RELOADER Magazine N.75 Marzo 2014

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Sommario

In Primo Piano

Marzo 2014

RAEE Primi dati di raccolta RAEE nel 2013 Maria Panzeca

3

A rischio la qualità del recupero dei Raee con l'attuale schema di decreto

5

Il Senato approva lo schema di decreto per lo smaltimento dei RAEE, ma pone delle condizioni Mirko Turchetti

6

Confartigianato Imprese Roma – Litorale Nord Un Commento sul SISTRI

I

Energie rinnovabili Condividere l’energia sul web: le nuove reti infoenergetiche Mirko Turchetti

7

Energia dal mare a zero emissioni - Dall’Australia tecnologie innovative per la crescita sostenibile del pianeta - Francesca Marasini

9

Storie di riciclo Dal Texas: come vivere in un cassonetto a impatto zero

11

Presidente Confartigianato Litorale Nord

Ambiente e Società

focus CLIMATE CHANGE Per gli animali si tratta di adattarsi rapidamente o soccombere - Marina Melissari

13

Abbattere gli inquinamenti: una priorità nel percorso verso città più sane e sostenibili - Maria Panzeca

16

Le città come primo motore della Green Economy - Mirko Turchetti

17

GLI SPECIALI Roberto Vacca

Fotovoltaico: imminente energia dell’avvenire

Riccardo Bucci

19

l sistema telematico di traccia‐ bilità dei rifiuti pericolosi è in funzione dal 3 marzo e ne è confermata l’entrata in vigore per gli enti e le imprese produttori ini‐ ziali di rifiuti pericolosi, produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi che effettuano la sola attività di stoccaggio, e trasportatori di rifiuti. Rete Imprese Italia (che rappresen‐ ta le cinque principali Organizzazio‐ ni imprenditoriali) comunica in una nota la sospensione delle sanzioni e la proroga della tracciabilità car‐ tacea: slitta perciò l’applicazione delle sanzioni e viene posticipata la doppia tenuta dei registri, cartaceo e digitale. Le aziende produttrici di rifiuti pericolosi, fino al 31 dicem‐ bre, dovranno operare in doppio regime, dovranno cioè compilare sia registri, formulari e il MUD, sia operare tramite Sistri. I produttori obbligati, non ancora in possesso delle chiavette digitali, potranno avviare i rifiuti pericolosi allo smalti‐ mento, comunicando i dati al tra‐

sportatore e custodendo le copie della scheda Sistri insieme alle co‐ pie del formulario. Il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, comunica la possibilità di un decreto che escluda dal Sistri le imprese con meno di 10 dipendenti, modifica che finalmente cancelle‐ rebbe l’illogica comparazione dei rifiuti di un artigiano e di un piccolo commerciante con quelli di un atti‐ vità industriale. “E’ comunque invariata, la ns. valu‐ tazione negativa”, commenta il Presidente della Confartigianato Imprese Roma – Litorale Nord, Ric‐ cardo Bucci. “Il Sistri presenta trop‐ pe difficoltà e malfunzionamenti tecnici. E’ necessario sostituirlo con un nuovo sistema snello ed effi‐ ciente, che ottenga realmente una tracciabilità dei rifiuti per sottrarli al traffico illegale delle ecomafie, senza pesare sulle economie delle imprese. Sono stati raggiunti costi di 250 milioni di euro a carico di 300 mila aziende”.

RELOADER Magazine

n. 75 - marzo 2014

00185 Roma - Viale Carlo Felice 89

Tel: +39 06 77.25.07.02 www.reloaderitalia.it

Fax: +39 06 70.49.04.79 info@reloaderitalia.it


Sommario

In Primo Piano

Marzo 2014

RAEE Primi dati di raccolta RAEE nel 2013 Maria Panzeca

3

A rischio la qualità del recupero dei Raee con l'attuale schema di decreto

5

Il Senato approva lo schema di decreto per lo smaltimento dei RAEE, ma pone delle condizioni Mirko Turchetti

6

Confartigianato Imprese Roma – Litorale Nord Un Commento sul SISTRI

I

Energie rinnovabili Condividere l’energia sul web: le nuove reti infoenergetiche Mirko Turchetti

7

Energia dal mare a zero emissioni - Dall’Australia tecnologie innovative per la crescita sostenibile del pianeta - Francesca Marasini

9

Storie di riciclo Dal Texas: come vivere in un cassonetto a impatto zero

11

Presidente Confartigianato Litorale Nord

Ambiente e Società

focus CLIMATE CHANGE Per gli animali si tratta di adattarsi rapidamente o soccombere - Marina Melissari

13

Abbattere gli inquinamenti: una priorità nel percorso verso città più sane e sostenibili - Maria Panzeca

16

Le città come primo motore della Green Economy - Mirko Turchetti

17

GLI SPECIALI Roberto Vacca

Fotovoltaico: imminente energia dell’avvenire

Riccardo Bucci

19

l sistema telematico di traccia‐ bilità dei rifiuti pericolosi è in funzione dal 3 marzo e ne è confermata l’entrata in vigore per gli enti e le imprese produttori ini‐ ziali di rifiuti pericolosi, produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi che effettuano la sola attività di stoccaggio, e trasportatori di rifiuti. Rete Imprese Italia (che rappresen‐ ta le cinque principali Organizzazio‐ ni imprenditoriali) comunica in una nota la sospensione delle sanzioni e la proroga della tracciabilità car‐ tacea: slitta perciò l’applicazione delle sanzioni e viene posticipata la doppia tenuta dei registri, cartaceo e digitale. Le aziende produttrici di rifiuti pericolosi, fino al 31 dicem‐ bre, dovranno operare in doppio regime, dovranno cioè compilare sia registri, formulari e il MUD, sia operare tramite Sistri. I produttori obbligati, non ancora in possesso delle chiavette digitali, potranno avviare i rifiuti pericolosi allo smalti‐ mento, comunicando i dati al tra‐

sportatore e custodendo le copie della scheda Sistri insieme alle co‐ pie del formulario. Il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, comunica la possibilità di un decreto che escluda dal Sistri le imprese con meno di 10 dipendenti, modifica che finalmente cancelle‐ rebbe l’illogica comparazione dei rifiuti di un artigiano e di un piccolo commerciante con quelli di un atti‐ vità industriale. “E’ comunque invariata, la ns. valu‐ tazione negativa”, commenta il Presidente della Confartigianato Imprese Roma – Litorale Nord, Ric‐ cardo Bucci. “Il Sistri presenta trop‐ pe difficoltà e malfunzionamenti tecnici. E’ necessario sostituirlo con un nuovo sistema snello ed effi‐ ciente, che ottenga realmente una tracciabilità dei rifiuti per sottrarli al traffico illegale delle ecomafie, senza pesare sulle economie delle imprese. Sono stati raggiunti costi di 250 milioni di euro a carico di 300 mila aziende”.

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00185 Roma - Viale Carlo Felice 89

Tel: +39 06 77.25.07.02 www.reloaderitalia.it

Fax: +39 06 70.49.04.79 info@reloaderitalia.it


RELOADER Magazine - Marzo 2014

3

Primi dati di raccolta RAEE 2013 Pubblicati da due grandi consorzi italiani i risultati conseguiti nell’anno passato: segni positivi e negativi e scostamenti poco significativi rispetto al 2012

RELOADER Magazine - Marzo 2014

4

RAEE

La raccolta del Consorzio ReMedia segna un + 2,9% rispetto al 2012. In particolare ha av‐ viato a corretto riciclo 34.835 tonnellate di RAEE domestici (generati da nuclei familia‐ ri), 2.542 tonnellate di RAEE professionali (prodotti dalle imprese e dagli enti pubblici) e 4.260 tonnellate di pile e accumulatori portatili. Per quanto riguarda i RAEE dome‐ stici, il raggruppamento R3 (TV e monitor) è stato il più rilevante con 17.923 tonnellate (51,45% del totale), seguito da R4

(elettronica di consumo, informatica e pic‐ coli elettrodomestici) con 7.208 tonnellate, R1 (freddo e clima) con 7.093 tonnellate e R2 (grandi bianchi) con 2.586 tonnellate. Le sorgenti luminose (R5) raggiungono 25 ton‐ nellate in crescita del 25% rispetto al 2012. Tra le regioni italiane, la Lombardia ha se‐ gnato il risultato migliore con un totale di RAEE domestici raccolti di 7.303 tonnellate, pari al 21% del totale. Al secondo posto si posiziona l'Emilia Romagna con 3.581 ton‐

stanzialmente stabile» – a detta di Giorgio Arienti, Direttore Generale di Ecodom. «Il risultato annuale è frutto di due semestri in contrasto tra loro: nel primo, c'è stata una riduzione delle quantità di circa il 16% rispet‐ to allo stesso periodo del 2012, mentre il se‐ condo semestre ha quasi completamente recuperato tale flessione per effetto dell'in‐ cremento delle quote di mercato dei Pro‐ duttori aderenti al Consorzio e della diminu‐ zione del valore delle materie prime secon‐ de, che ha reso i RAEE meno appetibili per tutti quei soggetti interessati più al profitto che all'ambiente». Oltre l'80% delle 70.400 tonnellate di RAEE è diventato materia pri‐ ma seconda. In particolare sono state ricicla‐

nellate, seguita dal Veneto con 3.108 tonnel‐ late. Tra le città, con 2.857 tonnellate è Mila‐ no quella che vanta la quantità più alta di RAEE domestici gestiti, prima di Roma (2.078 tonnellate) e Napoli (1.225 tonnella‐ te). Sono 70.400 le tonnellate di RAEE trat‐ tati nel 2013 dal Consorzio Ecodom. I dati

2013 evidenziano una lieve flessione della quantità totale dei RAEE gestiti rispetto al 2012, con un calo dell'1,5% circa (una contra‐ zione comunque contenuta rispetto al 17% fatto registrare nel 2012). «Rispetto al forte calo registrato nel 2012, la quantità dei RAEE gestiti dal Consorzio nel 2013 è rimasta so‐

della quantità di CO2 immessa in atmosfera, le materie prime seconde (ferro, alluminio, rame e plastica), ottenute dal riciclo delle 70.400 tonnellate di elettrodomestici tratta‐ ti nel 2013, hanno consentito un risparmio di oltre 73.000.000 kWh di energia elettrica rispetto a quanto necessario per estrarre il

te 43.723 tonnellate di ferro, 1.684 di allumi‐ nio, 1.974 di rame e 6.840 di plastica. Una quantità di ferro riciclato con cui si potreb‐ bero costruire 6 Tour Eiffel. Ma anche rame in quantità equivalente a quello necessario per produrre 2.820 km di cavi da 10 millime‐ tri di diametro: la distanza che intercorre tra Milano e Mosca. O plastica equivalente a quella necessaria per produrre 6 miliardi di mattoncini delle costruzioni giocattolo o 213 milioni di biro a sfera. Inoltre, il corretto smaltimento delle sostanze inquinanti con‐ tenute nei RAEE (come i gas CFC e HCFC) ha permesso una riduzione delle emissioni nell'atmosfera di 760.000 tonnellate di ani‐ dride carbonica (CO2). Oltre alla riduzione

materiale “vergine”. In altri termini, con l’energia risparmiata grazie all’attività di E‐ codom si potrebbe alimentare per un paio di settimane l’intera città di Milano o per un anno una cittadina di 60 mila abitanti. Le mancate emissioni di CO2 corrispondono a 368.345 auto utilitarie che percorrono


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Primi dati di raccolta RAEE 2013 Pubblicati da due grandi consorzi italiani i risultati conseguiti nell’anno passato: segni positivi e negativi e scostamenti poco significativi rispetto al 2012

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RAEE

La raccolta del Consorzio ReMedia segna un + 2,9% rispetto al 2012. In particolare ha av‐ viato a corretto riciclo 34.835 tonnellate di RAEE domestici (generati da nuclei familia‐ ri), 2.542 tonnellate di RAEE professionali (prodotti dalle imprese e dagli enti pubblici) e 4.260 tonnellate di pile e accumulatori portatili. Per quanto riguarda i RAEE dome‐ stici, il raggruppamento R3 (TV e monitor) è stato il più rilevante con 17.923 tonnellate (51,45% del totale), seguito da R4

