Sommario
In Evidenza
Gennaio 2014
2014, anno europeo della Green Economy
RAEE Piccoli (e grandi) RAEE crescono …
3
RAEE: al via il decreto di recepimento della nuova Direttiva UE
4
200 milioni di RAEE, un vero tesoro nascosto in case, cantine e garage degli Italiani
5
Energie rinnovabili Le rinnovabili sono fonti di energia stabile
7
Storie di riciclo La seconda vita degli accendini - Federico Colladon
9
Ambiente e Società Il futuro della mobilità è sospeso ad un filo?
11
L'oroscopo della raccolta differenziata PMI Europee più verdi, verso un uso efficiente delle risorse
14
Le tecnologie dominanti del 2014. Le hit parade degli esperti
17
GLI SPECIALI
19
15
Laura Cutaia e Roberto Morabito, ENEA – Unità Tecnica Tecnologie Ambientali
da sconosciuta a protagonista?
Ermete Realacci: L'Italia può uscire dalla crisi, già 3 milioni di 'lavori verdi’ L’anno europeo dell’economia verde, pro‐ clamato dall’UE per il 2014 quando cade anche il nostro semestre di turno di presi‐ denza del Consiglio dell’Unione, non è so‐ lo uno stimolo per contrastare i muta‐ menti climatici, che abbiamo visto dram‐ maticamente in azione in Sardegna, ma è una straordinaria occasione per rilanciare la competitività delle nostre imprese e l’economia a partire dalla green eco‐ nomy, e per offrire una prospettiva anche ai nostri giovani. Nel nostro Paese, come evidenziato dal rapporto GreenItaly 2013 di Symbola e Unioncamere, già oggi esi‐ ste un’Italia green che è fatta dal 22% del‐ le imprese, che crea occupazione e ric‐ chezza, tanto che il 38% delle assunzioni complessive programmate nel 2013 si de‐ ve a queste realtà. Grazie a questa green Italy sono stati prodotti nel 2012 oltre 100 miliardi di valore aggiunto e vengono im‐ piegati 3 milioni di green jobs. Che sono il motore dell’innovazione: il 61% delle as‐ sunzioni previste dalle aziende sempre nel 2013 nei settori della ricerca e sviluppo è coperto proprio da green jobs. Le no‐
stre realtà green sono quelle più com‐ petitive, quelle che esportano di più ed innovano di più. Ma non solo. Sono an‐ che le imprese che offrono più speran‐ za ai giovani: il 36% delle assunzioni programmate nel 2013 dalle imprese green sono rivolte ad under 30 contro il 30% delle imprese non green. Dando segnali positivi anche sul fronte dei di‐ ritti: se guardiamo ai green jobs, tra le assunzioni a carattere non stagionale, l’incidenza delle assunzioni a tempo indeterminato è del 52%, mentre scen‐ de al 40,5% per le figure non connesse al settore green. Trovare la chiave per affrontare la crisi mobilitando le miglio‐ ri energie del Paese e scommetten‐ do sulla green economy è anche l’obiettivo che si sono date le Com‐ missioni Ambiente e Attività Produttive della Camera avviando un’indagine co‐ noscitiva sulla green economy da con‐ cludere entro i primi mesi dell’anno, in modo da poter orientare anche le poli‐ tiche del governo italiano per il seme‐ stre di presidenza europeo. 02/01/2014
RELOADER Magazine
n. 73 - gennaio 2014
00185 Roma - Viale Carlo Felice 89
Tel: +39 06 77.25.07.02 www.reloaderitalia.it
Fax: +39 06 70.49.04.79 info@reloaderitalia.it
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Gennaio 2014
2014, anno europeo della Green Economy
RAEE Piccoli (e grandi) RAEE crescono …
3
RAEE: al via il decreto di recepimento della nuova Direttiva UE
4
200 milioni di RAEE, un vero tesoro nascosto in case, cantine e garage degli Italiani
5
Energie rinnovabili Le rinnovabili sono fonti di energia stabile
7
Storie di riciclo La seconda vita degli accendini - Federico Colladon
9
Ambiente e Società Il futuro della mobilità è sospeso ad un filo?
11
L'oroscopo della raccolta differenziata PMI Europee più verdi, verso un uso efficiente delle risorse
14
Le tecnologie dominanti del 2014. Le hit parade degli esperti
17
GLI SPECIALI
19
15
Laura Cutaia e Roberto Morabito, ENEA – Unità Tecnica Tecnologie Ambientali
da sconosciuta a protagonista?
Ermete Realacci: L'Italia può uscire dalla crisi, già 3 milioni di 'lavori verdi’ L’anno europeo dell’economia verde, pro‐ clamato dall’UE per il 2014 quando cade anche il nostro semestre di turno di presi‐ denza del Consiglio dell’Unione, non è so‐ lo uno stimolo per contrastare i muta‐ menti climatici, che abbiamo visto dram‐ maticamente in azione in Sardegna, ma è una straordinaria occasione per rilanciare la competitività delle nostre imprese e l’economia a partire dalla green eco‐ nomy, e per offrire una prospettiva anche ai nostri giovani. Nel nostro Paese, come evidenziato dal rapporto GreenItaly 2013 di Symbola e Unioncamere, già oggi esi‐ ste un’Italia green che è fatta dal 22% del‐ le imprese, che crea occupazione e ric‐ chezza, tanto che il 38% delle assunzioni complessive programmate nel 2013 si de‐ ve a queste realtà. Grazie a questa green Italy sono stati prodotti nel 2012 oltre 100 miliardi di valore aggiunto e vengono im‐ piegati 3 milioni di green jobs. Che sono il motore dell’innovazione: il 61% delle as‐ sunzioni previste dalle aziende sempre nel 2013 nei settori della ricerca e sviluppo è coperto proprio da green jobs. Le no‐
stre realtà green sono quelle più com‐ petitive, quelle che esportano di più ed innovano di più. Ma non solo. Sono an‐ che le imprese che offrono più speran‐ za ai giovani: il 36% delle assunzioni programmate nel 2013 dalle imprese green sono rivolte ad under 30 contro il 30% delle imprese non green. Dando segnali positivi anche sul fronte dei di‐ ritti: se guardiamo ai green jobs, tra le assunzioni a carattere non stagionale, l’incidenza delle assunzioni a tempo indeterminato è del 52%, mentre scen‐ de al 40,5% per le figure non connesse al settore green. Trovare la chiave per affrontare la crisi mobilitando le miglio‐ ri energie del Paese e scommetten‐ do sulla green economy è anche l’obiettivo che si sono date le Com‐ missioni Ambiente e Attività Produttive della Camera avviando un’indagine co‐ noscitiva sulla green economy da con‐ cludere entro i primi mesi dell’anno, in modo da poter orientare anche le poli‐ tiche del governo italiano per il seme‐ stre di presidenza europeo. 02/01/2014
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Fax: +39 06 70.49.04.79 info@reloaderitalia.it
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3
RAEE Piccoli (e grandi) RAEE crescono … ONU: il volume di rifiuti hi‐tech prodotta ogni anno nel mondo crescerà del 33% entro il 2017
Nel 2017 nel mondo si rag‐ giungerà la quota record di 65,4 milioni di tonnellate di RAEE, in pratica un peso equi‐ valente a quello di 200 Empi‐ re State Building o 11 piramidi di Giza. Questa fosca previsio‐ ne si trova nel rapporto della task‐force ONU ‘Solving the E ‐waste Problem (StEP) initiative’, coordi‐ nata dall’Università delle Nazioni Unite. La generazione mondiale di rifiuti tecno‐ logici è fotografata in un atlante interat‐
tivo, che si può consultare online sul sito della task‐force all’indirizzo www.step‐ initiative.org, che mette a confronto i da‐ ti raccolti in 184 Paesi del mondo. La
RELOADER Magazine - Gennaio 2014
mappa mostra che nel 2012 sono stati prodotti rifiuti hi‐ tech per un totale di 48,9 milioni di tonnellate, pari a 7 chilogrammi di spazzatura tecnologica per ciascuno dei 7 miliardi di abitanti del Pia‐ neta. Primo Paese per volu‐ me di prodotti tecnologici immessi sul mercato nel 2012 è la Cina, con 11,1 milio‐ ni di tonnellate, mentre gli Stati Uniti seguono in se‐ conda posizione con circa 10 milioni di tonnellate. Se si considera invece il volume di RAEE generati, i due Paesi invertono le loro posizioni: al primo posto gli States con 9,4 milioni di tonnellate, mentre la Cina si ferma a 7,3 milioni. L’Europa supera, sebbene di poco, la produ‐ zione di RAEE degli USA, at‐ testandosi a quasi 10 milioni di tonnellate. E l’Italia? Le tabelle del rapporto ci collo‐ cano a circa 1 milione e 100 tonnellate originate nel 2012, pari a 17,83 Kg per abi‐ tante, di cui si riesce a recu‐ perarne soltanto 4 Kg pro capite. Non proprio entusia‐ smante, se si considera che nella graduatoria europea della raccolta di RAEE l’Italia è solo al 16° posto.
4
RAEE: al via il decreto di recepimento della nuova Direttiva UE Ritiro gratuito ‘uno contro zero’ per gli esercizi commerciali di almeno 400 metri quadrati, più obblighi per chi vende on line, ingresso del foto‐ voltaico, nuovi e più onerosi, obiettivi di raccolta fino al 2019. Sono alcune delle novità dello sche‐ ma di DLgs sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche trasmesso il 13 dicembre al Parla‐ mento per il prescritto parere. Il provvedimento, che recepisce la Direttiva RAEE 2012/19/Ue, è de‐ stinato ad abrogare quasi interamente il DLgs 151/2005. Il decreto distingue tra RAEE domestici e professionali (i RAEE cd. ‘dual use’ sono ricon‐ dotti nell'ambito dei domestici), stabilisce le ri‐ spettive sanzioni e rimanda a un successivo DM la definizione delle modalità del ritiro ‘uno contro zero’ per i RAEE di piccolissime dimensioni. In co‐ erenza con quanto previsto dalla Direttiva, le di‐ sposizioni avranno due periodi di applicazione. Un primo periodo cosiddetto “chiuso” vigente dalla entrata in vigore del DLgs, che riguarda gli AEE attualmente contemplati cui si aggiungono i pannelli fotovoltaici, e un secondo periodo, “aperto”, decorrente dal 15 agosto 2018 che riguar‐ da tutte le apparec‐ chiature elettriche ed elettroniche immesse sul mer‐ cato, come ripor‐ tato negli allegati III e IV del DLgs. (Fonte: MinAmbiente)
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RAEE Piccoli (e grandi) RAEE crescono … ONU: il volume di rifiuti hi‐tech prodotta ogni anno nel mondo crescerà del 33% entro il 2017
Nel 2017 nel mondo si rag‐ giungerà la quota record di 65,4 milioni di tonnellate di RAEE, in pratica un peso equi‐ valente a quello di 200 Empi‐ re State Building o 11 piramidi di Giza. Questa fosca previsio‐ ne si trova nel rapporto della task‐force ONU ‘Solving the E ‐waste Problem (StEP) initiative’, coordi‐ nata dall’Università delle Nazioni Unite. La generazione mondiale di rifiuti tecno‐ logici è fotografata in un atlante interat‐
tivo, che si può consultare online sul sito della task‐force all’indirizzo www.step‐ initiative.org, che mette a confronto i da‐ ti raccolti in 184 Paesi del mondo. La
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mappa mostra che nel 2012 sono stati prodotti rifiuti hi‐ tech per un totale di 48,9 milioni di tonnellate, pari a 7 chilogrammi di spazzatura tecnologica per ciascuno dei 7 miliardi di abitanti del Pia‐ neta. Primo Paese per volu‐ me di prodotti tecnologici immessi sul mercato nel 2012 è la Cina, con 11,1 milio‐ ni di tonnellate, mentre gli Stati Uniti seguono in se‐ conda posizione con circa 10 milioni di tonnellate. Se si considera invece il volume di RAEE generati, i due Paesi invertono le loro posizioni: al primo posto gli States con 9,4 milioni di tonnellate, mentre la Cina si ferma a 7,3 milioni. L’Europa supera, sebbene di poco, la produ‐ zione di RAEE degli USA, at‐ testandosi a quasi 10 milioni di tonnellate. E l’Italia? Le tabelle del rapporto ci collo‐ cano a circa 1 milione e 100 tonnellate originate nel 2012, pari a 17,83 Kg per abi‐ tante, di cui si riesce a recu‐ perarne soltanto 4 Kg pro capite. Non proprio entusia‐ smante, se si considera che nella graduatoria europea della raccolta di RAEE l’Italia è solo al 16° posto.
