata in vigore del D.P.R. 328 del 5 giugno 2001 e l’inserimento di un tirocinio facoltativo in sostituzione ad una prova pratica nell’Esame di Stato si riconosce all’Ordine una funzione sociale molto più determinante dei precedenti compiti, attribuendone, oltre la deontologia anche la responsabilità e la certificazione della qualità professionale e della formazione permanente. Troppo spesso si è constatato come vi sia una insufficienza nella formazione scolastica che conduce i giovani architetti ad iniziare le loro carriere in condizioni molto difficili. Gli Ordini e nello specifico l’Ordine di Varese, da molti anni svolgono un’attività di agevolazione e passaggio dal mondo Universitario alla Professione operando in vari settori. Un settore ancora operante è quello dell’organizzazione ogni due anni di corsi propedeutici atti alla formazione dei nuovi iscritti. Le tematiche riguardano gli aspetti istituzionali dell’Ordine, quali la deontologia professionale, gli aspetti fiscali, quelli previdenziali, per volgere ad aspetti normativi, agli iter amministrativi, alla progettazione ambientale e al progetto di un’opera pubblica. I Corsi hanno avuto una costante partecipazione e si sono rilevati interessanti ed utili. Da tempo nel nostro Ordine si è formata una Commissione che sta lavorando alla puntualizzazione di alcune tematiche riguardanti il D.P.R. 328/01. Mettere a punto gli aspetti della gestione e dell’organizzazione congiuntamente alla individuazione dei contenuti, sono alcune delle priorità che intenderemmo approfondire per la conduzione dell’iter relativo al tirocinio. Particolarmente importante per la qualità e la riuscita della preparazione dei nuovi professionisti diverrà la gestione numerica degli iscritti, oltre al reperimento degli studi professionali. Infatti, il tirocinante sarà sempre seguito dall’Ordine nel suo percorso formativo che lo registrerà all’inizio, lo “ verificherà” durante e lo “ certificherà“ al termine. È essenziale che vi siano anche, a seconda delle specificità di ogni studente, impieghi mirati e più adatti ad ognuno. Ecco perché si ritiene forse indispensabile, proprio a questo fine, svolgere un colloquio preventivo prima dell’inserimento del tirocinante in una struttura. Oltre a ciò, si sta lavorando anche all’identificazione di una metodologia formativa che possa essere comune a tutte le strutture operanti. Siamo tutti a conoscenza di come la licenza di esercizio sia ormai consuetudine in un certo numero di paesi europei, in alcuni è rilasciata dopo un tirocinio professionale più o meno lungo destinato a completare la formazione dei giovani laureati. In Belgio ad esempio il tirocinio è obbligatorio e determinante per l’accesso alle professioni. Garantire comunque una continuità formativa, che non può limitarsi al periodo dell’Università, è un dovere al quale non possiamo sottrarci. L’Università diventa quindi un partner prezioso proprio nella possibilità di sottoscrivere convenzioni con gli Ordini che possano offrire agli studenti un’ampia ed approfondita esperienza atta all’acquisizione dei fondamenti teorici, pratici e deontologici della professione. Le iniziative pilota Università-Ordine consentiranno di anticipare le modalità di svolgimento di attività che fanno parte del bagaglio di conoscenze di un professionista (responsabilità amministrative, civili, penali, deontologia, sicurezza nel progetto e sul cantiere, direzione e contabilità dei lavori). Come Ordine ci sentiamo chiamati ad una grande prova, saremo infatti noi a valutare gli architetti del futuro.

Marco Bosi

Laura Gianetti

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Pavia


A cura della Redazione

“Milano costruzione di una città”

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Milano è guardata da lontano e dall’alto, nel suo disporsi nel gran teatro della pianura e sotto la corona dei monti, avvolta in una rete intricata di acque e di strade, dentro la trama pulsante del produrre, del circolare, del vivere. Ma la stessa città è poi studiata dall’interno, come costruzione e come compagine tecnica, come cumularsi lento e contraddittorio di opere, come dispositivo complesso che alle attività umane deve offrire adeguato supporto. È una visione densa quella che Giuseppe De Finetti propone della realtà urbana: non semplice descrizione di vicende trascorse, ma storia viva e operante, che della città vuole cogliere la profondità di tempo e la dimensione corale, ma anche i punti irrisolti e le disfunzioni, per indicare come scioglierli entro un nuovo disegno. Storia urbana che accetta di interpretare e che si distende nella proposta di un piano, diventando progetto. È un libro, quello riedito da Hoepli, ancor oggi bellissimo e attuale, concepito per disegnare le linee della ricostruzione dopo i disastri della guerra, ma rimasto incompiuto e non pubblicato. Da quei disastri Milano risorge (secondo il titolo originario) solo se coglie con lungimiranza le possibilità e le vocazioni che una grande struttura, per sua natura inerte, conserva all’interno. Ed è un modo di “ far storia” che si oppone a uno storicismo egemone e neutro: un modo alternativo, ad esempio, all’opera contemporanea, monumentale ed erudita di Giacomo Bascapè e Paolo Mezzanotte, Milano nella storia e nell’arte (Bestetti, 1948), dove la realtà urbana quasi sembra disporsi in un regno sospeso. De Finetti si collega a una diversa tradizione di impegno civile e in primo luogo a Carlo Cattaneo, al suo intendere la città come “ principio ideale” e come fattore di identità, ma anche come opera di generazioni e come costruzione ingegneresca complessa. La città è narrata nelle sue tensioni e nel suo divenire; descritta poco per immagini e forme e piuttosto attraverso una “ drammaturgia” dei contenuti; rispetto ad essi l’architettura e le sue scelte rimangono passione profonda e mestiere praticato, ma circondate di silenzioso riserbo. È una figura di architetto isolata e incompresa, quella di De Finetti: colto e di estrazione alto-borghese; antifascista e radicale di idee; allievo a Vienna di Loos e come lui portatore di una corrosiva e diversa verità; come Loos scetticamente disincantato, ma più di lui ingenuo e fidente nella possibilità che la ragione si affermi; con un’idea alta della politica e in fondo impolitico; incapace di misurare le forze e a tratti convinto del potere persuasivo che il progetto può avere. È una storia sbilanciata e tendenziosa quella che De Finetti costruisce. Non un racconto cronologica-

mente ordinato, ma una messa in luce discontinua di momenti, di problemi e di nodi: come se la vicenda urbana passasse in primo luogo attraverso certi eventi e certi episodi, per accelerazioni improvvise, illuminata dalle idee e dai momenti di tensione al progresso. Per questo l’attenzione è portata in primo luogo alla città romana, quasi scomparsa a Milano come presenza fisica ma rimasta come persistenza segreta e come matrice ideale; e poi al rinascimento, con le sue idealità di riforma e con le immaginazioni di Leonardo; e ancora alla città neoclassica, come presenza concreta ma anche come progetto incompiuto. Il riferimento al neoclassico è comune a Muzio e agli architetti del Novecento, ma con fondamenti diversi. Muzio e gli architetti del Novecento guardano al neoclassico in primo luogo come mondo formale, come opzione di stile. Il loro problema è di restaurare una tradizione perduta, e quella tradizione cercano di ricomporre con atto di volontà, per via letteraria. Lo sguardo di De Finetti è diverso perché nasce da un’adesione profonda e insieme da una nostalgia. L’adesione è ai valori civili dell’illuminismo, al suo privilegio della ragione, alla sua volontà di progresso. In base ad essa la borghesia è riuscita ad elaborare un disegno organico e sapiente di riforma, che il piano del 1807 esprimeva. Quel disegno De Finetti pensa che possa essere ripreso e reinventato, portandolo a confronto con i problemi presenti. Possiamo leggere le sue tesi su Milano, e soprattutto il suo tentativo ricorrente di costituire un fronte imprenditoriale e finanziario legato a un nuovo piano, come riproposizione di una speranza e di un mito borghesi: come immaginazione di una linea di riforma che le classi dirigenti hanno tradito ma ancora possono ritrovare, accettando di allacciarsi a una loro tradizione vera e perduta. Rimane quella tensione costante a un’idea alternativa. Rimangono le proposte e le strategie elaborate per Milano. E soprattutto rimangono i progetti che con maestria è venuto allineando sul corpo della città: alcuni – tra gli altri – più belli e persuasivi; e belli non solo per logiche urbane e per scelte tipologiche, ma per la capacità, nel momento in cui rinnegano ogni stilismo, di riproporre la nobiltà dell’architettura e ricondurla a un “ grande stile” . Giuseppe De Finetti, Milano costruzione di una città, con una nota alla nuova edizione di Guido Canella, Editore Ulrico Hoepli, Milano, 2002. Milano risorge è il titolo del libro cui Giuseppe De Finetti attese dal 1943 al ’47, ma che non riuscì a terminare e non vide la luce. Nel 1969, per iniziativa di Raffaele Mattioli e della Banca Commerciale Italiana, e grazie al lavoro di Giovanni Cislaghi,

Giuseppe De Finetti, il Duomo visto dal colonnato della “ Strada Lombarda” , grande progetto di riforma e ampliamento della Galleria, 1946. Mara De Benedetti e Pier Giorgio Marabelli, il libro venne pubblicato postumo con il titolo Milano costruzione di una città (Etas Kompass, Milano), completandone i testi con

altri scritti e in un’edizione preziosa di sole mille copie. Lo stesso volume è ora ripubblicato in fac-simile. Daniele Vitale

Il principe nudo e l’architetto svelto Il 24 febbraio l’Ordine degli Architetti di Milano ha invitato il Vice Sindaco ed Assessore ai Lavori Pubblici Riccardo De Corato, il progettista Mario Botta, il direttore dei lavori Antonio Acerbo, il responsabile della macchina scenica ingegnere Franco Malgrande e la Soprintendente regionale ai beni architettonici e ambientali Carla di Francesco ad illustrare contenuti e modalità di svolgimento del progetto di restauro del Teatro alla Scala. Di fronte a un folto pubblico, che purtroppo la sede di via Solferino non è del tutto adatta ad accogliere, lo staff che sta portando avanti i lavori si è presentato compatto e senza esitazioni, come la delicata fase del progetto richiede. E si è visto che grazie ad un progetto ben strutturato sia dal punto di vista funzionale che da quello formale e all’efficiente organizzazione del cantiere nel rispetto dei tempi e dei costi preventivati, hanno configurato uno svolgimento del lavori molto soddisfacente. Questo soprattutto se li si rapporta, come ha fatto il Vice Sindaco, alle vicende che hanno portato alla

realizzazione, difficoltosa e piena di ritardi, del Piccolo Teatro, della Fenice e anche del tanto celebrato Auditorium di Renzo Piano a Roma. Questi e molti altri i “ punti a favore” del progetto illustrati dagli invitati e in larga misura implicitamente riconosciuti nelle note introduttive della Presidente dell’Ordine Daniela Volpi e del moderatore della serata, l’architetto-giornalista Giacomo Borella. Tuttavia la questione che si voleva affrontare è complessa ed urgente, come ha illustrato con fervore Francesco Dal Co al termine delle relazioni di progetto. Nelle sue parole l’oggetto della contesa non riguarda affatto l’estensione volumetrica o la nuova formulazione architettonica del progetto, né il rapporto con l’architettura del Piermarini, né tanto meno la salvaguardia della qualità acustica del teatro o la conservazione della sua straordinaria macchina scenica datata 1938, unica nel suo genere. La ristrutturazione o sostituzione di tutti questi elementi accomuna la Scala a tutti i grandi teatri del mondo, la cui storia è sempre stata la storia di successive e


mossa critica alcuna. L’attuale amministrazione si è invece trovata a dover fronteggiare una drammatica situazione d’emergenza, l’imminente chiusura della Scala per l’inadeguatezza degli impianti elettrici, il tetto sfondato e altre gravi magagne” . Di fronte a tanta emergenza era fatale che la prima ad essere sacrificata fosse l’architettura. A difesa dell’immagine della nuova Scala era allora intervenuta la Soprintendente Carla Di Francesco richiedendo l’esame del progetto dell’ingegner Parmeggiani, già approvato in Giunta comunale e posto alla base dell’appalto concorso, da parte di una commissione ministeriale. Questa commissione ha richiesto la rielaborazione del progetto al consorzio di imprese CCC, se ho capito bene, che nel frattempo si era aggiudicato l’appalto e che quindi ha interpellato Mario Botta. Una vicenda piuttosto intricata nella quale hanno avuto gioco facile le opposizioni, ben rappresentate anche nella sala conferenze dell’Ordine, a presentare i loro ricorsi al TAR (16 di cui 15 respinti ed uno accolto) per presunte irregolarità procedurali. Su questi temi e su altre anomalie del progetto sono intervenuti criticamente l’ex Soprintendente Carlo Bertelli, Alberto Ferruzzi di Italia Nostra, Fausto Colombo, Milly Moratti consigliere comunale dei Verdi, Stefano Boeri e altri, ponendo una serie di quesiti che purtroppo non potevano essere discussi in quella sede, visto anche il poco tempo a disposizione. Peccato che non siano stati chiariti prima, nelle sedi competenti, e che il futuro del maggiore teatro italiano sia in mano a giudici del TAR, in quelle del Consiglio di Stato e agli avvocati dei rispettivi schieramenti. Dall’idea che me ne sono fatto frequentandolo da qualche anno credo di poter dire che l’Ordine degli architetti di Milano non è e non vuole diventare un prolungamento del Consiglio comunale, né tanto meno un’aula di giustizia. È invece indubbiamente un luogo tra i più appropriati per discutere e confrontarsi sui temi di cultura architettonica e, ancora una volta con le parole di Francesco Dal Co “ delle pratiche politiche e normative che condizionano lo svolgimento della professione” fino a renderla troppe volte impraticabile. A questo proposito è intervenuto anche Mario Botta ritenendo di dover ammannire ai giovani architetti in sala una lezione di realismo già sentita troppe volte. “ Oggi non basta che l’architetto sia bravo e sia svelto, egli deve anche sapersi inserire nelle pieghe del sistema e cercare di contrabbandare quella qualità che ormai nessuno richiede più, o che molti sono pronti a osteggiare (...) per questo all’inizio ho avuto remore nell’accettare l’incarico, ma poi l’ho fatto credendo di poter lasciare un segno positivo” . Continuiamo così, facciamoci del male. Antonio Borghi

La Scala, retro (foto: A. Borghi).

Itinerari urbanistici per Milano Chi sia andato in fiera per la seconda edizione di “ Progetto Città” avrà osservato che il settore di maggiore interesse, che differenzia questa manifestazione dalle altre, è quello del cosiddetto marketing urbano. Si notava in particolare la presenza dei promotori per le iniziative per Milano e la sua area metropolitana. Se volessimo far esercizio di ottimismo diremmo che alcuni progetti fra gli altri si distaccano maggiormente dalla consuetudine dell’edilizia milanese. Abbiamo intravisto invece in questi progetti la figura di committenti che, per una qualità generale delle loro iniziative, hanno saputo individuare percorsi differenti permettendo lo sviluppo di un buon lavoro di progettazione nella elaborazione delle loro proposte. La fiera dedicata alla città ha concluso le attività di presentazione di progetti del periodo di fine/inizio anno. In questo contesto l’Urban Center ha proposto “ Fuoricentro” una mostra di architetture delle zone a nord della città articolata per sei itinerari di cui rimane una pubblicazione in commercio. La scelta degli edifici compresi negli itinerari testimonia, assieme ad architetture più note, della costruzione della periferia urbana. Percorrere la città fra ...quel che resta dei piani urbanistici nella crescita della città... è anche la proposta del libro di Federico Oliva sull’urbanistica di un secolo a Milano. Su questo versante il n. 119 di Urbanistica presenta un servizio di quaranta pagine con l’obiettivo di documentare e interpretare la realtà milanese. Segnaliamo la pubblicazione, riservando la recensione al prossimo numero di “ AL” , per la rassegna delle prese di posizione degli urbanisti che formulano un bilancio sulla pianificazione milanese e sullo stato della trasformazione, illustrata da fotografie dei cantieri della trasformazione e nuove figure della cartografia. In ogni modo l’insieme dei fatti e degli eventi a cui accenniamo consente di misurare la ripresa del dibattito sulla trasformazione di una città vasta oggi almeno quanto la sua area metropolitana. Questo grande nodo irrisolto si pone come tappa non ulteriormente eludibile sul cammino di un nuovo modo di fare pianificazione a Milano che sia innanzi tutto rappresentazione di

ciò che è traccia e risorsa dell’esistente. Una discussione che è rivolta alla conoscenza della nostra città nel nostro tempo in cui l’Urban Center è il luogo deputato dell’Amministrazione per la comunicazione delle iniziative, ma che deve saper rimettere in circuito anche altri luoghi come Triennale e Facoltà di Architettura in una vera e propria rete che leghi la cultura della nuova città ad una sua nuova forma politica. Un dialogo che abbiamo contribuito a riavviare e che vogliamo continuare, invitando oggi direttamente amministratori, operatori, progettisti a discutere delle cose e del loro giudizio, proprio a valutare i risultati dei progetti di trasformazione avviati. Una valutazione che rischia di apparire inevitabilmente inutile se non avviene assieme ad un esame della modificazione di questi ultimi anni, della realtà della metropoli e dei cantieri che sono ora in via di ultimazione. Un’analisi in cui si devono approfondire i problemi avanzati nella discussione e riconsiderare strategie alla luce dell’esperienza e del quadro non solo locale, in cui si deve riproporre con forza il tema del risultato degli interventi sia sul piano urbanistico che su quello del rapporto con la grande Milano dell’area metropolitana e del suo territorio di insediamenti e reti. Valutandone la qualità intesa come configurazione generale della forma urbana e di ciò che viene restituito come permanenza concreta alla comunità urbana da questi interventi. Come qualità dei progetti privati ma soprattutto dello spazio pubblico, insomma della forma e della vita della nostra città. Giulio Barazzetta Progetto Città 2003, mostra dell’architettura, dell’urbanistica, delle tecnologie e dei servizi per lo sviluppo del territorio, Fiera di Milano, febbraio 2003; Fuoricentro, Milano itinerari di architettura, Isola, Bicocca, Niguarda, Bruzzano, a cura di Giancarlo Tancredi, Comune di Milano, dicembre 2002; Federico Oliva, L’urbanistica a Milano, quel che resta dei piani urbanistici nella crescita e nella trasformazione della città, con sei itinerari, Hoepli, Milano, 2002; Urbanistica a Milano a cura di Bertrando Bonfantini in “ Urbanistica” n. 119, INU, Roma, luglio-dicembre 2002.

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profonde trasformazioni. Ben venga dunque una ristrutturazione anche radicale del Teatro alla Scala e il suo temporaneo trasferimento al Teatro degli Arcimboldi. Ma questa operazione, che ha soprattutto rilevanti risvolti culturali e simbolici, lancia dei segnali e trasmette dei contenuti ben aldilà di un cantiere qualsiasi. Perciò ci si aspetta che la pubblica amministrazione affronti un tale impegno con tutta la lungimiranza, padronanza e tempismo di cui è capace e non con approssimative e lacunose procedure d’emergenza. Queste non portano quasi mai a risultati d’eccellenza e offrono invece il fianco a tutti gli oppositori. Ne è un esempio la cortese ma ferma richiesta dell’architetto Giuseppe Habe il quale, rivolgendosi al rappresentante dell’Amministrazione Comunale, è intervenuto nel corso dell’acceso dibattito: “ È vero che il destino dell’aspetto formale della Scala, il teatro più importante al mondo è affidato al buon gusto degli amministratori e dirigenti dell’impresa appaltatrice (CCC, se non sbaglio), che, scegliendo di affidare il progetto esecutivo al famoso architetto Botta, di fatto stabilisce lei sola qual è l’immagine che Milano avrà del proprio teatro” . L’insistenza con cui l’Ordine degli Architetti e le riviste specializzate propugnano la necessità dell’istaurarsi di una cultura trasparente dei concorsi d’architettura non esprime solo un legittimo interesse di categoria, ma contiene piuttosto l’indicazione dell’unica via percorribile per una politica di cultura e qualità urbana corrispondente ad una crescita civile della città e delle sue istituzioni. E invece troppo spesso quando si parla di concorsi si ha la sensazione che gli amministratori li interpretino come un gingillo per architetti, un costoso giocattolo da regalare agli architetti-bambini solo nelle grandi occasioni. Significativa a questo proposito la reazione del Vice Sindaco, che proprio quando viene evocato lo spettro dei concorsi incrocia le braccia mostrando il suo totale disaccordo. Dopo aver descritto tutti i pregi di questo grande progetto (importo dei lavori 85 miliardi di vecchie lire più oneri e spese) De Corato evidenzia che l’aumento di superficie utile del teatro è di soli 18 metri quadrati, un’inezia per cui sarebbe stato ridicolo bandire un concorso d’architettura. Anzi, aggiunge, dal punto di vista legale sarebbe stato perfettamente legittimo affidare il cantiere al responsabile di procedimento, il tecnico dell’amministrazione. “ Certo – prosegue De Corato – anche a noi sarebbe piaciuto moltissimo bandire un concorso di idee e consultare preventivamente tutte le associazioni, i comitati e i controcomitati. Purtroppo invece quando si è insediata l’attuale amministrazione non c’era più tempo, a causa dei ritardi colpevolmente accumulati dalle precedenti amministrazioni di centrosinistra a partire da quella Pillitteri. Fu lui che affidò i primi incarichi per il restauro della Scala alla fine degli anni Ottanta senza che gli venisse


Il gabinetto dei disegni e stampe dell’Accademia di Brera

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La raccolta dei disegni e stampe dell’Accademia di Brera è costituita in prevalenza da materiali tardo settecenteschi e soprattutto ottocenteschi che comprende: i disegni di Architettura relativi ai progetti del periodo napoleonico e le prove dei concorsi di privata istituzione (18601890 circa); i disegni di Architettura e di ornato dei Grandi Concorsi, presentati alle Esposizioni fino all’Unità; le prove di incisione dei Concorsi di prima Classe, anch’esse in mostra per cinquant’anni circa. A questo corpo appartengono i disegni più famosi dei fratelli Galliari, di Giacomo Quarenghi, Andrea Appiani, Giuseppe Bossi, Francesco Hayez; i progetti celebrativi e di sistemazione dell’area urbana degli anni napoleonici (Barberi, Bargigli e anonimi); i progetti dei concorsi Vittadini; infine le opere di grafica dei Grandi Concorsi, di cui è stata catalogata solo la parte concernente la Scuola di Architettura. Inoltre comprende: i disegni e le stampe appartenenti alla cosiddetta “ suppellettile didattica” (i fogli di lavoro propriamente), e cioè gli exempla dell’insegnamento, acquistati programmaticamente secondo necessità sin dall’origine. La Biblioteca dell’Accademia è situata nei livelli sotterranei dell’edificio e si articola su due piani. Al piano terra, si trovano la Quadreria, la Fototeca, la documentazione relativa ai calchi e alle sculture in gesso, il Gabinetto dei disegni e delle stampe, oltre 6000, e l’Istituto di storia e teoria dell’arte. Al primo piano si trovano l’Archivio storico e il Fondo storico. Roberto Gamba Architettura un “viaggio” tra i linguaggi Sino alla riforma Gentile, che nel 1923 aveva annullato gli statuti e le relative autonomie, unificando tutte le Accademie sotto una super direzione centralizzata, Brera aveva manifestato la sua vocazione europea attraverso la nomina a soci onorari di artisti quali, David, Ingres, Rodin e attraverso i collegamenti che Giuseppe Bossi stabilì con le accademie di Vienna, Parigi e di Londra (dell’ultima Bossi divenne addirittura il corrispondente italiano). Dal soggiorno francese Bossi importa i rapporti e le commesse per lavori d’arte e di pubblica utilità, che venivano affidati dagli amministratori della città agli accademici, il pensionato di Roma, la distribuzione di premi e altro. Si definiva così un ruolo di Brera nel mondo, un’abitudine che aveva caratterizzato la nascita della stessa Accademia, quando il Piermarini, aveva chiamato all’insegnamento i collaboratori nelle varie fabbriche alle quali lavorava, tra cui il costruendo Teatro alla Scala che viene terminato nel 1778, due anni

dopo la nascita dell’Accademia di Brera. Tutti gli artisti che lavoravano al Teatro, insegnavano contemporaneamente a Brera, dallo stesso Piermarini, al Franchi, al Traballesi e all’Arbertolli. Brera diventa così un centro dal quale si dipartono i maestri e le maestranze, in particolare nei settori dell’Architettura e dell’Ornato. Giacomo Quarenghi, bergamasco, architetto prediletto da Caterina II, uno di questi ambasciatori della cultura italiana e lombarda, emerge tra il folto gruppo degli artisti italiani “ inventori” di Pietroburgo, come il più originale e prolifico. Nonostante il carattere teorico dell’insegnamento della prospettiva e i suoi rapporti con l’analisi matematica, appare indicativo che in questa scuola si formino architetti come appunto Quarenghi, Zanoia, Trizzini e scenografi come il Perego e il Sanquirico, il più noto scenografo romantico che operò alla Scala, nominato socio onorario dell’Accademia con la qualifica di “ pittore scenico” . Nel “ Gabinetto di Disegni” dell’Accademia, sono conservati un notevole numero di fogli, che presentano progetti per edifici pietroburghesi, in parte eseguiti in parte rimasti allo stato di ideazione. Dal censimento, tuttora in corso, del patrimonio dell’Accademia, e dallo studio dei lavori che continua a restituire, emerge un’importante tesi che propone una rilettura in chiave didattica delle raccolte delle Accademie Italiane e di Brera in particolare. Così come la scoperta delle foto di Luigi Sacchi, incisore prima, “ lucigrafo” poi , operante dal 1850 al 1861, tra i primi ad utilizzare la foto come riproduzione seriale attraverso la proposizione dei negativi di carta, dimostra come nell’Accademia di Brera le tecniche innovative fossero bene accette. Delle oltre diecimila foto la maggior parte sono foto di architettura e non a caso i maggiori estimatori del Sacchi a Brera furono proprio Francesco Durelli e Luigi Bisi, docenti appunto della Scuola di prospettiva. Dai nostri archivi risulta inoltre l’acquisto di una macchina fotografica nel 1850, mentre nel 1860, Giuseppe Mongeri nello “ schema di statuto” comprendeva la fotografia come strumento didattico. Allo straordinario nucleo dei disegni di Quarenghi sono accostati fogli di architetti lombardi attivi in Russia nel corso dell’800, uniti dalla comune partecipazione ai concorsi braidensi, oltre ad un dipinto di uno dei maggiori pittori russi del secolo passato, il Brjulov, che ritrasse il segretario dell’Accademia e professore di estetica Ignazio Fumagalli, e che dimostra la vocazione internazionale di Brera anche sotto il punto di vista della frequenza. Ignazio Fumagalli, segretario dell’Accademia di Brera e professore di

Giovanni Battista Vergani, Le terme del Foro Bonaparte di G. Antolini, 1808. estetica, cosi scriveva negli Atti del 1838 : “ la scuola nostra si è procurata una fama più che Europea, giacché non pochi che vi furono educati si sparsero ad esercitar l’arte loro non solo nelle regioni del Bosforo e in quella più lontane bagnate dalla Neva, ma persino nel Caucaso e nell’altro emisfero” . E il Castiglioni, che nello stesso periodo ricopriva la carica di Presidente esaltava i “ Maestri di Brera” , “ i quali si spargono oltre i confini, diventando cittadini di tutto il mondo, per poi tornare in patria arricchiti e aumentare il pubblico reddito” . In buona parte per ragioni di cosmopolitismo settecentesco, ma talvolta per un più forzoso e amaro nomadismo da emigranti, artisti lombardi di Lombardia e del Canton Ticino (che considerava Brera una sua Accademia), sono stati richiamati nel mondo, molti si sono recati in Russia e, segnatamente, nelle edificanda San Pietroburgo, dove hanno dato prova del loro talento di costruttori e decoratori . È in atto un processo di valorizzazione dell’ingente patrimonio artistico dell’Accademia, costituito da oltre 20.000 disegni appartenenti ai grandi concorsi di Architettura ed alla Commissione di Ornato una specie di antenata della Commissione Edilizia, ideata e voluta ancora da Giuseppe Bossi e le cui riunioni, fino al primo Novecento, si tenevano periodicamente a Brera. Le vedute prospettiche di interni ed esterni monumentali si alternano al disegno decorativo determinando una stretta connessione con la Scuola di ornato attraverso lo studio comparato degli stili architettonici e dei diversi sistemi e caratteri decorativi. Le opere sono purtroppo mal conservate a causa della mancanza di fondi ministeriali finalizzati al loro recupero e mantenimento; sono state comunque in parte restaurate dall’istituzione stessa, utilizzando parte delle magre risorse che avevamo destinato alle attività espositive per iniziare un necessario recupero del vasto patrimonio. Un segno dell’impegno del corpo docente e della presa di coscienza della storia dell’Accademia, del passato remoto e

prossimo dell’istituzione in cui ci troviamo a lavorare. Brera si avvia, oggi, a divenire una moderna Babele con 885 allievi di 49 differenti nazioni, regolarmente iscritti ai corsi ai quali si aggiungono gli oltre 400 studenti appartenenti al programma Socrates – Erasmus, che frequentano l’Istituto, per periodi di un semestre o un anno. Allora come oggi, il ruolo internazionale dell’Accademia di Brera risulta paradossalmente, legata al suo radicamento territoriale, e a una tradizione millenaria di creatività artistica. Sino al 1923-26, anni nei quali a Milano ha avuto luogo il passaggio dei corsi di Architettura dall’Accademia alla nuova sede del Politecnico, la professione dell’architetto era una costola della ricerca artistica. Tra l’architettura, la pittura, il disegno e la scultura non esisteva, nel passato, quella frattura che oggi risulta evidente. Forse molto dipende da quel passaggio che ha avuto luogo, appunto nel 1923 e che spostando la formazione degli architetti dall’Accademia (luogo dell’Arte, al Politecnico, luogo della scienza), ha contribuito a spostare la progettazione architettonica da una fase prettamente artistica a una più vicina all’ingegneria e quindi più scientifica. Fino agli anni ‘50-’60 erano operanti ancora architetti che si definivano appunto con orgoglio “ d’Accademia” , ricordo Carlo Scarpa tra tutti. Ora qualcosa sta cambiando, un certo ritorno al progetto ed al tentativo di connotarlo esteticamente, ricomincia a far capolino nel lavoro di alcuni nuovi architetti. Per quello che ci riguarda, è nostra intenzione riproporre nei nuovi programmi dell’Accademia riformata, un corso di studio di Disegno Architettonico cercando di recuperare la antiche Scuole di prospettiva e di architettura. Un corso in grado di associare all’aspetto tecnico-scientifico, quello critico-artistico, nel tentativo di proporre un nuovo aspetto didattico formativo capace di recuperare all’area artistico-visiva i nuovi architetti. Il quaderno sulle raccolte storiche dell’Accademia, recentemente pub-


esecutivi di allestimenti e mostre svoltesi in Triennale.

Giulio Aluisetti, Chiesa di San Sebastiano, 1816. inimitabile propedeutica che utilizza la fusione e la cointeressenza dei “ generi” per stimolare momenti di ricerca che si sostanziano nello sconfinamento del territorio e nelle rispettive invasioni, permettendo all’autore di superare le convenzioni e le consuetudini dei rapporti tra idea e prodotto, recuperando la tendenza interdisciplinare dell’attraversamento dei territori linguistici, per proporre ancora nuovi coinvolgimenti. Un itinerario tra i vari linguaggi e tra le varie forme di applicazione al linguaggio. Entro l’anno i decreti applicativi che completano la legge di riforma delle accademie, la 508/99, dovrebbe essere cosa fatta. L’autonomia statutaria e didattica dovrebbe finalmente permettere alla nostra istituzione di proporre il nuovo Corso di Laurea. Non puntiamo sui grandi numeri. La caratteristica laboratoriale, tipica della nostra istituzione, dovrà essere conservata anche per il nuovo corso. La necessità di contenere il piano di studi su un aspetto capace di far convivere la teoria e la prassi rimane uno degli aspetti essenziali nel nostro progetto. Fernando De Filippi

Archivio storico della Triennale • Archivio fotografico: l’archivio conserva circa 35.000 immagini. Si tratta in gran pare di stampe b/n originali, (ma con un crescente numero di diacolor a partire dagli anni ‘70), che documentano la storia dell’istituzione, a partire dalla I Biennale di Monza del 1923. Se, come è naturale, la grande maggioranza delle foto ha per soggetto le mostre allestite e gli oggetti esposti, una quota consistente riguarda invece inaugurazioni, cerimonie, visite di Stato (con “ curiosità” come la presenza di Evita Peron nel 1947) e altre manifestazioni. Nel prossimo futuro, l’archivio verrrà interamente catalogato e digitalizzato. • Archivio audiovisivo: la raccolta audiovisiva comprende pellicole cinematografiche, videocassette (VHS, U-Matic, B-View e Beta) e audiocassette. In particolare, si tratta di filmati pro-

dotti per le Triennali del passato; audiovisivi non prodotti direttamente dalla Triennale, ma presentati al pubblico nell’ambito di varie manifestazioni; registrazioni audio dei convegni e degli incontri organizzati dalla Triennale; registrazioni di trasmissioni videogiornalistiche sulle iniziative della Triennale stessa. • Archivio grafico: È la raccolta del materiale a stampa (manifesti, inviti, brossure, guide, notiziari, comunicati e cartelle stampa, ma anche gadget e altri oggetti di natura promozionale, prodotto in occasione delle varie Triennali. • Altri materiali: innanzi tutto, va considerato l’archivio del furniture design italiano dagli anni ‘50 agli anni ‘70, acquisito dalla Triennale nel 1985, composto da schede, cataloghi e pubblicazioni riguardanti oggetti, produttori e progettisti. Vi sono poi circa 120 lucidi originali, che riportano schizzi, progetti ed

Biblioteca Accanto all’Archivio storico, la Triennale dispone di una Biblioteca in senso stretto, che conserva: • Pubblicazioni dell’Ente: Cataloghi e pubblicazioni (atti di convegni, in particolare) editi dalla Triennale o riguardanti direttamente iniziative svoltesi nel Palazzo dell’Arte o con la partecipazione della Triennale stessa. • Altro materiale librario: si tratta di opere inerenti le materie proprie della Triennale, accumulate nel corso degli anni, a partire dalla fine degli anni ‘50. A questi volumi si è recentemente aggiunta la biblioteca personale di Augusto Morello, donata alla Triennale dai familiari, dopo la scomparsa del Presidente. • Periodici: si tratta della raccolta, iniziata negli anni ‘30, di una ven-

tina di importanti riviste internazionali d’architettura e design (da “ Architectural Record” a “ Domus” , da “ Casabella” a “ L’Architecture d’aujourd’hui” , a “ Rassegna” , “ Lotus International” , “ Interiors” , “ Baumeister” , ecc.), cui si uniscono numerose altre testate di minor rilievo. • Altri materiali: le rassegne stampa relative a molte edizioni della Triennale. La Triennale intende prossimamente sistemare e attrezzare un’area del Palazzo dell’Arte da dedicare all’Archivio storico e alla Biblioteca. I lavori, previsti per i prossimi mesi, consentiranno, fra l’altro, l’ordinamento e la catalogazione di una consistente quantità di materiale d’archivio, attualmente non disponibile al pubblico. Ferruccio Dilda

XXIV Convegno I.N.U. Il 26, 27, 28 giugno 2003 si svolgerà a Milano il XXIV Congresso dell’Istituto Nazionale di Urbanistica che avrà come titolo Città e regioni metropolitane in Europa. Strategie, politiche e strumenti per il governo della complessità In questa occasione l’I.N.U. si interroga sui caratteri delle trasformazioni insediative emergenti nell’orizzonte europeo. A fronte di una storia comune, fondata su princìpi di emancipazione, competizione, libertà, ma anche solidarietà sociale, la cultura delle città europee si confronta oggi con nuovi usi dello spazio urbano e metropolitano e radicali modificazioni dei relativi impianti e assetti, con la segmentazione del lavoro, con le nuove tecnologie e con il ridursi di ruolo degli Stati come fornitori di beni e pubblici. Il Congresso di Milano dell’I.N.U. intende rivolgere un forte appello allo Stato, alle Regioni e agli Enti locali perché si investano le necessarie risorse finanziarie e culturali, promuovendo l’innovazione e incentivando politiche e strategie a tutti i livelli istituzionali per restituire centralità di ruolo delle nostre città e regioni metropolitane. Il Congresso dell’I.N.U. sarà articolato in tre sezioni disciplinari che offriranno la cornice tematica per il dibattito: • Prima sessione - Mobilità, logistica e riconversione funzionale Le città e le regioni metropolitane partecipano di una più ampia rete di collegamenti che spesso si caratterizza per la congestione dei flussi di attraversamento, per l’insufficienza delle piattaforme logistiche, per l’intersecarsi degli spostamenti di scala locale con i grandi flussi circolari e di penetrazione. Queste carenze sottolineano la priorità di serie politiche di adeguamento infrastrutturale, ma non possono prescindere da una riflessione più generale sulla riconversione funzionale e sugli usi della città, con riferimento sia alla di-

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mensione strutturale del piano, sia alle strategie urbane miranti a connettere i vantaggi delle trasformazioni, ricercando la necessaria integrazione tra politiche riguardanti i grandi schemi infrastrutturali e la pianificazione metropolitana a scala vasta. • Seconda sessione - Qualità dello sviluppo della città e del territorio Il venire meno delle politiche di welfare, oltre ad indurre incertezze nei soggetti più deboli, ha rimesso in discussione la dimensione pubblica della città fino ad investire i temi della coesione sociale, della sicurezza e della convivenza multi-culturale. Le armature urbane, i servizi, le attrezzature e le politiche di spesa su cui si fondava il piano tradizionale appaiono oggi insostenibili per la sola azione pubblica. In questo scenario la crescente preoccupazione in tema di sostenibilità ambientale deve fare i conti con un approccio integrato tra pianificazione degli spazi e degli usi della città e pianificazione dei trasporti, traducendosi in appropriati strumenti di valutazione, monitoraggio e gestione degli impatti sull’ambiente costruito. • Terza sessione - Forme di governo e processi di pianificazione Le esperienze della “ nuova programmazione” e i programmi complessi ci hanno insegnato che è possibile disegnare aggregazioni istituzionali a partire dal basso, e come spesso sia proprio la pratica della copianificazione a conferire ai progetti valore aggiunto e fattibilità. Questa nuova dimensione dello sviluppo, e in esso del pubblico interesse, incardinata sulla pianificazione e su pratiche valutative di coerenza e compatibilità, appare un fertile terreno da proporre al confronto europeo ai fini di una rilettura degli stessi criteri di valutazione, tutti incentrati sugli aspetti socio-economici o ambientali, e poco attenti al territorio. Massimo Giuliani

