RELOADER Magazine N.86 marzo 2015

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Sommario

In Primo Piano

3

Cambia per legge la classificazione, rifiuti speciali “pericolosi”. Rischio di blocco totale della gestione

n. 86 - Marzo 2015

RAEE Terre rare e metalli preziosi, l’anima nobile dei RAEE di Vito La Forgia

Energie rinnovabili 2015 Anno internazionale della luce Illuminare Meglio, Illuminare Meno Un avvertimento per chi guarda la terra con gli occhi della NASA

9 10

Storie di riciclo Frammenti: nuova vita alla musica di Sara Lubrano

11

Ambiente e Società La Logistica nell'era Digitale. La Realtà Aumentata e l'Internet of Things a supporto degli operatori logistici

13

Focus Green Economy La vera ricchezza è il capitale naturale. Parola di WWF L’eco-innovazione è il motore di un’economia sempre più circolare Un Green Act per dare impulso alla politica green dell'Italia Olivina e bicarbonato per abbattere la CO2 in atmosfera

15 17 19 20

Gli Speciali GREEN LOGISTICS

Serve innovare in modo sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico Prof. Gino Marchet, Politecnico di Milano ‐ Osservatorio Contract Logistics Dr. Damiano Frosi – Osservatorio Contract Logistics

21

Con l'entrata in vigore il 18 febbra‐ io scorso della norma che – in con‐ trasto con i criteri europei che si dovranno applicare anche in Italia fra poco più di tre mesi – trasfor‐ ma di fatto in “pericolosi” la gran parte dei rifiuti speciali che perico‐ losi in realtà non sono, il sistema nazionale di gestione dei rifiuti vie‐ ne messo in grave difficoltà. Se non s'interviene tempestivamente – denunciano le associazioni degli operatori del settore (FISE Asso‐ ambiente, FISE UNIRE, Federam‐ biente e ATIA‐ISWA), nel giro di alcune settimane i pochi impianti autorizzati a trattare i rifiuti perico‐ losi saranno saturi e aumenterà esponenzialmente il ricorso forza‐ to alla esportazione dei rifiuti ri‐ classificati, con conseguente ulte‐ riore ingiustificata penalizzazione dei cittadini e delle imprese pro‐ duttrici. La norma, inserita nella conversione in legge (agosto 2014) del decreto Competitività, rivolu‐ ziona la classificazione dei rifiuti speciali con “codici a specchio”, cioè quelli che potevano essere considerati pericolosi o non perico‐

losi a seconda delle loro caratteri‐ stiche. La nuova disposizione com‐ porta praticamente, con un'appli‐ cazione estrema e ingiustificata dal punto di vista scientifico del princi‐ pio di precauzione, la classificazio‐ ne come pericolosi di circa 2/3 dei rifiuti speciali non pericolosi pro‐ dotti in Italia, qualcosa come 85 milioni di tonnellate all'anno. L’applicazione della nuova norma sconvolgerà l’operatività quotidia‐ na non solo dei produttori dei rifiu‐ ti, ma anche delle migliaia d'impre‐ se impegnate nell’ordinaria gestio‐ ne dei rifiuti e produrrà, a breve, diverse situazioni d'emergenza in tutta Italia. Si rischia così di produrre effetti contrari rispetto alla ratio della leg‐ ge nella quale è contenuta, ossia aumentare il grado di competitivi‐ tà del sistema Italia, incrementan‐ do il negativo “turismo dei rifiuti” e favorendo di fatto la loro gestio‐ ne in aziende estere. Un ulteriore colpo a un settore che già opera quotidianamente in un quadro nor‐ mativo confuso, mutevole e con‐ traddittorio. (fonte: Fise Unire)

RELOADER Magazine n. 86 - marzo 2015 Via di San Giovanni in Laterano 84 - 00184 Roma Tel: +39 06 77.25.07.02

www.reloaderitalia.it info@reloaderitalia.it Fax: +39 06 62.27.05.44


Sommario

In Primo Piano

3

Cambia per legge la classificazione, rifiuti speciali “pericolosi”. Rischio di blocco totale della gestione

n. 86 - Marzo 2015

RAEE Terre rare e metalli preziosi, l’anima nobile dei RAEE di Vito La Forgia

Energie rinnovabili 2015 Anno internazionale della luce Illuminare Meglio, Illuminare Meno Un avvertimento per chi guarda la terra con gli occhi della NASA

9 10

Storie di riciclo Frammenti: nuova vita alla musica di Sara Lubrano

11

Ambiente e Società La Logistica nell'era Digitale. La Realtà Aumentata e l'Internet of Things a supporto degli operatori logistici

13

Focus Green Economy La vera ricchezza è il capitale naturale. Parola di WWF L’eco-innovazione è il motore di un’economia sempre più circolare Un Green Act per dare impulso alla politica green dell'Italia Olivina e bicarbonato per abbattere la CO2 in atmosfera

15 17 19 20

Gli Speciali GREEN LOGISTICS

Serve innovare in modo sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico Prof. Gino Marchet, Politecnico di Milano ‐ Osservatorio Contract Logistics Dr. Damiano Frosi – Osservatorio Contract Logistics

21

Con l'entrata in vigore il 18 febbra‐ io scorso della norma che – in con‐ trasto con i criteri europei che si dovranno applicare anche in Italia fra poco più di tre mesi – trasfor‐ ma di fatto in “pericolosi” la gran parte dei rifiuti speciali che perico‐ losi in realtà non sono, il sistema nazionale di gestione dei rifiuti vie‐ ne messo in grave difficoltà. Se non s'interviene tempestivamente – denunciano le associazioni degli operatori del settore (FISE Asso‐ ambiente, FISE UNIRE, Federam‐ biente e ATIA‐ISWA), nel giro di alcune settimane i pochi impianti autorizzati a trattare i rifiuti perico‐ losi saranno saturi e aumenterà esponenzialmente il ricorso forza‐ to alla esportazione dei rifiuti ri‐ classificati, con conseguente ulte‐ riore ingiustificata penalizzazione dei cittadini e delle imprese pro‐ duttrici. La norma, inserita nella conversione in legge (agosto 2014) del decreto Competitività, rivolu‐ ziona la classificazione dei rifiuti speciali con “codici a specchio”, cioè quelli che potevano essere considerati pericolosi o non perico‐

losi a seconda delle loro caratteri‐ stiche. La nuova disposizione com‐ porta praticamente, con un'appli‐ cazione estrema e ingiustificata dal punto di vista scientifico del princi‐ pio di precauzione, la classificazio‐ ne come pericolosi di circa 2/3 dei rifiuti speciali non pericolosi pro‐ dotti in Italia, qualcosa come 85 milioni di tonnellate all'anno. L’applicazione della nuova norma sconvolgerà l’operatività quotidia‐ na non solo dei produttori dei rifiu‐ ti, ma anche delle migliaia d'impre‐ se impegnate nell’ordinaria gestio‐ ne dei rifiuti e produrrà, a breve, diverse situazioni d'emergenza in tutta Italia. Si rischia così di produrre effetti contrari rispetto alla ratio della leg‐ ge nella quale è contenuta, ossia aumentare il grado di competitivi‐ tà del sistema Italia, incrementan‐ do il negativo “turismo dei rifiuti” e favorendo di fatto la loro gestio‐ ne in aziende estere. Un ulteriore colpo a un settore che già opera quotidianamente in un quadro nor‐ mativo confuso, mutevole e con‐ traddittorio. (fonte: Fise Unire)

RELOADER Magazine n. 86 - marzo 2015 Via di San Giovanni in Laterano 84 - 00184 Roma Tel: +39 06 77.25.07.02

www.reloaderitalia.it info@reloaderitalia.it Fax: +39 06 62.27.05.44


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Terre rare e metalli preziosi, l’anima nobile dei RAEE di Vito La Forgia -

RAEE ambiente-rifiuti.com

L’estrazione di terre rare dai rifiuti elettrici ed elettronici ridurrà l’impatto ambientale derivante dalla estrazione di materia prima vergine dal sottosuolo. Che i RAEE fossero considerati alla stregua di

Tavola periodica. Essi sono: lantanio, cerio,

una miniera di metalli nobili ormai lo si sapeva.

praseodimio, neodimio, promethio, samario,

Certamente non è sufficiente avere a disposi‐

europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio,

zione un paio di personal computer per definir‐

erbio, tulio, itterbio lutezio, yttrio e scandio

si ricchi, ma occorre avere a disposizione quan‐

(questi ultimi due si associati ai primi per simili

tità sufficienti da alimentare impianti tecnolo‐

proprietà chimiche). Le terre rare sono sostan‐

gici specifici che siano in grado di estrarre tali

ze presenti in moltissimi minerali, ma assumo‐

metalli dalle componenti interne dei rifiuti e‐

no un valore commerciale solo quando le loro

lettrici. Ciò che invece spesso sfugge è che la

quantità sono tali da giustificarne l’estrazione.

nostra tecnologia, che avanza sempre più rapi‐

Per dare una visione più chiara delle terre rare

damente, affinché possa tradursi in apparec‐

proviamo a semplificare il concetto. Il termine

chiature sempre più performanti, è affamata di

“terra rara” prende origine dai minerali dai

terre rare. Affinché il mercato tecnologico sia

quali vennero isolati per la prima volta ed era‐

sempre alla portata di tutti e quindi in grado di

no ossidi di tipo non comune ritrovati

sfornare milioni di apparecchiature destinate a

all’interno della gadolinite estratta da una mi‐

tutte le tipologie di utenze a prezzi abbordabi‐

niera di un villaggio in Svezia. Il nome però è

li, è necessario che siano a disposizione montagne di materie prime tali da ren‐

4

Elemento

Lantanio

Componente di leghe metalliche

Cerio

Componente principale di leghe metalliche

Praseodimio

Neodimio

Importante in leghe magnetiche

Promethio

Non si trova in natura è radioattivo ed è prodotto dai reattori nucleari

Samario

Importante in leghe metalliche

Europio

E’ uno dei più rari elementi delle terre rare ed è uno dei più reattivi. Adsorbe neutroni

Gadolinio

che entra in gioco il tema del riciclaggio dei RAEE. Per poter comprendere appie‐ no l’importanza di questa affermazione

Disprosio

Adsorbe neutroni

Controlli nei reattori nucleari, catalisi e refrattari

Erbio

Proprietà simili all’holmio ed al Disprosio

Nel settore ceramico per produrre vetrina rosa; in lenti che assorbono i raggi infrarossi

Thulio

Fornisce raggi X se irradiato in reattori nucleari

Sorgenti di raggi X in macchine portatili per raggi X

Ytterbio

Ha proprietà simili al Lutezio ancora non ben conosciuto

Utilizzo attualmente sconosciuto sono in corso delle ricerche

Lutezio

Proprietà chimico-fisiche ancora non ben conosciute

Yttrio

E’ associato all’Holmio e all’Erbio

Scandio

Proprietà chimico-fisiche simile all’alluminio

Thorio

Assomiglia al nickel ma è radioattivo

preciso le terre rare e perché sono di fondamentale importanza per la produ‐ zione di dispositivi elettronici. Gli ele‐ menti delle terre rare sono 15 lantanidi con numeri atomici compresi fra 57 e 71 e che sono inclusi nel gruppo III A della

Vetrine per ceramiche, lenti ottiche di alta qualità, lenti fotografiche, cristalli per microonde, capacitori ceramici, pulenti per vetri, cracking del petrolio Pulizia dei vetri, catalizzatore nel cracking del petrolio, in lega con il ferro come scintilla per lampade o con l’alluminio, magnesio e acciaio per aumentare le proprietà di punta e di robustezza, protezione dalle radiazione ecc. Pigmenti gialli in ceramica, tegole, condensatori ceramici. In combinazione con Neodimio per schermare i marker del vetro. Magneti permanenti, refrigerante criogenico Condensatori ceramici, vetrine e vetri colorati, laser, magneti ad alta permanenza in lega con neodimio-ferro e boro, catalizzatore nel cracking del petrolio Batterie per orologi e sistemi di teleguida missilistica In leghe altamente magnetiche per magneti permanenti (samario-cobalto). Laser in vetro, controllo nei reattori nucleari e schermo neutronico Barre di controllo dei reattori nucleari, lampade colorate, ctori per i raggi X. Fosforo rosso nei tubi dei televisori a colori Laser allo stato solido, costituente dei chips nella memoria dei computer, rifrattori di alta temperatura, refrigeranti criogenici Catodi per raggi X, magneti, memorie ottiche dei computer, componenti degli hard disk, leghe magnetiche

E’ associato al gadolinio

è però necessario fare un salto indietro ed andare a comprendere cosa sono di

Applicazioni

Terbio

dere il costo di produzione di una appa‐ recchiatura il più basso possibile. E’ qui

Commento

Deossidante nella produzione di acciai inossidabili, batterie ricaricabili, usi medici, fosforo rosso per televisori a colori, superconduttori Deossidante nella produzione di acciai inossidabili, batterie ricaricabili, usi medici, fosforo rosso per televisori a colori, superconduttori Tubi per raggi X, elemento catalitico per la polimerizzazione, superleghe Ni-Cr, porcellane in campo dentistico Può essere usato come combustibile nucleare al posto dell’uranio


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Terre rare e metalli preziosi, l’anima nobile dei RAEE di Vito La Forgia -

RAEE ambiente-rifiuti.com

L’estrazione di terre rare dai rifiuti elettrici ed elettronici ridurrà l’impatto ambientale derivante dalla estrazione di materia prima vergine dal sottosuolo. Che i RAEE fossero considerati alla stregua di

Tavola periodica. Essi sono: lantanio, cerio,

una miniera di metalli nobili ormai lo si sapeva.

