2
Sommario
In Primo Piano
n. 93 - Novembre 2015
RAEE Gestione dei toner. Il Ministero dell’Ambiente chiarisce alcuni punti oscuri
di Vito la Forgia
3
E‐commerce. Ritiro ‘1 contro1’: questo sconosciuto di Mirko Turchetti 7
E n e r g i e rinnovabili
a cura di Mirko Turchetti
Tecnologie innovative per l'energia solare
9 10
Impianti solari ibridi fotovoltaico + termico Energia solare? Si, ma senza pannelli sul tetto
Efficienza energetica: le formule di incentivazione 2015 -16
11 12
Impianto Fotovoltaico su tetto: dal 24 novembre basta il Modello unico Arriva la proroga al 2016 per le detrazioni fiscali del 50 e 65%
Storie di riciclo Marina Orlando: “Le cose hanno tante possibilità ancora da esplorare ...“
13
Ambiente e Società L’approccio ecosistemico e l’IPBES
FOCUS ‐ Stati Generali della Green Economy
di Sara Sozzo Sbarsi
di Marina Melissari
Le imprese verdi crescono in Italia: il 42% ha scelto il green Le tematiche strategiche per la Green Economy in Italia 23 proposte per colorare di verde la ripresa
Riciclabile, passiva e low cost: è la casa del futuro
di Palma Maranò
Torna il MEETING TRANSPORT & LOGISTICS, in contemporanea con LOGISTIKA Meeting
15 17 19 20 21 23
Gli Speciali La rivoluzione è già nelle nostre città Massimo Marciani Presidente FIT Consulting
25
Riciclo RAEE: le variazioni di mercato portano il sistema vicino al collasso
Il crollo registrato negli ultimi mesi dei prezzi delle materie prime derivanti dal trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) sta mi‐ nando alla base le attività di riciclo di questi rifiuti e rischia di mettere in crisi l’intero sistema con gravi ripercussioni sul raggiun‐ gimento degli obiettivi fissati a livello euro‐ peo. Ad aggravare la situazione c’è anche la mancata adozione del Decreto sul tratta‐ mento adeguato che avrebbe dovuto assi‐ curare pari condizioni operative agli impian‐ ti di trattamento a garanzia della libera con‐ correnza sul mercato. La denuncia arriva da ASSORAEE – Associa‐ zione Recupero Rifiuti Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche di FISE UNIRE/ Confindustria, nel corso dell’appuntamento annuale FORUM RAEE, promosso nell’ambito della Fiera Ecomondo a Rimini, insieme al Centro di Coordinamento RAEE. Secondo l’analisi di ASSORAEE, il valore delle materie prime (ferro, plastica e allumi‐ nio) da aprile a oggi ha subito un tracollo di circa il 30%‐35%. E la stessa riduzione hanno registrato anche i ricavi generati dal setto‐ re. Nel mese di settembre si sono verificate le contrazioni più significative e preoccu‐ panti con ‐220 €/tonnellata per l’alluminio, ‐ 56 €/tonnellata per il ferro, ‐59 € per la pla‐ stica. Esiste, inoltre, la possibilità concreta che il mercato di alcuni materiali, come la
plastica, si chiuda completamente, con il risultato di far passare il riciclo da quella che prima era una voce di ricavo, più o me‐ no consistente, a un elemento di puro co‐ sto. Gli impianti di riciclo traggono gran parte dei ricavi proprio dal trattamento del rifiuto e dalla successiva vendita della ma‐ teria prima seconda generata. Per questa ragione, ASSORAEE ha già ri‐ chiesto che i contratti sottoscritti con i si‐ stemi collettivi siano rivisti, introducendo meccanismi di adeguamento con la previ‐ sione di un aumento del prezzo di tratta‐ mento o una diminuzione del costo d’acquisto. Gabriele Canè – Presidente di ASSORAEE: “non è più rinviabile l’emanazione del Decreto sul trattamento adeguato che stabilisca regole certe e un sistema di controlli efficace sugli standard di qualità e sicurezza di gestione dei RAEE. Dall’altra, è opportuno un maggior coinvolgi‐ mento di tutti gli attori della filiera sulla so‐ stenibilità economica del sistema e sui mer‐ cati di sbocco dei materiali riciclati, secondo i principi ormai condivisi del “chi inquina pa‐ ga” e della “responsabilità estesa del pro‐ duttore”. In assenza di queste due condi‐ zioni, sono a rischio gli obiettivi fissati a livello europeo che prevedono per l’Italia il passaggio dai 3,8 kg pro‐capite di oggi ai circa 7,5 kg entro il prossimo 1° gennaio 2016 e ai 10 kg entro il 2019.
RELOADER Magazine n. 93 - Novembre 2015 Via di San Giovanni in Laterano 84 - 00184 Roma Tel: +39 06 7049.5320
www.reloaderitalia.it info@reloaderitalia.it Fax: +39 06 62.27.05.44
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RAEE Gestione dei toner. Il Ministero dell’Ambiente chiarisce alcuni punti oscuri
di Vito la Forgia
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E‐commerce. Ritiro ‘1 contro1’: questo sconosciuto di Mirko Turchetti 7
E n e r g i e rinnovabili
a cura di Mirko Turchetti
Tecnologie innovative per l'energia solare
9 10
Impianti solari ibridi fotovoltaico + termico Energia solare? Si, ma senza pannelli sul tetto
Efficienza energetica: le formule di incentivazione 2015 -16
11 12
Impianto Fotovoltaico su tetto: dal 24 novembre basta il Modello unico Arriva la proroga al 2016 per le detrazioni fiscali del 50 e 65%
Storie di riciclo Marina Orlando: “Le cose hanno tante possibilità ancora da esplorare ...“
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Ambiente e Società L’approccio ecosistemico e l’IPBES
FOCUS ‐ Stati Generali della Green Economy
di Sara Sozzo Sbarsi
di Marina Melissari
Le imprese verdi crescono in Italia: il 42% ha scelto il green Le tematiche strategiche per la Green Economy in Italia 23 proposte per colorare di verde la ripresa
Riciclabile, passiva e low cost: è la casa del futuro
di Palma Maranò
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Gli Speciali La rivoluzione è già nelle nostre città Massimo Marciani Presidente FIT Consulting
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Riciclo RAEE: le variazioni di mercato portano il sistema vicino al collasso
Il crollo registrato negli ultimi mesi dei prezzi delle materie prime derivanti dal trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) sta mi‐ nando alla base le attività di riciclo di questi rifiuti e rischia di mettere in crisi l’intero sistema con gravi ripercussioni sul raggiun‐ gimento degli obiettivi fissati a livello euro‐ peo. Ad aggravare la situazione c’è anche la mancata adozione del Decreto sul tratta‐ mento adeguato che avrebbe dovuto assi‐ curare pari condizioni operative agli impian‐ ti di trattamento a garanzia della libera con‐ correnza sul mercato. La denuncia arriva da ASSORAEE – Associa‐ zione Recupero Rifiuti Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche di FISE UNIRE/ Confindustria, nel corso dell’appuntamento annuale FORUM RAEE, promosso nell’ambito della Fiera Ecomondo a Rimini, insieme al Centro di Coordinamento RAEE. Secondo l’analisi di ASSORAEE, il valore delle materie prime (ferro, plastica e allumi‐ nio) da aprile a oggi ha subito un tracollo di circa il 30%‐35%. E la stessa riduzione hanno registrato anche i ricavi generati dal setto‐ re. Nel mese di settembre si sono verificate le contrazioni più significative e preoccu‐ panti con ‐220 €/tonnellata per l’alluminio, ‐ 56 €/tonnellata per il ferro, ‐59 € per la pla‐ stica. Esiste, inoltre, la possibilità concreta che il mercato di alcuni materiali, come la
plastica, si chiuda completamente, con il risultato di far passare il riciclo da quella che prima era una voce di ricavo, più o me‐ no consistente, a un elemento di puro co‐ sto. Gli impianti di riciclo traggono gran parte dei ricavi proprio dal trattamento del rifiuto e dalla successiva vendita della ma‐ teria prima seconda generata. Per questa ragione, ASSORAEE ha già ri‐ chiesto che i contratti sottoscritti con i si‐ stemi collettivi siano rivisti, introducendo meccanismi di adeguamento con la previ‐ sione di un aumento del prezzo di tratta‐ mento o una diminuzione del costo d’acquisto. Gabriele Canè – Presidente di ASSORAEE: “non è più rinviabile l’emanazione del Decreto sul trattamento adeguato che stabilisca regole certe e un sistema di controlli efficace sugli standard di qualità e sicurezza di gestione dei RAEE. Dall’altra, è opportuno un maggior coinvolgi‐ mento di tutti gli attori della filiera sulla so‐ stenibilità economica del sistema e sui mer‐ cati di sbocco dei materiali riciclati, secondo i principi ormai condivisi del “chi inquina pa‐ ga” e della “responsabilità estesa del pro‐ duttore”. In assenza di queste due condi‐ zioni, sono a rischio gli obiettivi fissati a livello europeo che prevedono per l’Italia il passaggio dai 3,8 kg pro‐capite di oggi ai circa 7,5 kg entro il prossimo 1° gennaio 2016 e ai 10 kg entro il 2019.
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RAEE
Gestione dei toner Il Ministero dell’Ambiente chiarisce alcuni punti oscuri Vito la Forgia, Ambiente & Rifiuti Consulenza Tecnica per la gestione dei rifiuti
argomento di cui andremo a parlare in questo articolo interessa più o me‐ no tutte le attività amministrative. Come avrete compreso dal titolo dell’articolo, oggi parleremo di cartucce toner per stampan‐ ti ed andremo ad analizzare nel dettaglio una questione che era rimasta in sospeso fino al mese di Giugno 2015, quando il Ministero dell’Ambiente ha finalmente dato una spiega‐ zione all’applicazione dell’art. 266 comma 4. Le cartucce toner e ink‐jet sono presenti all’interno delle nostre stampanti, ci permetto‐ no di stampare ciò che creiamo in digitale sui nostri PC, ma ad un certo punto della loro vita terminano la loro funzione in quanto esauri‐ scono la polvere di toner o l’inchiostro conte‐ nuto al loro interno. E’ a questo punto che ini‐ zia quel percorso, da tanti visto con sospetto e da tanti altri come una sorta di “fastidio”,
L’
durante il quale occorre gestire il fine vita dei nostri consumabili da stampa esausti. Nell’articolo che trovate a questo indirizzo https://ambienterif iuti.wordpres s . c om / download/speciali/cartucce‐toner‐e‐ink‐jetcome‐ si‐gestiscono‐nel‐rispetto‐dellambiente/, aveva‐ mo già indicato quali fossero le corrette opera‐ zioni da porre in atto per gestire correttamen‐ te i rifiuti. Avevamo anche argomentato la questione del noleggio delle stampanti e la conseguente gestione dei consumabili da stampa esausti che ne derivavano. Se in quei giorni ciò che era stato scritto era frutto di un ragionamento logico sulla base della vigente normativa in campo ambientale, oggi andiamo ad approfondire nuovamente l’argomento sul‐ la base però di una nota del Ministero dell’Ambiente del mese di Giugno 2015 che for‐ nisce una serie di conferme a quanto avevamo
già annunciato a suo tempo ma che fornisce un conforto “normativo” agli utenti che si tro‐ vano a dover decidere se firmare un contratto di noleggio stampanti con relative cartucce toner oppure no. Per fare chiarezza cerchiamo di illustrare nuovamente le modalità operative con le quali oggi vengono gestiti la maggior parte dei contratti di noleggio. Solitamente il noleggiatore fornisce al proprio cliente una o più stampanti dotate di una cartuccia toner all’interno. In alcuni casi vengono fornite an‐ che le cartucce di riserva per poterle sostituire nel momento in cui queste si esauriscono evi‐ tando così di inviare il proprio incaricato pres‐ so la sede del cliente ogni qual volta le cartuc‐ ce si esauriscono. Periodicamente però il noleggiatore visita i propri clienti per fare della manutenzione e in tali occasioni procede al ritiro delle cartucce
stesse. Questa operazione può essere svolta in due modi: 1. il noleggiatore ritira la cartuccia e la traspor‐ ta al proprio deposito decidendo poi cosa farne. Tale trasporto viene eseguito con un DDT oppure senza alcun documento; 2. il noleggiatore ritira la cartuccia e la traspor‐ ta presso l’impianto di trattamento autoriz‐ zato. Tale trasporto viene eseguito con un formulario di identificazione rifiuti e presup‐ pone che il noleggiatore abbia le necessarie autorizzazioni rilasciate dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali. Queste due modalità si verificano quando il contratto di noleggio prevede che la gestione dei consumabili esausti da stampa e dei rifiuti derivanti dalla manutenzione siano in capo al noleggiatore. In tutti gli altri casi il cliente è obbligato alla stipula di un contratto con un
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RAEE
Gestione dei toner Il Ministero dell’Ambiente chiarisce alcuni punti oscuri Vito la Forgia, Ambiente & Rifiuti Consulenza Tecnica per la gestione dei rifiuti
argomento di cui andremo a parlare in questo articolo interessa più o me‐ no tutte le attività amministrative. Come avrete compreso dal titolo dell’articolo, oggi parleremo di cartucce toner per stampan‐ ti ed andremo ad analizzare nel dettaglio una questione che era rimasta in sospeso fino al mese di Giugno 2015, quando il Ministero dell’Ambiente ha finalmente dato una spiega‐ zione all’applicazione dell’art. 266 comma 4. Le cartucce toner e ink‐jet sono presenti all’interno delle nostre stampanti, ci permetto‐ no di stampare ciò che creiamo in digitale sui nostri PC, ma ad un certo punto della loro vita terminano la loro funzione in quanto esauri‐ scono la polvere di toner o l’inchiostro conte‐ nuto al loro interno. E’ a questo punto che ini‐ zia quel percorso, da tanti visto con sospetto e da tanti altri come una sorta di “fastidio”,
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durante il quale occorre gestire il fine vita dei nostri consumabili da stampa esausti. Nell’articolo che trovate a questo indirizzo https://ambienterif iuti.wordpres s . c om / download/speciali/cartucce‐toner‐e‐ink‐jetcome‐ si‐gestiscono‐nel‐rispetto‐dellambiente/, aveva‐ mo già indicato quali fossero le corrette opera‐ zioni da porre in atto per gestire correttamen‐ te i rifiuti. Avevamo anche argomentato la questione del noleggio delle stampanti e la conseguente gestione dei consumabili da stampa esausti che ne derivavano. Se in quei giorni ciò che era stato scritto era frutto di un ragionamento logico sulla base della vigente normativa in campo ambientale, oggi andiamo ad approfondire nuovamente l’argomento sul‐ la base però di una nota del Ministero dell’Ambiente del mese di Giugno 2015 che for‐ nisce una serie di conferme a quanto avevamo
già annunciato a suo tempo ma che fornisce un conforto “normativo” agli utenti che si tro‐ vano a dover decidere se firmare un contratto di noleggio stampanti con relative cartucce toner oppure no. Per fare chiarezza cerchiamo di illustrare nuovamente le modalità operative con le quali oggi vengono gestiti la maggior parte dei contratti di noleggio. Solitamente il noleggiatore fornisce al proprio cliente una o più stampanti dotate di una cartuccia toner all’interno. In alcuni casi vengono fornite an‐ che le cartucce di riserva per poterle sostituire nel momento in cui queste si esauriscono evi‐ tando così di inviare il proprio incaricato pres‐ so la sede del cliente ogni qual volta le cartuc‐ ce si esauriscono. Periodicamente però il noleggiatore visita i propri clienti per fare della manutenzione e in tali occasioni procede al ritiro delle cartucce
stesse. Questa operazione può essere svolta in due modi: 1. il noleggiatore ritira la cartuccia e la traspor‐ ta al proprio deposito decidendo poi cosa farne. Tale trasporto viene eseguito con un DDT oppure senza alcun documento; 2. il noleggiatore ritira la cartuccia e la traspor‐ ta presso l’impianto di trattamento autoriz‐ zato. Tale trasporto viene eseguito con un formulario di identificazione rifiuti e presup‐ pone che il noleggiatore abbia le necessarie autorizzazioni rilasciate dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali. Queste due modalità si verificano quando il contratto di noleggio prevede che la gestione dei consumabili esausti da stampa e dei rifiuti derivanti dalla manutenzione siano in capo al noleggiatore. In tutti gli altri casi il cliente è obbligato alla stipula di un contratto con un