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RAEE: al via il decreto di recepimento della nuova Direttiva UE Ritiro gratuito ‘uno contro zero’ per gli esercizi commerciali di almeno 400 metri quadrati, più obblighi per chi vende on line, ingresso del foto‐ voltaico, nuovi e più onerosi, obiettivi di raccolta fino al 2019. Sono alcune delle novità dello sche‐ ma di DLgs sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche trasmesso il 13 dicembre al Parla‐ mento per il prescritto parere. Il provvedimento, che recepisce la Direttiva RAEE 2012/19/Ue, è de‐ stinato ad abrogare quasi interamente il DLgs 151/2005. Il decreto distingue tra RAEE domestici e professionali (i RAEE cd. ‘dual use’ sono ricon‐ dotti nell'ambito dei domestici), stabilisce le ri‐ spettive sanzioni e rimanda a un successivo DM la definizione delle modalità del ritiro ‘uno contro zero’ per i RAEE di piccolissime dimensioni. In co‐ erenza con quanto previsto dalla Direttiva, le di‐ sposizioni avranno due periodi di applicazione. Un primo periodo cosiddetto “chiuso” vigente dalla entrata in vigore del DLgs, che riguarda gli AEE attualmente contemplati cui si aggiungono i pannelli fotovoltaici, e un secondo periodo, “aperto”, decorrente dal 15 agosto 2018 che riguar‐ da tutte le apparec‐ chiature elettriche ed elettroniche immesse sul mer‐ cato, come ripor‐ tato negli allegati III e IV del DLgs. (Fonte: MinAmbiente)
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5
200 milioni di RAEE, un vero tesoro nascosto in case, cantine e garage degli Italiani Un’indagine Doxa commissionata da Ecodom svela i motivi per cui le famiglie italiane non si liberano degli elettrodomestici in disuso
Sebbene il 2012 abbia segnato un calo sensibile della quantità di RAEE raccolti, nelle case di ogni famiglia italiana ci so‐ no in media 8 elettrodomestici ‐ tra grandi e piccoli ‐ non funzionanti o non più in uso, per un totale di circa 200 mi‐ lioni di pezzi. Ma perché i loro proprie‐ tari non se ne disfano in maniera corret‐ ta, consegnandoli alla più vicina isola ecologica o al negoziante (nel momen‐ to in cui acquistano un elettrodomesti‐ co nuovo) oppure chiedendone il ritiro a domicilio all’azienda di igiene urbana del proprio Comune? Per ottenere le risposte, il Consorzio Ecodom ha incari‐ cato la DOXA di indagarne le ragioni su un campione rappresentativo di fami‐ glie del nostro Paese: sono state con‐ dotte 1.021 interviste telefoniche realiz‐ zate dal 5 al 22 Settembre. Ne sono e‐ mersi 10 profili, che Ecodom ha raccon‐ tato in altrettante brevi “Garage sto‐ ries” ritratte dagli scatti del fotografo Mario Guerra, allo scopo di sensibilizza‐ re i cittadini in merito ai danni ambien‐ tali ed economici generati da questo comportamento. i RAEE possono con‐ tenere sostanze inquinanti e vanno smaltiti in impianti specializzati e dal
trattamento dei RAEE si ricavano mate‐ rie prime, con un “costo energetico” molto più basso di quello connesso all’estrazione di materie prime vergini. Ogni “Garage story” interpreta un pro‐ filo, approfondisce un atteggiamento, ne porta in evidenza contraddizioni ed errori, con l’obiettivo finale di ricordare quali siano invece i comportamenti giu‐ sti da adottare per un corretto recupe‐ ro e riciclo dei RAEE.
RELOADER Magazine - Gennaio 2014
6
Come si dividono gli Italiani nella gestione dei RAEE? Le 10 categorie evidenziate si possono raggruppare in 4 grandi filoni: 1) Pigri, disinteressati, disinformati, quelli del «come faccio a liberarmene? Dove e a chi mi devo rivolgere?», «Vorrei liberarme‐ ne ma non ho mai tempo», «non rappre‐ sentano un problema, non mi danno fasti‐ dio»; mediamente un po’ più «âgés», con un basso livello d’istruzione e un po’ più diffusi nelle regioni del Sud e nelle Isole, rappresentano il filone numericamente più rilevante (31%)
2) I razionali, conservatori, oculati e accu‐ mulatori, appassionati del fai‐da‐te, quelli del «non si sa mai, potrebbero sempre ser‐ vire» «meglio averne uno di scorta» «mi piace conservare»; appartenenti un po’ a tutte la fasce d’età, ben distribuiti in tutte le regioni, con una lieve accentuazione nel‐ le regioni del Centro, pesano per il 29%.
3) Gli emotivi, nostalgici e idealisti, quelli del «ci sono affezionato», «gli apparecchi di una volta non esistono più», «potrebbero diventare oggetti di design»; anch’essi con età media più elevata e livel‐ lo d’istruzione mediamente più basso, di‐ stribuiti omogeneamente su tutte le aree geografiche, pesano per un quinto (20%). 4) E infine vi sono le categorie dei «polemici» (11%) e dei «diffidenti» (9%).
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200 milioni di RAEE, un vero tesoro nascosto in case, cantine e garage degli Italiani Un’indagine Doxa commissionata da Ecodom svela i motivi per cui le famiglie italiane non si liberano degli elettrodomestici in disuso
Sebbene il 2012 abbia segnato un calo sensibile della quantità di RAEE raccolti, nelle case di ogni famiglia italiana ci so‐ no in media 8 elettrodomestici ‐ tra grandi e piccoli ‐ non funzionanti o non più in uso, per un totale di circa 200 mi‐ lioni di pezzi. Ma perché i loro proprie‐ tari non se ne disfano in maniera corret‐ ta, consegnandoli alla più vicina isola ecologica o al negoziante (nel momen‐ to in cui acquistano un elettrodomesti‐ co nuovo) oppure chiedendone il ritiro a domicilio all’azienda di igiene urbana del proprio Comune? Per ottenere le risposte, il Consorzio Ecodom ha incari‐ cato la DOXA di indagarne le ragioni su un campione rappresentativo di fami‐ glie del nostro Paese: sono state con‐ dotte 1.021 interviste telefoniche realiz‐ zate dal 5 al 22 Settembre. Ne sono e‐ mersi 10 profili, che Ecodom ha raccon‐ tato in altrettante brevi “Garage sto‐ ries” ritratte dagli scatti del fotografo Mario Guerra, allo scopo di sensibilizza‐ re i cittadini in merito ai danni ambien‐ tali ed economici generati da questo comportamento. i RAEE possono con‐ tenere sostanze inquinanti e vanno smaltiti in impianti specializzati e dal
trattamento dei RAEE si ricavano mate‐ rie prime, con un “costo energetico” molto più basso di quello connesso all’estrazione di materie prime vergini. Ogni “Garage story” interpreta un pro‐ filo, approfondisce un atteggiamento, ne porta in evidenza contraddizioni ed errori, con l’obiettivo finale di ricordare quali siano invece i comportamenti giu‐ sti da adottare per un corretto recupe‐ ro e riciclo dei RAEE.
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Come si dividono gli Italiani nella gestione dei RAEE? Le 10 categorie evidenziate si possono raggruppare in 4 grandi filoni: 1) Pigri, disinteressati, disinformati, quelli del «come faccio a liberarmene? Dove e a chi mi devo rivolgere?», «Vorrei liberarme‐ ne ma non ho mai tempo», «non rappre‐ sentano un problema, non mi danno fasti‐ dio»; mediamente un po’ più «âgés», con un basso livello d’istruzione e un po’ più diffusi nelle regioni del Sud e nelle Isole, rappresentano il filone numericamente più rilevante (31%)
2) I razionali, conservatori, oculati e accu‐ mulatori, appassionati del fai‐da‐te, quelli del «non si sa mai, potrebbero sempre ser‐ vire» «meglio averne uno di scorta» «mi piace conservare»; appartenenti un po’ a tutte la fasce d’età, ben distribuiti in tutte le regioni, con una lieve accentuazione nel‐ le regioni del Centro, pesano per il 29%.
3) Gli emotivi, nostalgici e idealisti, quelli del «ci sono affezionato», «gli apparecchi di una volta non esistono più», «potrebbero diventare oggetti di design»; anch’essi con età media più elevata e livel‐ lo d’istruzione mediamente più basso, di‐ stribuiti omogeneamente su tutte le aree geografiche, pesano per un quinto (20%). 4) E infine vi sono le categorie dei «polemici» (11%) e dei «diffidenti» (9%).
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7
Energie rinnovabili Le rinnovabili sono fonti di energia stabile Lo conferma uno studio di Siemens e Fraunhofer Institute Se qualcuno avesse nutrito qualche dubbio in merito ad affidabilità e continuità dell’energia prodotta dalle rinnovabili, ora può fugarlo: la conferma è autorevole e proviene da due affermate realtà tedesche nel campo della tecnologia come la Sie‐ mens e il Fraunhofer Institute, che hanno dato vita al progetto Kombikraftwerk2, per la gestione intelligente delle fonti rinnova‐ bili. Il test ha coinvolto un parco rinnovabi‐
le da 80 Megawatt composto da generato‐ ri eolici on‐shore e off‐shore, impianti foto‐ voltaici e impianti a biogas. Il surplus di produzione elettrica viene immagazzinato mediante pompaggi in bacini idroelettrici per l’uso nelle ore notturne o poco vento‐ se. In futuro l’energia extra potrà anche essere trasformata in e‐gas che andrà ad alimentare la rete del metano. Rispetto al primo test ‘Kombikraftwerk1’ di 5 anni fa, è
Nel test Kombikraftwerk2 80 MW di eolico, fotovoltaico e biogas sono gestiti in una smart grid per assi‐ curare energia stabile agli utenti. Gli eccessi di produzione sono immagazzinati mediante pompaggi nei bacini idroelettrici.
RELOADER Magazine - Gennaio 2014
stata aumentata la scala del progetto da 20 a 80 MW ed è stata presa in considerazione non solo la stabilità dell’offerta elettrica, ma anche la stabilità della differenza di potenziale e della frequenza di output, che devono naturalmente mante‐ nersi a 220 volt e 50 Hz per po‐ ter garantire il funzionamento di tutte nostre apparecchiature dalle più piccole alle più grandi. Gli impianti a biogas possono modulare la loro produzione per fare fronte ai picchi di do‐ manda. A conclusione della ri‐ cerca è stato realizzato un vide‐ o (The combined power plant provides stable power from re‐ newable energies visibile su Youtube) che mostra la visione di una Germania (e anche di un Europa) che potrà funzionare al 100% con energia rinnovabile intorno alla metà del secolo. E’ la visione di un mondo sosteni‐ bile e in gran parte elettrico, con poca combustione e zero emissioni di CO2. In questo campo, notizie incoraggianti giungono anche dal nostro Pa‐ ese: in un bilancio della green economy di fine anno e in un momento di crisi, l'Italia può vantare il 35% dell'energia elet‐ trica prodotta da fonti rinnova‐ bili. E’ un dato davvero straor‐ dinario se si pensa che solo fino a sei anni fa eravamo al 15%.
8
Sicilia: come produrre energia dagli scarti degli agrumi Si tratta di un progetto‐pilota del Distretto Agrumi di Sicilia, finanziato dalla Fondazione Coca Cola di Atlan‐ ta, per la produzione di energia dalla biomassa del ‘pastazzo’ degli agrumi e coinvolge la Cooperativa Em‐ pedocle, impegnata nella produzione di energie alter‐ native e l'Università di Catania (dipartimento di Gestio‐ ne di sistemi agroalimentari e ambientali). Il ‘pastazzo’ è il residuo umido che resta dalla lavorazione degli agrumi destinati alla produzione di succo, e ne rappresenta il 60% del quantitativo trattato. Si tratta di un rifiuto, il cui cor‐ retto smaltimento ha rappresentato sin ad ora un costo trop‐ po elevato che ha creato non pochi problemi alle azien‐ de ed è diventato un “collo di bottiglia” per la filiera agrumi‐ cola. Attualmente, infatti, il pastazzo viene utilizzato come fertilizzante in agricoltura e, in minime quantità, come mangime per animali, additivo per alimentazione umana o compost (con un lentissimo processo di trasformazione). Ma nessuna di queste soluzioni è stata sinora in grado di assorbire l’ingente quantitativo prodotto in Sicilia. Di recente il pastazzo è stato individuato come compo‐ nente nella produzione di biogas, avviando un proces‐ so virtuoso di recupero degli scarti che, oltre a genera‐ re un ritorno economico, contribuisce a generare e‐ nergia elettrica e termica rinnovabile. Si comincia dal mese di gennaio 2014, quando una delegazione della Coca‐Cola Italia verrà a Catania per perfezionare gli aspetti operativi e logistici del progetto la cui durata è di due anni. Verrà realizzato un impianto‐pilota, una piattaforma tecnologica per avviare una filiera agro‐ energetica del comparto agroindustriale.