praseodimio, neodimio, promethio, samario,

Certamente non è sufficiente avere a disposi‐

europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio,

zione un paio di personal computer per definir‐

erbio, tulio, itterbio lutezio, yttrio e scandio

si ricchi, ma occorre avere a disposizione quan‐

(questi ultimi due si associati ai primi per simili

tità sufficienti da alimentare impianti tecnolo‐

proprietà chimiche). Le terre rare sono sostan‐

gici specifici che siano in grado di estrarre tali

ze presenti in moltissimi minerali, ma assumo‐

metalli dalle componenti interne dei rifiuti e‐

no un valore commerciale solo quando le loro

lettrici. Ciò che invece spesso sfugge è che la

quantità sono tali da giustificarne l’estrazione.

nostra tecnologia, che avanza sempre più rapi‐

Per dare una visione più chiara delle terre rare

damente, affinché possa tradursi in apparec‐

proviamo a semplificare il concetto. Il termine

chiature sempre più performanti, è affamata di

“terra rara” prende origine dai minerali dai

terre rare. Affinché il mercato tecnologico sia

quali vennero isolati per la prima volta ed era‐

sempre alla portata di tutti e quindi in grado di

no ossidi di tipo non comune ritrovati

sfornare milioni di apparecchiature destinate a

all’interno della gadolinite estratta da una mi‐

tutte le tipologie di utenze a prezzi abbordabi‐

niera di un villaggio in Svezia. Il nome però è

li, è necessario che siano a disposizione montagne di materie prime tali da ren‐

4

Elemento

Lantanio

Componente di leghe metalliche

Cerio

Componente principale di leghe metalliche

Praseodimio

Neodimio

Importante in leghe magnetiche

Promethio

Non si trova in natura è radioattivo ed è prodotto dai reattori nucleari

Samario

Importante in leghe metalliche

Europio

E’ uno dei più rari elementi delle terre rare ed è uno dei più reattivi. Adsorbe neutroni

Gadolinio

che entra in gioco il tema del riciclaggio dei RAEE. Per poter comprendere appie‐ no l’importanza di questa affermazione

Disprosio

Adsorbe neutroni

Controlli nei reattori nucleari, catalisi e refrattari

Erbio

Proprietà simili all’holmio ed al Disprosio

Nel settore ceramico per produrre vetrina rosa; in lenti che assorbono i raggi infrarossi

Thulio

Fornisce raggi X se irradiato in reattori nucleari

Sorgenti di raggi X in macchine portatili per raggi X

Ytterbio

Ha proprietà simili al Lutezio ancora non ben conosciuto

Utilizzo attualmente sconosciuto sono in corso delle ricerche

Lutezio

Proprietà chimico-fisiche ancora non ben conosciute

Yttrio

E’ associato all’Holmio e all’Erbio

Scandio

Proprietà chimico-fisiche simile all’alluminio

Thorio

Assomiglia al nickel ma è radioattivo

preciso le terre rare e perché sono di fondamentale importanza per la produ‐ zione di dispositivi elettronici. Gli ele‐ menti delle terre rare sono 15 lantanidi con numeri atomici compresi fra 57 e 71 e che sono inclusi nel gruppo III A della

Vetrine per ceramiche, lenti ottiche di alta qualità, lenti fotografiche, cristalli per microonde, capacitori ceramici, pulenti per vetri, cracking del petrolio Pulizia dei vetri, catalizzatore nel cracking del petrolio, in lega con il ferro come scintilla per lampade o con l’alluminio, magnesio e acciaio per aumentare le proprietà di punta e di robustezza, protezione dalle radiazione ecc. Pigmenti gialli in ceramica, tegole, condensatori ceramici. In combinazione con Neodimio per schermare i marker del vetro. Magneti permanenti, refrigerante criogenico Condensatori ceramici, vetrine e vetri colorati, laser, magneti ad alta permanenza in lega con neodimio-ferro e boro, catalizzatore nel cracking del petrolio Batterie per orologi e sistemi di teleguida missilistica In leghe altamente magnetiche per magneti permanenti (samario-cobalto). Laser in vetro, controllo nei reattori nucleari e schermo neutronico Barre di controllo dei reattori nucleari, lampade colorate, ctori per i raggi X. Fosforo rosso nei tubi dei televisori a colori Laser allo stato solido, costituente dei chips nella memoria dei computer, rifrattori di alta temperatura, refrigeranti criogenici Catodi per raggi X, magneti, memorie ottiche dei computer, componenti degli hard disk, leghe magnetiche

E’ associato al gadolinio

è però necessario fare un salto indietro ed andare a comprendere cosa sono di

Applicazioni

Terbio

dere il costo di produzione di una appa‐ recchiatura il più basso possibile. E’ qui

Commento

Deossidante nella produzione di acciai inossidabili, batterie ricaricabili, usi medici, fosforo rosso per televisori a colori, superconduttori Deossidante nella produzione di acciai inossidabili, batterie ricaricabili, usi medici, fosforo rosso per televisori a colori, superconduttori Tubi per raggi X, elemento catalitico per la polimerizzazione, superleghe Ni-Cr, porcellane in campo dentistico Può essere usato come combustibile nucleare al posto dell’uranio


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rappresentati dai disposi‐ tivi per l’efficienza ener‐ getica. Alcuni elementi delle terre rare si sono resi essenziali per la cata‐ lisi, il craking del petrolio fluido e per i convertitori catalitici che controllano l’inquinamento in auto‐ trazione. Ciò che emerge dalla carrellata di esempi che sono stati fatti e che sono solo una parte del totale è che l’utilizzo delle terre rare su larga

terre rare sono presenti in concentrazioni ele‐

scala possa essere di aiuto a prevenire il riscal‐

vate nella crosta terrestre. Il problema che si

damento globale. Infatti non è sconosciuto

presenta nella loro estrazione è dovuto alle

l’utilizzo di tecnologie per la refrigerazione ma‐

concentrazioni con le quali si presenta in natu‐

gnetica che conduce ad una riduzione consi‐

ra nei minerali, il che molto spesso non ne giu‐

stente del consumo di energia e di emissioni di

stifica economicamente l’estrazione, data la

CO2. Altri esempi di utilizzo possono esse‐

complessità delle operazioni. Queste sostanze

re quelli del comparto elettromedicale, o

sono impiegate nel campo industriale per la

l’utilizzo del neodimio per le sue proprietà

produzione di dispositivi tecnologici e non so‐

foto luminescenti. Come si può osservare

lo. A titolo esemplificativo possiamo citare nella

gli utilizzi sono quanto più vari e la doman‐

loro produzione i vecchi tubi a raggi, i display a

da nel corso di questi anni non può che au‐

cristalli liquidi, e per questi sono impiegati

mentare di pari passo con lo sviluppo tec‐

l’europio ed il fosforo rosso. Altri esempi sono

nologico.

Sorgenti di terre rare

energia.sia-partners.com

ingannevole in quanto ad oggi sappiamo che le

Pass. E’ negli anni 80/90 che si è sviluppata la

conde e della maggior solubilità nei minerali

richiesta di Cerio per lucidare gli schermi di TV e

che costituiscono il mantello terrestre , mentre

monitor e come decolorante. Oggi invece la

quelle leggere si presentano in percentuali

principale richiesta è verso neodimio, praseodi‐

maggiori nella crosta terrestre. Ciò conduce ad

mio e disprosio per la produzione di magneti.

una sostanziale diffusione delle terre rare leg‐

La disponibilità di terre rare in natura non è da

gere e ad una minor concentrazione di giaci‐

considerarsi ridotta, come abbiamo già antici‐

menti di quelle pesanti che tendono così ad es‐

pato, però le Heavy rare earth elements sono

sere più rare. Attualmente la produzione di ter‐

poco abbondanti e la loro distribuzione sul pia‐

re rare è concentrata in pochi paesi come Cina,

Le terre rare si trovano all’interno di minerali e

sostanze, sono state disponibili a pagare un

neta è abbastanza eterogeneo. Le Heavy rare

USA, Russia, Australia, India, Canada e Vietnam,

pertanto per poterle ottenere è necessario pro‐

premium sui prezzi correnti pur di assicurarsi

earth elements sono rappresentate da un sotto

ma il 97% della produzione risiede in Cina, la

cedere con l’estrazione dei minerali dal sotto‐

un’ampia fornitura per la loro produzione inter‐

gruppo di elementi appartenenti al gruppo del‐

quale sta negli ultimi anni adottando un proces‐

suolo e successivamente alla loro separazione.

na così da non rischiare mai di essere in deficit

le terre rare ed hanno un costo maggiore a cau‐

so di riduzione delle esportazioni a favore delle

Il mercato delle terre rare è un mercato che si

di materia prima. Il mercato delle terre rare

sa delle eccezionali qualità magnetiche ed ener‐

propria produzione interna. Ciò significa che a

presente fortemente dinamico, esse infatti rap‐

possiamo dire che abbia circa 30 anni di vita

getiche. Le terre rare pesanti sono così denomi‐

breve si renderà necessario ricercare nuove

presentano un materiale strategico in numerosi

all’attivo. Negli anni 50/60 la domanda era prin‐

nate a causa del loro peso atomico e sono: di‐

fonti di produzione delle terre rare per poter

campi tecnologici e la fluttuazione di domanda

cipalmente rivolta verso l’Europio per la produ‐

sprosio, olmio, erbio, tullio, terbio, itterbio, lu‐

essere in grado di soddisfare la richiesta pre‐

ed offerta ha determinato un’ampia fluttuazio‐

zione di tubi catodici necessari alla produzione

tezio ed yttrio. La differenza tra le due tipolo‐

sente sul mercato e tenere i prezzi ragionevol‐

ne dei prezzi sul mercato. Le aziende impegna‐

di televisori. In quegli anni i principali fornitori

gie di terre rare, pesanti e leggere, consta della

mente allineati senza impennate improvvise

te nella produzione di beni, affamate di queste

erano gli Stati Uniti con la miniera a Mountain

minor dimensione delle prime rispetto alle se‐

che avrebbero delle ricadute di non poco conto


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rappresentati dai disposi‐ tivi per l’efficienza ener‐ getica. Alcuni elementi delle terre rare si sono resi essenziali per la cata‐ lisi, il craking del petrolio fluido e per i convertitori catalitici che controllano l’inquinamento in auto‐ trazione. Ciò che emerge dalla carrellata di esempi che sono stati fatti e che sono solo una parte del totale è che l’utilizzo delle terre rare su larga

terre rare sono presenti in concentrazioni ele‐

scala possa essere di aiuto a prevenire il riscal‐

vate nella crosta terrestre. Il problema che si

damento globale. Infatti non è sconosciuto

presenta nella loro estrazione è dovuto alle

l’utilizzo di tecnologie per la refrigerazione ma‐

concentrazioni con le quali si presenta in natu‐

gnetica che conduce ad una riduzione consi‐

ra nei minerali, il che molto spesso non ne giu‐

stente del consumo di energia e di emissioni di

stifica economicamente l’estrazione, data la

CO2. Altri esempi di utilizzo possono esse‐

complessità delle operazioni. Queste sostanze

re quelli del comparto elettromedicale, o

sono impiegate nel campo industriale per la

l’utilizzo del neodimio per le sue proprietà

produzione di dispositivi tecnologici e non so‐

foto luminescenti. Come si può osservare

lo. A titolo esemplificativo possiamo citare nella

gli utilizzi sono quanto più vari e la doman‐

loro produzione i vecchi tubi a raggi, i display a

da nel corso di questi anni non può che au‐

cristalli liquidi, e per questi sono impiegati

mentare di pari passo con lo sviluppo tec‐

l’europio ed il fosforo rosso. Altri esempi sono

nologico.

Sorgenti di terre rare

energia.sia-partners.com

ingannevole in quanto ad oggi sappiamo che le

Pass. E’ negli anni 80/90 che si è sviluppata la

conde e della maggior solubilità nei minerali

richiesta di Cerio per lucidare gli schermi di TV e

che costituiscono il mantello terrestre , mentre

monitor e come decolorante. Oggi invece la

quelle leggere si presentano in percentuali

principale richiesta è verso neodimio, praseodi‐

maggiori nella crosta terrestre. Ciò conduce ad

mio e disprosio per la produzione di magneti.

una sostanziale diffusione delle terre rare leg‐

La disponibilità di terre rare in natura non è da

gere e ad una minor concentrazione di giaci‐

considerarsi ridotta, come abbiamo già antici‐

menti di quelle pesanti che tendono così ad es‐

pato, però le Heavy rare earth elements sono

sere più rare. Attualmente la produzione di ter‐

poco abbondanti e la loro distribuzione sul pia‐

re rare è concentrata in pochi paesi come Cina,

Le terre rare si trovano all’interno di minerali e

sostanze, sono state disponibili a pagare un

neta è abbastanza eterogeneo. Le Heavy rare

USA, Russia, Australia, India, Canada e Vietnam,

pertanto per poterle ottenere è necessario pro‐

premium sui prezzi correnti pur di assicurarsi

earth elements sono rappresentate da un sotto

ma il 97% della produzione risiede in Cina, la

cedere con l’estrazione dei minerali dal sotto‐

un’ampia fornitura per la loro produzione inter‐

gruppo di elementi appartenenti al gruppo del‐

quale sta negli ultimi anni adottando un proces‐

suolo e successivamente alla loro separazione.

na così da non rischiare mai di essere in deficit

le terre rare ed hanno un costo maggiore a cau‐

so di riduzione delle esportazioni a favore delle

Il mercato delle terre rare è un mercato che si

di materia prima. Il mercato delle terre rare

sa delle eccezionali qualità magnetiche ed ener‐

propria produzione interna. Ciò significa che a

presente fortemente dinamico, esse infatti rap‐

possiamo dire che abbia circa 30 anni di vita

getiche. Le terre rare pesanti sono così denomi‐

breve si renderà necessario ricercare nuove

presentano un materiale strategico in numerosi

all’attivo. Negli anni 50/60 la domanda era prin‐

nate a causa del loro peso atomico e sono: di‐

fonti di produzione delle terre rare per poter

campi tecnologici e la fluttuazione di domanda

cipalmente rivolta verso l’Europio per la produ‐

sprosio, olmio, erbio, tullio, terbio, itterbio, lu‐

essere in grado di soddisfare la richiesta pre‐

ed offerta ha determinato un’ampia fluttuazio‐

zione di tubi catodici necessari alla produzione

tezio ed yttrio. La differenza tra le due tipolo‐

sente sul mercato e tenere i prezzi ragionevol‐

ne dei prezzi sul mercato. Le aziende impegna‐

di televisori. In quegli anni i principali fornitori

gie di terre rare, pesanti e leggere, consta della

mente allineati senza impennate improvvise

te nella produzione di beni, affamate di queste

erano gli Stati Uniti con la miniera a Mountain

minor dimensione delle prime rispetto alle se‐

che avrebbero delle ricadute di non poco conto


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sulla produzione di dispositivi elettrici ed elet‐

paesi produttori di tecnologia dalle esportazio‐

conda ed avviati nuovamente ai processi di

taggi dell’utilizzo di processi idrometallurgici

tronici. Le attuali stime dicono che nel corso del

ni e dai prezzi della Cina.