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operatore autorizzato del settore rifiuti per poter avviare a corretto recupero i rifiuti deri‐ vanti dalla stampa. In casi come questi normal‐ mente le cartucce toner esauste sono all’interno di un contenitore del tipo ecobox. Se abbiamo riaperto questo articolo un motivo deve esserci. Quanto abbiamo scritto fin qui non si discosta molto da quanto avevamo scritto nell’articolo di cui sopra. Il punto dolen‐ te di una gestione di questo tipo risiede essen‐ zialmente nella modalità con la quale il rifiuto viene gestito ossia il cliente provvede a sosti‐ tuire la cartuccia toner quando questa finisce e la deposita da qualche parte in attesa che il noleggiatore venga a riprendersela. Questa operazione si configura come stoccaggio di
5
rifiuti per conto di terzi ed è ovviamente sog‐ getta ad autorizzazione (chiaramente l’esempio di una singola cartuccia può essere esteso a x cartucce provenienti da x stampan‐ ti). La nota del Ministero dell’Ambiente viene in‐ contro a questa diffusa pratica di gestione dei rifiuti chiarendo, finalmente, che essa è scor‐ retta e contraria alla vigente normativa. Per chiarire riportiamo alcuni passi della nota: “In particolare si richiede se il mero ritiro di apposito ecobox (dove l’operazione di sostitu‐ zione della cartuccia esausta e relativo deposi‐ to della stessa nell’ecobox viene eseguita dall’utilizzatore), possa essere ricondotta nell’ipotesi descritta al richiamato articolo di
RELOADER Magazine - Novembre 2015
legge”. L’articolo di legge in questione è il fa‐ moso, e spesso abusato, articolo 266 comma 4 del D.Lgs. 152/2006. Il Ministero ha così risposto al quesito: “Pertanto ai fini dell’applicazione della norma, assume rilievo centrale il fatto che l’attività svol‐ ta da parte del soggetto che intenda avvalersi della previsione dell’art. 266 comma 4 sia identi‐ ficata quale “attività di manutenzione”; tale at‐ tività, a parere di questa Amministrazione, viene confermata dalla presenza di un contratto di manutenzione regolarmente stipulato tra il ma‐ nutentore ed il soggetto committente. Ciò premesso, ai fini dell’applicazione della nor‐ ma richiamata, tale contratto dovrà prevedere che gli interventi di manutenzione (compresi
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quelli effettuati sulle apparecchiature, ancor‐ ché in comodato d’uso, quali stampanti, foto‐ copiatrici ecc..) siano eseguiti esclusivamente da tecnici incaricati dall’impresa di manutenzio‐ ne che ha sottoscritto il contratto e che la ge‐ stione dei rifiuti dell’attività di manutenzione (quali quelli derivanti dalla sostituzione di car‐ tucce per stampanti o toner esausti) prodotti nell’ambito dell’attività oggetto del contratto, siano a carico dello stesso manutentore che ha sottoscritto il contratto. (… omissis) Pertanto, i rifiuti dell’attività di manutenzione dovranno essere gestiti a cura del manutentore stesso e non potranno essere lasciati in stoc‐ caggio presso il cliente, salvo la sussistenza di un’autorizzazione a stoccaggio rifiuti conto ter‐ zi presso l’azienda”. La nota del Ministero appare dunque abba‐ stanza chiara e chiarisce finalmente un punto dolente in merito a come devono essere ge‐ stiti i consumabili da stampa in caso di noleg‐ gio. In merito alle modalità di trasporto dei rifiuti derivanti dalla manutenzione dalla sede del cliente, il Ministero fornisce dei chiarimenti: “Da quanto precede consegue che il Formulario di Identificazione Rifiuti debba essere compila‐ to indicando quale “produttore del rifiuto” la ragione sociale dell’impresa di manutenzione e quale “sede del produttore del rifiuto” il reca‐ pito dell’impresa di manutenzione, evidenzian‐ do nelle note il luogo dove si è svolta l’attività di manutenzione e dove pertanto, sono stati prodotti materialmente i rifiuti.” Questa nota su come compilare il formulario appare molto chiara e non dovrebbe lasciare dubbi alle interpretazioni. Normalmente, in un formulario a parte il produttore dei rifiuti, gli altri due soggetti coinvolti devono essere autorizzati alla gestione dei rifiuti, pertanto l’unica conclusione plausibile che se ne può trarre è che i rifiuti da manutenzione, che de‐ rivano dalle attività svolte sulle apparecchia‐ ture, devono essere trasportate direttamente
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operatore autorizzato del settore rifiuti per poter avviare a corretto recupero i rifiuti deri‐ vanti dalla stampa. In casi come questi normal‐ mente le cartucce toner esauste sono all’interno di un contenitore del tipo ecobox. Se abbiamo riaperto questo articolo un motivo deve esserci. Quanto abbiamo scritto fin qui non si discosta molto da quanto avevamo scritto nell’articolo di cui sopra. Il punto dolen‐ te di una gestione di questo tipo risiede essen‐ zialmente nella modalità con la quale il rifiuto viene gestito ossia il cliente provvede a sosti‐ tuire la cartuccia toner quando questa finisce e la deposita da qualche parte in attesa che il noleggiatore venga a riprendersela. Questa operazione si configura come stoccaggio di
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rifiuti per conto di terzi ed è ovviamente sog‐ getta ad autorizzazione (chiaramente l’esempio di una singola cartuccia può essere esteso a x cartucce provenienti da x stampan‐ ti). La nota del Ministero dell’Ambiente viene in‐ contro a questa diffusa pratica di gestione dei rifiuti chiarendo, finalmente, che essa è scor‐ retta e contraria alla vigente normativa. Per chiarire riportiamo alcuni passi della nota: “In particolare si richiede se il mero ritiro di apposito ecobox (dove l’operazione di sostitu‐ zione della cartuccia esausta e relativo deposi‐ to della stessa nell’ecobox viene eseguita dall’utilizzatore), possa essere ricondotta nell’ipotesi descritta al richiamato articolo di
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legge”. L’articolo di legge in questione è il fa‐ moso, e spesso abusato, articolo 266 comma 4 del D.Lgs. 152/2006. Il Ministero ha così risposto al quesito: “Pertanto ai fini dell’applicazione della norma, assume rilievo centrale il fatto che l’attività svol‐ ta da parte del soggetto che intenda avvalersi della previsione dell’art. 266 comma 4 sia identi‐ ficata quale “attività di manutenzione”; tale at‐ tività, a parere di questa Amministrazione, viene confermata dalla presenza di un contratto di manutenzione regolarmente stipulato tra il ma‐ nutentore ed il soggetto committente. Ciò premesso, ai fini dell’applicazione della nor‐ ma richiamata, tale contratto dovrà prevedere che gli interventi di manutenzione (compresi
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quelli effettuati sulle apparecchiature, ancor‐ ché in comodato d’uso, quali stampanti, foto‐ copiatrici ecc..) siano eseguiti esclusivamente da tecnici incaricati dall’impresa di manutenzio‐ ne che ha sottoscritto il contratto e che la ge‐ stione dei rifiuti dell’attività di manutenzione (quali quelli derivanti dalla sostituzione di car‐ tucce per stampanti o toner esausti) prodotti nell’ambito dell’attività oggetto del contratto, siano a carico dello stesso manutentore che ha sottoscritto il contratto. (… omissis) Pertanto, i rifiuti dell’attività di manutenzione dovranno essere gestiti a cura del manutentore stesso e non potranno essere lasciati in stoc‐ caggio presso il cliente, salvo la sussistenza di un’autorizzazione a stoccaggio rifiuti conto ter‐ zi presso l’azienda”. La nota del Ministero appare dunque abba‐ stanza chiara e chiarisce finalmente un punto dolente in merito a come devono essere ge‐ stiti i consumabili da stampa in caso di noleg‐ gio. In merito alle modalità di trasporto dei rifiuti derivanti dalla manutenzione dalla sede del cliente, il Ministero fornisce dei chiarimenti: “Da quanto precede consegue che il Formulario di Identificazione Rifiuti debba essere compila‐ to indicando quale “produttore del rifiuto” la ragione sociale dell’impresa di manutenzione e quale “sede del produttore del rifiuto” il reca‐ pito dell’impresa di manutenzione, evidenzian‐ do nelle note il luogo dove si è svolta l’attività di manutenzione e dove pertanto, sono stati prodotti materialmente i rifiuti.” Questa nota su come compilare il formulario appare molto chiara e non dovrebbe lasciare dubbi alle interpretazioni. Normalmente, in un formulario a parte il produttore dei rifiuti, gli altri due soggetti coinvolti devono essere autorizzati alla gestione dei rifiuti, pertanto l’unica conclusione plausibile che se ne può trarre è che i rifiuti da manutenzione, che de‐ rivano dalle attività svolte sulle apparecchia‐ ture, devono essere trasportate direttamente
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in un impianto di trattamento rifiuti e non presso la sede del produttore. Immaginiamo che a seguito di questa nota ci sarà una serie di ripercussioni su quei manutentori che inten‐ devano invece portare nella propria sede i ri‐ fiuti da manutenzione per poi ottimizzare il carico verso un impianto di trattamento auto‐ rizzato. Se per i toner questo è vero (in quan‐ to rifiuti, a meno che non ci si trovi nel campo della rigenerazione), potrebbe non esserlo per quei componenti derivanti dalle manutenzioni che possono essere ancora oggetto di ripara‐ zione e quindi devono essere sottoposti a veri‐ fica presso la sede del manutentore. Per que‐ sti componenti potrebbe essere interessante per il manutentore trasportarli con regolare DDT presso la propria sede, verificarne l’integrità, ripararli oppure caricarli nel proprio deposito temporaneo ed adempiere ai succes‐ sivi obblighi di legge. Dovrebbe ora essere più chiaro in merito a co‐ sa si deve fare per avere una corretta gestione dei consumabili da stampa esausti ossia (alternativamente): Dotarsi di un Ecobox e di regolare contrat‐ to di gestione rifiuti con un operatore del settore “autorizzato”; Siglare un contratto di noleggio assicuran‐ dosi che il manutentore venga fisicamente a cambiare la vostra cartuccia ogni qual vol‐ ta questa si esaurisce avviandola a corretto recupero con apposito formulario e regola‐ re autorizzazione. Lo stoccaggio dei rifiuti per conto del manu‐ tentore presso la sede dell’utilizzatore della stampante è da considerarsi uno stoccaggio per conto di terzi e le sanzioni a cui ci espone di certo non giustificano tale comportamento.
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E-commerce
Ritiro ‘1 contro1’: questo sconosciuto
Europa la corretta raccolta dei rifiuti elettronici continua ad essere un problema. Secondo il Report “Countering WEEE Illegal Trade”, infatti, ben il 65% dei RAEE è abbandona‐ to in discarica o esportato illegalmente. La situazione, purtroppo, è anche peg‐ giore se si analizza lo 'stato dell'arte' del nostro Paese. Da una ricerca condotta da Netcomm ‐ consorzio del commercio elettronico italiano e Remedia ‐ sistema collettivo per la gestione dei RAEE, è e‐ merso che il 90% dei siti di e‐commerce analizzati, 150 portali che rappresentano il 70% del mercato, non applica la norma‐ tiva del ritiro '1 contro 1' né informa in maniera corretta i cittadini sui propri di‐ ritti di consumatori. Nel dettaglio nell'82% dei siti controllati il servizio di ritiro '1 contro 1' non è presente, l'80% non fornisce nessuna informazione, ne‐ anche nelle pagine interne, in merito alla normativa ed il 45,3%, durante le proce‐ dure di acquisto online dei prodotti, non esprime chiaramente (o non espone pro‐ prio) la possibilità, per gli acquirenti, di avvalersi del ritiro gratuito di un appa‐ recchio omologo a quello acquistato. Solo il 6,7% degli e‐store informa in modo chiaro i cittadini sulle modalità di raccol‐ ta e solo il 9,3% dei portali di e‐commerce che offrono il servizio di ritiro '1 contro 1' non impone oneri aggiuntivi. Da questa ricerca emerge una situazione critica che, come spiegato da Roberto Liscia ‐ Presidente di Netcomm, non col‐ pisce solo l'ambiente, ma anche l'econo‐ mia perché “L’e‐commerce è ormai di‐ ventato normalità per i consumatori ita‐
I siti di e-commerce non lo attuano e, soprattutto, non informano i cittadini di Mirko Turchetti
In
liani: sono circa 17 milioni gli acquirenti che negli ultimi tre mesi hanno effettuato un ac‐ quisto su Internet, facendo registrare un tas‐ so di crescita delle vendite online a doppia cifra nell’ultimo anno, come nei precedenti tre. É un mercato che stimiamo valga circa 15 miliardi di euro e l’informatica e l’elettronica di consumo ne rappresentano il 13%”. Secon‐ do lo stesso Presidente il problema principa‐ le è che “Anche se il mercato sta evolvendo velocemente, le aziende sono rimaste ad uno stato iniziale per quanto riguarda l’1 contro 1 e, oltre a rischiare di incorrere in sanzioni o annullamenti dei contratti di ven‐
dita, sono in ritardo nell’offrire al consumato‐ re un servizio efficiente con notevoli lacune dal punto di vista informati‐ vo”. Preoccupazioni che sono condivise anche da Walter Rebosio ‐ Presi‐ dente di Remedia, che lancia un appello alle im‐ prese auspicando che queste “Facciano un grande sforzo per sfrut‐ tare al meglio il potenzia‐ le di questo settore. Un mercato così in crescita come quello dell’e‐ commerce può rappre‐ sentare un traino impor‐ tante per il conseguimen‐ to degli obiettivi di raccolta, che prevedono tassi di raccolta superiori all’85% dei RAEE generati o il 65% dell’immesso sul mercato entro il 2019”. Secondo chi scrive, invece, oltre allo sforzo delle imprese è necessario un intervento del‐ le Istituzioni per rendere il processo di rac‐ colta, riciclo e smaltimento dei RAEE meno oneroso per le aziende, in particolare per le PMI della distribuzione, che sono sottoposte a costi elevati in termini di tempo, risorse e denaro, specialmente per quanto riguarda la logistica ‐ fattore determinante, ma molto spesso non considerato o dimenticato.
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in un impianto di trattamento rifiuti e non presso la sede del produttore. Immaginiamo che a seguito di questa nota ci sarà una serie di ripercussioni su quei manutentori che inten‐ devano invece portare nella propria sede i ri‐ fiuti da manutenzione per poi ottimizzare il carico verso un impianto di trattamento auto‐ rizzato. Se per i toner questo è vero (in quan‐ to rifiuti, a meno che non ci si trovi nel campo della rigenerazione), potrebbe non esserlo per quei componenti derivanti dalle manutenzioni che possono essere ancora oggetto di ripara‐ zione e quindi devono essere sottoposti a veri‐ fica presso la sede del manutentore. Per que‐ sti componenti potrebbe essere interessante per il manutentore trasportarli con regolare DDT presso la propria sede, verificarne l’integrità, ripararli oppure caricarli nel proprio deposito temporaneo ed adempiere ai succes‐ sivi obblighi di legge. Dovrebbe ora essere più chiaro in merito a co‐ sa si deve fare per avere una corretta gestione dei consumabili da stampa esausti ossia (alternativamente): Dotarsi di un Ecobox e di regolare contrat‐ to di gestione rifiuti con un operatore del settore “autorizzato”; Siglare un contratto di noleggio assicuran‐ dosi che il manutentore venga fisicamente a cambiare la vostra cartuccia ogni qual vol‐ ta questa si esaurisce avviandola a corretto recupero con apposito formulario e regola‐ re autorizzazione. Lo stoccaggio dei rifiuti per conto del manu‐ tentore presso la sede dell’utilizzatore della stampante è da considerarsi uno stoccaggio per conto di terzi e le sanzioni a cui ci espone di certo non giustificano tale comportamento.