Argomenti

blicato grazie agli “ Amici di Brera” , ha evidenziato ancora una volta le potenzialità di una simile proposta. Osservando la perizia tecnica, la scioltezza del segno di questi saggi, rilievi architettonici, ricostruzioni archeologiche, vedute prospettiche di edifici monumentali ci convinciamo della necessità di attivare questa branca formativa, senza la pretesa di sostituirci all’esistente, ma con l’intenzione di affiancare un segmento didattico aperto a quella componente che intende l’architettura come uno dei segmenti fondamentali della ricerca artistica contemporanea. Il progetto del C.N.R. sul Tirocinio artistico a Brera nella prima metà dell’Ottocento, curato da Francesca Valli, ha cercato di ricostruire il sistema didattico del tempo attraverso l’analisi dei disegni, gessi, incisioni, fotografie e la ricostruzione dell’aula di prospettiva. Si tratta di un progetto pilota per la creazione di una “ banca dati” per le Accademie di Belle Arti. L’architettura può ritenersi un punto d’incontro di diversi momenti della ricerca artistica recuperati alla specificità contemporanea: il volume, lo spazio, il colore, la luce, ecc. L’architetto potrebbe diventare un vero e proprio artista che rivendica i medesimi gradi di libertà linguistica specifici alla pittura e alla scultura. L’analisi delle affinità e delle differenze delle varie tipologie della rappresentazione, consentono di proiettare sul progetto le varianti linguistiche ed espressive contenute nel linguaggio architettonico alle recenti esperienze delle arti visive comprese l’installazione, l’enviroment, la performance, l’happening. L’architetto, nel senso più ampio del termine potrebbe quindi essere definito un’artista che si occupa di più linguaggi, sempre ben distinti e definiti, legati tra loro da sottili trame. La presenza del committente e la polarità delle funzioni fa dell’architettura una disciplina modello, una


INDICI 2002


AL 1/ 2, Architettura Spazio pubblico - Dettaglio

INDICE CRONOLOGICO 2002

Maurizio Carones, Editoriale, p. 3 Franco Raggi, Il dettaglio di architettura e il progetto dello spazio pubblico, pp. 4-5 Emilio Battisti, La riqualificazione dello spazio urbano, pp. 6-7 Pietro Derossi, Il piano “0” della città, pp. 7-8 Giovanna Franco Repellini, L’amministrazione e il riordino del suolo pubblico, pp. 9-10 Vittorio Introini, Città - Museo Vivente, p. 10 Alessandro e Francesco Mendini, Due stazioni della metropolitana di Napoli, pp. 10-12 Cristiano Toraldo di Francia, Il riordino della Piazza della Stazione a Firenze, pp. 12-17 Roberta Fasola, Il dettaglio di architettura e il progetto dello spazio pubblico, pp. 18-19 Stefania Manni, Qualità urbana nell’immagine della città, pp. 19-20 Carmen Carabus, Da un giovane architetto, da un giornalista e da un paesaggista: dialogo sul tema “Il dettaglio nella progettazione dello spazio pubblico” , p. 20 Bruno Cesana, La figura dell’architetto nella progettazione dello spazio pubblico, pp. 20-21 Daniele Grione, Il “dettaglio” come fattore di più ampio respiro, parte essenziale del “sistema città”, p. 21 Martha Manzella, Il disegno condiviso nello spazio urbano, p. 21 Antonino Negrini, L’importanza del particolare, p. 22 Nadir Tarana, L’interpretazione del vuoto: spazi aperti dentro la città di Mantova, pp. 23-24 Antonio Borghi, Le piazze di Milano, p. 24 Antonio Borghi, Sistemazione di Piazza Duca d’Aosta, p. 24 Antonio Borghi (a cura di), Sistemazione della piazza San Nazaro in Brolo; Progetto di riqualificazione di piazzale Cadorna e nuova facciata della sede delle Ferrovie Nord Milano; Sistemazione dell’area di San Lorenzo; Piazza San Babila; Riqualificazione della piazza Gerusalemme a Milano, pp. 25-28 Emanuele Brazzelli, Giuliana Gatti, Laura Gianetti, Lo spazio pubblico tra sentimento e funzione, pp. 28-29 Claudio Maffiolini, Urbanistica in Lombardia. Il convegno della Consulta, p. 30 Roberto Gamba, Concorso di idee per la riqualificazione della Piazza Libertà di Urgnano (Bg), pp. 31-32 Roberto Gamba, Concorso di progettazione per il Palazzo della Regione, ex-grattacielo Pirelli. Parte terza - Lotto B Il Centro Congressi, p. 32 Massimiliano Manganiello, La programmazione e la progettazione delle opere pubbliche, pp. 33-34 Walter Fumagalli, A chi spetta approvare i progetti delle opere comunali?, pp. 34-35 Camillo Onorato, Rassegna (Legislazione), p. 35 Matteo Fiori, Sistemi di scarico delle acque meteoriche. Criteri di progettazione, collaudo e gestione, pp. 36-37 Bergamo (Antonio Cortinovis, Viaggio culturale effettuato il 1° dicembre 2001 a Roma), p. 37 Brescia (I pomeriggi in San Barnaba: La città e i suoi simboli. Architettura e Architettura), pp. 38-39 Milano (Deliberazioni della 90° Seduta di Consiglio del 26.11.2001; Deliberazioni della 92° Seduta di Consiglio del 17.12.2001; Designazioni), p. 39 Manuela Oglialoro, Rassegna (Stampa), p. 40 Antonio Borghi, SOS Scala, p. 41 Red., Rassegna (Libri, riviste e media); Maurizio Carones, Milano da guardare; Paola Giaconia, Architettura italiana del dopoguerra; Annalisa Scandroglio, Progettisti: assicurazioni professionali; Ilario Boniello, La costruzione di un trattato; Laura Gianetti, Giovani architetti in mostra; Manuela Oglialoro, Architettura ed ecologia; Monika Milic, L’architettura di Los Angeles, pp. 42-43 Annette Tosto, La qualità del design italiano: appunti dal web, p. 44 Ilario Boniello, Martina Landsberger e Carlo Ravagnati, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Annalisa de Curtis, Rinnovato uso dei teatri storici; Silvano Martinelli e Alessandro Martinelli, Metodologie della architettura alpina; Giulio Padovani, Nordic Thirties Architecture; Carlo Ravagnati, Tecnica e composizione di Massimo Campigli; Paolo Rizzo, Il recinto come limite, pp. 45-47 Indici e tassi, p. 48


AL 3,

AL 4,

AL 5, Linee guida per la riforma

Architettura e infrastrutture

La riforma delle professioni

urbanistica regionale

Maurizio Carones, Editoriale, p. 3 Massimo Caputi, L’architettura e le infrastrutture ferroviarie, pp. 4-5 Giuseppe Gambirasio, Necessità, bellezza e ordine delle infrastrutture, pp. 5-6 Jacopo Gardella, Architettura, paesaggio, infrastrutture, pp. 6-9 Marco Gnecchi Ruscone, Caratteri tipologici delle aerostazioni, pp. 9-10 Antonio Lombardo, Statica ed estetica nelle opere stradali, pp.10-11 Luca Scacchetti, Composizione e costruzione delle opere infrastrutturali: due sfere ancora lontane, pp.11-13 Roberta Castiglioni (a cura di), Il dibattito sulla stampa, p. 14 Roberto Gamba, A Venezia in mostra l’autostrada Chiasso-San Gottardo di Rino Tami, p. 15 Felice Sonzogni, Progettare il futuro per realizzare qualità, p. 16-17 Paola Tonelli, Novità per la Mobilità a Brescia, pp. 17-18 Paola Tonelli (a cura di), I nuovi edifici dell’autostazione di Desenzano, p. 18 Gianfranco Mazzotta, Progetto delle infrastrutture: da “non luoghi” a “luoghi” del paesaggio, anche lombardo!, p. 19 Pierluigi Baraggia, La mobilità delle merci: infrastrutture per il trasporto, pp. 20-21 Paolo Bodega, Collegamento aereo da Piazza Sassi al Centro “La Meridiana”, pp. 21-22 Antonio Borghi, Il Piano Urbano della Mobilità (2001-2010) e le Isole Ambientali, p. 23 Roberto Gamba, La riqualificazione della Stazione Centrale di Milano, pp. 23-24 Marco Zanetti, Nuovo ponte ferroviario sul Ticino, p. 24 Emanuele Brazzelli e Laura Gianetti, La tratta Seregno-Saronno: infrastruttura di interesse sovraregionale, pp. 25-26 Enrico Bertè, Un esempio di architettura ospedaliera, p. 26 Pietro Lunardi, Appalti pubblici, p. 27 Piero De Amicis, Perplessità, p. 27 Roberto Gamba, Concorso di idee per la riqualificazione di percorsi e piazze del centro storico e la valorizzazione dell’arredo urbano per la città di Cesano Maderno (Mi), pp. 28-29 Roberto Gamba, Concorso per una piscina coperta intercomunale a Lissone (Mi), pp. 29-30 Roberto Gamba, Concorso per la sistemazione della Piazza e delle vie del centro storico di Osio Sopra (Bg), pp. 30-31 Walter Fumagalli, Le infrastrutture e gli insediamenti produttivi strategici, pp. 32-33 Emanuele Ratto, La “Legge Lunardi” è costituzionale?, pp. 33-34 Camillo Onorato, Rassegna (Legislazione), p. 35 Luca Pietro Gattoni, Quadro sintetico della normativa vigente in materia di risparmio energetico negli edifici, pp. 36-37 Gianclaudio Di Cintio (con Gabriele Nizzi), Qualità: istruzioni per l’uso. I sistemi di gestione per la qualità negli studi di progettazione, pp. 38-39 Bergamo (Antonio Cortinovis, Coordinamento delle iniziative culturali), p. 40 Cremona (Emiliano Campari, Concorso per il nuovo logo dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori), pp. 40-41 Milano (Antonio Borghi, Fondazione dell’Ordine. Serate di Architettura; Designazioni), p. 41 Annette Tosto, Sito web della Consulta, p. 42 Umberto Vascelli Vallara, Il Sistema Informativo Beni Ambientali (S.I.B.A.), pp. 42-43 Manuela Oglialoro, Rassegna (Stampa), p. 44 Antonio Borghi, Milano e i professionisti, p. 45 Red., Rassegna (Libri, riviste e media); Elisabetta Gonzo + Alessandro Vicari, Christopher Dresser: designer e artigiano; Antonio Borghi, La Toscana del Novecento; Manuela Oglialoro, Verso una nuova via per l’urbanistica; Fabio Della Torre, Costruire in montagna; Tiziana Poli, Accessibilità e sicurezza sul lavoro; Guya Bertelli, Tèchne, tecnica, tecnologia; Federico Bucci, Guido Canella: un lombardo in rivolta, pp. 46-47 Annette Tosto, Infrastrutture, opere pubbliche e territorio, p. 48 Ilario Boniello, Martina Landsberger e Carlo Ravagnati, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Carlo Ravagnati, Forme e geometrie del corpo; Francesca Scotti, Europa, città diffusa; Martina Landsberger, L’arte del comporre; Giulio Barazzetta, Tre mostre per Piero Bottoni a Milano, pp. 49-51 Paolo Bonoli e Simona Castellini, Aldo Ranzi a Cremona, pp. 52-55 Indici e tassi, p. 56

Stefano Castiglioni, Editoriale, p. 3 Paolo Ventura, Osservazioni sui contenuti del D.P.R 328/2001, pp. 4-5 Ferruccio Favaron, D.P.R. 328/2001, p. 5 Enzo Puglielli, Libera professione e medaglie, p. 6 Nadir Tarana, Intervista con il Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Mantova, architetto Sergio Cavalieri, pp. 7-8 Daniela Volpi, La riforma delle professioni secondo il D.P.R. 328/2001, pp. 9-10 Gianfranco Agnoletto, Contraddizioni e discrepanze del D.P.R. 328. Gli ingegneri particolarmente penalizzati, p. 11 Riccardo Bedrone, La riforma - L’incontro di Belgirate “D.P.R. 328/2001 - accesso alla professione”, p. 12 Enrico Mantero, Como e la sua Architettura Moderna, pp. 13-14 Roberto Gamba (a cura di), La costruzione del Centro Svizzero nella vicenda urbanistica milanese del dopoguerra, pp. 15-16 Roberto Gamba, Innovazioni tecnico strutturali per una nuova autostrada padana, p. 16 Roberto Gamba, Concorso per il progetto di sovrappassi sull’Autostrada tra Bolzano e Pegognaga, pp. 16-17 Roberto Gamba, Concorso per la riqualificazione di piazza Unità d’Italia e per la realizzazione di un nuovo parcheggio interrato a Vimercate, pp. 18-19 Roberto Gamba, Concorso di progettazione di una scuola materna a cinque sezioni a Liscate, pp. 19-20 Roberto Gamba, Concorso di progettazione per una comunità alloggi presso il Centro Residenziale per Disabili Motori SIM-PATIA di Valmorea (Co), pp. 20-21 Walter Fumagalli, Qualche consiglio agli estensori dei Piani Regolatori, pp. 22-23 Danilo Daniel, A proposito delle zone “F”, pp. 23-24 Indici 2001, pp. 25-32 Camillo Onorato, Rassegna (Legislazione), p. 33 Margherita Bolchini, Consulenze in ambito giudiziario, pp. 34-36 Fulvio Re Cecconi, I sistemi di scarico delle acque usate negli edifici residenziali, pp. 36-37 Bergamo (Alessandro Martinelli, Le Città Parallele. La città psicastenica), pp. 38-39 Lecco (Pierfranco Mastalli, Comunicato stampa), p. 39 Milano (Antonio Borghi, CITTABILE, vivere e muoversi tutti in autonomia e libertà), p. 40 Pavia (Luca Micotti, Seminario Abitare/Corpo: 4 gradi d’intimità; Luisa Bonesio, Attraversare la soglia; Massimo Morasso, L’opera della vista e l’opera del cuore. Nove modi di guardare una finestra; Vittorio Ugo, Hestía: il luogo e il rito del desinare; Claudio Risé, In fondo è il letto), pp. 40-42 Lucia Pini, Pietro LIngeri, l’architetto nato a Tremezzo, p. 43 Manuela Oglialoro, Rassegna (Stampa), p. 44 Antonio Borghi, Riletture, p. 45 Red., Rassegna (Libri, riviste e media); Paola Giaconia, Una rivista a misura di lettore; Roberto Gamba, Tensostrutture: principi, esempi e normative; Giuseppe Mazzeo, Adriano Olivetti “costruttore”; Simona Pierini, Su Count Down; Antonio Borghi, Love & fun design; Martina Landsberger, Idealità nella costruzione della città; Maurizio Carones, Archivi, progetti, figure; Giulio Barazzetta, Edifici del Lavoro; Matteo Baborsky, Tecniche di sconfinamento; Chiara Mariateresa Donisi, Rilievo della città di Lecco; Roberto Gamba, Progettare in legno, pp. 46-48 Ilario Boniello, Martina Landsberger (a cura di), Rassegna mostre; Rassegna seminari; Manuela Oglialoro, Fotografia e paesaggi agrari; Filippo Lambertucci, Utopia e ricostruzione; Pisana Posocco, Costruire il paesaggio; Martina Landsberger, 1880-1968. La cultura di una città; Ilario Boniello, Mangiarotti, sostenere e coprire, pp. 49-51 Claudio Camponogara, Arrigo Arrighetti e Milano, pp. 52-55 Indici e tassi, p. 56

Stefano Castiglioni, Editoriale, p. 3 Regione Lombardia. Direzione Territorio e Urbanistica, Linee guida per la riforma urbanistica regionale, pp. 4-9 Emiliano Campari, Introduzione, p. 9 Colophon del Convegno del 14 dicembre 2001, p. 10 Claudio Maffiolini, Presentazione, p. 11 Claudio Baracca, Gianni Beltrame, Maria Cristina Treu, Gianni Verga, Primo modulo. I princìpi delle Linee Guida, pp. 12-20 Angelo Bugatti, Stefano Castiglioni, Luigi Mazza, Secondo modulo. I livelli di pianificazione, pp. 21-29 Marco Engel, Giulia Rota, Enrico Maria Tacchi, Terzo modulo. Il Piano dei Servizi - Gli Standard, pp. 30-39 Gianfredo Mazzotta, Giuseppe Sala, Piero Torretta, Quarto modulo. Perequazione, concertazione, partecipazione, sostenibilità, pp. 40-49 Silvio Albini, Achille Bonardi, Alessandra Cingoli, Fernando de Francesco, Roberto Ghidotti, Giuliano Lorenzi, Alessandro Moneta, Luigi Nappo, Antonio Purcaro, Daniele Ravagnani, Claudio Re, Mario Rossetti, Felice Sonzogni, Sergio Sottocornola, Ettore Tacchini, Gianvittorio Vitali, Atti del Convegno di Bergamo. Linee guida per la riforma urbanistica regionale, pp. 50-67 Gianni Beltrame, Fausto Curti, Massimo Giuliani, Michele Monte, Laura Pogliani, Piero Ranzani, Piergiorgio Vitillo, Contributi per la riforma urbanistica regionale. Il dibattito promosso dall’INU Lombardia, pp. 68-75 Maria Carla Baroni, Gianni Beltrame, Maria Campidoglio, Fausto Colombo, Piero De Amicis, Mario Morganti, Stefano Nespor, Pierluigi Roccatagliata, Elio Tarulli (Polis onlus Gruppo di Studio sul Territorio Legambiente), Convegno promosso dalla Consulta regionale lombarda degli Ordini degli architetti, pp. 76-79 Giulio Ponti, Intervento al Convegno della Consulta Architetti Lombardia, pp. 79-80


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Architettura pubblica Maurizio Carones, Editoriale, p. 3 Claudio Castiglioni, Premessa, p. 4 Claudio Baracca, L’architetto e le regole: note sul progetto dell’opera pubblica, pp. 5-6 Fabio Delorenzi, Opere pubbliche e project finance, pp. 6-8 Nunzio Fabiano, Note sull’affidamento dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria alla luce della legge 11 febbraio 1994, n. 109 e successive modificazioni e integrazioni, con riferimento al disegno di modifica atto-Senato 1246, pp. 8-11 Ado Franchini, La risorsa Architettura. I progetti eccellenti e la rappresentatività dell’opera pubblica, pp. 11-12 Massimo Giuliani, L’incidenza delle opere pubbliche nei processi di trasformazione urbana. La qualità pubblica nella città, p. 13. Mario Cortinovis, Municipio di Bedulita, p. 14 Roberta Fasola, Architettura pubblica: colloquio con Marco Castelletti, pp. 14-15 Carmen Carabus, Giorgio Melesi, Alcune suggestioni sul tema dell’architettura pubblica, pp. 16-17 Antonino Negrini, Un progetto articolato, pp. 17-18 Antonio Borghi, La grande casa delle parole, pp. 18-19 Roberto Gamba, Nuovo Municipio di Camparada, p. 20 AA.VV., Il castello di Vigevano ritrova la sua identità, pp. 21-22 Enrico Bertè, Varese allo sprint, gregaria o leader?, pp. 22-24 Martina Landsberger, La Fondazione Piero Portaluppi a Milano, p. 25 Cesare Rota Nodari, Antenna Europea del romanico ad Almenno San Bartolomeo (Bergamo), p. 26 GianMaria Labaa, È nata l’Antenna Europea del Romanico, pp. 26-27 Roberto Gamba, Mozzate. Concorso di progettazione: Piano Attuativo San Martino, pp. 28-29 Roberto Gamba, Bocconi 2000 - ampliamento dell’Università, p. 29 Walter Fumagalli, Le società di ingegneria e le opere pubbliche: un passo avanti, pp. 30-31 Luca de Nora, Le società di professionisti e le società di ingegneria: un po’ di storia, pp. 32-33 Camillo Onorato, Rassegna (Legislazione), p. 33 Alessandro Trivelli, Risorse e sostenibilità ambientale, pp. 34-37 Bergamo (L’Antenna e gli architetti lombardi; Convegno; Corso di approfondimento), p. 38 Milano (Antonio Borghi, Deliberazioni della 99° Seduta di Consiglio del 18.3.2002; Designazioni; Convenzione con l’editore Mondadori; Arturo Cecchini, Regolamento per il servizio delle fognature nel Comune di Milano; Antonio Borghi, Fondazione dell’Ordine. Serate di Architettura), pp. 38-40 Carlo Lio, Regione Lombardia. Opere pubbliche: osservatorio e consulenza on line, pp. 40-41 Stefano Castiglioni, Con garbo a Sgarbi, p. 41 Manuela Oglialoro, Rassegna (Stampa), p. 42 Antonio Borghi, I luoghi-simbolo di Milano, prima parte: piazza Duomo e la Soprintendenza, p. 43 Red., Rassegna (Libri, riviste e media); Fabrizia Franco, “Un discettare svagato e colto…”; Martina Landsberger, La ragione della forma; Roberto Gamba, Un manuale per progettare; Filippo Lambertucci, Un architetto romano; Francesca Scotti, Lezioni di storia urbana; Olga Chiesa, Cinque fotografi per Portaluppi; Ilario Boniello, Una villa sul lago, pp. 44-45 Ilario Boniello, Martina Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Roberta Albiero, Astronauta di paesaggi terrestri; Michele Caja, Vignola costruttore; Filippo Lambertucci, Disegnare, fare, pensare, pp. 46-47 Indici e tassi, p. 48

AL 9, Piano dei Servizi

Maurizio Carones, Editoriale, p. 3 Convegno “Incentivi per interventi di architettura sostenibile”, p. 4 Roberto Sacchi, L’architettura sostenibile come logica di intervento, pp. 4-6 Commissione per l’edilizia sperimentale e innovativa dell’Ordine degli Architetti di Bergamo, Suggerimenti per la stesura di norme ad integrazione dei Regolamenti Edilizi Comunali e dei Piani Attuativi per lo sviluppo sostenibile del territorio, pp. 6-7 Paola Tonelli, L’attività dell’Ordine nel 2001, pp. 8-10 Roberta Fasola, Gianfredo Mazzotta, Corrado Tagliabue, Attività del Consiglio nel biennio 2000/2002, pp. 10-11 Gianfredo Mazzotta, Coordinamento Gruppo Giovani, p. 11 Stefano Seneca, Franco Andreu, Marco Vido, Premio Maestri Comacini (edizione 2001), pp. 11-12 Massimo Masotti, Attività dell’Ordine (maggio 2001-maggio 2002), pp. 13-14 Carmen Carabus e Giorgio Melesi, Breve elenco di alcune attività dell’Ordine, p. 14 Anselmo Gallucci, Lecco: una città in evoluzione, pp. 14-15 Bruno Bianchi, Commissione edilizia e qualità urbana, p. 15 Livio Dell’Oro, Angelo Perego, Bioarchitettura: Sensazioni e benessere, pp. 15-16 Eros Colzani, Il percorso sensoriale, p. 16 Nadir Tarana (a cura di), Corsi di formazione; Seminari; Attività in corso di realizzazione nel 2002, pp. 17-18 Roberto Gamba, Attività della Fondazione dell’Ordine, p. 19 Antonio Borghi, Serate d’architettura: Piero Bottoni e Milano, pp. 19-20 Claudio Castiglioni, Radici d’Acanto, p. 21 Ugo Rivolta, Elezioni del Consiglio dell’Ordine di Milano, p. 22 Walter Barbero, Sandro Angelini o l’architettura per il restauro, pp. 22-24 Roberto Gamba, Riqualificazione di Piazza Matteotti e Largo Martiri della Libertà, Gonzaga, pp. 25-26 Roberto Gamba, Concorso per il nuovo municipio di Truccazzano, p. 26 Walter Fumagalli, Sui sottotetti è scontro aperto (o quasi), pp. 27-28 Matteo Salvi, Sottotetti in pericolo?, pp. 28-29 Camillo Onorato, Rassegna (Legislazione), p. 30 Debra Balucani, Sicurezza nei cantieri: teoria e pratica, p. 31 Bergamo (Programma della visita in Riva al Serio: 21 aprile 2002; Alessandro Pellegrini, Gita culturale in Valle Imagna: 12 maggio 2002; Programma della visita a Padova; Cappella degli Scrovegni - Battistero - Duomo: 1° giugno 2002; Programma della visita in Valle Brembana: 9 giugno 2002; Programma della visita a Ronchamp-Cappella di Le Corbusier: 15-16 giugno 2002; Movimento iscritti), pp. 32-33 Milano (Antonio Borghi, Interruzione delle elezioni del Consiglio dell’Ordine di Milano; Francesco Mele, Oggetto: Sospensione delle elezioni in corso; Decreto-Legge 10 giugno 2002, n. 107. Disposizioni urgenti in materia di accesso alle professioni; Daniela Volpi, Oggetto: Sospensione delle elezioni in corso Vostra comunicazione del 7.6.2002; Daniela Volpi, A tutti gli iscritti all’Albo; Antonio Borghi, Fondazione dell’Ordine. Antonio Monestiroli: Progetto come costruzione; Deliberazioni 104° Seduta di Consiglio del 22.4.2002; Deliberazioni 107° Seduta di Consiglio del 27.5.2002. 1° parte), pp. 32-35 Jacopo Gardella, Stazione Centrale - Milano, p. 36 Andrea Disertori, Tito Varisco, pp. 36-37 Lucia Pini, Il parco Meier di Tremezzo. Opere di un Lingeri ancora sconosciuto, p. 37 Manuela Oglialoro, Rassegna (Stampa), p. 38 Antonio Borghi, I luoghi-simbolo di Milano, seconda parte: la torre Branca e l’eredità del Duce, p. 39 Redazione, Rassegna (Libri, Riviste e Media); Michele Caja, Classicità di Villa Crespi; Antonio Borghi, I mille volti di Milano; Maurizio Carones, Mediolani mediocritas, p. 40 Ilario Boniello, Martina Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Silvia Malcovati, Neoclassicismo: un’altra mostra; Luisa Ferro, Verso il moderno; Annalisa de Curtis, Jean Nouvel: immagine o costruzione?; Francesca Scotti, Il Futurismo a Milano; Manuela Oglialoro, Architettura e decorazione, pp. 41-43 Vittorio Prina, Giovanni Rota a Vigevano, pp. 44-47 Indici e tassi, p. 48

Stefano Castiglioni, Editoriale, p. 3 Maurizio Carones e Marco Engel, Il Piano dei Servizi. Appunti per una discussione, p. 4 Giulia Rota e Mario Covelli, Cinque risposte dalla Regione Lombardia, pp. 5-8 Silvia Viviani, Le recenti novità nella gestione urbanistica, pp. 8-10 Mauro Anzini e Cecilia Merlo, Il Piano dei Servizi: aspetti sociologici, pp. 10-11 Marco Engel, Il ruolo dell’architetto nella redazione del Piano dei Servizi, pp. 11-13 Fernando de Francesco, Contributo alla discussione sul tema “Il Piano dei Servizi”, p. 14 Mauro De Simone, Il Piano dei Servizi (L.R. 1/2001): l’esperienza del Comune di Calvenzano, pp. 14-15 Paola Tonelli, L’esperienza del Piano dei Servizi nella provincia di Brescia dal 1986 ad oggi, pp. 16-17 Corrado Tagliabue e Gianfredo Mazzotta, Per la gestione e realizzazione dei servizi: Comuni come imprese o imprese al posto dei Comuni?, pp. 17-18 Margherita Muzzi, Il Piano dei Servizi in un piccolo comune del Lodigiano: Villanova del Sillaro, p. 19 Gianpaolo Maffioletti, Un progetto di struttura, di infrastruttura e di servizi per il territorio di Sesto San Giovanni, pp. 20-21 Fabrizio Monza, Il Piano dei Servizi di Canegrate, pp. 21-23 Antonio Locati, Il Piano dei Servizi del Comune di Cardano al Campo, p. 24 Roberto Gamba, Programma Integrato di Intervento Milano “Montecity-Rogoredo”, pp. 25-26 Jacopo Gardella, I lavori alla Stazione Centrale, p. 26 Annalisa de Curtis, Rimozioni alla Triennale, p. 27 Roberto Gamba, Concorso d’idee per la riqualificazione della piazza San Eusebio e delle zone limitrofe di Agrate Brianza, pp. 28-29 Roberto Gamba, Concorso di progettazione per la sistemazione di piazza Conciliazione e aree adiacenti di Desio, pp. 29-30 Roberto Gamba, Riqualificazione e integrazione urbana dell’area ex-Ceramica Piccinelli a Mozzate, pp. 30-31 Roberto Gamba, Concorso per la progettazione preliminare di un edificio da destinare alla sede del Municipio di S. Giorgio su Legnano, pp. 31-32 Emiliano Fumagalli, Via libera al Piano dei Servizi, pp. 33-34 Walter Fumagalli, La perequazione “araba fenice” dell’urbanistica, pp. 34-35 Camillo Onorato, Rassegna (Legislazione), p. 36 Livio Mazzarella, Le modalità di redazione degli studi di impatto acustico: le competenze e le professionalità necessarie, pp. 37-39 Lecco (Commissione cultura, Viaggio a Roma; Giornata di studio Giuseppe Terragni: testo della prolusione alla seduta pomeridiana; Carmen Carabús, Anotaciones de un viaje; Scheda Tecnica; Angela Piga, Mostra Roma 1948-1959. Arte, cronaca e cultura dal Neorealismo alla Dolce Vita), pp. 40-42 Milano (Antonio Borghi, Risposta del Ministero della Giustizia al quesito posto dal Presidente dell’Ordine di Milano; Francesco Mele, D.L. 10.6.2002, n. 107. Sospensione delle elezioni; Antonio Borghi, Fondazione dell’Ordine; Enrico Freyrie, Parliamo di Michelucci; Deliberazioni della 107° seduta di Consiglio del 27.5.2002. Seconda parte; Deliberazioni della 110° Seduta di Consiglio del 8.7.2002; Novella Beatrice Cappelletti, Patrocinio al Convegno Paradeisos; Paradeisos 2002: 7 anni di paesaggio), pp. 43-45 Andrea Disertori, Conserviamo intatta la Scala, patrimonio del mondo!, p. 45 Manuela Oglialoro, Rassegna (Stampa), p. 46 Antonio Borghi, Segnali di fumo, p. 47 Red., Rassegna (Libri, riviste e media); Elisabetta Gonzo + Alessandro Vicari, Michele De Lucchi dopo Tolomeo; Roberto Gamba, Una guida all’abilitazione professionale; Ilario Boniello, “Una casa da sacristia”; Martina Landsberger, Ricordando Aldo Rossi; Antonio Borghi, Ignazio Gardella nell’architettura italiana; Paola Giaconia, Guida all’architettura del Canton Ticino; Luigi Spinelli, Il “diario collettivo” di Enrico Mantero, pp. 48-49 Ilario Boniello, Martina Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Renato Capozzi, Giuseppe Vaccaro: una mostra, un libro; Giuseppe Mazzeo, Il disegno di architettura; Paolo Rizzo, Riflessioni e progetti di Vittorio Introini; Stevan Tesic, Brescia: incontri di architettura, pp. 50-51 Silvana Giordani, Giancarlo Maroni e Riva del Garda, pp. 52-55 Indici e tassi, p. 56


AL 10, L’architetto nella pubblica amministrazione

AL 11, Concorsi: dai risultati all’attuazione

AL 12,

Stefano Castiglioni, Urbanistica in Lombardia: Nuova Legge per il Governo del Territorio, pp. 2-3 Maurizio Carones, Editoriale, p. 5 Vittorio Prina, Enti pubblici a Pavia: due esperienze a confronto, pp. 6-9 Achille Rossi, Dare ordine alla costruzione della città, pp. 9-11 Pippo Speranza, Essere architetto al tempo del procedimento, p. 11 Mauro De Simone, L’architetto dipendente pubblico, p. 10 Giovanni Azzali, Il Responsabile di servizio, pp. 12-13 Paola Tonelli, Due esempi bresciani, pp. 13-14 Comune di Brescia, Settore Edilizia Civile e Speciale, Servizio Edilizia Civile, Residenza Socio-Sanitaria Assistenziale “Villa Elisa”, via S. Polo 2, Brescia, pp. 14-15 Comune di Brescia, Settore Edilizia Civile e Speciale, Servizio Edilizia Civile, Nuova Caserma dei Carabinieri, via Bianchi - via San Zeno, Brescia, pp. 16-17 Roberta Fasola, Due esperienze nelle pubbliche amministrazioni della provincia di Como, pp.17-18 Antonino Negrini, Un’esperienza maturata nella pubblica amministrazione, p. 19 Angelo Beduschi, La figura del Sindaco e quella del Principe, p. 20 Roberto Gamba, Milano da fare, pp. 21-22 Damiano Cattaneo, Archivio Cattaneo, sintesi di un anno di attività, pp. 23-24 Roberto Gamba, Ristrutturazione e ampliamento della scuola materna di Carcano Albavilla, pp. 25-26 Roberto Gamba, Recupero e riuso del complesso di villa Padulli e di riqualificazione ambientale del parco annesso di Cabiate, pp. 27-28 Roberto Gamba, Concorso Domus-Bocconi per il nuovo campus universitario, pp. 28-29 Roberto Gamba, Riqualificazione della Piazza Europa e delle vie adiacenti a Passirano, pp. 29-30 Luca de Nora, La nuova disciplina degli incarichi pubblici di progettazione, pp. 31-32 Riccardo Marletta, Le tariffe degli architetti per le opere pubbliche, pp. 32-33 Walter Fumagalli, Le opere pubbliche eseguite dai privati, p. 33 Cinzia Talamo, Manutenzione programmata in edilizia ed evoluzione del quadro normativo, pp. 34-36 Gabriele Nizzi, Progettazione preliminare, pp. 37-39 Camillo Onorato, Leggi, p. 40 Manuela Oglialoro, Pubblicistica, p. 41 Bergamo (Alberto Cristini, Lorenzo Belletti, Alessandro Martinelli, Le città parallele. Hypercities), pp. 42-43 Milano (Deliberazioni della 113° Seduta di Consiglio del 9.9.2002; Designazioni; Antonio Borghi, Convenzioni), p. 44 Michele Arcuri, Ancora sulla sicurezza, p. 44 Enrico Bertè, Lavori in corso: la Fallingwater di Frank Lloyd Wright, p. 45 Manuela Oglialoro, Rassegna (Stampa), p. 46 Antonio Borghi, Chi si accontenta gode (e i cocci sono suoi), p. 47 Red., Rassegna (Libri, riviste e media); Manfredo A. Manfredini, L’opera creativa di Enrico Castiglioni; Roberto Gamba, Una guida per l’architettura sostenibile; Martina Landsberger, La ricostruzione delle città, p. 48 Ilario Boniello, Martina Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Matteo Baborsky, I mutevoli confini della disciplina progettuale; Luca Gelmini, Invenzione costruttiva architettonica dei ponti in legno; Marco Pozzo, Abitare il progetto residenziale; Antonio Borghi, Due gentlemen a Venezia; Silvia Malcovati, Petitot, architetto di corte, pp. 49-51 Mariella Brenna e Claudio Camponogara, Fredi Drugman: Milano, Monza, Sesto San Giovanni, Muggiò, pp. 52-55 Indici e tassi, p. 56

Maurizio Carones, Editoriale, p. 3 Emilio Battisti, San Lorenzo: un intervento dimezzato, pp. 4-5 Mauro Galantino, Un concorso “accantonato” per il nuovo asilo di Oleggio, pp.5-6 Daniela Gasparini, L’esperienza di Piazza Gramsci: dal concorso di idee alla realizzazione, pp. 6-7 Anna Maria Pozzo, I concorsi di architettura: promesse non mantenute?, pp. 8-9 Marilia Vesco, La programmazione come strumento per la realizzazione, p. 9 Antonio Cortinovis e Alessandro Pellegrini, Bandi di concorso 2001/2002 - Bergamo, p. 10 Paola Tonelli, Concorsi e bandi in provincia di Brescia, p. 11 Giovanni Cavalleri, L’attuazione dei concorsi di architettura: realtà o speranza?, p. 12 Consiglio dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Como, Lettera aperta al Comune e ai cittadini, pp.12-14 Massimo Masotti, Concorsi di idee? No, grazie, pp. 14-15 Massimo Masotti, Breve elenco dei concorsi banditi nella provincia di Cremona negli ultimi dieci anni, pp. 15-16 Gerolamo Ferrario, Concorsi e utopie, p. 16 Alfonso Ventura, Un concorso in fase di attuazione, p. 17 Alfonso Ventura, Antonio Molinelli, Vittorio Uccelli e Roberto Ventura, Concorso di idee per il nuovo P.E.E.P. 4 di via delle Molazze Casalpusterlengo, p. 17 Roberto Gamba, Concorso per la ricostruzione della piazza Fontana di Milano, pp. 18-19 Pier Alberto Ferré, Concorsi di architettura: modalità d’uso, qpp. 19-20 Edoardo Guazzoni, Concorso per il Parco Forlanini, pp. 20-21 Fabio Della Torre, Concorsi di architettura in provincia di Sondrio, pp. 22-23 Claudio Castiglioni, Concorso di idee, concorso di progettazione, pp. 23-24 Vittorio Prina, Bruno Ravasi al Castello di Pavia, p. 25 Roberto Gamba, Mobilità, turismo, cultura: tre luoghi pubblici per Abbiategrasso, p. 26 Roberto Gamba, Palestra polivalente e modulare a Comun Nuovo, pp. 26-27 Emanuele Ratto, L’installazione delle infrastrutture di telecomunicazioni strategiche per lo sviluppo del paese, pp. 28-29 Walter Fumagalli, Ancora un decreto a rischio di incostituzionalità, pp. 29-30 Cinzia Talamo, Manutenzione programmata in edilizia ed evoluzione del quadro normativo, pp. 34-36 Gabriele Nizzi, Progettazione definitiva, pp. 31-32 Camillo Onorato, Leggi, p. 33 Manuela Oglialoro, Pubblicistica, p. 34 Lecco (Carmen Carabús, A proposito di un concorso), pp. 35-36 Milano (Antonio Borghi, Parere dell’avvocato Mantini sul contributo afferente alla concessione edilizia; Deliberazioni della 116° Seduta di Consiglio del 14.10..2002), pp. 36-37 Manuela Oglialoro, Rassegna (Stampa), p. 38 Antonio Borghi, Sogno o son desto? Indovina chi costruisce a Sesto, p. 39 Red., Rassegna (Libri, riviste e media); Marco Vitale, Tracce di architettura a Barcellona; Davide Mazzucchelli, Decostruzione del paesaggio; Roberto Gamba, Una guida alla bonifica da amianto; Igor Maglica, Il “giornale” del moderno; Martina Landsberger, Costruire la teoria; Maurizio Carones, Stile Ponti; Roberta Castiglioni, Le forme della costruzione, pp. 40-41 Ilario Boniello, Martina Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Maurizio Carones, Al museo di Sacripanti a Maccagno; Carlo Ravagnati, Verso una scienza del progetto; Giovanni Santamaria, Percorsi trasversali, pp. 42-43 Vittorio Prina, Eliseo Mocchi in Pavia e provincia, pp. 44-47 Indici e tassi, p. 48