(elettronica di consumo, informatica e pic‐ coli elettrodomestici) con 7.208 tonnellate, R1 (freddo e clima) con 7.093 tonnellate e R2 (grandi bianchi) con 2.586 tonnellate. Le sorgenti luminose (R5) raggiungono 25 ton‐ nellate in crescita del 25% rispetto al 2012. Tra le regioni italiane, la Lombardia ha se‐ gnato il risultato migliore con un totale di RAEE domestici raccolti di 7.303 tonnellate, pari al 21% del totale. Al secondo posto si posiziona l'Emilia Romagna con 3.581 ton‐

stanzialmente stabile» – a detta di Giorgio Arienti, Direttore Generale di Ecodom. «Il risultato annuale è frutto di due semestri in contrasto tra loro: nel primo, c'è stata una riduzione delle quantità di circa il 16% rispet‐ to allo stesso periodo del 2012, mentre il se‐ condo semestre ha quasi completamente recuperato tale flessione per effetto dell'in‐ cremento delle quote di mercato dei Pro‐ duttori aderenti al Consorzio e della diminu‐ zione del valore delle materie prime secon‐ de, che ha reso i RAEE meno appetibili per tutti quei soggetti interessati più al profitto che all'ambiente». Oltre l'80% delle 70.400 tonnellate di RAEE è diventato materia pri‐ ma seconda. In particolare sono state ricicla‐

nellate, seguita dal Veneto con 3.108 tonnel‐ late. Tra le città, con 2.857 tonnellate è Mila‐ no quella che vanta la quantità più alta di RAEE domestici gestiti, prima di Roma (2.078 tonnellate) e Napoli (1.225 tonnella‐ te). Sono 70.400 le tonnellate di RAEE trat‐ tati nel 2013 dal Consorzio Ecodom. I dati

2013 evidenziano una lieve flessione della quantità totale dei RAEE gestiti rispetto al 2012, con un calo dell'1,5% circa (una contra‐ zione comunque contenuta rispetto al 17% fatto registrare nel 2012). «Rispetto al forte calo registrato nel 2012, la quantità dei RAEE gestiti dal Consorzio nel 2013 è rimasta so‐

della quantità di CO2 immessa in atmosfera, le materie prime seconde (ferro, alluminio, rame e plastica), ottenute dal riciclo delle 70.400 tonnellate di elettrodomestici tratta‐ ti nel 2013, hanno consentito un risparmio di oltre 73.000.000 kWh di energia elettrica rispetto a quanto necessario per estrarre il

te 43.723 tonnellate di ferro, 1.684 di allumi‐ nio, 1.974 di rame e 6.840 di plastica. Una quantità di ferro riciclato con cui si potreb‐ bero costruire 6 Tour Eiffel. Ma anche rame in quantità equivalente a quello necessario per produrre 2.820 km di cavi da 10 millime‐ tri di diametro: la distanza che intercorre tra Milano e Mosca. O plastica equivalente a quella necessaria per produrre 6 miliardi di mattoncini delle costruzioni giocattolo o 213 milioni di biro a sfera. Inoltre, il corretto smaltimento delle sostanze inquinanti con‐ tenute nei RAEE (come i gas CFC e HCFC) ha permesso una riduzione delle emissioni nell'atmosfera di 760.000 tonnellate di ani‐ dride carbonica (CO2). Oltre alla riduzione

materiale “vergine”. In altri termini, con l’energia risparmiata grazie all’attività di E‐ codom si potrebbe alimentare per un paio di settimane l’intera città di Milano o per un anno una cittadina di 60 mila abitanti. Le mancate emissioni di CO2 corrispondono a 368.345 auto utilitarie che percorrono


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15.000 km/anno; a circa 720 voli andata/ ritorno Milano‐ New York di un aereo con 250 persone a bordo; a circa 6.540 voli andata/ritorno Milano ‐Roma di un aereo con 250 persone a bordo; a circa 24.000 treni ad alta velocità andata/ritorno Milano – Napoli con 500 persone a bordo. A livello territoriale, è ancora una volta la Lombar‐ dia la regione più virtuosa in base ai RAEE gestiti da Ecodom: sono state 13.772 le ton‐ nellate di apparecchiature trattate, con 13.378.000 kWh di energia risparmiata e 132.000 tonnellate di CO2 non immesse nell'atmosfera. Al secondo posto si piazza la Toscana (con 7.127 tonnellate di RAEE gestiti, pari a 6.468.000 kWh di energia risparmiata e 60.060 tonnellate di CO2 non immesse nell'atmosfera), seguita dall'Emi‐ lia Romagna (7.086 tonnellate di RAEE ge‐ stiti, pari a 6.671.000 kWh di energia rispar‐ miata e 64.340 tonnellate di CO2 non im‐ messe nell'atmosfera). A livello provinciale è Milano la più virtuosa, con 5.064 tonnel‐ late di RAEE gestiti, seguita da Roma (3.029 tonnellate) e da Treviso (2.746 ton‐ nellate). Maria Panzeca

5

A

RISCHIO LA QUALITÀ DEL RECUPERO DEI RAEE CON L'ATTUALE SCHEMA DI DECRETO “Il decreto di recepimento della Direttiva sui

RAEE, così come è formulato oggi, rischia di favorire l'abbassamento del livello qualitativo del recupero, non prevedendo un adeguato regime di controlli che verifichino le perfor‐ mance degli impianti di trattamento e il rag‐ giungimento degli obiettivi posti dalla Diretti‐ va stessa”. E' questo il commento di AssoRa‐ ee, allo schema di Decreto legislativo attual‐ mente al vaglio delle Commissioni competen‐ ti di Camera e Senato. Lo schema di Decreto, approvato in via preli‐ minare dal Consiglio dei Ministri, prevede che oggi possano svolgere attività di recupero tutte le aziende che abbiano ricevuto preven‐ tivamente l'autorizzazione da parte degli enti locali competenti. Tale sistema, però, secon‐ do l'Associazione, “se non accompagnato da un efficace monitoraggio successivo e da una vigilanza costante sulle performance delle imprese autorizzate (attualmente non previ‐ sti dal Decreto), rischia di non essere in grado di assicurare da solo il raggiungimento degli obiettivi fissati in sede europea”. Inoltre, il sistema delle autorizzazioni risente delle condizioni locali e crea di fatto “un'evidente disparità di regole a livello na‐ zionale tra gli impianti, che si riflettono ne‐ cessariamente anche sulle condizioni econo‐ miche praticabili dagli stessi”. Eppure, ag‐ giunge AssoRaee, “una soluzione era stata proposta per una volta all'unisono dall'intera filiera, ma non accolta dal ministero dell'Am‐ biente: un sistema di accreditamento delle imprese di trattamento, che sulla base degli standard qualitativi europei verificasse co‐ stantemente la qualità delle prestazioni”.

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6

Il Senato approva lo schema di decreto per lo smaltimento dei RAEE, ma pone delle condizioni I sei anni trascorsi di attuazione del sistema nazionale di raccolta, riciclo e smaltimento dei RAEE hanno visto luci e ombre. Se da una parte si è raggiunto nel 2010 il target di raccolta di 4 Kg pro capite stabilito dalla Di‐ rettiva UE in vigore in allora, dall’altra parte, dopo una rapida crescita della quantità di RAEE trattati nel triennio iniziale 2008‐2010, il sistema è sembrato incepparsi, tanto che già nel 2011 si è registrato un modesto incre‐ mento del 6%, e nel 2012 la quantità di RAEE smaltiti correttamente ha segnato un valore di circa ‐ 8,5%. I primi dati del 2013 forniti dai principali consorzi confermano che la situa‐ zione è stabile con le relative variazioni mini‐ me tra positivo e negativo. Certo il dilagare della crisi economica ha contribuito alla fles‐ sione, almeno a partire dalla fine del 2011. Tuttavia lo sviluppo di un sistema di riciclo e smaltimento parallelo, semi‐illegale o illega‐ le, che si traduce nell’insufficiente produzio‐ ne di materie prime seconde, nella creazio‐ ne di discariche abusive, nella dispersione nell'ambiente di materiali solidi, liquidi e gassosi pericolosi, è un fenomeno ormai tristemente conosciuto. Per combattere l’illegalità, ma anche per ulteriori motivi, la Commissione Territorio, Ambiente, Beni Am‐ bientali del Senato, sebbene abbia espresso parere favorevole allo schema di decreto di recepimento della nuova Direttiva Europea, ha posto alcune condizioni. Si richiede che: 1) lo schema di decreto sia accompagnato da altre azioni del Governo volte a minimiz‐ zare i costi necessari per la produzione di

materie prime seconde e per lo smaltimento dei RAEE; 2) i produttori degli apparecchi elettrici ed elettronici (AEE) calcolino il ciclo di vita dei propri prodotti sin dalla fase di progettazione; 3) la selezione fra i rifiuti de‐ stinati al trattamento e quelli destinati al riutilizzo non possa essere effettuata nei centri di raccolta, perché di norma non sono autorizzati ad effettuare tale suddivisione, né hanno conoscenze tecniche e capacità professionali per farlo, per cui si rischia di vanificare quanto previsto dalla norma: 4) i produttori di AEE siano obbligati a indicare separatamente nel prezzo prati‐ cato al consumatore l’ammontare del con‐ tributo annuale necessario alla raccolta, trattamento, recupero e smaltimento, come già avviene per altri contributi ambientali (ad esempio, i biglietti aerei); 5) infine che i sistemi collettivi, che intendono svolgere la gestione dei RAEE provenienti dai nuclei do‐ mestici, soddisfino alcuni requisiti minimi, che saranno fissati entro novanta giorni dall’entrata in vigore del decreto. Il governo farà tutte le misure possibili per favorire la massima collaborazione dei distri‐ butori e, in particolare, la minimizzazione dei costi e la massimizzazione delle opportu‐ nità di fidelizzazione del cliente connesse al ritiro dei RAEE presso i punti vendita. Ai di‐ stributori degli AEE non resterà, poi, che oc‐ cuparsi di un’adeguata pubblicità – anche con esposizione in bell’evidenza sui propri siti web – sulla possibilità e sulla gratuità dei sistemi di ritiro. Mirko Turchetti


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15.000 km/anno; a circa 720 voli andata/ ritorno Milano‐ New York di un aereo con 250 persone a bordo; a circa 6.540 voli andata/ritorno Milano ‐Roma di un aereo con 250 persone a bordo; a circa 24.000 treni ad alta velocità andata/ritorno Milano – Napoli con 500 persone a bordo. A livello territoriale, è ancora una volta la Lombar‐ dia la regione più virtuosa in base ai RAEE gestiti da Ecodom: sono state 13.772 le ton‐ nellate di apparecchiature trattate, con 13.378.000 kWh di energia risparmiata e 132.000 tonnellate di CO2 non immesse nell'atmosfera. Al secondo posto si piazza la Toscana (con 7.127 tonnellate di RAEE gestiti, pari a 6.468.000 kWh di energia risparmiata e 60.060 tonnellate di CO2 non immesse nell'atmosfera), seguita dall'Emi‐ lia Romagna (7.086 tonnellate di RAEE ge‐ stiti, pari a 6.671.000 kWh di energia rispar‐ miata e 64.340 tonnellate di CO2 non im‐ messe nell'atmosfera). A livello provinciale è Milano la più virtuosa, con 5.064 tonnel‐ late di RAEE gestiti, seguita da Roma (3.029 tonnellate) e da Treviso (2.746 ton‐ nellate). Maria Panzeca

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A

RISCHIO LA QUALITÀ DEL RECUPERO DEI RAEE CON L'ATTUALE SCHEMA DI DECRETO “Il decreto di recepimento della Direttiva sui

RAEE, così come è formulato oggi, rischia di favorire l'abbassamento del livello qualitativo del recupero, non prevedendo un adeguato regime di controlli che verifichino le perfor‐ mance degli impianti di trattamento e il rag‐ giungimento degli obiettivi posti dalla Diretti‐ va stessa”. E' questo il commento di AssoRa‐ ee, allo schema di Decreto legislativo attual‐ mente al vaglio delle Commissioni competen‐ ti di Camera e Senato. Lo schema di Decreto, approvato in via preli‐ minare dal Consiglio dei Ministri, prevede che oggi possano svolgere attività di recupero tutte le aziende che abbiano ricevuto preven‐ tivamente l'autorizzazione da parte degli enti locali competenti. Tale sistema, però, secon‐ do l'Associazione, “se non accompagnato da un efficace monitoraggio successivo e da una vigilanza costante sulle performance delle imprese autorizzate (attualmente non previ‐ sti dal Decreto), rischia di non essere in grado di assicurare da solo il raggiungimento degli obiettivi fissati in sede europea”. Inoltre, il sistema delle autorizzazioni risente delle condizioni locali e crea di fatto “un'evidente disparità di regole a livello na‐ zionale tra gli impianti, che si riflettono ne‐ cessariamente anche sulle condizioni econo‐ miche praticabili dagli stessi”. Eppure, ag‐ giunge AssoRaee, “una soluzione era stata proposta per una volta all'unisono dall'intera filiera, ma non accolta dal ministero dell'Am‐ biente: un sistema di accreditamento delle imprese di trattamento, che sulla base degli standard qualitativi europei verificasse co‐ stantemente la qualità delle prestazioni”.

