agosto-settembre 2004
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Mensile di informazione degli Architetti Lombardi Ordini degli Architetti delle Province di: Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano Pavia Sondrio Varese
Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti via Solferino, 19 - 20121 Milano Anno 27 - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 - DCB Milano
AL Mensile di informazione degli Architetti Lombardi numero 8/9 Agosto-Settembre 2004
Direttore: Maurizio Carones Comitato editoriale: Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti
Editoriale
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Forum Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi M antova M ilano Pavia Sondrio
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Argomenti
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Concorsi
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Professione e aggiornamento Legislazione Strumenti
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Informazione Dagli Ordini Lettere Stampa Libri, riviste e media M ostre e seminari
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Itinerari
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Indici e tassi
Redazione: Igor Maglica (caporedattore) Martina Landsberger, Mina Fiore Assistente di Redazione: Irina Casali Direzione e Redazione: via Solferino, 19 - 20121 Milano tel. 0229002165 - fax 0263618903 e-mail Redazione: redazione.al@flashnet.it Progetto grafico: Gregorietti Associati Servizio Editoriale e Stampa: Alberto Greco Editore srl viale Carlo Espinasse 141, 20156 Milano tel. 02 300391 r.a. - fax 02 30039300 e-mail: age@gruppodg.com Concessionaria di Pubblicità: Profashion srl viale Carlo Espinasse 141, 20156 Milano tel. 02 30039330 r.a. - fax 02 30039300 e-mail: profashion@gruppodg.com Stampa Diffusioni Grafiche, Villanova Monf.to (AL) Rivista mensile: Spedizione in a.p.- 45% art. 2 comma 20/b Legge 662/96 - Filiale di Milano. Autorizzazione Tribunale Civile n° 27 del 20.1.71 Distribuzione a livello nazionale La rivista viene spedita gratuitamente a tutti gli architetti iscritti agli Albi della Lombardia che aderiscono alla Consulta Tiratura: 24.050 copie Abbonamento annuale (valido solo per gli iscritti agli Ordini) € 3,00 Gli articoli pubblicati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti né la redazione di AL
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Sommario
Direttore Responsabile: Stefano Castiglioni
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Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti, tel. 02 29002174 w w w.consultalombardia.archiw orld.it Segreteria: consulta.al@flashnet.it Presidente: Stefano Castiglioni; Vice Presidenti: Daniela Volpi, Giuseppe Rossi, Ferruccio Favaron; Segretario: Carlo Varoli; Tesoriere: Umberto Baratto; Consiglieri: Achille Bonardi, Marco Bosi, Franco Butti, Sergio Cavalieri, Simone Cola Ordine di Bergamo, tel. 035 219705 www.bg.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibergamo@archiworld.it Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it Presidente: Achille Bonardi; Vice Presidente: Paola Frigeni; Segretario: Italo Scaravaggi; Tesoriere: Fernando De Francesco; Consiglieri: Barbara Asperti, Giovanni N. Cividini, Antonio Cortinovis, Silvano Martinelli, Roberto Sacchi (Termine del mandato: 18.3.03) Ordine di Brescia, tel. 030 3751883 www.bs.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettibrescia@archiworld.it Informazioni utenti: infobrescia@archiworld.it Presidente: Paolo Ventura; Vice Presidente: Roberto Nalli; Segretario: Gianfranco Camadini; Tesoriere: Luigi Scanzi; Consiglieri: Umberto Baratto, Gaetano Bertolazzi, Laura Dalé, Paola E. Faroni, Franco Maffeis, Daniela Marini, Mario Mento, Aurelio Micheli, Claudio Nodari, Patrizia Scamoni (Termine del mandato: 2.10.02) Ordine di Como, tel. 031 269800 www.co.archiworld.it Presidenza e segreteria: architetticomo@archiworld.it Informazioni utenti: infocomo@archiworld.it Presidente: Franco Butti; Vice Presidente: Angelo Monti; Segretario: Marco Francesco Silva; Tesoriere: Marco Balzarotti; Consiglieri: Franco Andreu, Renato Conti, Gianfredo Mazzotta, Michele Pierpaoli, Corrado Tagliabue (Termine del mandato: 30.6.04) Ordine di Cremona, tel. 0372 535411 www.architetticr.it Presidenza e segreteria: segreteria@architetticr.it Presidente: Emiliano Campari; Vice Presidente: Carlo Varoli; Segretario: Massimo Masotti; Tesoriere: Federico Pesadori; Consiglieri: Edoardo Casadei, Luigi Fabbri, Federica Fappani (Termine del mandato: 1.8.03) Ordine di Lecco, tel. 0341 287130 www.lc.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilecco@archiworld.it Informazioni utenti: infolecco@archiworld. Presidente: Ferruccio Favaron; Vice Presidente: Elio Mauri; Segretario: Arnaldo Rosini; Tesoriere: Alfredo Combi; Consiglieri: Davide Bergna, Carmen Carabus, Massimo Dell’Oro, Gerolamo Ferrario, Massimo Mazzoleni (Termine del mandato: 15.2.03) Ordine di Lodi, tel. 0371 430643 www.lo.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettilodi@archiworld.it Informazioni utenti: infolodi@archiworld.it Presidente: Vincenzo Puglielli; Vice Presidente: Giuseppe Rossi; Segretario: Paolo Camera; Tesoriere: Cesare Senzalari; Consiglieri: Samuele Arrighi, Patrizia A. Legnani, Erminio A. Muzzi (Termine del mandato: 10.7.03) Ordine di Mantova, tel. 0376 328087 www.mn.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettimantova@archiworld.it Informazioni utenti: infomantova@archiworld.it Presidente: Sergio Cavalieri; Segretario: Manuela Novellini; Tesoriere: Michele Annaloro; Consiglieri: Francesco Cappa, Cristiano Guernieri, Paolo Tacci, Manolo Terranova (Termine del mandato: 25.5.03) Ordine di Milano, tel. 02 625341 www.ordinearchitetti.mi.it Presidenza: consiglio@ordinearchitetti.mi.it Informazioni utenti: segreteria@ordinearchitetti.mi.it Presidente: Daniela Volpi; Vice Presidente: Ugo Rivolta; Segretario: Valeria Bottelli; Tesoriere: Annalisa Scandroglio; Consiglieri: Federico Acuto, Giulio Barazzetta, Antonio Borghi, Maurizio Carones, Valeria Cosmelli, Adalberto Del Bo, Marco Engel, Emilio Pizzi, Franco Raggi, Luca Ranza, Antonio Zanuso (Termine del mandato: 30.6.04) Ordine di Pavia, tel 0382 27287 www.pv.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettipavia@archiworld.it Informazioni utenti: infopavia@archiworld.it Presidente: Marco Bosi; Vice Presidente: Lorenzo Agnes; Segretario: Paolo Marchesi; Tesoriere: Aldo Lorini; Consiglieri: Anna Brizzi, Quintino G. Cerutti, Maura Lenti, Giorgio Tognon (Termine del mandato: 2.10.03) Ordine di Sondrio, tel. 0342 514864 www.so.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettisondrio@archiworld.it Informazioni utenti: infosondrio@archiworld.it Presidente: Simone Cola; Segretario: Fabio Della Torre; Tesoriere: Giuseppe Sgrò; Consiglieri: Giampiero Fascendini, Giuseppe Galimberti, Francesco Lazzari, Giovanni Vanoi (Termine del mandato: 19.2.03) Ordine di Varese, tel. 0332 812601 www.va.archiworld.it Presidenza e segreteria: architettivarese@archiworld.it Informazioni utenti: infovarese@archiworld.it Presidente: Riccardo Papa; Segretario: Emanuele Brazzelli; Tesoriere: Gabriele Filippini; Vice Presidente: Enrico Bertè, Antonio Bistoletti, Minoli Pietro; Consiglieri: Claudio Baracca, Maria Chiara Bianchi, Claudio Castiglioni, Stefano Castiglioni, Orazio Cavallo, Giovanni B. Gallazzi, Laura Gianetti, Matteo Sacchetti, Giuseppe Speroni (Termine del mandato: 3.7.03)
Stefano Castiglioni Presidente della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti
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Editoriale
L’attività degli Ordini Professionali Lombardi, al di là dell’elencazione delle specifiche e diverse iniziative di recente svolte e tutt’ora in atto, lascia intravvedere quella che si potrebbe definire una sorta di gestione dell’” emergenza professione” sostanzialmente articolata su tre fattori di criticità: • anzitutto il confronto con una realtà economica che tende ad applicare all’attività dell’architetto, se non in toto, per lo meno in ampia misura, regole e processi propriamente aziendali. Il recente seminario internazionale svoltosi alla Triennale di Milano due mesi or sono “ L’architettura ed il mercato” ha posto in evidenza l’esigenza, o meglio, l’urgenza, di offrire risposte puntuali a temi sinora marginali all’attività di progettista e precisamente: – gli interessi della committenza e la tutela del consumatore ed utilizzatore del prodotto edilizio (quindi con l’obbligo generalizzato di disciplinari e preventivi di prestazioni professionali); – l’attenzione a una più diffusa promozione dell’industrializzazione edilizia nella stesura delle proposte progettuali (in vista sempre dell’obiettivo ultimo di un miglioramento dell’ambiente edificato e non di mera standardizzazione unicamente rivolta a efficientismo economico e a riduzione di costi); – la specializzazione dei processi costruttivi e quindi progettuali (evitando nel contempo frammentazione di responsabilità e mirando ad una qualità generale del risultato e non delle singole parti e quindi assicurando un’azione coordinata consapevole delle implicazioni ambientali e dell’esito finale); – la libertà di accesso, di concorrenza, di scelta da parte del committente a proposito di scelte di progetto e proposte di architettura. • il mancato completamento della riforma della professione già avviato parzialmente dal DPR 328/2001 che ha istituito la figura del laureato triennale, senza però poi definirne compiti e spazi professionali. Oltre alla confusione e allo stallo degli esami di Stato, al congelamento del rinnovo dei Consigli degli Ordini, si è aperto un confronto confuso, caratterizzato da indecisione, ambiguità e pressioni di interessi di parte con l’irruzione sulla scena professionale di una eterogenea moltitudine di nuovi soggetti (insegnanti di aerobica, fitness, shiatsu, animatori di villaggi turistici, addestratori sportivi, vigilatrici d’infanzia, liquidatori assicurativi, ecc.) tesi a rivendicare status, diritti e (presunti) privilegi delle professioni cosiddette “ storicamente riconosciute” (a proposito si veda la recente L.R. n. 7 del 14/4/04 istitutiva della “ Consulta delle professioni” che ha omologato Collegi e Ordini a semplici associazioni volontaristiche in una sorta di “ assemblearismo” dilatato e confuso). • le difficoltà che l’applicazione del titolo V della Costituzione ha evidenziato a proposito della legislazione cosiddetta “ concorrente” , cioè di competenza congiunta Stato (per “ i princìpi” ) e Regione (per “ gli articolati” ) che sta ormai generando una vera e propria “ diaspora normativa” : – per la legislazione urbanistica (ormai inconfrontabile da regione a regione) e la cui legge quadro nazionale, differita anno dopo anno, vede ora proposto un disegno di legge unitario, ma di assoluta vaghezza e genericità; – per la legislazione dei LL.PP. ove alla L. 109/94 (Merloni) che ha impiegato 10 anni per arrivare a compimento si sta ora sostituendo una vera e propria frammentazione/frantumazione dei criteri di realizzazione e gestione dell’opera pubblica a scala regionale. L’azione e l’operatività degli Ordini, sia gestita singolarmente, sia in modalità unitaria e coordinata tramite la Consulta rivela allora, in tale chiave di lettura, l’impegno a garantire l’utilità strumentale (convenzioni di servizi, accesso a banche dati), a sancire l’interesse pubblico della professione di architetto (convegni, mostre, seminari di cultura ambientale e architettonica), a creare spazi e ruoli professionali integrativi e specialistici (corsi ex Legge 494/96, di bioarchitettura, di informativa tecnica), a confrontarsi con l’Amministrazione regionale affinchè una incontrollata devolution di impronta federalista non finisca poi col configurare ulteriori bardature procedurali e dannosi scompensi all’attività e ai processi di progettazione/edificazione. Si tratta di un impegno ben distante dai tradizionali compiti istituzionali (parcelle e deontologia), in quanto oggi la reale emergenza non è certo la “ difesa degli Ordini” ma semmai la stessa “ tutela della professione di architetto” , aggredita da poteri forti che ne minano i connotati e le prospettive di esplicazione.
Bergamo a cura di Antonio Cortinovis e Alessandro Pellegrini
vato agli espositori ed assegnato al miglior allestimento. Nell’allestimento dello stand è stato proposto il tema: “ L’uomo, la sua casa e la città, fra cielo e terra, legati dall’Architettura” , perché gli uomini se costruiscono con amore diventano dei creatori di bellezza. A pavimento è stata rappresentata la nostra Provincia.
Le attività svolte dal Consiglio dell’Ordine (giugno 2003 - maggio 2004)
Forum
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Servizi dell’Ordine • Ricevimento del Presidente; • Consulenza parcelle; • Consulenza legale; • Consulenza fiscale; • Pareri su problematiche urbanistiche ed edilizie; • Sito Internet www.bg.archiworld.it; • e-mail Ordine Architetti: – Presidenza e Segreteria: architettibergamo@archiworld.it – Informazioni utenti: infobergamo@archiworld.it – Webmaster: webmasterbergamo@archiworld.it Lavori delle Commissioni Commissione per l’Edilizia Sperimentale Innovativa • Corso “ Città sostenibili delle bambine e dei bambini” presso l’Università degli Studi di Bergamo in Città Alta – febbraio/marzo 2004 Commissione Spazio Giovani • Incontro di approfondimento sul tema: “ Il testo unico in edilizia” , relatore arch. Giorgio Cavagnis - organizzato dalla Commissione Giovani dell’Ordine con la finalità di continuare a creare momenti di formazione e conoscenza necessari all’esercizio della professione (24 gennaio 2004). • L’Ordine, in collaborazione con la Commissione Spazio Giovani e l’Assessorato all’Edilizia Privata del Comune di Bergamo ha organizzato il Premio di architettura “ Città dei Mille 2003” , un’iniziativa che chiama i giovani architetti ad una riflessione progettuale su possibili occasioni per ridefinire l’architettura di otto ambiti micro-urbanistici individuati a Bergamo Alta lungo un “ Percorso delle Architetture e dei Servizi” , con l’obiettivo di rigenerare il tessuto urbano ed amplificarne le potenzialità. La raccolta dei progetti è terminata nell’ottobre 2003; la mostra dei progetti si è tenuta dal 15 febbraio al 7 marzo 2004. • Prosegue il “ Progetto Uditori in Commissione Edilizia” per tutti i giovani architetti interessati. • Prosegue il progetto “ Sportello formativo giovani” che prevede consulenze gratuite per i giovani iscritti. Commissione Cultura - Concorsi • VI Congresso Nazionale sul tema “ Dai 100 concorsi degli anni ’90 ai 1000 concorsi di oggi, mille nuove architetture - cambia l’Italia” , Bari, 30-31 ottobre e 1 novembre 2003. Aperto a tutti gli iscritti all’Albo, il Congresso affronta le seguenti tematiche: – l’architettura come diritto della collettività e dei cittadini; – la rilevanza economica e sociale delle trasformazioni urbane e territoriali ed in queste dell’architettura; – la competizione professionale attuata principalmente per mezzo del concorso di progettazione; – la riforma della formazione universitaria; – la centralità dei saperi professionali. Il giorno 23 ottobre 2003 è stato organizzato presso l’Ordine di Bergamo un incontro aperto a tutti gli iscritti per discutere le tematiche congressuali. • Partecipazione a EDIL 2004 “ Architetti in Fiera” dal 4 al 7 marzo 2004 presso la nuova sede della Fiera di Bergamo. In collaborazione con l’Ente Fiera Promoberg della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bergamo è stato organizzato il 2° Premio Architettura alla Fiera EDIL 2004 riser-
• Corso di “ Restauro edilizio” in collaborazione con Ufficio Beni culturali, Curia Vescovile di Bergamo e Scuola Edile di Bergamo, 16 aprile - 5 giugno 2004. • Viaggio studio a Roma visita alla chiesa del 2000, 6 - 8 dicembre 2003
• Viaggio studio a Barcellona, 29 aprile - 3 maggio 2004 Viaggio culturale a Barcellona dal 29 aprile al 3 maggio 2004 Il giorno 30 aprile i numerosi partecipanti, guidati dalla professoressa Maria Antonietta Crippa, Ordinario di Storia dell’Architettura al Politecnico di Milano e grande studiosa di Antoni Gaudì, del quale vanta una vasta conoscenza e numerose pubblicazioni, lo hanno trascorso visitando le opere che più ha reso famoso Gaudì in tutto il mondo. – Casa Battlò (aperta eccezionalmente alle visite) sia il piano terreno, il piano nobile ed il terrazzo retrostante, la scala (illuminata dal cavedio splendidamente rivestito) e l’ultimo piano caratterizzato dai costoloni con andamento a catenaria e la copertura con i celeberrimi comignoli che sembrano evocare dei severi guardiani della casa.
Il giorno 1 maggio il gruppo dei partecipanti e la professoressa Maria Antonietta Crippa hanno incontrato il prof. Joan Bassegoda I Nonell, che li ha ricevuti, per circa due ore, nell’edificio Finca Güell, costruito da Gaudì e noto soprattutto per il caratteristico cancello d’ingresso a forma di drago. Successivamente si è raggiunta la Colònia Güell per la visita alla colonia tessile, al borgo ed alla cripta della chiesa di Santa Coloma di Cervellò, realizzata tra il 1908 e il 1916, che costruttivamente contiene molte soluzioni poi applicate alla Sagrada Familia. Nel resto della giornata si è percorso tutto il lungomare, visitando Barceloneta (quartiere tipico e tradizionale), la Rambla, la Cattedrale, il Porto Olimpico (edificio di F. Gehry), il Museo d’Arte Contemporanea di R. Meier, il padiglione di Mies Van Der Rohe, la salita al Montjuic, ecc. Il 2 maggio visita a La Pedrera (Casa Milà), con la sua impressionante facciata dove la durezza ed il peso dei materiali contrastano con la sensazione di movimento ondeggiante di un mare di pietra sbozzata. La visita è proseguita al museo dedicato al genio di Gaudi, all’ultimo piano, con la copertura retta da una serie di snelli archi parabolici di diversa altezza ed in mattoni che sorreggono la terrazza di livello non uniforme, con i camini che ricordano dei guerrieri con la visiera dell’elmo abbassata. In sommità, splendida la vista da lontano delle torri della Sagrada Familia. Si è visitata anche la mostra dedicata all’opera di Salvator Dalì nel piano interrato. In piccoli gruppi, secondo desiderio, ci si è dedicati alla visita del Parco Güell (dichiarato nel 1984 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO) e di altri edifici quali il MNAC Museu d’Art Modern, La Torre opera di S. Calatrava, il CCCB, Centro di Cultura Contemporanea di Bacellona. Antonio Cortinovis Commissione Cultura dell’Ordine
Settore informazione • Sono state spedite n. 11 circolari agli Iscritti da maggio 2003 a giugno 2004. Iniziative varie • Master Universitario di II livello “ Progettazione del Paesaggio/ambiente” organizzato dall’Università degli Studi di Bergamo e dal Politecnico di Milano, anno accademico 2003. • Accordo tra l’Ordine degli Architetti P.P.C. di Bergamo e la Società Europaconcorsi per l’attivazione gratuita dell’abbonamento ECPRO (servizio di informazione sui concorsi di progettazione) ai colleghi iscritti all’Ordine. • Con delibera di Consiglio del 23 ottobre 2003, l’Ordine ha recepito il testo della convenzione stipulata tra la Consulta Regionale Lombarda e la Compagnia di Assicurazioni Lloyd’s per una Polizza di Assicurazione della Responsabilità Civile Professionale degli Architetti o Studi Associati o Società di Professionisti regolarmente iscritti all’Albo Patrocini a: conferenze, corsi, mostre ed iniziative attinenti la nostra categoria • Seminario sul tema “ Dal progetto alla realizzazione. Esempi di restauro sulle facciate degli edifici storici” , organizzato da Akzo Nobel Coatings S.p.A. e Fondazione Architetti di Treviso, con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. di Bergamo e Ordine Ingegneri di Bergamo (25 giugno 2003). • Convegno riguardante la “ Riqualificazione sociale delle popolazioni rurali della montagna bergamasca: agriturismo come risorsa” avente per oggetto il recupero del villaggio di Fraggio nel Comune di Taleggio, organizzato dalla Comunità Montana della Valle Brembana, con il patrocinio dell’Assessorato Provinciale all’Agricoltura Caccia e Pesca di Bergamo e dell’Assessorato Provinciale alle Politiche del Territorio di Bergamo, dell’Ordine Architetti P.P.C. della Provincia di Bergamo (ottobre 2003). • Corso di “ Bioedilizia e Architettura Bioecologica” , organizzato dall’Istituto Sviluppo Professionale Italia S.r.l. di Imola con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Bergamo (ottobre 2003). • Convegno “ Bio-architettura e risanamento” , organizzato dalla Fassa S.r.l. con il patrocinio degli Ordini degli Architetti P.P.C. e degli Ingegneri di Bergamo (novembre 2003). • Incontro sul tema “ Sportello Unico per l’Edilizia informatizzato” , organizzato dal Comune di Romano di Lombardia con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Bergamo. • Incontro di studio “ Ambiente urbano e sistemi informativi: la conoscenza per la conservazione programmata” , organizzato dall’Università di Bergamo; • Ciclo di incontri su temi vari volti ad aumentare la nostra consapevolezza di appartenere a una comunità via via più grande, organizzato dalle Associazioni “ Amici delle Mura di Bergamo” e “ Il Cavaliere Giallo” (maggio 2004). Convegni per aggiornamenti tecnici • Convegno “ Testo Unico in Edilizia - disposizioni legislative e regolamentari” , organizzato da Collegio dei Geometri di Bergamo, Ordine degli Architetti P.P.C. di Bergamo, Ordine degli Ingegneri di Bergamo, con il patrocinio della Provincia di Bergamo, Comune di Bergamo, Comuni della Provincia di Bergamo, Unione Nazionale Segretari Comunali e Provinciali della Provincia di Bergamo, ACEB (6 ottobre 2003). • Convegno regionale di studi “ Romanico in Lombardia: dalla conoscenza al piano-progetto” , con visita guidata alla Bipielle City (arch. Renzo Piano) organizzato da Antenna Europea del Romanico con il contributo di Regione Lombardia, Provincia di Lodi, Fondazione Cariplo, Banca Popolare di Bergamo, Banca Popolare di Lodi, Rotary Club Bergamo Nord, Ordine Architetti P.P.C. di Bergamo, Ordine Architetti P.P.C. di Lodi (Lodi, 8 novembre 2003).
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Forum
– Sagrada Familia. Il pomeriggio, presso il cantiere di completamento dell’opera, sono stati ricevuti dal direttore dei lavori Jordi Bonet i Armengol, Arquitecte Coordinator e Director Junta Constructora Sagrada Familia che si è prestato a farci da sapiente guida. Grazie alla sua gentilissima e personale disponibilità hanno potuto visitare, per circa quattro ore, tutto il cantiere e l’edificio. La visita è iniziata dalla scuola voluta e progettata da Gaudì ed è proseguita salendo fino al punto più alto delle impalcature necessarie alla realizzazione delle opere, ammirando da vicino l’arditezza delle torri e la grandissima arte dell’architetto catalano. Si è trattato di una possibilità ed opportunità esclusiva poiché solo una parte della chiesa è visitabile e per un percorso limitato, ma il cantiere non lo è.
Corsi realizzati • Corso di aggiornamento professionale “ Archeologia industriale: aree dimesse e progettazione sostenibile dello spazio pubblico” , organizzato in collaborazione con l’Ordine Ingegneri di Bergamo e l’Assessorato alla Formazione Lavoro ed Economia della Provincia di Bergamo (marzo - giugno 2003). • Corso di aggiornamento professionale “ Diagnostica, verifiche strutturali e consolidamento del costruito” in collaborazione con AMV Studio Software e MAC Modern Advanced Concrete (26 marzo - 13 giugno 2003).
Forum
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Corsi organizzati in collaborazione con l’E.N.A.I.P. Lombardia - Centro servizi formativi di Treviglio e Bergamo • Corso (120 ore) per “ Coordinatori per la sicurezza in cantiere” in fase di progettazione ed esecuzione ai sensi del D. Lgs. 494/96 modificato dal D. Lgs. 528/99 (1 aprile - 26 giugno 2003). • Corso di aggiornamento (32 ore) sulla gestione della “ Sicurezza in cantiere” , approfondimento delle problematiche legate al nuovo regolamento di attuazione del D. Lgs. 528/99 (ottobre 2003). • Corso (120 ore) per “ Coordinatori per la sicurezza in cantiere” in fase di progettazione ed esecuzione ai sensi del D. Lgs. 494/96 modificato dal D. Lgs. 528/99 (6 ottobre 2003). • Corso per “ Coordinatore tecnico di cantiere” (settembre 2003). • Corso per “ Progettista Advanced CAAD 3D” (settembre giugno 2004). • Corso (32 ore) per “ La gestione della sicurezza in cantiere” organizzato in collaborazione con ENAIP Lombardia e Assocamuna (Lovere, 6 marzo 2004). • Corso (120 ore) per “ Coordinatore per la sicurezza in cantiere” in fase di progettazione ed esecuzione ai sensi del D. Lgs. 494/96 modificato dal D. Lgs. 528/99, organizzato in collaborazione con ENAIP Lombardia e Assocamuna (Lovere, 26 marzo 2004). • Corso (32 ore) per “ La gestione della sicurezza in cantiere” organizzato in collaborazione con ENAIP Lombardia e Assocamuna (Lovere, 3 aprile 2004). • Corso (120 ore) per “ Coordinatore per la sicurezza in cantiere” in fase di progettazione ed esecuzione ai sensi del D. Lgs. 494/96 modificato dal D. Lgs. 528/99 organizzato in collaborazione con ENAIP Lombardia e Assocamuna (Lovere 14 aprile 2004). • Corso (120 ore) per “ Coordinatori della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione” (Bergamo, 29 aprile 2004). Corsi e convegni organizzati in collaborazione con altri Enti • Corso di aggiornamento Professionale (52 ore) “ Archeologia industriale: aree dismesse e progettazione sostenibile dello spazio pubblico” , organizzato da Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Bergamo, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bergamo, Provincia di Bergamo - Assessorato alla Formazione Lavoro e Economia (marzo - giugno 2003). • Convegno “ Testo unico in edilizia” , disposizioni legislative e regolamentari, organizzato in collaborazione con Ordine Ingegneri e Collegio Geometri di Bergamo con il patrocinio della Provincia di Bergamo, Comune di Bergamo, Comuni della Provincia di Bergamo, Unione Nazionale Segretari Comunali e Provinciali della Provincia di Bergamo, ACEB (6 ottobre 2003). • Convegno “ Sostenibilità: interazione fra i caratteri della cultura materiale con l’architettura contemporanea” , organizzato in collaborazione con la Regione Lombardia - Sede Territoriale di Bergamo, Provincia di Bergamo Assessorato Agricoltura Caccia e Pesca, Cenacolo Artistico Culturale Dante Alighieri, con il patrocinio di A.P.T., Comune di Taleggio, Comune di Vedeseta, Scuola d’Arte Fantoni, Istituto Tecnico Agrario, Unione Provinciale Agricoltori, Agriturist, Terra Nostra, Confcooperative, Associazione Artigiani in collaborazione con Mazzonetto S.p.A. (27 ottobre 2003).
Brescia a cura di Paola Tonelli
L’attività dell’Ordine nel 2003 Ricaviamo la sintesi dell’attività dell’Ordine, come ogni anno, dalla relazione annuale, illustrata all’Assemblea Ordinaria del 29 Novembre 2003, che evidenzia una sostanziale continuità con l’attività svolta nell’anno precedente; metteremo quindi in evidenza solo gli aspetti di maggiore novità ed attualità. Innanzitutto un aggiornamento al 28 novembre 2003 del numero degli iscritti all’Albo provinciale, che sono 1749, con una crescita che si mantiene sui livelli dello scorso anno confermando un aumento del 25% rispetto alla media del periodo 1990-2000. Al nostro Ordine si sono iscritti cinque laureati (una collega) triennali (Architetti junior) e due colleghe laureate in pianificazione. Comitato unitario delle professioni provinciale (C.U.P.) Sulla riforma delle professioni rimane una costante incertezza, soprattutto sul destino del nostro mondo in termini di sicurezza e qualità delle prestazioni e di garanzia della preparazione professionale di chi la esercita. L’impianto legislativo predisposto, sembrerebbe andar contro le regole della libera concorrenza, e soprattutto costituirebbe una barriera alla presenza di società di capitale che esercitino quel che oggi fanno i liberi professionisti, direttamente responsabili del loro operato. È per questo avversato in sede di commissione Europea. Ma non si deve dimenticare la differenziazione essenziale fra “ professione” ed “ impresa” : la prima caratterizzata da una puntuale deontologia e da ben precise credenziali d’istruzione e culturali; la seconda prevalentemente da criteri di economia ed efficienza; tali differenze devono rimanere per non generare indebite commissioni o confusioni di ruoli. Deontologia Anche quest’anno si conferma una generale correttezza degli iscritti all’Ordine e un comportamento rispettoso del Consiglio dell’Ordine. I procedimenti formalmente aperti, con comunicazione all’autorità giudiziaria, e sanzionati, si limitano a pochi casi. Parcelle Il lavoro della Commissione Parcelle ha riguardato principalmente la liquidazione di onorari inerenti contenziosi con committenti privati (92,7%) rispetto a quelli pubblici (7.3%). Il totale dei compensi liquidati è passato da 226.475,50 Euro a 732.753,30 Euro con un aumento del 223.5%. Diversamente da quanto ipotizzato l’anno precedente si prevede anche per il prossimo anno un costante aumento dei contenziosi con i privati soprattutto da parte di architetti giovani, che giustamente ritengono, per salvaguardare la loro dignità professionale sin dall’inizio della loro attività, di non dover subire vessazioni da parte dei committenti. Rapporti con la Consulta AL Primo bilancio ad un anno dall’insediamento del Consiglio Direttivo presieduto dal collega Stefano Castiglioni di Varese che ha visto la Consulta impegnata su vari fronti. • Potenziamento della logistica della Consulta attraverso un intervento di ristrutturazione della sua attuale sede, finalizzato alla riqualificazione sia degli spazi della segreteria che degli spazi della redazione della rivista “ AL” . Crescente risulta l’impegno della redazione del notiziario “ AL” ; positivo riscontro ha avuto l’organizzazione dei singolo numero intorno ad un tema centrale caratterizzante, arricchito dai contributi degli ordini provinciali. • Sul versante della comunicazione è stato attivato il sito web della Consulta. Impegno per il prossimo anno è l’implementazione delle informazioni.
Dipartimento Professione Commissione interprofessionale bandi Attiva e proficua si è dimostrata la commissione interprofessionale composta dai rappresentanti degli Ordini e Collegi provinciali (architetti, ingegneri, geometri e periti industriali) insediatasi permanentemente presso l’Ordine degli Ingegneri, per verificare la correttezza, da parte degli enti pubblici, nelle formulazioni degli avvisi e dei bandi d’incarico professionale nonché l’applicazione delle nuove tariffe per opere pubbliche. La commissione si è riunita dall’inizio dell’anno ben 22 volte esaminando n° 121 bandi. La commissione interprofessionale sta dimostrando compattezza nonostante le specifiche competenze professionali e autorevolezza negli interventi, tanto da infastidire in certi casi i tecnici degli enti locali che concepiscono i nostri interventi non con spirito collaborativo per una migliore e trasparente applicazione delle leggi sui lavori pubblici, ma come un’indebita intrusione nello svolgimento delle loro funzioni in funzione della tutela dei liberi professionisti. Da rilevare, comunque, che nonostante gli enti pubblici siano restii ad inviarci preventivamente i bandi per la loro verifica, soprattutto quelli sotto ai 100.000 Euro, molti sono pervenuti, anche attraverso le segnalazioni di nostri colleghi, intervenendo nei vari casi con puntuali osservazioni. Invece tutti i bandi sopra i 100.000 Euro emanati a tutt’oggi, essendo per legge obbligatoria la loro pubblicizzazione, sono stati esaminati ed in molti casi si è intervenuto con precise indicazioni di correzione con precise osservazioni stese dal consulente legale. In taluni casi vista la resistenza degli enti pubblici a produrci spontaneamente quanto richiedevamo per poter valutare correttamente il bando ed il successivo incarico, siamo stati costretti a richiedere l’accesso agli atti come ci consente la legge. Dall’analisi di questi atti purtroppo denotiamo una costante infrazione da parte degli enti locali nell’applicazione della legislazione sui lavori pubblici con procedimenti, specialmente negli incarichi fiduciari sotto la soglia dei 100.000 Euro, poco trasparenti.
Purtroppo la maggioranza degli enti pubblici mal sopportano le nostre osservazioni, in quanto sostanzialmente non vogliono avere controlli sul loro modo di operare con i professionisti, che con il permesso della legge sui lavori pubblici e le esternazioni in sede europea, vengono considerati alla stregua di una qualsiasi impresa di forniture solo nell’offerta economica, disinteressandosi completamente della loro cultura e qualità professionale. Commissione Concorsi Nel corso dell’anno la Commissione, oltre a svolgere il controllo e l’analisi dei bandi inviati all’Ordine e a proporsi quale consulente a favore di Enti pubblici e privati che intendono definire concorsi di idee o progettazione, ha approfondito il tema concorsuale in sintonia con la Commissione Bandi di Gara. L’approfondimento, riferito alla legislazione vigente (Art.li 5758-59-60 dei Dpr. 554/99), ha consentito una maggiore comprensione delle intenzioni legislative e conseguentemente un più efficace supporto nell’impostazione dei bandi o nel controllo degli stessi. È pertanto intenzione della Commissione raccogliere le suddette riflessioni ed inviarle alle Amministrazioni Locali al fine di proseguire una campagna di sensibilizzazione iniziata lo scorso anno con l’invio della pubblicazione redatta dalla Consulta Regionale Lombarda titolata “ Linee guida per la redazione di bandi di concorso di architettura” . Si ricorda inoltre il lavoro svolto in relazione al Congresso Nazionale di Bari (30 ottobre - 1 novembre), caratterizzato da una mostra multimediale ed online organizzata dal C.N.A.P.P., riguardante i progetti vincitori dei Concorsi d’Italia dal 1998 ad oggi e delle conseguenti realizzazioni. Ruolo degli Ordini provinciali è stato quello di coordinare il reperimento del materiale da inviare a Roma entro il 25 luglio 2003 contattando i Capogruppi dei progetti risultati vincitori. In relazione al congresso l’Ordine ha inoltre contribuito alla realizzazione del filmato realizzato dalla Consulta Regionale Lombarda. Inoltre, abbiamo collaborato con la Didiemme - Organizzazione Eventi per la stesura e l’organizzazione del bando di concorso “ New Design 2004” ; si registra un discreto numero di partecipanti, alcuni dei quali sono stati premiati in occasione di Esposi 2003 tenutasi lo scorso mese di ottobre nel nuovo polo fieristico a Brescia. Dipartimento Cultura e Formazione L’attività dell’Ordine nel campo della formazione è stata quest’anno particolarmente intensa, dando luogo ad una serie di corsi di aggiornamento nonché di un importante corso di perfezionamento sul tema: Architettura del Paesaggio e progetto delle infrastrutture, redatto insieme al Politecnico di Milano e destinatario di un finanziamento di circa 90 mila Euro. L’Ordine ha conseguito altresì la certificazione di qualità come Ente formatore (Certificazione di qualità EQA come Ente formatore per formazione superiore e continua) e risulta come tale accreditato da parte della Regione Lombardia. II° livello di accreditamento in Regione Lombardia dell’Ordine come Ente formativo di FSE per la formazione superiore (post-laurea) e continua (aggiornamento e permanente). Corsi di aggiornamento e di perfezionamento Anche quest’anno sono stati organizzati due “ Corsi di avviamento alla professione di architetto” in preparazione all’Esame di Stato: siamo giunti alla ventunesima edizione. Confermato l’interesse da parte dei giovani colleghi nei riguardi dell’iniziativa che ha evidenziato da parte del nostro Ordine un positivo e costante coinvolgimento in merito alla preparazione all’esame di Stato ed in particolare all’avviamento alla professione. Si evidenzia infatti che gli incontri si susseguono “ ormai da tempo” con regolare cadenza di due volte all’anno con un seguito di una trentina di iscritti, di cui una decina provenienti da province e regioni limitrofe. I riscontri avuti circa i risultati ottenuti ci confortano sul programma adottato. È stata confermata la formula che prevede, oltre ad una serie
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• Corso per programmatori e coordinatori di concorsi di architettura (Milano 17 ottobre - 21 novembre 2003) finalizzato alla formazione di esperti nell’ambito dell’organizzazione di concorsi. Adeguatamente pubblicizzato dalla Consulta, unicamente ai singoli Ordini provinciali, presso le pubbliche amministrazioni, può diventare un valido strumento per l’Ente pubblico che intenda approcciare il tema del concorso di architettura. Gli obiettivi del corso sono: migliorare la qualificazione tecnica dei coordinatori di concorso, garantire uno svolgimento corretto ed efficace dell’iter concorsuale, promuovere la formazione di un elenco (provinciale) di esperti in materia. Nell’ambito degli obiettivi di cui sopra, il programmatore collabora con l’Ente Banditore nella preparazione della competizione definendone obiettivi, tema e layout funzionali. Stabilisce altresì la documentazione che dovrà essere fornita dall’Ente Banditore, nonché numero e caratteristiche degli elaborati che andranno presentati dai concorrenti. Il programmatore segue pertanto tutto l’iter concorsuale. Il corso vede la partecipazione di tre colleghi del nostro Ordine. • Da segnalare l’iniziativa congiunta Consulta Regionale Lombarda Ordini Architetti/Consulta degli Ordini degli Ingegneri della Lombardia in merito alla Tariffa Professionale dei Lavori Pubblici, che ha visto la predisposizione di un programma di calcolo aggiornato e di semplice applicazione all’interno di un CD Rom. Il Cd è stato inviato a tutte le Amministrazioni locali della Lombardia. Sul versante legislativo, particolare impegno sui seguenti temi: Nuovo testo di Legge Regionale per il governo dei Territorio; Progetto di Legge Regionale “ Disciplina degli appalti pubblici di lavori, servizi e forniture” .
