Spunti di riflessione verso una appropriata analisi di fase Come e perché la Rivoluzione Bolivariana può aiutarci a comprendere meglio ciò che sta avvenendo in Europa ed il contesto italiano in particolare, a capire „che fare?‟ ma soprattutto, come farlo?1 «Il mondo non viene spiegato già con lo spiegarlo? No. La maggior parte delle spiegazioni sono giustificazioni. Dominio popolare significa dominio degli argomenti. Il pensiero sorge dopo delle difficoltà e precede l'azione» (Bertolt Brecht)
«Se gli uomini definiscono reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze» (Teoria di Thomas)
1. La situazione mondiale e la Rivoluzione Bolivariana L‟acuirsi della crisi capitalista mondiale ed in particolare i suoi effetti in Europa, l‟esito delle elezioni in Italia, la morte del Comandante Chávez, e persino la salita al soglio pontificio di Papa Francesco, sono eventi che ci devono indurre ad una attenta analisi di fase, che ci devono portare a riflettere sul “che fare” e spingere ad un dibattito profondo e proficuo, sulle modalità circa la possibilità di attuare un processo rivoluzionario in Italia e in Europa nella prospettiva di quel mondo più giusto cooperativo e solidale che in Venezuela chiamiamo Socialismo del XXI secolo. Il nostro desiderio è quello di provare a fornire alcuni elementi per la riflessione, frutto dell‟esperienza maturata con il nostro agire rivoluzionario in Venezuela, attorno ai quali avviare un dibattito con gli amici e compagni italiani. Siamo convinti che una maggiore conoscenza del processo bolivariano e di ciò che si muove in America latina, possa contribuire ad una migliore comprensione della fase politica internazionale e di ciò che sta avvenendo in Italia. La nostra storia recente è anche la vostra storia. Quel filo rosso che ha raggiunto il nostro popolo superando spazi e tempi enormi, oceani e secoli, l‟abbiamo cominciato a riavvolgere da ormai vent‟anni, fino a scoprire che la sua radice era oltreoceano, negli eroici personaggi di Garibaldi e dei partigiani antifascisti, ma soprattutto nel pensiero di Gramsci. Nell‟ampio disegno della costituzione bolivariana del Venezuela che rappresenta un punto di riferimento fondamentale per il processo di transizione al socialismo, sono stati ripresi i principi politici ed ideali più avanzati del costituzionalismo europeo del „900. Si tratta infatti, della centralità del lavoro, del salario giusto e della dignità personale e sociale dei lavoratori, dell‟eguaglianza sostanziale con l‟eliminazione di 1
Il presente documento è il frutto della discussione e dell'elaborazione collettiva internazionalista di cittadinanze principalmente venezuelane, miste a cubane, colombiane, argentine, brasiliane nonché italiane. Questo documento, dunque, è il prodotto di una intelligenza collettiva in fieri e in azione.
1
ogni discriminazione di razza, di condizioni personali e sociali e soprattutto di genere, e ancor più l‟individuazione del popolo venezuelano in tutte le sue articolazioni sociali come protagonista del processo di trasformazione economica e sociale del paese. Sul terreno della prassi e della lotta abbiamo scoperto che il gomitolo, i nostri riferimenti teorici politico – culturali, erano qui da voi in Italia. Oggi, dopo anni di lotta e di avanzamenti, crediamo che anche i rivoluzionari italiani possano attingere qualcosa dalla prassi rivoluzionaria del movimento bolivariano e dall‟esempio di lotta che ci ha fornito il Comandante Chávez. Se possibile, gettiamo le basi di una discussione che prima di tutto vuole essere un ringraziamento e la restituzione del contributo che abbiamo ricevuto dal vostro popolo. Questo che stiamo attraversando è un momento difficile. La Rivoluzione Bolivariana in Venezuela ha bisogno del vostro sostegno, adesso più che mai, dunque, oltre al nostro contributo ai vostri percorsi, ci auguriamo che questo sia l‟inizio di un legame e di un consolidamento di solidarietà internazionalista reciproca.
Vi ringraziamo per le manifestazioni di affetto nei confronti della caduta in combattimento del nostro Comandante, il miglior modo per onorare la sua scomparsa fisica rimane, com‟è ovvio, quello di proseguire sul sentiero di lotta che ci ha indicato. Vorremo avviare una discussione e un confronto aperto su alcuni temi nel modo che riterrete più opportuno e col suo esempio nel cuore. Consci della disomogeneità dei movimenti popolari italiani e di elementi di criticità anche rispetto alla nostra esperienza, invitiamo anche i più critici a dire la loro. Già il semplice confronto sarà un grosso passo avanti per iniziare a creare interconnessioni necessarie ad un compito tanto grande quanto quello che ci siamo dati: rivoluzionare il mondo e costruire il mondo nuovo! Qui di seguito alcuni spunti che esprimono il nostro punto di vista sulla situazione specifica in Italia. Chiediamo di leggerlo e auspichiamo un incontro per scambiarci riflessioni e idee, per arricchirci e avanzare insieme.