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E-commerce
Ritiro ‘1 contro1’: questo sconosciuto
Europa la corretta raccolta dei rifiuti elettronici continua ad essere un problema. Secondo il Report “Countering WEEE Illegal Trade”, infatti, ben il 65% dei RAEE è abbandona‐ to in discarica o esportato illegalmente. La situazione, purtroppo, è anche peg‐ giore se si analizza lo 'stato dell'arte' del nostro Paese. Da una ricerca condotta da Netcomm ‐ consorzio del commercio elettronico italiano e Remedia ‐ sistema collettivo per la gestione dei RAEE, è e‐ merso che il 90% dei siti di e‐commerce analizzati, 150 portali che rappresentano il 70% del mercato, non applica la norma‐ tiva del ritiro '1 contro 1' né informa in maniera corretta i cittadini sui propri di‐ ritti di consumatori. Nel dettaglio nell'82% dei siti controllati il servizio di ritiro '1 contro 1' non è presente, l'80% non fornisce nessuna informazione, ne‐ anche nelle pagine interne, in merito alla normativa ed il 45,3%, durante le proce‐ dure di acquisto online dei prodotti, non esprime chiaramente (o non espone pro‐ prio) la possibilità, per gli acquirenti, di avvalersi del ritiro gratuito di un appa‐ recchio omologo a quello acquistato. Solo il 6,7% degli e‐store informa in modo chiaro i cittadini sulle modalità di raccol‐ ta e solo il 9,3% dei portali di e‐commerce che offrono il servizio di ritiro '1 contro 1' non impone oneri aggiuntivi. Da questa ricerca emerge una situazione critica che, come spiegato da Roberto Liscia ‐ Presidente di Netcomm, non col‐ pisce solo l'ambiente, ma anche l'econo‐ mia perché “L’e‐commerce è ormai di‐ ventato normalità per i consumatori ita‐
I siti di e-commerce non lo attuano e, soprattutto, non informano i cittadini di Mirko Turchetti
In
liani: sono circa 17 milioni gli acquirenti che negli ultimi tre mesi hanno effettuato un ac‐ quisto su Internet, facendo registrare un tas‐ so di crescita delle vendite online a doppia cifra nell’ultimo anno, come nei precedenti tre. É un mercato che stimiamo valga circa 15 miliardi di euro e l’informatica e l’elettronica di consumo ne rappresentano il 13%”. Secon‐ do lo stesso Presidente il problema principa‐ le è che “Anche se il mercato sta evolvendo velocemente, le aziende sono rimaste ad uno stato iniziale per quanto riguarda l’1 contro 1 e, oltre a rischiare di incorrere in sanzioni o annullamenti dei contratti di ven‐
dita, sono in ritardo nell’offrire al consumato‐ re un servizio efficiente con notevoli lacune dal punto di vista informati‐ vo”. Preoccupazioni che sono condivise anche da Walter Rebosio ‐ Presi‐ dente di Remedia, che lancia un appello alle im‐ prese auspicando che queste “Facciano un grande sforzo per sfrut‐ tare al meglio il potenzia‐ le di questo settore. Un mercato così in crescita come quello dell’e‐ commerce può rappre‐ sentare un traino impor‐ tante per il conseguimen‐ to degli obiettivi di raccolta, che prevedono tassi di raccolta superiori all’85% dei RAEE generati o il 65% dell’immesso sul mercato entro il 2019”. Secondo chi scrive, invece, oltre allo sforzo delle imprese è necessario un intervento del‐ le Istituzioni per rendere il processo di rac‐ colta, riciclo e smaltimento dei RAEE meno oneroso per le aziende, in particolare per le PMI della distribuzione, che sono sottoposte a costi elevati in termini di tempo, risorse e denaro, specialmente per quanto riguarda la logistica ‐ fattore determinante, ma molto spesso non considerato o dimenticato.
RELOADER Magazine - Novembre 2015
9
RELOADER Magazine - Novembre 2015
10
Energie rinnovabili
Tecnologie innovative per l'energia solare
Impianti solari ibridi fotovoltaico + termico
Energia solare? Si, ma senza pannelli sul tetto
La ricerca del miglioramento dell'efficienza dei pannelli fotovol‐ taici non conosce sosta, ed è pro‐ prio da questa che arriva un'impor‐ tante innovazione per gli impianti solari domestici su tetto. Si tratta di un impianto composto da pan‐ nelli solari ‘ibridi’ capaci di genera‐ re sia energia elettrica utilizzabile per alimentare i propri elettrodo‐ mestici, sia energia termica per gli impianti di riscaldamento e per la produzione di acqua calda sanita‐ ria. Progettati e sviluppati, a livello prototipale, dai ricercatori della Brunel University di Londra, i pan‐ nelli ‘ibridi’ sono lunghi 4 metri e alti 400 millimetri ed integrano al loro interno i tubi di calore, i quali catturano il calore in eccesso e lo utilizzano per generare energia
Quella che sembra fantascienza è in realtà un’idea di Paul Dorege, un ingegnere america‐ no. Si chiama SunPort ed è semplicemente un adattatore per la presa di corrente che per‐ mette di prendere corrente dalla rete energe‐ tica solare, pur non disponendo di un proprio impianto fotovoltaico sul tetto di casa. Il con‐ cept è nato da una semplice riflessione: l'ener‐ gia solare dovrebbe essere disponibile a tutti, anche a coloro che non possono permettersi un impianto sul tetto di casa, ma che vogliono consumare esclusivamente energia pulita ed ecocompatibile. Installare negli USA un im‐ pianto fotovoltaico da tetto costa tra i
10,000.00 ed i 15,000.00 dollari. SunPort co‐ sta invece 49 dollari e, poiché è pensato per non aumentare i consumi elettrici, garantireb‐ be un accesso ‘preferenziale’ alla rete energe‐ tica solare a tutti gli utenti che lo inseriscono nella presa. Nello specifico consentirebbe ai consumatori americani di usufruire dei Certifi‐ cati per l’Energia Solare Rinnovabile (SRECS), ognuno dei quali vale un migliaio di kWh. Que‐ sti certificati sono stati progettati per essere scambiati e venduti tra i produttori e l’industria, nell’intento di promuovere una maggiore produzione di energia da fotovoltai‐ co. il principale problema che SunPort si pro‐ pone di risolvere riguarda l'impos‐ sibilità, allo stato attuale, per i cit‐ tadini di acquistare certificati da 1.000 kWh per volta e pertanto u‐ sufruire del sistema degli SRECS. il dispositivo, infatti, consentirà l'ac‐ quisto di certificati e di frazionarli in quantità minori (chiamate Sun‐ Joules) che potranno essere riven‐ dute dall'acquirente ad altri consu‐ matori. Mirko Turchetti
termica. Come ha spiegato il Prof. Hussan Jou‐ hara, coordinatore del progetto, l'idea nasce dalla ricerca di una soluzione al problema del riscaldamento delle celle fotovoltaiche che influisce negativamente sulle prestazioni ener‐ getiche di un impianto. I vantaggi che si ottengono da questa nuova tecnologia riguardano tanto il miglioramento delle prestazioni, con un incremento di oltre il
15%, quanto la facilità di installazione e la resi‐ stenza all’usura e ai danni degli agenti atmo‐ sferici. Attualmente questi pannelli sono stati installati sul tetto di un'abitazione di Watford e, a detta del Prof. Jouhara, i risultati dei primi test sono stati sorprendenti. I nuovi pannelli, infatti, sono riusciti a cattura‐ re l’energia solare sin dalle prime luci del mat‐ tino. Mirko Turchetti
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Energie rinnovabili
Tecnologie innovative per l'energia solare
Impianti solari ibridi fotovoltaico + termico
Energia solare? Si, ma senza pannelli sul tetto
La ricerca del miglioramento dell'efficienza dei pannelli fotovol‐ taici non conosce sosta, ed è pro‐ prio da questa che arriva un'impor‐ tante innovazione per gli impianti solari domestici su tetto. Si tratta di un impianto composto da pan‐ nelli solari ‘ibridi’ capaci di genera‐ re sia energia elettrica utilizzabile per alimentare i propri elettrodo‐ mestici, sia energia termica per gli impianti di riscaldamento e per la produzione di acqua calda sanita‐ ria. Progettati e sviluppati, a livello prototipale, dai ricercatori della Brunel University di Londra, i pan‐ nelli ‘ibridi’ sono lunghi 4 metri e alti 400 millimetri ed integrano al loro interno i tubi di calore, i quali catturano il calore in eccesso e lo utilizzano per generare energia
Quella che sembra fantascienza è in realtà un’idea di Paul Dorege, un ingegnere america‐ no. Si chiama SunPort ed è semplicemente un adattatore per la presa di corrente che per‐ mette di prendere corrente dalla rete energe‐ tica solare, pur non disponendo di un proprio impianto fotovoltaico sul tetto di casa. Il con‐ cept è nato da una semplice riflessione: l'ener‐ gia solare dovrebbe essere disponibile a tutti, anche a coloro che non possono permettersi un impianto sul tetto di casa, ma che vogliono consumare esclusivamente energia pulita ed ecocompatibile. Installare negli USA un im‐ pianto fotovoltaico da tetto costa tra i
10,000.00 ed i 15,000.00 dollari. SunPort co‐ sta invece 49 dollari e, poiché è pensato per non aumentare i consumi elettrici, garantireb‐ be un accesso ‘preferenziale’ alla rete energe‐ tica solare a tutti gli utenti che lo inseriscono nella presa. Nello specifico consentirebbe ai consumatori americani di usufruire dei Certifi‐ cati per l’Energia Solare Rinnovabile (SRECS), ognuno dei quali vale un migliaio di kWh. Que‐ sti certificati sono stati progettati per essere scambiati e venduti tra i produttori e l’industria, nell’intento di promuovere una maggiore produzione di energia da fotovoltai‐ co. il principale problema che SunPort si pro‐ pone di risolvere riguarda l'impos‐ sibilità, allo stato attuale, per i cit‐ tadini di acquistare certificati da 1.000 kWh per volta e pertanto u‐ sufruire del sistema degli SRECS. il dispositivo, infatti, consentirà l'ac‐ quisto di certificati e di frazionarli in quantità minori (chiamate Sun‐ Joules) che potranno essere riven‐ dute dall'acquirente ad altri consu‐ matori. Mirko Turchetti
termica. Come ha spiegato il Prof. Hussan Jou‐ hara, coordinatore del progetto, l'idea nasce dalla ricerca di una soluzione al problema del riscaldamento delle celle fotovoltaiche che influisce negativamente sulle prestazioni ener‐ getiche di un impianto. I vantaggi che si ottengono da questa nuova tecnologia riguardano tanto il miglioramento delle prestazioni, con un incremento di oltre il
15%, quanto la facilità di installazione e la resi‐ stenza all’usura e ai danni degli agenti atmo‐ sferici. Attualmente questi pannelli sono stati installati sul tetto di un'abitazione di Watford e, a detta del Prof. Jouhara, i risultati dei primi test sono stati sorprendenti. I nuovi pannelli, infatti, sono riusciti a cattura‐ re l’energia solare sin dalle prime luci del mat‐ tino. Mirko Turchetti
RELOADER Magazine - Novembre 2015
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12
Efficienza energetica
Le formule di incentivazione 2015 -2016
Impianto Fotovoltaico su tetto: dal 24 novembre basta il Modello unico
Arriva la proroga al 2016 per le detrazioni fiscali del 50 e 65%
E' quanto emanato dal Decreto del Mi‐ nistero dello Sviluppo Economico del 19 maggio 2015, che ha come scopo quello di facilitare l'installazione di im‐ pianti fotovoltaici su tetto. La procedu‐ ra semplificata, infatti, vuole ridurre la burocrazia per tutti i cittadini e le im‐ prese che intendono installare un im‐ pianto fotovoltaico con una potenza nominale non superiore ai 20 kW. Per accedere alla procedura semplificata bisogna rispettare i seguenti vincoli: è necessaria la presenza di punti di pre‐ lievo già attivi in bassa tensione e l’assenza di altri impianti nello stesso punto di prelievo; la potenza del nuovo impianto non dovrà superare quella già disponibile in prelievo; nella stessa pratica l’utente dovrà richiedere l’accesso dell’impianto fotovoltaico al regime dello scambio sul posto. Il van‐ taggio è che tutte le comunicazioni ne‐ cessarie per la realizzazione, la messa in esercizio e la connessione dell’impianto fotovoltaico potranno essere inviate con un solo documento
Con l'approvazione della nuova Legge di Stabilità il governo ha prorogato per l'an‐ no 2016 le detrazioni fiscali del 50 e 65%. Nel dettaglio la norma aumenta il bonus per le ristrutturazioni edilizie dal 36% al 50%, riportandolo di fatto ai livelli del 2015, confermando anche il limite massimo di spesa di 96.000 euro per unità immobilia‐ re. Continueranno a poter essere portati in detrazione anche mobili e grandi elettro‐ domestici, di classe non inferiore alla A+, così come gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. L'Agenzia delle En‐ trate precisa che, a prescindere dalla som‐ ma spesa per i lavori di ristrutturazione, la detrazione si calcola su un ammontare
che sostituisce le singole pratiche ri‐ chieste ai produttori in precedenza. Il Modello unico, infatti, conterrà tutti i dati e le informazioni richieste dal ge‐ store di rete e dall’autorità energetica. Nello stesso modello dovranno, inol‐ tre, essere indicati i dati sui lavori di in‐ stallazione e la messa in esercizio dell’impianto fotovoltaico sul tetto. E' importante sottolineare che il Modello unico potrà essere inoltrato dal cliente finale esclusivamente per via telemati‐ ca sul sito del gestore e spetterà a quest'ultimo caricare tutti i dati sul si‐ stema Gaudì e trasmettere le informa‐ zioni al GSE. Non ultimo, è necessario sapere che la prima parte del modello deve essere compilata e inviata prima dell’inizio dei lavori di installazione e messa in esercizio dell’impianto foto‐ voltaico. La seconda parte, nella quale il cliente finale indica la potenza dell’impianto fotovoltaico, la marca dei moduli e degli inverter e la presenza di eventuali sistemi di accumulo, dovrà invece essere inviata a lavori ultimati.
complessivo non superiore a 10.000 euro ed è ripartita in 10 quote annuali di pari im‐ porto. In merito alle detrazioni del 65%, in‐ vece, la Legge le prevede per gli interventi atti ad aumentare l'efficienza energetica degli edifici esistenti quali, ad esempio, la riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento, il miglioramento termico dell’edificio (coibentazioni ‐ pavimenti – finestre, comprensive di infissi), l'installazione di pannelli solari e la sostituzione degli impianti di climatizza‐ zione invernale. E' infine confermata an‐ che la novità introdotta quest'anno che permetteva di detrarre anche le spese per tende da sole e caldaie a biomassa. M.T.
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Le formule di incentivazione 2015 -2016
Impianto Fotovoltaico su tetto: dal 24 novembre basta il Modello unico
Arriva la proroga al 2016 per le detrazioni fiscali del 50 e 65%
E' quanto emanato dal Decreto del Mi‐ nistero dello Sviluppo Economico del 19 maggio 2015, che ha come scopo quello di facilitare l'installazione di im‐ pianti fotovoltaici su tetto. La procedu‐ ra semplificata, infatti, vuole ridurre la burocrazia per tutti i cittadini e le im‐ prese che intendono installare un im‐ pianto fotovoltaico con una potenza nominale non superiore ai 20 kW. Per accedere alla procedura semplificata bisogna rispettare i seguenti vincoli: è necessaria la presenza di punti di pre‐ lievo già attivi in bassa tensione e l’assenza di altri impianti nello stesso punto di prelievo; la potenza del nuovo impianto non dovrà superare quella già disponibile in prelievo; nella stessa pratica l’utente dovrà richiedere l’accesso dell’impianto fotovoltaico al regime dello scambio sul posto. Il van‐ taggio è che tutte le comunicazioni ne‐ cessarie per la realizzazione, la messa in esercizio e la connessione dell’impianto fotovoltaico potranno essere inviate con un solo documento
Con l'approvazione della nuova Legge di Stabilità il governo ha prorogato per l'an‐ no 2016 le detrazioni fiscali del 50 e 65%. Nel dettaglio la norma aumenta il bonus per le ristrutturazioni edilizie dal 36% al 50%, riportandolo di fatto ai livelli del 2015, confermando anche il limite massimo di spesa di 96.000 euro per unità immobilia‐ re. Continueranno a poter essere portati in detrazione anche mobili e grandi elettro‐ domestici, di classe non inferiore alla A+, così come gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. L'Agenzia delle En‐ trate precisa che, a prescindere dalla som‐ ma spesa per i lavori di ristrutturazione, la detrazione si calcola su un ammontare
che sostituisce le singole pratiche ri‐ chieste ai produttori in precedenza. Il Modello unico, infatti, conterrà tutti i dati e le informazioni richieste dal ge‐ store di rete e dall’autorità energetica. Nello stesso modello dovranno, inol‐ tre, essere indicati i dati sui lavori di in‐ stallazione e la messa in esercizio dell’impianto fotovoltaico sul tetto. E' importante sottolineare che il Modello unico potrà essere inoltrato dal cliente finale esclusivamente per via telemati‐ ca sul sito del gestore e spetterà a quest'ultimo caricare tutti i dati sul si‐ stema Gaudì e trasmettere le informa‐ zioni al GSE. Non ultimo, è necessario sapere che la prima parte del modello deve essere compilata e inviata prima dell’inizio dei lavori di installazione e messa in esercizio dell’impianto foto‐ voltaico. La seconda parte, nella quale il cliente finale indica la potenza dell’impianto fotovoltaico, la marca dei moduli e degli inverter e la presenza di eventuali sistemi di accumulo, dovrà invece essere inviata a lavori ultimati.
complessivo non superiore a 10.000 euro ed è ripartita in 10 quote annuali di pari im‐ porto. In merito alle detrazioni del 65%, in‐ vece, la Legge le prevede per gli interventi atti ad aumentare l'efficienza energetica degli edifici esistenti quali, ad esempio, la riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento, il miglioramento termico dell’edificio (coibentazioni ‐ pavimenti – finestre, comprensive di infissi), l'installazione di pannelli solari e la sostituzione degli impianti di climatizza‐ zione invernale. E' infine confermata an‐ che la novità introdotta quest'anno che permetteva di detrarre anche le spese per tende da sole e caldaie a biomassa. M.T.