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di comunicazioni propedeutiche, anche esercitazioni pratiche di progettazione, al fine di offrire ai candidati la possibilità di simulare l’esperienza dell’esame. Novità inserita quest’anno, “ l’introduzione alla prova pratica” , comunicazione ove i partecipanti si avvicinano al testo d’esame, guidati da alcuni colleghi, evidenziando una serie di problematiche comuni. Come nei casi precedenti l’iniziativa si è realizzata con il contributo dei colleghi che hanno dato la loro disponibilità quali relatori dei vari argomenti trattati. Durante gli incontri sono state affrontate tematiche propedeutiche alla formazione dei candidati: strategie di progetto, elementi compositivi, tecnologia del progetto e tecnologie innovative, metodi di restauro edilizio, recupero urbano, temi urbanistici, progettazione esecutiva, normativa. L’organizzazione legata alla promozione dell’attività formativa si è articolata in differenti filoni distinti per comunicazioni didattiche: corsi destinati alla specializzazione e all’adeguamento professionale e normativo; corsi propedeutici alla formazione dei candidati all’esame per il conseguimento dell’abilitazione all’esercizio della professione; informative generali su differenti temi legati all’architettura. Per il prossimo anno sono in programma i seguenti: • XXII Corso di formazione alla professione di architetto, maggio 2004; • XXIII Corso di formazione alla professione di architetto, novembre 2004. Borse di Studio semestrali per tirocinio presso la Soprintendenza Beni Architettonici e Paesaggio delle Province di Brescia, Cremona e Mantova indette dall’Ordine Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia. Nei primi mesi dell’anno è stato pubblicato il bando per l’assegnazione di due borse di studio per tirocinio presso la Soprintendenza Beni Architettonici e Paesaggio delle Province di Brescia, Cremona e Mantova: destinatari giovani colleghi neoiscritti. Il tirocinio dura complessivamente 500 ore, articolate in 4 ore giornaliere per 4 giorni settimanali, da espletarsi nell’arco di 6 mesi per ciascun borsista; non sono rinnovabili. In particolare il tirocinio prevede la collaborazione con gli uffici della Soprintendenza, durante le normali attività: apprendimento delle procedure normative, apprendimento delle tecniche di restauro, visita ai cantieri, collaborazione all’espletamento delle pratiche d’ufficio. Le borse di studio sono state assegnate in base alla designazione effettuata dalla commissione, nominata dal Presidente dell’Ordine degli A.P.P.C. e presieduta dal Soprintendente arch. Luca Rinaldi, che si è espressa a seguito della valutazione della documentazione contenuta nei nove curricula presentati. È stato svolto il primo semestre di tirocinio che si è concluso nei primi giorni dell’anno. È stato previsto un periodo di compresenza dei borsisti presso gli uffici della Soprintendenza, al fine di garantire un corretto passaggio di consegne tra il primo ed il secondo borsista. Il Consiglio ha recentemente deliberato la pubblicazione del Secondo Bando per dare corso all’assegnazione di altre due borse di studio. La tempistica è tale da assicurare la continuità nella collaborazione con la Soprintendenza. Corso Architettura del Paesaggio e Infrastrutture Si tratta dell’iniziativa formativa più ambiziosa che sia mai stata condotta dall’Ordine, che ci ha visti come partner con il Politecnico di Milano e la Fondazione Micheletti, come soggetto organizzatore. L’obiettivo del progetto è mettere in relazione tra loro due ambiti di conoscenza, la progettazione di infrastrutture e la progettazione di paesaggio, che, pur originando da una comune matrice (il paesaggio come processo di antropizzazione e l’infrastruttura come elaborazione di un sistema connesso di relazioni territoriali), sempre più spesso appaiono tra loro incapaci di ogni dialogo. A tal fine il corso si è proposto di ridurre la separatezza tra le conoscenze che le rispettive impostazioni manualistiche determinano. Il progetto è parte in-
tegrante di un’azione formativa “ Pianificazione e paesaggio” che tende alla formazione di operatori capaci di essere validi interlocutori infradisciplinari sia con le amministrazioni pubbliche che con le società di engineering nella valutazione critica dei progetti e della politica degli interventi. Il corso si è svolto da febbraio al 1° giugno 2003 per un totale di 500 ore; ore 50 di materie trasversali, ore 250 di materie tecnico-specialistiche, ore 200 di stage. Corpo docente: insegnanti universitari, professionisti esperti, personale dirigente delle amministrazioni pubbliche. Sono stati attivati stage presso il Comune di Brescia, il Politecnico di Milano, la Provincia di Brescia, la Provincia di Bologna, BresciaMobilità Spa di Brescia, il Comune di Anfo in Valle Sabbia (BS), la Comunità Montana della Valle Camonica (BS), l’Ordine degli Architetti di Brescia, il Comune di Botticino (BS), il Comune di Montichiari (BS). Il corso si è svolto presso la sede dell’Ordine in Brescia, via Grazie 6 - sede accreditata dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia. Figura professionale prevista: pianificatore del paesaggio. È stata rilasciata certificazione di frequenza per 14 allievi. La fase teorico-pratica si è svolta dal 2 febbraio 2003 al 30 aprile 2003, per ore 300. Gli allievi, grazie a specifici contributi di numerosi docenti universitari e professionisti, che hanno fornito oltre ad un ricco materiale didattico (cartaceo e digitale), la descrizione di casi concreti di studi/progettazioni e realizzazioni, hanno avuto la possibilità di una completa e ricca rappresentazione delle problematiche affrontate con la relazione tra i due ambiti di conoscenza, la progettazione di infrastrutture e la progettazione di paesaggio. Gli stessi sono poi stati coinvolti in esercitazioni pratiche su contesti relativi al territorio urbano di Brescia città. La fase di stage (maggio e giugno 2003, per ore 200) ha visto gli allievi, assistiti da tutor qualificati e con l’attiva disponibilità di molti Enti pubblici e società titolari delle specifiche competenze istituzionali di interesse del corso, applicare in concreto la metodologia proposta dalla fase corsuale precedente con mediamente risultati importanti e positivi di maturazione degli allievi stessi e di nuovo interesse da parte degli Enti ospitanti. La collaborazione fra i componenti dell’ATS, Politecnico di Milano – Ordine degli Architetti di Brescia – Fondazione Luigi Micheletti, ha creato una virtuosa sinergia fra università, mondo delle professioni e territorio, indispensabile per cogliere tutti gli aspetti della problematica proposta dal progetto e fornire un “ modello” operativo perfezionabile. I giovani allievi, già laureati, hanno avuto la possibilità di una formazione post laurea indispensabile per affrontare sul piano professionale le tematiche proposte dal corso. La documentazione della fase teorico-pratica e i prodotti della fase di stage saranno oggetto di una pubblicazione utile non solo come documentazione, ma come strumento professionale e di studio per altri giovani studenti. Commissione protocollo d’intesa Ministero dell’Ambiente Agenda 21 L’O.d.A.P.P.C. nell’istituire la Commissione “ Città sostenibile Agenda 21” nel febbraio 2002 ha voluto dotarsi di uno strumento che potesse approfondire, coordinare e diffondere sia le idee sia le azioni concrete che fanno capo al principio dello sviluppo sostenibile del territorio. In questo senso l’Ordine non si pone semplicemente come “ portatore di interessi” dei suoi iscritti nelle concertazioni con gli operatori sul territorio, ma vuole contribuire attivamente alla crescita della sensibilità ad un agire tecnico consapevole degli effetti sui soggetti socialmente più svantaggiati e delle ricadute sull’ambiente locale e globale. L’O.d.A.P.P.C. di Brescia nell’istituire la commissione Città Sostenibile - Agenda 21 ha avviato un’azione conoscitiva, formativa e informativa, raccordandosi con l’Ente Locale e con le O.N.G. per contribuire al perseguimento dell’obiettivo. Già nel nell’incontro conferenza del 9 maggio 2002, organiz-
Appuntamenti 2003-2004 Tavola rotonda “ Abitare la città sostenibile” a conclusione del corso di perfezionamento “ Città sostenibile per le bambine e i bambini” . La tavola rotonda finale, tramite prestigiosi interventi multidisciplinari, si è prefissa di approfondire, da vari punti di vista, gli aspetti riguardanti lo sviluppo urbanistico sostenibile. A questo proposito gli architetti Marco Casamonti, Carlo Terpolilli e Giovanni Leoni hanno presentato le istanze che hanno supportato la realizzazione del padiglione “ Lonely Living l’architettura dello spazio primario” alla Biennale di Venezia quale riflessione riguardante la vita nelle metropoli delle categorie sociali più deboli. Lo psicologo Elvio Martini e l’antropologo Roberto Malighetti hanno introdotto le strategie di sviluppo di comunità, la progettazione partecipata, gli aspetti antropologici nei processi di negoziazione quali opportunità di miglioramento della qualità della vita sul territorio. Paolo Ventura, Luigi Mirizzi, Luisa Bocchietto, Lorenzo Cremonini e Simone Cola membri della commissione “ La città sostenibile per le bambine e i bambini” presso il CNA di Roma hanno reso partecipe il pubblico delle principali esperienze italiane in questo campo supportati da un video. La tavola rotonda è stata l’occasione per l’assessore Ettore Brunelli e per il Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Brescia, Paolo Ventura, per la consegna dei i diplomi di partecipazione a tutti i professionisti che hanno frequentato il corso. A tutto il pubblico presente è stato dato in omaggio il volume Lonely Living edito da Federico Motta Editore di Milano. La casa editrice era presente durante la tavola rotonda per promuovere il sito www.archinfo.it. Archinfo è il primo portale italiano per numero di utenti registrati, dedicato alla cultura architettonica e alla progettazione tecnica. Attraverso i suoi specifici contenuti si configura come un utile supporto all’attività progettuale offrendo servizi di informazione integrando due aree editoriali principali: una dedicata all’informazione culturale sul mondo dell’architettura, l’altra più tecnica di supporto all’attività progettuale. Corso Fondo sociale Europeo “Città sostenibile delle bambine e dei bambini” Il corso è parte integrante e qualificante delle attività previste dal protocollo d’intesa tra il Consiglio Nazionale degli Architetti e il Ministero dell’ambiente nel quadro dei programma Città sostenibile delle bambine e dei bambini. Il corso totale di 400 ore ha come obiettivo di formare giovani laureati per il nuovo mercato, pubblico e privato della realizzazione di interventi di urbanistica sostenibile (primo semestre ‘04). Organizzazione del Convegno “ Il regolamento edilizio sostenibile “ Nell’ambito del gruppo uso del territorio nel Forum di Agenda 21 Comunale l’ordine Architetti, il Collegio Geometri e Costruttori, l’Ordine degli Ingegneri promuovono con gli Assessorati all’Ambiente, all’Urbanistica, all’Edilizia Privata una tavola rotonda inerente l’introduzione dei princìpi di sostenibilità nel regolamento edilizio. L’iniziativa si è svolta nei mesi di gennaio e febbraio 2004. L’anno che va concludendosi è stato caratterizzato da numerose iniziative culturali, strettamente legate alla nostra professione, che l’Ordine ha ritenuto opportuno patrocinare. Contemporaneamente si è consolidata la collaborazione con le di-
verse associazioni di architetti, costituitesi sul territorio provinciale – Gruppo Giovani Architetti, IN-ARCH sezione di Brescia, – sulla base di affinità culturali e professionali, al fine di dibattere problemi comuni. Tali iniziative sono state sostenute, con modalità differenti, operando nel pieno rispetto delle normative vigenti. Le competenze dell’Ordine in materia di aggiornamento professionale si sono moltiplicate dando luogo a numerose iniziative a tema. Tra le iniziative future si registrano: • XXII e XXIII Corso di formazione alla professione di architetto; • Corso Prevenzione Incendi (L. 818/84); • Corsi brevi in materia di Sicurezza nei Cantieri. Conferenze e manifestazioni varie Nel corso di quest’anno sono state organizzate direttamente, o patrocinate dall’Ordine, varie conferenze. Si rammentano le seguenti principali iniziative, di interesse tecnico o culturale: • corso di 120 ore per coordinatori di cantiere in fase di progettazione e di esecuzione organizzato da DUE A; • corso di 120 ore per coordinatori di cantiere in fase di progettazione e di esecuzione e vari corsi di aggiornamento professionale organizzati da Isfor 2000; • conferenza internazionale “ Vivere e Camminare in città” organizzata dal Dipartimento di ingegneria civile dell’Università degli studi di Brescia - Facoltà di ingegneria; • “ Corso Tecnico Ambientale” realizzato da Eco Utility. L’Ordine ha aderito all’annuale “ Giornata di orientamento scolastico e professionale” . La programmazione e l’organizzazione generale della manifestazione è stata curata dall’Amministrazione del Comune di Brescia in collaborazione con altri organismi impegnati nel mondo della scuola e del lavoro. Tutte le scuole superiori cittadine ed anche alcune della provincia hanno aderito con la partecipazione di numerose classi degli ultimi anni. Servizi Sede La sede risulta intensamente utilizzata con momenti di saturazione. Due impiegati vi lavorano a tempo pieno. Almeno tre giorni alla settimana sono presenti in modalità differenti i responsabili esecutivi dell’Ordine e i responsabili dei Dipartimenti. Infine le riunioni del Consiglio Direttivo e delle commissioni varie, i corsi, le consulenze impegnano circa 100 giorni l’anno. Si è pertanto deliberato, in attesa di una sede più ampia, di procedere ad un modesto ampliamento della sede esistente, acquisendo in locazione un mezzanino di circa mq 40, che sarà utilizzato per piccole riunioni. Comunicazione: sito internet e bollettino Viene costantemente aggiornato il sito internet, che, come è noto, utilizza la rete Archiworld. È stato ampliato il contenuto con sezioni dedicate. Continua la pubblicazione del “ Notiziario OA” in formato PDF. Si sono registrate negli ultimi mesi oltre 2.000 visite al sito. È stato pure curato il “ Notiziario OA” , che esce con cadenza bimestrale: 6 numeri nel 2003, con una tiratura media di 2200 copie, invio ai comuni della provincia, Enti vari, Ordini degli architetti d’Italia, ecc. Si prevede per il prossimo anno un rinnovamento della veste grafica. Consulenza legale Il tema della consulenza legale sta diventando sempre più importante per l’Ordine. Sempre più matura l’esigenza di una risposta pronta alle questioni che vengono poste e si determina l’esigenza di consulenze sempre più specialistiche: di diritto penale, per quanto riguarda l’assistenza nei procedimenti deontologici, di diritto amministrativo nell’esame dei bandi di affidamento degli incarichi da parte delle amministrazioni pubbliche; di diritto civile in altre questioni relative ai contratti ed ai rapporti con i privati. Anche quest’anno, l’attività svolta dal legale dell’Ordine nel 2003 è consistita nella consulenza e nell’assistenza al Consiglio dell’Ordine da un lato, e nella consulenza ai singoli iscritti dall’altro.
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zato presso la Sede dell’O.d.A, erano state presentate le prime iniziative organizzate per l’anno 2002, ovvero la partecipazione al Forum Agenda 21 locale di Brescia e il corso di perfezionamento per i professionisti organizzato con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente “ La città sostenibile delle bambine e dei bambini” . Fra gli scopi del corso sono rilevanti i propositi di “ aggiornare e affinare le conoscenze tecniche nei riguardi dello sviluppo sostenibile” , e “ l’obiettivo di diffondere fra i colleghi comportamenti impegnati, per qualsiasi azione progettuale, verso il rispetto delle esigenze dei bambini.
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Prospettive Riorganizzazione e rilancio dell’Ordine ai sensi del Dpr 328/01 Sono passati due anni e il Decreto 328/01 appare assai parzialmente attuato, anche se tutti i ricorsi pendenti sono stati respinti. Gli esami di stato, previsti dal nuovo ordinamento, sono stati congelati nella situazione antecedente, salvo l’esame di stato degli architetti e pianificatori triennali. Le figure dei Paesaggisti e Conservatori restano per ora sulla carta. Il regolamento elettorale non è ancora stato redatto (si parla di giugno 2004), nel frattempo i Consigli sono stati prorogati, attribuendo ai consiglieri in carica il ruolo di veri e propri commissari. Nel Congresso di Bari i rappresentanti ministeriali hanno indicato i seguenti orientamenti: elezioni dei consigli provinciali appena dopo la redazione del regolamento (giugno2004); meccanismo elettorale improntato al sistema maggioritario con liste e garanzia di rappresentanza minima dei triennali (si parla di una quota minima dei 5% ); in campo deontologico la separazione tra momento inquirente, lasciato ai consigli provinciali, e momento giudicante, spostato a livello regionale. Questo stato di cose non è incoraggiante. Permane innanzitutto l’esigenza che il provvedimento sia migliorato e modificato nel senso di una, per noi più dignitosa, collocazione, come avviene per gli ingegneri, nei settori specialistici, a domanda degli architetti interessati. In secondo luogo c’è la preoccupazione di riattivare la normale attività elettiva, superando l’attuale impossibilità da parte dei colleghi di partecipare attivamente e pienamente alla vita dell’ordine. In terzo luogo le modifiche nel campo deontologico fanno pensare ad un’articolazione ancora più complessa dell’Ordine, come semplice magistratura inquirente, in certo modo deresponsabilizzata. Sul fronte delle leggi di riforma degli Ordini la situazione è sempre in fase di stallo. Gli accordi presi con il precedente governo sono stati azzerati, ma le accattivanti promesse degli esponenti dell’attuale governo non sono state rispettate. Una delle figure più attive nella difesa degli Ordini, la parlamentare Siliquini, calorosamente applaudita a Brescia in un incontro promosso dal CUP di Brescia prima delle elezioni politiche, opera ora in altri campi. Si tratta quindi, in un ambito di cooperazione con altre categorie professionali, di riprendere il filo dell’attività del Comitato Unitario Professioni, sezione di Brescia, al quale il nostro Ordine aderisce dalla sua costituzione e che svolge un’importante funzione di raccordo. I giovani Il boom nelle facoltà di architettura (per quanto attenuato dai nuovi corsi di laurea in design, moda, ecc. non professionalizzanti) e l’avvio delle nuove lauree triennali determinano un rinnovato accesso di giovani professionisti nell’Ordine che, come si evince dalle tabelle dell’anagrafica, cresce di un centinaio di nuovi iscritti l’anno. In questa prospettiva l’Ordine degli Architetti di Brescia ribadisce l’intenzione di agevolare i giovani nell’accesso all’attività lavorativa, con molteplici iniziative. Due sono le linee guida, come nel passato, rivolte a migliorare, in generale, le condizioni per un colloquio tra le nuove generazioni e i colleghi più esperti: l’organizzazione di corsi di formazione e di perfezionamento a carattere specializzante, la creazione di percorsi di tirocinio finalizzati alla creazione di rapporti di lavoro. Le borse presso la Soprintendenza sono state attivate. Due giovani architetti hanno già goduto dell’iniziativa che verrà ripresa l’anno prossimo. Il miglioramento dei servizi Da anni il nostro Ordine svolge un’attenta politica volta al miglioramento dei servizi erogati gli iscritti. È intenzione del Consiglio dell’Ordine proseguire quest’impostazione anche nel prossimo futuro In questa prospettiva un primo obiettivo prioritario, conseguente e già ribadito in apposita posta di bilancio dedicata ad accantonamenti per la nuova sede, riguarda la necessità di un progressivo ulteriore attrezzamento dell’Ordine per rispondere ai
nuovi compiti che gli sono affidati di formazione e di aggiornamento professionale. Un primo obiettivo riguarda l’ulteriore miglioramento della struttura dell’Ordine per quanto riguarda le risorse umane: consiglieri, colleghi componenti delle commissioni e personale strutturato dell’Ordine. Ciò vuol dire pure aggiornare e migliorare le attrezzature disponibili, dalla dotazione informatica, ai mezzi di comunicazione, al potenziamento della sede. Un secondo obiettivo prioritario, come già sottolineato nella relazione 2001 e 2002, riguarda il monitoraggio dei problemi inerenti l’attività professionale, specie a seguito all’approvazione del Regolamento per l’attuazione della Legge Quadro sui lavori pubblici. Su questo specifico argomento abbiamo concluso un accordo con altre categorie professionali dell’area tecnica per un servizio effettuato da uno studio legale specializzato di analisi dei bandi in tempo rapido. Potenziamento delle attività formative Come si evince in altri passi della relazione l’Ordine ha intensificato fortemente le attività formative. Si noti che questa nuova attività degli Ordini avviene senza invasioni di campo, perché è forte in questo momento la domanda di specializzazione postlaurea, motivata probabilmente sia da una certa genericità e astrattezza dei corsi di laurea tradizionali, sia dall’approccio da parte dei giovani colleghi di temi concreti tecnici prima non affrontati. Gli altri Ordini professionali si muovono, con differenze operative, sulla stessa linea d’onda. L’Ordine degli Ingegneri ha addirittura costituito una Fondazione incaricata di svolgere attività formative ad esclusivo servizio degli ingegneri. L’Ordine dei Medici organizza direttamente o patrocina da sempre convegni scientifici, corsi di formazione e di aggiornamento. Per vero le università offrono notevoli programmi formativi post-laurea, tuttavia a costi spesso molto elevati (si vedano specialmente i corsi di perfezionamento del Politecnico) e con connotazioni di alta cultura, escludendo quindi tutta una serie di attività formative di carattere tecnico professionale. Inoltre i corsi post-laurea universitari sono prevalentemente attivati nelle sedi proprie e, conseguentemente, scomodi da raggiungere per i colleghi. Per il prossimo anno stiamo lavorando alle seguenti iniziative: • Corso di formazione per 16 giovani FSE n.145652 “ La città sostenibile delle bambine e dei bambini” - Formazione post laurea - di ore 400 - con patrocinio del CNAPPC - progetto ponte da finanziare totalmente tramite il Fondo sociale europeo. • Corso di aggiornamento per 12 allievi FSE n.192935 “ Edilizia sostenibile: progettazione di edifici a basso consumo energetico” - formazione continua - ore 63 - progetto che prevede totale finanziamento dei Fondo sociale europeo. • Partecipazione all’iniziativa “ I Laboratori scientifici della curabilità dei materiali di storia e d’arte” con Convengo Nazionale a fine gennaio 2004. • Coinvolgimento nel progetto europeo Stiment con la Provincia di Brescia per l’e-learning. Infine abbiamo ripreso il filo di una possibile apertura di una facoltà di architettura a Brescia. Si tratta di una storia lunga. Già una decina d’anni fa il past president Carlo Perini aveva effettuato una sintetica ricerca sull’entità degli studenti di architettura fuori sede, scoprendo il valore di un migliaio di unità. L’anno scorso la relazione si chiudeva sottolineando che la nostra provincia con un milione di persone è priva di una scuola di architettura (c’è a Mantova, a Parma, persino a Camerino!). In occasione delle elezioni abbiamo scritto una lettera alle autorità competenti: al sindaco di Brescia, al Presidente della Provincia, al Presidente della Camera di Commercio, e, naturalmente, al Magnifico Rettore dell’Università di Brescia. Solo il sindaco di Brescia ci ha risposto manifestando attenzione all’argomento e disponibilità a sostenere l’iniziativa. Che siano i primi passi della futura Libera Università di Architettura di Brescia (L.U.A.B.)? P. T.
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Seminari di aggiornamento professionale 2003
a cura di Roberta Fasola
Ordine degli Architetti della Provincia di Como: eventi anno 2003 - giugno 2004
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La seconda edizione del Corso si è posta come obiettivo quello di dare una comunicazione di tipo pratico-operativo, legata ai problemi attuali della professione dell’architetto, sia per i nuovi iscritti sia per i colleghi che vogliano aggiornarsi rispetto all’evoluzione tecnico-teorica. I temi da trattare sono stati svolti attraverso nozioni teoriche ma soprattutto con esempi/esercitazioni, che in concreto esemplificano i problemi e che stimolino il dibattito-incontro con i colleghi. • Introduzione al corso – Albo professionale; – Organizzazione della professione; – Etica, deontologia. • Il progetto edilizio – Il progetto ed i suoi diversi livelli; – Interazione fra il professionista ed il committente; – Il progetto esecutivo; – Le procedure autorizzative; – Prevenzione incendi; – Normative e procedure nel rapporto con l’A.S.L. • La direzione lavori – La conduzione del cantiere; – I dettagli esecutivi. • Il progetto urbanistico – La Città e l’Urbanistica; – I diversi livelli di pianificazione e la normativa; – Le analisi per la pianificazione; – Lettura di un P.R.U.G. • Nuova disciplina dei lavori pubblici – Programmazione, progettazione, esecuzione dei lavori; – Affidamento dei servizi attinenti all’architettura: incarichi e concorsi; – Incarichi e concorsi. • Elementi di esercizio alla professione – Disciplinare d’incarico; – Tariffa professionale. Serata di premiazione e M ostra, Premio Giovani “Prospettive di architettura 2003” La “ Commissione Cultura Architetti Como” e il gruppo “ Giovani Architetti Varese” degli Ordini degli architetti della provincia di Varese e di Como, hanno organizzato la 2° edizione del premio/concorso “ prospettive di architettura” . Questa seconda edizione è stata dedicata alla attività concorsuale dei progettisti, con l’intento di raccogliere la ricchezza profusa dagli architetti con le loro partecipazioni ai vari concorsi - dal-
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Finlandia 2003: conferenze e Viaggio di Studio L’Ordine degli Architetti della Provincia di Como ha organizzato, nell’ambito delle proprie manifestazioni culturali e in preparazione al viaggio studio che si è svolto nel mese di giugno 2003, un ciclo di conferenze tenute da relatori italiani e finlandesi, avente come tema le architetture contemporanee nella città di Helsinki, l’opera di Alvar Aalto e le nuove tendenze dell’architettura contemporanea Finlandese. L’incontro diretto con gli architetti e con le loro idee progettuali, la tecnica e la passione, abbinato alla “ visione” , alla scoperta delle architetture nei luoghi ove sorgono, intende trasformare il viaggio in un momento d’incontro umano, conoscenza tecnica, rapporto “ diretto” , materiale, con l’opera. Lo sforzo è quello di andare oltre il già letto e visto attraverso le riviste specializzate. L’intento è di provare a capire l’architettura attraverso il progettista, la tecnologia, prendendo conoscenza del sito, del “ genius loci” per meglio capire ed interpretare le scelte e le forme. L’attenzione alla scuola locale, ai giovani architetti, alle tendenze della nuova architettura moderna, nasce dall’esigenza di scoprire nuovi approcci metodologici e nuovi modi di vivere la professione dell’architetto, ma indagando anche come le persone, gli utenti vivono le architetture. • 13 maggio: prof. Timo Keinanen, Architettura contemporanea a Helsinki; • 30 maggio: prof. arch. Stefan Lindfors, Un’esperienza tra arte e design; • 6 giugno: prof. arch. Antonello Alici, Innovazione e tradizione dell’architettura del legno.
l’ambito locale a quello internazionale. Il tema che emerge dal dibattito è quello della attuazione dei risultati del concorso e dell’uso dello strumento concorsuale per le potenzialità che esso può esprimere. Infatti, non basta certo bandire dei concorsi, bisogna a monte programmare gli obiettivi che si vogliono raggiungere attraverso tali strumenti, vera garanzia del buon esito del concorso. Il concorso deve essere promosso come strumento “ attuativo” , incubatore si di idee, ma soprattutto di architettura, importante, per l’apertura “ culturale” , i tempi, la possibilità di scelta, per la crescita della qualità architettonica. I concorsi, devono essere quindi attuati, il risultato finale deve essere il momento iniziale per alimentare il dibattito culturale sull’architettura e sulla città.
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Mostra di Bioarchitettura - Villa Erba 2003 Giornate Lariane per l’ambiente” - I° Convegno e Mostra sulle risorse energetiche, idriche e sul ciclo dei rifiuti Il presente momento culturale del fare architettura ed urbanistica, in Italia e nel nostro contesto comasco, è sempre di più legato ad un termine cardine “ il progetto sostenibile” . Esso per essere efficace, per poter essere concretizzato richiede impegno, consapevolezza, preparazione e coinvolgimento da parte di tutti gli attori in gioco. L’ordine degli architetti della provincia di Como da sempre si sente partecipe di questo processo e sente come impegno prioritario il “ concretizzare” in fatti tangibili il termine architettura sostenibile. L’ordine da sempre cerca di coniugare con le sue iniziative l’aggiornamento tecnico con gli aspetti culturali, alla ricerca di una nuova sensibilità nel modo di concepire e svolgere la professione dell’architetto. Abbiamo quindi accolto con entusiasmo la possibilità di partecipare alle “ Giornate Lariane per l’Ambiente” potendo, attraverso gli incontri tematici e lo spazio espositivo evidenziare quanto l’ordine ha fatto e quanto intende fare sul tema della “ Sostenibilità” ed in generale, per la promozione di una sensibilità verso l’ambiente, il paesaggio, la “ qualità” del progetto di architettura e la promozione culturale verso i giovani. Il consiglio dell’ordine intende dare spazio, all’interno della manifestazione, a progetti di colleghi lariani che hanno sperimentato nel proprio percorso compositivo lo spirito con cui l’ordine si è avvicinato al tema della bioarchitettura (ma in generale del progetto in tutte le sue forme), ovvero porre al centro del progetto l’uomo e l’ambiente, cercando di instaurare tra essi, un perfetto equilibrio coniugando, l’architettura ecologica, la bioclimatica, la bioedilizia e l’innovazione tecnologica. L’esperienza comasca affrontata dagli architetti Marco Balzarotti e Renato Conti si inserisce proprio in questa ricerca. La volontà di utilizzare forme energetiche rinnovabili, in piena sintonia con le linee programmatiche del codice di autoregolamentazione e bioarchitettura promosso dall’ENEA ed adottato dal Comune di Como in data 26 novembre 1998, nasce all’interno di un progetto di ristrutturazione funzionale di un edificio costruito negli anni 60, ubicato nel cuore di Como, ai bordi della città murata in posizione di grande prestigio. L’immobile e’ infatti sito in pros-
simità dell’invaso spaziale di Piazza del Popolo e di Piazza Verdi con ampia visuale dell’abside rinascimentale del Duomo e dell’architettura neoclassica del Teatro Sociale ed inoltre è a lato della Casa del Fascio, opera dell’arch. Giuseppe Terragni, considerata massimo esempio del razionalismo italiano. Le linee guida del progetto si basano sull’integrazione di tecnologie indirizzate al contenimento energetico ed allo sfruttamento di energie rinnovabili non inquinanti. Conferenze internazionali e mostra sul tema “Razionalismo tra architettura e arte” L’Ordine degli Architetti della Provincia di Como e la Galleria d’Arte Roberta Lietti hanno organizzato, nell’ambito delle proprie manifestazioni culturali per il giugno 2003, un ciclo di conferenze inerenti il tema “ Il Razionalismo tra architettura, arte e musica” ; le conferenze sono state accompagnate da una mostra di un opera di un giovane emergente artista comasco, Andrea Sala, inerente la Villa Savoye dell’architetto Le Courbasier. La manifestazione è stata un primo momento di confronto e celebrazione del “ Razionalismo Comasco ” ma in generale dell’intero movimento nelle sue molteplici discipline e declinazioni, nell’avvicinarsi del centenario della nascita di Giuseppe Terragni. Riflessioni sull’eredità del movimento nelle sue molteplici forme e sulla visione attuale di quel particolare momento storico-culturale. Andrea Sala Giovane artista comasco (1976), presenta in galleria i disegni preparatori ed i progetti su carta relativi alla realizzazione dell’opera “ I Maestri - Villa Savoye” , già esposta lo scorso settembre presso la Fondazione Sandretto Re Rebau Torino, nell’ambito della mostra collettiva “ EXIT” a cura di Francesco Bonami, opera che sarà ospitata nel salone centrale della Casa del Fascio, sede del Comando della Guardia di Finanza di Como. Marco Senaldi “Cover Theory - L’arte della seconda volta“ Marco Senaldi (1960), critico e teorico d’arte, insegna all’Università Statale di Milano Bicocca. Suoi testi sono apparsi in numerosi cataloghi e volumi collettivi, come Scrivere sul fronte occidentale, Feltrinelli, 2002. Ha pubblicato fra l’altro Lo Spirito e gli Ultracorpi. Vicissitudine della Ragione tra i sintomi dell’Immaginario, (con A. Piotti), Franco Angeli, 1999; la monografia Salvo. Il peccato di desiderare, Gabrius, 2001; il saggio Enjoy! Il godimento estetico, Meltemi, 2003. Nel 2003 ha curato la mostra Cover Theory. L’arte contemporanea come reinterpretazione, catalogo Scheiwiller. Collabora con Flash Art, Itinerari Filosofici, il manifesto. Ha creato e dirige (con S. Pedrazzini) il periodico IMPACKT.
per la città cui hanno partecipato i massimi esponenti della cultura urbanistica del paese. Progetto vincitore risulta essere il Piano urbanistico elaborato dal gruppo denominato “ C.M.8.” di cui fanno parte Piero Bottoni, Luigi Dodi, Cesare Cattaneo, Gabriele Giussani, Pietro Lingeri, Mario Pucci, Giuseppe Terragni e Renato Uslenghi. Si tratta di un progetto che, sin dai giorni della competizione, ha assunto un ruolo cruciale nella cultura urbanistica ed architettonica del Novecento. Lo si evince dallo stesso entusiasmo che il verdetto della Commissione giudicatrice suscita nell’animo di coloro che – come dirà Alberto Savino – aspettano il contributo recato dalla “ specie” dei cosiddetti “ razionalisti” per la soluzione di una “ nuova e più grave difficoltà” : la costruzione della città di domani, “ razionalmente riquadrata” . L’insieme d’iniziative organizzate dal Comune di Como, dall’Ordine degli Architetti della provincia di Como e dall’Archivio Cesare Cattaneo intende portare un contributo (documentale e di progetto) utile alla conoscenza della “ città razionalista” e del vasto ed articolato insieme di figure e progetti che hanno alimentato la stagione del razionalismo comasco. L’iniziativa coincide con l’anno del centenario della nascita di Giuseppe Terragni e tale occorrenza apre il campo a molteplici riflessioni intorno al ruolo ed al legame assunto dai protagonisti di tale momento urbanistico. Su tale fronte il contributo degli studi condotti da Enrico Mantero segna il solco culturale entro cui l’iniziativa si colloca nel tentativo di decodificare “ Il lessico urbano di Giuseppe Terragni” . • Maggio 2004: La Mostra Nel mese di maggio 2004 il Comune di Como, l’Ordine degli Architetti della provincia di Como e l’Archivio Cesare Cattaneo organizzano un evento sul tema “ La città razionalista. Il concorso per il piano regolatore della città di Como 1933-1934” . La finalità cardine dell’iniziativa è recare nuovi spunti di ricerca e di progetto attraverso l’esposizione dei materiali di piano elaborati dal gruppo C.M.8, del piano Regolatore del 1937,che ne è esito diretto ed elaborato dal Comune di Como, e di un insieme di documenti progettuali, elaborati da Cesare Cattaneo e Giuseppe Terragni, nel solco degli studi condotti sulla costruzione di Como quale “ città razionale” . Questo orientamento s’appropria della disposizione d’animo di Enrico Mantero e “ deriva dal fatto che, per me, che non sono uno storico (o per lo meno non ho formazione in questo senso), ogni volta che lavoro, senza speculazioni di nessun genere sull’opera del “ Grand’uomo” scopro cose nuove, dal momento che, coerentemente al fatto di non avere formazione storica, bensì obiettivi per il progetto, scopro sostanza per far sì che la ricerca sia operativa, sia contro l’autocontemplazione. La continua ricerca mi offre infatti nuovi materiali che confermano, precisano, e talvolta contraddicono, arricchendo, le precedenti acquisizioni” . • Mostra 15 - 25 maggio 2004 Casa Cattaneo, via Regina 43 Cernobbio (Co) “ La città razionalista. Il concorso per il piano regolatore della città di Como 1933-1934”
“Giuseppe Terragni: La città razionalista”: Una mostra ed una conferenza Il concorso per il piano regolatore della città di Como 19331934 • 1934 - 2004: il concorso urbanistico Settant’anni or sono (tra il mese d’ottobre 1933 e l’agosto 1934) si è tenuto, su iniziativa del Comune di Como, un concorso pubblico per lo studio di massima del Piano regolatore
• Conferenza 25 maggio, Villa Erba, Cernobbio (Co) prof. Arch. Giancarlo Consonni, “ C.M.8 e 5 CM: le regole e la visione nei progetti urbani dei razionalisti comaschi” Patrocinio: Politecnico di Milano - Laboratorio RAPu, Triennale di Milano - Rete Archivi dei Piani Urbanistici, INU Lombardia (Istituto Nazionale di Urbanistica), Consulta Regionale Lombarda degli Architetti, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Como, Coordinamento dei Gruppi Giovani della Provincia di Como, Amministrazione Provinciale di Como, Comune di Cernobbio, Villa Erba S.r.l.
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Ciclo di Conferenze 2004: Architettura e qualità ambientale La diffusione e il successo della “ qualità ambientale” nell’ambito del costruito e quindi di un nuovo più attento ed equilibrato modello di vita, sono legati alla collaborazione tra tutti gli interlocutori ed operatori coinvolti nel “ fare architettura” . È con questo spirito che le sei associazioni di categoria e ordini professionali, hanno deciso di organizzare un ciclo di incontri per dibattere, ed aggiornare ed aggiornarsi sul modo di operare oggi. Obiettivo del convegno è stato quello di materializzare il concetto di “ Sostenibilità” dell’architettura e della pianificazione urbanistica. Gli esempi che sono stati illustrati, tutti realizzati o in fase di realizzazione, propongono un nuovo approccio progettuale ove l’architettura, intesa come ricerca compositiva e attenzione al genius loci, si interfaccia con tecnologie intelligenti e tecniche bioclimatiche innovative e materiali riciclabili. Il convegno vedrà la partecipazione contemporanea di prestigiosi relatori nazionali ed internazionali insieme a professionisti locali impegnati nella costante ricerca tecnologica. Da segnalare la presenza dell’architetto Mario Cucinella, uno dei più affermati professionisti europei, con studi in Italia e a Parigi. Le conferenze hanno visto anche la presentazione del volume/manuale “ Architettura Sostenibile” che rappresenta il più aggiornato punto della situazione in Europa per quanto riguarda l’applicazione del concetto di sostenibilità e qualità ambientale nella progettazione degli insediamenti urbani e degli edifici. • 10 marzo: Mario Cucinella e Dominique Gauzin Muller, Esempi europei di architettura ecologica; • 17 marzo: Marco Balzarotti e Renato Conti, Ristrutturazione edilizia e innovazione tecnologica. Una esperienza nel centro di Como; • 29 marzo: CosmoHaus, Bioarchitettura e costruzioni lignee.
raggiungere è porre in evidenza attraverso degli esempi concreti di realtà territoriali particolarmente attive nella ricerca di nuove idee di sviluppo, delle domande da porre al mondo sociale, produttivo e politico, in merito alle strategie alle scelte che si devono, che si vogliono compiere sul nostro territorio. Riteniamo questo un primo passo per aprire un dialogo concreto, da ricercare prima di tutto dentro le nostre categorie per poter, con tutti gli operatori, arrivare a definire nuovi percorsi di sviluppo “ condiviso” . Si ringraziano per il patrocinio il Comune di Como, la Provincia di Como (Assessorato al Turismo) e la Camera di Commercio di Como. Un grazie per il sostegno alla banca di Credito Cooperativo dell’Alta Brianza e di Alzate Brianza.
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Convegno dei gruppi Giovani Provinciali: “Alleanze per lo sviluppo condiviso” Il Comitato di Coordinamento del Gruppo Giovani della Provincia di Como, ha organizzato per giovedì 27 marzo 2003, un convegno/dibattito avente come tema “ Alleanze per lo sviluppo condiviso: esperienza e confronto dei giovani sul mondo del lavoro, sul territorio e sulla società della provincia di Como” . Il convegno vedrà la partecipazione di prestigiosi relatori, come gli assessori al Marketing Territoriale delle città di Bergamo (dott. C. Scotti Foglieni) e Trieste (dott. L. Gregoretti), il vice direttore del quotidiano “ La Provincia” (dott. A. Marino) e il Presidente della Camera di Commercio di Como (dott. M. Citterio). Scopo del coordinamento, nato nel luglio del 2002 (ne fanno parte gli organismi junior del Collegio delle imprese edili, dell’associazione provinciale Artigiani, dell’associazione delle piccole e medie industrie, del collegio dei Periti Industriali, l’Unione dei giovani dottori Commercialisti, del collegio dei Geometri, dell’ordine degli Architetti e di quello degli Ingegneri), è stata l’attivazione di un dialogo e confronto tra i diversi gruppi aderenti, sui temi comuni del lavoro, della professione, ma anche della condizione sociale dei giovani nella città moderna. Questo attraverso la volontà di creare delle vere e concrete sinergie tra le diverse componenti del mondo del lavoro comasco, e attraverso le diverse esperienze e professionalità dei gruppi giovani. Giovani imprenditori e professionisti, ma prima ancora cittadini, che vogliono essere protagonisti attivi di una nuova “ rigenerazione” urbana e imprenditoriale del territorio in cui vivono ed investono. Temi guida dell’operare del coordinamento sono l’analisi delle problematiche del lavoro e della professione dei giovani, la volontà di una nuova “ lettura” della realtà territoriale ed imprenditoriale della provincia di Como, la ricerca di nuove idee e progetti per il rilancio culturale e imprenditoriale, di un territorio dalle molteplici risorse, ma che necessità sempre di più di scelte concrete e decise. Il primo atto del coordinamento si concretizza dunque con un incontro dove l’analisi del periodo storico in cui viviamo, parte dalle cause che hanno generato tale situazione, passa per un’analisi delle esperienze che altre città italiane hanno già avuto sul tema della trasformazione della città e della produzione, per arrivare a delineare nuovi possibili scenari di sviluppo. La scelta del raffronto con altre città ha come obiettivo quello di riuscire a trarre nuove idee, nuovi stimoli da altre realtà territoriali ed imprenditoriali, “ vicine” alla nostra. Il tutto in uno spirito di collaborazione positiva e propositiva di tutti gli attori (sociali e politici) a cui spetta il compito di definire le nuove scelte per il nostro territorio. Con questa iniziativa il risultato che il Coordinamento vuole
Premio Maestri Comacini 2003 • Categoria: nuove costruzioni – Progetto Vincitore: Nuova sede uffici comunali e restauro palazzo Tentorio-Canzo Professionista: arch.Massimo Ferrari (capogruppo) di Piacenza, arch. Enrico De Benedetti, arch. Marco Iacopini, arch. Antonio Molinelli, arch. Roberto Pagani, arch. Alfonso Ventura, arch. Roberto Ventura. CommittentI: Amministrazione Comunale di Canzo. Impresa esecutrice: Notarimpresa Novara di Novara. – Progetto Segnalato: Residenza per agricoltore - Inverigo Professionista: arch.Ciro Mariani di Como. Strutturista: ing. Marco Curtoni di Arosio. Committente: sig. Roberto Bianchi di Inverigo. Impresa esecutrice: Impresa Edilconfort Molteni di Inverigo. • Categoria: recupero di costruzioni esistenti – Progetto Segnalato: Recupero ex scuola elementare per formazione centro civico (2°-3°-4° lotto) – Albese con Cassano. Professionista: arch. Corrado Zerboni (capogruppo) di Como, arch. Daniele Geltrudi, ing. Mauro De Gennaro, geom. Davide Beretta, arch. Cristina Colombo, sig.ra Elisa Molteni, arch. Danilo Radice. Committente: Amministrazione Comunale di Albese con Cassano. Impresa esecutrice: Edilizia Spini srl di Nibionno. • Categoria: sistemazione di spazi interni – Progetto Vincitore: Ristrutturazione di appartamento presso il “Novocomum” - Como Professionista: arch. Hajime Miyajima (capogruppo) di Como, arch. Luca Ambrosini, arch. Marco Longatti, ing. Andrea Bolliger. Committente: sig.Tomaso Vaghi di Como. Struttura metallica: Ditta BIMEL Arredamenti snc di Travedona. Impresa esecutrice: Impresa Edile Renato Montorfano & C. sas. – Progetto Segnalato: Sistemazione auditorium della casa della gioventù - Erba Professionista: arch. Marco Castelletti di Erba. Committente: Oratorio Casa della Gioventù Don Andrea Ferrarotti di Erba. Impresa esecutrice: CI. TI. EFFE sas di Cantù.
