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The Tokyo Toilet Project

Vita, architettura e generosità. Perfect Days, l’ultimo film di Wim Wenders, celebra i bagni pubblici di The Tokyo Toilet attraverso la storia di un addetto alle pulizie appagato dall’umile lavoro che svolge al servizio di un bene comune

La danza delle foglie nel vento

Invitato a documentare The Tokyo Toilet con una serie di cortometraggi, Wim Wenders suggerì di farne una storia. « Quei bagni erano troppo belli per essere veri, ma non era di loro che avrebbe parlato il film. Lo sarebbe diventato solo se fossimo riusciti a dar vita a un addetto alle pulizie unico, un personaggio realmente credibile e reale. Solo se la sua storia avesse avuto importanza, e solo se fosse valsa la pena guardare la sua vita e quei luoghi e tutte le idee ad essi legate, come ad esempio il forte senso del bene comune giapponese, il rispetto reciproco per la città e gli altri che rendono la vita pubblica in Giappone così diversa dal nostro mondo» ha spiegato in un’intervista il regista tedesco. Il film descrive in maniera poetica la bellezza del quotidiano attraverso l’esistenza modesta ma felice di un uomo. «Un uomo – prosegue Wenders – con un passato privilegiato che a un certo punto ha avuto un’illuminazione, mentre guardava il riflesso delle foglie creato dal sole. La lingua giapponese ha un nome speciale per queste fuggevoli apparizioni: ‘komorebi’, la danza delle foglie nel vento».

In Perfect Days Koji Yakusho è Hirayama, manutentore di The Tokyo Toilet. Già interpretate di Memorie di una Geisha e Babel, recentemente Yakusho (1956) è stato premiato come miglior attore protagonista per la sua interpretazione di Under the Open Sly (2020).
Ph. courtesy Lucky Red

PERFECT DAYS

ADESSO È ADESSO

di Danilo Lisi

Se nel film Il cielo sopra Berlino, che vidi anni fa al cinema Capranichetta in piazza Monte Citorio in Roma, Wim Wenders ci descriveva la città tedesca, ancora divisa in due dal Muro, con due popolazioni diverse, ma che parlano la stessa lingua, epperò unite dallo stesso cielo, in questa sua ultima opera Wenders ci descrive la città in cui ha deciso di vivere nella vecchiaia: Tokyo. Ma non solo. Un film di una raffinata e affascinante lentezza, che invita a riflettere sulle piccole cose della vita quotidiana. Incentrato sul personaggio di Hirayama e sulla sua vita, scandita da una perfetta routine: si alza, si lava, esce di casa, sempre con il sorriso sulle labbra, dedicandosi con passione alla cura delle piante e all’amore per i libri, la fotografia, ma soprattutto al suo lavoro, che svolge con scrupolo e dedizione. Metodico nei comportamenti, riesce a cogliere e a nutrirsi dell’unicità dei momenti della vita di tutti i giorni. In particolare Wenders si sofferma sulla vita lavorativa di questo addetto alla pulizia dei bagni pubblici nel centrale quartiere di Shibuya. Senza dubbio questi piccoli gioielli di architettura contemporanea, programmati per le Olimpiadi del 2020, con il coinvolgimento di 16 architetti di chiara fama come Tadao Ando, Shigeru Ban, Kengo Kuma, Fumihico Maki, Toyo Ito, Sou Fujimoto, Tomohito Ushiro e altri, aggiungono un fascino in più al film.

Un'altra scema di Perfect Days
image courtesy Lucky Red

L’ultimo blocco-bagni realizzato è quello di Tomohito Ushiro: caratterizzato da 7,9 miliardi di differenti ‘light patterns’, che rappresentavano la popolazione mondiale all’epoca del progetto. Ben identificabile nel film assieme a quelli di Tadao Ando e Shigeru Ban, che, secondo me, ha progettato i due più interessanti: scatole di vetri colorati e trasparenti che si opacizzano quando la porta viene chiusa a chiave. Ciò permette di controllare la pulizia del bagno e se è occupato già dall’esterno. La notte, illuminati, fungono da lanterne nei parchi di Haru-no-Ogawa e di Yoyogi Fukamachi. “Piccoli santuari di pace e dignità ”, così li ha definiti Wim Wenders.

Il film, nel raccontare la vita di Hirayama, è un omaggio ai rituali di questa antica civiltà, tutti finalizzati al rispetto, all’ossequio, all’accoglienza e alla ricerca della perfezione.

image courtesy Lucky Red

Paradigmatica la scena in cui Hirayama, mentre meticolosamente pulisce un water, con uno specchietto, come fa il dentista per controllare la buona riuscita di un intervento, controlla se ha ben pulito e disinfettato dappertutto. E ancora, il rituale di un onsen o di un sentō alla fine della giornata lavorativa, al quale Hirayama non rinuncia mai, anche quando è costretto a raggiungerli in bicicletta sotto una pioggia scrosciante. Lo sviluppo termale diffuso, grazie alla presenza di innumerevoli vulcani e alla vicinanza alla cintura di fuoco del Pacifico, ha determinato nel tempo questa pratica singolare e socializzante: ci si ritrova, a fine giornata, in questi ambienti dove ci si lava accuratamente su un piccolo sgabello, a 20 cm da terra, eppoi ci si immerge nudi in ampie vasche comuni piene di acqua termale calda.