RELOADER Magazine - Gennaio 2014
7
Energie rinnovabili Le rinnovabili sono fonti di energia stabile Lo conferma uno studio di Siemens e Fraunhofer Institute Se qualcuno avesse nutrito qualche dubbio in merito ad affidabilità e continuità dell’energia prodotta dalle rinnovabili, ora può fugarlo: la conferma è autorevole e proviene da due affermate realtà tedesche nel campo della tecnologia come la Sie‐ mens e il Fraunhofer Institute, che hanno dato vita al progetto Kombikraftwerk2, per la gestione intelligente delle fonti rinnova‐ bili. Il test ha coinvolto un parco rinnovabi‐
le da 80 Megawatt composto da generato‐ ri eolici on‐shore e off‐shore, impianti foto‐ voltaici e impianti a biogas. Il surplus di produzione elettrica viene immagazzinato mediante pompaggi in bacini idroelettrici per l’uso nelle ore notturne o poco vento‐ se. In futuro l’energia extra potrà anche essere trasformata in e‐gas che andrà ad alimentare la rete del metano. Rispetto al primo test ‘Kombikraftwerk1’ di 5 anni fa, è
Nel test Kombikraftwerk2 80 MW di eolico, fotovoltaico e biogas sono gestiti in una smart grid per assi‐ curare energia stabile agli utenti. Gli eccessi di produzione sono immagazzinati mediante pompaggi nei bacini idroelettrici.
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stata aumentata la scala del progetto da 20 a 80 MW ed è stata presa in considerazione non solo la stabilità dell’offerta elettrica, ma anche la stabilità della differenza di potenziale e della frequenza di output, che devono naturalmente mante‐ nersi a 220 volt e 50 Hz per po‐ ter garantire il funzionamento di tutte nostre apparecchiature dalle più piccole alle più grandi. Gli impianti a biogas possono modulare la loro produzione per fare fronte ai picchi di do‐ manda. A conclusione della ri‐ cerca è stato realizzato un vide‐ o (The combined power plant provides stable power from re‐ newable energies visibile su Youtube) che mostra la visione di una Germania (e anche di un Europa) che potrà funzionare al 100% con energia rinnovabile intorno alla metà del secolo. E’ la visione di un mondo sosteni‐ bile e in gran parte elettrico, con poca combustione e zero emissioni di CO2. In questo campo, notizie incoraggianti giungono anche dal nostro Pa‐ ese: in un bilancio della green economy di fine anno e in un momento di crisi, l'Italia può vantare il 35% dell'energia elet‐ trica prodotta da fonti rinnova‐ bili. E’ un dato davvero straor‐ dinario se si pensa che solo fino a sei anni fa eravamo al 15%.
8
Sicilia: come produrre energia dagli scarti degli agrumi Si tratta di un progetto‐pilota del Distretto Agrumi di Sicilia, finanziato dalla Fondazione Coca Cola di Atlan‐ ta, per la produzione di energia dalla biomassa del ‘pastazzo’ degli agrumi e coinvolge la Cooperativa Em‐ pedocle, impegnata nella produzione di energie alter‐ native e l'Università di Catania (dipartimento di Gestio‐ ne di sistemi agroalimentari e ambientali). Il ‘pastazzo’ è il residuo umido che resta dalla lavorazione degli agrumi destinati alla produzione di succo, e ne rappresenta il 60% del quantitativo trattato. Si tratta di un rifiuto, il cui cor‐ retto smaltimento ha rappresentato sin ad ora un costo trop‐ po elevato che ha creato non pochi problemi alle azien‐ de ed è diventato un “collo di bottiglia” per la filiera agrumi‐ cola. Attualmente, infatti, il pastazzo viene utilizzato come fertilizzante in agricoltura e, in minime quantità, come mangime per animali, additivo per alimentazione umana o compost (con un lentissimo processo di trasformazione). Ma nessuna di queste soluzioni è stata sinora in grado di assorbire l’ingente quantitativo prodotto in Sicilia. Di recente il pastazzo è stato individuato come compo‐ nente nella produzione di biogas, avviando un proces‐ so virtuoso di recupero degli scarti che, oltre a genera‐ re un ritorno economico, contribuisce a generare e‐ nergia elettrica e termica rinnovabile. Si comincia dal mese di gennaio 2014, quando una delegazione della Coca‐Cola Italia verrà a Catania per perfezionare gli aspetti operativi e logistici del progetto la cui durata è di due anni. Verrà realizzato un impianto‐pilota, una piattaforma tecnologica per avviare una filiera agro‐ energetica del comparto agroindustriale.
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9
RELOADER Magazine - Gennaio 2014
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con una diffusione eccezionale: si stima
Storie di Riciclo
che ogni giorno ne vengano venduti 6 mi‐ lioni di esemplari al mondo. Con i suoi 40 anni l’accendino usa e getta più famoso del mondo segna la storia del design, en‐ trando a far parte delle collezioni perma‐ nenti del MOMA di New York e del Centre Pompidou di Parigi. Persino la moda lo ha adottato: Oscar Cavallo ha ideato un abito da sera usando 8521 accendini Miss Bic. E infine la consacrazione arriva anche dal
Federico Colladon, romano, è un architetto come formazione ma cameraman di professione, con l’hobby di smembrare accendini monouso e, con i pezzi recuperati, costruire nuove strutture e oggetti, dando vita a un mondo pieno di colori e fantasia. Tutto è nato dalla curiosità di scoprire quanto lavoro si nasconde all’interno di un accendino che si compra e si butta continuamente in ogni angolo del mondo … e la sorpresa è stata notevole: molle, dadi, perni, tubi, rondelle e tanto altro ancora … tutto materiale e tecnologia da far rinascere ...
grande scrittore italiano Umberto Eco che
descrive l’accendino con queste parole: “Nato volutamente brutto e diventato bello perché pratico, economico, indistruttibile, organico e unico esempio di socialismo realiz‐ L’accendino BIC compie 40 anni, entrando a
mento per accendere il fuoco che fosse più
zato che ha annullato il diritto di proprietà e
pieno titolo nella storia del design contempo‐
pratico e maneggevole dei classici fiammiferi.
ogni distinzione di stato.” E allora, perché
raneo internazionale. Era il 1973 quando il baro‐
Nacque così l’accendino usa e getta che nel
gettare gli accendini esauriti? Con un po' di
ne Marcel Bich, originario di Chatillon (Aosta),
tempo è diventato un bene di uso comune, as‐
fantasia si possono trasformare in oggetti di
ebbe la geniale intuizione di creare uno stru‐
solutamente democratico e non più elitario,
arredo, artistici ed anticonvenzionali. Anti‐ convenzionali come il loro creatore, Federi‐ co Colladon, che riutilizza ogni parte dei Bic esauriti per realizzare piccoli elicotteri, ae‐ rei, automobili, camion e motociclette, con tanto di meccanismi funzionanti. “Da un solo oggetto ne nascono tanti, tutti dotati di mec‐ canismi funzionanti, come le ruote sterzanti della Cadillac o il circuito per l’accensione del Gazometro” racconta sul suo sito. Ecco le sue creazioni che fanno parte della sua filo‐ sofia ‘ Uso e non getto ’.
RELOADER Magazine - Gennaio 2014
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con una diffusione eccezionale: si stima
Storie di Riciclo
che ogni giorno ne vengano venduti 6 mi‐ lioni di esemplari al mondo. Con i suoi 40 anni l’accendino usa e getta più famoso del mondo segna la storia del design, en‐ trando a far parte delle collezioni perma‐ nenti del MOMA di New York e del Centre Pompidou di Parigi. Persino la moda lo ha adottato: Oscar Cavallo ha ideato un abito da sera usando 8521 accendini Miss Bic. E infine la consacrazione arriva anche dal
Federico Colladon, romano, è un architetto come formazione ma cameraman di professione, con l’hobby di smembrare accendini monouso e, con i pezzi recuperati, costruire nuove strutture e oggetti, dando vita a un mondo pieno di colori e fantasia. Tutto è nato dalla curiosità di scoprire quanto lavoro si nasconde all’interno di un accendino che si compra e si butta continuamente in ogni angolo del mondo … e la sorpresa è stata notevole: molle, dadi, perni, tubi, rondelle e tanto altro ancora … tutto materiale e tecnologia da far rinascere ...
grande scrittore italiano Umberto Eco che
descrive l’accendino con queste parole: “Nato volutamente brutto e diventato bello perché pratico, economico, indistruttibile, organico e unico esempio di socialismo realiz‐ L’accendino BIC compie 40 anni, entrando a
mento per accendere il fuoco che fosse più
zato che ha annullato il diritto di proprietà e
pieno titolo nella storia del design contempo‐
pratico e maneggevole dei classici fiammiferi.
ogni distinzione di stato.” E allora, perché
raneo internazionale. Era il 1973 quando il baro‐
Nacque così l’accendino usa e getta che nel
gettare gli accendini esauriti? Con un po' di
ne Marcel Bich, originario di Chatillon (Aosta),
tempo è diventato un bene di uso comune, as‐
fantasia si possono trasformare in oggetti di
ebbe la geniale intuizione di creare uno stru‐
solutamente democratico e non più elitario,
arredo, artistici ed anticonvenzionali. Anti‐ convenzionali come il loro creatore, Federi‐ co Colladon, che riutilizza ogni parte dei Bic esauriti per realizzare piccoli elicotteri, ae‐ rei, automobili, camion e motociclette, con tanto di meccanismi funzionanti. “Da un solo oggetto ne nascono tanti, tutti dotati di mec‐ canismi funzionanti, come le ruote sterzanti della Cadillac o il circuito per l’accensione del Gazometro” racconta sul suo sito. Ecco le sue creazioni che fanno parte della sua filo‐ sofia ‘ Uso e non getto ’.
RELOADER Magazine - Gennaio 2014
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Ambiente e società
Il futuro della mobilità è sospeso ad un filo?
RELOADER Magazine - Gennaio 2014
invece la città nella quale potreste svegliar‐ vi domani. Tutto questo sarà possibile gra‐ zie a qualche rivoluzionario sistema di tra‐ sporto capace di vincere la gravità? No, sa‐ rà grazie ad una tecnologia vecchia di oltre cento anni: la funivia. Le funivie urbane ‐ tema di discussione della prima edizione di Citytech ‐ sembrano essere la soluzione del momento ai problemi del trasporto cittadi‐ no. Economiche, sicure e silenziose, rap‐ presentano per molti il trasporto del futu‐ ro, perché offrono un’alternativa conve‐ niente e pulita ai tradizionali mezzi pubbli‐ ci. Un modo nuovo di intendere gli sposta‐ menti che nel nostro Paese, al di là dei logi‐ ci vincoli architettonici e paesaggistici, por‐ terebbe sicuramente grandi vantaggi an‐ che dal punto di vista turistico. “Le cabino‐
Roosevelt Island Tramway New York - 1976
Londra - Olimpiadi 2012
Immaginate la mattina di alzarvi per andare a lavorare come fate ormai da anni. Ad un certo punto vi accorgete che non incontrate più traffico, che non sentite più i fastidiosi rumori dei clacson, le urla delle persone in macchi‐ na e non vedete più la gente rincorrere l'autobus, ma notate che state ammi‐ rando la bellezza delle guglie delle basi‐ liche, che state contemplando parchi e monumenti e che avete tutta la città a portata di sguardo … Quello appena descritto non è il trailer di un film di fantascienza appena uscito nelle sale di tutto il mondo, ma potrebbe essere
Portland
vie e i sistemi di transito a cavo sono al mo‐ mento una delle tecnologie più dinamiche e a più rapida diffusione al mondo”, spiega Steven Dale, urbanista canadese a capo del Creative Urban Projects. Esempi di funi‐ vie urbane si trovano in Sudamerica, a Sin‐ gapore, ad Hong Kong, a Lisbona, a New York e a Londra, quest'ultima inaugurata in occasione delle Olimpiadi del 2012. I co‐
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sti di realizzazione dei collegamenti via ca‐ vo, confrontati con il sistema di trasporto tradizionali sono semplicemente sorpren‐ denti.
“Ancora più interessanti sono i costi di ge‐ stione, davvero bassissimi visto che queste linee hanno bisogno di poco personale di controllo e solo alle stazioni del capolinea”, sottolinea Maurizio Todisco, manager della Leitner, azienda leader del settore. Le funi‐ vie hanno anche tempi di realizzazione de‐ cisamente più rapidi visto che, se il percor‐ so non prevede ostacoli particolari, un classico tracciato cittadino da 5‐6 km ri‐ chiede meno di un anno per la sua realizza‐ zione, mentre tram e metropolitane posso‐ no avere bisogno di oltre un decennio (quando va bene)!. Notevoli sono anche i vantaggi dal punto di vista ambientali, vi‐ sto che le funivie non rilasciano diretta‐ mente CO2 e usano meno energia elettrica di altre forme di trasporto. Ad oggi vi sono
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Il futuro della mobilità è sospeso ad un filo?
