RELOADER Magazine N.91 settembre 2015

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Sommario

In Primo Piano

n. 91 - Settembre 2015

RAEE Riciclo dei RAEE. L'Europa è ancora lontana dagli obiettivi che si è data

3 di Vito la Forgia

E n e r g i e r i n n ova b i l i Diagnosi energetiche per le imprese in conformità al DLgs 102/14 di Fabio Potenza e Fabrizio Bonacina

9

Danimarca. Raggiunto il 100% di copertura della domanda interna con la sola energia eolica di Mirko Turchetti

12

Storie di riciclo di Vanda Mariniello

13

A Singapore l'attenzione all'ambiente sposa il decoro urbano: cigni robot monitorano le acque di Alessandro Bianchini

15

L’Intervista a Gabriele Panero ZED, l’innovazione green nel trasporto urbano delle merci di Erik Veneruso

17

STRADA VECCHIA, ASFALTO NUOVO. Anche l’on the road diventa green di Alessandro Bianchini

21

Vedere nelle cose comuni vite diverse …

Ambiente e Società

Gli Speciali

LUNA ROSSA 28 settembre 2015: eclissi totale di superluna Il 28 settembre prossimo la luna piena apparirà rossa e “più grande” del solito a tutti gli Ita‐ liani che saranno svegli a guar‐ darla alle 04:11 del mattino, ora in cui inizierà la fase totale dell’eclissi. Questo avverrà per‐ ché la terra si troverà tra il sole e la luna che, entrando nel cono d’ombra, assumerà via via un

colore rossastro. L’eclissi sarà ancora più spettacolare perché in questo periodo il nostro sa‐ tellite compie la rivoluzione nel punto più vicino alla terra da cui dista soli 356mila km. Il fenome‐ no è tecnicamente definito peri‐ geo lunare, ma è stato amiche‐ volmente soprannominato su‐ perluna.

23

L’e-commerce center: un esempio concreto di Sharing economy che unisce logistica, real estate e vendite on line Giuseppe De Nicola CEO Public Image , Presidente Confindustria Salerno Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici

RELOADER Magazine n. 91 - Settembre 2015 Via di San Giovanni in Laterano 84 - 00184 Roma Fax: +39 06 62.27.05.44

www.reloaderitalia.it info@reloaderitalia.it Tel: +39 06 7049.5320


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Sommario

In Primo Piano

n. 91 - Settembre 2015

RAEE Riciclo dei RAEE. L'Europa è ancora lontana dagli obiettivi che si è data

3 di Vito la Forgia

E n e r g i e r i n n ova b i l i Diagnosi energetiche per le imprese in conformità al DLgs 102/14 di Fabio Potenza e Fabrizio Bonacina

9

Danimarca. Raggiunto il 100% di copertura della domanda interna con la sola energia eolica di Mirko Turchetti

12

Storie di riciclo di Vanda Mariniello

13

A Singapore l'attenzione all'ambiente sposa il decoro urbano: cigni robot monitorano le acque di Alessandro Bianchini

15

L’Intervista a Gabriele Panero ZED, l’innovazione green nel trasporto urbano delle merci di Erik Veneruso

17

STRADA VECCHIA, ASFALTO NUOVO. Anche l’on the road diventa green di Alessandro Bianchini

21

Vedere nelle cose comuni vite diverse …

Ambiente e Società

Gli Speciali

LUNA ROSSA 28 settembre 2015: eclissi totale di superluna Il 28 settembre prossimo la luna piena apparirà rossa e “più grande” del solito a tutti gli Ita‐ liani che saranno svegli a guar‐ darla alle 04:11 del mattino, ora in cui inizierà la fase totale dell’eclissi. Questo avverrà per‐ ché la terra si troverà tra il sole e la luna che, entrando nel cono d’ombra, assumerà via via un

colore rossastro. L’eclissi sarà ancora più spettacolare perché in questo periodo il nostro sa‐ tellite compie la rivoluzione nel punto più vicino alla terra da cui dista soli 356mila km. Il fenome‐ no è tecnicamente definito peri‐ geo lunare, ma è stato amiche‐ volmente soprannominato su‐ perluna.

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L’e-commerce center: un esempio concreto di Sharing economy che unisce logistica, real estate e vendite on line Giuseppe De Nicola CEO Public Image , Presidente Confindustria Salerno Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici

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ONU - INTERPOL: “Solo un terzo dei RAEE in Europa viene correttamente riciclato“

RAEE necessità di spingere il riciclaggio dei RAEE su scala più ampia. Qualche giorno fa sul sito www.repubblica.it è apparso un interessante articolo che va in leg‐ gera controtendenza a tutti i report che sono stati sbandierati ultimamente in tema di rici‐ claggio dei RAEE. A quanto pare in Europa il rici‐ clo dei RAEE sta fallendo: “Solo un terzo dei RA‐ EE in Europa viene correttamente riciclato, men‐

tre un gran numero di cellulari, computer e tele‐ visori prende la strada dello scambio o dello smaltimento illegale”. La notizia vien fuori da uno studio condotto dalle Nazioni Unite insie‐ me all’INTERPOL. Si rinvia il lettore alla lettura dell’articolo che fornisce buoni spunti per ulte‐ riori ricerche e per comprendere alcuni aspetti, a mio parere fondamentali, che hanno condot‐ to ad una tale affermazione. Innanzitutto, lo

L'Europa è ancora lontana dagli obiettivi che si è data

Viviamo in un mondo tecnologico, fatto di di‐ spositivi elettronici che ci aiutano in ogni fase della giornata ed in ogni attività. Ipotizzare di vivere senza l’ausilio di questi dispositivi è ov‐ viamente un’utopia, ne siamo assuefatti. Affinché il nostro idillio tecnologico sia duratu‐ ro nel tempo però è necessario che tutte le materie prime per la produzione di nuovi di‐ spositivi siano sempre disponibili ed a prezzi accessibili. Come ben sappiamo, un normale dispositivo tecnologico è in genere composto, in varie percentuali dai seguenti materiali: Plastica, Al‐ luminio, Ferro, Rame, Metalli preziosi, Terre rare. Mi si perdoni se ho dimenticato qualche elemento, ma questi sono quelli a più elevata percentuale che ritroviamo all’interno dei no‐ stri dispositivi e che giustificano tutto ciò che

andremo ad illustrare nel corso di questo arti‐ colo. L’estrazione di materie prime sappiamo bene essere un costo per la nostra società, e sappiamo anche abbastanza bene che l’estrazione di queste sostanze non può essere considerata infinita poiché le nostre risorse sono limitate. Alcune sostanze però sono an‐ cor più limitate ed altre richiedono interventi ecologicamente dannosi per la loro estrazione (ad esempio le terre rare). Affinché quindi il costo dei beni tecnologici prodotti sia sempre accessibile al grande pubblico, è necessario che le aziende produttrici siano in grado di ap‐ provvigionarsi di queste sostanze a costi ridot‐ ti. Tali costi devono ovviamente tener conto della produzione (estrazione) e trasporto. Tutta questa premessa è utile per poter intro‐ durre l’argomento di cui vorrei parlare ossia, la

Vito la Forgia, Ambiente & Rifiuti- Consulenza Tecnica per la gestione dei rifiuti

studio afferma che, al contrario di quanto si pensi, i RAEE non vengono gestiti illegalmente inviandoli in Africa o in altri Paesi in via di svilup‐ po, ma la gestione illegale avviene proprio vici‐ no casa nostra, ovvero all’interno del proprio quartiere i RAEE vengono gestiti fuori norma con danni all’ambiente ed all’economia. Non potendo parlare per gli altri Paesi europei, possiamo invece fare il punto sulla questione italiana. La crisi economica che ha condizionato il nostro Paese, ha fatto migrare l’interesse di alcune figure particolari del mondo dei rifiuti, quali sono i cosiddetti “rottamai”, verso il mon‐ do dei RAEE. Il problema di fondo è che loro non sono specialisti del settore e pochi com‐ prendono cosa contengano di fatto i RAEE al loro interno (in termini di materiali nocivi per l’ambiente). Ci si è quindi limitati a smontare

manualmente i RAEE estraendo le componenti valutate di più valore, disinteressandosi di fatto di tutto ciò che rimaneva. Questa frazione resi‐ dua, in alcuni casi veniva gestita secondo i nor‐ mali canoni della gestione rifiuti e quindi avviati a trattamento in altri impianti specializzati, in altri casi invece purtroppo, se la gestione era già abbastanza fumosa e poco lecita, veniva abbandonata o avviata alla discarica. Tale prati‐ ca quindi ha escluso dai conteggi ufficiali della gestione dei RAEE una buona percentuale di flussi. Prendiamo alcuni numeri. Secondo lo stu‐ dio di cui sopra, nel 2012 in Europa solo 3.3 mi‐ lioni di tonnellate di RAEE sarebbero state ge‐ stite legalmente e quindi riciclate su un totale di 9.5 milioni di tonnellate di RAEE. Di questi 3,3 milioni di tonnellate, solo 1,3 sarebbero state avviate all’esportazione. Quindi vuole dire che


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ONU - INTERPOL: “Solo un terzo dei RAEE in Europa viene correttamente riciclato“

RAEE necessità di spingere il riciclaggio dei RAEE su scala più ampia. Qualche giorno fa sul sito www.repubblica.it è apparso un interessante articolo che va in leg‐ gera controtendenza a tutti i report che sono stati sbandierati ultimamente in tema di rici‐ claggio dei RAEE. A quanto pare in Europa il rici‐ clo dei RAEE sta fallendo: “Solo un terzo dei RA‐ EE in Europa viene correttamente riciclato, men‐

tre un gran numero di cellulari, computer e tele‐ visori prende la strada dello scambio o dello smaltimento illegale”. La notizia vien fuori da uno studio condotto dalle Nazioni Unite insie‐ me all’INTERPOL. Si rinvia il lettore alla lettura dell’articolo che fornisce buoni spunti per ulte‐ riori ricerche e per comprendere alcuni aspetti, a mio parere fondamentali, che hanno condot‐ to ad una tale affermazione. Innanzitutto, lo

L'Europa è ancora lontana dagli obiettivi che si è data

Viviamo in un mondo tecnologico, fatto di di‐ spositivi elettronici che ci aiutano in ogni fase della giornata ed in ogni attività. Ipotizzare di vivere senza l’ausilio di questi dispositivi è ov‐ viamente un’utopia, ne siamo assuefatti. Affinché il nostro idillio tecnologico sia duratu‐ ro nel tempo però è necessario che tutte le materie prime per la produzione di nuovi di‐ spositivi siano sempre disponibili ed a prezzi accessibili. Come ben sappiamo, un normale dispositivo tecnologico è in genere composto, in varie percentuali dai seguenti materiali: Plastica, Al‐ luminio, Ferro, Rame, Metalli preziosi, Terre rare. Mi si perdoni se ho dimenticato qualche elemento, ma questi sono quelli a più elevata percentuale che ritroviamo all’interno dei no‐ stri dispositivi e che giustificano tutto ciò che

andremo ad illustrare nel corso di questo arti‐ colo. L’estrazione di materie prime sappiamo bene essere un costo per la nostra società, e sappiamo anche abbastanza bene che l’estrazione di queste sostanze non può essere considerata infinita poiché le nostre risorse sono limitate. Alcune sostanze però sono an‐ cor più limitate ed altre richiedono interventi ecologicamente dannosi per la loro estrazione (ad esempio le terre rare). Affinché quindi il costo dei beni tecnologici prodotti sia sempre accessibile al grande pubblico, è necessario che le aziende produttrici siano in grado di ap‐ provvigionarsi di queste sostanze a costi ridot‐ ti. Tali costi devono ovviamente tener conto della produzione (estrazione) e trasporto. Tutta questa premessa è utile per poter intro‐ durre l’argomento di cui vorrei parlare ossia, la

Vito la Forgia, Ambiente & Rifiuti- Consulenza Tecnica per la gestione dei rifiuti

studio afferma che, al contrario di quanto si pensi, i RAEE non vengono gestiti illegalmente inviandoli in Africa o in altri Paesi in via di svilup‐ po, ma la gestione illegale avviene proprio vici‐ no casa nostra, ovvero all’interno del proprio quartiere i RAEE vengono gestiti fuori norma con danni all’ambiente ed all’economia. Non potendo parlare per gli altri Paesi europei, possiamo invece fare il punto sulla questione italiana. La crisi economica che ha condizionato il nostro Paese, ha fatto migrare l’interesse di alcune figure particolari del mondo dei rifiuti, quali sono i cosiddetti “rottamai”, verso il mon‐ do dei RAEE. Il problema di fondo è che loro non sono specialisti del settore e pochi com‐ prendono cosa contengano di fatto i RAEE al loro interno (in termini di materiali nocivi per l’ambiente). Ci si è quindi limitati a smontare

manualmente i RAEE estraendo le componenti valutate di più valore, disinteressandosi di fatto di tutto ciò che rimaneva. Questa frazione resi‐ dua, in alcuni casi veniva gestita secondo i nor‐ mali canoni della gestione rifiuti e quindi avviati a trattamento in altri impianti specializzati, in altri casi invece purtroppo, se la gestione era già abbastanza fumosa e poco lecita, veniva abbandonata o avviata alla discarica. Tale prati‐ ca quindi ha escluso dai conteggi ufficiali della gestione dei RAEE una buona percentuale di flussi. Prendiamo alcuni numeri. Secondo lo stu‐ dio di cui sopra, nel 2012 in Europa solo 3.3 mi‐ lioni di tonnellate di RAEE sarebbero state ge‐ stite legalmente e quindi riciclate su un totale di 9.5 milioni di tonnellate di RAEE. Di questi 3,3 milioni di tonnellate, solo 1,3 sarebbero state avviate all’esportazione. Quindi vuole dire che