Inoltre, tra le altre iniziative ricordiamo: • Convegno “ I giovani e la professione” ; • Visita studio Città di Como, Convegno europeo degli architetti. Gianfredo Mazzotta, Angelo Monti, Corrado Tagliabue
degli uffici Provinciali di Piano e i professionisti estensori dei PTCP. Durante l’incontro è stata distribuita documentazione tecnica inerente i piani presentati. La commissione urbanistica dell’Ordine degli architetti di Como
Ciclo Incontri sul territorio 2003 L’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Como con la propria Commissione Urbanistica, organizza un incontro/dibattito per il giorno giovedì 4 dicembre 2003 dalle ore 15.00 alle ore 19.00 presso la sala conferenze della Biblioteca Civica di Como, via Raimondi 1, sul tema: Il Piano territoriale di Coordinamento Provinciale PTCP: obiettivi e metodologia per i sistemi urbani prealpini. Durante l’incontro verranno presentate le metodologie, le linee guida progettuali e le finalità del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) per gli ambiti provinciali prealpini delle Province di Como, Brescia, Bergamo, Lecco, Varese. All’incontro sarà presente l’ing. Mario Rossetti, Direttore Generale Territorio e Urbanistica della Regione Lombardia. Infatti l’incontro vuole rappresentare anche un momento di confronto tecnico e propositivo sui contenuti specialistici e sull’evoluzione legislativa in materia urbanistica nella nostra Regione, in merito alla proposta di legge sul Governo del Territorio presentata nei mesi scorsi dalla Regione Lombardia. Il titolo di questo incontro sintetizza lo spirito con cui l’ordine intende portare avanti le sue iniziative in materia urbanistica e l’attenzione prioritaria ai problemi della propria provincia, ovvero quello di promuovere un dibattito culturale e disciplinare, che coinvolga tutti gli attori e i soggetti in gioco (tecnici, amministratori e cittadini), per meglio capire, in forma concreta, i rapporti fra i diversi livelli di piano, le nuove metodologie di lavoro; per poi delineare uno sviluppo delle “ nostre” città e territori condiviso e “ sostenibile” . La serata è organizzata nell’ambito del ciclo di incontri che l’ordine di Como sta ormai promuovendo da tre anni a questa parte, che hanno come oggetto il territorio comasco e le sue forme di pianificazione e gestione. Incontri nei quali urbanisti ed architetti interagendo con la cittadinanza, possono fare una riflessione sulla situazione delle città o su temi di attualità che permettano il confronto delle diverse nazioni e dei metodi di lavoro, contribuendo pertanto ad un arricchimento professionale e culturale. giovedì 4 dicembre 2003 - incontro/ dibattito Il Piano terroriale di Coordinamento Provincia le PTCP: obiettivi e metodologia per i sistemi urbani prealpini Programma 15.00 Saluti di apertura, arch. Franco Butti - Presidente Ordine Architetti Como Presentazione, arch. Gianfredo Mazzotta, Coord. Commissione Territorio Apertura lavori, arch. Silvano Cavalleri, Urbanista, Commissione Territorio 15.15 PTCP della Provincia di Bergamo, Brescia, Lecco, Varese, Como 18.00 PTCP e legge sul Governo del Territorio, ing. Mario Rossetti - Direttore Generate Territorio Sono intervenuti gli assessori provinciali competenti, i tecnici
Programma di lavoro del nuovo Consiglio 2004 Si sono recentemente concluse le elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Como. Il nuovo Consiglio eletto risulta composto dagli architetti Franco Andreu, Marco Balzarotti (Tesoriere), Franco Butti (Presidente) Renato Conti, Gianfredo Mazzotta, Angelo Monti (Vicepresidente), Michele Pierpaoli, Corrado Tagliabue, Marco Silva (Segretario). Il programma di lavoro del nuovo Consiglio, articolato nei molti ambiti che hanno sempre caratterizzato l’azione dell’Ordine di Como, dovrà anche affrontare la messa a punto dei riflessi della riforma professionale in corso che porterà, nei prossimi mesi, le strutture degli ordini a nuovi assetti istituzionali. Nell’ambito istituzionale, oltre a sviluppare dunque l’applicazione del ridisegno normativo della struttura professionale, partecipando e attivando il confronto sui molteplici nodi irrisolti della riforma, il Consiglio intende proseguire l’azione critica e propositiva nei rapporti con le istituzioni amministrative del territorio, mantenendo e qualificando il ruolo di “stimolo e confronto” costruttivo nel dibattito urbanistico e della pianificazione territoriale. Un impegno sarà rivolto a rafforzare lo scambio di relazioni con le strutture degli uffici tecnici comunali, aumentando, dove possibile, il servizio di orientamento e informazione agli iscritti. Altro aspetto rilevante sarà lo sviluppo dell’attività di promozione del Concorso come idoneo criterio d’assegnazione di opere pubbliche, individuando l’Ordine professionale quale soggetto referente nell’istruttoria organizzativa oltre che in tema di controllo e di vaglio dei bandi. Sul piano culturale l’impegno sarà quello di continuare e consolidare l’attività del Consiglio uscente e della più che decennale tradizione dell’Ordine di Como; mantenendo alta la qualità delle proposte culturali. Il Consiglio intende poi incentivare, attraverso programmi flessibili e di limitato impegno (workshops, conferenze, visite guidate, viaggi studio), anche una serie d’iniziative culturali di aggiornamento riservate alla categoria, qualificando un ambito dell’aggiornamento professionale spesso marginale o solo di carattere aziendale-promozionale. Rilevante sarà, poi, l’impegno ad aprire un confronto con il mondo della scuola, sia a livello universitario, sia con le scuole di grado inferiore per attivare piccole ma preziose iniziative congiunte per sensibilizzare le nuove generazioni sul patrimonio e sulla qualità della città e dell’architettura moderna. Sarà anche compito del Consiglio mantenere e, se possibile incentivare, i rapporti tecnici e culturali con le altre realtà associative e amministrative cittadine (Collegi e Ordini, Comune di Como e Provincia). Particolare attenzione sarà, infine, riservata ad un aspetto centrale ed irrinunciabile della nostra società, quello della comunicazione attraverso il rafforzamento del servizio in rete del nostro sito (www.ordinearchitetticomo.it) ed il rinnovo degli strumenti di comunicazione verso i nostri iscritti e gli interlocutori esterni. Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Como
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Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa sugli Incontri sul territorio dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Como, Commissione Urbanistica
Cremona a cura di Massimo Masotti
Attività dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Cremona (maggio 2003 - maggio 2004)
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Diverse le iniziative messe in campo dall’Ordine nell’ultimo anno. Tra queste spicca decisamente la mostra Scala 1/1, organizzata a Cremona nel mese di maggio, di cui si è dato ampio riscontro nel numero 4 di “ AL” di quest’anno. Un’altra importante iniziativa di tipo culturale, purtroppo non adeguatamente pubblicizzata in quanto incerta fino all’ultimo, è stata organizzata, sempre nel mese di maggio 2004, a Crema: si tratta della ostra New made in Italy - Otto architetture pa-
Locandina della mostra New made in Italy.
rallele, che si è tenuta dal 21 maggio al 4 giugno 2004 presso il centro culturale S. Agostino di Crema. Nella mostra sono stati presentati i lavori di otto studi di giovani architetti: A+C architetti (Milano); AutoriVari Studio (Padova); Emilio Caravatti (Monza, MI), Giovanni Vaccarini (Giulianova, TE); Faraguna & Girotto (Venezia); Studio RBA (S.Donà di Piave, VE); 5+1 architetti associati (Genova); Studio+MA (Gorizia); È stato proposto uno spaccato della cosiddetta giovane architettura italiana, attraverso realizzazioni e progetti scelti tra i lavori che meglio rappresentano le diverse formazioni artistiche e professionali; questi accomunati dalla stessa passione per il mestiere dell’architetto esprimono un’architettura fabbricata in Italia che raccoglie la lezione del passato e la mescola con i frutti della nostra contemporaneità. La mostra, partita dallo IUAV di Venezia, sta girando l’Italia (sarà a San Donà di Piave nel prossimo mese di settembre), per far conoscere a molti il lavoro silenzioso e carico di forti emozioni che questa generazione di architetti vuole portare avanti. La mostra ha preso spunto dalla recente pubblicazione di un testo, che riporta la stessa dicitura della mostra, in cui sono raccolte in sintesi le diverse esperienze progettuali degli otto studi dei giovani professionisti. Hanno vivacizzato la mostra tre incontri, organizzati il venerdì sera, su alcuni temi d’interesse per i giovani architetti. Si è partiti il 21 maggio con il tema: Giovani architetti e visibilità: quali spazi per proseguire poi i successivi due venerdì con gli interventi dei diversi gruppi sui temi dell’architettura contemporanea. L’iniziativa si è realizzata grazie all’appassionato interesse del collega Consigliere arch. Edoardo Casadei. Tornando alla mostra di Cremona, grande successo ha riscosso Scala 1/1 Mario Cucinella Works at MCA, organizzata a Cremona dal 7 al 30 maggio 2004 presso la chiesa di Santa Maria della Pietà. Altrettanto successo hanno avuto i dibattiti del giovedì sera sui temi: Luce, Materia ed Energia. Gli ospiti intervenuti ai dibattiti sono stati: Niccolò Aste, docente di Fisica tecnica ambientale del Politecnico di Milano; Mario Nanni, progettista illuminotecnico Viabizzuno; Alberto Bassi, docente di Storia del design alla Facoltà di Design e Arti dello IUAV di Venezia; Cristiana Colli, esperta di illuminazione; Pippo Ciorra, docente di Composizione Architettonica alla Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno, e componente del comitato editoriale di “ Casabella” ; Giorgio Palù, architetto professionista; Andrea Campioli, docente del Politecnico di Milano; Dario Malosti, docente presso l’Università La Sapienza di Roma; Federico Butera, professore di Fisica tecnica ambientale presso il Politecnico di Milano; Marco Citterio, ricercatore dell’ENEA, docente a contratto presso la facoltà di Architettura di Roma III; Brian Ford, direttore dell’Institute of Architecture and Professor of Bioclimatic Architecture at the University of Nottingham (UK); Alistair Guthrie, ingegnere e direttore dello studio Ove Arup & Partners di Londra. L’Ordine ha anche promosso alcune importanti iniziative editoriali. Segnaliamo: • la pubblicazione del libro su Francesco Arata, curato da Vittorio Adenti; • il patrocinio all’iniziativa editoriale di “ Provincia Nuova” sull’architetto Vito Rastelli;
A conclusione di questo breve resoconto dell’attività dell’Ordine, non bisogna dimenticare i diversi corsi di formazione promossi in collaborazione con gli altri Ordini e Collegi professionali, in particolare per l’aggiornamento professionale legato alle normativa della sicurezza cantieri e della prevenzione incendi. M. M.
Scala 1/1. Incontro del 20 maggio.
Lecco a cura di Maria Elisabetta Ripamonti
Un anno di attività Unitamente alla quotidiana attività istituzionale l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Lecco, nel corso dell’anno corrente è stato impegnato in molteplici altre attività; ritengo doveroso sottolineare le più significative. • Si è approvato definitivamente il Regolamento dell’Ordine, traguardo importante in termini di riordino delle norme deontologiche, data la valenza delle opere oggetto della nostra professione e delle responsabilità a quest’ultima correlate. • La rivista “ Notes”, giunta al suo quarto numero, è nata dall’iniziativa di un gruppo di nostri iscritti con l’intento di essere un importante strumento di comunicazione. Il trimestrale d’informazione si propone, non solo di divulgare le iniziative culturali e di aggiornamento dell’Ordine, in sostituzione del bollettino d’informazione, ma anche di fornire un importante mezzo di scambio d’idee. Per una più approfondita presentazione di “ Notes” rimando al numero 5 di “ AL” del 2004. • Secondo le direttive previste dal D.P.R. 328/2001 si è redatto il nuovo Albo integrato da un cd che sarà aggiornato ogni quattro mesi. L’aggiornamento riguarderà non solo l’elenco dei nuovi iscritti ma anche la modulistica d’uso corrente, la legislazione ed i cataloghi tecnico-organizzativi. • L’Ordine ha collaborato con le amministrazioni locali per la predisposizione di concorsi di progettazione e la Consulta Regionale ha presentato i risultati più significativi al congresso di Bari dello scorso ottobre. Ricordiamo in questa sede i Concorsi sulla Città del divenire per la nuova sede universitaria del Politecnico di Milano (ampiamente illustrato su “ AL” nel numero 11/2003) ed il Concorso sulle Cinque Piazze del comune di Lecco. • Proficue sono state le collaborazioni con la sezione locale di Agenda 21, con la sezione di Lecco dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura. Per il prossimo autunno è inoltre prevista l’organizzazione di un corso sul tema della Bioarchitettura. L’Ordine ha dato un importante contributo nell’organizzare conferenze sulle nuove procedure di esame paesistico dei progetti e nel predisporre il documento relativo a suddetto esame paesistico che è stato condiviso da tutti gli ordini degli architetti lombardi. • Si sono organizzati incontri e discussioni sull’analisi della cartografia tematica dei piani territoriali degli enti sovracomunali, comunità montane e parchi presenti sul nostro territorio; è in stampa la pubblicazione degli atti sull’analisi delle carte tematiche. • Un rapporto di collaborazione continua con gli Enti pubblici locali e con gli altri Ordini e Collegi dell’area tecnica dell’Associazione delle libere professioni lecchesi, ha consentito di sviluppare diverse iniziative sul territorio. Citiamo, ad esempio, il protocollo d’intesa per la diffusione della conoscenza anche ad uso turistico dell’architettura locale siglato tra l’Ordine e l’Associazione di Promozione Turistica lecchese. Ricordiamo che l’Ordine è impegnato per l’istituzione di una delegazione dell’Istituto Nazionale di Urbanistica da attivare nella sede dell’Ordine di Lecco. A disposizione degli iscritti l’ordine offre consulenze legali e fiscali e previdenziali. Si stanno predisponendo i nuovi tesserini di riconoscimento per gli iscritti e si sta dibattendo sull’opportunità di unificare il timbro personale con indicato il logo dell’Ordine specificando la sezione di appartenenza per ciascun iscritto.
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• il contributo alla pubblicazione del libro di Alberto Faliva, Francesco e Giuseppe Dattaro – La Palazzina del Bosco e altre opere Si segnala, inoltre, la pubblicazione del libro Scultura & Città attraverso la forma (editrice Convegno Edizioni S.r.l), a cura di Francesco Pagliari e Pier Vincenzo Rinaldi, in cui si rende conto della felice esperienza promossa dal Comune di Cremona - Area Politiche Giovanili, e di Attraversate, a cui ha aderito anche l’Ordine Architetti di Cremona.
Lodi a cura di Antonino Negrini
L’articolo è stato curato dall’architetto Vincenzo Puglielli, Presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Lodi, libero professionista, membro della Commissione Lavori pubblici presso il Consiglio Nazionale degli Architetti, Coordinatore dell’Assemblea dei Presidenti.
Attività e azioni dell’Ordine degli Architetti di Lodi, 2003-2004
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Elenco storico iscritti Al 31/12/1997 206 Al 31/12/1998 222 Al 31/12/1999 241 Al 31/12/2000 251 Al 31/12/2001 258 Al 31/12/2002 276 Al 31/12/2003 289 Al 31/12/2004 296 Manifesto dell’iniziativa “ Il razionalismo nel ‘900 lecchese” .
Copertina dell’Albo professionale.
Si sono organizzate interessanti mostre specifiche riguardanti l’architettura del Novecento Lombardo; doveroso è l’accenno all’iniziativa “ Il razionalismo nel ‘900 lecchese” nella VI settimana della cultura organizzata dal nostro Ordine. Si sono svolte visite alle architetture presenti sul territorio; citiamo quelle di Terragni in un anno così importante per l’architetto comasco. Molteplici e costruttivi sono stati i viaggi di studio in importanti città europee per poter apprezzare la architetture locali e confrontarsi con i vari referenti stranieri su temi particolarmente interessanti per noi architetti. L’Ordine ha deliberato l’adesione dell’Associazione degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri di Lecco, invitati a partecipare come soci fondatori alla costituente sezione italiana dell’IAI, International Alliance for Interoperability, che si occupa dell’unificazione dei linguaggi informatici a supporto della progettazione. Avremo l’opportunità di parlare più approfonditamente di questo argomento nel prossimo numero 10/2004 di “ AL” , in cui si affronterà il tema delle nuove tecniche di rappresentazione. M. E. R.
(di cui un Pianificatore e un iscritto nella sezione B) Dalla fondazione dell’Ordine di Lodi ad oggi siamo cresciuti di 90 unità pari al 43%. Rapporti con Enti vari • CNA: – Assemblee dei Presidenti: 21/22 maggio a Roma; – VI Congresso Nazionale 29/30/31 ottobre a Bari (grande lavoro sui concorsi, l’Ordine di Lodi ne ha presentati tre); – Anno 2004 Chieti 19/29 marzo; – Partecipazione a Commissioni del Consiglio Nazionale: arch. Puglielli - Commissione Lavori Pubblici; arch. Muzzi - Commissione Paesaggio; arch. Rossi - Commissione Statuto Consulte; arch. Puglielli delegato dal Consiglio Nazionale ai Rapporti con l’UNI e con ITACA, nella riunione della Assemblea dei Presidenti di Chieti è stato nominato coordinatore della Assemblea dei Presidenti per i prossimi due anni: quest’ultimo incarico, è un grande risultato per un Ordine come quello di Lodi tra i più piccoli d’Italia e tra gli ultimi che si sono formati. Di notevole importanza, e per lo stesso motivo, è la riconferma dell’arch. Rossi a Vicepresidente della Consulta degli Architetti Lombardi. • ASL: Collaborazione con ASL – gruppo di lavoro per la prevenzione dei rischi in edilizia – Commissione provinciale ex Art. 27 D. Lgs. 494/96 (incaricato arch. Rossi). • Provincia di Lodi: Si è avviata una stretta collaborazione tra l’Ente (segretario generale, Oranzio Garofano) e gli Ordini; è stata predisposta un’apposita Commissione “ Protocollo di intesa” ; nell’ultimo incontro, svoltosi nei giorni passati, siamo riusciti ad ottenere che la Provincia si faccia promotrice della raccolta degli incarichi di importo inferiore a 100.000 Euro, creando finalmente la trasparenza che andavamo invocando da anni. Per sapere quali sono gli incarichi da attribuire sarà sufficiente collegarsi al sito della Provincia o dell’Ordine senza andare a scartabellare negli albi dei Comuni; saranno inoltre pubblicate le motivazioni per le quali l’incarico è stato assegnato. • Comuni: Sono stati stretti rapporti per stesura avvisi conferimento incarichi e per la formazione di bandi di concorso.
Consiglio Direttivo – Sedute nel corso del 2003: 14 – Sedute nel corso del 2004: 4 Nella seduta del 7/4/2004, a seguito della nomina dell’arch. Puglielli a Coordinatore dell’Assemblea dei Presidenti e affinché l’Ordine di Lodi sia adeguatamente rappresentato, è stata deliberata la nomina di un Vice-Presidente, carica questa non prevista finora dall’Ordine di Lodi: il Consiglio ha deliberato di nominare l’arch. Giuseppe Rossi. Commissione parcelle – Convocazioni: n. 10 incontri nel corso del 2003 e n. 3 nel corso del 2004; – Parcelle valutate: n. 2 parcelle presentate nel corso dell’anno 2003 e n. 1 nel 2004. La Commissione ha lavorato alla predisposizione di: – Dispensa sui criteri tariffari; – Lettera per incarichi di modesta entità; – Disciplinare d’incarico professionale per opere pubbliche; – Prestazioni professionali relative alle pratiche di condono edilizio. Tematiche discusse ampiamente in Sede consiliare – Nuova tenuta contabilità degli Ordini; – Registro Unico; – Sicurezza e Prevenzione nei cantieri; – Piano Territoriale di Coordinamento; – Regolamento per le elezioni dei Consigli Ordini Provinciali; – Concorsi - redazione degli stessi; – D.P.R. n. 328/2001 - Riforma degli Ordini professionali e Riforma Universitaria - Istituzione Albo sez. A e B e relative sezioni - timbri differenziati; – Tariffa professionale D.P.R. 4 aprile 2001 n. 109/94 (Lavori Pubblici) e succ. mod.; – Competenze professionali;
– Sistema Qualità negli studi professionali; – InarCassa/Inps ricorso 10%. Iniziative 2003-2004 • 9 maggio 2003: seminario sul restauro, risanamento, prodotti Bioedilizia; • 30-31 maggio 2003: patrocinio all’iniziativa Tromp-l’oeil in Piazza; • 14 maggio 2003: seminario sul tema della prevenzione incendi; • Convenzione: ” Tirocinio di formazione ed orientamento” con Liceo Gandini di Lodi. La convenzione prevede di accogliere 7/8 alunni delle classi IV, per lo stage di formazione e orientamento, per 15 giorni, 30 ore settimanali; • 18-30 giugno 2003: Corso di aggiornamento e perfezionamento dal titolo: “ Le modifiche al D. Lgs. 494/96 introdotte dal D. Lgs. 528/99 - studio di piani di sicurezza e coordinamento, le responsabilità civili e penali dei soggetti coinvolti” ; • 29.4.2003 al 9.7.2003: corso di formazione per coordinatori per la sicurezza nei cantieri temporanei e mobili (Art. 10 D. Lgs. 494/96 e D. Lgs. n. 528/99 e succ. modif.); • 13-24 ottobre 2003 e 12-19 novembre 2003: Corso di base in materia di Opere Pubbliche; • 13.9.2003, Mostra su Antonio Gaudì: la mostra è stata inaugurata alla presenza oltre che delle autorità provinciali e cittadine, anche del Presidente del Consiglio Nazionale arch. Raffaele Sirica. Nell’occasione si è svolta a Lodi un’Assemblea dei Presidenti degli Ordini della Regione Lombardia; • Visita alla sede dell’E.N.E.A. a Ispra; dovrà essere organizzato un corso della E.N.E.A. sulle energie alternative; • 7.2.2004, visita mostra Mario Botta a Padova; • 20.2.2004, incontro di presentazione software Archline; • 1.4.2004, seminario sul tema dell’isolamento acustico negli edifici; • Convenzione con l’Istituto Canossa di Lodi e il C.S.T.A. di Casalpusterlengo - stage lavorativi di operatori CAD diplomandi; • Convenzione con l’Istituto Canossa - stage lavorativi di un mese (luglio) per dieci segretarie: • Il Liceo Scientifico G. Gandini - convenzione stage da effettuarsi in giugno dal 7 al 25; • Ordine degli Architetti di Milano - richiesta la disponibilità di professionisti da incaricare nelle Commissioni Giudicatrici per gli esami di stato di abilitazione all’esercizio della professione di architetto. • Nel corso del 2003 sono pervenuti e sono stati esaminati 1087 documenti, sono state spedite 339 lettere e alcune centinaia di e-mail. Vincenzo Puglielli Presidente dell’Ordine di Lodi
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• Consulta Regionale Lombarda: – Consiglio Direttivo n° 10 riunioni: arch. Rossi/Puglielli; – Commissione Internet n° 2 riunioni: arch. Ribaldi; – Commissione Osservatorio LL.PP. n° 4 riunioni: arch. Rossi/Puglielli; – Commissione Professione n° 9 riunioni: arch. Rossi; – Commissione Urbanistica n° 2 riunioni: arch. Rossi; – In collaborazione con la Consulta Regionale Lombarda degli Ingegneri - lavoro sul programma per il calcolo delle tariffe (CD Rom); – Corso per Programmatori di concorsi con inizio 17/10/2003 (delegati Senzalari/Arrighi); - Ricevuto un contributo per le iniziative svolte dall’Ordine. • InarCassa – Il delegato Alberto Boccardi è stato sostituito dall’arch. Cesare Senzalari a seguito dell’elezione svoltasi a febbraio; – Seminario e convegno del 3-4 luglio 2003 (Senzalari e segretaria); – Contributo integrativo 2% (è previsto un aumento al 4%); – Ricorso avverso Inarcassa ed Inps relativamente al versamento del 10%, ampiamente dibattuto nel corso del 2003. • CUP (Comitato Unitario delle Professioni): Il CUP della Provincia si è costituito il giorno 22/4/04 su nostra lunga e paziente iniziativa. Il 9 maggio 2004, si è tenuta a Napoli una manifestazione dal titolo: “ Manifesto delle professioni per l’Europa” con la partecipazione di parlamentari e delegati di tutte le professioni italiane. • APPL: Delegato arch. Senzalari Riunioni: – Anno 2003: 22/5/2003 - 1/10/2004 - 11/12/2004 – Anno 2004: 27/1/2004 - 25/2/2004
Mantova a cura di Sergio Cavalieri
Attività dell’Ordine di M antova
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Anche in quest’ultimo anno il Consiglio è stato impegnato in un’attività particolarmente intensa, con numerose partecipazioni dei nostri delegati alle Commissioni delle Consulte, nazionali, regionali e provinciali riguardanti Tariffe, LL.PP., Leggi urbanistiche, T.U. Edilizia e Leggi sulla riforma delle professioni; inoltre, anche a livello locale, sono state portate avanti molteplici iniziative. • Il Consiglio ha proseguito con l’organizzazione di riunioni nelle località “ periferiche” della provincia mantovana, di cui una già posta in essere, e programmando le altre rimanenti per il periodo autunnale, al fine di garantire una presenza capillare sul territorio e favorire un maggior coinvolgimento degli iscritti; ciò, sia per una migliore diffusione e conoscenza dell’operato dell’Ordine stesso, sia per recepire le problematiche che caratterizzano le differenti realtà territoriali e poter, di conseguenza, elaborare adeguate strategie. Occorre sottolineare al tal riguardo che, al contrario di quanto avvenuto nella prima serie d’incontri, l’organizzazione di questa seconda fase ha riscontrato in alcuni casi uno scarso interesse da parte degli iscritti. • La commissione bandi e concorsi si è profusa in un notevole sforzo per il monitoraggio di concorsi e bandi, che in taluni casi ha anche richiesto la segnalazione all’Autorità di Vigilanza competente in materia; parallelamente, onde incentivare e diffondere l’utilizzo di uno strumento valido come il concorso di progettazione, i componenti della commissione hanno partecipato ad un corso d’aggiornamento professionale svoltosi presso la Consulta Regionale degli Ordini degli Architetti per la formazione di preparatori e coordinatori di concorsi. I colleghi metteranno a disposizione del Consiglio questa loro specifica formazione, al fine di programmare, nel periodo autunnale, dei corsi d’aggiornamento professionale per preparatori e coordinatori di concorsi, aperti a tutti gli iscritti. • È proseguita la proficua collaborazione con la Consulta Tecnica Provinciale, che vede quali suoi componenti i rappresentati delle professioni tecniche; tra gli argomenti discussi troviamo la stesura di un codice deontologico comune tra tutte le professioni tecniche, l’istituzione di una commissione per l’esame dei bandi affidamento d’incarico, infine l’esame della Variante al P.R.G. e del Piano dei Servizi del Comune di Mantova. • Tra le altre iniziative, sono stati organizzati, in collaborazione con la Consulta Tecnica Provinciale di Mantova, una serie d’incontri tecnici facenti parte di un unico “ modulo didattico” concordato con il Comando provinciale dei VV.F. di Mantova finalizzato alla conoscenza dei criteri e delle relative normative di riferimento utili per la corretta compilazione della modulistica collegata alla procedura per il rilascio del Certificato di Prevenzione Incendi. • Sempre in collaborazione con la Consulta Tecnica Provinciale di Mantova è stata organizzata una giornata di studio sul T.U. per l’edilizia. • Il Consiglio ha visionato e presentato alcune osservazioni relativamente al P.R.G. del Comune di Bagnolo San Vito, alla variante del P.R.G. ed al Piano dei Servizi del Comune di Mantova, invitando gli iscritti a prospettare ulteriori considerazioni e/o proposte per integrare le osservazioni presentate. • Il Consiglio congiuntamente alla ditta “ Il Compasso s.r.l.” di Verona, ha organizzato una visita presso l’azienda Permasteelisa di San Vendemiano (Tv). In quest’occasione la Permasteelisa ha presentato le sue tecnologie più innovative come la “ Blu Tecnology” .
• Nel mese di dicembre si è tenuto un interessante incontro presso l’aula magna del Politecnico di Milano sede di Mantova con il Comandante dei Vigili del Fuoco, l’Arch. Elena Romoli della Soprintendenza di Brescia ed in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri e L’Università, sul tema: “ Conservazione ed adeguamento alla sicurezza rischio incendio in edifici vincolati” . • Dal luglio 2003 è iniziata la distribuzione dei CD contenenti l’albo professionale ed altri strumenti di lavoro, a tutti gli iscritti ed a tutte le Amministrazioni locali; nello stesso periodo si è proceduto anche alla distribuzione dei distintivi con il logo dell’Ordine, mentre dal giugno di quest’anno inizierà la distribuzione dei nuovi tesserini formato card. • L’ultimo anno ha visto rinsaldarsi ulteriormente la collaborazione tra l’Ordine ed il Politecnico di Milano, con la partecipazione di rappresentanti dell’Ordine alle tesi di laurea, con l’intervento di alcuni membri del Consiglio al Corso Integrato Edilizia a.a. 2003/04 sul tema della professione e della deontologia professionale e con il patrocinio alla mostra-convegno “ Splendidi ingegni, magnifiche invenzioni” . • Il Consiglio ha infine firmato un protocollo d’intesa con la Soprintendenza di Brescia, per lo svolgimento di un tirocinio della durata di un anno presso la Soprintendenza, aperto ai giovani iscritti all’Ordine, il cui bando sarà pubblicato sul prossimo numero di questa rivista. Sergio Cavalieri Presidente dell’Ordine di Mantova
Milano a cura di Roberto Gamba
L’Ordine e la Fondazione: un servizio completo per gli iscritti Nell’anno che è passato l’Ordine professionale della provincia di Milano in sé non ha organizzato corsi di formazione e/o incontri di tipo culturale o professionale, ma ha demandato tale compito alla Fondazione. In cambio, quest’ultima, ha notevolmente accresciuto il suo impegno e la quantità delle proposte agli iscritti e alla cittadinanza. In particolare ha consolidato la sua struttura operativa, che ora è retta dal Consiglio direttivo e consolidata da una serie di commissioni (Cultura ed eventi; Itinerari; Patrocini; Corsi) nominate dal Consiglio direttivo. Può contare poi su una coordinatrice, Giulia Pellegrino con cui collabora Laura Milani ed inoltre su Roberto Rizzente (addetto stampa) che ha riassunto, come di seguito, quanto accaduto nell’anno 2003/2004.
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Un anno di attività alla Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Milano Nata nel 1998 allo scopo di dotare l’Ordine di uno strumento agile e necessario, “ non vincolato dai tradizionali vincoli istituzionali (...), e tale da consentire l’attuazione di iniziative concrete attinenti alla formazione permanente e, in generale, ai molteplici settori di cultura professionale” , la Fondazione dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano ha saputo negli anni ampliare il raggio dei propri interessi, arrivando a creare una rete stabile di contatti con istituzioni e professionisti affermati, in grado di offrire un servizio puntuale ed efficiente ai suoi iscritti e insieme ad un vasto pubblico di appassionati. La Triennale, il Politecnico di Milano, l’INU, Harpaceas e la Fondazione Portaluppi sono solo alcuni dei protagonisti che nell’ultimo anno hanno voluto, con il loro appoggio, testimoniare l’impegno della Fondazione nella diffusione e valorizzazione di una cultura architettonica realmente critica e moderna, che non rinuncia al confronto con la contemporaneità e al dialogo con le esperienze più significative della scena internazionale. Un’attività eclettica in continua espansione Nel 2004, proseguendo un’attività iniziata nel 2000, la Fondazione ha organizzato diversi incontri sui grandi temi e le problematiche dell’Architettura. Particolarmente rilevante il dibattito sui più recenti provvedimenti legislativi – il nuovo condono edilizio, il problema dei sottotetti (“ Sottotetti - una città coi capelli ritti” ), la Legge Urbanistica della Lombardia (“ 5 domande sulla nuova Legge urbanistica Regionale” , “ Dentro la nuova Legge Urbanistica della Lombardia” ) e il Codice Urbani, (“ I beni culturali ed ambientali dopo il Codice Urbani” ) – e su certa cultura architettonica contemporanea, accademica e non, assai eclettica ma a volte restia a riconoscere il valore estetico del Moderno. Di qui il ciclo “ Volo a vista” , occasione di confronto con docenti progettisti provenienti dai più prestigiosi atenei italiani (“ Volo a vista I: Roma” , “ Volo a vista II: Venezia” ) e serate monografiche volte al recupero di figure e opere chiave della modernità quali Piero Portaluppi (“ Le esperienze di Portaluppi” ) Piero Bottoni (“ Corpo a Corpo” ) e la chiesa di Baranzate, opera di Morassutti, Mangiarotti e Favini (“ Il moderno salvato - La questione della Modernità e memoria del moderno” ). Ma il dialogo con la contemporaneità passa anche attraverso il confronto con i suoi protagonisti e i progetti simbolo: ed ecco, allora, le serate dedicate a Lodovico Meneghetti (“ Lodo-Meneghetti - storie di un inattuale rigore” ) ed Ettore Sottsass
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Alcune locandine delle “ Serate di Architettura” .
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(“ Scrittura e progetto” , presentazione del recente volume, edito da Neri Pozza, “ Scritti” ); la testimonianza di Prévost e Van Peteghem in “ Righe d’acqua” sul tema del design nautico; o ancora il dibattito con Yvonne Farrell e Shelley McNamara per l’ampliamento dell’Università Bocconi; l’incontro e la mostra dedicati al progetto, firmato da Giorgio Grassi, di restituzione e riabilitazione del teatro romano di Brescia (“ Un progetto per discutere: il teatro di Brescia” ) e “ Cina-Città: una nuova città per 80.000 abitanti” , serata dedicata a Pujiang, l’avveniristica città italiana di fondazione creata a sud di Shangai dallo studio Gregotti Associati. Da sempre attenta ai problemi del territorio, nel 2004 la Fondazione ha organizzato un ciclo di incontri, “ Milano com’è e come sarà” , per raccontare, attraverso l’analisi dei casi esemplari di Sesto (“ Milano com’è e come sarà 2 - Nord-Est Milano: non solo Falck?” ) e del nuovo polo fieristico di Rho - Pero (“ Milano com’è e come sarà 3: dal Sempione alla Fiera” ) i cambiamenti e le trasformazioni del paesaggio urbano milanese. Sintesi di questo percorso possono essere considerati gli Itinerari d’Architettura: programmati da un comitato scientifico e coordinati da professionisti del settore. I quattro itinerari proposti in occasione della Festa per l’Architettura alla Triennale – nell’ordine “ La casa alta” , “ Il condominio” , “ I luoghi del lavoro” , “ Edilizia popolare” – raccontano e interpretano, attraverso l’analisi degli edifici più rilevanti del Novecento, l’anima e il volto di quella che a tutti gli effetti può essere considerata la capitale architettonica d’Italia: Milano. Rivolti ad un pubblico allargato, comprendente addetti ai lavori o semplici appassionati, gli itinerari d’architettura hanno dimostrato quanta importanza rivesta l’architettura nel determinare l’ambiente in cui viviamo. In questo contesto, il video “ Architetture senza fissa dimora” , montaggio di brani cinematografici sul tema dell’architettura e protagonista di una speciale proiezione nell’ambito della già citata Festa per l’Architettura, rappresenta una conferma dell’impegno divulgativo della Fondazione.
Alcune locandine delle “ Serate di Architettura” .
Un aggiornamento continuo e necessario In un contesto professionale sempre più esigente e competitivo, settoriale e diversificato, anche per il 2004 la Fondazione ha attivato numerosi corsi di formazione e di aggiornamento che si affiancano ai moduli tradizionali. “ Parcelle, Tariffe e Contrattualistica” e “ Coordinatori di sicurezza ex Art. 10 D.lgs 494/96” sono solo alcuni degli esempi nuovi percorsi didattici, dall’architettura del paesaggio all’impiantistica solare termica, dalla bioarchitettura all’architettura per l’infanzia, dal lighting design all’architettura per un’utenza ampliata fino alla domotica, banco di prova per la ricerca e le sperimentazioni degli anni a venire. Il recente accordo stipulato con una importante biblioteca di materiali innovativi, è un ulteriore strumento per offrire agli iscritti un servizio puntuale e necessario, in linea con le esigenze espresse dal Consiglio dell’Ordine. Una sfida per il futuro Dopo una fase propedeutica e sperimentale, grazie all’impegno del Consiglio direttivo e alla crescente domanda di servizi, la Fondazione ha saputo dotarsi di una struttura agile ed efficiente che le ha consentito di pianificare a lungo termine le proprie attività e interagire con la complessa e dinamica realtà culturale milanese. La creazione di una vera e propria biblioteca, l’apertura di un info point, il rinnovamento del sito e la divulgazione di newsletter di approfondimento sono tappe successive di un costante processo di aggiornamento che vuole essere strumento di crescita professionale per gli oltre 11.000 iscritti e insieme occasione di scambio e di confronto per tutti i cittadini appassionati di architettura. Roberto Rizzente
Pavia a cura di Vittorio Prina
A quindici anni dal crollo della Torre Civica di Pavia è ripreso il dibattito su come intervenire, anche alla luce della proposta dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Pavia di redigere un bando di gara per un concorso internazionale, relativo al luogo dove sorgeva la Torre e più in generale alla riqualificazione di piazza del Duomo, da donare all’Amministrazione Comunale. Ci pare utile pubblicare due documenti che con chiarezza avversano la proposta della ricostruzione “com’era e dov’era”, il primo redatto dalla Commissione Cultura dell’Ordine degli Architetti di Pavia a cura di Luca Micotti, il secondo da Remo Dorigati, professore ordinario di Progettazione architettonica presso la Facoltà di Architettura Urbanistica Ambiente, pubblicato sul n. 1 di “ AL” del gennaio 1995, ancora attuale nonostante il tempo trascorso.
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La Commissione Cultura dell’Ordine degli Architetti di Pavia a quindici anni dal crollo della torre civica La mattina di venerdì 17 marzo 1989 il millennio della torre civica di Pavia si sciolse in una nuvola di polvere rossa. Le sue cose andarono insieme. I mattoni di un’epoca si frantumarono contro quelli di un’altra. Le pietre dell’antica Ticinum, adoperate per dare autorevoli radici alla sua base, per significare la civitas, furono sepolte. I rottami di città cacciati nella muratura a sacco durante la costruzione tornarono tali. Sopra tutto precipitarono i blocchi lapidei della cinquecentesca cella campanaria. La torre era stata “ un tòpos, un caposaldo con una chiara valenza politica e sociale” (1): la mole aveva rappresentato la comunità, l’altezza aveva orientato lo spazio urbano, le campane e l’orologio avevano regolato la vita civile e chiamato i fedeli in cattedrale, il pianterreno era stato ufficio dei funzionari deputati al controllo dei pesi e delle misure del mercato cittadino (2). Oggi non c’è più suono di campane, volume sulla piazza, presenza massiccia nel profilo della città, colore di mattoni contro il cielo. Svanendo la concretezza materiale, il farsi della torre è andato irrimediabilmente perduto. Si è esaurita la materia prima tempo (anche quella del logorio che un giorno avrebbe messo fine alla sua stessa esistenza). Resta la memoria. Nella lettera aperta al sindaco del 28 novembre 2003 (3) dedicammo alcune righe alla nostalgia. Alla malìa di ri-avere la torre com’era e dov’era (4). “ Assenza, / più acuta presenza” scriveva Attilio Bertolucci. Ebbene, mentendo, un simulacro di torre si può costruire, ma si tratterebbe di una “ sconfitta a priori della cultura architettonica” (5). Come non si resuscita una persona cara, neppure si può d’un tratto rifare l’esperienza unica e irripetibile di una fabbrica secolare. Manca il tempo. Lo dovette accettare Vaclav Havel a riguardo di un più accidentato costruire politico: “ pensavo che il tempo fosse mio. Ero caduto in un grave errore. Il mondo, l’Essere e la Storia sono regolati da tempi propri, sui quali possiamo, è vero, intervenire creativamente, ma che nessuno può mai dominare (...) Non si può ingannare una pianta come non si può ingannare la Storia – ma si può annaffiarla. Pazientemente, tutti i giorni. Con comprensione, con umiltà e con amore” (6).
Pavia, vedute della piazza dopo il crollo della Torre Civica.
Unanime il dissenso della Commissione Cultura per l’improbabile costruzione à l’identique della torre, ci si è interrogati sullo spazio che resta. Piazza Duomo, spazio di città fatto di architettura che si vorrebbe vivo e da abitare. Ecco alcune questioni. • 1. L’architetto (arkhitékton vuol dire capo costruttore) costruisce lo spazio dell’abitare. Costruire lo spazio è cosa complessa: coinvolge molte persone e modi di pensare differenti e avviene incessantemente. Ogni generazione modifica lo spazio domestico e urbano secondo necessità e aspettative del proprio abitare. Lo spazio nel quale viviamo ci appare allora come risultato di una serie di modificazioni lunga come la presenza dell’uomo in questo luogo.
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Lo spazio dell’abitare non giunge mai a compimento. Se ogni generazione ha trasformato lo spazio della città con l’architettura del proprio tempo, facendo quella complessità (di forme e linguaggi) che riconosciamo come valore della città, allora sarebbe di buon senso che anche noi costruissimo serenamente con il linguaggio di oggi. Altrimenti tutta la città si confonde e avvilisce. L’architettura, si sa, non s’inventa, né le moderne teorie del restauro ammettono la falsificazione di documenti e monumenti. Come ci ha insegnato Carlo Scarpa a Castelvecchio solo l’architettura contemporanea, in quanto contemporanea, è capace di portare il sopravvissuto nell’oggi. “ Quando, alla fine degli anni ‘50, fu incaricato dalla famiglia Masieri di disegnare una casa-museo sul Canal Grande di Venezia, l’architetto americano Frank Lloyd Wright volle accompagnare le tavole dello sfortunato progetto con una dichiarazione che oggi assomiglia a una realistica profezia: ‘Venezia è unica: un tesoro per il mondo intero. Venezia non deve morire solo per far piacere ai turisti e ai pittori sentimentali (...) Il problema per un architetto che conosce la scienza delle costruzioni e che comprende ciò che costituisce la vera bellezza di Venezia, è uno solo: conservare quello che l’ha fatta così bella com’è. L’architettura è l’arte che deve salvare, non distruggere’” (7).
in una torre unificatrice/semplificatrice com’era per i pavesi di mille anni fa. Nella lettera aperta di novembre, tale era il timore della costruzione consolatoria che scrivemmo “ né finta né nuova” . Si trattava di rifiutare il “ tipo” edilizio torre imposto a priori. Si trattava di evitare una risposta prima di essersi posti la domanda. Una torre può avere ragioni spaziali, formali e simboliche. Oppure può averle avute. Anche un altro “ tipo” edilizio può averne. Occorre aprire un confronto. Su questo tema di composizione architettonica non conosciamo “ una” risposta, se la conoscessimo disconosceremmo il tempo del progetto. Piuttosto siamo convinti che di risposte ce ne possano essere diverse.
• 2. Lo spazio di piazza Duomo è fatto dalla massa del Duomo, dalla scalinata che la stacca dal piano della città, dal portico del vescovado, delle case tutte intorno, dalla rizzarda che scende verso il fiume. Fino a quindici anni fa lo spazio della piazza era fatto anche dalla torre civica che chiudeva l’angolo dell’isolato. Fino al 1893 lo spazio della piazza era fatto da una cortina compatta di edifici, abitazioni e botteghe che comprendeva torre civica e resti di Santo Stefano e Santa Maria del Popolo. Uno spazio tutto diverso dall’attuale. Fino al 1884 non c’era la cupola e il tamburo era alto la metà. Anche la torre civica si è modificata nel tempo. Buona parte della sua stessa materia proveniva da edifici demoliti. Edifici che fecero lo spazio abitato da altri pavesi molto tempo prima di noi. Piazze e città sono dunque vive, non solo nelle persone e nelle funzioni, ma anche nel farsi di volumi e spazi.
• 4. Quando un tema è complesso e le aspettative si moltiplicano, occorre la collaborazione di tanti. In questi casi, nei paesi dove la partecipazione alle cose di tutti è migliore, si ricorre al concorso di architettura. Un istituto che consente di scegliere fra il meglio che molti hanno saputo dare di sé. Ci piacerebbe che anche a Pavia le trasformazioni più significative, quelle che fanno lo spazio e segnano la città, fossero oggetto di concorsi di architettura. Finora non è stato così. Si vede e spiace. Rimettere mano allo spazio di piazza Duomo potrebbe essere una buona occasione per iniziare. Sei punti per un concorso. – 1° Il banditore dà ai concorrenti gli strumenti per una conoscenza approfondita del sito. Già questa ricerca: i rilievi, la storia, lo studio dei reperti, costituisce una ricchezza; – 2° Il banditore definisce l’oggetto del concorso senza pregiudizi sul “ tipo” , chiarendo che si tratta di un concorso di architettura e non di arredo urbano o di installazioni effimere (perché queste cose lo spazio non lo fanno); – 3° Il banditore definisce il programma funzionale per la vita della piazza. Si sono lette proposte diverse e interessanti: percorsi archeologici, punti panoramici, spazi museali per conoscere, per conoscersi, per prender fiato, per ascoltare il cuore del tessuto cittadino; – 4° Il concorso è aperto agli architetti di ogni età e nazione (il concorso ad inviti ha paura di se stesso); – 5° Giuria competente, di spirito aperto, al di sopra di ogni sospetto; – 6° Mostra e pubblicazione perché sia per tutti.