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Il Senato approva lo schema di decreto per lo smaltimento dei RAEE, ma pone delle condizioni I sei anni trascorsi di attuazione del sistema nazionale di raccolta, riciclo e smaltimento dei RAEE hanno visto luci e ombre. Se da una parte si è raggiunto nel 2010 il target di raccolta di 4 Kg pro capite stabilito dalla Di‐ rettiva UE in vigore in allora, dall’altra parte, dopo una rapida crescita della quantità di RAEE trattati nel triennio iniziale 2008‐2010, il sistema è sembrato incepparsi, tanto che già nel 2011 si è registrato un modesto incre‐ mento del 6%, e nel 2012 la quantità di RAEE smaltiti correttamente ha segnato un valore di circa ‐ 8,5%. I primi dati del 2013 forniti dai principali consorzi confermano che la situa‐ zione è stabile con le relative variazioni mini‐ me tra positivo e negativo. Certo il dilagare della crisi economica ha contribuito alla fles‐ sione, almeno a partire dalla fine del 2011. Tuttavia lo sviluppo di un sistema di riciclo e smaltimento parallelo, semi‐illegale o illega‐ le, che si traduce nell’insufficiente produzio‐ ne di materie prime seconde, nella creazio‐ ne di discariche abusive, nella dispersione nell'ambiente di materiali solidi, liquidi e gassosi pericolosi, è un fenomeno ormai tristemente conosciuto. Per combattere l’illegalità, ma anche per ulteriori motivi, la Commissione Territorio, Ambiente, Beni Am‐ bientali del Senato, sebbene abbia espresso parere favorevole allo schema di decreto di recepimento della nuova Direttiva Europea, ha posto alcune condizioni. Si richiede che: 1) lo schema di decreto sia accompagnato da altre azioni del Governo volte a minimiz‐ zare i costi necessari per la produzione di

materie prime seconde e per lo smaltimento dei RAEE; 2) i produttori degli apparecchi elettrici ed elettronici (AEE) calcolino il ciclo di vita dei propri prodotti sin dalla fase di progettazione; 3) la selezione fra i rifiuti de‐ stinati al trattamento e quelli destinati al riutilizzo non possa essere effettuata nei centri di raccolta, perché di norma non sono autorizzati ad effettuare tale suddivisione, né hanno conoscenze tecniche e capacità professionali per farlo, per cui si rischia di vanificare quanto previsto dalla norma: 4) i produttori di AEE siano obbligati a indicare separatamente nel prezzo prati‐ cato al consumatore l’ammontare del con‐ tributo annuale necessario alla raccolta, trattamento, recupero e smaltimento, come già avviene per altri contributi ambientali (ad esempio, i biglietti aerei); 5) infine che i sistemi collettivi, che intendono svolgere la gestione dei RAEE provenienti dai nuclei do‐ mestici, soddisfino alcuni requisiti minimi, che saranno fissati entro novanta giorni dall’entrata in vigore del decreto. Il governo farà tutte le misure possibili per favorire la massima collaborazione dei distri‐ butori e, in particolare, la minimizzazione dei costi e la massimizzazione delle opportu‐ nità di fidelizzazione del cliente connesse al ritiro dei RAEE presso i punti vendita. Ai di‐ stributori degli AEE non resterà, poi, che oc‐ cuparsi di un’adeguata pubblicità – anche con esposizione in bell’evidenza sui propri siti web – sulla possibilità e sulla gratuità dei sistemi di ritiro. Mirko Turchetti


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Energie rinnovabili

Condividere l’energia sul web: le nuove reti infoenergetiche Il Progetto Smart è la realizzazione di un social energy network fondato sul web, sul controllo domotico e sull’interconnessione di centinaia di produttori‐consumatori di energia rinnovabile “Nell'evoluzione della civiltà industriale esiste una relazione tra produzione di energia e co‐ municazione. Mentre il carbone alimentava le fabbriche della prima rivoluzione industriale, le notizie correvano sui fili del telegrafo. All'era del petrolio invece appartiene il telefono segui‐ to dalla radio e dalla tv. L’epoca della terza ri‐

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distribuito e interattivo ed un sistema di pro‐ duzione di energia altrettanto distribuito e interattivo: l'internet dell'energia, migliaia e migliaia di piccole centrali in grado di produr‐ re energia localmente e solo da fonti rinnova‐ bili, un enorme e potente sistema intercon‐ nesso di piccoli produttori/consumatori di e‐ nergia stabile e sicuro.” Questo è quanto nar‐ ra una voce fuori campo in un video su Youtu‐ be pubblicato dalla società Innovatec, che

8

illustra il Progetto Smart il cui obiettivo è la creazione di reti infoenergetiche, ovvero piat‐ taforme internet che raccolgano comunità di consumatori/produttori intenzionati a otti‐ mizzare l’energia, evitando gli sprechi ed an‐ che scambiando la produzione in eccesso con altri utenti della community. Il principio sul quale si baserà questo passaggio sarà quello della condivisione delle esigenze degli utenti della comunità. La prima fase consiste

voluzione industriale è caratterizzata dal rap‐ porto tra energie rinnovabili e internet. Il web con il suo sistema di informazioni condivise e interattive ha creato i presupposti culturali per questa rivoluzione energetica. La prospettiva è quella di raggiungere la piena convergenza tra un modello di comunicazione e informazione

Produttori/consumatori domestici (Prosumer) collegati in una piattaforma che integra e gestisce il consumo e la produzione di energia della Smart Community. Nessuna necessità di prossimità territoriale tra i componenti della community.

infatti nell’effettuazione di interventi di effi‐ cienza energetica, da cui si ricavano le informa‐ zioni sui profili di consumo dei singoli clienti. Questi dati vengono registrati su un cloud e, una volta integrati, consentono di mettere in‐ sieme utenti con necessità complementari. Ol‐ tre tremila famiglie e piccole aziende italiane hanno già installato un sistema fotovoltaico Innovatec telecontrollato che registra una pro‐ duzione complessiva annua pari a 51.600 MWh, corrispondente alla copertura del fabbisogno di oltre 20.000 famiglie, per un risparmio totale stimato in 4.350 tonnellate di gasolio. In que‐ sta rete i dispositivi per la produzione e accu‐ mulo di energia sono monitorati e regolati in funzione dei consumi oppure delle previsioni meteorologiche. Grazie all’integrazione fra il sistema di telecontrollo a distanza e quello do‐

motico di gestione dei carichi, il funzionamen‐ to degli elettrodomestici di una qualsiasi casa diventa monitorabile istante per istante. Le in‐ formazioni, viaggiando sul web, sono sempre disponibili all’utente, che può intervenire sul funzionamento del sistema ovunque si trovi. Il sistema di produzione e di accumulo di energi‐ a e quello di illuminazione di un edificio, infine, si accendono e si spengono in funzione della necessità: in questo modo l'internet delle cose è già una realtà. Ben presto, secondo quanto dichiara la dirigenza dell’azienda, l'intera rete di produttori/consumatori si potrà configurare come una community, un vero e proprio social network dell'energia finalizzato a perseguire la massima efficienza e il massimo vantaggio eco‐ nomico per i membri e, non ultimo, il massimo beneficio per l'ambiente. Mirko Turchetti


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Energie rinnovabili

Condividere l’energia sul web: le nuove reti infoenergetiche Il Progetto Smart è la realizzazione di un social energy network fondato sul web, sul controllo domotico e sull’interconnessione di centinaia di produttori‐consumatori di energia rinnovabile “Nell'evoluzione della civiltà industriale esiste una relazione tra produzione di energia e co‐ municazione. Mentre il carbone alimentava le fabbriche della prima rivoluzione industriale, le notizie correvano sui fili del telegrafo. All'era del petrolio invece appartiene il telefono segui‐ to dalla radio e dalla tv. L’epoca della terza ri‐

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distribuito e interattivo ed un sistema di pro‐ duzione di energia altrettanto distribuito e interattivo: l'internet dell'energia, migliaia e migliaia di piccole centrali in grado di produr‐ re energia localmente e solo da fonti rinnova‐ bili, un enorme e potente sistema intercon‐ nesso di piccoli produttori/consumatori di e‐ nergia stabile e sicuro.” Questo è quanto nar‐ ra una voce fuori campo in un video su Youtu‐ be pubblicato dalla società Innovatec, che

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illustra il Progetto Smart il cui obiettivo è la creazione di reti infoenergetiche, ovvero piat‐ taforme internet che raccolgano comunità di consumatori/produttori intenzionati a otti‐ mizzare l’energia, evitando gli sprechi ed an‐ che scambiando la produzione in eccesso con altri utenti della community. Il principio sul quale si baserà questo passaggio sarà quello della condivisione delle esigenze degli utenti della comunità. La prima fase consiste

voluzione industriale è caratterizzata dal rap‐ porto tra energie rinnovabili e internet. Il web con il suo sistema di informazioni condivise e interattive ha creato i presupposti culturali per questa rivoluzione energetica. La prospettiva è quella di raggiungere la piena convergenza tra un modello di comunicazione e informazione

Produttori/consumatori domestici (Prosumer) collegati in una piattaforma che integra e gestisce il consumo e la produzione di energia della Smart Community. Nessuna necessità di prossimità territoriale tra i componenti della community.

infatti nell’effettuazione di interventi di effi‐ cienza energetica, da cui si ricavano le informa‐ zioni sui profili di consumo dei singoli clienti. Questi dati vengono registrati su un cloud e, una volta integrati, consentono di mettere in‐ sieme utenti con necessità complementari. Ol‐ tre tremila famiglie e piccole aziende italiane hanno già installato un sistema fotovoltaico Innovatec telecontrollato che registra una pro‐ duzione complessiva annua pari a 51.600 MWh, corrispondente alla copertura del fabbisogno di oltre 20.000 famiglie, per un risparmio totale stimato in 4.350 tonnellate di gasolio. In que‐ sta rete i dispositivi per la produzione e accu‐ mulo di energia sono monitorati e regolati in funzione dei consumi oppure delle previsioni meteorologiche. Grazie all’integrazione fra il sistema di telecontrollo a distanza e quello do‐

motico di gestione dei carichi, il funzionamen‐ to degli elettrodomestici di una qualsiasi casa diventa monitorabile istante per istante. Le in‐ formazioni, viaggiando sul web, sono sempre disponibili all’utente, che può intervenire sul funzionamento del sistema ovunque si trovi. Il sistema di produzione e di accumulo di energi‐ a e quello di illuminazione di un edificio, infine, si accendono e si spengono in funzione della necessità: in questo modo l'internet delle cose è già una realtà. Ben presto, secondo quanto dichiara la dirigenza dell’azienda, l'intera rete di produttori/consumatori si potrà configurare come una community, un vero e proprio social network dell'energia finalizzato a perseguire la massima efficienza e il massimo vantaggio eco‐ nomico per i membri e, non ultimo, il massimo beneficio per l'ambiente. Mirko Turchetti


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Ecco CETO, che porta il nome di una divinità greca del mare, e sfrutta l’enorme disponibilità di energia ricavabile dalle onde dell’oceano per convertirla, a zero emissioni, sia in energia elettrica che in acqua desaliniz‐ zata. Il Perth Wave Energy Pro‐ ject è un progetto della società Carnegie Wave Energy Ltd ‐

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viene, ad esempio, con le turbi‐ ne eoliche e altri sistemi. La struttura comprende una boa, completamente sommer‐ sa ed ancorata al fondo marino a 1‐2 metri dalla superficie, col‐ legata ad una pompa idraulica, anch’essa ancorata al fondo marino. La boa si muove in ar‐ monia con il moto delle onde di

ENERGIA DAL MARE A ZERO EMISSIONI Dall’Australia tecnologie innovative per la crescita sostenibile del pianeta

(www.carnegiewave.com) ‐ e comprende la progettazione, costruzione, implementazione e valutazione delle prestazioni operative di un impianto pilota, con un picco di 720 kW, installa‐ to presso Garden Island, We‐ stern Australia. Il sistema CETO si distingue dalla maggior parte degli altri dispositivi che ricava‐ no energia dalle onde perché opera ancorato al fondo dell'o‐ ceano. Questo è un aspetto im‐ portante, perché CETO non ha alcun impatto visivo come av‐

passaggio, azionando la pom‐ pa, che a sua volta mette in pressione acqua portata a terra tramite una conduttura. Il siste‐ ma è modulare, in modo che possano essere aggiunte pom‐ pe per soddisfare la crescente domanda di energia. L'acqua ad alta pressione pom‐ pata a riva viene utilizzata per azionare delle turbine idroelet‐ triche, alloggiate in un piccolo impianto a terra, generando così elettricità a emissioni zero. La stessa acqua ad alta pres‐

