RELOADER Magazine N.77 maggio 2014

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Sommario

In Primo Piano

Maggio 2014

RAEE Universo Lampade Spunti per usarle e smaltirle al meglio. Il 95% dei componenti è recuperabile

3

Metalli preziosi: messo a punto un metodo di recupero naturale che utilizza un fungo

6

Bioplastiche, un caso di successo tutto italiano

Energie rinnovabili Efficienza energetica. Gli strumenti per le PMI

7

Piante e batteri collaborano alla produzione di energia

9

Storie di riciclo Everything you buy is Rubbish: la sfida delle scarpe prodotte con le plastiche abbandonate

11

Ambiente e Società

Trend Mobilità Sostenibile Il boom delle due ruote Quattro ruote sempre più elettriche nel mondo ... meno in Italia

13 15

La nuvola rosa. Tecnologie e Futuro per il Lavoro Femminile

18

Meeting di Primavera 2014 - Imprese e lavori per una GREEN ECONOMY

19

21

GLI SPECIALI Energy Community Giordano Mancini

e

Il “caso italiano” di bioeconomia trae la sua origine dall’evoluzione della ri‐ cerca e innovazione nel settore delle bioplastiche biodegradabili e compo‐ stabili e dall’adozione di lungimiranti politiche ambientali in settori chiave quali la raccolta differenziata del rifiu‐ to organico. La sinergia di questi due sviluppi ha messo in moto una serie di iniziative virtuose e favorito la col‐ laborazione tra diversi interlocutori (imprese, istituzioni, centri di ricer‐ ca, associazioni di settore, enti regio‐ nali), generando un tessuto connetti‐ vo ideale per promuovere un cambia‐ mento di modello di sviluppo con al centro l’uso efficiente delle risorse. Su questo innovativo tessuto si sono inol‐ tre innestate importanti misure come la legge sull’uso di sacchi per l’asporto merci, che hanno incentivato la produ‐ zione e l’utilizzo di prodotti biodegra‐ dabili da materie prime rinnovabili e potenziato i già importanti investi‐ menti in corso in nuove tecnologie e bio‐raffinerie. Il quadro completo di questo caso di successo tutto italiano è fornito dal volume “Bioplastiche: un caso studio di Bioeconomia in Italia”,

RELOADER Magazine Viale Carlo Felice 89 00185 Roma

promosso dal Kyoto Club come contri‐ buto al dibattito legato alla pubblica‐ zione del Libro Verde della Commissio‐ ne Europea sui rifiuti plastici. Il libro illustra come la bioeconomia e, in que‐ sto contesto, la produzione delle bio‐ plastiche rappresentino delle concrete risposte alle crisi economica e ambien‐ tale che stanno definitivamente met‐ tendo in questione un modello di svi‐ luppo che non considera gli impatti e i rischi connessi all’uso di risorse non rinnovabili, al ciclo di vita dei prodotti e al rapporto tra attività produttive e territorio. Basandosi su un qualificato repertorio di documenti e studi, il vo‐ lume documenta prospettive e impatti della crescita della bioeconomia in Ita‐ lia e, per contro, la gravità del proble‐ ma costituito dalla diffusione dei sac‐ chi monouso in plastica non biodegra‐ dabile e compostabile. Un problema che si manifesta con evidenza soprat‐ tutto in termini di inquinamento mari‐ no e dei litorali e di “contaminazione” della frazione organica dei rifiuti, in relazione alla quale il nostro Paese può vantare una filiera del riciclaggio efficiente e consolidata.

n. 77 - maggio 2014

Tel: +39 06 77.25.07.02 www.reloaderitalia.it

Fax: +39 06 70.49.04.79 info@reloaderitalia.it


Sommario

In Primo Piano

Maggio 2014

RAEE Universo Lampade Spunti per usarle e smaltirle al meglio. Il 95% dei componenti è recuperabile

3

Metalli preziosi: messo a punto un metodo di recupero naturale che utilizza un fungo

6

Bioplastiche, un caso di successo tutto italiano

Energie rinnovabili Efficienza energetica. Gli strumenti per le PMI

7

Piante e batteri collaborano alla produzione di energia

9

Storie di riciclo Everything you buy is Rubbish: la sfida delle scarpe prodotte con le plastiche abbandonate

11

Ambiente e Società

Trend Mobilità Sostenibile Il boom delle due ruote Quattro ruote sempre più elettriche nel mondo ... meno in Italia

13 15

La nuvola rosa. Tecnologie e Futuro per il Lavoro Femminile

18

Meeting di Primavera 2014 - Imprese e lavori per una GREEN ECONOMY

19

21

GLI SPECIALI Energy Community Giordano Mancini

e

Il “caso italiano” di bioeconomia trae la sua origine dall’evoluzione della ri‐ cerca e innovazione nel settore delle bioplastiche biodegradabili e compo‐ stabili e dall’adozione di lungimiranti politiche ambientali in settori chiave quali la raccolta differenziata del rifiu‐ to organico. La sinergia di questi due sviluppi ha messo in moto una serie di iniziative virtuose e favorito la col‐ laborazione tra diversi interlocutori (imprese, istituzioni, centri di ricer‐ ca, associazioni di settore, enti regio‐ nali), generando un tessuto connetti‐ vo ideale per promuovere un cambia‐ mento di modello di sviluppo con al centro l’uso efficiente delle risorse. Su questo innovativo tessuto si sono inol‐ tre innestate importanti misure come la legge sull’uso di sacchi per l’asporto merci, che hanno incentivato la produ‐ zione e l’utilizzo di prodotti biodegra‐ dabili da materie prime rinnovabili e potenziato i già importanti investi‐ menti in corso in nuove tecnologie e bio‐raffinerie. Il quadro completo di questo caso di successo tutto italiano è fornito dal volume “Bioplastiche: un caso studio di Bioeconomia in Italia”,

RELOADER Magazine Viale Carlo Felice 89 00185 Roma

promosso dal Kyoto Club come contri‐ buto al dibattito legato alla pubblica‐ zione del Libro Verde della Commissio‐ ne Europea sui rifiuti plastici. Il libro illustra come la bioeconomia e, in que‐ sto contesto, la produzione delle bio‐ plastiche rappresentino delle concrete risposte alle crisi economica e ambien‐ tale che stanno definitivamente met‐ tendo in questione un modello di svi‐ luppo che non considera gli impatti e i rischi connessi all’uso di risorse non rinnovabili, al ciclo di vita dei prodotti e al rapporto tra attività produttive e territorio. Basandosi su un qualificato repertorio di documenti e studi, il vo‐ lume documenta prospettive e impatti della crescita della bioeconomia in Ita‐ lia e, per contro, la gravità del proble‐ ma costituito dalla diffusione dei sac‐ chi monouso in plastica non biodegra‐ dabile e compostabile. Un problema che si manifesta con evidenza soprat‐ tutto in termini di inquinamento mari‐ no e dei litorali e di “contaminazione” della frazione organica dei rifiuti, in relazione alla quale il nostro Paese può vantare una filiera del riciclaggio efficiente e consolidata.

n. 77 - maggio 2014

Tel: +39 06 77.25.07.02 www.reloaderitalia.it

Fax: +39 06 70.49.04.79 info@reloaderitalia.it


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RAEE

UNIVERSO di Mirko Turchetti

Spunti per usarle e smaltirle al meglio

Il 95% dei componenti è recuperabile

Le lampadine che tutti noi utilizziamo nelle nostre abitazioni si sono evolute notevolmen‐ te negli ultimi anni. Quelle di ultima genera‐ zione, infatti, oltre a consentire la riduzione dei consumi di energia elettrica e ad avere un ciclo di vita più lungo rispetto alle vecchie lampade ad incandescenza, sono quasi com‐ pletamente riciclabili. A fornire queste infor‐ mazioni è Ecolamp, Consorzio per il recupero e il trattamento di apparecchiature di illumi‐ nazione, che durante l'Earth Day 2014 ha lan‐ ciato un appello a smaltire e riciclare in ma‐ niera razionale le lampade esauste, perché il 95% dei componenti di queste è recuperabile. Durante la giornata Fabrizio D'Amico ‐ Diret‐ tore Generale del Consorzio, ha spiegato che esistono principalmente due opzioni a dispo‐ sizione del pubblico per smaltire corretta‐ mente le lampadine: “Come prima possibilità, i cittadini possono consegnare il rifiuto nei centri di raccolta comunali, per trovare il più

Il nostro Paese è uno dei più all'avanguardia in Europa per la raccolta delle lampadine a basso consumo esauste: si posiziona al quinto posto nell’anno 2013, con 2.380 tonnellate di sorgenti luminose raccolte e trattate. Le sorgenti lumi‐ nose rappresentano la categoria R5 dei RAEE, l’unico segmento dei rifiuti di apparecchiature elettriche e elettroniche a registrare un segno

vicino è disponibile l’app gratuita ‘Ecolamp: l’Isola che c’è’ o un apposito link sul sito del Consorzio Ecolamp. Oppure, è possibile con‐ segnare la lampadina giunta a fine vita al ne‐ goziante di fiducia, al momento dell’acquisto di quella nuova (1 contro 1). Grazie alla nuova normativa entrata in vigore lo scorso 12 aprile – ricorda D’Amico – è inoltre previsto il siste‐ ma dell’uno contro zero all’interno delle gran‐ di superfici di vendita (oltre 400 m2) e per gli apparecchi di piccole dimensioni, categoria a cui le lampadine appartengono senz’altro. Grazie a questo servizio, per cui è possibile consegnare al punto vendita le sorgenti lumi‐ nose non più funzionanti a prescindere dall’acquisto di un prodotto nuovo equivalen‐ te, ci si aspetta una risposta fortemente posi‐ tiva da parte dei cittadini, sempre più sensibi‐ li; e di conseguenza – conclude D’Amico – un ulteriore incremento delle lampadine esauste raccolte in modo differenziato.”

positivo anche a chiusura del 2013. Buoni risul‐ tati per l’Italia dal punto di vista dell’incremento annuo, con il 14 per cento in più di lampadine raccolte sul 2012. Secondo il rapporto Ambiente Italia 2014, in termini asso‐ luti, l’Italia segue la Spagna (>2.500 tonnella‐ te), la Francia (4.590 tonnellate), il Regno Uni‐ to (5.370 tonnellate) e la Germania (>9.600 tonnellate). Dal dato di raccolta pro‐capite si evince che in media un cittadino italiano ha rac‐ colto circa 0,039 kg di lampadine a basso con‐ sumo nel 2013, mentre un cittadino tedesco ben 0,117 kg. Il Ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti, in occasione della giornata informativa ‘Illumina il riciclo’ promossa da Legambiente e Ecolamp, ha sottolineato come il recepimento della nuova Direttiva dei RAEE sia stato priori‐ tario per il Ministero, ed ha auspicato che i cit‐ tadini siano correttamente informati, perché smaltire i rifiuti hi‐tech ora è più semplice. Infi‐ ne ha concluso: “Come Ministro dell'Ambiente


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RAEE

UNIVERSO di Mirko Turchetti

Spunti per usarle e smaltirle al meglio

Il 95% dei componenti è recuperabile

Le lampadine che tutti noi utilizziamo nelle nostre abitazioni si sono evolute notevolmen‐ te negli ultimi anni. Quelle di ultima genera‐ zione, infatti, oltre a consentire la riduzione dei consumi di energia elettrica e ad avere un ciclo di vita più lungo rispetto alle vecchie lampade ad incandescenza, sono quasi com‐ pletamente riciclabili. A fornire queste infor‐ mazioni è Ecolamp, Consorzio per il recupero e il trattamento di apparecchiature di illumi‐ nazione, che durante l'Earth Day 2014 ha lan‐ ciato un appello a smaltire e riciclare in ma‐ niera razionale le lampade esauste, perché il 95% dei componenti di queste è recuperabile. Durante la giornata Fabrizio D'Amico ‐ Diret‐ tore Generale del Consorzio, ha spiegato che esistono principalmente due opzioni a dispo‐ sizione del pubblico per smaltire corretta‐ mente le lampadine: “Come prima possibilità, i cittadini possono consegnare il rifiuto nei centri di raccolta comunali, per trovare il più

Il nostro Paese è uno dei più all'avanguardia in Europa per la raccolta delle lampadine a basso consumo esauste: si posiziona al quinto posto nell’anno 2013, con 2.380 tonnellate di sorgenti luminose raccolte e trattate. Le sorgenti lumi‐ nose rappresentano la categoria R5 dei RAEE, l’unico segmento dei rifiuti di apparecchiature elettriche e elettroniche a registrare un segno

vicino è disponibile l’app gratuita ‘Ecolamp: l’Isola che c’è’ o un apposito link sul sito del Consorzio Ecolamp. Oppure, è possibile con‐ segnare la lampadina giunta a fine vita al ne‐ goziante di fiducia, al momento dell’acquisto di quella nuova (1 contro 1). Grazie alla nuova normativa entrata in vigore lo scorso 12 aprile – ricorda D’Amico – è inoltre previsto il siste‐ ma dell’uno contro zero all’interno delle gran‐ di superfici di vendita (oltre 400 m2) e per gli apparecchi di piccole dimensioni, categoria a cui le lampadine appartengono senz’altro. Grazie a questo servizio, per cui è possibile consegnare al punto vendita le sorgenti lumi‐ nose non più funzionanti a prescindere dall’acquisto di un prodotto nuovo equivalen‐ te, ci si aspetta una risposta fortemente posi‐ tiva da parte dei cittadini, sempre più sensibi‐ li; e di conseguenza – conclude D’Amico – un ulteriore incremento delle lampadine esauste raccolte in modo differenziato.”

positivo anche a chiusura del 2013. Buoni risul‐ tati per l’Italia dal punto di vista dell’incremento annuo, con il 14 per cento in più di lampadine raccolte sul 2012. Secondo il rapporto Ambiente Italia 2014, in termini asso‐ luti, l’Italia segue la Spagna (>2.500 tonnella‐ te), la Francia (4.590 tonnellate), il Regno Uni‐ to (5.370 tonnellate) e la Germania (>9.600 tonnellate). Dal dato di raccolta pro‐capite si evince che in media un cittadino italiano ha rac‐ colto circa 0,039 kg di lampadine a basso con‐ sumo nel 2013, mentre un cittadino tedesco ben 0,117 kg. Il Ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti, in occasione della giornata informativa ‘Illumina il riciclo’ promossa da Legambiente e Ecolamp, ha sottolineato come il recepimento della nuova Direttiva dei RAEE sia stato priori‐ tario per il Ministero, ed ha auspicato che i cit‐ tadini siano correttamente informati, perché smaltire i rifiuti hi‐tech ora è più semplice. Infi‐ ne ha concluso: “Come Ministro dell'Ambiente


RELOADER Magazine - Maggio 2014

mi sono dato un obiettivo molto ambizioso: instaurare una nuova cultura dell'educazione ambientale. Esistono i nativi digitali, i nostri figli sanno usare un computer meglio di noi perché sono cresciuti con una cultura digita‐ le. Noi dobbiamo far crescere al pari una ge‐ nerazione che abbia nel proprio DNA una cul‐ tura ambientale. Vorrei una generazione di nativi ambientali; ed Ecolamp e Legambiente con l'iniziativa ‘Illumina il riciclo’ mi aiutano a fare questo”.

