RELOADER Magazine N.94 dicembre 2015

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Sommario

In Primo Piano

3

Si apre il 2016 che, a quanto ci

n. 94 - Dicembre 2015

RAEE La gestione dei rifiuti all’interno di Enti ed imprese

Vito la Forgia

7 I nuovi obiettivi di raccolta RAEE secondo il D.Lgs. n. 49/2014 Germano Margiotta

dicono, sarà l’anno della ripresa

E n e r g i e rinnovabili

economica per il nostro Paese. 9

Tecnologie innovative per la mobilità elettrica: Autobus elettrici a ricarica istantanea

Speriamo che sia anche l’anno in cui ci si potrà avvicinare ai

Palma Maranò

possibili traguardi sociali ed

Storie di riciclo Camilla Castaldo: “La carta si trasforma senza mai smettere di sorprendere“

11

ambientali, per rendere la qualità della nostra vita

Ambiente e Società Economia Circolare e Urban Mining

Fabio Potenza

COP21 ‐ Emissioni climalteranti: perché non si parla di ottimizzazione dei trasporti? Le città più smart d’Italia? Premia la media dimensione! Domotica: la casa smart a portata di dito

13 15

Paolo Serra Palma Maranò Mirko Turchetti

Torna il MEETING TRANSPORT & LOGISTICS, in contemporanea con LOGISTIKA Meeting

Gli Speciali

18 19 23

migliore e più giusta. Con quest’augurio RELOADER saluta i suoi lettori.

Buon Natale !

25

I fattori critici di successo dell’impronta ambientale Daniele Roscino Avetrani Managing Partner ‐ ecosostenibile.eu Managing Partner ‐ DRAP International

RELOADER Magazine n. 94 - Dicembre 2015 Via di San Giovanni in Laterano 84 - 00184 Roma Tel: +39 06 7049.5320

www.reloaderitalia.it info@reloaderitalia.it Fax: +39 06 62.27.05.44


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Sommario

In Primo Piano

3

Si apre il 2016 che, a quanto ci

7

dicono, sarà l’anno della ripresa

n. 94 - Dicembre 2015

RAEE La gestione dei rifiuti all’interno di Enti ed imprese

Vito la Forgia

I nuovi obiettivi di raccolta RAEE secondo il D.Lgs. n. 49/2014 Germano Margiotta

economica per il nostro Paese.

E n e r g i e rinnovabili 9

Tecnologie innovative per la mobilità elettrica: Autobus elettrici a ricarica istantanea

Speriamo che sia anche l’anno in cui ci si potrà avvicinare ai

Palma Maranò

possibili traguardi sociali ed

Storie di riciclo Camilla Castaldo: “La carta si trasforma senza mai smettere di sorprendere“

11

ambientali, per rendere la qualità della nostra vita

Ambiente e Società Economia Circolare e Urban Mining

Fabio Potenza

15

COP21 ‐ Emissioni climalteranti: perché non si parla di ottimizzazione dei trasporti?

Paolo Serra

Le città più smart d’Italia? Premia la media dimensione! Domotica: la casa smart a portata di dito

13

Palma Maranò Mirko Turchetti

Torna il MEETING TRANSPORT & LOGISTICS, in contemporanea con LOGISTIKA Meeting

Gli Speciali

18 19 23

migliore e più giusta. Con quest’augurio RELOADER saluta i suoi lettori.

Buon Natale !

25

I fattori critici di successo dell’impronta ambientale Daniele Roscino Avetrani Managing Partner ‐ ecosostenibile.eu Managing Partner ‐ DRAP International

RELOADER Magazine n. 94 - Dicembre 2015 Via di San Giovanni in Laterano 84 - 00184 Roma Tel: +39 06 7049.5320

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RELOADER Magazine - Dicembre 2015

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RAEE

La gestione dei rifiuti all’interno di Enti ed imprese Vito la Forgia, Ambiente & Rifiuti Consulenza Tecnica per la gestione dei rifiuti

titolo dell'articolo già racconta tut‐ to di quanto stiamo, brevemente, per parlare. Brevemente, si, perché l’argomento è vasto più che mai ed ormai se ne parla in tutte le salse ed in tutti i colori (vi ricordo che alcuni articoli potete ritro‐ varli andando a fare un salto sul mio blog www.ambienterifiuti.wordpress.com, sul quale siete come sempre tutti i benvenuti). Sarà per deformazione professionale, sarà perché mi piace essere preciso ed incisivo nel mio lavoro, ma secondo me la gestione dei rifiuti nelle nostre aziende è ben lungi dall'essere corretta e tale da evitare sanzio‐ ni di qualche tipo in caso di controllo. Innanzitutto è necessario sottolineare che, a differenza di quanto si crede, la gestione dei rifiuti all’interno di enti ed imprese, di qualsiasi tipo, che non è molto diversa dal

Il

fare la raccolta differenziata in casa (almeno per i primi passi), passa attraverso due fattori fondamentali: 1) Cultura ambientale del personale; 2) Conoscenza delle normative ambientali inerenti la corretta gestione dei rifiuti (ecco la vera differenza). La prima incide in tutte le nostre azioni quotidiane, dal non gettare il mozzicone di sigaretta per terra, alla sepa‐ razione dei rifiuti in casa per poterli avviare ad un corretto recupero (e qui si badi bene non vogliamo parlare di tutto ciò che acca‐ de a valle della raccolta differenziata e del‐ le tante lamentele che spesso sento: “Io faccio la differenziata in casa, ma vedo che i netturbini gettano tutto in un unico casso‐ ne”. Queste sono altre faccende di cui pri‐ ma o poi ci occuperemo per capire se sono leggende metropolitane oppure no).