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la fetta maggiore dell’intera torta rappresen‐ tante i RAEE sul mercato è stata gestita illegal‐ mente. Tutto ciò denota da un lato un manca‐ to controllo da parte delle forze dell’ordine circa il trasporto di rifiuti, dall’altra una cattiva informazione al pubblico su come smaltire cor‐ rettamente i RAEE senza procurare danni all’ambiente. Occorre però tener presente an‐ che un altro aspetto di non poco conto. I RAE‐ E,come sappiamo, possono essere di origine domestica e professionale. Il loro viaggio dal produttore del rifiuto all’impianto di tratta‐ mento è ovviamente diverso e ciò comporta possibilità di esonero dalla legalità molto di‐ verse. Proviamo a sintetizzare: I RAEE domestici dovrebbero viaggiare dalla sede dell’utente domestico al centro di raccol‐ ta comunale o essere conferiti dai consumatori agli esercizi commerciali. Da qui i RAEE vengo‐ no poi convogliati verso l’impianto di tratta‐

Procedura riciclo RAEE Domestici

Procedura riciclo RAEE Professionali

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mento. Il più delle volte quest’ultima tratta è seguita da uno dei consorzi obbligatori ai quali i produttori di AEE aderiscono. Ciò significa che i rifiuti sono tracciati e non vi è possibilità di infiltrazioni da parte di operatori poco one‐ sti (almeno in teoria). I RAEE professionali sono generati all’interno di aziende, unità amministrative e simili. Nono‐ stante il D.Lgs. 49/2014 assimili le AEE dual use a AEE domestiche, spesso i RAEE generati da contesti al di fuori di quelli domestici sono ge‐ stiti come rifiuti speciali. Normalmente il tragit‐ to che compiono i RAEE professionali prevedo‐ no la presa in carico da parte di un operatore professionale autorizzato ed il conferimento presso un impianto di trattamento autorizza‐ to. In questo caso i rifiuti sono tracciati grazie all’ausilio dei formulari di identificazione rifiuti. Accade però sempre più spesso che questa strada virtuosa non venga seguita, che i RAEE

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vengano raccolti da operatori non autorizzati ma in grado di pagare all’utente che cede i RAE‐ E una somma di denaro, ovviamente “a nero”. Ovviamente questa pratica vale per i RAEE che hanno un valore per le componenti presenti al loro interno ed il risultato è che i cosiddetti RA‐ EE non pericolosi (perlopiù PC‐case, quadri elet‐ trici ecc..) vengano ritirati lasciando al produt‐ tore di rifiuti quelli di minor valore e che hanno costo per la loro gestione. Ciò comporta quindi un mancato tracciamento dei RAEE i quali esco‐ no fuori sia dal controllo da parte dei consorzi obbligatori sia degli impianti di trattamento au‐ torizzati. Il risultato è quello che viene esibito nello studio con il quale abbiamo aperto il no‐ stro articolo ossia un gran flusso di RAEE che non sono tracciati e sono gestiti illegalmente. La gestione illecita ovviamente impedisce ai materiali di essere trattati e riciclati corretta‐ mente e non alimentano la filiera virtuosa che invece dovrebbe essere punto cardine dell’intero sistema del ciclo di vita della appa‐ recchiature elettriche ed elettroniche. Con queste premesse appare chiaro che il tasso di riciclaggio dei RAEE potrebbe essere in realtà più alto di quello che abbiamo oggi e che tutto il virtuosismo che tanto viene decantato dai report del centro di coordinamento RAEE con le sue percentuali sulla raccolta e le soglie rag‐ giunte dalle varie regioni appaiono ora alquan‐ to scialbe e prive si significato. Il problema legato al riciclaggio dei RAEE, alme‐ no in Italia potrebbe essere risolto abbastanza facilmente applicando alcune semplici regole. Innanzitutto occorrono più controlli presso i produttori di rifiuti. Molto spesso ci si dimenti‐ ca che i RAEE sono rifiuti al pari di tutti gli altri quali possono essere gli imballaggi, gli oli ecc…; in secondo luogo è necessario che i con‐ trolli si spingano verso il trasporto su strada e quindi occorre che i preposti al controllo sap‐ piano di fatto cosa devono controllare per evi‐ tare il traffico di queste apparecchiature che molto spesso sono spacciate per apparecchia‐ ture usate anziché rifiuti elettronici. Infine oc‐

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corre intensificare il controllo presso gli impian‐ ti di trattamento, da quelli autorizzati a quelli, ed in special modo, non autorizzati di cui si è a conoscenza ma di cui molto spesso ci si dimen‐ tica. Queste prime regole permettono di evita‐ re che i RAEE professionali prendano strade diverse da quelle che dovrebbero invece per‐ correre e darebbero un impulso di non poco conto al mondo economico della gestione rifiu‐ ti, dati i materiali che sono contenuti all’interno dei RAEE. Ma solo questo non basta. Occorre 19 miliardi di dollari all’anno perduti nel mondo per traffici illegali di rifiuti hitech Nel 2014 nel mondo si sono generate 41,8 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici (rispetto ai 39,8 milioni di tonnellate del 2013), di cui circa 35 sono commerciati illegalmente o conferiti in discariche non a norma. E il problema è destinato a divenire ancor più consistente, stando alle stime che proiettano l’e‐waste a 50 milioni di tonnellate già entro il 2017. Questo è lo scenario di una gestione sbagliata dei RAEE descritto dal programma ambientale delle Nazioni Unite UNEP nel documento “Waste Crimes, Waste Risks: Gaps and Challenges In the Waste Sector”.


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la fetta maggiore dell’intera torta rappresen‐ tante i RAEE sul mercato è stata gestita illegal‐ mente. Tutto ciò denota da un lato un manca‐ to controllo da parte delle forze dell’ordine circa il trasporto di rifiuti, dall’altra una cattiva informazione al pubblico su come smaltire cor‐ rettamente i RAEE senza procurare danni all’ambiente. Occorre però tener presente an‐ che un altro aspetto di non poco conto. I RAE‐ E,come sappiamo, possono essere di origine domestica e professionale. Il loro viaggio dal produttore del rifiuto all’impianto di tratta‐ mento è ovviamente diverso e ciò comporta possibilità di esonero dalla legalità molto di‐ verse. Proviamo a sintetizzare: I RAEE domestici dovrebbero viaggiare dalla sede dell’utente domestico al centro di raccol‐ ta comunale o essere conferiti dai consumatori agli esercizi commerciali. Da qui i RAEE vengo‐ no poi convogliati verso l’impianto di tratta‐

Procedura riciclo RAEE Domestici

Procedura riciclo RAEE Professionali

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mento. Il più delle volte quest’ultima tratta è seguita da uno dei consorzi obbligatori ai quali i produttori di AEE aderiscono. Ciò significa che i rifiuti sono tracciati e non vi è possibilità di infiltrazioni da parte di operatori poco one‐ sti (almeno in teoria). I RAEE professionali sono generati all’interno di aziende, unità amministrative e simili. Nono‐ stante il D.Lgs. 49/2014 assimili le AEE dual use a AEE domestiche, spesso i RAEE generati da contesti al di fuori di quelli domestici sono ge‐ stiti come rifiuti speciali. Normalmente il tragit‐ to che compiono i RAEE professionali prevedo‐ no la presa in carico da parte di un operatore professionale autorizzato ed il conferimento presso un impianto di trattamento autorizza‐ to. In questo caso i rifiuti sono tracciati grazie all’ausilio dei formulari di identificazione rifiuti. Accade però sempre più spesso che questa strada virtuosa non venga seguita, che i RAEE

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vengano raccolti da operatori non autorizzati ma in grado di pagare all’utente che cede i RAE‐ E una somma di denaro, ovviamente “a nero”. Ovviamente questa pratica vale per i RAEE che hanno un valore per le componenti presenti al loro interno ed il risultato è che i cosiddetti RA‐ EE non pericolosi (perlopiù PC‐case, quadri elet‐ trici ecc..) vengano ritirati lasciando al produt‐ tore di rifiuti quelli di minor valore e che hanno costo per la loro gestione. Ciò comporta quindi un mancato tracciamento dei RAEE i quali esco‐ no fuori sia dal controllo da parte dei consorzi obbligatori sia degli impianti di trattamento au‐ torizzati. Il risultato è quello che viene esibito nello studio con il quale abbiamo aperto il no‐ stro articolo ossia un gran flusso di RAEE che non sono tracciati e sono gestiti illegalmente. La gestione illecita ovviamente impedisce ai materiali di essere trattati e riciclati corretta‐ mente e non alimentano la filiera virtuosa che invece dovrebbe essere punto cardine dell’intero sistema del ciclo di vita della appa‐ recchiature elettriche ed elettroniche. Con queste premesse appare chiaro che il tasso di riciclaggio dei RAEE potrebbe essere in realtà più alto di quello che abbiamo oggi e che tutto il virtuosismo che tanto viene decantato dai report del centro di coordinamento RAEE con le sue percentuali sulla raccolta e le soglie rag‐ giunte dalle varie regioni appaiono ora alquan‐ to scialbe e prive si significato. Il problema legato al riciclaggio dei RAEE, alme‐ no in Italia potrebbe essere risolto abbastanza facilmente applicando alcune semplici regole. Innanzitutto occorrono più controlli presso i produttori di rifiuti. Molto spesso ci si dimenti‐ ca che i RAEE sono rifiuti al pari di tutti gli altri quali possono essere gli imballaggi, gli oli ecc…; in secondo luogo è necessario che i con‐ trolli si spingano verso il trasporto su strada e quindi occorre che i preposti al controllo sap‐ piano di fatto cosa devono controllare per evi‐ tare il traffico di queste apparecchiature che molto spesso sono spacciate per apparecchia‐ ture usate anziché rifiuti elettronici. Infine oc‐

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corre intensificare il controllo presso gli impian‐ ti di trattamento, da quelli autorizzati a quelli, ed in special modo, non autorizzati di cui si è a conoscenza ma di cui molto spesso ci si dimen‐ tica. Queste prime regole permettono di evita‐ re che i RAEE professionali prendano strade diverse da quelle che dovrebbero invece per‐ correre e darebbero un impulso di non poco conto al mondo economico della gestione rifiu‐ ti, dati i materiali che sono contenuti all’interno dei RAEE. Ma solo questo non basta. Occorre 19 miliardi di dollari all’anno perduti nel mondo per traffici illegali di rifiuti hitech Nel 2014 nel mondo si sono generate 41,8 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici (rispetto ai 39,8 milioni di tonnellate del 2013), di cui circa 35 sono commerciati illegalmente o conferiti in discariche non a norma. E il problema è destinato a divenire ancor più consistente, stando alle stime che proiettano l’e‐waste a 50 milioni di tonnellate già entro il 2017. Questo è lo scenario di una gestione sbagliata dei RAEE descritto dal programma ambientale delle Nazioni Unite UNEP nel documento “Waste Crimes, Waste Risks: Gaps and Challenges In the Waste Sector”.


