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AVAMPOSTI DI LAVORO

QUELLO SVILUPPATO DA LABORATORIO PERMANENTE CON TIMESWAPP RAPPRESENTA UN APPROCCIO PROGETTUALE INTEGRATO PER RIPENSARE L’ORGANIZZAZIONE E GLI SPAZI DEL LAVORO BEN AL DI LÀ DELLE CONDIZIONI IMPOSTE DALL’EMERGENZA

Le ipotesi di riorganizzazione degli uffici che abbiamo visto in questi mesi affrontano in genere aspetti puntuali – ovviamente non trascurabili e necessari – legati all’emergenza e alle attuali disposizioni normative, ma in fondo sottendono l’idea di un ritorno alla ‘normalità’.

Tuttavia l’accelerazione di processi di transizione che erano già in corso prima della pandemia – non solo il lavoro da remoto ma soprattutto la necessità di dare spazio alle molte forme di lavoro cosiddetto ‘atipico’, nelle quali spesso risiede il maggior grado di innovazione – implica un ripensamento ‘sistemico’ dell’organizzazione e degli spazi del lavoro. Un ripensamento che mette in discussione l’idea stessa di città, di mobilità e di territorio, per altri versi già oggetto di notevoli ipotesi di cambiamenti, per non parlare dei riflessi economici sugli asset immobiliari di un patrimonio costruito rivelatosi improvvisamente ridondante.

Per queste ragioni è di grande interesse la proposta recentemente elaborata da Laboratorio Permanente insieme a Timeswapp, uno studio di consulenza aziendale del gruppo Inaz. A un primo livello di riorganizzazione in senso ‘task-oriented’ degli spazi interni, Laboratorio Permanente affianca un secondo livello, inoltrandosi alla ricerca delle potenzialità inespresse della sede aziendale fisica. Il progetto immagina qui la trasformazione del tipico blocco uffici in una sorta di campus, sia pure organizzato in verticale e senza le amenità delle tech company californiane: gli spazi liberati dal lavoro agile diventano allora l’occasione per accogliere all’interno della sede tradizionale un ecosistema di lavoro capace di ospitare nuove relazioni e sinergie di impresa. Del resto – ci ricorda Nicola Russi, uno dei partner di Laboratorio Permanente – casi del genere esistono già. Ad esempio il Fintech District, progetto promosso da SellaLab, la piattaforma di innovazione del gruppo Banca Sella, e gestito da Copernico Isola, con alcuni dei 12 piani dell’edificio di via Sassetti 32 a Milano lasciati liberi per ospitare start-up operanti nel campo della finanza.

la trasformazione della sede fisica in un nuovo ecosistema di lavoro capace anche di agire da incubatore di imprese innovative contigue al core business aziendale

©Laboratorio Permanente

Ma l’idea più innovativa, che nel quadro del lavoro per il nuovo PGT di Bergamo Laboratorio Permanente ha già presentato al sindaco del capoluogo lombardo, è quella – che appare oltretutto complementare a quella ‘città a 15 minuti’ di cui si parla proprio in questi mesi – di creare, sul territorio metropolitano vasto, nuovi ‘avamposti di lavoro’: ambienti di co-working verso i quali convergano, dalle proprie abitazioni, dipendenti e collaboratori di imprese che hanno sede altrove.

avamposti di lavoro distribuiti sul territorio in grado di accogliere team di lavoro da remoto, anche di aziende diverse. Avamposti (schema in basso) che, sul piano della produttività, presentano un approccio generativo al lavoro e sul piano del territorio possono ridare vitalità a aree periferiche, vissute finora solo come miniere di intelligenza da concentrare nella città.

©Laboratorio Permanente

Avamposti che, accogliendo anche gruppi di dipendenti di aziende diverse, potranno generare nuovi flussi di idee e far nascere nuove collaborazioni, avviando una logica produttiva – nelle parole di Russi – generativa e non, come finora è stato, ‘estrattiva’ di intelligenze. Una sorta di decentramento produttivo che, oltre a liberare la residenza di funzioni che non le appartengono e il sistema dei trasporti di un pendolarismo gravoso, presenta il vantaggio di ridare vitalità anche ai luoghi periferici delle grandi aree metropolitane ■

All’ipotesi minima di riorganizzazione degli spazi in logica ‘task-oriented’ (schema a sinistra) Laboratorio Permanente affianca due ipotesi più radicali: la trasformazione della sede fisica in un nuovo ecosistema di lavoro capace anche di agire da incubatore di imprese innovative contigue al core business aziendale (a destra) e la creazione di avamposti di lavoro distribuiti sul territorio in grado di accogliere team di lavoro da remoto, anche di aziende diverse. Avamposti (schema in basso) che, sul piano della produttività, presentano un approccio generativo al lavoro e sul piano del territorio possono ridare vitalità a aree periferiche, vissute finora solo come miniere di intelligenza da concentrare nella città.

Laboratorio Permanente

Fondato nel 2008 da Nicola Russi e Angelica Sylos Labini, lo scorso anno lo studio milanese Laboratorio Permanente ha vinto, con OMA, il concorso Farini, masterplan per la riqualificazione degli scali ferroviari dismessi Farini e San Cristoforo di Milano. Lo studio, che nel 2012 aveva ottenuto una menzione d’onore al premio Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana, lavora a tutte le scale, dall’urbanistica all’architettura al progetto di interni. Ogni progetto nasce dall’attenta osservazione del contesto: l’ambiente naturale e la cultura materiale di un luogo, le regole che lo governano, l’identità di una comunità o di un’istituzione, la storia di una singola persona. Laboratorio Permanente ha partecipato alla XIV e alla XVI Biennale di Architettura di Venezia.

www.laboratoriopermanente.com

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