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invece la città nella quale potreste svegliar‐ vi domani. Tutto questo sarà possibile gra‐ zie a qualche rivoluzionario sistema di tra‐ sporto capace di vincere la gravità? No, sa‐ rà grazie ad una tecnologia vecchia di oltre cento anni: la funivia. Le funivie urbane ‐ tema di discussione della prima edizione di Citytech ‐ sembrano essere la soluzione del momento ai problemi del trasporto cittadi‐ no. Economiche, sicure e silenziose, rap‐ presentano per molti il trasporto del futu‐ ro, perché offrono un’alternativa conve‐ niente e pulita ai tradizionali mezzi pubbli‐ ci. Un modo nuovo di intendere gli sposta‐ menti che nel nostro Paese, al di là dei logi‐ ci vincoli architettonici e paesaggistici, por‐ terebbe sicuramente grandi vantaggi an‐ che dal punto di vista turistico. “Le cabino‐
Roosevelt Island Tramway New York - 1976
Londra - Olimpiadi 2012
Immaginate la mattina di alzarvi per andare a lavorare come fate ormai da anni. Ad un certo punto vi accorgete che non incontrate più traffico, che non sentite più i fastidiosi rumori dei clacson, le urla delle persone in macchi‐ na e non vedete più la gente rincorrere l'autobus, ma notate che state ammi‐ rando la bellezza delle guglie delle basi‐ liche, che state contemplando parchi e monumenti e che avete tutta la città a portata di sguardo … Quello appena descritto non è il trailer di un film di fantascienza appena uscito nelle sale di tutto il mondo, ma potrebbe essere
Portland
vie e i sistemi di transito a cavo sono al mo‐ mento una delle tecnologie più dinamiche e a più rapida diffusione al mondo”, spiega Steven Dale, urbanista canadese a capo del Creative Urban Projects. Esempi di funi‐ vie urbane si trovano in Sudamerica, a Sin‐ gapore, ad Hong Kong, a Lisbona, a New York e a Londra, quest'ultima inaugurata in occasione delle Olimpiadi del 2012. I co‐
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sti di realizzazione dei collegamenti via ca‐ vo, confrontati con il sistema di trasporto tradizionali sono semplicemente sorpren‐ denti.
“Ancora più interessanti sono i costi di ge‐ stione, davvero bassissimi visto che queste linee hanno bisogno di poco personale di controllo e solo alle stazioni del capolinea”, sottolinea Maurizio Todisco, manager della Leitner, azienda leader del settore. Le funi‐ vie hanno anche tempi di realizzazione de‐ cisamente più rapidi visto che, se il percor‐ so non prevede ostacoli particolari, un classico tracciato cittadino da 5‐6 km ri‐ chiede meno di un anno per la sua realizza‐ zione, mentre tram e metropolitane posso‐ no avere bisogno di oltre un decennio (quando va bene)!. Notevoli sono anche i vantaggi dal punto di vista ambientali, vi‐ sto che le funivie non rilasciano diretta‐ mente CO2 e usano meno energia elettrica di altre forme di trasporto. Ad oggi vi sono
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diversi progetti legati all’utilizzo di fonti rin‐ novabili: un esempio virtuoso è a Londra in cui si sono realizzati impianti fotovoltaici nelle stazioni di arrivo. Il costo del biglietto dipende dallo scopo con cui è stata costrui‐ ta: se nasce per collegare un quartiere di‐ stante dal centro il prezzo è assimilabile a quello del trasporto pubblico. Nel caso di una funivia panoramica e sponsorizzata co‐ me quella londinese, è gratis per i residenti e a pagamento per i turisti, a prezzi più alti rispetto a metro e bus. Così, a fronte di questi vantaggi, la lista delle città, europee e non, che hanno già scelto o che si accin‐ gono a scegliere la mobilità via cavo si al‐ lunga di mese in mese. E noi a che punto siamo? In Italia esempi degni di nota si tro‐ vano a Perugia, a Venezia ed a Bolzano, in cui la funivia collega la città all’Altopiano del Renon, con un balzo da oltre mille metri di dislivello. Tuttavia le funivie sono ancora perlopiù prerogativa degli impianti sciistici. Eppure si può dire che non mancano le idee d’avanguardia. Qualche anno fa l’architetto Stefano Panunzi, docente di Ingegneria edi‐ le all’Università del Molise, aveva proposto una “circolare volante ” per creare una li‐ nea intorno alle antiche mura di Roma, ma dopo lo stop della sovrintendenza, adesso sta portando avanti la battaglia per la rea‐
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lizzazione di una cabinovia che collega una zona perife‐ rica della città (Casalotti) al capolinea di una linea della metro (Battistini). Anche Genova sta portando avanti un progetto ambizioso: una funivia aerea per collegare la città all’aeroporto. La sta‐ zione cittadina dovrebbe Grenoble sorgere tra Cornigliano e Sestri Ponente mentre le gondole, da 10 posti, si muoverebbero a circa dieci metri d’altezza su un percorso pianeggiante, sostenute da quattro piloni. Per raggiungere l’aeroporto ci vorranno appena 100 secondi e la capacità è di circa 700/1.000 persone all’ora. Il progetto ha già incassato il sì della Commissione Europea che ha stanziato oltre 500mila euro per la progettazione dell’opera e la conclusione dei lavori è prevista entro la fine del 2016. Pertanto, seppur con le abituali difficoltà, l'Italia sembra che si stia attivando e appe‐ na si compirà il cambio di visione più diffici‐ le ‐ che secondo Dale è far entrare nelle ide‐ e dei progettisti (in questo contesto ancora più importanti dei politici) che la funivia può rappresentare un’interessante alterna‐ tiva per la mobilità metropolitana ‐ anche l'Italia potrà fare un notevole passo avanti in direzione della sostenibilità. Ci auguria‐ mo, quindi, che una volta superato questo iniziale scetticismo, tutto italiano, potremo viaggiare sospesi sopra il caos dei problemi della metropoli. Non c’è dubbio che questo ci solleverà dal piccolo dramma quotidiano di arrivare a lavoro già stressati dalle ore passate nel traffico della città, e sarà in gra‐ do di addolcire anche il più amaro dei lune‐ dì mattina. E sarebbe già un buon inizio sul‐ la via del vivere bene. Maria Panzeca
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L'oroscopo della raccolta differenziata La Cial lancia il nuovo sito con l'astrologo Antonio Capitano Oltre all'amore, il lavoro e la salute, le stelle raccontano anche le tendenze dei vari segni in merito alla gestione dei rifiuti all'interno delle mura domestiche. L'oroscopo alternativo arri‐ va dalla Cial, il Consorzio per il riciclo dell'allu‐ minio, che per lanciare il nuovo sito ha chiesto all'astrologo Antonio Capitano di individuare, segno per segno, le caratteristiche di come ognuno di noi si approc‐ cia alla raccolta differen‐ ziata. Si parte con l'A‐ riete il quale, dotato di uno spiccato senso del dovere, “raccoglie, sepa‐ ra, ammucchia con scrupolosità'' e mette in riga pu‐ re i familiari. Il To‐ ro, seppur pigro e amante dei propri co‐ modi, è dotato di uno spic‐ cato spirito ecologista e così la raccolta differenziata la fa con atten‐ zione e precisione. Anche i nati sotto il segno dei Gemelli hanno un'anima green, ma il loro essere distratti e pasticcioni li porta ad incorre‐ re spesso in errori. Il Cancro è ligio al dovere, ma il suo spirito un po' troppo conservatore lo porta a gettare via poco e niente. E così la casa si riempie di cose del passato: “dal tomahawk ricevuto in regalo nel Carnevale del '65 alla bambola con un occhio cecato”. Il (re) Leone ovviamente preferirebbe delegare alla servitù l'ingrato compito di differenziare i rifiuti, ma non si tira indietro nel dare il buono esempio. Ma per i reali, lo spreco è sempre dietro l'ango‐ lo: “così, va a finire che da solo produce rifiuti quanto tutta la famiglia Bradford”. C'è poi la
Vergine che, si sa, è maniaca della pulizia e per‐ fezione e, per questo, non sbaglia mai un rifiu‐ to. La Bilancia, invece, non ama queste incom‐ benze di bassa qualità ed è eternamente inde‐ cisa su dove gettare i rifiuti. Ma quando si ap‐ plica anche la raccolta differenziata acquista una certa classe. Lo Scorpione ha una coscien‐ za ecologica e se fosse per lui ricicle‐ rebbe tutto dal vetro all'allu‐ minio, dalla plastica all'u‐ mido. Al Sagittario, in‐ vece, a volte capita di predicare bene e razzolare male e i suoi bidoncini strabordano fino all'orlo di plastica, vetro e metalli. Il Capricorno è un ottimo osservatore e per questo non gli scappa mai una briciola, una buccia di patata, un tappo dell'acqua minerale: tutto viene getta‐ to nel posto giusto. L'Acquario è uno dei segni più intelligenti dello zodiaco e non ammette errori. Per questo, quando cede alla tentazione di gettare i rifiuti tutti insieme, sta attento a restare lontano da occhi indiscreti. Infine, ci sono i Pesci che vincono l'oro olimpico‐ zodiacale per la svagatezza. Distratti per natu‐ ra, i nati sotto il segno dei Pesci a volte non ri‐ cordano se l'alluminio va gettato via da solo o insieme alla carta o con gli avanzi della trippa, e se il vetro va separato o messo insieme ai flaco‐ ni dell'anticalcare. Ma in compenso è un otti‐ mo vicino e quando mette fuori i propri bidon‐ cini porta con sé anche quelli della vecchina della porta accanto. (Fonte: Adnkronos)
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diversi progetti legati all’utilizzo di fonti rin‐ novabili: un esempio virtuoso è a Londra in cui si sono realizzati impianti fotovoltaici nelle stazioni di arrivo. Il costo del biglietto dipende dallo scopo con cui è stata costrui‐ ta: se nasce per collegare un quartiere di‐ stante dal centro il prezzo è assimilabile a quello del trasporto pubblico. Nel caso di una funivia panoramica e sponsorizzata co‐ me quella londinese, è gratis per i residenti e a pagamento per i turisti, a prezzi più alti rispetto a metro e bus. Così, a fronte di questi vantaggi, la lista delle città, europee e non, che hanno già scelto o che si accin‐ gono a scegliere la mobilità via cavo si al‐ lunga di mese in mese. E noi a che punto siamo? In Italia esempi degni di nota si tro‐ vano a Perugia, a Venezia ed a Bolzano, in cui la funivia collega la città all’Altopiano del Renon, con un balzo da oltre mille metri di dislivello. Tuttavia le funivie sono ancora perlopiù prerogativa degli impianti sciistici. Eppure si può dire che non mancano le idee d’avanguardia. Qualche anno fa l’architetto Stefano Panunzi, docente di Ingegneria edi‐ le all’Università del Molise, aveva proposto una “circolare volante ” per creare una li‐ nea intorno alle antiche mura di Roma, ma dopo lo stop della sovrintendenza, adesso sta portando avanti la battaglia per la rea‐
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lizzazione di una cabinovia che collega una zona perife‐ rica della città (Casalotti) al capolinea di una linea della metro (Battistini). Anche Genova sta portando avanti un progetto ambizioso: una funivia aerea per collegare la città all’aeroporto. La sta‐ zione cittadina dovrebbe Grenoble sorgere tra Cornigliano e Sestri Ponente mentre le gondole, da 10 posti, si muoverebbero a circa dieci metri d’altezza su un percorso pianeggiante, sostenute da quattro piloni. Per raggiungere l’aeroporto ci vorranno appena 100 secondi e la capacità è di circa 700/1.000 persone all’ora. Il progetto ha già incassato il sì della Commissione Europea che ha stanziato oltre 500mila euro per la progettazione dell’opera e la conclusione dei lavori è prevista entro la fine del 2016. Pertanto, seppur con le abituali difficoltà, l'Italia sembra che si stia attivando e appe‐ na si compirà il cambio di visione più diffici‐ le ‐ che secondo Dale è far entrare nelle ide‐ e dei progettisti (in questo contesto ancora più importanti dei politici) che la funivia può rappresentare un’interessante alterna‐ tiva per la mobilità metropolitana ‐ anche l'Italia potrà fare un notevole passo avanti in direzione della sostenibilità. Ci auguria‐ mo, quindi, che una volta superato questo iniziale scetticismo, tutto italiano, potremo viaggiare sospesi sopra il caos dei problemi della metropoli. Non c’è dubbio che questo ci solleverà dal piccolo dramma quotidiano di arrivare a lavoro già stressati dalle ore passate nel traffico della città, e sarà in gra‐ do di addolcire anche il più amaro dei lune‐ dì mattina. E sarebbe già un buon inizio sul‐ la via del vivere bene. Maria Panzeca