Come usare le lampadine a basso consumo energetico Il passaggio dalle lampadine tradizionali alle lampade a risparmio energetico, conosciute anche come lampadine fluorescenti compat‐ te, nonostante portino ai cittadini numerosi vantaggi, hanno purtroppo introdotto nelle nostre case un elemento di rischio per la salu‐ te. Il consorzio di ricerca guidato dal profes‐ sor Holger Heuermann della FH di Aachen e dal dottor Rainer Kling nel 2012 ha annuncia‐ to di lavorare per la realizzazione di nuove lampade a risparmio energetico prive di elet‐

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trodi e di mercurio, che rappresentano un'al‐ ternativa a quelle tradizionali. Intanto, al fine di evitare conseguenze di qualsiasi tipo è be‐ ne: 1) non stare troppo vicini alle lampadine a risparmio energetico. Secondo uno studio condotto a Zurigo, infatti, per evitare infiam‐ mazioni e eritemi causati dall'esposizione alle correnti elettriche e ai campi elettromagneti‐ ci, sarebbe bene mantenere una distanza di almeno 30 centimetri dalle lampade a rispar‐ mio energetico. I consigli per una maggiore attenzione alla nostra distanza dalle lampadi‐ ne sono stati diffusi dall'Ufficio Federale della sanità pubblica svizzera. Lo studio in questio‐ ne porta il titolo di Assessment of EM Exposu‐ re of Energy‐Saving Bulbs & Possible Mitiga‐ tion Strategies ed è stato condotto da ITIS Foundation. 2) Controllare il contenuto di mercurio delle lampadine: l'Autorità dell'Am‐ biente tedesca ha eseguito dei test specifici su lampadine a risparmio energetico che si erano rotte accidentalmente e si sono indivi‐ duati valori di mercurio di gran lunga superiori ai limiti consentiti. Dunque, nelle stanze dei bambini, nelle scuole e nei centri sportivi an‐ drebbero usate solo lampadine rese ad esem‐ pio infrangibili con un mantello di protezione o altre misure precauzionali, che ne impedi‐ scano la rottura. 3) Acquistare lampadine a risparmio energetico che risultino davvero sicure prodotte secondo criteri antirottura.

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Cosa fare in caso di rottura Poiché in questo caso possono essere rila‐ sciati nell’aria vapori di mercurio, è necessa‐ rio prestare attenzione, agire con la massima cautela e seguire le indicazioni dell'Environ‐ mental Protection Agency (Epa): 1) Allonta‐ nare le donne in gravidanza, i bambini e gli animali dalla stanza. 2) Aprire subito le fine‐ stre della stanza e aerare per almeno 10‐15 minuti l’ambiente spegnendo gli impianti di condizionamento. 3) Indossare guanti, una mascherina e occhiali protettivi. Non utilizza‐ te l'aspirapolvere, per evitare di disperdere mercurio nell'aria. 4) Raccogliere i pezzi più grandi con le mani e i frammenti più piccoli con l'aiuto del nastro adesivo. 5) Riporre i frammenti della lampadina in contenitori er‐ metici, come vasi di vetro o sacchetti di pla‐ stica sigillabili. 6) Pulire le superfici con un panno umido. Poi gettare tutto ciò che si è utilizzato per la pulizia, inclusi il panno e i guanti. 7) Se la rottura avviene su un tappeti‐ no, è bene eliminarlo o rimuoverne almeno la parte contaminata. 8) Lavare le mani al ter‐ mine delle operazioni. A questo punto si pos‐ sono portare i rifiuti presso l’isola ecologica comunale, in modo che vengano smaltiti in modo corretto. Come misura preventiva, sa‐ rebbe bene non utilizzare lampadine al mer‐ curio in aree a rischio di rottura e incidenti.

METALLI PREZIOSI Messo a punto un metodo di recupero naturale che utilizza un fungo Oro, argento, rame ed altri metalli preziosi si trovano nelle schede elettroniche dei cellulari. Al momento per estrarli si ricorre a reagenti chimici di frequente nocivi. Una ricerca condotta da scienziati del VTT Te‐ chnical Research Centre of Finland ha inve‐ ce sviluppato un metodo di bioassorbimen‐ to sfruttando la capacità dei funghi ‐ veri specialisti della decomposizione ‐ di cattu‐ rare l'oro e filtrare le impurità. I cellulari testati sono stati schiacciati, setacciati e separati magneticamente. Sono stati poi trattati ulteriormente per separare le varie componenti anche per galleggiamento e flottazione. Quest'ultima consiste in un processo in cui le particelle idrorepellenti vengono separate dall'acqua a favore dell'aria. Le particelle idrorepellenti aderi‐ scono alle bolle d'aria e formano una sorta di schiuma in superficie. A questo punto intervengono i funghi. Il team ha sviluppa‐ to un filtro biologico fatto da uno strato di micelio in grado di recuperare fino all'80% dell'oro presente. “Utilizzando soluzioni atossiche con acqua, siamo riusciti a proget‐ tare biomassa a base di micelio che agisce come un bioassorbente specificamente de‐ stinato all'oro” ‐ ha spiegato lo scienziato Jarno Mäkinen.


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mi sono dato un obiettivo molto ambizioso: instaurare una nuova cultura dell'educazione ambientale. Esistono i nativi digitali, i nostri figli sanno usare un computer meglio di noi perché sono cresciuti con una cultura digita‐ le. Noi dobbiamo far crescere al pari una ge‐ nerazione che abbia nel proprio DNA una cul‐ tura ambientale. Vorrei una generazione di nativi ambientali; ed Ecolamp e Legambiente con l'iniziativa ‘Illumina il riciclo’ mi aiutano a fare questo”.

Come usare le lampadine a basso consumo energetico Il passaggio dalle lampadine tradizionali alle lampade a risparmio energetico, conosciute anche come lampadine fluorescenti compat‐ te, nonostante portino ai cittadini numerosi vantaggi, hanno purtroppo introdotto nelle nostre case un elemento di rischio per la salu‐ te. Il consorzio di ricerca guidato dal profes‐ sor Holger Heuermann della FH di Aachen e dal dottor Rainer Kling nel 2012 ha annuncia‐ to di lavorare per la realizzazione di nuove lampade a risparmio energetico prive di elet‐

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trodi e di mercurio, che rappresentano un'al‐ ternativa a quelle tradizionali. Intanto, al fine di evitare conseguenze di qualsiasi tipo è be‐ ne: 1) non stare troppo vicini alle lampadine a risparmio energetico. Secondo uno studio condotto a Zurigo, infatti, per evitare infiam‐ mazioni e eritemi causati dall'esposizione alle correnti elettriche e ai campi elettromagneti‐ ci, sarebbe bene mantenere una distanza di almeno 30 centimetri dalle lampade a rispar‐ mio energetico. I consigli per una maggiore attenzione alla nostra distanza dalle lampadi‐ ne sono stati diffusi dall'Ufficio Federale della sanità pubblica svizzera. Lo studio in questio‐ ne porta il titolo di Assessment of EM Exposu‐ re of Energy‐Saving Bulbs & Possible Mitiga‐ tion Strategies ed è stato condotto da ITIS Foundation. 2) Controllare il contenuto di mercurio delle lampadine: l'Autorità dell'Am‐ biente tedesca ha eseguito dei test specifici su lampadine a risparmio energetico che si erano rotte accidentalmente e si sono indivi‐ duati valori di mercurio di gran lunga superiori ai limiti consentiti. Dunque, nelle stanze dei bambini, nelle scuole e nei centri sportivi an‐ drebbero usate solo lampadine rese ad esem‐ pio infrangibili con un mantello di protezione o altre misure precauzionali, che ne impedi‐ scano la rottura. 3) Acquistare lampadine a risparmio energetico che risultino davvero sicure prodotte secondo criteri antirottura.

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Cosa fare in caso di rottura Poiché in questo caso possono essere rila‐ sciati nell’aria vapori di mercurio, è necessa‐ rio prestare attenzione, agire con la massima cautela e seguire le indicazioni dell'Environ‐ mental Protection Agency (Epa): 1) Allonta‐ nare le donne in gravidanza, i bambini e gli animali dalla stanza. 2) Aprire subito le fine‐ stre della stanza e aerare per almeno 10‐15 minuti l’ambiente spegnendo gli impianti di condizionamento. 3) Indossare guanti, una mascherina e occhiali protettivi. Non utilizza‐ te l'aspirapolvere, per evitare di disperdere mercurio nell'aria. 4) Raccogliere i pezzi più grandi con le mani e i frammenti più piccoli con l'aiuto del nastro adesivo. 5) Riporre i frammenti della lampadina in contenitori er‐ metici, come vasi di vetro o sacchetti di pla‐ stica sigillabili. 6) Pulire le superfici con un panno umido. Poi gettare tutto ciò che si è utilizzato per la pulizia, inclusi il panno e i guanti. 7) Se la rottura avviene su un tappeti‐ no, è bene eliminarlo o rimuoverne almeno la parte contaminata. 8) Lavare le mani al ter‐ mine delle operazioni. A questo punto si pos‐ sono portare i rifiuti presso l’isola ecologica comunale, in modo che vengano smaltiti in modo corretto. Come misura preventiva, sa‐ rebbe bene non utilizzare lampadine al mer‐ curio in aree a rischio di rottura e incidenti.

METALLI PREZIOSI Messo a punto un metodo di recupero naturale che utilizza un fungo Oro, argento, rame ed altri metalli preziosi si trovano nelle schede elettroniche dei cellulari. Al momento per estrarli si ricorre a reagenti chimici di frequente nocivi. Una ricerca condotta da scienziati del VTT Te‐ chnical Research Centre of Finland ha inve‐ ce sviluppato un metodo di bioassorbimen‐ to sfruttando la capacità dei funghi ‐ veri specialisti della decomposizione ‐ di cattu‐ rare l'oro e filtrare le impurità. I cellulari testati sono stati schiacciati, setacciati e separati magneticamente. Sono stati poi trattati ulteriormente per separare le varie componenti anche per galleggiamento e flottazione. Quest'ultima consiste in un processo in cui le particelle idrorepellenti vengono separate dall'acqua a favore dell'aria. Le particelle idrorepellenti aderi‐ scono alle bolle d'aria e formano una sorta di schiuma in superficie. A questo punto intervengono i funghi. Il team ha sviluppa‐ to un filtro biologico fatto da uno strato di micelio in grado di recuperare fino all'80% dell'oro presente. “Utilizzando soluzioni atossiche con acqua, siamo riusciti a proget‐ tare biomassa a base di micelio che agisce come un bioassorbente specificamente de‐ stinato all'oro” ‐ ha spiegato lo scienziato Jarno Mäkinen.