Ad ogni modo la cultura ambientale del per‐ sonale è probabilmente il punto fondamen‐ tale su cui basare una corretta gestione dei rifiuti affinché siano differenziati e riposti nei giusti contenitori. Già perché è necessario sapere che a seconda del tipo di rifiuto che dobbiamo gestire varia il tipo di contenitore. Per fare dei semplici esempi, rifiuti acidi, o batterie al piombo, o tubi fluorescenti al ne‐ on ecc... hanno un loro specifico contenitore che impedisce ad eventuali acidi, liquidi ed altro di fuoriuscire tutelando l'ambiente cir‐ costante e la sicurezza dell'uomo. Non dobbiamo mai dimenticare infatti che la gestione dei rifiuti viaggia spesso di pari pas‐ so con la sicurezza sul lavoro e che pertanto questi non possono essere considerati due compartimenti stagni, ma il vostro consulen‐ te per la gestione dei rifiuti (che possibilmen‐

te non sia il conducente degli automezzi dell’azienda di trasporto come spesso acca‐ de) deve collaborare e coordinarsi con il vo‐ stro consulente per la sicurezza sul lavoro. Il secondo punto verte invece sulla sensibili‐ tà delle tasche aziendali, ossia se non vuoi spendere denaro in sanzioni è bene mettersi in regola con la gestione dei rifiuti. Purtroppo ad oggi, nonostante la cultura della gestione del rifiuto speciale si stia dif‐ fondendo, assisto ancora a scene paradossa‐ li in cui le aziende gettano i loro rifiuti specia‐ li tra i rifiuti urbani arrecando di fatto un dan‐ no alla collettività e commettendo un illeci‐ to. Ciò avviene a causa della scarsa cono‐ scenze delle norme, e delle disinformazione e purtroppo anche per furbizia di alcuni che credono così di risparmiare. Tuttavia vi pos‐ so garantire che non è così, in quanto duran‐


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RAEE

La gestione dei rifiuti all’interno di Enti ed imprese Vito la Forgia, Ambiente & Rifiuti Consulenza Tecnica per la gestione dei rifiuti

titolo dell'articolo già racconta tut‐ to di quanto stiamo, brevemente, per parlare. Brevemente, si, perché l’argomento è vasto più che mai ed ormai se ne parla in tutte le salse ed in tutti i colori (vi ricordo che alcuni articoli potete ritro‐ varli andando a fare un salto sul mio blog www.ambienterifiuti.wordpress.com, sul quale siete come sempre tutti i benvenuti). Sarà per deformazione professionale, sarà perché mi piace essere preciso ed incisivo nel mio lavoro, ma secondo me la gestione dei rifiuti nelle nostre aziende è ben lungi dall'essere corretta e tale da evitare sanzio‐ ni di qualche tipo in caso di controllo. Innanzitutto è necessario sottolineare che, a differenza di quanto si crede, la gestione dei rifiuti all’interno di enti ed imprese, di qualsiasi tipo, che non è molto diversa dal

Il

fare la raccolta differenziata in casa (almeno per i primi passi), passa attraverso due fattori fondamentali: 1) Cultura ambientale del personale; 2) Conoscenza delle normative ambientali inerenti la corretta gestione dei rifiuti (ecco la vera differenza). La prima incide in tutte le nostre azioni quotidiane, dal non gettare il mozzicone di sigaretta per terra, alla sepa‐ razione dei rifiuti in casa per poterli avviare ad un corretto recupero (e qui si badi bene non vogliamo parlare di tutto ciò che acca‐ de a valle della raccolta differenziata e del‐ le tante lamentele che spesso sento: “Io faccio la differenziata in casa, ma vedo che i netturbini gettano tutto in un unico casso‐ ne”. Queste sono altre faccende di cui pri‐ ma o poi ci occuperemo per capire se sono leggende metropolitane oppure no).

Ad ogni modo la cultura ambientale del per‐ sonale è probabilmente il punto fondamen‐ tale su cui basare una corretta gestione dei rifiuti affinché siano differenziati e riposti nei giusti contenitori. Già perché è necessario sapere che a seconda del tipo di rifiuto che dobbiamo gestire varia il tipo di contenitore. Per fare dei semplici esempi, rifiuti acidi, o batterie al piombo, o tubi fluorescenti al ne‐ on ecc... hanno un loro specifico contenitore che impedisce ad eventuali acidi, liquidi ed altro di fuoriuscire tutelando l'ambiente cir‐ costante e la sicurezza dell'uomo. Non dobbiamo mai dimenticare infatti che la gestione dei rifiuti viaggia spesso di pari pas‐ so con la sicurezza sul lavoro e che pertanto questi non possono essere considerati due compartimenti stagni, ma il vostro consulen‐ te per la gestione dei rifiuti (che possibilmen‐