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L'oroscopo della raccolta differenziata La Cial lancia il nuovo sito con l'astrologo Antonio Capitano Oltre all'amore, il lavoro e la salute, le stelle raccontano anche le tendenze dei vari segni in merito alla gestione dei rifiuti all'interno delle mura domestiche. L'oroscopo alternativo arri‐ va dalla Cial, il Consorzio per il riciclo dell'allu‐ minio, che per lanciare il nuovo sito ha chiesto all'astrologo Antonio Capitano di individuare, segno per segno, le caratteristiche di come ognuno di noi si approc‐ cia alla raccolta differen‐ ziata. Si parte con l'A‐ riete il quale, dotato di uno spiccato senso del dovere, “raccoglie, sepa‐ ra, ammucchia con scrupolosità'' e mette in riga pu‐ re i familiari. Il To‐ ro, seppur pigro e amante dei propri co‐ modi, è dotato di uno spic‐ cato spirito ecologista e così la raccolta differenziata la fa con atten‐ zione e precisione. Anche i nati sotto il segno dei Gemelli hanno un'anima green, ma il loro essere distratti e pasticcioni li porta ad incorre‐ re spesso in errori. Il Cancro è ligio al dovere, ma il suo spirito un po' troppo conservatore lo porta a gettare via poco e niente. E così la casa si riempie di cose del passato: “dal tomahawk ricevuto in regalo nel Carnevale del '65 alla bambola con un occhio cecato”. Il (re) Leone ovviamente preferirebbe delegare alla servitù l'ingrato compito di differenziare i rifiuti, ma non si tira indietro nel dare il buono esempio. Ma per i reali, lo spreco è sempre dietro l'ango‐ lo: “così, va a finire che da solo produce rifiuti quanto tutta la famiglia Bradford”. C'è poi la
Vergine che, si sa, è maniaca della pulizia e per‐ fezione e, per questo, non sbaglia mai un rifiu‐ to. La Bilancia, invece, non ama queste incom‐ benze di bassa qualità ed è eternamente inde‐ cisa su dove gettare i rifiuti. Ma quando si ap‐ plica anche la raccolta differenziata acquista una certa classe. Lo Scorpione ha una coscien‐ za ecologica e se fosse per lui ricicle‐ rebbe tutto dal vetro all'allu‐ minio, dalla plastica all'u‐ mido. Al Sagittario, in‐ vece, a volte capita di predicare bene e razzolare male e i suoi bidoncini strabordano fino all'orlo di plastica, vetro e metalli. Il Capricorno è un ottimo osservatore e per questo non gli scappa mai una briciola, una buccia di patata, un tappo dell'acqua minerale: tutto viene getta‐ to nel posto giusto. L'Acquario è uno dei segni più intelligenti dello zodiaco e non ammette errori. Per questo, quando cede alla tentazione di gettare i rifiuti tutti insieme, sta attento a restare lontano da occhi indiscreti. Infine, ci sono i Pesci che vincono l'oro olimpico‐ zodiacale per la svagatezza. Distratti per natu‐ ra, i nati sotto il segno dei Pesci a volte non ri‐ cordano se l'alluminio va gettato via da solo o insieme alla carta o con gli avanzi della trippa, e se il vetro va separato o messo insieme ai flaco‐ ni dell'anticalcare. Ma in compenso è un otti‐ mo vicino e quando mette fuori i propri bidon‐ cini porta con sé anche quelli della vecchina della porta accanto. (Fonte: Adnkronos)
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PMI Europee più verdi, verso un uso efficiente delle risorse Le PMI europee stanno diventando più effi‐ cienti sotto il profilo delle risorse e stanno con‐ tribuendo in misura notevole alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbo‐ nio. Lo dimostra l'indagine Eurobarometro 2013, pubblicata nel dicembre scorso, volta a comprendere le opinioni e gli atteggiamenti delle piccole e delle medie imprese nei con‐ fronti di tre tematiche ambientali fondamenta‐ li: i posti di lavoro verdi, l'efficienza delle risor‐ se e i mercati verdi. L'indagine ha coinvolto ol‐ tre 11 000 PMI nei 28 Stati membri dell'UE non‐ ché in Albania, Islanda, Liechtenstein, ex Re‐ pubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro, Norvegia, Repubblica di Serbia, Turchia, Israele e Stati Uniti. Per una transizione europea verso un'economia più verde è necessario il contribu‐ to delle PMI. Si stima che nel 2012 le piccole e le medie imprese (PMI) nell'Unione europea fossero 20,3 milioni, pari al 98% del totale delle imprese, per un'offerta complessiva di circa 90 milioni di posti di lavoro nel mercato unico. Er‐ go, le PMI sono la spina dorsale dell'economia europea e il loro contributo è essenziale per conseguire gli obiettivi di ‘Europa 2020’, la stra‐ tegia dell'UE per una crescita intelligente, so‐ stenibile e inclusiva. Per le PMI risulta tuttavia più difficile che per le grandi imprese confor‐ marsi alla normativa ambientale. La mancanza di competenze, le lunghe procedure di appro‐ vazione dei prodotti nuovi e la mancanza di domanda dei consumatori sono gli ostacoli principali che impediscono alle PMI di accedere ai mercati verdi. Tuttavia i risultati dell’indagine sono moderatamente incoraggianti: ad esem‐ pio, il 42% delle PMI risulta avere ora almeno un dipendente ‘verde’ a tempo pieno o a tempo parziale. Si tratta di un aumento del 5% rispetto al 2011, superiore alle previsioni delle imprese
di quasi due anni fa. Più di nove PMI su dieci hanno inoltre adottato almeno una misura per migliorare la propria efficienza dal punto di vi‐ sta delle risorse e il livello dei loro sforzi è au‐ mentato dall’anno precedente. Le misure più comuni hanno riguardato la riduzione al mini‐ mo dei rifiuti (67%), il risparmio energetico (67%) e il risparmio dei materiali (59%). Almeno la metà delle PMI, inoltre, ricicla riutilizzando materiali o rifiuti al suo interno o risparmiando acqua (ambedue 51%). Antonio Tajani, Vicepre‐ sidente della Commissione Europea nonché responsabile per l'Industria e l'imprenditoria, ha commentato: “Sono lieto di vedere che le PMI stanno raccogliendo la grande sfida posta dal passaggio ad un'economia più verde. Dobbia‐ mo tuttavia sostenere maggiormente i loro sfor‐ zi … L'indagine mostra altresì che le PMI degli Stati Uniti stanno rapidamente guadagnando posizioni, per cui dobbiamo stare attenti a non cullarci sugli allori. Abbiamo molto lavoro da compiere per diventare più competitivi in que‐ sto importante settore”. Per quanto concerne gli sforzi mirati a fare un uso più efficiente delle risorse, non soltanto sono più del 93% le PMI che stanno già adottando misure, ma ben otto su dieci hanno in programma ulteriori iniziative in questo ambito nei prossimi due anni. Tale cambiamento è comunque in atto soprattutto a causa della pressione crescente esercitata sulle PMI dall’aumento dei costi dell’energia e dei materiali, che le spinge a diventare più effi‐ cienti sotto il profilo delle risorse. Soltanto per il 28% delle PMI l’ambiente è una delle maggiori priorità aziendali. Quattro PMI su dieci (38%) non incontrano difficoltà quando provano ad implementare misure per favorire l'efficienza delle risorse. Tuttavia, la complessità delle pro‐ cedure giuridiche o amministrative rimane un
ostacolo per un quarto delle PMI (26%). I mercati verdi resta‐ no ancora un grande potenziale inutilizzato: poco più di un quar‐ to (26%) delle PMI nell'UE offre prodotti o servizi verdi, con un ulteriore 7% che ha in program‐ ma di farlo nei prossimi due an‐ ni. La maggior parte delle PMI tuttavia non offre prodotti o servizi verdi e non ha in pro‐ gramma di farlo (59%). La metà
16
I prodotti e i servizi verdi sono quelli la cui funzione principale consiste nel diminuire il rischio ambientale e nel ridurre al minimo l'inquinamento e il consumo di risorse. Sono stati inclusi nell'indagine anche i prodotti progettati in modo ecocompatibile, aventi il marchio di qualità ecologica, ottenuti con metodi biologici e con una parte importante di contenuto riciclato. I posti di lavoro verdi sono connessi alla produzione di beni o all'offerta di servizi che arrecano benefici all'ambiente o che ottimizzano l'uso
delle risorse naturali, oppure posti di lavoro che implicano l'uso di pratiche e processi più rispettosi dell'ambiente o che utilizzano meno risorse naturali rispetto a oggi. Rientrano tra gli esempi il perito chimico che testa campioni d’aria per verificare i livelli di emissioni inquinanti del processo di produzione, il lavoratore che contribuisce a produrre macchine che riducono le emissioni inquinanti o l'operatore di apparecchiature di produzione di energie rinnovabili per generare energia elettrica da usare nell'impresa.
Offerta di prodotti e servizi verdi: differenze tra i Paesi Europei ‐ Fonte: Eurobarometro 2013
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PMI Europee più verdi, verso un uso efficiente delle risorse Le PMI europee stanno diventando più effi‐ cienti sotto il profilo delle risorse e stanno con‐ tribuendo in misura notevole alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbo‐ nio. Lo dimostra l'indagine Eurobarometro 2013, pubblicata nel dicembre scorso, volta a comprendere le opinioni e gli atteggiamenti delle piccole e delle medie imprese nei con‐ fronti di tre tematiche ambientali fondamenta‐ li: i posti di lavoro verdi, l'efficienza delle risor‐ se e i mercati verdi. L'indagine ha coinvolto ol‐ tre 11 000 PMI nei 28 Stati membri dell'UE non‐ ché in Albania, Islanda, Liechtenstein, ex Re‐ pubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro, Norvegia, Repubblica di Serbia, Turchia, Israele e Stati Uniti. Per una transizione europea verso un'economia più verde è necessario il contribu‐ to delle PMI. Si stima che nel 2012 le piccole e le medie imprese (PMI) nell'Unione europea fossero 20,3 milioni, pari al 98% del totale delle imprese, per un'offerta complessiva di circa 90 milioni di posti di lavoro nel mercato unico. Er‐ go, le PMI sono la spina dorsale dell'economia europea e il loro contributo è essenziale per conseguire gli obiettivi di ‘Europa 2020’, la stra‐ tegia dell'UE per una crescita intelligente, so‐ stenibile e inclusiva. Per le PMI risulta tuttavia più difficile che per le grandi imprese confor‐ marsi alla normativa ambientale. La mancanza di competenze, le lunghe procedure di appro‐ vazione dei prodotti nuovi e la mancanza di domanda dei consumatori sono gli ostacoli principali che impediscono alle PMI di accedere ai mercati verdi. Tuttavia i risultati dell’indagine sono moderatamente incoraggianti: ad esem‐ pio, il 42% delle PMI risulta avere ora almeno un dipendente ‘verde’ a tempo pieno o a tempo parziale. Si tratta di un aumento del 5% rispetto al 2011, superiore alle previsioni delle imprese
di quasi due anni fa. Più di nove PMI su dieci hanno inoltre adottato almeno una misura per migliorare la propria efficienza dal punto di vi‐ sta delle risorse e il livello dei loro sforzi è au‐ mentato dall’anno precedente. Le misure più comuni hanno riguardato la riduzione al mini‐ mo dei rifiuti (67%), il risparmio energetico (67%) e il risparmio dei materiali (59%). Almeno la metà delle PMI, inoltre, ricicla riutilizzando materiali o rifiuti al suo interno o risparmiando acqua (ambedue 51%). Antonio Tajani, Vicepre‐ sidente della Commissione Europea nonché responsabile per l'Industria e l'imprenditoria, ha commentato: “Sono lieto di vedere che le PMI stanno raccogliendo la grande sfida posta dal passaggio ad un'economia più verde. Dobbia‐ mo tuttavia sostenere maggiormente i loro sfor‐ zi … L'indagine mostra altresì che le PMI degli Stati Uniti stanno rapidamente guadagnando posizioni, per cui dobbiamo stare attenti a non cullarci sugli allori. Abbiamo molto lavoro da compiere per diventare più competitivi in que‐ sto importante settore”. Per quanto concerne gli sforzi mirati a fare un uso più efficiente delle risorse, non soltanto sono più del 93% le PMI che stanno già adottando misure, ma ben otto su dieci hanno in programma ulteriori iniziative in questo ambito nei prossimi due anni. Tale cambiamento è comunque in atto soprattutto a causa della pressione crescente esercitata sulle PMI dall’aumento dei costi dell’energia e dei materiali, che le spinge a diventare più effi‐ cienti sotto il profilo delle risorse. Soltanto per il 28% delle PMI l’ambiente è una delle maggiori priorità aziendali. Quattro PMI su dieci (38%) non incontrano difficoltà quando provano ad implementare misure per favorire l'efficienza delle risorse. Tuttavia, la complessità delle pro‐ cedure giuridiche o amministrative rimane un
ostacolo per un quarto delle PMI (26%). I mercati verdi resta‐ no ancora un grande potenziale inutilizzato: poco più di un quar‐ to (26%) delle PMI nell'UE offre prodotti o servizi verdi, con un ulteriore 7% che ha in program‐ ma di farlo nei prossimi due an‐ ni. La maggior parte delle PMI tuttavia non offre prodotti o servizi verdi e non ha in pro‐ gramma di farlo (59%). La metà
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I prodotti e i servizi verdi sono quelli la cui funzione principale consiste nel diminuire il rischio ambientale e nel ridurre al minimo l'inquinamento e il consumo di risorse. Sono stati inclusi nell'indagine anche i prodotti progettati in modo ecocompatibile, aventi il marchio di qualità ecologica, ottenuti con metodi biologici e con una parte importante di contenuto riciclato. I posti di lavoro verdi sono connessi alla produzione di beni o all'offerta di servizi che arrecano benefici all'ambiente o che ottimizzano l'uso
delle risorse naturali, oppure posti di lavoro che implicano l'uso di pratiche e processi più rispettosi dell'ambiente o che utilizzano meno risorse naturali rispetto a oggi. Rientrano tra gli esempi il perito chimico che testa campioni d’aria per verificare i livelli di emissioni inquinanti del processo di produzione, il lavoratore che contribuisce a produrre macchine che riducono le emissioni inquinanti o l'operatore di apparecchiature di produzione di energie rinnovabili per generare energia elettrica da usare nell'impresa.