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sione viene utilizzata anche per alimentare un impianto di desalinizzazione a osmosi inversa, in sostituzione di classiche pompe elettriche. L’impianto di desalinizzazione pilota è stato sviluppato per integrare il Perth Wave Energy Project, sfruttando l'in‐ frastruttura del sistema idraulico installato presso il sito. Le unità CETO forniranno l’energia idraulica necessaria ad un impian‐ to osmosi con una resa in acqua potabile pari a 150 m3/giorno. La Carnegie ha effettuato un’accurata e scrupolosa valutazione dell’impatto am‐ bientale di tutte le fasi di realizzazione del progetto. Garden Island infatti oltre ad es‐ sere sede di una delle più importanti basi navali della Difesa Australiana, è una riser‐ va naturale. La flora e la fauna della regio‐ ne sono tipicamente costituite da specie temperate e tropicali. L’isola possiede una

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ricca biodiversità ed è habitat importante per molte specie ormai rare nell'area me‐ tropolitana di Perth. Spiccano fra queste: il Phaps elegans, un uccello endemico dell’Australia appartenente alla famiglia Columbidae, le specie di lucertole Acrito‐ scincus trilineatus ed Egernia kingii, il ser‐ pente Elescopus Semiannulatus, detto Ti‐ ger Snake ed il pitone Morelia Spilota, det‐ to Carpet Pyton. Inoltre sull’isola vivono 30 specie di uccelli acquatici e 14 specie di ret‐ tili e, soprattutto, una popolazione di Tam‐ mar Wallaby, Macropus Eugenii Desma‐ rest, noto anche come wallaby dama, le cui popolazioni sono rimaste isolate da quelle continentali da almeno 6000‐7000 anni. Vi sono poi diverse specie di mammi‐ feri marini che frequentano le acque al lar‐ go di Garden Island, tra cui balene, delfini e leoni marini. Francesca Marasini


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Ecco CETO, che porta il nome di una divinità greca del mare, e sfrutta l’enorme disponibilità di energia ricavabile dalle onde dell’oceano per convertirla, a zero emissioni, sia in energia elettrica che in acqua desaliniz‐ zata. Il Perth Wave Energy Pro‐ ject è un progetto della società Carnegie Wave Energy Ltd ‐

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viene, ad esempio, con le turbi‐ ne eoliche e altri sistemi. La struttura comprende una boa, completamente sommer‐ sa ed ancorata al fondo marino a 1‐2 metri dalla superficie, col‐ legata ad una pompa idraulica, anch’essa ancorata al fondo marino. La boa si muove in ar‐ monia con il moto delle onde di

ENERGIA DAL MARE A ZERO EMISSIONI Dall’Australia tecnologie innovative per la crescita sostenibile del pianeta

(www.carnegiewave.com) ‐ e comprende la progettazione, costruzione, implementazione e valutazione delle prestazioni operative di un impianto pilota, con un picco di 720 kW, installa‐ to presso Garden Island, We‐ stern Australia. Il sistema CETO si distingue dalla maggior parte degli altri dispositivi che ricava‐ no energia dalle onde perché opera ancorato al fondo dell'o‐ ceano. Questo è un aspetto im‐ portante, perché CETO non ha alcun impatto visivo come av‐

passaggio, azionando la pom‐ pa, che a sua volta mette in pressione acqua portata a terra tramite una conduttura. Il siste‐ ma è modulare, in modo che possano essere aggiunte pom‐ pe per soddisfare la crescente domanda di energia. L'acqua ad alta pressione pom‐ pata a riva viene utilizzata per azionare delle turbine idroelet‐ triche, alloggiate in un piccolo impianto a terra, generando così elettricità a emissioni zero. La stessa acqua ad alta pres‐

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sione viene utilizzata anche per alimentare un impianto di desalinizzazione a osmosi inversa, in sostituzione di classiche pompe elettriche. L’impianto di desalinizzazione pilota è stato sviluppato per integrare il Perth Wave Energy Project, sfruttando l'in‐ frastruttura del sistema idraulico installato presso il sito. Le unità CETO forniranno l’energia idraulica necessaria ad un impian‐ to osmosi con una resa in acqua potabile pari a 150 m3/giorno. La Carnegie ha effettuato un’accurata e scrupolosa valutazione dell’impatto am‐ bientale di tutte le fasi di realizzazione del progetto. Garden Island infatti oltre ad es‐ sere sede di una delle più importanti basi navali della Difesa Australiana, è una riser‐ va naturale. La flora e la fauna della regio‐ ne sono tipicamente costituite da specie temperate e tropicali. L’isola possiede una

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ricca biodiversità ed è habitat importante per molte specie ormai rare nell'area me‐ tropolitana di Perth. Spiccano fra queste: il Phaps elegans, un uccello endemico dell’Australia appartenente alla famiglia Columbidae, le specie di lucertole Acrito‐ scincus trilineatus ed Egernia kingii, il ser‐ pente Elescopus Semiannulatus, detto Ti‐ ger Snake ed il pitone Morelia Spilota, det‐ to Carpet Pyton. Inoltre sull’isola vivono 30 specie di uccelli acquatici e 14 specie di ret‐ tili e, soprattutto, una popolazione di Tam‐ mar Wallaby, Macropus Eugenii Desma‐ rest, noto anche come wallaby dama, le cui popolazioni sono rimaste isolate da quelle continentali da almeno 6000‐7000 anni. Vi sono poi diverse specie di mammi‐ feri marini che frequentano le acque al lar‐ go di Garden Island, tra cui balene, delfini e leoni marini. Francesca Marasini


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Storie di Riciclo Dal Texas: come vivere in un cassonetto a impatto zero Non si tratta di una protesta, né di una azione politica e non è una soluzione ‘dettata da indigenza economica’. E’ un vero e proprio esperimento per valutare la reale possibilità di vivere con meno di… tutto: spazio, lussi, emissioni climalteranti e promuovere il modello del 'less is more'.

Il Prof Wilson, soprannomi‐ nato “Professor Dumpster”, (‘Dump’ dà l’idea del buco, dell’angusto) dal 4 febbraio scorso si è trasferito in un vecchio cassonetto per i ri‐

l professor Jeff Wilson, titolare della cattedra di scienze ambientali della Huston Tillotson University di Austin, ha da poco informato il mondo della sua personale decisione: “vivrà per un anno intero in un cassonetto dell'immondizia. Una sfida per dimostrare che si può vivere con meno, ma anche per sperimentare un'abitazione sostenibile a vero impatto zero”.

fiuti (precedentemente igie‐ nizzato!), ma non affronta questa avventura da solo. Lo sostiene una vera e pro‐ pria squadra, il ‘Dumpster team’, composto da una e‐

sperta in design sostenibile, una collega specializzata nell’educazione per la scien‐ za e la tecnologia, una ricer‐ catrice in educazione alla sostenibilità, un ingegnere

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ambientale e un esperto di acqua ed energia. La squa‐ dra lo aiuterà, per un anno intero, nella trasformazione del cassonetto dei rifiuti, una struttura di soli tre me‐ tri e mezzo quadrati, in un vero e proprio laboratorio e in uno spazio abitabile. Va da sé che il prof. Wilson può sfruttare solo energia pro‐ dotta dai pannelli solari e non energia elettrica, con un consumo elettrico pari a zero, contro gli 11.000 kwh consumati in media all’anno da una classica villa america‐ na. La sua ‘nuova residenza’ è dotata di un sistema di fil‐ traggio dell’acqua (sono di‐ sponibili 18 litri d’acqua al giorno) e, non ultimo, non produce rifiuti. Questo espe‐ rimento sarà condiviso in rete attraverso il blog The Dumpster Project, in cui sa‐ rà dato spazio anche ai com‐ menti e ai consigli della gen‐ te. Non stupirebbe se, alla fine dell'anno, la casa del Prof. Wilson diventasse una

delle Tiny House più sapien‐ temente progettate. La Tiny house è un prototi‐ po di micro‐casa compatta, economica, ecologica, intel‐ ligente, progettata dagli ar‐ chitetti svedesi dello studio Tengbom e destinata agli studenti universitari fuori sede, a cui è difficile trovare un’abitazione. E’ un piccolo alloggio di appena 10 mq, dotato di letto in soppalco, cucina, bagno e piccolo giar‐ dino con patio. L'unità intel‐

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ligente è costruita in multi‐ strato di legno di provenien‐ za locale e dispone di un layout efficiente in grado di ridurre di ben il 50% la quota di affitto media, così come l'impatto ecologico e le e‐ missioni di Co2 durante la costruzione. Linee arroton‐ date e un color verde mela completano l'offerta, facen‐ do del piccolo spazio un'al‐ ternativa, talmente ecologi‐ ca da essere esposta al Vir‐ serum Art Museum.


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Storie di Riciclo Dal Texas: come vivere in un cassonetto a impatto zero Non si tratta di una protesta, né di una azione politica e non è una soluzione ‘dettata da indigenza economica’. E’ un vero e proprio esperimento per valutare la reale possibilità di vivere con meno di… tutto: spazio, lussi, emissioni climalteranti e promuovere il modello del 'less is more'.

Il Prof Wilson, soprannomi‐ nato “Professor Dumpster”, (‘Dump’ dà l’idea del buco, dell’angusto) dal 4 febbraio scorso si è trasferito in un vecchio cassonetto per i ri‐

l professor Jeff Wilson, titolare della cattedra di scienze ambientali della Huston Tillotson University di Austin, ha da poco informato il mondo della sua personale decisione: “vivrà per un anno intero in un cassonetto dell'immondizia. Una sfida per dimostrare che si può vivere con meno, ma anche per sperimentare un'abitazione sostenibile a vero impatto zero”.

fiuti (precedentemente igie‐ nizzato!), ma non affronta questa avventura da solo. Lo sostiene una vera e pro‐ pria squadra, il ‘Dumpster team’, composto da una e‐

sperta in design sostenibile, una collega specializzata nell’educazione per la scien‐ za e la tecnologia, una ricer‐ catrice in educazione alla sostenibilità, un ingegnere

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ambientale e un esperto di acqua ed energia. La squa‐ dra lo aiuterà, per un anno intero, nella trasformazione del cassonetto dei rifiuti, una struttura di soli tre me‐ tri e mezzo quadrati, in un vero e proprio laboratorio e in uno spazio abitabile. Va da sé che il prof. Wilson può sfruttare solo energia pro‐ dotta dai pannelli solari e non energia elettrica, con un consumo elettrico pari a zero, contro gli 11.000 kwh consumati in media all’anno da una classica villa america‐ na. La sua ‘nuova residenza’ è dotata di un sistema di fil‐ traggio dell’acqua (sono di‐ sponibili 18 litri d’acqua al giorno) e, non ultimo, non produce rifiuti. Questo espe‐ rimento sarà condiviso in rete attraverso il blog The Dumpster Project, in cui sa‐ rà dato spazio anche ai com‐ menti e ai consigli della gen‐ te. Non stupirebbe se, alla fine dell'anno, la casa del Prof. Wilson diventasse una

delle Tiny House più sapien‐ temente progettate. La Tiny house è un prototi‐ po di micro‐casa compatta, economica, ecologica, intel‐ ligente, progettata dagli ar‐ chitetti svedesi dello studio Tengbom e destinata agli studenti universitari fuori sede, a cui è difficile trovare un’abitazione. E’ un piccolo alloggio di appena 10 mq, dotato di letto in soppalco, cucina, bagno e piccolo giar‐ dino con patio. L'unità intel‐

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ligente è costruita in multi‐ strato di legno di provenien‐ za locale e dispone di un layout efficiente in grado di ridurre di ben il 50% la quota di affitto media, così come l'impatto ecologico e le e‐ missioni di Co2 durante la costruzione. Linee arroton‐ date e un color verde mela completano l'offerta, facen‐ do del piccolo spazio un'al‐ ternativa, talmente ecologi‐ ca da essere esposta al Vir‐ serum Art Museum.