te non sia il conducente degli automezzi dell’azienda di trasporto come spesso acca‐ de) deve collaborare e coordinarsi con il vo‐ stro consulente per la sicurezza sul lavoro. Il secondo punto verte invece sulla sensibili‐ tà delle tasche aziendali, ossia se non vuoi spendere denaro in sanzioni è bene mettersi in regola con la gestione dei rifiuti. Purtroppo ad oggi, nonostante la cultura della gestione del rifiuto speciale si stia dif‐ fondendo, assisto ancora a scene paradossa‐ li in cui le aziende gettano i loro rifiuti specia‐ li tra i rifiuti urbani arrecando di fatto un dan‐ no alla collettività e commettendo un illeci‐ to. Ciò avviene a causa della scarsa cono‐ scenze delle norme, e delle disinformazione e purtroppo anche per furbizia di alcuni che credono così di risparmiare. Tuttavia vi pos‐ so garantire che non è così, in quanto duran‐


RELOADER Magazine - Dicembre 2015

te i controlli la prima domanda che viene po‐ sta è come vengono gestiti i rifiuti ed è diffi‐ cile immaginare un’azienda che abbia un li‐ bro cespiti, per fare un esempio banale, non abbia più le apparecchiature elettriche in carico e nessun documento con cui dimo‐ strare lo smaltimento. Idem dicasi per le a‐ ziende che gestiscono imballaggi e la loro gestione, quando giungono a fine vita è al‐ quanto misteriosa ed oscura semplicemente perché sono finiti nel contenitore della rac‐ colta urbana. Non si è ancora compreso che durante la propria attività è sì vero che si sostengono delle spese nell'acquisto delle materie prime e si ottengono dei ricavi dalla vendita di beni e servizi, ma che il prezzo di vendita di que‐ sti beni prodotti deve contenere al suo inter‐ no anche i costi di smaltimento (ossia i costi di smaltimento fanno parte dei costi di un’azienda come può esserlo il commerciali‐

5

sta e la fornitura elettrica e che pertanto questi costi devono essere coperti con la vendita dei propri beni e servizi). Potrà sembrare poco elegante dirlo ma la gestione dei rifiuti, come quella per la sicu‐ rezza sul lavoro, ha un costo. Ha un costo in termini di gestione operativa: 1. Caratterizzazione e classificazione dei ri‐ fiuti; 2. Organizzazione del deposito tempora‐ neo; 3. Gestione del deposito temporaneo; 4. Registrazioni di carico e scarico rifiuti; 5. Controllo della validità delle autorizzazio‐ ni dei fornitori; 6. Compilazione del formulari di identifica‐ zione rifiuti; 7. Gestione del SISTRI (finché sarà in vita …); 8. Presentazione del MUD. Quanti di voi lettori, leggendo questo breve

RELOADER Magazine - Dicembre 2015

elenco, è convinto di svolgere correttamen‐ te tutti i passaggi? Siete certi che la vostra gestione dei rifiuti sia corretta? Come vedete gli adempimenti sono tanti, e questi sono solo alcuni, ed è bene che ogni azienda sia in grado di gestirli con del perso‐ nale qualificato. Purtroppo, vedo troppo spesso imprenditori utilizzare del personale non formato e non informato che viene desi‐

6

gnato alla gestione dei rifiuti come se la que‐ stione rifiuti fosse un inconveniente che de‐ ve essere in qualche modo appioppato a qualcuno, quando invece è importante saper gestire bene i propri rifiuti anche nell'ottica di un risparmio economico o di un eventuale guadagno. Si parla di guadagno e di risparmio perché un buon consulente che vi affianchi, potrà essere in grado di valutare i vostri rifiuti ed


RELOADER Magazine - Dicembre 2015

te i controlli la prima domanda che viene po‐ sta è come vengono gestiti i rifiuti ed è diffi‐ cile immaginare un’azienda che abbia un li‐ bro cespiti, per fare un esempio banale, non abbia più le apparecchiature elettriche in carico e nessun documento con cui dimo‐ strare lo smaltimento. Idem dicasi per le a‐ ziende che gestiscono imballaggi e la loro gestione, quando giungono a fine vita è al‐ quanto misteriosa ed oscura semplicemente perché sono finiti nel contenitore della rac‐ colta urbana. Non si è ancora compreso che durante la propria attività è sì vero che si sostengono delle spese nell'acquisto delle materie prime e si ottengono dei ricavi dalla vendita di beni e servizi, ma che il prezzo di vendita di que‐ sti beni prodotti deve contenere al suo inter‐ no anche i costi di smaltimento (ossia i costi di smaltimento fanno parte dei costi di un’azienda come può esserlo il commerciali‐