• 3. Molte città, come Milano, Firenze e Voghera, hanno aperto un grande spazio tutto intorno alle loro cattedrali. Pavia medievale non ha fatto in tempo a modificarsi in questa prospettiva rinascimentale. È la sua storia, non un minor valore. Oggi, guardando la facciata del Duomo, a destra e a sinistra si vedono due vuoti. Due mancanze con la grazia di un piazzale. È lecito completare i due vuoti? Pensiamo di sì. “ L’uomo è creato per continuare la creazione” (8) (anche se a volte sembra il contrario). Siamo vivi. Siamo qui per costruire lo spazio dell’abitare, per continuare la millenaria vicenda delle modificazioni “ in vista delle necessità umane” (9). Per farlo possiamo partire dalla vita della città, dal nostro corpo nello spazio fra gli edifici e dentro di essi. Interrogandoci sull’abitare con il linguaggio di oggi. Aspettando risposte dall’architettura che parla il linguaggio di oggi. Certo un progetto di architettura a destra e a sinistra della facciata del Duomo che dia una vera piazza è cosa complessa. La facciata è tanto recente quanto incompleta. Il sito corrisponde alla precisa geografia della maglia romana che orienta la città. I volumi, oltre che con la piazza, si dovrebbero confrontare con la massa del Duomo, con la sua altezza rispetto al profilo della città. Poi occorre guardare al moncone della torre, ai reperti archeologici, ai blocchi della cella campanaria depositati nel fossato del castello, alla storia dell’architettura pavese, ai suoi materiali, al senso di essere in uno dei centri dell’abitato. Occorre chiedersi se la comunità complessa di oggi si riconoscerebbe
• 5. Certamente teniamo allo spazio e alla vita di piazza Duomo. Il farsi della città e dei luoghi andrebbe tenuto tutto costantemente in discussione. Altrettanto disconosciamo il bulimico consumo di territorio perpetrato nella seconda metà del Novecento. Ma come ci difenderemo quando le prossime generazioni ci chiederanno dove eravamo mentre il nostro territorio veniva trasformato in un gigantesco villaggio turistico in stile “ com’era” ? Lo stile “ com’era” , imposto da integerrimi funzionari e regole assurde (tetti a falde, coppi rossi, intonaci nei colori delle terre, persiane color testa di moro e giardini di piante autoctone), è accreditato come tradizione eco-storicamente corretta. Poco importa se in questo costruire non c’è architettura, non c’è cultura materiale, non c’è complessità, non c’è la carne dei luoghi, ma solo la rassicurante idealizzazione del bel tempo andato. Lo standard “ com’era” traveste lo spreco di territorio, ci avvolge, ci consola, ci fa somari: l’estate al mare nel villaggio dei pirati, l’inverno a casa nel villaggio “ com’era” della cascina lombarda, epigono delle villule brianzolo-sudamericane di Carlo Emilio Gadda. Quando venne a Pavia a parlarci sul tema “ Appartenere, Rappresentare, Costruire” , Salvatore Natoli ci insegnò che l’autenticità (parola grossa che allude al profondo) non si trova certo dentro la conformità. Da piazza Duomo – già depauperata da alcune manifestazioni
Luca Micotti Responsabile della Commissione Cultura dell’Ordine degli APPC della Provincia di Pavia Note 1. Gian Paolo Treccani, La Torre civica di Pavia, in “Tema”, n. 1, 1993. 2. Cfr.: AA.VV., La torre maggiore di Pavia, Milano, Banca del Monte di Lombardia, 1989; AA.VV., Scavi nella torre civica di Pavia, in “Archeologia medievale”, V, 1978. 3. L’area abbandonata della torre civica: servono idee nuove, in “ La Provincia Pavese”, 28 novembre 2003. 4. Sul dibattito in merito alla ricostruzione della torre ricordiamo due sintesi. Renata Demartini, Pavia: La torre civica, in “ANANKE”, dicembre 1993. Rosy Toma e Vittorio Prina, Ricostruire la Torre Civica di Pavia?, in “Architetti – attualità e professione”, aprile 2004. 5. Cfr. la lettera pubblicata il 7 dicembre 1994 sul “Corriere della Sera” e l’11 dicembre 1994 su “La Provincia Pavese”. Tra i firmatari: Amedeo Bellini, Maurizio Boriani, Stefano Della Torre, Marco Dezzi Bardeschi, Valerio Di Battista, Fulvio Irace, Roberto Masiero, Paolo Torsello, Vittorio Ugo. 6. Vaclav Havel, I fiori che non abbiamo mai piantato, discorso pronunciato il 27 ottobre 1992 all’Institut de France, in “la Repubblica”, 4 novembre 1992 7. Fulvio Irace, Paesaggi senza prospettive, in “Il Sole 24 Ore”, suppl. domenica 1° febbraio 2004. 8. Paolo De Benedetti, Dal caos al paesaggio. Concezioni del creato nella bibbia ebraica, in AA.VV., Paesaggi di casa. Avvertire i luoghi dell’abitare, Mimesis, Milano, 2003. 9. William Morris (The prospects of Architecture in Civilization, Londra, 10 marzo 1881), cit. in: Leonardo Benevolo, Storia dell’architettura moderna, Laterza, Bari, 1981. 10. Furio Ravera, sulla tavola rotonda Architettura e violenza svoltasi il 5.4.2000 presso l’Ordine Arch. di Milano in collaborazione con Società di Studio per i Disturbi di Personalità, cfr.: “AL” 5/2000. 11. Vladimir Nabokov, Invito a una decapitazione (Berlino, 1934), Adelphi, Milano, 2004.
La torre, simboli e funzioni Dunque è deciso. Quasi certamente la torre verrà ricostruita. Dieci miliardi sono “ un atto dovuto alla memoria storica” della città e forse sufficienti a riappacificare i cittadini con i loro luoghi storici così spesso trascurati. Questo tributo è un atto collettivo di pentimento per l’incuria e la trascuratezza con cui essi hanno gestito l’eredità del passato. Ma la ricostruzione della torre è veramente la strada più corretta per segnalare una inversione di tendenza nei confronti delle risorse storiche e della loro conservazione? Povera torre! È caduta per denunciare l’indifferenza della nostra cultura verso le qualità irripetibili della nostra storia. Essa ci segnala tutto l’altro patrimonio che sta subendo la stessa fine, ma molti cittadini preferiscono contemplare l’oggetto crollato piuttosto che affrontare il problema generale di cui la torre ha voluto essere simbolo. È come se si fosse sacrificata nella speranza che il suo atto estremo servisse a far riflettere sulla necessità di una diversa cultura della città. Ci segnala che S. Michele subirà la stessa sorte e così una moltitudine di altri manufatti edilizi e urbani. Spesso la città produce i suoi valori e i suoi simboli indipendentemente dai desideri dei cittadini. Se
prima la torre, nella sua potenza, era un simbolo della “ civitas” , oggi è il suo crollo che segnala i contenuti di una cultura che ha perso la visione d’insieme dei problemi della città e della sua trasformazione. Non credo che la torre desideri rivivere in un simulacro che, come in Dorian Gray, perpetui la sua immagine virtuale fuori dal tempo e dalla sua storia. I sostenitori della ricostruzione della torre sostengono che essa era un simbolo della città e, quindi, che la sua riedificazione rappresenterebbe la volontà di riscatto da parte della cittadinanza. A sostegno di questa tesi si citano gli esempi della ricostruzione di Varsavia o del campanile di Venezia. A Varsavia, i tedeschi hanno ridotto letteralmente al suolo il centro storico della città nell’intento esplicito di distruggere radicalmente le radici di un popolo. Quindi ne hanno rimosso la memoria. I praghesi, nell’atto della ricostruzione dell’immagine del loro centro, rivendicando i valori della loro tradizione, intendevano riaffermare una precisa identità nazionale. E hanno fatto bene! Ma quale barbaro ha fatto incursioni nella nostra città, quale nemico ha manomesso la nostra identità? Solo noi siamo stati, per così dire, gli artefici del declino delle nostre risorse. Così non vi è alcun dubbio che la ricostruzione del teatro Petruzzelli a Bari sia opera assolutamente necessaria come risposta dovuta alla mafia che provocatoriamente colpisce uno dei simboli civili più importanti della città. La ricostruzione del campanile di Venezia ha rappresentato piuttosto una necessità urbanistica là dove due piazze vengono a snodarsi entro una dimensione spaziale che rende percepibile e necessaria la sua presenza. La torre di Pavia svolgeva, al contrario, un ruolo assai debole come nodo urbanistico fra la piazza “ religiosa” e la piazza “ mercantile” : la strettoia che oggi permane svolge assai bene questo compito. Così, a scala territoriale, la sua emergenza non era rilevante essendo la massa della cupola del duomo di gran lunga il segno dominante sulla città. Dunque, se i cittadini pavesi cercano un atto che sia simbolo, non della città in sè, ma del suo riscatto, facciano come gli antichi: accanto e dentro la città dei loro padri costruiscano le loro istituzioni civili, le collochino dove hanno da essere e le innalzino con amore e sincerità, seguendo le necessità del proprio tempo. Non piangano perennemente la bellezza perduta, ma conservino con saggezza ciò che è rimasto e affianchino all’antico gli edifici della contemporaneità sapendo che questi, ove ben collocati e progettati, saranno linfa e sostegno anche per le preesistenze storiche. Vi è un elenco notevole di cose egregie da fare su cui, credo, molti sono d’accordo: lungo Ticino, centro congressi, parchi, istituzioni del decentramento, parcheggi, restauro dei grandi contenitori religiosi e civili, luoghi urbani nelle periferie, ecc. Le mille pietre della torre si sono sparse sulla città perchè da ognuna di esse sorga un pezzo del riscatto urbano che è memoria del suo crollo. Ma che nasca qualcosa, perché questa nostra fragile città sta morendo dietro i falsi problemi e le abili astuzie. Remo Dorigati
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del “ com’era” – al più desolato centro commerciale di periferia, vorremmo opporre luoghi di dialogo creativo. Altrimenti nei luoghi del nostro abitare “ vi sarà quella che Winnicott ha indicato come compiacenza, adattamento ad uno spazio occupato da oggetti silenti e persecutori nella loro algida estraneità” (10). Da un disegno domestico o urbano “ dove l’uniformità non è solo la norma ma la legge” (11) non può che nascere violenza.
Sondrio a cura di Enrico Scaramellini
Olanda 2003 Il viaggio come interrogativo, risposta, conferma, è per molti versi una necessità. Il confronto è l’attività principale di un architetto in visita. Capire quali siano le convergenze che portano ad architetture straordinarie e quali idee vengano rece-
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Josè Lluis Mateo Residenze al Borneo.
pite e trasformate in manufatto, è di per sé un’attività feconda per l’attività professionale. Il viaggio presuppone un atteggiamento critico; senza di esso, si potrebbe ricondurre l’esplorazione di mondi architettonici contrastanti ad un immaginifico tuffo, all’interno delle pagine di una delle tante riviste che popolano le nostre edicole. L’Ordine di Sondrio promuove negli ultimi anni, con cadenza annuale, una serie di viaggi alla ricerca di realtà specifiche che possano indurre riflessioni e generare quesiti sulla pratica professionale. Se in anni passati, l’attenzione si è sempre rivolta a contesti socio-economici e territoriali simili – Canton Grigioni (Ch), Voralberg (Austria) – in cui vi era una sorta di riconoscimento di caratteri analoghi e condizioni affini, l’ultimo viaggio indirizza il proprio orizzonte verso una terra in cui, la differenza di quota, è prossima allo zero: l’Olanda. La meta di questo viaggio è una scelta radicale ed obbligata. Da una parte il riconoscimento di una realtà dinamica e propensa alla sperimentazione, dall’altra la suggestione mediatica dell’ultimo decennio ed infine l’atteggiamento pionieristico dei protagonisti dell’architettura olandese, hanno condizionato la scelta di questo itinerario. Le aspettative generate inducono una breve riflessione: il paese dei tulipani è stato descritto come una sorta di paradiso, in cui l’arcangelo architetto poteva, in totale anarchia, disporre spazi e ideare strutture inconcepibili ai poveri umani. Questa era di per sé, la certezza consolidata di ogni partecipante al viaggio. Questa considerazione iniziale permette di constatare come quest’immagine, certa, abbia originato, sin dal primo momento, un atteggiamento di lettura critica. Scopo del viaggio è “ vivere l’architettura” , attraversarne gli spazi, cogliere le atmosfere e capirne le logiche costruttive e distributive; in poche parole, esserne parte. L’itinerario si snoda fra i luoghi più importanti dell’Olanda architettonica: Amsterdam, Almere, Hilversumm, Rotterdam e Utrecht. La prima impressione è che l’architettura di qualità ha un valore sociale. La relazione diretta con questo pensiero è confermata da una serie di edifici per l’istruzione. Ad Utrecht,
l’Educatorium di OMA, il Minnaert di Neutelings Riedijk Architecten e la facoltà di Economia Aziendale di Mecanoo costituiscono un esempio emblematico di come, il progetto architettonico, possa creare condizioni favorevoli e sviluppare, nei propri utenti, un radicale senso di appartenenza. Luoghi deputati allo studio si configurano come “ organismi instabili” in cui la funzione primaria viene meno; l’edificio è uno strumento disponibile alla vita e alle sue variabili. Allo stesso modo, gli edifici residenziali di MVRDV ad Amsterdam (Housing Ookmerweg) e il quartiere “ site A’dam” di KCAP - GWL sono perfetti “ sistemi da abitare” . La differenziazione degli alloggi, il gesto formale che nasconde le logiche della fattibilità economica e l’utilizzo di materiali eterogenei è, nell’edificio di MVRDV, un vero e proprio manifesto. Il quartiere A’Dam, nella sequenza dei suoi edifici e nella sistemazione paesaggistica di West 8, rivela nel suo impianto la capacità di poter gestire, in modo significativo, il progetto urbano e la sua complessità. La visita ad Almere, città di nuova fondazione, ribadisce le capacità programmatiche dell’intero sistema Olanda. Nuovo centro urbano “ in costruzione” , a supporto della città di Amsterdam, si definisce e si consolida attraverso due meccanismi: una serie di esposizioni (ad esempio Gewild Wohnen) che realizzano nuovi quartieri con residenze sperimentali ed infine, una serie di opere di infrastrutturazione (ad esempio: Urban Entertainment Center di William Alsop, Megabioscop di Rem Koolhaas). L’intera operazione è gestita attraverso una serie di masterplan di carattere fondativo. Impressione condivisa è la mancanza di identità; a grandi quartieri residenziali in cui l’unica connotazione è la ripetizione seriale di oggetti architettonici di qualità, fanno da contrappunto una serie di opere a firma dei maggiori architetti olandesi e stranieri. La certezza di un’enorme profusione di architettura non permette di dimenticare il senso di straniamento e di disorientamento provato. Se quest’impressione necessita di una verifica ad opera ultimata, rimane la convinzione che la città vive delle sue contraddizioni e che l’illusione di un mondo perfetto è prerogativa del cinema (the Truman show). Ad Hilversumm, la visita di due edifici, di epoche diverse, permette di constatare il debito dell’architettura contemporanea olandese verso i propri maestri. Il municipio di W. M. Dudok, completato nel 1931, si configura come una complessa articolazione di spazi e volumi. Generoso nelle sue linee orizzontali, in contrapposizione con la linea verticale della torre campanaria, si definisce come edificio urbano, elemento catalizzatore. Il Commissariato dei Media di Koen Van Velsen stupisce nella capacità di interpretare il luogo, senza dimenticare il dibattito contemporaneo sull’architettura. La successione della visite ha permesso di enfatizzare la qualità dei singoli manufatti e, a distanza di tempo, viene spontaneo associare il termine “ glocal” all’opera di Van Velsen. A Rotterdam, l’ennesima serie di edifici straordinari non coglie di sorpresa. Paradossalmente, nel proseguo del viaggio, la qualità delle architetture comincia ad essere una condizione abituale, un dato certo. Le torri residenziali di Arets, il Luxor di Bolles & Wilson, il Worl Port Center di Foster, l’Erasmusbrug di B.van Berkel, la piazza Schowburgplein di West 8, la Ichtus Hogeschool di Eric Van Eegeraat ed infine, la Kunstal di Rem Koolhaas sono importanti come episodi, ma il loro vero significato è da ricercare nel fatto che, forse involontariamente, fanno sistema; costituiscono una serie di riferimenti nella memoria collettiva. Tappa conclusiva del viaggio è la città di Amsterdam. I complessi residenziali di KNSM e Borneo Sporenburg ridefiniscono il rapporto con l’acqua. Su un nuovo terreno, una serie di edifici definisce nuovi contesti urbani. L’impressione è che, attraverso una diversificazione delle tipologie, si siano analizzati i modi dell’abitare. Il grande edificio di Hans Kollhoff e la balena di De architekten Cie esprimono la ricerca progettuale legata ai grandi complessi residenziali e contemporaneamente riferi-
E. S.
Neutelings Riedijk Architecten, Edificio universitario Minnaert.
MVRDV, edificio residenziale.
UN STUDIO, Residenze ad Almere.
MECANOO, Facoltà di economia aziendale 1998.
Un convegno sulla bioarchitettura In data 2 aprile 2004 presso la sala Vitali del Credito Valtellinese di Sondrio si è tenuto un convegno dal titolo “ Gli edifici che non consumano energia. Riflessioni ed esempi sul costruire sostenibile” . All’incontro oltre ai rappresentanti del locale Ordine degli Architetti PPC, il presidente Simone Cola e l’architetto Gianluca Fanetti della Commissione Cultura, hanno partecipato l’architetto Marco Brambilla, presidente di Archè Italia, l’architetto Bruno Vitali, responsabile dell’Ufficio per il Risparmio Energetico del Canton Ticino e l’architetto-ingegnere Peter Brack, dell’Associazione Svizzera per la Costruzione Bioecologica. Obiettivo dell’incontro l’affrontare, attraverso l’illustrazione di una seria di esperienze, italiane ed europee, un ampio ventaglio di temi legati alla tematica del risparmio delle risorse non rinnovabili. Partendo dal concetto di sostenibilità come componente etica dell’architettura è emersa dal convegno la necessità di un ritorno ad un approccio di maggiore consapevolezza nei confronti dell’ambiente e della persona. L’obiettivo proposto è stato quello di realizzare “ architetture sostenibili” adottando un atteggiamento progettuale caratterizzato dall’attenzione rivolta agli elementi naturali e al rapporto tra costruzione ed ecologia attraverso l’interazione tra diverse discipline. Si tratta quindi di attivare trasformazioni socialmente consapevoli dell’ambiente costruito e della produzione, con uno sguardo rivolto al passato, visto che gli esempi dell’architettura del passato ci insegnano il rispetto e l’attenzione per l’ambiente e le risorse a disposizione. È stata a lungo sottolineata l’importanza fondamentale della rigenerazione dei materiali e dell’utilizzo di fonti rinnovabili di energia, partendo da esempi pionieristici degli anni Ottanta in Germania e Austria per giungere alla realtà di paesi, centro e nord Europa, in cui ormai le isole urbane ecocompatibili sono la normalità. Gli esempi progettuali portati da Bruno Vitali e Peter Brack hanno ribadito la possibilità di unire, in fase di progettazione, caratteristiche funzionali a un elevato grado di sofisticazione estetico-strutturale. Il successo dell’incontro è stato sottolineato, oltre che dall’importante partecipazione di pubblico, dalle numerose domande di pre-iscrizione pervenute all’Ordine per un corso di formazione e aggiornamento sul costruire sostenibile proposto per il prossimo autunno. Sarà questa per l’Ordine l’occasione di ribadire l’importanza e l’attualità di tali tematiche, offrendo ai propri iscritti la possibilità di apprendere nello specifico del dettaglio costruttivo l’utilizzo delle tecniche e dei materiali adeguati ad un approccio progettuale ecocompatibile. Gianluca Fanetti
W. M. Dudok, Municipio, Torre Civica, 1923 - 1931.
Koen Van Velsen, Commissariato dei media.
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scono di un nuovo rapporto con il paesaggio urbano, divenendone simbolo e riferimento. Con la stessa logica, le torri di Arets si giustappongono all’edificio di Kollhoff. Sulla penisola del Borneo, il masterplan di West 8 ha individuato una serie di giaciture che hanno permesso la costruzione di edifici in linea ed edifici di testa. La varietà delle soluzioni è la naturale conseguenza di progetti architettonici affidati a diversi progettisti. Gli edifici che si affacciano sul canale interno, costituiscono una sorta di campionario contemporaneo delle tipologie residenziali su tre piani. Il viaggio in Olanda ha permesso di costatare la qualità architettonica e la sapienza compositiva di molti edifici; dall’esperienza diretta, si è percepito l’importanza del progetto programmatico come fondamento e riferimento fondamentale. L’operazione di “ messa a fuoco” del sistema Olanda permette di esprimere alcune considerazioni finali: l’enorme quantità di manufatti di qualità ha realmente impressionato, rimane comunque la convinzione che, alle grandi capacità degli architetti, si sia affiancato un efficace sistema comunicativo del fenomeno. Nell’ottica di un percorso formativo attraverso i viaggi, il prossimo itinerario si prefigge di verificare la struttura, oramai consolidata, della città di Berlino.
A cura della Redazione
Parma. Primo Festival dell’Architettura
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Logo del Festival. Sono quasi vent’anni, dal 1987, che a Parma, attraverso l’organizzazione e la promozione di seminari progettuali rivolti agli studenti delle facoltà di architettura italiane ed europee (La città del Teatro, 1987, 1990, 1994, CITTAEMILIA, 1998, S.S.9, Via Emilia, 2000 e l’ultima rassegna seminariale del 2003, promossa e organizzata dal Gruppo CITTAEMILIA per la didattica e la ricerca, formatosi all’interno della nuova Facoltà di Architettura della città emiliana) si cerca di promuovere un confronto, a livello internazionale, sui temi della progettazione architettonica. Il primo Festival dell’Architettura Italiano, che si svolgerà proprio a Parma nella settimana compresa fra il 20 e il 26 settembre, prende le mosse da queste precedenti esperienze inserendosi in un cir-
cuito di festival che caratterizza, nello stesso mese, la regione (il Festival della Letteratura di Mantova e il Festival della Filosofia di Modena). Obiettivo degli organizzatori (architetti, ricercatori, collaboratori all’attività didattica della Facoltà o laureati in beni culturali) è portare l’” architettura” nella città, far sì che tutti, architetti ma anche semplici cittadini o curiosi, entrino in un rapporto più stretto e forse più consapevole con l’architettura, elemento necessario e determinante nella costruzione della società civile. È questo il motivo che ha portato gli organizzatori a pensare a un festival composto di eventi differenti, concentrati di volta in volta in luoghi diversi da conoscere o da riscoprire: un Festival in cui la città stessa con le proprie architetture diventi parte dell’evento. Un f est ival pensat o come “ un luogo dove si possa essere spettatori e attori al tempo stesso. Il festival è strumento di partecipazione per eccellenza, di coinvolgimento, di scelta, di vicinanza (...) Metaforicamente l’idea del festival è vicina a quella di teatro, dove attori e spettatori sentono la reciprocità, reagiscono” spiega Carlo Quintelli, ideatore dell’iniziativa. In quest’ottica si è pensato a eventi in cui la distanza fra relatore e pubblico potesse essere superata, si è
pensato cioè che il dibattito fra i relatori invitati e il pubblico potesse scaturire a partire dalle questioni di volta in volta rappresentate nelle mostre organizzate per l’occasione. Queste ultime, moltissime, più di venti, raccolgono l’opera di alcuni dei maestri dell’architettura italiana della generazione degli anni ‘30. I luoghi in cui esporre il materiale sono stati scelti a partire dal tema svolto da ogni singola “ personale” . Per esempio alla Pilotta, nel teatro Farnese dell’Aleotti, sono previsti quattro diversi allestimenti incentrati sul tema dello spazio “ architettonico-teatrale” . Sul palcoscenico i disegni e il plastico relativi al progetto di Aldo Rossi per la ricostruzione del Teatro La Fenice di Venezia (negli stessi giorni a Genova, Città della Cultura per il 2004, approderà il Teatro del Mondo ricostruito); nel sottocavea, invece, la “ teatralità dell’architettura” verrà rappresentata dall’opera di Guido Canella e di Gabetti e Isola. All’ingresso della Pilotta, poi, il Colosso di Carlo Aymonino, una sorta di “ attore gigante” , accoglierà il visitatore. Il Museo Archeologico, invece, ospiterà sui suoi muri, fra la raccolta di lapidi, i disegni per il progetto di restituzione e riabilitazione del Teatro Romano di Brescia di Giorgio Grassi. A queste mostre se ne aggiungeranno altre riguardanti la fotografia, le ricerche sul paesaggio, i progetti storici, ecc. Alle mostre saranno affiancati, fra l’altro, un ciclo di incontri di archi-
tettura in cui architetti italiani ed europei racconteranno la propria ricerca e dei dibattiti incentrati su alcuni “ controversi” progetti in cui un moderatore metterà a confronto i due partiti – quello favorevole e quello contrario. Parallelamente, un Workshop vedrà le diverse scuole d’architettura europee cimentarsi su un tema progettuale riferito alla città storica. Sempre la scuola, presente nella sezione Ricerche, si occuperà del tema della composizione architettonica, per come questa viene affrontata nei Dottorati di Ricerca. Il Festival si misurerà anche con occasioni di partecipazione attiva, concorsi, premi, osservatori, con particolare riguardo a tutto ciò che viene organizzato dalla Regione Emilia Romagna, come pure si occuperà delle questioni legate all’editoria di architettura, invitando alcuni editori specializzati che presenteranno le loro collane o organizzando singole presentazioni di testi. Dal punto di vista organizzativo il Festival Village sarà il luogo presso il quale ricevere tutte le informazioni necessarie e il calendario degli eventi. Qui sarà inoltre possibile comprare una tessera d’ingresso che permetterà l’accesso a tutte le manifestazioni per tutta la settimana di durata. Il programma dettagliato di tutte le manifestazioni sarà inoltre consultabile, aggiornat o, sul sit o del Fest ival: www.festivalarchitettura.it Martina Landsberger
Fondazione Benetton Studi Ricerche. Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino Quindicesima Edizione - 2004
Carlo Aymonino, progetto per il Colosso.
È giunto alla quindicesima edizione il Premio Internazionale Scarpa per il Giardino, un premio nato e voluto dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e, non a caso, intitolato al grande architetto veneziano, inventore anche di spazi aperti fatti di verde e di dettagli. Si tratta di un premio che, nel corso degli anni, è stato in grado di ritagliarsi una nicchia di qualità e approfondimento non facili da raggiungere per un tema così troppo spesso denigrato dalla cultura italiana del progetto. Eppure “ il giardino all’italiana” è una intitolazione che dovrebbe inserirci nel novero di quei paesi attenti, per tradizione culturale, all’arte e al recupero dei giardini; invece, solo di recente, dopo anni di tentativi di sensibilizzazione – anche da parte della stessa fondazione attiva dal 1990 –, sembra che si comincino a ravvisare risposte adeguate a questa disciplina progettuale. L’esordio del premio, che consiste sostanzialmente in una campagna di attenzioni, è stato dedicato non a caso al Sìtio Santo Antônio da Bica, ideato e curato
dal grande Burle Marx in Brasile e da allora la fondazione ha scelto, con lungimiranza, di guardare senza timore al resto del mondo, dalla Romania al Marocco, dalla Germania alla Grecia, dall’Italia alla Francia, accettando segnalazioni e proponendo siti più o meno noti ma mai abbastanza valorizzati. Così, per quest’ultima, edizione una giuria internazionale presieduta dallo storico dell’arte Lionello Puppi, e composta da Sven-Ingvar Andersson, Carmen Añón, Domenico Luciani, Monique Mosser e Ippolito Pizzetti, ha attribuito l’8 maggio scorso a Treviso - il premio al Kongenshus Mindepark in Danimarca, dichiarato parco della memoria proprio per iniziativa degli stessi agricoltori che operarono la bonifica di quelle terre. Un parco sui generis, dunque, costituito da milleduecento ettari di brughiera e dove, tra il 1945 e il 1953, il paesaggista Carl Theodor Sørensen e l’architetto Hans Georg Skovgaard furono incaricati di trasformare una delle valli di origine glaciale in valle della memoria. Un intervento delicato, austero, ma soprattutto
intriso di simbolicità dove qualcosa di arcaico – le pietre a segnare i percorsi – si combina all’operosità umana – il decoro delle istoriazioni e delle iscrizioni – nella cosciente impotenza nei confronti del modificarsi continuo del paesaggio. Qui, infatti, nella brughiera dai movimenti sinuosi, trentanove massi istoriati e iscritti con i nomi delle comunità e, in pietre più piccole, delle famiglie, conducono ad un’ampia ellisse, luogo simbolico della bonifica e spazio del ricordo. Un parco dal forte significato, dove i danesi possono ripercorrere la propria storia più profonda: quella del “ recupero” della terra dello Jutland risalente alla metà del 1700. Maria Vittoria Capitanucci I premi assegnati 1990, Sìtio Santo Antônio da Bica, Barra de Guaratiba, Brasile.
1991, Rosario Assunto, ItaliaTerza edizione. 1992, Sissinghurst, Kent, Regno Unito. 1993, Désert de Retz, ÎIe de France, Francia. 1994, Viale degli Eroi a Tirgu Jiu, Romania. 1995, La Foresta della Memoria, Stoccolma/Enskede, Svezia. 1996, La Fresneda nell’Escorial, Spagna. 1997, Dessau-Wörlitzer Gartenreich, Germania. 1998, Cerca do Mosteiro de Tibães, Portogallo. 1999, Cave di Cusa, Italia. 2000, L’Agdal di Marrakech, Marocco. 2001, Castelvecchio di Verona, Italia. 2002, I Giardini del Castello di Praga, Repubblica Ceca. 2003, I sentieri di Pikionis di fronte all’Acropoli di Atene, Grecia.
Gli archivi degli architetti: un patrimonio da conoscere In questi ultimi dieci anni l’interesse nei confronti della conservazione e della valorizzazione degli archivi di architettura, urbanistica e design è notevolmente accresciuto all’interno delle istituzioni universitarie (Università di Parma, IUAV di Venezia, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, ecc.) che hanno potenziato la politica delle acquisizioni ed avviato specifiche metodologie di ordinamento e di descrizione. Questi archivi possono infatti diventare, se mantenuti nella loro integrità di complessi documentari, dei veri e propri “ laboratori di storia” rivolti allo studio del progetto contemporaneo nelle sue modalità di elaborazione, di comunicazione e di costruzione, e possono anche fornire un importante sostegno all’operatività sul patrimonio costruito nei confronti di fatti eccezionali – ad esempio nel caso clamoroso del grattacielo Pirelli – e anche di tutti gli innumerevoli casi che attengono alla manutenzione e alla gestione degli edifici esistenti, i cui documenti di pro-
getto e di cantiere sono rintracciabili proprio negli archivi degli architetti. L’importanza degli archivi di architettura, urbanistica e design è sancita anche, per negativo, dalla loro appettibilità dal punto di vista del mercato internazionale. Un mercato che tende a privilegiare i disegni d’autore, spesso e volentieri separandoli dall’intero corpus dell’archivio, e quindi a caricarli di un plusvalore di natura celebrativa (quali pezzi scelti da museo) o economica in quanto testimonianza della creatività italiana nel campo dell’architettura e del design. Questa situazione ha causato polemiche e dibattiti sulla necessità di fermare smembramenti ed esportazioni che hanno interessato archivi o parti di archivio di architetti celebri come ad esempio i casi di Adalberto Libera e Giancarlo De Carlo (con disegni al Centre George Pompidou di Parigi), Vittoriano Viganò e Marco Zanuso (confluiti all’Accademia di Architettura di Mendrisio). Proprio al fine di verificare l’entità
nendo conto del valore conoscitivo che questi documenti possono avere rispetto allo studio della storia dell’architettura e dell’urbanistica locali, soprattutto quando si riferiscono a centri urbani di piccole e medie dimensioni. L’ambizione era infatti quella di condurre una ricerca ad ampio raggio che facesse emergere la realtà capillare dei tanti archivi di architettura ancora conservati in Lombardia, alcuni dei quali per la prima volta segnalati. I risultati del censimento, di cui sono previsti degli aggiornamenti periodici, sono stati pubblicati dal nuovo Centro di Alti Studi sulle Arti Visive del Comune di Milano che ha recentemente avviato con la Soprintendenza Archivistica, il Politecnico e la Triennale un programma d’intesa teso a promuovere la gestione in cooperazione di progetti inerenti l’acquisizione, la conservazione e la valorizzazione degli archivi di architettura, moda e design. Graziella Leyla Ciagà
Copertina del volume: Graziella Leyla Ciagà (a cura di), Censimento delle fonti. Gli archivi di architettura in Lombardia, CASVA, Comune di Milano, 2003.
Luigi Mattioni, Torre Turati in piazza della Repubblica, Milano, 1958/60 (Archivio Luigi Mattioni, Milano).
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Kongenshus, Lille Mødeplads i Herredsdal. Il Piazzale dell’incontro in una fotografia di Carl Theodor Sørensen del 1961.
di questo patrimonio documentale e quindi impedirne manomissioni, è sceso in campo anche il Ministero per i Beni e le Attività Culturali che, attraverso la Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee, ha acquistato gli archivi di Carlo Scarpa e Aldo Rossi, e, tramite la Direzione Generale per gli Archivi, ha avviato un progetto di censimento nazionale degli archivi di architettura, urbanistica e design. In Lombardia questo progetto è stato condotto dalla Soprintendenza Archivistica, che si è avvalsa della collaborazione del Politecnico di Milano. Il censimento degli archivi di architettura in Lombardia è stato svolto da dieci ricercatori che, nel corso di due anni di lavoro, con il coordinamento scientifico di Fulvio Irace, Giuliana Ricci e Marina Messina, hanno individuato sul territorio lombardo studi professionali, enti e istituzioni pubbliche e private, e quindi compilato 138 schede descrittive di archivi, fondi, collezioni e raccolte. La scheda di censimento che è stata predisposta si configura come uno strumento conoscitivo di base, di facile consultazione, che pone in evidenza i dati quantitativi del patrimonio documentale, segnala la presenza di inventari e repertori, indica le modalità di consultazione e, naturalmente, riporta biografia e bibliografia dei singoli architetti. La ricerca ha interessato gli ambiti disciplinari propri dell’architettura, dell’urbanistica e del disegno industriale secondo un arco cronologico sostanzialmente riconducibile all’età contemporanea ed esteso fino ai giorni nostri. In particolare sono stati individuati 116 archivi di architetti del Novecento, la maggior parte dei quali conservati dagli eredi o direttamente in studi professionali ancora in piena attività. La selezione degli archivi inseriti nel censimento è avvenuta non solo sulla base di criteri di eccellenza, riconosciuti dalla storiografia e dalla critica, ma anche te-
Conversazioni a cura di Antonio Borghi
Intervista a Kurt W. Forster • Kurt W. Forster, insegna storia dell’architettura a Zurigo e dirige la IX Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia che si inaugura questo mese. Lo incontro nei non proprio sontuosi uffici di Ca’ Giustinian a Venezia e per prima cosa gli chiedo
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quali sono i temi attorno ai quali ha cost ruit o la most ra di quest’anno. • La mia ipotesi è che stiamo vivendo un momento decisivo destinato a cambiare l’architettura negli aspetti essenziali: come in una metamorfosi quello che era roccia diventa sabbia e il bruco diventa una farfalla. Nella metamorfosi si mette l’accento sulla trasformazione, ma allo stesso tempo si mantiene qualcosa dell’essenza precendente ed è proprio la continuità di certi filoni e la rapida trasformazione di altri che rendono decisivo l’attuale momento. L’analogia con i processi naturali sta anche nel fatto che non è una persona o un gruppo a determinare il cambiamento, ma un processo che ha luogo in continenti e contesti diversi con sorprendente affinità. Se gli ultimi decenni avevano suggerito l’idea che l’architettura fosse costituita da superfici piatte, volumetrie chiuse e solidità dei materiali, secondo le nuove tendenze le superfici piatte si piegano e si curvano, cambia il rapporto tra involucro e telaio, tra la presenza e l’apparenza di un edificio. Gli edifici hanno sempre più effetti sul loro int orno, la loro non è un’immagine fissa, quanto piuttosto qualità visiva imprevedibile, le pareti escono ed entrano nell’edificio, sono luminose in una parte e opache in un’altra, sfuggendo ai parametri tradizionali. • Come ha pensato di mettere in mostra l’architettura e che ruolo gioca l’immagine? • Credo che l’immagine sia fondamentale per l’architettura contemporanea e avrà un ruolo centrale in questa mostra. La fotografia
è stato il maggior strumento di diffusione dell’architettura moderna e oggi è diventata una sua fonte di ispirazione. È stata la fotografia a suggerire che un edificio può essere inspiegabilmente sottile e trasparente con un modo di vedere l’architettura del tutto diverso dal “ tracciamento“ degli edifici, la loro riproduzione grafica. A differenza delle mostre d’arte, dove le opere si possono ammirare dal vero, in una mostra d’architettura questo è raramente possibile, tuttavia vi si può fare qualcosa che l’architettura da sola non può fare. In una mostra si possono fare confronti e costruire un ragionamento su diversi progetti evidenziando cosa ne definisce il lato più interessante o promettente. Nel nostro caso useremo le Corderie proprio come un corridoio di argomenti per comporre una visione che nessun elemento da solo può dare. Nel Padiglione Italia cerchiamo invece di offrire incontri immediati con l’architettura, abbiamo chiamato nove architetti e un fotografo a fare un progetto sulla loro idea di spazio. A volte si tratta di istallazioni progettate appositamente per quello spazio, come nel caso di OMA o Navarro Baldeweg, altre sono invece ingegnosi montaggi di elementi pensati per altri progetti, come quello di Ben Van Berkel. Massimo Scolari illustra quella che secondo lui è una gravissima crisi dell’architettura di oggi, mentre Peter Eisenman rilegge la storia degli ultimi cinquecento anni di architettura partendo da Palladio per arrivare al suo stesso lavoro. • Lei conosce bene la realtà italiana, parla correntemente la nostra lingua e frequenta abitualmente il nostro paese. Che impressione ha del panorama architettonico italiano contemporaneo, anche alla luce della sua ipotesi di metamorfosi in atto? • Le difficoltà di questo momento hanno un particolare risalto perchè arrivano alla fine di un secolo nel quale l’architettura italiana ha avuto episodi di singolare valore: il razionalismo degli anni Trenta e l’architettura degli anni Cinquanta e Sessanta a Milano. Non è facile essere eredi di due generazioni di apostoli del moderno, anche perchè il contesto è mutato in senso opposto. Fino alla metà degli anni Sessanta FIAT era un marchio molto presente negli Stati Uniti, Olivetti rappresentava una cultura imprenditoriale a livello mondiale e a questo momento hanno partecipato molti architetti italiani. Poi c’è stato il momento in cui FIAT ha deciso di abbandonare il mercato nordamericano e Olivetti oggi non esiste più. Anche oggi ci sono aziende importanti in Italia, come Luxottica o Permasteelisa, ma si tratta di gruppi internazionali che potrebbe benissimo fare a meno dell’Italia. In Italia l’abilità artigianale ha un
peso molto superiore rispetto a molti altri paesi e queste capacità sono state determinanti per secoli, ma l’intelligenza che in Scarpa si esprimeva attraverso la sapienza artigianale, oggi non ha più modo di esprimersi. In ogni società l’intelligenza migra e, col passare del tempo, tende a distribuirsi secondo traiettorie incalcolabili. L’architettura è come un pilone in mezzo alla corrente di un fiume dove le onde si infrangono, le acque si dividono e poi si ricompongono in modo diverso. C’è sempre qualche eccezione, come Umberto Riva che fa bellissimi lavori con poco più di un collaboratore, ma questo non cambia nulla. C’è sempre uno che sa cantare senza orchestra, ma non vuol dire che non abbiamo bisogno dell’orchestra. Del resto i pochi studi italiani di dimensioni rilevanti, come quello di Gregotti, pur producendo risultati precisi e calibrati, non partecipano a quello che accade nel resto del mondo, non hanno più il ruolo che l’Italia aveva trent’anni fa. • A Milano si è diffusa la coscienza del momento poco felice che attraversa la nostra architettura e si cerca rimedio attraendo i maggiori studi di architettura da tutto il mondo: Milano città della moda vuole una nuova collezione di architetture. Lei è stato giurato al concorso della nuova sede della Regione Lombardia, che opinione ha di questo processo? • Penso che questa cura non faccia bene al paziente. L’architettura è un’attività che si misura sulla lunga durata quindi per cambiare le cose bisogna operare sull’educazione degli architetti, non basta aprire qualche cantiere e essere un po’ più à la page. Nessuna delle scuole italiane d’architettura è al livello delle migliori scuole dei paesi avanzati perchè avete di gran lunga il più basso tasso di insegnanti stranieri e un bassissimo tasso di immigrazione professionale. L’architettura è cambiata radicalmente negli ultimi venti anni e il cambiamento porta la necessità di scambi tra culture diverse mentre le vostre università tendono ad autoriprodursi. Non è vero che nessuno verrebbe in Italia, anche se gli stipendi sono bassi, le condizioni non sono facili e l’italiano è difficile da imparare. Invece di chiamare gli architetti per fare una stazione ferroviaria, un edificio pubblico o una operazione immobiliare che rischiano di restare episodi isolati, sarebbe meglio far venire gli architetti a lavorare nelle scuole, permettendo agli studenti di fare nuove esperienze e mettersi alla prova. Invece molti dei vostri rappresentanti vanno in giro per il mondo a vendere un‘immagine da cartolina dell’Italia, a un livello che non interessa nemmeno più ai turisti. Oggi l’architettura è come il tempo: se piove a Trieste è perchè una corrente fredda prove-
niente dall’Ucraina si ricongiunge all’aria calda proveniente dall’Oceano Indiano ed è inutile dire che non ci interessa quello che succede oltre Nova Gorica. • Quindi il ruolo della scuola è più importante di quello dei concorsi? • Una politica che vuole avere effetti duraturi non comincia dai risultati: bisogna cominciare dalla culla. La presenza nelle scuole di intelligenza, capacità ed apertura di spirito è fondamentale e bisogna abbandonare l’irrigidimento su posizioni pregiudiziali. Rispetto pienamente quello che fa Giorgio Grassi, ma cosa succede se tutti facciamo case con le stesse finestre rettangolari, distribuite regolarmente sulla facciata? Andiamo in un vicolo cieco dal quale nessuno può uscire. Grassi ha fatto progetti bellissimi che meritano tutta l’attenzione possibile, ma non se ne può fare la base dell’educazione delle future generazioni. Del resto se all’interno della scuola ci fossero altre forti individualità la sua ne risulterebbe maggiormente valorizzata. L’intelligenza non vince per esclusione di altre intelligenze, ma per interazione. L’Italia ha esportato architetti per cinquecento anni: senza gli italiani non ci sarebbe il barocco bavarese, San Pietroburgo, il recinto di Vienna, il neoclassico degli Stati Uniti e interi quartieri in Cina; forse è arrivato il tempo di cambiare rotta e importarne qualcuno. Un’altra questione è la separazione tra la scuola che non costruisce e i costruttori che non insegnano, come nel caso di Renzo Piano. C’è una cultura dell’invidualità artistica per cui le grandi personalità dell’architettura restano isolate, come lo erano già ai tempi di Asnago e Vender. Un’altra cosa che non c’è più sono le grandi riviste, come Casabella e Quadrante negli anni Trenta, che parlavano di cinema, teatro, ingegneria, geografia e altro riconoscendo con grande attenzione gli elementi specifici portati in gioco dall’architettura. Questo periodo è proseguito fino a dopo la guerra, ma oggi si è esaurito. Oggi le riviste sono intercambiabili, coltivano ognuno il proprio giardino e se ne può fare tranquillamente a meno. • Le sue risposte sono molto chiare e c’è tanto entusiasmo nell’organizzazione di questa mostra, ma non ci ha ancora detto cosa pensa dell’esito del concorso della nuova sede della Regione Lombardia. • Non voglio commentare un risultato che mi pare si commenti da solo. Posso solo dire che dopo questa esperienza ho deciso di non partecipare più a operazioni di questo tipo. Tra l’altro eravamo riusciti a promuovere un gruppo di giovanissimi architetti milanesi, un gruppo dotato di grandi potenzialità che non sono state riconosciute e questo mi è molto dispiaciuto.