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Energie rinnovabili

Efficienza energetica Gli strumenti per le PMI Da alcuni anni l'efficienza energetica sta as‐ sumendo un ruolo chiave per le PMI, tanto da essere considerata uno dei fattori chiave per giudicarne il successo. Con questo termi‐ ne si indica una serie di azioni di programma‐ zione, pianificazione, progettazione e realiz‐ zazione che permettono, a parità di servizi offerti, di consumare meno energia con l'o‐ biettivo di ridurre le spese ed il fabbisogno energetico delle imprese. Oltre a ciò l'atten‐ ta gestione dei consumi energetici rappre‐ senta uno strumento di controllo che per‐ mette di migliorare la sicurezza, l'organizza‐ zione interna e l'autonomia produttiva. Per raggiungere questo ambizioso traguardo è necessario che il mercato energetico evolva

passando da una logica quantitativa (nessuna attenzio‐ ne a come si pro‐ duce energia), ad una logica qualitati‐ va che si basi anche sull'utilizzo delle fonti rinnovabili per tutela‐ re l'ambiente. A livello nazionale, secondo uno studio di Confindustria, è possibile nota‐ re una tendenza positiva nelle PMI che inve‐ stono nell'efficienza energetica. Esse infatti registrano un saldo positivo tra costi e bene‐ fici. Inoltre l'attenzione ai consumi porta rile‐ vanti vantaggi anche al sistema energetico nazionale, consentendo di valorizzare l’energia elettrica risparmiata, e all'ambiente grazie alla riduzione di CO2 immessa nell'at‐ mosfera. Le PMI italiane stanno dunque se‐ guendo la strada giusta per aiutare il Paese a raggiungere, entro il 2020, gli ambiziosi o‐ biettivi imposti dall'Unione Europea con il pacchetto 20/20/20 (‐20% delle emissioni di

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gas serra, portare al 20% il risparmio energeti‐ co e +20% di consumo energetico da fonti rin‐ novabili), nonostante si trovino ad affrontare due forti ostacoli: una carente informazione e la scarsa formazione. Molte aziende infatti non sanno dove reperire dati sulla natura e sui costi delle nuove tecnologie e non sono con‐ sapevoli dei propri consumi. Inoltre manca u‐ na adeguata formazione specifica sia per la diagnosi dei propri consumi sia per gli inter‐ venti volti alla loro riduzione. Per rispondere alle esigenze delle PMI ed aiutarle a superare queste difficoltà in Europa sono nate le E‐ nergy Service Company (E.S.CO.), soggetti e‐ conomici che offrono oltre ai servizi energetici anche servizi di assistenza e manutenzione di impianti, di ottimizzazione dei consumi elettri‐ ci e dei contratti di fornitura dell’energia stes‐ sa e consentono l'outsourcing della gestione degli impianti di produzione o di utilizzo dell’energia. In Italia il mercato delle E.S.CO. non è ancora decollato sia per colpa del ritar‐ do nel recepimento delle indicazioni in mate‐ ria di efficienza energetica, sia a causa della situazione industriale italiana, composta prin‐ cipalmente da aziende medio piccole con limi‐ tate risorse finanziarie da dedicare ad inter‐ venti di razionalizzazione energetica, e con scarsa conoscenza delle possibilità derivanti dalle particolari forme di finanziamento dei Performance Contract. Oltre a ciò nel nostro Paese le E.S.CO. non sono regolamentate in modo puntuale e sono considerate “società di servizi energetici” che hanno come oggetto sociale, anche non esclusivo, l’offerta di servizi integrati per la realizzazione e l’eventuale suc‐ cessiva gestione di interventi di risparmio e‐ nergetico. Per aiutare le imprese italiane a sce‐ gliere gli operatori più validi e seri è stata mes‐ sa a disposizione l'area “dati e documenti” del sito dell'Autorità per l’energia elettrica e il gas (www.autorita.energia.it), in cui è possibile ricercare gli operatori per tipo di intervento e per territorio, nonché l'elenco delle società di servizi energetici che hanno ottenuto la certifi‐

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cazione dei risparmi energetici conseguiti. A livello europeo esiste invece un database di E.S.C.O., “The European Database of ESCOs” messo a disposizione sul sito della Commissio‐ ne Europea per l’Energia. Mirko Turchetti

Ministero Sviluppo Economico Bando Efficienza Energetica per le Regioni di Convergenza 100 milioni di euro per interventi di ridu‐ zione nominale e razionalizzazione dell’uso di energia primaria nei cicli di lavorazione e/o di erogazione dei servizi. Dal 29 aprile u.s. è possibile presentare le domande di partecipazione. La chiusura dello sportello per la presentazione delle domande sarà disposta con provvedimento del Direttore Generale. I programmi d’investimento devono avere un valore complessivo al netto dell’IVA: 1) non inferiore a € 30.000,00 (trentamila); 2) non superiore a euro 3.000.000,00 (tre milioni). Le tipologie di intervento che possono essere ammesse a finanziamento sono: 1) isolamento termico degli edifici al cui in‐ terno sono svolte le attività economiche; 2) razionalizzazione, efficientemente e/o sostituzione dei sistemi di riscaldamento, condizionamento, alimentazione elettrica ed illuminazione, anche se impiegati nei cicli di lavorazione funzionali alla riduzione dei consumi energetici; 3) installazione di impianti ed attrezzature funzionali al con‐ tenimento dei consumi energetici nei cicli di lavorazione e/o di erogazione dei servi‐ zi; 4) installazione, per sola finalità di auto‐ consumo, di impianti per la produzione e la distribuzione dell'energia termica ed elettrica all'interno dell'unità produttiva oggetto del programma d'investimento. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito internet del Ministero.


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Energie rinnovabili

Efficienza energetica Gli strumenti per le PMI Da alcuni anni l'efficienza energetica sta as‐ sumendo un ruolo chiave per le PMI, tanto da essere considerata uno dei fattori chiave per giudicarne il successo. Con questo termi‐ ne si indica una serie di azioni di programma‐ zione, pianificazione, progettazione e realiz‐ zazione che permettono, a parità di servizi offerti, di consumare meno energia con l'o‐ biettivo di ridurre le spese ed il fabbisogno energetico delle imprese. Oltre a ciò l'atten‐ ta gestione dei consumi energetici rappre‐ senta uno strumento di controllo che per‐ mette di migliorare la sicurezza, l'organizza‐ zione interna e l'autonomia produttiva. Per raggiungere questo ambizioso traguardo è necessario che il mercato energetico evolva

passando da una logica quantitativa (nessuna attenzio‐ ne a come si pro‐ duce energia), ad una logica qualitati‐ va che si basi anche sull'utilizzo delle fonti rinnovabili per tutela‐ re l'ambiente. A livello nazionale, secondo uno studio di Confindustria, è possibile nota‐ re una tendenza positiva nelle PMI che inve‐ stono nell'efficienza energetica. Esse infatti registrano un saldo positivo tra costi e bene‐ fici. Inoltre l'attenzione ai consumi porta rile‐ vanti vantaggi anche al sistema energetico nazionale, consentendo di valorizzare l’energia elettrica risparmiata, e all'ambiente grazie alla riduzione di CO2 immessa nell'at‐ mosfera. Le PMI italiane stanno dunque se‐ guendo la strada giusta per aiutare il Paese a raggiungere, entro il 2020, gli ambiziosi o‐ biettivi imposti dall'Unione Europea con il pacchetto 20/20/20 (‐20% delle emissioni di

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gas serra, portare al 20% il risparmio energeti‐ co e +20% di consumo energetico da fonti rin‐ novabili), nonostante si trovino ad affrontare due forti ostacoli: una carente informazione e la scarsa formazione. Molte aziende infatti non sanno dove reperire dati sulla natura e sui costi delle nuove tecnologie e non sono con‐ sapevoli dei propri consumi. Inoltre manca u‐ na adeguata formazione specifica sia per la diagnosi dei propri consumi sia per gli inter‐ venti volti alla loro riduzione. Per rispondere alle esigenze delle PMI ed aiutarle a superare queste difficoltà in Europa sono nate le E‐ nergy Service Company (E.S.CO.), soggetti e‐ conomici che offrono oltre ai servizi energetici anche servizi di assistenza e manutenzione di impianti, di ottimizzazione dei consumi elettri‐ ci e dei contratti di fornitura dell’energia stes‐ sa e consentono l'outsourcing della gestione degli impianti di produzione o di utilizzo dell’energia. In Italia il mercato delle E.S.CO. non è ancora decollato sia per colpa del ritar‐ do nel recepimento delle indicazioni in mate‐ ria di efficienza energetica, sia a causa della situazione industriale italiana, composta prin‐ cipalmente da aziende medio piccole con limi‐ tate risorse finanziarie da dedicare ad inter‐ venti di razionalizzazione energetica, e con scarsa conoscenza delle possibilità derivanti dalle particolari forme di finanziamento dei Performance Contract. Oltre a ciò nel nostro Paese le E.S.CO. non sono regolamentate in modo puntuale e sono considerate “società di servizi energetici” che hanno come oggetto sociale, anche non esclusivo, l’offerta di servizi integrati per la realizzazione e l’eventuale suc‐ cessiva gestione di interventi di risparmio e‐ nergetico. Per aiutare le imprese italiane a sce‐ gliere gli operatori più validi e seri è stata mes‐ sa a disposizione l'area “dati e documenti” del sito dell'Autorità per l’energia elettrica e il gas (www.autorita.energia.it), in cui è possibile ricercare gli operatori per tipo di intervento e per territorio, nonché l'elenco delle società di servizi energetici che hanno ottenuto la certifi‐

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cazione dei risparmi energetici conseguiti. A livello europeo esiste invece un database di E.S.C.O., “The European Database of ESCOs” messo a disposizione sul sito della Commissio‐ ne Europea per l’Energia. Mirko Turchetti

Ministero Sviluppo Economico Bando Efficienza Energetica per le Regioni di Convergenza 100 milioni di euro per interventi di ridu‐ zione nominale e razionalizzazione dell’uso di energia primaria nei cicli di lavorazione e/o di erogazione dei servizi. Dal 29 aprile u.s. è possibile presentare le domande di partecipazione. La chiusura dello sportello per la presentazione delle domande sarà disposta con provvedimento del Direttore Generale. I programmi d’investimento devono avere un valore complessivo al netto dell’IVA: 1) non inferiore a € 30.000,00 (trentamila); 2) non superiore a euro 3.000.000,00 (tre milioni). Le tipologie di intervento che possono essere ammesse a finanziamento sono: 1) isolamento termico degli edifici al cui in‐ terno sono svolte le attività economiche; 2) razionalizzazione, efficientemente e/o sostituzione dei sistemi di riscaldamento, condizionamento, alimentazione elettrica ed illuminazione, anche se impiegati nei cicli di lavorazione funzionali alla riduzione dei consumi energetici; 3) installazione di impianti ed attrezzature funzionali al con‐ tenimento dei consumi energetici nei cicli di lavorazione e/o di erogazione dei servi‐ zi; 4) installazione, per sola finalità di auto‐ consumo, di impianti per la produzione e la distribuzione dell'energia termica ed elettrica all'interno dell'unità produttiva oggetto del programma d'investimento. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito internet del Ministero.


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Piante e batteri collaborano alla produzione di energia I bio‐pannelli sono basati sulla fotosintesi e sul principio delle celle a combustibile microbiche La scienza dal almeno un se‐ colo è a conoscenza delle potenzialità dei batteri del suolo per la produzione di energia elettrica. Nonostan‐ te la bassa produttività di questi sistemi, l'Università di Harvard e l'Institute for A‐ dvanced Architecture of Ca‐ talonia (IAAC) nel campus Valldaura (Barcellona) si so‐ no impegnati per migliorar‐ ne l'efficacia. Nel 2009, il team di Harvard (noto anche sotto il nome di Lebônê Solu‐

tions) era stato insignito del Breakthrough Award della rivista mensile Popular Me‐ chanics, proprio per i pro‐ gressi fatti in questo ambito. Le loro celle a combustibile microbiche sono realizzate su un substrato flessibile (che può essere di legno, ac‐ ciaio o altri materiali), su cui è collocata la batteria. Il pro‐ dotto è energia elettrica suf‐ ficiente a far funzionare una lampada LED durante l'arco di 45 ore. Queste scoperte,

Funzionamento

applicate a coltivazioni su ampia scala, posso‐ no portare alla produzione di grandi quantità di energia. All'interno delle risaie, ad esempio, si può arrivare a ben 330 kW per ettaro: grazie al processo della rizodeposizione le piante as‐ sorbono attraverso le radici il materiale orga‐ nico dal suolo e l'afflusso di carbonio fotosin‐ tetico permette di ridurre le emissioni di meta‐ no e, allo stesso tempo, di produrre energia elettrica con un'efficienza del 9%. Mentre il progetto pilota della Lebônê Solutions si im‐ pegnava a fornire energia elettrica a un villag‐ gio prima in Tanzania e poi in Namibia, nel campus di Valldaura, lo stesso principio delle celle a combustibile microbico è stato esteso al settore del fotovoltaico, per la produzione di un bio‐pannello facilmente realizzabile an‐ che in casa. I pannelli sono fatti di materiale di scarto come pezzi di ferro o ceramica, ideati per sorreggere quella che è l'unità funzionale

Potenza

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del pannello, cioè le piante ed il terriccio ne‐ cessario alla loro vita. Questo pannello sfrutta infatti gli elettroni prodotti dalle piante stesse insieme a quelli prodotti dai batteri presenti nel terriccio, dove vengono raccolti da un ano‐ do ed un catodo, creando cosi una vera e pro‐ pria batteria naturale. I progetti pilota sono utilizzano il muschio, che necessita di pochissi‐ ma acqua, ma si potrebbero utilizzare anche vari tipi di cactus o altre piante che non neces‐ sitano di tanta acqua per sopravvivere. Inoltre possono anche essere dotati di sensori che monitorano l'umidità del terriccio e rendono l'impianto autosufficiente. Questo impianto introduce comunque un aspetto innovativo perché può produrre energia anche senza la luce solare dato che gli elettroni sono prodotti oltre che dall'attività fotosintetica delle pian‐ te, anche dai batteri presenti nella terra utiliz‐ zata che non necessitano del sole. L'unico di‐ fetto è che ancora non producono sufficiente energia e sono necessari miglioramenti per perseguire questo obiettivo. L'utilizzo di que‐ sti sistemi potrebbe essere particolarmente indicato nei paesi in via di sviluppo dove a bas‐ si costi potrebbero produrre energia. Soprat‐ tutto risolverebbe tutti i problemi di inquina‐ mento legati alla produzione degli attuali pan‐ nelli fotovoltaici che generano fanghi tossici, prodotto di scarto dovuto all'utilizzo di arse‐ niuro di gallio necessario per la loro fabbrica‐ zione.