RELOADER Magazine - Novembre 2015
13
Storie di Riciclo
Marina Orlando “ le cose hanno tante possibilità ancora da esplorare ... “
RELOADER Magazine - Novembre 2015
14
Sono cresciuta in una famiglia che si può
con cui lavoravo, ma pronti a far bella
definire conservatrice. Nel senso che, per
mostra di se e a donare emozioni acco-
quanto aperti al cambiamento, i miei ge-
gliendo le mie immagini preferite.
nitori hanno insegnato a noi quattro figli
Nel mio mondo di oggi, fatto d’argilla,
a non gettar via, ma a conservare. Gli og-
non c’è riuso o recupero, a parte i mille
getti, conclusa un’esperienza, possono
attrezzi che spesso estrapolo da altri og-
essere messi a riposare in attesa che noi
getti destinati alla distruzione, ma nel
si inventi per loro una nuova vita. Così
mio habitat convivono cose che hanno
nella mia casa e in quelle dei miei fratelli
una vita passata. Il tavolo da disegno,
ogni tanto spunta fuori qualche brandel-
quello su cui la matita scivolava lungo
lo di passato, o meglio, si va a caccia di
il tecnigrafo, svestito della sua prote-
quel qualcosa che finalmente non solo si
zione, è il piano in legno perfetto per
recupera, ma è proprio necessario, sì
accogliere le mie mani e quelle di chi
proprio quello! Vecchie e belle maniglie
gioca con me, è bastata una rivernicia-
di un mobile che fu o la seduta di una
ta al piede e si è allegramente integra-
sedia comodissima da cui è stato difficile
to nell’ambiente. Caccia grossa ai vec-
separarsi. La mia casa è una specie di I-
chi sedili del mobile bar della casa al
sola Ecologica, scatole diverse racchiu-
mare dei miei genitori che, oggi rivestiti
dono mondi in attesa di nuove opportu-
di tessuto rosso, hanno preso il posto
nità. Per circa un decennio, prima di ap-
delle rigide sedute in legno dei seggiolini
prodare a quella che oggi è la mia pas-
del tavolo da disegno, la loro altezza
sione, la ceramica, la creatività ha trovato
permette un lavoro comodo.
sfogo e appagamento nel Découpage.
Sono allo studio due grossi secchi di
Vecchi innaffiatoi di metallo, scatole di
crocchette per cani destinati a diventare
biscotti, piatti ormai solitari e tavolini ab-
seggiolini
bandonati si sono rivestiti di nuovi colori,
Quando guardo le cose mi piace pensare
recuperati e ridonati a nuova vita, spesso
che hanno tante possibilità ancora da e-
non utilizzabili per la tecnica decorativa
splorare …
per il tavolo dei bambini.
Marina Orlando è un’abile creatrice di splendidi e originali manufatti in ceramica che promuove con il marchio MAVALÙ. (www.mavalu.it) Il suo laboratorio artistico è a Napoli al Vomero ed è frequentato da molte persone a cui Marina insegna la sua tecnica di lavorazione della ceramica. A lato è possibile apprezzare alcune sue creazioni. Marina Orlando è socia di EnterprisinGirls
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Marina Orlando “ le cose hanno tante possibilità ancora da esplorare ... “
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Sono cresciuta in una famiglia che si può
con cui lavoravo, ma pronti a far bella
definire conservatrice. Nel senso che, per
mostra di se e a donare emozioni acco-
quanto aperti al cambiamento, i miei ge-
gliendo le mie immagini preferite.
nitori hanno insegnato a noi quattro figli
Nel mio mondo di oggi, fatto d’argilla,
a non gettar via, ma a conservare. Gli og-
non c’è riuso o recupero, a parte i mille
getti, conclusa un’esperienza, possono
attrezzi che spesso estrapolo da altri og-
essere messi a riposare in attesa che noi
getti destinati alla distruzione, ma nel
si inventi per loro una nuova vita. Così
mio habitat convivono cose che hanno
nella mia casa e in quelle dei miei fratelli
una vita passata. Il tavolo da disegno,
ogni tanto spunta fuori qualche brandel-
quello su cui la matita scivolava lungo
lo di passato, o meglio, si va a caccia di
il tecnigrafo, svestito della sua prote-
quel qualcosa che finalmente non solo si
zione, è il piano in legno perfetto per
recupera, ma è proprio necessario, sì
accogliere le mie mani e quelle di chi
proprio quello! Vecchie e belle maniglie
gioca con me, è bastata una rivernicia-
di un mobile che fu o la seduta di una
ta al piede e si è allegramente integra-
sedia comodissima da cui è stato difficile
to nell’ambiente. Caccia grossa ai vec-
separarsi. La mia casa è una specie di I-
chi sedili del mobile bar della casa al
sola Ecologica, scatole diverse racchiu-
mare dei miei genitori che, oggi rivestiti
dono mondi in attesa di nuove opportu-
di tessuto rosso, hanno preso il posto
nità. Per circa un decennio, prima di ap-
delle rigide sedute in legno dei seggiolini
prodare a quella che oggi è la mia pas-
del tavolo da disegno, la loro altezza
sione, la ceramica, la creatività ha trovato
permette un lavoro comodo.
sfogo e appagamento nel Découpage.
Sono allo studio due grossi secchi di
Vecchi innaffiatoi di metallo, scatole di
crocchette per cani destinati a diventare
biscotti, piatti ormai solitari e tavolini ab-
seggiolini
bandonati si sono rivestiti di nuovi colori,
Quando guardo le cose mi piace pensare
recuperati e ridonati a nuova vita, spesso
che hanno tante possibilità ancora da e-
non utilizzabili per la tecnica decorativa
splorare …
per il tavolo dei bambini.
Marina Orlando è un’abile creatrice di splendidi e originali manufatti in ceramica che promuove con il marchio MAVALÙ. (www.mavalu.it) Il suo laboratorio artistico è a Napoli al Vomero ed è frequentato da molte persone a cui Marina insegna la sua tecnica di lavorazione della ceramica. A lato è possibile apprezzare alcune sue creazioni. Marina Orlando è socia di EnterprisinGirls
15
L’approccio ecosistemico e l’IPBES
RELOADER Magazine - Novembre 2015
16
Ambiente e società
di Sara Sozzo Sbarsi, Expert member ‐ IPBES
Gli ecosistemi, già a partire dagli anni settanta, sono stati considerati come fornitori di beni e servizi grazie ad una serie di funzioni legate all’interazione tra i componenti biotiche e abio‐ tiche. Le criticità ambientali che si sono verifica‐ te dopo i processi di deindustrializzazione han‐ no prodotto una crescente attenzione all'ecolo‐ gia legata soprattutto alla sua correlazione con i processi produttivi e ed economici. Questi stu‐ di sono stati inizialmente portati avanti da grup‐ pi di ricerca che operano nel contesto di movi‐ menti ambientalisti e in poco tempo si sono e‐ stesi a tutta la società compresa quella scientifi‐ ca, chiamando in causa anche l'attività agricola, in particolare, se si tratta di tipo estensivo e in‐ tensivo. All’Agricoltura sono attribuiti moltepli‐ ci esternalità sia negative che positive: già ini‐ ziando principalmente negli anni '90, attraverso l'introduzione di modelli di produzione più so‐ stenibili, è stato introdotto dal bioeconomista Robert Costanza il concetto di servizi ecosiste‐ mici (SE). I SE sono definiti come “i benefici per il benessere umano che derivano direttamente e indirettamente da funzioni ecosistemiche”.
Alcuni di questi servizi (Bolund P., Hunhammar S., 1999) non sono utilizzati direttamente dagli esseri umani, ma sono necessari per sostenere gli ecosistemi stessi. Questi servizi includono, ad esempio l'impollinazione delle piante e nu‐ trienti, ma la classifica è molto complessa, an‐ che se a volte può sembrare ovvia. La Sostenibi‐ lità economica, invece, può essere definita co‐ me la capacità di un sistema economico di ge‐ nerare una crescita sostenibile. La sostenibilità ambientale è la capacità di mantenere le risorse naturali e la possibilità dell'ecosistema di assor‐ bire e tollerare eventuali impatti ambientali. Sono le interrelazioni tra queste diverse dimen‐ sioni, economiche e ambientali, a rappresenta‐ re il problema principale nella traduzione di a‐ zioni e nella valutazione oggettiva della qualità ambientale. A questo punto sembra chiaro, co‐ me sancito da numerose dichiarazioni della Co‐ munità Economica Europea, che i territori con maggiore disponibilità di ES e con maggiore coinvolgimento in azioni concrete di sostenibili‐ tà ambientale, sono generalmente più resisten‐ ti e meno vulnerabili di fronte alle catastrofi na‐
ipbes è un organizzazione indipendente o organismo intergovernativo istituito per rafforzare l’interfaccia scienza‐politica per la biodiversità e servizi eco sistemici per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiver‐ sità, e il benessere umano a lungo termine. E’ stata fondata a Panama City il 21 aprile 2012 da 94 governi.
turali o agli ‘impatti negativi’. Il dibattito sul come misurare la qualità ed il valore economi‐ co dei servizi e beni offerti dalla natura per il raggiungimento del benessere umano è stato ed è proposto da gruppi di lavoro in tutto il mondo scientifico, sociale e politico a livello mondiale, ma i passi da svolgere sono an‐ cora lunghi e irti di insidie, soprattutto di carattere metodologico. I lavori su ES solitamente mettono in relazione il PIL di uno Stato con i valori economici dei beni e servizi “naturali” scontrandosi però con il pensiero storico politico di Robert Kennedy (18 marzo 1968), quando asseriva che il PIL (Prodotto Interno Lordo) non misura il benes‐ sere di un Paese, né la bellezza dei suoi paesag‐ gi. Certamente Galileo Galilei sosteneva che tutto è misurabile, basta renderlo tale, ma un indicatore per essere scientificamente valido deve essere oggettivo.
Quante volte ci siamo fermati davanti ad un paesaggio: non tutti abbiamo la stessa perce‐ zione, c’è chi preferisce lo skyline di New York a quello di Seattle e quindi poter creare un indi‐ catore di qualità di paesaggio diventa complica‐ to in quanto il metodo scientifico richiederebbe una mole elevata di dati per ottenere indicazio‐ ni oggettive. Definire questi concetti e misure di benessere, è uno dei traguardi della Piattaforma dell’IPBES (Intergovernmental Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) che si propone di for‐ nire una chiave di lettura ed interpretativa eco‐ nomica, politica e sociale dei servizi ecosistemi‐ ci con strumenti scientifici, permettendo ai go‐ verni di orientare le politiche ambientali e alla comunità scientifica di dialogare in modo tra‐ sversale. L’IPBES attraverso l’approccio ecosi‐ stemico misura e valuta con l’utilizzo di modelli e scenari.
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L’approccio ecosistemico e l’IPBES
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Ambiente e società
di Sara Sozzo Sbarsi, Expert member ‐ IPBES
Gli ecosistemi, già a partire dagli anni settanta, sono stati considerati come fornitori di beni e servizi grazie ad una serie di funzioni legate all’interazione tra i componenti biotiche e abio‐ tiche. Le criticità ambientali che si sono verifica‐ te dopo i processi di deindustrializzazione han‐ no prodotto una crescente attenzione all'ecolo‐ gia legata soprattutto alla sua correlazione con i processi produttivi e ed economici. Questi stu‐ di sono stati inizialmente portati avanti da grup‐ pi di ricerca che operano nel contesto di movi‐ menti ambientalisti e in poco tempo si sono e‐ stesi a tutta la società compresa quella scientifi‐ ca, chiamando in causa anche l'attività agricola, in particolare, se si tratta di tipo estensivo e in‐ tensivo. All’Agricoltura sono attribuiti moltepli‐ ci esternalità sia negative che positive: già ini‐ ziando principalmente negli anni '90, attraverso l'introduzione di modelli di produzione più so‐ stenibili, è stato introdotto dal bioeconomista Robert Costanza il concetto di servizi ecosiste‐ mici (SE). I SE sono definiti come “i benefici per il benessere umano che derivano direttamente e indirettamente da funzioni ecosistemiche”.
Alcuni di questi servizi (Bolund P., Hunhammar S., 1999) non sono utilizzati direttamente dagli esseri umani, ma sono necessari per sostenere gli ecosistemi stessi. Questi servizi includono, ad esempio l'impollinazione delle piante e nu‐ trienti, ma la classifica è molto complessa, an‐ che se a volte può sembrare ovvia. La Sostenibi‐ lità economica, invece, può essere definita co‐ me la capacità di un sistema economico di ge‐ nerare una crescita sostenibile. La sostenibilità ambientale è la capacità di mantenere le risorse naturali e la possibilità dell'ecosistema di assor‐ bire e tollerare eventuali impatti ambientali. Sono le interrelazioni tra queste diverse dimen‐ sioni, economiche e ambientali, a rappresenta‐ re il problema principale nella traduzione di a‐ zioni e nella valutazione oggettiva della qualità ambientale. A questo punto sembra chiaro, co‐ me sancito da numerose dichiarazioni della Co‐ munità Economica Europea, che i territori con maggiore disponibilità di ES e con maggiore coinvolgimento in azioni concrete di sostenibili‐ tà ambientale, sono generalmente più resisten‐ ti e meno vulnerabili di fronte alle catastrofi na‐
ipbes è un organizzazione indipendente o organismo intergovernativo istituito per rafforzare l’interfaccia scienza‐politica per la biodiversità e servizi eco sistemici per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiver‐ sità, e il benessere umano a lungo termine. E’ stata fondata a Panama City il 21 aprile 2012 da 94 governi.
turali o agli ‘impatti negativi’. Il dibattito sul come misurare la qualità ed il valore economi‐ co dei servizi e beni offerti dalla natura per il raggiungimento del benessere umano è stato ed è proposto da gruppi di lavoro in tutto il mondo scientifico, sociale e politico a livello mondiale, ma i passi da svolgere sono an‐ cora lunghi e irti di insidie, soprattutto di carattere metodologico. I lavori su ES solitamente mettono in relazione il PIL di uno Stato con i valori economici dei beni e servizi “naturali” scontrandosi però con il pensiero storico politico di Robert Kennedy (18 marzo 1968), quando asseriva che il PIL (Prodotto Interno Lordo) non misura il benes‐ sere di un Paese, né la bellezza dei suoi paesag‐ gi. Certamente Galileo Galilei sosteneva che tutto è misurabile, basta renderlo tale, ma un indicatore per essere scientificamente valido deve essere oggettivo.
Quante volte ci siamo fermati davanti ad un paesaggio: non tutti abbiamo la stessa perce‐ zione, c’è chi preferisce lo skyline di New York a quello di Seattle e quindi poter creare un indi‐ catore di qualità di paesaggio diventa complica‐ to in quanto il metodo scientifico richiederebbe una mole elevata di dati per ottenere indicazio‐ ni oggettive. Definire questi concetti e misure di benessere, è uno dei traguardi della Piattaforma dell’IPBES (Intergovernmental Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) che si propone di for‐ nire una chiave di lettura ed interpretativa eco‐ nomica, politica e sociale dei servizi ecosistemi‐ ci con strumenti scientifici, permettendo ai go‐ verni di orientare le politiche ambientali e alla comunità scientifica di dialogare in modo tra‐ sversale. L’IPBES attraverso l’approccio ecosi‐ stemico misura e valuta con l’utilizzo di modelli e scenari.