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sta e la fornitura elettrica e che pertanto questi costi devono essere coperti con la vendita dei propri beni e servizi). Potrà sembrare poco elegante dirlo ma la gestione dei rifiuti, come quella per la sicu‐ rezza sul lavoro, ha un costo. Ha un costo in termini di gestione operativa: 1. Caratterizzazione e classificazione dei ri‐ fiuti; 2. Organizzazione del deposito tempora‐ neo; 3. Gestione del deposito temporaneo; 4. Registrazioni di carico e scarico rifiuti; 5. Controllo della validità delle autorizzazio‐ ni dei fornitori; 6. Compilazione del formulari di identifica‐ zione rifiuti; 7. Gestione del SISTRI (finché sarà in vita …); 8. Presentazione del MUD. Quanti di voi lettori, leggendo questo breve

RELOADER Magazine - Dicembre 2015

elenco, è convinto di svolgere correttamen‐ te tutti i passaggi? Siete certi che la vostra gestione dei rifiuti sia corretta? Come vedete gli adempimenti sono tanti, e questi sono solo alcuni, ed è bene che ogni azienda sia in grado di gestirli con del perso‐ nale qualificato. Purtroppo, vedo troppo spesso imprenditori utilizzare del personale non formato e non informato che viene desi‐

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gnato alla gestione dei rifiuti come se la que‐ stione rifiuti fosse un inconveniente che de‐ ve essere in qualche modo appioppato a qualcuno, quando invece è importante saper gestire bene i propri rifiuti anche nell'ottica di un risparmio economico o di un eventuale guadagno. Si parla di guadagno e di risparmio perché un buon consulente che vi affianchi, potrà essere in grado di valutare i vostri rifiuti ed


RELOADER Magazine - Novembre 2015

indicarvi fornitori meno dispendiosi o sarà in grado di individuare impianti di recupe‐ ro che siano in grado di non farvi pagare il costo di smaltimento dei rifiuti. Non sono rari i casi in cui si è verificato che alcuni ri‐ fiuti fossero stati classificati “per sbaglio” come pericolosi, ottenendone quindi un costo di gestione, quando invece poteva‐ no essere classificati come rifiuti non peri‐ colosi (a valle delle valutazioni e delle ana‐ lisi) e si è ottenuta quindi una gestione a costo zero. E' vero che nel nostro Paese tra tasse, bal‐ zelli ed oneri di vario tipo è diventato com‐ plicato lavorare, ma se qualcuno desse un'occhiata alle sanzioni che potrebbe su‐ bire a fronte di quanto gli costerebbe ge‐ stire correttamente i propri rifiuti con po‐ chi e semplici accorgimenti, probabilmen‐ te ci si renderebbe conto che vale la pena gestirli bene questi benedetti rifiuti. In fondo noi oggi parliamo di rifiuti, ma que‐ sti altro non sono che una risorsa per il ci‐ clo produttivo visto che gran parte di essi oggi è possibile riciclarli. E’ necessario cambiare la visione dei nostri scarti ed ini‐ ziare a vederli come risorse che possono essere riutilizzate da chi è specializzato nel farlo. Ovviamente sono a vostra disposizione per poter scambiare qualche idea in pro‐ posito e fornirvi qualche suggerimento su come ridurre i vostri costi di gestione o migliorare quello attuale. Un buon consu‐ lente è un buon investimento.

7

C

on la rapida espansione del mer‐ cato e l’accorciarsi dei cicli di inno‐ vazione dei prodotti, le apparec‐ chiature sono sostituite sempre più rapi‐ damente, contribuendo così a determina‐ re un accrescimento esponenziale della presenza di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Per far fronte a questa problematica, l’Unione Europea ha come noto introdot‐ to un’apposita disciplina sui rifiuti di tali apparecchiature (c.d. RAEE) basata sul principio di precauzione e di prevenzione (direttiva 2012/19/UE), attuata dal nostro ordinamento con il D.lgs. 14 marzo 2014, n. 49. In particolare, l’art. 14 del Decreto Legislativo, individua in modo chiaro e preciso gli obiettivi di raccolta differenzia‐ ta dei RAEE, che, ai sensi del D.Lgs. 152/2006 (Codice dell’Ambiente), sono considerati a tutti gli effetti rifiuti. Come primo passo, entro il 31 dicembre 2015, dovrà essere raggiunto un tasso medio di raccolta differenziata dei RAEE provenienti dai nuclei domestici pari ad almeno 4 chilogrammi l’anno per abitan‐ te. La raccolta deve avere ad oggetto le apparecchiature elettriche ed elettroni‐ che originate dai nuclei domestici e di ori‐ gine commerciale, istituzionale e di altro tipo, analoghe, per natura e quantità, a quelle dei nuclei domestici. Dal 1 gennaio 2016 invece l’obiettivo di raccolta evolve: dovrà essere conseguito un tasso minimo di raccolta pari almeno al 45%, calcolato sulla base del peso totale dei RAEE raccolti in un dato anno ed e‐ spresso come percentuale del peso me‐ dio delle apparecchiature elettrice ed e‐ lettroniche immesse sul mercato nei tre anni precedenti. È inoltre stabilito un au‐ mento graduale della raccolta fino al rag‐ giungimento, a partire dal 1 gennaio 2019,