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Piante e batteri collaborano alla produzione di energia I bio‐pannelli sono basati sulla fotosintesi e sul principio delle celle a combustibile microbiche La scienza dal almeno un se‐ colo è a conoscenza delle potenzialità dei batteri del suolo per la produzione di energia elettrica. Nonostan‐ te la bassa produttività di questi sistemi, l'Università di Harvard e l'Institute for A‐ dvanced Architecture of Ca‐ talonia (IAAC) nel campus Valldaura (Barcellona) si so‐ no impegnati per migliorar‐ ne l'efficacia. Nel 2009, il team di Harvard (noto anche sotto il nome di Lebônê Solu‐

tions) era stato insignito del Breakthrough Award della rivista mensile Popular Me‐ chanics, proprio per i pro‐ gressi fatti in questo ambito. Le loro celle a combustibile microbiche sono realizzate su un substrato flessibile (che può essere di legno, ac‐ ciaio o altri materiali), su cui è collocata la batteria. Il pro‐ dotto è energia elettrica suf‐ ficiente a far funzionare una lampada LED durante l'arco di 45 ore. Queste scoperte,

Funzionamento

applicate a coltivazioni su ampia scala, posso‐ no portare alla produzione di grandi quantità di energia. All'interno delle risaie, ad esempio, si può arrivare a ben 330 kW per ettaro: grazie al processo della rizodeposizione le piante as‐ sorbono attraverso le radici il materiale orga‐ nico dal suolo e l'afflusso di carbonio fotosin‐ tetico permette di ridurre le emissioni di meta‐ no e, allo stesso tempo, di produrre energia elettrica con un'efficienza del 9%. Mentre il progetto pilota della Lebônê Solutions si im‐ pegnava a fornire energia elettrica a un villag‐ gio prima in Tanzania e poi in Namibia, nel campus di Valldaura, lo stesso principio delle celle a combustibile microbico è stato esteso al settore del fotovoltaico, per la produzione di un bio‐pannello facilmente realizzabile an‐ che in casa. I pannelli sono fatti di materiale di scarto come pezzi di ferro o ceramica, ideati per sorreggere quella che è l'unità funzionale

Potenza

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del pannello, cioè le piante ed il terriccio ne‐ cessario alla loro vita. Questo pannello sfrutta infatti gli elettroni prodotti dalle piante stesse insieme a quelli prodotti dai batteri presenti nel terriccio, dove vengono raccolti da un ano‐ do ed un catodo, creando cosi una vera e pro‐ pria batteria naturale. I progetti pilota sono utilizzano il muschio, che necessita di pochissi‐ ma acqua, ma si potrebbero utilizzare anche vari tipi di cactus o altre piante che non neces‐ sitano di tanta acqua per sopravvivere. Inoltre possono anche essere dotati di sensori che monitorano l'umidità del terriccio e rendono l'impianto autosufficiente. Questo impianto introduce comunque un aspetto innovativo perché può produrre energia anche senza la luce solare dato che gli elettroni sono prodotti oltre che dall'attività fotosintetica delle pian‐ te, anche dai batteri presenti nella terra utiliz‐ zata che non necessitano del sole. L'unico di‐ fetto è che ancora non producono sufficiente energia e sono necessari miglioramenti per perseguire questo obiettivo. L'utilizzo di que‐ sti sistemi potrebbe essere particolarmente indicato nei paesi in via di sviluppo dove a bas‐ si costi potrebbero produrre energia. Soprat‐ tutto risolverebbe tutti i problemi di inquina‐ mento legati alla produzione degli attuali pan‐ nelli fotovoltaici che generano fanghi tossici, prodotto di scarto dovuto all'utilizzo di arse‐ niuro di gallio necessario per la loro fabbrica‐ zione.


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Storie di Riciclo

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Everything you buy is Rubbish: la sfida delle scarpe prodotte con le plastiche abbandonate

“T

utto ciò che compri è spaz‐ zatura” è la nuova frontiera del riciclo. Nasce dall'impegno congiun‐ to di tre giovani inglesi, Billy Turvey, William Gubbins, and Charles Duffy. Le scarpe so‐ no una risposta alla richiesta di comunicare le problemati‐ che connesse al consumismo e sollevate da Stephen Em‐ mott nel libro 10 Billion (10 Miliardi). I tre si sono concen‐ trati sui rifiuti generati dalla nostra società. Per questa ragione hanno dato vita ad una raccolta lungo le coste ovest e sud dell'Inghilterra e dalle banchine del fiume Ta‐ migi per cercare rifiuti plasti‐ ci. “Tutto ciò che compri è spaz‐ zatura” punta ad essere al di fuori della cultura del consu‐ matore moderno. Prendendo le scarpe come esempio, ciò che in passato era un prodotto realizzato a mano e progettato per dura‐ re nel tempo ed essere ripa‐ rato, ora calpesta il terreno per un lasso di tempo prati‐ camente insignificante, non facendo più ciò per cui è sta‐ to progettato. Non appena una parte delle moderne scarpe si rovina, l'intero paio

viene gettato via. Le scarpe, prodotte in serie, sono ormai un prodotto usa e getta. Ter‐ minato di usare le scarpe queste diventano soltanto altri rifiuti che rimarranno a lungo nel mondo, anche do‐ po che l'utilizzatore sarà de‐ ceduto; la società sta lascian‐ do alle sue spalle un'eredità di rifiuti. Con lo sviluppo della plastica si fece una promessa utopistica di cambiare il mon‐

hanno deciso di combattere l’inquinamento da plastica. Raccolte le plastiche abban‐ donate, hanno lavato e disin‐ fettato i rifiuti, per poi riscal‐ darli e lavorarli in modo da ottenere un materiale adatto alla realizzazione di scarpe, con l’intento di fare una criti‐ ca satirica all'eredità che noi consumatori stiamo lascian‐ do sulle nostre orme. Le scar‐ pe non sono in vendita. Il

do, e il cambiamento c'è sta‐ to, la plastica è ormai radica‐ ta nelle nostre vite e nell'am‐ biente e sta diventando, sempre più, indistinguibile e inseparabile dalla natura. I tre hanno assunto questo come punto di partenza ed

progetto, lunge dal suggerire di indossare tutti quanti scar‐ pe realizzate dai rifiuti, si pro‐ pone lo scopo di essere luo‐ go di discussione intorno al quale confrontarsi sul gioco del consumismo in cui siamo tutti intrappolati.


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Storie di Riciclo

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Everything you buy is Rubbish: la sfida delle scarpe prodotte con le plastiche abbandonate

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utto ciò che compri è spaz‐ zatura” è la nuova frontiera del riciclo. Nasce dall'impegno congiun‐ to di tre giovani inglesi, Billy Turvey, William Gubbins, and Charles Duffy. Le scarpe so‐ no una risposta alla richiesta di comunicare le problemati‐ che connesse al consumismo e sollevate da Stephen Em‐ mott nel libro 10 Billion (10 Miliardi). I tre si sono concen‐ trati sui rifiuti generati dalla nostra società. Per questa ragione hanno dato vita ad una raccolta lungo le coste ovest e sud dell'Inghilterra e dalle banchine del fiume Ta‐ migi per cercare rifiuti plasti‐ ci. “Tutto ciò che compri è spaz‐ zatura” punta ad essere al di fuori della cultura del consu‐ matore moderno. Prendendo le scarpe come esempio, ciò che in passato era un prodotto realizzato a mano e progettato per dura‐ re nel tempo ed essere ripa‐ rato, ora calpesta il terreno per un lasso di tempo prati‐ camente insignificante, non facendo più ciò per cui è sta‐ to progettato. Non appena una parte delle moderne scarpe si rovina, l'intero paio

viene gettato via. Le scarpe, prodotte in serie, sono ormai un prodotto usa e getta. Ter‐ minato di usare le scarpe queste diventano soltanto altri rifiuti che rimarranno a lungo nel mondo, anche do‐ po che l'utilizzatore sarà de‐ ceduto; la società sta lascian‐ do alle sue spalle un'eredità di rifiuti. Con lo sviluppo della plastica si fece una promessa utopistica di cambiare il mon‐

hanno deciso di combattere l’inquinamento da plastica. Raccolte le plastiche abban‐ donate, hanno lavato e disin‐ fettato i rifiuti, per poi riscal‐ darli e lavorarli in modo da ottenere un materiale adatto alla realizzazione di scarpe, con l’intento di fare una criti‐ ca satirica all'eredità che noi consumatori stiamo lascian‐ do sulle nostre orme. Le scar‐ pe non sono in vendita. Il

do, e il cambiamento c'è sta‐ to, la plastica è ormai radica‐ ta nelle nostre vite e nell'am‐ biente e sta diventando, sempre più, indistinguibile e inseparabile dalla natura. I tre hanno assunto questo come punto di partenza ed

progetto, lunge dal suggerire di indossare tutti quanti scar‐ pe realizzate dai rifiuti, si pro‐ pone lo scopo di essere luo‐ go di discussione intorno al quale confrontarsi sul gioco del consumismo in cui siamo tutti intrappolati.


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Trend

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Ambiente e società

Mobilità Sostenibile

giungono il proprio luogo di lavoro in bici. Il premio sarà esente da qualsiasi forma di tassa‐ zione e sarà corrisposto direttamente dal dato‐ re di lavoro. Quest'ultimo, aderendo al pro‐ gramma, sarà a sua volta 'ricompensato' con agevolazioni fiscali. L'obiettivo a cui puntano le autorità francesi è di giungere al 10% di lavora‐ tori‐ciclisti. Tra i provvedimenti proposti dal

l’adozione di un nuovo piano a sostegno della diffusione di progetti per favorire il trasporto sostenibile. Mettendo a disposizione la somma di 2 milioni di sterline nell’ambito del Local Su‐ stainable Transport Fund, il Governo ha inten‐ zione di sostenere nove nuovi progetti che

La sorpresa più piacevole degli ultimi anni, nell’ambito della mobilità a zero emissioni, è stata senza dubbio la bicicletta a pedalata assistita che ha ormai superato traguardi di diffusione davvero impensati solo poco tempo fa nel continente europeo (oltre un milione di unità vendute nel 2012). Vi hanno contribuito in maniera rilevante le innovazioni tecnologiche apportate a propulsori e sistemi di controllo, oltre che l’accresciuta autonomia delle batterie, che hanno allargato il range di impiego.

Il boom delle due ruote La mobilità è una delle componenti più impor‐ tanti per assicurare alle persone libertà di mo‐ vimento e una buona qualità della vita. La mag‐ gior parte delle aree urbane europee sta af‐ frontando una serie di problematiche comuni, legate non solo alla propria espansione fisica e demografica, ma anche all'ambiente e alla so‐ cietà. La congestione del traffico, l'inquina‐ mento acustico e dell'aria, il fenomeno della “sovraccrescita” urbana, così come la sicurez‐ za stradale, sono tutte sfide che si pongono sul cammino di uno sviluppo urbano più sostenibi‐ le e molte sono in Europa le città che hanno introdotto significativi misure legate ad un nuovo modo di muoversi in città. Zone a traffi‐

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co limitato, programmi di informazione e for‐ mazione, nuovi parcheggi dedicati ai cicloama‐ tori, innovativi servizi digitali e addirittura un compenso economico da elargire a quanti sa‐ ranno disposti a recarsi a lavoro in bici. Queste sono solo alcune delle 25 misure dedicate alla mobilità sostenibile che sono state presentate recentemente dal Ministro dei Trasporti fran‐ cese: con un budget di ben 110 milioni di euro Parigi è pronta a mettere in pratica queste mi‐ sure e a risvegliare il proprio popolo di ciclisti, addirittura ricompensandoli per i loro sposta‐ menti a zero emissioni con un contributo‐ premio del valore compreso tra i 21 e i 25 cen‐ tesimi a chilometro per tutti coloro che rag‐

Ministero dei Trasporti francese per incentiva‐ re la mobilità su bicicletta ci sono anche l'ina‐ sprimento delle multe per gli automobilisti che parcheggiano sulle piste ciclabili, che dovreb‐ bero essere portate dagli attuali 35 euro a 135 euro e, a decorrere dal 2015, l'obbligo per i da‐ tori di lavoro di predisporre spazi appositi per il parcheggio delle bici. Se la città di Parigi spicca per un approccio operativo efficiente e con una chiara definizione degli attori coinvolti, delle azioni e delle risorse finanziarie, il Diparti‐ mento britannico dei Trasporti non vuole esse‐ re da meno ed ha di recente annunciato

hanno come scopo principale incoraggiare i consumatori a intraprendere percorsi più gre‐ en, scegliendo mezzi di trasporto ecocompati‐ bili e spingendo sulla realizzazione di piste ci‐ clabili e sull’aumento della sicurezza per chi sceglie di viaggiare in bicicletta. Il contributo maggiore sarà equivalente a 609mila sterline riservato ad un progetto che aiuterà i genitori degli alunni delle scuole ad abbandonare le au‐ to per portare i ragazzi a scuola scegliendo per‐ corsi in bicicletta. D'altra pare, misure in dire‐ zione ‘verde’ sono state adottate in passato


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Ambiente e società

Mobilità Sostenibile

giungono il proprio luogo di lavoro in bici. Il premio sarà esente da qualsiasi forma di tassa‐ zione e sarà corrisposto direttamente dal dato‐ re di lavoro. Quest'ultimo, aderendo al pro‐ gramma, sarà a sua volta 'ricompensato' con agevolazioni fiscali. L'obiettivo a cui puntano le autorità francesi è di giungere al 10% di lavora‐ tori‐ciclisti. Tra i provvedimenti proposti dal

l’adozione di un nuovo piano a sostegno della diffusione di progetti per favorire il trasporto sostenibile. Mettendo a disposizione la somma di 2 milioni di sterline nell’ambito del Local Su‐ stainable Transport Fund, il Governo ha inten‐ zione di sostenere nove nuovi progetti che

La sorpresa più piacevole degli ultimi anni, nell’ambito della mobilità a zero emissioni, è stata senza dubbio la bicicletta a pedalata assistita che ha ormai superato traguardi di diffusione davvero impensati solo poco tempo fa nel continente europeo (oltre un milione di unità vendute nel 2012). Vi hanno contribuito in maniera rilevante le innovazioni tecnologiche apportate a propulsori e sistemi di controllo, oltre che l’accresciuta autonomia delle batterie, che hanno allargato il range di impiego.