2. Perché ripartire dall‟America Latina e dal Venezuela in particolare 1) Perché interessarsi alla Rivoluzione Bolivariana? L‟interesse sta nel fatto che il processo di integrazione latinoamericano, di cui l‟esperienza bolivariana né è il nucleo „agglutinatore‟, e l‟esempio di Cuba il modello ispiratore, rappresentano un esempio concreto di una strada percorribile per uscire dalle devastazioni delle politiche neoliberiste, che oggi affliggono l‟Europa ma delle quali l‟America latina ha rappresentato il laboratorio di sperimentazione. La strada che ci viene indicata, l‟unica realmente percorribile è quella dell‟integrazione dei popoli sulla base del soddisfacimento dei reciproci bisogni sociali, in netto contrasto con le attuali politiche di „integrazione‟ europea, che rispondono, al contrario, soltanto agli interessi del mercato e del capitale, specie quello finanziario, e che avranno come conseguenza, se non saranno adeguatamente contrastate, soltanto miseria e devastazione per i popoli europei sperimentando nuove forme di schiavitù. In particolare quelli economicamente più deboli che si affacciano sul mediterraneo. È sempre più evidente che la conseguenza di questa crisi strutturale del sistema 2
capitalistico, è quella di un‟Europa “forte” (Inghilterra, Francia, Germania, in particolare) che fa pagare il prezzo salatissimo della crisi ad un‟Europa di serie B (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia). Per quanto descritto è importante capire come, attraverso l‟ALBA, il MercoSur, la CELAC, i paesi latinoamericani abbiano contrastato l‟ALCA e riprendendo in mano in questo modo le sorti del proprio destino dopo un lungo tempo in cui non hanno potuto essere che il cortile di casa degli USA. 2) Perché è importante studiare e fare propria l‟esperienza della Rivoluzione Bolivariana? Un giorno, e sarebbe bene cominciare da ora, s‟inizierà a guardare alla Rivoluzione Bolivariana con lo stesso interesse con cui si è guardato alla Comune di Parigi, alla Rivoluzione d‟Ottobre, a quella cinese, a quella cubana e via dicendo. Il processo bolivariano e l‟America latina tutta ci aiutano a fare una sintesi positiva del „900 per proiettarla nel futuro. Tanto più che la nostra rivoluzione è in piedi, viva, sotto attacco ma fermamente schierata per la autodifesa. Chi ha vissuto nel mondo il buio degli anni ‟80 – ‟90 ha avuto l‟occasione di ricredersi e rivalersi sulle teorie della “fine della storia” grazie alla rivoluzione bolivariana e al Comandante Hugo Chávez. È a lui che ora dobbiamo uno sforzo di riflessione per tenere ferma quest‟esperienza, riproporla per poter costruire un futuro migliore. La straordinarietà della nostra esperienza risiede proprio nel fatto che sintesi dell‟accaduto e proiezione nell‟avvenire non risultino su un piano meramente teorico ma si riproducono sul piano concreto della prassi politica. Prassi-teoria-prassi è il solo modo per generare un cambiamento del “reale”. Se riusciamo a convincerci di questo, risulterà più facile capire perché è fondamentale studiare il processo bolivariano. Non possiamo infatti negare la nostra prassi politica maturata dall‟inizio del secolo scorso, possiamo invece apprendere tantissimo da una prassi rivoluzionaria che affonda le sue radici nel „900 ma che proietta i sui rami nel presente e che spera di raccogliere i frutti nel XXI secolo. Tra la fine degli anni „80 e gli inizi degli anni ‟90, una serie di eventi sconvolgono gli assetti geopolitici internazionali con forti ripercussioni nella politica interna di diversi paesi, Italia in particolare: crollo dell‟ URSS, la Cina apre sempre più al capitalismo, tesi della fine della storia, «svolta della Bolognina», effetto domino che coinvolge tutto e tutti, partiti ma anche movimenti, avanguardie e masse, istituzioni ed extraparlamentarismo. Ma è davvero la «fine della storia»? La fine delle «ideologie»? No, è soltanto la fine del „900 e si rivelerà poi essere la crisi del decadimento dell‟occidente. Contemporaneamente nell‟America latina, Cuba, che pure è assolutamente figlia della epopea novecentesca è l‟unica a non crollare, risente tantissimo della crisi generale ma non è vittima dell‟effetto domino. In pieno periodo especial, avvia un serio e profondo processo di autocritica e rettifica degli errori e contemporaneamente inizia a seminare gli elementi del socialismo del XXI secolo. Nel „94 il primo incontro Fidel-Chávez. In meno di venti anni la situazione si trasforma radicalmente: il Venezuela diventa avanguardia, l‟America latina comincia a parlare di socialismo del XXI secolo, mentre lì si studia e si prova a mettere in pratica gli insegnamenti di Gramsci, in Italia, patria di Gramsci e del più forte partito comunista europeo, coloro che si dicono comunisti, scompaiono dal parlamento, si dividono, si frammentano, perdono qualsiasi legame con le masse, il momento soggettivo, viene assolutamente meno, proprio quando il momento oggettivo vede il determinarsi di una profonda crisi che necessita di risposte che nessuno “da sinistra” riesce a fornire. 3
3) In che modo è importante avvicinarsi a tale processo per poterlo comprendere realmente a fondo e nella sua complessità? Liberarsi dall‟Eurocentrismo non è facile. Significa mettersi seriamente in discussione, nel profondo, come esseri umani prima ancora che sostenitori di una precisa e già definita Weltanschauung politica. Significa mettere in discussione il proprio agire di militanti, fare passi indietro rispetto a certezze identitarie su modelli teorici e su pratiche di lotta, che pure derivano da una lunga e gloriosa storia del movimento operaio europeo ed “occidentale”. Tale movimento operaio è al momento evidentemente in una posizione mai così schiacciata e subalterna al capitale e riteniamo che tra le cause delle sue numerose sconfitte vi sia la riproposizione di percorsi inadeguati a mettersi in connessione con le masse e farle avanzare. Naturalmente, non crediamo che la storia del movimento rivoluzionario