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risolvere un altro problema di non poco conto e che riguarda i RAEE domestici. L’Italia è dotata di strumenti normativi che molto spesso vengono emanati ma poi lasciati a metà e quindi in balia delle onde. Per quanto riguarda i RAEE il “dito deve essere puntato” verso il DM 65 del 8 Marzo 2010 che avrebbe dovuto incrementare il tasso di raccolta dei RAEE domestici ma che di fatto ha sortito po‐ chi effetti. In alcuni articoli pubblicati sul blog www.ambienterifiuti.wordpress.com, è possi‐ bile leggere le principali critiche mosse da chi scrive nei confronti di questo decreto che se

essere rinnovata ogni anno. Anche se i costi sono di fatto ridotti essi incidono ad ogni mo‐ do su ogni distributore coinvolto dalla gestio‐ ne dell’ “uno contro uno”. Aver emanato una norma di questo genere ed aver poi ignorato il fatto che i soggetti coinvolti esigevano delle risposte chiare ai loro dubbi denota una man‐ canza di attenzione da parte del governo ver‐ so aspetti che sono invece importanti. I distri‐ butori di AEE, sentendosi abbandonati, e non essendoci di fatto controlli in merito hanno deciso (ovviamente non tutti) di ignorare la questione andando avanti così come hanno

nelle intenzioni era lodevole, nei fatti ha crea‐ to confusione. Innanzitutto c’è da considerare l’aspetto riguardante la gestione dei rifiuti. Il DM 65, che ricordiamo essere stato in parte modificato dal DLgs 49/2014, ha di fatto assimi‐ lato i distributori di apparecchiature elettriche ed elettroniche a dei gestori dei rifiuti i quali seppur in maniera semplificata devono essere iscritti in categoria 3‐bis dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali, devono autorizzare i pro‐ pri mezzi per il trasporto dei RAEE, devono essere dotati di luoghi idonei allo stoccaggio dei RAEE e devono essere in grado di compila‐ re una documentazione che quanto più confu‐ sionaria non poteva essere. A tutto ciò occorre aggiungere i costi legati a questa gestione poi‐ ché l’iscrizione all’Albo non è gratuita e deve

sempre fatto. Per chi conosce il decreto di cui si sta parlando, viene facile comprendere co‐ me una leva che avrebbe dovuto incentivare gli utenti a consegnare i propri RAEE presso i punti vendita dai quali acquistavano nuove ap‐ parecchiature ha di fatto fallito. Gli unici che probabilmente hanno conseguito qualche ri‐ sultato, seppur sporadico e molto spesso al di fuori dei dettami normativi, sono i grandi cen‐ tri di distribuzione. Dov’è il neo di tutto questa faccenda? Ovvia‐ mente nell’aver voluto far diventare dei riven‐ ditori di apparecchiature elettriche dei gestori di rifiuti quando di fatto non lo sono. La solu‐ zione poteva essere molto più semplice ed in parte il tiro è stato corretto con l’introduzione del D.Lgs. 49/2014 con il quale però ancora una

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volta si è dimostrata l’incompetenza del legisla‐ tore nel saper gestire la situazione. Con il de‐ creto appena introdotto (dal 2014) il legislatore ha affiancato all’Uno contro Uno il cosiddetto Uno contro Zero con il quale gli utenti possono consegnare presso i distributori di AEE i propri RAEE di piccolissime dimensioni (dimensione esterna non superiore ai 25 cm), senza l’obbligo di acquistare un nuova apparecchiature. L’Uno contro Zero è obbligatorio per i distributori che hanno superficie di vendita superiore ai 400 mq, mentre per tutti gli altri è facoltativo. Ancora una volta quindi il legislatore dimostra di non aver compreso quali siano le strade più semplici da percorrere per raggiungere un o‐ biettivo. Ciò dimostra ancora una volta come in Italia purtroppo si seguano strade complesse per “non” raggiungere facili obiettivi. Ci si chiede, o almeno lo scrivente lo fa, se non fosse stato più semplice ridurre la questione dei RAEE ai minimi termini introducendo ad e‐ sempio una sola modalità di gestione dei RAEE per i distributori sulla falsa riga dell’ “Uno con‐ tro Zero” che permettesse ai possessori di RAE‐ E domestici di conferire presso i distributori i propri RAEE in ragione di uno contro zero con l’eccezione dei RAEE più voluminosi (quali tele‐ visori, frigoriferi ecc …) che ovviamente posso‐ no rappresentare un costo ed un disagio per il piccolo distributore. Di fianco a questa modali‐ tà di conferimento, avrebbe dovuto essere eli‐ minata la necessità di iscrizione all’albo gestori ambientali, e si sarebbe dovuto obbligare il cen‐ tro di coordinamento RAEE a ritirare gratuita‐ mente, da tutti i distributori che ne avessero fatto richiesta, i RAEE raccolti. La soluzione non sembra fantascientifica, certo richiede qualche piccolo ritocco, ma non è sco‐ po di questo articolo redigere una proposta di legge. Purtroppo invece si ha ora in vigore sia l’Uno contro Uno con tutti gli obblighi derivanti che l’Uno contro Zero che è di fatto una moda‐ lità di gestione RAEE lasciata a metà poiché la norma non spiega come i RAEE debbano essere trasportati presso i centri di raccolta o presso

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gli impianti di trattamento. Difatti per l’Uno contro Zero non è previsto l’obbligo di iscrizio‐ ne dei distributori all’albo gestori ambientali né tantomeno la tenuta di uno schedario di carico e scarico, ma non è nemmeno illustrato come questi RAEE debbano viaggiare: si dovrebbe utilizzare il classico formulario di identificazione rifiuti? Quindi occorrono trasportatori autoriz‐ zati e con licenza di trasporto conto terzi. Op‐ pure si deve viaggiare con l’ausilio dei docu‐ menti di trasporto semplificati? Chiaramente la confusione ancora una volta regna sovrana. A tutto ciò dobbiamo poi ancora aggiungere la carenza di centri di raccolta comunali funzio‐ nanti su tutto il territorio italiano. Più nel meri‐ dione che nel settentrione, queste strutture non esistono o se esistono sono mal funzionan‐ ti, ma cosa ancora peggiore è la cattiva cultura ambientale che noi tutti abbiamo in materia di gestione dei rifiuti. La comunicazione che il go‐ verno dovrebbe fare nei nostri confronti do‐ vrebbe essere più pressante così da condiziona‐ re le nostre menti a ragionare in termini am‐ bientali. In fondo la pubblicità è nata per que‐ sto e sappiamo bene che funziona dato che rie‐ sce a creare bisogni indotti, perché mai non uti‐ lizzare una pratica tanto discussa per poter cre‐ are una cultura ambientale indotta ma funzio‐ nante? Come può ben intuire il lettore, le modalità con le quali tracciare i RAEE ed assicurare che essi vengano effettivamente riciclati esistono, non occorre andare fuori dal nostro pianeta per cer‐ carle, occorre solo l’utilizzo della logica, della buona volontà, e la voglia di assicurare al no‐ stro futuro un pianeta migliore che sia in grado di ottenere materie prime dai nostri scarti. E’ tempo di iniziare a pensare seriamente che i nostri rifiuti siano una risorsa per il nostro futu‐ ro e non che i rifiuti siano tali e che vadano i‐ gnorati.


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risolvere un altro problema di non poco conto e che riguarda i RAEE domestici. L’Italia è dotata di strumenti normativi che molto spesso vengono emanati ma poi lasciati a metà e quindi in balia delle onde. Per quanto riguarda i RAEE il “dito deve essere puntato” verso il DM 65 del 8 Marzo 2010 che avrebbe dovuto incrementare il tasso di raccolta dei RAEE domestici ma che di fatto ha sortito po‐ chi effetti. In alcuni articoli pubblicati sul blog www.ambienterifiuti.wordpress.com, è possi‐ bile leggere le principali critiche mosse da chi scrive nei confronti di questo decreto che se

essere rinnovata ogni anno. Anche se i costi sono di fatto ridotti essi incidono ad ogni mo‐ do su ogni distributore coinvolto dalla gestio‐ ne dell’ “uno contro uno”. Aver emanato una norma di questo genere ed aver poi ignorato il fatto che i soggetti coinvolti esigevano delle risposte chiare ai loro dubbi denota una man‐ canza di attenzione da parte del governo ver‐ so aspetti che sono invece importanti. I distri‐ butori di AEE, sentendosi abbandonati, e non essendoci di fatto controlli in merito hanno deciso (ovviamente non tutti) di ignorare la questione andando avanti così come hanno

nelle intenzioni era lodevole, nei fatti ha crea‐ to confusione. Innanzitutto c’è da considerare l’aspetto riguardante la gestione dei rifiuti. Il DM 65, che ricordiamo essere stato in parte modificato dal DLgs 49/2014, ha di fatto assimi‐ lato i distributori di apparecchiature elettriche ed elettroniche a dei gestori dei rifiuti i quali seppur in maniera semplificata devono essere iscritti in categoria 3‐bis dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali, devono autorizzare i pro‐ pri mezzi per il trasporto dei RAEE, devono essere dotati di luoghi idonei allo stoccaggio dei RAEE e devono essere in grado di compila‐ re una documentazione che quanto più confu‐ sionaria non poteva essere. A tutto ciò occorre aggiungere i costi legati a questa gestione poi‐ ché l’iscrizione all’Albo non è gratuita e deve

sempre fatto. Per chi conosce il decreto di cui si sta parlando, viene facile comprendere co‐ me una leva che avrebbe dovuto incentivare gli utenti a consegnare i propri RAEE presso i punti vendita dai quali acquistavano nuove ap‐ parecchiature ha di fatto fallito. Gli unici che probabilmente hanno conseguito qualche ri‐ sultato, seppur sporadico e molto spesso al di fuori dei dettami normativi, sono i grandi cen‐ tri di distribuzione. Dov’è il neo di tutto questa faccenda? Ovvia‐ mente nell’aver voluto far diventare dei riven‐ ditori di apparecchiature elettriche dei gestori di rifiuti quando di fatto non lo sono. La solu‐ zione poteva essere molto più semplice ed in parte il tiro è stato corretto con l’introduzione del D.Lgs. 49/2014 con il quale però ancora una

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volta si è dimostrata l’incompetenza del legisla‐ tore nel saper gestire la situazione. Con il de‐ creto appena introdotto (dal 2014) il legislatore ha affiancato all’Uno contro Uno il cosiddetto Uno contro Zero con il quale gli utenti possono consegnare presso i distributori di AEE i propri RAEE di piccolissime dimensioni (dimensione esterna non superiore ai 25 cm), senza l’obbligo di acquistare un nuova apparecchiature. L’Uno contro Zero è obbligatorio per i distributori che hanno superficie di vendita superiore ai 400 mq, mentre per tutti gli altri è facoltativo. Ancora una volta quindi il legislatore dimostra di non aver compreso quali siano le strade più semplici da percorrere per raggiungere un o‐ biettivo. Ciò dimostra ancora una volta come in Italia purtroppo si seguano strade complesse per “non” raggiungere facili obiettivi. Ci si chiede, o almeno lo scrivente lo fa, se non fosse stato più semplice ridurre la questione dei RAEE ai minimi termini introducendo ad e‐ sempio una sola modalità di gestione dei RAEE per i distributori sulla falsa riga dell’ “Uno con‐ tro Zero” che permettesse ai possessori di RAE‐ E domestici di conferire presso i distributori i propri RAEE in ragione di uno contro zero con l’eccezione dei RAEE più voluminosi (quali tele‐ visori, frigoriferi ecc …) che ovviamente posso‐ no rappresentare un costo ed un disagio per il piccolo distributore. Di fianco a questa modali‐ tà di conferimento, avrebbe dovuto essere eli‐ minata la necessità di iscrizione all’albo gestori ambientali, e si sarebbe dovuto obbligare il cen‐ tro di coordinamento RAEE a ritirare gratuita‐ mente, da tutti i distributori che ne avessero fatto richiesta, i RAEE raccolti. La soluzione non sembra fantascientifica, certo richiede qualche piccolo ritocco, ma non è sco‐ po di questo articolo redigere una proposta di legge. Purtroppo invece si ha ora in vigore sia l’Uno contro Uno con tutti gli obblighi derivanti che l’Uno contro Zero che è di fatto una moda‐ lità di gestione RAEE lasciata a metà poiché la norma non spiega come i RAEE debbano essere trasportati presso i centri di raccolta o presso

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gli impianti di trattamento. Difatti per l’Uno contro Zero non è previsto l’obbligo di iscrizio‐ ne dei distributori all’albo gestori ambientali né tantomeno la tenuta di uno schedario di carico e scarico, ma non è nemmeno illustrato come questi RAEE debbano viaggiare: si dovrebbe utilizzare il classico formulario di identificazione rifiuti? Quindi occorrono trasportatori autoriz‐ zati e con licenza di trasporto conto terzi. Op‐ pure si deve viaggiare con l’ausilio dei docu‐ menti di trasporto semplificati? Chiaramente la confusione ancora una volta regna sovrana. A tutto ciò dobbiamo poi ancora aggiungere la carenza di centri di raccolta comunali funzio‐ nanti su tutto il territorio italiano. Più nel meri‐ dione che nel settentrione, queste strutture non esistono o se esistono sono mal funzionan‐ ti, ma cosa ancora peggiore è la cattiva cultura ambientale che noi tutti abbiamo in materia di gestione dei rifiuti. La comunicazione che il go‐ verno dovrebbe fare nei nostri confronti do‐ vrebbe essere più pressante così da condiziona‐ re le nostre menti a ragionare in termini am‐ bientali. In fondo la pubblicità è nata per que‐ sto e sappiamo bene che funziona dato che rie‐ sce a creare bisogni indotti, perché mai non uti‐ lizzare una pratica tanto discussa per poter cre‐ are una cultura ambientale indotta ma funzio‐ nante? Come può ben intuire il lettore, le modalità con le quali tracciare i RAEE ed assicurare che essi vengano effettivamente riciclati esistono, non occorre andare fuori dal nostro pianeta per cer‐ carle, occorre solo l’utilizzo della logica, della buona volontà, e la voglia di assicurare al no‐ stro futuro un pianeta migliore che sia in grado di ottenere materie prime dai nostri scarti. E’ tempo di iniziare a pensare seriamente che i nostri rifiuti siano una risorsa per il nostro futu‐ ro e non che i rifiuti siano tali e che vadano i‐ gnorati.