Il boom delle due ruote La mobilità è una delle componenti più impor‐ tanti per assicurare alle persone libertà di mo‐ vimento e una buona qualità della vita. La mag‐ gior parte delle aree urbane europee sta af‐ frontando una serie di problematiche comuni, legate non solo alla propria espansione fisica e demografica, ma anche all'ambiente e alla so‐ cietà. La congestione del traffico, l'inquina‐ mento acustico e dell'aria, il fenomeno della “sovraccrescita” urbana, così come la sicurez‐ za stradale, sono tutte sfide che si pongono sul cammino di uno sviluppo urbano più sostenibi‐ le e molte sono in Europa le città che hanno introdotto significativi misure legate ad un nuovo modo di muoversi in città. Zone a traffi‐

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co limitato, programmi di informazione e for‐ mazione, nuovi parcheggi dedicati ai cicloama‐ tori, innovativi servizi digitali e addirittura un compenso economico da elargire a quanti sa‐ ranno disposti a recarsi a lavoro in bici. Queste sono solo alcune delle 25 misure dedicate alla mobilità sostenibile che sono state presentate recentemente dal Ministro dei Trasporti fran‐ cese: con un budget di ben 110 milioni di euro Parigi è pronta a mettere in pratica queste mi‐ sure e a risvegliare il proprio popolo di ciclisti, addirittura ricompensandoli per i loro sposta‐ menti a zero emissioni con un contributo‐ premio del valore compreso tra i 21 e i 25 cen‐ tesimi a chilometro per tutti coloro che rag‐

Ministero dei Trasporti francese per incentiva‐ re la mobilità su bicicletta ci sono anche l'ina‐ sprimento delle multe per gli automobilisti che parcheggiano sulle piste ciclabili, che dovreb‐ bero essere portate dagli attuali 35 euro a 135 euro e, a decorrere dal 2015, l'obbligo per i da‐ tori di lavoro di predisporre spazi appositi per il parcheggio delle bici. Se la città di Parigi spicca per un approccio operativo efficiente e con una chiara definizione degli attori coinvolti, delle azioni e delle risorse finanziarie, il Diparti‐ mento britannico dei Trasporti non vuole esse‐ re da meno ed ha di recente annunciato

hanno come scopo principale incoraggiare i consumatori a intraprendere percorsi più gre‐ en, scegliendo mezzi di trasporto ecocompati‐ bili e spingendo sulla realizzazione di piste ci‐ clabili e sull’aumento della sicurezza per chi sceglie di viaggiare in bicicletta. Il contributo maggiore sarà equivalente a 609mila sterline riservato ad un progetto che aiuterà i genitori degli alunni delle scuole ad abbandonare le au‐ to per portare i ragazzi a scuola scegliendo per‐ corsi in bicicletta. D'altra pare, misure in dire‐ zione ‘verde’ sono state adottate in passato


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Trend Mobilità Sostenibile con buoni risultati in Paesi del Nord Europa. Dati di Legambiente dicono che Helsinki sroto‐ la 1.500 km di piste ciclabili, Stoccolma e Han‐ nover 750 ciascuna. In Danimarca, che dal 1995 attua politiche di incentivazione per la mobilità sostenibile, la chiusura del centro sto‐ rico di Copenhagen alle auto in favore di una mobilità “slow”, incrementa gli spostamenti in bici (quasi il 40% di pendolari va a lavoro in bi‐ ci) e garantisce una fruizione confortevole del‐ la città per turisti ed abitanti, che possono così godersi a pieno la sua atmosfera incantevole. In Finlandia, per celebrare il suo 462° comple‐ anno, la capitale Helsinki ha recentemente am‐ pliato la sua rete di piste ciclabili. Le corsie, progettate in modo da non interferire con i percorsi pedonali e con le auto, si sviluppano nell’ambito del centro cittadino “Baana”, al di sotto del piano stradale, e sono collegate tra‐ mite rampe a tutti i punti strategici della città. Quest’opera, concepita in ottica di sicurezza per ciclisti e pedoni, ha consentito anche di realizzare numerosi interventi di riqualificazio‐ ne e recupero ambientale con la realizzazione di spazi verdi attrezzati per i più disparati sport.

Quattro ruote sempre più elettriche nel mondo ... meno in Italia Misure in questo senso sono state imposte dal sindaco di Londra Boris Johnson: entro fine 2017 tutti i taxisti britannici, che con le loro auto sono responsabili del 30% del par‐ ticolato cittadino, dovranno munirsi di auto elettriche o almeno ibridi così da poter an‐ dare a corrente perlomeno nei tragitti in centro, mentre dal primo gennaio 2018 tutte le nuove licenze saranno rilasciate esclusiva‐ mente a mezzi dotati o parzialmente di tra‐ zione elettrica. Intanto i bus cittadini, i clas‐ sici e fumosi «double decker», saranno con‐ vertiti in ibridi e dovranno rispettare le nor‐ me Euro 6 entro il 2016. Nella Grande Mela,

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il neosindaco di origini italia‐ ne Bill De Blasio ha deciso perfino di sbarazzarsi delle tipiche carrozzelle a cavallo che portano i turisti a spas‐ so per Central Park e Man‐ hattan. Spinto dalle pressio‐ ni animaliste e da considera‐ zioni ecologiste, il primo cittadino intende sostituire le carrozze con moderne repliche a trazione elettrica o modelli convertiti dotati di motore a corrente, volan‐ te e freni. Immediate si so‐ no levate le proteste degli oltre 300 proprietari di carrozzelle, che dovrebbero spendere tra 10.000 e 150.000 dollari per la novità, ma il sin‐ daco non sembra voler sentire ragioni. Il Que‐ bec vanta il primato industriale nella produzio‐ ne di una moto 100% elettrica di fabbricazione canadese. A Montreal infatti ha debuttato la versione che sarà prodotta in serie della SORA, una superbike tutta potenza ma rigorosamen‐ te a zero emissioni che va ad arricchire il pano‐ rama delle due ruote senza tubo di scappa‐ mento. La moto elettrica SORA sarà immessa sui mercati internazionali, andando ad aumen‐ tare la concorrenza in questo settore che vede anche l’Italia in pole position, ad esempio con la nuova stradale a zero emissioni di CRP, la Energika Ego. Tornando alle quattro ruote, nel‐ la classifica dei Paesi in cui l’auto elettrica è più venduta, al primo posto c’è la Norvegia, al se‐ condo il Giappone, poi vengono Stati Uniti e Francia. In Italia in generale l’auto elettrica ha scarso successo perché, oltre alle caratteristi‐ che di limitata autonomia e maggior costo a parità di prestazioni, la difficoltà di reperire le stazioni di ricarica rappresenta un vero proble‐ ma. La stazione non c’è, c’è, non si vede, nes‐ suno sa come accedervi. Essendo la mobilità

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elettrica un movimento d’avanguardia, l’installazione delle colonnine di ricarica è un’iniziativa che spetta alle amministrazioni locali (Regioni e Comuni) che, su base di con‐ corsi, ne assegnano la realizza‐ zione. Questo fa sì che attualmente, in Italia, la presenza delle colonnine sia fortemente disomogenea, cosa che genera anche un pro‐ blema seconda‐ rio: concepite co‐ me reti di servizio per una mobilità di raggio locale, spesso le infrastrutture di ricarica sono accessi‐ bili, da città a città, con diverse modalità di riconoscimento (e pagamento, quan‐ do previsto) per l’utente. Insomma sembra una vera e


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Trend Mobilità Sostenibile con buoni risultati in Paesi del Nord Europa. Dati di Legambiente dicono che Helsinki sroto‐ la 1.500 km di piste ciclabili, Stoccolma e Han‐ nover 750 ciascuna. In Danimarca, che dal 1995 attua politiche di incentivazione per la mobilità sostenibile, la chiusura del centro sto‐ rico di Copenhagen alle auto in favore di una mobilità “slow”, incrementa gli spostamenti in bici (quasi il 40% di pendolari va a lavoro in bi‐ ci) e garantisce una fruizione confortevole del‐ la città per turisti ed abitanti, che possono così godersi a pieno la sua atmosfera incantevole. In Finlandia, per celebrare il suo 462° comple‐ anno, la capitale Helsinki ha recentemente am‐ pliato la sua rete di piste ciclabili. Le corsie, progettate in modo da non interferire con i percorsi pedonali e con le auto, si sviluppano nell’ambito del centro cittadino “Baana”, al di sotto del piano stradale, e sono collegate tra‐ mite rampe a tutti i punti strategici della città. Quest’opera, concepita in ottica di sicurezza per ciclisti e pedoni, ha consentito anche di realizzare numerosi interventi di riqualificazio‐ ne e recupero ambientale con la realizzazione di spazi verdi attrezzati per i più disparati sport.

Quattro ruote sempre più elettriche nel mondo ... meno in Italia Misure in questo senso sono state imposte dal sindaco di Londra Boris Johnson: entro fine 2017 tutti i taxisti britannici, che con le loro auto sono responsabili del 30% del par‐ ticolato cittadino, dovranno munirsi di auto elettriche o almeno ibridi così da poter an‐ dare a corrente perlomeno nei tragitti in centro, mentre dal primo gennaio 2018 tutte le nuove licenze saranno rilasciate esclusiva‐ mente a mezzi dotati o parzialmente di tra‐ zione elettrica. Intanto i bus cittadini, i clas‐ sici e fumosi «double decker», saranno con‐ vertiti in ibridi e dovranno rispettare le nor‐ me Euro 6 entro il 2016. Nella Grande Mela,

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il neosindaco di origini italia‐ ne Bill De Blasio ha deciso perfino di sbarazzarsi delle tipiche carrozzelle a cavallo che portano i turisti a spas‐ so per Central Park e Man‐ hattan. Spinto dalle pressio‐ ni animaliste e da considera‐ zioni ecologiste, il primo cittadino intende sostituire le carrozze con moderne repliche a trazione elettrica o modelli convertiti dotati di motore a corrente, volan‐ te e freni. Immediate si so‐ no levate le proteste degli oltre 300 proprietari di carrozzelle, che dovrebbero spendere tra 10.000 e 150.000 dollari per la novità, ma il sin‐ daco non sembra voler sentire ragioni. Il Que‐ bec vanta il primato industriale nella produzio‐ ne di una moto 100% elettrica di fabbricazione canadese. A Montreal infatti ha debuttato la versione che sarà prodotta in serie della SORA, una superbike tutta potenza ma rigorosamen‐ te a zero emissioni che va ad arricchire il pano‐ rama delle due ruote senza tubo di scappa‐ mento. La moto elettrica SORA sarà immessa sui mercati internazionali, andando ad aumen‐ tare la concorrenza in questo settore che vede anche l’Italia in pole position, ad esempio con la nuova stradale a zero emissioni di CRP, la Energika Ego. Tornando alle quattro ruote, nel‐ la classifica dei Paesi in cui l’auto elettrica è più venduta, al primo posto c’è la Norvegia, al se‐ condo il Giappone, poi vengono Stati Uniti e Francia. In Italia in generale l’auto elettrica ha scarso successo perché, oltre alle caratteristi‐ che di limitata autonomia e maggior costo a parità di prestazioni, la difficoltà di reperire le stazioni di ricarica rappresenta un vero proble‐ ma. La stazione non c’è, c’è, non si vede, nes‐ suno sa come accedervi. Essendo la mobilità