Polo provinciale d’eccellenza per l’innovazione ed il lavoro (Mi) La Provincia di Milano aveva bandito nell’autunno dello scorso anno questo concorso di progettazione per un Polo provinciale d’eccellenza per l’innovazione ed il lavoro, destinato a funzioni pubbliche primarie - quali spazi per conferenze multimediali, mostre, sale esposizioni multi tematiche e annesse attività di ricettività, da realizzarsi nel complesso edilizio di via Soderini, 24 a Milano. Era richiesta la progettazione delle strutture di supporto al complesso edilizio, quali parcheggi, centro informativo e multimediale, e-learning, spazi di sperimentazione, per un importo complessivo presunto dei lavori di 27.000.000,00 euro. La commissione giudicatrice era composta da Valerio Gallinella, presidente; Marcello Correra, Massimo Cò, Fernando De Filippi, Gregorio Caccia Dominioni, Emilio
Battisti, Vittore Ceretti, membri. Vengono qui presentati i primi tre progetti premiati. Il 4° premio è stato assegnato allo Studio Valle Progettazioni, RPA SpA, Studio Ferrari Brocajoli; il 5° premio allo Studio Te.co, Giovanna Ruggieri, Regolo Poluzzi, Alfonso Gaggioli, LAN Architecture, NIER Ingegneria SpA, Federica Franci; il 6° premio a TEKNE Spa/Frigerio Design Group. Il vincitore ha ottenuto il premio di 80.000,00 euro e dopo una verifica dei requisiti di partecipazione concernenti la capacità tecnica ed economica, indicati nel bando, otterrà l’incarico dei successivi livelli di progettazione, a trattativa privata per un corrispettivo presunto di 914.538,55 euro. Dal 2° e fino al 5° classificato, il premio è stato di 19.000,00 euro oltre oneri fiscali, cadauno.
1° classificato Dante O. Benini & Partners (Milano)
giunta di elementi in acciaio, che porteranno le pensiline per la protezione delle facciate dalle intemperie; inoltre, portali di cemento, ritmicamente distribuiti e rivestiti successivamente in vetro, saranno i padiglioni per le mostre all’aperto o al chiuso. La nuova sede del Centro di formazione professionale A. Grandi è stata concepita su due corpi paralleli affacciati su una galleria: l’edificio è al tempo stesso elemento di “ separazione” , della parte nuova dal complesso esistente, sia di unione, in quanto l’attività di esposizione coinvolge le due parti, passando sotto la zona a ponte dell’edificio, che, con il suo “ cielo ghiacciato” , crea un’ulteriore piazza pubblica. Lo spazio convegni-espositivo è stato costruito sotto un piano inclinato che ne accoglie tutte le funzioni. L’ingresso principale sarà un enorme “ cratere” che attraverso una spirale condurrà a tutte le funzioni.
All’edificio esistente attualizzato sia a livello formale che funzionale, attraverso un’operazione di integrazione sia spaziale che tecnologica, oltre che espressiva, si aggiunge uno spazio vivibile esterno-interno, dove rappresentare e rappresentarsi. Il Master Plan è stato concepito in modo che la distribuzione degli spazi e delle funzioni induca gli studenti e i professori ad incontrarsi più volte durante la giornata, nel cosiddetto “ Marketplace” . Si chiamino spazi ricreativi, pseudocommerciali, piazze, giardini invernali, gli spazi comunitari sono ormai diventati parte integrante del modo di vivere attuale. Partendo “ dall’esistente” , di matrice razionalista, si è deciso di usare il bianco come elemento di uniformità. L’attualizzazione dell’architettura avviene con l’ag-
La copertura a piano inclinato diventerà una straordinaria piazzaparco esterna, facilmente percorribile, arredata e urbanizzata per permettere spettacoli, pause, momenti di aggregazione, mostre all’aperto, musica, spazi allestiti per murales che potranno anche essere raccolti, o per proiezioni, tutto quanto comunque inerente allo svago e all’arte.
I componenti saranno prato a raso, piantumazione, corsi d’acqua e getti di acqua su fondi inaspettati di pietra. Il “ Piano inclinato” sarà sovrastato da due grandi “ ali” simboliche, di acciaio con il lato interno in lamiera bianca: saranno un riflettore di luce naturale, una grande esibizione di illuminotecnica notturna.
2° classificato Pierluigi Nicolin, Giuseppe Marinoni, Turner & Towsend Group, Gianfranco Ariatta, Alberto Zambelli, Giancarlo Giuliani, Carlotta Zambelli (Milano)
minano lo spazio entro il quale sono collocati i moduli edilizi destinati alle varie funzioni. Questi blocchi edilizi, modulari e realizzabili con criteri di edilizia industrializzata, sono da intendere come spazi liberi, organizzabili in varie forme di layout aperto. Essi sono aggregati in modo da formare due sottoinsiemi: quello del Contenitore di Funzioni pubbliche e quello della Sede del Centro di formazione professionale A. Grandi. L’attenzione è stata rivolta all’impianto regolare del vivaio, con le sue semplici campiture e con l’ortogonalità dell’ordito geometrico assunta come matrice. La possibile estensione di questo principio formale a tutta l’area è indicata discretamente nel progetto dalla disposizione particolare di una serie di vasche d’acqua. Le caratteristiche di flessibilità e l’attitudine ad un possibile uso separato delle diverse funzioni pubbliche – mostre, esposizioni, forum professionali, conferenze – sono ottenute dalla disposizione a cluster dei singoli moduli edilizi. Dall’atrio del piano terra si entra al foyer, all’auditorium, alle sale esposizioni, mostre, conferenze dei piani superiori. Dal cortile si accede direttamente all’ala della biblioteca multimediale sviluppata su due livelli.
L’aggregato dei volumi edilizi, raccolti entro il perimetro di un piccolo fatto insediativo, separati da passaggi e pozzi di luce da cui si stagliano due alti lucernari visibili dalla città, si apre per dar luogo ad un ampio atrio d’ingresso che immette a ciascuna delle due parti in cui è strutturato il Nuovo Polo. L’aggregato attua gli obiettivi di conferire agli ambienti una scala appropriata al lavoro e alle manifestazioni collettive organizzando moduli ambientali non superiori a 500 mq, suddivisibili; di organizzare percorsi orizzontali e movimenti verticali, disponendo opportunamente ascensori panoramici e percorsi aperti su scorci verso l’esterno; di ottenere una relazione molteplice con le zone del giardino e con il complesso di edifici esistenti; di organizzare il piano terra come un piccolo quartiere urbano. Due corpi paralleli alla via Strozzi contengono le risalite verticali, i servizi igienici, le scale di sicurezza, i vani degli impianti. Essi delimitano il nuovo complesso anche dalla parte degli ex-vivai e deter-
3° classificato MSC Associati, Milanoprogetti S.p.A., Andrea Liverani, Enrico Molteni, Roberta Schiatti (Milano) Gli obiettivi fondamentali del progetto sono l’individuazione di uno spazio unitario per l’intero Polo, denominato Forum, a carattere pubblico e rappresentativo; la creazione di un nuovo fronte pubblico su strada, che manifesti l’identità e la valenza urbana
del Polo Provinciale d’Eccellenza. Utilizzando il modello del campus come riferimento compositivo e spaziale, il progetto si sviluppa secondo principi di razionalità e di comprensibilità, a partire dall’orizzontalità degli spazi e dei manufatti collocati sulla base di un reticolo modulare a maglia quadrata e con altezze omogenee. Il Forum sarà pavimentato con un disegno di forte impatto, una grafica orizzonatle di immediata let-
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Concorsi
A cura di Roberto Gamba
e continuo. Così, le sale congressi e di riunione, le zone per le mostre e per le sperimentazioni, il ristorante, la biblioteca multimediale, il foyer/giardino d’inverno e gli spazi di distribuzione sono tutti adiacenti e connessi allo stesso livello - quello del Forum. Dall’esterno, su via Strozzi, il manufatto ha un forte carattere pubblico enfatizzato dalla presenza di una grande superficie d’acqua, attraversata solo dal pavimento del Forum. La copertura del foyer centrale è leggermente curva e caratterizzata da un sofisticato sistema di illuminazione e di sottili pilastri ad albero.
Concorsi
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tura. All’interno sono collocati un padiglione espositivo, la torre dei servizi multimediali, uno spazio centrale coperto per manifestazioni. Il Polo Provinciale d’Eccellenza è un volume rigoroso e compiuto, che si caratterizza per trasparenza e leggerezza. Ha un’immagine vivace e luminosa, che esprime dinamismo e apertura. La scelta di lavorare sulla dimensione principale del terreno – 380 m per il Forum e 144 m per il Polo – permette di avere spazi distesi e orizzontali che, a differenza dell’organizzazione verticale su diversi livelli consente un contatto tra le persone molto più naturale
Recupero ambientale-paesistico del parco fluviale situato sulle rive del fiume Oglio a Palazzolo (Bg) Il concorso riguardava la progettazione con livello di approfondimento preliminare di un nuovo parco fluviale, destinato ai cittadini di Palazzolo, quale oasi per il tempo libero, da ottenere con la valorizzazione della vocazione naturalistica del luogo (superficie golenale dell’Oglio) e il miglioramento del rapporto tra l’area comunale, la realtà urbana e il fiume. Sono state richieste attrezzature di tipo ricettivo, aree per la sosta, laboratori e aree gioco di tipo didattico, interventi sul patrimonio naturalistico autoctono. Gli elementi oggetto di valutazione sono stati la qualità complessiva del progetto, la valorizzazione paesaggistica, l’utilizzo di materiali e attrezzature che minimizzino la successiva gestione, il rispetto della realtà urbana in cui l’intervento si inserisce, la razionalizzazione dei percorsi interni, i servizi offerti agli utenti del nuovo parco. Il sito comprendeva le aree ubicate a nord del centro storico tra il parcheggio limitrofo al nuovo V ponte (dell’architetto Paolo Favole) e il ponte della ferrovia; le aree comunali destinate prevalentemente a scopi agricoli e interessate, negli ultimi anni, da interventi di bonifica dai materiali
ferromagnetici; la parziale ultimazione di una rete di percorsi, con la realizzazione di piste ciclabili a completamento dell’itinerario “ dal Mella all’Oglio” ; nuovi sentieri, un miglioramento degli accessi. Attualmente l’area di intervento, inedificabile e destinata dal P.R.G. vigente a parco fluviale, presenta condizioni di medio degrado diffuso ed è costituita da ampi slarghi a prato spontaneo, con vegetazione infestante. Le recenti opere di bonifica hanno parzialmente già manomesso parte dei soprassuoli e della copertura vegetale, riducendo fortemente la componente boscata preesistente. L’area, già destinata a parco, era totalmente priva di attrezzature e servizi, pur essendo comunque frequentata e saltuariamente manotenuta dalle associazioni locali di ambientalisti e pescatori. La Commissione giudicatrice composta da 5 membri (Pietro Feriani, Giovanni Piccitto, Roberto Cigliano, Vittorino Turra, Katherina Ziman Scudo), esperti nella materia oggetto del concorso e da un segretario di commissione con funzioni di verbalizzante (Sonia Alcaini), senza diritto di voto, ha scelto, oltre al vincitore, tre progetti ritenuti meritevoli.
1° classificato Flora Vallone con Paolo Favole e Fiorenzo Vullo (Milano) Obiettivo del progetto vincitore è restituire alla città di Palazzolo un’importante area parco. Il progetto è finalizzato all’ottimizzazione ecologica e paesaggistica dell’intero ambito urbano, in funzione sia delle condizioni naturali esistenti che delle aspettative sociali. Il parco si estende oltre i propri confini, andando a cointeressare le aree verdi limitrofe, gli spazi aperti disponibili, la sentieristica esistente e di progetto, facendosi nuovo polo attrattivo e al tempo distributivo delle percorrenze e fruizioni locali. Il progetto prevede gradoni inerbiti e alberati per la costituzione di un teatro all’aperto; interventi calibrati di sistemazione spondale mediante tecniche di ingegneria naturalistica; interventi di miglioramento della componente vegetazionale, connessi a interventi di miglioramento della componente faunistica; strutturazione di am-
biti attrezzati a fruizione differenziata, per il ristoro, la sosta, il gioco, la didattica, la ricreazione libera o assistita, lo sport, la pesca, il ciclo-hobby, la scoperta naturalistica, lo spettacolo; connessioni e integrazioni con la realtà urbana: collegamento ai tre villini esistenti tramite passerella su via Sgrazzutti e ascensore; sistema di alberature a filari paralleli; proposta di interramento del parcheggio fronte Municipio e realizzazione di una piazza-giardino quale naturale prosecuzione del parco nell’abitato, con fontane e segni d’acqua la cui trama è metafora degli antichi canali dei mulini. L’idea di massima per la sponda sinistra del fiume propone di realizzare a maglia urbana un percorso all’interno del costruito, che conduca gradatamente verso l’esterno dell’edificato incontrando le rilevanze presenti; nel territorio aperto, il proseguimento del tracciato urbano che determini la scoperta e la riscoperta di luoghi a carattere prioritariamente di rilevanza ambientale, di didattica e accoglienza.
La scelta organizzativa degli spazi e del carattere del parco derivano innanzi tutto dalla gradualità e dall’armonia dei passaggi dal costruito, allo spazio attrezzato, alle aree via via più libere e naturali. Il rapporto tra pieni e vuoti è definito da radure di dimensioni diverse, delimitate da fasce boschive. La sponda del fiume verrà trattata con specie igrofile, dalla vegetazione erbacea, arbusti, alberi. In alcuni punti la sponda sarà rimodellata perché si possa giungere a contatto con l’acqua. Con un approccio forestale e agrotecnico, si fissa di individuare le migliori associazioni delle specie vegetali esistenti e di nuovo inserimento ed avviare un processo di rinaturalizzazione del sito; di creare le condizioni per una manutenzione razionale e poco onerosa del bosco e delle radure; di permettere la percorribilità e fruibilità di alcune macchie boschive e lasciarne impenetrabili altre; di assecondare le esigenze funzionali e ornamentali (ombreggiamento, varietà cromatica) nelle aree a supporto delle attrezzature
per gli utenti. Le quote dei terrapieni nella zona meridionale del parco si devono assestare alla quota degli argini in pietra. Il materiale inerte accumulato provvisoriamente potrà essere utilizzato per realizzare il terrapieno nella parte più meridionale, su cui sono situati il “ belvedere” , la “ porta del parco” , i giochi per bimbi, per rimodellare i profili e le pendenze del suolo, per definire meglio le aree di esondazione e per garantire il regolare e rapido deflusso dell’acqua al termine della piena. Alcuni brevi tratti di riva andranno risagomati. Si propone di realizzare un sentiero, a sezione ridotta, sulla sommità del terrapieno che costeggia a valle la Seriola Vecchia di Chiari; lungo la quale, si potrà seguire e regolamentare il percorso dell’acqua, grazie alla ricollocazione di paratie e chiaviche e al recupero funzionale di parte del tracciato, che passando nella radura centrale riporterà l’acqua nel fiume Oglio. Si propone la ripulitura e l’eliminazione della vegetazione arborea cresciuta nel “ canale di tiro” del poligono, la valorizzazione dei manufatti che costituivano il poligono di tiro.
Tra le due radure è collocata un’area per l’educazione ambientale, costituita da una tettoia, ove sono collocati pannelli informativi, tavoli e panche. Il principale tracciato di attraver-
samento del Parco ha un calibro di m 2,50 che, partendo dal parcheggio, costeggia la sponda dell’Oglio e va ad immettersi, nella pista ciclabile sovracomunale in fase di realizzazione.
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3° classificato Giovanna Longhi con Alessandra Bettina, Agnese Maffioli, Angela Mosciarelli (Milano) Il nuovo parco fluviale è occasione per un rinnovamento dello storico rapporto tra la città e il fiume. Il progetto riqualifica il patrimonio botanico esistente nell’area, conservando l’attuale morfologia vegetale che alterna zone boscate ad ampie radure; individua un carattere più marcatamente naturalistico per la fascia lungo la sponda e per le zone boscate e accentua la qualità paesistica, via via che ci si allontana dagli ingressi e si procede verso il viadotto ferroviario. Ripristinando la scomparsa derivazione idrica dalla Seriola Vecchia di Chiari introduce una zona umida che, tra fiume e canale, possa costituire un fattore di biodiversità e promuovere un’accelerazione dei processi di rinaturazione in atto. Destina le zone di più immediato accesso dal tessuto urbano e più lontane dal fiume ad accogliere le attrezzature e i maggiori livelli di fruizione, individuati secondo criteri di compatibilità con il carattere naturalistico del luogo. Oltre all’ingresso principale a fianco del parcheggio esistente,
prevede un secondo ingresso con un ponte pedonale che scavalca la Seriola dalla piazzetta antistante la palazzina dell’ex Poligono di tiro. Il nuovo ponte si connette non soltanto all’ex Poligono, ridestinato a usi pubblici, ma anche al quartiere operaio a monte e alla pista ciclabile che lo attraversa, e – con un intervento di moderazione del traffico e di protezione dell’attraversamento pedonale – alla scalinata che risale al continuum di spazi verdi e funzioni pubbliche (parco, biblioteca, altri servizi) posto sul terrazzo soprastante la Seriola ed esteso fino all’antica Rocha Magna. Nel parco, un percorso della fruizione collega i punti cospicui e le zone attrezzate: dalla “ porta del parco” , dove è previsto un edificio di accoglienza e servizio, alla zona dei giochi, a quella relax, al portico per feste e picnic, a quello per la didattica. Lungo il fiume, nel tratto di sponda più antropizzato, un declivio sabbioso, su cui poggiano piattaforme in legno, ospita la zona solarium; mentre un percorso, a tratti panoramico, con pontili in legno per l’osservazione e la pesca, a tratti naturalistico, risale il lungofiume verso il viadotto della ferrovia, e, in previsione, prosegue oltre.
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2°classificato Giorgio Buizza con Michele Berutti, Giulio Fezzi e Luca Erba (Milano)
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4° classificato Fabrizio Zambelli, Andrea Borghi (Bergamo) Il nuovo parco, innanzitutto, si connette con le altre aree urbane e naturali lungo le sponde dell’Oglio, in entrambe le direzioni; ulteriore finalità del progetto è quella di ricreare “ la passeggiata della sponda destra” del fiume Oglio, sulla sponda sinistra. Il criterio fondamentale è quello del mantenimento dell’identità fortemente naturalistica dell’area del parco. Il percorso di spina principale (sia pedonale sia carrabile), è utilizzabile per passeggiare o per allenamento jogging, per l’organizzazione di manifestazioni podistico-sportive e per il transito di veicoli autorizzati alla manutenzione e alla sicurezza del parco; su di esso si innestano i percorsi esclusivamente pedonali verso la sponda del fiume, le passerelle metalliche di collegamento con gli orti urbani a monte, i piccoli edifici di servizio e di supporto ricreativo-culturale, l’area skating di allenamento a corpo libero.
La connotazione di perno funzionale dell’intervento vuole essere sottolineata dall’inserimento delle lastre d’acciaio, ossidato artificialmente, nella pavimentazione; materiale poi presente in tutti i manufatti di progetto. I due edifici presentano la medesima struttura, in profilati di acciaio Corten che sostengono travature e capriate nello stesso materiale, con una leggera copertura in lamiera grecata; sotto queste semplici tettoie, parallelepipedi rivestiti in assi di legno ospitano attrezzature di servizio. Dall’edificio centrale al parco, parte una passerella che si alza rispetto al piano sottostante mediante tre rampe. Essa giunge a sbalzo sopra il fiume, in un percorso sospeso tra gli alberi, permettendo di osservare flora e fauna da un insolito punto di vista, oppure ridiscende con una scala sul più tortuoso percorso di sponda; la passerella taglia trasversalmente il parco, con una giacitura analoga alle altre due che mettono in comunicazione città e parco.
Nuova sede municipale, Veduggio con Colzano (Mi) Era richiesta la progettazione di massima delle opere per la ristrutturazione dell’attuale edificio scolastico elementare da adibire a nuova sede municipale. Intervenendo su un immobile esistente, le soluzioni formulate dovranno permettere di destinarlo alle nuove esigenze di utilizzo pubblico, in maniera funzionale, architettonica e nel rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza, abbattimento di barriere architettoniche, contenimento dei consumi energetici. Il nuovo manufatto dovrà assicurare spazi adeguati agli uffici co-
munali e, per quanto possibile, consentirvi l’eventuale accentramento di tutti i servizi erogati dal Comune stesso. I partecipanti sono stati 37. La commissione giudicatrice era composta dal sindaco, Fiorenzo Manocchi (presidente) e da Renzo Anzil, Mario Pisani, Raffaella Lorenza Neri, Ferruccio Favaron, Luigi Sanvito. Oltre ai progetti qui di seguito presentati, sono stati assegnati tre quarti premi a: Dario Perego, Martino Perego; Giancarlo Leone, Gianluca Carcagni, Luca Bettonica; Claudio Confalonieri, Paolo Corbetta.
1° classificato Alessandra Manzoni, Sergio Fumagalli, Laura Luconi, Piero Luconi, Giovanni Sacchi, Dario Mario Zappa (Lecco)
la ripresa degli intonaci; la distribuzione degli spazi interni. L’edificio viene inoltre depurato dei volumi e delle “ sporgenze” che oggi ne compromettono l’immagine; in particolare: si elimina la protuberanza nell’angolo nord est, si eliminano i cornicioni in copertura, si ingloba la scala di sicurezza in ferro all’interno del volume costruito, si ridefiniscono completamente i fronti occultando la copertura a doppia falda, che viene mantenuta quasi per intero e ricoperta con materiali più idonei. Le facciate sono trattate in modo diverso, anche in funzione del contenimento dei costi. Il fronte sud, risolto con una facciata scandita dai serramenti posti sul piano interno e protetti da frangisole
Si è cercato di mantenere la struttura esistente all’interno, limitando la creazione di nuove aperture dove ora c’è muro, per evitare onerose opere di ricucitura o di sostituzione di elementi portanti. Fermo restando l’impianto complessivo e la quota dei piani, si prevedono una serie di modifiche che investono: l’impiantistica con il rifacimento completo e la messa a norma di impianti termici, idricosanitari ed elettrici e con l’inserimento di un ascensore; i materiali con il rifacimento dei pavimenti e
orizzontali, è rivestita con pannelli di fibrocemento colorato. Lo stesso rivestimento segna anche il basamento e le parti nuove dei fronti est e ovest. Il resto delle facciate è in intonaco lamato fine bianco. La vetrata fissa del grande atrio degli ingressi, trasparente, è caratterizzata da montanti molto
esili con struttura interna a lame verticali e battuta esterna riportata. L’ingresso avviene tramite un portico a tutta altezza collocato nell’angolo nord-ovest del fabbricato. Un grande lucernario in copertura consente di illuminare la parte distributiva centrale attraverso la nuova scala.
di contenere i consumi energetici e di uniformare il colore delle facciate. Per delimitare a nord la nuova piazza ed evitare un vuoto edilizio, a seguito della demolizione del vecchio municipio, viene proposta una nuova struttura trasparente e dalle forme essenziali, da destinare eventualmente alle attività commerciali, con doppio affaccio sulla via e sulla nuova piazza. Il collegamento verticale avverrà tramite la scala centrale
allineata sull’ingresso del nuovo municipio e tramite la rampa veicolare e pedonale sul lato ovest accessibile anche ai portatori di handicap. La proposta distributiva in progetto tende a minimizzare, compatibilmente con le esigenze di carattere funzionale e dimensionale, gli interventi di demolizione e di ricostruzione delle pareti divisorie fisse, con esclusione degli spazi già destinati a servizi che devono essere necessariamente ristrutturati.
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2° classificato Franco Gerosa, collaboratore Andrea Gerosa (Lambrugo, Como) Le valutazioni sullo stato di fatto hanno suggerito l’opportunità di demolire l’attuale sede municipale, per poter riprogettare l’area antistante il nuovo municipio, attraverso la ricomposizione degli spazi esistenti, per creare uno spazio più qualificato e dai contorni definiti: la piazza. Escludendo, anche per motivi di carattere economico, la modifica
della tipologia delle facciate esistenti e memori delle attività principali che caratterizzano il territorio di Veduggio con Colzano, si è optato per la realizzazione di uno schermo leggero in rete metallica stirata, incorniciata da un reticolo in profilati di acciaio zincato che, oltre a conferire una nuova immagine architettonica, costituisce un valido schermo alla luce solare, senza ridurre la luminosità degli ambienti interni. La realizzazione di un “ cappotto” sulle facciate esistenti ha inoltre il duplice scopo
3° classificato ex-aequo Roberto Schnorf, collaboratore Andrea Spinelli (Milano) L’area sarà totalmente liberata e ripulita; la vecchia sede municipale demolita. Al livello superiore si raccorderà il marciapiede con il piano terreno dell’edificio, venendo così a creare una piazza leggermente inclinata. Due muri di calcestruzzo posti trasversalmente alla strada, delimiteranno lo spazio, lo isoleranno dall’intorno, contribuendo a mettere
in evidenza l’edificio. Un altro muro perpendicolare, al di là della strada, formerà una quinta che chiude lo spazio; dietro, nascosto, l’attuale parcheggio che verrà ridimensionato, e nuovamente alberato. Il tratto di via Vittorio Veneto tra i due muri verrà portato a quota della piazza, per creare un livello unico con il parcheggio, e mantenere materiali di pavimentazione diversi. Una rampa e una scalinata collegheranno questa piazza all’altra posta a livello inferiore, ove ugualmente alcuni setti
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murari delimiteranno l’intervento. L’edificio ospiterà solo le attività degli uffici comunali. Le aperture sulla muratura esterna non verranno modificate. L’esterno verrà rivestito con un “ cappotto” (isolante in polistirolo) caratterizzato da fughe orizzontali, a simulare strati di conci di pietra. Questo rivestimento riporta all’idea del “ palazzo” , mentre la pittura sarà grigio chiaro ferromicaceo che, con il suo variare e brillare alla luce del sole, suggerisce qualcosa di più moderno e tecnologico. La copertura inclinata in amianto verrà rimossa e realizzata una nuova copertura piana con un parapetto in muratura. La gronda
viene reinterpretata con materiali moderni: il vetro (con pellicola biancolatte) e l’acciaio. L’interno dell’edificio verrà “ ripulito” ed eliminata ogni muratura non portante. Verrà creato un vuoto centrale che costituirà il nuovo atrio sul quale si affacceranno tutti i corridoi di distribuzione degli uffici; godrà di illuminazione zenitale con lucernari realizzati in copertura. Nel vuoto venutosi a creare si collocherà il blocco degli ascensori in calcestruzzo armato. L’edificio avrà un ingresso dal livello della piazza superiore e un ingresso dalla piazza a livello inferiore.
3° classificato ex-aequo Roberto Pagani, Olga Chiesa, Enrico De Benedetti, Massimo Ferrari, Marco Iacopini (Piacenza) Il progetto è occasione per ribadire l’importanza da attribuire al ruolo degli edifici pubblici nella costruzione della città. La trasformazione parte quindi dalla considerazione che il progetto debba attribuire nuovi valori di identità pubblica. Il progetto considera in maniera distinta due fasi di intervento: la sistemazione delle aree esterne e la definizione del carattere dell’edificio, cosi come si mostra alla città; la trasformazione interna, capace di utilizzare gli spazi costruiti esistenti secondo la tipologia consolidata del municipio. Innanzitutto si è scelto di demolire l’attuale sede municipale considerando l’edificio inadeguato per carattere e per dimensionamento rispetto alla città. Il luogo del vecchio municipio diventa il punto di partenza, una piccola piazza che attraverso il collegamento in quota permette l’accesso al nuovo edificio comunale. La città esistente, rappresentata dalla piazza in progetto, viene collegata al nuovo edificio pubblico – immerso nel verde – da percorsi in quota. Una sorta di atrio esterno e un ponte come “ istmo” tra città e luogo della sua rappresentazione.
Il fabbricato esistente diventa civico attraverso la realizzazione di una nuova facciata in pietra, che ne traduce i caratteri pubblici e, attraverso grandi bucature, restituisce l’affaccio sulla città. Entrambi i livelli di intervento partono dall’attenta analisi delle funzioni richieste e dall’attribuzione di una precisa gerarchia agli spazi interni. L’aula consigliare e le sedi del sindaco e degli assessori sono individuate come i luoghi di maggiore rappresentatività. La tipologia storica reinterpretata è quella del Broletto, tramite la trasposizione di significato dei luoghi dell’edificio medioevale. Da qui la necessità di collocare le funzioni più rappresentative ai livelli superiori – direttamente collegati con il luogo dell’accesso – mentre ai piani sottostanti le funzioni di servizio. Il piano primo ha carattere e funzione di grande atrio distributivo per l’intero edificio; a questa quota è posta la sala consigliare. La trasformazione interna considera la necessità ulteriore di costituire uno spazio unitario e di mettere in relazione i vari livelli attraverso la “ costruzione” di un vuoto che collega tra loro le diverse identità dell’edificio comunale. Tramite un intervento di modesta entità costruttiva il grande volume verticale riorganizza e collega, ritrovando la misura della municipalità.
Legislazione a cura di Walter Fumagalli
Anche in Italia, ormai da quasi ottant’anni, le opere dell’architettura sono protette dalla normativa che tutela il diritto d’autore, al pari delle opere della letteratura, della pittura, della scultura, della musica, ecc. La materia è ancora regolata dalla Legge 22 aprile 1941 n. 633, il cui Articolo 1 stabilisce che “ sono protette ai sensi di questa Legge le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono (...) all’architettura” , mentre il successivo Articolo 2 precisa che “ in particolare sono comprese nella protezione (...) i disegni e le opere dell’architettura” , e l’Articolo 6 stabilisce che “ il titolo originario dell’acquisto del diritto di autore è costituito dalla creazione dell’opera quale particolare espressione del lavoro intellettuale” . In pratica, dunque, quando un architetto elabora un progetto che sia contraddistinto dal carattere della creatività (cioè che sia il prodotto dell’attività creativa del suo estensore, e non la riproduzione più o meno fedele di scelte architettoniche usuali e consolidate, frutto dell’ingegno creativo di altri architetti), acquista il diritto d’autore sul progetto stesso. Tale diritto presenta risvolti di carattere sia patrimoniale che morale. Dal punto di vista patrimoniale, l’Articolo 12 della Legge n. 633/1941 dispone che l’autore “ ha (...) il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera, in ogni forma e modo originale, o derivato” . Per gli architetti questa disposizione trova integrazione e completamento nell’Articolo 11 della Legge 2 marzo 1949 n. 143 (“ approvazione della tariffa professionale degli ingegneri e architetti” ) in forza del quale, “ malgrado l’avvenuto pagamento della specifica e salvi gli eventuali accordi speciali fra le parti per la proprietà dei lavori originali, dei disegni e dei progetti e di quanto altro rappresenta l’opera dell’ingegnere e dell’architetto, restano sempre riservati a questi ultimi i diritti di autore conformemente alle leggi” . In altri termini, salvo che le parti non abbiano raggiunto differenti accordi, il committente che ha pagato la parcella all’architetto acquisisce solo il diritto di utilizzare il progetto per la realizzazione dell’opera progettata, mentre ogni altro diritto di utilizzazione economica del progetto stesso rimane in capo al suo autore. Dal punto di vista morale, viene in evidenza l’Articolo 20, primo comma, della Legge n. 633/1941 ai sensi del quale, “ indipendentemente dai diritti esclusivi di utilizzazione economica dell’opera, (...) l’autore conserva il diritto di rivendicare la paternità dell’opera e di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione od altra modificazione, ed a ogni atto a danno dell’opera stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione” . In proposito una particolare protezione è accordata agli
architetti dal già richiamato Articolo 11 della Legge n. 143/1949, il quale stabilisce che “ la tutela della fedele esecuzione artistica o tecnica dei progetti approvati dal committente e il loro sviluppo nella esecuzione, spetta esclusivamente al progettista” . In virtù di questa disposizione, quindi, anche quando non riveste il ruolo di direttore dei lavori, l’estensore del progetto ha il diritto di controllare che l’opera venga eseguita in conformità al progetto stesso. Per converso, però, la tutela giuridica accordata ai progettisti trova una limitazione nel secondo comma dell’Articolo 20 della Legge n. 633/1941, il quale così stabilisce: “ tuttavia nelle opere dell’architettura l’autore non può opporsi alle modificazioni che si rendessero necessarie nel corso della realizzazione. Del pari non potrà opporsi a quelle altre modificazioni che si rendesse necessario apportare all’opera già realizzata” . In definitiva, dunque, l’architetto, anche nel caso in cui abbia elaborato un progetto dotato del requisito della “ creatività” , non può opporsi: • a. alle modifiche del progetto che non siano “ di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione” ; • b. alle modifiche che, pur essendo “ di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione” , risulti però “ necessario” apportare nel corso dei lavori oppure dopo l’ultimazione degli stessi. Ai fini di una corretta applicazione di questa normativa, evidentemente, occorre chiarire in modo sufficientemente preciso quando una determinata modifica debba e possa considerarsi “ necessaria” , e ciò anche allo scopo di evitare che il diritto d’autore dell’architetto venga troppo facilmente sacrificato in nome di generiche ed astratte ragioni di necessità. In proposito la giurisprudenza ha assunto un orientamento giustamente rigoroso, laddove ha riconosciuto che “ tale necessità non può non ritenersi di natura squisitamente oggettiva in considerazione sia della grave limitazione legale del diritto morale dell’autore dell’opera di architettura, sia dei facili abusi cui egli sarebbe soggetto ove si dovessero estendere le modificazioni necessarie anche a situazioni di carattere soggettivo del committente, comprese quelle risolventesi in semplici esigenze di convenienza del medesimo” (Corte di Cassazione, Sezione I civile, 3 novembre 1981 n. 5786, che conferma l’identico orientamento espresso dalla Corte d’Appello di Bologna, con sentenza del 23 aprile 1979). Oggettivo requisito di “ necessità” è stato per esempio riconosciuto alle modifiche imposte da esigenze urbanistiche connesse all’ambito territoriale entro il quale va realizzata la costruzione prevista dal progetto, da esigenze connesse alla destinazione funzionale dell’opera, da esigenze di natura tecnica, dall’esigenza di rispettare la normativa edilizia, ed anche dall’esigenza di ricondurre il costo dell’opera nei limiti originariamente fissati dal committente.
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Il diritto d’autore degli architetti
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Proprio a quest’ultimo caso si riferivano le sentenze poc’anzi richiamate, le quali hanno fissato il principio per cui “ l’esigenza di contemperare il diritto dell’autore dell’opera intellettuale con quello del committente induce ad affermare che il progettista dell’opera di architettura non può legittimamente opporsi a una variazione necessaria per ricondurre il costo dell’opera a quello che il committente aveva posto come limite della spesa che egli aveva indicato di voler sostenere. Se, perciò, i calcoli del progettista relativi alla spesa siano errati e i costi si rivelino superiori al normale divario tra spesa preventivata e spesa da sostenere (nella specie circa il 20% in più) non può negarsi al committente il diritto di introdurre varianti al progetto, anche contro la volontà del progettista, al fine di riportarlo entro i limiti di spesa, che aveva indicato, e ciò indipendentemente dalla sua possibilità economica di sopportare l’aggravio di costo del primitivo progetto” . Rimane a questo punto un ultimo problema: a quale autorità spetta il compito di accertare se un determinato progetto sia espressione dell’ingegno creativo dell’architetto, e quindi sia meritevole della tutela approntata dalla legge a salvaguardia del diritto d’autore? In via ordinaria, tale compito rientra nella sfera di competenza dell’autorità giudiziaria, cui si sia rivolta la parte che ritenga lesa la propria posizione giuridica dal comportamento tenuto dall’altra parte. L’Articolo 20 della Legge n. 633/1941, peraltro, in casi particolari attribuisce questa competenza anche all’autorità amministrativa, vale a dire al Ministro per i Beni e le attività culturali: con riferimento alle modificazioni del progetto considerate “ necessarie” , alle quali il progettista non può opporsi, tale norma stabilisce infatti che “ però, se all’opera sia riconosciuto dalla competente autorità statale importante carattere artistico, spetteranno all’autore lo studio e l’attuazione di tali modificazioni” . Riguardo all’importante carattere artistico dell’opera, l’articolo 15 del R.D. 18 maggio 1942 n. 1369 chiarisce che “ il Ministro procede all’accertamento su domanda dell’autore, entro il più breve termine possibile” . Affinché si abbia il riconoscimento di cui sopra, pertanto, non è sufficiente che il progetto sia frutto dell’ingegno creativo del proprio autore, ma è indispensabile che esso possieda qualche cosa in più, cioè un “ importante carattere artistico” , e che detto riconoscimento venga richiesto dall’autore del progetto stesso. In merito alla portata di tale riconoscimento, la magistratura ha avuto occasione di precisare che esso “ non ha (...) valenza pubblicistica: il procedimento, precisa l’Art. 15 del Regolamento, si muove espressamente a iniziativa di un soggetto privato, a tutela di un suo interesse (o diritto) privato” , e pertanto “ appare evidente la necessità di interpretare la norma che tale intervento prevede in termini di assoluto rigore, in quanto da ritenersi eccezionale, in forza dell’anomala intrusione di una autorità pubblica in vicende privatistiche secondo finalità ugualmente privatistiche, con la conseguenza che la medesima non può essere applicata a fattispecie diversa da quella espressamente contemplata” (T.A.R. Toscana, Sezione III, 15 marzo 2000 n. 454, confermata con sentenza del Consiglio di Stato, Sezione VI, 26 luglio 2001 n. 4122). Per espressa disposizione dell’Articolo 22 della Legge n. 633/1941, i diritti di cui sopra sono inalienabili, fermo restando che “ tuttavia l’autore che abbia conosciute ed accettate le modificazioni della propria opera non è più ammesso ad agire per impedirne l’esecuzione o per chiederne la soppressione” .
Ai sensi dell’Articolo 23 della Legge n. 633/1941, dopo la morte dell’autore il diritto di opporsi alle modifiche del progetto che non siano necessarie “ può essere fatto valere, senza limite di tempo, dal coniuge e dai figli, e, in loro mancanza, dai genitori e dagli altri ascendenti e dai discendenti diretti; mancando gli ascendenti ed i discendenti, dai fratelli e dalle sorelle e dai loro discendenti” . Si tratta quindi di una facoltà potenzialmente perpetua, fermo però restando che gli eredi dell’architetto non possono chiedere il riconoscimento dell’importante carattere artistico dell’opera, né ovviamente possono pretendere di curare direttamente lo studio e l’attuazione delle eventuali modificazioni “ necessarie” : entrambe queste facoltà, infatti, spettano esclusivamente all’autore del progetto, e quindi si estinguono inevitabilmente con la morte dello stesso. W. F.
La futura disciplina delle professioni Ai sensi dell’Art. 117 della Costituzione, così come sostituito dalla Legge costituzionale 18 ottobre 2001 n. 3, la materia della disciplina delle professioni rientra nell’ambito della legislazione concorrente: ciò significa che spetta alle Regioni la potestà legislativa in materia, salva la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla competenza dello Stato, che funge da limite inderogabile per l’attività normativa delle Regioni, che a tali princìpi devono attenersi. Ma quali sono i princìpi fondamentali che devono orientare la produzione legislativa delle Regioni? La Legge 5 giugno 2003 n. 131 aveva delegato in via generale il Governo, in attesa che il Parlamento definisse i citati princìpi fondamentali, ad emanare decreti legislativi ricognitivi dei princìpi desumibili dalle leggi vigenti. Il 7 maggio 2004 il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo relativo alle professioni. Lo schema di decreto legislativo è strutturato su tre capi. Il capo I definisce l’ambito di applicazione del decreto: l’originaria formulazione si estendeva a tutte le professioni, ma è stata modificata poco prima della presentazione del decreto ed è stata limitata alle sole professioni regolamentate, cioè alle professioni quale quella di architetto, disciplinate dalla legge per quanto concerne l’accesso, l’esercizio e la vigilanza. Il capo II riporta i princìpi fondamentali cui le Regioni dovranno attenersi nell’esercizio della loro attività legislativa, individuati sulla base della legislazione vigente e delle più importanti pronunce giurisprudenziali in tema. In particolare vengono sanciti: • il principio di libertà professionale (Art. 2, primo comma); • il principio di non discriminazione (Art. 2, secondo comma); • il principio di concorrenza e di libero mercato (Art. 3), mediante l’equiparazione dell’attività professionale a quella d’impresa, fermo però restando che detta equiparazione non sarà piena con riguardo, tra le altre, anche alla professione di architetto, considerato che il medesimo Art. 3 fa salve le specifiche normative in materia di professioni intellettuali. Come evidenziato dalla relazione di accompagnamento, una piena equiparazione potrebbe infatti comportare il travolgimento di alcuni aspetti peculiari di interesse pubblico della specifica di-
Il capo III individua, infine, le “ disposizioni di competenza legislativa esclusiva statale” . Si tratta di temi attinenti alla disciplina delle professioni, che tuttavia rientrano anche nell’ambito di alcune delle materie che, ai sensi del secondo comma dell’Art. 117 delle Costituzione, sono di pertinenza esclusiva dello Stato e su cui, pertanto, le Regioni non possono dettare alcuna disciplina. Così, ai sensi dell’Art.7, restano di competenza esclusiva dello Stato: • la disciplina dell’Esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione e la disciplina dei titoli e dei requisiti per accedervi; • la disciplina relativa all’individuazione delle figure professionali e i relativi ordinamenti didattici; • la disciplina del riconoscimento e dell’equipollenza dei titoli conseguiti all’estero e necessari per l’accesso alla professione; • la disciplina della tutela della concorrenza, delle tariffe e dei corrispettivi professionali; • la disciplina dell’ordinamento e dell’organizzazione amministrativa degli Ordini; • la disciplina dei rapporti regolati dal codice civile o da leggi integranti l’ordinamento civile dello Stato, tra cui, in particolare, la disciplina del contratto, delle associazioni professionali, della responsabilità dei professionisti; • la disciplina sanzionatoria relativa all’esercizio della professione; • la determinazione dei livelli essenziali minimi in materia di istruzione e formazione professionale; • la disciplina relativa all’iscrizione obbligatoria agli Albi con validità su tutto il territorio dello Stato; • la disciplina dell’organizzazione amministrativa e delle competenze degli Ordini. Di fronte a tale ampio elenco di competenze statali, cosa rimane alle Regioni? Molto poco; si tratta infatti, per lo più, della disciplina di dettaglio relativa all’attività professionale, tenendo peraltro conto che negli ambiti di competenza esclusiva dello Stato, le Regioni non solo non hanno alcun potere legislativo ma neppure, salva delega espressa, alcun potere regolamentare, essendo anche questo riservato dall’Art. 117 della Costituzione allo Stato. Il sistema che ne deriva, pertanto, lascia davvero poco spazio all’autonomia regionale, riservando allo Stato la maggior parte della regolamentazione della materia. In altri termini, la materia delle professioni risulta essere di legislazione concorrente solo formalmente, in quanto in pratica per la gran parte resta attratta nelle materie di competenza esclusiva dello Stato elencate nel secondo comma dell’Art. 117 della Costituzione. Così, nuclei portanti della disciplina delle professioni, quali quelli attinenti alle tariffe e corrispettivi sono as-
sorbiti nella competenza esclusiva statale, in quanto rientrano nell’ambito della sfera di disciplina della concorrenza di cui alla lettera e) del secondo comma dell’Art. 117; gli aspetti normativi relativi agli ordini rientrano nell’ambito dell’ordinamento ed organizzazione degli enti pubblici, di cui alla lettera g) del citato secondo comma; infine, i profili relativi all’Esame di Stato e ai requisiti di accesso alla professione paiono rientrare nell’ambito della lettera m), relativa alla “ determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” . Non può non rilevarsi come l’interpretazione data nello schema di decreto legislativo alle competenze esclusive dello Stato delineate dalla Costituzione sia particolarmente estensiva. È evidente, quindi, la scelta politica di fondo basata su ragioni di opportunità ed uniformità di disciplina che ha spinto verso la sottrazione di competenze legislative alle Regioni, anche se una interpretazione strettamente letterale del citato secondo comma dell’Art. 117 non lo avrebbe imposto, per lo meno in questa misura. L’intendimento del Governo sul punto sembra allinearsi con gli orientamenti in tema della Corte Costituzionale che, in una recente sentenza, anche se limitatamente alle professioni sanitarie e con tutte le peculiarità del caso, ha sottolineato come: ” l’individuazione delle figure professionali, con i relativi profili ed ordinamenti didattici, debba essere riservata allo Stato” (Corte Costituzionale, 12 dicembre 2003, n. 353). Comunque l’approvazione dello schema di decreto legislativo è stata salutata con favore dagli ordini professionali che auspicavano una regolamentazione delle professioni marcatamente statale. Resta da vedere se il testo del decreto rimarrà inalterato nei successivi passaggi precedenti alla emanazione del testo definitivo e, soprattutto, quali saranno le reazioni delle Regioni di fronte a tale ripartizione di competenze. Lodovica Bognetti
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sciplina delle professioni intellettuali; si pensi, ad esempio, al particolare profilo delle tariffe professionali, la cui compatibilità con i princìpi in tema di concorrenza è oggetto di discussione; • il principio del rispetto dei livelli standard di preparazione professionale fissati nella legislazione statale, ai fini del rilascio dei titoli relativi all’esercizio dell’attività professionale (Art. 4); • il principio del rispetto dei requisiti di accesso alle professioni fissati dalla legge dello Stato (Art. 5); • il principio della tutela della buona fede e dell’affidamento del pubblico e della clientela, degli interessi pubblici e dell’ampliamento e della specializzazione dell’offerta dei servizi nel rispetto dei princìpi deontologici (Art. 6).