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focu ocuss

Per gli animali si tratta di adattarsi rapidamente o soccombere re delle piante, del fitoplancton e dello zoo‐ plancton d'acqua dolce. Altri animali e piante si stanno spostando verso nord o verso zone più elevate, a causa del riscaldamento dei relativi habitat. In futuro molte specie, le cui migrazio‐ ni non riusciranno a tenere il passo con la velo‐ cità dei cambiamenti climatici, potrebbero an‐ dare incontro all'estinzione. Il WWF in febbraio ha lanciato un allarme: “Accoppiamenti e pe‐ riodi riproduttivi sempre più spesso alterati dai cambiamenti climatici”. Le emissioni di gas ser‐

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Ambiente e società

Gli impatti delle attività umane e dei seguenti mutamenti climatici si fanno sempre più evidenti su tutte le specie viventi del pianeta

Il cambiamento climatico minaccia sempre più specie animali. Molti studi, come si legge sul sito eea.europa.eu/it, hanno misurato cambia‐ menti diffusi nelle caratteristiche di piante e animali. Ad esempio, sono in anticipo le fioritu‐

RELOADER Magazine - Marzo 2014

ra aumentano e gli effetti del cambiamento climatico toccano anche gli animali e la loro riproduzione: cambiano le abitudini migratorie e riproduttive di molte specie, soprattutto de‐ gli uccelli. “La deposizione anticipata delle co‐ vate in risposta ai cambiamenti climatici è am‐ piamente documentata: le urie nord‐americane hanno anticipato la riproduzione di 24 giorni nell'arco di 10 anni; i fringuelli inglesi anticipa‐ no la data di riproduzione al crescere della temperatura primaverile” ‐ ha dichiarato Fabri‐ zio Bulgarini, Responsabile Programma Biodi‐ versità WWF. “I pinguini delle Galapagos sono diminuiti del 50% dal 1979 a causa dei prolunga‐ ti fenomeni del Niño e conseguenti bassi livelli di riproduzione; le berte cuneate australiane non hanno avuto cibo sufficiente per i pulcini nel 2002 a causa dell'innalzamento della tem‐ peratura del mare. Uno studio ha monitorato con osservazioni satellitari quattro colonie di pinguini imperatore in Antartico: ebbene, alcu‐ ne di esse hanno spostato il loro sito tradizio‐ nale di riproduzione negli anni (2011, 2012) in cui lo strato di ghiaccio che usualmente utiliz‐ zavano tardava a formarsi per l'aumento delle temperature. In questo caso i pinguini hanno utilizzato la banchisa polare”. Anche il letargo risente dei cambiamenti del clima. L'aumento

della temperatura ha portato a molti risvegli anticipati, anche di circa un mese sul periodo previsto, con la conseguente alterazione degli equilibri alimentari. Al risveglio gli animali non trovano l'erba o i fiori di cui si nutrono perché non sono ancora comparsi. In alcuni casi si de‐ vono cibare con il nutrimento normalmente utilizzato da altre specie con cui entrano quindi in competizione. Un altro problema, che coin‐ volge anche l'uomo, è la continua riduzione delle api. Infatti un terzo dell'alimentazione umana è legato alla instancabile attività di que‐ sti piccoli impollinatori. Gli sciami sono diso‐ rientati e frastornati dalle variazioni nelle fiori‐ ture, dalla diminuzione di profumo dei fiori, dall'aumento della siccità, dalla proliferazione di un loro parassita favorita dalle miti tempera‐ ture dell'autunno. Ad aggiungersi alla lista de‐ gli animali in pericolo è ora la lince iberica, un raro felino selvatico, che potrebbe estinguersi nei prossimi 50 anni. È quanto rivela uno studio del dipartimento ambientale dell’Università di

Adelaide: il solitario animale non trova più con‐ dizioni di vita favorevoli alla sua riproduzione, così come a ridursi sono anche le sue prede. Di linci iberiche, originariamente diffuse in Spa‐ gna e in Portogallo, ne rimangono in vita pochi esemplari: dagli 84 ai 143 adulti. L’animale, non solo ha subito gli effetti di decenni di caccia indiscriminata, ma deve anche fronteggiare la carenza di sue prede naturali, come il coniglio europeo. Damien Fordham, il ricercatore dell’Università che ha condotto lo studio è mol‐ to preoccupato: in meno di 50 anni, di questo particolare e affascinante felino non vi sarà più traccia. Al momento, gli esemplari si concen‐ trano tutti nella Sierra Morena e nel parco na‐ zionale Donana, perché il loro habitat è stato ridotto da 15.000 a 463 miglia quadrate. In Italia quasi un vertebrato su tre è minacciato di estinzione, sebbene per il 50 per cento circa delle specie di vertebrati il rischio non sia immi‐ nente. Oltre il 55 per cento di tutte le piante sono in uno stato di conservazione non soddi‐


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focu ocuss

Per gli animali si tratta di adattarsi rapidamente o soccombere re delle piante, del fitoplancton e dello zoo‐ plancton d'acqua dolce. Altri animali e piante si stanno spostando verso nord o verso zone più elevate, a causa del riscaldamento dei relativi habitat. In futuro molte specie, le cui migrazio‐ ni non riusciranno a tenere il passo con la velo‐ cità dei cambiamenti climatici, potrebbero an‐ dare incontro all'estinzione. Il WWF in febbraio ha lanciato un allarme: “Accoppiamenti e pe‐ riodi riproduttivi sempre più spesso alterati dai cambiamenti climatici”. Le emissioni di gas ser‐

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Ambiente e società

Gli impatti delle attività umane e dei seguenti mutamenti climatici si fanno sempre più evidenti su tutte le specie viventi del pianeta

Il cambiamento climatico minaccia sempre più specie animali. Molti studi, come si legge sul sito eea.europa.eu/it, hanno misurato cambia‐ menti diffusi nelle caratteristiche di piante e animali. Ad esempio, sono in anticipo le fioritu‐

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ra aumentano e gli effetti del cambiamento climatico toccano anche gli animali e la loro riproduzione: cambiano le abitudini migratorie e riproduttive di molte specie, soprattutto de‐ gli uccelli. “La deposizione anticipata delle co‐ vate in risposta ai cambiamenti climatici è am‐ piamente documentata: le urie nord‐americane hanno anticipato la riproduzione di 24 giorni nell'arco di 10 anni; i fringuelli inglesi anticipa‐ no la data di riproduzione al crescere della temperatura primaverile” ‐ ha dichiarato Fabri‐ zio Bulgarini, Responsabile Programma Biodi‐ versità WWF. “I pinguini delle Galapagos sono diminuiti del 50% dal 1979 a causa dei prolunga‐ ti fenomeni del Niño e conseguenti bassi livelli di riproduzione; le berte cuneate australiane non hanno avuto cibo sufficiente per i pulcini nel 2002 a causa dell'innalzamento della tem‐ peratura del mare. Uno studio ha monitorato con osservazioni satellitari quattro colonie di pinguini imperatore in Antartico: ebbene, alcu‐ ne di esse hanno spostato il loro sito tradizio‐ nale di riproduzione negli anni (2011, 2012) in cui lo strato di ghiaccio che usualmente utiliz‐ zavano tardava a formarsi per l'aumento delle temperature. In questo caso i pinguini hanno utilizzato la banchisa polare”. Anche il letargo risente dei cambiamenti del clima. L'aumento

della temperatura ha portato a molti risvegli anticipati, anche di circa un mese sul periodo previsto, con la conseguente alterazione degli equilibri alimentari. Al risveglio gli animali non trovano l'erba o i fiori di cui si nutrono perché non sono ancora comparsi. In alcuni casi si de‐ vono cibare con il nutrimento normalmente utilizzato da altre specie con cui entrano quindi in competizione. Un altro problema, che coin‐ volge anche l'uomo, è la continua riduzione delle api. Infatti un terzo dell'alimentazione umana è legato alla instancabile attività di que‐ sti piccoli impollinatori. Gli sciami sono diso‐ rientati e frastornati dalle variazioni nelle fiori‐ ture, dalla diminuzione di profumo dei fiori, dall'aumento della siccità, dalla proliferazione di un loro parassita favorita dalle miti tempera‐ ture dell'autunno. Ad aggiungersi alla lista de‐ gli animali in pericolo è ora la lince iberica, un raro felino selvatico, che potrebbe estinguersi nei prossimi 50 anni. È quanto rivela uno studio del dipartimento ambientale dell’Università di

Adelaide: il solitario animale non trova più con‐ dizioni di vita favorevoli alla sua riproduzione, così come a ridursi sono anche le sue prede. Di linci iberiche, originariamente diffuse in Spa‐ gna e in Portogallo, ne rimangono in vita pochi esemplari: dagli 84 ai 143 adulti. L’animale, non solo ha subito gli effetti di decenni di caccia indiscriminata, ma deve anche fronteggiare la carenza di sue prede naturali, come il coniglio europeo. Damien Fordham, il ricercatore dell’Università che ha condotto lo studio è mol‐ to preoccupato: in meno di 50 anni, di questo particolare e affascinante felino non vi sarà più traccia. Al momento, gli esemplari si concen‐ trano tutti nella Sierra Morena e nel parco na‐ zionale Donana, perché il loro habitat è stato ridotto da 15.000 a 463 miglia quadrate. In Italia quasi un vertebrato su tre è minacciato di estinzione, sebbene per il 50 per cento circa delle specie di vertebrati il rischio non sia immi‐ nente. Oltre il 55 per cento di tutte le piante sono in uno stato di conservazione non soddi‐


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focus

sfacente. E quanto si evince leggendo Le Liste Rosse, due volumi presentati dal Ministero dell'Ambiente e Federparchi in occasione della Giornata mondiale della biodiversità nel mag‐ gio scorso, che rappresentano una completa e autorevole fonte di informazione sullo stato di conservazione degli organismi viventi del pia‐ neta. Non va meglio per gli abitanti del mare. Ci sono ricci, alghe e aragoste tra le specie che già si trovano a dover fare i conti con i cambia‐ menti climatici i quali, modificando anche qui temperature e habitat, li costringono a spo‐ starsi in cerca di ambienti più favorevoli, oppu‐ re a soccombere. A rilevarlo è un nuovo studio presentato dalla Commonwealth of Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO) e pubblicato sulla rivista Nature. Lo studio a‐ nalizza i cambiamenti climatici e i loro probabi‐ li effetti sulla biodiversità, su piante e animali che dovranno adattarsi o spostarsi in cerca del clima ideale. Per fare questo, il team di ricerca‐ tori ha analizzato i dati della temperatura della superficie marina e terrestre tra il 1960 e il 2009, partendo dall’ipotesi di due possibili sce‐ nari futuri per gli ambienti marini a fronte di un aumento di temperatura di 1,75 gradi Cel‐ sius: 1) la generazione di nuovi ambienti ter‐ mali e 2) la scomparsa di alcuni ambienti esi‐ stenti. “Le mappe ci mostrano quanto veloce‐ mente e in quale direzione si stanno muoven‐

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do le temperature e dove i 'migranti climatici' possono trovare ostacoli, come nel caso delle coste”‐ ha spiegato la ricercatrice del progetto Kristen Williams. Ed ha aggiunto: “In tutta l'Australia, le specie stanno già sperimentando temperature più calde. Negli habitat terrestri hanno iniziato a cercare sollievo spostandosi a quote più elevate o più a sud. Ma ci sono spe‐ cie di animali e di piante che non possono muoversi su grandi distanze e alcune non pos‐ sono muoversi affatto. Negli oceani il riscalda‐ mento delle acque e un rafforzamento della corrente orientale australiana hanno mobilita‐ to alcune specie di riccio, che prima si trovava solo fino alla parte meridionale del Nuovo Gal‐ les del Sud e che ora è arrivato a invadere la costa orientale della Tasmania. Ciò ha compor‐ tato il declino di gigantesche foreste di alghe Kelp, con effetti a catena sulla popolazione di aragoste”. Marina Melissari

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Il traffico privato strangola le città Roma: rumore sempre oltre i limiti

Abbattere gli inquinamenti: una priorità nel percorso verso città più sane e sostenibili

Il Treno Verde, che porta da 26 anni nelle più importanti città italiane la storica campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato, è da poco giunto nella Capitale per monitorare l’inquinamento atmosferico e acustico e pro‐ muovere la sostenibilità ambientale.

Promuovere una città più smart, sostenibile, a misura di cittadino, ma soprattutto libera dallo smog e dal rumore. A lanciare la sfida è il Treno Verde 2014, che ha ripreso il suo viaggio lungo l’Italia per informare, sensibi‐ lizzare e promuovere tra i cittadini le buone pratiche per una mobilità sostenibile e per l’abbattimento delle polveri inquinanti. Il convoglio ambientalista ha sostato dal 4 al 7 marzo al binario 1 della stazione Termini a Roma. Durante questa quinta tappa del tour 2014, che terminerà il 28 marzo a Torino, il Treno Verde ha ospitato a bordo delle sue quattro carrozze studenti, cittadini, ammini‐ strazioni e più di 800 bambini delle scuole, accompagnandoli in un percorso didattico e interattivo, con lo scopo di diffondere cultu‐ ra ambientale e sensibilizzare i cittadini. Ad accompagnare il viaggio del Treno Verde, come nelle precedenti edizioni, è il Labora‐ torio mobile “Qualità dell’aria” di Italcerti‐ fer, che in ogni città si occupa di rilevare i dati relativi all’inquinamento acustico ed alla qualità dell’aria. A Roma i risultati del moni‐ toraggio, resi pubblici nella conferenza stampa conclusiva, hanno rivelato livelli di inquinamento atmosferico nei limiti della legge, ma solo grazie alle piogge e al vento che hanno investito la Capitale durante le 72 ore di monitoraggio. “In particolare ‐ ha spiegato Luca Ricciardi, responsabile del

La prima carrozza è dedicata al tema della “mobilità sostenibile”. Alla “città” è dedicata la seconda carrozza l’allestimento è stato pensato per raccontare un’urbanistica che risponde alle esigenze dei cittadini e dell’ambiente. Energia pulita e in‐ tegrata, analisi del ciclo di vita, difesa del suolo e prevenzione del rischio idrogeologi‐ co e sismico, edifici sicuri ed efficienti. Tema centrale della terza carrozza sono gli “stili di vita”: tanti piccoli accorgimenti per essere cittadini attenti e più smart. La quarta carrozza è un vero e proprio “parco urbano”.