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elettrica un movimento d’avanguardia, l’installazione delle colonnine di ricarica è un’iniziativa che spetta alle amministrazioni locali (Regioni e Comuni) che, su base di con‐ corsi, ne assegnano la realizza‐ zione. Questo fa sì che attualmente, in Italia, la presenza delle colonnine sia fortemente disomogenea, cosa che genera anche un pro‐ blema seconda‐ rio: concepite co‐ me reti di servizio per una mobilità di raggio locale, spesso le infrastrutture di ricarica sono accessi‐ bili, da città a città, con diverse modalità di riconoscimento (e pagamento, quan‐ do previsto) per l’utente. Insomma sembra una vera e


RELOADER Magazine - Maggio 2014

propria odissea a quattro ruote. L’ecomobilista che oggi voglia andare dal nord al sud dell'Italia con la sua auto a zero emissioni, dopo aver controllato chi gestisce le colonnine di ricarica presso le quali dovrà far tappa obbligata, po‐ trebbe spaventarsi: per autenticarsi e pagare il rifornimento, ogni rete sembra richiedere una scheda RFID apposita, previa altrettanto speci‐ fica iscrizione al servizio e la sottoscrizione di un contratto, diverso da gestore a gestore. Qualcosa di inconcepibile per un viaggio occa‐ sionale, una seccatura ingestibile quand'anche fosse abituale. La risposta più semplice alla do‐ manda: perché non pagare cash come per le pom‐ pe di benzina? ‐ sembra anche la meno praticabile in primo luogo perché la scheda RFID, come richie‐ sto dalle norme di sicurezza, è fun‐ zionale al ricono‐ scimento di un utente “elettrico” ed allo sblocco della presa, ma anche perché la formula scelta da tutti i gestori è quella del contratto in abbo‐ namento. Tralasciando quanto ciò sia realmen‐ te incentivante per i primi, pochi, automobilisti elettrici d’Italia, va da sé che per rifornirsi dalla colonnina, quando la si trova, occorre essere iscritto allo specifico servizio di erogazione, un po’ come se le pompe di benzina calabresi fun‐ zionassero solo per chi ha la card specifica, di‐ versa naturalmente da quella pugliese o cam‐ pana. Tuttavia, i tre attori prevalenti (Enel, He‐ ra ed A2A) all’interoperabilità delle colonnine ci stanno pensando. Tecnologicamente parlando, è un qualcosa di già predisposto per la natura

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stessa della rete: ogni colonnina di ricarica è gestita da un centro di telecontrollo che ne mo‐ nitora il funzionamento, registrando accessi ed energia erogata. Mettendo in comunicazione i database con le informazioni degli utenti regi‐ strati non è difficile far sì che le schede RFID degli abbonati di un gestore sblocchino le co‐ lonnine di un altro: a chi eroga l’energia basta sapere a chi altro fatturare l’importo della rica‐ rica, pagata dal cliente al proprio operatore se‐ condo il contratto stipulato. Nella fattispecie, chi sta proponendo agli altri gestori italiani di mettere a punto tale compenetrazione è Enel, la cui centrale di controllo naziona‐ le dei punti di rica‐ rica è già in grado di gestire le infra‐ strutture di Hera; A2A è in accordo per aggiungersi al progetto di inte‐ roperabilità, in attesa solo di completare il ne‐ cessario adegua‐ mento software e hardware. Finché tale progetto non sarà completato, le uniche colonnine interoperative sono quelle di Enel ed Hera, oggi concentrare prevalentemente lungo l’asse che va da Milano a Lecce. A Milano si vive invece il paradosso per cui in centro occorre l’abbonamento A2A e nell’hinterland quello E‐ nelDrive. Pochi altri sistemi di trasporto richie‐ dono al pari dell’auto elettrica una “logica di sistema”, un modo di pensare e comportarsi in cui il nostro Paese di solito non eccelle, ma di certo auspichiamo che presto tutti i soggetti coinvolti si integrino per rendere possibile lo sviluppo della nuova tecnologia e la sua affer‐ mazione nel mercato. Maria Panzeca

RELOADER Magazine - Maggio 2014

TECNOLOGIE E FUTURO

Si è conclusa la seconda edizione del progetto formativo “La Nuvola Rosa”, iniziativa promos‐ sa nella Capitale, da Microsoft Italia in partnership con La Sapienza Università di Ro‐ ma, con l’obiettivo di accrescere le competen‐ ze tecniche atte a costruire il futuro delle don‐ ne italiane e a dare nuovo impulso all’occupazione femminile. Insomma una bella opportunità da cogliere da parte delle studen‐ tesse per colmare il divario di genere nella scienza, nella tecnologia e nella ricerca. All’evento hanno preso parte oltre 630 giovani donne da 17 a 24 anni provenienti da tutta Italia per seguire 44 corsi gratuiti tenuti da più di 100 relatori tra accademici, scienziati, opinion leader, esperti IT e figure femminili di spicco. I corsi, destinati alle studentesse italiane e stra‐ niere dell’ultimo biennio delle scuole superiori e delle università, sono stati suddivisi in 6 per‐ corsi tematici: TechHer; DevelopHer; LawyHer; EmpowerHer; InspirHer; EmployHer. Le stu‐ dentesse hanno avuto inoltre occasione di ave‐ re un colloquio con aziende multinazionali e nazionali per accedere a stage e percorsi di for‐ mazione. Durante il Pink Hackathon al femmi‐ nile 70 ragazze hanno potuto cimentarsi nella creazione di un’applicazione digitale, un’app per risolvere in maniera creativa e “Tech” pic‐ cole e grandi sfide della vita quotidiana. Quan‐ to la cultura prevalente e le famiglie esercitino ancora un’influenza importante sin

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PER IL

LAVORO FEMMINILE

dall’infanzia (giochi genitori‐figli e attività do‐ mestiche) nel condizionare le scelte formative delle ragazze e di conseguenza, il loro inseri‐ mento nel mercato del lavoro, emerge con chiarezza dalla ricerca “Occupazione ‐Istruzione ‐ Educazione: le trappole nascoste nel percorso delle ragazze verso il lavoro” di McKinsey & Company‐Valore D. Ad influire anche le diffi‐ coltà economiche del nucleo familiare, che inci‐ dono sui tassi di abbandono scolastico sia nella scuola superiore (25‐27% rispetto al 12% dei ma‐ schi) che all’università (67% rispetto a 58%). Tra le donne si evidenzia poi la tendenza a sceglie‐ re il proprio percorso formativo senza tenere conto degli sbocchi occupazionali, tanto che gli indirizzi privilegiati dalle ragazze (in ambito let‐ terario, giuridico, linguistico, chimico‐ farmaceutico, geo‐biologico e insegnamento) presentano tassi di occupazione ridotti e salari modesti: circa 1.200 euro netti mensili a 5 anni dalla laurea. Solo il 20‐30% delle ragazze punta ad una formazione tecnico‐scientifica anche se in questo caso si arriva a quasi 1.500 euro netti al mese. Il gap nei salari si conferma ancora u‐ na volta anche nelle aziende, dove, sin dalla prima esperienza di stage e tirocinio, il 50% del‐ le donne vengono retribuite meno dei colleghi maschi. Maggiore poi l’instabilità lavorativa con un’incidenza di contratti precari tra le don‐ ne di età compresa tra i 15 ed i 24 anni del 51% rispetto al 40% degli uomini.


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propria odissea a quattro ruote. L’ecomobilista che oggi voglia andare dal nord al sud dell'Italia con la sua auto a zero emissioni, dopo aver controllato chi gestisce le colonnine di ricarica presso le quali dovrà far tappa obbligata, po‐ trebbe spaventarsi: per autenticarsi e pagare il rifornimento, ogni rete sembra richiedere una scheda RFID apposita, previa altrettanto speci‐ fica iscrizione al servizio e la sottoscrizione di un contratto, diverso da gestore a gestore. Qualcosa di inconcepibile per un viaggio occa‐ sionale, una seccatura ingestibile quand'anche fosse abituale. La risposta più semplice alla do‐ manda: perché non pagare cash come per le pom‐ pe di benzina? ‐ sembra anche la meno praticabile in primo luogo perché la scheda RFID, come richie‐ sto dalle norme di sicurezza, è fun‐ zionale al ricono‐ scimento di un utente “elettrico” ed allo sblocco della presa, ma anche perché la formula scelta da tutti i gestori è quella del contratto in abbo‐ namento. Tralasciando quanto ciò sia realmen‐ te incentivante per i primi, pochi, automobilisti elettrici d’Italia, va da sé che per rifornirsi dalla colonnina, quando la si trova, occorre essere iscritto allo specifico servizio di erogazione, un po’ come se le pompe di benzina calabresi fun‐ zionassero solo per chi ha la card specifica, di‐ versa naturalmente da quella pugliese o cam‐ pana. Tuttavia, i tre attori prevalenti (Enel, He‐ ra ed A2A) all’interoperabilità delle colonnine ci stanno pensando. Tecnologicamente parlando, è un qualcosa di già predisposto per la natura

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stessa della rete: ogni colonnina di ricarica è gestita da un centro di telecontrollo che ne mo‐ nitora il funzionamento, registrando accessi ed energia erogata. Mettendo in comunicazione i database con le informazioni degli utenti regi‐ strati non è difficile far sì che le schede RFID degli abbonati di un gestore sblocchino le co‐ lonnine di un altro: a chi eroga l’energia basta sapere a chi altro fatturare l’importo della rica‐ rica, pagata dal cliente al proprio operatore se‐ condo il contratto stipulato. Nella fattispecie, chi sta proponendo agli altri gestori italiani di mettere a punto tale compenetrazione è Enel, la cui centrale di controllo naziona‐ le dei punti di rica‐ rica è già in grado di gestire le infra‐ strutture di Hera; A2A è in accordo per aggiungersi al progetto di inte‐ roperabilità, in attesa solo di completare il ne‐ cessario adegua‐ mento software e hardware. Finché tale progetto non sarà completato, le uniche colonnine interoperative sono quelle di Enel ed Hera, oggi concentrare prevalentemente lungo l’asse che va da Milano a Lecce. A Milano si vive invece il paradosso per cui in centro occorre l’abbonamento A2A e nell’hinterland quello E‐ nelDrive. Pochi altri sistemi di trasporto richie‐ dono al pari dell’auto elettrica una “logica di sistema”, un modo di pensare e comportarsi in cui il nostro Paese di solito non eccelle, ma di certo auspichiamo che presto tutti i soggetti coinvolti si integrino per rendere possibile lo sviluppo della nuova tecnologia e la sua affer‐ mazione nel mercato. Maria Panzeca

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TECNOLOGIE E FUTURO

Si è conclusa la seconda edizione del progetto formativo “La Nuvola Rosa”, iniziativa promos‐ sa nella Capitale, da Microsoft Italia in partnership con La Sapienza Università di Ro‐ ma, con l’obiettivo di accrescere le competen‐ ze tecniche atte a costruire il futuro delle don‐ ne italiane e a dare nuovo impulso all’occupazione femminile. Insomma una bella opportunità da cogliere da parte delle studen‐ tesse per colmare il divario di genere nella scienza, nella tecnologia e nella ricerca. All’evento hanno preso parte oltre 630 giovani donne da 17 a 24 anni provenienti da tutta Italia per seguire 44 corsi gratuiti tenuti da più di 100 relatori tra accademici, scienziati, opinion leader, esperti IT e figure femminili di spicco. I corsi, destinati alle studentesse italiane e stra‐ niere dell’ultimo biennio delle scuole superiori e delle università, sono stati suddivisi in 6 per‐ corsi tematici: TechHer; DevelopHer; LawyHer; EmpowerHer; InspirHer; EmployHer. Le stu‐ dentesse hanno avuto inoltre occasione di ave‐ re un colloquio con aziende multinazionali e nazionali per accedere a stage e percorsi di for‐ mazione. Durante il Pink Hackathon al femmi‐ nile 70 ragazze hanno potuto cimentarsi nella creazione di un’applicazione digitale, un’app per risolvere in maniera creativa e “Tech” pic‐ cole e grandi sfide della vita quotidiana. Quan‐ to la cultura prevalente e le famiglie esercitino ancora un’influenza importante sin

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PER IL

LAVORO FEMMINILE

dall’infanzia (giochi genitori‐figli e attività do‐ mestiche) nel condizionare le scelte formative delle ragazze e di conseguenza, il loro inseri‐ mento nel mercato del lavoro, emerge con chiarezza dalla ricerca “Occupazione ‐Istruzione ‐ Educazione: le trappole nascoste nel percorso delle ragazze verso il lavoro” di McKinsey & Company‐Valore D. Ad influire anche le diffi‐ coltà economiche del nucleo familiare, che inci‐ dono sui tassi di abbandono scolastico sia nella scuola superiore (25‐27% rispetto al 12% dei ma‐ schi) che all’università (67% rispetto a 58%). Tra le donne si evidenzia poi la tendenza a sceglie‐ re il proprio percorso formativo senza tenere conto degli sbocchi occupazionali, tanto che gli indirizzi privilegiati dalle ragazze (in ambito let‐ terario, giuridico, linguistico, chimico‐ farmaceutico, geo‐biologico e insegnamento) presentano tassi di occupazione ridotti e salari modesti: circa 1.200 euro netti mensili a 5 anni dalla laurea. Solo il 20‐30% delle ragazze punta ad una formazione tecnico‐scientifica anche se in questo caso si arriva a quasi 1.500 euro netti al mese. Il gap nei salari si conferma ancora u‐ na volta anche nelle aziende, dove, sin dalla prima esperienza di stage e tirocinio, il 50% del‐ le donne vengono retribuite meno dei colleghi maschi. Maggiore poi l’instabilità lavorativa con un’incidenza di contratti precari tra le don‐ ne di età compresa tra i 15 ed i 24 anni del 51% rispetto al 40% degli uomini.