Maurizio Carones, Editoriale, p. 3 Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Milano, L’Ordine degli architetti, la Scala e l’architettura a Milano, pp. 4-6 Adalberto Del Bo, Il bis della Scala-bis, pp.7-8 Emilio Pizzi, La Scala: un restauro straordinario per un luogo straordinario, pp. 8-10 Roberta Castiglioni (a cura di), 2003 Odissea della Scala. Dalla stampa, pp. 11-14 Mario Morganti, Il caso della Scala, p. 15 Mart (a cura di), Apre il Mart, pp. 16-17 Anna Giorgi, L’Urban Center di Milano, pp. 17-18 Roberto Gamba, Riqualificazione urbana del quartiere di Loreto a Bergamo, pp. 19-20 Roberto Gamba, Concorso per il centro sportivo multifunzionale comunale di Gerre de’ Caprioli (Cr), pp. 20-21 Roberto Gamba, Concorso di progettazione: un edificio scolastico per l’istruzione professionale, campus di Sondrio, pp. 21-22 Luca De Nora, L’artificiosa frammentazione degli incarichi di progettazione: il divieto normativo, pp. 23-24 Walter Fumagalli e Debora Folisi, Il “frazionamento artificioso” degli incarichi: chi era costui?, pp. 24-25 Camillo Onorato, Leggi, p. 26 Manuela Oglialoro, Pubblicistica, p. 27 Lecco (Politecnico di Milano, Master. Tecniche di analisi e gestione del patrimonio paesistico), p. 28 Lodi (Antonino Negrini, L’oratorio di S. Maria Assunta di Ca’ dell’Acqua), pp. 29-31 Milano (Antonio Borghi, Circolari del Comune in materia edilizia e urbanistica; Designazioni dell’Ordine di Milano; Deliberazioni della 118° Seduta di Consiglio del 11.11.2002; Nuova Convenzione con l’Arca Edizioni; Sconti sui periodici Mondadori), pp. 32-34 Pavia (Vittorio Prina, Convegno “Architetture castellane nel pavese: nuove funzioni e conservazione”), pp. 34-35 Stefano Paganini, Servizio Parchi della Regione Lombardia, 2° Convegno sull’ambiente naturale ed il disagio sociale “Nuove fruibilità nelle Aree Protette lombarde”, p. 36 Demetrio Costantino, Recupero abitativo dei sottotetti, p. 36 Vittorio Prina, L’architetto nella pubblica amministrazione: un aggiornamento, p. 37 Manuela Oglialoro, Rassegna (Stampa), p. 38 Ilario Boniello, Martina Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Matteo Baborsky, Stanza delle meraviglie; Alessandro Vicari, Una coppia felice; Francesco Fallavollita, Spagna... Nuova maestra; Andrea Sciascia, Giuseppe Samonà e Venezia; Luca Gelmini, Steven Holl, architetto poeta; Michele Caja, Tradizione e Modernità. La casa di Coderch, pp. 39-41 Red., Rassegna (Libri, riviste e media); Igor Maglica, Il viaggio del giovane Adam; Marco Lecis, Le “Inscripciones” di Ignasi de Solà-Morales; Paola Giaconia, Architettura fisica e atmosferica; Roberto Gamba, Le coperture in laterizio; Martina Landsberger, Severini e la cultura classica; Alberto Crespi, Una macchina complessa; Ilario Boniello, “Conoscere il contesto”, pp. 42-43 Ambra Milone, Sonia Milone, Luciano Roncai, Vito Rastelli, architetto cremonese, pp. 44-47 Indici e tassi, p. 48

La Scala: lavori in corso


INDICE PER ARGOMENTI 2002 EDITORIALE • • • • • • • • • •

6

Maurizio Carones, n. 1/2, p. 3 Maurizio Carones, n. 3, p. 3 Stefano Castiglioni, n. 4, p. 3 Stefano Castiglioni, n. 5, p. 3 Maurizio Carones, n. 6, p. 3 Maurizio Carones, n. 7/8, p. 3 Stefano Castiglioni, n. 9, p. 3 Maurizio Carones, n. 10, p. 5 Maurizio Carones, n. 11, p. 3 Maurizio Carones, n. 12, p. 3

FORUM • Franco Raggi (a cura di), Architettura / spazio pubblico / dettaglio: Franco Raggi, Il dettaglio di architettura e il progetto dello spazio pubblico; Emilio Battisti, La riqualificazione dello spazio urbano; Pietro Derossi, Il piano “0” della città; Giovanna Franco Repellini, L’amministrazione e il riordino del suolo pubblico; Vittorio Introini, Città Museo Vivente; Alessandro e Francesco Mendini, Due stazioni della metropolitana di Napoli; Cristiano Toraldo di Francia, Il riordino della Piazza della Stazione a Firenze, n. 1/2, pp. 4-17 COMO (a cura di R. Fasola): Roberta Fasola, Il dettaglio di architettura e il progetto dello spazio pubblico; CREMONA (a cura di M. Masotti): Stefania Manni, Qualità urbana nell’immagine della città; LECCO (a cura di C. Carabus): Carmen Carabus, Da un giovane architetto, da un giornalista e da un paesaggista: dialogo sul tema “Il dettaglio nella progettazione dello spazio pubblico” ; Bruno Cesana, La figura dell’architetto nella progettazione dello spazio pubblico; Daniele Grione, Il “dettaglio” come fattore di più ampio respiro, parte essenziale del “ sistema città” ; M artha M anzella, Il disegno condiviso nello spazio urbano; LODI (a cura di A. Negrini): Antonino Negrini, L’importanza del particolare; MANTOVA (a cura di N. Tarana): Nadir Tarana, L’interpretazione del vuoto: spazi aperti dentro la città di Mantova; MILANO (a cura di A. Borghi e R. Gamba): Antonio Borghi, Le piazze di Milano; Sistemazione di Piazza Duca d’Aosta; Sistemazione della piazza San Nazaro in Brolo; Progetto di riqualificazione di piazzale Cadorna e nuova facciata della sede delle Ferrovie Nord Milano; Sistemazione dell’area di San Lorenzo; Piazza San Babila; Riqualificazione della piazza Gerusalemme a Milano; VARESE (a cura di E. Bertè e C. Castiglioni): Emanuele Brazzelli, Giuliana Gatti, Laura Gianetti, Lo spazio pubblico tra sentimento e funzione, n. 1/2, pp. 18-29 • M aurizio Carones (a cura di), Architettura e infrastrutture: Massimo Caputi, L’architettura e le infrastrutture ferroviarie; Giuseppe Gambirasio, Necessità, bellezza e ordine delle infrastrutture; Jacopo Gardella, Architettura, paesaggio, infrastrutture; Marco Gnecchi Ruscone, Caratteri tipologici delle aerostazioni; Antonio Lombardo, Statica ed estetica nelle opere stradali; Luca Scacchetti, Composizione e costruzione delle opere infrastrutturali: due sfere ancora lontane; Roberta Castiglioni (a cura di), Il dibattito sulla stampa; Roberto Gamba, A Venezia in mostra l’autostrada Chiasso-San Gottardo di Rino Tami, n. 3, pp. 4-15 BERGAMO (a cura di A. Cortinovis): Felice Sonzogni, Progettare il futuro per

realizzare qualità; BRESCIA (a cura di L. Dalé e P. Tonelli): Paola Tonelli, Novità per la Mobilità a Brescia; I nuovi edifici dell’autostazione di Desenzano; COMO (a cura di R. Fasola): Gianfranco Mazzotta, Progetto delle infrastrutture: da “non luoghi” a “luoghi” del paesaggio, anche lombardo!; LECCO (a cura di C. Carabus): Pierluigi Baraggia, La mobilità delle merci: infrastrutture per il trasporto; Paolo Bodega, Collegamento aereo da Piazza Sassi al Centro “La Meridiana”; MILANO (a cura di A. Borghi e R. Gamba): Antonio Borghi, Il Piano Urbano della Mobilità (2001-2010) e le Isole Ambientali; Roberto Gamba, La riqualificazione della Stazione Centrale di Milano; PAVIA (a cura di E. Bersani, V. Oddo, L. Pagani): M arco Zanetti, Nuovo ponte ferroviario sul Ticino; VARESE (a cura di E. Bertè e C. Castiglioni): Emanuele Brazzelli, Laura Gianetti, La tratta Seregno - Saronno: infrastruttura di interesse sovraregionale; Enrico Bertè, Un esempio di architettura ospedaliera, n. 3, pp. 16-26 • BRESCIA (a cura di L. Dalé e P. Tonelli): Paolo Ventura, Osservazioni sui contenuti del D.P.R. 328/2001; LECCO (a cura di C. Carabus): Ferruccio Favaron, D.P.R. 328/2001; LODI (a cura di A. Negrini): Enzo Puglielli, Libera professione e medaglie; MANTOVA (a cura di N. Tarana): Nadir Tarana, Intervista con il Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Mantova, architetto Sergio Cavalieri; MILANO (a cura di A. Borghi e R. Gamba): Daniela Volpi, La riforma delle professioni secondo il D.P.R. 328/2001; Gianfranco Agnoletto, Contraddizioni e discrepanze del D.P.R. 328. Gli ingegneri particolarmente penalizzati; Riccardo Bedrone, La riforma – L’incontro di Belgirate “D.P.R. 328/2001 – accesso alla professione”, n. 4, pp. 4-12 • Claudio Baracca, Enrico Bertè, Claudio Castiglioni (a cura di), Architettura pubblica: Claudio Castiglioni, Premessa; Claudio Baracca, L’architetto e le regole: note sul progetto dell’opera pubblica; Fabio Delorenzi, Opere pubbliche e project finance; Nunzio Fabiano, Note sull’affidamento dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria alla luce della legge 11 febbraio 1994, n. 109 e successive modificazioni ed integrazioni, con riferimento al disegno di modifica atto-Senato 1246; Ado Franchini, La risorsa Architettura. I progetti eccellenti e la rappresentatività dell’opera pubblica; Massimo Giuliani, L’incidenza delle opere pubbliche nei processi di trasformazione urbana. La qualità pubblica nella città, n. 6, pp. 4-13; BERGAMO (a cura di A. Cortinovis): Mario Cortinovis, Municipio di Bedulita; COMO (a cura di R. Fasola): Roberta Fasola, Architettura pubblica: colloquio con Marco Castelletti; LECCO (a cura di C. Carabus e G. Melesi): Carmen Carabus, Giorgio Melesi, Alcune suggestioni sul tema dell’architettura pubblica; LODI (a cura di A. Negrini): Antonino Negrini, Un progetto articolato; MILANO (a cura di A. Borghi e R. Gamba): Antonio Borghi, La grande casa delle parole; Roberto Gamba, Nuovo Municipio di Camparada; PAVIA (a cura di E. Bersani, V. Oddo, L. Pagani): Il Castello di Vigevano ritrova la sua identità; VARESE (a cura di E. Bertè, C. Castiglioni): Enrico Bertè, Varese allo sprint, gregaria o leader?, n. 6, pp. 14-24

• BERGAMO (a cura di A. Cortinovis e A. Pellegrini): Convegno “Incentivi per interventi di architettura sostenibile” ; Roberto Sacchi, L’architettura sostenibile come logica di intervento; Comm. ed. sperimentale e innovativa, Suggerimenti per la stesura di norme ad integrazione dei Regolamenti Edilizi Comunali e dei Piani Attuativi per lo sviluppo sostenibile del territorio; BRESCIA (a cura di L. Dalè e P. Tonelli): Paola Tonelli, L’attività dell’Ordine nel 2001; COMO (a cura di R. Fasola), Roberta Fasola, Gianfredo Mazzotta, Corrado Tagliabue, Attività del Consiglio nel biennio 2000/2002; Gianfredo Mazzotta, Coordinamento Gruppo Giovani; Il Consiglio dell’Ordine, Premio Maestri Comacini (edizione 2001); CREMONA (a cura di M. Masotti): Massimo Masotti, Attività dell’Ordine (maggio 2001 – maggio 2002); LECCO (a cura di C. Carabus e G. Melesi): Carmen Carabus e Giorgio Melesi, Breve elenco di alcune attività dell’Ordine; Anselmo Gallucci, Lecco: una città in evoluzione; Bruno Bianchi, Commissione edilizia e qualità urbana; Livio Dell’Oro, Angelo Perego, Bioarchitettura: Sensazioni e benessere; Eros Colzani, Il percorso sensoriale; MANTOVA (a cura di N. Tarana): Corsi di formazione; Seminari; Attività in corso di realizzazione nel 2002; MILANO (a cura di A. Borghi e R. Gamba): Roberto Gamba, Attività della Fondazione dell’Ordine; Antonio Borghi, Serate d’architettura: Piero Bottoni e Milano; VARESE (a cura di E. Bertè e C. Castiglioni): Claudio Castiglioni, Radici d’Acanto, n. 7/8, pp. 4-21 • Redazione (a cura di), Piano dei Servizi: M aurizio Carones e M arco Engel, Il Piano dei Servizi. Appunti per una discussione; Giulia Rota e Mario Covelli, Cinque risposte dalla Regione Lombardia; Silvia Viviani, Le recenti novità nella gestione urbanistica; Mauro Anzini e Cecilia Merlo, Il Piano dei Servizi: aspetti sociologici; Marco Engel, Il ruolo dell’architetto nella redazione del Piano dei Servizi, n. 9, pp. 4-13 BERGAMO (a cura di A. Cortinovis e A. Pellegrini): Fernando de Francesco, Contributo alla discussione sul tema “Il Piano dei Servizi”; Mauro De Simone, Il Piano dei Servizi (L.R. 1/2001): l’esperienza del Comune di Calvenzano; BRESCIA (a cura di L. Dalè e P. Tonelli): Paola Tonelli, L’esperienza del Piano dei Servizi nella provincia di Brescia dal 1986 ad oggi; COMO (a cura di R. Fasola): Corrado Tagliabue e Gianfredo Mazzotta, Per la gestione e realizzazione dei servizi: Comuni come imprese o imprese al posto dei Comuni?; LODI (a cura di A. Negrini): Margherita Muzzi, Il Piano dei Servizi in un piccolo comune del Lodigiano: Villanova del Sillaro; MILANO (a cura di A. Borghi e R. Gamba): Gianpaolo M affioletti, Un progetto di struttura, di infrastrutture e di servizi per il territorio di Sesto San Giovanni; Fabrizio Monza, Il Piano dei Servizi di Canegrate; VARESE (a cura di E. Bertè e C. Castiglioni): Antonio Locati, Il Piano dei Servizi del Comune di Cardano al Campo, n. 9, pp. 14-24 • Redazione (a cura di), L’architetto nella pubblica amministrazione: Vittorio Prina, Enti pubblici a Pavia: due esperienze a confronto; Achille Rossi, Dare ordine alla costruzione della città; Pippo Speranza, Essere architetto ai tempi del procedimento, n. 10, pp. 6-11

BERGAMO (a cura di A. Cortinovis e A. Pellegrini): Mauro De Simone, L’architetto dipendente pubblico; Giovanni Azzali, Il Responsabile di servizio; BRESCIA (a cura di L. Dalè e P. Tonelli): Paola Tonelli, Due esempi bresciani; Comune di Brescia, Sett. Ed. Civile e Speciale, Residenza Socio-Sanitaria Assistenziale “Villa Elisa”; Nuova Caserma dei Carabinieri; COMO (a cura di R. Fasola): Roberta Fasola, Due esperienze nelle pubbliche amministrazioni; LODI (a cura di A. Negrini): Antonino Negrini, Un’esperienza maturata nella pubblica amministrazione; MANTOVA (a cura di Nadir Tarana): Angelo Beduschi, La figura del Sindaco e quella del Principe; MILANO (a cura di A. Borghi e R. Gamba): Roberto Gamba, Milano da fare, n. 10, pp. 12-22 • Redazione (a cura di), Concorsi: dai risultati all’attuazione: Emilio Battisti, San Lorenzo: un intervento dimezzato; M auro Galantino, Un concorso “ accantonato” per il nuovo asilo di Oleggio; Daniela Gasparini, L’esperienza di Piazza Gramsci: dal concorso di idee alla realizzazione; Anna Maria Pozzo, I concorsi di architettura: promesse non mantenute?; M arilia Vesco, La programmazione come strumento per la realizzazione, n. 11, pp. 4-9 BERGAMO (a cura di A. Cortinovis e A. Pellegrini): Bandi di concorso 2001/2002 - Bergamo; BRESCIA (a cura di L. Dalè e P. Tonelli): Paola Tonelli, Concorsi e bandi in provincia di Brescia; COMO (a cura di R. Fasola): Giovanni Cavalleri, L’attuazione dei concorsi di architettura: realtà o speranza?; Consiglio dell’Ordine, Lettera aperta al Comune e ai cittadini; CREMONA (a cura di M. Masotti): Massimo Masotti, Concorsi di idee? No, grazie; Breve elenco dei concorsi banditi nella provincia di Cremona negli ultimi dieci anni; LECCO (a cura di C. Carabus e G. Melesi): Gerolamo Ferrario, Concorsi e utopie; LODI (a cura di A. Negrini): Alfonso Ventura, Un concorso in fase di attuazione; Alfonso Ventura, Antonio Molinelli, Vittorio Uccelli e Roberto Ventura, Concorso di idee per il nuovo P.E.E.P. 4 di via delle Molazze Casalpusterlengo; MILANO (a cura di A. Borghi e R. Gamba): Roberto Gamba, Concorso per la ricostruzione della piazza Fontana di Milano; Pier Alberto Ferré, Concorsi di architettura: modalità d’uso; Edoardo Guazzoni, Concorso per il Parco Forlanini; SONDRIO (a cura di C. Botacchi e F. Della Torre): Fabio Della Torre, Concorsi di architettura in provincia di Sondrio; VARESE (a cura di E. Bertè e C. Castiglioni): Claudio Castiglioni, Concorso di idee, concorso di progettazione, n. 11, pp. 10-24 • Redazione (a cura di), La Scala: lavori in corso: Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Milano, L’Ordine degli architetti, la Scala e l’architettura a Milano; Adalberto Del Bo, Il bis della Scala-bis; Emilio Pizzi, La Scala: un restauro straordinario per un luogo straordinario; Roberta Castiglioni (a cura di), 2003 Odissea della Scala. Dalla stampa, n. 12, pp. 4-14

ARGOM ENTI • Claudio M affiolini, Urbanistica in Lombardia. Il convegno della Consulta, n. 1/2, p. 30


• Pietro Lunardi, Appalti pubblici; Piero De Amicis, Perplessità, n. 3, p. 27 • Enrico Mantero, Como e la sua Architettura Moderna; Roberto Gamba (a cura di), La costruzione del Centro Svizzero nella vicenda urbanistica milanese del dopoguerra; Roberto Gamba, Innovazioni tecnico strutturali per una nuova autostrada padana; Roberto Gamba, Concorso per il progetto di sovrappassi sull’Autostrada tra Bolzano e Pegognaga, n. 4, pp. 13-17 • M artina Landsberger, La Fondazione Piero Portaluppi a Milano; Cesare Rota Nodari, Antenna Europea del Romanico ad Almenno San Bartolomeo (Bg); GianM aria Labaa, È nata l’Antenna Europea del Romanico, n. 6, pp. 25-27 • Ugo Rivolta, Elezioni del Consiglio dell’Ordine di Milano; Walter Barbero, Sandro Angelini o l’architettura per il restauro, n. 7/8, pp. 22-24 • Roberto Gamba, Programma Integrato di Intervento Milano “MontecityRogoredo” ; Jacopo Gardella, I lavori alla Stazione Centrale; Annalisa de Curtis, Rimozioni alla Triennale, n. 9, pp. 25-27 • Damiano Cattaneo, Archivio Cattaneo, sintesi di un anno di attività, n. 10, pp. 23-24 • Vittorio Prina, Bruno Ravasi al Castello di Pavia, n. 11, p. 25 • Mario Morganti, Il caso della Scala; M art (a cura di), Apre il Mart; Anna Giorgi, L’Urban Center di Milano, n. 12, pp. 15-18

CONCORSI • Roberto Gamba, Concorso di idee per la riqualificazione della Piazza Libertà di Urgnano (Bg); Concorso di progettazione per il Palazzo della Regione, exgrattacielo Pirelli. Parte terza - Lotto B Il Centro Congressi, n. 1/2, pp. 31-32 • Roberto Gamba, Concorso di idee per la riqualificazione di percorsi e piazze del centro storico e la valorizzazione dell’arredo urbano per la città di Cesano Maderno (Mi); Concorso per una piscina coperta intercomunale a Lissone (Mi); Concorso per la sistemazione della Piazza e delle vie del centro storico di Osio Sopra (Bg), n. 3, pp. 28-31 • Roberto Gamba, Concorso per la riqualificazione di piazza Unità d’Italia e per la realizzazione di un nuovo parcheggio interrato a Vimercate; Concorso di progettazione di una scuola materna a cinque sezioni a Liscate; Concorso di progettazione per una comunità alloggi presso il Centro Residenziale per Disabili Motori SIM-PATIA di Valmorea (Co), n. 4, pp. 18-21 • Roberto Gamba, Mozzate. Concorso di progettazione: Piano Attuativo S. Martino; Bocconi 2000 - ampliamento dell’Università, n. 6, pp. 28-29 • Roberto Gamba, Riqualificazione di Piazza Matteotti e Largo Martiri della Libertà, Gonzaga; Concorso per il nuovo municipio di Truccazzano, n. 7/8, pp. 25-26 • Roberto Gamba, Concorso d’idee per la riqualificazione della piazza San Eusebio e delle zone limitrofe di Agrate Brianza; Concorso di progettazione per la sistemazione di piazza Conciliazione e aree adiacenti di Desio; Riqualificazione e integrazione urbana dell’area ex-Ceramica Piccinelli a Mozzate; Concorso per la progettazione preliminare di un edificio da destinare alla sede del Municipio di S. Giorgio su Legnano, n. 9, pp. 28-32 • Roberto Gamba, Ristrutturazione e ampliamento della scuola materna di Carcano Albavilla; Recupero e riuso del complesso di villa Padulli e di riqualificazione

ambientale del parco annesso di Cabiate; Concorso Domus-Bocconi per il nuovo campus universitario; Riqualificazione della piazza Europa e delle vie adiacenti a Passirano, n. 10, pp. 25-30 • Roberto Gamba, Mobilità, turismo, cultura: tre luoghi pubblici per Abbiategrasso; Palestra polivalente e modulare a Comun Nuovo, n. 11, pp. 26-27 • Roberto Gamba, Riqualificazione urbana del quartiere di Loreto a Bergamo; Concorso per il centro sportivo multifunzionale comunale di Gerre de’ Caprioli (Cr); Concorso di progettazione: un edificio scolastico per l’istruzione professionale, campus di Sondrio, n. 12, pp. 19-22

le competenze e le professionalità necessarie, n. 9, pp. 37-39 • Cinzia Talamo, Manutenzione programmata in edilizia ed evoluzione del quadro normativo, n. 10, pp. 34-36

ORGANIZZAZIONE PROFESSIONALE • Gianclaudio Di Cintio (con Gabriele Nizzi), Qualità: istruzioni per l’uso. I sistemi di gestione per la qualità negli studi di progettazione, n. 3, pp. 38-39 • Gabriele Nizzi, Progettazione Preliminare, n. 10, pp. 37-39 • Gabriele Nizzi, Progettazione Definitiva, n. 11, pp. 31-32

LEGISLAZIONE • Massimiliano Manganiello, La programmazione e la progettazione delle opere pubbliche; Walter Fumagalli, A chi spetta approvare i progetti delle opere comunali?; Camillo Onorato, Rassegna, n. 1/2, pp. 33-35 • Walter Fumagalli, Le infrastrutture e gli insediamenti produttivi strategici; Emanuele Ratto, La “Legge Lunardi” é costituzionale ?; Camillo Onorato, Rassegna, n. 3, pp. 32-35 • Walter Fumagalli, Qualche consiglio agli estensori dei Piani Regolatori; Danilo Daniel, A proposito delle zone “F”; Camillo Onorato, Rassegna, n. 4, pp. 22-33 • Walter Fumagalli, Le società di ingegneria e le opere pubbliche: un passo avanti; Luca de Nora, Le società di professionisti e le società di ingegneria: un po’ di storia; Camillo Onorato, Rassegna, n. 6, pp. 30-33 • Walter Fumagalli, Sui sottotetti è scontro aperto (o quasi); Matteo Salvi, Sottotetti in pericolo?; Camillo Onorato, Rassegna, n. 7/8, pp. 27-30 • Emiliano Fumagalli, Via libera ai Piani dei Servizi; Walter Fumagalli, La perequazione, “araba fenice” dell’urbanistica; Camillo Onorato, Rassegna, n. 9, pp. 33-36 • Luca de Nora, La nuova disciplina degli incarichi pubblici di progettazione; Riccardo Marletta, Le tariffe degli architetti per le opere pubbliche; Walter Fumagalli, Le opere pubbliche eseguite dai privati, n. 10, pp. 31-33 • Emanuele Ratto, L’installazione delle infrastrutture di telecomunicazioni strategiche per lo sviluppo del paese; Walter Fumagalli, Ancora un decreto a rischio di incostituzionalità, n. 11, pp. 28-30 • Luca De Nora, L’artificiosa frammentazione degli incarichi di progettazione: il divieto normativo; Walter Fumagalli e Debora Folisi, Il “frazionamento artificioso” degli incarichi: chi era costui?, n. 12, pp. 23-25

NORM ATIVE E TECNICHE • Matteo Fiori, Sistemi di scarico delle acque meteoriche. Criteri di progettazione, collaudo e gestione, n. 1/2, pp. 36-37 • Luca Pietro Gattoni, Quadro sintetico della normativa vigente in materia di risparmio energetico negli edifici, n. 3, pp. 36-37 • Margherita Bolchini, Consulenze in ambito giudiziario; Fulvio Re Cecconi, I sistemi di scarico delle acque usate negli edifici residenziali, n. 4, pp. 34-37 • Alessandro Trivelli, Risorse e sostenibilità ambientale, n. 6, pp. 34-37 • Debra Balucani, Sicurezza nei cantieri: teoria e pratica, n. 7/8, p. 31 • Livio Mazzarella, Le modalità di redazione degli studi di impatto acustico:

STRUM ENTI • Camillo Onorato, Leggi; Manuela Oglialoro, Pubblicistica, n. 10, pp. 40-41 • Camillo Onorato, Leggi; Manuela Oglialoro, Pubblicistica, n. 11, pp. 33-34 • Camillo Onorato, Leggi; Manuela Oglialoro, Pubblicistica, n. 12, pp. 26-27

DAGLI ORDINI • Bergamo: Antonio Cortinovis, Viaggio culturale effettuato il 1° dicembre 2001 a Roma; Brescia: I pomeriggi in San Barnaba: La città e i suoi simboli. Architettura e Architettura; Milano: Deliberazioni della 90° Seduta di Consiglio del 26.11.2001; Deliberazioni della 92° Seduta di Consiglio del 17.12.2001; Designazioni, n. 1/2, pp. 38-39 • Bergamo: Antonio Cortinovis, Coordinamento delle iniziative culturali; Cremona: Emiliano Campari, Concorso per il nuovo logo dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori; Milano: Antonio Borghi, Fondazione dell’Ordine. Serate di Architettura; Designazioni, n. 3, pp. 40-41 • Bergamo: Alessandro Martinelli, Le Città Parallele. La città psicastenica; Lecco: Pierfranco Mastalli, Comunicato stampa; Milano: Antonio Borghi, CITTABILE, vivere e muoversi tutti in autonomia e libertà; Pavia: Luca Micotti, Seminario Abitare/Corpo: 4 gradi d’intimità; Luisa Bonesio, Attraversare la soglia; Massimo Morasso, L’opera della vista e l’opera del cuore. Nove modi di guardare una finestra; Vittorio Ugo, Hestía: il luogo e il rito del desinare; Claudio Risé, In fondo è il letto, n. 4, pp. 38-42 • Bergamo: L’Antenna e gli architetti lombardi; Convegno; Corso di approfondimento; Milano: Antonio Borghi, Deliberazioni della 99° Seduta del Consiglio del 18.3.2002; Designazioni; Convenzione con l’editore Mondadori; Arturo Cecchini, Regolamento per il servizio delle fognature nel Comune di Milano; Antonio Borghi, Fondazione dell’Ordine. Serate di Architettura, n. 6, pp. 38-40 • Bergamo: Programma della visita in Riva al Serio (21 aprile 2002); Alessandro Pellegrini, Gita culturale in Valle Imagna (12 maggio 2002); Programma della visita a Padova: Cappella degli Scrovegni – Battistero – Duomo (1° giugno 2002); Programma della visita in Valle Brembana (9 giugno 2002); Programma della visita a Ronchamp-Cappella di Le Corbusier (15-16 giugno 2002); Movimento iscritti; Milano: Antonio Borghi, Interruzione delle elezioni del Consiglio dell’Ordine di Milano; Francesco Mele, Oggetto: Sospensione delle elezioni in corso; Decreto-Legge 10 giugno 2002, n. 107. Disposizioni urgenti in materia di accesso alle professioni; Daniela Volpi, Oggetto: Sospensione

delle elezioni in corso – Vostra comunicazione del 7.6.2002; Daniela Volpi, A tutti gli iscritti all’Albo; Antonio Borghi, Fondazione dell’Ordine. Antonio Monestiroli: Progetto come costruzione; Deliberazioni della 104° Seduta di Consiglio del 22.4.2002; Deliberazioni della 107° Seduta di Consiglio del 27.5.2002. 1° parte, n. 7/8, pp. 32-35 • Lecco: Commissione cultura. Viaggio a Roma; Giornata di studio Giuseppe Terragni: testo della prolusione alla seduta pomeridiana; Carmen Carabús, Anotaciones de un viaje; Scheda Tecnica; Angela Piga, Mostra Roma 19481959. Arte, cronaca e cultura dal Neorealismo alla Dolce Vita; M ilano: Antonio Borghi, Risposta del Ministero della Giustizia al quesito posto dal Presidente dell’Ordine di Milano; Francesco Mele, D.L. 10.6.2002, n. 107. Sospensione delle elezioni; Antonio Borghi, Fondazione dell’Ordine; Enrico Freyrie, Parliamo di Michelucci; Deliberazioni della 107° seduta di Consiglio del 27.5.2002. Seconda parte; Deliberazioni della 110° Seduta di Consiglio del 8.7.2002; Novella Beatrice Cappelletti, Patrocinio al Convegno Paradeisos; ; Novella Beatrice Cappelletti, Paradeisos 2002: 7 anni di paesaggio, n. 9, pp. 40-45 • Bergamo: Alberto Cristini, Lorenzo Belletti, Alessandro Martinelli, Le città parallele. Hypercities; Milano: Antonio Borghi, Deliberazioni della 113° Seduta di Consiglio del 9.9.2002; Designazioni; Convenzione, n. 10, pp. 42-44 • Lecco: Carmen Carabús, A proposito di un concorso; Milano: Antonio Borghi, Parere dell’avvocato Mantini sul contributo afferente alla concessione edilizia; Deliberazione della 116° Seduta di Consiglio del 14.10.2002, n. 11, pp. 35-37 • Lecco: Master in tecniche di analisi e gestione del patrimonio paesistico; Lodi: Antonino Negrini e Giuseppe Pettinari, L’oratorio di S. Maria Assunta di Ca’ dell’Acqua; Milano: Antonio Borghi, Circolari del Comune in materia edilizia e urbanistica; Designazioni dell’Ordine di Milano; Deliberazioni della 118° Seduta di Consiglio del 11.11.2002; Nuova Convenzione con l’Arca Edizioni; Sconti sui periodici Mondadori; Pavia: Vittorio Prina, Convegno “ Architetture castellane nel pavese: nuove funzioni e conservazione”, n. 12, pp. 28-35

DALLA CONSULTA • Annette Tosto, Sito web della Consulta, n. 3, p. 42

DALLE ISTITUZIONI • Umberto Vascelli Vallara, Il Sistema Informativo Beni Ambientali (S.I.B.A.), n.3, pp. 42-43 • Carlo Lio, Regione Lombardia. Opere pubbliche: osservatorio e consulenza on line, n. 6, pp. 40-41 • Stefano Paganini, Servizio Parchi della Regione Lombardia. 2° Convegno sull’ambiente naturale ed il disagio sociale. “ Nuove fruibilità nelle Aree Protette lombarde”, n. 12, p. 36

LETTERE • Lucia Pini, Pietro Lingeri, l’architetto nato a Tremezzo, n. 4, p. 43 • Stefano Castiglioni, Con garbo a Sgarbi, n. 6, p. 41 • Jacopo Gardella, Stazione Centrale - Milano; Andrea Disertori, Tito Varisco; Lucia Pini, Il parco Meier di Tremezzo. Opere di un Lingeri ancora sconosciuto, n. 7/8, pp. 36-37

7


• Andrea Disertori, Conserviamo intatta la Scala, patrimonio del mondo! , n. 9, p.45 • M ichele Arcuri, Ancora sulla sicurezza; Enrico Bertè, Lavori in corso: la Fallingwater di Frank Lloyd Wright, n. 10, pp. 44-45 • Demetrio Costantino, Recupero abitativo dei sottotetti; Vittorio Prina, L’architetto nella pubblica amministrazione: un aggiornamento, n. 12, pp. 36-37

STAM PA

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• Manuela Oglialoro, Rassegna; Antonio Borghi, SOS Scala, n. 1/2, pp. 40-41 • Manuela Oglialoro, Rassegna; Antonio Borghi, Milano e i professionisti, n. 3, pp. 44-45 • Manuela Oglialoro, Rassegna; Antonio Borghi, Milano autocritica, n. 4, pp. 44-45 • Manuela Oglialoro, Rassegna; Antonio Borghi, I luoghi-simbolo di Milano, prima parte: piazza Duomo e la Soprintendenza, n. 6, pp. 42-43 • Manuela Oglialoro, Rassegna; Antonio Borghi, I luoghi-simbolo di Milano, seconda parte: la torre Branca e l’eredità del Duce, n. 7/8, pp. 38-39 • Manuela Oglialoro, Rassegna; Antonio Borghi, Segnali di fumo, n. 9, pp. 46-47 • Manuela Oglialoro, Rassegna; Antonio Borghi, Chi si accontenta gode (e i cocci sono suoi), n. 10, pp. 46-47 • Manuela Oglialoro, Rassegna; Antonio Borghi, Sogno o son desto? Indovina chi costruisce a Sesto, n. 11, pp. 38-39 • M anuela Oglialoro, Rassegna, n. 12, p. 38