produzione.

rispetto a quelli pirometallurgici sono indubbi:

2015 la richiesta di terre rare dovrebbe essere tale

Il legislatore europeo, conscio anche di questa

da rendere deficitario l’approvvigionamento es‐

necessità nonché della tutela ambientale cre‐

Il recupero dei metalli dai RAEE

sendo le quantità estratte inferiori a quelle richie‐

scente che i paesi richiedono, spinge affinché la

Le tecnologie per il recupero di metalli ad alto

ste. Per l’Europa in particolare ciò rappresenta

raccolta differenziata dei RAEE sia sempre più

valore aggiunto, da RAEE e da rifiuti in genera‐

 Operazioni condotte in sicurezza poiché a

un problema di non poco conto non avendo

elevata. A titolo esemplificativo le nuove nor‐

le, sono attualmente disponibili e sono fonda‐

temperatura ambiente il che si traduce in

all’attivo alcuna estrazione mineraria di queste

mative prevedono che entro il 2016 l’Italia passi

mentalmente di due tipologie:

costi ridotti;

da una raccolta media procapite di 4,2 Kg a cir‐

 Trattamento termico – pirometallurgia,

ca 7,5 Kg e nel 2019 a 10 Kg/abitante. Per poter

 Trattamento ad umido – idrometallurgia.

comprendere perché i RAEE siano così impor‐

Queste due tipologie di trattamento possono

 Limitate emissioni in atmosfera;

tanti nella questione terre rare e metalli prezio‐

essere utilizzate singolarmente o in piena si‐

 Modularità degli impianti ed elevata flessibi‐

si basti pensare che una moderna apparecchia‐

nergia tra di loro. Il trattamento tramite pro‐

è necessario spingere il recupero dei RAEE? Essi

tura elettronica può contenere al proprio inter‐

cesso pirometallurgico effettua la fusione/

Un aspetto importante da sottolineare e che

contengono queste sostanze ed il loro recupe‐

no oltre 60 elementi e ciò conduce alla necessi‐

ossidazione in un forno‐convertitore e poi la

non può essere trascurato è relativo al fatto

ro permetterebbe di compensare quella man‐

tà di avere a disposizione impianti altamente

scorificazione della maggior parte dei metalli

che i processi di separazione siano spesso spe‐

cata offerta di terre rare presente sul mercato

tecnologici che siano in grado di estrarre tali

presenti in piccole quantità. Da questo tipo di

cifici per alcuni elementi e non rendono possi‐

attuale, inoltre renderebbe meno dipendenti i

sostanze per trasformarle in materia prima se‐

processo si ottiene un rame puro al 95% che

bile l’estrazione contemporanea di tutti i me‐

potrebbe essere venduto tal

talli di interesse da recuperare. Pertanto è ne‐

quale o avviato a successivi

cessario procedere con una progettazione at‐

trattamenti di raffinazione. I

tenta degli impianti che preveda quali sostan‐

processo pirometallurgici però

ze estrarre o in quale successione ciò debba

richiedono notevoli quantità di

essere fatto. Ciò significa che la gestione di tali

energia e presentano il proble‐

impianti deve essere affidati a tecnici qualifica‐

ma delle emissioni in atmosfe‐

ti e non di certo improvvisati.

ra. Al contrario i processi idro‐

supercritici; osmosi inversa; na‐

Raccogliere i RAEE in maniera differenziata è una fonte importantissima di materie prime recuperate che possono essere reintrodotte nel mercato della produzione e pertanto non deve essere trascurata, inoltre una raccolta differenziata spinta dei RAEE è un valido sup‐ porto alla tutela dell’ambiente. Se fino ad oggi non avevate uno stimolo per

no filtrazione, ultrafiltrazione,

raccogliere in maniera corretta i vostri RAEE

scambio ionico ecc…) di residui

ora sapete perché è necessario farlo; dato che

provenienti da lavorazioni indu‐

ognuno di noi non è capace di vivere senza

striali. Questa tipologia di pro‐

l’ausilio della tecnologia e che quest’ultima

cessi date le enormi potenziali‐

deve rimanere accessibile ai nostri portafogli è

tà nel recupero selettivo si pre‐

importante che ognuno di noi dia il proprio

sta bene all’estrazione di metal‐

contributo.

li e terre rare dai RAEE. I van‐

v.laforgia@ambiente‐rifiuti.com

sostanze.

Perché spingere il recupero dei RAEE Date le premesse è chiaro ora il motivo per cui

metallurgici comprendono inve‐ ce una serie di tecniche chimi‐ che e chimico‐fisiche di tratta‐ mento

in

fase

liquida

(lisciviazione, estrazione con solvente; estrazione con fluidi

 Alta selettività dei materiali che si traduce in elevata purezza dei materiali in uscita e quindi maggior valore economico;

 Possibilità di trattare matrici contenenti basse concentrazioni di metalli;

lità di esercizio.


RELOADER Magazine - Marzo 2015

7

RELOADER Magazine - Marzo 2015

8

sulla produzione di dispositivi elettrici ed elet‐

paesi produttori di tecnologia dalle esportazio‐

conda ed avviati nuovamente ai processi di

taggi dell’utilizzo di processi idrometallurgici

tronici. Le attuali stime dicono che nel corso del

ni e dai prezzi della Cina.

produzione.

rispetto a quelli pirometallurgici sono indubbi:

2015 la richiesta di terre rare dovrebbe essere tale

Il legislatore europeo, conscio anche di questa

da rendere deficitario l’approvvigionamento es‐

necessità nonché della tutela ambientale cre‐

Il recupero dei metalli dai RAEE

sendo le quantità estratte inferiori a quelle richie‐

scente che i paesi richiedono, spinge affinché la

Le tecnologie per il recupero di metalli ad alto

ste. Per l’Europa in particolare ciò rappresenta

raccolta differenziata dei RAEE sia sempre più

valore aggiunto, da RAEE e da rifiuti in genera‐

 Operazioni condotte in sicurezza poiché a

un problema di non poco conto non avendo

elevata. A titolo esemplificativo le nuove nor‐

le, sono attualmente disponibili e sono fonda‐

temperatura ambiente il che si traduce in

all’attivo alcuna estrazione mineraria di queste

mative prevedono che entro il 2016 l’Italia passi

mentalmente di due tipologie:

costi ridotti;

da una raccolta media procapite di 4,2 Kg a cir‐

 Trattamento termico – pirometallurgia,

ca 7,5 Kg e nel 2019 a 10 Kg/abitante. Per poter

 Trattamento ad umido – idrometallurgia.

comprendere perché i RAEE siano così impor‐

Queste due tipologie di trattamento possono

 Limitate emissioni in atmosfera;

tanti nella questione terre rare e metalli prezio‐

essere utilizzate singolarmente o in piena si‐

 Modularità degli impianti ed elevata flessibi‐

si basti pensare che una moderna apparecchia‐

nergia tra di loro. Il trattamento tramite pro‐

è necessario spingere il recupero dei RAEE? Essi

tura elettronica può contenere al proprio inter‐

cesso pirometallurgico effettua la fusione/

Un aspetto importante da sottolineare e che

contengono queste sostanze ed il loro recupe‐

no oltre 60 elementi e ciò conduce alla necessi‐

ossidazione in un forno‐convertitore e poi la

non può essere trascurato è relativo al fatto

ro permetterebbe di compensare quella man‐

tà di avere a disposizione impianti altamente

scorificazione della maggior parte dei metalli

che i processi di separazione siano spesso spe‐

cata offerta di terre rare presente sul mercato

tecnologici che siano in grado di estrarre tali

presenti in piccole quantità. Da questo tipo di

cifici per alcuni elementi e non rendono possi‐

attuale, inoltre renderebbe meno dipendenti i

sostanze per trasformarle in materia prima se‐

processo si ottiene un rame puro al 95% che

bile l’estrazione contemporanea di tutti i me‐

potrebbe essere venduto tal

talli di interesse da recuperare. Pertanto è ne‐

quale o avviato a successivi

cessario procedere con una progettazione at‐

trattamenti di raffinazione. I

tenta degli impianti che preveda quali sostan‐

processo pirometallurgici però

ze estrarre o in quale successione ciò debba

richiedono notevoli quantità di

essere fatto. Ciò significa che la gestione di tali

energia e presentano il proble‐

impianti deve essere affidati a tecnici qualifica‐

ma delle emissioni in atmosfe‐

ti e non di certo improvvisati.

ra. Al contrario i processi idro‐

supercritici; osmosi inversa; na‐

Raccogliere i RAEE in maniera differenziata è una fonte importantissima di materie prime recuperate che possono essere reintrodotte nel mercato della produzione e pertanto non deve essere trascurata, inoltre una raccolta differenziata spinta dei RAEE è un valido sup‐ porto alla tutela dell’ambiente. Se fino ad oggi non avevate uno stimolo per

no filtrazione, ultrafiltrazione,

raccogliere in maniera corretta i vostri RAEE

scambio ionico ecc…) di residui

ora sapete perché è necessario farlo; dato che

provenienti da lavorazioni indu‐

ognuno di noi non è capace di vivere senza

striali. Questa tipologia di pro‐

l’ausilio della tecnologia e che quest’ultima

cessi date le enormi potenziali‐

deve rimanere accessibile ai nostri portafogli è

tà nel recupero selettivo si pre‐

importante che ognuno di noi dia il proprio

sta bene all’estrazione di metal‐

contributo.

li e terre rare dai RAEE. I van‐

v.laforgia@ambiente‐rifiuti.com

sostanze.

Perché spingere il recupero dei RAEE Date le premesse è chiaro ora il motivo per cui

metallurgici comprendono inve‐ ce una serie di tecniche chimi‐ che e chimico‐fisiche di tratta‐ mento

in

fase

liquida

(lisciviazione, estrazione con solvente; estrazione con fluidi

 Alta selettività dei materiali che si traduce in elevata purezza dei materiali in uscita e quindi maggior valore economico;

 Possibilità di trattare matrici contenenti basse concentrazioni di metalli;

lità di esercizio.


RELOADER Magazine - Marzo 2015

9

Energie rinnovabili

RELOADER Magazine - Marzo 2015

10

Illuminare Meglio, Illuminare Meno Un avvertimento per chi guarda la terra con gli occhi della NASA

Il 2015 è l'Anno Internazionale della Luce, pro‐ clamato dall’Assemblea Generale delle Nazio‐ ni Unite per favorire una migliore comprensio‐ ne del valore e della rilevanza scientifica, so‐ ciale e culturale del ruolo della luce. L’iniziativa mira ad accrescere la conoscenza e la consapevolezza di ciascuno di noi sul modo in cui le tecnologie basate sulla luce promuo‐ vano lo sviluppo sostenibile e forniscano solu‐ zioni alle sfide globali ad esempio nei campi dell'energia, dell'istruzione, delle comunica‐ zioni, della salute e dell'agricoltura. I temi uffi‐ ciali dell'IYL2015 sono, infatti: La Scienza della Luce; La Tecnologia della Luce; La Luce in Na‐ tura; La Luce e la Cultura. Gli obiettivi che le Nazioni Unite si propongo‐ no di raggiungere con l'iniziativa dell'Interna‐ tional Year of Light 2015 sono importanti e mi‐ rano a:  promuovere le tecnologie della luce per un miglioramento della qualità della vita sia nei paesi sviluppati, che in quelli in via di sviluppo;  ridurre l'inquinamento luminoso e lo spre‐ co di energia;  promuovere la partecipazione delle donne nella scienza con ruoli di responsabilità; • promuovere l'istruzione tra i giovani; • promuovere lo sviluppo sostenibile.

La luce è fondamentale alla vita sul nostro pianeta: attraverso la fotosintesi, ci permette di vedere indietro nel tempo profondo fino alle origini del cosmo nel big bang, ci aiuta a comunicare con gli altri esseri senzienti qui sulla terra e, forse, può permetterci di dialogare con quelli che potremmo trovare nello spazio. Einstein ha studiato a fondo la luce nello sviluppo della teoria della relatività, prendendola come costante delle leggi della natura. Ora sappiamo che anche gli elettroni e i protoni si comportano in modo simile alle onde luminose, in modi che continuano a stupirci. E l'ottica, insieme alle tecnologie fotoniche, sviluppate per l'esplorazione spaziale, ci regala importanti ricadute in oggetti e strumenti che popolano la nostra quotidianità. John Cromwell Mather Astrofisico e Cosmologo americano Premio Nobel 2006 in Fisica

A guardare le immagini notturne del nostro pianeta, scattate dal satellite Suomi in orbita per la Noaa, (National Oceanic and Atmospheric Administration) e la Nasa, ci si accorge effetti‐ vamente che Il nero dell’oceano lascia spazio al blu della terraferma, in cui risplendono veri e propri laghi di luci artificiali in corrispondenza dei centri abitati nelle aree in cui si concentra la ricchezza della Terra. Allora ci si chiede se non sia davvero eccessivo l’uso che in queste zone si fa dell’illuminazione pubblica e privata. Ed è molto facile notare le differenze tra i Pae‐ si sviluppati e quelli del terzo mondo. L’oscurità in Africa è spezzata solo debolmen‐ te dalle luci in Egitto in prossimità del canale di Suez e in Sudafrica. Nell’oscurità resta gran parte della Cina, della’America del Sud e anche

della Siberia. Certo queste terre hanno ampie zone ricche di deserti o montagne e poco po‐ polate. Ma le differenze sono anche di tipo e‐ conomico: guardando l’Italia, le luci si concen‐ trano al nord e nella pianura padana: dalla Li‐ guria al Veneto, passando per la Lombardia e il Piemonte. Poi ancora luci intense intorno a Ro‐ ma, Firenze, Napoli e la Puglia. Anche qui ci si chiede se non sia davvero eccessivo l’uso che in queste zone si fa dell’illuminazione pubblica, con il conseguente sperpero di energia e dena‐ ro pubblico: l'illuminazione stradale costa circa 2 miliardi di euro e grava prevalentemente sul‐ le finanze dei comuni. Come ha già sostenuto il Commissario Cottarelli, Basterebbe spegnere le luci non necessarie per risparmiare 100‐200 milioni nell'immediato. E magari usare i LED.