RELOADER Magazine - Novembre 2015

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I nuovi obiettivi di raccolta RAEE secondo il D.Lgs. n. 49/2014 Avv. Germano Margiotta del tasso del 65% del peso medio delle apparec‐ chiature immesse sul mercato o, in alternativa, l’85% del peso dei RAEE prodotti nel territorio nazionale. Al fine di realizzare questi obiettivi, i Comuni devono assicurare la funzionalità e l’adeguatezza dei sistemi di raccolta differen‐ ziata dei RAEE provenienti dai nuclei domestici tenendo conto della densità della popolazione e garantendo l’accessibilità ai relativi centri di raccolta. All’interno di quest’ultimi devono es‐ sere pertanto individuate apposite aree desti‐ nate al deposito preliminare dei RAEE domesti‐ ci, che, in un secondo momento, vengono affi‐ dati ad impianti accreditati ed autorizzati. I Comuni che non possiedono un centro di rac‐ colta idoneo a ricevere i RAEE, hanno invece l’obbligo di sottoscrivere un’apposita conven‐ zione per destinare le apparecchiature ad un altro Comune. Inoltre, anche i produttori, indivi‐ dualmente o attraverso i sistemi collettivi cui aderiscono, possono contribuire organizzando

SISTRI: verso la proroga delle sanzioni Dovrebbe essere contenuta nel decreto legge Milleproroghe la proroga di un anno dell’operatività del SISTRI. Il contributo annuale va comunque versato entro il 30 aprile prossi‐ mo, ma le relative sanzioni che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbero continuare a essere

e gestendo sistemi di raccolta RAEE provenienti dai nuclei domestici. La disciplina stabilisce dun‐ que le misure e le procedure da attuare per proteggere l’ambiente e la salute umana, ridu‐ cendo il volume dei rifiuti da smaltire e contri‐ buendo all’uso efficiente delle risorse. La normativa ha infatti come obiettivo di preve‐ nire la perdita di risorse preziose, tramite le o‐ perazioni di controllo, pulizia, smontaggio e riparazione, grazie alle quali i prodotti possono essere nuovamente utilizzati. Il monitoraggio della corretta attuazione delle disposizioni ed del raggiungimento del tasso di raccolta prefissato dal D.Lgs. n. 49/2014 è affi‐ dato all’ISPRA, cioè all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

regolate dalle norme in vigore, sono rinviate. Una proroga necessaria, spiegano dal ministero dell’Ambiente, per completare la procedura di affidamento del servizio di tracciabilità dei rifiu‐ ti al nuovo concessionario. Dunque l’operatività del SISTRI è rinviata, me‐ diante proroga del doppio regime per tutto il 2016. La nuova scadenza sarebbe dunque il 31 dicembre 2016. Si delinea dunque una proroga annuale solo parziale, analoga a quella del 2015.


RELOADER Magazine - Novembre 2015

indicarvi fornitori meno dispendiosi o sarà in grado di individuare impianti di recupe‐ ro che siano in grado di non farvi pagare il costo di smaltimento dei rifiuti. Non sono rari i casi in cui si è verificato che alcuni ri‐ fiuti fossero stati classificati “per sbaglio” come pericolosi, ottenendone quindi un costo di gestione, quando invece poteva‐ no essere classificati come rifiuti non peri‐ colosi (a valle delle valutazioni e delle ana‐ lisi) e si è ottenuta quindi una gestione a costo zero. E' vero che nel nostro Paese tra tasse, bal‐ zelli ed oneri di vario tipo è diventato com‐ plicato lavorare, ma se qualcuno desse un'occhiata alle sanzioni che potrebbe su‐ bire a fronte di quanto gli costerebbe ge‐ stire correttamente i propri rifiuti con po‐ chi e semplici accorgimenti, probabilmen‐ te ci si renderebbe conto che vale la pena gestirli bene questi benedetti rifiuti. In fondo noi oggi parliamo di rifiuti, ma que‐ sti altro non sono che una risorsa per il ci‐ clo produttivo visto che gran parte di essi oggi è possibile riciclarli. E’ necessario cambiare la visione dei nostri scarti ed ini‐ ziare a vederli come risorse che possono essere riutilizzate da chi è specializzato nel farlo. Ovviamente sono a vostra disposizione per poter scambiare qualche idea in pro‐ posito e fornirvi qualche suggerimento su come ridurre i vostri costi di gestione o migliorare quello attuale. Un buon consu‐ lente è un buon investimento.