LIBRI, RIVISTE E M EDIA • Giulia M iele, Rassegna; M aurizio Carones, G. Gramigna e S. Mazza, Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca; Paola Giaconia, L. Molinari e P. Scrivano, Arquitectura italiana de la posguerra; Annalisa Scandroglio, AA.VV., I progettisti e le assicurazioni. Manuale di orientamento alla legislazione e alle applicazioni pratiche; Ilario Boniello, R. Auletta Marrucci (a cura di), Bramante in Lombardia; Laura Gianetti, AA.VV., E. Brazzelli (a cura di), Prospettive di Architettura; Manuela Oglialoro, S. Omodeo Salè, Il nuovo Verdeaureo dell’architettura; Monika Milic, P. Giaconia, Los Angeles. Città Unica, n. 1/2, pp. 42-43 • Giulia Miele, Rassegna; Elisabetta Gonzo + Alessandro Vicari, M. Whiteway, Christopher Dresser 1834-1904; Antonio Borghi, E. Godoli (a cura di), Architetture del Novecento. La Toscana; Manuela Oglialoro, A. Boatti, L’urbanistica tra piano e progetto; Fabio Della Torre, L. Bolzoni, Quaderni di Cultura Alpina n. 72-73; Tiziana Poli, S. Marsella e P. Mirabelli, Accessibilità e sicurezza dei luoghi di lavoro; Guya Bertelli, G. Nardi, Tecnologie dell’architettura. Teorie e storia; Federico Bucci, E. Bordogna, Guido Canella. Opere e progetti, n. 3, pp. 46-47 • Giulia Miele, Rassegna; Paola Giaconia, Arch’it; Roberto Gamba, H.-J. Schock, Atlante delle tensostrutture; Giuseppe M azzeo, P. Bonifazio e P. Scrivano, Olivetti costruisce. Architettura moderna a Ivrea; Simona Pierini, Count Down; Antonio Borghi, F. Novembre, Birkauser-Frame; Martina Landsberger, Ordine degli architetti di Lecco, Cos’è la modernità. Da Borromini a Gehry; Maurizio Carones, L. Miodini, Gio Ponti. Gli anni trenta; Giulio Ba-

razzetta, G. Lisciandra e D. Vanetti (a cura di) Archeologia industriale. Catalogazione dei beni di archeologia industriale nel Comune di Milano; Matteo Baborsky, Crossing; Chiara Mariateresa Donisi, A. Buratti Mazzotta e G. L. Daccò (a cura di), Le fortificazioni di Lecco. Origini di una città; Roberto Gamba, P. Davoli, Costruire con il legno, n. 4, pp. 46-48 • Red., Rassegna; Fabrizia Franco, C. Scarpa. Arredare. Prolusione all’a.a. Iuav, 1964-1965; Martina Landsberger, R. Dubbini (a cura di), Henri Labrouste; Roberto Gamba, D. Adler, Manuale di dati e misure per la progettazione; Filippo Lambertucci, G. Massobrio, M. Arcadi e S. Tuzi, Paolo Portoghesi architetto; Francesca Scotti, AA.VV., La città europea del XXI secolo. Lezioni di storia urbana; Olga Chiesa, Emilia. Cinque fotografi per una centrale di Piero Portaluppi; Ilario Boniello, N. Ossanna Cavadini, Villa Olmo. Universo filosofico sulle rive del lago di Como, n. 6, pp. 44-45 • Red., Rassegna; M ichele Caja, L. Mancini e V. Notari, Giuseppe De Finetti. Villa Crespi; Antonio Borghi, J. Foot, Milan since the miracle. City, Culture and Identity; Maurizio Carones, M. Biraghi e F. Brunetti, Le stagioni del costruire, n. 7/8, p. 40 • Red., Rassegna; Elisabetta Gonzo + Alessandro Vicari, S. Suardi, Michele De Lucchi. Dopotolomeo; Roberto Gamba, A. F. Ceccarelli e P. Villatico Campbell, Guida pratica alla progettazione. Per l’esame di abilitazione alle professioni di architetto, ingegnere, geometra e perito edile; Ilario Boniello, E. Colee e F. Mazzocca (a cura di), Il Palazzo Reale di Milano; M artina Landsberger, P. Posocco, G. Radicchio e G. Rakowitz (a cura di), Scritti su Aldo Rossi “Care Architetture”; Antonio Borghi, S. Guidarini, Ignazio Gardella nell’architettura italiana; Paola Giaconia, M. Daguerre e G. Zannone Milan, Architetture nel territorio. Canton Ticino 1970-2000; Luigi Spinelli, E. Mantero, Architettura. Diario collettivo, n. 9, pp. 48-49 • Red., Rassegna; Manfredo A. Manfredini, Enrico Castiglioni,. I simboli, i significati in un percorso d’arte tra passato e futuro; Roberto Gamba, D. Lloyd Jones, Atlante di bioarchitettura; Martina Landsberger, P. Di Biagi (a cura di), La grande ricostruzione. Il piano InaCasa e l’Italia degli anni ‘50, n. 10, p. 48 • Red., Rassegna; M arco Vitale, G. Bertelli, Barcellona; Davide M azzucchelli, G. Bianchi, R. Ferrarin e V. Introini, Viabilità e monumento; Roberto Gamba, F. Celaschi e F. Fava, La bonifica da amianto in edilizia; Igor M aglica, Do.co.mo.mo. Italia-giornale; M artina Landsberger, P. Bonifazio e R. Palma (a cura di), Architettura spazio scritto; Maurizio Carones, M. Martignoni, Gio Ponti. Gli anni di Stile 19411947; Roberta Castiglioni, A. Monestiroli, La metopa e il triglifo. Nove lezioni di architettura, n. 11, pp. 4041 • Red., Rassegna; Igor M aglica, R. Adam, Ruins of the Palace of the Emperor Diocletian at Spalatro in Dalmatia; M arco Lecis, I. de Solà-Morales, Decifrare l’Architettura. “Inscripciones” del XX secolo; Paola Giaconia, M. De Michelis e M. Scimeni (a cura di), EMBT Miralles Tagliabue. Architetture e progetti; Roberto Gamba, A. Lauria, I manti di copertura in laterizio. Il progetto e la posa in opera; Martina Landsberger, G. Severini. Dal cubismo al classicismo; Alberto Crespi, The Plan; Ilario Boniello, Il Giornale dell’ Architettura, n. 12, pp. 42-43

ITINERARI

INTERNET • Annette Tosto, La qualità del design italiano: appunti dal web, n. 1/2, p. 44 • Annette Tosto, Infrastrutture, opere pubbliche e territorio, n. 3, p. 48

M OSTRE E SEM INARI • I. Boniello, M . Landsberger e C. Ravagnati, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Annalisa de Curtis, Rinnovato uso dei teatri storici; Silvano M artinelli e Alessandro M artinelli, Metodologie della architettura alpina; Giulio Padovani, Nordic Thirties Architecture; Carlo Ravagnati, Tecnica e composizione di Massimo Campigli; Paolo Rizzo, Il recinto come limite, n. 1/2, pp. 45-47 • I. Boniello, M . Landsberger e C. Ravagnati, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Carlo Ravagnati, Forme e geometrie del corpo; Francesca Scotti, Europa, città diffusa; Martina Landsberger, L’arte del comporre; Giulio Barazzetta, Tre mostre per Piero Bottoni a Milano, n. 3, pp. 49-51 • I. Boniello, M . Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Manuela Oglialoro, Fotografia e paesaggi agrari; Filippo Lambertucci, Utopia e ricostruzione; Pisana Posocco, Costruire il paesaggio; M artina Landsberger, 1880-1968. La cultura di una città; Ilario Boniello, Mangiarotti, sostenere e coprire, n. 4, pp. 49-51 • I. Boniello, M . Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Roberta Albiero, Astronauta di paesaggi terrestri; Michele Caja, Vignola costruttore; Filippo Lambertucci, Disegnare, fare, pensare, n. 6, pp. 46-47 • I. Boniello, M . Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Silvia Malcovati, Neoclassicismo: un’altra mostra; Luisa Ferro, Verso il moderno; Annalisa de Curtis, Jean Nouvel: immagine o costruzione?; Francesca Scotti, Il Futurismo a Milano; Manuela Oglialoro, Architettura e decorazione, n. 7/8, pp. 41-43 • I. Boniello, M . Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Renato Capozzi, Giuseppe Vaccaro: una mostra, un libro; Giuseppe M azzeo, Il disegno di architettura; Paolo Rizzo, Riflessioni e progetti di Vittorio Introini; Stevan Tesic, Brescia: incontri di architettura, n. 9, pp. 50-51 • I. Boniello, M . Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Matteo Baborsky, I mutevoli confini della disciplina progettuale; Luca Gelmini, Invenzione costruttiva e architettonica dei ponti in legno; Marco Pozzo, Abitare il progetto residenziale; Antonio Borghi, Due gentlemen a Venezia; Silvia M alcovati, Petitot, architetto di corte, n. 10, pp. 49-51 • I. Boniello, M . Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Maurizio Carones, Al museo di Sacripanti a Maccagno; Carlo Ravagnati, Verso una scienza del progetto; Giovanni Santamaria, Percorsi trasversali, n. 11, pp. 42-43 • I. Boniello, M . Landsberger, Rassegna mostre; Rassegna seminari; Matteo Baborsky, Stanza delle meraviglie; Alessandro Vicari, Una coppia felice; Francesco Fallavollita, Spagna...Nuova maestra; Andrea Sciascia, Giuseppe Samonà e Venezia; Luca Gelmini, Steven Holl, architetto poeta; Michele Caja, Tradizione e Modernità. La casa di Coderch, n. 12, pp. 39-41

• Paolo Bonoli, Simona Castellini, Aldo Ranzi a Cremona, n. 3, pp. 52-55 • Claudio Camponogara, Arrigo Arrighetti e Milano, n. 4, pp. 52-55 • Vittorio Prina, Giovanni Rota a Vigevano, n. 7/8, pp. 44-47 • Silvana Giordani, Giancarlo Maroni e Riva del Garda, n. 9, pp. 52-55 • Mariella Brenna, Claudio Camponogara, Fredi Drugman: Milano, Monza, Sesto san Giovanni, Muggiò, n. 10, pp. 52-55 • Vittorio Prina, Eliseo Mocchi in Pavia e provincia, n. 11, pp. 44-47 • Ambra Milone, Sonia Milone, Luciano Roncai, Vito Rastelli, architetto cremonese, n. 12, pp. 44-47

INDICI E TASSI • • • • • • • • •

Indici e tassi, n. 1/2, p. 48 Indici e tassi, n. 3, p. 56 Indici e tassi, n. 4, p. 56 Indici e tassi, n. 6, p. 48 Indici e tassi, n. 7/8, p. 48 Indici e tassi, n. 9, p. 56 Indici e tassi, n. 10, p. 56 Indici e tassi, n. 11, p. 48 Indici e tassi, n. 12, p. 48

ATTI DEL CONVEGNO • Regione Lombardia. Direzione Territorio e Urbanistica, Linee guida per la riforma urbanistica regionale, n. 5, pp. 4-9 • Emiliano Campari, Introduzione; Colophon del Convegno del 14 dicembre 2001; Claudio M affiolini, Presentazione, n. 5, pp. 9-11 • Primo modulo. I princìpi delle Linee Guida, interventi di Claudio Baracca, Gianni Beltrame, Maria Cristina Treu, Gianni Verga, n. 5, pp. 12-20 • Secondo modulo. I livelli di pianificazione, interventi di Angelo Bugatti, Stefano Castiglioni, Luigi Mazza, n. 5, pp. 21-29 • Terzo modulo. Il Piano dei Servizi - Gli Standard, inteventi di M arco Engel, Giulia Rota, Enrico Maria Tacchi, n. 5, pp. 30-39 • Quarto modulo. Perequazione, concertazione, partecipazione, sostenibilità, inteventi di Gianfredo Mazzotta, Giuseppe Sala, Piero Torretta, n. 5, pp. 40-49 • Atti del Convegno di Bergamo. Linee guida per la riforma urbanistica regionale, interventi di Silvio Albini, Achille Bonardi, Alessandra Cingoli, Fernando de Francesco, Roberto Ghidotti, Giuliano Lorenzi, Alessandro Moneta, Luigi Nappo, Antonio Purcaro, Daniele Ravagnani, Claudio Re, Mario Rossetti, Felice Sonzogni, Sergio Sottocornola, Ettore Tacchini, Gianvittorio Vitali, n. 5, pp. 50-67 • Contributi per la riforma urbanistica regionale. Il dibattito promosso dall’I.N.U. Lombardia, interventi di Gianni Beltrame, Fausto Curti, Massimo Giuliani, Michele Monte, Laura Pogliani, Piero Ranzani, Piergiorgio Vitillo, n. 5, pp. 68-75 • Convegno promosso dalla Consulta regionale lombarda degli Ordini degli architetti, interventi di Maria Carla Baroni, Gianni Beltrame, Maria Campidoglio, Fausto Colombo, Piero De Amicis, Mario Morganti, Stefano Nespor, Pierluigi Roccatagliata, Elio Tarulli (Polis onlus Gruppo di Studio sul Territorio Legambiente), n. 5, pp. 76-79 • Giulio Ponti, Intervento al Convegno della Consulta Architetti Lombardia, n. 5, pp. 79-80

INDICE • Indici 2001, n. 4


A cura di Roberto Gamba

Settimo Milanese: progetto planivolumetrico del nuovo lotto del Piano di Zona Consortile di progetto; la giuria, composta da Alberto Secchi - presidente, Franco Aprà, Angelo Bugatti, Alberto Defendi, Paolo Ferrante, Marco Prusicki, Luigi Spinelli, Juan Martin Piaggio - supplente, Bruno Massignan - segretario verbalizzante - ha attribuito tre premi di 4000, 2000 e 1000 Euro e ha ritenuto meritevoli di menzione i progetti di Pier Alberto Ferrè (con Carolina Francesca Rozzoni, Simona Cornegliani); Gèrard Cantarelli (con Rossella Nola, Giuseppe Scavarda, Matteo Dondè, Gabriella Di Pascale, Andrea Passerini); infine Giacomo De Amicis (con Tomoko Narahara, Bruno Rivolta, Fabio Zanaboni).

1°classificato Nicola Braghieri, con Denis Pietro Zuffellato, Marlene Doerrie, Maria Silva Pèrez

realizzato come una macchia boscata, che, oltre a costituire una fascia di mitigazione ambientale tra le aree abitate e la via di attraversamento, diviene il vero centro del nuovo quartiere. Si prevede, con facili opere di bonifica, di rendere balneabile il lago di cava, elemento caratterizzante dell’area. Tutti gli edifici sono stati dimensionati su una maglia strutturale modulare di 3 met ri, con una

Concorsi

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Il Comune di Settimo Milanese in collaborazione con la Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Milano ha bandito un concorso di idee per la redazione del progetto planivolumetrico, la sistemazione delle aree pubbliche e l’inserimento paesistico-ambientale di un nuovo lotto del Piano di Zona Consortile. È stata sottolineata nel bando l’importanza del tema del rapporto tra l’intervento in progetto e l’edificato di frangia e la sua conclusione; inoltre la relazione dei nuovi e dei preesistenti insediamenti, col brano di Parco Sud compreso tra la tangenziale e la periferia di Settimo. Sono stati presentati 29 elaborati

Il progetto è consistito nel cercare forme analoghe alle suggestioni di un luogo non ben definibile: disegno e colori del territorio agricolo, le grandi corti isolate nella campagna, monasteri e castelli, i boschi rimast i a margine delle grandi strade. È previsto un parco,

profondità standard di 11 metri. Nel progetto sono state rappresentate a scopo esemplificativo differenti soluzioni tipologiche e di taglio degli alloggi. Si propone uno sviluppo planimetrico relativamente libero intorno ad un elemento ben definito nelle proporzioni, nelle misure e nei materiali, che definisce il fronte loggiato unitario della corte. L’edificio, a ridosso del lago di cava, non prevede piani interrati; garage e cantine, sui due livelli del piano terreno, permettono di avere un portico alto circa cinque metri libero da abitazioni private. Alcuni moduli contengono le sale comuni a tutta altezza; alcuni appartamenti duplex nelle testate

possono eventualmente occupare anche il piano sotto il portico. Edifici a terrazza si affacciano sul parco. Rispettando i limiti di inedificabilità imposti e una distanza di rispetto, i cinque edifici appaiono come un pettine spuntato, mitigando l’impatto dalla strada storica e dal bosco. A confine con il villaggio esistente quattro ville urbane legano differenti esigenze tipologiche, morfologiche e funzionali alla risoluzione dei problemi relativi al rapporto con la città diffusa retrostante. Al margine sud si prevede, in zona inedificabile, un brolo per i mercati settimanali ed una piazza adibita a parcheggio o eventualmente a funzioni ricreative temporanee.


Il nuovo quartiere si sviluppa intorno alla passeggiata che connette il centro dell’abitato esistente (la chiesa, gli uffici comunali, i giardini pubblici) al parco. Il percorso che dal centro si apre ad imbuto verso la spiaggia e il lago, è il principio ordinatore dello schema progettuale. La volumetria dell’edificato ha seguito un criterio di modulazione poco invasivo: schiere di case basse unifamiliari ad Ovest, in prossimità dell’edificato esistente, si fondono in una sorta di corte aperta con gli edifici di tre piani che ritmano il fronte stradale della nuova passeggiata e della via IV Novembre. Le quote di colmo scendono di nuovo a due livelli nell’impianto più esplicitamente a corte degli edifici che affacciano sul lago. Il progetto è stato pensato per una realizzazione con tecnologie costruttive tradizionali e a basso costo; presenta elementi modulari sia alla grande che alla piccola scala ed una griglia strutturale standard

di 6x6 m, che consente la realizzazione dei parcheggi al piano interrato con il minimo spreco di spazio. Per ridurre l’incidenza degli scavi nei costi di costruzione, i piani terra degli edifici sono stati realizzati a quota +1.20 m; gli edifici di alcuni lotti sono infatti rialzati rispetto alla quota di campagna così da ricavare i box nel piano seminterrato. Al fine di disgregare la monotonia di un prospetto monolitico e per caratterizzare ogni unità abitativa, i moduli di facciata sono alternati secondo un’apparente non-logica come i diversi colori e la curvatura dei moduli di facciata. La variazione del ritmo dei serramenti (seppur modulari) segue esigenze distributive interne differenziate; le falde del tetto sono orientate il più possibile a sud per consentire l’inserimento dei pannelli solari. Le tipologie abitative sono villette unifamiliari di circa 140 mq con piccoli giardini e edifici a tre piani ove il corpo scala serve tre appartamenti a piano, di piccolo e medio taglio (mq. 200/280 a piano).

3°classificato Maria Grazia Folli, Roberto Bruni, Giovanni Buzzi, Mirko Bertinotti, Monica Manfredi, Francesco Marmo, Margherita Rigatuso, Lucia Paci, Daniele Bonzagni, Andrea Bassani, Valeria Milani La proposta non è riducibile alla progettazione di “ livelli” corrispondenti a perimetrazioni scalari - urbanistica e edilizia - ma si configura come costruzione di sistemi di correlazione, che definiscono sia regole strutturali del territorio, che logiche insediative locali, ordini topografici e infrastrutture tecniche, tipologie, metodologie costruttive. Il progetto individua in prima istanza vincoli edificatori indicatori di qualità - relativi a orientamenti, giaciture, altezze, densità edilizie; differenze di scala, di programma tipologico. L’edificazione è caratterizzata da differenti scelte tipologiche. A nord est della via IV Novembre una grande corte aperta si colloca ai margini del parco. I corpi di fabbrica di cui si compone l’impianto spaziale che contiene residenza e funzioni collettive definiscono una sequenza gerarchizzata di spazi aperti privati e pubblici. A sud ovest l’edificato si definisce

attraverso un’ibridazione tipologica e scalare. Le nuove abitazioni criticano le logiche autoreferenziali dei recinti più o meno piccoli della villetta unifamiliare o del condominio e cercano di fare parte di un progetto urbano. L’intento è di relazionare la dimensione domestica del privato all’esistente e alle sue articolate forme dell’abitare sperimentando la contaminazione tra tipi e modi d’uso dello spazio. Le case a patio alte un piano ad eccezione dei duplex - così come le abitazioni dei corpi alti 12 metri, sono caratterizzate dalla varietà dei tagli delle unità, dalla qualità degli accessi, degli spazi interni, dai modi in cui la luce li illumina secondo l’orientamento solare, dalla forma dello spazio aperto ad uso privato (giardini, terrazze, logge/serre). Riguardo al disegno delle aree pubbliche e in particolare del verde la proposta si preoccupa del sistema complessivo dei vuoti - quelli ampi, della grande scala del parco sud ma anche e soprattutto di quelli “ ordinari” : spazi del connettivo, dei margini, degli interstizi, delle soglie, dei riti di passaggio tra interni ed esterni, tra differenti situazioni ambientali e fruitive.

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Concorsi

2°classificato Luisa Olgiati, con Riccardo Carabelli, Karina Dabizzi


Legislazione a cura di Walter Fumagalli

Professione e Aggiornamento

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Il tirocinio professionale degli architetti Il panorama in cui si svolge l’attività professionale degli architetti è in continua e rapida evoluzione, anche per effetto di modifiche normative intervenute di recente. Talora queste modifiche derivano dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea e dalla necessità di dare piena attuazione ai princìpi di libertà di stabilimento e di prestazione dei servizi da parte dei cittadini comunitari all’interno dell’Unione. Così ad esempio, con la recentissima legge comunitaria per il 2002 il legislatore italiano ha introdotto disposizioni volte a dare attuazione alla direttiva comunitaria che consente agli architetti degli Stati membri di svolgere la propria attività professionale in tutti i Paesi dell’Unione. Per altro verso si sottolinea da più parti la necessità di interventi normativi che tendano ad adeguare la legislazione sull’ordinamento professionale, che appare ormai datata, alle mutate esigenze dei tempi. Per quanto riguarda in particolare l’accesso alla professione d’architetto, è sentita l’esigenza di un maggior raccordo con le istituzioni universitarie, al fine di evitare che i laureati si affaccino all’attività professionale impreparati ad affrontare una situazione per molti versi completamente differente da quelle fino ad allora vissute, e con un bagaglio di conoscenze che rischia di apparire loro in una certa misura inutile per il proprio futuro professionale. Da questo punto di vista la nuova normativa in materia di tirocinio professionale e le prime applicazioni pratiche della stessa offrono certamente interessanti spunti, dal momento che prevedono forme di collaborazione tra ordini professionali ed istituzioni universitarie. Peraltro, a riprova del fatto che l’esigenza di un maggior raccordo con le istituzioni universitarie è un problema comune a molti settori professionali, l’articolo 6 del Decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001 n. 328, che prevede la possibilità di stipulare convenzioni con le università per lo svolgimento del tirocinio, non riguarda soltanto gli architetti, ma anche diverse altre professioni tra le quali quelle di dottore agronomo e dottore forestale, di biologo, di chimico e di geologo. Precisamente l’articolo 6 del D.P.R. n. 328/2001 prevede che il periodo di tirocinio per l’accesso alle professioni disciplinate dallo stesso decreto, ove prescritto, “ può essere svolto in tutto o in parte durante il corso degli studi secondo modalità stabilite in convenzioni stipulate fra gli ordini o collegi e le università” . Per quanto riguarda in particolare l’accesso alla professione d’architetto, l’articolo 15 del D.P.R. n. 328/2001 prevede che l’albo professionale dell’Ordine degli architetti, cui il decreto attribuisce la nuova denominazione di “ Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori” , sia suddiviso in due sezioni.

La sezione A, alla quale si accede con una laurea specialistica, è a sua volta ripartita in quattro settori: “ architettura” , “ pianificazione territoriale” , “ paesaggistica” e “ conservazione dei beni architettonici ed ambientali” . Alla sezione B, che prevede due settori, “ architettura” e “ pianificazione” , possono iscriversi i laureati nelle materie non specialistiche indicate nello stesso decreto. Agli iscritti nella sezione B spetta il titolo di “ architetto iunior” e di “ pianificatore iunior” . Per l’iscrizione ad entrambe le sezioni dell’albo professionale è necessario il superamento dell’Esame di Stato, che si compone di prove pratiche, scritte ed orali differenti, a seconda delle sezioni e dei settori ai quali s’intende accedere. Sia l’articolo 17, con riferimento agli Esami di Stato per l’iscrizione nella sezione A dell’albo, sia l’articolo 18 concernente l’accesso alla sezione B, dispongono che “ nel caso vengano attivate, con apposite convenzioni tra ordini ed università, attività strutturate di tirocinio professionale, adeguatamente regolamentate ed aventi una durata massima di un anno, la partecipazione documentata a tali attività esonera dalla prova pratica” . Un interessante progetto di collaborazione in questa materia è rappresentato dalla “ Convenzione di tirocinio” , che sta per essere stipulata [Ndr: firmata il 21 febbraio 2003] tra il Politecnico di Milano e l’Ordine degli Architetti di Milano. La convenzione prevede che l’attività di tirocinio sia svolta presso la sede dell’Ordine e dei professionisti da questo designati, da studenti e da coloro che frequentano i dottorati di ricerca, le scuole e i corsi di specializzazione e di perfezionamento del Politecnico di Milano. Scopo dichiarato della Convenzione di tirocinio è di perseguire obiettivi didattici, di orientamento e di acquisizione di conoscenza del mondo del lavoro, anche al fine di agevolare le scelte professionali attraverso la partecipazione ad attività pratiche nel settore dell’architettura e della pianificazione. Per la realizzazione di tali obiettivi verrà predisposto un progetto formativo, nel quale saranno altresì indicati i tempi e le modalità della sua realizzazione. Invero, molti aspetti relativi all’accesso al tirocinio e allo svolgimento dei progetti formativi restano ancora da definire. Per quanto riguarda in particolare gli obblighi ai quali saranno soggetti i tirocinanti e i professionisti che li ospiteranno, la convenzione si limita a fornire alcune indicazioni. È previsto ad esempio che i tirocinanti assumano l’impegno a svolgere le attività previste nel progetto formativo seguendo le indicazioni dei tutori e dei responsabili, a rispettare i regolamenti disciplinari e le norme in materia di sicurezza sul lavoro vigenti nella sede del tirocinio, a mantenere l’obbligo della segretezza durante e dopo il tirocinio con riferimento alla struttura profes-


In primo luogo in quanto vi sono princìpi generali, dettati dalle norme deontologiche vigenti, che gli architetti devono obbligatoriamente osservare, ed in base ai quali potranno essere sanzionati eventuali comportamenti scorretti dell’architetto professionista nei confronti dei tirocinanti. In particolare l’articolo 1 delle norme deontologiche vigenti prescrive che “ nell’esercizio della professione, l’architetto deve uniformare il proprio comportamento ai princìpi deontologici di tutela della dignità e del decoro della professione e dell’Ordine” . In secondo luogo in quanto, per giurisprudenza costante, le norme deontologiche sono da considerarsi esemplificative, e pertanto il fatto che un determinato comportamento non sia espressamente vietato da esse non significa affatto che per ciò solo possa ritenersi lecito. Peraltro la legge prevede che i singoli ordini professionali possano integrare, con un proprio regolamento, le norme deontologiche comuni a tutti gli architetti. È quindi da auspicare che, in sede di regolamentazione locale, vengano introdotte disposizioni relative ai rapporti con i soggetti che svolgono attività di tirocinio, onde fornire agli iscritti ai singoli ordini indicazioni più precise circa i contenuti dei loro obblighi deontologici. Riccardo Marletta

Gli architetti e l’Unione Europea È facile prevedere che il fenomeno della “ migrazione” degli architetti all’interno dell’Unione Europea andrà assumendo sempre maggiore rilevanza, diventando un modo usuale di svolgimento della professione. Val dunque la pena di esaminare brevemente le principali norme del nostro ordinamento in tema d’esercizio dell’attività di architetto da parte dei cittadini degli Stati membri dell’Unione. Da tale analisi sembra trovare conferma l’impressione che vi sia ancora, da parte del legislatore italiano, una certa riluttanza ad adeguare il nostro ordinamento alla normativa comunitaria, dato che sovente, come nel caso in esame, tale adeguamento fa seguito a condanne dell’Italia per inadempimento delle direttive comunitarie. Il punto di partenza obbligato per l’esame della normativa su questo argomento è costituito dalla direttiva del Consiglio della Comunità Economica Europea 10 giugno 1985 n. 384, concernente il reciproco riconoscimento dei titoli che abilitano all’esercizio della professione di architetto e l’introduzione di “ misure destinate ad agevolare l’esercizio del diritto di stabilimento e la libera prestazione di servizi” degli architetti negli Stati membri. In estrema sintesi, la direttiva indica i requisiti che i titoli debbono possedere perché vengano riconosciuti dagli Stati membri dell’Unione Europea, al fine di permettere che venga esercitata la professione di architetto nel loro territorio. Al contempo la direttiva contiene disposizioni volte a consentire agli architetti appartenenti ad uno degli Stati membri di svolgere la professione di architetto in un altro Paese dell’Unione, sia permanentemente (c.d. diritto di stabilimento), sia temporaneamente (c.d. libera prestazione dei servizi). A norma dell’articolo 31 della direttiva, gli Stati membri avrebbero dovuto introdurre nel loro ordinamento i provvedimenti necessari per conformarsi alla direttiva stessa entro due anni, mentre per l’attuazione delle disposi-

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sionale presso la quale si svolgerà il tirocinio e alle attività dalla stessa svolte, nonché a sottoporre a verifica e ad autorizzazione gli elaborati, eventualmente predisposti nel corso del tirocinio, che siano indirizzati a terzi. Non sono chiare tuttavia le conseguenze delle eventuali inosservanze degli obblighi sopra citati. Se certamente può ritenersi che di tali ipotetiche inosservanze si potrà tener conto in sede di certificazione finale relativa allo svolgimento del tirocinio, non è da escludere al contempo che le violazioni più gravi potranno comportare l’interruzione dell’attività di tirocinio per i soggetti che le avranno commesse, anche se si dovranno poi stabilire le modalità mediante le quali provvedere all’accertamento dei fatti e alle misure sanzionatorie conseguenti. Questo, ovviamente, fermo restando l’obbligo del tirocinante di risarcire i danni procurati dal proprio illegittimo comportamento. Per quanto riguarda gli obblighi degli architetti “ ospitanti” , la convenzione specifica alcuni impegni che concernono essenzialmente il controllo e la valutazione dei tirocinanti, anche in questo caso senza chiarire le conseguenze che potranno derivare dall’inosservanza di tali obblighi. Quanto specificato in convenzione, peraltro, non sembra che possa esaurire gli obblighi a cui sono soggetti i professionisti presso i quali si svolgerà l’attività di tirocinio. Ipotizziamo ad esempio che l’architetto ospitante, approfittando della sua posizione di soggetto chiamato ad esprimere la valutazione finale sull’attività svolta dal tirocinante, richieda a quest’ultimo lo svolgimento di mansioni estranee all’attività di tirocinio. Le norme deontologiche relative all’esercizio della professione d’architetto non vietano espressamente un siffatto comportamento, e ciò è pienamente comprensibile ove si consideri che le forme di collaborazione previste dalla Convenzione di tirocinio rappresentano un nuovo aspetto dello svolgimento dell’attività professionale, che le previgenti norme deontologiche non avevano certamente la possibilità di regolamentare. Viceversa, per altre categorie professionali nelle quali le problematiche relative ai rapporti con i giovani che accedono alla professione si pongono da più tempo, esistono norme deontologiche specifiche in materia. Così ad esempio il Codice deontologico forense, all’articolo 26, si occupa espressamente dei rapporti degli avvocati con i praticanti. In particolare tale articolo 26 prevede che l’avvocato è tenuto “ ad assicurare l’effettività e a favorire la proficuità della pratica forense al fine di consentire un’adeguata formazione” . Altri rilevanti obblighi deontologici nei confronti dei praticanti riguardano la messa a disposizione di un adeguato ambiente di lavoro ed il riconoscimento al praticante avvocato, “ dopo un periodo iniziale” , di “ un compenso proporzionato all’apporto professionale ricevuto” . Inoltre l’avvocato deve attestare la veridicità delle annotazioni contenute nel libretto di pratica, “ solo in seguito ad un adeguato controllo e senza indulgere a motivi di favore o di amicizia” . Infine è prevista la responsabilità disciplinare per l’avvocato, che “ dia incarico ai praticanti di svolgere attività difensiva non consentita” . Naturalmente il fatto che le norme deontologiche per l’esercizio della professione di architetto non contengano disposizioni relative allo svolgimento dell’attività di tirocinio, non significa che attualmente non vi siano obblighi deontologici sanzionabili in relazione a tali aspetti. Ciò per due ordini di ragioni.


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zioni in tema di prestazione dei servizi negli Stati membri era previsto un termine di tre anni. Stante l’inerzia del legislatore italiano a provvedere in merito, nel 1990 la Commissione delle Comunità europee ha promosso una prima azione presso la Corte di Giustizia contro la Repubblica Italiana. Con sentenza 11 luglio 1991 la Corte di Giustizia ha dichiarato che, non avendo dato attuazione alla direttiva 85/384/CEE, l’Italia era venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza del Trattato CEE, e l’ha condannata altresì al pagamento delle spese processuali. A questo punto il nostro legislatore “ si è visto costretto” a provvedere in merito all’attuazione della direttiva 85/384/CEE dapprima mediante il decreto legislativo 27 gennaio 1992 n. 129 e successivamente a mezzo del decreto del Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica e tecnologica 10 giugno 1994 n. 776. In particolare, con riferimento al “ diritto di stabilimento” l’articolo 5 del D.Lgs. n. 129/1992 dispone che gli architetti che intendono svolgere stabilmente l’attività professionale nel nostro Paese devono iscriversi ad un Albo degli architetti e che tale iscrizione è possibile solamente se l’interessato è in possesso di un titolo riconosciuto ai sensi della normativa comunitaria per l’esercizio della professione e di requisiti di moralità e di onorabilità (requisiti che possono essere attestati dal Paese di appartenenza), e se è residente o domiciliato in Italia. Per quanto attiene invece alla “ libera prestazione dei servizi” , l’articolo 9 del D.Lgs. n. 129/1992, nella sua formulazione originaria, aveva previsto che i cittadini degli Stati membri che intendessero esercitare temporaneamente la professione di architetto in Italia dovessero iscriversi in un apposito registro presso un Ordine degli architetti, restando comunque preclusa agli stessi la possibilità di avere in Italia la “ sede principale o secondaria d’uno studio professionale” . La Commissione delle Comunità Europee, ritenendo che l’attuazione della direttiva da parte dell’ordinamento italiano fosse incompleta, nel 1999 ha intentato una nuova azione davanti alla Corte di Giustizia nei confronti del nostro Paese (causa C-298/99). Con sentenza in data 21 marzo 2002 la Corte di Giustizia europea ha accolto pressoché tutti i motivi di ricorso avanzati dalla Commissione, statuendo nuovamente che l’Italia era venuta meno agli obblighi di conformarsi alla direttiva 85/384/CEE e condannandola anche in questo caso al pagamento delle spese processuali. In particolare la Corte di Giustizia ha affermato che il divieto per i cittadini degli altri Stati membri di stabilire in Italia la “ sede principale o secondaria d’uno studio professionale” , imposto dall’articolo 9, comma 1, del decreto legislativo n. 129/1992, è incompatibile con l’articolo 59 del Trattato CEE (divenuto, in seguito a modifiche articolo 49), sulla libera prestazione dei servizi all’interno dell’Unione Europea. Ad analoghe conclusioni è giunta la Corte di Giustizia con riferimento all’obbligo di iscrizione nell’apposito registro previsto dall’articolo 9, comma 3, del decreto legislativo n. 129/1992 per chi intenda esercitare, anche temporaneamente, la professione di architetto in Italia. In proposito la Corte ha osservato che, se è vero che l’articolo 22 della direttiva 85/384/CEE consente agli Stati membri di imporre l’iscrizione ad un albo professionale o ad un registro anche ai fini dell’esercizio temporaneo dell’attività, tale iscrizione deve avere tuttavia “ effetto automatico” e non deve ritardare o complicare in alcun modo la prestazione dei servizi da parte dei cittadini degli altri Stati membri. Secondo la Corte la norma che prevedeva che l’iscrizione

dei cittadini comunitari nel registro tenuto presso l’Ordine degli Architetti doveva essere disposta entro trenta giorni dalla data di presentazione della relativa domanda comportava un ritardo nella prestazione in Italia dei servizi da parte degli architetti degli altri Stati membri e pertanto si poneva in contrasto con la direttiva 85/384/CEE. A questo punto si poneva la necessità di introdurre ulteriori modifiche normative volte a dare finalmente piena attuazione alla direttiva 85/384/CEE. L’occasione per provvedervi è stata rappresentata dall’approvazione della legge comunitaria per il 2002 (legge 3 febbraio 2003 n. 14), cioè lo strumento mediante il quale viene assicurato l’adeguamento periodico dell’ordinamento italiano a quello comunitario, anche attraverso la modifica di norme vigenti che risultino, anche a seguito di decisioni della Corte di Giustizia, in contrasto con la normativa europea. Oltre a modificare alcune delle norme con cui il D.Lgs. n. 129/1992 ha disciplinato il riconoscimento dei titoli rilasciati da altri Stati membri ai fini dell’esercizio della professione d’architetto, ed a semplificare i relativi adempimenti procedurali la legge n. 14/2003 ha soppresso, in conformità a quanto statuito dalla Corte di Giustizia, il divieto di costituire in Italia la sede principale o secondaria di uno studio professionale da parte degli architetti appartenenti ad altri Stati membri, che svolgono temporaneamente la propria attività in Italia. A seguito delle modifiche apportate ad opera della legge n. 14/2003, è ancora previsto che, ai fini dell’esercizio temporaneo dell’attività di architetto in Italia, i cittadini di altri Stati membri debbano ottenere l’iscrizione nei registri istituiti presso gli Ordini degli Architetti. È stata tuttavia abrogata la norma che prevedeva il termine massimo di trenta giorni per deliberare sulla domanda di iscrizione dell’interessato, termine che, come si è rilevato, era stato ritenuto in contrasto con la direttiva 85/384/CEE, poiché ritardava la prestazione dei servizi da parte degli architetti appartenenti ad altri Stati membri. In conclusione, essendo stato soppresso il relativo divieto, gli architetti appartenenti ad altri Paesi membri che esercitano temporaneamente la professione in Italia possono stabilire la sede del proprio studio professionale nel nostro Paese. Più problematica, almeno sotto il profilo pratico, appare la possibilità di prestare i servizi senza i ritardi conseguenti all’iscrizione nei registri speciali tenuti presso l’ordine. Se è vero infatti che è stato abrogato il termine massimo di trenta giorni per provvedere sulla domanda di iscrizione, essendo tuttavia stato mantenuto l’obbligo di iscrizione in tali registri, appare difficile immaginare che l’iscrizione possa avvenire secondo modalità tali da escludere qualsiasi ritardo nella prestazione dei servizi. Riccardo Marletta e Graziano Braga


Strumenti a cura di Manuela Oglialoro e Camillo Onorato

G.U. n. 33 del 10.2.2003 – Serie Generale Determinazione 22 gennaio 2003 Concessione di lavori pubblici ex art. 19, comma 2, della Legge 109/ 1994, affidate secondo le modalità indicate nei successivi articoli 20 e 21, comma 2, lettera b) - Problema relativo alla forma che deve assumere l’offerta “progettuale” Concessioni aggiudicate in esito a gara preliminare e successiva procedura negoziata da svolgere fra il promotore ed i soggetti presentatori delle due migliori offerte, ai sensi dell’art. 37 - quater, comma 1, lettera b), della medesima legge - Incidenza degli elementi di valutazione di natura “qualitativa” Approfondimento (Determinazione n. 1/2003) L’Autorità ha analizzato diverse procedure per l’affidamento di concessioni di lavori pubblici riscontrando un’anomalia circa la progettazione definita a farsi quale parte integrante dell’offerta. È stata avviata pertanto un’indagine conoscitiva relativa agli affidamenti in concessione di costruzione e gestione posti in essere nel biennio 2000/2001 al fine di acquisire i dati e gli elementi relativi alla “ forma dell’offerta progettuale” richiesta dalle stazioni appaltanti ai fini degli affidamenti in concessione. È stata evidenziata una “ disomogeneità interpretativa” circa gli elementi che possono essere richiesti ai concorrenti in fase di gara ai fini del successivo affidamento in concessione. Per questo motivo ed in relazione alle modifiche introdotte nella specifica materia dalla legge 166/2002, sono stati pronunciati dei chiarimenti da parte dell’Autorità. G.U. n. 33 del 10.2.2003 - Serie generale Determinazione 30 gennaio 2003 Carenze del piano di sicurezza e coordinamento (Determinazione n. 2/2003) È pervenuta all’Autorità una richiesta di parere formulata dall’ANIEM relativa alla salute e sicurezza dei lavoratori. È stato chiesto se in previsione parziale e sottostima dei costi delle misure di sicurezza, possa configurarsi l’ipotesi di carenza progettuale, suscettibile di integrazioni in corso d’opera. Si evidenzia che circa l’eventuale carenza del Piano di sicurezza e coordinamento non è riconducibile a nessuna delle ipotesi legittimanti l’adozione di una variante in corso d’opera ai sensi dell’art. 25, comma 1, lettera d) della Legge 109/1994. Tale articolo non colpisce l’errore o l’omissione del progettista, ma solo quegli errori o quelle omissioni che siano tali da pregiudicare la realizzazione dell’opera o la sua utilizzazione. L’art. 25, comma 3 stabilisce che sono ammesse, nell’esclusivo interesse dell’amministrazione, le varianti, in aumento o diminuzione, finalizzate al miglioramento dell’opera e alla sua funzionalità, semprechè non comportino modifiche sostanziali e siano motivate da obiettive esigenze derivanti da circostanze sopravvenute ed imprevedibili al momento della stipula del contratto. In primo luogo deve richiamarsi l’art. 12, comma 1 del D.L. n. 494/1996 il quale definisce analiticamente i contenuti del Piano di sicurezza e di coordinamento che deve contenere in particolare l’individuazione, l’analisi e la valutazione dei rischi e le conseguenti procedure esecutive, gli apprestamenti e le attrezzature atti a garantire, per tutta la durata dei lavori, il rispetto delle norme per la prevenzione degli infortuni e la tutela della salute dei lavoratori nonché la stima dei relativi costi. In secondo luogo, le imprese appaltatrici, sia prima dell’inizio dei lavori, sia durante lo svolgimento degli stessi, possono presentare al coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione dei lavori proposte di modificazioni o integrazioni al piano di sicurezza e coordinamento ove ritenga di poter meglio garantire la sicurezza nel cantiere sulla base della propria esperienza. Pertanto, si osserva che da tali assestamenti o correttivi resi necessari per meglio adeguare il piano di sicurezza e coordinamento alla realtà specifica di cantiere non derivano ulteriori oneri a carico dell’appaltatore, oltre a quelli preventivamente stimati. Il suddetto assunto è avvalorato dal comma 5 dell’art. 12 del D.L. 494/1996, nella parte in cui stabilisce che “ in nessun caso, le eventuali integrazioni possono giustificare modifiche o adeguamento dei prezzi pattuiti” .