RELOADER Magazine - Marzo 2014

focus

sfacente. E quanto si evince leggendo Le Liste Rosse, due volumi presentati dal Ministero dell'Ambiente e Federparchi in occasione della Giornata mondiale della biodiversità nel mag‐ gio scorso, che rappresentano una completa e autorevole fonte di informazione sullo stato di conservazione degli organismi viventi del pia‐ neta. Non va meglio per gli abitanti del mare. Ci sono ricci, alghe e aragoste tra le specie che già si trovano a dover fare i conti con i cambia‐ menti climatici i quali, modificando anche qui temperature e habitat, li costringono a spo‐ starsi in cerca di ambienti più favorevoli, oppu‐ re a soccombere. A rilevarlo è un nuovo studio presentato dalla Commonwealth of Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO) e pubblicato sulla rivista Nature. Lo studio a‐ nalizza i cambiamenti climatici e i loro probabi‐ li effetti sulla biodiversità, su piante e animali che dovranno adattarsi o spostarsi in cerca del clima ideale. Per fare questo, il team di ricerca‐ tori ha analizzato i dati della temperatura della superficie marina e terrestre tra il 1960 e il 2009, partendo dall’ipotesi di due possibili sce‐ nari futuri per gli ambienti marini a fronte di un aumento di temperatura di 1,75 gradi Cel‐ sius: 1) la generazione di nuovi ambienti ter‐ mali e 2) la scomparsa di alcuni ambienti esi‐ stenti. “Le mappe ci mostrano quanto veloce‐ mente e in quale direzione si stanno muoven‐

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do le temperature e dove i 'migranti climatici' possono trovare ostacoli, come nel caso delle coste”‐ ha spiegato la ricercatrice del progetto Kristen Williams. Ed ha aggiunto: “In tutta l'Australia, le specie stanno già sperimentando temperature più calde. Negli habitat terrestri hanno iniziato a cercare sollievo spostandosi a quote più elevate o più a sud. Ma ci sono spe‐ cie di animali e di piante che non possono muoversi su grandi distanze e alcune non pos‐ sono muoversi affatto. Negli oceani il riscalda‐ mento delle acque e un rafforzamento della corrente orientale australiana hanno mobilita‐ to alcune specie di riccio, che prima si trovava solo fino alla parte meridionale del Nuovo Gal‐ les del Sud e che ora è arrivato a invadere la costa orientale della Tasmania. Ciò ha compor‐ tato il declino di gigantesche foreste di alghe Kelp, con effetti a catena sulla popolazione di aragoste”. Marina Melissari

RELOADER Magazine - Marzo 2014

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Il traffico privato strangola le città Roma: rumore sempre oltre i limiti

Abbattere gli inquinamenti: una priorità nel percorso verso città più sane e sostenibili

Il Treno Verde, che porta da 26 anni nelle più importanti città italiane la storica campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato, è da poco giunto nella Capitale per monitorare l’inquinamento atmosferico e acustico e pro‐ muovere la sostenibilità ambientale.

Promuovere una città più smart, sostenibile, a misura di cittadino, ma soprattutto libera dallo smog e dal rumore. A lanciare la sfida è il Treno Verde 2014, che ha ripreso il suo viaggio lungo l’Italia per informare, sensibi‐ lizzare e promuovere tra i cittadini le buone pratiche per una mobilità sostenibile e per l’abbattimento delle polveri inquinanti. Il convoglio ambientalista ha sostato dal 4 al 7 marzo al binario 1 della stazione Termini a Roma. Durante questa quinta tappa del tour 2014, che terminerà il 28 marzo a Torino, il Treno Verde ha ospitato a bordo delle sue quattro carrozze studenti, cittadini, ammini‐ strazioni e più di 800 bambini delle scuole, accompagnandoli in un percorso didattico e interattivo, con lo scopo di diffondere cultu‐ ra ambientale e sensibilizzare i cittadini. Ad accompagnare il viaggio del Treno Verde, come nelle precedenti edizioni, è il Labora‐ torio mobile “Qualità dell’aria” di Italcerti‐ fer, che in ogni città si occupa di rilevare i dati relativi all’inquinamento acustico ed alla qualità dell’aria. A Roma i risultati del moni‐ toraggio, resi pubblici nella conferenza stampa conclusiva, hanno rivelato livelli di inquinamento atmosferico nei limiti della legge, ma solo grazie alle piogge e al vento che hanno investito la Capitale durante le 72 ore di monitoraggio. “In particolare ‐ ha spiegato Luca Ricciardi, responsabile del

La prima carrozza è dedicata al tema della “mobilità sostenibile”. Alla “città” è dedicata la seconda carrozza l’allestimento è stato pensato per raccontare un’urbanistica che risponde alle esigenze dei cittadini e dell’ambiente. Energia pulita e in‐ tegrata, analisi del ciclo di vita, difesa del suolo e prevenzione del rischio idrogeologi‐ co e sismico, edifici sicuri ed efficienti. Tema centrale della terza carrozza sono gli “stili di vita”: tanti piccoli accorgimenti per essere cittadini attenti e più smart. La quarta carrozza è un vero e proprio “parco urbano”.


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laboratorio mobile di Italcertifer ‐ la ventilazione ha consentito che nei tre giorni di campionamen‐ to non si siano registrati limiti superiori a quelli dettati dalla normativa. È da sottolineare però come in tutto il periodo, al diminuire della venti‐ lazione si siano registrati immediatamente valori maggiori di concentrazione di tutti gli inquinanti, in particolare il PM10”. Che l'aria a Roma e nel Lazio non goda di buona salute lo rivelano i dati delle tredici centraline della rete di monitoraggio Arpa Lazio di Roma che hanno registrato ben 350 sforamenti (41 sforamenti per Francia e Ti‐ burtina) nel 2013. Il monitoraggio acustico ha rilevato una situazione fortemente critica: duran‐ te i periodi diurni i valori dell’inquinamento acu‐ stico superano di 7 decibel(A) il limite ammesso per la zona in esame; nel periodo notturno lo sforamento è stato di oltre 10 dB(A). Smog e ru‐ more dunque sono i risultati dell’eccessivo traffi‐ co della Capitale: secondo i più recenti dati dell'Agenzia della Mobilità di Roma, almeno il 60% degli spostamenti dall’area metropolitana al centro della città oggi avviene ancora con il mez‐ zo privato: 2,8 milioni di veicoli potenzialmente circolanti, inclusi moto e motorini, con un tasso di motorizzazione che nel 2011 era di 978 veicoli ogni mille abitanti, contro i 398 di Londra e i 415 di Parigi. Roberto Scacchi, direttore di Legam‐ biente Lazio ha commentato: “La soglia di rumo‐ re consentita viene superata ovunque e a qualsi‐ asi ora; il superamento dei limiti di velocità e il mancato rispetto delle regole costituiscono an‐ cora le cause principali degli incidenti stradali”. “Serve una nuova politica per fermare le troppe auto private e rilanciare i mezzi pubblici” ‐ ha ri‐ badito Scacchi aggiungendo in tema di bellezza, divenuta un argomento sensibile dopo il premio Oscar al film di Sorrentino, che “non si possono più rimandare scelte coraggiose e incisive con le conseguenti risorse per realizzarle e rendere Ro‐ ma bella come merita di essere”. E ciò vale, si può aggiungere, anche per la gran parte delle altre belle città italiane. Maria Panzeca

17

LE CITTÀ COME

L

e città italiane, nelle quali vive il 68% della popolazione e si produce in me‐ dia il 75% dei rifiuti nazionali, potreb‐ bero essere il volano per lo sviluppo sosteni‐ bile del nostro Paese. E' la principale conclu‐ sione che emerge dal 'Rapporto sulla Green Economy 2013 ‐ Un Green New Deal per l'Italia' realizzato dall'ENEA e dalla Fondazio‐ ne per lo Sviluppo Sostenibile. Il condiziona‐ le è d'obbligo perché nei centri urbani nazio‐ nali si registrano una serie di criticità, riguar‐ danti tanto la tutela dell'ambiente quanto i settori dell'energia, dei rifiuti e della mobili‐ tà, che impediscono alle nostre città di dive‐ nire il principale 'motore' per un green new deal italiano. In merito al settore energetico i dati sottolineano che gli edifici delle nostre

RELOADER Magazine - Marzo 2014

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VERO MOTORE DELLA GREEN ECONOMY città sono “energivori”. Infat‐ ti consumano dal 30 al 60% in più di energia rispetto alla media degli edifici europei. Oltre a ciò, tutti gli interventi di efficientamento finora at‐ tuati si devono alla detrazio‐ ne fiscale del 65%: nel detta‐ glio solo il 20% del patrimonio edilizio è stato ristrutturato nei 12 anni di attività degli in‐ centivi, e di questi ultimi solo il 30% è stato dedicato all'effi‐ cienza energetica. Sul fronte rifiuti la situazione non è cer‐ tamente migliore: le città ita‐ liane infatti rappresentano delle vere miniere a cielo a‐ perto di prodotti a fine vita, soprattutto RAEE, che po‐ trebbero essere riciclati per ottenere importanti materie prime seconde. L'esempio più calzante è di Roberto Mo‐ rabito ‐ Responsabile ENEA UTTAMB e co‐autore del li‐ bro, che spiega come attra‐ verso il riciclo delle lavatrici, sarebbe possibile recuperare una quantità elevata di rame, utile a soddisfare il fabbiso‐ gno nazionale di un anno. Infine sul fronte trasporti qualcosa sta finalmente co‐ minciando a cambiare, grazie anche al supporto del fondo per la mobilità sostenibile gestito dal Ministero dell'Am‐ biente, ma c'è ancora molto

da fare. le principali questioni da risolvere: la scarsità delle metropolitane, meno di 200 km complessivi realizzati in sole 6 città italiane; la bassa densità delle piste ciclabili (6% rispetto alla densità delle strade) e, soprattutto, il re‐ cord negativo di 61 auto ogni 100 abitanti (con punte di 68/100 nella città di Roma), che ci colloca tra i Paesi me‐ no virtuosi d'Europa. Peggio dell'Italia fa solo il Lussem‐ burgo. Nonostante tutto ci sono anche delle note positi‐ ve: i comuni aderenti al “Patto dei Sindaci” hanno già avviato iniziative per la soste‐ nibilità e il risparmio, quali il rifacimento dell'illuminazione pubblica a Led e le certifica‐ zioni energetiche. Secondo il Commissario dell'ENEA Gio‐ vanni Lelli ciò che serve al nostro Paese è “una nuova pianificazione urbana che fac‐ cia dell’eco‐innovazione tec‐ nologica e sistemica il fulcro della trasformazione delle nostre città, per offrire una migliore qualità della vita ai cittadini ed un più sostenibile utilizzo delle risorse energeti‐ che e non energetiche. Si tratta di un’opportunità per la nostra industria nazionale che porterà vantaggi e com‐ petitività quanto più sarà in

grado di affrontare la sfida tecnologica della trasforma‐ zione sostenibile dei propri processi e prodotti. Con l’eco ‐innovazione si possono tra‐ sformare le aree urbane ren‐ dendole centri di risultati e‐ conomici sostenibili e, al con‐ tempo, luoghi ideali per la crescita civile dei cittadini”. Opinione condivisa e raffor‐ zata da Edo Ronchi, Presiden‐ te della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che ve‐ de nella Green Economy lo strumento per superare la fase di recessione che stiamo vivendo: “Investire per inno‐ vare, differenziare e converti‐ re prodotti e processi produt‐ tivi in chiave sempre più gre‐ en potrebbe essere una stra‐ da per rilanciare il nostro svi‐ luppo. Un forte impulso in questa direzione può venire da concrete iniziative che possono partire o essere raf‐ forzate dalle nostre città”. Insomma è dunque necessa‐ rio un cambiamento di rotta generale, che veda il concre‐ to contributo delle Pubbliche Amministrazioni, delle impre‐ se private e dei cittadini per consentire il passaggio da un'economia consumistica ad una economia del risparmio e dell'uso efficiente delle risor‐ se. Mirko Turchetti