occidentale vada liquidata, tutt‟altro. Essa va analizzata – anche nelle sue sconfitte passate e contemporanee – per capirne i limiti e superarli. In Venezuela abbiamo cercato di farlo, inizialmente aggiornando molto più che l‟impianto teorico raccolto dal movimento operaio internazionale, i percorsi di lotta. Per arrivare a questo, a nostro parere, alla rete delle organizzazioni sociali in Italia è richiesto uno sforzo persino maggiore di quello sostenuto dal nostro popolo. È infatti arduo se si considera quanto l‟Italia stessa sia stata culla di un pensiero e di una prassi rivoluzionaria non solo agli inizi del „900 ma fino alla fine del secolo, mettere in discussione, almeno in parte, identità e appartenenze ideologiche. È uno sforzo che dovrebbe partire da ogni singolo militante preso anche nella sua individualità. Rivoluzionare noi stessi per poter rivoluzionare la società nella quale viviamo! Abbandonare presunte certezze ed ipotetici punti fermi, aprirsi alla pratica del dubbio, avere la curiosità di apprendere, può dover significare addirittura compiere una rivoluzione copernicana nei propri schemi di pensiero e nelle proprie modalità comportamentali. Questo enorme passo indietro riteniamo possa essere l‟unico modo, lo ribadiamo, per entrare in connessione con i più ampi strati della popolazione, dai quali ormai da decenni organizzazioni e “movimenti” italiani ed europei appaiono essere sempre più distanti, inadeguati ad accedere alle loro esigenze e ai loro bisogni, e quando anche vi si trovino inclusi a canalizzarli in lotte non vertenziali ma per il superamento degli attuali rapporti di produzione. Se tale distanza non viene colmata, in tutta buona fede e con le idee più rivoluzionarie, sul terreno concreto, la sinistra (anche quella non istituzionale) finirà per svolgere un ruolo reazionario, contribuirà allo status quo nella misura in cui, oltre a rimanere ferma, darà spazio alla classe dominante di autosancirsi democratica, tollerante, disposta al dialogo. Chi ha mai avuto paura infatti di pensatori e di idee senza legami con il popolo? In Venezuela contavamo con molti libri e molti intellettuali, sono serviti a poco finché non sono entrati in connessione con la gente común y corriente. Oggi i libri si leggono e gli intellettuali, quelli veri, sono al servizio della Rivoluzione. Sia chiaro che nessuno qui vuole dare lezioni né indicare la Rivoluzione bolivariana come modello, al contrario invitiamo a studiarla e a comprenderla convinti del fatto che trattandosi di un processo attuale che guarda al futuro, proprio avendo ben chiara la lezione del „900, possa aiutarci ad uscire dal pantano dell‟identitarismo e del settarismo per ritrovare una nuova prassi trasformatrice unitaria e più adeguata al XXI secolo. Per fare questo, lo ripetiamo, l‟unico modo è spogliarsi dall‟eurocentrismo. 4
La vecchia Europa, culla della civiltà occidentale e del capitalismo era considerata la sola a poter concepire la Teoria per il suo superamento. Ma le spinte ideali in questo senso sono sempre venute da fuori ed una spinta decisiva arriva oggi dal continente più giovane, dagli europei “scoperto” e colonizzato. Chi si autodefinisce ancora oggi „comunista‟, chi ha la velleità di un agire rivoluzionario per il superamento del capitalismo e la costruzione di una società migliore – per far si che questa smetta di essere una velleità e si dia a tale aspirazione la possibilità di attuarla – non può prescindere dal cogliere questa spinta che viene dall‟esterno, dal farla propria, per amplificarla nel tentativo di buttare giù la colonna portante di questo assurdo sistema che è proprio qui nella vecchia Europa. A nostro avviso, il messaggio fondamentale che ci indica la Rivoluzione bolivariana in America latina è che, parafrasando il pensatore peruviano José Carlos Mariátegui, considerato il Gramsci latinoamericano, il Socialismo non può essere né calco né copia, ma può solo essere creazione eroica dei popoli. Le Rivoluzioni non si esportano né si copiano, possono sì, invece, essere un esempio, una fonte di ispirazione per comprenderne gli elementi fondamentali e le caratteristiche invarianti. Il processo venezuelano si connota per una quantità di elementi davvero interessanti: dall‟evoluzione del movimento clandestino MBR200, movimento progressista nato nelle fila dell‟esercito sotto la spinta di Chávez, che perseguiva l‟unità civico-militare, passando per il Movimento 5a Repubblica fino all‟odierno Polo Patriottico, notevoli sono stati gli adattamenti che hanno dovuto mettere in campo per arrivare all'attuale fase rivoluzionaria e di transizione al socialismo. Chávez era all'interno dei gruppi contro-insorgenti, il suo compito nelle fila dell'esercito era quello di reprimere i fuochi guerriglieri in Venezuela... immaginarsi che spirito di adattamento! Successivamente nel nascente Movimento 5a Repubblica, che portò, attraverso le urne elettorali, al trionfo bolivariano, antichi guerriglieri si trovarono a partecipare, all‟interno dello stesso movimento, insieme e faccia a faccia, a riunioni politiche con i loro stessi persecutori di un tempo, anche qui lo spirito di adattamento non è certo loro mancato. Durante una intervista televisiva, poco prima delle elezioni, lo stesso Chávez, alla domanda del giornalista, se Cuba fosse o meno una dittatura, rispose: «Sì, certo che è una dittatura»: senza ovviamente andare troppo per il sottile e senza ovviamente mettersi a discettare sul fatto che la costituzione cubana si basa sul marxismo-leninismo e quindi riconosce il principio della “dittatura del proletariato”.2 Quando alcuni anni dopo, un altro giornalista gli chiese conto di quell‟intervista, lo stesso Chávez rispose: «rivediamo il video e comprendiamo il contesto e la situazione a cui ti riferisci». All‟epoca, il Movimento 5a Repubblica non aveva all'ordine del giorno la costruzione del socialismo, anzi si discuteva persino di ricerca di una terza via, stile laburista alla Tony Blair, che sempre all‟epoca era “una novità” e taluni auspicavano che potesse esprimere qualcosa di nuovo e che fosse espressione di reale cambiamento. Gli obiettivi immediati erano diversi: la lotta contro la corruzione, la rottura del patto puntofijista – alias l'accordo bi-partitista tra destra e sinistra, AD e Copei, praticamente democristiani e socialisti, o meglio i sedicenti “democratici” e “cristiano-sociali” le due facce della stessa medaglia, la qual cosa richiama alla consegna dell'argentinazo «Que se vayan todos!», «che vadano via tutti!» – il microfinanziamento (poi realizzato), il sostegno alle 2