Per “ carenza” del piano di sicurezza e coordinamento si intende, non gli assestamenti o correttivi, ma i nuovi apprestamenti o ulteriori misure di sicurezza non contemplati nel piano, quindi di situazioni di pericolo non previste ab origine. Le spese necessarie per far fronte ai “ nuovi apprestamenti” sono riconducibili agli oneri speciali, di cui si compongono le spese complessive della sicurezza, previo aggiornamento del relativo computo metrico, ed i relativi prezzi possono individuarsi mediante ricorso alla procedura di cui all’art. 136 del D.P.R. n. 554/1999. È onere del responsabile del procedimento stabilire se le carenze sostanziali siano riconducibili ad un errore progettuale o se potevano essere previste in fase esecutiva. G.U. n. 45 del 24.2.2003 - Serie generale Deliberazione 5 febbraio 2003 Affidamenti di incarichi di progettazione (Deliberazione n. 21) Il Consiglio per la Vigilanza sui Lavori Pubblici, vista la relazione dell’ufficio affari giuridici, considerato che la Federcasa ha richiesto a questa Autorità parere in merito all’incremento del punteggio ottenuto tramite la formula di cui all’allegato D del D.P.R. n. 554/1999, assegnato qualora sia presente, nel candidato, un componente in possesso di abilitazione da non più di cinque anni o del certificato di qualità aziendale. In particolare, oggetto della richiesta è la legittimità dell’applicazione del suddetto incremento nel caso in cui simili figure non compaiano tra i professionisti che svolgeranno i servizi previsti, ma figurano impegnati solo in attività di supporto. La suddetta problematica è stata sottoposta all’attenzione dei firmatari dei Protocolli d’intesa con questa Autorità, i quali non hanno formulato valutazioni. Il Consiglio: accerta che l’assegnazione dell’incremento del 5% prevista dall’allegato D del D.P.R. n. 554/1999 riguarda i potenziali concorrenti alla gara che verranno selezionati dalla stazione appaltante per la presentazione delle offerte; accerta che la presenza nel raggruppamento di un giovane professionista incaricato di una generica attività di supporto non consente di beneficiare dell’incremento in questione, occorrendo al riguardo la partecipazione dello stesso in forma diretta al raggruppamento ovvero in forma indiretta, mediante rapporto di collaborazione con incarico specifico per la singola gara. G.U. n. 52 del 4.3.2003 - Serie generale Determinazione 12 febbraio 2003 Divieto di rapporti professionali fra il direttore dei lavori ed appaltatore (Determinazione n. 4/2003) Il Consiglio per la Vigilanza sui Lavori Pubblici, vista le richiesta dell’OICE circa un parere in merito alla regolarità di due bandi di gara dell’Azienda Padova Servizi S.p.a, aventi ad oggetto “ Direzione lavori e supervisione tecnica delle forniture” per la realizzazione di una linea di trasporto pubblico a via guidata nel Comune di Padova, nei quali è stata inserita una clausola di siffatto tenore: ” l’aggiudicatario si impegna a non accettare alcun incarico dal soggetto che risulterà aggiudicatario dell’appalto per la realizzazione della linea di trasporto pubblico Pontevigodarzese-CentroStorico Guizza fino al collaudo dell’opera” . A parere dell’OICE una simile clausola, pone un divieto assoluto per l’aggiudicatario dell’affidamento de quo di intrattenere rapporti commerciali con l’appaltatore, per lungo tempo (fino al collaudo), anche al di fuori dello specifico appalto al quale si riferiscono le prestazioni di direzione lavori e di supervisione tecnica delle forniture. L’Autorità è dell’avviso che: per il progettista incaricato e per gli affidatari dei servizi di supporto alla progettazione sussiste il divieto di partecipare alle procedure selettive per l’aggiudicazione dei lavori in relazione alla quale abbiano prestato le proprie attività professionali; all’affidatario dell’incarico di direzione lavori è precluso, dal momento dell’aggiudicazione e fino al collaudo, accettare nuovi incarichi professionali dall’appaltatore; il direttore lavori, una volta conosciuta l’identità dell’aggiudicatario e abbia in essere rapporti professionali con questo, ne deve segnalare l’esistenza alla stazione appaltante alla cui valutazione discrezionale è rimesso l’esame della sostanziale incidenza di detti rapporti sull’incarico da affidare. Tali disposizioni devono essere previste nei bandi di gara relativi all’affidamento delle attività di direzione lavori in quanto si tratta di regole per le quali non è prevista espressa sanzione normativa e che, quindi, richiedono per la loro effettività impegni contrattualmente assunti. C. O.

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Pubblicistica Ambiente “Un piano per la difesa del suolo”. L’Ocse raccomanda all’Italia più spesa in infrastrutture verdi per servizi idrici e depurazione (da “ Edilizia e Territorio” del 3-8 febbraio 2003) Un piano d’interventi strutturali per la difesa del suolo. Il ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli, ha annunciato che i 500 milioni di Euro stanziati dalla finanziaria 2003 saranno la prima parte di una serie di finanziamenti destinati a opere di prevenzione e non all’emergenza che negli ultimi dieci anni ha assorbito 70mila miliardi di lire. Per la bonifica dei siti inquinati sarà invece necessario puntare sempre di più sul coinvolgimento dei capitali privati, utilizzando le procedure alternative previste dalla legge 179/2002. Nel rapporto sulle performance ambientali dell’Italia l’Ocse raccomanda al nostro paese di investire in infrastrutture ambientali.

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Il riordino parte dai Testi unici. Il Ddl delega affida al Governo la revisione delle norme esistenti (da “ Edilizia e Territorio” del 3-8 febbraio 2003) Procede a rilento in commissione Ambiente al Senato, l’esame del Ddl delega in materia ambientale. Il provvedimento, approvato dalla Camera il 3 ottobre 2002, conferisce al Governo un’ampia delega per il riordino normativo in campo ambientale. Le materie su cui è chiamato a intervenire e legiferare spaziano dalla gestione dei rifiuti alla tutela delle acque. Nella sfera di competenza rientrano inoltre difesa del suolo, gestione delle aree protette, danni all’ambiente, autorizzazione ambientale integrata, tutela dell’aria, Vas e Via. Su quest’ultimo punto, il Ddl specifica che “ le procedure di Via dovranno tenere conto del rapporto costi benefici del progetto dal punto di vista ambientale, economico e sociale” . Aree deboli Pronta la mappa dei paesi fantasma. Censimento di Norman Real Estate (da “ Edilizia e Territorio” del 17-22 febbraio 2003) Sono 270 i paesi italiani completamente disabitati o in via di spopolamento. La mappa dei comuni fantasma è stata realizzata dalla società immobiliare Norman95, che ha anche in programma il modo di trasformare questi ruderi in opportunità d’investimento. Piccoli comuni o ancor più microscopiche frazioni di paesi ormai deserti. Antichi borghi ormai spariti dalle carte geografiche dai nomi che evocano una storia millenaria: Saracena, Pentedattili, Castel Monardo, Rocca Angitola. Sono solo alcuni dei nomi dei paesi fantasma che sembra possano offrire un’interessante potenzialità di sviluppo, soprattutto turistico e residenziale, tale da meritare attenzione da parte di investitori e operatori economici. Edilizia Sbloccati i contratti di quartiere 2. Con gli altri programmi speciali si arriva a un totale di 1,9 miliardi. Perplessità delle Regioni (da “ Edilizia e Territorio” del 10-15 marzo 2003) Con la riduzione dal 50 al 35% della quota di cofinanziamento da parte delle Regioni, si sbloccano, grazie a un decreto di Martinat, i Contratti di quartiere 2, dopo il boom dei fondi da 260 a 778 milioni di euro, che ne aveva messo in crisi gli “ equilibri” . E con gli altri due programmi “ Disagio abitativo” si arriva a 1,9 miliardi di euro. Eppure le Regioni criticano la mancanza di fondi ordinari per l’edilizia sovvenzionata e Federcasa (ex Iacp) lancia l’allarme: “ la casa è una vera emergenza per le fasce deboli, ma nessuno se ne accorge” .

Gruppi di progettisti, il premio scatta se i giovani hanno un ruolo nella gara. Per l’aumento dei punteggi non basta una generica attività di supporto (da “ Edilizia e Territorio” Norme e Documenti del 10-15 marzo 2003) L’aumento del 5% dei punteggi previsto per i raggruppamenti di progettisti in cui siano presenti tecnici abilitati da meno di cinque anni può essere concesso soltanto se il “ giovane professionista” svolge un ruolo diretto nella gara. È l’interpretazione che l’Autorità di vigilanza su sollecitazione della Federcasa, dà dell’incentivo previsto dall’” allegato “ D” al Dpr 554/1999 (il regolamento generale attuativo della legge quadro sui lavori pubblici) nel momento in cui le stazioni appaltanti selezionano i soggetti candidati. Senza i requisiti del concessionario il promotore fuori dalla gara finale. Articolo 37-bis: la dimostrazione prima dell’offerta (da “ Edilizia e Territorio” Norme e Documenti del 10-15 febbraio 2003) Un promotore che voglia aggiudicarsi l’affidamento di un lavoro in project financing deve avere i requisiti previsti per il concessionario già al momento dell’offerta negoziata. Lo ha chiarito una sentenza del Tar Lazio che ha accolto il ricorso di una cooperativa contro un’impresa “ rea” di non aver “ documentalmente” provato il possesso dei presupposti necessari per la procedura negoziata. I requisiti propri del concessionario devono essere infatti posseduti dal promotore all’atto della gara negoziata e non è sufficiente il semplice richiamo a terze società non partecipanti. Garri fissa nuovi paletti sui legami tra il direttore lavori e le imprese. No a nuovi incarichi professionali nel periodo di esecuzione dell’opera (da “ Edilizia e Territorio” Norme e Documenti del 17-22 marzo 2003) Il direttore dei lavori non può accettare nuovi incarichi professionali dall’appaltatore, dal momento dell’aggiudicazione fino al collaudo dell’opera. Anche se si tratta di incarichi diversi da quelli cui si riferisce l’appalto. A questa conclusione giunge l’Autorità di vigilanza con la determinazione 4/2003, che risponde a un quesito posto dall’Oice preoccupato che la clausola di esclusione chiuda rilevanti fette di mercato alle società di ingegneria, nel momento in cui il ricorso più ampio dell’appalto integrato, previsto dalla Legge 166/2002, spinge a maggiori partnership tra progettisti e costruttori. Normativa La Dia non toglie i poteri al sindaco (da “ Italia Oggi” del 12.3.03) Sussistono i poteri repressivi del Comune anche in presenza di una denuncia di inizio attività per la realizzazione di un intervento edilizio. È questo l’interessante principio interpretativo sancito dal Tribunale amministrativo regionale, sez. di Pescara, con sentenza n. 197 del 23 gennaio 2003. La cosiddetta Dia concernente interventi edilizi minori è stata introdotta quale istituto diretto a favorire la liberalizzazione dell’attività edilizia. Tuttavia, ha precisato la sentenza, questa nuova disciplina non esonera dall’attività di controllo l’amministrazione pubblica preposta alla cura dei relativi interessi pubblici. Professione General contractor, al Ministero rinasce l’Albo nazionale costruttori (da “ Edilizia e Territorio” del 17-22 febbraio 2003) Rinasce l’Albo costruttori al Ministero delle Infrastrutture, sia pure solo per i general contractor. Il sistema “ chiuso” di qualificazione per il contraente generale viene istituito infatti dal regolamento attuativo del D.Lgs 190/2002 direttamente presso le strutture ministeriali, come succedeva con l’Anc nell’epoca precedente alle Soa e ancora prima, alla riforma della prima legge Merloni.

Infrastrutture Piano Tav con Infrastrutture Spa. Per il ponte il “valore di riscatto” rinvia di 30 anni e rende flessibile l’intervento del Tesoro (da “ Edilizia e Territorio” del 10-15 febbraio 2003) Alta velocità e ponte sullo Stretto, decollano i piani finanziari. Il Governo sembra scegliere un’architettura differente, ma una filosofia analoga per le due grandi opere: intervento immediato con finanziamenti parapubblici e di mercato, contributo statale rinviato nel tempo e variabile a possibile copertura di mancati ricavi da traffico rispetto alle previsioni. In questo modo il Governo Berlusconi pensa di sciogliere i nodi che finora hanno legato i grandi lavori.

Periti penali assimilati ai dipendenti (da “ Il Sole 24 Ore” del 11.3.03) A rischio i compensi di periti e consulenti tecnici del Giudice. Infatti, una circolare del ministero della Giustizia, considera queste somme, dal punto di vista fiscale, redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente. Per gli uffici dell’amministrazione giudiziaria, dunque, c’è l’onere di effettuare le conseguenti ritenute e di rilasciare il Cud. Ora la confusione sul trattamento fiscale degli onorari sta bloccando un’attività fondamentale, senza la quale si impedisce la prosecuzione del processo penale. Sviluppo

Lavori pubblici Garri: varianti ai piani di sicurezza solo in caso di “carenze sostanziali”. La revisone dei prezzi è ammessa esclusivamente per misure aggiuntive (da “ Edilizia e Territorio” Norme e Documenti del 10-15 febbraio 2003) La sottostima dei costi per la sicurezza non autorizza il ricorso a varianti in corso d’opera. Con la determinazione 2/2003 l’Autorità di vigilanza mette un freno alla lievitazione dei costi delle opere giustificata con la necessità di rivedere il piano della sicurezza. “ Rivisitazioni contenute dei prezzi, ai sensi del comma 3, dell’articolo 25, della Legge 109/1994 – dice l’Authority – sono possibili, ma non devono superare il 5% dell’importo del contratto” . E soprattutto devono essere motivate da “ carenze sostanziali” dei piani e riguardare soluzioni aggiuntive non previste prima.

Per il Mezzogiorno poche reti e servizi scadenti. Presentato il V rapporto sulle Regioni del Sud dal Dipartimento Sviluppo (Ministero Economia) (da “ Edilizia e Territorio” del 10-15 febbraio 2003) Il Mezzogiorno continua ad essere lontano dal resto del Paese. La lieve riduzione del divario di reddito ottenuta nel biennio 2000-01 (+0,5% rispetto al Centronord) non consente di lasciarsi andare a facili ottimismi. Lo sviluppo al Sud continua a essere di molto al disotto delle potenzialità dell’area ben lontano da tassi di crescita necessari a realizzare quella svolta attesa da almeno un decennio. Ostacolo principale è il contesto in cui gli operatori economici meridionali sono costretti ad operare, in particolare il fortissimo gap infrastrutturale e le inefficienze dei servizi. A lanciare l’allarme è il V Rapporto sul Mezzogiorno presentato al Ministero dell’Economia e consegnato al Parlamento. M. O.


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Lodi Graham Rust terrà a battesimo il primo Festival internazionale del Trompe l’oeil Primaluce, associazione no-profit con sede in Lodi che si occupa di divulgazione culturale, in collaborazione con il Comune di Lodi e con il patrocinio di Regione, Provincia e Camera di Commercio di Lodi, Touring Club Italia, Wall Street Institute, Banca Popolare di Lodi e Azienda di Promozione Turistica del Lodigiano, organizza il primo Festival internazionale del Trompe l’oeil (tecnica che consente di‘ingannare l’occhio dello spettatore disegnando decori, paesaggi, oggetti che appaiono tridimensionali). Collaborano il Liceo artistico Piazza e l'Istituto sperimentale Vegio ad indirizzo linguistico. Il Festival, che avrà una durata di tre giorni (da venerdì a domenica), il 30 e 31 maggio e l’1 giugno, ha come fulcro l’esposizione di Trompe l’oeil, dipinti su tela o con riproduzione fotografica in grande formato di opere murali, realizzati da artisti contemporanei in tutto il mondo. Alla rassegna espositiva sono affiancati un concorso a tema che coinvolgerà gli artigiani-artisti, una serie di eventi collaterali e una mostra mercato del settore del decoro e dell’arredo casa. A presiedere la giuria del Trompe l’Oeil Festival sarà Graham Rust, inglese, uno dei maggiori esponenti dell’arte del Trompe l’oeil. Rust deve la sua fama internazionale alle grandiose composizioni murali che decorano diverse residenze in Gran Bretagna, Europa e America. Ai suoi lavori, che compaiono anche in molte pubblicazioni famose, sono state dedicate mostre in tutto il mondo. La sua opera più importante rimane “ La Tentazione” dipinta nell’arco di più di 10 anni per Ragley Hall in Inghilterra. Rust, oltre a presiedere la giuria del Festival, terrà anche una conferenza sulla sua vasta esperienza nell’arte del trompe l’oeil, dialogando con il pubblico. Sono già una sessantina gli artigiani-artisti specializzati nel Trompe l’oeil, residenti negli Stati Uniti, in sudamerica, e in tutta Europa (in particolare, oltre all’Italia, Inghilterra, Francia, Germania, Austria) che hanno risposto entusiasti all’invito. Primaluce estende l’invito a partecipare all’evento a tutti gli artigiani-artisti specializzati nel trompe l’oeil. La manifestazione è completamente gratuita per gli artisti che partecipano al concorso. È prevista anche una sezione “ fuori concorso… artisti nel mondo” . La manifestazione è aperta anche a tutti coloro che, a vario titolo, si occupano di rendere più belli e accoglienti una abitazione o un edificio pubblico: decoratori, aziende specializzate nei complementi d’arredo, pittori, operatori specializzati nelle vetrate artistiche, negozi

di belle arti, architetti specializzati nell’arredo-casa, editori di riviste specializzate. Maggiori informazioni sul sito: www.trompeloeilfestival.com o scrivendo a: info@trompeloeilfestival.com. Primaluce ha sede in via Magenta 27, a Lodi. Informazioni: Paola De Benedetti, tel. 333-3940640. Il progetto Il Trompe l’oeil Festival si propone di creare un evento di carattere internazionale che sia momento di scambio tra culture e offra ai giovani un’ampia vetrina di natura artistica, culturale, economica. Il Festival intende inoltre legare la propria immagine alla città di Lodi e al Lodigiano, utilizzando e promovendone i luoghi d’arte, gli spazi espositivi, le piazze. Il festival avrà infatti carattere itinerante, in quanto gli artisti saranno collocati lungo un percorso che coinvolge le principali e più caratteristiche vie del centro storico di Lodi, nonché la “ cittadella” del Bipielle City creata da Renzo Piano. In questo modo il pubblico può seguire un itinerario alla scoperta degli artisti, dei diversi metodi pittorici (trompe l’oeil a soggetto paesaggistico, d’interno, su oggettistica) e del centro storico di Lodi. Gli artisti-espositori Al Trompe l’oeil festival sono chiamati a partecipare artisti internazionali specializzati nell’arte del trompe l’oeil. All’evento potranno partecipare gratuitamente (senza alcun onere a proprio carico se non le spese di segreteria, trasporto, permanenza) gli artisti che prenderanno parte al concorso a tema. Una giuria qualificata di esperti del settore valuterà i lavori in base a criteri definiti per regolamento. I lavori saranno realizzati su tela (formato max 1 metro x 2) o altro supporto con tecniche e colori a discrezione dell’artista per consentire, nell’arco di 3 giorni, di portare a compimento l’opera. Agli artisti verrà assegnato, gratuitamente, uno spa-

zio dove potranno esporre le proprie opere (su tela e con riproduzione fotografica di opere murali). È prevista una sezione “ fuori concorso… artisti nel mondo” . La mostra-mercato Il Trompe l’oeil festival sarà affiancato da una mostra mercato del settore. Sono chiamati ad esporre decoratori, pittori, colorifici (negozi o grossisti), negozi di belle arti, architetti specializzati nell’arredo-casa, editori che propongono riviste specializzate. Questi ultimi, così come gli architetti, possono coinvolgere il pubblico fornendo consulenze sull’arredo casa. Gli eventi collaterali Sono in programma alcuni eventi collaterali: Incontro con l’artista/personaggio; Incontro con l’architetto specializzato; Il Trompe l’oeil nella storia; Il trompe l’oeil in vetrina. Inoltre, venerdì 30 maggio, ore 21.00, Bipielle City: conferenza di Graham Rust " Come nasce un trompe l'oeil" (è consigliata la prenotazione); sabato 31 maggio, ore 15.00, Bipielle City: conferenza di Francesca Fadalti (Miriam sas) su bioarchitettura. Primaluce è una associazione senza fine di lucro, fondata a Lodi nel maggio del 2002, che si occupa di divulgazione culturale. Promuove, a livello locale, un coro di bambini, corsi di trompe l’oeil, mosaico, fumetto. Tra i fondatori di Primaluce, un’artista diplomata alla Accademia di Belle Arti di Brera e specializzata nel Trompe l’oeil, una giornalista professionista iscritta all’Albo Regionale, un’esperta di marketing aziendale e di lingue. Nella realizzazione dell’evento sono coinvolti gli studenti delle scuole superiori del Lodigiano (in particolare gli istituti artistico e linguistico), altre associazioni professionali e culturali cittadine. Laura De Benedetti

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Dagli Ordini


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Deliberazioni del Consiglio 127 seduta di Consiglio del 10.3.2003 Domande di prima iscrizione presentate nel mese di gennaio 2003 (n. 89 di cui n. 62 architetti unicamente l.p. e n. 27 architetti che svolgono altra professione): 13484, Aimi, Francesca, 23.10.1975, Milano; 13518, Andreoni, Laura Francesca Maria, 10.06.1977, Milano; 13509, Astori, Silvana, 2.8.1966, Milano; 13511, Bassi, Pierpaolo, 23.4.1970, Milano; 13460, Battisti, Barbara,17.1.1973, Paderno Dugnano; 13524, Bernasconi, Roberto, 27.7.1976, Cuggiono; 13477, Bertolesi, Simone, 31.3.1973, Milano; 13456, Biasi, Danilo, 19.07.1969, Milano; 13473, Bodria, Simona, 24.6.1976, Milano; 13508, Bonafini, Nicoletta, 14.3.1969, Verona; 13498, Borrelli, Francesco, 21.05.1976, Milano (PT)* ; 13532, Bortolotto, Luca, 14.6.1961, Nogara; 13528, Canini, Fabio, 11.6.1971, Milano; 13449, Capozzolo, Stefano Dario Christian, 17.09.1972, Milano; 6850, Caputo, Carmine, 7.12.1964, Rionero in Vulture; 13515, Carpini, Stefania Michela, 14.1.1974, Genova; 13455, Casera, Anna Luisa, 22.06.1975, Quartu Sant’Elena; 13531, Castiglione, Beatrice, 20.11.1971, Milano; 13445, Chinese, Cristina, 20.7.1973, Castellanza; 13510, Citterio, Elisabetta Priscilla, 2.11.1973, Milano; 13464, Comotti, Marco, 17.7.1966, Milano; 13474, Corbetta, Stefano Carlo, 1.4.1971, Giussano; 13471, Crevatin, Barbara, 26.03.1965, Trieste; 13468, D’Agostino, Lorenzo, 9.6.1976, Rho; 13516, Dal Ferro, Alessandro, 29.1.1973, Milano; 13481, De Francesco, Paola, 21.01.1969, Milano; 13533, Della Ragione, Daniela, 7.9.1968, Napoli; 13534, Di Battista, Rosanna, 29.6.1964, San Giovanni Rotondo; 13519, Di Ciano, Maryse, 20.5.1974, Oostende; 13480, Dossena, Alessandro, 20.4.1971, Abbiategrasso; 13535 , Farinaro, Domenico, 25.7.1964, Aversa; 13478, Favia, Roberta, 18.10.1976, Milano; 13482, Ferrario, Federico, 20.5.1976, Monza; 13448, Flores D’arcais, Marzia, 19.5.1972, Roma; 13506, Furno, Paola, 16.9.1971, Caserta; 13483, Gagliardi, Deborah, 23.11.1971, Milano; 13501, Galbiati, Chiara Maria, 26.1.1975, Milano; 13486, Galli, Claudia, 28.2.1974, Cernusco sul Naviglio; 13488, Garofalo, Rosaria, 15.3.1972, Monza; 13500, Gervasoni, Lucia, 8.9.1974, Monza; 13493, Gironi, Michela, 13.6.1974, Cernusco S. Naviglio; 13497, Gurrado, Fabrizio, 2.8.1975, Milano; 13520, Incarbone, Carmelo, 6.5.1969, Gela; 13502, La Iacona, Barbara, 18.2.1974, Milano; 13479, Lasagna, Maria Luisa, 1.5.1976, Milano; 13507, Lavazza, Isabella, 1.4.1975, Legnano; 13485, Lo Vetro, Marco Luigi Leopoldo, 9.11.1972, Milano; 13476, Lucchin, Barbara, 1.8.1972, Como; 13467, Macias Valdezate, Aurora, 1.3.1971, Baracaldo; 13503, Mancini, Andrea,

9.12.1974, Taranto; 13459, Mangione, Paolo Claudio, 10.12.1970, Baden-Baden; 13458, Marasco, Enrico, 2.8.1968, Lamezia Terme; 13450, Marchisio, Roberta Giada Bruna, 11.10.1975, Milano; 13489, Marenghi, Andrea, 14.5.1974, San Secondo Parmense; 13523, Mariani, Azzurra Cristiana, 28.2.1976, Saronno; 13452, Marinoni, Elena, 5.11.1966, Milano; 13536, Nepote, Cristina, 15.8.1968, Vercelli; 13451, Oldini, Alessandro Antonio, 28.3.1972, Milano; 13443, Ondini, Eleonora, 4.10.1971, Desio; 13496, Oreni, Daniela, 12.7.1976, Milano; 13525, Papa, Rita, 30.5.1958, Nova Milanese; 13462, Parmeggiani, Fabio Giuseppe Marcello, 12.4.1971, Milano; 13527, Pasquini, Marta Silvia Mia, 16.3.1975, Milano; 13492, Pastore, Gaetano, 10.9.1970, Fermignano; 13522, Patrizio, Mark, 3.5.1972, Toronto; 13447, Pavone, Fabrizio, 29.8.1963, Messina; 13521, Pergami, Silvia, 17.6.1975, Bergamo; 13465, Perosi, Giovanni, 14.10.1976, Melzo (PT)* ; 13487, Perotta, Riccardo, 25.1.1970, Legnano; 13530, Petani, Gian Carlo, 5.7.1974, Milano (PT)* ; 13537, Piantanida, Luigi, 10.5.1951, Varese; 13463, Pigliafreddo, Claudia, 27.1.1973, Milano; 13454, Pinto, Antonio Ottavio, 27.2.1973, Milano; 13505, Polazzini, Eugenia, 15.4.1975, Canelli; 13517, Polimeno, Cristina, 29.01.1978, Milano; 13475, Pozzolini Gobbi, Massimo, 10.4.1968, Milano; 13453, Re, Tiziana Germana Lidia, 8.6.1961, Milano; 13512, Reccanello, Sonia Olivia, 18.11.1961, Milano; 13469, Rovati, Silvio, 9.12.1962, Milano; 13470, Rovelli, Roberto Romildo, 13.6.1973, Seregno; 13529, Sabbadini, Raffaele Riccardo, 22.6.1971, Milano; 13444, Sala, Federica, 15.10.1974, Milano; 13526, Sallemi, Giovanni, 9.9.1964, Limbiate; 13490, Scarano, Susanna, 24.7.1973, Milano; 13514, Scaravaggi, Andrea, 11.9.1973, Milano; 13538, Scarcelli, Vincenzo, 28.5.1967, Napoli; 13491, Scianna, Francesca, 6.11.1968, Milano; 13495, Serati, Luigi, 16.4.1948, Albairate; 13446, Stillittano, Michele, 11.4.1973, Reggio Calabria; 13472, Teora, Chiara Marina, 26.06.1970, Milano; 13494, Tortorelli, Davide, 17.9.1972, Roma; 13461, Vallardi, Giovanna, 23.7.1973, Milano; 13513, Varisco, Sergio, 3.4.1970, Gorgonzola; 13499, Vertola, Sara, 13.5.1975, Milano; 13466, Viscione, Angela, 13.3.1970, S. Martino Valle Caudina; 13504, Vitti, Andrea, 1.7.1974, Trento; 13457, Zorza, Fabio Battista, 2.12.1974, Manerbio. * (Legenda: PT Pianificatore Territoriale) Iscrizioni per trasferimento da altro Albo: Luca Bortolotto da Verona; Carmine Caputo da Imperia; Daniela Della Ragione da Napoli; Rosanna Di Battista da Foggia; Domenico Farinaro da Caserta; Cristina Nepote da Vercelli; Luigi piantanida da Varese; Vincenzo Scarcelli da Caserta. Cancellazioni su richiesta: Stefania Codecasa; Emilio Magi Braschi

(* * ); Roberto Marassi; Sandro Migliarini Cancellazioni per decesso: Giorgio Capolla (dec. il 13.11.02); Federico Confalonieri (dec. il 03.01.03); Patrizia Pagani (dec. il 05.01.03); Cesare Scarponi (dec. il 22.01.03). Cancellazioni per trasferimento ad altro Albo: Valentina Giannini a La Spezia (26.02.03); Michele Lovotti a Sassari (26.02.03); Giovanni Marin a Verona (13.01.03). Rilascio n. 8 nulla osta per trasferimento ad altro Albo: Marcello Bergamaschi a Bergamo; Daniela Bertoletti a Torino; Renata Bosco a Novara; Luigi Cansella a Grosseto; Francesco Ricchiuto, Anna Agnese Rossatti, Claudio Venerucci a Como; Elisabetta Rossi a Lecco. Inserimento nell’Albo d’Onore: (* * ) Emilio Magi Braschi.

Lettere redazione.al@flashnet.it

Un esame rigoroso Nota rivolta ad Antonio Monestiroli su La metopa e il triglifo. Nove lezioni di architettura

Convenzione con l’Ospedale San Raffaele Presso la segreteria di via Solferino 19 si può consultare l’elenco delle prestazioni, e il listino, relativi alla convenzione tra l’Ordine degli Architetti della Provincia di Milano e l’Ospedale San Raffaele (www.sanraffaele.org e www.puntiraf.it). La convezione offre agli iscritti e ai loro famigliari l’utilizzo di tutte le sue strutture a condizioni agevolate. Per ulteriori informazioni telefonare ai numeri 02 2643.2084 / 2073, oppure scrivere a: manuela.nava@hsr.it Convenzione con “Il Sole 24 Ore” L’Ordine degli Architetti di Milano e “ Il Sole 24 Ore” hanno stipulato una convenzione che consente agli iscritti di usufruire di condizioni speciali di abbonamento ai prodotti e ai servizi del gruppo editoriale. La convenzione è valida fino al mese di Luglio 2003 e comprende lo sconto del 10% sull’abbonamento alle riviste “ Edilizia e Territorio” , “ Ambiente & Sicurezza” e “ Consulente Immobiliare” . Lo sconto del 20% verrà invece applicato per l’accesso alle banche dati e software. Ulteriori informazioni possono essere richieste chiamando il Servizio Clienti allo 02 3022 5670 oppure scrivendo all’indirizzo e-mail: servizioclienti.bdprofessionali@ilsole24ore.com

Offerta di stage Si informa che presso l’Ufficio Stage del Politecnico di Milano è stata presentata da parte della Consulta una offerta di stage per un posto di collaboratore alla Redazione di “ AL” . L’offerta è rivolta a laureandi e laureati (al massimo da 18 mesi). Per informazioni consultare il sito dell’Ufficio Stage del Politecnico (http://www.polimi.it/stage) oppure telefonare in Redazione.