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FOCUS
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Stati Generali della Green Economy
Le imprese verdi crescono in Italia: il 42% ha scelto il green di Marina Melissari Le imprese italiane della green economy sono in Italia una realtà consistente in tutti i settori economici. Hanno resistito meglio delle altre alla crisi, esportano di più, vinco‐ no sul fatturato, hanno migliori aspettative per il 2015, sono soprattutto di dimensione piccola‐media (nell’agricoltura sono diffuse anche fra le grandi), sono guidate per lo più da ultraquarantenni e più delle altre sono al femminile. In Italia quasi un’impresa su due (il 42%) ha un orientamento green e i settori a maggiore densità di imprese che hanno fatto dell’ambiente un fattore di competiti‐ vità si trovano nei settori industria e agricol‐ tura. Lo rivela la Relazione della green eco‐ nomy in Italia, elaborata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, presentata il 3 novembre a Ecomondo nella sessione di
apertura degli Stati Generali della Green E‐ conomy, la due giorni riminese nel segno dell’economia sostenibile. Sostenibilità intesa come opportunità e non come freno; una possibilità reale se il siste‐ ma economico fa una revisione di sé, limi‐ tando al minimo il suo impatto e innescan‐ do meccanismi virtuosi di circolarità e valo‐ rizzazione delle risorse ambientali. Questi i presupposti alla base della green economy e di quanto pronunciato nella Relazione, che è articolata in tre parti: la prima presen‐ ta i risultati di un’indagine sulle imprese del‐ la green economy in Italia, la seconda dise‐ gna un quadro delle tematiche strategiche per la green economy e la terza fornisce dati e spunti internazionali. Nella prima par‐ te sono prese in esame le aziende che pro‐
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ducono beni o servizi ambientali (core green) e quelle che hanno adottato modelli green di gestione (go green) in quattro settori: indu‐ stria, agricoltura, edilizia, commercio‐servizi. Le imprese core green rappresentano il 27% delle imprese italiane. Tra i settori, il maggior numero di imprese core green si registra in agricoltura (40,6%), nell’industria (35,4%), nell’edilizia (38,8%), dove ormai sono tante le aziende specializzate in riqualificazioni energe‐ tiche o soluzioni per la bioedilizia. Per le go green, che rappresentano il 14,5% del totale delle imprese italiane, il numero più alto si tro‐ va nell’industria (25,8%), mentre l’agricoltura rappresenta il 15,5%. “Questa Relazione – ha osservato Edo Ronchi, del Consiglio Nazionale della Green Economy – fa toccare con mano la consistente dimensione ormai raggiunta dalle imprese green. Sono numerose, sono innovative e hanno saputo meglio delle altre reagire alla crisi: nel 2014 hanno anche vinto la gara di fattu‐ rato ed export rispetto alle aziende dell’economia tradizionale”. Infatti, nella rela‐ zione si legge che le imprese Core Green (21,7%) e Go Green (22,1%) che hanno aumentato il fat‐ turato nel 2014 sono state il doppio delle altre imprese (10,2%). Nel settore commercio e alberghiero (1,42 mi‐ lioni di imprese e 5 milioni di occupati nel 2014), le imprese a indirizzo green, sommando le core green e le go green, raggiungono il 29,5%. Nel settore dei servizi (1,67 milioni di imprese e 6,3 milioni di occupati nel 2014), che comprende trasporti e logistica, servizi di in‐ formazione e comunicazione, servizi finanziari e assicurativi, attività immobiliari, noleggio, agenzie di viaggio etc, le imprese a indirizzo green cominciano ad avere una certa consi‐ stenza con un 25,2%. Guardando il profilo di impresa e imprenditore green, emerge che la forma societaria predo‐ minante è la SRL o la SPA, si scopre che l’imprenditore verde è in prevalenza maschio, anche se la presenza femminile è più consi‐ stente nelle imprese green (il 24% contro il
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20,9% nelle imprese tradizionali) e a sorpresa risulta che il verde si addice di più agli impren‐ ditori tra i 40 e i 59 anni e che c’è addirittura un boom di ultrasessantenni nelle imprese core green (44% del totale). Le imprese green poi vincono sul fatturato: sono, infatti, più del 21% quelle che hanno visto aumentare il fattu‐ rato nel 2014 contro il 10,2% delle altre imprese. Anche sulle esportazioni è premiato il verde: le core green che esportano sono il 19,8%, le go green addirittura il 26,5% contro il 12% delle al‐ tre.
I temi strategici e l’occupazione Osservando i vari settori della green economy, emerge che la crisi delle rinnovabili ha prodot‐ to serie implicazioni occupazionali. Nel 2014 in Italia c’è stato, infatti, un crollo del 71% degli investimenti in rinnovabili provocato dal taglio retroattivo degli incentivi che segue un rallen‐ tamento già verificatosi nel 2013. Già nel 2013 l’Italia, con circa 95 mila occupati diretti e indi‐ retti, aveva fatto segnare un saldo negativo rispetto al 2011 di ben 27 mila posti di lavoro (‐ 22%). È il fotovoltaico ad avere la performance peggiore rispetto al 2011 (‐82%), seguito dai biocombustibili (‐40%). Non è disponibile anco‐ ra il dato del 2014, ma, considerato il crollo dei
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Stati Generali della Green Economy
Le imprese verdi crescono in Italia: il 42% ha scelto il green di Marina Melissari Le imprese italiane della green economy sono in Italia una realtà consistente in tutti i settori economici. Hanno resistito meglio delle altre alla crisi, esportano di più, vinco‐ no sul fatturato, hanno migliori aspettative per il 2015, sono soprattutto di dimensione piccola‐media (nell’agricoltura sono diffuse anche fra le grandi), sono guidate per lo più da ultraquarantenni e più delle altre sono al femminile. In Italia quasi un’impresa su due (il 42%) ha un orientamento green e i settori a maggiore densità di imprese che hanno fatto dell’ambiente un fattore di competiti‐ vità si trovano nei settori industria e agricol‐ tura. Lo rivela la Relazione della green eco‐ nomy in Italia, elaborata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, presentata il 3 novembre a Ecomondo nella sessione di
apertura degli Stati Generali della Green E‐ conomy, la due giorni riminese nel segno dell’economia sostenibile. Sostenibilità intesa come opportunità e non come freno; una possibilità reale se il siste‐ ma economico fa una revisione di sé, limi‐ tando al minimo il suo impatto e innescan‐ do meccanismi virtuosi di circolarità e valo‐ rizzazione delle risorse ambientali. Questi i presupposti alla base della green economy e di quanto pronunciato nella Relazione, che è articolata in tre parti: la prima presen‐ ta i risultati di un’indagine sulle imprese del‐ la green economy in Italia, la seconda dise‐ gna un quadro delle tematiche strategiche per la green economy e la terza fornisce dati e spunti internazionali. Nella prima par‐ te sono prese in esame le aziende che pro‐
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ducono beni o servizi ambientali (core green) e quelle che hanno adottato modelli green di gestione (go green) in quattro settori: indu‐ stria, agricoltura, edilizia, commercio‐servizi. Le imprese core green rappresentano il 27% delle imprese italiane. Tra i settori, il maggior numero di imprese core green si registra in agricoltura (40,6%), nell’industria (35,4%), nell’edilizia (38,8%), dove ormai sono tante le aziende specializzate in riqualificazioni energe‐ tiche o soluzioni per la bioedilizia. Per le go green, che rappresentano il 14,5% del totale delle imprese italiane, il numero più alto si tro‐ va nell’industria (25,8%), mentre l’agricoltura rappresenta il 15,5%. “Questa Relazione – ha osservato Edo Ronchi, del Consiglio Nazionale della Green Economy – fa toccare con mano la consistente dimensione ormai raggiunta dalle imprese green. Sono numerose, sono innovative e hanno saputo meglio delle altre reagire alla crisi: nel 2014 hanno anche vinto la gara di fattu‐ rato ed export rispetto alle aziende dell’economia tradizionale”. Infatti, nella rela‐ zione si legge che le imprese Core Green (21,7%) e Go Green (22,1%) che hanno aumentato il fat‐ turato nel 2014 sono state il doppio delle altre imprese (10,2%). Nel settore commercio e alberghiero (1,42 mi‐ lioni di imprese e 5 milioni di occupati nel 2014), le imprese a indirizzo green, sommando le core green e le go green, raggiungono il 29,5%. Nel settore dei servizi (1,67 milioni di imprese e 6,3 milioni di occupati nel 2014), che comprende trasporti e logistica, servizi di in‐ formazione e comunicazione, servizi finanziari e assicurativi, attività immobiliari, noleggio, agenzie di viaggio etc, le imprese a indirizzo green cominciano ad avere una certa consi‐ stenza con un 25,2%. Guardando il profilo di impresa e imprenditore green, emerge che la forma societaria predo‐ minante è la SRL o la SPA, si scopre che l’imprenditore verde è in prevalenza maschio, anche se la presenza femminile è più consi‐ stente nelle imprese green (il 24% contro il
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20,9% nelle imprese tradizionali) e a sorpresa risulta che il verde si addice di più agli impren‐ ditori tra i 40 e i 59 anni e che c’è addirittura un boom di ultrasessantenni nelle imprese core green (44% del totale). Le imprese green poi vincono sul fatturato: sono, infatti, più del 21% quelle che hanno visto aumentare il fattu‐ rato nel 2014 contro il 10,2% delle altre imprese. Anche sulle esportazioni è premiato il verde: le core green che esportano sono il 19,8%, le go green addirittura il 26,5% contro il 12% delle al‐ tre.
I temi strategici e l’occupazione Osservando i vari settori della green economy, emerge che la crisi delle rinnovabili ha prodot‐ to serie implicazioni occupazionali. Nel 2014 in Italia c’è stato, infatti, un crollo del 71% degli investimenti in rinnovabili provocato dal taglio retroattivo degli incentivi che segue un rallen‐ tamento già verificatosi nel 2013. Già nel 2013 l’Italia, con circa 95 mila occupati diretti e indi‐ retti, aveva fatto segnare un saldo negativo rispetto al 2011 di ben 27 mila posti di lavoro (‐ 22%). È il fotovoltaico ad avere la performance peggiore rispetto al 2011 (‐82%), seguito dai biocombustibili (‐40%). Non è disponibile anco‐ ra il dato del 2014, ma, considerato il crollo dei
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nuovi impianti, è realistico at‐ tendersi anche un ulteriore for‐ te calo dell’occupazione. Ci sono anche settori in cui, tuttavia, l’occupazione è in crescita, co‐ me nell’efficienza energetica. Grazie al bonus, dal 2006 al 2013, le domande per detrazioni destinate alla riqualificazione energetica sono state 1,88 milio‐ ni per un importo di ben 22 mi‐ liardi di euro di interventi. In me‐ dia sono stati occupati 40 mila addetti diretti ogni anno nella riqualificazione energetica (60 mila considerando l’indotto), con un aumento nel 2014 di 48 mila occupati diretti, che arriva‐ no a 72 mila incluso l’indotto. Un piccolo boom occupazionale è stato registrato anche nel setto‐ re delle due ruote, dove si con‐ tano oltre 22 mila addetti che si ripartiscono in diversi settori d’impiego, tra cui il più impor‐ tante è quello del turismo cicla‐ bile che da solo ha attivato nel 2014 il 62% dei posti di lavoro. La Relazione, infine, segnala la positiva riduzione delle emissio‐ ni di gas serra, ma anche l’aggravamento del dissesto i‐ drogeologico prodotto dal cam‐ biamento climatico, le tendenze positive verso un circular eco‐ nomy, ma anche i molti ritardi come nell’eco‐innovazione, gli importanti progressi compiuti dall’agricoltura di qualità ecolo‐ gica, mentre nella mobilità i se‐ gni di cambiamento sono anco‐ ra insufficienti e il quadro com‐ plessivo resta carente. M. M.
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23 proposte per colorare di verde la ripresa Dalle detrazioni fiscali alle imprese che investono in eco‐innovazione al bonus di 400 euro per chi rottama l’auto senza comprarne una nuova. Ronchi: “Così si qualifica la ripresa verso la green economy”. Un percorso in 23 “tappe” per colorare di verde la ripresa economica in Italia. Sono, infatti, tante le proposte contenute nel do‐ cumento di policy recommendation inviate al Ministro dell’Ambiente e al Ministro dello Sviluppo Economico, elaborate dai Gruppi di Lavoro tematici del Consiglio Nazionale della Green Economy. Otto i settori strategici all’interno dei quali si sviluppano le 23 propo‐ ste: eco‐innovazione e start up; capitale na‐ turale; energia e clima; agricoltura e alimen‐ tazione; tutela delle acque e dissesto idroge‐ ologico; materiali, rifiuti ed economia circola‐ re; mobilità sostenibile; fondi europei. Tra le
Nel 2013 le rinnovabili in Italia sono diventate (37,2%) la prima fonte per produrre elettricità, ma ora le rinnovabili sono in forte difficoltà: la nuova potenza elettrica da rin‐ novabili installata in Italia è crollata: da 11.114 nuovi MW nel 2011 a soli 675 MW installati nel 2014 e il calo sta pro‐ seguendo anche nel 2015. Se non si cambia questo trend non si raggiungeranno i nuovi obiettivi europei per il cli‐ ma.
Buoni i risultati degli interventi per l’efficienza energetica, ma ancora ampi i margini di miglioramento negli edifici, nei trasporti e nelle imprese.
Buona la riduzione dei gas serra. 1990‐2014: ‐21%. Sono calate prima e più del PIL, per il miglioramento dell’intensità carbonica, prodotto dallo sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. MA AT‐ TENZIONE AL FUTURO: la crescita economica in atto e il blocco della crescita delle rinnovabili potrebbe far peggio‐ rare la situazione delle emissioni di gas serra.
L’Italia è un Paese riciclone: ricicla 84 milioni di tonnellate di rifiuti (Dati ISPRA), ma ci sono notevoli margini di mi‐ glioramento e aumento del riciclo: oltre 9 milioni di ton‐ nellate di RU vanno ancora in discarica e in alcune Regioni una parte molto importante va ancora in discarica.
Verso la Circular Economy: positivo il trend nell’uso effi‐ ciente delle risorse, più marcato in Italia rispetto alla me‐ dia europea.
ECO INNOVAZIONE. Durante la recessione, 2008‐2014, sono cresciuti i prodotti con etichetta ecologica Ecolabel (+ 407%) e le registrazioni EMAS (+ 60%). Ma la spesa pubblica nella ricerca a fini ambientali è troppo bassa: tra i Paesi analizzati l'Italia, che investe un terzo della capoli‐ sta Finlandia, è al settimo posto dopo Germania, Svezia, Danimarca, Francia e Austria.
MOBILITA’ SOSTENIBILE Segni di cambiamento, ma con un quadro gene‐ rale ancora carente: l’utilizzo nei trasporti di elettricità e carburanti a minor impatto ambientale è cresciuto dal 6,6% nel 1990 al 12,6% nel 2014 (principalmente di Gpl e metano);
le emissioni di gas serra nei trasporti sono rima‐ ste ai livelli del 1990, a fronte di una riduzione di oltre il 20% degli altri settori;
Gli investimenti in opere strategiche sono forte‐ mente sbilanciati sulla mobilità extra‐urbana: su un totale di 271 miliardi di euro, solo il 12% è dedicato alla mobilità urbana;
I trasferimenti dello Stato per i trasporti pubblici locali sono stati ridotti del 12% dal 2010 al 2012, quelli per l’acquisto di nuovi autobus sono calati del 95% dal quadriennio 1997‐2001 al quadrien‐ nio 2012‐2015.
proposte inviate al Governo un green bonus per supportare le start up, agevolazioni fi‐ scali per le imprese che investono in eco‐ innovazione; strumenti finanziari innovati‐ vi e di mercato da utilizzare per i servizi eco‐sistemici, un piano di azione nazionale per l’energia e il clima, il rilancio dell’occupazione giovanile in agricoltura attraverso agevolazioni fiscali e creditizie con accesso al microcredito, un piano di adattamento climatico contro il dissesto idrogeologico, la promozione dell’economia circolare, un indirizzo green nell’utilizzo dei fondi europei e detrazioni fiscali per incenti‐ vare la sharing mobility. Questa proposta, in particolare, prevede la detrazione fiscale al 19% delle spese sostenute ogni anno dai cit‐ tadini per l’utilizzo di sistemi per la sharing mobility (car sharing, bike sharing, car poo‐ ling) e l’attribuzione ai cittadini che rottama‐ no un’auto e non ne acquistano un’altra di un bonus annuale di 400 euro (per 5 anni) per l’utilizzo di sistemi di sharing mobility. Nel documento non manca un lungo capito‐ lo dedicato alla fiscalità ecologia e in partico‐ lare a una tassa sul carbonio, da introdurre da qui al 2020, applicata inizialmente alle ac‐ cise di benzina e gasolio e successivamente anche ad altri settori con importi crescenti. La tassa dovrebbe riguardare anche il carbo‐ nio relativo ai prodotti di importazione (border tax) con gli stessi livelli di tassazione della carbon tax dei prodotti nazionali. Con l’introduzione della carbon tax si do‐ vrebbe alleggerire il prelievo fiscale dalle im‐ prese e dal lavoro. Un’operazione quindi che lascia invariato il prelievo fiscale. M. M.
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nuovi impianti, è realistico at‐ tendersi anche un ulteriore for‐ te calo dell’occupazione. Ci sono anche settori in cui, tuttavia, l’occupazione è in crescita, co‐ me nell’efficienza energetica. Grazie al bonus, dal 2006 al 2013, le domande per detrazioni destinate alla riqualificazione energetica sono state 1,88 milio‐ ni per un importo di ben 22 mi‐ liardi di euro di interventi. In me‐ dia sono stati occupati 40 mila addetti diretti ogni anno nella riqualificazione energetica (60 mila considerando l’indotto), con un aumento nel 2014 di 48 mila occupati diretti, che arriva‐ no a 72 mila incluso l’indotto. Un piccolo boom occupazionale è stato registrato anche nel setto‐ re delle due ruote, dove si con‐ tano oltre 22 mila addetti che si ripartiscono in diversi settori d’impiego, tra cui il più impor‐ tante è quello del turismo cicla‐ bile che da solo ha attivato nel 2014 il 62% dei posti di lavoro. La Relazione, infine, segnala la positiva riduzione delle emissio‐ ni di gas serra, ma anche l’aggravamento del dissesto i‐ drogeologico prodotto dal cam‐ biamento climatico, le tendenze positive verso un circular eco‐ nomy, ma anche i molti ritardi come nell’eco‐innovazione, gli importanti progressi compiuti dall’agricoltura di qualità ecolo‐ gica, mentre nella mobilità i se‐ gni di cambiamento sono anco‐ ra insufficienti e il quadro com‐ plessivo resta carente. M. M.