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Meeting di Primavera 2014

Fisco green e misure incisive. A mettere in chia‐ ro questi punti fermi è stato il Meeting di Pri‐ mavera 2014. L'appuntamento annuale della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, giunto alla sua sesta edizione lo scorso 15 Aprile a Ro‐ ma, affronta tema che sarà affrontato a no‐ vembre nel corso degli Stati Generali. In questa sorta di primo sostanzioso assaggio si è tornati a discutere sulla necessità di un Green New Deal che sappia interpretare i nuovi bisogni e sappia basare le proprie attività su misure inci‐ sive e innovative, su strumenti finanziari idonei e su una fiscalità ecologica a livello europeo. Il Meeting è stato anche un occasione per sotto‐ lineare come l’economia verde continui a mo‐ strare valori decisamente positivi, nonostante la crisi che ha colpito e continua a colpire quel‐ la 'tradizionale'. La fotografia dello stato attu‐ ale della green economy, se ha mostrato situa‐ zioni inaspettatamente positive, ha tuttavia fatto emergere anche alcuni aspetti di regres‐ so: sebbene la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sia passata da 58.164 GWh del 2008 a 108.500 GWh del 2013 (in particolare il fotovoltaico è passato da 193 a 22.400 GWh),

gli investimenti sono calati passando da 23,66 miliardi del 2011 a 4,5 del 2013. I risparmi ener‐ getici (8.899 GWh) ottenuti grazie alla detra‐ zione del 55% tra il 2007 e il 2012, ma tra il 2010 e il 2012 sono diminuiti del 55%. Il valore econo‐ mico dei prodotti biologici acquistati in Italia continua a crescere dal 2008, anche se dal 2010 la crescita è rallentata. Tra il 2008 e il 2012 diminuiscono i passeggeri e le merci trasportate, ma aumentano i passeg‐ geri del trasporto pubblico locale. In calo le re‐ gistrazioni Emas, da 248 del 2008 a 75 nel 2013. In calo, tra il 2008 e il 2012 la produzione di ri‐ fiuti e in aumento la raccolta differenziata (da 9.933 Kt a 11.965) e la percentuale di imballaggi inviati al riciclo (dal 60% al 67%). Crollano gli stanziamenti dello stato per l’ambiente che passano da 1.832 milioni del 2008 a 828 del 2012 fino a 605 milioni nelle previsioni di com‐ petenza del 2014. Una situazione dunque di chiaro‐scuri, sullo sfondo però davvero cupo degli indicatori economici generali dell’ultimo quinquennio: ‐16% i prestiti bancari tra il 2007 e il 2013; ‐24% la produzione industriale fra il 2008 e il 2013; raddoppio della disoccupazione giova‐ nile tra il 2007 e il 2013 dal 20,6% al 40%. Ma a dimostrare, ancora una volta, che la gre‐ en economy rappresenta davvero la chiave di uscita dalla crisi mondiale arrivano le previsioni fornite dall'Unep (United Nations Environment Programme) in collaborazione con ILO (International Labour Organization). In tema di disoccupazione, per esempio, lo studio ha di‐ mostrato che nei prossimi venti anni l’economia verde sarà in grado di generare a livello globale dai 15 ai 60 milioni di posti di la‐ voro. Per quanto riguarda l'Italia, secondo una stima compiuta dalla Guida ai green jobs, i po‐ sti di lavoro nel settore verde saranno oltre 1.400.000, con picchi nelle risorse agroforestali (400.000) e nelle energie rinnovabili (150.000).

RELOADER Magazine - Maggio 2014

Secondo la Fondazione tra gli strumenti per dare vita a questo grande progetto di sviluppo europeo si devono contare: l’alleggerimento del peso debito pubblico tenendo bassi i tassi di interesse; l’aumento della liquidità per i nuovi investimenti con un ruolo più attivo della BCE come banca centra‐ le; la possibilità di utilizzare gli eu‐ ro bond per finanziare gli investi‐ menti per l’eco‐innovazione senza pesare sul debito pubblico; una ri‐ forma fiscale ecologica europea che riduca il prelievo su lavoro e imprese e aumentandolo su inquinamento e consumo di risorse, così da rilanciare uno sviluppo pulito a maggiore occupazione. Sempre secondo la Fondazione, mantenere alto il livello degli inve‐ stimenti, soprattutto nella ricerca, è fonda‐ mentale per un settore come quello delle rin‐ novabili. Deve essere evidente che investire nelle rinnovabili non è concepibile esclusiva‐ mente come un costo per lo Stato. In quest'ot‐ tica l'utilizzo degli euro bond renderebbe lo sviluppo delle rinnovabili un investimento per l'intero continente europeo e non più una voce di costo sui bilanci dei singoli Stati. Una mag‐ giore efficienza energetica, infatti, non solo renderebbe più competitivi i nostri prodotti, ma andrebbe a stralciare di molto la spesa per i consumi energetici permettendo così, soprat‐ tutto agli Stati in difficoltà, di far fronte al debi‐ to pubblico con innovazione e risparmi. Il Mini‐ stro dell’Ambiente Galletti, intervenuto al meeting, ha annunciato le priorità nell’agenda del dicastero: la fiscalità ambientale, la lotta al dissesto idrogeologico e la messa a punto di piani di prevenzione affinché si lavori sempre meno sulle emergenze che, ha ricordato il Mini‐ stro, “hanno un costo non quantificabile in ter‐ mini di vite umane e anche un costo economi‐ co superiore alle attività di prevenzione”. Tra le priorità generali del governo Renzi poi, Galletti ha sottolineato come l’istruzione e la formazione delle nuove generazioni costitui‐ scano il motore della competitività di tutto il

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Il commento di Edo Ronchi Presidente della Fondazione “Le imprese green e i green job stanno facendo i conti con la crisi, anche se alcuni indicatori ci dicono che l’economia verde ha resistito meglio dell’ economia tradizionale. Ma le politiche europee durante questa crisi sono state largamente carenti e stanno alimentando sfiducia e euroscetticismo. Il mondo della green economy dovrebbe chiedere la revisione del fiscal compact, perché far prevalere tetti e vincoli provoca riduzione della ricchezza e di conseguenza delle entrate fiscali, aumento della spesa sociale e conseguente aumento del debito pubblico”. sistema. Altri punti importanti sono gli investi‐ menti in ricerca e sviluppo e la creazione di una struttura industriale che tuteli anche l’ambiente. “L'economia deve essere tutta ver‐ de: tutta la filiera industriale deve avere alla base l'ambiente. Investendo infatti sull'am‐ biente e utilizzando in modo efficiente le risor‐ se si massimizzano i profitti, risparmiando ad esempio le materie prime ed utilizzando il rici‐ clo...il semestre europeo guidato dall'Italia sarà una grande occasione per rilanciare l’ambiente e l’occupazione”. Maria Panzeca


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Meeting di Primavera 2014

Fisco green e misure incisive. A mettere in chia‐ ro questi punti fermi è stato il Meeting di Pri‐ mavera 2014. L'appuntamento annuale della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, giunto alla sua sesta edizione lo scorso 15 Aprile a Ro‐ ma, affronta tema che sarà affrontato a no‐ vembre nel corso degli Stati Generali. In questa sorta di primo sostanzioso assaggio si è tornati a discutere sulla necessità di un Green New Deal che sappia interpretare i nuovi bisogni e sappia basare le proprie attività su misure inci‐ sive e innovative, su strumenti finanziari idonei e su una fiscalità ecologica a livello europeo. Il Meeting è stato anche un occasione per sotto‐ lineare come l’economia verde continui a mo‐ strare valori decisamente positivi, nonostante la crisi che ha colpito e continua a colpire quel‐ la 'tradizionale'. La fotografia dello stato attu‐ ale della green economy, se ha mostrato situa‐ zioni inaspettatamente positive, ha tuttavia fatto emergere anche alcuni aspetti di regres‐ so: sebbene la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sia passata da 58.164 GWh del 2008 a 108.500 GWh del 2013 (in particolare il fotovoltaico è passato da 193 a 22.400 GWh),

gli investimenti sono calati passando da 23,66 miliardi del 2011 a 4,5 del 2013. I risparmi ener‐ getici (8.899 GWh) ottenuti grazie alla detra‐ zione del 55% tra il 2007 e il 2012, ma tra il 2010 e il 2012 sono diminuiti del 55%. Il valore econo‐ mico dei prodotti biologici acquistati in Italia continua a crescere dal 2008, anche se dal 2010 la crescita è rallentata. Tra il 2008 e il 2012 diminuiscono i passeggeri e le merci trasportate, ma aumentano i passeg‐ geri del trasporto pubblico locale. In calo le re‐ gistrazioni Emas, da 248 del 2008 a 75 nel 2013. In calo, tra il 2008 e il 2012 la produzione di ri‐ fiuti e in aumento la raccolta differenziata (da 9.933 Kt a 11.965) e la percentuale di imballaggi inviati al riciclo (dal 60% al 67%). Crollano gli stanziamenti dello stato per l’ambiente che passano da 1.832 milioni del 2008 a 828 del 2012 fino a 605 milioni nelle previsioni di com‐ petenza del 2014. Una situazione dunque di chiaro‐scuri, sullo sfondo però davvero cupo degli indicatori economici generali dell’ultimo quinquennio: ‐16% i prestiti bancari tra il 2007 e il 2013; ‐24% la produzione industriale fra il 2008 e il 2013; raddoppio della disoccupazione giova‐ nile tra il 2007 e il 2013 dal 20,6% al 40%. Ma a dimostrare, ancora una volta, che la gre‐ en economy rappresenta davvero la chiave di uscita dalla crisi mondiale arrivano le previsioni fornite dall'Unep (United Nations Environment Programme) in collaborazione con ILO (International Labour Organization). In tema di disoccupazione, per esempio, lo studio ha di‐ mostrato che nei prossimi venti anni l’economia verde sarà in grado di generare a livello globale dai 15 ai 60 milioni di posti di la‐ voro. Per quanto riguarda l'Italia, secondo una stima compiuta dalla Guida ai green jobs, i po‐ sti di lavoro nel settore verde saranno oltre 1.400.000, con picchi nelle risorse agroforestali (400.000) e nelle energie rinnovabili (150.000).

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Secondo la Fondazione tra gli strumenti per dare vita a questo grande progetto di sviluppo europeo si devono contare: l’alleggerimento del peso debito pubblico tenendo bassi i tassi di interesse; l’aumento della liquidità per i nuovi investimenti con un ruolo più attivo della BCE come banca centra‐ le; la possibilità di utilizzare gli eu‐ ro bond per finanziare gli investi‐ menti per l’eco‐innovazione senza pesare sul debito pubblico; una ri‐ forma fiscale ecologica europea che riduca il prelievo su lavoro e imprese e aumentandolo su inquinamento e consumo di risorse, così da rilanciare uno sviluppo pulito a maggiore occupazione. Sempre secondo la Fondazione, mantenere alto il livello degli inve‐ stimenti, soprattutto nella ricerca, è fonda‐ mentale per un settore come quello delle rin‐ novabili. Deve essere evidente che investire nelle rinnovabili non è concepibile esclusiva‐ mente come un costo per lo Stato. In quest'ot‐ tica l'utilizzo degli euro bond renderebbe lo sviluppo delle rinnovabili un investimento per l'intero continente europeo e non più una voce di costo sui bilanci dei singoli Stati. Una mag‐ giore efficienza energetica, infatti, non solo renderebbe più competitivi i nostri prodotti, ma andrebbe a stralciare di molto la spesa per i consumi energetici permettendo così, soprat‐ tutto agli Stati in difficoltà, di far fronte al debi‐ to pubblico con innovazione e risparmi. Il Mini‐ stro dell’Ambiente Galletti, intervenuto al meeting, ha annunciato le priorità nell’agenda del dicastero: la fiscalità ambientale, la lotta al dissesto idrogeologico e la messa a punto di piani di prevenzione affinché si lavori sempre meno sulle emergenze che, ha ricordato il Mini‐ stro, “hanno un costo non quantificabile in ter‐ mini di vite umane e anche un costo economi‐ co superiore alle attività di prevenzione”. Tra le priorità generali del governo Renzi poi, Galletti ha sottolineato come l’istruzione e la formazione delle nuove generazioni costitui‐ scano il motore della competitività di tutto il

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Il commento di Edo Ronchi Presidente della Fondazione “Le imprese green e i green job stanno facendo i conti con la crisi, anche se alcuni indicatori ci dicono che l’economia verde ha resistito meglio dell’ economia tradizionale. Ma le politiche europee durante questa crisi sono state largamente carenti e stanno alimentando sfiducia e euroscetticismo. Il mondo della green economy dovrebbe chiedere la revisione del fiscal compact, perché far prevalere tetti e vincoli provoca riduzione della ricchezza e di conseguenza delle entrate fiscali, aumento della spesa sociale e conseguente aumento del debito pubblico”. sistema. Altri punti importanti sono gli investi‐ menti in ricerca e sviluppo e la creazione di una struttura industriale che tuteli anche l’ambiente. “L'economia deve essere tutta ver‐ de: tutta la filiera industriale deve avere alla base l'ambiente. Investendo infatti sull'am‐ biente e utilizzando in modo efficiente le risor‐ se si massimizzano i profitti, risparmiando ad esempio le materie prime ed utilizzando il rici‐ clo...il semestre europeo guidato dall'Italia sarà una grande occasione per rilanciare l’ambiente e l’occupazione”. Maria Panzeca


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21

Nel mercato dell’energia sono in arrivo nuovi interessanti soggetti che aggregano la domanda creando ottimizzazioni e risparmi.