Strumenti a cura di Manuela Oglialoro e Camillo Onorato
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Leggi G.U. n. 105 del 6.5.2004 - Serie generale Determinazione 21 aprile 2004 Appalto di lavori pubblici a trattativa privata, ai sensi di leggi speciali e ordinanze di emergenza, emanate in occasione di eventi calamitosi (Determinazione n. 4) Il Consiglio per l’autorità per la vigilanza sui lavori pubblici a seguito di segnalazioni su fatti specifici riguardanti appalti di lavori pubblici affidati mediante la procedura della trattativa privata, ai sensi di normative speciali emanate in occasione di eventi calamitosi riscontra che buona parte degli affidamenti a trattativa privata sono avvenuti ai sensi di due provvedimenti di emergenza volti a finanziare interventi urgenti di ripristino delle opere danneggiate da eventi calamitosi. I provvedimenti, finalizzati a consentire l’esecuzione dei lavori di recupero in tempi ridotti, incompatibili con le procedure ad evidenza pubblica, hanno consentito la deroga alla restrittiva disciplina sull’affidamento mediante trattativa privata dettata dall’Art. 24, Legge 1209/94 e s. m. i. Visto il frequente ricorso alle sopradescritte modalità di affidamento, si è ritenuto opportuno approfondire i limiti entri i quali le medesime possano ritenersi legittime precisando che alcune considerazioni, riferite a tali provvedimenti normativi, possano essere estese, per indennità di fattispecie, a tutta la normativa derogatoria emanata in occasione di calamità naturali, normativa che ha conosciuto nel nostro ordinamento giuridico una straordinaria proliferazione. G.U. n. 105 del 6.5.2004 - Serie generale Determinazione 21 aprile 2004 Ulteriori criteri cui devono uniformarsi le SOA, in materia di rilascio di attestazioni relative ad imprese cedenti e ad imprese cessionarie di aziende o di rami di aziende (Determinazione n. 5) Il Consiglio considerato in fatto che l’Autorità, nelle determinazioni 5 giugno 2002, n. 11, e 26 febbraio 2003, n. 5 ha individuato le regole operative in materia di rilascio di attestazioni nel caso di cessione di azienda o di ramo d’azienda. Sulla base di una serie di adempimenti contenute nella presente determinazione, l’Autorità provvederà ad inserire nel casellario informatico, in corrispondenza dell’attestazione dell’impresa cessionaria un’annotazione contenente le informazioni in modo da permettere il controllo della revoca o annullamento o revisione dell’attestazione dell’impresa cedente (o conferente, locatrice, ecc.). In base a ulteriori precisazioni si fa presente che l’Autorità – qualora la SOA che ha rilasciato l’attestazione dell’impresa cedente (o conferente, locatrice, ecc.), non provvede, nei tempi previsti nella comunicazione a quanto stabilito nella comunicazione stessa – assumerà un proprio provvedimento di annullamento dell’attestazione o di una sua revisione ed inserirà tale provvedimento nell’elenco delle imprese per le quali sono stati disposti la modifica e/o l’annullamento dell’attestazione.
G.U. n. 20 del 22.5.2004 - 3° Serie speciale Legge Regionale 23 febbraio 2004, n. 3 Disposizioni in materia di programmazione negoziata con valenza territoriale All’Art. 1 la seguente legge sostituisce l’Art. 9 della Legge Regionale 12 aprile 1999, n. 9 riguardante gli accordi di programma. L’Art. 2 riguarda gli accordi di programma promossi dalla Regione, l’Art. 3 la norma transitoria, l’Art. 4 l’entrata in vigore. G.U. n. 122 del 26.5.2004 - Serie generale Determinazione 28 aprile 2004 M ancato pagamento ai subappaltatori (Determinazione n. 7) Al Consiglio dell’Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici è stata richiesta l’esatta interpretazione dell’Art 18, comma 3-bis, della Legge 19 marzo 1990, n. 55, e segnatamente in ordine ai poteri riconosciuti in capo alla stazione appaltante in caso di mancata consegna da parte dell’appaltatore delle fatture quietanzate dei subappaltatori. L’Art. 18, comma 3-bis, della Legge n. 55/1990, stabilisce che “ i pagamenti relativi ai lavori svolti dal subappaltatore o dal cottimista verranno effettuati dall’aggiudicatario che è obbligato a trasmettere entro venti giorni dalla data di ciascun pagamento effettuato, copia delle fatture quietanzate con l’indicazione delle ritenute a garanzia effettuate” , ma nulla dispone in ordine alle conseguenze per il mancato invio delle fatture quietanzate del subappaltatore alla stazione appaltante. Detta legge riguarda tali argomentazioni. G.U. n. 125 del 29.5.2004 - Serie generale Conversione in legge del Decreto Legge 31 marzo 2004, n. 82, recante proroga di termini in materia edilizia La presente legge riguarda la conversione in legge del Decreto Legge 31 marzo 2004, n. 82 recante proroga di termini in materia edilizia. B.U.R.L. del 27 aprile 2004, 1° Suppl. Straordinario al n. 18 D. g. r. 19 marzo 2004 - n. 7/ 16801 Approvazione della variante parziale al piano territoriale di coordinamento del parco regionale dell’Oglio Sud, ai sensi dell’Art. 19 della L. R. 86/ 83 e successive modifiche ed integrazioni - Obiettivo 9.6.1 “Pianificazione delle aree protette” La giunta regionale delibera di approvare la variante parziale al piano territoriale di coordinamento del Parco regionale dell’Oglio Sud, costituita da tavole allegate, e di approvare la relazione istruttoria, come parte integrante e sostanziale alla presente deliberazione oltre che riconfermare in ogni altra parte il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco dell’Oglio Sud approvato con D. g. r. n. 7/2455 del 1° dicembre 2000 e successive modificazioni. B.U.R.L. del 20 maggio 2004, 2° Suppl. Straordinario al n. 21 D.g.r. 16 aprile 2004 - n. 7/ 17173 L. R. 30 novembre 1983, n. 86 e successive modifiche. Determinazione delle caratteristiche della segnaletica nelle aree protette regionali (P.R.S. 9.6.3 - Obiettivo 9.6.3.1) Tale legge riguarda le caratteristiche relative alla simbologia da adottare nella realizzazione dei cartelli stradali delle aree protette regionali. C. O.
G.U. n. 117 del 20.5.2004 - Serie generale Circolare 29 aprile 2004, n. 81 Criteri e modalità di attribuzione del contributo di cui all’Art. 1, comma 1 , della Legge 16 ottobre 2003, n. 291 - tabella a, punto 9 - in materia di interventi per l’acquisto, la ristrutturazione o l’adeguamento strutturale delle sedi delle istituzioni culturali di cui all’Art. 1 della Legge 17 ottobre 1996, n. 534 La presente circolare all’Art. 1 specifica i destinatari dei contributi, dei requisiti e la documentazione richiesti; all’Art. 2 le modalità di ammissione del contributo; all’Art. 3 i termini per la presentazione delle domande; all’Art. 4 il responsabile del procedimento.
Appalti Appalto integrato, effetto maxigare. Aumento del 208% sul 2003 (da “ Edilizia e Territorio” del 7 - 12.6.2004) Irrompono i grandi bandi nel mondo dell’appalto integrato. I numeri della crescita riscontrata nei mesi passati trovano conferma nella pubblicazione dei maxi avvisi con la formula mista “ progettazione più lavori” . Il dato complessivo dei primi cinque mesi è di 239 gare con valore noto per un importo totale di 2,513 miliardi di euro. È la società di ingegneria delle FS, insieme all’Anas, a farla da padrone: sono suoi sette dei primi dieci grandi interventi promossi dal 2002 con questa procedura. Dialogo competitivo e intesa quadro: le aste diventano strumenti flessibili. Nelle direttive europee sugli appalti debuttano altre due nuove possibilità per selezionare le imprese (da “ Edilizia e Territorio - Dossier 2004” n. 20/2004) Nel quadro delle procedure di selezione degli offerenti la direttiva unificata ammette due nuovi strumenti. Si tratta del dialogo competitivo e dell’accordo quadro. Il primo è ammesso quando l’amministrazione non riesce a definire con precisione i mezzi tecnici con cui soddisfare le proprie necessità, o quando non riesce a precisare nel dettaglio il progetto. Si basa sulla messa a punto collettiva del progetto attraverso il dialogo con i concorrenti. L’accordo quadro deriva dall’esperienza dei settori speciali. Invariati gli ambiti delle procedure aperte, ristrette e negoziate. In vigore le polizze tipo della Legge 109. Ora in gara con le schede tecniche (da “ Edilizia e Territorio - Norme e Documenti” n. 21 del 31.5 - 5.6.2004) Con il decreto interministeriale Attività produttive - Infrastrutture 123/2004 relativo agli schemi tipo delle polizze e cauzioni obbligatorie, si è colmato un vuoto normativo della Legge 109 particolarmente grave per le compagnie di assicurazione e per gli operatori del mercato dei lavori pubblici. Beni Culturali ATI, per i lavori di restauro si valuta solo il curriculum della capogruppo (da “ Edilizia e Territorio - Norme e Documenti” n. 23 del 14 -19. 6. 2004) Quando i lavori di restauro vengono affidati con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa la commissione può decidere per le imprese riunite in ATI di valutare solo il curriculum della capogruppo e non di tutte le imprese associate. A queste conclusioni è giunto il Consiglio di Stato che ha promosso l’operato di una commissione aggiudicatrice in un ricorso instaurato prima dell’arrivo del D. L. 30/2004. Condono Stop alle ruspe sui vecchi abusi. Il blocco delle demolizioni si estende alle istanze del 1985 e del 1994 già respinte ma ripresentate ora (da “ Il Sole 24 Ore” del 3.6.2004) Gli accertamenti dei Comuni su abusi realizzati prima del 31 marzo 2003, possono continuare perché sono sospesi solo i provvedimenti repressivi (demolizioni, acquisizioni e sanzioni pecuniarie). Gli abusi edilizi che già nel vigore delle leggi precedenti di sanatoria (del 1985 e del 1994) avevano tentato la via del condono, ricevendo dinieghi, potranno fruire della Legge del 2003. Lo sottolinea il Consiglio di Stato con l’Ordinanza 2841 del 27 maggio 2004, che ha sospeso una demolizione di manufatto abusivo realizzato in zona vincolata. Fino alla scadenza del termine per presentare la domanda di sanatoria (31 luglio 2004) le amministrazioni non possono demolire manufatti.
Edilizia L’edilizia sposa l’ambiente. Le Pmi del settore puntano sull’ecocompatibilità (da “ Italia Oggi” dl 2.6.2004) La piccola impresa e l’artigianato delle costruzioni puntano il timone verso l’edilizia sostenibile, cioè l’idea di costruire tenendo conto della qualità della vita e del rispetto ambientale. Ne hanno discusso a Treviso Assoedili, Anim, Fnala, ossia tre organizzazioni artigiane della Cna che si occupano di costruzioni, impianti e infissi. Infrastrutture Pedemontana, la Lombardia decide e cambia il progetto (da “ Edilizia e Territorio” del 7 - 12.6.2004) Il parere della regione Lombardia ex D. L 190/2002, ha imposto un importante cambiamento al progetto dell’autostrada pedemontana: raddoppio della tratta Cesano - Lentate della Ss. 35 e interramento ad Arcore. La società concessionaria ha 90 giorni per modificare il progetto. L’episodio conferma il ruolo decisivo assunto dalle regioni sulle opere della legge obiettivo, ai sensi del titolo V della Costituzione e della sentenza 303 della Consulta. Gestazione finita, parte Brebemi. Anas invia il progetto al ministero (da “ Edilizia e Territorio” del 31.5 - 5.6.2004) Si è sbloccata la situazione della Milano - Brescia dopo mesi di trattativa tra il concessionario Brebemi Spa e Anas sull’iter del progetto. L’Anas ha deciso di inviare il progetto al Ministero delle Infrastrutture, ai fini di avviare le procedure della legge obiettivo. Due maxilotti per la viabilità in provincia di Cremona (da “ Il Sole 24 Ore” del 4.6.2004) Servizi di ingegneria e architettura al centro di lavori in corso. In evidenza due maxilotti della provincia di Cremona per l’ammodernamento del tratto dell’ex Ss. 415 Paullese Crema - Spino d’Adda per 62,1 milioni di valore (quota lavori). Professione Assunzioni record per ingegneri civili e ambientali. Le richieste arrivano dal settore delle costruzioni, da quello dei servizi avanzati alle imprese (ricerca, collaudi e analisi tecniche) (da “ Edilizia e Territorio” del 31.5 - 5.6.2004) Crescita record per le assunzioni di ingegneri civili e ambientali. Nel 2003 l’incremento del numero degli occupati è stato infatti del 43,6% , in netta controtendenza rispetto all’andamento della domanda per tutti gli altri indirizzi di laurea, che a parte l’ingegneria gestionale (+ 5,259) continuano a registrare una forte flessione. M. O.
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Professione e Aggiornamento
Pubblicistica
Dagli Ordini
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Bergamo
Mantova
M ovimento iscritti (10 giugno 2003 - 13 maggio 2004)
Bando: Borsa di studio annuale
Iscrizioni • Iscritti nella Sezione A Settore a - architettura: Michele Barcella, Barbara Bracchi, Giorgia Francolini Bianchi, Marianna Martinelli, Luigi Noris, Stefano Rigoni, Rosario Rizzo, Fabio Rota Nodari, Alberto Sperani, Alessandro Zufferli, Roberto Assanelli, Luca Bombassei, Paola Corsi, Silvia Osio, Tatiana Dolci, Michele Gandolfi, Cristiano Ghisalberti, Susanna Giampiccoli, Alessandra Morri, Elio Moschini, Lucia Caroli, Elisa Cristiana Cattaneo, Maria Franca Mannoni, Matteo Rizzi, Paola Terzi, Laura Corna, Stefano Giavazzi, Marco Abbate, Maria Chiara Bertuzzi, Paolo Pasinelli, Barbara Cerasani Gotti, Stefano Croci, Danilo Arsuffi, Massimo Bernardelli, Angela Ceresoli, Andrea Fischetti, Pierantonio Locatelli, Ettore Pasini, Diego Poloni, Massimo Rapanà, Lucciola Sormonta, Arturo Teramo, Giacomo Bonalumi, Daniele Bonzagni, Lorena Carta, Denni Chiappa, Alessandro Dagai, Gemma Gozzi, Antonia Guglielmo, Giorgio Locatelli, Stefania Locatelli, Rossella Lochis, Luciana Marchesi, Andrea Pagani, Elena Personeni, Delia Signori, Debora Maria Tenchini, Carla Trua, Simona Vigani, Ilaria Vizzardi, Francesca Birondi, Alberta Colombo, Filippo Malvestiti, Alessandro Nisoli, Carlo Passoni, Alessandro Santoro, Francesco Valesini, Elena Vernetti, Fabio Zaghen, Carla Luigina Zenti, Federico Baiguini, Michele Begnis, Federica Bornaghi, Francesca Marinoni, Marco Minelli, Roberta Neri, Maura Pellegrinelli, Annarita Ranfino, Tania Alessio, Davide Manzoni, Cristian Pavan, Agostino Quarenghi, Anna Bosatelli, Luca Carminati, Diego Fabio Castelletti, Karim Cattaneo, Adriano Civera, Lorena Pagnoncelli, Calogero Romano, Michele Todaro, Elena Perico. • Iscritti nella Sezione A Settore b - pianificazione territoriale: Giorgio Cologni, Massimo Rossati, Sara Lodrini, Sergio Appiani, Cosimo Caputo, Lorenzo Maggi. • Iscritti per trasferimento nella Sezione A Settore a - architettura: Alessandro Beber, Giovanni Blandino, Maria Esmeralda Picciotti, Laura Caccia, Massimo Ferraris, Ilaria Riva.
L’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Mantova, visto il protocollo d’Intesa tra l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Mantova ed il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per i Beni Architettonici ed il Paesaggio e Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Brescia, Cremona e Mantova; viste le indicazioni del protocollo d’intesa con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per i Beni architettonici ed il Paesaggio, finalizzato alla formazione ed avviamento alla professione dei giovani architetti, bandisce per l’anno 2004 n. 1 Borsa di Studio annuale, riservata a giovani architetti, iscritti da meno di tre anni all’Albo professionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Mantova e con età massima di 35 anni al momento della presentazione della domanda, da svolgersi presso la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Brescia, Cremona e Mantova.
Cancellazioni • Cancellati per dimissioni Sezione A Settore a - architettura: Aldo Banfi, Enrico Auci, Anna Maria Trizio, Silvia Coppo, Ezio Caffi, Paolo Pasini, Claudia Adria Gandolfi, Giuseppe Foglieni, Rino Arioli, Michela Coppola, Franco Kummer. • Cancellati per trasferimento Sezione A Settore a - architettura: Ignazio Davi’, Cristina Guerinoni, Mauro Li Donni. • Cancellati per decesso Sezione A Settore a - architettura: Giuseppe Sr. Gambirasio, Enzo Alessandro Pedrinelli, Oliviero Sita.
Il Tirocinio avrà una durata di 780 (settecentoottanta) ore complessive, articolate in 4 ore giornaliere per 4 giorni settimanali, da espletarsi nell’arco di 12 mesi, non rinnovabili. In particolare, il Tirocinio prevede la collaborazione alle seguenti normali prestazioni d’ufficio: • Apprendimento delle procedure normative; • Apprendimento delle tecniche di restauro; • Visita ai cantieri di restauro; • Referente per l’Ordine e per gli Iscritti relativamente alla presentazione ed istruzione delle pratiche ed all’espletamento delle stesse, presenziando, a seconda della necessità, presso la sede dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Mantova; • Collaborazione all’espletamento delle cariche d’ufficio. L’importo per ogni singola Borsa di Studio è di € 4.000,00. Gli Iscritti che intendono partecipare alla Borsa di Studio di cui in premessa dovranno presentare entro le ore 12.00 del 31 agosto 2004 presso l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Mantova, via XX Settembre n. 31, i seguenti documenti: • Domanda di partecipazione all’assegnazione della Borsa di Studio, in carta libera, indirizzata al
Presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Mantova; • Certificato di Laurea, in carta semplice, indicante l’elenco degli Esami sostenuti e relativa votazione (o dichiarazione sostitutiva ai sensi dell’ Art . 46 del D.P.R. 445/00); • Curriculum Vitae; • Ogni altro documento che il Candidato riterrà opportuno presentare per una sua migliore valutazione (Copia della Tesi di Laurea o di pubblicazioni, disegni, ecc.); • Dichiarazioni in cui il richiedente, in caso dell’assegnazione di Borsa di Studio, si impegna a non predisporre, e quindi presentare, pratiche presso la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Brescia, Cremona e Mantova, per il periodo di durata della Borsa di Studio; • Dichiarazione in cui il richiedente, in caso di assegnazione della Borsa di Studio, si impegna a mettere a disposizione dell’Ordine e dei suoi Iscritti, l’esperienza maturata nel corso del tirocinio. La Borsa di Studio sarà assegnata in base alla selezione effettuata da una Commissione, nominata dal Presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Mantova, e composta da due membri nominati dall’Ordine e da un membro nominato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Brescia, Cremona e Mantova. Saranno tenuti in particolare considerazione i seguenti elementi: • Profitto negli Studi Universitari; • Specifica competenza nelle materie di restauro; • Titoli di studio di specializzazione nelle materie di restauro; • Stato di occupazione. Mantova, 25 giugno 2004 Il Presidente Sergio Cavalieri
a cura di Laura Truzzi Designazioni • Comune di Milano: richiesta di rappresentanti dell’Ordine per la commissione giudicatrice per il Concorso Internazionale di Progettazione e “ Darsena” Il Consiglio dell’Ordine ha nominato i seguenti professionisti: Antonio Monestiroli, Silvano Tintori • Comune di Cesano Boscone: richiesta di rappresentanti dell’Ordine per la commissione giudicatrice “ Gara per l’affidamento in concessione della progettazione e costruzione di una piscina” . Si sorteggiano e si approvano i seguenti nominativi: Ivano Camera, Giampaolo Martino, Mario Felice Pensato • ISAD Istituto Superiore di Architettura e Design: Designazione di un rappresentante dell’Ordine di esperto per prove di accertamento finale dei corsi di Assistente Interior Designer (4° Ciclo) e Interior Designer (2° Ciclo). Si sorteggia e si approva il seguente nominativo: Giovanni Bottini • Impresa Edile Fratelli Faletra s.r.l.: richiesta terna per collaudo di opere in c.a. relative ad una costruzione residenziale e commerciale in Comune di Lissone - Via Alfieri. Si sorteggiano e si approvano i seguenti nominativi: Giordano Perego, Antonio Mario Pilli, Renato Sala • Impresa Edile F.lli Papa di Papa Geom Giuseppe & C.: richiesta terna per collaudo di opere in c.a. relative alla costruzione di un edificio residenziale sito in Cesano Maderno - Via A. Volta. Si sorteggiano e si approvano i seguenti nominativi: Stefano Cozzaglio, Fabio Massimo De Castiglioni, Vittorio De Micheli • Comune di Cormano: richiesta terna per collaudo statico relativo alle opere di restauro, recupero e risanamento della Villa “La Gioiosa“ in Cormano (MI). Si sorteggiano e si approvano i seguenti nominativi: Maria Grazia Belcaro, Luigi Maurizio Benedetti, Angelo Cipriani Serate di architettura Le serate di maggio e giugno hanno visto nuovi temi di riflessione e spunti di discussione, sempre in un clima di costruttivo confronto d’idee tra gli intervenuti e il pubblico. • 20 maggio 2004: Volo a vista I. Una ricognizione sullo stato della cultura architettonica italiana sono intervenuti: Franco Purini, Fulvio Irace ha condotto: Adalberto Del Bo Nata dall’esigenza di fare chiarezza sullo stato della cultura architettonica in Italia, la serata, la prima di un ciclio, è stata condotta da Adalberto Del Bo, che in apertura ha presentato i relatori Franco Pu-
rini, docente alla Facoltà di Architettura di Roma, e Fulvio Irace, del Politecnico di Milano, invitati al dibattito in funzione di “ sensori” . Del Bo ha parlato di crisi e di confusione dell’architettura: allo studio della città ormai si dedicano sociologi, geografi, perfino cantautori, mentre gli architetti italiani sono sempre più emarginati a livello internazionale. Che fare? Franco Purini ha esordito con alcuni dati relativi alla città di Roma, città con la più alta offerta di cultura, ma incapace di essere “ settorializzata” , per cui non esistono solo due o tre spunti di discussione, ma ne esist ono molt eplici. Per quanto riguarda la scuola, l’Urbe vanta la prima facoltà di architettura italiana, cui oggi se ne sono aggiunte tre con caratteristiche differenti: ambientale, progettuale e di connessione con la realtà. La capitale, attualmente in calo di abitanti, ha presentato recentemente il suo PRG, che volutamente non ha idee forti, ma che prevede l’inserimento dell’architettura moderna nel centro storico. A Roma, ha concordato Purini, è in atto la crisi del progetto urbano, gli architetti sono privati del potere dei piani e la qualità ne risente, mentre la legge attualmente in fase di stesura intende la qualità come un semplice “ marchio DOC” conferito a posteriori dalla DARC. Un altro problema grave è dato dalla crisi della democratizzazione della città e dalla fluidità della comunicazione. Con riferimento al cinema, che in passato ha avuto la capacità straordinaria di ritrarre la scenografia urbana in modo che tutti vi si potessero facilmente identificare (basti pensare alle opere di Pier Paolo Pasolini), Purini ha lamentato l’assenza odierna di una tale capacità rappresentativa e ha osservato che l’architettura viene meno se mancano narrativa e rappresentazione. Il suo intervento si è concluso con una nota di speranza (“ l’architettura è una disciplina positiva e può solo evolvere positivamente” ) e con un giudizio pesante sulla Legge Merloni, che degrada il lavoro dell’architetto, frutto dell’ingegno, a una semplice prestazione di servizi . Concordando con le conclusioni del collega, Fulvio Irace ha osservato che la funzione dell’architettura deve essere propositiva. Dopo la stagione straordinaria degli anni Settanta, che in Italia ha prodotto molte teorie d’avanguardia, dopo le figure isolate di Aldo Rossi e Renzo Piano, il vuoto assoluto degli anni successivi si spiega con l’arretratezza generale del paese, arretratezza culturale in materia di ambiente urbano e arretratezza economica. La crisi c’è, ma non mancano segnali di miglioramento, sia pure vent’anni dopo Barcellona e Berlino. Molto interessanti le osservazioni di Irace a proposito del cinema italiano, di quello statunitense e del possibile parallelismo tra cinema e architettura: mentre nella nostra filmografia domina il ritratto della piccola borghesia delle
tante città che costituiscono la spina dorsale del tessuto sociale italiano (motivo per cui non è facile immedesimarsi in una realtà così differenziata da parte del pubblico straniero), nel cinema statunitense l’identificazione è più immediata. Anche l’architettura italiana, secondo Irace, dovrebbe potenziare le nostre “ differenze” e non percorrere la via dell’omologazione. È evidente per Irace come la causa di questo atteggiamento sia da ricercare nella carenza di conoscenza storica: “ perché copiare Eisemann e non Terragni?” . La riforma dell’università europea in questo non ci aiuta: è stata praticamente abolita la cultura per il progetto della memoria e lo studio della storia. In quanto produttore di immagini, l’architetto italiano dovrebbe coltivare la nostra “ lateralità” , come hanno fatto i grandi registi del passato (primo fra tutti Fellini), e fare bene le piccole cose, attività in cui noi eccelliamo. Questa è la possibile ricetta per ovviare alla crisi. • 27 maggio 2004: Un progetto per discutere: il teatro di Brescia sono intervenuti: Amedeo Bellini, Renato Borsoni, Giorgio Grassi, Giovanni Spalla moderatore: Ugo Rivolta Accogliendo le sollecitazioni provenienti da più parti a promuovere dibattiti su concreti progetti architettonici, la serata è stata dedicata a quello per il teatro di Brescia di Giorgio Grassi, pubblicato integralmente da Electa, progetto di cui al piano seminterrato della sede dell’Ordine sono stati esposti i disegni originali e il plastico. Invitato da Ugo Rivolta, moderatore della serata, lo stesso progettista ha presentato i relatori: Renato Borsoni, operatore teatrale e promotore di diverse rappresentazioni ambientate in luoghi storici di Brescia, Giovanni Spalla, amico personale di Grassi che si è occupato del restauro del Palazzo Ducale di Genova, Amedeo Bellini, esponente della corrente dei “ conservatoristi” . Aprendo la serie degli interventi, Borsoni, in passato studente di architettura, ha ricordato il suo rapporto particolare con l’area su cui ha operato Grassi, il cosiddetto “ complesso di Santa Giulia” , una zona di Brescia in cui secoli di storia si sono sovrapposti. Qui, tra l’antico Capitolium e la chiesa di Santa Giulia, la forma di un antico teatro romano, scoperto nel corso di lavori di recupero dell’area, fu utilizzata da Borsoni per ambientarvi la morte di Adelchi durante una rappresentazione itinerante dell’omonima tragedia di A. Manzoni. Nacque così l’idea di restituire il teatro alla sua antica funzione di luogo d’incontro per la città, proponimento accolto dal sindaco e successivamente avallato nel ’96 dalle autorità competenti, che affidarono a Grassi il progetto, purtroppo mai realizzato. Borsoni ha rinnovato con calore l’invito alle autorità a cogliere l’occasione di un’opera tanto vitale,
affascinante e, a suo dire, realizzabile. Anche Spalla gli ha fatto eco: il progetto di Grassi va realizzato perché è un progetto per la città. Dopo questa premessa, entrando nel merito delle soluzioni architettoniche adottate, egli ha rilevato alcune “ aporie” , alcune difficoltà progettuali, come il rapporto tra i “ frammenti” rinvenuti nell’area, destinati ad usi diversi da quello teatrale, e la loro collocazione nello spazio teatrale. Registrando che il fascino del progetto deriva dal suo essere un insieme di “ frammenti di teatro” , Spalla ha osservato che questo progetto e quello analogo per il teatro di Sagunto, dello stesso Grassi, producono “ trasformazioni” molto forti dell’esistente. Ampio e, per così dire, “ iniziatico” , l’intervento di Amedeo Bellini, che ha esposto le sue riflessioni sul rapporto tra restauro e conservazione, definendo quest’ultima come attività che rifiuta “ gerarchie a priori” di ordine culturale ed estetico per stabilire cosa salvare e cosa sacrificare dei monumenti del passato. Entrando nel merito del progetto, Bellini ha mosso una serie di rilievi ai suoi presupposti teorici, criticando soprattutto l’idea di destinare l’area di Santa Giulia a spazio teatrale, in quanto quel luogo, nel trascorrere del tempo, ha visto sovrapporsi edifici dalle funzioni diversissime, non meno degne di considerazione, come ad esempio quel Palazzo Gambara di cui Bellini contesta la definizione, data da Grassi, di “ resto patetico e muto frammento” . Ogni resto del passato, ha continuato Bellini, ci parla, se opportunamente interrogato, poiché illustra la civiltà materiale che l’ha prodotto anche se non è un monumento “ eccezionale” : la “ conservazione della norma” è il criterio a cui si attiene il conservatore, che è colui che “ accetta la trasformazione” e “ massimizza la permanenza” di tutti i documenti architettonici del passato. Le repliche di Grassi e di Spalla si sono concentrate sull’inevitabile “ storicizzazione” di ogni intervento di recupero e restauro, attività che rispecchiano i loro tempi, sull’inapplicabilità del principio per cui ogni testimonianza va conservata (anche l’intonaco del ‘700!) e sulla necessità di operare scelte, basate ad esempio sul criterio dell’impiego del monumento, perché si realizzino progetti concreti. Bellini ha difeso le sue posizioni di conservatore a oltranza, sempre in un clima di forte ma serena contrapposizione ideologica. • 3 giugno 2004: Scrittura e progetto sono intervenuti: Ettore Sottsass, Lea Vergine, Francesca Alfano Miglietti, Franco Raggi “ Perché gli architetti scrivono?” è la domanda con cui il moderatore Franco Raggi ha aperto la serata del 3 giugno scorso dedicata a scrittura e progetto. Lo spunto della conferenza è stata la raccolta di scritti di Ettore Sottsass uscita re-
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centemente per le edizioni Neri Pozza a cura di Barbara Radice e Milco Carboni. Gli architetti scrivono perché osservano e, in questo modo, raccontano, ha proseguito Franco Raggi nel presentare il libro, che è una raccolta dei pensieri di Sottsass, non un manuale teorico o didattico. L´opera comprende scritti del famoso architetto-designer dal 1946 al 2001, e raccoglie testi che espongono non progetti, ma il mondo osservato attraverso viaggi e pensieri. Sottsass è uno scrittore politico senza essere né ideologico né moralista, ha proseguito Lea Vergine durante la serata, affermando che lo è in quanto militante contro il cattivo gusto, senza essere peraltro accademico. Lea Vergine ha descritto poeticamente il libro non come un album dei ricordi, ma come lo spart it o di quello che avremmo potuto fare e di quello che ancora possiamo fare nonostante il tempo che passa. Per lei è un libro con il quale s’impara a vedere. Ultimo dei relatori della serata, Francesca Alfano Miglietti ha ricordato la sua esperienza personale nella lettura del libro, che per lei è un manuale di architettura in quanto, pur non parlando di tecniche costruttive, parla della casa felice, dell´uomo, delle sensazioni, degli stupori, esattamente come dovrebbe fare un architetto. A proposito della copertina, a suo giudizio poco riuscita, Francesca Alfano Miglietti ha sostenuto che un libro come quello di Sottsass non ha bisogno di una copertina allettante, in quanto piace abbastanza da solo. A conclusione degli interventi Franco Raggi, per il quale il libro vuole aiutare il lettore a migliorare la qualità della vita e a cercare la felicità, ha passato la parola a Enzo Mari ed Ettore Sottsass, presenti tra il pubblico, per le battute finali. Enzo Mari, che abitualmente paragona le persone agli animali, ha visto in Sottsass un albatro, uccello dal volo maestoso, perché come lui si lascia trasportare con un grandissimo senso dello spazio e della libertà. Ettore Sottsass ha ribadito il suo carattere curioso e attento a quello che fa e che vede, e ha affermato che è sempre stato un po’ perplesso nei confronti della vita e per questo ha sempre voluto capire. In chiusura il famoso architetto-designer ha ringraziato gli intervenuti per aver detto cose che nemmeno lui ha mai pensato, ben contento che lo abbiano fatto. • Il ciclo estivo delle Serate di Architettura promosse dalla Fondazione dell’Ordine si è concluso con: – Cina-città: una nuova città per 80.000 abitanti 15 giugno 2004 con Augusto Cagnardi; ha condotto: Marco Engel. – I beni culturali e ambientali dopo il Codice Urbani – serata organizzata con INU Lombardia
16 giugno 2004 con Fortunato Pagano, Carla Di Francesco, Umberto Vascelli Vallara, Carlo Bertelli, Andrea Filpa, Marco Parini, Andrea Poggio, Aldo Castellano; moderatore: Marco Engel. – Volo a Vista II - Una ricognizione sullo stato della cultura architettonica italiana 24 giugno 2004 con Luciano Semerani e Antonio Monestiroli; ha condotto: Adalberto Del Bo. – “Architettura senza fissa dimora” proiezione del video “ Panorama 2004 – Maison Cinema” : un montaggio di scene cinematografiche sul tema dell’architettura 1 luglio 2004 con Antonio Borghi e Claudio Scotto. Convenzioni Nel proseguire con la pubblicazione di due nuove convenzioni, si comunica che tutti i dettagli delle stesse e delle precedenti sono reperibili sul sito dell’Ordine (www.ordinearchitetti.mi.it), settore convenzioni. • CEDCAMERA offre, a tutti gli iscritti, uno sconto del 30% sugli abbonamenti annuali ai Prezzi Informativi delle Opere Edili di Milano Per maggiori inf ormazioni: www.mi.camcom.it, www.abcimpresa.com, oppure telefonare al numero verde 800/832014. • Centro Medico Fisioterapico ACQUALIFE Salute e Benessere di Novegro di Segrate offre speciali condizioni per tutti i servizi che consentono di raggiungere e mantenere l’efficienza del corpo, la forma fisica, la cura estetica del corpo, prevenire e curare le principali patologie osteo-artro-muscolari e combattere lo stress. Per maggiori inf ormazioni: t el 02.70.200.940 Ricordo di Lorenzo Forges Davanzati (1929-2004) Ho progettato con Lorenzo per oltre vent’anni, gli ultimi vent’anni dall’inizio degli anni ’80. Non voglio parlare, in questa occasione, di architetture, progetti, realizzazioni, collaborazioni nel tempo, idee rimaste nel cassetto, occasioni perdute o meno, ecc: ci sarà un’altra opportunità, una giornata di studio, sulla sua attività professionale (che stiamo organizzando con il Politecnico, la Facoltà, l’Ordine, gli amici più cari e vicini) e, spero, una pubblicazione, in futuro, che riassumerà criticamente la produzione progettuale – un periodo di quasi 50 anni – le realizzazioni nel campo architettonico, del recupero, del design..., nè voglio sottolineare la sua concretezza intellettuale (le sue capacità di lettura e di reazione nelle occasioni di coinvolgimento professionale e non), la sua attenzione seduttiva (e il rapporto con le donne, la figura femminile certamente l’interlocutore più importante, protagonista nell’arco lungo della propria vitalità esistenziale), l’ironia e l’autoironia
(una costante di comportamento nel rapportarsi e nel sottolineare le relazioni interpersonali)... In queste brevi note voglio mettere in rilievo un elemento distintivo, una peculiarità dei suoi tratti, non solo elemento di riconoscimento specifico, ma di fortissima caratterizzazione umana: la sua capacità cioè di relazionare, fondere, tradurre il linguaggio dei segni e delle parole, una capacità naturale, senza artifici nè forzature, per esprimere con la massima chiarezza non solo il linguaggio dell’architettura ma, per certi versi più complesso e composito, il linguaggio del cosiddetto “ quotidiano ” . Una relazione di Lorenzo intorno ad un progetto in formazione, un’analisi urbanistica di un’area, una forma architettonica da analizzare, ecc, erano quasi sempre espresse secondo modalità espositive dove l’alternanza di brevi pensieri (le parole scritte) e di interpretazioni formali graficizzate (le visualizzazioni tridimensionali) tendevano ad esprimere con rara limpidezza – in funzione della tematica oggetto di riflessione – le intenzioni, le idee, le esplorazioni, elaborate dall’autore. Una metodologia di pensiero e di rappresentazione che non si esauriva nei cosiddetti segmenti di competenza professionale, ma che investiva il complesso sistema di “ interpretazione ” (leggibilità e introspezione) e di “ traduzione” (espressività e significanza) nei quali è coinvolto quotidianamente ogni operatore, attento alla fattibilità della propria realtà progettuale e produttiva. Esemplifico pensando alla figura e a certi comportamenti di Lorenzo: la riunione di gruppo o di intergruppo, la commissione regionale o comunale, l’ufficio tecnico pubblico o privato non erano solo oggetto di attenzione e comunicazione ma – in molti casi – soggetto di indagine e rappresentazione intorno al luogo, al clima del momento, alle caratteristiche umane e caratteriali di alcuni personaggi, che diventavano subito profili da ritrarre, “ sezionare” , caricaturare: un’occasione di indagine esplorativa – raccontata e annotata attraverso sintetici flash in bianco e nero e alcuni “ fumetti” di commento – che contavano molto più di un serioso verbale d’ufficio o di un rapporto documentale dattiloscritto. Analogo approccio davanti alla “ lettura” di un paesaggio, di una strada, di un intorno urbano, di uno spazio costruito, lungo l’itinerario di un viaggio, nell’esplorazione di una città...: i luoghi, gli spazi, le presenze da osservare, diventavano occasioni continue di rilevazioni e messe a fuoco, di esplorazioni dentro e fuori i confini fisici delle singole strutture... si riempiono gli album e i taccuini di sezioni, dettagli, spaccati, prospettive, note e appunti, misurazioni e rimandi come in un diario di un esploratore, questa volta osservatore attento di forme, di relazioni spaziali, di richiami alla storia più recente e passata, e narratore de-
scrittivo attraverso una “ tessitura” di segni, tratteggi, sfumature, condotta secondo una trama finalizzata all’interpretazione e alla decifrazione del contesto, all’analisi ambientale, ai richiami e ai riferimenti dei maestri...; poi le pagine fittamente illustrate e annotate si offrivano all’attenzione dell’amico progettista, del docente, del compagno di viaggio, dell” occhio attento” che rileggeva e reinterpretava, per arricchire il patrimonio di riflessioni e conoscenze intorno ai soggetti rappresentati. Differenti per lo scenario al contorno, ma con certe affinità soprattutto nell’atteggiamento dell’autore, gli itinerari vissuti e illustrati all’interno delle Case di Cura (Lorenzo sottolineava con ironia le sue 12/13 operazioni subite, paragonandole alle varie ” mostrine” colorate che arricchivano il pettorale del generale, per elencare le campagne di guerra) dove la “ maschera” della sofferenza e la gestione della cura trovava nei vari personaggi – attori e comparse – i protagonisti dello “ spettacolo” quotidiano dentro le vecchie e nuove mura ospedaliere: medici, suore, portantine, lettighieri, infermiere... sullo sfondo di corridoi, latrine, carrozzelle, stampelle, protesi, squarci di sale operatorie. Anche qui l‘ambiente ordinario è osservato e interpretato con lo sguardo lucido e beffardo, senza attenuanti o rassegnazioni: il racconto figurato finisce però con il protagonista che, armato di carrozzella “ fuori-serie” , fugge con la bellissima infermiera in minigonna, sulle ginocchia! Proprio durante un decorso “ postconvalescenziale” Lorenzo ha prodotto (si era intorno alla metà degli anni ‘70) una sequenza di monumenti funerari (più esattamente una ventina di lastre tombali, rappresentate in vista assonometrica e dettagliate singolarmente nei vari materiali d’uso) dedicati a personaggi noti, meno noti, sconosciuti o inventati: una carrellata di immagini al tratto, di straordinaria efficacia ed espressività grafica, dove il tema della memoria viene accantonato lasciando spazio esclusivo alle simbologie tradizionali di richiamo terreno (la maxi-pulsanteria laterale per aprire automaticamente – tipo ascensore – la lastra di copertura, il superfallo a colonna-cannone bronzei – in posizione centrale ed eretta – a ricordo delle virtù militari e prestazionali del generale scomparso, il video non-stop tra le foto dei defunti per allietare la memoria dei mancati e la presenza dei parenti in visita, il calco nudo in poliestere colorato al naturale del busto e del bacino della fanciulla in fiore per “ non far dimenticare” all’amato le ore felici): come nell’annedottica scolpita dei bassorilievi nascosti nelle cattedrali gotiche o nelle straordinarie composizioni pittoriche delle tavole di Bosch, il tema della pietas è ribaltato per lasciare il posto alla fantasia più “ allegorica” e di stravolgimento delle immagini di
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Open Studio: lettera aperta ai colleghi
Il Consigliere Segretario Luigi M. Mirizzi
Nei giorni 4 e 5 giugno scorsi, nell’ambito del ciclo di iniziative della “ Festa per l’architettura” , la Triennale ha organizzato l’evento “ Open Studio” , l’apertura di un numero selezionato di studi di architetti e colleghi. Molti amici e colleghi architetti, mi hanno sollecitato a scrivere questa breve nota, per interrogarsi sulla correttezza e la rappresentatività della selezione, all’interno dei 12.000 iscritti al nostro Ordine di Milano. Ritengo non trasparente questo tipo di selezione, e soprattutto non trovo giusto il mancato coinvolgimento dell’Ordine stesso, che avrebbe sicuramente reso partecipe la base degli iscritti. Nulla mi fa pensare ad una cattiva fede dei 16 partecipanti alla manifestazione, che in alcuni casi sono stati ottimi colleghi di lavoro ed amici di lunga data, ma proprio per questo non giustifico l’atteggiamento dell’ente organizzatore. La trasparenza e la chiarezza di intenti sono per me, e non solo per me, sintomo di pluralità e omogeneità di vedute. Se la manifestazione era dedicata ai cittadini milanesi, e agli studenti, ben venga l’apertura di tutti gli studi dei colleghi, che svolgono giornalmente, con serietà e professionalità, il 95% del lavoro, e non sono mai sulla ribalta, nè godono di visibilità come in questa occasione. Non che i colleghi selezionati dalla Triennale abbiano bisogno di pubblicità, neanche tanto occulta, ma per una questione di principio, e di coerenza nei confronti di tutti noi. Come sempre la categoria degli architetti sembra doversi distinguere da tutte le altre, che in questo tipo di occasioni si fanno forza della loro compattezza e unicità di intenti. Gli architetti invece, in questi frangenti, si frammentano in gruppi isolati e non danno visibilità alla pluralità delle voci e del modo di svolgere la professione. A mio giudizio una categoria che non riesce ad avere una coesione totale, neppure in queste occasioni, non può aspettarsi di avere la rispettabilità ed il riconoscimento che ci è dovuto, e che per le altre categorie risulta essere scontato.