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23 proposte per colorare di verde la ripresa Dalle detrazioni fiscali alle imprese che investono in eco‐innovazione al bonus di 400 euro per chi rottama l’auto senza comprarne una nuova. Ronchi: “Così si qualifica la ripresa verso la green economy”. Un percorso in 23 “tappe” per colorare di verde la ripresa economica in Italia. Sono, infatti, tante le proposte contenute nel do‐ cumento di policy recommendation inviate al Ministro dell’Ambiente e al Ministro dello Sviluppo Economico, elaborate dai Gruppi di Lavoro tematici del Consiglio Nazionale della Green Economy. Otto i settori strategici all’interno dei quali si sviluppano le 23 propo‐ ste: eco‐innovazione e start up; capitale na‐ turale; energia e clima; agricoltura e alimen‐ tazione; tutela delle acque e dissesto idroge‐ ologico; materiali, rifiuti ed economia circola‐ re; mobilità sostenibile; fondi europei. Tra le
Nel 2013 le rinnovabili in Italia sono diventate (37,2%) la prima fonte per produrre elettricità, ma ora le rinnovabili sono in forte difficoltà: la nuova potenza elettrica da rin‐ novabili installata in Italia è crollata: da 11.114 nuovi MW nel 2011 a soli 675 MW installati nel 2014 e il calo sta pro‐ seguendo anche nel 2015. Se non si cambia questo trend non si raggiungeranno i nuovi obiettivi europei per il cli‐ ma.
Buoni i risultati degli interventi per l’efficienza energetica, ma ancora ampi i margini di miglioramento negli edifici, nei trasporti e nelle imprese.
Buona la riduzione dei gas serra. 1990‐2014: ‐21%. Sono calate prima e più del PIL, per il miglioramento dell’intensità carbonica, prodotto dallo sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. MA AT‐ TENZIONE AL FUTURO: la crescita economica in atto e il blocco della crescita delle rinnovabili potrebbe far peggio‐ rare la situazione delle emissioni di gas serra.
L’Italia è un Paese riciclone: ricicla 84 milioni di tonnellate di rifiuti (Dati ISPRA), ma ci sono notevoli margini di mi‐ glioramento e aumento del riciclo: oltre 9 milioni di ton‐ nellate di RU vanno ancora in discarica e in alcune Regioni una parte molto importante va ancora in discarica.
Verso la Circular Economy: positivo il trend nell’uso effi‐ ciente delle risorse, più marcato in Italia rispetto alla me‐ dia europea.
ECO INNOVAZIONE. Durante la recessione, 2008‐2014, sono cresciuti i prodotti con etichetta ecologica Ecolabel (+ 407%) e le registrazioni EMAS (+ 60%). Ma la spesa pubblica nella ricerca a fini ambientali è troppo bassa: tra i Paesi analizzati l'Italia, che investe un terzo della capoli‐ sta Finlandia, è al settimo posto dopo Germania, Svezia, Danimarca, Francia e Austria.
MOBILITA’ SOSTENIBILE Segni di cambiamento, ma con un quadro gene‐ rale ancora carente: l’utilizzo nei trasporti di elettricità e carburanti a minor impatto ambientale è cresciuto dal 6,6% nel 1990 al 12,6% nel 2014 (principalmente di Gpl e metano);
le emissioni di gas serra nei trasporti sono rima‐ ste ai livelli del 1990, a fronte di una riduzione di oltre il 20% degli altri settori;
Gli investimenti in opere strategiche sono forte‐ mente sbilanciati sulla mobilità extra‐urbana: su un totale di 271 miliardi di euro, solo il 12% è dedicato alla mobilità urbana;
I trasferimenti dello Stato per i trasporti pubblici locali sono stati ridotti del 12% dal 2010 al 2012, quelli per l’acquisto di nuovi autobus sono calati del 95% dal quadriennio 1997‐2001 al quadrien‐ nio 2012‐2015.
proposte inviate al Governo un green bonus per supportare le start up, agevolazioni fi‐ scali per le imprese che investono in eco‐ innovazione; strumenti finanziari innovati‐ vi e di mercato da utilizzare per i servizi eco‐sistemici, un piano di azione nazionale per l’energia e il clima, il rilancio dell’occupazione giovanile in agricoltura attraverso agevolazioni fiscali e creditizie con accesso al microcredito, un piano di adattamento climatico contro il dissesto idrogeologico, la promozione dell’economia circolare, un indirizzo green nell’utilizzo dei fondi europei e detrazioni fiscali per incenti‐ vare la sharing mobility. Questa proposta, in particolare, prevede la detrazione fiscale al 19% delle spese sostenute ogni anno dai cit‐ tadini per l’utilizzo di sistemi per la sharing mobility (car sharing, bike sharing, car poo‐ ling) e l’attribuzione ai cittadini che rottama‐ no un’auto e non ne acquistano un’altra di un bonus annuale di 400 euro (per 5 anni) per l’utilizzo di sistemi di sharing mobility. Nel documento non manca un lungo capito‐ lo dedicato alla fiscalità ecologia e in partico‐ lare a una tassa sul carbonio, da introdurre da qui al 2020, applicata inizialmente alle ac‐ cise di benzina e gasolio e successivamente anche ad altri settori con importi crescenti. La tassa dovrebbe riguardare anche il carbo‐ nio relativo ai prodotti di importazione (border tax) con gli stessi livelli di tassazione della carbon tax dei prodotti nazionali. Con l’introduzione della carbon tax si do‐ vrebbe alleggerire il prelievo fiscale dalle im‐ prese e dal lavoro. Un’operazione quindi che lascia invariato il prelievo fiscale. M. M.
RELOADER Magazine - Novembre 2015
Riciclabile, passiva e low cost: è la casa del futuro Il costo? 37.000 Euro
E’ una vera rivoluzione nel mondo dell’abitazione. Questo nuovo tipo di casa, sviluppata in Francia dalla Po‐ pUp House di Aix‐en‐Provence, si co‐ struisce a moduli, come le strutture realizzate con i mattoncini Lego, non costa più di 37.000 Euro in materiali di struttura, ovvero meno di 250 € al me‐ tro quadro ed è possibile montarla in soli 4 giorni. Oltre ad essere ecologi‐ ca, la casa consente anche di rispar‐ miare energia e fare economia sul ri‐ scaldamento, poiché fa parte delle ca‐ se dette “passive”: è il 90% meglio i‐ solata dalla maggior parte delle co‐ struzioni e il 50% meglio isolata di tut‐ te le nuove costruzioni. Palma Maranò Ulteriori informazioni sul sito ufficiale: www.popup‐house.com.
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RELOADER Magazine - Novembre 2015
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Riciclabile, passiva e low cost: è la casa del futuro Il costo? 37.000 Euro
E’ una vera rivoluzione nel mondo dell’abitazione. Questo nuovo tipo di casa, sviluppata in Francia dalla Po‐ pUp House di Aix‐en‐Provence, si co‐ struisce a moduli, come le strutture realizzate con i mattoncini Lego, non costa più di 37.000 Euro in materiali di struttura, ovvero meno di 250 € al me‐ tro quadro ed è possibile montarla in soli 4 giorni. Oltre ad essere ecologi‐ ca, la casa consente anche di rispar‐ miare energia e fare economia sul ri‐ scaldamento, poiché fa parte delle ca‐ se dette “passive”: è il 90% meglio i‐ solata dalla maggior parte delle co‐ struzioni e il 50% meglio isolata di tut‐ te le nuove costruzioni. Palma Maranò Ulteriori informazioni sul sito ufficiale: www.popup‐house.com.
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RELOADER Magazine - Novembre 2015
Dopo il successo dell’ultima edizione torna a Milano la due giorni di incontro tra domanda e offerta di logistica e trasporto, il MEETING TRANSPORT & LOGISTICS, giunto alla sua ventiduesima edizione, in contemporanea con LOGISTIKA Meeting. La convention
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d’affari su Trasporto, Logistica e Supply Chain Management per il mercato nazionale è un evento ormai consolidato nel panorama degli appuntamenti dedicati ai decisionali della logistica: nelle prestigiose sale del Mar‐ riott di MILANO si svolgono 2000 appunta‐
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menti individuali d’affari tra i Direttori Logisti‐ ca delle più importanti aziende italiane e le So‐ cietà più qualificate del momento in grado di fornire soluzioni competitive nei Trasporti e Logistica Distributiva, Servizi di Logistica, Supply Chain Management e Movimentazione
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industriale. Dedicato a tutti i decisionali che hanno sempre meno tempo per iniziative ou‐ tdoor, l’appuntamento di MILANO 2016 è strutturato su due giornate a porte chiuse di incontri one‐to‐one e conferenze di estrema attualità. L’obiettivo principale dell’evento è mettere direttamente in contatto al più alto livello manageriale la Domanda e l’Offerta per mezzo di appuntamenti mirati e senza perdite di tempo. Gli incontri vengono selezionati pri‐ ma della manifestazione dagli stessi parteci‐ panti, ricavando così per ognuno un notevole beneficio tempo‐costo‐contatto lontano dal caos dei saloni espositivi.
L’evento ha il patrocinio di
METODOLOGIA ORGANIZZATIVA La Scheda di Registrazione Ogni partecipante compila all’atto della regi‐ strazione una scheda informativa che gli per‐ mette di presentare la propria società e indi‐ care le soluzioni ricercate o evidenziare le competenze proposte. Il Dossier Tecnico E’ il documento indispensabile che raccoglie
in maniera dettagliata le informazioni essen‐ ziali per la corretta scelta degli appuntamen‐ ti. Raggruppa le presentazioni di ogni società e viene inviato a tutti i partecipanti 15 giorni prima della convention. La Scelta Sulla base del dossier tecnico ricevuto, ogni partecipante seleziona personalmente gli interlocutori della controparte che desidera
incontrare durante la convention con un ap‐ puntamento privato e confidenziale della du‐ rata media di 30 minuti. Il Planning Dopo aver ricevuto le scelte effettuate da ogni partecipante, il nostro centro informatico ela‐ bora il piano individuale di incontri per ciascun iscritto, redatto secondo le preferenze indica‐ te e le proprie disponibilità di orario.
L’evento è organizzato da Meeting International, società leader specia‐ lizzata nell’organizzazione di eventi b2b con appuntamenti programmati. Per ulteriori informazioni contattare: Segreteria Organizzativa 22mo MEETING TRANSPORT & LOGISTICS – LOGISTIKA MEETING Telefono: 011.19466802 Email: meeting@miev.it; Web Site: www.meetingtransport.com
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Dopo il successo dell’ultima edizione torna a Milano la due giorni di incontro tra domanda e offerta di logistica e trasporto, il MEETING TRANSPORT & LOGISTICS, giunto alla sua ventiduesima edizione, in contemporanea con LOGISTIKA Meeting. La convention
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d’affari su Trasporto, Logistica e Supply Chain Management per il mercato nazionale è un evento ormai consolidato nel panorama degli appuntamenti dedicati ai decisionali della logistica: nelle prestigiose sale del Mar‐ riott di MILANO si svolgono 2000 appunta‐
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menti individuali d’affari tra i Direttori Logisti‐ ca delle più importanti aziende italiane e le So‐ cietà più qualificate del momento in grado di fornire soluzioni competitive nei Trasporti e Logistica Distributiva, Servizi di Logistica, Supply Chain Management e Movimentazione
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industriale. Dedicato a tutti i decisionali che hanno sempre meno tempo per iniziative ou‐ tdoor, l’appuntamento di MILANO 2016 è strutturato su due giornate a porte chiuse di incontri one‐to‐one e conferenze di estrema attualità. L’obiettivo principale dell’evento è mettere direttamente in contatto al più alto livello manageriale la Domanda e l’Offerta per mezzo di appuntamenti mirati e senza perdite di tempo. Gli incontri vengono selezionati pri‐ ma della manifestazione dagli stessi parteci‐ panti, ricavando così per ognuno un notevole beneficio tempo‐costo‐contatto lontano dal caos dei saloni espositivi.
L’evento ha il patrocinio di
METODOLOGIA ORGANIZZATIVA La Scheda di Registrazione Ogni partecipante compila all’atto della regi‐ strazione una scheda informativa che gli per‐ mette di presentare la propria società e indi‐ care le soluzioni ricercate o evidenziare le competenze proposte. Il Dossier Tecnico E’ il documento indispensabile che raccoglie
in maniera dettagliata le informazioni essen‐ ziali per la corretta scelta degli appuntamen‐ ti. Raggruppa le presentazioni di ogni società e viene inviato a tutti i partecipanti 15 giorni prima della convention. La Scelta Sulla base del dossier tecnico ricevuto, ogni partecipante seleziona personalmente gli interlocutori della controparte che desidera
incontrare durante la convention con un ap‐ puntamento privato e confidenziale della du‐ rata media di 30 minuti. Il Planning Dopo aver ricevuto le scelte effettuate da ogni partecipante, il nostro centro informatico ela‐ bora il piano individuale di incontri per ciascun iscritto, redatto secondo le preferenze indica‐ te e le proprie disponibilità di orario.
L’evento è organizzato da Meeting International, società leader specia‐ lizzata nell’organizzazione di eventi b2b con appuntamenti programmati. Per ulteriori informazioni contattare: Segreteria Organizzativa 22mo MEETING TRANSPORT & LOGISTICS – LOGISTIKA MEETING Telefono: 011.19466802 Email: meeting@miev.it; Web Site: www.meetingtransport.com
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La Mobilità Sostenibile nei centri urbani
La rivoluzione è già nelle nostre città di Massimo Marciani Presidente FIT Consulting S.r.l.
La mobilità delle persone e delle merci è largamente riconosciuta quale pre‐ supposto imprescindibile per la crescita economica e lo sviluppo della società, elemento strategico per lo sviluppo competitivo di città e regioni e diritto fondamentale delle collettività. Nel
contesto europeo i trasporti di merci e di persone costituiscono uno dei settori economici più rilevanti ma, anche, uno dei principali fattori di deterioramento della qualità ambientale e della vivibili‐ tà, soprattutto nelle grandi aree urba‐ ne: inquinamento atmosferico e acusti‐
co, consumo di fonti energetiche non rinnovabili, consumo di suolo, congestione, incidentalità sono tra i principali costi ambientali connessi ai trasporti. In questo contesto i mezzi di tra‐ sporto (merci e persone) circolanti costituiscono la principale fonte di emissioni di PM10 e PM2.5, le cosid‐ dette polveri sottili che sono larga‐ mente riconosciuti agenti inquinanti estremamente dannosi alla salute. La quota delle emissioni di CO2 ri‐ conducibili ai trasporti in Italia è su‐ periore sia alla media dei 15 Paesi dell’Unione Europea sia ai valori na‐ zionali di Germania e Regno Unito. C’è dunque una reale esigenza d’integrare le politiche di gestione
RELOADER Magazine Inserto n.10/2015
del traffico con quelle di gestione della qualità dell’aria e di una piani‐ ficazione integrata delle azioni e delle misure che coinvolga tutti gli attori portatori d’interesse. E’ ormai evidente la necessità di sviluppare nuove forme di accessibilità ai cen‐ tri cittadini ‐ con particolare atten‐ zione alle città d’arte ed alle aree con vocazione turistica ‐ in modo da ottimizzare gli spostamenti con‐ temporaneamente favorendo l’utilizzo di veicoli con elevati stan‐ dard di eco‐sostenibilità. In tale contesto la mobilità delle merci gioca senza dubbio un ruolo di primo piano per lo sviluppo loca‐ le se percepita come opportunità di sviluppo e non come problema am‐
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La Mobilità Sostenibile nei centri urbani
La rivoluzione è già nelle nostre città di Massimo Marciani Presidente FIT Consulting S.r.l.