In questo video l‟intervista: http://www.youtube.com/watch?v=o2q8651-ISU
5
piccole e medie imprese, nessun attacco pregiudiziale al settore privato, anzi, un invito esplicito a contribuire alla costruzione del tessuto economico del paese, anche agli investitori esteri (che in Venezuela sono tutt‟oggi presenti e in crescita, e talvolta, come spesso accade, sputano nel piatto dove mangiano), partecipazione attiva, protagonica, dei cittadini alle scelte politiche. Cose che non hanno nulla di „ideologico‟, nell‟accezione marxiana del termine come «velo deformante della realtà». All‟inizio del Movimento 5a Repubblica (MVR), si discuteva se si dovesse optare per la via astensionista (e magari ancora una volta insurrezionale e armata...) o affrontare la sfida ed adattarsi alla via delle urne. Come sappiamo, alla fine ha prevalso la seconda e, pare, con risultati non proprio negativi, ancora oggi la Rivoluzione bolivariana dichiara di voler essere pacifica, ma è armata. Più volte Chávez ha fatto riferimento a Kennedy, il quale sosteneva che chi chiude le porte alle rivoluzioni pacifiche le apre a quelle violente e che il Movimento Bolivariano ha sempre dichiarato di voler perseguire i suoi obiettivi in maniera pacifica, sempre nei limiti dettati dalle possibilità reali, ovviamente, e questi spazi li sta utilizzando tutti, senza farseli certo scappare. Inizialmente molti si chiedevano cosa fosse questo Movimento 5 a Repubblica. Non capivano se fosse di “sinistra” o di “destra”. Non riuscivano a comprenderlo. Più di uno ragionava con schemi rozzi e semplicistici: i chavisti erano militari, quindi dovevano essere inevitabilmente caudillisti, quindi populisti, quindi fascisti. Da dove nasce questo fenomeno che mobilita masse sempre crescenti? Molti di questi si rispondevano con l‟ipotesi del complotto, della cospirazione dei poteri forti: certo, qualcuno li finanzia, chissà chi c‟è dietro, qualcosa certamente di poco chiaro, occulto... in qualsiasi caso era meglio tenersi lontani, non lo capivano, ne avevano paura. Non capivano che il successo di Chávez derivava dal suo sapersi mettere in discussione, assumersi, giorno dopo giorno sempre maggiori responsabilità, era capace di costruire quella «connessione sentimentale» necessaria, facendosi riconoscere come parte integrante del popolo. La campagna elettorale del 1998 è stata condotta da Chávez, girando città per città, paese per paese, dormendo in macchina e mangiando cambúr (banane) staccati direttamente dagli alberi lungo le strade che percorreva. Solo chi è disposto a fare questo, con gioia, con felicità e sincero entusiasmo può ottenere risultati anche se ha contro tutti i media del capitale, giornali, televisioni, radio... che da mattina a sera trasmettono sempre lo stesso refrain: «mono» (scimmia), pagliaccio, buffone, populista, capopopolo improvvisato, contestatore incapace di proporre nulla di costruttivo, e via dicendo. Come può essere preso sul serio qualcuno che invece di fare la faccia truce durante i comizi, balla, canta, fa battute, scherza con la gente... roba da avanspettacolo che può piacere solo a quelli che non hanno mai seguito un corso in una bella università, magari bocconiana. Come può dire qualcosa di vero uno che dal palco manda «pal‟carajo» (che volgarità!) gli oligarchi filo-imperialisti? A ben vedere, in realtà, non era però nemmeno tanto importante quello che diceva Chávez, che continuava e continua a ripetere il motto di Bolívar, «Sono la foglia trascinata dall'uragano, non guardate la foglia, guardate l‟uragano», quanto piuttosto è importante il risultato, il fatto che lui era divento motivo di aggregazione di forze sane e genuine, popolari, magari ignoranti, ingenue, con tutti i difetti che si può portare dietro un popolo con centinaia di anni di oppressione e sfruttamento, ma verace e concreto. «Yo no soy filosofar», cantava Alí Primera, cantautore rivoluzionario diventato un‟icona della Rivoluzione Bolivariana. Il voto dato al Movimento 5a Repubblica, non era un voto di delega, almeno per gli elementi più avanzati, era un voto di chi voleva essere protagonista del proprio destino. Si era andata costituendo, in questo modo, quella Rete delle Organizzazioni Sociali, popolari, operaie, la rete del 6
protagonismo democratico e partecipativo, diretto, che oggi costituisce la nervatura del Poder Popular venezuelano, il Potere Costituente in azione che è la dinamo della transizione al socialismo del (alcuni preferiscono dire «nel») XXI secolo, Poder Popular che, contemporaneamente, agisce, costruendo la sua egemonia anche sulle forme di democrazia rappresentativa istituzionale, che sono di derivazione delle precedenti storiche rivoluzioni borghesi, quella che un tempo era una classe in ascesa con valenza di progresso, rivoluzionaria, una spinta propulsiva ormai da lungo tempo esaurita. Oggi è il tempo del protagonismo delle classi popolari, che non traggono nessun vantaggio dal fatto che si protragga la dittatura mondiale della borghesia imperialista. Non si arrenderanno, i lor signori, non è e non sarà un pranzo di gala, è una guerra di lunga durata, una guerra di sterminio non dichiarata condotta da questa ristretta e precisa classe sociale, a cui i popoli del mondo non potranno non opporre resistenza. Chi si propone, o meglio si assume la responsabilità di proporsi come combattente, è su questo contesto