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Energie rinnovabili

Diagnosi energetiche per le imprese in conformità al DLgs 102/14 Fabio Potenza, Responsabile Giovani ATI‐Lazio Fabrizio Bonacina, Ph.D. La Sapienza University of Rome Il ruolo fondamentale dell'efficienza energeti‐ ca è sancito dalla direttiva 2012/27/UE, che deli‐ nea gli strumenti strategici al fine di ridurre le emissioni di gas serra, rilanciare lo sviluppo economico, creare nuovi posti di lavoro, au‐ mentare la competitività delle aziende e limi‐ tare i cambiamenti climatici. Gli ambiti strate‐ gici della direttiva sono individuati in quattro settori principali: 1) Edilizia, 2) Trasporto, 3) Prodotti (es. green labeling), 4) Produzione. Le azioni implementate dall'Unione Europea so‐ no incentrate verso un crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, sicuramente supporta‐ ta da una diffusione e crescita di soluzioni tec‐ nologiche innovative in grado di migliorare la competitività industriale dell'Europa. La diret‐ tiva 27 impone un risparmio energetico pari al 20% dei consumi di energia primaria rispetto alle proiezioni del 2020. Quindi in riferimento a tali obiettivi significa che l'Italia dovrà ottene‐ re un risparmio energetico di 20 Milioni di Ton‐ nellate equivalenti di petrolio (Tep) di energia primarie e 15.5 Milioni di Tep in energia finale. Dal Rapporto Annuale ENEA (2012), si evince come gli indirizzi definiti dall'UE in tema di effi‐ cienza energetica siano in linea con gli obietti‐ vi del Piano d’Azione nazionale per l’Efficienza Energetica del 2011, confermando l'Italia nel

contesto Europeo ad un buon posizionamento in termini di intensità energetica. I risparmi energetici complessivi al 2012 ammontano a oltre 73.000 GWh/anno, quasi il 30% in più ri‐ spetto al 2011, migliorando l’indice di efficien‐ za energetica per l’intera economia di circa 1 punto percentuale rispetto all’anno preceden‐ te. Di fondamentale importanza, anche in vi‐ sta degli obiettivi 2020, rimane il coinvolgi‐ mento di tutti gli attori al fine di migliorare le politiche energetiche sostenibili e modificare i comportamenti nell’uso dell’energia (uso ra‐ zionale dell'energia). Per incrementare la loro competitività, le imprese potranno adottare ed implementare un Sistema di Gestione dell'Energia (SGE), riconosciuto anche dalla direttiva come uno strumento d'azione prima‐ rio. In attuazione della direttiva 27 è stato pub‐ blicato il 18 luglio 2014 in Gazzetta Ufficiale, il Decreto Legislativo n. 102/14, che stabilisce il quadro di misure per la promozione ed il mi‐ glioramento dell'efficienza energetica e defini‐ sce gli obblighi che le imprese dovranno af‐ frontare. Il decreto evidenzia da subito una data significativa e importante, quella del 5 dicembre 2015, che vede le imprese energivo‐ re e le grandi imprese (Fig. 1), obbligate a sot‐ toporre i propri siti produttivi (1) a una diagno‐

(1) Per “sito produttivo” si intende una località geograficamente definita in cui viene prodotto un bene e/o fornito un servi‐ zio, entro la quale l’uso dell’energia è sotto il controllo dell’impresa. Si considerano siti produttivi anche quelli di natura temporanea, a condizione che la durata prevista dell’attività sia di almeno quattro anni.

si energetica, da ripetersi ogni 4 anni. Inoltre nel caso in cui l' impresa soggetta all'obbligo sia anche multisito, allora la diagnosi dovrà es‐ sere effettuata su un numero di siti proporzio‐ nati e sufficientemente rappresentativi così da consentire la costruzione di un quadro conosci‐ tivo fedele della prestazione energetica globale ed individuare in modo affidabile le opportuni‐ tà di miglioramento più significative. Infine l'ob‐

bligo di diagnosi non si applica alle imprese che hanno implementato dei sistemi di gestione EMAS, ISO 50001 e EN ISO 14001, a condizione che il sistema in questione includa un audit e‐ nergetico realizzato in conformità ai dettati di cui all'allegato 2 del decreto legislativo 102/14. I risultati di tutte le diagnosi dovranno sempre essere comunicati all'ENEA e all'ISPRA. Si ricor‐ da che, nel momento in cui le imprese obbliga‐


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Energie rinnovabili

Diagnosi energetiche per le imprese in conformità al DLgs 102/14 Fabio Potenza, Responsabile Giovani ATI‐Lazio Fabrizio Bonacina, Ph.D. La Sapienza University of Rome Il ruolo fondamentale dell'efficienza energeti‐ ca è sancito dalla direttiva 2012/27/UE, che deli‐ nea gli strumenti strategici al fine di ridurre le emissioni di gas serra, rilanciare lo sviluppo economico, creare nuovi posti di lavoro, au‐ mentare la competitività delle aziende e limi‐ tare i cambiamenti climatici. Gli ambiti strate‐ gici della direttiva sono individuati in quattro settori principali: 1) Edilizia, 2) Trasporto, 3) Prodotti (es. green labeling), 4) Produzione. Le azioni implementate dall'Unione Europea so‐ no incentrate verso un crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, sicuramente supporta‐ ta da una diffusione e crescita di soluzioni tec‐ nologiche innovative in grado di migliorare la competitività industriale dell'Europa. La diret‐ tiva 27 impone un risparmio energetico pari al 20% dei consumi di energia primaria rispetto alle proiezioni del 2020. Quindi in riferimento a tali obiettivi significa che l'Italia dovrà ottene‐ re un risparmio energetico di 20 Milioni di Ton‐ nellate equivalenti di petrolio (Tep) di energia primarie e 15.5 Milioni di Tep in energia finale. Dal Rapporto Annuale ENEA (2012), si evince come gli indirizzi definiti dall'UE in tema di effi‐ cienza energetica siano in linea con gli obietti‐ vi del Piano d’Azione nazionale per l’Efficienza Energetica del 2011, confermando l'Italia nel

contesto Europeo ad un buon posizionamento in termini di intensità energetica. I risparmi energetici complessivi al 2012 ammontano a oltre 73.000 GWh/anno, quasi il 30% in più ri‐ spetto al 2011, migliorando l’indice di efficien‐ za energetica per l’intera economia di circa 1 punto percentuale rispetto all’anno preceden‐ te. Di fondamentale importanza, anche in vi‐ sta degli obiettivi 2020, rimane il coinvolgi‐ mento di tutti gli attori al fine di migliorare le politiche energetiche sostenibili e modificare i comportamenti nell’uso dell’energia (uso ra‐ zionale dell'energia). Per incrementare la loro competitività, le imprese potranno adottare ed implementare un Sistema di Gestione dell'Energia (SGE), riconosciuto anche dalla direttiva come uno strumento d'azione prima‐ rio. In attuazione della direttiva 27 è stato pub‐ blicato il 18 luglio 2014 in Gazzetta Ufficiale, il Decreto Legislativo n. 102/14, che stabilisce il quadro di misure per la promozione ed il mi‐ glioramento dell'efficienza energetica e defini‐ sce gli obblighi che le imprese dovranno af‐ frontare. Il decreto evidenzia da subito una data significativa e importante, quella del 5 dicembre 2015, che vede le imprese energivo‐ re e le grandi imprese (Fig. 1), obbligate a sot‐ toporre i propri siti produttivi (1) a una diagno‐

(1) Per “sito produttivo” si intende una località geograficamente definita in cui viene prodotto un bene e/o fornito un servi‐ zio, entro la quale l’uso dell’energia è sotto il controllo dell’impresa. Si considerano siti produttivi anche quelli di natura temporanea, a condizione che la durata prevista dell’attività sia di almeno quattro anni.

si energetica, da ripetersi ogni 4 anni. Inoltre nel caso in cui l' impresa soggetta all'obbligo sia anche multisito, allora la diagnosi dovrà es‐ sere effettuata su un numero di siti proporzio‐ nati e sufficientemente rappresentativi così da consentire la costruzione di un quadro conosci‐ tivo fedele della prestazione energetica globale ed individuare in modo affidabile le opportuni‐ tà di miglioramento più significative. Infine l'ob‐

bligo di diagnosi non si applica alle imprese che hanno implementato dei sistemi di gestione EMAS, ISO 50001 e EN ISO 14001, a condizione che il sistema in questione includa un audit e‐ nergetico realizzato in conformità ai dettati di cui all'allegato 2 del decreto legislativo 102/14. I risultati di tutte le diagnosi dovranno sempre essere comunicati all'ENEA e all'ISPRA. Si ricor‐ da che, nel momento in cui le imprese obbliga‐


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DANIMARCA te alla diagnosi, non abbiano ottemperato alle scadenze saranno allora soggette ad una san‐ zione che può oscillare da 4.000 a 40.000 eu‐ ro; viceversa se la diagnosi non sarà effettuata in conformità delle prescrizioni sarà applicata ugualmente una sanzione amministrativa da 2.000 a 20.000 euro. I soggetti che potranno eseguire, fino al 19 luglio 2016, le diagnosi sono individuati in: so‐ cietà di servizi energetici (ESCO), Esperti in Gestione dell’Energia (EGE) e Auditor Energe‐ tici, anche se non in possesso di certificazioni accreditate. Mentre a decorrenza della data sopra indicata, le diagnosi dovranno essere eseguite da soggetti certificati, ai sensi dell’articolo 8, comma 2 del decreto legislativo 102/2014. La procedura per l'esecuzione della diagnosi deve prevedere l'efficientamento e la creazione di azioni mirate verso tutta la strut‐ tura energetica produttiva, mediante un siste‐

ma di sviluppo e crescita comune a più livelli, che consenta di avere un quadro esaustivo dell'attuale situazione energetica dell'azienda. Per procedere in questo modo, per prima cosa dovrà essere definita la struttura energetica aziendale (Fig. 2), suddividendo il sistema pro‐ duttivo in aree funzionali o settori per i quali verranno acquisiti i dati energetici. Si effettue‐ rà poi la modellazione della realtà aziendale, tarando il modello sulla base dei consumi reali individuati dalle bollette di energia elettrica e gas naturale (tenendo conto anche dell'even‐ tuale energia autoprodotta da FER). Per le singole aree funzionali individuate ver‐ ranno definite due tipologie di indici prestazio‐ nali dati rispettivamente dal rapporto tra i consumi d'area e la destinazione d'uso dell'a‐ zienda (Ipa1) e dal rapporto tra i consumi d'a‐ re e la destinazione d'uso dell'azienda (Ipa2). L'acquisizione degli indici Ipa1 ed Ipa2 consen‐

te di avere indicazioni sul livello pre‐ stazionale della specifica area funzio‐ nale ed il suo peso energetico rispetto al totale dell'azienda. Una volta defi‐ nito l'insieme delle aree funzionali e determinato il peso energetico di o‐ gnuna di esse, sarà necessario imple‐ mentare un piano di monitoraggio permanente in modo da poter con‐ trollare con continuità i dati significa‐ tivi del contesto aziendale. La diagno‐ si energetica si completa infine con la messa a punto di un percorso virtuo‐ so in termini di efficienza energetica mirati a ridurre i fabbisogni energetici a parità di destinazione d'uso. Da quanto descritto, la realizzazione di una diagnosi energetica che sia ef‐ fettivamente rappresentativa di una realtà aziendale è un'attività piuttosto complessa, che necessita di essere gestita e seguita da figure competenti (esterne o interne). Per poter garanti‐ re degli effettivi benefici che si pro‐ traggano nel tempo, è comunque ne‐ cessario che l'attuazione delle disposi‐ zioni previste nell'art. 8 del Decreto 102/14 siano complementari ad un cambiamento imprenditoriale e di vision globale, inquadrata sull'imple‐ mentazione tecnologica di sistemi predittivi all'avanguardia, costante‐ mente monitorati, in modo tale da acquisire ed elaborare in tempo reale i dati di funzionamento del processo produttivo e sviluppare degli indici prestazionali basati su modelli statistici/previsionali che rappresenti‐ no un vero e proprio vantaggio com‐ petitivo nell'analisi degli usi industriali e nella progettazione degli interventi di miglioramento. Fabio Potenza ‐ Fabrizio Bonacina

Raggiunto il 100% di copertura della domanda interna con la sola energia eolica In un giorno particolarmente ventoso, il 9 luglio scor‐ so, la Danimarca è arrivata a produrre dalla sola ener‐ gia eolica una quantità di corrente elettrica superiore al fabbisogno dell’intero Paese: 116% di energia du‐ rante il giorno e il 140% la notte. Non solo la do‐ manda interna è andata soddisfatta, ma l’80% di quell’energia è passata attraverso le interconnes‐ sioni di Germania, Norvegia e Svezia, che l’hanno immagazzinata per usi futuri. Si tratta di un fatto eccezionale, certo, ma come ha sottolineato il «Guardian», i Danesi cominciano a raccogliere i frutti di quei poderosi investimenti attuati nel 2014 proprio nell’energia eolica e, in particolare nella energia eoli‐ ca off shore, che da sola ha già prodotto il 39,1% di energia della domanda interna di elettricità. L’obiettivo nazionale è arrivare al 2020 senza più di‐ pendere da carbone e petrolio e la Danimarca preve‐ de che solo nei parchi eolici marini si arriverà a pro‐ durre più di 1,5 GW di energia entro quella data. L’importanza dell’eolico è un concept condiviso con la EWEA (European Wind Energy Association), il cui portavoce Oliver Joy sostiene con forza che: “l’energia eolica e le energie rinnovabili possono es‐ sere una soluzione per la decarbonizzazione, e al contempo coprire interamente un’alta domanda di energia”. Mirko Turchetti