La mobilità delle persone e delle merci è largamente riconosciuta quale pre‐ supposto imprescindibile per la crescita economica e lo sviluppo della società, elemento strategico per lo sviluppo competitivo di città e regioni e diritto fondamentale delle collettività. Nel
contesto europeo i trasporti di merci e di persone costituiscono uno dei settori economici più rilevanti ma, anche, uno dei principali fattori di deterioramento della qualità ambientale e della vivibili‐ tà, soprattutto nelle grandi aree urba‐ ne: inquinamento atmosferico e acusti‐
co, consumo di fonti energetiche non rinnovabili, consumo di suolo, congestione, incidentalità sono tra i principali costi ambientali connessi ai trasporti. In questo contesto i mezzi di tra‐ sporto (merci e persone) circolanti costituiscono la principale fonte di emissioni di PM10 e PM2.5, le cosid‐ dette polveri sottili che sono larga‐ mente riconosciuti agenti inquinanti estremamente dannosi alla salute. La quota delle emissioni di CO2 ri‐ conducibili ai trasporti in Italia è su‐ periore sia alla media dei 15 Paesi dell’Unione Europea sia ai valori na‐ zionali di Germania e Regno Unito. C’è dunque una reale esigenza d’integrare le politiche di gestione
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del traffico con quelle di gestione della qualità dell’aria e di una piani‐ ficazione integrata delle azioni e delle misure che coinvolga tutti gli attori portatori d’interesse. E’ ormai evidente la necessità di sviluppare nuove forme di accessibilità ai cen‐ tri cittadini ‐ con particolare atten‐ zione alle città d’arte ed alle aree con vocazione turistica ‐ in modo da ottimizzare gli spostamenti con‐ temporaneamente favorendo l’utilizzo di veicoli con elevati stan‐ dard di eco‐sostenibilità. In tale contesto la mobilità delle merci gioca senza dubbio un ruolo di primo piano per lo sviluppo loca‐ le se percepita come opportunità di sviluppo e non come problema am‐
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bientale. Ma cosa manca al nostro Pae‐ se perché si avvii una politica di rinno‐ vamento e sviluppo delle città? Le città non solo rappresentano il nodo attor‐ no a cui si intrecciano le emergenze ambientali e sociali ma possono essere anche lo scenario in cui mettere in atto soluzioni possibili e praticabili. Il tema della distribuzione urbana è di‐ venuto quindi un argomento strategi‐ co. In questi ultimi anni infatti la sensi‐ bilità agli standard ecologici delle atti‐ vità che generano inquinamento e/o congestione è cresciuta a livello locale e la governance della logistica urbana è diventata un tema d’interesse prima‐ rio, oggetto di sperimentazioni e nuo‐ ve discipline in un numero crescente di Comuni che hanno attivato misure per la regolazione degli accessi (permessi, ZTL, fasce orarie, standard ambientali dei veicoli), tecnologie di controllo, in‐ frastrutture dedicate, in combinazioni diverse e con esiti diversi. Quello che manca è una riflessione politica nazio‐ nale che ponga innanzitutto la città al centro del progetto di rilancio del Pae‐ se e questo non è un mero problema di reperimento delle risorse. Si tratta innanzitutto di condividere i termini del problema, prima di confrontarsi sulle soluzioni possibili. Il prezioso lavoro svolto dalla Consulta Generale per l’Autotrasporto e per la Logistica (presso il Ministero delle In‐ frastrutture e i Trasporti) di concerto
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con gli attori economici chiave della logistica e con i soggetti regolatori, Comuni e Regioni è anda‐ to in questa direzione: conoscenza, comprensio‐ ne, condivisione, armo‐ nizzazione, intervento, monitoraggio. La Con‐ sulta infatti, dopo aver sottoscritto un primo accordo con l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), ha istituito un tavolo di la‐ voro che ha portato, do‐ po numerosi incontri ed una intensa attività di verifica critica e ragiona‐ ta delle esperienze in corso a livello nazionale ed europeo, alla predi‐ sposizione di una propo‐ sta operativa per rendere il settore della distribuzione urbana delle merci un vero e proprio mercato. Sono state quindi predisposte specifiche linee gui‐ da quali necessario strumento di sup‐ porto ai Comuni nella definizione delle misure necessarie a governare i flussi di traffico generati dal trasporto merci in città, avendo presente che la vitalità delle città e il loro fondamentale con‐ tributo allo sviluppo economico e so‐ ciale del Paese è strettamente legato alla loro imprescindibile funzione di
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luogo di produzione/scambio di merci e servizi. Il 27 settembre 2012 è stato poi siglato un ulteriore accordo fra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ed il network delle aree metropolitane rap‐ presentato, in questo primo passag‐ gio, dalle città di Torino in qualità di capofila, Milano e Napoli. L’accordo ha come obiettivo princi‐ pale l’individuazione delle modalità di gestione ottimale dell’ultimo mi‐ glio dei flussi di merci per filiera nelle
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Aree metropolitane (modalità, fre‐ quenza, orari, etc.). In questi ultimi mesi si è tenuto un serrato e proficuo confronto fra le Aree metropolitane con il coordinamento del Ministero ap‐ punto, per individuare migliori prati‐ che nel settore in Italia ed all’estero in modo tale da mettere a punto, nel ri‐ spetto delle specifiche esigenze locali, una armonizzazione dei principi relativi ai diversi modelli di governance. Nel mio ruolo di coordinatore del Gruppo di Lavoro del Ministero ho pro‐
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bientale. Ma cosa manca al nostro Pae‐ se perché si avvii una politica di rinno‐ vamento e sviluppo delle città? Le città non solo rappresentano il nodo attor‐ no a cui si intrecciano le emergenze ambientali e sociali ma possono essere anche lo scenario in cui mettere in atto soluzioni possibili e praticabili. Il tema della distribuzione urbana è di‐ venuto quindi un argomento strategi‐ co. In questi ultimi anni infatti la sensi‐ bilità agli standard ecologici delle atti‐ vità che generano inquinamento e/o congestione è cresciuta a livello locale e la governance della logistica urbana è diventata un tema d’interesse prima‐ rio, oggetto di sperimentazioni e nuo‐ ve discipline in un numero crescente di Comuni che hanno attivato misure per la regolazione degli accessi (permessi, ZTL, fasce orarie, standard ambientali dei veicoli), tecnologie di controllo, in‐ frastrutture dedicate, in combinazioni diverse e con esiti diversi. Quello che manca è una riflessione politica nazio‐ nale che ponga innanzitutto la città al centro del progetto di rilancio del Pae‐ se e questo non è un mero problema di reperimento delle risorse. Si tratta innanzitutto di condividere i termini del problema, prima di confrontarsi sulle soluzioni possibili. Il prezioso lavoro svolto dalla Consulta Generale per l’Autotrasporto e per la Logistica (presso il Ministero delle In‐ frastrutture e i Trasporti) di concerto
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con gli attori economici chiave della logistica e con i soggetti regolatori, Comuni e Regioni è anda‐ to in questa direzione: conoscenza, comprensio‐ ne, condivisione, armo‐ nizzazione, intervento, monitoraggio. La Con‐ sulta infatti, dopo aver sottoscritto un primo accordo con l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), ha istituito un tavolo di la‐ voro che ha portato, do‐ po numerosi incontri ed una intensa attività di verifica critica e ragiona‐ ta delle esperienze in corso a livello nazionale ed europeo, alla predi‐ sposizione di una propo‐ sta operativa per rendere il settore della distribuzione urbana delle merci un vero e proprio mercato. Sono state quindi predisposte specifiche linee gui‐ da quali necessario strumento di sup‐ porto ai Comuni nella definizione delle misure necessarie a governare i flussi di traffico generati dal trasporto merci in città, avendo presente che la vitalità delle città e il loro fondamentale con‐ tributo allo sviluppo economico e so‐ ciale del Paese è strettamente legato alla loro imprescindibile funzione di
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luogo di produzione/scambio di merci e servizi. Il 27 settembre 2012 è stato poi siglato un ulteriore accordo fra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ed il network delle aree metropolitane rap‐ presentato, in questo primo passag‐ gio, dalle città di Torino in qualità di capofila, Milano e Napoli. L’accordo ha come obiettivo princi‐ pale l’individuazione delle modalità di gestione ottimale dell’ultimo mi‐ glio dei flussi di merci per filiera nelle
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Aree metropolitane (modalità, fre‐ quenza, orari, etc.). In questi ultimi mesi si è tenuto un serrato e proficuo confronto fra le Aree metropolitane con il coordinamento del Ministero ap‐ punto, per individuare migliori prati‐ che nel settore in Italia ed all’estero in modo tale da mettere a punto, nel ri‐ spetto delle specifiche esigenze locali, una armonizzazione dei principi relativi ai diversi modelli di governance. Nel mio ruolo di coordinatore del Gruppo di Lavoro del Ministero ho pro‐
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posto come primo passo quello della conoscenza e cioè costituire una map‐ pa puntuale della composizione del traffico veicolare, commerciale e non, in accesso alle rispettive ZTL in modo da determinare le caratteristiche prin‐ cipali sia sotto il prof tecnico (classe Euro, portata, revisioni) sia sotto quel‐ lo amministrativo (titolo di trasporto). I dati così raccolti e “qualificati” dalle
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elaborazioni svolte, in un promettente spirito di aperta collaborazione fra Enti locali e centrali, hanno fornito molte conferme e qualche sorpresa. Nello specifico, il primo punto che merita u‐ na riflessione è relativo al peso “strettamente numerico” che il traffi‐ co commerciale ha a Torino (8%) e Mi‐ lano (10%). In questo ambito troviamo che le percentuali di trasporto profes‐
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sionale a Torino (23%) e Milano (31%) confermano quelle auree presenti in molte bibliografie (un terzo Conto Ter‐ zi e due terzi Conto Proprio). Dopo a‐ ver compreso i termini del problema che si vuole affrontare è necessario condividere soprattutto il criterio della centralità delle città nel futuro dell’Italia. A partire da questa condivi‐ sione sono state pensate e messe sul
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tavolo diverse soluzioni in grado di far evolvere i nostri centri storici in vere e proprie smart city. La comprensione quindi dei fenomeni che sottendono lo sviluppo del cosid‐ detto traffico commerciale (che com‐ prende oltre alla consegna ed al ritiro delle merci, anche il traffico legato ai servizi ed all’artigianato) è stato il se‐ condo step fondamentale del proces‐
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posto come primo passo quello della conoscenza e cioè costituire una map‐ pa puntuale della composizione del traffico veicolare, commerciale e non, in accesso alle rispettive ZTL in modo da determinare le caratteristiche prin‐ cipali sia sotto il prof tecnico (classe Euro, portata, revisioni) sia sotto quel‐ lo amministrativo (titolo di trasporto). I dati così raccolti e “qualificati” dalle
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elaborazioni svolte, in un promettente spirito di aperta collaborazione fra Enti locali e centrali, hanno fornito molte conferme e qualche sorpresa. Nello specifico, il primo punto che merita u‐ na riflessione è relativo al peso “strettamente numerico” che il traffi‐ co commerciale ha a Torino (8%) e Mi‐ lano (10%). In questo ambito troviamo che le percentuali di trasporto profes‐
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sionale a Torino (23%) e Milano (31%) confermano quelle auree presenti in molte bibliografie (un terzo Conto Ter‐ zi e due terzi Conto Proprio). Dopo a‐ ver compreso i termini del problema che si vuole affrontare è necessario condividere soprattutto il criterio della centralità delle città nel futuro dell’Italia. A partire da questa condivi‐ sione sono state pensate e messe sul
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tavolo diverse soluzioni in grado di far evolvere i nostri centri storici in vere e proprie smart city. La comprensione quindi dei fenomeni che sottendono lo sviluppo del cosid‐ detto traffico commerciale (che com‐ prende oltre alla consegna ed al ritiro delle merci, anche il traffico legato ai servizi ed all’artigianato) è stato il se‐ condo step fondamentale del proces‐
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so di “autocoscienza” dei decision maker locali i quali, fino all’avvio del Tavolo di Lavoro promosso dal Mini‐ stero, disponevano in genere di una scarsa e frammentaria conoscenza del settore, dei business model e soprat‐ tutto dei driver del mercato. La fase di aperta condivisione con tutti gli stakeholder del settore dei termini del problema e delle possibili misure da mettere in campo è avvenuta forse per la prima volta a Torino, alimentan‐ do un sano confronto fra le parti con numeri veri ed aggiornati e scenari rea‐ listici. In tal modo è stato possibile de‐ finire un accordo quinquennale fra Co‐ mune, Camera di Commercio ed Asso‐ ciazioni di categoria volto a sancire il principio della gradualità e della condi‐ visione degli interventi come possibile schema da applicare a tutte le altre a‐ ree metropolitane. Il Comune di Torino infatti, con lungi‐ miranza e sensibilità, ha svolto il ruolo di pioniere, di attore particolarmente innovativo nel settore proponendo un modello a costo zero in cui a guada‐ gnare è al tempo stesso la collettività e il privato. Il privato aumenta infatti la sua produttività grazie all’efficiente ri‐ fornimento delle supply chain e il pub‐ blico ne beneficia in termini di minore inquinamento, grazie ai mezzi ecologi‐ ci impiegati, alla fluidità del processo, e scorrevolezza del traffico. Un perfetto esempio di modello win‐win, sempre
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ulteriormente perfezionabile, ma so‐ prattutto facilmente replicabile in altre città, modello che gli stakeholder si au‐ gurano possa svolgere il ruolo di “apripista” per altri comuni e, nel suo piccolo, possa essere un esempio per il superamento della italica pluralità di singolarismi, male che da sempre ca‐ ratterizza e “avvelena” il nostro Paese impedendone la crescita stabile a livel‐ lo europeo. Da Torino è quindi iniziato un percorso condiviso e comune che sta consen‐ tendo agli Enti Locali di abbandonare il vetusto approccio dirigista “top‐ down” basato sui divieti, finora larga‐ mente utilizzato nella illusione di met‐ tere a punto progetti di distribuzione urbana risolutivi (i cui fallimenti sono evidenti ‐ piattaforma unica obbligato‐ ria, aziende pubbliche di distribuzione, crediti, etc.), sui progetti in cui l’originalità, la continua ricerca di ele‐ menti che li differenziassero da quelli in corso (caratteristica indispensabile per accedere a finanziamenti pubblici e quindi “bruciare” milioni di euro sull’altare della presunta innovazione) era solo strumentale e non sostanzia‐ le; è superfluo ricordare che, in tutti questi casi, finiti i soldi pubblici, chiuso il “servizio”. Adesso, con questo nuovo approccio “bottom‐up” che punta più sulla pre‐ mialità e sull’emulazione di comporta‐ menti positivi, più rispettoso del ruolo
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degli operatori logistici sul territorio, si aprono prospettive rivoluzionarie. Il passaggio quindi dalla distribuzione urbana alla smart logistics, costituisce non solo un fattore reale di sviluppo del Paese, ma soprattutto di recupero della competitività, dell’efficienza e dell’attrattività delle nostre Aree me‐ tropolitane. Sappiamo tutti che siamo in un momento di crisi, di rottura degli schemi, di passaggio da una cultura in‐ dividuale ed individualista ad un nuovo rinascimento industriale e culturale do‐ ve la tecnologia non deve essere ele‐ mento di divisione ma piuttosto stru‐ mento di inclusione sociale ed econo‐ mica. La crisi della nostra economia preva‐
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lentemente centrata sulla dimensione urbana richiede ai decision maker d’immaginare con urgenza un altro fu‐ turo. Alcuni processi concreti si stanno attivando e possono divenire esperien‐ ze di eccellenza in grado di trasforma‐ re le nostre città in un punto di riferi‐ mento per un futuro che si disegnando come sempre più urbano, purché all’avanguardia della sostenibilità, gre‐ en e smart insieme. Ma ci possono es‐ sere smart city se e solo se servite da operatori logistici smart. Ed è proprio seguendo questi presupposti che sarà possibile armonizzare i modelli di go‐ vernance, modelli in cui, tenendo pre‐ sente le legittime e spesso contrappo‐ ste aspettative dei diversi portatori