La copertina del volume. 1. Continuità dell’esperienza classica La t ua t riade t ipizzazione/costruzione/forma vale quanto più la si unisca alla diade natura/storia. Circa il tipo, tuttavia, vedi le considerazioni di Giancarlo Consonni: “ […] il tipo è diventato una sorta di buco nero che molto ha assorbito del discorso sull’architettura. […] troppo spesso il discorso sul tipo tralascia di distinguere quando il termine sta a indicare l’esito di una classificazione, quando è il riconoscimento di un organismo prodotto da processi storico-sociali, quando vuol essere l’indicazione di una regola ordinatrice dei tessuti urbani, o quando, ancora, in continuità con l’etimo greco, sta per impronta, inizio, matrice” (1). La cinquina (3+2) di cui sopra può costituire una buona difesa dal radicalismo per così dire “ tipico” . Il discorso consonniano, poi, convince me, e probabilmente anche te, laddove evolve in: “ lontano da queste secche [l’autore] riporta l’architettura all’esperienza diretta” (2) – sottolineatura odierna. Dovremmo ritrovarci se peroro l’ulteriore avanzamento teorico logico spirituale affermando che è sempre necessaria, dell’esperienza, l’organizzazione (3). Insomma natura/storia risolvono la parte aperta, non asfit-


2. Otto definizioni di architettura Se valgono i presupposti di cui sopra, le triade e diade, eccetera: dove noi moderni troveremmo, dentro l’esaustivo promemoria delle otto definizioni, il miglior nutrimento? Laddove, penso, l’architettura definita raduna a sé il massimo di realtà, appropriatezza (adeguatezza), espressione (lecorbusieriana commozione, p. 21).Trascorro utilmente da Boullée a L-C, ai filosofi, ma mi soffermo un po’ su Loos, Mies, Schelling (che ti illumina, scrivi, più di tutti). Intanto di Loos dobbiamo accettare l’ambiguità (o il mistero), un non so che di inquietante. Meraviglioso il noto pezzo sul bosco e il tumulo in Parole nel vuoto (5). Ma una pagina prima leggiamo l’altrettanto noto: “ la casa non avrebbe niente a che fare con l’arte, e l’architettura non sarebbe da annoverare fra le arti? Proprio così. Soltanto una piccolissima parte dell’architettura appartiene all’arte: [appunto] il sepolcro e il monumento” (6). M a come, ci domandiamo spontaneamente, proprio quell’hegeliana, fondamentale, umana “ casa” a cui siamo tanto legati? Per Loos l’abitazione, troppo appartenente alla comodità dell’uomo, è perciò conservatrice dunque opposta all’arte, rivoluzionaria per definizione (7). Poi approfondiamo: se la casa losiana fosse una metafora? Le case di Loos, le case reali, sono per noi monumenti, dunque effettiva architettura secondo Loos, dunque non-“ casa” , dunque arte. Non ho mai dubitato che l’architettura fosse arte, tutto il mio libro citato è permeato, posso dirlo, da questa convinzione-dimostrazione. E perché insisto tanto sul rapporto musica/architettura, architettura/musica? Perché la musica, probabilmente, è la più alta, difficile, oltreché misteriosa, delle arti (anche Kandinskij lo sosteneva e Klee vi faceva continuo riferi-

mento, anche suonando il violino ogni mattina): per elevare l’architettura al posto che le spetta, purtroppo irraggiungibile dall’architettura contemporanea quasi tutta vuoi incolta, vuoi arrogante, vuoi in ogni caso bassezza, insomma non-arte. Per ridurre l’aggettivazione protestataria a un solo concetto, direi architettura finta, fuori della realtà (termine e sua sostanza che ti stanno a cuore) (8) dell’architettura e dell’arte e della natura. Schelling/Mies: connetti utilmente “ metafora della costruzione” a “ espressione esatta” (p. 27). Ragiono cercando di tenere conto di tutta la seconda parte del tuo argomentare: voglio unire espressione esatta miesiana a, come in fondo proponi, schellinghiana “ rappresentazione dell’atto costruttivo” (idem), e ricuperiamo Boullée/architettura-arte, guarda caso: così alla fine conta, a mio giudizio, l’espressione-rappresentazione, ma non nell’angolo limitato della pura rappresentazione dell’architettura di se stessa o dell’architettura in sé: non esiste infatti un sé dell’architettura fuori del sé dell’artefice primo, l’architetto (e di tanti altri nel caso, per esempio, delle grandi cattedrali medievali): dunque l’espressione va intesa anche come espressione dell’artista (9). Lo stesso Mies ha realizzato, col monumento a Karl Liebnecht e Rosa Luxemburg, forse la più alta architettura espressionista del Novecento: “ espresse il sentimento con assoluta chiarezza, senza ricorso a metafore e impiegando la sincerità naturale del muro di mattoni a vista” (10) (sottolineatura odierna di parole presenti identiche o simili nel tuo testo). Per concludere serve il riferimento a Lukáks quando scrivi “ nella forma della casa, nella sua architettura quindi, l’uomo manifesta se stesso” (p. 24); vale a dire esprime, tal quale l’artefice. Oggi una casa accortamente progettata dall’architetto per persone o gruppi sociali conosciuti, ed edificata, dovrebbe consistere nell’espressione esatta, oltre che del suo valore, del sé dell’architetto e del sé dei destinatari (individuo o famiglia o collettività che siano), anzi il primo risultato dipende dagli altri due. 3. Questioni di metodo Un’altra triade fruttuosa per la discussione, tema/luogo/tipo. Da subito, sapendo quanto conti in uno specifico ambiente culturale la questione del tipo già sollevata, osservo che, a parte l’avvertimento di Consonni, ancora una volta la difesa verso una forma di fissazione ossessione irragionevole la vedo prodursi nel tuo testo mediante, da un lato, il rifiuto della separazione o indipendenza del tipo rispetto al problema complesso (e costruzione completa) dell’architettura, dall’altro l’accoglienza nel doppio grembo del tema e del luogo. Sarebbe impossibile un alto risultato architettonico senza dapprima la “ conoscenza del tema” ,

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A. Monestiroli, Una facciata a Pescara, 1991.

ossia un forte impegno conoscitivo assicurato dall’analisi rivelatrice. La quale, in tutti i campi dell’architettura, dell’urbanistica, dell’interno dell’edificio, praticata secondo la dovuta intensità e con la mente già rivolta alla meta concreta, a mio parere e anche a tuo (da come so non solo da questo libretto) è annodata stretta al progetto; anzi ne è parte intima. Poi, è il riferimento al luogo che fa definitiva giustizia di pericolose riduttività. Condivido lo sviluppo dell’argomentazione specialmente laddove approda al riconoscimento della conquista storica e, al contrario, della perdita attuale di un’architettura rapportata a, e anche identificatrice di, luoghi naturali. Ci ritroviamo lungo il filo che si dipana da William Morris e collega attraverso tempi e luoghi tanti architetti e urbanisti, i migliori di Europa, Urss, Usa. Essi hanno criticato la città industriale ottocentesca e prospettato la costituzione di un nuovo equilibrato rapporto fra gli insediamenti e la campagna o gli spazi naturali, riscoperto la necessità di instaurare una relazione vitale fra l’uomo e la natura (oggi è tutto all’incontrario). Natura “ nuovo contesto” , scrivi (p. 32), e ti rifai a Hilberseimer. La data del suo libro, 1963, va sottolineata: data-nodo importante di quel filo delle idee ormai disteso, poiché è l’anno in cui l’ottantenne maestro, autore quarant’anni prima del modello quasi metafisico di città verticale, fa sebbene in ritardo autocritica: demanda al decentramento, tema a cui dedica un capitolo (Il decentramento) di Entfaldung einer planungsidee, la soluzione del problema della città invivibile, rifacendosi idealmente addirittura al traliccio insediativo di Kropotkin, l’anarco-comunista russo anch’egli legato a quel filo. Le “ piccole cittadelle ben identificate” (p. 32) non sono altro che le piccole comunità-luogo kropotkiane spaziate nella campagna e ben collegate (tutti gli autori appesi a quel filo

propongono il policentrismo insediativo avverso alla mostruosità urbana). Il ritorno al problema del tipo obbligante l’” atteggiamento rifondativo” (p. 34) mi concede una precisazione. Occorre collocare accanto ai tuoi tre tipi, corte, torre e aula, la destinazione funzionale. Mi spiego: ospedale, abitazione, scuola, tribunale, uffici generici e così via: quasi ogni caso può esprimersi mediante l’una o l’altra delle tre dette e altre maniere di dar forma al tema. Mies fa basse le abitazioni come la Farnsworth, testimonianza eccezionale di inserimento dell’architettura nella natura (l’allievo Philip Johnson con la Glass House, inoltre dotata di patio-corte, ne fa omaggio). Ma non meno significativo, in un’altra sfera, l’apporto degli Lake Shore Apartaments che, noti, osservano la natura circostante, come “ un’unica stanza sospesa tra lago e cielo” (p. 50 lez. IV). Poi con il Seagram di uffici ci presenta un raro esempio, per un grattacielo, di umanesimo e naturalità, tali da esaltare, direi aumentare, il bel paesaggio urbano della Park Avenue (oggi perduto). Circa la funzione collegata al tipo, non mi stancherei di ripetere l’avviso ai giovani di non seguire le due strade facili ma sbagliate: l’una delle funzioni tranquillamente esportate nelle forme, l’altra, forse peggiore, delle forme a piacere che se ne infischiano della funzione (qui anticipo un tuo successivo approccio). Ti seguo nel nutrire di realtà la triade TeLT attraverso l’atto costruttivo e nel descrivere però i limiti, anzi la non-architettura dico io, della pura tecnica pretendente ad architettura (non diversamente dalla formula: funzione ➝ forma). Possiamo parlare propriamente di architettura in mancanza di costruzione avvenuta? La mia risposta è no, come mi sembra essere la tua, trasparente dal testo. Resta aperto il discorso riguardo al rapporto fra disegno-progetto (o

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tica cioè, del tipo-logos. A questa stregua sarei cauto a estrapolare grande Loos contro Jugendstil/naturalismo, perché se guardiamo a Sezession, la viennese madre più pura, ci si staglia per esempio un Hoffmann (vedi già il gruppo di ville sulla Hohe Warte fra 1901 e 1904) che, nonché non cedere a naturalismi, a floreale “ ingenuo” (vedi VI lezione, p.106), pare indicarci la reductio ad unum di pensiero e sentimento, di storia e natura (4). L’ultimo capitolo del libro citato (scuserai un po’ di autoriferimento), Ragione e sentimento nell’architettura e paesaggio dei maestri, volge tutto in tale direzione. Non è casuale l’intrattenimento su Mies, oltre ai tre altri evangelisti L-C, Wright, Aalto, pur tanto diversi nelle loro forme (non sempre! ), per non dire del legame dell’originario Mies col Wright maestro. D’altra parte non dobbiamo dimenticare che il movimento Sezession/Jugendstil/Art Nouveau/Liberty cosituisce la prima rivoluzione contro l’eclettismo e lo storicismo imperanti.


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anche teoria) e realizzazione. Mi viene in mente una curiosità che ho annotato molti anni fa. Per Julius Schlosser il vero grande architetto artista rivoluzionario è il Brunellesco perché usava ogni metodo per verificare a priori il risultato reale e saliva attivo sulle impalcature della costruzione. Al contrario l’Alberti affettava la sua astensione dal cantiere, si disinteressava dell’esecuzione (11). Quindi sarebbe stato meno architetto-artista del primo; eppure era anche pittore, aveva scritto il De pictura, riscoperto il rapporto teorico con la natura, come ricordi nella seconda lezione. L’ultimo tuo passo metodologico su decoro/ornamento, decorazione/convenienza mi è consono. Spero che altri non credano che la “ forma appropriata” losiana appartenga solo … a Loos. Alcuni continuano a coltivare l’equivoco che la nudità e la presunta semplicità siano sinonimo di architettura moderna, architettura giusta in quanto priva di ornamento. La forma appropriata, la convenienza, appartengono anche, per limitarmi a un unico esempio per me di speciale efficacia, ai migliori della Scuola di Amsterdam degli anni Dieci-Venti: De Klerk, Kramer, La Kropoller. La loro architettura del mattone a vista ricca di arditezze figurative esprime davvero decoro conveniente nella sua complicatezza, vale a dire decorazione intrinseca all’effettualità intima della costruzione, non affatto orpello appiccicato. 4. Le forme e il tempo. L’esempio di M ies Nella quarta lezione buona parte dell’argomentazione trova rispondenza nella discussione fin qui. Riguardo alla questione della funzione (destinazione funzionale) e del tipo, una volta affermata, con Mies, la via del realismo (o, direi, della verità/realtà), mi sembra importante il tuo chiarimento che è bene rivolgere ai sordi funzionalisti kleiniani sopravvissuti (ce ne sono?), ma anche agli ignoranti superstiti del postmoderno (ho già osservato quanto se ne freghino delle funzioni i cultori dell’esercizio formalistico a piacere). Il chiarimento proviene dal legame istituito fra alcune parole e i loro significati: conoscenza–funzione–valore–obbligo; poi particolarità–generalità. Agli studenti va insegnato questo: l’obbligo di conoscere la funzione, l’obbligo (la capacità) di non fermarsi alla medesima (come fanno i funzionalisti), ma di lavorare su tutti i segmenti della linea ferrata riuniti infine nell’unica tratta (ecco la tua generalità) che conduce alla stazione del valore. Non diversamente, la guida di Mies da questo punto ti permette ulteriori chiarimenti o conferme su temi già toccati. Luogo, tipo, identità, sistema, città, quindi tecnica e costruzione, precipitano in quello che per me è il luogo mentale sensoriale reale: il rapporto con la natura. Qui occorre attenzione: l’analogia tra forme

naturali e forme architettoniche non c’entra nulla con l’esplicita imitazione. Perciò è giusta la specificazione che l’analogia viga “ tra il rapporto di necessità delle forme naturali rispetto alla vita e quello che va ricercato tra forme e vita in architettura” (p. 61). Forse vi è un certo intrico in quest’ultima locuzione, ma la si consideri chiedendo semmai due garanzie: che la necessità non generi confusioni col necessarismo deterministico; che tale formula si riferisca anche ad architetti che espongono forme naturalistiche imitative in apparenza ma che invece, viste e ascoltate nella loro interiorità funzionale, costruttiva, estetica, designano originale architettura identitaria, unica. Penso, per esempio, ancora a Gaudí e, fra l’altro, ai pilastroni loricati — come in grandi pini còrsi — di Parco Güell, ma anche a molti particolari di Wright e di altri numerosi bravi autori, olandesi e no. D’ alt ronde su decoro/convenienza ci siamo già intesi. A tale proposito: è opportuno, specialmente nel dialogo con gli studenti, evitare equivoci circa semplicità, semplificazione delle forme, in Mies, chiarezza. La semplicità è il contrario di semplicismo mentre la semplificazione è il processo per raggiungere la semplicità nel senso di (lo scrivi, p. 45) chiarezza. Conquistare la semplicità, che in principio e in fine è sorella della sincerità identitaria, ovvero autenticità artistica, è molto difficile, è maledettamente complicato. Il continuo riferimento a Mies van der Rohe parrebbe deporre a favore di una relazione fra semplicità e nudità. Ciò che non può essere vero in esclusiva. Il mondo è pieno di manufatti “ nudi” , semplicissimi alla vista e all’esame che non sono approdati ad alcun valore architettonico. Sul progetto di Mies per la casa nella campagna o nella natura ho scritto: “ La limpidezza delle forme, limpide come l’aria lontana dalla città e come la coscienza dell’artista quando ricerca il vero col proprio operare, la permeabilità fra spazi interni ed esterni: sono le componenti essenziali di una chiara pacifica identificazione dell’architettura nella natura” (12). Quando praticavo l’architettura sono stato più vicino a Perret e a Wright, e all’arte muraria degli olandesi. Anche questi altri grandi hanno raggiunto lo scopo impiegando il corpo vestito anziché nudo e spesso decoro esplicito. Si è scritto del Seagram come un tempio (13), ma lo si è scritto anche della Maison Carré di Aalto (14). Il Partenone, coerente tua citazione, presenta “ il partito decorativo […] che ci fa riconoscere quest’opera fra tutte” (p. 59), dunque il decoro le assegna il primato dell’identificazione, il titolo di capolavoro dei capolavori. 5. L’arte di costruire la città La lettura di questa lezione mi ha suscitato speciale interesse, forse sorpresa. Premetto che mi son trovato a sguazzare felicemente nella

mia acqua, quella in cui mi sono già brevemente bagnato quando sono stato stimolato nel terzo capitolo dal tuo riferimento a Hilberseimer e al suo modello kropotkiniano policentrico. Tengo conto della data della conferenza, 1994, e anche di quella della lezione al Poli del 1991. In ogni caso sento come una specie di entusiasmo (accetta che ti dica: mirabile ma un po’ tardivo) nell’affermazione, anzi nella scoperta, sul piano di alcuni riferimenti storici, della straordinaria vitalità e perciò ineluttabilità di rilancio oggi di un modello territoriale basato sui rapporti uomo natura, città campagna, residenzialità spazio-aperto, e così via: in una sola parola sul policentrismo quale forma di salvezza per la metropoli e per l’intero spazio regionale: assetto territoriale che del resto è un dato storico reale e in qualche modo sopravvivente benché gravemente malato. Lungi da me l’intenzione di farti lezione, è solo un promemoria che ti invio: nel nostro ambiente architettonico-urbanistico il tema in causa e le relative rivendicazioni teoriche e progettuali mi appartengono da vent’anni, da molto prima se non ci si fissa sulla pubblicistica ufficiale. Ci siamo detti che “ nessuno legge nessuno” (salvo eccezioni). Credo che, circa i problemi territoriali e inerenti modelli insediativi, ti sia confrontato soprattutto con gli epigoni di D’Angiolini per lo più in merito agli aspetti infrastrutturali, forse con qualche altro urbanista non protagonista del tema in esame. Così decido di segnalarti in nota una piccola bibliografia relativa al personale lungo processo di interpretazione storica e prospettiva progettuale, anche nella didattica (15). Il primo saggio editato è del 1983. La questione periferia a scala extra milanese poi, l’hinterland, l’ho individuata molto tempo fa. La locuzione pubblica nuova periferia della metropoli appare in un “ QD” del 1987. Ora ridipano completa, per comodità di comprensione fra noi, la successione delle personalità storiche appese a quel filo cui ho accennato nel commento alla terza

lezione (tema, ripeto, il decentramento e il policentrismo) e che è il filo del discorso sviluppato fin dal primo testo in nota e ancora ripreso nell’ultimo in corso di uscita sui “ Quaderni” : Engels — Morris — Kropotkin — Howard (sul quale ti soffermi utilmente) — Lenin — “ urbanisti” e “ disurbanisti” sovietici (specie Ginzburg e Barsc), ricordando con loro l’impegno in sito almeno di Ernst May e Hannes Mayer — Miliutin — Taut (il lato ritenuto utopico dell’ Auflösung, ma conosciamo che il lato pragmatico delle Siedlungen non è una vera contraddizione) e finalmente l’ultimo arrivato Hilberseimer. Inoltre non dobbiamo dimenticare, in veste puramente teoretica, Geddes e Mumford. Quanto alle realizzazioni pionieristiche, alla rivoluzione da te descritta avversa alla città industriale ottocentesca e centrata sulla compenetrazione fra città e campagna, su insediamenti periferici e spazi aperti, sull’identificazione di campagna e paesaggio, mi sento in pieno accordo quando scrivi che la costruzione della nuova città, quella, per esemplificare, dei quartieri berlinesi tautiani e dei francofortesi di May, che tutti abbiamo visitato, i maestri l’hanno intesa come opera d’arte. A questo punto il rilievo che “ a distanza di cinquant’anni [?] se ne considerano solo i risultati negativi” (p. 71) e la comune sofferenza causata dalla crescita irragionevole della città e da decentramenti privi di senso, di “ un disegno chiaro e condiviso” (idem), potrebbero mitigarsi ricordando le politiche, i progetti e le attuazioni dal dopoguerra fuori d’Italia (per questa potremmo rimandare al fallito tentativo rappresentato dal Piano intercomunale milanese, versione Giancarlo De Carlo, 1963): almeno i casi seguenti: New Towns inglesi, attuazione del piano “ delle cinque dita” a Copenaghen coi relativi satelliti distaccati, Town Sections di Stoccolma, Villes Nouvelles francesi. Conosciamo le critiche, ma certi risultati, sebbene parziali, restano vivi; li ho verificati al vero. Cosa fare per la metropoli milanese e la nuova periferia l’ho scritto

A. Monestiroli, Concorso per il quartiere delle Halles a Parigi, 1979.


6. La metopa e il triglifo. Rapporto fra costruzione e decoro nel progetto di architettura Questa lezione mi pare più di altre per così dire vera e propria, rivolta ai giovani che possono trarne profitto in due direzioni: la prima, un arco di informazioni critiche utili in generale per imparare a volgersi alla storia dell’architettura con occhi e sensi aperti; la seconda, per verificare di poterlo fare partendo da una questione specifica: in questo caso decoro in connessione con costruzione e, vorrei secondariamente, tipo. Inoltre sul tema o su un tema analogo mi sono già pronunciato in diversi punti precedenti. Ora nel testo c’è materia aggiunta abbondante, direi più massivo sostegno della tesi centrale: convenienza necessità obbligo dell’autentica decorazione, carattere non superfluo, al cont rario del mero ornament o ingannevole come l’orpello (similoro). Se un giovane acquisirà coscienziosamente la classifica di tre posizioni, il primato all’analogia, un discreto secondo posto (come capitava sempre al ciclista Belloni) all’allegoria, un mediocre terzo all’ornamento tuttavia non sottoposto, vorrei, ad altezzoso disprezzo, può darsi che imbrocchi la strada buona dell’architettura. La lezione offre poi agli studenti ma anche a giovani architetti attivi su percorsi diversi dal tuo, valide ragioni per difendersi o distaccarsi da ogni tecnicismo e storicismo (18): soprattutto il primo oggi è pericoloso visto l’imperversare degli entusiasmi davanti ai miracolistici eccessi

tecnologici, dovendo essere il secondo sepolto sotto le macerie del postmodernismo (che forse respira ancora nel triste epigonismo di provincia se non anche in qualche esplosione insensata in opere di presunti grandi). Ti ringrazio per le belle citazione da Perret. A lui, fra altri, allora si guardava. Egli però, a mio giudizio, non si arrestò nella ricerca del senso moderno dell’architettura e relativa rappresentazione: per esempio nei blocchi residenziali a tre piani su portico con negozi al pianterreno nella ricostruzione di Le Havre. È vero che i piloni diventano a sezione circolare come colonne a partire dal primo piano e, poligonali al pianterreno, presentano un breve disegno di attacco alla trave: ma ciò è colpevole? basta per spingere indietro il povero Perret? Non reputo equa, entro ai tuoi rilievi su storicismo e tecnicismo, la liquidazione in tre righe di Art Nouveau quale “ scuola che risolve in naturalismo ingenuo la questione del linguaggio” (p. 106). Ho già interloquito a questo proposito. So che non si può applicare il “ se …” alla storia; eppure: se non ci fosse stata la Sezession viennese (e via con altre denominazioni), movimento davvero rivoluzionario contro l’eclettismo storicista, fuori di mimesi florealistiche ingenue o convinte; se non avessero eretto i loro “ monumenti” protagonisti o personaggi dal movimento influenzati, quali Hoffmann, Horta, Mackintosh, Olbrich, Van de Velde, maestri del decoro indispensabile (e Wright?): forse il corso dell’architettura nel primo quarto del secolo Ventesimo sarebbe stato tanto tortuoso da impedire il tempestivo avvento (cioè prima del nazismo) di quella che continuo a denominare seconda rivoluzione dell’architettura moderna. 7. Cinque note sullo stile Stile, vocabolo “ pericoloso” ha detto qualcuno. “ Cinque note” , dunque scala pentatonica (antiche melodie scozzesi, ebraiche, extraeuropee…, Dvorák in un quartetto, persino Puccini nella Turandot), la quale, in quanto scala, parrebbe

A. Monestiroli, Concorso per la sistemazione urbanistica della Spreeinsel a Berlino, 1993.

condurre a una meta in alto. No invece, giacché tutte le note nel sistema equabile temperato e modernamente nella dodecafonia hanno la medesima importanza, sono indipendenti. Così le tue le intendo autonome benché nell’ultima l’amore miesiano sembri proporre uno stile appunto miesiano come vetta, coronamento. Anche in questa lezione varrebbe innanzitutto lo scopo prettamente didattico, destinatari studenti di filosofia e studenti di architettura. Gli studenti devono essere chiamati non a scegliere la nota preferita né a farne una miscela cremosa, ma a porre le note l’una vicino all’altra e a tenerle da canto per valersene nella ricerca del vero al momento del progetto reale e nella realizzazione dell’arte. Riformulerei per mio promemoria e per un bigino le cinque note mediante le seguenti tracce minimaliste postweberniane: • 1 Stile ➝ Kunstwollen (Riegl). La volontà, direi la coscienza di volere perseguire l’essenziale-ideale (Winkelmann), vale a dire il centro dell’arte, dipende oggi dal saper impiegare appieno lo spirito e il corpo per ascoltare, consiglia lo psicoterapeuta James Hillmann, gli echi del mondo che danno essi informazioni su cosa accettare — la bellezza, il “ Grande Represso” , il tabù di oggi — e cosa detestare — la bruttezza titanica, la vera nemica che “ ha odore, ha sapore, colpisce gli orecchi, le membrane, i globi oculari, le dita” (19). (Curiosità: un refuso nel testo, Kunstvollen con la v anziché la w, evita la volontà e ci indirizza al dolce aggettivo kunstvoll, ingegnoso, artistico, letteralmente pieno d’arte). • 2 Stile ➝ Colonna (Hegel, Schelling, Piero della Francesca, Raffaello, Mozart, Goethe). Solidità. Equilibrio: per conquistarlo in architettura, occorrerebbe “ un alto esercizio di stile” (p. 123). Vale anche, circa l’educazione e l’istruzione degli uomini e degli architetti, il rovescio: senza un proprio goethiano equilibrio spirituale e corporeo non si può raggiungere alcuno stile, al massimo una cosa atona priva della forma responsoria della melodia colonnare. • 3 Stile ➝ Eternità/Variabilità (Anima/Corpo). Particolarità e generalità (Baudelaire); passaggio dal particolare al generale, dal concreto all’astratto (Lukáks): così si raggiungerebbe lo stile: forma generale, direi assoluta al posto di astratta, non modificabile? Ogni architetto dotato quando progetta un’opera anche “ piccola” vorrebbe che riuscisse a esprimere un valore universale; è naturale che pochi e oggi nessuno vi riescano. A proposito di forma stabile e definitiva e, invece, di “ decadenza” di ogni stile “ garanzia di progresso” p. 128): tua digressione sulla variazione (Mondrian, Bacon, Bach). Le numerose metamorfosi, trasformazioni del famoso albero di Mondrian (in questo caso meglio detto che variazioni) a partire da una figura naturalistica fino ai qua-

dri ritenuti astratti di tralicci e barre nere con zone di colori netti, approdano, guarda caso, a De Stijl: per me sono già rappresentazione architettonica (e gli undici passaggi litografici del toro di Picasso che lo scompone man mano fino all’astrazione?) (20). Mi chiedo: è l’ultima rappresentazione la meta alta, la cima che potrebbe designare lo stile (non raggiunto a tuo parere) o il valore non risiede proprio nell’intero processo, ogni forma del passaggio unita alle altre in una ossimorica unicità delle differenze? Di sicuro dobbiamo valutare in questo senso le sei versioni baconiane, che illustri, della figura papesca: quella iniziale non si trasforma man mano in un’altra diversa fino all’astrazione, ognuna delle cinque successive alla prima è una variazione; tutte e sei sono equivalenti, l’insieme esprime il grande valore dell’opera se non (lo neghi ancora) lo stile definitivo pronto a decadere in seguito. Eccomi alle Variazioni Goldberg. Scrivi, dopo aver citato il Glenn Gould grande esecutore per il quale esse sono musica senza culmine finale (è vero): “ ma lo stile è possibile solo come risoluzione” (p. 131). Per me le trenta variazioni (equivalenti) comprensive dei nove canoni e l’aria al primo e al trentaduesimo posto, identica, tutto si raduna sotto l’orizzonte, davvero orizzontale, dello stile di Bach a quel moment o vissut o, a cinquantasette anni d’età. La montagna Bach l’aveva già scalata da un bel pezzo, vi risiedeva sulla vetta: nessuna scivolata o caduta in vista: morì lì otto anni dopo. Infine: come inseriresti nel discorso la verità o il mistero delle due famose interpretazioni del pianista a distanza di diciassette anni, tanto diverse, la seconda allo spirare della vita appena cinquantenne? • 4 Stile ➝ ” Ripetizione servile” come trash. Stile ➝ Ordine. Allora: “ ordine fra le cose” necessario; altrimenti, interpreto, la confusione, il disordine impediscono la riconoscibilità dell’arte, dello stile. Oppure anche ordine quale ordini dell’architettura classica che, possibili metafore anzi sentimento e non ripetizione insensata, aiuterebbero a risalire la china verso il tempio e uno stile condiviso? • 5 Razionalismo/Costruzione-tecnica e Novecento/Tradizione-storia (Persico). Che sia un gravissimo errore l’aver separato e separare oggi i due mondi è lampante. Ho già discusso su tecnicismo e storicismo. La symbiosisfra costruzionetecnica e tradizione-storia è la condizione per giungere a uno stile condiviso del nostro tempo. Riponi speranze solo nell’esempio di Mies van der Rohe. Riprendo dal principio: i maestri sono riusciti a fondere ratio e sentimento, vale a dire tecnica e natura e storia (umana, non storia delle forme). Aggiungo alla miesiana Neue Nationalgalerie di Berlino da te citata tre opere moderne, che riterrai fortemente contraddittorie a quella, per me simboliche: Notre Dame du Haut

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per l’ultima volta nel saggio più recente. • Piazza. Abbiamo le stesse preoccupazioni. Per parte mia non nascondo un grave (cioè pesante) rimpianto specialmente del genere Agorà. Persistono in tutta Europa straordinarie piazze a recinto; ma la piazza in senso pieno materiale e sociale è forse un bene perduto impossibile da recuperare, a causa della società che abbiamo costruito (16). • Residenza. Non troverai altro più convinto alleato di me riguardo a tale tema-problema (17).


A. Monestiroli, Progetto per il Palazzetto dello sport di Limbiate, 1998.

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di L-C (che secondo te, al contrario, “ segna la separazione fra natura, tecnica e storia” — nona lezione, p.168), il Solomon Guggenheim Museum di Wright, la Scuola di Architettura a Otaniemi di Aalto. Ognuna non avrà potuto designare lo stile condiviso di un epoca né tantomeno potrà farlo ora per il futuro. Ma ognuna, dotata di equilibrio tra funzione, tecnica e forma (in una parola bellezza) ha accresciuto di senso il luogo pubblico: l’architettura accoglie le persone e queste ne ricevono, come da tutta la grande arte, impulso di crescita spirituale, vale a dire di moralità. 8. Il tetto e il recinto. Descrizione di alcuni miei progetti Mi accingo a svolgere questo ottavo punto senza intraprendere una vera critica ai tuoi ventidue progetti qui descritti e parzialmente raffigurati. Non posso farlo in uno scritto estemporaneo che è in sostanza una lettera, insolita per lunghezza, ma tale per tipo di scrittura. Né forse te la attendi, giacché la critica architettonica all’interno del nostro ambiente, universitario e/o professionale, non esiste. Come “ nessuno legge nessuno” così nessuno esercita la critica: intendo quella consueta nelle altre arti (benché in buona parte controllata dai padroni del mercato — le maggiori gallerie o i maggiori giornali coi loro esperti). Per non parlare delle riviste di architettura, che hanno dimenticato il loro compito peculiare, del quale la storia ci offre esempi elevati: ricordo Rogers e il duro scontro con Banham nel 1959, ovvero scontro fra “ Architectural Review” e “ Casabella continuità” . Non esiste altresì comunità di architetti, non c’è discussione, non si fanno cose insieme salvo le minimalia di gruppetto scolastico o professionale. Si obietterà: si sono realizzate mostre pubbliche di lavori eseguiti dagli appartenenti a un dipartimento, a una facoltà, a un gruppo professionale. Purtroppo quasi mai si sono pensate e discusse collettivamente. Ognuno portava il suo prodotto, qualcuno allestiva, i prodotti schierati non provocavano alcun confronto. Nessuno ha mai osato esprimere un giudizio sui singoli e sull’insieme, se non nel proprio salotto, peraltro spettegolando invece che giudicando, credo. Esco dalla divagazione e, ora smen-

tendomi, credo di poter offrire uno sprazzo di pensiero sull’insieme della tua esposizione e su qualche particolare. La strada che percorri nel progetto architettonico latu sensu appare chiara. Si notano le ascendenze o le dichiari. Si capisce dove vorresti arrivare, cosa pretendi di ottenere. L’insistenza del richiamo esplicito o implicito a Loos e a Mies van der Rohe e, lateralmente, a L-C, pervade tutte le lezioni esaminate, ma qui e nella successiva diviene prima scelta assoluta, esclusiva, una bandiera. È lo studio di questi ascendenti che ha indirizzato la tua opera fuori della strada affollata da un’architettura “ arrogante” (parola usata dai razionalisti per l’“ altra” architettura). Per evitare interpretazioni zoppe, ingiustamente caricate sui modelli, conviene recuperare tutte le formule significanti già considerate e discusse: T/C/F + N/S (tipo/costruzione/forma + natura/storia) e Te/L/T (tema/luogo/tipo), e T/C/D (tipo/costruzione/decorazione) alla quale riservi la conclusione della presente lezione. Come si vede, il termine che non manca mai è T, tipo: il punto fisso della ricerca la quale accetta il rischio della fissazione. Invece mi interessa mettere in rilievo ciò che dalla descrizione dei progetti (o di alcuni di essi) emerge quale generalità concettuale e materiale su cui richiamare, vorrei dire obbligare, l’attenzione prioritaria degli studenti: il luogo (L), punto nodale e imprescindibile della necessità architettonica (ne ho già scritto). Progettare un luogo e rapportarsi al paesaggio pare l’obiettivo principale. “ Il più evidente degli elementi costanti in progetti diversi è il prato, che è quasi sempre presente come elemento che definisce il luogo” (p.143): il prato, intendi, metafora della natura. Attenzione però: usando la locuzione necessità dell’architettura spero di non ingenerare equivoci: la necessità dell’architettura comprende anche l’obbligo di non ergersi, in determinate condizioni spaziali, di oikos, precostituite. Il vero architetto deve accorgersi quando lo spirito del luogo (della natura, del paesaggio) non chiama, vuole vivere senza conoscere estranei, nell’intangibilità dell’oikos. Banale questa osservazione? Forse; ma so che oggi ogni architetto pur di realizzare una propria opera non si esimerebbe dal costruirla entro il recinto

colonnare berniniano di Piazza San Pietro. Il prato nel progetto sullo spazio delle perdute Halles parigine, con le relative cortine che denomini “ sponde” edilizie, rappresenterebbe il modo nuovo di realizzare la piazza nella città contemporanea. Ugualmente nel progetto per la Spreeinsel di Berlino. Due soluzioni chiare. D’altronde l’Explanade fra l’École militaire e la Tour Eiffel, anzi fino al Trocadero valicata la Senna, è lì ad ispirarci una volta decisi a cimentarci con la vastità se non la grandeur. Il tuo progetto parigino è cento volte migliore di quello realizzato (non era difficile, dirai, vista l’offensiva realtà odierna). Il gran prato, il largo canale guidato dalle sponde sicure, se realizzato, i parigini, penso, l’avrebbero accolto bene, magari invitandoti a studiare il problema di indispensabili alberature (dove, come) per ritrovarvisi sotto d’estate e per rendere più parigino il complesso. Tuttavia: perché quella coppia di “ torri” (così le chiami) accanto a Saint-Eustache? Perché la volontà di “ misurarsi” , e in quel modo, con la chiesa? Con quale diritto decidiamo che vecchi monumenti siano lì in trepida attesa del nostro bisogno di paragone, e della miglior vita che siamo convinti di offrirgli? Giudicherai strana questa mia improvvisa irruzione a causa di un particolare. Ti spiego: temo la diffusione di un bacillo penetrato oggi nell’anima degli architetti: l’ho etichettato desiderio di grattacielo, altresì annidato nelle stanze delle amministrazioni pubbliche, che spinge a infettare molti luoghi del mondo (21). (Annoto appena che non ci si può riparare dietro l’esempio della Tour). Quanto al progetto berlinese e alla giustapposizione del tuo nuovo “ castello” all’Altes Museum di Schinkel essendo mediatore il prato: per condividere senza perplessità l’imponenza costituita dal gran corpo centrale dell’edificio padre affiancato dai quattro figli a due a due (tutta la famiglia alta una ventina di piani) non basta ricordare che lì c’era il vecchio castello. Scrivi che “ il rapporto [del nuovo fabbricato] con l’Altes Museum ha la stessa import anza che ha avut o per Schinkel il rapporto con il vecchio castello” (p. 149), rapporto che lui ha esercitato con grande modestia. Ma per te il castello era il palazzo e tu potevi fare Schinkel! ! 9. La forma disunita. Sei architetti del Novecento A questo punto della lunga lettera tanto lontano dall’inizio dovrei usare il telegrafo, ma potrò usarlo solo in parte perché sono chiamato a ripetermi. • 1 Le Corbusier. Notre Dame du Haut segnerebbe “ la separazione fra natura, tecnica e storia” e la sua “ forma unica” parrebbe riferirsi “ solo alla natura” (p.169). Sento questo capolavoro diversamente. Riguardo al tuo argomentare complessivo delle lezioni per me vale ciò che rivendichi in par-

ticolare nella terza ma che sostiene tutto il discorso: il compito della grande architettura è di designare un luogo una volta per sempre (se il luogo chiama): la cappella di Ronchamp l’ha svolto. Perciò non poteva diventare un “ prodotto” ripetibile, non un “ tipo” . NDdH fu un punto di svolta per il maestro, un impulso decisivo verso l’umanitarismo: raggiunto qui realizzando il tempio in cima alla china dove la natura, la tecnica (con le grandi balene di cemento armato) e la storia (ivi compresa tutta la propria d’architetto e di uomo) si incrociano. • 2 Loos, dici, “ ha misurato il suo linguaggio con le forme storiche dell’architettura” (p. 170). Vero, ma appunto per questo in esso è penetrata la natura se è questa l’origine dell’antico monumento eretto. La tecnica, poi, deve vivere dentro l’architettura, esservi intrinseca, non deve essere esibita così da umiliarla nel tecnicismo. • 3 Mies. “ Le forme della costruzione e le forme tecniche come forme del suo tempo” (p.170) non le sento estranee al profumo della storia e al retaggio naturale. Cosa è il Seagram-tempio se non l’uno e trino di tecnica storia natura? “ Umanesimo e naturalità, questo è il Seagram” , ho scritto (22), sapendo che l’umanesimo ama la storia. So che le connessioni univoche da te istituite relative ai tre maestri non le intendi esclusive; la mia estensione di riferimenti, se così posso esprimermi, sarà per te scontata. Ma resta quel titolo La forma disunita a provocare come un’aporia, quando a me la forma in quei tre maestri suona assolutamente unita (idem a te, mi pare, se considero il contesto didattico complessivo). Circa i tre protagonisti, a tuo giudizio, dell’ultimo terzo del “ secolo breve” (Hobsbawn) adotto il puntillismo verbale: • 4 Aldo Rossi (il compagno di comuni battaglie culturali in tempi lontanissimi, l’acuto e generoso critico di opere del terzetto novarese): una nuova classicità; un’alta conoscenza storica della città riversata nella volontà di assegnare un valore universale anche alla singola architettura “ piccola” (rivedi in 7.3). E questo soprattutto nel “ primo” Rossi). • 5 Frank O’Gehry: “ forme organiche” della natura (p. 172)? O forme disorganiche? Del resto la natura è anche caos. Gehry, almeno quanto al Guggenheim di Bilbao di cui presenti uno schizzo, parrebbe propagandare un nuovo espressionismo intenso e provocatorio. Un’opera del monacense Hermann Finsterlin, il modello per un mausoleo, 1919, mi è parsa, vedendone l’immagine, un capostipite del decostruttivo museo (23). • 6 Norman Foster: sorpresa per la tua citazione quale riferimento alla “ tecnica e alla sua logica interna” (p.172). Ecco un architetto contemporaneo tipico rappresen-


Lodo (Lodovico Meneghetti) Milano, 10 febbraio 2003

Note 1. G. Consonni, Oltre la composizione (recensione al mio: Architettura e paesaggio. Memoria e pensieri) di prossima pubblicazione in “ Quaderni” del Dipartimento di progettazione dell’architettura. 2. Ivi. 3. Cfr. il mio Architettura e ..., cit. p. 64. 4. E a Monaco, nello scorcio del secolo quando vi si radunarono fior di artisti il contrario che “ ingenui” , la battaglia comune nello Jugendstil non aveva di mira proprio lo storicismo e l’eclettismo? E non c’era quell’eccezionale Atelier Elvira attivo fin dal 1897 per dare alla nuova arte un compito dinamico, non subalterno all’ottocentismo cadaverico? Poi, a continuare l’opposizione, verranno l’espressionismo, Die Brücke, Der Blaue Reiter, ecc. 5. Cfr. A. Loos, Architettura (1910), in Id., Parole nel vuoto (Ins Leere gesprochen. Trotzdem, Herold, Wien-München 1962), Adelphi, Milano 1972, p. 255. 6. Ivi, pp. 253-54. 7. Cfr. ivi, p. 253. 8. Vedi il tuo L’architettura della realtà, da te cit., a p. 12, ma anche il precedente da cui in parte derivato Realtà e storia dell’architettura, Clup, Milano 1977. 9. Unire rappresentatività ed espressione ci rimanda, pare ovvio, a Gaudí. Scrive Lara-Vinca Masini: “ La lezione attiva, vitale di Gaudí sta nella sua inesauribile, ansiosa ricerca di espressività, in questo suo aver voluto risolvere, nell’esperienza quotidiana dell’architettura, la funzione rappresentativa dell’architettura stessa” , in L’arte del Novecento. Dall’espressionismo al multimediale. 1, (Giunti, Firenze 1989), L’Espresso, Milano 2003, p. 41. 10. Architettura e …, cit., p. 64. 11. Cfr. J. Schlosser, Xenia. Saggi sulla storia dello stile e del lin-

guaggio nell’arte figurativa, Laterza, Bari 1938, pp. 25-26. 12. Architettura e …, cit. p. 98. 13. M. Manieri Elia, L’architettura del dopoguerra in USA, Cappelli, Rocca San Casciano 1966, pp. 4243. 14. G. Veronesi, Une maison de Aalto en Ile de France, in “ Zodiac 6” , maggio 1969, pp. 24 e 26. 15. Vedi i miei: Dimensione metropolitana. Contributo a una didattica di storia e progetto del territorio, Clup, Milano 1983; Didattica dei primi anni. Un corso di urbanistica unitario sotto diversi aspetti, in “QD”, n. 5, luglio 1987, pp. 83-92; Paesaggio agrario e periferia metropolitana (con O. Valli), in C. Capurso (a cura di), L’origine, la trasformazione e l’uso del territorio, Cieds, Rozzano 1987, pp. 75-83; Ricerca e progetto nella periferia della metropoli, ed E. Bosio, Progetti di spazi nei margini della metropoli, in “ QA” , n. 16, marzo 1984, pp. 154-181; Periphéreia kai Metrópolis. Una lezione semplice, di prossima uscita nei “ Quaderni” . 16. Vedi il mio Uno spazio perduto e non ritrovato, prefazione a M. Farina, Sulla mia strada piazze, catalogo della mostra di fotografie, Politecnico Bovisa, 1998, pp. 5-7. 17. Vedi il mio Il progetto urbanistico della residenza a partire dalla questione delle abitazioni, dispensa a.a. 1994-95, Dip. 2, n. 137; in alternativa ridotta Riparliamo di abitazioni?, in “ Urbanistica informazioni”, n. 140, marzo-aprile. 1995, pp. 63-68. 18. Mi permetto di ricordare qui la personale esperienza degli anni Cinquanta e Sessanta. Rivendico l’equità fra storia e tecnica delle architetture di allora, specialmente quelle note per le murature di mattoni a vista o per i pannelli prefabbricati su apposito disegno. 19. Cfr J. Hillmann, Politica della bellezza, Moretti&Vitali, Bergamo 1999, p. 67. 20. Cfr. Architettura e ..., cit. pp. 17-18. 21. Ho visto sui giornali alcune soluzioni per la ricostruzione di Ground Zero. Che triste mancanza di idee, che ovvietà a sfornare grattacieli, che gioco di modellini informatici, soprammobili privi di interiorità da ingrandire mille volte (questo principio, G. Z. a parte, nutre oggi tutta l’architettura, specialmente quella di edifici alti e altissimi: l’oggetto studiato e rappresentato in scala 1:1000, 1:500, appunto un soprammobile, diventa, mediante l’impiego delle tecnologie e delle squadriglie monodisciplinari, edificio vero, ma in realtà nonarchitettura, costruzione priva di senso). 22. Architettura e …, cit., p. 95. 23. Vedi in L. Vinca Masini, cit, fig. 288 a p. 116. 24. Cfr. L. Gibello, La ballata delle icone urbane, in “ Il giornale dell’architettura”, n. 4, febbraio 2003, p. 13.