Offerta di prodotti e servizi verdi: differenze tra i Paesi Europei ‐ Fonte: Eurobarometro 2013
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delle PMI europee attive sui mercati verdi commer‐ cializza prodotti e servizi con caratteristiche am‐ bientali quali la produzione biologica e l'etichetta‐ tura ecologica o la progettazione ecocompatibile (51%). Più di un terzo di esse (35%) offre prodotti o servizi nel settore dei materiali riciclati (il 6% in più rispetto al 2012). Costruzioni, cibi e bevande ed at‐ trezzature e macchinari elettronici e meccanici co‐ stituiscono ancora i prodotti e i servizi ecologici più venduti. I principali mercati dell'economia verde restano comunque per le PMI i rispettivi mercati interni, considerato che almeno nove PMI su dieci tra quelle che vendono prodotti o servizi verdi di‐ chiarano che il proprio Paese è il loro principale mercato in termini di fatturato annuo (91%). Quasi una PMI su cinque (19%) dichiara che il suo princi‐ pale mercato è il mercato unico. Solo il 7% delle PMI verdi dell’UE ha come mercati principali per i propri prodotti e servizi paesi terzi. Servono inizia‐ tive politiche più forti per contribuire a rendere più verdi le PMI Europee. Gli incentivi finanziari sono visti dal 34% delle PMI intervistate come le iniziati‐ ve politiche più adeguate a sostenere gli investi‐ menti sull’efficienza delle risorse. Secondo quasi la metà (46%) delle PMI che già offrono prodotti ver‐ di, gli incentivi finanziari per lo sviluppo dei prodot‐ ti rappresenterebbero il modo migliore di favorire l’ampliamento della loro gamma di prodotti o ser‐ vizi ecologici. ‐ Per il 29% delle PMI che attualmente non commercializzano prodotti e/o servizi ecologi‐ ci, gli incentivi finanziari costituirebbero il modo migliore di aiutarle ad approntare una gamma di prodotti o di servizi ecologici. Per le PMI dell'UE, tuttavia, quella degli incentivi finanziari non è l'uni‐ ca iniziativa politica efficace. Un quarto delle PMI reputa importante la consulenza su come migliora‐ re l'efficienza delle risorse (25%), mentre il 22% vor‐ rebbe ricevere consigli sulle possibilità di finanzia‐ mento degli investimenti in materia di uso efficien‐ te delle risorse. Il 17% ritiene che l’assistenza nell’individuazione dei clienti o dei mercati poten‐ ziali potrebbe aiutarle ad avventurarsi nei mercati verdi. Mirko Turchetti
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Le tecnologie dominanti del 2014
le Hit Parade degli esperti Anche quest'anno gli analisti dei vari set‐ tori dell'informatica e della comunicazio‐ ne accolgono puntualmente l'arrivo del nuovo anno, svelando quali saranno i principali fenomeni che domineranno il panorama digitale nel 2014. Secondo Da‐ vid Small, Chief Platform Officer di Veri‐ zon Enterprise Solutions (leader per la fornitura di servizi di comunicazione) grande attenzione sarà posta su come le aziende e la PA utilizzeranno la tecnolo‐ gia per migliorare la customer experien‐ ce e favorire l'innovazione. Il principale motore del cambiamento sarà alimenta‐ to da: 1) la necessità di creare un approc‐ cio individuale con il cliente, con la con‐ sapevolezza che una comunicazione in‐ tegrata può far sentire il cliente valoriz‐ zato in ogni singolo passaggio del pro‐ cesso e dell’esperienza di acquisto. 2) la necessità di velocizzare in modalità ‘as‐a‐ service’ delle soluzioni machine‐to‐ machine (M2M), che permetterà ai pro‐ duttori, ai distributori e ai business par‐
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tner di sfruttare appieno il potenziale delle maggiori efficienze operative, in modo da po‐ ter rispondere al meglio ai bisogni dei propri consumatori. 3) La necessità di accrescere lo sviluppo della sicurezza informatica, come dife‐ sa dai continui attacchi degli hacker. Chiude la lista di Small la necessità di integrare software e servizi in un cloud, cosa che permetterà a tut‐ ti i cloud provider di fare un passo essenziale nell'attrazione della clientela. Luca Collacciani allarga la visione al sociale ed alle smart utili‐ ties, con l’approccio del manager di un’azienda che fornisce una piattaforma per la distribuzio‐ ne di contenuti via Internet (l’Akamai). Il 2014 vedrà al primo posto il crescere dell'internet of things visto il moltiplicarsi degli oggetti smart come ‘Nest’, il termostato 2.0’, che con un WI‐ FI integrato e un'app dedicata permette di risparmiare sul ri‐ scaldamento; ‘Lock8’, l'antifurto high‐tech per le biciclette e, an‐ cora, DoorBot, un videocitofono che per mezzo di un'app intera‐ gisce con lo smartphone e con‐ sente di aprire la porta di casa da remoto (sempre se l'ospite è gradito). Il nuovo anno vedrà anche la crescita del numero di aziende che forniranno nuove applicazioni per l'app economy. “Nel 2013 ‐ ricorda Collacciani ‐ abbiamo visto nascere sul web aziende che, per la prima volta, hanno osato modificare lo status quo e rivoluzio‐ nare i modelli di business a cui siamo abituati: pensiamo a Uber, l'app che consente di chiamare un 'taxi privato' e che va a scardinare non solo il concetto di auto a noleggio, ma a mettere in di‐ scussione la ben salda lobby dei tassisti”. Il 2014 sarà anche l’anno dei personal assistant. Un esempio su tutti: iBeacons. “Si tratta di una tec‐ nologia che assume le sembianze di un vero e proprio 'assistente virtuale' che accompagna l'utente durante lo shopping. Testato negli Ap‐ ple store, iBeacons consente all'utente di scan‐
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sionare gli oggetti visionati per accedere a ulte‐ riori informazioni, recensioni di altri utenti e ri‐ cevere preventivi”. Anche l'industria dei droni è pronta a mettere le ali: “Li abbiamo visti impie‐ gati nei contesti più diversi: dal rilevamento di bracconieri in Africa all'agricoltura di precisione in America, fino al recentissimo esperimento del‐ la DHL tedesca che ha messo in campo (anzi, in aria) un ‘drone corriere’, il quale ha consegnato con successo il suo primo pacco dopo un volo di poco meno di 3 chilometri”. Secondo gli analisti di Garten (multinazionale leader nella consu‐ lenza strategica, ricerca e analisi nel campo dell'IT), la spesa in tecnologie informatiche rag‐ giungerà la stratosferica cifra di 3.800 miliardi di dollari, con un incremento del 4% sul 2013. Condivisa da molti è l’idea che il 2014 vedrà an‐
che lo sviluppo delle ‘smart machine’, ovvero di veicoli a quattro ruote che si guideranno da soli e saranno capaci di compiere azioni proprie delle persone. Aumenterà la vendita globale di stampanti 3D, con una crescita stimata intorno al 75%. Le stampanti 3D rappresenteranno, per le aziende, una soluzione efficace ed economi‐ camente percorribile per ridurre i costi attra‐ verso un miglioramento del design, senza con‐ siderare che la stampa 3D renderà conveniente la creazione di oggetti e la loro riproduzione in diverse migliaia. Maria Panzeca
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delle PMI europee attive sui mercati verdi commer‐ cializza prodotti e servizi con caratteristiche am‐ bientali quali la produzione biologica e l'etichetta‐ tura ecologica o la progettazione ecocompatibile (51%). Più di un terzo di esse (35%) offre prodotti o servizi nel settore dei materiali riciclati (il 6% in più rispetto al 2012). Costruzioni, cibi e bevande ed at‐ trezzature e macchinari elettronici e meccanici co‐ stituiscono ancora i prodotti e i servizi ecologici più venduti. I principali mercati dell'economia verde restano comunque per le PMI i rispettivi mercati interni, considerato che almeno nove PMI su dieci tra quelle che vendono prodotti o servizi verdi di‐ chiarano che il proprio Paese è il loro principale mercato in termini di fatturato annuo (91%). Quasi una PMI su cinque (19%) dichiara che il suo princi‐ pale mercato è il mercato unico. Solo il 7% delle PMI verdi dell’UE ha come mercati principali per i propri prodotti e servizi paesi terzi. Servono inizia‐ tive politiche più forti per contribuire a rendere più verdi le PMI Europee. Gli incentivi finanziari sono visti dal 34% delle PMI intervistate come le iniziati‐ ve politiche più adeguate a sostenere gli investi‐ menti sull’efficienza delle risorse. Secondo quasi la metà (46%) delle PMI che già offrono prodotti ver‐ di, gli incentivi finanziari per lo sviluppo dei prodot‐ ti rappresenterebbero il modo migliore di favorire l’ampliamento della loro gamma di prodotti o ser‐ vizi ecologici. ‐ Per il 29% delle PMI che attualmente non commercializzano prodotti e/o servizi ecologi‐ ci, gli incentivi finanziari costituirebbero il modo migliore di aiutarle ad approntare una gamma di prodotti o di servizi ecologici. Per le PMI dell'UE, tuttavia, quella degli incentivi finanziari non è l'uni‐ ca iniziativa politica efficace. Un quarto delle PMI reputa importante la consulenza su come migliora‐ re l'efficienza delle risorse (25%), mentre il 22% vor‐ rebbe ricevere consigli sulle possibilità di finanzia‐ mento degli investimenti in materia di uso efficien‐ te delle risorse. Il 17% ritiene che l’assistenza nell’individuazione dei clienti o dei mercati poten‐ ziali potrebbe aiutarle ad avventurarsi nei mercati verdi. Mirko Turchetti
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Le tecnologie dominanti del 2014
le Hit Parade degli esperti Anche quest'anno gli analisti dei vari set‐ tori dell'informatica e della comunicazio‐ ne accolgono puntualmente l'arrivo del nuovo anno, svelando quali saranno i principali fenomeni che domineranno il panorama digitale nel 2014. Secondo Da‐ vid Small, Chief Platform Officer di Veri‐ zon Enterprise Solutions (leader per la fornitura di servizi di comunicazione) grande attenzione sarà posta su come le aziende e la PA utilizzeranno la tecnolo‐ gia per migliorare la customer experien‐ ce e favorire l'innovazione. Il principale motore del cambiamento sarà alimenta‐ to da: 1) la necessità di creare un approc‐ cio individuale con il cliente, con la con‐ sapevolezza che una comunicazione in‐ tegrata può far sentire il cliente valoriz‐ zato in ogni singolo passaggio del pro‐ cesso e dell’esperienza di acquisto. 2) la necessità di velocizzare in modalità ‘as‐a‐ service’ delle soluzioni machine‐to‐ machine (M2M), che permetterà ai pro‐ duttori, ai distributori e ai business par‐
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tner di sfruttare appieno il potenziale delle maggiori efficienze operative, in modo da po‐ ter rispondere al meglio ai bisogni dei propri consumatori. 3) La necessità di accrescere lo sviluppo della sicurezza informatica, come dife‐ sa dai continui attacchi degli hacker. Chiude la lista di Small la necessità di integrare software e servizi in un cloud, cosa che permetterà a tut‐ ti i cloud provider di fare un passo essenziale nell'attrazione della clientela. Luca Collacciani allarga la visione al sociale ed alle smart utili‐ ties, con l’approccio del manager di un’azienda che fornisce una piattaforma per la distribuzio‐ ne di contenuti via Internet (l’Akamai). Il 2014 vedrà al primo posto il crescere dell'internet of things visto il moltiplicarsi degli oggetti smart come ‘Nest’, il termostato 2.0’, che con un WI‐ FI integrato e un'app dedicata permette di risparmiare sul ri‐ scaldamento; ‘Lock8’, l'antifurto high‐tech per le biciclette e, an‐ cora, DoorBot, un videocitofono che per mezzo di un'app intera‐ gisce con lo smartphone e con‐ sente di aprire la porta di casa da remoto (sempre se l'ospite è gradito). Il nuovo anno vedrà anche la crescita del numero di aziende che forniranno nuove applicazioni per l'app economy. “Nel 2013 ‐ ricorda Collacciani ‐ abbiamo visto nascere sul web aziende che, per la prima volta, hanno osato modificare lo status quo e rivoluzio‐ nare i modelli di business a cui siamo abituati: pensiamo a Uber, l'app che consente di chiamare un 'taxi privato' e che va a scardinare non solo il concetto di auto a noleggio, ma a mettere in di‐ scussione la ben salda lobby dei tassisti”. Il 2014 sarà anche l’anno dei personal assistant. Un esempio su tutti: iBeacons. “Si tratta di una tec‐ nologia che assume le sembianze di un vero e proprio 'assistente virtuale' che accompagna l'utente durante lo shopping. Testato negli Ap‐ ple store, iBeacons consente all'utente di scan‐
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sionare gli oggetti visionati per accedere a ulte‐ riori informazioni, recensioni di altri utenti e ri‐ cevere preventivi”. Anche l'industria dei droni è pronta a mettere le ali: “Li abbiamo visti impie‐ gati nei contesti più diversi: dal rilevamento di bracconieri in Africa all'agricoltura di precisione in America, fino al recentissimo esperimento del‐ la DHL tedesca che ha messo in campo (anzi, in aria) un ‘drone corriere’, il quale ha consegnato con successo il suo primo pacco dopo un volo di poco meno di 3 chilometri”. Secondo gli analisti di Garten (multinazionale leader nella consu‐ lenza strategica, ricerca e analisi nel campo dell'IT), la spesa in tecnologie informatiche rag‐ giungerà la stratosferica cifra di 3.800 miliardi di dollari, con un incremento del 4% sul 2013. Condivisa da molti è l’idea che il 2014 vedrà an‐
che lo sviluppo delle ‘smart machine’, ovvero di veicoli a quattro ruote che si guideranno da soli e saranno capaci di compiere azioni proprie delle persone. Aumenterà la vendita globale di stampanti 3D, con una crescita stimata intorno al 75%. Le stampanti 3D rappresenteranno, per le aziende, una soluzione efficace ed economi‐ camente percorribile per ridurre i costi attra‐ verso un miglioramento del design, senza con‐ siderare che la stampa 3D renderà conveniente la creazione di oggetti e la loro riproduzione in diverse migliaia. Maria Panzeca
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INSERTO
N . 1/2014
19
Simbiosi industriale Industrial symbiosis ‐ www.vtt.fi
da sconosciuta a protagonista?