che deve porre l'attenzione, in maniera intelligente, problematizzante, concreta, contestualizzata. Per grandi linee cosa possiamo apprendere dal processo bolivariano e da quanto sta avvenendo in America Latina? Quali elementi possono tornarci utili per provare a trasformare la realtà italiana ed europea? A. È possibile avviare un processo rivoluzionario all‟interno del quadro della cosiddetta democrazia formale, la presa del potere può avvenire per “via democratica”, sfruttando gli spazi concessi dalla democrazia borghese ma solo attraverso un movimento organizzato che lavori su una prospettiva realmente radicale, iniziando a porre le basi del superamento della democrazia rappresentativa e del principio di delega con l‟approdo ad una nuova forma di democrazia partecipativa dal basso. B. Per fare ciò non è quindi necessario aspettare la guida di un partito di stampo marxista-leninista. Sarà il futuro a determinare, tempi, bisogni e necessità successive per riuscire a gestire al meglio le complicatissime problematiche legate alla transizione verso un nuovo sistema di ispirazione socialista, ma non è una condizione necessaria alla “presa del potere”. Anzi, essere stati per lungo tempo fermamente convinti del contrario ha rappresentato un‟enorme limitante e lo continua ad essere tutt‟ora per quelli che continuano a professare dogmaticamente «l‟imprescindibilità del partito», oggigiorno ed in futuro più che mai, in virtù della totale crisi di credibilità che ha investito i partiti, in particolare rispetto alle nuove generazioni. C. Per costruire un movimento di massa in grado di avviare un processo radicale di trasformazione, è necessario che tale movimento sia in grado di raccogliere quanto meno una netta maggioranza in modo da poter avviare una serie di riforme sostanziali del sistema che possano gettare le basi per un suo successivo superamento. Per arrivare ad un così consistente bacino di voti è necessario identificare un minimo comune denominatore attorno al quale raccogliere consensi e contemporaneamente avviare una graduale coscientizzazione di massa che deve avvenire però sul terreno della prassi politica trasformazionale. In Venezuela il punto di attacco al sistema è stato rappresentato dalla critica al puntofijismo (legge del pendolo), in un momento particolarmente favorevole al 7
cambiamento, in cui il popolo venezuelano era stremato dagli effetti di anni di politiche neoliberiste, Chávez ha saputo farsi interprete dell‟indignazione popolare nei confronti di un sistema politico che non li rappresentava e che continuava ad ingannarli con l‟illusione di una finta democrazia. Il superamento del vecchio schema bipolare di rappresentanza è stato il motore iniziale del cambiamento, valorizzando l‟energia positiva del malcontento popolare che è stato indirizzato prima verso una campagna militante di circa due anni di astensionismo e successivamente verso la costituzione di un movimento dal basso che professava una nuova forma di democrazia partecipativa ed il superamento della precedente repubblica (il Movimento 5a Repubblica). Prima si è riusciti a farsi interpreti del malcontento di massa, raccogliendo un voto sostanzialmente di protesta e non identitario, che raccoglieva elettori provenienti da destra come da sinistra, successivamente grazie al prezioso ruolo giocato dalle avanguardie rivoluzionarie all‟interno del movimento di massa, si è riusciti ad elevarne il livello politico delle stesse ed ad indirizzarle verso la mobilitazione popolare rivoluzionaria contro la crisi neoliberista. Questo è stato possibile solo attraverso una presa di coscienza graduale avvenuta sul terreno della prassi politica, mettendo in atto la filosofia gramsciana della prassi e non limitandosi a predicare oziosamente il comunismo alle masse, piuttosto mischiandosi ad esse, imparando ad utilizzare linguaggi e simboli comprensibili, in grado di unire e non allontanare come spesso avviene nelle organizzazioni identitarie e fissate su schemi rigidi e non adattabili ai tempi in corso. È necessario imparare a riconoscere ciò che ci unisce più che continuare a fissarci su ciò che apparentemente ci divide. Essere capaci di riconoscere l‟apparente diversità sotto la sostanziale unità, sempre per dirla con Gramsci, e distinguerla dalla sostanziale diversità sotto l‟apparente uguaglianza. Per fare questo, come si dice in Venezuela è strategicamente fondamentale agire da rivoluzionari piuttosto che illudersi che possa essere risolutivo proclamarsi tali ad ogni piè sospinto. D. È necessario infine ridiscutere le questioni del leaderismo ed il ruolo della militanza in questa fase. È storicamente dimostrato che non si può prescindere dalla figura di un leader carismatico nel momento in cui la popolazione viene chiamata a raccolta al nascere di un processo rivoluzionario. È necessario che il momento storico sia propizio ma è altrettanto necessario che ci sia qualcuno in grado di cominciare a parlare “dalla pancia” della gente, di ispirare fiducia e di raccogliere consenso. Ma affinché un embrionale processo di cambiamento possa trasformarsi in un reale percorso rivoluzionario, è fondamentale il ruolo giocato da coloro che vogliono essere di esempio, coloro che possono essere i soli in grado di condizionare gli orientamenti e le scelte del leader, costoro, in questo senso si pongono anche al di sopra del leader e per svolgere correttamente il loro compito, devono essere tra il popolo per contribuire a che si elevi, quando necessario, anche al di sopra del proprio leader. In sintesi: i rivoluzionari devono stare al popolo come i semi alla terra, come i pesci nell‟acqua, sosteneva il grande timoniere cinese Mao; valeva ieri, vale ancora più oggi. Gramsci si spinse a parlare di “connessione sentimentale”. Che Guevara del sentimento dell‟amore che spinge gli stessi rivoluzionari ad essere quello che sono. Chávez, uomo del suo tempo, ha realizzato questo principio facendosi riconoscere dalla gente comune.