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Lettera ai neolaureati. Professione e progetto nel dopoguerra Premessa Un po’ di storia di una esperienza vissuta in quegli anni, ma che trova riscontri anche oggi, e qualche cosa da dire che la scuola spesso non dice. Nei rapporti cliente, architetto, impresa, prodotto, nel dopoguerra italiano, parlerò per prima cosa del laureando di allora del quale vorrei fare una descrizione, tanto per ricordarlo, così come era. Aveva il vestito un po’ consumato, scarpe Vibram, il più delle volte cravatta a farfalla, come Gropius, perché non si impigliasse nelle righe parallele o nell’allora moderno tecnigrafo. Era armato di Manuale dell’Ingegnere, regolo calcolatore, e Graphos un tiralinee tedesco per inchiostro di china, che non funzionava mai. Pieno di speranze e con grande voglia di emergere. Non sapeva ancora che sarebbe divenuto un protagonista della ricostruzione. La scuola di architettura si svolgeva al vecchio Politecnico, quello di colore grigio con gli obelischi, con gli stessi docenti di ingegneria, con molti esami scientifici non troppo pertinenti, perché insegnati in modo astratto, come chimica e mineralogia. Eravamo in tempo di guerra. Nella piazza Leonardo da Vinci, ora intasata di automobili erano allineate soltanto biciclette. Tanto per raccontarvi il clima di quel periodo, un mio amico studente di ingegneria, in possesso di un giornaletto sovversivo, durante una retata dei fascisti repubblichini al Politecnico, fu costretto a mangiarselo. Per non spaventarvi troppo, dirò che anche il “ Corriere della Sera” in quei tempi era formato da un solo foglio di due facciate ripiegate in mezzo. Sulla scuola facevano le picchiate gli aerei da caccia in collaudo che decollavano dall’aeroporto di Taliedo. Questa era l’immagine dell’ambiente del futuro architetto, prima dell’avvento dell’informatica e della politica nel suo lavoro. Ora, i giovani, hanno i capelli rasati a zero, il dolce

vita o la camicia nera, scarpe da tempo libero, sono vestiti alla moda proposta dai grandi stilisti. Dopo mezzo secolo cambia il modo di vestire e quello di gestire un progetto. Non sopravvaluto i vecchi tempi e ammiro l’organizzazione degli attuali studi anche se ritengo che sia il singolo Maestro a portare avanti l’architettura. Il grande australiano, che lavora da solo, Glenn Murcutt vincitore del Pritzker Architecture Prize, ce lo insegna. Parlando di edilizia, “ l’idea-progetto” è al centro del nostro lavoro. La si può far coagulare in due, tre persone, non di più. Gli altri dello studio possono migliorarlo dal punto di vista tecnologico, ma non concettuale. Ecco perché i giovani guardano con rispetto anche a quanto realizzammo noi. Il grande interesse per le mostre tardive dei lavori di Gigi Caccia Dominioni, a Verona, e di Vico Magistretti, a Genova, lo dimostrano. Il giovane architetto, improvvisatore Appena laureato, uscito dalla Facoltà di Architettura, poteva trovarsi nella felice condizione di progettare e dirigere i lavori di un condominio di 250/350 locali del costo aggiornato di circa 10.000.000 euro o dollari, assumendosi tutte le responsabilità del caso a cominciare da quelle statiche per finire alla ottimizzazione del rapporto tra costi e benefici. Qualcuno,opportunamente, non sentendosi sicuro, rifiutava la D.L. Iasciandola agli ingegneri. I limiti della scuola di Architettura, a parte quelli tecnologici, erano parecchi. Ne citerò solo due. Il primo che non preparava all’approccio economico nei riguardi del progetto; il secondo che non teneva conto del rispetto dell’ambiente, inteso anche solo come rapporto tra una costruzione e l’altra. Ognuno cercò di mettere in risalto la propria capacità di progettazione indipendentemente dal contesto che lo circondava. Il caso più normale era di chiudere, nella cortina prospiciente una via, un vuoto lasciato dalle bombe e chiuderlo in modo originale. Eccezioni a questi lìmiti ce ne furono sia tra i docenti che tra i professionisti. Rogers con

Enrico Freyrie, Milano, casa in viale Papiniano/via Calco.

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tante, insieme a molti altri, dell’edilizia (nonarchitettura) arrogante, del tecnicismo spropositato inutile, del disprezzo verso la città esistente Inoltre i suoi grattacieli sono del tipo di cui alla nota 21. Eppure, a darmi ragione circa l’assenza della critica architettonica, chi si è sollevato contro il great gherkin (il grande cetriolo), la sede Swiss Re nella city londinese? O il gigantesco idroponico vegetale dovremmo assegnarlo, oltre che alla logica della tecnica, alle buone forme della natura? E il nostro ci riserva altro: vedi il progetto per il centro di Liverpool di fronte alla baia formata dalla foce del Mersey: non lo salva la comune oscenità divisa con le altre tre proposte, di Alsop, Cullinan, Rogers (24). Scusa questa insofferenza avversa a un architetto ritenuto grande. Non sentirti coinvolto per averlo citato.


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Enrico Freyrie, Milano, sopralzo in via Appiani. le sue lezioni e la rivista Casabella, e Caccia Dominioni con gli edifici di corso Europa e con Milano San Felice, per primi fiutarono il rispetto dell’ambiente. Appena laureati noi operammo in momenti in cui la città era fortemente distrutta dai bombardamenti e c’era la necessità assoluta di abitazioni (ne mancavano 15.000). Pensate che molte famiglie erano costrette a coabitare, come in Russia. Due famiglie nello stesso appartamento con un unico bagno ed un’unica cucina. I professionisti erano pochi. Gli architetti un centinaio contro gli undicimila di oggi e oberati dal lavoro. Si lavorava però, con fiducia reciproca tra l’architetto e il cliente. Nulla a che fare con il rapporto con i produttori d’oggi, amministratori delegati di finanziarie, o industriali, o sarti illustri, con sedi in tutto il mondo con i quali il contatto avviene mediante la trasmissione di dati e disegni via e-mail e non è facile. Non è facile neppure col cliente privato, spesso con mentalità poco democratica. La composizione tipo dello studio professionale, allora, con qualche eccezione era: • grande capo o grandi capi (due o tre) di cui uno particolarista. (Famosi gli studi associati B.B.P.R, Asnago e Vender, Figini e Pollini, il padre del famoso pianista, Monti G.P.A., Vito e Gustavo Latis, Mangiarotti e Morassutti); • disegnatori, per lo più geometri, ma anche, come dai Monti, ex lattonieri. Piero Monti era un uomo generoso, un giorno si presentò a lui un lattoniere con le mani tagliuzzate per il suo lavoro. Gli propose di divenire disegnatore. Lui accettò subito e per venti anni fu con lui; • segretarie o mogli armate di macchina da scrivere con carta carbone e carta velina che non permettevano di ricavare più di tre copie oltre l’originale. Niente fotocopiatrici o fax. La collaborazione portata dalla moglie poteva dar adito a qualche difficoltà. Mi raccontava l’ing. Castelli, della omonima impresa, che la sua, in una descrizione dei lavori aveva scritto “ fornitura e posa di porcelline,” anziché di putrelline, perché non aveva fatto studi specifici. La segretaria induceva a qualche pettegolezzo. Qualcuno dei miei colleghi quando la segretaria era nella sua

stanza, accendeva una luce rossa perché nessuno potesse entrare. La letteratura di quegli anni ricorda “ veline “ famose e bellissime e visite interessate ai loro capi da parte dei giovani colleghi, con motivi futili; • gli specialisti con i quali collaboravamo erano sostanzialmente solo gli ingegneri calcolatori, i nostri angeli custodi, raramente geologi ed esperti di giardini. Nella mia lunga carriera più di un volta dovetti costruire su terreni infidi, palificandoli. Ripensandoci, come avrò fatto, così inesperto, a rendermene conto? Quasi mai utilizzavamo consulenti come impiantisti, esperti di spazi di prevenzione incendi, di colori, acustici, dell’illuminazione, della qualità, della sicurezza, della accessibilità. Che cosa ci chiedeva il cliente? Prima di tutto, quanto sarebbe costata l’opera e poi l’ammontare della parcella. Successivamente, la data di consegna del lavoro. In via secondaria l’estetica del prodotto, ma a quella supplivamo noi. Adesso è la stessa cosa, ma supportata da ben altri elementi verificabili con penalità ben definite e assicurazioni contro danni ed errori. Per rispondere alle esigenze bisognava saper fare ciò che la scuola ci aveva insegnato solo sommariamente. Dopo aver impostato il progetto si doveva presentare: • un computo metrico estimativo. Quantità e prezzi unitari per le varie categorie; • un programma dei tempi di consegna dei lavori; • una stima del costo del terreno secondo la sua costruibilità; delle opere esterne; degli oneri e allacciamenti; degli interessi bancari; delle parcelle dell’architetto e del calcolatore con il disciplinare d’incarico; delle spese varie, come il servizio vendita, la pubblicità ecc.; degli utili. A questo punto bisognava aggiungere l’I.G.E. (imposta generale entrata) corrispondente alla attuale I.V.A. Da questo derivava il prezzo di vendita a metro quadrato. La prenotazione degli appartamenti in costruzione, molto diffusa in quei tempi, naturalmente, abbassava gli interessi bancari. La collaborazione con pittori e scultori Scultori e pittori furono e sono determinanti per il successo di un lavoro, come avvenne per Le Cor-

busier che collaborò con Lipchitz e Léger. Appena dopo il 1947-48, noi giovani frequentavamo con grande interesse le cineteche che proiettavano “ La corazzata Potémkin” di Eisenstein e i film francesi di Duvivier, di Marcel Carné e altri registi francesi. Frequentavamo anche il Piccolo Teatro di via Rovello progettato da Rogers e diretto da Strehler e Grassi. Tenevamo riunioni con i pittori e scultori Cassinari e Morlotti,Crippa e Dova,Treccani, Alik Cavaliere, Vedova, Chighine, Sambonet e tanti altri, che ci immersero in una atmosfera particolarmente ricca di risonanze, di rapporti,di ritmi, di luci ed ombre. A Milano qualche architetto riuscì a far collaborare artisti con notevoli risultati. Mi riferisco a Gigi Caccia con Corrado Corradi che gli disegnava i pavimenti in mosaico veneziano, Zanuso e Menghi con Lucio Fontana per il palazzo per uffici in via Senato ed il cinema Arlecchino, e molti altri, compresi i Monti GPA e io stesso con una statua di Cosentino nell’atrio di Via Calco, angolo viale Papiniano. C’è poi un condominio sui Navigli in cui la facciata è percorsa da motivi astratti, credo di Dova. Ma una vera collaborazione in toto non c’è mai stata. Mi viene in mente un magnifico progetto di Burri in Sicilia, a Gibellina. La sommità di una collina rivestita di cemento bianco, lavorata con i cretti riproducenti gli antichi sentieri. Un progetto che tenne conto di due realtà. Quella dei contadini siciliani che, con il sole battente, si accucciano all’ombra come gli arabi. Nel nostro caso dentro i cretti. E poi la similitudine nel progetto con i cretti o fessure o spaccature veri, quelli provocati nei terreni argillosi dalla siccità. Un progetto che quasiasi architetto vorrebbe aver fatto o al quale vorrebbe aver collaborato. Salvatore Fiume progettò, ma poi non fece, una città in Africa, con volumi ad imitazione dei mezzibusti o isole, dei suoi primi quadri. Probabilmente gli mancò il supporto di un architetto e non riuscì nel suo intento. Ceroli realizzò in una chiesa della Costa Smeralda un soffitto pieno di angeli tra le capriate di legno ed una porta-scultura all’ingresso. Andreani a Monterosso, alle Cinque Terre, progettò un club nautico dal quale emergeva, verso il mare, un muscoloso Atlante che reggeva il mondo, una sfera di circa un metro e mezzo di diametro. Ho detto reggeva, perché il mondo cadde sulla spiaggia ed ora non c’è più. Personalmente sono del parere che la collaborazione tra professionisti e altri soggetti come scultori, pittori, registi, compositori musicali, vedi Renzo Piano nei suoi auditori musicali con Berio, porti a migliori risultati per il confronto critico tra i soggetti. Mi stupisce sempre la libertà di questi artisti, maggiore della nostra, per il senso del volume del colore molto spinto. I rapporti con la clientela e la personalità dei clienti I rapporti con

la clientela erano, e penso lo siano ancora, facilitati da amicizie, pubbliche relazioni, conoscenze politiche, o direzione di riviste.Tutti i grandi direttori di riviste come Gio Ponti, Rogers, Gregotti ci insegnano quanto sia importante questa esperienza. Cene, spettacoli, estati passate insieme, rendevano e rendono amici i clienti. Anche le amicizie con gli architetti, che dovrebbero essere considerati concorrenti,contano. Infatti, la prima cosa che fa un cliente è chiedere informazioni ad un vostro collega. E i primi clienti sono, generalmente, gli amici. Coltivateli. Fate informazione. Portateli alle mostre di architettura (Triennale, con il nuovo atrio di De Lucchi) o pittura (alla collezione Panza di Biumo vicino a Varese). Fate viaggi mirati in luoghi interessanti come Parigi per vedere gli ultimi interventi, a Londra, a Bilbao, a Barcellona. Per la prima volta ammireranno opere di Jean Nouvel, di Norman Foster, di Herzog e De Meuron, di Calatrava, di O’Gehry. Oppure a Milano, una visita ai negozi dei grandi sarti. Vedranno progetti di Tadao Ando da Armani, di Chipperfield da Dolce e Gabbana, a Lodi una grande opera di Renzo Piano, a Como la sede del giornale “ La provincia di Como” di Botta. Raccontate loro cosa è l’architettura e quale architettura è da praticarsi oggi. Istruiteli. Fate con loro i viaggi culturali spesso promossi dagli Ordini o dai Collegi. Guidateli su internet. Le prime volte rifiuteranno tutto, poi se ne innamoreranno. Allora discutete, incoraggiateli a scovare da soli altri interventi. Ma poi entreranno nell’atmosfera e vi daranno l’incarico di realizzare la loro casa, la loro villa, il loro negozio, il loro show-room in modo ben indirizzato. Se avete già costruito opere prime importanti fatele vedere. Per mia esperienza non mostrate mai arredamenti, perché il cliente o meglio nel novanta per cento dei casi la cliente, crede di poter fare da sé. Allora, posta di fronte a un progetto realizzato, non si riconosce in ciò che vorrebbe. Se invece la conducete poco per volta al risultato finale crederà di aver fatto lei il progetto. Mi capitò, ad una inaugurazione di un appartamento in Via Manzoni a Milano, di sentir dire dalla mia cliente, che non mi vedeva perché era di spalle, che l’aveva fatto lei. Io l’avevo progettato firmato, presentato in Comune, fatta la Direzione dei lavori, disegnato i mobili, emesso una giusta parcella. Ma lei diceva quelle cose, convinta. Ci credeva proprio. Un inciso: tanto valore ha il cliente quanto il fornitore. Se non avete esperienza in merito, affiancatevi ad uno studio già in attività per farvi passare l’elenco dei fornitori. Qualcuno mi disse, ma non ci giurerei, che Vico Magistretti, grande designer di mobili con cattedra a Londra, si è stancato di lottare con le signore e non finisce gli appartamenti. Li delega direttamente ai suoi clienti o ad arredatori anche perché una casa deve esprimere la personalità della famiglia che la abita. I produttori di allora erano velocissimi manipolatori di cifre, avevano


I rapporti con l’impresa I rapporti con l’Impresa erano continui, direi giornalieri, e difficoltosi. Un’impresa, per funzionare, deve avere buone conoscenze tecniche, una corretta contabilità, un giusto capitale, mezzi edili come gru, scavatrici, autocarri ecc., un servizio acquisti efficiente, fornitori seri, e un facile, diplomatico rapporto con la D.L. All’epoca di cui stiamo parlando, gli autocarri, nei cantieri, erano Dodge a benzina, ex militari senza possibilità di ribaltamento e con portata molto limitata. La sabbia e la ghiaia arrivavano dal Ticino, o su barconi trascinati da cavalli, o trattori, o solo spinti dalla corrente fino alla Darsena di Milano che allora mi pare fosse il settimo porto in Italia per movimento dei materiali. Le comunicazioni con l’impresa avvenivano con la lingua italiana che era spesso contaminata dal milanese. Un mio collaboratore di Curacao (Antille olandesi) aveva imparato ad apostrofare i muratori con “ Bulgher” (Bulgari, gente imprecisa), per dar loro una mossa. La cosa mi divertiva molto, essendo lui di lingua madre olandese. Ma chi erano gli impresari tipo? Forzatamente, data la grande richiesta, erano capomastri o capomuratori che facevano il salto di qualità improvvisandosi manager senza strutture e senza capitali e con un bagaglio culturale da quinta elementare. Il loro ufficio era una stanza. Se a fine settimana non arrivava dal cliente l’acconto, i lavori languivano o si fermavano. Qualche volta avevano il figlio laureato ed allora le cose andavano meglio perché il rapporto

era più facile. Ma, in fondo, lavoravano bene. Certo non c’è paragone con i cantieri attuali estremamente organizzati e con l’uso di strutture tecnologicamente avanzate allora impossibili da trovare. A distanza di cinquanta anni le costruzioni di questi impresari, anche senza alcuna manutenzione, hanno resistito abbastanza bene al passare del tempo. La qualità nella progettazione La qualità della progettazione dipese dagli insegnamenti del Politecnico, dalla cultura architettonica del progettista direi anche solo cultura soprattutto storica, e dalla abilità innovativa nelle strutture dell’ingegnere calcolatore, oltre che dalla legislazione che dava forma ai manufatti. Devo dire che persone di grande cultura, abituate a vivere in appartamenti o ville storiche, furono molto facilitate nel loro compito. Era giusto progettare nell’alveo della scuola funzionale o razionale? Direi di sì, perché ogni architettura è figlia del suo tempo. Quello che creò forti contrasti ambientali fu il dover costruire proprio tra il già costruito per serrare gli isolati. Farò ora, degli esempi di forme derivate dal Regolamento edilizio. Mi scuso di portare, come esempi, miei progetti a Milano. Farò l’esempio del sopralzo di Via Appiani e degli stabili di via Rubens e Via Calco. In via Appiani il R.E. prescriveva arretramenti. Le forme del primo arretramento sono dovute al R.E e risolte ai lati, con travi a ginocchio. Il legame con la parte neoclassica già esistente lo ricavai progettando il secondo piano del sopralzo con copertura a timpano quando il Post Modern non aveva ancora fatto la sua apparizione. Parlando di strutture, lo stabile di Via Rubens che precede quello di via Papinano angolo via Calco, ne ha una banale. Infatti le mensole di facciata si innestano perpendicolarmente sulle travi che corrono lungo i muri di facciata. Tale soluzione diviene corretta in Papinano progettata insieme ai Monti GPA, dove è perpendicolare ai corpi di fabbrica. La mensola deriva direttamente dalla trave trasversale ed i solai corrono paralleli alla via. Ogni opera si poteva riferire facilmente ad una scuola di progettazione. Oggi le cose sono diverse. Non c’è più una progettazione unitaria Esiste, invece, una dicotomia tra la scuola colta post-razionalista che si allaccia, reinterpretandola, alla tradizione, e quella più libera presente soprattutto alla esposizione Next a Venezia, più difficile per noi da capire ed interpretare benché di grande fascino. Conclusioni Vorrei dire che il mercato edilizio, a differenza di oggi, era sano, onesto e meno politicizzato, ma improvvisato. Pochissimi i concorsi, e naturalmente nessuno tra i privati. Salvo rari casi non c’erano architetti prestati alla politica, né sindaci compiacenti né imprese corrotte, né funzionari disposti a concedere permessi chiedendo tangenti. Va tuttavia detto che la parte buro-

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grande intuito, difficoltà a leggere i disegni, attenzione ai costi, soprattutto chiedendo la compressione degli spazi delle piante degli appartamenti. Rifiutavano, per ragioni di spesa, i consulenti, ricercavano imprese le più economiche possibili anche se senza uno staff organico o capitali, con il pericolo dei fallimenti. Il rapporto con loro, dal punto di vista culturale,era difficile. Pensate invece a un rapporto con letterati, musicisti, antiquari, scultori, registi. Quale vantaggio si sarebbe dato al progettista con la loro collaborazione. Chi allora progettò per gli Emiri Arabi fu in seria difficoltà perché con una scuola razionalista povera di composizione e di materiali, non riuscì a proporre progetti adatti alle esigenze fastose di questi clienti. A me chiesero l’arredo di una stanza da letto principesca per il Duca di Spoleto o altro rappresentante del re Vittorio Emanuele III, a Tirana, in Albania. Ne trovai una possibile da Quarti, una vecchia ditta abituata a lavorare per gli architetti accademici, ma il viceré, intelligentemente, non andò mai in Albania e non acquistò la camera. Recentemente il rappresentante di un Emiro mi chiese un arredamento a scatola chiusa, quindi disegnato, fatto realizzare e pagato da me, per spedirlo in Arabia Saudita dove poteva anche essere rifiutato. Vi dirò che non accettai e non me ne pento.

Enrico Freyrie, casa in via Calco. cratica era assai inferiore a quella attuale e il lavoro, di conseguenza molto facilitato. Il professionista era il perno di tutto. Teneva i rapporti personalmente, con tutte le parti in gioco. Era un deus ex machina, una figura carismatica con notevole prestigio, tanto che nel film “ L’avventura” , di Antonioni, figurava come grande fascinatore anche di donne. Gli ingegneri, che erano surclassati, si presero poi la rivincita come capigruppo di grandi società di ingegneria. Non ho detto, ma non è questa la sede adatta, che furono gli anni della speculazione edilizia che, in qualche modo, ha deturpato la zona centrale di Milano togliendole quel tessuto particolare che prevedeva vie strette di origine medioevale, ma l’affaccio delle case su magnifici, nascosti giardini ora in parte costruiti. Non c’era una facciata e un retro, ma due facciate, una rivolta verso la via e l’altra verso il giardino, e il fianco disadorno era coperto dalla casa che seguiva. A proposito di questo tema riferirò che cosa pensasse Carlo Emilio Gadda delle costruzioni della sua epoca che è molto vicina alla nostra: “ Per attingere alla ragione profonda della bruttezza, dividere il mondo in due nella facciata e nel retro, è l’idea fissa di taluni costruttori milanesi. Il lustro della facciata, l’abominazione del retro (...) non una casa fosse pari in altezza alla casa contigua, specie nei nuovi fori e vie nuove (...) I muri scialbati e senza finestre si levassero ovun-

que conferendo alla città urbanizzata la sua fisionomia architettonica” . Il sistema verde dentro la cerchia dei Navigli costituito dal Parco, dai Giardini pubblici e da quelli della villa Reale, fu realizzato tra la fine del’700 e il principio dell’800. Nello stesso periodo, sotto gli Austriaci ed i Francesi, la nobiltà milanese realizzò palazzi importanti. Stendhal, innamorato di quella Milano dei primi anni dell’800, godeva i panorami offerti dai Navigli ed i Giardini Pubblici e privati. Le vie Brera, Manzoni, Bigli, Borgonuovo, Gesù, S. Andrea, Cappuccio, la Crocetta e tante altre lasciavano spazi verdi. Purtroppo, in qualche caso, queste aree verdi furono da noi compromesse. Nonostante tutto, in qualche piano di zona e in interventi nel tessuto della vecchia Milano, i nostri colleghi realizzarono cose pregevoli e anche nel campo architettonico non tutto fu da censurare. Architetti come quelli precedentemente citati e tanti altri fanno già parte della storia del razionalismo italiano. Avendo solo ricordato certi amici, mi rendo conto di aver dimenticato Gentili, Bottoni, Mucchi, Gandolfi, Viganò, Diotallevi e Marescotti, Perogalli e Mariani, Ratti e Bacicalupo, Sgrelli, Donatelli, Luigi Moretti, Minoletti, Tilche e tanti altri che pure nella ricostruzione hanno avuto un ruolo molto importante. Enrico Freyrie Milano, marzo 2003


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Rassegna a cura di Manuela Oglialoro

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Architettura Architettura nel mondo. Rinascimento italiano (dal “ Corriere della Sera” del 20.3.03) Sono parecchi i progetti di italiani inaugurati recentemente che fanno parlare di una sorta di “ Italian Renaissance” che port a amministratori pubblici e magnati privati di ogni parte del mondo ad affidarsi sempre più spesso a progettisti italiani. Dall’Inghilterra all’Australia, da Shangai a Lisbona, dall’Etiopia alla Germania una piccola geografia dei progetti made in Italy sparsi per il mondo: Renzo Piano sta lavorando alla London Bridge di Londra, al Museo Klee di Berna, e a Lisbona; Vittorio Gregotti progetta uno stadio in Marocco e due nuove città in Cina, Massimiliano Fuksas sta lavorando al centro esposizioni di Angouleme in Francia, alle Twin Tower di Vienna e ad Hong Kong; altri progetti sono di Mario Bellini in Australia, Guido Canali a Francoforte, Antonio Citterio ad Amburgo, Alessandro Anselmi in Francia, Claudio Lazzarini e Carl Pickering in Francia, Australia e Luigi Caccia Dominioni sta creando una Chiesa per i Padri Salesiani in Etiopia. Brevetti Un brevetto unico per tutta l’Europa. Una trattativa duarata 30 anni. Costi dimezzati per registrare le invenzioni (dal “ Corriere della Sera” del 4.3.03) Via libera al “ brevetto europeo” . Le imprese grandi e piccole ma anche i ricercatori o semplici cittadini, potranno proteggere invenzioni e nuovi prodotti con una specie di “ patente” valida in tutta Europa. Il costo delle pratiche sarà dimezzato. La commissione europea prevede che, con l’unificazione delle procedure, si scenderà fino a 25mila euro. Le nuove regole, però, avranno efficacia non prima del 2010, quando sarà costituita una Corte per la tutela dei brevetti in Lussemburgo, con piena giurisdizione sui contenziosi sorti in tutto il territorio dell’Unione.

Edilizia Agli italiani piace la casa ecologica. In vetrina a Bologna le tendenze innovative dell’architettura d’interni (da “ Edilizia e Territorio” del 17-22.3.03) Quattro stili di vita rappresentati da quattro prototipi di abitazione allestiti nel cuore della Fiera. Quest’anno “ Saiedue Living” mette in vetrina le tendenze più innovative, attraverso la realizzazione di quattro diverse tipologie di case: “ la casa del lusso” , “ la casa del benessere” , “ la casa della seduzione” , e la “ casa pied-a-terre” . I quattro prototipi offrono un’anticipazione del futuro prossimo del design abitativo e concretizzano i dati di una ricerca che “ Saidue Living” ha commissionato alla società Lexis, che ha esplorato i trend dell’architettura d’interni con metodologie psicolinguistiche, qualitative e quantitative. I risultati mettono in luce che agli italiani piacerebbe vivere in case bio-ecologiche. Debut t a in It alia il cement o verde. Ha la proprietà di assorbire il Pm 10 (da “ Edilizia e Territorio” del 17-22.3.03) Arriva il cemento “ mangia smog” . Prodotto da Italcementi, il cemento modificato con il biossido di titanio, capace di trasformare in composti non nocivi elementi inquinanti come il Pm 10, sarà testato su una strada di Bergamo ripavimentata dalla Magneti. Il monitoraggio dei dati è affidato all’Arpa della Lombardia. Hinterland M onza, l’ex fabbrica diventa “casa ecologica”. Ristrutturati secondo i princìpi della bioarchitettura mille metri quadrati della tessitura Frette (dal “ Corriere della Sera” del 7.3.03) L’edificio di 1001 metri quadrati costruito alla fine dell’Ottocento lungo il Lambro, proprio a ridosso del Monastero delle Grazie Vecchie, rappresenta uno degli interventi di restauro più importanti realizzati in Lombardia in base ai princìpi della bioarchitettura. Nei grandi saloni ha trovato posto il centro benessere “ Colori di luce” con un ambulatorio medico, negozio, ristorante e sala per concerti e conferenze. L’architetto Carlo Zanella, uno dei curatori del progetto spiega: “ Siamo partiti due anni fa con l’analisi dei campi elettrici dell’area e abbiamo trovato una situazione ottima, poi abbiamo fatto studi sull’acqua. La vicinanza del fiume è un elemento molto positivo secondo la filosofia del Feng Shui, ma sull’impianto idrico abbiamo dovuto mettere dei filtri e dispositivi energizzanti per riportare l’acqua di città ad una situazione naturale” . Gorgonzola rifarà il lungonaviglio. Accanto al canale sorgerà una torre con terrazza panoramica (da “ Italia Oggi” del 19.3.03)

Il concorso per la sistemazione di spazi pubblici in due ambiti urbani a Gorgonzola, bandito dall’Amministrazione comunale, chiedeva idee per interventi da attuare, secondo le previsioni di piani particolareggiati, in un’area industriale centrale dismessa e lungo il Vicolo Corridoni, posto lungo il Naviglio Martesana. Nel primo caso l’elemento centrale è la creazione di una nuova piazza, e nel secondo l’elemento di novità è la ridefinizione degli spazi aggettanti sul lungonaviglio. Infrastrutture M ilano-Treviglio, via al raddoppio della linea. Accordo Regione-Ferrovie: verranno abbattute le 28 palazzine di Vignate che sorgono sul tracciato (dal “ Corriere della Sera” del 22.2.03) Dopo trentatré anni di attesa, sta per aprire il cantiere per il quadruplicamento della linea ferroviaria Milano-Treviglio. La Regione lo ha annunciato: “ Entro aprile prenderanno il via i lavori – ha dichiarato l’assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità, Massimo Corsaro – che si concluderanno nel dicembre 2005.” Il cantiere procederà per lotti, secondo un piano di lavori da definire, lungo i 22,5 chilometri che separano Milano da Treviglio. M ilano Variante al P.R.G. su 270mila mq “bombardati” (da “ Edilizia e Territorio” del 10-15.2.03) In pieno centro a Milano ci sono ancora zone che mostrano i segni dei bombardamenti subiti dalla città nella seconda guerra mondiale. La Variante al Prg approvata in via definitiva dal Consiglio comunale del capoluogo lombardo il 3 febbraio (dopo l’adozione nel marzo 2001), mette le basi per il recupero di 270mila metri quadrati di queste aree. La variante interviene risolvendo un problema lasciato aperto nel 1980 dal Piano regolatore, che prevedeva un lungo iter burocratico con programmi di inquadramento e successivi Piani particolareggiati per quelle zone denominate B2, tra cui appunto l’area in questione che comprende una superficie di 270.000 mq circa, e che va da via Torino ai dintorni dell’Università Cattolica (in particolare lo slargo delle Cinque Vie, via Gorani-Brisa, via Torino-Palla-Lupetta, via Zecca Vecchia). M ilano ridisegna le aree degradate. Raffica di varianti al P.R.G. del 1980 sulle zone storiche B2 (950 ettari) (da “ Edilizia e Territorio” del 24.2 - 1.3.03) Il Comune di Milano ha come obiettivo per il 2003 di recuperare e riqualificare le sue zone storiche degradate, le zone denominate B2, e lo fa attraverso una serie di va-

rianti al Piano regolatore. Si tratta di 147 aree, diffuse in ordine sparso per tutto il territorio del capoluogo lombardo che complessivamente occupano 950 ettari e che rivestono notevole importanza storica per la persenza di resti romani, antiche cascine, facciate ottocentesche, ricordi del periodo fascista, ruderi dei bombardamenti del 194344. Sono zone con una forte identità storica, con una proprietà molto frammentata e soprattutto in stato di abbandono. Un insieme eterogeneo, il cui denominatore comune è dato da motivi storici a cui si affiancano i borghi esterni alle mura spagnole, i nuclei rurali di antica formazione e anche quei tessuti a carattere misto formatisi in età più recenti. A oltre vent’anni dall’adozione del P.R.G., ancora 19 zone B2 non hanno il P.I.O. approvato, quindi il 13% delle zone di recupero è senza un vero regime urbanistico. Progetti Un centro per ricerca alla Fiera. Gae Aulenti: giusto liberare l’area ma le Palazzine Liberty vanno conservate (dal “ Corriere della Sera” del 22.2.03) Nel 2005 la Fiera se ne andrà a Rho-Pero, non prima di aver venduto l’area della vecchia Fiera. Ci sono 440.000 metri quadri da riattribuire, dei quali 180.000 resteranno alla Fiera. I restanti, 130.000 metri quadrati saranno a verde e 130.000 ripartiti tra residenze e servizi. Nuove torri, la gara finisce tra gli insulti. Scontro tra i finalisti per la ricostruzione del World Trade Center. L’accusa: “idea stalinista”. La replica: “inno alla morte” (dal “ Corriere della Sera” del 26.2.03) Era iniziata come la sfida architettonica, urbanistica e culturale del secolo: i 407 migliori studi d’architettura del mondo in gara tra loro per il privilegio di ridisegnare - anche gratis– le torri di New York distrutte dall’attentato dell’11 settembre 2001. Ma a pochi metri dal traguardo la nobile gara si è impantanata nel fango. I due finalisti si sono lanciati delle accuse a vicenda: Libeskind, il cui elaborato “ Gardens of the world” sarebbe in vantaggio, ha denigrato il progetto dello studio VinolySchwartz, “ Think” , definendolo “ due scheletri protesi nel cielo” . In risposta il progetto Libeskind è stato definito “ un edificio staliniano nel cuore di una capitale dell’Europa comunista ai tempi della cortina di ferro” .


a cura di Antonio Borghi La nuova alba di M ilano “ La pubblicità è l’anima del commercio e pretendere di farne a meno equivarrebbe a voler abolire il tempo buttando via gli orologi” (Henry Ford). Se ne sono accorte anche le nostre città inaugurando una nuova stagione di marketing territoriale che per altro, sotto forme diverse, è sempre esistito. Per definire meglio questo ambito citiamo Boris Podrecca che sul “ Corriere della Sera” del 19 febbraio rispondeva ad alcune domande di Pierluigi Panza: “ Quali sono i limiti del marketing in architettura?” . “ Noi viviamo il passaggio tra era meccanica ed era liquida, telematica. Questa nuova era lavora con un marchio, con una identità artificiale. È una cultura del commento, e anche la città diventa commento. Ma questo valore dell’interpretazione è ormai la nostra realtà, la nostra posizione. E anche la città si deve vendere come immagine. Ma ciò va coniugato alla costruzione fisica della città, che non deve rimanere solo ‘marchio’. Non dobbiamo costruire Las Vegas in tutto il mondo, ma coniugare una spina dorsale fisica-animale del territorio alla sua promozione” . L’occasione per l’intervista era data dalla fiera Progetto città, seconda mostra dell’Architettura, dell’Urbanistica, delle Tecnologie e dei Servizi per lo Sviluppo del Territorio, organizzata da Gestione Fiere, società del gruppo Compagnia delle Opere. Una manifestazione molto ampia e interessante, l’occasione per vedere tutti in una volta i maggiori progetti urbani che insistono sull’area milanese a Rogoredo, Rho-Pero, Bovisa, Bicocca, nelle aree Falck come in quelle del Sieroterapico e in quelle della Fiera, a Porta Vittoria, in viale Bodio, IULM, Bocconi, eccetera. Sullo sfondo di questi grandi pro-

getti, presentati con professionalità e dispiego di mezzi dai rispettivi developer, i timidi sforzi delle amministrazioni locali di tenerli insieme: qua una quota di edilizia convenzionata e là un parco urbano con asilo, per dare almeno l’impressione che ci sia un governo di queste trasformazioni di cui il capitale privato è il motore immobile. Oltre alla Fiera nei primi mesi dell’anno si è dato un fiorire di pubblicazioni dedicate a Milano che ho sfogliato trovando molti spunti interessanti. In concomitanza con una mostra all’Urban Center è stata presentata fuoricentro milano itinerari d’architettura, pubblicazione dedicata ai quartieri Isola, Bicocca, Niguarda e Bruzzano. Si tratta di un censimento del tessuto edilizio e di alcune emergenze architettoniche, una iniziativa senz’altro lodevole, con due vistose lacune. Una è l’assenza di disegni, delle planimetrie che permetterebbero di comprendere meglio i rapporti tra gli edifici e gli spazi circostanti. L’altra è la sconcertante nota introduttiva di Carlo Castellaneta. “ Per quasi mezzo secolo, dalla fine della guerra agli anni Novanta, le nostre periferie sono rimaste immutate, suburbi fumiganti di ciminiere, campi agricoli abbandonati a se stessi, fabbriche cinte da alti muraglioni, cancelli da cui entravano o uscivano, dall’alba al tramonto, solitari operai in bicicletta come nei quadri di Mario Sironi. Nessuno prima d’ora si era dedicato a un’analisi sistematica della periferia nord di Milano sotto il profilo architettonico (…). La ragione sta nel fatto che la periferia ha subito dal dopoguerra a oggi un progressivo disinteresse da parte dei cittadini e delle istituzioni, che l’ha condannata a una crescita casuale e disordinata, favorendo sempre più lo sviluppo monocentrico della metropoli.” Letto questo non si può leggere oltre e si è tentati di riporre il libro nel contenitore per la raccolta dif-

Piazza Duca D’Aosta, Milano (foto: A. Borghi).

ferenziata, ma sfogliandolo vi si trovano anche molte fotografie e notizie utili per una visita ai quartieri, per cui vale la pena tenerlo. Un’altra iniziativa dedicata alla nostra città è Quartieri Milano, anch’essa una mostra e una pubblicazione, che testimoniano di una stagione straordinaria delle periferie milanesi. “ I quartieri pubblici realizzati a Milano negli anni Cinquanta nell’ambito del programma INA Casa o dallo IACP, trattandosi di progetti quasi ideologici, suscitano differenti livelli di interesse: per quello che hanno rappresentato nella storia delle idee di città in un periodo storico eccezionale per Milano e l’Italia in generale, ma soprattutto per quello che sono materialmente oggi, per come hanno espresso e tradotto in forme una carica innovativa affrontando una riflessione sulla dimensione dell’abitare che oggi appare dimenticata” . La mostra, curata e prodotta dal Gruppo A12, è supportata da un buon apparato critico e riesce ad andare al di là della catalogazione istituendo un rapporto diretto con la Milano di oggi. “ I quartieri esplorati in questo progetto, non più avamposti di una colonizzazione civile dei margini della città ma già inglobati in un vasto territorio esteso caratterizzato da una urbanizzazione debole e diffusa, materializzano una serie di valori alternativi a quelli propri dello sviluppo urbano attuale” . A questo proposito nella pubblicazione troviamo un lucido e spietato contributo di Paolo Fareri: “ Al confronto con quel periodo, le realizzazioni in corso oggi a Milano invitano a qualche riflessione. Parti importanti della città si sono tradotte in un modello replicato case più uffici più supermercato che appare al tempo stesso qualitativamente debole, incapace di leggere le risorse che quei luoghi offrono e di interpretare uno scenario di sviluppo futuro fuori da una logica puramente quantitativa. Il segno più forte di questi interventi finisce per essere il mar-

chio di una catena di distribuzione: siamo a Milanolunga. Di fronte alla povertà progettuale di oggi è utile chiedersi cosa possiamo imparare dall’esperienza di allora” . Piazze per Milano è invece il titolo della documentazione edita dal gruppo editoriale Il Sole24Ore e curata da Comune di Milano, Assessorato Lavori Pubblici, Assessorato Sviluppo del Territorio, Ufficio Concorsi di Progettazione e In/Arch. All’interno troviamo anche contributi di autorevoli firme, in breve la classica montagna che ha partorito otto topolini, i progetti vincitori dei concorsi sulle piazze di periferia, cinque del duemila e tre dello scorso anno, iniziativa meritevole e progetti per la maggior parte dignitosi che testimoniano di quanta strada ci sia ancora da fare per raggiungere l’eccellenza, perché, come afferma Italo Rota nell’intervista di Pierluigi Salvadeo “ Il concorso è l’ultimo atto di un iter complesso che potremmo definire anch’esso progettuale. I primi attori e le prime decisioni sono come sempre di natura politica, tecnica ed economica e analogamente al progetto di architettura prevedono la messa in atto di strategie funzionali alla riuscita del concorso. Lo strumento del concorso è pertanto interessante, ma bisogna che esso sia ben organizzato e ben preparato. (…) Le città europee economicamente e culturalmente più avanzate hanno saputo da tempo darsi l’organizzazione necessaria, hanno prodotto i piani per gli investimenti e nominato gli urban manager capaci di mettere in atto strategie e procedure” . Un ultimo cenno e nulla più merita la raccolta di immagini pubblicata dalla Fondazione Trussardi Panorama Milano, a cura di Massimiliano Gioni. Il libricino è in distribuzione gratuita presso il bookshop di Marino alla Scala e si definisce con involontaria comicità Un’antologia di sguardi: geografia del presente e mappa della memoria.