RELOADER Magazine - Gli Speciali, Gennaio 2014
l’interesse, ed i finanziamenti, della Commissione Europea. Ma andiamo con ordine. Che si intende per “simbiosi”? Secondo il dizionario Sabatini‐Coletti per simbiosi si intende: “biol. Associa‐ zione fra due o più individui apparte‐ nenti a specie vegetali o animali diverse, in modo che dalla vita in comune trag‐ gano vantaggio entrambi, ovvero uno solo ma senza danneggiare l'altro”. E per “Simbiosi industriale”? Nel 1989 R. A. Frosch1 introduce il concetto di “ecologia industriale” secondo cui, per analogia con gli ecosistemi naturali, un sistema eco‐industriale dovrebbe massi‐ mizzare l’impiego efficiente dei materia‐ li di scarto e dei prodotti a fine vita, co‐ me input per altri processi produttivi ol‐ tre a ridurre la produzione di rifiuti e scarti nei processi. L’ecologia industriale fornisce per la prima volta uno strumen‐ to di gestione integrata, su larga scala,
che progetta le infrastrutture industriali “come se fossero una serie di ecosiste‐ mi industriali interconnessi e interfaccia‐ ti con l’ecosistema globale”2. Del 1947 è invece la prima citazione del termine “simbiosi industriale” da parte di G.T. Renner secondo cui: “Ci sono relazioni fra industrie [….] che intervengono e complicano l’analisi. La principale fra queste è il fenomeno della simbiosi industriale. Con questo si intende il consorzio di due o più industrie dissi‐ mili”. La simbiosi indu‐ striale rientra, in effetti, all’interno della discipli‐ na della ecologia indu‐ striale secondo la meta‐ fora che collega ciò che avviene in natura a ciò che dovrebbe avvenire SiD_symbiosisindesign_diagram ‐ www.except.nl
di Laura Cutaia e Roberto Morabito ENEA – Unità Tecnica Tecnologie Ambientali
Nel 2010 l’Unità Tecnica Tecnologie Am‐ bientali (UTTAMB) di ENEA ha proposto la realizzazione della prima Piattaforma di Simbiosi Industriale in Italia poi finan‐ ziata, avviata (maggio 2011) ed attual‐ mente implementata nella Regione Sici‐ lia. Si tratta della prima iniziativa italia‐ na sistematica ed organica sulla simbio‐ si industriale, tema che, in Italia, è stato fino a poco tempo fa noto quasi esclusi‐ vamente ad alcuni addetti ai lavori,
principalmente del mondo scientifico e accademico. Ad oggi l’ENEA ha svilup‐ pato la Piattaforma Regionale di Simbi‐ osi Industriale (www.industrialsymbiosis.it) che nel corso del 2014 verrà sperimen‐ tata sul territorio della Regione Sicilia; parallelamente inoltre il tema è passato da argomento di nicchia di alcune disci‐ pline tecnico‐scientifiche (ecologia in‐ dustriale) a tema di dibattito nazionale ed internazionale, sollecitando anche
6 20
1 2
Frosch R.A., NE Gallopoulos. 1989. Strategies for Manufacturing. Scientific American 261 (3) 144‐152. Hawken Paul, The Ecology of Commerce, New York: Harper Business, 1993.
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N . 1/2014
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Simbiosi industriale Industrial symbiosis ‐ www.vtt.fi
da sconosciuta a protagonista?
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l’interesse, ed i finanziamenti, della Commissione Europea. Ma andiamo con ordine. Che si intende per “simbiosi”? Secondo il dizionario Sabatini‐Coletti per simbiosi si intende: “biol. Associa‐ zione fra due o più individui apparte‐ nenti a specie vegetali o animali diverse, in modo che dalla vita in comune trag‐ gano vantaggio entrambi, ovvero uno solo ma senza danneggiare l'altro”. E per “Simbiosi industriale”? Nel 1989 R. A. Frosch1 introduce il concetto di “ecologia industriale” secondo cui, per analogia con gli ecosistemi naturali, un sistema eco‐industriale dovrebbe massi‐ mizzare l’impiego efficiente dei materia‐ li di scarto e dei prodotti a fine vita, co‐ me input per altri processi produttivi ol‐ tre a ridurre la produzione di rifiuti e scarti nei processi. L’ecologia industriale fornisce per la prima volta uno strumen‐ to di gestione integrata, su larga scala,
che progetta le infrastrutture industriali “come se fossero una serie di ecosiste‐ mi industriali interconnessi e interfaccia‐ ti con l’ecosistema globale”2. Del 1947 è invece la prima citazione del termine “simbiosi industriale” da parte di G.T. Renner secondo cui: “Ci sono relazioni fra industrie [….] che intervengono e complicano l’analisi. La principale fra queste è il fenomeno della simbiosi industriale. Con questo si intende il consorzio di due o più industrie dissi‐ mili”. La simbiosi indu‐ striale rientra, in effetti, all’interno della discipli‐ na della ecologia indu‐ striale secondo la meta‐ fora che collega ciò che avviene in natura a ciò che dovrebbe avvenire SiD_symbiosisindesign_diagram ‐ www.except.nl
di Laura Cutaia e Roberto Morabito ENEA – Unità Tecnica Tecnologie Ambientali
Nel 2010 l’Unità Tecnica Tecnologie Am‐ bientali (UTTAMB) di ENEA ha proposto la realizzazione della prima Piattaforma di Simbiosi Industriale in Italia poi finan‐ ziata, avviata (maggio 2011) ed attual‐ mente implementata nella Regione Sici‐ lia. Si tratta della prima iniziativa italia‐ na sistematica ed organica sulla simbio‐ si industriale, tema che, in Italia, è stato fino a poco tempo fa noto quasi esclusi‐ vamente ad alcuni addetti ai lavori,
principalmente del mondo scientifico e accademico. Ad oggi l’ENEA ha svilup‐ pato la Piattaforma Regionale di Simbi‐ osi Industriale (www.industrialsymbiosis.it) che nel corso del 2014 verrà sperimen‐ tata sul territorio della Regione Sicilia; parallelamente inoltre il tema è passato da argomento di nicchia di alcune disci‐ pline tecnico‐scientifiche (ecologia in‐ dustriale) a tema di dibattito nazionale ed internazionale, sollecitando anche
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Frosch R.A., NE Gallopoulos. 1989. Strategies for Manufacturing. Scientific American 261 (3) 144‐152. Hawken Paul, The Ecology of Commerce, New York: Harper Business, 1993.
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nei sistemi antropici affinché operino ‘secondo natura’. Ma come far avvenire la simbiosi industriale tra due o più indu‐ strie dissimili? Secondo una delle più re‐ centi definizioni si può dire che “La sim‐ biosi industriale connette industrie (e altre organizzazioni) tradizionalmente separate con l'obiettivo di migliorare l'efficienza delle risorse tra industrie e la sostenibilità, attraverso il trasferimento di materiali, energia, acqua e / o sotto‐ prodotti insieme con l'uso condiviso dei beni, logistica e competenze”3 . Dal pun‐ to di vista del meccanismo, nel caso in cui la simbiosi industriale avvenga, ad es., con trasferimento di residui materia‐ li, è rilevante evidenziare come questa si differenzi dalla normale “gestione” dei rifiuti: nel caso della simbiosi industriale, infatti, il vantaggio economico e compe‐ titivo, e anche il vantaggio ambientale, derivano da una relazione diretta tra due o più attori (imprese o altri); questi, in‐ fatti, si accordano direttamente per gli aspetti commerciali che riguardano que‐ sto incontro tra domanda ed offerta, massimizzandone i vantaggi anche eco‐ nomici e valorizzando direttamente le risorse coinvolte. Assume cioè un ruolo centrale la “proprietà” della risorsa che viene gestita sempre come tale e non delegata a terzi, con oneri, come avvie‐ ne nel caso dei rifiuti (figura in alto). Questo cambiamento di approccio è fondamentale poiché modifica il tradi‐
21
zionale paradigma che lega il concetto di rifiuto ad un problema (da allontana‐ re da noi, delegando altri), in antitesi a quanto di fatto propone la simbiosi in‐ dustriale per cui i rifiuti di una attività devono essere visti prima di tutto come una risorsa da valorizzare come input in
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disposto apposite task force per favori‐ re lo sviluppo e l'adozione di tecnologie innovative da parte dell'industria euro‐ pea, concentrando gli investimenti in sei comparti. Tra questi in particolare il pri‐ mo “Tecnologie avanzate per la produ‐ zione pulita” prevede che “le fabbriche del futuro useranno processi con un'ef‐ ficienza energetica e materiali ad alta efficienza, con l'impiego di materiali rin‐ novabili e riciclati cercando di adottare modelli di business sostenibili, come simbiosi industriale per il recupero di materiali e di calore e di energia dissipa‐ ta”5 . La prima call del programma di fi‐
Lombardi R., Laybourn P., NISP – National Industrial Symbiosis Programme, http://www.nispnetwork.com/ European Commission, European resource efficiency platform (EREP), “Action for a resource efficient Europe” – “Action 5: Improve resource efficiency in business–to‐business relations”, Brussels, 17 june 2013
4
nanziamento Horizon 2020 che è uscita lo scorso 11 dicembre prevede una speci‐ fica azione dedicata alla simbiosi industriale6 . Al fine di promuovere e sol‐ lecitare il dibattito sul tema della simbio‐ si industriale, l’ENEA ha organizzato in‐ terventi sul tema tra cui il primo conve‐ gno nazionale sulla simbiosi industriale, in occasione di Ecomondo 2012 (oltre ad aver presentato lo start‐up della Piatta‐ forma nella precedente edizione). Nel 2013 ad Ecomondo il tema “simbiosi in‐ dustriale” è diventato centrale essendo questa edizione dedicata a “Green eco‐ nomy: ricerca, innovazione e simbiosi
altre attività, nell’ottica ‐ spesso auspica‐ ta ‐ della economia circolare. A livello europeo la Simbiosi Industriale ha as‐ sunto un ruolo strategico e chiaramente individuato in alcuni documenti di indi‐ rizzo e finanziamento. La “European Re‐ source Efficiency Platform” (EREP) ha recentemente pubblicato un interim set di raccomandazioni chiave per sup‐ portare la UE e la flagship initiative “Roadmap to a Resource Efficient Euro‐ pe”. Tra queste è stata prevista una spe‐ cifica raccomandazione per applicare e favorire la realizzazione di programmi di simbiosi industriale, attraverso la pro‐ mozione di un network pan‐europeo delle iniziative di simbiosi industriale4. La Commissione europea ha inoltre pre‐ 5
3
22
Bronzo Enrico, La nuova rivoluzione industriale europea: i sei mercati strategici per la Ue, Il sole24ore, 19 giugno 2013. 6 HORIZON 2020, WORK PROGRAMME 2014 – 2015 , 12. Climate action, environment, resource efficiency and raw materials, “WASTE‐1‐2014: Moving towards a circular economy through industrial symbiosis”. (European Commission Decision C (2013)8631 of 10 December 2013)
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nei sistemi antropici affinché operino ‘secondo natura’. Ma come far avvenire la simbiosi industriale tra due o più indu‐ strie dissimili? Secondo una delle più re‐ centi definizioni si può dire che “La sim‐ biosi industriale connette industrie (e altre organizzazioni) tradizionalmente separate con l'obiettivo di migliorare l'efficienza delle risorse tra industrie e la sostenibilità, attraverso il trasferimento di materiali, energia, acqua e / o sotto‐ prodotti insieme con l'uso condiviso dei beni, logistica e competenze”3 . Dal pun‐ to di vista del meccanismo, nel caso in cui la simbiosi industriale avvenga, ad es., con trasferimento di residui materia‐ li, è rilevante evidenziare come questa si differenzi dalla normale “gestione” dei rifiuti: nel caso della simbiosi industriale, infatti, il vantaggio economico e compe‐ titivo, e anche il vantaggio ambientale, derivano da una relazione diretta tra due o più attori (imprese o altri); questi, in‐ fatti, si accordano direttamente per gli aspetti commerciali che riguardano que‐ sto incontro tra domanda ed offerta, massimizzandone i vantaggi anche eco‐ nomici e valorizzando direttamente le risorse coinvolte. Assume cioè un ruolo centrale la “proprietà” della risorsa che viene gestita sempre come tale e non delegata a terzi, con oneri, come avvie‐ ne nel caso dei rifiuti (figura in alto). Questo cambiamento di approccio è fondamentale poiché modifica il tradi‐