Il Presidente Raffaele Sirica
Roberto Marcatti Milano, giugno 2004
Fausto Colombo Proroga elezione Consiglio Nazionale e Ordini territoriali Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori presso il Ministero della Giustizia Roma, 23 giugno 2004 A tutti i Consigli degli Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori d’Italia. Oggetto: Elezione Consiglio Nazionale e Ordini territoriali Dando seguito alla precedente corrispondenza di questo Consiglio Nazionale sull’argomento in oggetto, si comunica che il Consiglio dei Ministri, nella riunione n. 161 del 22 giugno 2004, tra gli altri provvedimenti ha approvato un decreto-legge che differisce al 31 dicembre 2004 il termine di scadenza dei Consigli degli Ordini professionali (provinciali, regionali e nazionali), già previsto per il 30 giugno 2004. Il differimento in questione, come si legge dal comunicato stampa del Consiglio dei Ministri, è finalizzato “ a coordinare tale scadenza con il regolamento che definirà le procedure elettorali ed il funzionamento degli organi disciplinari, in corso di predisposizione” .
Il caso Fiera Con la pubblicazione, il 2 febbraio scorso, da parte del Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni del Decreto di approvazione della variante al PRG che trasforma il recinto storico della Fiera di Milano in area destinata a residenza e servizi – con edificabilità di circa 900.000 mc su un’area di 125.000 mq e con la cessione ad uso pubblico di alt ri 125.000 mq – nelle intenzioni delle pubbliche amministrazioni che se ne sono occupate (Comune e Provincia di Milano, Regione Lombardia), si sarebbe concluso il loro ruolo di indirizzo e conformazione urbanistica, in realtà sviluppatosi quasi totalmente al di fuori di qualsiasi controllo pubblico. D’ora in poi, la questione sarebbe tutta e solo nelle mani del Consiglio di amministrazione di Fondazione Fiera di Milano che esaminerà le proposte degli aspiranti acquirenti, di cui non verrà rivelato il contenuto sino alla scelta dell’assegnatario, sulla base dell’offerta economicamente più vantaggiosa per Fiera. Il tutto, come si vede, con l’assoluta segretezza e discrezione che si conviene negli affari economici importanti, ma come non si conviene affatto nelle questioni che riguardano la città e i cittadini. In realtà il problema urbanistico del quartiere Fiera è noto da tempo alla miglior cultura urbanistica milanese: La Fiera di Milano, si insediò nel 1922 sull’area dell’ex piazza d’Armi, la cui giacitura aveva un orientamento difforme dai tessuti edilizi circostanti, perché il Piano Beruto nel 1899 la disegnò secondo un’astratta simmetria con la giacitura del Cimitero Monumentale rispetto all’asse di corso Sempione, provocando inconvenienti via via più gravi sia dal punto di vista viabilistico che di un corretto assetto insediativo urbano, cui nel tempo numerosi studi e progetti cercarono di ovviare proponendo riassetti urbanistici che ricomponevano l’andamento di quel brano di città rispetto al tessuto edilizio circostante: nel 1937-38 con il Progetto di Concorso per la Nuova Fiera al Lampugnano di Bottoni, Lingeri, Mucchi, Terragni, nel 1938 con il Progetto Milano Verde degli architetti Albini, Belgiojoso, Bottoni, Gardella, Mucchi, Peressutti, Putelli e Rogers, nel 1945 con il Piano AR, tra il 1946 e il 1951 con i progetti di de Finetti su incarico del Consiglio di amministrazione della Fiera. Quando, nel 1994, l’Accordo di Programma tra Ente Autonomo Fiera di Milano, Regione Lombardia e Comune di Milano fissò la decisione di dismettere dagli usi f ierist ici la superf icie di 314.000 mq corrispondente al recinto storico, si presentò l’occasione concreta per dare coerente soluzione a quell’irrisolta questione. Si trattava, ovviamente, di avviare un’approfondita discussione sui
contenuti degli strumenti d’indirizzo urbanistico. Come si è detto, invece, non ci verranno fatti conoscere i contenuti dei progetti presentati sino a decisione avvenuta. Tuttavia, l’analisi dei dati della variante ci consente di prevedere quali saranno le inevitabili conseguenze della concentrazione di una densità territoriale così elevata (1,15 mq/mq), su una superficie fondiaria così ristretta (125.000 mq). Anche riducendo al minimo lo sviluppo della rete viaria necessaria (tre assi viari di 15 metri di calibro, su un lotto di circa 300 metri di lunghezza), la densità fondiaria non potrà essere inferiore a 8 mc/mq, e il volume si distribuirà su 60 torri da 40 metri di altezza, o 30 torri di oltre 70 metri o 15 torri di oltre 140 metri. Quale sarà l’effetto sul tessuto edilizio preesistente e circostante, che ha altezze medie dalla metà ad un ottavo dei nuovi edifici, a seconda della soluzione adottata, è facilment e int uibile. A meno che i 125.000 mq di superficie pubblica vengano utilizzati per diradare questa incredibile concentrazione volumetrica, inframmezzandoli alla superficie fondiaria. Paradossalmente, in questo caso, anziché richiedere la cessione ad uso pubblico del 50% dell’area (motivata solo dall’immagine di una sorta di spartizione mezzadrile tra pubblico e privato) sarebbe meglio aumentare la superficie fondiaria, consentendo così l’utilizzo di soluzioni planivolumetriche più compatibili con il tessuto edilizio preesistente e circostante. Ciò, ovviamente, richiederebbe un’idea chiara e pubblicamente dichiarata e condivisa di dove s’intenderebbero ricollocare strategicamente le superfici pubbliche non cedute all’interno dell’area di intervento, su cui, invece, l’Amministrazione comunale ostinatamente tace. I cittadini del quartiere Fiera, per niente convinti della bontà di affidare la definizione della trasformazione urbana della propria città “ agli archit et t i più f amosi del mondo” , ingaggiati in maniera certamente non disinteressata “ dai gruppi immobiliari più importanti del mondo” , il 28 aprile scorso hanno presentato al TAR un ricorso contro la legittimità di tale procedura, contando che in questo modo si possa riaprire una reale discussione che affidi alla decisione pubblica ciò che sinora é stato concordato in ristretti comitati di affari. Sergio Brenna, Milano, maggio 2004
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riferimento tradizionali (e l’ironico ghigno dell’autore fa capolino tra i profili di contorno). Per Lorenzo la quotidianità degli avvenimenti e il ruolo dei personaggi era materia di commento scritto e parlato (dal Muro di Berlino a Tangentopoli, da Berlusconi alla guerra del Kosovo, dal messaggio terroristico alla TV spazzatura, dal quesito di Fatima al “ celodurismo” di Bossi) e oggetto di messaggi continui: per fax, lettera, cartolina illustrata, memoria telefonica. Decine e decine, forse centinaia, di amici, compagni e compagne, collaboratori, architetti, artisti, professori hanno ricevuto, in tempi diversi, in occasioni ordinarie e straordinarie, per l’anniversario o per il ricordo, per l’evento eccezionale o per semplice appunto, un segno, un disegno, una storia, un fumetto, una decorazione, una nota... da Lorenzo: il “ filo rosso” (come direbbero i letterati), il filo nero (il contorno a “ fil di ferro” ) come diciamo noi, ha legato nel tempo la rete di amicizie, di affetti, di conoscenze, di collaborazioni, di rapporti solidali, di beffe, sberleffi e risate... Mi piace ricordarlo così, portamento eretto, sempre piuttosto elegante (con il classico, gessato-Palermo, nelle occasioni più prestigiose), con il farfallino multicolore al collo e, nel taschino, l’immancabile penna stilografica Mont-Blanc, pennino d’oro e inchiostro nero.
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a cura di Manuela Oglialoro
partirà la sperimentazione che durerà fino al mese di agosto. A dicembre si concluderanno i lavori per il raddoppio di Peschiera Borromeo (10 per cento) delle acque. Entro la fine del 2004 tutte le acque di Milano dovrebbero essere depurate.
Architettura
Navigli
L’Atlante delle meraviglie. La Phaidon pubblica una spettacolare rassegna degli edifici contemporanei (da “ Il Sole 24 Ore” del 13.6.04) La nota casa editrice inglese, Phaidon, specializzata nei cataloghi d’arte e libri d’architettura, pubblica un Atlante dell’Architettura mondiale in 810 pagine. Fulvio Irace considera questo volume “ un ideale pendant dell’ultima edizione della biennale di Venezia – Next. Il Phaidon Atlas può dunque essere descritto come un manuale del day after, la conseguenza dell’esplosione dell’architettura sul territorio del pianeta” .
M ilano cambia volto alla Darsena. Competizione europea per dare lustro a un’area storica della città (da ” Edilizia e Territorio” del 24/29-5.04) È stato indetto dal Comune di Milano il Concorso Internazionale per la riqualificazione della Darsena, luogo dal grande valore simbolico. Fin dal Medioevo fu il punto di approdo di tutte le merci che arrivavano via fiume. Ora è uno dei centri della vita notturna di Milano. Risistemare un’area vitale per la città è l’obiettivo del concorso. Si giunge a questo passo dopo l’Accordo di programma del 2003 del Comune con la Regione e il Master Plan dello stesso anno che ha definito le priorità.
Rassegna
Nella bottega dell’architetto. Da Sottsass a M endini: aperti al pubblico gli studi dei designer (dal “ Corriere della Sera” del 10.6.04) La Triennale di Milano, in occasione della “ Festa per l’Architettura” , ha organizzato l’apertura al pubblico degli studi di architettura della città. “ È un’ottima idea, da ripetere, per avvicinare il mondo del progetto ai cittadini – afferma Mario Bellini. Studio aperto significa anche trasparenza, invito a vedere” . Arte Cinque monaci in cerca di sponsor. Dalle cantine a Sant’Ambrogio. Gli splendidi “Pleurants” ora vanno restaurati (dal “ Corriere della Sera” del 15.6.04) Li chiamano i “ Piagnoni” : sono i cinque monaci benedettini in marmo di Condoglia, con il manto dipinto di nero, scolpiti nel XIV secolo da un anonimo artista di scuola borgognona. Costituiscono una rarità nel nostro paese. Le statue sono state collocate nell’austero salone del Capitolino, in Sant’Ambrogio. Ora attendono il lavoro di restauro. M ilano Una nuova Grande Brera e il destino dell’Accademia (dal “ Corriere della Sera” del 6.6.04) La notizia che l’Accademia lascerebbe il quartiere cui è storicamente legata ha suscitato qualche perplessità. Nell’articolo Carlo Bertelli ripropone un progetto in discussione da vent’anni relativo alla riorganizzazione della Pinacoteca, comprendente anche la storica chiesa di Santa Maria di Brera. Il programma non fu realizzato. Oggi si apre la possibilità di progettare la Grande Brera che era stata sognata dai suoi direttori, da Ettore Modiglioni a Franco Russoli. “Via il ponte della Ghisolfa. Arriva il tunnel antitraffico”. Sarà abbattuto il cavalcavia. Intervento da mille milioni (dal “ Corriere della Sera” del 10.6.04) Il ponte della Ghisolfa, Monteceneri - Serra, sarà abbattuto e al suo posto sarà costruito un tunnel lungo sette chilometri che correrà sotto l’asse ferroviario di Garibaldi-Repubblica. In superficie verrà realizzato un viale alberato. Il tunnel permetterà di arrivare in circa sette minuti alle maggiori autostrade. I collegamenti previsti sono con la Fiera Portello e Pero-Rho. Sarebbe il primo tunnel a pagamento della storia di Milano. Il project financing verrà presentato al Comune di Milano dalla Torno, Advisor Mediobanca. Parte il depuratore, M ilano ferma la multa. Finiti i lavori a “San Rocco”. Il Comune: ora speriamo che l’Europa chiuda la vertenza (dal “ Corriere della Sera” del 2.6.04) Il nuovo impianto per il depuratore di Milano, completato con tre mesi di anticipo, è pronto e pulirà il 40 per cento delle acque reflue. Adesso
Progetti Fondi dal Lotto, parte il M useo del Design. Finanziamenti per la cultura (dal “ Corriere della Sera” del 4.6.04) Ottenuta l’approvazione del Piano del Lotto 2004-2006, che prevede diversi interventi a favore della cultura: il più importante sono i 5 milioni e mezzo di euro con i quali si potrà dare il via alla realizzazione dell’annunciato Museo del Design alla Triennale. Altri 4 milioni circa di euro andranno al Museo della Scienza e della Tecnica e una cifra analoga servirà all’Archivio di Stato. Fintecnica a caccia di partner. Alleanza per l’area ex manifattura (da “ Edilizia e Territorio” del 31.5/5.6.04) Fintecna cercherà un partner immobiliare per la trasformazione urbanistica dell’area ex manifattura Tabacchi a Milano, 80 mila mq di cui la società statale è proprietaria. Fintecna, Comune, Regione Lombardia e agenzia del Demanio hanno raggiunto un’intesa sulle destinazioni future di piano regolatore. Ci saranno: una sede del Centro di cinematografia, uffici, edifici commerciali e residenze. Fintecna venderà all’operatore selezionato non appena definito il piano urbanistico. Traffico Contro il traffico servono finanziamenti straordinari (dal “ Corriere della Sera” del 1.6.04) Il sindaco Gabriele Albertini, parlando dell’emergenza traffico, chiede, oltre ai “ poteri straordinari” , anche finanziamenti straordinari: una cifra che si aggira intorno ai 130 milioni di Euro. Oltre al prolungamento della linea 1, da Sesto San Giovanni a Monza-Bettola, è previsto un altro intervento: la pedonalizzazione di via Filodrammatici, a conclusione dei lavori alla Scala.
a cura di Antonio Borghi La bellezza è partecipazione Un pool di esperti o personaggi di fama internazionale fisserà le linee estetiche da seguire a Milano – “ Un’authority dello stile contro il degrado” . Così l’undici maggio scorso il vice sindaco De Corato interveniva sulla cronaca milanese del Corriere nel dibattito sulla bellezza che – tra richiami, appelli, commissioni, movimenti di opinione ed associazioni, pool di esperti, corsi di formazione e concorsi di architettura – è diventata una priorità nell’agenda politica e nel dibattito culturale milanese. Lo stesso giorno sullo stesso quotidiano Francesco Casetti, docente alla Università Cattolica di Milano, offriva un interessante contributo su questo tema, intitolato La bellezza è vivibilità non un pezzo da museo. Da due giorni la parola d’ordine sembra essere “ decoro” . Di fronte alle brutture che stanno invadendo la città, il sindaco propone di ristabilire un minimo di pulizia. Sui muri, da cui andranno cancellate le scritte selvagge. Nelle strade, da cui andrà rimossa la piccola immondizia (l’anno scorso il Comune aveva proposto dai suoi manifesti di “ tapirare” i trasgressori...). Nei giardini pubblici, da cui per intanto si tolgono opere d’arte da choc come i bambini-fantoccio che Cattelan ha impiccato a un albero secolare. Non c’è dubbio, una maggior pulizia ci vuole: è un segno elementare di attenzione alla città. Ma che il “decor” basti per far bella Milano, su questo c’è qualche dubbio. Che cosa è infatti la bellezza di una metropoli? Cent’anni fa, uno straordinario sociologo che abitava a Berlino, Georg Simmel, se lo era già chiesto. Nella metropoli regnano il tumulto, la confusione, la folla e la follia: è dunque difficile incontrarvi il bello, che infatti viene confinato in luoghi speciali, come il museo, il palazzo pubblico, il luogo di culto, la dimora signorile. Fuori di questi luoghi, nel migliore dei casi abbiamo l’eccentrico, che serve più a colpire che a piacere. In questo scenario, cent’anni fa come oggi, richiedere il “ decoro” è fare solo opera di re-
stauro superficiale. Ci vuole dell’altro: ed è dell’altro che la città richiede. Innanzit ut t o la bellezza è vivibilità. I graffiti non aiutano: ma ancor meno aiuta la difficoltà del traffico, l’improvvisa strozzatura nella strada, l’acciottolato sconnesso, la mancanza di piste ciclabili. A Milano ci si sente spesso compressi, un po’ prigionieri, senza aria attorno: e allora viene voglia di sognare, più che un bel muro ripulito, un po’ di spazio libero, magari con quegli alberi che, come gli anziani, sono gli esseri che più soffrono nella grande città. Poi la bellezza è stupore. I bambini-fantoccio indignano: né serve dire che l’arte deve sorprendere. Stupore è invece la meraviglia che increspa la vita quotidiana: un negozio che apre in un quartiere, una nuova illuminazione nella via, la possibilità di prendersi una pausa all’aperto, degli artisti di strada che fanno bene la loro parte. La bellezza è anche appropriazione. È far proprio lo spazio urbano, non attraverso l’occupazione anarchica del suolo pubblico (molti gazebo o tavolini di caffè sono come le auto in terza fila: ostacoli invece che trampolini), ma attraverso il senso di un possesso collettivo. Alle colonne di San Lorenzo c’era qualche tempo fa un graffito che diceva: “ questo muro è tuo” . Purtroppo si trattava di pubblicità, ma l’idea era buona lo stesso. “ Questa città è tua”: mi piacerebbe che la scritta avvolgesse Milano e ne diventasse la fascia tricolore. Per intanto la riappropriazione può essere anche quella di un istante per sé: le serate intitolate “ Pause” e tenute durante la “ Quaresima” in Duomo sono state appunto bellissime. Infine la bellezza è anche accoglienza. È il diverso che arriva e si confronta con il quotidiano: qualunque aspetto abbia, quello di una merce esotica o di un’opera d’arte paradossale, di una festa piena di numeri o della memoria di un passato che sembrava perduto. Dentro ci sta anche “ quella faccia da straniero” di cui parlava una vecchia canzone degli anni Sessanta. Se poi quel che arriva da lontano sembra brutto, prendiamoci dieci secondi per pensare: come ci insegna il Novecento, domani può diventare un canone estetico.
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Edifici in linea nel quartiere IACP Mangiagalli II, progetto di Franco Albini con Ignazio Gardella, 1950-52, una tappa degli itinerari della Fondazione. Vittorio Gregotti si sofferma sul rapporto tra architettura ed estetica in un Elzeviro sul Corriere del 1° giugno intitolato Ma l’architettura non è solo polemica. Il dibattito intorno all’architettura (argomento il cui interesse pubblico è giudicato scarso e per il quale si accetta con difficoltà un linguaggio specifico almeno come quello usato per il gioco del calcio) oscilla tra estetica e sociologia senza entrare quasi mai nello specifico di una discussione critica (e questo è anche colpa dei critici) sulle sue relazioni costitutive interne, sui suoi metodi e significati, sulle morfologie e sul loro senso e intenzionalità, sui posizionamenti culturali che tuttavia esistono e che devono essere spiegati e confrontati, su ciò che non è solo novità apparente ma proposta necessaria alla stessa sopravvivenza del costruire poeticamente; nonostante l’attuale confusione, nonostante la fuga di molta architettura verso l’esterno delle proprie specificità, verso impropri linguaggi mediatici o verso la coincidenza interessata nei confronti delle opinioni delle maggioranze rumorose. Il progetto di architettura è dialogo critico con gli uomini e con le cose, con i loro interrogativi e contraddizioni, è ipotesi di modificazione del loro stato
per mezzo della messa in opera della forma architettonicamente organizzata, non è scenario della novità né utopia astratta; “ un’architettura degna dell’uomo – scriveva Adorno nel 1965 – deve avere degli uomini e della società un’opinione migliore di quella corrispondente al loro stato reale” . L’architettura è, con l’agricoltura, una delle attività più antiche dell’uomo ed “ abitare” è (per parafrasare un filosofo oggi fin troppo citato) l’” essere stesso dell’uomo sulla terra”. Da questo punto di vista sarebbe bene, credo, occuparsene un po’ più seriamente.
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Riletture
Libri, riviste e media a cura della Redazione
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Rassegna di Valentina Cristini e Giulia Miele Manolo De Giorgi Carlo Mollino. Interni in piano-sequenza Abitare Segesta, Milano, 2004 pp. 168, € 21,00 Raffaella Poletti Zanotta. Design per passione Electa, Milano, 2004 pp. 176, € 80,00 Laura Baini (a cura di) Brera. Guida alla nuova Pinacoteca Electa, Milano, 2004 pp. 368, € 19,00 Alessandro Castagnaro La formazione dell’architetto: botteghe, accademie, facoltà, esperienze architettoniche Liguori, Napoli, 2004 pp. 226, € 17,00 Gianantonio Muratori Arredoterapia Libreria Clup, Milano, 2004 pp. 250, € 18,00 Luca Marescotti Città, tecnologie, ambiente Libreria Clup, Milano, 2004 pp. 410, € 27,00 S. Agostini, S. Guercini, A. Serra Mulini e dintorni, dal passato al futuro R.U.R.A.L.I.A. Edizioni, Milano, 2004 pp. 172, € 22,50 Francesca Floridia, Daniele Vitale (a cura di) Giuseppe de Finetti (1892-1952). Architettura e progetto urbano Poilitecnico di Milano. Quaderni del Dottorato in Composizione Architettonica Libreria Clup, Milano, 2004 pp. 138, € 9,50 Luisa Ferro In Grecia archeologia architettura paesaggio Araba Fenice, Boves (Cn), 2004 pp. 206, € 16,50 André Wogenscky Le mani di Le Corbusier Mancosu, Roma, 2004 pp.142, € 6,00
Architettura organica
La svolta di Dorfles, 1952
Frammenti di sostenibilità
Il titolo del volume Architettura e democrazia – traduzione dell’originale Modern Architecture – annuncia lo spirito che anima la serie di conferenze tenute a Princeton nel 1930 da Frank Lloyd Wright (18691859). Parole appassionate quelle con cui Wright incoraggia la tensione utopica dei suoi studenti, esprimendo i princìpi estetici e creativi dell’architettura organica che egli vede come immagine d’una società libera. Wright dialoga coi modelli architettonici del passato criticandone i canoni compositivi, guidato dall’idea che una “ grande architettura” sia la “ prova più nobile della grandezza umana” . L’autore alterna una fiduciosa visione dell’architettura ad espressioniste e profetiche descrizioni della modernità, svelando i pericoli cui si va incontro quando l’architettura, non trovandosi più “ al servizio dell’umanità” , finisce ad “ essere dannata” – come testimoniano le accorate pagine de “ La città” e “ La tirannia del grattacielo” , dove emerge una lettura demistificante della metropoli verticalizzata e l’auspicio d’un ritorno all’orizzontalità. L’architettura organica, ottimista, terrena, manifesto di un moderno Umanesimo, germoglia contro ogni sorta d’imitazione o soggezione nei confronti dell’ortodossia – sintetizzata da Wright nel simbolo del “ cornicione” , icona del Classicismo. Alla ricerca d’un fertile rapporto tra l’uso dei materiali, delle macchine e la considerazione della figura umana, l’architetto americano guarda alle forme della Natura per coglierne i princìpi generativi: egli evidenzia la fluida continuità tra spazi umani e naturali armonizzando l’edificio con l’ambiente esterno in un unico gesto poetico. Ispirato alle strutture viventi, in antitesi con gli artifici costruttivi, il “ volto della semplicità organica” si condensa in immagini plastiche d’essenziale bellezza come la fioritura del giglio o il concetto di stile, inteso come “ aderenza allo scopo o armonia fra forma e uso” .
Torna, a mezzo secolo dalla comparsa presso la casa editrice NistriListri di Pisa, il prezioso Discorso tecnico sulle arti di Gillo Dorfles e a riproporlo, in una bella e già ricca collana di estetica, sono ora le milanesi Christian Marinotti edizioni. Come l’autore ricorda nella premessa a questa ristampa, il libro era comparso con una prefazione, che equivaleva a un’imprimatur, firmata da Francesco Flora. Il testo dell’autorevole crociano non è stato ripreso in questa occasione, e sotto il profilo filologico c’è da rammaricarsene, ma il sacrificio è stato forse imposto da un’esigenza di chiarezza. È infatti innegabile che la prefazione di Flora datava, in certo modo, il libro – che viceversa di per sé mostra di mantenere oggi la freschezza di un piccolo classico – riportandolo, incongruamente, all’interno di una prospettiva che Dorfles, proprio con quelle sue pagine, decisamente superava. Il Discorso era, infatti, un’operazione culturale antidealistica, di grande efficacia e nettezza. Opera di pensiero, di un pensiero innovatore, il Discorso nella sua incisiva parte iniziale mette bene a fuoco quanto accomuna le arti e lo fa analizzando temi e problemi quali lo stato nascente della creazione artistica e la vita dell’immagine, nonché il significato di: ritmo, ordine, proporzione, simmetria, spazio e tempo: ma non senza subito sottolineare, di questi, la diversificata incidenza e il vario precisarsi all’interno delle singole arti. “ Lo studio dei fenomeni artistici è dei più delicati e difficili: difficile perché richiede la precisione, l’esattezza d’una scienza esatta; delicato, perché dovrebbe essere trattato con la dolcezza e la levità con cui si trattano i fiori che stanno per sbocciare” . Si legge questo programma agli inizi del Discorso. Bisogna dire che in quest’opera Dorfles, maestro di cartesiana chiarezza e di pascaliano “ esprit de finesse” , ne ha fornito un’attuazione memorabilmente persuasiva.
Il libro presenta e analizza la produzione degli ultimi 20 anni dello Studio Pica Ciamarra Associati (il progetto più vecchio è quello dell’edificio CNR a Fuorigrotta, risalente al 1984), evidenziandone le linee di continuità interna, le linee di evoluzione e i motivi di distinzione all’interno del panorama italiano. Secondo l’autore dei testi, Mario Pisani – la sua analisi mi trova sostanzialmente d’accordo – la principale linea di continuità nella produzione dello Studio consisterebbe nella costante attenzione espressa verso il contesto, mentre la principale linea di evoluzione sarebbe riscontrabile nel graduale passaggio da una affinità ai temi figurativi propri del Costruttivismo russo, tipica degli esordi dello Studio, alla maturazione di una consapevolezza ecosistemica che informa con sempre maggior chiarezza i progetti degli ultimi lustri e che costituisce anche il maggiore elemento di distinzione della produzione dei PCA da quella della maggior parte delle altre “ grandi firme” del panorama italiano. Noto con piacere che tra le opere trattate con maggiore attenzione nel libro vi sono proprio i progetti, molto noti, attraverso i quali i PCA hanno portato avanti con maggiore evidenza un discorso incentrato sulla sostenibilità e sul risparmio delle risorse, quali – tra quelli già realizzati – la centrale motori del CNR a Fuorigrotta, la Città della Scienza a Bagnoli e l’edificio per uffici TeucoGuzzini a Recanati. Mi pare infatti che particolarmente con questi lavori i PCA stiano tracciando una via italiana all’architettura sostenibile attraverso la creazione di un linguaggio architettonico originale adeguato al tipo di strategie bioclimatiche la cui necessità nei climi italiani è prevalente e cioè quelle per il raffrescamento passivo: ventilazione, evaporazione, schermatura solare, progettazione del verde.
Irina Casali
Giorgio Casati
Frank Lloyd Wright Architettura e democrazia Roma, Mancosu, 2004 pp. 224, € 6,00
Gillo Dorfles Discorso tecnico sulle arti Marinotti, Milano, 2004 pp. 260, € 19,00
Gian Luca Brunetti
Mario Pisani Pica Ciamarra Associati. Frammenti L’Arca Edizioni, Milano, 2003 pp. 100, € 21,50
Costruire una nuova città
Robbiate fra piano e cartografia
Cacciari della Cosa Ultima
Il testo raccoglie un lungo lavoro (più di 10 anni) di ricerca, censimento e studio dei giardini storici della provincia cremonese, mai finora indagati sistematicamente. Si tratta di un patrimonio culturale straordinario non solo per la ricchezza degli organismi rilevati (oltre 300), ma anche, e soprattutto, per il valore delle realizzazioni che, come scrive Margherita Azzi Visentini, costituisce un “ sorprendente, e per tanti aspetti pressoché sconosciuto, capitolo della storia del giardino paesaggistico che ha interessato tutto il mondo occidentale” . Il libro offre una passeggiata narrativa in un campo ricco e vario, indagato intrecciando percorsi culturali e prospettive differenti: da quello documentario, con la campionatura e schedatura dei più importanti giardini, all’approfondimento storico-critico in cui si è voluto evidenziare la complessità delle dinamiche geo-culturali (morfologiche, estetiche, economiche e sociali) del tessuto cremonese. Così se da un lato si è ricostruita (anche attraverso la pubblicazione di documenti inediti) la vivacità del contesto locale in cui figure di spicco come i fratelli Picenardi e Luigi Voghera svolgono un ruolo di veri e propri precursori nell’introdurre in Italia il “ giardino verde all’inglese” (che va a contrapporsi al “ giardino secco dell’aia” tipico della campagna lombarda) e la nuova cultura del paesaggio legata all’estetica preromantica, dall’altro si è sottolineata l’originalità degli stessi progettisti nel radicare quel sublime anelito all’infinito in un territorio caratterizzato da una pianura uniforme e coltivata. A fianco dei molti notevoli autori dei saggi, vorrei qui limitarmi a ricordare Luigi Briselli e Ezio Quiresi, che con le loro incantevoli fotografie “ alla Monet” hanno saputo restituire quel patto archetipo di armonia stretto fra uomo e natura che è il giardino.
La seconda metà del ’700 vede la trasformazione di San Pietroburgo da città “ orientale” in città europea. Il merito va a Caterina (1762-1796) soprattutto, e ad alcuni dei suoi primi successori. Gianni Mezzanotte, raccogliendo in questa pubblicazione alcuni saggi composti in occasioni differenti, chiarisce in che modo questa trasformazione sia avvenuta, e in particolare mette in evidenza l’inevitabile e necessaria relazione che deve esistere, e che Pietroburgo ben rappresenta, fra le aspirazioni civili, ideali e culturali di una società e la loro manifestazione nell’architettura costruita. Caterina, che intesseva relazioni epistolari con i grandi filosofi illuministi – Voltaire e Diderot soprattutto – crede nella necessità di un’architettura sopranazionale, fondata su princìpi razionali e condivisibili. Gli architetti italiani e francesi vengono considerati come coloro che, a partire dalla conoscenza, e successiva interpretazione, dell’architettura classica, meglio possono raggiungere questo obiettivo. È per mano di questi ultimi, in particolare grazie al bergamasco Giacomo Quarenghi – a cui sono dedicati la maggior parte dei saggi raccolti –, che San Pietroburgo modificherà il proprio carattere. A partire da una ricca documentazione storica, Mezzanotte analizza l’architettura di Quarenghi e il suo particolare legame con l’opera di Palladio, mettendo in evidenza come ogni edificio progettato a San Pietroburgo si configuri come un’operazione di reinterpretazione dei modelli classici. Ciò che Mezzanotte intende mettere in evidenza è come ogni progetto, ogni composizione urbana, si sia costruito a partire da un procedimento analogico, razionale, che ha garantito la realizzazione ogni volta di architetture diverse, espressione di luoghi e necessità derivanti dalla realtà contingente. Un principio questo, ancora oggi, attuale.
Il libro testimonia del dialogo fra il programma dell’Amministrazione Pubblica del Comune di Robbiate (Lecco) e l’elaborazione della variante di P.R.G. Gli autori sono coordinati da G. Motta, che apre con un suo saggio su Piano e cartografia. Sono riprodotte le carte sui temi della residenza che rappresentano soglie storiche, parti del tessuto e nuclei urbani; del verde che leggono la trasformazione di un sistema naturale dagli spazi agricoli ai giardini frammentati; dei luoghi urbani che scoprono nella crescita attuale una possibile idea di spazio pubblico. Queste rappresentazioni propongono il loro doppio come progetto. È illustrato il metodo del sistema informativo geografico (GIS) prodotto in quest’occasione. Seguono le tavole del P.R.G., del Piano dei Servizi, la Relazione e il testo delle N.T.A. La pubblicazione si propone come permanenza dell’esperienza, oltre l’approvazione del piano e delle sue controverse messe in atto e si iscrive a pieno titolo negli esempi di una possibile nuova normativa per la città attuale che si stanno sperimentando, soprattutto nei piccoli centri della metropoli lombarda. In particolare, esemplare è aver saputo costruire, in modo non neutrale, un apparato analitico di un territorio che sia strumentazione tecnica in sé. Uno strumento che, oltre la produzione urbanistica specifica, si propone come origine di ulteriori sintesi. Come una trama predisposta al quotidiano accumulo di conoscenze per la trasformazione del territorio. Come l’indispensabile traccia per gli orientamenti che le amministrazioni debbono saper trovare nella produzione urbanistica. Piani e programmi di diverso profilo che dispongono il territorio in un quadro normativo, che solo ora tende a superare la deregolamentazione tout-court ma che deve trovare il terreno analitico su cui fondare la propria capacità di giudizio.
Un libro importante e chiaro sul lavoro di un filosofo e pensatore che cerca di far incontrare gli strumenti della propria disciplina con i movimenti, non del tutto chiari e lineari, della realtà contemporanea. Un libro che problematizza ancora una volta il concetto di libertà per tentare, attraverso il pensiero, una via per rispondere alle domande dell’anima e alla conoscenza di sé. Il titolo diviene una sorta di astrazione del concetto indagato; tre voci in dialogo tra loro e con i “ Maggiori loro” – da Platone a Husserl, da Tommaso a Cusano a Karl Barth – che rispondono, ognuno dando voce al proprio ” demone” , alla cosa ultima, ovvero all’inizio. L’ascesa verso il problema filosofico fondamentale, l’attenzione al “ cominciamento” del fattore umano diventa l’ossatura per ristabilire dei vincoli necessari per la stessa sopravvivenza della libertà di pensiero. Tutto teso verso la concezione della “ cosa” come soggetto finito dell’infinità stessa dell’uomo e della sua inestricabile singolarità. Finito e infinito diventano i due interlocutori privilegiati del discorso a tre voci. Un viaggio, dentro il pensiero delle cose del mondo, dentro lo stesso pensiero: il principio – apeiron –, la materia, il discorso, il bene e il male, l’inizio, insomma la filosofia che torna a manifestarsi per quello che è sempre stata, movimento di liberazione dello spirito umano. E come tale incontra la questione del Dio, teo-logia (in Nietzsche, Cusano, Barth) dell’infinito razionale e irrazionale, della loro misura, dell’errore troppo umano di ritenersi liberi e di non voler riconoscere il proprio destino. Il Congedo è teso all’anima al “ Futuro Remoto” che l’inizio preserva e che l’uomo progettante (l’architetto), indaga con i suoi strumenti rivolti alla materialità più immediata e concreta ma sempre più vuoti di anima, di principio, di infinito.
Sonia Milone
Martina Landsberger
Marida Brignani, Luciano Roncai (a cura di) Giardini cremonesi Delmiglio, Persico Dosimo, 2004 pp. 318, € 40,00
Gianni Mezzanotte Le voci di San Pietroburgo. L’architettura del saper fare neoclassico per gli zar Skira, Milano, 2004 pp. 168, € 24,00
Giulio Barazzetta Francesco Fallavollita
I. Bonetti, M. Carones, G. Motta, A. Pizzigoni Le carte di Robbiate, la costruzione di un piano fra cartografia e progetto Tecnograph, Bergamo, 2003 pp. 162, € 28,00
Massimo Cacciari Della Cosa Ultima Adelphi, Milano, 2004 pp. 554, € 45,00
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Cremona e i suoi giardini
Mostre e seminari a cura di Sonia Milone
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Rassegna mostre
Rassegna seminari
Franco Fontana. Ombre e colori Milano, Palazzo Reale piazza del Duomo 12 18 giugno - 5 settembre 2004
Festival dell’architettura Parma • 21 settembre 2004 – ore 11.00: Giorgio Grassi: il progetto per il teatro romano di Brescia (Visita alla mostra e incontro con l’autore) Museo Archeologico - Pilotta – ore 21.30: Leon Battista Alberti e la modernità (Tavola rotonda) Piazzale San Francesco • 22 settembre 2004 – ore 21.00: Figura e progetto (incontro con Alessandro Anselmi e Aimaro Isola) – ore 23.00: Disputatio-Progetti controversi. Milano: ristrutturazione del Teatro La Scala Piazzale San Francesco • 23 settembre 2004 – ore 11.00: Carlo Aymonino: il progetto del Colosso; Guido Canella: sulla composizione architettonica e sui progetti; Aimaro Isola: Isolarchitetti; Il progetto architettonico per la ricostruzione del Teatro La Fenice; (Visita alle mostre con gli autori) Teatro Farnese – ore 21.00: Architetture nella città (incontro con Carlo Aymonino e Guido Canella) Piazzale San Francesco • 24 settembre 2004 – ore 10.00: Arte e Architettura: un rapporto inattuato (Tavola rotonda) Voltoni del Guazzatoio - Pilotta www. Festivalarchitettura.it
Biennale Internazionale di Fotografia Brescia, sedi varie 11 giugno - 5 settembre 2004 www.museokendamy.com Garo Keshishian Milano, AB Origena Corso Monforte 39 22 giugno - 7 settembre 2004 www.aborigena.it Peter Eisenman. Il giardino dei passi perduti Verona, Museo di Castelvecchio corso Castelvecchio 2 26 giugno - 3 ottobre 2004 Renzo Piano & Building Workshop Genova, Porta Siberia Porto Antico 16 maggio - 31 ottobre 2004 www.renzopiano.com Il Tempio Maggiore di Roma: 1904 - 2004 Roma, Museo Ebraico Lungotevere Cenci 14 maggio - 31 ottobre 2004 tel. 06 68400654 9. Mostra Internazionale di Architettura. Metamorph Venezia, Giardini di Castello - Arsenale 12 settembre - 7 novembre 2004 www.labiennale.org Winckelmann e l’Egitto. La riscoperta dell’arte Egizia nel 18° secolo Ligornetto (Ticino), Museo Vela largo V. Vela 6 giugno - 14 novembre 2004 www.museo-vela.ch Aldo Rossi. L’archivio personale Roma, MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, via Guido Reni 2 1 luglio - 3 ottobre 2004 www.maxximuseo.org Terragni architetto europeo, the first architect of time Como, ex Chiesa di San Francesco largo Spallino 1 18 aprile - 30 novembre 2004 www.gt04.org
XXXII IAHS World Congress Convegno su edilizia sostenibile, abitazione, recupero edilizio Università degli Studi di Trento Dipartimento di ingegneria civile e ambientale via Belenzani 12 21-25 settembre 2004
Tra astrazione e paesaggio
Due architetti a confronto
Luca Gazzaniga. Architetture silenziose Ceggia (Ve), Progettocontemporaneo galleria di architettura via Venezia 28 8 maggio - 10 luglio 2004
Andrea Palladio e Carlo Scarpa. I modelli esposti al Parlamento Europeo di Bruxelles Vicenza, Palazzo Barbaran da Porto, contra’ Porti 11 30 maggio - 29 agosto 2004
La mostra dedicata all’opera del giovane architetto ticinese presso lo spazio espositivo della General Membrane, promotore dell’evento, colloca Luca Gazzaniga all’interno di un panorama internazionalmente riconosciuto e pone un interessante interrogativo sulla continuità di un linguaggio, ormai sedimentato e storicizzato, fondato sulla modernità e sul suo rapporto con il paesaggio. L’opera di Gazzaniga, nato a Lugano nel 1963, formatosi presso il Politecnico di Zurigo, a contatto con i personaggi più significativi dell’architettura ticinese, redattore responsabile della rivista “ Domus” dal ‘92 al ‘96, critico in università e seminari internazionali, viene suddivisa dal curatore Paolo Vocialta in due sezioni: casa e città. La casa Keller, la casa Petrini, Guglielmini o altre, in collaborazione con Carlo Ceccolini, siano esse ampliamenti o architetture ex-novo, diventano espressione di un ermetismo analitico costruito sulla fusione tra paesaggio e astrazione e che fonda in questo indissolubile connubio una sua nuova immagine, sospesa ed idilliaca. La ricerca di una spazialità semplice, poetica e carica di significati, l’utilizzo di materiali quali cemento, pietra, legno e vetro in vibranti declinazioni, sembrano rendere all’architettura domestica un equilibrio dal quale sia difficile scardinarsi: espressione di valori e principio di una perenne modernità. Il progetto per il Casinò di Lugano, le residenze Garzetti o Grüeinpark, così come i progetti di concorso nati dalla collaborazione con J. L. Mateo per il Centro Novartis, per la biblioteca europea di Milano o per il parlamento regionale di Haarlem, collocati nella sezione città, luogo di sperimentazione nell’opera dell’architetto, costruiscono, in una pur differente metodologia espressiva, una nuova spazialità che lega, in una continuità fisica e concettuale, architettura e paesaggio. Giuseppe Biasi
Divisi da quattro secoli, eppure accomunati da analogo destino, Palladio (1508-80) e Scarpa (190678), talenti naturali, disegnatori straordinari, profondi conoscitori di materiali e tecniche esecutive, hanno contribuito a fare del Veneto una culla d’avanguardia artistica. Padovano il primo, veneziano il secondo, approdati all’architettura per vie alternative a quella accademica, si sono dedicati all’arte di costruire e alla sua divulgazione. Il primo eternando la propria opera nella pietra e nelle pagine dei I Quattro Libri, il secondo insegnando allo IUAV (che diresse dal 1972 al 1974), affiancando, quindi, alla progettazione la diretta formazione dei giovani architetti. I modelli lignei di alcuni loro progetti sono esposti nella storica cornice del palladiano Palazzo Barbaran da Porto, in un confronto fra lessici architettonici e schemi progettuali distanti nel tempo, ma non privi di punti di contatto. Le strutture espositive disegnate da Alessandro Scandurra, le fotografie in grande formato di Pino Guidolotti e le riproduzioni di alcuni schizzi progettuali fanno da cornice alle preziose maquettes del Centro Internazionale di Studi “ A. Palladio” e a quelle della Collezione Brion, ricostruendo, seppur con minor respiro, l’allestimento proposto nel novembre 2003 presso la sede del Parlamento Europeo. L’opera di Palladio è sintetizzata dalle riproduzioni in scala 1:33 di alcune delle sue più importanti realizzazioni; spiccano le ville: Emo (Fanzolo) e Foscari (Gambarare di Mira), il Palazzo Chiericati (Vicenza), la Chiesa del Redentore (Venezia) e il Tempietto Barbaro (Maser). Una sintesi dell’opera di Scarpa è stata affidata, fra gli altri, ai modelli delle case Zentner (Zurigo) e Cassina (Ronco di Carimate), della Tomba Brion (S. Vito d’Altivole), del Museo di Santa Caterina (Treviso), dei teatri Carlo Felice di Genova e Comunale di Vicenza, documentando così, oltre ai progetti effettivamente realizzati, anche quelli rimasti solo sulla carta. Carlo Togliani
Architetture di fondazione
La città delle acque
Conoscere, rappresentare, agire
Dagli Sforza al design sei secoli di storia del mobile Milano, Castello Sforzesco Museo delle Arti Decorative 11 giugno 2004 - 12 giugno 2005
Passaggio al moderno. Architetture di fondazione dall’Italia all’Oltremare fotografie e cura di Donata Pizzi Triennale di Milano 8 giugno - 25 luglio 2004
Leonardo, l’Acqua e il Rinascimento Milano, Castello Sforzesco Torre del Falconiere 18 marzo - 30 maggio 2004
Il territorio nella società dell’informazione Venezia, Museo Correr piazza San Marco 52 1 maggio - 11 luglio 2004
L’occasione di verificare come la storia del mobile italiano si sia distinta nel corso dei secoli per ricorrenti questioni di proporzionamento poco dissimili da quelle che si riscontrano nella composizione di un organismo architettonico, ci viene finalmente offerta da questa bellissima mostra. Sei secoli di storia del mobile scanditi lungo un viaggio ideale che, raggruppando i pezzi per nuclei tematici, porta ogni allestimento a raffigurare e rappresentare precisi modi d’abitare: La Corte e la Chiesa (XV-XVI secolo), Camera delle meraviglie (XVII secolo), Intagli barocchi (XVII-XVIII secolo), Collezioni di nobili famiglie milanesi (XVIII secolo), Maestri di stile; da Maggiolini a Sottsass (XVIII-XX secolo). Per la ricchezza dei pezzi esposti e dei temi affrontati emerge con tutta evidenza come l’evoluzione degli stili nelle arti decorative dall’alto Medioevo fino alla contemporaneità sia legata al tramonto dell’applicazione degli ordini architettonici dalle superfici dei mobili. La collezione di stipi e cabinet ci mostra, infatti, come le forme mitiche dell’atto costruttivo, basate sugli elementi semplici dell’architettura (il basamento, il pilastro, la colonna, l’architrave e la cornice) si siano estese al campo dei mobili, moltiplicando il connotato di finzione estetica che tali elementi detengono in campo architettonico. Ecco allora come i pezzi esposti danno vita ad una vera ed autentica messa in scena teatrale, dove le parti ed i pezzi dell’architettura, ridotti di scala ed in forma di miniatura, creano arte della meraviglia. Resta da chiedersi, al di là delle grandi firme d’autore e della modularità d’assemblaggio, con che cosa il mobile moderno abbia rimpiazzato tanta maestria artigianale che metteva in scena in fin dei conti una forma di rappresentazione collettiva.