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on la rapida espansione del mer‐ cato e l’accorciarsi dei cicli di inno‐ vazione dei prodotti, le apparec‐ chiature sono sostituite sempre più rapi‐ damente, contribuendo così a determina‐ re un accrescimento esponenziale della presenza di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Per far fronte a questa problematica, l’Unione Europea ha come noto introdot‐ to un’apposita disciplina sui rifiuti di tali apparecchiature (c.d. RAEE) basata sul principio di precauzione e di prevenzione (direttiva 2012/19/UE), attuata dal nostro ordinamento con il D.lgs. 14 marzo 2014, n. 49. In particolare, l’art. 14 del Decreto Legislativo, individua in modo chiaro e preciso gli obiettivi di raccolta differenzia‐ ta dei RAEE, che, ai sensi del D.Lgs. 152/2006 (Codice dell’Ambiente), sono considerati a tutti gli effetti rifiuti. Come primo passo, entro il 31 dicembre 2015, dovrà essere raggiunto un tasso medio di raccolta differenziata dei RAEE provenienti dai nuclei domestici pari ad almeno 4 chilogrammi l’anno per abitan‐ te. La raccolta deve avere ad oggetto le apparecchiature elettriche ed elettroni‐ che originate dai nuclei domestici e di ori‐ gine commerciale, istituzionale e di altro tipo, analoghe, per natura e quantità, a quelle dei nuclei domestici. Dal 1 gennaio 2016 invece l’obiettivo di raccolta evolve: dovrà essere conseguito un tasso minimo di raccolta pari almeno al 45%, calcolato sulla base del peso totale dei RAEE raccolti in un dato anno ed e‐ spresso come percentuale del peso me‐ dio delle apparecchiature elettrice ed e‐ lettroniche immesse sul mercato nei tre anni precedenti. È inoltre stabilito un au‐ mento graduale della raccolta fino al rag‐ giungimento, a partire dal 1 gennaio 2019,

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I nuovi obiettivi di raccolta RAEE secondo il D.Lgs. n. 49/2014 Avv. Germano Margiotta del tasso del 65% del peso medio delle apparec‐ chiature immesse sul mercato o, in alternativa, l’85% del peso dei RAEE prodotti nel territorio nazionale. Al fine di realizzare questi obiettivi, i Comuni devono assicurare la funzionalità e l’adeguatezza dei sistemi di raccolta differen‐ ziata dei RAEE provenienti dai nuclei domestici tenendo conto della densità della popolazione e garantendo l’accessibilità ai relativi centri di raccolta. All’interno di quest’ultimi devono es‐ sere pertanto individuate apposite aree desti‐ nate al deposito preliminare dei RAEE domesti‐ ci, che, in un secondo momento, vengono affi‐ dati ad impianti accreditati ed autorizzati. I Comuni che non possiedono un centro di rac‐ colta idoneo a ricevere i RAEE, hanno invece l’obbligo di sottoscrivere un’apposita conven‐ zione per destinare le apparecchiature ad un altro Comune. Inoltre, anche i produttori, indivi‐ dualmente o attraverso i sistemi collettivi cui aderiscono, possono contribuire organizzando

SISTRI: verso la proroga delle sanzioni Dovrebbe essere contenuta nel decreto legge Milleproroghe la proroga di un anno dell’operatività del SISTRI. Il contributo annuale va comunque versato entro il 30 aprile prossi‐ mo, ma le relative sanzioni che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbero continuare a essere

e gestendo sistemi di raccolta RAEE provenienti dai nuclei domestici. La disciplina stabilisce dun‐ que le misure e le procedure da attuare per proteggere l’ambiente e la salute umana, ridu‐ cendo il volume dei rifiuti da smaltire e contri‐ buendo all’uso efficiente delle risorse. La normativa ha infatti come obiettivo di preve‐ nire la perdita di risorse preziose, tramite le o‐ perazioni di controllo, pulizia, smontaggio e riparazione, grazie alle quali i prodotti possono essere nuovamente utilizzati. Il monitoraggio della corretta attuazione delle disposizioni ed del raggiungimento del tasso di raccolta prefissato dal D.Lgs. n. 49/2014 è affi‐ dato all’ISPRA, cioè all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

regolate dalle norme in vigore, sono rinviate. Una proroga necessaria, spiegano dal ministero dell’Ambiente, per completare la procedura di affidamento del servizio di tracciabilità dei rifiu‐ ti al nuovo concessionario. Dunque l’operatività del SISTRI è rinviata, me‐ diante proroga del doppio regime per tutto il 2016. La nuova scadenza sarebbe dunque il 31 dicembre 2016. Si delinea dunque una proroga annuale solo parziale, analoga a quella del 2015.


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Energie rinnovabili

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Tecnologie innovative per la mobilità elettrica

Autobus elettrici a ricarica istantanea Si avvicina a grandi passi il momento in cui le nostre città potranno disporre di veicoli elet‐ trici per il trasporto pubblico ad autonomia praticamente illimitata in quanto equipaggiati con batterie quasi sempre cariche. Questo grazie alla ABB che nel novembre scorso ha presentato a Kortrijk alla fiera Busworld un sistema di ricarica rapido automatico per au‐ tobus, in grado di rivoluzionare il trasporto urbano sul piano dell’utilizzo dei mezzi a zero emissioni. Il nuovo sistema realizzato, richiedendo tem‐ pi di ricarica nell’ordine di soli 4‐6 minuti, si prefigge proprio l’obiettivo di superare uno dei principali ostacoli fino ad oggi incontrati per una effettiva diffusione su larga scala di autobus elettrici consistente nella loro bassa autonomia e nei lunghi tempi di ricarica in‐ compatibili con le esigenze del servizio e con un loro utilizzo su linee ad alta frequenza. Concettualmente la realizzazione eredita da una parte la tecnologia di conversione AC/DC delle soluzioni Terra e dall’altra alcune solu‐ zioni per la ricarica dei bus sperimentate nel progetto TOSA, nato nel 2013 dalle esigenze espresse dal sistema di trasporto pubblico di Ginevra di sperimentare metodologie opera‐ tive meno inquinanti sul piano ambientale. Il sistema di ricarica (sviluppato in Italia pres‐ so lo stabilimento di Terranuova Bracciolini AR), è compatibile con bus elettrici ed elettri‐ ci‐ibridi e adotta lo standard internazionale identificato dalla norma IEC 61851‐23, che for‐ nisce i requisiti per le stazioni di ricarica velo‐ ce in corrente continua per veicoli elettrici, con particolare riferimento alla comunicazio‐