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Energie rinnovabili

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Illuminare Meglio, Illuminare Meno Un avvertimento per chi guarda la terra con gli occhi della NASA

Il 2015 è l'Anno Internazionale della Luce, pro‐ clamato dall’Assemblea Generale delle Nazio‐ ni Unite per favorire una migliore comprensio‐ ne del valore e della rilevanza scientifica, so‐ ciale e culturale del ruolo della luce. L’iniziativa mira ad accrescere la conoscenza e la consapevolezza di ciascuno di noi sul modo in cui le tecnologie basate sulla luce promuo‐ vano lo sviluppo sostenibile e forniscano solu‐ zioni alle sfide globali ad esempio nei campi dell'energia, dell'istruzione, delle comunica‐ zioni, della salute e dell'agricoltura. I temi uffi‐ ciali dell'IYL2015 sono, infatti: La Scienza della Luce; La Tecnologia della Luce; La Luce in Na‐ tura; La Luce e la Cultura. Gli obiettivi che le Nazioni Unite si propongo‐ no di raggiungere con l'iniziativa dell'Interna‐ tional Year of Light 2015 sono importanti e mi‐ rano a:  promuovere le tecnologie della luce per un miglioramento della qualità della vita sia nei paesi sviluppati, che in quelli in via di sviluppo;  ridurre l'inquinamento luminoso e lo spre‐ co di energia;  promuovere la partecipazione delle donne nella scienza con ruoli di responsabilità; • promuovere l'istruzione tra i giovani; • promuovere lo sviluppo sostenibile.

La luce è fondamentale alla vita sul nostro pianeta: attraverso la fotosintesi, ci permette di vedere indietro nel tempo profondo fino alle origini del cosmo nel big bang, ci aiuta a comunicare con gli altri esseri senzienti qui sulla terra e, forse, può permetterci di dialogare con quelli che potremmo trovare nello spazio. Einstein ha studiato a fondo la luce nello sviluppo della teoria della relatività, prendendola come costante delle leggi della natura. Ora sappiamo che anche gli elettroni e i protoni si comportano in modo simile alle onde luminose, in modi che continuano a stupirci. E l'ottica, insieme alle tecnologie fotoniche, sviluppate per l'esplorazione spaziale, ci regala importanti ricadute in oggetti e strumenti che popolano la nostra quotidianità. John Cromwell Mather Astrofisico e Cosmologo americano Premio Nobel 2006 in Fisica

A guardare le immagini notturne del nostro pianeta, scattate dal satellite Suomi in orbita per la Noaa, (National Oceanic and Atmospheric Administration) e la Nasa, ci si accorge effetti‐ vamente che Il nero dell’oceano lascia spazio al blu della terraferma, in cui risplendono veri e propri laghi di luci artificiali in corrispondenza dei centri abitati nelle aree in cui si concentra la ricchezza della Terra. Allora ci si chiede se non sia davvero eccessivo l’uso che in queste zone si fa dell’illuminazione pubblica e privata. Ed è molto facile notare le differenze tra i Pae‐ si sviluppati e quelli del terzo mondo. L’oscurità in Africa è spezzata solo debolmen‐ te dalle luci in Egitto in prossimità del canale di Suez e in Sudafrica. Nell’oscurità resta gran parte della Cina, della’America del Sud e anche

della Siberia. Certo queste terre hanno ampie zone ricche di deserti o montagne e poco po‐ polate. Ma le differenze sono anche di tipo e‐ conomico: guardando l’Italia, le luci si concen‐ trano al nord e nella pianura padana: dalla Li‐ guria al Veneto, passando per la Lombardia e il Piemonte. Poi ancora luci intense intorno a Ro‐ ma, Firenze, Napoli e la Puglia. Anche qui ci si chiede se non sia davvero eccessivo l’uso che in queste zone si fa dell’illuminazione pubblica, con il conseguente sperpero di energia e dena‐ ro pubblico: l'illuminazione stradale costa circa 2 miliardi di euro e grava prevalentemente sul‐ le finanze dei comuni. Come ha già sostenuto il Commissario Cottarelli, Basterebbe spegnere le luci non necessarie per risparmiare 100‐200 milioni nell'immediato. E magari usare i LED.


RELOADER Magazine - Marzo 2015

11

RELOADER Magazine - Marzo 2015

12

Storie di Riciclo C’era una volta è forse l’incipit meno adatto per un giornale che racconta di oggetti che rinascono, di cose che hanno una seconda vita. Ma se al “c’era una volta” fa seguito “oggi c’è” allora tutto cambia aspetto e posso spiegarvi cosa è rinato e come ha fatto a diventare ciò che è. Dicevo quindi … c’era una volta un giorno, non ricordo se feriale o festi-

vo, se estivo o invernale, ma nella mia immaginazione era un giorno pieno di sole perché ero felice, di quella felicità senza motivo che ti porta a vedere il cielo senza nuvole. E allora splendeva il sole. Avevo mancato un appuntamento e camminavo distratta, senza meta. Ero nella strada di Napoli dove si vendono gli strumenti musicali, a due passi dal Conservatorio, Via San Sebastiano. Spartiti, pianoforti, chitarre, melodie. Incuriosita mi av-

vicinai a ceste piene di pagine ingiallite alla ricerca di ispirazione. Tra le mie mani capitò uno spartito del 1898, “Cagnanno Guarnigione”, il titolo della melodia. Non ho mai studiato musica, ma suono il pianoforte a orecchio e questo spartito mi affascinava. Lessi le parole: “Part’ e a te t’aggia nchiudere nfunn’a lu core mio; e ncoppa nciaggia scrivere: ccà sta ‘o tesoro mio” ovvero “Parto e devo chiuderti infondo al cuore mio, e sopra devo scrivere qui c’è il tesoro mio”. Il proprietario del negozio si accorse del mio entusiasmo e me lo regalò. Ringraziai e acquistai una cartolina antica da regalare a mia nonna, sopra c’era il suo nome:“Carmè”. Ripresi a camminare. Arrivata in un palazzo antico, salii per le scale, sentendo la voce di mia nonna che mi aspettava sull’uscio. Mi attendeva il caffè, immancabile rito familiare, una volta sedute le raccontai del ritrovamento. Lei si allontanò e aprì la cassapanca del salone. Tra le fotografie, gelosamente custodite, prese un panno rosso e lo svolse con cura. All’interno i tasti di ebano di un vecchio pianoforte che conoscevo solo per aver visto nel suo tesoro di memorie fotografiche. Rifiniti a mano e conservati con cura nella vecchia copertura del piano. Per un attimo pensai che forse non avrei dovuto prenderli, ma lo sguardo della nonna mi fece capire che aspettavano proprio me. Nella mia mente gioielli cominciarono a disegnarsi e mi incamminai sulla via del ritorno con l’urgenza di dover

Frammenti: nuova vita alla musica di Sara Lubrano

dare loro una forma. Oggi quello spartito, quei tasti di ebano, e il copri pianoforte rosso, hanno trovato la loro seconda vita nei miei orecchini Frammenti. La base degli orecchini è ricavata dalle pagine degli spartiti, protetta da un cristallo di rocca faccettato, che secondo la cultura giapponese è simbolo di infinito. Mi piace pensare che quel romanticismo, quell’amore racchiuso nella canzone sia protetto da una pietra che regali l’idea di eternità. I pendenti sono i tasti di ebano, un legno duro, difficile da modellare spesso come l’animo umano, capace, però, di ammorbidirsi grazie all’amore, lo stesso con cui mia nonna ha custodito i tasti nel

tessuto rosso che ora arricchisce con un tocco di colore i miei orecchini. Dare una seconda vita alle cose non è storia da poco, vuol dire guardare un oggetto e pensarlo fuori dagli schemi, riuscire a rendere concreta l’immaginazione. Io sono stata aiutata dal fato, dal destino, dalla fortuna, ma quel giorno non dovevo essere lì eppure sono sicura che quello spartito e quei tasti stessero aspettando proprio me.

Le collezioni di gioielli e borse e le creazioni artigianali di Sara Lubrano sono all’indirizzo www.saralubrano.it


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11

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Storie di Riciclo C’era una volta è forse l’incipit meno adatto per un giornale che racconta di oggetti che rinascono, di cose che hanno una seconda vita. Ma se al “c’era una volta” fa seguito “oggi c’è” allora tutto cambia aspetto e posso spiegarvi cosa è rinato e come ha fatto a diventare ciò che è. Dicevo quindi … c’era una volta un giorno, non ricordo se feriale o festi-

vo, se estivo o invernale, ma nella mia immaginazione era un giorno pieno di sole perché ero felice, di quella felicità senza motivo che ti porta a vedere il cielo senza nuvole. E allora splendeva il sole. Avevo mancato un appuntamento e camminavo distratta, senza meta. Ero nella strada di Napoli dove si vendono gli strumenti musicali, a due passi dal Conservatorio, Via San Sebastiano. Spartiti, pianoforti, chitarre, melodie. Incuriosita mi av-

vicinai a ceste piene di pagine ingiallite alla ricerca di ispirazione. Tra le mie mani capitò uno spartito del 1898, “Cagnanno Guarnigione”, il titolo della melodia. Non ho mai studiato musica, ma suono il pianoforte a orecchio e questo spartito mi affascinava. Lessi le parole: “Part’ e a te t’aggia nchiudere nfunn’a lu core mio; e ncoppa nciaggia scrivere: ccà sta ‘o tesoro mio” ovvero “Parto e devo chiuderti infondo al cuore mio, e sopra devo scrivere qui c’è il tesoro mio”. Il proprietario del negozio si accorse del mio entusiasmo e me lo regalò. Ringraziai e acquistai una cartolina antica da regalare a mia nonna, sopra c’era il suo nome:“Carmè”. Ripresi a camminare. Arrivata in un palazzo antico, salii per le scale, sentendo la voce di mia nonna che mi aspettava sull’uscio. Mi attendeva il caffè, immancabile rito familiare, una volta sedute le raccontai del ritrovamento. Lei si allontanò e aprì la cassapanca del salone. Tra le fotografie, gelosamente custodite, prese un panno rosso e lo svolse con cura. All’interno i tasti di ebano di un vecchio pianoforte che conoscevo solo per aver visto nel suo tesoro di memorie fotografiche. Rifiniti a mano e conservati con cura nella vecchia copertura del piano. Per un attimo pensai che forse non avrei dovuto prenderli, ma lo sguardo della nonna mi fece capire che aspettavano proprio me. Nella mia mente gioielli cominciarono a disegnarsi e mi incamminai sulla via del ritorno con l’urgenza di dover

Frammenti: nuova vita alla musica di Sara Lubrano

dare loro una forma. Oggi quello spartito, quei tasti di ebano, e il copri pianoforte rosso, hanno trovato la loro seconda vita nei miei orecchini Frammenti. La base degli orecchini è ricavata dalle pagine degli spartiti, protetta da un cristallo di rocca faccettato, che secondo la cultura giapponese è simbolo di infinito. Mi piace pensare che quel romanticismo, quell’amore racchiuso nella canzone sia protetto da una pietra che regali l’idea di eternità. I pendenti sono i tasti di ebano, un legno duro, difficile da modellare spesso come l’animo umano, capace, però, di ammorbidirsi grazie all’amore, lo stesso con cui mia nonna ha custodito i tasti nel

tessuto rosso che ora arricchisce con un tocco di colore i miei orecchini. Dare una seconda vita alle cose non è storia da poco, vuol dire guardare un oggetto e pensarlo fuori dagli schemi, riuscire a rendere concreta l’immaginazione. Io sono stata aiutata dal fato, dal destino, dalla fortuna, ma quel giorno non dovevo essere lì eppure sono sicura che quello spartito e quei tasti stessero aspettando proprio me.