RELOADER Magazine - Marzo 2014

laboratorio mobile di Italcertifer ‐ la ventilazione ha consentito che nei tre giorni di campionamen‐ to non si siano registrati limiti superiori a quelli dettati dalla normativa. È da sottolineare però come in tutto il periodo, al diminuire della venti‐ lazione si siano registrati immediatamente valori maggiori di concentrazione di tutti gli inquinanti, in particolare il PM10”. Che l'aria a Roma e nel Lazio non goda di buona salute lo rivelano i dati delle tredici centraline della rete di monitoraggio Arpa Lazio di Roma che hanno registrato ben 350 sforamenti (41 sforamenti per Francia e Ti‐ burtina) nel 2013. Il monitoraggio acustico ha rilevato una situazione fortemente critica: duran‐ te i periodi diurni i valori dell’inquinamento acu‐ stico superano di 7 decibel(A) il limite ammesso per la zona in esame; nel periodo notturno lo sforamento è stato di oltre 10 dB(A). Smog e ru‐ more dunque sono i risultati dell’eccessivo traffi‐ co della Capitale: secondo i più recenti dati dell'Agenzia della Mobilità di Roma, almeno il 60% degli spostamenti dall’area metropolitana al centro della città oggi avviene ancora con il mez‐ zo privato: 2,8 milioni di veicoli potenzialmente circolanti, inclusi moto e motorini, con un tasso di motorizzazione che nel 2011 era di 978 veicoli ogni mille abitanti, contro i 398 di Londra e i 415 di Parigi. Roberto Scacchi, direttore di Legam‐ biente Lazio ha commentato: “La soglia di rumo‐ re consentita viene superata ovunque e a qualsi‐ asi ora; il superamento dei limiti di velocità e il mancato rispetto delle regole costituiscono an‐ cora le cause principali degli incidenti stradali”. “Serve una nuova politica per fermare le troppe auto private e rilanciare i mezzi pubblici” ‐ ha ri‐ badito Scacchi aggiungendo in tema di bellezza, divenuta un argomento sensibile dopo il premio Oscar al film di Sorrentino, che “non si possono più rimandare scelte coraggiose e incisive con le conseguenti risorse per realizzarle e rendere Ro‐ ma bella come merita di essere”. E ciò vale, si può aggiungere, anche per la gran parte delle altre belle città italiane. Maria Panzeca

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LE CITTÀ COME

L

e città italiane, nelle quali vive il 68% della popolazione e si produce in me‐ dia il 75% dei rifiuti nazionali, potreb‐ bero essere il volano per lo sviluppo sosteni‐ bile del nostro Paese. E' la principale conclu‐ sione che emerge dal 'Rapporto sulla Green Economy 2013 ‐ Un Green New Deal per l'Italia' realizzato dall'ENEA e dalla Fondazio‐ ne per lo Sviluppo Sostenibile. Il condiziona‐ le è d'obbligo perché nei centri urbani nazio‐ nali si registrano una serie di criticità, riguar‐ danti tanto la tutela dell'ambiente quanto i settori dell'energia, dei rifiuti e della mobili‐ tà, che impediscono alle nostre città di dive‐ nire il principale 'motore' per un green new deal italiano. In merito al settore energetico i dati sottolineano che gli edifici delle nostre

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VERO MOTORE DELLA GREEN ECONOMY città sono “energivori”. Infat‐ ti consumano dal 30 al 60% in più di energia rispetto alla media degli edifici europei. Oltre a ciò, tutti gli interventi di efficientamento finora at‐ tuati si devono alla detrazio‐ ne fiscale del 65%: nel detta‐ glio solo il 20% del patrimonio edilizio è stato ristrutturato nei 12 anni di attività degli in‐ centivi, e di questi ultimi solo il 30% è stato dedicato all'effi‐ cienza energetica. Sul fronte rifiuti la situazione non è cer‐ tamente migliore: le città ita‐ liane infatti rappresentano delle vere miniere a cielo a‐ perto di prodotti a fine vita, soprattutto RAEE, che po‐ trebbero essere riciclati per ottenere importanti materie prime seconde. L'esempio più calzante è di Roberto Mo‐ rabito ‐ Responsabile ENEA UTTAMB e co‐autore del li‐ bro, che spiega come attra‐ verso il riciclo delle lavatrici, sarebbe possibile recuperare una quantità elevata di rame, utile a soddisfare il fabbiso‐ gno nazionale di un anno. Infine sul fronte trasporti qualcosa sta finalmente co‐ minciando a cambiare, grazie anche al supporto del fondo per la mobilità sostenibile gestito dal Ministero dell'Am‐ biente, ma c'è ancora molto

da fare. le principali questioni da risolvere: la scarsità delle metropolitane, meno di 200 km complessivi realizzati in sole 6 città italiane; la bassa densità delle piste ciclabili (6% rispetto alla densità delle strade) e, soprattutto, il re‐ cord negativo di 61 auto ogni 100 abitanti (con punte di 68/100 nella città di Roma), che ci colloca tra i Paesi me‐ no virtuosi d'Europa. Peggio dell'Italia fa solo il Lussem‐ burgo. Nonostante tutto ci sono anche delle note positi‐ ve: i comuni aderenti al “Patto dei Sindaci” hanno già avviato iniziative per la soste‐ nibilità e il risparmio, quali il rifacimento dell'illuminazione pubblica a Led e le certifica‐ zioni energetiche. Secondo il Commissario dell'ENEA Gio‐ vanni Lelli ciò che serve al nostro Paese è “una nuova pianificazione urbana che fac‐ cia dell’eco‐innovazione tec‐ nologica e sistemica il fulcro della trasformazione delle nostre città, per offrire una migliore qualità della vita ai cittadini ed un più sostenibile utilizzo delle risorse energeti‐ che e non energetiche. Si tratta di un’opportunità per la nostra industria nazionale che porterà vantaggi e com‐ petitività quanto più sarà in

grado di affrontare la sfida tecnologica della trasforma‐ zione sostenibile dei propri processi e prodotti. Con l’eco ‐innovazione si possono tra‐ sformare le aree urbane ren‐ dendole centri di risultati e‐ conomici sostenibili e, al con‐ tempo, luoghi ideali per la crescita civile dei cittadini”. Opinione condivisa e raffor‐ zata da Edo Ronchi, Presiden‐ te della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che ve‐ de nella Green Economy lo strumento per superare la fase di recessione che stiamo vivendo: “Investire per inno‐ vare, differenziare e converti‐ re prodotti e processi produt‐ tivi in chiave sempre più gre‐ en potrebbe essere una stra‐ da per rilanciare il nostro svi‐ luppo. Un forte impulso in questa direzione può venire da concrete iniziative che possono partire o essere raf‐ forzate dalle nostre città”. Insomma è dunque necessa‐ rio un cambiamento di rotta generale, che veda il concre‐ to contributo delle Pubbliche Amministrazioni, delle impre‐ se private e dei cittadini per consentire il passaggio da un'economia consumistica ad una economia del risparmio e dell'uso efficiente delle risor‐ se. Mirko Turchetti


6 20

19

I rendimenti del fotovoltaico stanno crescendo rapidamente. Hanno superato il 40% in Australia, in Giappone e in USA. Ritengo che questo progresso continuerà, il che avrà un impatto positivo molto forte sulla tecnologia e sull'economia. Continueremo a usare petrolio, gas e carbone, ma meno. Le nostre importazioni potranno diminuire molto e si diffonderanno le auto elettriche. Molto probabilmente si diffonderà il car sharing con il che diminuiranno gli investimenti individuali e si eliminerà la congestione del traffico nelle città. RV

Roberto Vacca

RELOADER Magazine Inserto n.3/2014

viene vaticinato usando modelli

to oltre il 15% tipico delle celle di

non validati, né validabili. La fine

silicio cristallino che, appunto, tra‐

del petrolio è temuta da chi ignora

sformano in elettricità meno di un

che il livello delle riserve accertate

sesto dell’energia dei raggi solari.

continua a crescere, che l’origine

Il trend di questo progresso sem‐

dal petrolio non è biologica e che

bra avviato a continuare. I rendi‐

esistono giacimenti enormi a gran‐

menti di celle fotovoltaiche che

de profondità. Invece le tendenze

concentrano la radiazione solare

attuali indicano che avremo energi‐

anche 100 volte, crescono rapida‐

Dopo i rapidi e notevoli aumenti

nenti in base a dati incompleti e

a abbondante, non inquinante, a

mente. Varie industrie e centri di

del prezzo del petrolio a partire

interpretati in modi erronei. Fra

basso prezzo. Assumerà importan‐

ricerca [fra cui: le americane Spec‐

dagli anni Settanta, si associa qua‐

questi: il riscaldamento globale

za primaria il fotovoltaico. L’ otti‐

trolab, Amonix, Solar Junction, la

si sempre a ogni considerazione

del pianeta attribuito al consumo

mismo non è dovuto solo alla re‐

giapponese Sharp e l’università au‐

su questioni energetiche la parola

eccessivo di carbone, petrolio e

cente notevole crescita, ma al ve‐

straliana del South Wales] hanno

“crisi”. Continuano a essere citati

gas e l’esaurimento dei giacimenti

locissimo aumento dei rendimenti

superato il rendimento del 44% con

disastri planetari visti come immi‐

petroliferi. L’avvenire del clima

che, in laboratorio, sono saliti mol‐

un costo che si stima possa scen‐


6 20

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I rendimenti del fotovoltaico stanno crescendo rapidamente. Hanno superato il 40% in Australia, in Giappone e in USA. Ritengo che questo progresso continuerà, il che avrà un impatto positivo molto forte sulla tecnologia e sull'economia. Continueremo a usare petrolio, gas e carbone, ma meno. Le nostre importazioni potranno diminuire molto e si diffonderanno le auto elettriche. Molto probabilmente si diffonderà il car sharing con il che diminuiranno gli investimenti individuali e si eliminerà la congestione del traffico nelle città. RV

Roberto Vacca

RELOADER Magazine Inserto n.3/2014

viene vaticinato usando modelli

to oltre il 15% tipico delle celle di

non validati, né validabili. La fine

silicio cristallino che, appunto, tra‐

del petrolio è temuta da chi ignora

sformano in elettricità meno di un

che il livello delle riserve accertate

sesto dell’energia dei raggi solari.

continua a crescere, che l’origine

Il trend di questo progresso sem‐

dal petrolio non è biologica e che

bra avviato a continuare. I rendi‐

esistono giacimenti enormi a gran‐

menti di celle fotovoltaiche che

de profondità. Invece le tendenze

concentrano la radiazione solare

attuali indicano che avremo energi‐

anche 100 volte, crescono rapida‐

Dopo i rapidi e notevoli aumenti

nenti in base a dati incompleti e

a abbondante, non inquinante, a

mente. Varie industrie e centri di

del prezzo del petrolio a partire

interpretati in modi erronei. Fra

basso prezzo. Assumerà importan‐

ricerca [fra cui: le americane Spec‐

dagli anni Settanta, si associa qua‐

questi: il riscaldamento globale

za primaria il fotovoltaico. L’ otti‐

trolab, Amonix, Solar Junction, la

si sempre a ogni considerazione

del pianeta attribuito al consumo

mismo non è dovuto solo alla re‐

giapponese Sharp e l’università au‐

su questioni energetiche la parola

eccessivo di carbone, petrolio e

cente notevole crescita, ma al ve‐

straliana del South Wales] hanno

“crisi”. Continuano a essere citati

gas e l’esaurimento dei giacimenti

locissimo aumento dei rendimenti

superato il rendimento del 44% con

disastri planetari visti come immi‐

petroliferi. L’avvenire del clima

che, in laboratorio, sono saliti mol‐

un costo che si stima possa scen‐


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Marzo 2014

21

dere a poco più di 2 dollari per

Le risorse per questi aiuti sono

Watt installato (cui bisogna ag‐

state ottenute aumentando le ta‐

giungere i costi delle infrastruttu‐

riffe agli altri utenti. Quindi il prez‐

re e dei convertitori da corrente

zo del kilowattora in Germania e in

continua in alternata).

Italia è fra i più alti in Europa (vedi

In Germania e in Italia costruttori e

tabelle in basso), ma non ha una

utenti hanno installato molto foto‐

correlazione significativa con la

voltaico. Conveniva perché inte‐

produzione industriale, né con

ressanti incentivi statali andavano

l’andamento dell’economia in ge‐

a chi lo adottava.

nerale.