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so di “autocoscienza” dei decision maker locali i quali, fino all’avvio del Tavolo di Lavoro promosso dal Mini‐ stero, disponevano in genere di una scarsa e frammentaria conoscenza del settore, dei business model e soprat‐ tutto dei driver del mercato. La fase di aperta condivisione con tutti gli stakeholder del settore dei termini del problema e delle possibili misure da mettere in campo è avvenuta forse per la prima volta a Torino, alimentan‐ do un sano confronto fra le parti con numeri veri ed aggiornati e scenari rea‐ listici. In tal modo è stato possibile de‐ finire un accordo quinquennale fra Co‐ mune, Camera di Commercio ed Asso‐ ciazioni di categoria volto a sancire il principio della gradualità e della condi‐ visione degli interventi come possibile schema da applicare a tutte le altre a‐ ree metropolitane. Il Comune di Torino infatti, con lungi‐ miranza e sensibilità, ha svolto il ruolo di pioniere, di attore particolarmente innovativo nel settore proponendo un modello a costo zero in cui a guada‐ gnare è al tempo stesso la collettività e il privato. Il privato aumenta infatti la sua produttività grazie all’efficiente ri‐ fornimento delle supply chain e il pub‐ blico ne beneficia in termini di minore inquinamento, grazie ai mezzi ecologi‐ ci impiegati, alla fluidità del processo, e scorrevolezza del traffico. Un perfetto esempio di modello win‐win, sempre
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ulteriormente perfezionabile, ma so‐ prattutto facilmente replicabile in altre città, modello che gli stakeholder si au‐ gurano possa svolgere il ruolo di “apripista” per altri comuni e, nel suo piccolo, possa essere un esempio per il superamento della italica pluralità di singolarismi, male che da sempre ca‐ ratterizza e “avvelena” il nostro Paese impedendone la crescita stabile a livel‐ lo europeo. Da Torino è quindi iniziato un percorso condiviso e comune che sta consen‐ tendo agli Enti Locali di abbandonare il vetusto approccio dirigista “top‐ down” basato sui divieti, finora larga‐ mente utilizzato nella illusione di met‐ tere a punto progetti di distribuzione urbana risolutivi (i cui fallimenti sono evidenti ‐ piattaforma unica obbligato‐ ria, aziende pubbliche di distribuzione, crediti, etc.), sui progetti in cui l’originalità, la continua ricerca di ele‐ menti che li differenziassero da quelli in corso (caratteristica indispensabile per accedere a finanziamenti pubblici e quindi “bruciare” milioni di euro sull’altare della presunta innovazione) era solo strumentale e non sostanzia‐ le; è superfluo ricordare che, in tutti questi casi, finiti i soldi pubblici, chiuso il “servizio”. Adesso, con questo nuovo approccio “bottom‐up” che punta più sulla pre‐ mialità e sull’emulazione di comporta‐ menti positivi, più rispettoso del ruolo
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degli operatori logistici sul territorio, si aprono prospettive rivoluzionarie. Il passaggio quindi dalla distribuzione urbana alla smart logistics, costituisce non solo un fattore reale di sviluppo del Paese, ma soprattutto di recupero della competitività, dell’efficienza e dell’attrattività delle nostre Aree me‐ tropolitane. Sappiamo tutti che siamo in un momento di crisi, di rottura degli schemi, di passaggio da una cultura in‐ dividuale ed individualista ad un nuovo rinascimento industriale e culturale do‐ ve la tecnologia non deve essere ele‐ mento di divisione ma piuttosto stru‐ mento di inclusione sociale ed econo‐ mica. La crisi della nostra economia preva‐
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lentemente centrata sulla dimensione urbana richiede ai decision maker d’immaginare con urgenza un altro fu‐ turo. Alcuni processi concreti si stanno attivando e possono divenire esperien‐ ze di eccellenza in grado di trasforma‐ re le nostre città in un punto di riferi‐ mento per un futuro che si disegnando come sempre più urbano, purché all’avanguardia della sostenibilità, gre‐ en e smart insieme. Ma ci possono es‐ sere smart city se e solo se servite da operatori logistici smart. Ed è proprio seguendo questi presupposti che sarà possibile armonizzare i modelli di go‐ vernance, modelli in cui, tenendo pre‐ sente le legittime e spesso contrappo‐ ste aspettative dei diversi portatori
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d’interesse, sia possibile un mo‐ mento di sintesi, un passaggio reso possibile dalla diffusione del prin‐ cipio dell’accreditamento (o dell’inclusione) e dal sempre mag‐ giore utilizzo delle tecnologie ITS (che debbono seguire le necessità di monitoraggio e di enforcement delle Aree Metropolitane). Nei prossimi anni assisteremo ad una progressiva polarizzazione della desti‐ nazione d’uso dei territori ed ad un continuo popolamento delle Aree me‐ tropolitane destinate a divenire, negli scenari più accreditati per l’orizzonte 2050, delle vere e proprie megalopoli. Per le città del futuro ed in particolare per la cosiddetta mobilità 2.0 è neces‐ sario che i policy maker ed i decision maker si attivino su tre driver strategi‐ ci in base al grado di “maturità” del sistema: ripensare, ottimizzare, foca‐ lizzare la mobilità di merci e persone attivando una strategia politica di prospettiva (visionary) e promuoven‐ do la nascita di un vero e proprio eco‐ sistema urbano. (1) E’ nel recupero della vivibilità e dell’efficienza delle nostre città che si vincerà la sfida delle sostenibilità. A‐ vanti quindi con la rivoluzione senza paura dei futuro che ci attende ma con la determinazione che attraverso il cambiamento potremo trovare oc‐ casioni di rilancio e di sviluppo per il settore della logistica urbana. M. M. (1) Arthur D. Little – The Future of Urban Mobility 2.0
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Una breve cronologia delle attività del Gruppo di Lavoro Logistica Urbana per le Aree Metropolitane insediato presso Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Cosa già fatto Siglato nel 2011 accordo quadro con AN‐ CI seguito nel 2012 da uno specifico ac‐ cordo operativo con le aree metropoli‐ tane coordinate del Comune di Torino che ha generato l’istituzione di Gruppo di Lavoro sotto la responsabilità ing. En‐ rico Finocchi a cui partecipano, insieme ai rappresentanti del Ministero, Torino, Milano, Bologna, Genova, Roma, Napoli, ANCI, TTS Italia ed Uniontrasporti. Firma del protocollo d’intesa nel 2013 tra la Città di Torino, la CCIAA e 17 asso‐ ciazione del settore per la razionalizza‐ zione delle merci in Città basato sul prin‐ cipio di premialità di utilizzo delle infra‐ strutture della città in cambio di investi‐ menti privati sulle attività logistiche. Il nuovo modello di governance Il futuro è passare dal sistema dei divieti generalizzati per l’accesso nei centri del‐ le nostre città ad un sistema premiale che veda in un nuovo modello di logisti‐ ca collaborativa il modo per ottimizzare la logistica urbana ed allo stesso tempo garantire i livelli di servizio necessari per lo sviluppo delle nostre città. Il tema del‐ la logistica urbana è quindi un vero e proprio fattore di sviluppo dei territori e non più solo come un problema di con‐ gestione ed inquinamento delle città. Il modello è fondato sul principio di pre‐ mialità di utilizzo delle infrastrutture della città in cambio di investimenti pri‐ vati sulle attività logistiche.
Cosa significa: agli operatori privati viene chie‐ sto di dotarsi di veicoli a basso impatto am‐ bientale tracciati attraverso dispositivi di bor‐ do di loro scelta agganciati ad una centrale anch’essa di loro scelta. In tal modo il comune li «accredita» al servizio. In cambio il comune garantisce condizioni più favorevoli per lo svol‐ gimento del servizio quali ad esempio orari più ampi di accesso alla ZTL, utilizzo di aree di carico/scarico dedicate, utilizzo di corridoi ra‐ diali per accesso al centro della città. Nessun costo aggiuntivo per la collettività, nessun fi‐ nanziamento pubblico, nessuna alterazione del mercato, nessuna distorsione della concor‐ renza.
Sostenibilità sociale: attivazione di un pro‐
cesso di progettazione partecipata con cit‐ tadini, imprese e camera di commercio, atti‐ vazione di un ecosistema di operatori logi‐ stici sincronizzati e coordinati (logistica col‐ laborativa), condivisione delle strategie di sviluppo della città, maggiore sicurezza e monitoraggio del territorio. Il recupero di legalità e trasparenza in Italia non può non passare attraverso una importante opera di informatizzazione e di riqualificazione del settore della logistica che è quello a cui sono affidate le merci che vengono prodot‐ te, distribuite, importate ed esportate nel nostro Paese. Mettere in chiaro questo set‐ tore vuol dire a cascata mettere nelle condi‐ zioni chi rispetta la legge di avere un reale vantaggio e non trovarsi ‐ come succede oggi ‐ a dover competere con concorrenti disonesti che, non rispettando le leggi vi‐ genti, attuano una concorrenza sleale.
Risultati raggiunti A partire dal 2014 sperimentazione per testare le misure premianti per gli operatori inserite nel protocollo d’intesa Città di Torino – Came‐ ra di Commercio con risultati entusiasmanti: Sostenibilità ambientale: diminuzione della produzione della CO2, ‐ 2 kg/giorno per vei‐ colo cioè – 0.4 t/anno il che vuol dire per una città come Torino – 2.800 t/anno da traffico commerciale concentrata nella ZTL cioè CO2 equivalente di una foresta di 21 km2; Sostenibilità economica: aumento delle consegne del 53% e della velocità media del 20% (31km/h); l’incremento di produttività vale circa 20.000 € anno/veicolo se si consi‐ dera che l’ammortamento del veicolo è di 5 anni per l’operatore professionale è soste‐ nibile l’acquisto di un veicolo elettrico per la propria operatività;
Cosa resta da fare Accoglimento emendamenti sul Testo Unifica‐ to riguardante le modifiche al Codice della Strada (A.C. 1512 “cosiddetto META”) in di‐ scussione in Commissione Trasporti della Ca‐ mera. Le modifiche prevedono, rispettivamen‐ te, l'utilizzo esclusivo delle piazzole di carico e scarico da parte dei soli veicoli commerciali, il correlativo divieto di sosta in tali aree per gli altri veicoli (e la possibilità in tal caso di rimuo‐ verli), nonché la possibilità di sanzionare la so‐ sta non autorizzata anche attraverso dispositi‐ vi già omologati dal Ministero. M. M.
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d’interesse, sia possibile un mo‐ mento di sintesi, un passaggio reso possibile dalla diffusione del prin‐ cipio dell’accreditamento (o dell’inclusione) e dal sempre mag‐ giore utilizzo delle tecnologie ITS (che debbono seguire le necessità di monitoraggio e di enforcement delle Aree Metropolitane). Nei prossimi anni assisteremo ad una progressiva polarizzazione della desti‐ nazione d’uso dei territori ed ad un continuo popolamento delle Aree me‐ tropolitane destinate a divenire, negli scenari più accreditati per l’orizzonte 2050, delle vere e proprie megalopoli. Per le città del futuro ed in particolare per la cosiddetta mobilità 2.0 è neces‐ sario che i policy maker ed i decision maker si attivino su tre driver strategi‐ ci in base al grado di “maturità” del sistema: ripensare, ottimizzare, foca‐ lizzare la mobilità di merci e persone attivando una strategia politica di prospettiva (visionary) e promuoven‐ do la nascita di un vero e proprio eco‐ sistema urbano. (1) E’ nel recupero della vivibilità e dell’efficienza delle nostre città che si vincerà la sfida delle sostenibilità. A‐ vanti quindi con la rivoluzione senza paura dei futuro che ci attende ma con la determinazione che attraverso il cambiamento potremo trovare oc‐ casioni di rilancio e di sviluppo per il settore della logistica urbana. M. M. (1) Arthur D. Little – The Future of Urban Mobility 2.0
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RELOADER Magazine - Gli Speciali, Novembre 2015
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Una breve cronologia delle attività del Gruppo di Lavoro Logistica Urbana per le Aree Metropolitane insediato presso Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Cosa già fatto Siglato nel 2011 accordo quadro con AN‐ CI seguito nel 2012 da uno specifico ac‐ cordo operativo con le aree metropoli‐ tane coordinate del Comune di Torino che ha generato l’istituzione di Gruppo di Lavoro sotto la responsabilità ing. En‐ rico Finocchi a cui partecipano, insieme ai rappresentanti del Ministero, Torino, Milano, Bologna, Genova, Roma, Napoli, ANCI, TTS Italia ed Uniontrasporti. Firma del protocollo d’intesa nel 2013 tra la Città di Torino, la CCIAA e 17 asso‐ ciazione del settore per la razionalizza‐ zione delle merci in Città basato sul prin‐ cipio di premialità di utilizzo delle infra‐ strutture della città in cambio di investi‐ menti privati sulle attività logistiche. Il nuovo modello di governance Il futuro è passare dal sistema dei divieti generalizzati per l’accesso nei centri del‐ le nostre città ad un sistema premiale che veda in un nuovo modello di logisti‐ ca collaborativa il modo per ottimizzare la logistica urbana ed allo stesso tempo garantire i livelli di servizio necessari per lo sviluppo delle nostre città. Il tema del‐ la logistica urbana è quindi un vero e proprio fattore di sviluppo dei territori e non più solo come un problema di con‐ gestione ed inquinamento delle città. Il modello è fondato sul principio di pre‐ mialità di utilizzo delle infrastrutture della città in cambio di investimenti pri‐ vati sulle attività logistiche.
Cosa significa: agli operatori privati viene chie‐ sto di dotarsi di veicoli a basso impatto am‐ bientale tracciati attraverso dispositivi di bor‐ do di loro scelta agganciati ad una centrale anch’essa di loro scelta. In tal modo il comune li «accredita» al servizio. In cambio il comune garantisce condizioni più favorevoli per lo svol‐ gimento del servizio quali ad esempio orari più ampi di accesso alla ZTL, utilizzo di aree di carico/scarico dedicate, utilizzo di corridoi ra‐ diali per accesso al centro della città. Nessun costo aggiuntivo per la collettività, nessun fi‐ nanziamento pubblico, nessuna alterazione del mercato, nessuna distorsione della concor‐ renza.
Sostenibilità sociale: attivazione di un pro‐
cesso di progettazione partecipata con cit‐ tadini, imprese e camera di commercio, atti‐ vazione di un ecosistema di operatori logi‐ stici sincronizzati e coordinati (logistica col‐ laborativa), condivisione delle strategie di sviluppo della città, maggiore sicurezza e monitoraggio del territorio. Il recupero di legalità e trasparenza in Italia non può non passare attraverso una importante opera di informatizzazione e di riqualificazione del settore della logistica che è quello a cui sono affidate le merci che vengono prodot‐ te, distribuite, importate ed esportate nel nostro Paese. Mettere in chiaro questo set‐ tore vuol dire a cascata mettere nelle condi‐ zioni chi rispetta la legge di avere un reale vantaggio e non trovarsi ‐ come succede oggi ‐ a dover competere con concorrenti disonesti che, non rispettando le leggi vi‐ genti, attuano una concorrenza sleale.
Risultati raggiunti A partire dal 2014 sperimentazione per testare le misure premianti per gli operatori inserite nel protocollo d’intesa Città di Torino – Came‐ ra di Commercio con risultati entusiasmanti: Sostenibilità ambientale: diminuzione della produzione della CO2, ‐ 2 kg/giorno per vei‐ colo cioè – 0.4 t/anno il che vuol dire per una città come Torino – 2.800 t/anno da traffico commerciale concentrata nella ZTL cioè CO2 equivalente di una foresta di 21 km2; Sostenibilità economica: aumento delle consegne del 53% e della velocità media del 20% (31km/h); l’incremento di produttività vale circa 20.000 € anno/veicolo se si consi‐ dera che l’ammortamento del veicolo è di 5 anni per l’operatore professionale è soste‐ nibile l’acquisto di un veicolo elettrico per la propria operatività;
Cosa resta da fare Accoglimento emendamenti sul Testo Unifica‐ to riguardante le modifiche al Codice della Strada (A.C. 1512 “cosiddetto META”) in di‐ scussione in Commissione Trasporti della Ca‐ mera. Le modifiche prevedono, rispettivamen‐ te, l'utilizzo esclusivo delle piazzole di carico e scarico da parte dei soli veicoli commerciali, il correlativo divieto di sosta in tali aree per gli altri veicoli (e la possibilità in tal caso di rimuo‐ verli), nonché la possibilità di sanzionare la so‐ sta non autorizzata anche attraverso dispositi‐ vi già omologati dal Ministero. M. M.
IEEE International Conference on Industrial Technology (ICIT2016) Special Session on “Sea, Sun and Wind: new perspectives for the renewable energy and their integration with the smart grids” organized by Principal Organizer: Giambattista Gruosso, giambattista.gruosso@polimi.it Dipartimento di Elettronica Informazione e Bioingegneria Politecnico di Milano Italy
Call for Papers The use of renewable energy systems is becoming increasingly widespread and the challenges that this brings are really fascinated. First of all the issue of forecasting and integration of production with smart grids. At the same time the development of new devices for generation of energy conversion systems and mechanisms for capturing energy is the field in which the battle of efficiency is fought. Last but not least is the need to interact with storage systems and supervision. This session will be an opportunity for discussion in order to stimulate further research in the field. Topics of interest include, but are not limited to: Wind, solar, and wave energy systems integrated renewable systems energy storage devices and systems offshore underwater converters power management, modeling, simulation grid interconnection Mechatronics systems supervision and control system
Submissions Procedure: All the instructions for paper submission are included in the conference website http://www.icit2016.org Deadlines: Reception of full paper: Paper acceptance notification: Camera ready paper reception: 1
September 30, 2015 December 1, 2015 January 10, 2016
A good quality paper may be considered for publication in IEEE Transactions on Industrial Informatics subjects to further rounds of review
RELOADER Magazine n.93 Novembre 2015