Le collezioni di gioielli e borse e le creazioni artigianali di Sara Lubrano sono all’indirizzo www.saralubrano.it


RELOADER Magazine - Marzo 2015

13

La Logistica nell'era Digitale

RELOADER Magazine - Marzo 2015

14

Ambiente e società

La Realtà Aumentata e l'Internet of Things a supporto degli operatori logistici Quanto e come lo sviluppo digitale può miglio‐ rare il settore della logistica? Da imprese tede‐ sche e italiane arrivano due esempi di innova‐ zione del processo logistico, che prevedono l'applicazione della Realtà Aumentata e dell'Internet of Things. La prima è un arricchi‐ mento della percezione sensoriale umana me‐ diante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronica‐ mente, non percepibili dai cinque sensi. L’IoT rende riconoscibili e intel‐ ligenti gli oggetti, con‐ sentendo loro di scam‐ biarsi rapidamente infor‐ mazioni. In Olanda la DHL, azienda di spedizio‐ ni del Gruppo Deutsche Post, in collaborazione con Ricoh e Ubimax ha già concluso un progetto pilota e sta sperimentan‐ do sul campo l'integra‐ zione di queste due tec‐ nologie all'interno dei suoi magazzini. La spe‐ rimentazione è durata tre settimane e si è svolta nella piattafor‐ ma di Bergen op Zoom, dove il personale è sta‐ to dotato di un paio di smart glass, occhiali in cui sono proiettate im‐ magini generate da un

computer, che si sovrappongono a quelle reali, capaci anche di registrare foto, suoni e video. Gli speciali occhiali hanno diverse funzioni: for‐ niscono informazioni; ottimizzano il percorso degli operatori, guidandoli agli scaffali o ai

mezzi grazie all'interazione con i diversi senso‐ ri del magazzino; scansionano i codici a barre e inviano i dati ad un computer centrale che può elaborarli. Ed è in tutte queste interazioni che si esprime l'Internet of Things. Secondo DHL ciò consente di ridurre gli errori, aumentando di conseguenza la velocità operativa che porta ad un incremento dell'efficienza del 25%. Jan‐ Willem De Jong, Direttore della Divisione Tec‐ nologia di DHL Supply Chain Benelux, ritiene che questo sia “solo un primo passo nell'appli‐ cazione della realtà aumentata”. Infatti, secon‐ do lo studio di DHL ‘Augmented Reality in Logistics’ che descrive le migliori pratiche e le possibili applicazioni della realtà aumentata nella logistica, questa tecnologia può essere applicata anche nelle operazioni di trasporto, consegna all'ultimo miglio e nella fornitura di servizi a valore aggiunto. Dalla collaborazione delle italiane JoinPad e Fasthink invece sarà pos‐

sibile avere a disposizione soluzioni di “context computing” che, unendo algoritmi predittivi di realtà aumentata, servizi di geolocalizzazione, reti di sensori e smart glasses, aiuteranno le persone a lavorare meglio, mettendo loro a disposizione in maniera automatica le informa‐ zioni necessarie al completamento delle attivi‐ tà. La realizzazione non è ancora avvenuta, ma il risultato che si aspetta è molto simile a quel‐ lo ottenuto dalla DHL. Nel caso dell'operatore di un magazzino munito di smart glass, infatti, l’applicazione dovrà essere in grado di ricono‐ scere il luogo esatto dove egli si trova e, orien‐ tandosi con i vari sensori dislocati nella struttu‐ ra, guidarlo proiettando sulle lenti degli oc‐ chiali le indicazioni relative al tragitto più bre‐ ve da percorrere. Oltre a ciò, indicherà la collo‐ cazione esatta del prodotto da prelevare e, una volta prelevato, condurrà l'operatore fino al camion in attesa. Mirko Turchetti


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La Logistica nell'era Digitale

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Ambiente e società

La Realtà Aumentata e l'Internet of Things a supporto degli operatori logistici Quanto e come lo sviluppo digitale può miglio‐ rare il settore della logistica? Da imprese tede‐ sche e italiane arrivano due esempi di innova‐ zione del processo logistico, che prevedono l'applicazione della Realtà Aumentata e dell'Internet of Things. La prima è un arricchi‐ mento della percezione sensoriale umana me‐ diante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronica‐ mente, non percepibili dai cinque sensi. L’IoT rende riconoscibili e intel‐ ligenti gli oggetti, con‐ sentendo loro di scam‐ biarsi rapidamente infor‐ mazioni. In Olanda la DHL, azienda di spedizio‐ ni del Gruppo Deutsche Post, in collaborazione con Ricoh e Ubimax ha già concluso un progetto pilota e sta sperimentan‐ do sul campo l'integra‐ zione di queste due tec‐ nologie all'interno dei suoi magazzini. La spe‐ rimentazione è durata tre settimane e si è svolta nella piattafor‐ ma di Bergen op Zoom, dove il personale è sta‐ to dotato di un paio di smart glass, occhiali in cui sono proiettate im‐ magini generate da un

computer, che si sovrappongono a quelle reali, capaci anche di registrare foto, suoni e video. Gli speciali occhiali hanno diverse funzioni: for‐ niscono informazioni; ottimizzano il percorso degli operatori, guidandoli agli scaffali o ai

mezzi grazie all'interazione con i diversi senso‐ ri del magazzino; scansionano i codici a barre e inviano i dati ad un computer centrale che può elaborarli. Ed è in tutte queste interazioni che si esprime l'Internet of Things. Secondo DHL ciò consente di ridurre gli errori, aumentando di conseguenza la velocità operativa che porta ad un incremento dell'efficienza del 25%. Jan‐ Willem De Jong, Direttore della Divisione Tec‐ nologia di DHL Supply Chain Benelux, ritiene che questo sia “solo un primo passo nell'appli‐ cazione della realtà aumentata”. Infatti, secon‐ do lo studio di DHL ‘Augmented Reality in Logistics’ che descrive le migliori pratiche e le possibili applicazioni della realtà aumentata nella logistica, questa tecnologia può essere applicata anche nelle operazioni di trasporto, consegna all'ultimo miglio e nella fornitura di servizi a valore aggiunto. Dalla collaborazione delle italiane JoinPad e Fasthink invece sarà pos‐

sibile avere a disposizione soluzioni di “context computing” che, unendo algoritmi predittivi di realtà aumentata, servizi di geolocalizzazione, reti di sensori e smart glasses, aiuteranno le persone a lavorare meglio, mettendo loro a disposizione in maniera automatica le informa‐ zioni necessarie al completamento delle attivi‐ tà. La realizzazione non è ancora avvenuta, ma il risultato che si aspetta è molto simile a quel‐ lo ottenuto dalla DHL. Nel caso dell'operatore di un magazzino munito di smart glass, infatti, l’applicazione dovrà essere in grado di ricono‐ scere il luogo esatto dove egli si trova e, orien‐ tandosi con i vari sensori dislocati nella struttu‐ ra, guidarlo proiettando sulle lenti degli oc‐ chiali le indicazioni relative al tragitto più bre‐ ve da percorrere. Oltre a ciò, indicherà la collo‐ cazione esatta del prodotto da prelevare e, una volta prelevato, condurrà l'operatore fino al camion in attesa. Mirko Turchetti


RELOADER Magazine - Marzo 2015

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La vera ricchezza è il capitale naturale.

Parola di WWF “From crisis to opportunity: five steps to su‐

stainable european economies” – “Dalla crisi all’opportunità: Cinque passi verso economie Europee sostenibili”, è il titolo del documen‐ to presentato dal WWF in occasione del re‐ cente incontro a Bruxelles dei 28 Ministri delle Finanze europei allo scopo di concor‐ dare un nuovo Fondo Europeo di Investi‐ menti Strategici (EFSI), proposto dal Presi‐ dente della Commissione Europea, Jean‐ Claude Juncker. Su un piatto della bilancia c’è la valutazione che la sola efficienza ener‐ getica potrebbe generare risorse economi‐ che annuali equivalenti all’intero Piano di Investimenti Juncker per l’economia europe‐ a, ovvero, oltre 300 miliardi di euro. Sull’altro l’osservazione che il sempre più crescente disastro ecologico stia superando per gravità le dimensioni attuali della crisi economica ed è in linea con le conclusioni principali dell’ampio rapporto sullo Stato dell’Ambiente, presentato i primi di marzo dall’EEA (Agenzia Europea per l’Ambiente). I danni provocati dalle alluvioni, come quelle che hanno colpito anche di recente il nostro Paese, sono costate negli ultimi 10 anni più di 150 miliardi di euro, la ‘bolletta annuale’ dell’inquinamento dell’aria equivale invece a 537 miliardi di euro, mentre le industrie eu‐ ropee sono costrette a importare materie prime non più disponibili in Europa del valo‐ re di 300 miliardi di euro. “Invece di persegui‐ re il solito trend di crescita che ‘prima inquina

poi pulisce’, il Presidente Juncker e i leader europei dovrebbero stare più attenti ai veri sintomi delle nostre economie malate: l’impoverimento delle risorse naturali e la mancata considerazione di questa straordina‐ ria ricchezza da parte dei mercati. Il messag‐ gio è molto semplice : nessuna economia può svilupparsi senza risorse naturali”, sostiene Sébastien Godinot, esperto di economia del WWF e autore principale del rapporto. Il do‐ cumento si basa su oltre 400 studi e rapporti prodotti da istituzioni chiave come l’Organizzazione per la Cooperazione Econo‐ mica e lo Sviluppo (OCSE), il Programma Am‐ biente delle Nazioni Unite (UNEP), la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internaziona‐ le, l’Organizzazione Internazionale del Lavo‐ ro (ILO) e la Commissione Europea, diversi importanti consulenti governativi come McKinsey e Ecofys insieme ai principali eco‐ nomisti mondiali, da Lord Nicholas Stern, a Pavan Sukhdev e allo scomparso premio No‐ bel Simon Kuznets, il ‘padre del PIL’. Tutti giungono alla medesima conclusione: co‐ struire un’economia sostenibile riuscirebbe a compensare ampiamente i costi di dismis‐ sione dell’economia attuale, la cosiddetta ‘brown economy’: le economie sostenibili ‐ si legge ‐ hanno un potenziale enorme in ter‐ mini di benefici prodotti, molto più del Piano di Investimento di Juncker; sono capaci di generare oltre 20 milioni di posti di lavoro entro il 2020. Per ottenere questo, il capitale

naturale ‐ con la messa a disposizione delle sue risorse e il flusso dei suoi servizi e la capacità di assorbire emissioni e rifiuti ‐ deve diventare centrale nelle nuove impostazioni economi‐ che. Al capitale naturale deve essere ricono‐ sciuto il suo valore che deve entrare formal‐ mente nei processi concreti di politica della programmazione economica di tutti i Paesi dell’Unione. Un Paese che ha le risorse naturali e la biodiversità minacciate dal pressante in‐ tervento umano mina alla base le fondamenta del suo stesso sviluppo per il futuro. Non è un caso, che il 7° Programma di Azione Ambienta‐ le dell’Unione Europea e la sua Strategia per la Biodiversità al 2020 sottolineino chiaramente l’importanza di preservare e dare valore al ca‐ pitale naturale. La roadmap del WWF per l’Europa prevede 5 passi fondamentali , inte‐

grati tra loro, per costruire un’economia soste‐ nibile focalizzata su obiettivi raggiungibili nei prossimi 5 anni: 1. clima e energia ‐ massima promozione di energie rinnovabili, risparmio, efficienza e riduzione delle emissioni; 2. effi‐ cientamento delle risorse e loro gestione (quindi l’applicazione di un’economia circolare che valorizzi i rifiuti e promuova i processi pro‐ duttivi circolari); 3. politiche fiscali e finanzia‐ rie innovative che ritirino i sussidi ai processi negativi per l’ambiente (come i sussidi ai com‐ bustibili fossili) e inseriscano le tasse sull’utilizzo delle risorse e i danni all’ambiente; 4. una leadership globale nello sviluppo soste‐ nibile; 5. una strategia da qui al 2050, un sfida per l’Europa, per consentirci di vivere in armo‐ nia con i limiti biofisici del pianeta. P.M. (fonte: ilsostenibile.it)


RELOADER Magazine - Marzo 2015

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La vera ricchezza è il capitale naturale.

Parola di WWF “From crisis to opportunity: five steps to su‐

stainable european economies” – “Dalla crisi all’opportunità: Cinque passi verso economie Europee sostenibili”, è il titolo del documen‐ to presentato dal WWF in occasione del re‐ cente incontro a Bruxelles dei 28 Ministri delle Finanze europei allo scopo di concor‐ dare un nuovo Fondo Europeo di Investi‐ menti Strategici (EFSI), proposto dal Presi‐ dente della Commissione Europea, Jean‐ Claude Juncker. Su un piatto della bilancia c’è la valutazione che la sola efficienza ener‐ getica potrebbe generare risorse economi‐ che annuali equivalenti all’intero Piano di Investimenti Juncker per l’economia europe‐ a, ovvero, oltre 300 miliardi di euro. Sull’altro l’osservazione che il sempre più crescente disastro ecologico stia superando per gravità le dimensioni attuali della crisi economica ed è in linea con le conclusioni principali dell’ampio rapporto sullo Stato dell’Ambiente, presentato i primi di marzo dall’EEA (Agenzia Europea per l’Ambiente). I danni provocati dalle alluvioni, come quelle che hanno colpito anche di recente il nostro Paese, sono costate negli ultimi 10 anni più di 150 miliardi di euro, la ‘bolletta annuale’ dell’inquinamento dell’aria equivale invece a 537 miliardi di euro, mentre le industrie eu‐ ropee sono costrette a importare materie prime non più disponibili in Europa del valo‐ re di 300 miliardi di euro. “Invece di persegui‐ re il solito trend di crescita che ‘prima inquina

poi pulisce’, il Presidente Juncker e i leader europei dovrebbero stare più attenti ai veri sintomi delle nostre economie malate: l’impoverimento delle risorse naturali e la mancata considerazione di questa straordina‐ ria ricchezza da parte dei mercati. Il messag‐ gio è molto semplice : nessuna economia può svilupparsi senza risorse naturali”, sostiene Sébastien Godinot, esperto di economia del WWF e autore principale del rapporto. Il do‐ cumento si basa su oltre 400 studi e rapporti prodotti da istituzioni chiave come l’Organizzazione per la Cooperazione Econo‐ mica e lo Sviluppo (OCSE), il Programma Am‐ biente delle Nazioni Unite (UNEP), la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internaziona‐ le, l’Organizzazione Internazionale del Lavo‐ ro (ILO) e la Commissione Europea, diversi importanti consulenti governativi come McKinsey e Ecofys insieme ai principali eco‐ nomisti mondiali, da Lord Nicholas Stern, a Pavan Sukhdev e allo scomparso premio No‐ bel Simon Kuznets, il ‘padre del PIL’. Tutti giungono alla medesima conclusione: co‐ struire un’economia sostenibile riuscirebbe a compensare ampiamente i costi di dismis‐ sione dell’economia attuale, la cosiddetta ‘brown economy’: le economie sostenibili ‐ si legge ‐ hanno un potenziale enorme in ter‐ mini di benefici prodotti, molto più del Piano di Investimento di Juncker; sono capaci di generare oltre 20 milioni di posti di lavoro entro il 2020. Per ottenere questo, il capitale

naturale ‐ con la messa a disposizione delle sue risorse e il flusso dei suoi servizi e la capacità di assorbire emissioni e rifiuti ‐ deve diventare centrale nelle nuove impostazioni economi‐ che. Al capitale naturale deve essere ricono‐ sciuto il suo valore che deve entrare formal‐ mente nei processi concreti di politica della programmazione economica di tutti i Paesi dell’Unione. Un Paese che ha le risorse naturali e la biodiversità minacciate dal pressante in‐ tervento umano mina alla base le fondamenta del suo stesso sviluppo per il futuro. Non è un caso, che il 7° Programma di Azione Ambienta‐ le dell’Unione Europea e la sua Strategia per la Biodiversità al 2020 sottolineino chiaramente l’importanza di preservare e dare valore al ca‐ pitale naturale. La roadmap del WWF per l’Europa prevede 5 passi fondamentali , inte‐

grati tra loro, per costruire un’economia soste‐ nibile focalizzata su obiettivi raggiungibili nei prossimi 5 anni: 1. clima e energia ‐ massima promozione di energie rinnovabili, risparmio, efficienza e riduzione delle emissioni; 2. effi‐ cientamento delle risorse e loro gestione (quindi l’applicazione di un’economia circolare che valorizzi i rifiuti e promuova i processi pro‐ duttivi circolari); 3. politiche fiscali e finanzia‐ rie innovative che ritirino i sussidi ai processi negativi per l’ambiente (come i sussidi ai com‐ bustibili fossili) e inseriscano le tasse sull’utilizzo delle risorse e i danni all’ambiente; 4. una leadership globale nello sviluppo soste‐ nibile; 5. una strategia da qui al 2050, un sfida per l’Europa, per consentirci di vivere in armo‐ nia con i limiti biofisici del pianeta. P.M. (fonte: ilsostenibile.it)