L’umiltà di questo personaggio, interpretato magistralmente da Kōji Yakusho, che appare come un anonimo uomo della strada, ma che invece nasconde un notevole bagaglio interiore, mi ha riportato alla visita che feci anni fa al giardino di Ryoanji a Kyoto, forse il più famoso giardino Zen, risalente alla fine del Quattrocento, realizzato da uno sconosciuto giardiniere, e alla filosofia che lo ha ispirato. Un piccolo rettangolo di circa 250 metri quadrati delimitato su tre lati da un muro e sul quarto lato da una casa da tè. Nessuna essenza arborea, solo fine ghiaietto ‘pettinato’, con quindici pietre disposte a gruppi di due, tre, cinque e cinque. La particolarità è che sono quindici, ma da nessun punto di vista le vedi tutte assieme.

Apparire non è essere.

Un film toccante, pacato, commovente, ben ritmato da musiche strepitose che vanno da Lou Reed e Patti Smith a Nina Simone. Un film anche istruttivo: nel finale il buon, silenzioso Hirayama, che ascolta tutto e tutti, ma difficilmente ama parlare, si lascia andare e ammonisce la giovane nipote Niko, che preferiva vivere con lui piuttosto che con l’agiata famiglia: “Adesso è adesso, la prossima volta è la prossima volta”.

Un insegnamento per la vita ■

The Tokyo Toilet project

Lanciato nel 2018 in previsione dei Giochi Olimpici e completato nel 2023, il progetto The Tokyo Toilet ha coinvolto 16 architetti e designer – Nigo, direttore creativo di Kenzo, ha disegnato anche le divise dei manutentori – nell’ideazione di 17 bagni pubblici nel quartiere di Shibuya. L’idea di Koji Yanai, direttore generale di Fast Retailing Co (tra i brand della compagnia anche Uniqlo) era quella di rovesciare gli stereotipi associati ai bangi pubblici – bui, sporchi, pericolosi, non accessibili – con la bellezza dell’architettura e la loro cura. I bagni vengono puliti tre volte al giorno, ispezionati e sottoposti a manutenzione accurata una volta al mese.

i setti in cemento del bagno di Masamichi Katayama nel parco Ebisu.
Foto Satoshi Nagare, courtesy The Nippon Foundation.

I 17 bagni pubblici sono stati progettati da Shigeru Ban, Sou Fujimoto, Tadao Ando, Toyo Ito, Kengo Kuma, Fumihiko Maki, Junko Kobayashi, Kashiwa Sato, Kazoo Sato, Marc Newson, Masamichi Katayama, Miles Pennington, Nao Tamura, Nigo (Tomoaki Nagao), Takenosuke Sakakura, Tomohito Ushiro.

Il bagno pubblico di Suo Fujimoto a Nishisando
Foto Satoshi Nagare, courtesy The Nippon Foundation.

The Tokyo Toilet è il risultato di una collaborazione pubblico/privato tra la Nippon Foundation, l’amministrazione pubblica di Shibuya e la Shibuya City Tourism Association con il sostegno di Toto, che ha fornito i sanitari, e di Daiwa House che li ha realizzati.

L'edificio circolare disegnato da Tadao Ando nel Jingu-Dori Park
Foto Satoshi Nagare, courtesy The Nippon Foundation.
L'interno deel bagno pubblico di Nigo (Tomoaki Nagao) all'incrocio tra Jingumae e 1-chome
Foto Satoshi Nagare, courtesy TNF.
Sottili lastre di metallo piegate come origata per l’involucro del bagno realizzato da Nao Tamura in un acceso colore rosso che lo rende facilmente riconoscibile
Foto Satoshi Nagare, courtesy TNF.

In alto, sottili lastre di metallo piegate come origata per l’involucro del bagno realizzato da Nao Tamura in un acceso colore rosso che lo rende facilmente riconoscibile. Accanto, il secondo bagno pubblico realizzato da Shigeru Ban, sempre in vetro cromogenico. Foto Satoshi Nagare, courtesy TNF.

Uno dei due bagni pubblici realizzati da Shigeru Ban, entrambi in vetro cromogenico che si opacizza quando la porta viene chiusa dall'interno.
Foto Satoshi Nagare, courtesy TNF.
Toyo Ito ha disegnato tre volumi circolari distinti per rendere il bagno pubblico più sicuro e accessibile a tutti.
Foto Satoshi Nagare, courtesy TNF.
Legno di ciliegio per gli interni e assi di cedro per il percorso esterno dei bagni pubblici disegnati da Kengo Kuma
Foto Satoshi Nagare, courtesy TNF.
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