8
3. Quali analogie e quali differenze tra Venezuela e Italia? Sarebbe necessario, a questo punto, passare ad analizzare analogie e differenze tra il contesto venezuelano e quello italiano per poter capire in che modo raccogliere i suggerimenti che ci vengono dal processo bolivariano ed interrogarci sul “che fare” ma soprattutto sul “come farlo” qui in Italia ed in Europa. Più in là di storiche proiezioni colonialiste prima e imperialiste poi che nella stessa Europa si differenziano molto da paese a paese. Alcune analogie: 1. crisi delle politiche neoliberiste; 2. crisi del sistema dei partiti; 3. completo asservimento dell‟apparato mediatico al sistema dominante; 4. corruzione, mito del consumismo, individualismo, indifferenza, violenza, come tratti caratterizzanti della società. Alcune differenze: 1. esistenza in Italia di una diffusa classe media (in progressiva proletarizzazione); 2. differenti risorse e differente sviluppo delle forze produttive (crescente attenzione al discorso sulla «decrescita felice»); 3. differente contesto geopolitico (anche se la progressiva crisi dell‟Europa inizia a creare impressionanti analogie); 4. la sperequazione sociale relativamente contenuta (anche se in ascesa); 5. il quadro politico italiano è stato relativamente stabile rispetto agli scenari latinoamericani e venezuelani, segnati da colpi di stato, rivolte popolari, repressioni sanguinose, come lo è stato il Caracazo nel ‟89. Ancora oggi ci sembrano inimmaginabili le violenze di piazza e le repressioni di massa, come è accaduto storicamente nell‟America latina, anche se le immagini di Genova 2001 potrebbero essere una prova generale del prossimo futuro su più larga scala. Più la crisi si approfondisce, maggiori saranno le difficoltà reali che dovranno affrontare le larghe masse di popolazione, quanto maggiore sarà l‟instabilità politica, che ha già caratterizzato la storia dell‟America latina, tanto maggiore sarà la spocchia eurocentrica che perderà la propria presa sul senso comune della popolazione. Come sottolinea Juan Carlos Monedero, professore dell‟Università Complutense di Madrid, del Venezuela ci devono interessare più le domande che le risposte. Qui non ci sarà un Chávez, qui non ci aspettiamo che i militari diano una spinta al processo di emancipazione, pur se bisognerà contare anche su di loro. Qui non c‟è una popolazione destrutturata come quella con cui ebbe a che fare Chávez, non esiste una dissoluzione delle strutture sociali intermedie come si è presentata in Venezuela, in Europa non ci sono paesi rentisti, non c‟è petrolio, abbiamo una struttura statale differente. Quello che abbiamo in comune con il Venezuela sono i mali del modello neoliberale, la sottomissione ai padroni stranieri e le necessità di costruire una identità nazionale o plurinazionale che condivida elementi comuni.
9
4. Sulla scorta delle precedenti valutazioni, proviamo a fare una analisi del voto in Italia ed in particolare del fenomeno M5S Risulta evidente che il progetto del Movimento 5 Stelle, 3 attraverso il suo leader politico, più di chiunque altro, è stato in grado – coscientemente o meno, questo è irrilevante – di farsi interprete del suo tempo, di arrivare ai larghi strati della popolazione e di avviare un processo di cambiamento del sistema politico italiano che non può assolutamente essere ignorato. Non ha semplicemente occupato uno spazio vuoto, lasciato colpevolmente vuoto dai movimenti vari e dalle organizzazioni che si definiscono più o meno comuniste, ha fatto molto di più. Il Movimento 5 Stelle ha fatto esattamente ciò che andava fatto e che, evidentemente, altri non sono stati capaci di fare, è stato, nei fatti, il migliore interprete della lezione bolivariana. Quello che ci deve principalmente interessare è il fatto oggettivo, l‟esserne stato il miglior interprete, scientemente o come frutto di una coscienza pre-riflessiva è un elemento secondario. Ha fatto molto di più di ciò che si sente spesso dire, non si è limitato a parlare «alla pancia», ma è arrivato anche al cuore e al cervello di settori crescenti di popolazione. Intanto, ha condotto la sua campagna elettorale piazza per piazza, con la semplicità necessaria di chi vuole ascoltare tutto e tutti, generando dibattito e confronto costante, non ha mai chiesto un voto di opinione, ha sempre chiesto un voto di assunzione di responsabilità. Non si può liquidare semplicisticamente e superficialmente come un «populista», un possibile «(s)fascista», un pericolo per la democrazia, un argine all‟avanzare della sinistra rivoluzionaria (sic!). Non si tratta di una organizzazione politica con i caratteri suddetti, a maggior ragione se risulta evidente che “dietro” la stessa mancano comitati d‟affari e/o poteri forti che da sempre manovrano i partiti tradizionali che siedono in parlamento. Al contrario consideriamo il M5S una manna dal cielo, un‟incredibile opportunità