Prezzo energia elettrica in alcuni Paesi europei (2012) ‐ Fonte: EUROSTAT

Energia prodotta in Italia da fonti rinnovabili – Fonte: TERNA

RELOADER Magazine - Gli Speciali, Marzo 2014

22

Ora gli incentivi diminuiscono e la

tasso di crescita attuale, il fotovol‐

crescita del fotovoltaico rallenterà.

taico supererà l’idroelettrico entro

Però è stata superata una soglia im‐

un paio d’anni.

portante: in Italia la potenza degli

L’energia solare è tanto abbondan‐

impianti per la generazione di ener‐

te che per soddisfare il fabbisogno

gia eolici e fotovoltaici (24.500 me‐

mondiale, basterebbe trasformare

gawatt) è maggiore di quella instal‐

in elettricità anche solo col rendi‐

lata degli impianti idroelettrici

mento dell’1% la radiazione solare

(18.200 MW). Questi possono esse‐

che incide sui deserti. Perché, allo‐

re messi in funzione a piacere – in

ra, non si risolvono tutti i problemi

qualsiasi momento – senza vincoli.

energetici sfruttando celle fotovol‐

Gli eolici non danno energia se non

taiche? Perché le celle fotovoltai‐

c’è vento e i fotovoltaici non ne

che sono ancora costose e il loro

danno se non c’è il sole. La produ‐

rendimento è ancora basso. Il costo

zione di energia eolica più solare

per installare 1 kilowatt di potenza

nel 2012 è stata di 32.269 GigaWat‐

elettrica fotovoltaica è di 3.000 eu‐

tora (GWh). Quella di energia idroe‐

ro. Quello per installare 1 kW idroe‐

lettrica è stata di 43.854 GWh. Al

lettrico o termoelettrico è poco più


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Marzo 2014

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dere a poco più di 2 dollari per

Le risorse per questi aiuti sono

Watt installato (cui bisogna ag‐

state ottenute aumentando le ta‐

giungere i costi delle infrastruttu‐

riffe agli altri utenti. Quindi il prez‐

re e dei convertitori da corrente

zo del kilowattora in Germania e in

continua in alternata).

Italia è fra i più alti in Europa (vedi

In Germania e in Italia costruttori e

tabelle in basso), ma non ha una

utenti hanno installato molto foto‐

correlazione significativa con la

voltaico. Conveniva perché inte‐

produzione industriale, né con

ressanti incentivi statali andavano

l’andamento dell’economia in ge‐

a chi lo adottava.

nerale.

Prezzo energia elettrica in alcuni Paesi europei (2012) ‐ Fonte: EUROSTAT

Energia prodotta in Italia da fonti rinnovabili – Fonte: TERNA

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Ora gli incentivi diminuiscono e la

tasso di crescita attuale, il fotovol‐

crescita del fotovoltaico rallenterà.

taico supererà l’idroelettrico entro

Però è stata superata una soglia im‐

un paio d’anni.

portante: in Italia la potenza degli

L’energia solare è tanto abbondan‐

impianti per la generazione di ener‐

te che per soddisfare il fabbisogno

gia eolici e fotovoltaici (24.500 me‐

mondiale, basterebbe trasformare

gawatt) è maggiore di quella instal‐

in elettricità anche solo col rendi‐

lata degli impianti idroelettrici

mento dell’1% la radiazione solare

(18.200 MW). Questi possono esse‐

che incide sui deserti. Perché, allo‐

re messi in funzione a piacere – in

ra, non si risolvono tutti i problemi

qualsiasi momento – senza vincoli.

energetici sfruttando celle fotovol‐

Gli eolici non danno energia se non

taiche? Perché le celle fotovoltai‐

c’è vento e i fotovoltaici non ne

che sono ancora costose e il loro

danno se non c’è il sole. La produ‐

rendimento è ancora basso. Il costo

zione di energia eolica più solare

per installare 1 kilowatt di potenza

nel 2012 è stata di 32.269 GigaWat‐

elettrica fotovoltaica è di 3.000 eu‐

tora (GWh). Quella di energia idroe‐

ro. Quello per installare 1 kW idroe‐

lettrica è stata di 43.854 GWh. Al

lettrico o termoelettrico è poco più


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RELOADER Magazine - Gli Speciali, Marzo 2014

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di 1.000 euro. Alle nostre latitudini

stimento di 330 miliardi di euro so‐

to di 55 miliardi di euro [cioè 500 €/

di 10 km2). Con la tecnologia attua‐

il sole trasmette ad ogni metro

lo per i pannelli fotovoltaici, a cui

kWh], dello stesso ordine di quello

le, le celle sul lago produrrebbero

quadro di superficie terrestre una

vanno aggiunte le infrastrutture e

per le centrali di pompaggio. Con

1,5 GW e con un rendimento del

potenza di circa 1.000 Watt. Le cel‐

i

immagazzinare

batterie al sale (che paiono immi‐

40%, 4 GW – oltre 4 volte di più del‐

le fotovoltaiche producono, quin‐

l’energia (prodotta quando c’è il

nenti) l’investimento in batterie si ri‐

la potenza idroelettrica. Il rendi‐

di, circa 150 Watt/m2. Se coprono 1

sole e utilizzata anche quando non

durrebbe al 40%. Possiamo stimare,

mento massimo teorico è

c’è). A questo scopo si pos‐

per ora, che l’investimento totale

 = 1–(T2/T1) = 1 – (293/6000) = 0,951,

sono usare batterie e

debba essere circa di: 400 miliardi

si può pompare

di euro: un sesto del PIL. Se il rendi‐

l’acqua dai ba‐

mento del fotovoltaico arrivasse al

cini bassi ai

40%, l’area occupata sarebbe di 270

km2 , producono 150 me‐ gawatt per 2.000 o‐ re l’anno: cioè 300 GigaWat‐ tora. Gli im‐

sistemi

per

a

km2 (meno dell’1 per mille di quella

moelettrici

nuovi invasi

del Paese) e si occuperebbero an‐

italiani han‐

a quote alte

che le aree liberate dagli impianti

no una po‐

degli Appen‐

termoelettrici dismessi. Si può an‐

nini e delle Al‐

che pensare, con maggior fantasia,

pi. Abbiamo già

a coprire la superficie dei bacini i‐

oltre 7 GW di im‐

droelettrici con zattere coperte da

pianti di pompaggio; ne

pannelli fotovoltaici. Ho fatto il

e funzionano in media 2.700 ore

andrebbero costruiti altri e an‐

conto sulle centrali abruzzesi di

l’anno

TWh

drebbero riprogrammate le attivi‐

Provvidenza, S. Giacomo e Montoro

(TeraWattora = migliaia di Giga‐

tà industriali e civili per ripartire la

(900 MW di potenza) alimentate

Wattora). Sostituendoli col foto‐

potenza nel tempo. Destinando al

dal lago di Campotosto (superficie

voltaico, si risparmierebbero gas e

pompaggio la metà della potenza

carbone. La potenza richiesta sa‐

fotovoltaica, cioè 55 GW, il costo

rebbe di 110 GW [80 GW x

delle centrali necessarie sarebbe

(2700/2000)] e l’area occupata

di 55 miliardi di euro. Valutando in

(con rendimento attuale del 15%)

2 ore/giorno il tempo in cui la po‐

di 730 km2 sarebbe (circa il 2,4 per

tenza fotovoltaica va immagazzi‐

mille di quella del Paese): ingom‐

nata, l’energia prodotta richiede‐

brante, ma non impensabile.

rebbe in alternativa 110 GWh di

L’impresa richiederebbe un inve‐

batterie al litio con un investimen‐

pianti

ter‐

laghi

tenza di 80 Gigawatt (equivalenti a 80 grandi centrali nucleari) producendo

220

e

ove T2 è la temperatura ambiente (293°K = 20°C) e T1 (6000°K) è la temperatura della superficie solare. Il fisico inglese P.T. Landsberg ha dimostrato nel 1977 che il rendi‐ mento massimo teorico è del 93,3 %. L’iniziativa più urgente è investire in ricerca e sviluppo per realizzare celle fotovoltaiche con rendimenti crescenti – a costi accettabili. La Commissione Europea dovrebbe in‐ dire gare e arruolare le aziende eu‐ ropee hitech. I governi dei 27 Paesi dell’Unione dovrebbero appoggiare energicamente questa impresa rag‐ giungibile e risolutiva.


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Marzo 2014

23

RELOADER Magazine - Gli Speciali, Marzo 2014

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di 1.000 euro. Alle nostre latitudini

stimento di 330 miliardi di euro so‐

to di 55 miliardi di euro [cioè 500 €/

di 10 km2). Con la tecnologia attua‐

il sole trasmette ad ogni metro

lo per i pannelli fotovoltaici, a cui

kWh], dello stesso ordine di quello

le, le celle sul lago produrrebbero

quadro di superficie terrestre una

vanno aggiunte le infrastrutture e

per le centrali di pompaggio. Con

1,5 GW e con un rendimento del

potenza di circa 1.000 Watt. Le cel‐

i

immagazzinare

batterie al sale (che paiono immi‐

40%, 4 GW – oltre 4 volte di più del‐

le fotovoltaiche producono, quin‐

l’energia (prodotta quando c’è il

nenti) l’investimento in batterie si ri‐

la potenza idroelettrica. Il rendi‐

di, circa 150 Watt/m2. Se coprono 1

sole e utilizzata anche quando non

durrebbe al 40%. Possiamo stimare,

mento massimo teorico è

c’è). A questo scopo si pos‐

per ora, che l’investimento totale

 = 1–(T2/T1) = 1 – (293/6000) = 0,951,

sono usare batterie e

debba essere circa di: 400 miliardi

si può pompare

di euro: un sesto del PIL. Se il rendi‐

l’acqua dai ba‐

mento del fotovoltaico arrivasse al

cini bassi ai

40%, l’area occupata sarebbe di 270

km2 , producono 150 me‐ gawatt per 2.000 o‐ re l’anno: cioè 300 GigaWat‐ tora. Gli im‐

sistemi

per

a

km2 (meno dell’1 per mille di quella

moelettrici

nuovi invasi

del Paese) e si occuperebbero an‐

italiani han‐

a quote alte

che le aree liberate dagli impianti

no una po‐

degli Appen‐

termoelettrici dismessi. Si può an‐

nini e delle Al‐

che pensare, con maggior fantasia,

pi. Abbiamo già

a coprire la superficie dei bacini i‐

oltre 7 GW di im‐

droelettrici con zattere coperte da

pianti di pompaggio; ne

pannelli fotovoltaici. Ho fatto il

e funzionano in media 2.700 ore

andrebbero costruiti altri e an‐

conto sulle centrali abruzzesi di

l’anno

TWh

drebbero riprogrammate le attivi‐

Provvidenza, S. Giacomo e Montoro

(TeraWattora = migliaia di Giga‐

tà industriali e civili per ripartire la

(900 MW di potenza) alimentate

Wattora). Sostituendoli col foto‐

potenza nel tempo. Destinando al

dal lago di Campotosto (superficie

voltaico, si risparmierebbero gas e

pompaggio la metà della potenza

carbone. La potenza richiesta sa‐

fotovoltaica, cioè 55 GW, il costo

rebbe di 110 GW [80 GW x

delle centrali necessarie sarebbe

(2700/2000)] e l’area occupata

di 55 miliardi di euro. Valutando in

(con rendimento attuale del 15%)

2 ore/giorno il tempo in cui la po‐

di 730 km2 sarebbe (circa il 2,4 per

tenza fotovoltaica va immagazzi‐

mille di quella del Paese): ingom‐

nata, l’energia prodotta richiede‐

brante, ma non impensabile.

rebbe in alternativa 110 GWh di

L’impresa richiederebbe un inve‐

batterie al litio con un investimen‐

pianti

ter‐

laghi

tenza di 80 Gigawatt (equivalenti a 80 grandi centrali nucleari) producendo

220

e

ove T2 è la temperatura ambiente (293°K = 20°C) e T1 (6000°K) è la temperatura della superficie solare. Il fisico inglese P.T. Landsberg ha dimostrato nel 1977 che il rendi‐ mento massimo teorico è del 93,3 %. L’iniziativa più urgente è investire in ricerca e sviluppo per realizzare celle fotovoltaiche con rendimenti crescenti – a costi accettabili. La Commissione Europea dovrebbe in‐ dire gare e arruolare le aziende eu‐ ropee hitech. I governi dei 27 Paesi dell’Unione dovrebbero appoggiare energicamente questa impresa rag‐ giungibile e risolutiva.


RELOADER Magazine n. 75 - Marzo 2014 Associazione RELOADER onlus Italy - 00185 Roma - Viale Carlo Felice 89 Tel: +39 06 7049.5320 info@reloaderitalia.it


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