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L’eco-innovazione è il motore di un’economia sempre più circolare Le imprese green motore della ripresa nazionale Per il 98% degli imprenditori si deve puntare su risparmio energia e risorse

L

a conferma nel Rapporto Green Economy 2014, curato da Fondazione Sviluppo So‐ stenibile in collaborazione con Enea: è ormai una corsa internazionale quella di alcuni Paesi verso un'economia circolare, caratterizzata dal benessere diffuso e dall'uso razionale del‐ le risorse. In Europa il 26% delle PMI già offre prodotti e servizi “verdi” e il 93% ha messo in campo almeno un’azione per essere più effi‐ ciente. In Italia l’eco‐innovazione, vero e pro‐ prio motore per lo sviluppo delle imprese gre‐ en, mostra una tendenza positiva. Nel 2012, secondo la classifica europea, l’Italia era al quindicesimo posto tra i “28” per eco‐ innovazione, nel 2013 è salita al dodicesimo. La relazione di quest’anno, suddivisa in quat‐ tro capitoli, prende in esame la via dell’economia sostenibile come la “via mae‐ stra per uscire dalla crisi”. “Le imprese della green economy – ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione – chiedono di pesare di più nelle scelte economiche del Pae‐ se, perché la loro crescita può contribuire in modo decisivo a far uscire l’Italia dalla cri‐ si”.Ma per passare da un’economia lineare, a una circolare dove l’uso razionale delle risorse e i temi dell’efficienza ne sono i pilastri, la strada pare ancora lunga. Per questo il rap‐ porto suggerisce un decalogo, indicando le 10 misure che possono aiutare la transizione: 1. Una riforma fiscale in chiave ecologica. 2. Un programma per migliorare l’utilizzo delle risorse e per sviluppare strumenti finanziari innovativi. 3. Investimenti in infrastrutture verdi, difesa del suolo e delle acque. 4. Un programma nazionale per l’efficienza e il ri‐

sparmio energetico. 5. Lo sviluppo delle attivi‐ tà di riciclo dei rifiuti. 6. Il rilancio degli investi‐ menti per le rinnovabili. 7. Programmi di rige‐ nerazione urbana. 8. Investimenti in mobilità sostenibile. 9. Valorizzazione dell’agricoltura di qualità. 10. Un piano per l’occupazione gio‐ vanile green. M.T.

IL MODELLO UNEP DELLE IMPRESE PER LA GREEN ECONOMY La green economy non è un settore ma un modello generale di economia, capace di produrre un benessere di migliore qua‐ lità e più equamente distribuito, miglio‐ rando la qualità dell’ambiente e salva‐ guardando il capitale naturale (UNEP). La green economy pone fine al rapporto storicamente conflittuale delle imprese con l’ambiente. Le imprese sono cresciute consumando risorse naturali, materie pri‐ me ed energia e producendo esternalità negative, impatti ambientali, emissioni, grandi quantità di rifiuti, disagio e conflitti sociali. L’UNEP non si limita a chiedere alle imprese di migliorare le loro politiche ambientali, ma propone di: migliorare la resilienza d’impresa e la capacità di crescere adottando nuove tecniche di valutazione, andare oltre l’interesse di breve termine degli azionisti in favore di una cerchia più larga di interessi e con un orizzonte temporale più lungo, introdurre la sostenibilità come elemen‐ to strategico e quindi adottare la tripla contabilità (triple bottom line). Toni Federico, Fondazione Sviluppo Sostenibile

RELOADER Magazine - Marzo 2015

Roberto Morabito Responsabile Unità Tecnica Tecnologie Ambientali dell’ENEA

“Il passaggio a un nuovo modello economico più sostenibile implica non soltanto lo sviluppo di nuove filiere green e il rafforzamento di quelle esistenti, ma anche la riqualificazione in chiave green dei processi e dei prodotti dei settori in‐ dustriali tradizionali ‐ ha dichiarato L’Italia è tra i paesi che oggi godono di un vantaggio competi‐ tivo nei settori tradizionali ma che sono in ritar‐ do nella riconversione verde e quindi potrebbe‐ ro perdere la «corsa» verde. La situazione è ma‐ tura affinché anche il nostro Paese intraprenda significativamente, sistematicamente ed in ma‐ niera governata il percorso verso la green eco‐ nomy. Tale percorso prevede azioni di varia

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natura, come la promozione del riciclo di mate‐ ria a tutti i livelli (sia innovando i processi di pro‐ duzione che i mercati), la progettazione eco‐ compatibile, la simbiosi industriale, nuovi mo‐ delli imprenditoriali e di consumo, ai fini di un miglioramento generalizzato della qualità della vita. Strumento prioritario per questo percorso è l’ulteriore sviluppo, diffusione ed implementa‐ zione dell’eco‐innovazione nel quadro di una nuova e rilanciata politica industriale che sappia coniugare la competitività delle nostre imprese alla sostenibilità dei nostri sistemi produttivi sul percorso della green economy. Il percorso verso la sostenibilità necessita del passaggio da innovazioni incrementali verso in‐ novazioni radicali che hanno ampi effetti siste‐ mici. Per far questo è necessario arrivare a una futura governance dell’eco‐innovazione made in Italy che sappia mettere a sistema i “tradizionali” concetti di eco‐innovazione di processo e di prodotto con i più ampi concetti di eco‐innovazione di sistema, dei consumi e più in generale degli stili di vita, culturali e sociali.

Da un’economia lineare …

ad un’economia circolare

Fonte: R. Morabito


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L’eco-innovazione è il motore di un’economia sempre più circolare Le imprese green motore della ripresa nazionale Per il 98% degli imprenditori si deve puntare su risparmio energia e risorse

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a conferma nel Rapporto Green Economy 2014, curato da Fondazione Sviluppo So‐ stenibile in collaborazione con Enea: è ormai una corsa internazionale quella di alcuni Paesi verso un'economia circolare, caratterizzata dal benessere diffuso e dall'uso razionale del‐ le risorse. In Europa il 26% delle PMI già offre prodotti e servizi “verdi” e il 93% ha messo in campo almeno un’azione per essere più effi‐ ciente. In Italia l’eco‐innovazione, vero e pro‐ prio motore per lo sviluppo delle imprese gre‐ en, mostra una tendenza positiva. Nel 2012, secondo la classifica europea, l’Italia era al quindicesimo posto tra i “28” per eco‐ innovazione, nel 2013 è salita al dodicesimo. La relazione di quest’anno, suddivisa in quat‐ tro capitoli, prende in esame la via dell’economia sostenibile come la “via mae‐ stra per uscire dalla crisi”. “Le imprese della green economy – ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione – chiedono di pesare di più nelle scelte economiche del Pae‐ se, perché la loro crescita può contribuire in modo decisivo a far uscire l’Italia dalla cri‐ si”.Ma per passare da un’economia lineare, a una circolare dove l’uso razionale delle risorse e i temi dell’efficienza ne sono i pilastri, la strada pare ancora lunga. Per questo il rap‐ porto suggerisce un decalogo, indicando le 10 misure che possono aiutare la transizione: 1. Una riforma fiscale in chiave ecologica. 2. Un programma per migliorare l’utilizzo delle risorse e per sviluppare strumenti finanziari innovativi. 3. Investimenti in infrastrutture verdi, difesa del suolo e delle acque. 4. Un programma nazionale per l’efficienza e il ri‐

sparmio energetico. 5. Lo sviluppo delle attivi‐ tà di riciclo dei rifiuti. 6. Il rilancio degli investi‐ menti per le rinnovabili. 7. Programmi di rige‐ nerazione urbana. 8. Investimenti in mobilità sostenibile. 9. Valorizzazione dell’agricoltura di qualità. 10. Un piano per l’occupazione gio‐ vanile green. M.T.

IL MODELLO UNEP DELLE IMPRESE PER LA GREEN ECONOMY La green economy non è un settore ma un modello generale di economia, capace di produrre un benessere di migliore qua‐ lità e più equamente distribuito, miglio‐ rando la qualità dell’ambiente e salva‐ guardando il capitale naturale (UNEP). La green economy pone fine al rapporto storicamente conflittuale delle imprese con l’ambiente. Le imprese sono cresciute consumando risorse naturali, materie pri‐ me ed energia e producendo esternalità negative, impatti ambientali, emissioni, grandi quantità di rifiuti, disagio e conflitti sociali. L’UNEP non si limita a chiedere alle imprese di migliorare le loro politiche ambientali, ma propone di: migliorare la resilienza d’impresa e la capacità di crescere adottando nuove tecniche di valutazione, andare oltre l’interesse di breve termine degli azionisti in favore di una cerchia più larga di interessi e con un orizzonte temporale più lungo, introdurre la sostenibilità come elemen‐ to strategico e quindi adottare la tripla contabilità (triple bottom line). Toni Federico, Fondazione Sviluppo Sostenibile

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Roberto Morabito Responsabile Unità Tecnica Tecnologie Ambientali dell’ENEA

“Il passaggio a un nuovo modello economico più sostenibile implica non soltanto lo sviluppo di nuove filiere green e il rafforzamento di quelle esistenti, ma anche la riqualificazione in chiave green dei processi e dei prodotti dei settori in‐ dustriali tradizionali ‐ ha dichiarato L’Italia è tra i paesi che oggi godono di un vantaggio competi‐ tivo nei settori tradizionali ma che sono in ritar‐ do nella riconversione verde e quindi potrebbe‐ ro perdere la «corsa» verde. La situazione è ma‐ tura affinché anche il nostro Paese intraprenda significativamente, sistematicamente ed in ma‐ niera governata il percorso verso la green eco‐ nomy. Tale percorso prevede azioni di varia

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natura, come la promozione del riciclo di mate‐ ria a tutti i livelli (sia innovando i processi di pro‐ duzione che i mercati), la progettazione eco‐ compatibile, la simbiosi industriale, nuovi mo‐ delli imprenditoriali e di consumo, ai fini di un miglioramento generalizzato della qualità della vita. Strumento prioritario per questo percorso è l’ulteriore sviluppo, diffusione ed implementa‐ zione dell’eco‐innovazione nel quadro di una nuova e rilanciata politica industriale che sappia coniugare la competitività delle nostre imprese alla sostenibilità dei nostri sistemi produttivi sul percorso della green economy. Il percorso verso la sostenibilità necessita del passaggio da innovazioni incrementali verso in‐ novazioni radicali che hanno ampi effetti siste‐ mici. Per far questo è necessario arrivare a una futura governance dell’eco‐innovazione made in Italy che sappia mettere a sistema i “tradizionali” concetti di eco‐innovazione di processo e di prodotto con i più ampi concetti di eco‐innovazione di sistema, dei consumi e più in generale degli stili di vita, culturali e sociali.