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DANIMARCA te alla diagnosi, non abbiano ottemperato alle scadenze saranno allora soggette ad una san‐ zione che può oscillare da 4.000 a 40.000 eu‐ ro; viceversa se la diagnosi non sarà effettuata in conformità delle prescrizioni sarà applicata ugualmente una sanzione amministrativa da 2.000 a 20.000 euro. I soggetti che potranno eseguire, fino al 19 luglio 2016, le diagnosi sono individuati in: so‐ cietà di servizi energetici (ESCO), Esperti in Gestione dell’Energia (EGE) e Auditor Energe‐ tici, anche se non in possesso di certificazioni accreditate. Mentre a decorrenza della data sopra indicata, le diagnosi dovranno essere eseguite da soggetti certificati, ai sensi dell’articolo 8, comma 2 del decreto legislativo 102/2014. La procedura per l'esecuzione della diagnosi deve prevedere l'efficientamento e la creazione di azioni mirate verso tutta la strut‐ tura energetica produttiva, mediante un siste‐

ma di sviluppo e crescita comune a più livelli, che consenta di avere un quadro esaustivo dell'attuale situazione energetica dell'azienda. Per procedere in questo modo, per prima cosa dovrà essere definita la struttura energetica aziendale (Fig. 2), suddividendo il sistema pro‐ duttivo in aree funzionali o settori per i quali verranno acquisiti i dati energetici. Si effettue‐ rà poi la modellazione della realtà aziendale, tarando il modello sulla base dei consumi reali individuati dalle bollette di energia elettrica e gas naturale (tenendo conto anche dell'even‐ tuale energia autoprodotta da FER). Per le singole aree funzionali individuate ver‐ ranno definite due tipologie di indici prestazio‐ nali dati rispettivamente dal rapporto tra i consumi d'area e la destinazione d'uso dell'a‐ zienda (Ipa1) e dal rapporto tra i consumi d'a‐ re e la destinazione d'uso dell'azienda (Ipa2). L'acquisizione degli indici Ipa1 ed Ipa2 consen‐

te di avere indicazioni sul livello pre‐ stazionale della specifica area funzio‐ nale ed il suo peso energetico rispetto al totale dell'azienda. Una volta defi‐ nito l'insieme delle aree funzionali e determinato il peso energetico di o‐ gnuna di esse, sarà necessario imple‐ mentare un piano di monitoraggio permanente in modo da poter con‐ trollare con continuità i dati significa‐ tivi del contesto aziendale. La diagno‐ si energetica si completa infine con la messa a punto di un percorso virtuo‐ so in termini di efficienza energetica mirati a ridurre i fabbisogni energetici a parità di destinazione d'uso. Da quanto descritto, la realizzazione di una diagnosi energetica che sia ef‐ fettivamente rappresentativa di una realtà aziendale è un'attività piuttosto complessa, che necessita di essere gestita e seguita da figure competenti (esterne o interne). Per poter garanti‐ re degli effettivi benefici che si pro‐ traggano nel tempo, è comunque ne‐ cessario che l'attuazione delle disposi‐ zioni previste nell'art. 8 del Decreto 102/14 siano complementari ad un cambiamento imprenditoriale e di vision globale, inquadrata sull'imple‐ mentazione tecnologica di sistemi predittivi all'avanguardia, costante‐ mente monitorati, in modo tale da acquisire ed elaborare in tempo reale i dati di funzionamento del processo produttivo e sviluppare degli indici prestazionali basati su modelli statistici/previsionali che rappresenti‐ no un vero e proprio vantaggio com‐ petitivo nell'analisi degli usi industriali e nella progettazione degli interventi di miglioramento. Fabio Potenza ‐ Fabrizio Bonacina

Raggiunto il 100% di copertura della domanda interna con la sola energia eolica In un giorno particolarmente ventoso, il 9 luglio scor‐ so, la Danimarca è arrivata a produrre dalla sola ener‐ gia eolica una quantità di corrente elettrica superiore al fabbisogno dell’intero Paese: 116% di energia du‐ rante il giorno e il 140% la notte. Non solo la do‐ manda interna è andata soddisfatta, ma l’80% di quell’energia è passata attraverso le interconnes‐ sioni di Germania, Norvegia e Svezia, che l’hanno immagazzinata per usi futuri. Si tratta di un fatto eccezionale, certo, ma come ha sottolineato il «Guardian», i Danesi cominciano a raccogliere i frutti di quei poderosi investimenti attuati nel 2014 proprio nell’energia eolica e, in particolare nella energia eoli‐ ca off shore, che da sola ha già prodotto il 39,1% di energia della domanda interna di elettricità. L’obiettivo nazionale è arrivare al 2020 senza più di‐ pendere da carbone e petrolio e la Danimarca preve‐ de che solo nei parchi eolici marini si arriverà a pro‐ durre più di 1,5 GW di energia entro quella data. L’importanza dell’eolico è un concept condiviso con la EWEA (European Wind Energy Association), il cui portavoce Oliver Joy sostiene con forza che: “l’energia eolica e le energie rinnovabili possono es‐ sere una soluzione per la decarbonizzazione, e al contempo coprire interamente un’alta domanda di energia”. Mirko Turchetti


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Storie di Riciclo

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Così da un oggetto di uso comune come

lavorare per portarle in superficie. La

un cucchiaio di plastica può sbocciare un

soddisfazione che si ricava dal creare una

fiore e dalla cera ogni volta può prende-

cosa bella da quello che per molti non

Destrutturare, assemblare, sovvertire, o-

re vita un sogno diverso. Il continuo flui-

ha più valore né significato è forte. Aver

sare. Scavare nei ricordi liberandosi di

re dei pensieri insegna che quasi tutto

la capacità di trovare possibilità per og-

quelli brutti per stringere a sé quelli si-

può esser recuperato e rivisitato. La dif-

getti che tutti immaginano spacciati e

gnificativi. Guardare dritto al futuro, mo-

ferenza è nell’occhio di chi guarda. Nel

destinati a una fine ingloriosa insegna a

rire e rinascere ogni volta in infinite sfu-

laboratorio di Wemiè ArtEdesign un cuc-

guardare oltre la superficie. Per l’artista,

mature. Questo andirivieni tra la mente e

chiaio di plastica non è solo una posata

così come per l’artigiano, non esiste

il cuore alimenta il laboratorio Wemié.

ma una corolla di petali in nuce, non un

l’impossibile ma solo la prospettiva di

Con mia figlia Rossana condivido una passione per la creatività che nasce dall'osservazione del mondo con gli stessi occhi che sgranerebbe un bambino alla scoperta del mondo. Rincorriamo il piacere di imbrattarci con i colori, di vive-

Vedere nelle cose comuni vite diverse ... di Vanda Mariniello

re le materie che scegliamo, rincorriamo tutto ciò che i sensi percepiscono prima ancora che la mente li classifichi. Carta,

oggetto da buttare dopo averci mangia-

numerosi esperimenti. Da Wemiè ogni

plastica, cera, vetro, gesso e stoffa sono

to uno yogurt ma una materia prima con

giorno si sperimenta e ogni giorno si al-

le sfide che ci avvincono. Nulla si crea e

un potenziale da comprendere e inter-

lena lo sguardo verso l’oltre. Negli ultimi

nulla si distrugge, ma tutto si trasforma e

pretare. Il divertimento è tutto qui.

giorni dai nostri esperimenti sono sboc-

ogni cosa può avere una seconda vita.

Vedere nelle cose comuni vite diverse e

ciati fiori … V. M.

Vanda Mariniello è socia di EnterprisinGirls


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Storie di Riciclo

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Così da un oggetto di uso comune come

lavorare per portarle in superficie. La

un cucchiaio di plastica può sbocciare un

soddisfazione che si ricava dal creare una

fiore e dalla cera ogni volta può prende-

cosa bella da quello che per molti non

Destrutturare, assemblare, sovvertire, o-

re vita un sogno diverso. Il continuo flui-

ha più valore né significato è forte. Aver

sare. Scavare nei ricordi liberandosi di

re dei pensieri insegna che quasi tutto

la capacità di trovare possibilità per og-

quelli brutti per stringere a sé quelli si-

può esser recuperato e rivisitato. La dif-

getti che tutti immaginano spacciati e

gnificativi. Guardare dritto al futuro, mo-

ferenza è nell’occhio di chi guarda. Nel

destinati a una fine ingloriosa insegna a

rire e rinascere ogni volta in infinite sfu-

laboratorio di Wemiè ArtEdesign un cuc-

guardare oltre la superficie. Per l’artista,

mature. Questo andirivieni tra la mente e

chiaio di plastica non è solo una posata

così come per l’artigiano, non esiste

il cuore alimenta il laboratorio Wemié.

ma una corolla di petali in nuce, non un

l’impossibile ma solo la prospettiva di

Con mia figlia Rossana condivido una passione per la creatività che nasce dall'osservazione del mondo con gli stessi occhi che sgranerebbe un bambino alla scoperta del mondo. Rincorriamo il piacere di imbrattarci con i colori, di vive-

Vedere nelle cose comuni vite diverse ... di Vanda Mariniello

re le materie che scegliamo, rincorriamo tutto ciò che i sensi percepiscono prima ancora che la mente li classifichi. Carta,

oggetto da buttare dopo averci mangia-

numerosi esperimenti. Da Wemiè ogni

plastica, cera, vetro, gesso e stoffa sono

to uno yogurt ma una materia prima con

giorno si sperimenta e ogni giorno si al-

le sfide che ci avvincono. Nulla si crea e

un potenziale da comprendere e inter-

lena lo sguardo verso l’oltre. Negli ultimi

nulla si distrugge, ma tutto si trasforma e

pretare. Il divertimento è tutto qui.

giorni dai nostri esperimenti sono sboc-

ogni cosa può avere una seconda vita.

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ciati fiori … V. M.

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Ambiente e società

di Alessandro Bianchini I ricercatori della National University of Sin‐ gapore (NUS) hanno messo a punto un nuovo sistema di monitoraggio dello stato di salute degli ambienti acquatici. Oltre che utile, il nuovo sistema è una delizia per gli occhi: un candido robo‐cigno nuoterà su fiumi, mari e laghi, usando una sofisticata e funzionale rete di dati per raccogliere in autonomia informazioni sulle caratteristi‐ che chimiche e fisiche degli specchi d'ac‐ qua. E non si parla solo di inquinamento: i campioni prelevati riguardano anche le con‐ centrazioni di nitrati, fosfati, clorofilla e os‐ sigeno, torbidità dell'acqua, misurazioni del ph e altri parametri che offrono preziose informazioni per il controllo e la salvaguar‐ dia di uno specifico ambiente acquatico. Il tutto trasmettendo i risultati in tempo reale ad una base di controllo. Il robot opera seguendo rotte casuali in una zona precedentemente delimitata. Ma que‐

sta è solo una delle possibili "missioni" del cigno; grazie alla navigazione GPS si posso‐ no interfacciare più unità in modo che as‐ sieme possano coprire aree più vaste, forni‐ re campioni più precisi, adattarsi a situazio‐ ni particolari quali il transito di una nave e via dicendo. Il tutto con notevoli facilitazio‐ ni in termini di tempo e costi. Normalmente un'analisi paragonabile a quella condotta dai NUSwans viene condotta da uno o più team che operano su barche, spostandosi su e giù per la zona in questione. Oltre ad essere più bello da vedere, il cigno robot ha tra i suoi punti di forza un Impatto ambien‐ tale nullo (è elettrico e autonomo in quanto dotato di un sistema che lo riporta automa‐ ticamente alla base in caso di esaurimento della carica) e la possibilità di operare di notte e in condizioni di scarsa visibilità o altrimenti pericolose con sicurezza. Il progetto, risalente al 2010, è giunto ormai

nelle fasi conclusive e da Singapore ha destato l'at‐ tenzione di gran parte dei maggiori paesi del sud est asiatico quale la Cina, do‐ ve l'inquinamento dei fiu‐ mi presenta un serio e reale problema. Il lavoro dei ricercatori è ora concentrato su mi‐ gliorie a tutto tondo da apportare al sistema. Vi‐ sualizzazione migliorata, gestione dei campioni specifica per l'ambiente di interesse, autonomia e capacità di naviga‐ zione, trasmissione dei dati. L'intento è perfe‐ zionare un sistema basato su un'ottima idea in grado di preservare l'ambiente con la partico‐ larità di farlo non solo ad impatto zero, ma anzi in modo decorativo e godibile.

C'è da chiedersi se i cigni (quelli veri) saranno d'accordo o se cominceranno ad azzuffarsi con quelli robot. Del resto i ricercatori affermano di aver co‐ struito un telaio resistente anche a colpi di una certa entità, giusto in caso. A. B.