per le forze di progresso, per provare a tornare ad essere autenticamente forze rivoluzionarie. Questo dato attuale però non ci fa cantare vittoria. Conosciamo limiti e contraddizioni di tutti i movimenti che si definiscono antagonisti, i rischi, i tentativi di egemonia da parte delle classi dominanti che tutt‟ora, in questo momento, vediamo numerosi cercare di fermare un fenomeno definito «pericoloso». Pensare che la tenuta e l‟avanzamento di quest‟organizzazione così embrionale e immatura sia scontata sarebbe miope. Crediamo che tutto ciò dipenderà, anche, dalla nostra analisi di fase e da come riusciamo ad intercettare e agire in questo percorso. Coloro che comprendono il senso del processo bolivariano non possono non considerarsi cittadini a tutti gli effetti, non possono non comprendere l‟importanza del modo di operare intrinseco alle tematiche del M5S («decrescita felice», modello SCEC, considerare il materiale di risulta non più „rifiuto‟ bensì risorsa, riconquista della sovranità nazionale, popolare e monetaria per liberarsi dallo schiavismo finanziario del capitalismo mondiale). Pertanto è opportuno interagire con la rete del M5S in quanto singoli cittadini per contribuire alla sua maturazione ed avanzamento: è obbligo di chi si considera “avanguardia” dimostrare nella pratica il senso di quel più ampio orizzonte di più lunga veduta. Non si tratta di inventarsi nulla di nuovo dal nulla, bensì di seguire le linee che già sono nei fatti e di coordinare le modalità di intervento. Con la convinzione che non siamo i primi e non siamo gli unici a vedere le potenzialità della mobilitazione popolare in atto catalizzata, facilitata, dal MoVimento e dal suo leader politico Beppe Grillo. In una prospettiva classicamente gramsciana, il M5S può dare impulso nell‟attualità ad un passaggio storico mancato dall'Italia – con le sconfitte della Repubblica Partenopea e quella Romana 3
Acqua pubblica, ambiente, connettività, sviluppo, trasporti.
10
– all'epoca delle grandi rivoluzioni politiche (fine XVIII secolo-metà XIX): vale a dire la Rivoluzione giacobina, in Francia solidamente ancorata a un programma di riforma agraria e nella Penisola invece applicata di riflesso, sotto forma della «rivoluzione passiva», calata dall‟alto, nelle due varianti della rivoluzione democratico-radicale e di quella liberale, che alla fine ha prevalso nelle modalità dell‟unificazione nazionale, 1848-1870. Ripartire da questo passaggio storicamente mancato, la Rivoluzione giacobina, con il suo linguaggio ideologico fortemente improntato all'eguaglianza tra i cittadini e all'abolizione dei privilegi, la sua ritualistica fatta di partecipazione diretta, «ognuno vale uno», formule egualitarie, «cittadino, al posto di onorevole», nonché i mandati revocabili e controllabili dal popolo (forme di vincolo di mandato), la tendenza alla parificazione del salario medio, potrebbe significare, nella tipica prospettiva leniniana – che affonda le sue radici nella Comune di Parigi del 1870 – riprendere e sviluppare una dialettica delle fasi e delle sovra-strutture politiche, in vista di un nuovo orizzonte di trasformazione radicale del modello di produzione. Non possiamo certo dimenticare che il pensiero di Marx sia stato il primo in maniera organica a rifiutare l‟ideologia come velo deformante della realtà e denunciare la sfera separata del politico in quanto frutto dell‟alienazione capitalistica. 4 Non è un caso che a richiamarci all‟attenzione ed indicarci quello che sarebbe avvenuto da lì a pochi anni sono stati proprio gli italo-venezuelani da Caracas, che già dal 2007 avevano accolto l‟invito della rete delle organizzazioni che avrebbe contribuito a dare vita allo stesso M5S, ad incontrarsi, desiderosi di conoscere l‟interessante scenario che andava delineandosi in America latina e nello specifico per quanto riguarda la realtà del Venezuela bolivariano.5 In sintesi per lavorare in questo senso e in questa direzione individuiamo le seguenti 5 condizioni: 1. Superare il settarismo e l‟identitarismo attraverso la creazione di una rete di collettivi, organizzazioni sociali e politiche, associazioni, singoli individui, che abbiano elaborato una tale analisi di fase e che siano disponibili a lavorare nella rete del M5S. Discutere insieme le principali problematiche che il M5S si troverà di volta in volta ad affrontare per trovare una linea comune, più avanzata possibile, un nostro contributo da far maturare nella rete del M5S; 2. Attivarsi nella rete da singoli cittadini; una volta elaborata e condivisa una linea comune è indispensabile fare propria la logica del singolo cittadino e non porsi nella logica rappresentativa di organizzazioni altre, partecipare alle riunioni e assemblee organizzative e tematiche, proporne di più avanzate se necessario, partecipare contemporaneamente ai meet-up territoriali e eventualmente crearne di nuovi, tenere un saldo legame con la base del MoVimento ed operare contemporaneamente una sorta di controllo sui cittadini che hanno assunto un ruolo istituzionale per portarli su posizioni sempre più 4
“L'intelletto politico è politico appunto in quanto pensa entro i limiti della politica. Quanto più esso è acuto, quanto più è vivo, tanto meno è capace di comprendere le infermità sociali”, Karl Marx, Glosse marginali di critica all'articolo "Il re di Prussia e la riforma sociale, firmato: un Prussiano", pubblicato sul Vorwärts in due puntate nell'agosto del 1844, socialismodelxxisecolo.blogspot.it/2008/04/grillo-lantipolitica-e-marx.html 5
italia-venezuela.blogspot.it/2007/09/intervista-mario-neri-che-parla-del.html
11