Da un’economia lineare …

ad un’economia circolare

Fonte: R. Morabito


RELOADER Magazine - Marzo 2015

Un Green Act per dare impulso alla politica green dell'Italia premier Renzi ai primi di gennaio di quest’ann0 ha anticipato che il Gover‐ no avrebbe dedicato il mese di marzo alla messa a punto di interventi, contenuti in un Green Act per dare nuovo impulso allo svilup‐ po green dell’economia. Un’occasione per individuare le misure che davvero possono aprire prospettive importanti alla politica in‐ dustriale nel Paese. Il 27 febbraio si è insediata al Ministero dello Sviluppo Economico la “Cabina di regia” per l’efficienza energetica, così come richiesto dal decreto legislativo 102/2014 (art. 4 comma 4) che recepiva la Direttiva europea 27/2012. Il decreto interministeriale che stabilisce le mo‐ dalità di funzionamento della cabina di regia era stato firmato il 9 gennaio 2015. Primo compito è di sviluppare un programma di ri‐ qualificazione energetica degli edifici della Pubblica Amministrazione centrale. Sono sta‐ te fissate a tale scopo le tempistiche per l’approvazione dei primi progetti di interven‐ to e si è definito un cronoprogramma delle attività per la messa a punto della strategia per la riqualificazione energetica del patrimo‐ nio immobiliare nazionale e per l’attivazione del Fondo nazionale per l’efficienza energeti‐ ca. A questo proposito si attendono a breve due decreti interministeriali. La Cabina di regi‐ a, di cui fanno parte esponenti del MiSE, del Ministero dell’Ambiente, di Enea e di GSE, ha deciso di effettuare una mappatura dei certifi‐ cati di prestazione energetica già esistenti per gli edifici della Pubblica Amministrazione cen‐ trale, in modo da accelerare il piano di inter‐ venti. Tutte le iniziative prese saranno diffuse

Il

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attraverso i siti internet dei due Ministeri. Po‐ trà sembrare paradossale, ma nella situazione di ‘recessione abissale’, l’economia italiana ha ottenuto proprio i risultati più sorprendenti in alcuni settori ambientali: una conversione e‐ cologica sostanzialmente spontanea, in parte determinata dalla recessione stessa che ha spinto le aziende verso comportamenti più attenti e virtuosi. In Europa tra il 2004 e il 2013 il consumo di materia si è ridotto del 15% ma in Italia i progressi sono stati maggiori: secondo l’analisi dati Terna 2014 di Qualenergia.it, il consumo assoluto è diminuito del 32% (255 milioni di tonnellate di materiali in meno all’anno estratti dalla terra) e la produttività delle risorse è cresciuta del 40%. Nel 2013 i consumi lordi di energia primaria sono scesi a 173 milioni di tonnellate equivalenti di petro‐ lio, l’1,9% in meno rispetto al 2012 e per il 2014 si prevede di contare una ulteriore contrazio‐ ne. Forte è la contrazione anche dei consumi petroliferi e di gas e, al tempo stesso, si regi‐ stra una crescita delle fonti rinnovabili, nono‐ stante il rallentamento dello scorso anno. Mi‐ gliora poi l’efficienza energetica dei processi di produzione e di consumo. Nel settore elet‐ trico, l’Italia diventa il terzo principale produt‐ tore europeo di elettricità per tutte le rinno‐ vabili (dopo Germania e Svezia) e per le rinno‐ vabili non idroelettriche (dopo Germania e Spagna) .

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RELOADER Magazine - Marzo 2015

Olivina e bicarbonato per abbattere la CO2 in atmosfera L’olivina si estrae da una pie‐ tra chiamata green rock per il suo colore verdastro. E‐ sposta agli elementi naturali e distribuita in maniera uniforme sulle superfici, l’olivina trattiene e si combina con l’anidride carbonica presente in atmosfera. Ne è convinto il dott. Schuiling, ormai geochimico in pensione, che da anni studia come poter ridimensionare il “global warming” agendo sulla riduzione dei livelli di CO2. Celebre la sua frase: “La Terra ci aiuta a salvare la Terra”. La teoria del dott. Schuiling ha trovato in Olanda terreno fertile: infatti, a livello sperimentale son già comparsi in alcune città alcuni mucchietti di questa roc‐ cia verdastra. Attualmente in Belgio, all’Università di Anversa, si stanno studiando gli effetti di questa roccia sulle colture di orzo e frumento, mentre al Royal Netherlands Insti‐ tute for Sea Research, nel sud‐ovest dei Paesi Bassi, l’ecologista Montserrat sta valutando gli effetti dell’olivina sui fondali marini. Negli Stati Uniti invece un gruppo di scienziati del Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL), insieme ai colleghi dell'Università di Harvard e dell'Illinois, avrebbe trovato nel bi‐ carbonato di sodio una soluzione alternativa, sebbene insolita e sorprendente, all’eccesso di CO2. Si è scoperto che tra le tante proprietà di questo composto chimico, come sbiancare i denti, depurare verdure e frutta, ecc., ne pos‐ sieda un’altra, vale a dire catturare le moleco‐ le di biossido di carbonio. I ricercatori sono partiti dall’osservazione di una pratica sempli‐

ce come l’aggiunta di un cucchiaino di bicarbonato in una bevanda gassata, che provoca l’immediata sparizione delle bollicine. Il pro‐ blema da superare era l'impossibilità di otte‐ nere lo stesso effetto su vasta scala. Ed è sta‐ to superato ideando delle microcapsule costi‐ tuite da un polimero ad alta permeabilità e contenenti una soluzione di bicarbonato di sodio: le molecole di CO2 interagiscono con il fluido contenuto nella microcapsula e sono incorporate al suo interno. Fino ad oggi il si‐ stema delle microcapsule è utilizzato soprat‐ tutto nel campo farmaceutico, per il rilascio controllato dei farmaci, ma non era mai stato testato su un gas come l’anidride carbonica. “È tutta una questione di superficie. Le capsu‐ le forzano il bicarbonato di sodio a rimanere in piccole goccioline e queste ultime reagiscono più velocemente. Riteniamo che la tecnologia delle microcapsule fornisca un nuovo percor‐ so per rendere efficiente la riduzione delle e‐ missioni con minori impatti ambientali”, così Robert Aines, membro del team di Livermore, ha spiegato il vantaggio dell'incapsulamento. Questa tecnica potrebbe trovare largo utilizzo sia negli impianti a combustibili fossili che nei processi industriali per la produzione dell'ac‐ ciaio o del cemento. M. M.


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Un Green Act per dare impulso alla politica green dell'Italia premier Renzi ai primi di gennaio di quest’ann0 ha anticipato che il Gover‐ no avrebbe dedicato il mese di marzo alla messa a punto di interventi, contenuti in un Green Act per dare nuovo impulso allo svilup‐ po green dell’economia. Un’occasione per individuare le misure che davvero possono aprire prospettive importanti alla politica in‐ dustriale nel Paese. Il 27 febbraio si è insediata al Ministero dello Sviluppo Economico la “Cabina di regia” per l’efficienza energetica, così come richiesto dal decreto legislativo 102/2014 (art. 4 comma 4) che recepiva la Direttiva europea 27/2012. Il decreto interministeriale che stabilisce le mo‐ dalità di funzionamento della cabina di regia era stato firmato il 9 gennaio 2015. Primo compito è di sviluppare un programma di ri‐ qualificazione energetica degli edifici della Pubblica Amministrazione centrale. Sono sta‐ te fissate a tale scopo le tempistiche per l’approvazione dei primi progetti di interven‐ to e si è definito un cronoprogramma delle attività per la messa a punto della strategia per la riqualificazione energetica del patrimo‐ nio immobiliare nazionale e per l’attivazione del Fondo nazionale per l’efficienza energeti‐ ca. A questo proposito si attendono a breve due decreti interministeriali. La Cabina di regi‐ a, di cui fanno parte esponenti del MiSE, del Ministero dell’Ambiente, di Enea e di GSE, ha deciso di effettuare una mappatura dei certifi‐ cati di prestazione energetica già esistenti per gli edifici della Pubblica Amministrazione cen‐ trale, in modo da accelerare il piano di inter‐ venti. Tutte le iniziative prese saranno diffuse

Il

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attraverso i siti internet dei due Ministeri. Po‐ trà sembrare paradossale, ma nella situazione di ‘recessione abissale’, l’economia italiana ha ottenuto proprio i risultati più sorprendenti in alcuni settori ambientali: una conversione e‐ cologica sostanzialmente spontanea, in parte determinata dalla recessione stessa che ha spinto le aziende verso comportamenti più attenti e virtuosi. In Europa tra il 2004 e il 2013 il consumo di materia si è ridotto del 15% ma in Italia i progressi sono stati maggiori: secondo l’analisi dati Terna 2014 di Qualenergia.it, il consumo assoluto è diminuito del 32% (255 milioni di tonnellate di materiali in meno all’anno estratti dalla terra) e la produttività delle risorse è cresciuta del 40%. Nel 2013 i consumi lordi di energia primaria sono scesi a 173 milioni di tonnellate equivalenti di petro‐ lio, l’1,9% in meno rispetto al 2012 e per il 2014 si prevede di contare una ulteriore contrazio‐ ne. Forte è la contrazione anche dei consumi petroliferi e di gas e, al tempo stesso, si regi‐ stra una crescita delle fonti rinnovabili, nono‐ stante il rallentamento dello scorso anno. Mi‐ gliora poi l’efficienza energetica dei processi di produzione e di consumo. Nel settore elet‐ trico, l’Italia diventa il terzo principale produt‐ tore europeo di elettricità per tutte le rinno‐ vabili (dopo Germania e Svezia) e per le rinno‐ vabili non idroelettriche (dopo Germania e Spagna) .

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Olivina e bicarbonato per abbattere la CO2 in atmosfera L’olivina si estrae da una pie‐ tra chiamata green rock per il suo colore verdastro. E‐ sposta agli elementi naturali e distribuita in maniera uniforme sulle superfici, l’olivina trattiene e si combina con l’anidride carbonica presente in atmosfera. Ne è convinto il dott. Schuiling, ormai geochimico in pensione, che da anni studia come poter ridimensionare il “global warming” agendo sulla riduzione dei livelli di CO2. Celebre la sua frase: “La Terra ci aiuta a salvare la Terra”. La teoria del dott. Schuiling ha trovato in Olanda terreno fertile: infatti, a livello sperimentale son già comparsi in alcune città alcuni mucchietti di questa roc‐ cia verdastra. Attualmente in Belgio, all’Università di Anversa, si stanno studiando gli effetti di questa roccia sulle colture di orzo e frumento, mentre al Royal Netherlands Insti‐ tute for Sea Research, nel sud‐ovest dei Paesi Bassi, l’ecologista Montserrat sta valutando gli effetti dell’olivina sui fondali marini. Negli Stati Uniti invece un gruppo di scienziati del Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL), insieme ai colleghi dell'Università di Harvard e dell'Illinois, avrebbe trovato nel bi‐ carbonato di sodio una soluzione alternativa, sebbene insolita e sorprendente, all’eccesso di CO2. Si è scoperto che tra le tante proprietà di questo composto chimico, come sbiancare i denti, depurare verdure e frutta, ecc., ne pos‐ sieda un’altra, vale a dire catturare le moleco‐ le di biossido di carbonio. I ricercatori sono partiti dall’osservazione di una pratica sempli‐

ce come l’aggiunta di un cucchiaino di bicarbonato in una bevanda gassata, che provoca l’immediata sparizione delle bollicine. Il pro‐ blema da superare era l'impossibilità di otte‐ nere lo stesso effetto su vasta scala. Ed è sta‐ to superato ideando delle microcapsule costi‐ tuite da un polimero ad alta permeabilità e contenenti una soluzione di bicarbonato di sodio: le molecole di CO2 interagiscono con il fluido contenuto nella microcapsula e sono incorporate al suo interno. Fino ad oggi il si‐ stema delle microcapsule è utilizzato soprat‐ tutto nel campo farmaceutico, per il rilascio controllato dei farmaci, ma non era mai stato testato su un gas come l’anidride carbonica. “È tutta una questione di superficie. Le capsu‐ le forzano il bicarbonato di sodio a rimanere in piccole goccioline e queste ultime reagiscono più velocemente. Riteniamo che la tecnologia delle microcapsule fornisca un nuovo percor‐ so per rendere efficiente la riduzione delle e‐ missioni con minori impatti ambientali”, così Robert Aines, membro del team di Livermore, ha spiegato il vantaggio dell'incapsulamento. Questa tecnica potrebbe trovare largo utilizzo sia negli impianti a combustibili fossili che nei processi industriali per la produzione dell'ac‐ ciaio o del cemento. M. M.


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Marzo 2015

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Gino Marchet Professore Ordinario e Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano

Damiano Frosi Ricercatore e Responsabile delle Relazioni dell’Osservatorio Contract Logistics

Serve innovare in modo sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico Osservatorio Contract Logistics ‐ Politecnico di Milano

L’Osservatorio Contract Logistics ha come propria mission quella di diffondere cultura e innovazione in Italia con riferimento al settore della logistica. Il concetto di “Innovazione” si può poi declinare in diversi modi, ad esempio come introduzione di nuovi prodotti/servizi o revisione di processo/sistemica. Per entrambe le tipologie serve una forte interazione fra committenti e fornitori di servizi logistici. Relativamente all’innovazione di processo / sistemica, uno dei temi più cari ai Responsabili dell’Osservatorio è quello della Green Logistics, proposto e più volte ripreso in queste edizioni della Ricerca. In particolare –

RELOADER Magazine Inserto n.3/2015

considerato per definizione “trasversale” sia in termini settoriali sia di filiera – questo tema è stato studiato per essere una ricognizione sullo stato dell’arte delle iniziative “green”. La logistica è infatti fondamentale nel miglioramento della sostenibilità dell’azienda in quanto impatta su diverse dimensioni ambientali (emissioni, biodiversità, smaltimento di rifiuti, consumo di energia, materiali e acqua). L’analisi svolta si è focalizzata principalmente sulle dimensioni trasporto e magazzino, considerando gli impatti ambientali in termini di emissioni, energia e materiali. Un primo dato importante che emerge è che certa-


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Marzo 2015

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Gino Marchet Professore Ordinario e Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano

Damiano Frosi Ricercatore e Responsabile delle Relazioni dell’Osservatorio Contract Logistics

Serve innovare in modo sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico Osservatorio Contract Logistics ‐ Politecnico di Milano

L’Osservatorio Contract Logistics ha come propria mission quella di diffondere cultura e innovazione in Italia con riferimento al settore della logistica. Il concetto di “Innovazione” si può poi declinare in diversi modi, ad esempio come introduzione di nuovi prodotti/servizi o revisione di processo/sistemica. Per entrambe le tipologie serve una forte interazione fra committenti e fornitori di servizi logistici. Relativamente all’innovazione di processo / sistemica, uno dei temi più cari ai Responsabili dell’Osservatorio è quello della Green Logistics, proposto e più volte ripreso in queste edizioni della Ricerca. In particolare –

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considerato per definizione “trasversale” sia in termini settoriali sia di filiera – questo tema è stato studiato per essere una ricognizione sullo stato dell’arte delle iniziative “green”. La logistica è infatti fondamentale nel miglioramento della sostenibilità dell’azienda in quanto impatta su diverse dimensioni ambientali (emissioni, biodiversità, smaltimento di rifiuti, consumo di energia, materiali e acqua). L’analisi svolta si è focalizzata principalmente sulle dimensioni trasporto e magazzino, considerando gli impatti ambientali in termini di emissioni, energia e materiali. Un primo dato importante che emerge è che certa-