RELOADER Magazine Inserto n.5/2014

Courtesy: Genitronsviluppo.com

Giordano Mancini

consumi e rendersi

efficienza energetica e

base di qualunque

indipendenti dalla rete

di indipendenza. Per

programma di questo

dalla quale

raggiungere questo

genere. Non vi sarà più

abitualmente

obiettivo si sta già

spazio, a mano a mano

acquistiamo energia.

lavorando sulla strada

che cresce la

Sono le Energy

giusta: rinnovabili,

consapevolezza nelle

Community, che

risparmio energetico,

persone e nelle

condividono, appunto,

generazione distribuita,

istituzioni della primaria

sia la produzione, che la

sistemi di accumulo e

importanza della lotta

La bioeconomia è lotta

esosomatiche”. Si può

centri commerciali di

distribuzione ed il

nuove tecnologie, sono

allo spreco, per

allo spreco e scelta

quindi inquadrare fra le

aggregarsi per gestire

consumo di energia.

i driver che guideranno

innovazione tecnologica

qualitativa nelle

buone pratiche di

l’energia in maniera

Siamo ancora agli

la rivoluzione.

che non comprenda

produzioni e nell’utilizzo

bioeconomia la scelta di

congiunta e autonoma

albori, ma i vantaggi

Ovviamente la

il risparmio e che sia

di quelle che Nicholas

gruppi di cittadini,

(almeno in parte). Lo

saranno davvero

ristrutturazione per

sbilanciata sull’aumento

Georgescu Roegen

insiemi di imprese,

scopo è quello di

importantissimi,

l’efficienza energetica

delle prestazioni.

definiva “comodità

complessi ospedalieri o

ottimizzare costi e

soprattutto in tema di

non può che essere alla

Lavorando sul tema


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Nel mercato dell’energia sono in arrivo nuovi interessanti soggetti che aggregano la domanda creando ottimizzazioni e risparmi.

RELOADER Magazine Inserto n.5/2014

Courtesy: Genitronsviluppo.com

Giordano Mancini

consumi e rendersi

efficienza energetica e

base di qualunque

indipendenti dalla rete

di indipendenza. Per

programma di questo

dalla quale

raggiungere questo

genere. Non vi sarà più

abitualmente

obiettivo si sta già

spazio, a mano a mano

acquistiamo energia.

lavorando sulla strada

che cresce la

Sono le Energy

giusta: rinnovabili,

consapevolezza nelle

Community, che

risparmio energetico,

persone e nelle

condividono, appunto,

generazione distribuita,

istituzioni della primaria

sia la produzione, che la

sistemi di accumulo e

importanza della lotta

La bioeconomia è lotta

esosomatiche”. Si può

centri commerciali di

distribuzione ed il

nuove tecnologie, sono

allo spreco, per

allo spreco e scelta

quindi inquadrare fra le

aggregarsi per gestire

consumo di energia.

i driver che guideranno

innovazione tecnologica

qualitativa nelle

buone pratiche di

l’energia in maniera

Siamo ancora agli

la rivoluzione.

che non comprenda

produzioni e nell’utilizzo

bioeconomia la scelta di

congiunta e autonoma

albori, ma i vantaggi

Ovviamente la

il risparmio e che sia

di quelle che Nicholas

gruppi di cittadini,

(almeno in parte). Lo

saranno davvero

ristrutturazione per

sbilanciata sull’aumento

Georgescu Roegen

insiemi di imprese,

scopo è quello di

importantissimi,

l’efficienza energetica

delle prestazioni.

definiva “comodità

complessi ospedalieri o

ottimizzare costi e

soprattutto in tema di

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vantaggio di grande

idraulica ed elettrica,

diventare importante e

importanza per chi fa

dovranno tenersi pronte

rilevante nei numeri

impresa. Il comparto

a rispondere con efficacia

nell’ambito del settimo

delle costruzioni e quello

anche a questo nuovo

ciclo dell’edilizia.

dell’impiantistica termica,

mercato, che potrebbe

Giordano Mancini

N Schema di Energy Community

24

egli anni ’60, fu pensato “l’antidoto” al

energetiche e materiali per garantire la

modello economico del consumismo: la

sopravvivenza, l’evoluzione e il futuro sviluppo

Bioeconomia. Il termine fu ideato dal professor

dell’uomo. Come si può constatare, il

Nicholas Georgescu‐Roegen, che lo citò nella

messaggio

sua opera più importante ‘The Entropy Law

assolutamente attuale. Tuttavia oggi anche con

and the Economic Process’ pubblicata nel 1971.

la green economy, la Bioeconomia si fa strada

Nello specifico Georgescu‐Roegen riteneva che

a fatica. Non vi è il coraggio di riprendere

qualsiasi processo economico che produce

interamente le “esortazioni” di Georgescu‐

merci materiali diminuisce la disponibilità di

Roegen. Ma il termine Bioeconomia è

energia nel futuro e quindi la possibilità futura

comunque riapparso negli ultimi anni, anche

di produrre altre merci e materiali. Secondo

nei programmi di miglioramento della

di

Georgescu‐Roegen

è

della riduzione delle

potrebbero sorgere in

essere superati grazie

queste logiche, il modello consumistico crea un

Comunità Europea e nei suoi programmi con il

dispersioni termiche e

Italia 475.000 energy

alla possibilità di

circolo vizioso che distrugge e “consuma”

recente Horizon 2020, soltanto è stato

degli sprechi in genere, è

community, per un

dialogare e trattare

inutilmente materia e energia sottraendole alla

“limitato” a rappresentare solo alcune aree

naturale pensare che le

volume d’affari almeno

affari con soggetti

disponibilità delle generazioni future. Materia

dell’economia, che vanno da agricoltura e

ed energia, quindi, entrano nel processo

allevamento all’agroalimentare, dal produttivo

Energy community

di 29 miliardi di euro.

che aggregano e

economico con un grado di entropia

e industriale al settore energetico fino alle

diventino anche gruppi

Anche considerando

rappresentano dei

relativamente bassa e ne escono con

biotecnologie. Allo stesso tempo la ricerca sarà

di acquisto per

che buona parte del

singoli microclienti

un’entropia più alta. Da ciò deriva la necessità

la base per creare innovazione sostenibile nella

ristrutturazioni green.

giro di affari sarà

normalmente molto

di ripensare radicalmente la scienza

fornitura di materie prime, energia nonché per

dedicato all’acquisto

difficili da raggiungere

economica, rendendola capace di incorporare

la protezione dell’ambiente. La ricerca,

il principio dell’entropia e in generale i vincoli

attraverso un approccio olistico che tenga

Entro il 2020 475.000 Energy Community

ed all’autoproduzione di

e da mettere d’accordo,

ecologici. Più riusciremo a comprendere gli

conto dell’integrazione fra ecologia, economia

energia, certamente la

come sono ad esempio

elementi dell’ecosistema nella loro complessità

e welfare si propone oggi tre priorità quali:

Le Energy community

fetta per l’edilizia non

gli abitanti dei condomini.

e prevedere la loro reazione a fattori esterni,

Sicurezza alimentare globale e agricoltura

non rappresentano

sarà trascurabile.

Trovarsi di fronte un

tanto più saremo in grado di usarli per

sostenibile; Uso industriale di risorse

piccole esperienze di

Molte delle attuali

nuovo genere di

sviluppare tecnologie a beneficio dell’intera

rinnovabili; Produzione di energia da biomassa.

quote marginali di

difficoltà nell’avviare i

“stazione appaltante”,

umanità e dell’ambiente. La bioeconomia fa

Ancora sono lasciati fuori settori strategici

mercato: il risultato di un

lavori di ristrutturazione

probabilmente gestita da

riferimento all’utilizzo sostenibile delle risorse

fondamentali come quello che tratta la

biologiche

e

produzione, il trasporto o come quello

recente studio prevede

per l’efficienza

persone competenti e

microrganismi ma non solo. Per bioeconomia si

dell’industria pesante e della chimica

che da qui al 2020

energetica potranno

plenipotenziarie è un

intende il corretto utilizzo delle risorse

tradizionale. G. M.

come

piante,

animali


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Maggio 2014

23

RELOADER Magazine - Gli Speciali, Maggio 2014

vantaggio di grande

idraulica ed elettrica,

diventare importante e

importanza per chi fa

dovranno tenersi pronte

rilevante nei numeri

impresa. Il comparto

a rispondere con efficacia

nell’ambito del settimo

delle costruzioni e quello

anche a questo nuovo

ciclo dell’edilizia.

dell’impiantistica termica,

mercato, che potrebbe

Giordano Mancini

N Schema di Energy Community

24

egli anni ’60, fu pensato “l’antidoto” al

energetiche e materiali per garantire la

modello economico del consumismo: la

sopravvivenza, l’evoluzione e il futuro sviluppo

Bioeconomia. Il termine fu ideato dal professor

dell’uomo. Come si può constatare, il

Nicholas Georgescu‐Roegen, che lo citò nella

messaggio

sua opera più importante ‘The Entropy Law

assolutamente attuale. Tuttavia oggi anche con

and the Economic Process’ pubblicata nel 1971.

la green economy, la Bioeconomia si fa strada

Nello specifico Georgescu‐Roegen riteneva che

a fatica. Non vi è il coraggio di riprendere

qualsiasi processo economico che produce

interamente le “esortazioni” di Georgescu‐

merci materiali diminuisce la disponibilità di

Roegen. Ma il termine Bioeconomia è

energia nel futuro e quindi la possibilità futura

comunque riapparso negli ultimi anni, anche

di produrre altre merci e materiali. Secondo

nei programmi di miglioramento della

di

Georgescu‐Roegen

è

della riduzione delle

potrebbero sorgere in

essere superati grazie

queste logiche, il modello consumistico crea un

Comunità Europea e nei suoi programmi con il

dispersioni termiche e

Italia 475.000 energy

alla possibilità di

circolo vizioso che distrugge e “consuma”

recente Horizon 2020, soltanto è stato

degli sprechi in genere, è

community, per un

dialogare e trattare

inutilmente materia e energia sottraendole alla

“limitato” a rappresentare solo alcune aree

naturale pensare che le

volume d’affari almeno

affari con soggetti

disponibilità delle generazioni future. Materia

dell’economia, che vanno da agricoltura e

ed energia, quindi, entrano nel processo

allevamento all’agroalimentare, dal produttivo

Energy community

di 29 miliardi di euro.

che aggregano e

economico con un grado di entropia

e industriale al settore energetico fino alle

diventino anche gruppi

Anche considerando

rappresentano dei

relativamente bassa e ne escono con

biotecnologie. Allo stesso tempo la ricerca sarà

di acquisto per

che buona parte del

singoli microclienti

un’entropia più alta. Da ciò deriva la necessità

la base per creare innovazione sostenibile nella

ristrutturazioni green.

giro di affari sarà

normalmente molto

di ripensare radicalmente la scienza

fornitura di materie prime, energia nonché per

dedicato all’acquisto

difficili da raggiungere

economica, rendendola capace di incorporare

la protezione dell’ambiente. La ricerca,

il principio dell’entropia e in generale i vincoli

attraverso un approccio olistico che tenga

Entro il 2020 475.000 Energy Community

ed all’autoproduzione di

e da mettere d’accordo,

ecologici. Più riusciremo a comprendere gli

conto dell’integrazione fra ecologia, economia

energia, certamente la

come sono ad esempio

elementi dell’ecosistema nella loro complessità

e welfare si propone oggi tre priorità quali:

Le Energy community

fetta per l’edilizia non

gli abitanti dei condomini.

e prevedere la loro reazione a fattori esterni,

Sicurezza alimentare globale e agricoltura

non rappresentano

sarà trascurabile.

Trovarsi di fronte un

tanto più saremo in grado di usarli per

sostenibile; Uso industriale di risorse

piccole esperienze di

Molte delle attuali

nuovo genere di

sviluppare tecnologie a beneficio dell’intera

rinnovabili; Produzione di energia da biomassa.

quote marginali di

difficoltà nell’avviare i

“stazione appaltante”,

umanità e dell’ambiente. La bioeconomia fa

Ancora sono lasciati fuori settori strategici

mercato: il risultato di un

lavori di ristrutturazione

probabilmente gestita da

riferimento all’utilizzo sostenibile delle risorse

fondamentali come quello che tratta la

biologiche

e

produzione, il trasporto o come quello

recente studio prevede

per l’efficienza

persone competenti e

microrganismi ma non solo. Per bioeconomia si

dell’industria pesante e della chimica

che da qui al 2020

energetica potranno

plenipotenziarie è un

intende il corretto utilizzo delle risorse

tradizionale. G. M.

come

piante,

animali


RELOADER Magazine n. 77 - Maggio 2014 Associazione RELOADER onlus Italy - 00185 Roma - Viale Carlo Felice 89 Tel: +39 06 7049.5320 info@reloaderitalia.it


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