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zionale paradigma che lega il concetto di rifiuto ad un problema (da allontana‐ re da noi, delegando altri), in antitesi a quanto di fatto propone la simbiosi in‐ dustriale per cui i rifiuti di una attività devono essere visti prima di tutto come una risorsa da valorizzare come input in
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disposto apposite task force per favori‐ re lo sviluppo e l'adozione di tecnologie innovative da parte dell'industria euro‐ pea, concentrando gli investimenti in sei comparti. Tra questi in particolare il pri‐ mo “Tecnologie avanzate per la produ‐ zione pulita” prevede che “le fabbriche del futuro useranno processi con un'ef‐ ficienza energetica e materiali ad alta efficienza, con l'impiego di materiali rin‐ novabili e riciclati cercando di adottare modelli di business sostenibili, come simbiosi industriale per il recupero di materiali e di calore e di energia dissipa‐ ta”5 . La prima call del programma di fi‐
Lombardi R., Laybourn P., NISP – National Industrial Symbiosis Programme, http://www.nispnetwork.com/ European Commission, European resource efficiency platform (EREP), “Action for a resource efficient Europe” – “Action 5: Improve resource efficiency in business–to‐business relations”, Brussels, 17 june 2013
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nanziamento Horizon 2020 che è uscita lo scorso 11 dicembre prevede una speci‐ fica azione dedicata alla simbiosi industriale6 . Al fine di promuovere e sol‐ lecitare il dibattito sul tema della simbio‐ si industriale, l’ENEA ha organizzato in‐ terventi sul tema tra cui il primo conve‐ gno nazionale sulla simbiosi industriale, in occasione di Ecomondo 2012 (oltre ad aver presentato lo start‐up della Piatta‐ forma nella precedente edizione). Nel 2013 ad Ecomondo il tema “simbiosi in‐ dustriale” è diventato centrale essendo questa edizione dedicata a “Green eco‐ nomy: ricerca, innovazione e simbiosi
altre attività, nell’ottica ‐ spesso auspica‐ ta ‐ della economia circolare. A livello europeo la Simbiosi Industriale ha as‐ sunto un ruolo strategico e chiaramente individuato in alcuni documenti di indi‐ rizzo e finanziamento. La “European Re‐ source Efficiency Platform” (EREP) ha recentemente pubblicato un interim set di raccomandazioni chiave per sup‐ portare la UE e la flagship initiative “Roadmap to a Resource Efficient Euro‐ pe”. Tra queste è stata prevista una spe‐ cifica raccomandazione per applicare e favorire la realizzazione di programmi di simbiosi industriale, attraverso la pro‐ mozione di un network pan‐europeo delle iniziative di simbiosi industriale4. La Commissione europea ha inoltre pre‐ 5
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Bronzo Enrico, La nuova rivoluzione industriale europea: i sei mercati strategici per la Ue, Il sole24ore, 19 giugno 2013. 6 HORIZON 2020, WORK PROGRAMME 2014 – 2015 , 12. Climate action, environment, resource efficiency and raw materials, “WASTE‐1‐2014: Moving towards a circular economy through industrial symbiosis”. (European Commission Decision C (2013)8631 of 10 December 2013)
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industriale” ed ospitando un gruppo di convegni sul tema tra cui uno specifico, a cura di ENEA, dedicato a “Le esperien‐ ze e lo stato dell’arte della simbiosi indu‐ striale in Italia”, aperto alla ‘call for paper’. Nell’ambito del convegno sono stati presentati diversi lavori su esempi applicativi di simbiosi industriale in Italia tra cui, oltre ad un aggiornamento sulla Piattaforma ENEA, sono state presenta‐ te relazioni su simbiosi industriale e aree ecologicamente attrezzate, simbiosi in‐ dustriale e aree produttive, casi studio vari, esempi di valorizzazione di residui industriali. L’ENEA, sempre tramite UTTAMB, sta contribuendo a realizzare un piccolo ma significativo esercizio di simbiosi industriale, promosso da Aster con la partecipazione di imprese e della rete dei laboratori di ricerca dell’Emilia Romagna. Si tratta di un lavoro in corso che, ad oggi, ha registrato il significativo interesse da parte delle imprese coinvol‐ te. Per collaborare con uno dei principali attori che a livello internazionale ha pro‐ mosso e realizzato programmi di simbio‐ si industriale, l’ENEA nel marzo 2013 ha stipulato un Accordo Quadro con Inter‐ national Synergies Ltd. che gestisce il NISP (il programma nazionale di simbio‐ si industriale della Gran Bretagna), mo‐ dello esportato anche in altri paesi euro‐ pei ed extraeuropei. Successivamente l’ENEA ha attivato una collaborazione con il NISP ed è entrata a far parte, co‐ me socio fondatore, della Associazione 7
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Europea di Simbiosi Industriale (EUR‐ ISA) promossa dal NISP. L’iniziativa di lancio di EUR‐ISA si è svolta il 6 novem‐ bre 2013 presso la Commissione Europea a Bruxelles con la partecipazione del Commissario all’ambiente Janez Potoč‐ nik. L’ENEA ha sviluppato la Piattaforma di Simbiosi Industriale (attualmente im‐ plementata in Sicilia) che si basa sulla possibilità di far incontrare industrie dis‐ simili (Banche dati georeferenziate), per valutare le opportunità di sinergie che si possono innescare (Gestore), in collabo‐ razione proattiva con il territorio (incontri e workshop). I dettagli di fun‐ zionamento e la struttura della Piatta‐ forma sono estesamente descritti in va‐ rie pubblicazioni tra cui la più recente,7 in corso di pubblicazione, ne ripercorre tutta la fase di progettazione e realizza‐ zione. Si rimanda a questa ed alle prece‐ denti pubblicazioni per i dettagli tecnici del lavoro. Rileva menzionare il riscon‐ tro positivo espresso da Confindustria Sicilia, con cui ENEA ha in corso un Ac‐ cordo Quadro che verte anche su que‐ sto tema, e l’interesse espresso dalle im‐ prese che hanno partecipato al primo seminario organizzato a Palermo, pres‐ so la sede di Confindustria, nel luglio 2013. Nel corso del 2014, come accenna‐ to, sono in programma gli incontri con le aziende per raccogliere le informazioni sui loro flussi di input ed output e con‐ sentire quindi, incrociando i dati tramite la Piattaforma, di individuare le possibili
Cutaia L. et al, La simbiosi industriale negli indirizzi della Commissione europea e l’esperienza ENEA in Sicilia, ENEA Rivista EAI (in corso di pubblicazione)
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La Piattaforma ENEA di Simbiosi Industriale
sinergie che si possono potenzialmente attivare. L’ENEA ha intenzione di esten‐ dere la Piattaforma Sicilia ed il modello relazionale adottato per la simbiosi in‐ dustriale in tutte le regioni, mantenendo una Piattaforma di raccordo a livello na‐ zionale. La Piattaforma di raccordo na‐ zionale, peraltro, risulta fondamentale perché consente di realizzare percorsi di simbiosi anche transregionali (possibili perché veicolati tramite sistemi comuni‐ canti), perché raccoglie le esperien‐ ze maturate nelle varie regioni (consentendo di replicare percorsi di
simbiosi) e perché – tramite le compe‐ tenze ENEA – è in grado di individuare le possibili soluzioni di simbiosi per le più diverse tipologie di residui industriali.
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industriale” ed ospitando un gruppo di convegni sul tema tra cui uno specifico, a cura di ENEA, dedicato a “Le esperien‐ ze e lo stato dell’arte della simbiosi indu‐ striale in Italia”, aperto alla ‘call for paper’. Nell’ambito del convegno sono stati presentati diversi lavori su esempi applicativi di simbiosi industriale in Italia tra cui, oltre ad un aggiornamento sulla Piattaforma ENEA, sono state presenta‐ te relazioni su simbiosi industriale e aree ecologicamente attrezzate, simbiosi in‐ dustriale e aree produttive, casi studio vari, esempi di valorizzazione di residui industriali. L’ENEA, sempre tramite UTTAMB, sta contribuendo a realizzare un piccolo ma significativo esercizio di simbiosi industriale, promosso da Aster con la partecipazione di imprese e della rete dei laboratori di ricerca dell’Emilia Romagna. Si tratta di un lavoro in corso che, ad oggi, ha registrato il significativo interesse da parte delle imprese coinvol‐ te. Per collaborare con uno dei principali attori che a livello internazionale ha pro‐ mosso e realizzato programmi di simbio‐ si industriale, l’ENEA nel marzo 2013 ha stipulato un Accordo Quadro con Inter‐ national Synergies Ltd. che gestisce il NISP (il programma nazionale di simbio‐ si industriale della Gran Bretagna), mo‐ dello esportato anche in altri paesi euro‐ pei ed extraeuropei. Successivamente l’ENEA ha attivato una collaborazione con il NISP ed è entrata a far parte, co‐ me socio fondatore, della Associazione 7
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Europea di Simbiosi Industriale (EUR‐ ISA) promossa dal NISP. L’iniziativa di lancio di EUR‐ISA si è svolta il 6 novem‐ bre 2013 presso la Commissione Europea a Bruxelles con la partecipazione del Commissario all’ambiente Janez Potoč‐ nik. L’ENEA ha sviluppato la Piattaforma di Simbiosi Industriale (attualmente im‐ plementata in Sicilia) che si basa sulla possibilità di far incontrare industrie dis‐ simili (Banche dati georeferenziate), per valutare le opportunità di sinergie che si possono innescare (Gestore), in collabo‐ razione proattiva con il territorio (incontri e workshop). I dettagli di fun‐ zionamento e la struttura della Piatta‐ forma sono estesamente descritti in va‐ rie pubblicazioni tra cui la più recente,7 in corso di pubblicazione, ne ripercorre tutta la fase di progettazione e realizza‐ zione. Si rimanda a questa ed alle prece‐ denti pubblicazioni per i dettagli tecnici del lavoro. Rileva menzionare il riscon‐ tro positivo espresso da Confindustria Sicilia, con cui ENEA ha in corso un Ac‐ cordo Quadro che verte anche su que‐ sto tema, e l’interesse espresso dalle im‐ prese che hanno partecipato al primo seminario organizzato a Palermo, pres‐ so la sede di Confindustria, nel luglio 2013. Nel corso del 2014, come accenna‐ to, sono in programma gli incontri con le aziende per raccogliere le informazioni sui loro flussi di input ed output e con‐ sentire quindi, incrociando i dati tramite la Piattaforma, di individuare le possibili
Cutaia L. et al, La simbiosi industriale negli indirizzi della Commissione europea e l’esperienza ENEA in Sicilia, ENEA Rivista EAI (in corso di pubblicazione)
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La Piattaforma ENEA di Simbiosi Industriale
sinergie che si possono potenzialmente attivare. L’ENEA ha intenzione di esten‐ dere la Piattaforma Sicilia ed il modello relazionale adottato per la simbiosi in‐ dustriale in tutte le regioni, mantenendo una Piattaforma di raccordo a livello na‐ zionale. La Piattaforma di raccordo na‐ zionale, peraltro, risulta fondamentale perché consente di realizzare percorsi di simbiosi anche transregionali (possibili perché veicolati tramite sistemi comuni‐ canti), perché raccoglie le esperien‐ ze maturate nelle varie regioni (consentendo di replicare percorsi di
simbiosi) e perché – tramite le compe‐ tenze ENEA – è in grado di individuare le possibili soluzioni di simbiosi per le più diverse tipologie di residui industriali.
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