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mente il tema della Green Logistics è di grande attualità: solamente il 13% dei fornitori e il 22% dei committenti dichiara di non avere attivi ad oggi progetti green e, accanto ad aziende che hanno iniziato da uno o due anni progetti di questo tipo (rispettivamente 45% dei fornitori e 43% dei committenti), esistono realtà “pioniere” con iniziative attive da più di 4 anni (rispettivamente il 26% dei fornitori e il 31% dei committenti). Osservando le motivazioni che hanno portato all’adozione di progetti green, le principali – comuni tra committenti e fornitori – sono di natura economica, ambientale e di immagine. Emergono però alcuni punti di differenza nelle percezioni delle due tipologie di attori della filiera: per i fornitori di servizi logistici l’adozione di pratiche green è anche legata alla necessità di rispondere alle richieste di partner di filiera (23% dei casi contro 6% dei casi per i committenti), mentre per i committenti alla necessità di allineamento con i competitor (17% dei casi contro 10% dei casi per i fornitori). Attraverso il confronto con fornitori di servizi logistici e committenti, sono state identificate diverse leve per la costruzione di una Green Logistics, appartenenti a tre differen-

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ti ambiti di azione: soluzioni in ambito trasporto, soluzioni in ambito magazzino e soluzioni trasversali. Per ogni ambito sono stati definiti una serie di approcci, all’interno dei quali classificare le leve individuate. Ad esempio per la gestione del trasporto: (i) ottimizzazione dei veicoli (es. utilizzo di carburanti alternativi o di veicoli a basse emissioni), (ii) scelta di una modalità di trasporto green (es. trasporto combinato strada-rotaia), (iii) ottimizzazione logistica (es. bilanciamento dei flussi di ritorno), (iv) acquisto di servizi da fornitori green (richiesta di certificazioni ambientali) e (v) progettazione di prodotto o packaging green (es. riduzione dei materiali impiegati nel packaging). Sulla base del numero di leve implementate, dei benefici conseguibili (non solo economici, anche ambientali) e della difficoltà di adozione (leve di filiera o governabili dalla singola azienda) è stato calcolato il “livello di sviluppo in ottica green” per ogni singolo rispondente. In tema di misurazione, analogamente a quanto fatto per l’adozione delle leve, è stato introdotto un “livello di sviluppo dei sistemi di misura dell’impatto ambientale”. Tanto più i sistemi di misura sono pervasivi e integrati al sistema gestionale aziendale, tanto

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più l’azienda sviluppa una capacità di controllo. Si può passare dalla assenza di misurazione o dalla puntuale misurazione di alcuni parametri tramite fogli di calcolo, a web application e moduli integrati direttamente nel sistema ERP aziendale. I risultati evidenziano che lo sviluppo dei progetti green è ancora embrionale: il 56% dei committenti e il 66% dei fornitori di servizi logistici presentano una parziale adozione delle leve per la costruzione della Green Logistics e degli strumenti di misura delle prestazioni. In molti casi si tratta di introduzione di sistemi di ottimizzazione della saturazione dei mezzi o installazioni di pannelli fotovoltaici sui tetti dei magazzini. La misura dell’impatto ambientale è spesso assente e al massimo legata a fogli di calcolo alimentati annualmente per la stesura dei report ambientali. Si osserva inoltre che tutte le aziende che han-


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mente il tema della Green Logistics è di grande attualità: solamente il 13% dei fornitori e il 22% dei committenti dichiara di non avere attivi ad oggi progetti green e, accanto ad aziende che hanno iniziato da uno o due anni progetti di questo tipo (rispettivamente 45% dei fornitori e 43% dei committenti), esistono realtà “pioniere” con iniziative attive da più di 4 anni (rispettivamente il 26% dei fornitori e il 31% dei committenti). Osservando le motivazioni che hanno portato all’adozione di progetti green, le principali – comuni tra committenti e fornitori – sono di natura economica, ambientale e di immagine. Emergono però alcuni punti di differenza nelle percezioni delle due tipologie di attori della filiera: per i fornitori di servizi logistici l’adozione di pratiche green è anche legata alla necessità di rispondere alle richieste di partner di filiera (23% dei casi contro 6% dei casi per i committenti), mentre per i committenti alla necessità di allineamento con i competitor (17% dei casi contro 10% dei casi per i fornitori). Attraverso il confronto con fornitori di servizi logistici e committenti, sono state identificate diverse leve per la costruzione di una Green Logistics, appartenenti a tre differen-

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ti ambiti di azione: soluzioni in ambito trasporto, soluzioni in ambito magazzino e soluzioni trasversali. Per ogni ambito sono stati definiti una serie di approcci, all’interno dei quali classificare le leve individuate. Ad esempio per la gestione del trasporto: (i) ottimizzazione dei veicoli (es. utilizzo di carburanti alternativi o di veicoli a basse emissioni), (ii) scelta di una modalità di trasporto green (es. trasporto combinato strada-rotaia), (iii) ottimizzazione logistica (es. bilanciamento dei flussi di ritorno), (iv) acquisto di servizi da fornitori green (richiesta di certificazioni ambientali) e (v) progettazione di prodotto o packaging green (es. riduzione dei materiali impiegati nel packaging). Sulla base del numero di leve implementate, dei benefici conseguibili (non solo economici, anche ambientali) e della difficoltà di adozione (leve di filiera o governabili dalla singola azienda) è stato calcolato il “livello di sviluppo in ottica green” per ogni singolo rispondente. In tema di misurazione, analogamente a quanto fatto per l’adozione delle leve, è stato introdotto un “livello di sviluppo dei sistemi di misura dell’impatto ambientale”. Tanto più i sistemi di misura sono pervasivi e integrati al sistema gestionale aziendale, tanto

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più l’azienda sviluppa una capacità di controllo. Si può passare dalla assenza di misurazione o dalla puntuale misurazione di alcuni parametri tramite fogli di calcolo, a web application e moduli integrati direttamente nel sistema ERP aziendale. I risultati evidenziano che lo sviluppo dei progetti green è ancora embrionale: il 56% dei committenti e il 66% dei fornitori di servizi logistici presentano una parziale adozione delle leve per la costruzione della Green Logistics e degli strumenti di misura delle prestazioni. In molti casi si tratta di introduzione di sistemi di ottimizzazione della saturazione dei mezzi o installazioni di pannelli fotovoltaici sui tetti dei magazzini. La misura dell’impatto ambientale è spesso assente e al massimo legata a fogli di calcolo alimentati annualmente per la stesura dei report ambientali. Si osserva inoltre che tutte le aziende che han-


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no implementato progetti green sono partite da soluzioni che permettessero di ottenere, oltre ad un beneficio ambientale, anche un ritorno economico. Ad esempio, con l’aumento della saturazione dei

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mezzi si riduce il numero dei viaggi impiegati e si può ottenere un significativo saving sul costo di trasporto. Si riscontra un numero limitato di casi con soluzioni che, almeno nel breve periodo, possano portare ad un incremento dei costi. Le leve principalmente utilizzate sono relative ai flussi più controllabili dalla singola azienda, come ad esempio i flussi a carico completo, mentre nei casi in cui vi è una commistione di flussi o una

L’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano L’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, alla sua quinta Edizione, è realizzato in collaborazione con Assologistica e con il supporto di ICE, BCUBE, BRT, CEVA Logistics, CLO Servizi Logistici, FATA Logistic Systems, FERCAM, FM Logistic, GEODIS, Innocenti Depositi, Jungheinrich, Logistica Uno, NEOlogistica, Norbert Den‐ tressangle, Number1 Logistics Group, OM STILL, Replica Sistemi, Silvano Chiapparoli Logistica, TESISQUARE®, Zeroquattro; Acxelera Italia, Gruppo Arcese, Brivio&Viganò, CHEP Italia, ConsiCopra, Difarco, Generix Group, Hardis, Interporto Bologna, Linde Material Handling Italia, Multilogistics. Hanno partecipato direttamente ai lavori dell'Osservatorio alcuni Direttori Logistica & Operations di aziende committenti: Au‐ chan, BasicItalia, Bayer, Bonduelle, Brembo, Chicco Artsana, Composad, Coop Con‐ sorzio Nord Ovest, Daikin, Dow, Granarolo, Gruppo PAM, Gucci, Ikea, la Rinascente, Lechler, Leroy Merlin, Mondadori, Mondelez, Nestlè, Omega Pharma, Osram, Rhiag Group, Riello, Saipem, Samsung, Sirap Gema. Per ulteriori informazioni e per partecipare alle attività dell’Osservatorio è possibile consultare il sito www.contractlogistics.it o contattare l’Ing. Damiano Frosi (damiano.frosi@polimi.it).

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necessità di collaborazione tra diversi attori della filiera (es. revisione del packaging secondario o terziario dei prodotti) le iniziative in ottica green risultano molto più rare. Le aziende evidenziano come principale ostacolo all’ulteriore sviluppo della Green Logistics la condivisione degli investimenti, la cui risoluzione può rappresentare un terreno per l’innovazione della relazione fra fornitori di servizi logistici e committenti. Alla domanda “Quali sono le principali criticità per un ulteriore sviluppo green?” sia committenti (48% dei casi) che fornitori (61%) evidenziano la mancanza di disponibilità ad investire in assenza di ritorni economici certi, a conferma che ad oggi le leve utilizzate sono quelle in cui si può ottenere anche un beneficio economico. Interessante è anche la seconda motivazione addotta: il 58% dei fornitori segnala l’indisponibilità

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della committenza a riconoscere a livello tariffario gli investimenti, mentre il 33% dei committenti lamenta l’assenza di un’offerta green adeguata da parte dei fornitori di servizi logistici. Esiste quindi un potenziale circolo vizioso che blocca lo sviluppo della Green Logistics: fornitori che faticano a vedere riconosciuti gli investimenti in ottica green, committenti che lamentano una mancanza di offerta in questa direzione. Alla luce di questi risultati riteniamo che il tema degli investimenti in ottica green, che implica anche un’oggettiva stima dei benefici (con una chiara metrica di misurazione) e una loro corretta ripartizione, sia un campo in cui la filiera si dovrà confrontare nei prossimi anni, rappresentando un terreno di innovazione della relazione fra fornitori di servizi logistici e committenti.


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no implementato progetti green sono partite da soluzioni che permettessero di ottenere, oltre ad un beneficio ambientale, anche un ritorno economico. Ad esempio, con l’aumento della saturazione dei

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mezzi si riduce il numero dei viaggi impiegati e si può ottenere un significativo saving sul costo di trasporto. Si riscontra un numero limitato di casi con soluzioni che, almeno nel breve periodo, possano portare ad un incremento dei costi. Le leve principalmente utilizzate sono relative ai flussi più controllabili dalla singola azienda, come ad esempio i flussi a carico completo, mentre nei casi in cui vi è una commistione di flussi o una

L’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano L’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, alla sua quinta Edizione, è realizzato in collaborazione con Assologistica e con il supporto di ICE, BCUBE, BRT, CEVA Logistics, CLO Servizi Logistici, FATA Logistic Systems, FERCAM, FM Logistic, GEODIS, Innocenti Depositi, Jungheinrich, Logistica Uno, NEOlogistica, Norbert Den‐ tressangle, Number1 Logistics Group, OM STILL, Replica Sistemi, Silvano Chiapparoli Logistica, TESISQUARE®, Zeroquattro; Acxelera Italia, Gruppo Arcese, Brivio&Viganò, CHEP Italia, ConsiCopra, Difarco, Generix Group, Hardis, Interporto Bologna, Linde Material Handling Italia, Multilogistics. Hanno partecipato direttamente ai lavori dell'Osservatorio alcuni Direttori Logistica & Operations di aziende committenti: Au‐ chan, BasicItalia, Bayer, Bonduelle, Brembo, Chicco Artsana, Composad, Coop Con‐ sorzio Nord Ovest, Daikin, Dow, Granarolo, Gruppo PAM, Gucci, Ikea, la Rinascente, Lechler, Leroy Merlin, Mondadori, Mondelez, Nestlè, Omega Pharma, Osram, Rhiag Group, Riello, Saipem, Samsung, Sirap Gema. Per ulteriori informazioni e per partecipare alle attività dell’Osservatorio è possibile consultare il sito www.contractlogistics.it o contattare l’Ing. Damiano Frosi (damiano.frosi@polimi.it).

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necessità di collaborazione tra diversi attori della filiera (es. revisione del packaging secondario o terziario dei prodotti) le iniziative in ottica green risultano molto più rare. Le aziende evidenziano come principale ostacolo all’ulteriore sviluppo della Green Logistics la condivisione degli investimenti, la cui risoluzione può rappresentare un terreno per l’innovazione della relazione fra fornitori di servizi logistici e committenti. Alla domanda “Quali sono le principali criticità per un ulteriore sviluppo green?” sia committenti (48% dei casi) che fornitori (61%) evidenziano la mancanza di disponibilità ad investire in assenza di ritorni economici certi, a conferma che ad oggi le leve utilizzate sono quelle in cui si può ottenere anche un beneficio economico. Interessante è anche la seconda motivazione addotta: il 58% dei fornitori segnala l’indisponibilità

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della committenza a riconoscere a livello tariffario gli investimenti, mentre il 33% dei committenti lamenta l’assenza di un’offerta green adeguata da parte dei fornitori di servizi logistici. Esiste quindi un potenziale circolo vizioso che blocca lo sviluppo della Green Logistics: fornitori che faticano a vedere riconosciuti gli investimenti in ottica green, committenti che lamentano una mancanza di offerta in questa direzione. Alla luce di questi risultati riteniamo che il tema degli investimenti in ottica green, che implica anche un’oggettiva stima dei benefici (con una chiara metrica di misurazione) e una loro corretta ripartizione, sia un campo in cui la filiera si dovrà confrontare nei prossimi anni, rappresentando un terreno di innovazione della relazione fra fornitori di servizi logistici e committenti.



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