RELOADER Magazine - Settembre 2015

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RELOADER Magazine - Settembre 2015

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Ambiente e società

di Alessandro Bianchini I ricercatori della National University of Sin‐ gapore (NUS) hanno messo a punto un nuovo sistema di monitoraggio dello stato di salute degli ambienti acquatici. Oltre che utile, il nuovo sistema è una delizia per gli occhi: un candido robo‐cigno nuoterà su fiumi, mari e laghi, usando una sofisticata e funzionale rete di dati per raccogliere in autonomia informazioni sulle caratteristi‐ che chimiche e fisiche degli specchi d'ac‐ qua. E non si parla solo di inquinamento: i campioni prelevati riguardano anche le con‐ centrazioni di nitrati, fosfati, clorofilla e os‐ sigeno, torbidità dell'acqua, misurazioni del ph e altri parametri che offrono preziose informazioni per il controllo e la salvaguar‐ dia di uno specifico ambiente acquatico. Il tutto trasmettendo i risultati in tempo reale ad una base di controllo. Il robot opera seguendo rotte casuali in una zona precedentemente delimitata. Ma que‐

sta è solo una delle possibili "missioni" del cigno; grazie alla navigazione GPS si posso‐ no interfacciare più unità in modo che as‐ sieme possano coprire aree più vaste, forni‐ re campioni più precisi, adattarsi a situazio‐ ni particolari quali il transito di una nave e via dicendo. Il tutto con notevoli facilitazio‐ ni in termini di tempo e costi. Normalmente un'analisi paragonabile a quella condotta dai NUSwans viene condotta da uno o più team che operano su barche, spostandosi su e giù per la zona in questione. Oltre ad essere più bello da vedere, il cigno robot ha tra i suoi punti di forza un Impatto ambien‐ tale nullo (è elettrico e autonomo in quanto dotato di un sistema che lo riporta automa‐ ticamente alla base in caso di esaurimento della carica) e la possibilità di operare di notte e in condizioni di scarsa visibilità o altrimenti pericolose con sicurezza. Il progetto, risalente al 2010, è giunto ormai

nelle fasi conclusive e da Singapore ha destato l'at‐ tenzione di gran parte dei maggiori paesi del sud est asiatico quale la Cina, do‐ ve l'inquinamento dei fiu‐ mi presenta un serio e reale problema. Il lavoro dei ricercatori è ora concentrato su mi‐ gliorie a tutto tondo da apportare al sistema. Vi‐ sualizzazione migliorata, gestione dei campioni specifica per l'ambiente di interesse, autonomia e capacità di naviga‐ zione, trasmissione dei dati. L'intento è perfe‐ zionare un sistema basato su un'ottima idea in grado di preservare l'ambiente con la partico‐ larità di farlo non solo ad impatto zero, ma anzi in modo decorativo e godibile.

C'è da chiedersi se i cigni (quelli veri) saranno d'accordo o se cominceranno ad azzuffarsi con quelli robot. Del resto i ricercatori affermano di aver co‐ struito un telaio resistente anche a colpi di una certa entità, giusto in caso. A. B.


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L’Intervista di Erik Veneruso

ZED, l’innovazione green nel trasporto urbano delle merci. Ce ne parla Gabriele Panero In molti, nelle ultime settimane hanno visto girare per le strade di Roma ed effettuare le consegne, un furgone compatto, elegante e silenzioso, bianco con una scritta verde che dice “CO2 = 0”. Dottor Panero, a lei che ne ha curato il proget‐ to e la realizzazione, chiediamo: che cosa è ZED? E cosa è quel veicolo che vediamo girare? Il veicolo di cui parla è il nostro furgone ZED, che sta per Zero Emission Distribution, un vei‐ colo elettrico a batterie di ioni di Litio‐Ferrite, dalla portata massima di 2,5 tonnellate con una autonomia di 140 km che può superare

pendenze anche del 21% fino ad una velocità massima di 80 km/h, pensato e realizzato per il trasporto di merci nei centri urbani. Al momen‐ to è utilizzato per il trasporto di bevande pres‐ so alcuni esercizi commerciali. Il furgone però è solo una parte di un progetto più ampio: ZED infatti è un innovativo progetto coordinato da Best Ideas and Projects in partnership con la Mancinelli 2 (operatore logistico) e con l’ausilio della ricerca applicata dell’Università di Roma “La Sapienza” e il CNR. Il partenariato si è arricchito via via e comprende anche RE‐ LOADER. Il progetto si prefigge lo sviluppo di un nuovo modello logistico ad emissioni nulle

di CO2. il core della piattafor‐ ma è appunto il servizio di distribuzione fisica nelle Zo‐ ne a Traffico Limitato, at‐ traverso l'uti‐ lizzo integrato di fonti energetiche rinnovabili e tecnolo‐ gie innovative. L’idea progettuale è nata nel 2011, dopodiché è stata adottata dal Grup‐ po Mancinelli ad inizio 2014. Il vero e pro‐

prio kick‐off comunque è stato il 14 marzo dello stesso anno e nel mese di ottobre ab‐ biamo cominciato i test. Dopo oltre un an‐ no di raccolta di dati, si può dire che siamo già entrati nel pieno dell’operatività di ZED. Al termine di ulteriori verifiche e implemen‐ tazioni del sistema, contiamo di effettuare una valutazione finale nel dicembre 2016. Quando parla di utilizzo “integrato” tra fon‐ ti rinnovabili e tecnologie innovative, cosa intende? L’idea di base era quella di ottenere un si‐ stema logistico flessibile, efficace e real‐


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L’Intervista di Erik Veneruso

ZED, l’innovazione green nel trasporto urbano delle merci. Ce ne parla Gabriele Panero In molti, nelle ultime settimane hanno visto girare per le strade di Roma ed effettuare le consegne, un furgone compatto, elegante e silenzioso, bianco con una scritta verde che dice “CO2 = 0”. Dottor Panero, a lei che ne ha curato il proget‐ to e la realizzazione, chiediamo: che cosa è ZED? E cosa è quel veicolo che vediamo girare? Il veicolo di cui parla è il nostro furgone ZED, che sta per Zero Emission Distribution, un vei‐ colo elettrico a batterie di ioni di Litio‐Ferrite, dalla portata massima di 2,5 tonnellate con una autonomia di 140 km che può superare

pendenze anche del 21% fino ad una velocità massima di 80 km/h, pensato e realizzato per il trasporto di merci nei centri urbani. Al momen‐ to è utilizzato per il trasporto di bevande pres‐ so alcuni esercizi commerciali. Il furgone però è solo una parte di un progetto più ampio: ZED infatti è un innovativo progetto coordinato da Best Ideas and Projects in partnership con la Mancinelli 2 (operatore logistico) e con l’ausilio della ricerca applicata dell’Università di Roma “La Sapienza” e il CNR. Il partenariato si è arricchito via via e comprende anche RE‐ LOADER. Il progetto si prefigge lo sviluppo di un nuovo modello logistico ad emissioni nulle

di CO2. il core della piattafor‐ ma è appunto il servizio di distribuzione fisica nelle Zo‐ ne a Traffico Limitato, at‐ traverso l'uti‐ lizzo integrato di fonti energetiche rinnovabili e tecnolo‐ gie innovative. L’idea progettuale è nata nel 2011, dopodiché è stata adottata dal Grup‐ po Mancinelli ad inizio 2014. Il vero e pro‐

prio kick‐off comunque è stato il 14 marzo dello stesso anno e nel mese di ottobre ab‐ biamo cominciato i test. Dopo oltre un an‐ no di raccolta di dati, si può dire che siamo già entrati nel pieno dell’operatività di ZED. Al termine di ulteriori verifiche e implemen‐ tazioni del sistema, contiamo di effettuare una valutazione finale nel dicembre 2016. Quando parla di utilizzo “integrato” tra fon‐ ti rinnovabili e tecnologie innovative, cosa intende? L’idea di base era quella di ottenere un si‐ stema logistico flessibile, efficace e real‐


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mente sostenibile. Si è quindi pensato di affian‐ care all’utilizzo di particolari veicoli elettrici l’adozione di torrette a carica rapida e l’utilizzo di un magazzino dotato a sua volta di pannelli fotovoltaici che forniscono l’alimentazione ai mezzi. Insomma una vera “innovazione concet‐ tuale”, possibile grazie alla competenza ed all’esperienza dei partner del progetto. Il magazzino è situato a 15 km dal centro città (zona tiburtina‐grande raccordo anulare), con 1200 mq di moduli fotovoltaici che saranno in grado di fornire energia elettrica ai 6 veicoli in dotazione alla piattaforma. Oltre ai 4 veicoli attualmente circolanti, un quinto veicolo è a disposizione del POMOS (Polo per la Mobilità Sostenibile) dell’Università di Roma La Sapienza, che collabora attivamen‐ te al progetto come partner per la Ricerca ap‐ plicata. Entro gennaio il team, formato da Fabio Massimo Frattale Mascioli e da Luigi Anniballi, implementerà ZED con un innovativo sistema di gestione delle batterie (Battery Management System, il cervello del veicolo) e con una nuova applicazione che garantirà una significativa ri‐ duzione del tempo di ricarica. Visto il suo alto grado di innovazione il proget‐ to, dopo la valutazione di due commissioni in‐ ternazionali, è stato invitato a partecipare alla conferenza URBE (Urban Freight and Behavior Change) del 1‐2 ottobre a Roma sul tema “Le politiche, sistemi, modelli operativi e nuove tec‐ nologie in grado di rendere più sostenibile la distribuzione fisica urbana”. Una domanda secca. Perché ZED? Nel centro storico della Capitale circolano ogni giorno 25.000 mezzi, di cui il 60% genera 35.000 operazioni di carico/scarico. Considerando que‐ sti semplici dati, è facilmente intuibile il notevo‐ le impatto sull’ambiente che generano queste attività. Le nostre analisi di mancato impatto ambientale del progetto ZED, hanno evidenzia‐ to una straordinaria riduzione delle emissioni di CO2 (nell’ordine di 1.500.000 kg annui), ossido di azoto, anidride solforosa ed ovviamente di

19

I 6 veicoli elettrici ZED:  hanno una capacità di carico

RELOADER Magazine - Settembre 2015

Assolutamente. In ogni caso, il progetto preve‐ de anche idee di sviluppo per il futuro? L’idea è quella di ampliare il modello operativo in altre città, una volta verificato l’andamento del progetto (validazione economica ed am‐ bientale che verrà effettuata a cura del CNR), così da rendere il modello italiano un modello Best Practice internazionale. L’abbattimento di emissioni di CO2, se applicato su tutto il ter‐ ritorio nazionale (principalmente nelle grandi città), secondo i nostri calcoli sarà da 1.000 a 10.000 volte superiore a quello misurato per il progetto originale. Deve considerare inoltre, che al di là dell’evidente giovamento nei con‐ fronti dell’ambiente, le innovazioni apportate dal progetto consentiranno anche notevoli benefici in termini di ottimizzazione dei costi relativi alla logistica. Recenti studi hanno dimo‐ strato che il costo annuale del settore traspor‐

utile (payload) di 2,5 tonn. ad automezzo,  autonomia a pieno carico di 140 km  superano pendenze fino al 21%.  possono effettuare fino a 2 missioni di consegna al giorno nella ZTL.

residui da combustione del petrolio (oltre 500 tonnellate per anno). Anche per questo il pro‐ getto ZED ha ottenuto nel 2014 un importante riconoscimento, vale a dire il premio naziona‐ le, “Il Logistico dell'Anno”, assegnato da Asso‐ logistica. Per rendere l’idea, l’implementazione del pro‐ getto ZED comporterà una riduzione delle e‐ missioni paragonabili ad un rimboschimento di 205 ettari! Niente male, non crede?

www.logisticazed.it

20

ti e logistica si aggira intorno ai 180 miliardi di Euro. Il Piano Nazionale della Logistica stima in 40 miliardi di euro/anno il costo delle ineffi‐ cienze per l'Italia ed i costi dei servizi distributi‐ vi in outsourcing sono stimati per circa 36. Di questi ultimi oltre il 25%, vale a dire 9 miliardi di Euro, è imputabile alle spese del cosiddetto ‘ultimo miglio’, quindi a tutti gli oneri derivanti dalla fase finale di consegna del prodotto: co‐ sti derivanti dall’elevato consumo di carburan‐ te nei centri cittadini, pagamenti dei permessi speciali, multe derivanti dalla violazione delle ZTL. Il progetto ZED può portare, secondo le nostre stime, ad un risparmio di 1,8 miliardi, corrispondente al 20% sulle spese dell’ultimo miglio: un fattore di appetibilità per il mercato non indifferente, soprattutto in un periodo come questo, in cui le aziende prestano moltis‐ sima attenzione alla riduzione dei costi. E. V.