La Triennale di Milano presenta una mostra fotografica realizzata in collaborazione con la Regione Lazio e il Comune di Sabaudia sulle Città Nuove degli anni Trenta dall’Italia all’Oltremare, proponendo un itinerario attraverso le architetture di fondazione in diverse regioni italiane e negli ex-possedimenti coloniali (Libia, Etiopia, Eritrea e Dodecaneso). Le Città Nuove sono numerosissime e, escludendo quelle più note dell’Agro Pontino (Latina, Sabaudia, Pomezia, Aprilia, Pontinia), rappresentano un patrimonio in gran parte sconosciuto e solo ultimamente rivisitato dalla critica e dagli storici. Borghi di fondazione si trovano in diverse regioni italiane: città rurali in Puglia e Sicilia, città minerarie in Sardegna e Istria, insediamenti industriali come Torviscosa in Friuli. A questi si riaccostano in questa occasione gli insediamenti d’Oltremare; progettati contemporaneamente a quelli italiani, rappresentano un patrimonio ancora consistente e largamente ignorato. Le fotografie in mostra rappresentano architetture di rilievo o più modeste, Città Nuove o borghi. Il percorso fotografico sottintende un’idea di città più ampia e un progetto territoriale complesso, costruito per punti, fatto di architetture isolate e anche geograficamente distanti. Racchiudere in un’unica mostra queste architetture, dalle torri civiche di Petrucci o dai piccoli borghi delle bonifiche siciliane della fine degli anni ’30, fino al villaggio D’Annunzio del ’38 in Libia o all’acquario di Rodi del ‘35, significa voler riconoscere quest o proget t o e soprattutto la sua intenzione. In questa mostra la fotografia si propone nuovamente come strumento positivo di analisi e di sintesi architettonica. Con essa si costruisce infatti un catalogo di architetture del territorio, dandone la loro rappresentazione di oggi a circa settant’anni dalla loro costruzione.
Matteo Baborsky Francesca Scotti
Fra i motivi di interesse di questa mostra spicca il problema del ruolo svolto dalle acque nel disegno della città e del territorio. La mostra evidenzia come l’Architettura delle Acque, come le più studiate Architettura Civile e Militare, definisca alcuni aspetti della forma urbana. Riconosciuta come settore disciplinare solo a partire dalla seconda metà del ‘600 nella trattatistica a cavallo tra le discipline scientifico-tecniche (architettura e idraulica) e le scienze umane (geografia e antropologia), presente fin da Vitruvio, l’Architettura d’Acqua rivendica oggi una propria necessità nella cultura del progetto. Quanto lo studio della sintassi territoriale legata al corso dei fiumi e al disegno delle coste e delle isole, sia da porre in relazione alla costruzione del territorio, è chiaro a coloro che si avvicinano al progetto urbano e territoriale. La crisi della città occidentale, identificata nel recinto urbano e nelle sue espansioni, e il parallelo proliferare di idee di città alternative (città diffusa, città-regione, città dispersa, ecc.) trova negli studi geografici un terreno su cui sovvertire il rapporto di precessione tra città e territorio. Se l’impiego di modelli di città e di rappresentazioni urbane ha avuto il sopravvento sul territorio, è oggi possibile pensare a un’inversione di tale rapporto indagando il carattere territoriale della forma urbana, cioè il ruolo svolto dalle figure territoriali, in particolare dai fiumi, nella costruzione della città. Lo statuto e l’aura naturale del fiume oscillano sotto l’azione continua delle opere per il controllo delle acque, designandolo come elemento di mediazione tra città e territorio su cui precisare l’idea di città contemporanea. L’oscillazione tra architettura e geografia, tra cultura e natura, è chiarita da alcune sezioni della mostra: le macchine per fare i fiumi; le vie d’acqua; la città ideale è una città idraulica. Carlo Ravagnati
La conoscenza e la trasformazione del territorio passano da sempre attraverso la sua rappresentazione; la mostra percorre l’evoluzione di modi e strumenti della rappresentazione, dalla cartografia storica alle tecnologie digitali, guardando al ruolo cruciale dei nuovi sistemi per l’analisi e la gestione del territorio, ma anche al mutato rapporto tra modello e realtà. Le quattro sezioni espositive si intrecciano alle installazioni permanenti del Museo Correr; il percorso parte da una serie di preziose carte antiche (provenienti dalla stessa raccolta Correr, nonché da biblioteche e archivi privati dell’area veneta), prodotte da misurazioni approssimative, ma dotate di grande valore documentario, culturale e anche estetico. Dai metodi empirici si passa poi alla conoscenza scientifica del territorio operata con il metodo di inquadramento geodetico, giungendo fino al rilevamento satellitare e alla costituzione dei geodatabase: immense banche di dati geografici, aggiornati ed aspandibili, alla cui produzione contribuiscono le Regioni e che consentono interrogazioni ed esplorazioni mirate; viene presentato il caso esemplare della della Carta Tecnica Regionale Numerica della Regione Veneto, contenente dati georeferenziati, informativi, funzionali e di servizio. L’ultima sezione offre una panoramica sulle tecnologie oggi disponibili per l’acquisizione dei dati (sensori aerei e satellitari), per il loro trattamento (sistema GIS) e per la rappresentazione realistica dell’informazione rilevata (rendering). La vocazione operativa auspicata – e già in atto – per queste nuove tecnologie, investe i campi dell’ambiente, dell’informazione e della sicurezza. Accompagnata da attività didattiche e di approfondimento, la mostra promuove la conoscenza e l’utilizzo dei sistemi digitali per il territorio e apre un dibattito sulle potenzialità di rappresentazione e controllo della complessità odierna. Mina Fiore
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Informazione
Meraviglie Applicate
Alziro Bergonzo: un architetto bergamasco di Carmen Marchionna e Luciano Roncai
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Itinerari
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Alziro Bergonzo nasce a Bergamo il 30 dicembre 1906 da Luigi, piemontese di origine, laureato ingegnere a Berna (Svizzera) che si era trasferito nei primi anni del Novecento a Bergamo, ove, dopo una iniziale esperienza nello studio dell’ingegnere svizzero Gmur, aveva dato vita ad un apprezzato studio tecnico. Completa gli studi medi superiori nella città natale presso il liceo Sarpi e nel 1925 si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, avendo per compagni Albini e Palanti. Dopo un biennio di frequenza sospende gli studi per assolvere agli obblighi militari; nel 1933 consegue il diploma di laurea con una tesi su un palazzo di giustizia, relatore il prof. Piero Portaluppi. Rientrato a Bergamo, effettua praticantato nello studio paterno; questo tirocinio gli consente di sperimentare varie tipologie architettoniche e di partecipare ad itinerari progettuali completi, dalla iniziale ideazione agli elaborati esecutivi e, in alcuni casi, come nell’aeroporto di Orio al Serio, sino alla pratica di cantiere. La rinomanza dello studio paterno permette al giovane Alziro di conoscere e frequentare anche noti architetti ed artisti operanti a vari livelli nel mondo della produzione degli apparati decorativi, all’epoca fondamentali per l’architettura.
Dopo aver progettato in Bergamo la nuova casa del Balilla, la casa Pellegrini in via San Francesco di Assisi (1932-33), nel 1936 è impegnato soprattutto nella realizzazione della casa Littoria. La qualità di queste prime archit et t ure viene ampiament e riconosciuta e la fama del giovane professionista supera i confini della città, concretizzandosi in commesse prestigiose e di particolare interesse. Tra queste si ricordano le case del fascio e del Balilla (1934-36) a Nembro, le case del fascio a Fontanella (1935-36), a Caravaggio (1935-37), a Ponte in Valtellina ed a Ponte S. Pietro (1939). Di questo periodo particolarmente felice sono anche la Colonia Elioterapica a Palazzolo sull’Oglio (193536) in provincia di Brescia, l’Asilo Infantile “ Bice Ausenda” a Bratto (1936) e la Scuola Elementare di Leffe (1939). La committenza per cui lavorò il Bergonzo non è però solo pubblica, ma anche privata e ciò amplia il ventaglio delle tipologie edilizie nelle quali l’architetto si cimenta: in Valle Seriana presso il Passo della Presolana realizza l’albergo Franceschetti ed il salone dell’Hotel Santa Maria (1934). Sempre a questi anni risale la casa Trussardi in Città Alta e il progetto dell’edicola Funeraria per la propria famiglia presso il Cimitero di Bergamo, che sarà completamente realizzata in marmo bianco; su una delle
pareti, si può ammirare un bassorilievo di Leone Lodi. Intensa è poi la produzione di monumenti: ricordiamo quello ai Caduti per la rivoluzione fascista (1937) a Bergamo, la fontana a Porta Nuova (1939) e la Torre dei Venti sull’autostrada Mi-Bg (1940-41). Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, Bergonzo trasferisce a Roma la propria attività. Di questa importante esperienza si segnalano la vittoriosa partecipazione al concorso dell’E.U. 42 e la collaborazione con l’architetto Luigi Moretti al progetto di sistemazione del Foro Italico presso la Farnesina. Alla cessazione del conflitto ed alla caduta del regime fascista, Bergonzo viene epurato e subisce la cancellazione dall’Albo per essere stato segretario del G.U.F. (Gruppo Universitario Fascista) e per aver prestato il suo operato professionale al partito. L’interruzione della sua attività progettuale è però temporanea; già nel 1946 partecipa e vince il concorso di idee per la sistemazione del Lido di Venezia: questo risultato gli comporta la reintegrazione nell’Albo professionale. Chiusa definitivamente questa difficile fase della vita, la sua notorietà si estende ulteriormente. La nuova dimensione è palesata dalla realizzazione della nuova casa Trussardi (1945), del Teatro Manzoni a Milano (1946-50), di un’opera portuale in Arabia Saudita (1953-54), della nuova sede della Reggiani (1954-63) a Bergamo, dal Palazzo dei Congressi a Stresa (1956-57), dal Cinema Teatro Nuovo (1960) e di un palazzo per uffici e di un teatro al Cairo; infine, della Chiesa dei Tre Martiri a Rimini, dove si avvale per le decorazioni della collaborazione di artisti come A. Funi e C. Mani. Alziro Bergonzo muore a Milano nel dicembre del 1996 poco dopo l’inaugurazione dell’ultima sua opera, la nuova Piazza della Libertà in Bergamo. L’itinerario che viene proposto consente un primo approccio all’attività di questo architetto, snodandosi prevalentemente in Bergamo e nella sua provincia. Le opere individuate sono quelle che appaiono significative per meglio diffondere, a più ampio raggio, le conoscenze dell’opera di un protagonista del Novecento, caratterizzato da grande professionalità e dotato di una raffinata sensibilità formale.
Bibliografia “ La rivista di Bergamo” , dal 1939 al 1942; Bruno Alfieri, Ampliamento della Reggiani divisione tessile di Bergamo, di Alziro Bergonzo, in “ Lotus” n. 3, 1966-67; Funzionalità e celebrazione nella “ Casa del fascio” di Bergamo di Alziro Bergonzo, tesi di laurea di Sergio Proserpio, relatore Adriano Alpago Novello, correlatore Eugenio Guglielmi, Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, Corso di Storia dell’Architettura II, a.a. 1982-83; Eugenio Guglielmi, Il Novecento a Bergamo, lezioni tenute presso il Corso monografico dedicato al “ Novecento” nell’area lombarda. Dispensa 4 n. 8 a cura del Centro Stampa del Politecnico di Milano, Corso di Storia dell’Architettura II, a.a. 1982-83; Pino Cappellini, Quando la casa della Libertà era Casa Littoria, in “ L’Eco di Bergamo” , 16 settembre 1983 (in occasione della presentazione del saggio di E. Guglielmi dedicato agli arredi di A. Bergonzo per la casa della Libertà, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti della Provincia di Bergamo e la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, Bergamo, Centro S. Bartolomeo, settembre 1983); Eugenio Guglielmi, Testimony from the past. The Roman style house of Bergamo by Alziro Bergonzo, in “ Habitat Ufficio” n. 8, settembre 1983; Eugenio Guglielmi, La Casa della Libertà di Bergamo, opera dell’architetto Alziro Bergonzo, in “ Bollettino dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Bergamo” , a cura di Pino Viscosi, Bergamo 1987; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, vol. 8, Bergamo, 1990; G. Oberti, Incontri di architettura, Ponteranica, 1991; Giuseppe Gambirasio, Alziro Bergonzo, architetto, pittore, in “ Rivista di Bergamo” , n. 78, 1996; Comune di Bergamo, 5° dip. Lavori Pubblici U.F. 6, Il nuovo Arredo Urbano di Piazza della Libertà, Edifici Comunali, Bergamo 1997; Carlo Dignola, Così rifaccio Piazza della Libertà, in “ L’Eco di Bergamo” , 5 gennaio 1997; Eugenio Guglielmi, Salviamo il Palacongressi di Stresa, opera di Alziro Bergonzo, in “ L’Eco di Bergamo” , 5 gennaio 1997; Alziro Bergonzo, un architetto bergamasco, tesi di laurea di Carmen Marchionna, relatore Luciano Roncai, Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, a.a. 2000-01; Il “ Novecento” a Bergamo. Intervista a Sandro Angelini, Bergamo, 3 maggio 1984, in L’mmagine della città. Il Novecento architettonico a Bergamo, (catalogo della mostra, Bergamo, 1-30 marzo 2003) a cura dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Bergamo, 2003, pp. 121-26; Alziro Bergonzo tra storia e ricordi, Milano, febbraio 1983, in L’mmagine della città. Il Novecento architettonico a Bergamo, (catalogo della mostra, Bergamo, 1-30 marzo 2003), op. cit., pp. 127-31.
1. Il Portale del nuovo Cimitero, 1929-30 Gazzaniga, località Oreste (Bg)
2. Casa del Balilla, 1932-33 Bergamo zona ex Foro Boario
3. Casa del Fascio, 1935-36 Fontanella al piano (Bg) piazza XX Aprile
4. Colonia Elioterapica, 1935-36 Palazzolo sull’Oglio via C. Battisti
1. Nel 1927, sul progetto del padre, iniziano i lavori per la realizzazione di un nuovo cimitero per i comuni di Fiorano e Gazzaniga. Benché ancora studente, si vede assegnato l’incarico del monumentale portale di accesso, costituito da una struttura porticata a tre fornici, ospitante il locale per il custode ed una piccola camera mortuaria. L’opera in pietra naturale locale, di notevole volume e dimensione benché assai compatta, risulta addolcita nella sua monumentalità dall’uso assai calibrato della pietra naturale e da robuste colonne che inquadrano i fornici archivoltati.
2. Non ancora laureato, ma già alla ricerca di occasioni di lavoro, partecipa con esito favorevole al concorso per la nuova casa del Balilla, una delle molteplici iniziative architettoniche promosse dal regime fascista, finalizzato alla realizzazione di una tangibile presenza nel territorio provinciale. Il progetto presentato è complesso e, per certi aspetti, ambizioso, in quanto prevede la realizzazione di un organismo che con una buona distribuzione e organizzazione accoglie locali destinati allo studio, sale per giochi e laboratori, una biblioteca e una attrezzata palestra. La pianta dell’edificio è caratterizzata da uno snodo circolare all’incontro dei due corpi di fabbrica, dei quali quello di destra è inserito ortogonalmente nello spazio rettilineo della palestra e si sviluppa in verticale su due livelli fuori terra. Gli elementi che testimoniano la convinta e matura accettazione del lessico del “ Novecento” milanese sono individuabili: nella articolazione delle superfici dei prospetti esterni, realizzati con un sapiente impiego della pietra di Poltragno, alternata al marmo bianco di Zandobbio, e di quelli affacciati sul cortile interno, caratterizzati da un partito architettonico reso più vivace dall’inserimento di colonne in marmo; nel trattamento dei vari materiali e nella evidenziazione della loro natura e conformazione; nella articolazione dei volumi, nel loro accostamento e nella composizione complessiva, ove gli andamenti concavi e convessi sono efficacemente raccordati con quelli prismatici. L’opera, pur non potendosi annoverare tra le più celebrate, costituisce un’anticipazione significativa delle capacità progettuali e della sensibilità artistica di Bergonzo.
3. La “ Casa del Fascio” , organismo pensato dal “ Regime” come lo spazio espressamente dedicato al governo del territorio, è la sede degli uffici del P.N.F., del dopolavoro e dello spazio adibito alla educazione dei giovani. La casa di Fontanella si adegua a questo nuovo “ tipo edilizio” e si propone come un contenitore architettonico specifico e complesso, in quanto diviene la sede della “ milizia” , dei fasci femminili e di combattimento, dei segretari politici e di quello amministrativo, nonché dell’ufficio del “ Podestà” , dei servizi dell’assistenza sanitaria e sociale, oltre a quelli per la propaganda. Anche la collocazione della casa nel tessuto urbano è conforme al modello che si era già consolidato. Questa realizzazione si propone come semplice volume a pianta rettangolare, sviluppato in altezza per due piani, preceduto da un corposo porticato verso la pubblica piazza; ad essa sul lato sinistro è accostata una massiccia torre prismatica, dalla quale aggettava l’arengario accessibile da una porta finestra sormontata da i tre “ fasci” (l’arengario ed i fasci sono stati demoliti). Il rigore dei volumi, la loro composizione, la essenzialità degli apparati decorativi ridotti quasi a puro segno grafico (come lo sono gli sfondati archivoltati del prospetto verso la piazza), l’arengario originalmente risolto con una compatta soletta protesa verso lo spazio pubblico, ma piegata ad angolo retto sino a costituire un uniforme raccordo con il terreno, sono il segno di una maturazione professionale già consolidata, nonostante l’opera sia stata concepita e realizzata negli anni immediatamente successivi alla laurea.
4. La precoce esperienza di una colonia elioterapica lungo il corso del fiume Oglio, attiva già nel 1922, e l’apprezzamento diffuso per la efficacia delle cure che venivano prestate, convinse i soci promotori a costruire un organismo specificatamente dedicato, avendo come modelli la colonia di Milano e quella della vicina Cremona. La scelta del progettista si indirizzò su Bergonzo che nel 1935-36 realizzò l’edificio e la sistemazione degli spazi esterni, ampliando e migliorando in corso d’opera il progetto originario. Il complesso, adeguandosi alle esperienze cremonesi riconosciute all’epoca tra le più rinomate in Italia, si colloca lungo il bordo del fiume, in un vasto parco, accessibile percorrendo una via alberata; si presenta come un lungo corpo in linea a due piani, terminati da un’appendice curvilinea che sporge con andamento ortogonale in direzione del fiume. Il prospetto parallelo alla riva è contrassegnato da un porticato al piano terra, coperto da un’ampia terrazza che si prolunga ben oltre la conclusione dell’immobile. Il primo piano, arretrato rispetto al filo della terrazza, era in origine adibito a solarium in parte protetto da una soletta retta da esili colonne, che si concludeva in un corpo vetrato a sezione circolare. L’opera di Bergonzo si inserisce egregiamente a livello italiano nel novero di quelle realizzazioni, la cui tipologia non aveva avuto se non occasionali precedenti, più interessanti per originalità di soluzioni funzionali, per eleganza delle proporzioni e qualità estetica complessiva. L’edificio è attualmente utilizzato come sede della locale A.S.L.
Itinerari
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5. Asilo nido “Bice Ausenda”, 1936 Bratto Castione della Presolana
6. Casa Littoria, 1936-40 Bergamo piazza della Libertà
7. Casa del Fascio, 1939 Ponte San Pietro (Bg) piazza della Libertà
8. Scuola elementare di Stato, 1939-40 Leffe (Bg) via A. Locatelli
5. Gli anni compresi tra il 1935 ed il 1937 sono assai intensi per Bergonzo, che pur partecipando nel 1936 alla campagna di Etiopia, progetta e realizza le case Littorie a Nembro, Fontanella, Caravaggio, Ponte San Pietro, Borgo unito e Parre, ove si impegna anche gratuitamente nei cantieri. In questa intensa attività professionale si inserisce l’asilo infantile “ Bice Ausenda” . L’edificio è così descritto nei documenti accompagnatori: “ il corpo di fabbricato delle due aule sarà a due piani, mentre tutta la rimanente costruzione ad un solo piano. Questa costruzione, oltre alle due aule e refettorio, comprende tutti i locali per i servizi igienici” . La struttura di questa architettura si articola quindi su di un doppio livello per il corpo principale destinato ad accogliere le due aule e l’ufficio della direzione; separati da un disimpegno che svolge anche la funzione di ingresso, vi sono la cucina, il refettorio, l’ambulatorio medico e il gruppo dei servizi igienici. A questo corpo si connette un portico a più campate, l’ultima delle quali è aperta su di un’esedra semicircolare, ruotata rispetto al corpo principale ad esso adiacente, ma collocata ad una diversa quota del terreno, ed accessibile tramite una rampa assai articolata. Della conformazione originaria ben poco è rimasto dopo gli interventi attuati ancora in anni recenti, ma per quanto è possibile percepire dagli elaborati grafici conservati, l’asilo costituisce una significativa testimonianza della maturazione conseguita su di un tema all’epoca relativamente nuovo. Testimoni di una ricerca assai interessante ed aggiornata per l’epoca sono la soluzione distributiva e la composizione planimetrica articolata.
6. Al termine di un complesso iter concorsuale iniziato nel novembre 1936, la giuria (nella quale era presente Marcello Piacentini) suddivise gli incarichi fra i concorrenti più qualificati secondo le loro specifiche attitudini: ad Alziro Bergonzo venne assegnata la direzione artistica del cantiere, al Paleni la gestione economica e contabile, all’ingegnere Gmur la circolazione e la direzione delle strutture. L’edificio, ora denominato Casa della Libertà, completava il piano urbanistico della città elaborato da Marcello Piacentini. Esso si presenta come un parallelepipedo avente una base di 50x50 metri ed un’altezza di 21 metri, rivestito all’esterno in marmo di Zandobbio; si affaccia verso la piazza con un prospetto caratterizzato da 12 alti pilastri a tutta altezza e da un arioso sottoportico. L’opera, caratterizzata da notevole imponenza e monumentalità, presenta caratteri che la inseriscono nel filone del razionalismo purista. Notevoli ed importanti furono le collaborazioni di cui si avvalse il Bergonzo; tra queste sono da ricordare i nomi di Lodi, Galizzi e Villa, per i cicli scultorei e di Barbieri, Carpanetti, Rossi e Usellini, per quelli pittorici.
7. Il complesso della casa Littoria e della sistemazione dell’area circostante a Ponte San Pietro fu affidato ad Alziro Bergonzo, che lo realizzò con la collaborazione del padre Luigi. La soluzione urbanistica è stata concepita come un ampio scenario naturale fiancheggiato dalla Casa Littoria e aperto ad un modesto terrazzamento sistemato a giardino. Il finanziamento per la realizzazione dell’opera fu offerto dalla famiglia Legler, che pensò di dotare la città di uno spazio pubblico polifunzionale, comprendente il Parco delle Rimembranze, il monumento ai Caduti e la Casa del fascio, al cui interno erano alloggiate molteplici funzioni: ambienti per il Dopolavoro, uffici per gli impiegati, gli alloggi, i servizi, ma soprattutto un grande teatro con un bel palcoscenico e relativi camerini. La facciata esterna, interamente rivestita con il marmo di Zandobbio, oltre ad essere movimentata dal portico che crea un gioco di pieni e vuoti e di chiaro-scuro, presenta una parete decorata a losanghe. Le grandi finestre rettangolari sovrapposte contrastano l’orizzontalità del corpo longitudinale. Sulle tavole di progetto l’edificio prevedeva in facciata un rilievo commemorativo (non realizzato) all’altezza della linea delle finestre, che avrebbe impreziosito l’affaccio sulla piazza, la quale a sua volta era animata dalla presenza di due colonne in pietra alla cui sommità erano collocati il leone alato (simbolo della Repubblica di Venezia) e la Lupa Capitolina (simbolo dello Stato di Roma). Oggi, pur mantenendo inalterata la destinazione ad uso pubblico (ospita gli uffici Tributari della Provincia di Bergamo), ha perso molta della qualità architettonica originaria, al punto che l’Amministrazione Comunale sta procedendo alla predisposizione di un piano di recupero.
8. All’interno di un programma nazionale avente come oggetto la realizzazione di nuovi edifici scolastici, anche la Provincia di Bergamo pianificò una serie di interventi destinati a migliorare la qualità sociale e culturale delle comunità locali. Tra le architetture realizzate un posto di rilievo va assegnato alla scuola elementare con annessa palestra di Leffe, progettata da Alziro Bergonzo in Valle Seriana tra il 1939 e il 1940. I lavori di costruzione dovettero essere sospesi temporaneamente per la mancanza di ferro e di cemento in seguito alla applicazione delle “ Sanzioni” decretate dalla Società Nazioni; per questo la conclusione dell’opera avvenne nel novembre 1940 a conflitto già iniziato. La scuola fu eretta nella zona del “ centro sportivo” , area già attrezzata ed adibita ad accogliere le manifestazioni ginniche e commemorative delle giovani leve. L’edificio scolastico, assai esteso in lunghezza, presenta una pianta rettangolare caratterizzata sul lato opposto alla via da tre corpi sporgenti, mentre si sviluppa in altezza su tre piani fuori terra di cui uno seminterrato. Al piano rialzato si accede tramite una maestosa scalinata che attraversa un portico sostenuto da quattro alte colonne marmoree; dall’atrio d’ingresso dell’edificio, si diparte un corridoio, lungo il quale sono distribuite le aule di studio, la biblioteca, l’ufficio del direttore e i servizi igienici. Ascesi al piano primo tramite una scala, la cui struttura portante aggetta verso l’esterno, si sviluppa un corridoio simmetrico a quello del piano rialzato che disimpegna le aule di studio, quelle per le riunioni e per le proiezioni ed il blocco dei servizi igienici.
Itinerari
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9. Teatro Manzoni, 1947-50 Milano via Manzoni
10. Cinema Nuovo, 1960-66 Bergamo via Pergolesi
11. Piazza della Libertà, 1990-95 Bergamo
12. Progetto Villa Balzola, 1992-93
9. Al termine della II guerra mondiale, nella città di Milano, duramente colpita dai bombardamenti, si sviluppò un’intensa attività di ricostruzione che interessò anche gli edifici teatrali. Se le sale cinematografiche furono i primi teatri ad essere ricostruiti, i milanesi dovettero aspettare parecchi anni per riavere un teatro con caratteri tradizionali e questo fu proprio il Manzoni, inserito nel complesso architettonico denominato “ Centro Eva” , affacciato sull’omonima via e comprendente una galleria con i negozi, un caffè, nonché un cinema auditorium e un night club. In considerazione dell’importanza dell’iniziativa architettonica e commerciale, il progetto del nuovo Teatro Manzoni venne affidato ad Alziro Bergonzo. L’iter progettuale dell’edificio, sviluppato 8 metri sotto il livello stradale, e costato l’imponente cifra di 60 milioni del tempo, fu lungo e complesso e impegnò l’artista, a causa dei numerosi imprevisti, tra il 1947 e il 1950. Determinanti furono per la realizzazione di tale opera le collaborazioni con gli scultori Messina, Conti, Lodi e Fazzini e con i pittori Nicolò Segota, Ghino Baragatti e Achille Funi, al quale fu assegnata, anche la identificazione degli spazi da affrescare. Il nuovo Manzoni, che aveva la capienza di 1.100 persone, suddivise tra le 758 poltrone in platea e 27 palchi disposti in un unico ordine, fu ammirato per la sua ottima acustica, per le sontuose decorazioni, nonché per le tecniche costruttive e decorative, uniche nell’Europa di quegli anni. Scendendo sotto il livello stradale, si arrivava in un atrio di color rosso pompeiano, illuminato da lampadari a muro realizzati in oro antico e arricchito dagli affreschi di A. Funi.
10. La trasformazione, che modificò negli anni Sessanta l’interno del Teatro Nuovo, adibendolo a sala cinematografica, fu progettata da Alziro Bergonzo, che si era già distinto in precedenza per il lavoro compiuto al Teatro Manzoni di Milano. L’intervento radicale, benché finalizzato alla sola modifica degli spazi interni, andò a cancellare una storia pluridecennale di sistemazioni, alle quali avevano contribuito professionisti famosi come Albini, Gattermayer e Ceresa. Il progetto prevedeva il mantenimento degli accessi al teatro da via Largo Belotti e l’uscita dal lato di via G. Verdi, preservando l’aspetto dei fabbricati prospicienti, così come la parete interna con affaccio al cortile. L’opera di demolizione e ricostruzione si applicava solo ai locali interni e in particolare: venne chiusa la parte costituente il palcoscenico (a favore dell’installazione di un grande schermo per le proiezioni cinematografiche); si ridusse la capienza complessiva della platea a soli 750 posti a sedere, (suddivisi in sette reparti, mediante corsie pedonali); si posizionarono i servizi igienici; inoltre, al piano interrato, si introdusse una scala laterale che collegava la platea al piano rialzato destinato alla accoglienza degli spettatori. L’atrio d’ingresso, di discreta ampiezza, pavimentato in marmo bianco, ospitava il guardaroba e la biglietteria; le sue rifiniture e i particolari furono curati personalmente dall’architetto che scelse per l’intonaco delle pareti un particolare azzurro ghiaccio, che si uniformava ai riflessi delle superfici marmoree.
11. Trascorsi 40 anni dalla realizzazione della Casa Littoria in Bergamo, ad Alziro Bergonzo viene affidato l’incarico di studiare la nuova Piazza antistante. Entrando in questo spazio urbano, si ha la sensazione di trovarsi in un luogo atemporale, il medesimo che l’architetto amava dipingere nelle sue tele dai chiari spunti “ dechirichiani” : “ ampi scorci urbani solitari, dove l’uomo si materializza in una fredda ed immobile statua marmorea” . Al centro della piazza è collocata una grande fontana a pianta ottagonale, rivestita in masselli di marmo sagomati e finemente levigati, all’interno della quale è collocata una scultura in rame sbalzato creata da C. Nani, mentre l’arredo della Piazza prevede anche l’introduzione di un gruppo scultoreo simboleggiante la prosperità, realizzato dallo scultore E. Ajolfi. Questi elementi voluti espressamente dal Bergonzo contribuiscono a conferire alla Piazza un’aura magica.
12. La villa, rimasta allo stato di progetto, doveva sorgere nella campagna tra il Monferrato ed il Vercellese. Nelle intenzioni di Bergonzo era previsto uno sviluppo planimetrico articolato, condizionato dalla necessità di adeguarsi all’andamento irregolare del terreno. Al piano interrato, dovevano esserci un’ampia taverna con sala da biliardo ed un collegamento con la piscina semicoperta; al piano terra, organizzato attorno ad un ampio soggiorno pavimentato in “ Rubbio” e soffittato in legno scuro, si dovevano collocare la cucina e il tinello affacciati su un porticato da realizzarsi in pietra locale finita al naturale. Al piano primo si sarebbe collocato il reparto notte con camere da letto dotate ciascuna di un piccolo bagno e, collegata a questo piano, la mansarda destinata ad accogliere un piccolo ma funzionale mini appartamento.
Itinerari
55
A cura di Carlo Lanza (Commissione Tariffe dell’Ordine di Milano)
Variazione Indice Istat per l'adeguamento dei compensi 1) Tariffa Urbanistica. Circolare Minist. n° 6679 1.12.1969 Base dell'indice - novembre 1969:100 Anno 2001 2002 2003 2004
Gennaio 1430 1430,28 1460 1462,93 1500 1501,86 1530 1532,00
Febbraio 1435,31 1467,96 1504,37 1537,02
Marzo
Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre 1440 1436,56 1441,59 1445,35 1446,61 1447,86 1447,86 1449,12 1470 1480 1471,72 1475,49 1478 1480,51 1481,77 1484,28 1486,79 1510 1520 1509,4 1511,91 1513,16 1514,42 1518,19 1520,7 1524,46 1540 1538,28 1542,04 1544,56
2) Tariffa P.P.A. (in vigore dal novembre 1978) Anno 2001
56
2002 2003
Indici e tassi
2004
Gennaio Febbraio
Marzo
novembre 1978: base 100
Ottobre Novembre Dicembre 1450 1452,89 1455,4 1456,65 1490 1490,56 1494,33 1495,58 1525,72 1529,49 1529,48
dicembre 1978:100,72
Aprile
Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre 500 495,00 496,74 497,18 498,91 500,22 500,65 501,09 501,09 501,52 502,83 510 506,30 508,04 509,35 510,65 511,52 512,39 512,82 513,69 514,56 515,86 520 519,78 520,64 522,38 523,25 523,69 524,12 525,43 526,29 527,6 528,03 530 530,21 531,94 532,38 533,68 534,55
Novembre Dicembre 503,70 504,13 517,17 517,6 529,34 529,34
3.1) Legge 10/91 (Tariffa Ordine Milano)
anno 1995: base 100
Anno
Gennaio Febbraio
Giugno
2002 2003 2004
111,80 112,18 112,47 112,76 112,95 113,14 113,24 113,43 113,62 113,91 114,2 114,29 114,77 114,97 115,35 115,54 115,64 115,73 116,02 116,21 116,50 116,60 116,89 116,89 117,08 117,46 117,56 117,85 118,04
Marzo
Aprile
Maggio
Luglio
giugno 1996: 104,2
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
3.2) Legge 10/91 (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) anno 2000: base 100 Pratiche catastali (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Anno 2002 2003 2004
Gennaio Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
dicembre 2000: 113,4
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
102,73 103,08 103,35 103,61 103,79 103,96 104,05 104,23 104,4 104,67 104,93 105,02 105,46 105,64 105,99 106,17 106,26 106,34 106,61 106,79 107,05 107,14 107,40 107,40 107,58 107,93 108,02 108,28 108,46
4) Collaudi statici (Tariffa Consulta Regionale Lombarda) Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
gennaio 1999: 108,2
Anno
Gennaio Febbraio
2002 2003 2004
107,67 108,04 108,31 108,59 108,78 108,96 109,05 109,24 109,42 109,7 109,98 110,07 110,53 110,72 111,09 111,27 111,36 111,46 111,73 111,92 112,19 112,29 112,56 112,56 112,75 113,12 113,21 113,49 113,67
5) Tariffa Antincendio (Tariffa Ordine Milano) Indice da applicare per l’anno
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
anno 2001: base 100
gennaio 2001: 110,5
2001 2002 2003 2004 103,07 105,42 108,23 110,40
6) Tariffa Dlgs 626/94 (Tariffa CNA) Indice da applicare per l’anno
Luglio
anno 1999: base 100
anno 1995: base 100
1996 1997 1998 105,55 108,33 110,08
7) Tariffa pratiche catastali (Tariffa Ordine Milano) Indice da applicare per l’anno
1998 1999 2000 101,81 103,04 105,51
novembre 1995: 110,6
1999 2000 2001 2002 2003 2004 111,52 113,89 117,39 120,07 123,27 125,74 anno 1997: base 100
febbraio 1997: 105,2
2001 2002 2003 2004 108,65 111,12 113,87 116,34
Interessi per ritardato pagamento Con riferimento all'art. 9 della Tariffa professionale legge 2.03.49 n° 143, ripubblichiamo l'elenco, a partire dal 1994, dei Provvedimenti della Banca d'Italia che fissano i tassi ufficiali di sconto annuali per i singoli periodi ai quali devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato articolo 9 della Tariffa.
Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv. Provv.
della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d’Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U. della Banca d'Italia (G.U.
3,25% 3,75% 4,25% 4,50% 4,75% 4,50% 4,25% 3,75% 3,25% 2,75% 2,50% 2,00%
8.2.2000 n° 31) dal 9.2.2000 3.5.2000 n° 101) dal 4.5.2000 14.6.2000 n° 137) dal 15.6.2000 5.9.2000 n° 207) dal 6.9.2000 10.10.2000 n° 237) dal 11.10.2000 15.5.2001 n° 111) dal 15.5.2001 3.9.2001 n° 204) dal 5.9.2001 18.9.2001 n° 217) dal 19.9.2001 14.11.2001 n° 265) dal 14.11.2001 6.12.2002 n° 290) dal 11.12.2002 12.3.2003 n° 59) dal 12.3.2003 9.6.2003 n° 131) dal 9.6.2003
Con riferimento all'art. 5, comma 2 del Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, pubblichiamo i Provvedimenti del Ministro dell’Economia che fissano il “ Saggio degli interessi da applicare a favore del creditore nei casi di ritardo nei pagamenti nelle transazioni commerciali” al quale devono essere ragguagliati gli interessi dovuti ai professionisti a norma del succitato Decreto.
Comunicato (G.U. 10.2.2003 n° 33) dal 1.7.2002 al 31.12.2002 dal 1.1.2003 al 30.6.2003
3,35% +7 2,85% +7
Comunicato (G.U. 12.7.2003 n° 160) 10,35% 9,85%
dal 1.7.2003 al 31.12.2003
2,10% +7
9,10%
Comunicato (G.U. 15.1.2004 n° 11)
dal 1.1.2004 al 30.6.2004 Per valori precedenti, consultare il sito internet o richiederli alla segreteria del proprio Ordine.
2,02% +7
9,02%
Nota L’adeguamento dei compensi per le tariffe 1) e 2) si applica ogni volta che la variazione dell’indice, rispetto a quello di base, supera il 10% . Le percentuali devono essere tonde di 10 in 10 (come evidenziato) G.U. n° 163 del 13.07.1996 ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, re-lativo al mese di giugno 1996 che si pubblica ai sensi dell’art. 81 della legge 27 luglio 1978, n° 392, sulla disciplina delle locazioni di immobili urbani 1) Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1979 è risultato pari a 114,7 (centoquattordicivirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1980 è risultato pari a 138,4 (centotrentottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1981 è risultato pari a 166,9 (centosessantaseivirgolanove). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1982, è risultato pari a 192,3 (centonovantaduevirgolatre). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1983 è risultato pari a 222,9 (duecentoventiduevirgolanove). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1984 è risultato pari a 247,8 (duecentoquarantasettevirgolaotto). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1985 è risultato pari a 269,4 (duecentosessantanovevirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1986 è risultato pari a 286,3 (duecentottantaseivirgolatre). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1987 è risultato pari a 298,1 (duecentonovantottovirgolauno). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1988 è risultatopari a 312,7 (trecentododicivirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1989 è risultato pari a 334,5 (trecentotrentaquattrovirgolacinque). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1990 è risultato pari a 353,2 (trecentocinquantatrevirgoladue). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1991 è risultato pari a 377,7 (trecentosettantasettevirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1992 è risultato pari a 398,4 (trecentonovantottovirgolaquattro). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1993 è risultato pari a 415,2 (quattrocentoquindicivirgoladue). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1994 è risultato pari a 430,7 (quattrocentotrentavirgolasette). Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1995 è risultato pari a 455,8 (quattrocentocinquantacinquevirgolaotto). Ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abita-zione, l’aggiornamento del canone di locazione di cui all’art. 24 della legge n° 392/1978, relativo al 1984, non si applica; pertanto, la variazione percentuale dell’indice dal giugno 1978 al giugno 1995, agli effetti predetti, risulta pari a più 310,1. Fatto uguale a 100 l’indice del mese di giugno 1978, l’indice del mese di giugno 1996 è risultato pari a 473,7 (quattrocentosettantatrevirgolasette). Ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1984, n° 377, per gli immobili adibiti ad uso di abitazione, l’aggiornamento del canone di locazione di cui all’art. 24 della legge n° 392/1978, relativo al1984, non si applica; pertanto, la variazione per-centuale dell’indice dal giugno 1978 al giugno 1996, agli effetti predetti, risulta pari a più 326,2. 2) La variazione percentuale dell’indice del mese di maggio 1996 rispetto a maggio 1995 risulta pari a più 4,3 (quattrovirgolatre). La variazione percentuale dell’indice del mese di giugno 1996 rispetto a giugno1995 risulta pari a più 3,9 (trevirgolanove).
Applicazione Legge 415/ 98 Agli effetti dell’applicazione della Legge 415/98 si segnala che il valore attuale di 200.000 Euro corrisponde a Lit. 394.466.400.