ne di controllo tra stazione e veicolo. La con‐ formità a questa normativa garantisce non solo il rispetto dei criteri di sicurezza ma an‐ che il futuro supporto dell’intera industria automobilistica. Le batterie da autotrazione degli autobus ur‐ bani, per il gravoso servizio che devono assol‐ vere, non sono ancora in grado di coprire l’intero fabbisogno giornaliero: hanno neces‐ sità pertanto di ricevere ricariche anche du‐ rante la giornata. Il sistema realizzato da ABB consiste in una serie di mini cariche (rabbocchi) effettuate nell’arco dell’operatività giornaliera della durata di soli 4‐6 minuti da effettuarsi in corrispondenza dei capolinea. In queste fer‐ mate infatti dovranno essere operative delle stazioni di ricarica munite di una struttura verticale su cui sarà stato montato, in posizio‐ ne rovesciata, un normale pantografo, in tut‐ to simile a quelli utilizzati per treni o tram. Sul tetto dell’autobus è invece prevista l’installazione di una interfaccia leggera costitui‐ ta da 4 barre di contatto di peso limitato al fine di incidere il meno possibile sulla massa to‐ tale del veicolo e non pregiudi‐ carne l’efficienza energetica. La sequenza del‐ le operazioni di

ricarica è semplice e si può schematizzare in questi passaggi: Comunicazione via wireless dell’autobus alla stazione di ricarica in prossimità del suo arrivo; Automatico abbassamento del pantografo nella posizione ottimale predeterminata; ?Esecuzione dei controlli di sicurezza previ‐ sti dal protocollo; Erogazione di una ricarica veloce ma suffi‐ ciente ad ampliare l’autonomia del mezzo garantendo la possibilità di un’operatività dei bus praticamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7. ABB precisa che il sistema per la sua stessa concezione può facilmente integrarsi nei siste‐ mi di trasporto urbano esistenti e richiede sol‐ tanto l’installazione di infrastrutture di ricarica rapida presso i capolinea. Le potenze di ricari‐ ca concepite secondo una logica modulare possono essere da 150, 300 o 450 kW. Il progetto che avrà la sua prima applicazione nel 2016 con autobus elettrici ibridi Volvo nel sistema di trasporto pubblico del Lussembur‐

go, prevede anche servizi di diagnostica e ge‐ stione con aggiornamenti software da remo‐ to. Un ulteriore passo nello sviluppo di infra‐ strutture di ricarica in grado di favorire la dif‐ fusione dei veicoli elettrici è poi rappresentato dall’accordo, annunciato e ribadito al recente eCar Tech di Monaco di Baviera, tra ABB e Microsoft per la realizzazione congiunta di u‐ na piattaforma di nuova generazione che au‐ menti la disponibilità dei servizi di ricarica per i clienti. L’obiettivo è offrire una costante e sta‐ bile connessione, in grado di garantire l’accesso al punto di ricarica a tutti gli utenti abilitati. Tutte le stazioni di ricarica ABB con‐ nesse al cloud Azure di Microsoft potranno aggiungere anche specifici servizi a valore ag‐ giunto, a cui operatori e gestori delle reti di ricarica potranno fare riferimento per amplia‐ re la loro offerta. La collaborazione con Microsoft utilizzerà inoltre tecnologie di ap‐ prendimento artificiale e di analisi predittiva in modo che la nuova piattaforma sia pronta a recepire future innovazioni. Palma Maranò (fonte: Veicoli elettrici)


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Energie rinnovabili

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Tecnologie innovative per la mobilità elettrica

Autobus elettrici a ricarica istantanea Si avvicina a grandi passi il momento in cui le nostre città potranno disporre di veicoli elet‐ trici per il trasporto pubblico ad autonomia praticamente illimitata in quanto equipaggiati con batterie quasi sempre cariche. Questo grazie alla ABB che nel novembre scorso ha presentato a Kortrijk alla fiera Busworld un sistema di ricarica rapido automatico per au‐ tobus, in grado di rivoluzionare il trasporto urbano sul piano dell’utilizzo dei mezzi a zero emissioni. Il nuovo sistema realizzato, richiedendo tem‐ pi di ricarica nell’ordine di soli 4‐6 minuti, si prefigge proprio l’obiettivo di superare uno dei principali ostacoli fino ad oggi incontrati per una effettiva diffusione su larga scala di autobus elettrici consistente nella loro bassa autonomia e nei lunghi tempi di ricarica in‐ compatibili con le esigenze del servizio e con un loro utilizzo su linee ad alta frequenza. Concettualmente la realizzazione eredita da una parte la tecnologia di conversione AC/DC delle soluzioni Terra e dall’altra alcune solu‐ zioni per la ricarica dei bus sperimentate nel progetto TOSA, nato nel 2013 dalle esigenze espresse dal sistema di trasporto pubblico di Ginevra di sperimentare metodologie opera‐ tive meno inquinanti sul piano ambientale. Il sistema di ricarica (sviluppato in Italia pres‐ so lo stabilimento di Terranuova Bracciolini AR), è compatibile con bus elettrici ed elettri‐ ci‐ibridi e adotta lo standard internazionale identificato dalla norma IEC 61851‐23, che for‐ nisce i requisiti per le stazioni di ricarica velo‐ ce in corrente continua per veicoli elettrici, con particolare riferimento alla comunicazio‐