RELOADER Magazine - Settembre 2015

mente sostenibile. Si è quindi pensato di affian‐ care all’utilizzo di particolari veicoli elettrici l’adozione di torrette a carica rapida e l’utilizzo di un magazzino dotato a sua volta di pannelli fotovoltaici che forniscono l’alimentazione ai mezzi. Insomma una vera “innovazione concet‐ tuale”, possibile grazie alla competenza ed all’esperienza dei partner del progetto. Il magazzino è situato a 15 km dal centro città (zona tiburtina‐grande raccordo anulare), con 1200 mq di moduli fotovoltaici che saranno in grado di fornire energia elettrica ai 6 veicoli in dotazione alla piattaforma. Oltre ai 4 veicoli attualmente circolanti, un quinto veicolo è a disposizione del POMOS (Polo per la Mobilità Sostenibile) dell’Università di Roma La Sapienza, che collabora attivamen‐ te al progetto come partner per la Ricerca ap‐ plicata. Entro gennaio il team, formato da Fabio Massimo Frattale Mascioli e da Luigi Anniballi, implementerà ZED con un innovativo sistema di gestione delle batterie (Battery Management System, il cervello del veicolo) e con una nuova applicazione che garantirà una significativa ri‐ duzione del tempo di ricarica. Visto il suo alto grado di innovazione il proget‐ to, dopo la valutazione di due commissioni in‐ ternazionali, è stato invitato a partecipare alla conferenza URBE (Urban Freight and Behavior Change) del 1‐2 ottobre a Roma sul tema “Le politiche, sistemi, modelli operativi e nuove tec‐ nologie in grado di rendere più sostenibile la distribuzione fisica urbana”. Una domanda secca. Perché ZED? Nel centro storico della Capitale circolano ogni giorno 25.000 mezzi, di cui il 60% genera 35.000 operazioni di carico/scarico. Considerando que‐ sti semplici dati, è facilmente intuibile il notevo‐ le impatto sull’ambiente che generano queste attività. Le nostre analisi di mancato impatto ambientale del progetto ZED, hanno evidenzia‐ to una straordinaria riduzione delle emissioni di CO2 (nell’ordine di 1.500.000 kg annui), ossido di azoto, anidride solforosa ed ovviamente di

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I 6 veicoli elettrici ZED:  hanno una capacità di carico

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Assolutamente. In ogni caso, il progetto preve‐ de anche idee di sviluppo per il futuro? L’idea è quella di ampliare il modello operativo in altre città, una volta verificato l’andamento del progetto (validazione economica ed am‐ bientale che verrà effettuata a cura del CNR), così da rendere il modello italiano un modello Best Practice internazionale. L’abbattimento di emissioni di CO2, se applicato su tutto il ter‐ ritorio nazionale (principalmente nelle grandi città), secondo i nostri calcoli sarà da 1.000 a 10.000 volte superiore a quello misurato per il progetto originale. Deve considerare inoltre, che al di là dell’evidente giovamento nei con‐ fronti dell’ambiente, le innovazioni apportate dal progetto consentiranno anche notevoli benefici in termini di ottimizzazione dei costi relativi alla logistica. Recenti studi hanno dimo‐ strato che il costo annuale del settore traspor‐

utile (payload) di 2,5 tonn. ad automezzo,  autonomia a pieno carico di 140 km  superano pendenze fino al 21%.  possono effettuare fino a 2 missioni di consegna al giorno nella ZTL.

residui da combustione del petrolio (oltre 500 tonnellate per anno). Anche per questo il pro‐ getto ZED ha ottenuto nel 2014 un importante riconoscimento, vale a dire il premio naziona‐ le, “Il Logistico dell'Anno”, assegnato da Asso‐ logistica. Per rendere l’idea, l’implementazione del pro‐ getto ZED comporterà una riduzione delle e‐ missioni paragonabili ad un rimboschimento di 205 ettari! Niente male, non crede?

www.logisticazed.it

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ti e logistica si aggira intorno ai 180 miliardi di Euro. Il Piano Nazionale della Logistica stima in 40 miliardi di euro/anno il costo delle ineffi‐ cienze per l'Italia ed i costi dei servizi distributi‐ vi in outsourcing sono stimati per circa 36. Di questi ultimi oltre il 25%, vale a dire 9 miliardi di Euro, è imputabile alle spese del cosiddetto ‘ultimo miglio’, quindi a tutti gli oneri derivanti dalla fase finale di consegna del prodotto: co‐ sti derivanti dall’elevato consumo di carburan‐ te nei centri cittadini, pagamenti dei permessi speciali, multe derivanti dalla violazione delle ZTL. Il progetto ZED può portare, secondo le nostre stime, ad un risparmio di 1,8 miliardi, corrispondente al 20% sulle spese dell’ultimo miglio: un fattore di appetibilità per il mercato non indifferente, soprattutto in un periodo come questo, in cui le aziende prestano moltis‐ sima attenzione alla riduzione dei costi. E. V.


RELOADER Magazine - Settembre 2015

La guerra all'inquinamento causato dai mezzi di trasporto è aperta sui fronti più vari. Auto ibride, mezzi elettrici, blocchi del traffico, in‐ centivi ai trasporti pubblici, biocarburanti, stormi di biciclette e la diffusione di zone pe‐ donali sono alcuni dei mezzi con cui viene combattuta questa lotta ‘green’. Tutte le so‐ luzioni citate hanno un fattore in comune: interessano il modo in cui ci muoviamo cer‐

21

novazione continuo nel quale confluiscono tecniche, intenti e idee diverse. Unire all'a‐ sfalto rifiuti opportunamente trattati può es‐ sere utile per migliorare la sicurezza, ridurre i costi o liberarsi di materiale altrimenti desti‐ nato alla discarica. Tecniche diverse sono a differenti stadi di sviluppo. In Olanda la Vol‐ kerWessels progetta di utilizzare prefabbrica‐ ti di plastica riciclata per assemblare strade

RELOADER Magazine - Settembre 2015

«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» «Dove andiamo?» «Non lo so, ma dobbiamo

STRADA VECCHIA, ASFALTO NUOVO

andare.» (Jack Kerouac, On the Road)

Anche l’on the road diventa green

cando di limitarne l'impatto sull'ambiente. Tuttavia anche la base stessa sulla quale si muovono i veicoli inquinanti è a sua volta fonte di stress per il pianeta: l'asfalto costitui‐ sce, da solo, il 2% delle emissioni relative al sistema di trasporti mondiale, con 1.6 milioni di tonnellate di CO2 emessa ogni anno. Dun‐ que anche la strada stessa è un campo di in‐

del tutto simili a quelle in asfalto ma più leg‐ gere, durevoli, economiche e facili da costrui‐ re. I tratti di strada verrebbero portati sul po‐ sto e utilizzati come fondo per autostrade e piste ciclabili, forti di una estrema semplicità di manutenzione e della facilità di installazio‐ ne, nel corpo cavo del prefabbricato, di tuba‐ ture e cablaggi di vario tipo. Una strada mo‐

dulare, che segnerebbe la fine di crepe, buche e della congestione del traffico dovuta agli in‐ gombranti cantieri per la loro manutenzione. Già messo a punto e in fase di sperimentazio‐ ne, anche in Italia, è invece l'utilizzo dei PFU, gli pneumatici fuori uso che, trattati e addizio‐ nati all'asfalto normale, permettono la realiz‐ zazione di strade perfino più efficienti e sicure di quelle tradizionali. I vantaggi sono moltepli‐ ci e l'asfalto così trattato oltre ad essere per‐ formante costituisce un ottima soluzione di smaltimento per rifiuti problematici co‐ me i PFU. Rimanendo in Italia, l'AMA, l'azienda municipale di rifiuti della Capi‐ tale, è divenuta detentrice di un brevet‐ to risalente al 2011 che permette di tra‐ sformare il fos (frazione organica stabi‐ lizzata) in biomassa mineralizzata (MB), un materiale utile per costruire strade e piste ciclabili. Il brevetto consente di ri‐ durre fortemente la quantità di rifiuti destinati alla discarica, al momento uni‐ ca destinazione possibile del fos che è altrimenti irrecuperabile, riducendo im‐ patto ambientale, costo di trasporto per le regioni e ottenendo, anche qui, un fondo stradale perfettamente efficien‐ te. Oltre a ciò, il trattamento dei rifiuti

22

destinati a questa soluzione non prevede uti‐ lizzo di processi chimici o termici, risultando semplice da gestire e facilmente locabile sul territorio. Attualmente lo smaltimento della frazione organica nella sola regione Lazio, che dopo la chiusura della discarica di Malagrotta nel 2013 destina ad altre regioni il materiale da discarica, è quantificato in 90.000 tonnellate di rifiuti l'anno per il costo di circa 4 milioni di eu‐ ro nello stesso periodo. L'attenzione è rivolta quindi alle possibili infiltrazioni criminali nel processo di gestione dei rifiuti, in alcune zone largamente controllata dalle mafie. E' possibile quindi una collaborazione con il Ministero del‐ la difesa che potrebbe interessarsi della loca‐ lizzazione dei siti ed ospiterà probabilmente in aree militari i primi impianti dedicati alla pro‐ duzione del nuovo “tecno suolo”. Partendo, secondo il presidente dell'AMA For‐ tini, da Roma nella primavera del 2016, i silos di trattamento del fos potrebbero venir esporta‐ ti in altre città italiane e poi all'estero, candi‐ dandosi come alternativa preferibile e forse definitiva alle discariche tradizionali. Sarà quin‐ di la fine delle discariche, parto di una ormai primitiva concezione di deposito di rifiuti in buche nel terreno? Il futuro ce lo dirà, intanto la strada è segnata. Alessandro Bianchini


RELOADER Magazine - Settembre 2015

La guerra all'inquinamento causato dai mezzi di trasporto è aperta sui fronti più vari. Auto ibride, mezzi elettrici, blocchi del traffico, in‐ centivi ai trasporti pubblici, biocarburanti, stormi di biciclette e la diffusione di zone pe‐ donali sono alcuni dei mezzi con cui viene combattuta questa lotta ‘green’. Tutte le so‐ luzioni citate hanno un fattore in comune: interessano il modo in cui ci muoviamo cer‐

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novazione continuo nel quale confluiscono tecniche, intenti e idee diverse. Unire all'a‐ sfalto rifiuti opportunamente trattati può es‐ sere utile per migliorare la sicurezza, ridurre i costi o liberarsi di materiale altrimenti desti‐ nato alla discarica. Tecniche diverse sono a differenti stadi di sviluppo. In Olanda la Vol‐ kerWessels progetta di utilizzare prefabbrica‐ ti di plastica riciclata per assemblare strade

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«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» «Dove andiamo?» «Non lo so, ma dobbiamo

STRADA VECCHIA, ASFALTO NUOVO

andare.» (Jack Kerouac, On the Road)

Anche l’on the road diventa green

cando di limitarne l'impatto sull'ambiente. Tuttavia anche la base stessa sulla quale si muovono i veicoli inquinanti è a sua volta fonte di stress per il pianeta: l'asfalto costitui‐ sce, da solo, il 2% delle emissioni relative al sistema di trasporti mondiale, con 1.6 milioni di tonnellate di CO2 emessa ogni anno. Dun‐ que anche la strada stessa è un campo di in‐

del tutto simili a quelle in asfalto ma più leg‐ gere, durevoli, economiche e facili da costrui‐ re. I tratti di strada verrebbero portati sul po‐ sto e utilizzati come fondo per autostrade e piste ciclabili, forti di una estrema semplicità di manutenzione e della facilità di installazio‐ ne, nel corpo cavo del prefabbricato, di tuba‐ ture e cablaggi di vario tipo. Una strada mo‐

dulare, che segnerebbe la fine di crepe, buche e della congestione del traffico dovuta agli in‐ gombranti cantieri per la loro manutenzione. Già messo a punto e in fase di sperimentazio‐ ne, anche in Italia, è invece l'utilizzo dei PFU, gli pneumatici fuori uso che, trattati e addizio‐ nati all'asfalto normale, permettono la realiz‐ zazione di strade perfino più efficienti e sicure di quelle tradizionali. I vantaggi sono moltepli‐ ci e l'asfalto così trattato oltre ad essere per‐ formante costituisce un ottima soluzione di smaltimento per rifiuti problematici co‐ me i PFU. Rimanendo in Italia, l'AMA, l'azienda municipale di rifiuti della Capi‐ tale, è divenuta detentrice di un brevet‐ to risalente al 2011 che permette di tra‐ sformare il fos (frazione organica stabi‐ lizzata) in biomassa mineralizzata (MB), un materiale utile per costruire strade e piste ciclabili. Il brevetto consente di ri‐ durre fortemente la quantità di rifiuti destinati alla discarica, al momento uni‐ ca destinazione possibile del fos che è altrimenti irrecuperabile, riducendo im‐ patto ambientale, costo di trasporto per le regioni e ottenendo, anche qui, un fondo stradale perfettamente efficien‐ te. Oltre a ciò, il trattamento dei rifiuti

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destinati a questa soluzione non prevede uti‐ lizzo di processi chimici o termici, risultando semplice da gestire e facilmente locabile sul territorio. Attualmente lo smaltimento della frazione organica nella sola regione Lazio, che dopo la chiusura della discarica di Malagrotta nel 2013 destina ad altre regioni il materiale da discarica, è quantificato in 90.000 tonnellate di rifiuti l'anno per il costo di circa 4 milioni di eu‐ ro nello stesso periodo. L'attenzione è rivolta quindi alle possibili infiltrazioni criminali nel processo di gestione dei rifiuti, in alcune zone largamente controllata dalle mafie. E' possibile quindi una collaborazione con il Ministero del‐ la difesa che potrebbe interessarsi della loca‐ lizzazione dei siti ed ospiterà probabilmente in aree militari i primi impianti dedicati alla pro‐ duzione del nuovo “tecno suolo”. Partendo, secondo il presidente dell'AMA For‐ tini, da Roma nella primavera del 2016, i silos di trattamento del fos potrebbero venir esporta‐ ti in altre città italiane e poi all'estero, candi‐ dandosi come alternativa preferibile e forse definitiva alle discariche tradizionali. Sarà quin‐ di la fine delle discariche, parto di una ormai primitiva concezione di deposito di rifiuti in buche nel terreno? Il futuro ce lo dirà, intanto la strada è segnata. Alessandro Bianchini


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Settembre 2015

24

23

HESPERIA E COMMERCE CENTER, State 395 Highway & Phelan Rd, Hesperia, CA 92345

RELOADER Magazine Inserto n.8/2015

L’e-commerce center: un esempio concreto di Sharing Economy che unisce logistica, real estate e vendite on line

Giuseppe De Nicola, CEO Public Image

Presidente Confindustria Salerno - Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici

La crescita delle vendite on

settore delle vendite al detta‐

molti operatori piccoli e medi

denti (anche grazie alle cre‐

line rappresenta un dato ac‐

glio ha evidenziato un pro‐

che hanno aperto negozi digi‐

scenti norme comunitarie in

quisito.

gressivo calo di fatturato. A

tali in tutti i settori merceolo‐

materia di tutela per gli acqui‐

Negli ultimi 7 anni (anche in

fianco al colosso Amazon si

gici per soddisfare una cre‐

sti on line) e sempre più sma‐

Italia) il tasso di sviluppo è

sono affermati altri brand di

scente domanda da parte di

liziati nell’uso di dispositivi

stato costantemente a 2 ci‐

rilievo (Zalando e Yoox su tut‐

consumatori, nazionali e non,

portatili, come smartphone e

fre, mentre parallelamente il

ti), ma in generale sono nati

che sono sempre meno diffi‐

tablet, che permettono di ef‐


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Settembre 2015

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23

HESPERIA E COMMERCE CENTER, State 395 Highway & Phelan Rd, Hesperia, CA 92345

RELOADER Magazine Inserto n.8/2015

L’e-commerce center: un esempio concreto di Sharing Economy che unisce logistica, real estate e vendite on line

Giuseppe De Nicola, CEO Public Image

Presidente Confindustria Salerno - Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici

La crescita delle vendite on

settore delle vendite al detta‐

molti operatori piccoli e medi

denti (anche grazie alle cre‐

line rappresenta un dato ac‐

glio ha evidenziato un pro‐

che hanno aperto negozi digi‐

scenti norme comunitarie in

quisito.

gressivo calo di fatturato. A

tali in tutti i settori merceolo‐

materia di tutela per gli acqui‐

Negli ultimi 7 anni (anche in

fianco al colosso Amazon si

gici per soddisfare una cre‐

sti on line) e sempre più sma‐

Italia) il tasso di sviluppo è

sono affermati altri brand di

scente domanda da parte di

liziati nell’uso di dispositivi

stato costantemente a 2 ci‐

rilievo (Zalando e Yoox su tut‐

consumatori, nazionali e non,

portatili, come smartphone e

fre, mentre parallelamente il

ti), ma in generale sono nati

che sono sempre meno diffi‐

tablet, che permettono di ef‐


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Settembre 2015

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fettuare acquisti in modo

sione all’e‐commerce) rap‐

semplice, ovunque ci si trovi.

presenta una opportunità e

L’evoluzione di questo mo‐

una strada obbligata per gli

dello di business anche nel

operatori economici.

nostro Paese (che da dati UE

La filiera dell’e‐commerce ve‐

risulta essere il penultimo, tra

de l’esigenza di affiancare

i 28 stati membri, per propen‐

all’e‐seller una piattaforma di

RELOADER Magazine - Gli Speciali, Settembre 2015

26

E‐Commerce Center: Logistics all’e‐seller una piattaforma di

servizi comprensiva di:

 supporto nei sistemi di pa‐

 logistica (gestione magazzi‐

no integrata);  spedizioni (pick up e conse‐

gne Italia / estero);  gestione

delle consegne

(presso il cliente o presso

Fonte: insidemarketing.it

gamento digitale;  consulenza

legale (tutela

dei consumatori e rispetto normative);  servizi di marketing digitale

e formazione integrati;

strutture terze, tracking delle

 capacità di coinvolgere pla‐

spedizioni, gestione dei paga‐

yers e influenzatori di setto‐

menti e dei resi);

re;


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Settembre 2015

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fettuare acquisti in modo

sione all’e‐commerce) rap‐

semplice, ovunque ci si trovi.

presenta una opportunità e

L’evoluzione di questo mo‐

una strada obbligata per gli

dello di business anche nel

operatori economici.

nostro Paese (che da dati UE

La filiera dell’e‐commerce ve‐

risulta essere il penultimo, tra

de l’esigenza di affiancare

i 28 stati membri, per propen‐

all’e‐seller una piattaforma di

RELOADER Magazine - Gli Speciali, Settembre 2015

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E‐Commerce Center: Logistics all’e‐seller una piattaforma di

servizi comprensiva di:

 supporto nei sistemi di pa‐

 logistica (gestione magazzi‐

no integrata);  spedizioni (pick up e conse‐

gne Italia / estero);  gestione

delle consegne

(presso il cliente o presso

Fonte: insidemarketing.it

gamento digitale;  consulenza

legale (tutela

dei consumatori e rispetto normative);  servizi di marketing digitale

e formazione integrati;

strutture terze, tracking delle

 capacità di coinvolgere pla‐

spedizioni, gestione dei paga‐

yers e influenzatori di setto‐

menti e dei resi);

re;


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Settembre 2015

27

RELOADER Magazine - Gli Speciali, Settembre 2015

28

e perdita di clienti). Ecco quindi

L’e‐commerce center è un con‐

dotti che per gli uffici, ma an‐

l’esigenza (e l’opportunità) di

dominio fisico.

che servizi di supporto alle

Tutti questi elementi contri‐

poter ottimizzare, con un ap‐

Una struttura che ospita uffici

proprie azioni di marketing di‐

buiscono anche alla filiera dei

proccio integrato, un proces‐

(anche temporanei o in co‐

gitale da integrare e pagare

costi finali che impattano sui

so che possa offrire agli im‐

working) e depositi, con tutti i

con un canone unico (flat).

margini operativi lordi, che

prenditori dell’e‐commerce

servizi sopraelencati inclusi

Un portale web del centro

spesso vengono sottovalutati

l’opportunità di avere un

dedicati alle imprese che vo‐

può ospitare tutti i siti delle a‐

e generano costi in termini di

bouquet di servizi strutturato

gliono vendere on line e cer‐

ziende presenti e ha lo scopo

barriere all’entrata (prezzi alti

e ottimizzato.

cano sia uno spazio per i pro‐

di promuovere sia vendite in

 assistenza e aggiornamento

tecnologico costante.

technolabssoftware.com

E‐Commerce Center: ICT Components SWOT Analysis esemplificativa per un progetto di e‐commerce center


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Settembre 2015

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e perdita di clienti). Ecco quindi

L’e‐commerce center è un con‐

dotti che per gli uffici, ma an‐

l’esigenza (e l’opportunità) di

dominio fisico.

che servizi di supporto alle

Tutti questi elementi contri‐

poter ottimizzare, con un ap‐

Una struttura che ospita uffici

proprie azioni di marketing di‐

buiscono anche alla filiera dei

proccio integrato, un proces‐

(anche temporanei o in co‐

gitale da integrare e pagare

costi finali che impattano sui

so che possa offrire agli im‐

working) e depositi, con tutti i

con un canone unico (flat).

margini operativi lordi, che

prenditori dell’e‐commerce

servizi sopraelencati inclusi

Un portale web del centro

spesso vengono sottovalutati

l’opportunità di avere un

dedicati alle imprese che vo‐

può ospitare tutti i siti delle a‐

e generano costi in termini di

bouquet di servizi strutturato

gliono vendere on line e cer‐

ziende presenti e ha lo scopo

barriere all’entrata (prezzi alti

e ottimizzato.

cano sia uno spazio per i pro‐

di promuovere sia vendite in

 assistenza e aggiornamento

tecnologico costante.

technolabssoftware.com

E‐Commerce Center: ICT Components SWOT Analysis esemplificativa per un progetto di e‐commerce center


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bundle (tra aziende presenti)

zione d’uso sul mercato ad

che di stimolare vendite off

immobili commerciali e indu‐

line (come un normale centro

striali in disuso o alla ricerca

commerciale) rivolte al pub‐

di un riposizionamento, per

blico.

rivitalizzarli in modo remune‐

Il canone mensile deve inclu‐

rativo e compatibile con le

dere tutti i servizi (noleggio

tendenze economiche in at‐

magazzino, servizi condomi‐

to.

niali, presenza nel portale,

Un aspetto fondamentale è

servizi legali, traduzioni, con‐

connesso alla consapevo‐

sulenza aziendale e di marke‐

lezza che non si tratta di

ting, hosting) e garantire co‐

un’operazione di puro ripo‐

sti di imballaggio, spedizione

sizionamento immobiliare ma

e logistica (con struttura pre‐

un vero e proprio nuovo ap‐

sente nel plesso) vantaggiosi

proccio alla gestione di spazi

e decrescenti al crescere del‐

commerciali, con una visione

le spedizioni, permettendo u‐

di tipo 2.0: coinvolgimento e

na gestione dei costi variabili

animazione delle relazioni fa‐

competitiva, in grado di im‐

ranno parte integrante dei

pattare sul prezzo finale in

servizi offerti agli ospiti del

modo efficace e attrattivo

centro, per favorirne in modo

per gli acquirenti. Questo

mirato la crescita e la perma‐

modello offre una nuova fun‐

nenza nella struttura. G. D.

RELOADER Magazine - Gli Speciali, Settembre 2015

Giuseppe De Nicola

30

Classe 1966, uomo di provincia e pensatore a cottimo. Imprenditore della comunicazione dal 1989 (Public Image – www.pibn.it ) ed esploratore dell’innovazione italiana dal 2006: Premio Best Practices per l’Innovazione www.premiobestpractices.it) Mi occupo (e preoccupo) di cercare sempre nuove strade per generare risultati ai miei datori di opportunità, mixando idee, tecnologia e l’artigianato creativo del secolo scorso. Confindustriale per caso.

e mail : denicola@pibn.it Twitter : @giuseppe73 Skype : Giuseppe.denicola1

Mi appassiona l’idea di stimolare cambiamenti utili nel sistema produttivo. La mia idea di crisi? L’irrazionale e pirandelliana speranza che il mondo torni come prima.


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bundle (tra aziende presenti)

zione d’uso sul mercato ad

che di stimolare vendite off

immobili commerciali e indu‐

line (come un normale centro

striali in disuso o alla ricerca

commerciale) rivolte al pub‐

di un riposizionamento, per

blico.

rivitalizzarli in modo remune‐

Il canone mensile deve inclu‐

rativo e compatibile con le

dere tutti i servizi (noleggio

tendenze economiche in at‐

magazzino, servizi condomi‐

to.

niali, presenza nel portale,

Un aspetto fondamentale è

servizi legali, traduzioni, con‐

connesso alla consapevo‐

sulenza aziendale e di marke‐

lezza che non si tratta di

ting, hosting) e garantire co‐

un’operazione di puro ripo‐

sti di imballaggio, spedizione

sizionamento immobiliare ma

e logistica (con struttura pre‐

un vero e proprio nuovo ap‐

sente nel plesso) vantaggiosi

proccio alla gestione di spazi

e decrescenti al crescere del‐

commerciali, con una visione

le spedizioni, permettendo u‐

di tipo 2.0: coinvolgimento e

na gestione dei costi variabili

animazione delle relazioni fa‐

competitiva, in grado di im‐

ranno parte integrante dei

pattare sul prezzo finale in

servizi offerti agli ospiti del

modo efficace e attrattivo

centro, per favorirne in modo

per gli acquirenti. Questo

mirato la crescita e la perma‐

modello offre una nuova fun‐

nenza nella struttura. G. D.

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Giuseppe De Nicola

30

Classe 1966, uomo di provincia e pensatore a cottimo. Imprenditore della comunicazione dal 1989 (Public Image – www.pibn.it ) ed esploratore dell’innovazione italiana dal 2006: Premio Best Practices per l’Innovazione www.premiobestpractices.it) Mi occupo (e preoccupo) di cercare sempre nuove strade per generare risultati ai miei datori di opportunità, mixando idee, tecnologia e l’artigianato creativo del secolo scorso. Confindustriale per caso.

e mail : denicola@pibn.it Twitter : @giuseppe73 Skype : Giuseppe.denicola1

Mi appassiona l’idea di stimolare cambiamenti utili nel sistema produttivo. La mia idea di crisi? L’irrazionale e pirandelliana speranza che il mondo torni come prima.


IEEE International Conference on Industrial Technology (ICIT2016) Special Session on “Sea, Sun and Wind: new perspectives for the renewable energy and their integration with the smart grids” organized by Principal Organizer: Giambattista Gruosso, giambattista.gruosso@polimi.it Dipartimento di Elettronica Informazione e Bioingegneria Politecnico di Milano Italy

Call for Papers The use of renewable energy systems is becoming increasingly widespread and the challenges that this brings are really fascinated. First of all the issue of forecasting and integration of production with smart grids. At the same time the development of new devices for generation of energy conversion systems and mechanisms for capturing energy is the field in which the battle of efficiency is fought. Last but not least is the need to interact with storage systems and supervision. This session will be an opportunity for discussion in order to stimulate further research in the field. Topics of interest include, but are not limited to:  Wind, solar, and wave energy systems  integrated renewable systems  energy storage devices and systems  offshore underwater converters  power management, modeling, simulation  grid interconnection  Mechatronics systems  supervision and control system

Submissions Procedure: All the instructions for paper submission are included in the conference website http://www.icit2016.org Deadlines: Reception of full paper: Paper acceptance notification: Camera ready paper reception: 1

September 30, 2015 December 1, 2015 January 10, 2016

A good quality paper may be considered for publication in IEEE Transactions on Industrial Informatics subjects to further rounds of review

RELOADER Magazine n.91 Settembre 2015


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