avanzate. Contribuire a che il M5S, nel suo complesso si attesti su posizioni sempre più avanzate; 3. Svolgere il ruolo di dirigente organicamente, praticando e non predicando, avanzando insieme sul terreno della prassi politica. In questo modo, indipendentemente dal successivo sviluppo del M5S e del ruolo giocato da Grillo/Casaleggio, ottenere comunque due risultati: ricostruzione di una unità dei soggetti rivoluzionari e costruire il legame con le masse (e auspicabile e necessaria loro coscientizzazione, dai quali poter sempre ripartire, indipendentemente dai risultati dello stesso movimento); 4. Valorizzare, mettere a frutto, la fase attuale facendo tutti un passo indietro come singoli e come eventuali gruppi ed organizzazioni (superamento del settarismo e dell‟identitarismo) per fare tutti insieme due passi avanti contribuendo a stimolare la rete del M5S e così determinarne il suo progressivo radicamento nella società e capacità di incidere alla radice delle contraddizioni reali; 5. Proporre ed organizzare le irrinunciabili forme di collaborazione e solidarietà fra le organizzazioni sociali e politiche, e gruppi di cittadini europei (a cominciare da spagnoli, greci, portoghesi, irlandesi…) per proporre sia a livello interno che comunitario un‟ampia discussione che a partire dalla crisi economica e occupazionale indotta dalle improvvide politiche di austerity di Bruxelles, rappresenti una svolta con al centro un nuovo trattato che privilegi i bisogni ed i diritti dei lavoratori e dei cittadini che la libera ed incontrollata circolazione di merci, servizi, capitali e pacchetti finanziari, ha compresso ed emarginato. 5. Concludendo il discorso e avviando l‟azione Non possiamo non cogliere l‟opportunità che ci viene offerta da un movimento che non è ancora burocratizzato ed istituzionalizzato, che vede una reale e sentita partecipazione dal basso, secondo forme di democrazia diretta e partecipativa, di assunzione di responsabilità e di crescente senso del collettivo; tanto maggiori saranno questi valori seminati nella società, tanto minori saranno i danni della crisi capitalistica se ci si pone l‟obiettivo di emergenza di frenarne gli effetti peggiori. Se ciò non accadrà la storia prenderà inevitabilmente altre vie più dolorose e richiederà maggiori sacrifici, per tutti; è nostro compito facilitare la strada razionalmente e potenzialmente più adatta ed opportuna. Ogni cosa sotto il cielo ha la sua ora e bisogna avere il senso del momento storico per far sì che le cose cambino concretamente e nella direzione giusta ed opportuna. Se si trattasse di compiacere i nostri amici e i nostri compagni più stretti, quelli a noi più vicini e che sono certamente convinti di quello che diciamo, il nostro compito sarebbe semplice e non avremmo bisogno di sforzarci più di tanto, ma qui si tratta di trasformare il senso comune della popolazione più larga e molteplice. Come ci fa osservare Miguel Posani, «l‟ideologia borghese non deve essere combattuta solo nel campo aperto degli scontri ideologici ma anche nella discrezione del senso comune, nella riproduzione del suo sostegno, dei suoi simboli ed immagini, attraverso la penetrazione sottile, 12
millimetro a millimetro, cervello a cervello, idea a idea, abitudine ad abitudine, riflesso a riflesso». 6 Gramsci a tale proposito parlava di «aggressione molecolare». Ma inoltre, se facessimo solo questo staremmo soltanto cambiando una cosmo-visione e un‟alienazione con un‟altra, il problema è più complesso. Continua Posani: «Oggettivamente la mutazione e l‟evoluzione per la quale lottiamo non riguardano soltanto le convinzioni politiche, ma principalmente le reazioni spontanee, i sentimenti fondamentali, i riflessi che determinano incoscientemente la condotta. Le condotte sedimentate nell‟inconscio umano da secoli e millenni devono essere sradicate, per fare posto a una nuova costellazione di reazioni o, per meglio dire, passare da una reazione ad una maggiore coscienza. In questa guerra per l‟egemonia si richiede una pluralità di canali di azione e comunicazione informali e apparentemente svincolati dalla politica, attraverso i quali si può andare iniettando impercettibilmente nel senso comune una gamma completa di nuove parole, abitudini che vanno modificando i modelli di comportamento da incoscienti ed alienati per passare a modelli coscienti, autoriflessivi e critici. Una rivoluzione autentica deve andare più in là di sé stessa gettando il suo sguardo non solo all‟indietro nella storia ma più in avanti, nel futuro, nella scommessa di un futuro più umano, più in armonia con la natura e con lo spirito del tempo e della terra, solo così si salverà dal cadere nelle fosse e nelle trappole dei diversi dogmatismi, dei conservatorismi ed estremismi nocivi per il processo di trasformazione». Con le parole universali di Fidel, pronunciate dal Comandante in Capo in occasione del 1° maggio 2000: Rivoluzione è senso del momento storico; è cambiare tutto ciò che dev’essere cambiato; è uguaglianza e libertà piene; è essere trattato e trattare gli altri come esseri umani; è emanciparci con i nostri stessi sforzi; è sfidare poderose forze dominanti dentro e fuori dell’ambito nazionale; è difendere valori in cui si crede al prezzo di qualsiasi sacrificio; è modestia, disinteresse, altruismo, solidarietà ed eroismo; è lottare con audacia, intelligenza e realismo; è non mentire mai né violare principi etici; è convinzione profonda che non esista forza al mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee. Rivoluzione è unità, è indipendenza, è lottare per i nostri sogni di giustizia per Cuba ed il mondo, che è la base del nostro patriottismo, del nostro socialismo e del nostro internazionalismo.
Napoli, 1° maggio 2013
6
albainformazione.wordpress.com/2012/09/15/conversandocongramsci
13