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Informazione

Riletture


Enrico Castiglioni: “in un percorso d’arte tra passato e futuro” di Giuseppe Magini

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Gorla Minore

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Itinerari

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7 4

3 12 Castellanza

Busto Arsizio

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Sicuramente adatto a inquadrare in modo chiaro la figura e l’opera di Enrico Castiglioni è un articolo di Gianni Ottolini dal titolo “ Enrico Castiglioni e la linea spirituale dell’architettura moderna in Italia” (2001). L’autore vi rievoca il clima del dibattito architettonico del primo dopoguerra e degli anni ’50 e scrive tra l’altro: “ A lato del pensiero laicista di matrice liberale o marxista, più centrati sui valori dell’individuo o del collettivo, emerge una componente di ispirazione cristiana e solidaristica che pone la persona umana al centro dell’architettura e della sua utilità non banalmente funzionale; (...) si dovrebbe parlare di una linea spirituale nell’architettura moderna italiana, anche per la sua affinità con quello spirituale nell’arte che Wassily Kandinsky aveva anticipato nella rivoluzione astratta della pittura all’inizio del secolo (...) In questa linea, Enrico Castiglioni va inserito da protagonista, riprendendo l’analisi delle sue opere solo in parte pubblicate all’epoca da Ponti (...) dallo Zevi antirazionalista, da “ l’Architecture d’Aujourd’hui” e da altre testate internazionali che cercavano anche in Italia i segnali originali di un

nuovo strutturalismo brutalista, ma innanzi tutto partendo dal contributo teorico che ci viene dalla recente ripubblicazione di alcuni suoi scritti sul significato dell’architetura e il tempio come suo episodio limite. Vicino al circolo intellettuale che all’Università Cattolica di Milano circondava Mario Apollonio, in assonanza con il personalismo comunitario di Emmanuel Mounier e la riflessione di Jacques Maritain sulle tensioni fra arte e morale, ma anche con le ricerche plastiche d’avanguardia e con la moderna semiologia dell’arte e del linguaggio, l’intera arte (e non solo l’architettura) viene vista da Castiglioni come atto intrinsecamente morale, cioè atto umano libero e responsabile di donazione gratuita“ . Questa lettura dell’opera di Enrico Castiglioni induce a soffermarci in questa sede sulle tipologie più espressive di tale concezione: il tempio e la scuola. Va comunque osservato che non minore interesse rivestono i progetti residenziali, terziari, direzionali e di opere pubbliche in genere, su cui ci si riserva di proporre un successivo percorso di architettura su questa rivista.

Biografia Enrico Castiglioni nasce a Busto Arsizio il 29 gennaio 1914. Nel 1937 consegue la laurea in ingegneria civile presso il Politecnico di Milano, nel 1939 l’abilitazione alla professione di architetto presso la Facoltà di Architettura di Roma. Nel 1954 fa parte del Comitato di Ordinamento della Mostra di Architettura Sacra alla Prima Triennale di Milano. Nel 1955 pubblica i suoi primi testi di riflessione sulla sua attività (Il significato dell’architettura e Discorsi a bassa voce sugli uomini e sulle pietre). Nel 1956 ottiene l’abilitazione alla Libera Docenza in “ Composizione architettonica” e tra il 1956 e il 1961 è libero docente e assistente volontario presso la Facoltà di Architettura di Milano. Nel 1958 vengono stampate Il tempio come episodio limite dell’architettura e La parola, un’ardua dissertazione intorno ai valori dell’etica e del suo inveramento nell’architettura e nella città dell’uomo. Segue nel 1965 La storia come giudizio dove l’autore cerca nel disegno le sintesi di una complessa elaborazione critica. Tra il 1965 e il 1973 è professore incaricato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano – nella Scuola Superiore delle Comunicazioni Sociali – del corso di

“ Storia e teoria dello spazio teatrale” . Del 1971 al 1977 presiede l’Ordine degli Architetti della Provincia di Varese. Dal 1978 al 1984 sviluppa il significativo restauro dell’Eremo di Santa Caterina del Sasso a Leggiuno sul Lago Maggiore. Ottiene numerosi riconoscimenti e premi per meriti relativi alla propria attività culturale, artistica e architettonica. Richino chiude la sua multiforme esistenza a Busto Arsizio il 6 novembre 2000 e la sua città natale gli tributa l’ultimo omaggio facendo muovere il suo funerale dal Tempio Civico. Bibliografia essenziale Oltre 20 articoli dedicati all’illustrazione di opere significative e antologiche della propria attività: sulla riviste “ L’architettura: cronache e storia” , “ Casabella-continuità” , “ L’architecture d’aujourd’hui” , “ Baukunst und Werkform” , “ The Kentiku” di Tokio, “ Domus” , “ Byggekunst” ; Capitolo monografico dedicato a Enrico Castiglioni nella pubblicazione Cinquant’anni di Architettura Italiana dal 1928 al 1978, volume riguardante la Mostra organizzata dalla rivista “ Domus” con il Comune di Milano al Palazzo delle Stelline di Milano, 28 marzo-13 maggio 1979, dell’attività di 7 architetti italiani protagonisti (Enrico Castiglioni, Angelo Mangiarotti, Carlo Mollino, Luigi Moretti, Pierluigi Nervi, Gio Ponti, Carlo Scarpa), Editoriale Domus, Milano, 1979; Citazioni, schede e recensione di progetti nei seguenti testi: L. Benevolo, Storia dell’architettura moderna, Laterza, Bari, 1960; Udo Kultermann, Neues Bauen in der Welt, Editore Wasmuth; Giuseppe Varaldo, Enciclopedia dell’architettura moderna, Garzanti, Milano, 1967, tratta da Knaurs Lexicon der modern Architektur, MünchenZürich, 1963; P. Portoghesi, Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica, Istituto Editoriale Romano, Roma, 1968. tomo I; G.C. Argan, L’arte moderna, Sansoni, Firenze, 1970; B. Zevi, Spazi dell’architettura moderna, Einaudi, Torino, 1973; N. Pevsner, Dizionario di architettura, Einaudi, Torino, 1981; Richard Reid, The book of building, ancient, medieval, renaissance & modern architecture of North America & Europe, 1983, capitolo “ Modern World/Italy” ; Ulrich Conradt e Hans G. Sperlich, Phantastiche Architektur, Hatje, Stuttgart, 1983; N. Pevsner, Lexicon der Weltarchitektur, dizionario di architettura e arte, Prestel-Verlag, 1990; S. Benedetti, L’architettura delle chiese contemporanee: il caso italiano, Jaca Book, Milano, 2000. Presentazione degli scritti di Enrico Castiglioni da parte di M. Antonietta Crippa e D. Tripodi ad introduzione del volume Enrico Castiglioni – il significato dell’architetura e altri scritti, SINAI edizioni, Milano, 2000, per collana L’architetura e l’ideale (con testimonianza di Stefano Castiglioni); Volume monografico a cura di Giuseppe Magini, con interventi di AA.VV., Enrico Castiglioni - I simboli, i significati in un percorso d’arte tra passato e futuro, ed. de La Famiglia Bustocca, 2001.


1. Ampliamento di chiesa parrocchiale con formazione di un chiostro laterale, 1952 Viggiù via Parrocchiale 6

2. Progetto di Basilica, 1953 (modello tipologico ideale)

4. Casa della Cultura Cattolica, 1954-55 Busto Arsizio via Antonio Pozzi 7

3. Concorso per una chiesa, 1953 (2° premio; con Luciano Sangiorgi e Antonio Garavaglia) Montecatini Terme

5. Sede prepositurale e nuova Sacrestia per la basilica di S. Giovanni Battista, 1958 Busto Arsizio via Don Minzoni 1

1. Accostandosi con naturalezza ai monumenti del passato (capiterà anche per i restauri della barocca Basilica di S. Giovanni in Busto Arsizio e dell’Eremo di Santa Caterina del Sasso sul Lago Maggiore) Castiglioni ha allargato e completato la basilica di Viggiù del 1520 con una nuova ala costruita sul fianco sinistro del presbiterio. All’esterno il corpo della basilica non è disturbato dalla nuova ala che si colloca tra le vecchie case. Sul fianco Nord è stato creato un nuovo chiostro da dove è possibile vedere la fiancata ripristinata della basilica con il campanile del Longhi. Aprendo i campi fra le lesene e le lunette superiori, Castiglioni ha instaurato un legame con l’ambiente preesistente attraverso la ripresa del ritmo e della conformazione degli spazi. Egli ha ripreso la successione di volte a crociera della chiesa proponendo una sala, anzi una nave centrale coperta da una serie di volte sottili dalla forma rigorosamente statica in c.a. Altro tema ricorrente sono le vetrate ad arco che diffondono la luce delle volte, come avverrà anche nella chiesa di Prospiano, e le vetrate a lunetta che si riproporranno nella nuova sacrestia della chiesa di S. Giovanni a Busto Arsizio. Le grandi finestre sono adombrate con vetrate intensamente colorate eseguite dal pittore Aligi Sassu, così da ottenere un equilibrio di luminosità tra ambiente vecchio e ala nuova.

2. Si tratta di un progetto esposto alla X Triennale di Milano nella “ Sala dell’architettura sacra” allestita da Castiglioni. Nel tendere spontaneo verso una risoluzione dell’architettura nei suoi aspetti esclusivamente strutturali, prende forma quella “ fantasia della struttura” di cui è un esempio questa costruzione di cui esiste solo il modello. La copertura della navata centrale è ottenuta con una particolare struttura a membrane sottili disposte a formare canaletti esagonali, molto profondi, attraverso i quali penetra una luminosità smorzata in una miriade di sfaccettature che da sé sola costituisce una varia e modulata decorazione. È questo il primo esempio di una serie di chiese e spazi religiosi che Castiglioni non ha potuto realizzare.

3. Il progetto ha ottenuto un riconoscimento pubblico per l’invenzione del particolare sistema di illuminazione che, sia pure applicato a un organismo più ridotto, riprende quello della Basilica: la luce entra da feritoie orizzontali ricavate sulle linee di innesto delle coperture con i muri di tamponamento. Illumina le pareti in modo radente ma è anche distribuita zenitalmente per riflessione da un tessuto lamellare in nervature parallele in cemento che contribuiscono ad irrobustire le volte di copertura anch’esse in cemento.

4. Sorge in un quartiere centrale della città, privo però di carattere ambientale anche se fitto di vecchie case. L’edificio è nato con il compito di assolvere il bisogno di incontro, di conversazione di persone il cui operato interviene nella sfera morale della collettività, diventano costume. Castiglioni voleva che l’edificio fosse un episodio nuovo in contrasto con l’anonimia del quartiere al fine di trasmettere il significato della sua presenza. Una particolare struttura caratterizza l’intera concezione del corpo di fabbrica che aggetta fino al margine della strada con il piano superiore, mentre il piano terra è fortemente rientrato. Questa configurazione tende a muovere il campo della strada creando inaspettati punti di vista e allargandone il cono ottico. La facciata strutturalizzata corrisponde rigorosamente a quel concetto di “ decorazione-struttura” che Castiglioni ha ricercato fin dai primi anni della sua attività.

5. Dalla sistemazione dell’intera area a nord della Basilica di Francesco Maria Richini, nasce la nuova casa prepositurale. La caratteristica dell’edificio è la struttura osteologica in c.a. in rilievo rispetto la linea di facciata. Le travi e pilastri a sezione rettangolare si intersecano ortogonalmente interpretando una configurazione che accentua la robustezza dell’edificio. Il grigio del cemento a vista spicca sul rosso dei mattoni dei muri in testata e dei tamponamenti. La durezza dell’edificio è addolcita dalla tessitura dei mattoni agli angoli dell’edificio a pianta rettangolare e ai muri di testata, che per un tratto sono rettilinei e poi si spezzano aprendosi verso l’esterno in modo da creare dei piccoli balconi. L’edificio della nuova Sacrestia appare sobrio e si distacca dal linguaggio antico della Basilica seicentesca tramite un portico vetrato lungo la facciata. È uno spazio semplice a pianta rettangolare disposta su due piani, uno seminterrato e uno rialzato di pochi gradini dal terreno. La particolarità dell’edificio è la copertura a vele triangolari sostenuta da una capriata in travetti di c.a. che si aprono a fasci di due in due dalle nervature del porticato. L’evidenza della struttura, in questo caso non ostentata, rende facilmente leggibile la distribuzione delle forze.

Itinerari

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6. Scuola elementare del rione Beata Giuliana, 1958 (con Dante Brigatti) Busto Arsizio via Minghetti 20

7. Scuola elementare nel parco Durini, 1959 Gorla Minore via Roma 56

6. Il complesso della scuola elementare nel rione Beata Giuliana a Busto Arsizio si articola in due blocchi di tre aule (quello di quattro aule non è stato realizzato) e di una sala comune per blocco. I due blocchi sono separati da un corridoio-porticato che attraversa il lotto dalla strada alla piazza creando un cono ottico di collegamento a cui è accostato anche il corpo ingressi, con la casa del custode. Questi nuclei edilizi si dispongono a formare, divisi dal porticato, un cortile interno, più raccolto e riservato, ed un angolo di giardino aperto alla piazza. L’edificio si rifà alla ricerca di una corposità accentuata, lontana dall’eleganza strutturalista. La caratterizzazione plastica dell’edificio deriva dalla struttura in cemento armato. Consiste in muri portanti paralleli che costituiscono le facciate laterali e i muri divisori delle aule ed in pareti vetrate a tamponare la facciata anteriore e posteriore. La copertura è data dalle solette delle aule inclinate verso l’interno cui si sovrappongono le solette delle aule comuni, a doppia altezza, anch’esse convergenti verso l’interno. Questo succedersi di superfici oblique è accentuato dalle gronde fortemente aggettanti ed in ascesa e dal taglio inclinato dei muri laterali che si protendono entrando nel suolo. La struttura è volutamente accentuata in particolare nelle travi di sostegno delle coperture sia delle aule che del porticato, travi lasciate a vista anche negli interni, in cui è leggibile la loro sezione.

7. La scuola, un lungo corpo rettilineo alto due piani, sorge nel parco della seicentesca villa Durini a Gorla Minore. Un grande parco che si allarga ad anfiteatro dietro la villa e, verso ovest, scende ripido sull’avvallamento del fiume Olona. Ha scritto Castiglioni (“ Domus” n. 400, marzo 1963): “ Dovevo mettere sul ciglio della costa un corpo trasparente alla luce che viene su da quell’orizzonte pieno di cielo. Al limite, dove era la perfezione, avrei dovuto far nulla (...) Ho messo i muri nella direzione della luce e ho tolto qualunque aggetto che diminuisse la trasparenza. C’è inoltre, una intenzione, cauta, di ricondurre nel discorso dell’architettura quella decorazione che, per aver troppo a lungo dissipato il suo dono, è tutt’ora in grande diffidenza; e qui era invitata dall’atmosfera musicale che il parco e la villa, insieme, ricreano. Di dentro, ho consegnato il parco ai ragazzi; e questa è stata un’azione buona. Era da fare con quei grandi cristalli che si vedono nelle scuole della Danimarca e degli Stati Uniti: ma io dovevo fare i conti coi denari concessi dallo Stato, che sono pochi e lesinati; e forse è giusto che lo siano” .

8. Progetto per l’oratorio S. Luigi, 1959 Busto Arsizio via S. G. Miani 5

9. Istituto Tecnico Industriale e Istituto Professionale di Stato, 1960 (con Carlo Fontana) Castellanza via Azzimonti

10. Progetto della chiesa parrocchiale Sant’Anna, 1961 Busto Arsizio

9. L’ITIS è l’opera più conosciuta e pubblicata di Castiglioni. La tesi di laurea su Enrico Castiglioni discussa nell’a.a. 1995-96 alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano da Maria Castiglioni (non parente di Richino) le dedica ben 13 pagine di commento. Tema dominante è la struttura complessa, lasciata in evidenza ma non ostentata, formalmente ricercata ma non frivola, imponente nella sua povertà dei materiali. Ha scritto il Castiglioni: “ questo edificio ha introdotto nell’edilizia scolastica, forse per la prima volta in Italia, l’identificazione dell’architettura con la struttura, in questo caso molto complessa nel sistema delle volte” . Con una metafora egli lo definisce “ un sasso trovato sul ciglio della strada” , riassumendo in questa poche parole il suo aspetto crudo, poiché il materiale povero è la sua verità, il suo valore di significato. Interamente in cemento a vista, l’edificio è senza decorazioni perché la struttura è già per sé stessa un elemento caratterizzante. Le rifiniture sarebbero solo delle incoerenze di fondo. Essendo un edificio grande, il cemento lasciato a vista sulle ampie pareti diventa la caratteristica dominante, evocante l’immagine di una grandissima pietra scavata dal tempo. La drammatizzazione delle forme, le aperture che sembrano fori scavati nella parete in calcestruzzo, l’uso del cemento a vista, la rottura dell’ortogonalità, la continuità degli spazi e l’abbandono di una gerarchia dei volumi ben distinta, sono tutti temi che inducono Pevsner a considerare il complesso di chiara ispirazione brutalista, pur riprendendo temi cari al filone espressionista che va da Poelzig a Mendelsohn a R. Steiner.

10. La mancata realizzazione del progetto della chiesa parrocchiale S. Anna, progetto che testimonia una tra le più approfondite ricerche di spazio qualificato dalla luce compiute dal Castiglioni, è stata una delle disavventure più sentite nella vita professionale dello stesso. La chiesa doveva essere la parrocchia del quartiere popolare omonimo, realizzato alla fine degli anni ‘50 da Castiglioni a capo di un gruppo di lavoro, ma il progetto pronto per la messa in opera è rimasto per otto anni in attesa di essere realizzato finché il parroco d’allora decise di optare per una chiesa prefabbricata. In questo progetto ritorna il tema della struttura triangolare, o meglio tripolare, in cui si aprono punti di vista straordinariamente interessanti. La chiesa a pianta centrale esagonale irregolare, ma simmetrica, occupa una superficie di circa 1.000 mq su due livelli sovrapposti, distinti ma congiunti da scale. La costruzione è prevista interamente in c.a.: lo spazio è definito da tre piloni tozzi fortemente svasati al centro, su cui sono incernierate tre travi sagomate, che si incontrano nel punto centrale della sala. Queste travi non semplici, formano semiarchi che si slanciano in direzione verticale in una linea spezzata, come le gambe di un ragno, sagomate in funzione del carico cui sono soggette. La copertura consiste in tre settori membranali a guscio, autoportanti indipendenti fra loro, supportati dalle arcate e dai muri perimetrali portanti in c.a., irrobustiti negli angoli.

Itinerari

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8. Il progetto dell’oratorio comprendeva un atrio di smistamento, un corpo di fabbrica destinata ad edificio scolastico e un secondo corpo con locali comuni e cappella. Dei tre blocchi è stato realizzato solo il corpo delle aule. È un edificio semplice che ha come connotazione la struttura in c.a. in rilievo sulle facciate.


11. Chiesa parrocchiale di Prospiano, 1962-66 Gorla Minore piazza Giovanni XXIII

12. Ricostruzione del presbiterio e della Cappella del Sacramento nella Chiesa dei Frati Minori, 1968-73 (con Stefano Castiglioni) Busto Arsizio piazza Mora 1

13. Scuola materna e asilo nido, 1969 (con Stefano Castiglioni) Vimercate frazione del Ruginello 14. Centro Parrocchiale San Magno, 1970-72 (con Enzo Cerutti) Legnano piazza San Magno

15. Nuova sede del Liceo scientifico “Arturo Tosi”, 1983-84 (in coll. con U.T. della Provincia di Varese) Busto Arsizio via T. Grossi 3 16. Nuovi colombari per cimitero, 1990 (con Stefano Castiglioni) Busto Garolfo viale dei Tigli

11. È necessario fare, sia pure sommariamente, riferimento ad un contesto storico critico, che consenta una lettura più approfondita di quella derivante dalla semplice osservazione dell’edificio, per delineare le caratteristiche architettoniche della chiesa parrocchiale dei SS. Nazario e Celso, costruita da Castiglioni in Prospiano. La diversità di carattere, manifestata nelle chiese degli anni ‘50 e ‘60, rispetto a quello riscontrato nelle realizzazioni precedenti, documenta quella fase di sperimentazione, da più parti ravvisata. Il cardinal Montini avrà modo di scrivere che “ attraverso il distacco voluto e profondo dalle forme tradizionali e convenzionali delle chiese del passato antico o recente si avverte la ricerca inquieta della novità” . In questa appassionata “ ricerca inquieta di novità” si colloca in maniera del tutto originale l’opera di Castiglioni, che attraverso i progetti di edifici a carattere religioso manifesta il legame in lui fondamentale con l’antico come valore e segno della tradizione architettonica cristiana, tradizione attraverso la quale è possibile poi creare spazi e volumi totalmente inediti. Gio Ponti significativamente dice della chiesa di Prospiano “ questa chiesa di Castiglioni insegna come un’architettura religiosa possa essere nobile, nuova e inedita, ed essere tuttavia fra le espressioni giuste (vere). La sua originalità è una originarietà, è una fedeltà: essere originario significa di più che essere tradizionale” .

12. l’intervento effettuato all’interno della Chiesa del Sacro Cuore unitamente all’architetto Stefano Castiglioni si è svolto in due tempi, dapprima operando sulla cappella di fondo nella navata destra e successivamente sul presbiterio vero e proprio, configurando un forte segno architettonico riconoscibile e nel contempo compatibile con la particolare connotazione del santuario d’inizio secolo. L’edificio presentava “ un vizio originario” : la mancata realizzazione dell’abside aveva finito per determinare una sorta di presbiterio monco senza adeguata profondità della navata principale; rammentando l’invenzione del Bramante per la Chiesa di San Satiro in Milano, le due pareti in masselli di pietra posti diagonalmente a cuneo interrotto sullo spigolo danno vita ad un effetto prospettico rovesciato per suggerire una dilatazione indefinita; l’effetto è accentuato dalla luce che filtra sia dal soffitto aperto sul perimetro, sia dalla fessura verticale sul fondo, quasi a suggerire una sorta di continuità verticale e longitudinale oltre il limite fisico dell’edificio. Nel presbiterio l’uso del marmo bianco di Lasa cristallino e immacolato, utilizzato per il pavimento e la gradinata del coro, esaltano una geometria severa ed essenziale, contrastante la decorazione calligrafica e minuziosa delle navate. Pietra grezza, marmo levigato, legno e ottone lucidato si esprimono come puri materiali dalle forme essenziali, tutto sempre marcato dalla luce che filtra dalle fessure laterali e centrale quasi a rappresentare una concentrata ed intensa sorgente di energia.

13. La scelta di questo progetto, nato in collaborazione con l’architetto Stefano Castiglioni, è stata quella di permettere attraverso spazi articolati e aperti lo svolgimento dei vari momenti della vita di gruppo con ambienti articolati e differenziati per attività, rispondendo così a metodi pedagogici che educano il bambino nel rispetto della sua personalità e nello sviluppo delle sue peculiarità intellettive. Viene perciò concepita una “ unità elementare” che raggruppi spazi di servizio, di soggiorno, di rapporto con l’ esterno che presenti elevati gradi di flessibilità.

14. Nella piazza più significativa di Legnano, accanto al tempio bramantesco di S. Magno, scorre questa manica di servizi e sedi associative parrocchiali. Castiglioni vi assume, a differenza di altri suoi interventi, un linguaggio al limite della razionalità, curandovi sia la chiarezza delle indicazioni di percorso che innestando la piazza su trame del tessuto cittadino, sia una sottile dialettica dialogante con il volume storico della chiesa adiacente. È il primo edificio realizzato da Castiglioni con struttura metallica (normali profili in acciaio di produzione corrente) e tamponamenti in porfido del Trentino a spacco.

15. L’edificio si presenta come un parallelepipedo a quattro piani “ movimentato” da un caratteristico portico al livello del suolo e da un lieve arretramento dei lati lunghi all’ultimo piano. Un tunnel, posto a ideale continuazione del caratteristico porticato poggiante sul piano del seminterrato, sottopassa una strada comunale, collegandosi direttamente alle palestre. Proprio l’intersecazione di percorsi con spazi funzionali e la differenziata configurazione dei serramenti (che ripropongono quelle ricerche di luce già presenti in altri edifici di Castiglioni) costituiscono i fattori caratterizzanti della costruzione.

16. I nuovi colombari nel cimitero di Busto Garolfo realizzati in successione in tre corpi, con un lessico formale che essenzializza in termini attuali schemi tradizionali quali gli archi, le arcatelle, le colonne, traduce il tema non semplice della morte e della sepoltura in un esito estremamente leggero, composto e dignitoso, ma soprattutto intenso sereno ed essenziale senza rinunciare tuttavia a suggerimenti e significati simbolici.

Itinerari

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A cura di Carlo Lanza (Commissione Tariffe dell’Ordine di Milano)

Variazione Indice Istat per l'adeguamento dei compensi 1) Tariffa Urbanistica. Circolare Minist. n° 6679 1.12.1969 Base dell'indice - novembre 1969:100 Anno

Gennaio Febbraio

2000

1387,59 1430 1430,28 1460 1462,93 1500 1501,86 1504,37

2001 2002 2003

Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto 1390 1400 1410 1393,87 1397,63 1398,89 1402,66 1407,68 1410,19 1410,19 1440 1435,31 1436,56 1441,59 1445,35 1446,61 1447,86 1447,86 1470 1480 1467,96 1471,72 1475,49 1478 1480,51 1481,77 1484,28

2) Tariffa P.P.A. (in vigore dal novembre 1978) Anno 2000

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2001 2002

Indici e tassi

2003

Settembre Ottobre Novembre Dicembre 1420 1412,70 1416,47 1422,75 1424,01 1450 1449,12 1452,89 1455,4 1456,65 1490 1486,79 1490,56 1494,33 1495,58

novembre 1978: base 100

Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto 480 480,23 482,40 483,70 484,14 485,44 487,18 488,05 488,05 500 495,00 496,74 497,18 498,91 500,22 500,65 501,09 501,09 510 506,30 508,04 509,35 510,65 511,52 512,39 512,82 513,69 520 519,78 520,64

dicembre 1978:100,72

Settembre Ottobre Novembre Dicembre 490 488,92 490,22 492,40 492,83 501,52 502,83 503,70 504,13 514,56 515,86 517,17 517,6

3.1) Legge 10/91 (Tariffa Ordine Milano)

anno 1995: base 100

Anno

Gennaio Febbraio

Giugno

2001 2002 2003

109,30 109,69 109,78 110,17 110,46 110,55 110,65 110,65 110,74 111,03 111,22 111,32 111,80 112,18 112,47 112,76 112,95 113,14 113,24 113,43 113,62 113,91 114,2 114,29 114,77 114,97

Marzo

Aprile

Maggio

Luglio

giugno 1996: 104,2

Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

3.2) Legge 10/91 (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) anno 2000: base 100 Pratiche catastali (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno 2001 2002 2003

Gennaio Febbraio

Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

Luglio

dicembre 2000: 113,4

Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

100,44 100,79 100,88 101,23 101,49 101,58 101,67 101,67 101,76 102,02 102,20 102,29 102,73 103,08 103,35 103,61 103,79 103,96 104,05 104,23 104,4 104,67 104,93 105,02 105,46 105,64

4) Collaudi statici (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Marzo

Aprile

Maggio

Giugno

gennaio 1999: 108,2

Anno

Gennaio Febbraio

2001 2002 2003

105,26 105,63 105,73 106,09 106,37 106,46 106,56 106,56 106,65 106,93 107,11 107,20 107,67 108,04 108,31 108,59 108,78 108,96 109,05 109,24 109,42 109,7 109,98 110,07 110,53 110,72

5) Tariffa Antincendio (Tariffa Ordine Milano) Indice da applicare per l’anno

Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

anno 2001: base 100

gennaio 2001: 110,5

2001 2002 2003 103,07 105,42 108,23

6) Tariffa Dlgs 626/94 (Tariffa CNA) Indice da applicare per l’anno

Luglio

anno 1999: base 100

anno 1995: base 100

1996 1997 1998 105,55 108,33 110,08

7) Tariffa pratiche catastali (Tariffa Ordine Milano) Indice da applicare per l’anno

1998 1999 2000 101,81 103,04 105,51

novembre 1995: 110,6

1999 2000 2001 2002 2003 111,52 113,89 117,39 120,07 123,27 anno 1997: base 100

febbraio 1997: 105,2

2001 2002 2003 108,65 111,12 113,87

Interessi per ritardato pagamento Con riferimento all'art. 9 della Tariffa professionale legge 2.03.49 n° 143, ripubblichiamo l'elenco, a partire dal 1994, dei Provvedimenti della Banca d'Italia che fissano i tassi ufficiali di sconto annuali per i singoli periodi ai quali devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato articolo 9 della Tariffa.

Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv.

della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U.

10.11.1999 n° 264) dal 10.11.1999 8.2.2000 n° 31) dal 9.2.2000 3.5.2000 n° 101) dal 4.5.2000 14.6.2000 n° 137) dal 15.6.2000 5.9.2000 n° 207) dal 6.9.2000 10.10.2000 n° 237) dal 11.10.2000 15.5.2001 n° 111) dal 15.5.2001 3.9.2001 n° 204) dal 5.9.2001 18.9.2001 n° 217) dal 19.9.2001 14.11.2001 n° 265) dal 14.11.2001 6.12.2002 n° 290) dal 11.12.2002 12.3.2003 n° 59) dal 12.3.2003

3,00% 3,25% 3,75% 4,25% 4,50% 4,75% 4,50% 4,25% 3,75% 3,25% 2,75% 2,50%

Con riferimento all'art. 5, comma 2 del Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, pubblichiamo i Provvedimenti del Ministro dell’Economia che fissano il “ Saggio degli interessi da applicare a favore del creditore nei casi di ritardo nei pagamenti nelle transazioni commerciali” al quale devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato Decreto.

Comunicato (G.U. 10.2.2003 n° 33) dal 1.7.2002 al 31.12.2002 dal 1.1.2003 al 30.6.2003

3,35% +7 2,85% +7

10,35% 9,85%

Per valori precedenti, consultare il sito internet o richiederli alla segreteria del proprio Ordine.

Nota L’adeguamento dei compensi per le tariffe 1) e 2) si applica ogni volta che la variazione dell’indice, rispetto a quello di base, supera il 10% . Le percentuali devono essere tonde di 10 in 10 (come evidenziato) G.U. n° 163 del 13.07.1996 ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, re-lativo al mese di giugno 1996 che si pubblica ai sensi dell’art. 81 della legge 27 luglio 1978, n° 392, sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani 1) Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1979 è risultato pari a 114,7 (centoquattordicivirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1980 è risultato pari a 138,4 (centotrentottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1981 è risultato pari a 166,9 (centosessantaseivirgolanove). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1982, è risultato pari a 192,3 (centonovantaduevirgolatre). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1983 è risultato pari a 222,9 (duecentoventiduevirgolanove). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1984 è risultato pari a 247,8 (duecentoquarantasettevirgolaotto). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1985 è risultato pari a 269,4 (duecentosessantanovevirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1986 è risultato pari a 286,3 (duecentottantaseivirgolatre). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1987 è risultato pari a 298,1 (duecentonovantottovirgolauno). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1988 è risultatopari a 312,7 (trecentododicivirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1989 è risultato pari a 334,5 (trecentotrentaquattrovirgolacinque). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1990 è risultato pari a 353,2 (trecentocinquantatrevirgoladue). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1991 è risultato pari a 377,7 (trecentosettantasettevirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1992 è risultato pari a 398,4 (trecentonovantottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1993 è risultato pari a 415,2 (quattrocentoquindicivirgoladue). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1994 è risultato pari a 430,7 (quattrocentotrentavirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1995 è risultato pari a 455,8 (quattrocentocinquantacinquevirgolaotto). Ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abita-zione, l’aggiornamento del canone di locazione di cui all’art. 24 della legge n° 392/1978, relativo al 1984, non si applica; pertanto, la variazione percentuale dell’indice dal giugno 1978 al giugno 1995, agli effetti predetti, risulta pari a più 310,1. Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1996 è risultato pari a 473,7 (quattrocentosettantatrevirgolasette). Ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abitazione, l’aggiornamento del canone di locazione di cui all’art. 24 della legge n° 392/1978, relativo al1984, non si applica; pertanto, la variazione per-centuale dell’indice dal giugno 1978 al giugno 1996, agli effetti predetti, risulta pari a più 326,2. 2) La variazione percentuale dell’indice del mese di maggio 1996 rispetto a maggio 1995 risulta pari a più 4,3 (quattrovirgolatre). La variazione percentuale dell’indice del mese di giugno 1996 rispetto a giugno1995 risulta pari a più 3,9 (trevirgolanove).

Applicazione Legge 415/ 98 Agli effetti dell’applicazione della Legge 415/98 si segnala che il valore attuale di 200.000 Euro corrisponde a Lit. 394.466.400.


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