ne di controllo tra stazione e veicolo. La con‐ formità a questa normativa garantisce non solo il rispetto dei criteri di sicurezza ma an‐ che il futuro supporto dell’intera industria automobilistica. Le batterie da autotrazione degli autobus ur‐ bani, per il gravoso servizio che devono assol‐ vere, non sono ancora in grado di coprire l’intero fabbisogno giornaliero: hanno neces‐ sità pertanto di ricevere ricariche anche du‐ rante la giornata. Il sistema realizzato da ABB consiste in una serie di mini cariche (rabbocchi) effettuate nell’arco dell’operatività giornaliera della durata di soli 4‐6 minuti da effettuarsi in corrispondenza dei capolinea. In queste fer‐ mate infatti dovranno essere operative delle stazioni di ricarica munite di una struttura verticale su cui sarà stato montato, in posizio‐ ne rovesciata, un normale pantografo, in tut‐ to simile a quelli utilizzati per treni o tram. Sul tetto dell’autobus è invece prevista l’installazione di una interfaccia leggera costitui‐ ta da 4 barre di contatto di peso limitato al fine di incidere il meno possibile sulla massa to‐ tale del veicolo e non pregiudi‐ carne l’efficienza energetica. La sequenza del‐ le operazioni di

ricarica è semplice e si può schematizzare in questi passaggi: Comunicazione via wireless dell’autobus alla stazione di ricarica in prossimità del suo arrivo; Automatico abbassamento del pantografo nella posizione ottimale predeterminata; ?Esecuzione dei controlli di sicurezza previ‐ sti dal protocollo; Erogazione di una ricarica veloce ma suffi‐ ciente ad ampliare l’autonomia del mezzo garantendo la possibilità di un’operatività dei bus praticamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7. ABB precisa che il sistema per la sua stessa concezione può facilmente integrarsi nei siste‐ mi di trasporto urbano esistenti e richiede sol‐ tanto l’installazione di infrastrutture di ricarica rapida presso i capolinea. Le potenze di ricari‐ ca concepite secondo una logica modulare possono essere da 150, 300 o 450 kW. Il progetto che avrà la sua prima applicazione nel 2016 con autobus elettrici ibridi Volvo nel sistema di trasporto pubblico del Lussembur‐

go, prevede anche servizi di diagnostica e ge‐ stione con aggiornamenti software da remo‐ to. Un ulteriore passo nello sviluppo di infra‐ strutture di ricarica in grado di favorire la dif‐ fusione dei veicoli elettrici è poi rappresentato dall’accordo, annunciato e ribadito al recente eCar Tech di Monaco di Baviera, tra ABB e Microsoft per la realizzazione congiunta di u‐ na piattaforma di nuova generazione che au‐ menti la disponibilità dei servizi di ricarica per i clienti. L’obiettivo è offrire una costante e sta‐ bile connessione, in grado di garantire l’accesso al punto di ricarica a tutti gli utenti abilitati. Tutte le stazioni di ricarica ABB con‐ nesse al cloud Azure di Microsoft potranno aggiungere anche specifici servizi a valore ag‐ giunto, a cui operatori e gestori delle reti di ricarica potranno fare riferimento per amplia‐ re la loro offerta. La collaborazione con Microsoft utilizzerà inoltre tecnologie di ap‐ prendimento artificiale e di analisi predittiva in modo che la nuova piattaforma sia pronta a recepire future innovazioni. Palma Maranò (fonte: Veicoli elettrici)


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Storie di Riciclo servo con amore. Le ho dedicato un mobile intero: carte colorate o fantasiose, serie per le occasioni istituzionali, fatte a mano per quelle ricercate, realizzate con altre carte per dare profondità e sostanza al tempo. Un giorno, sono andata ad aprire quel mobile. La carta può sembrare fragile tanto da credere di non poter utilizzarla che per scrivere ma a chi sa amarla regala infinite possibilità: piegare, tagliare, incollare, ogni foglio può diventare altro e trasformarsi. Nei lavori di allestimento

Uno sweet table un po’ particolare: una valigia, foderata con una carta fiorata di ispirazione vintage e arricchita di due ghirlande con pizzi di tessuto ed in carta, accoglie tutte le boule. Sulle lettere tridimensionali realizzate in carta sono applicati fiori realizzati con carte colorate e decorate. Farfalle in origami, nastri di pizzo e fiori di carta decorano le boule ricche di dolcezze. Sul fondo una lavagnetta con un augurio per gli sposi : “ LOVE IS SWEET”!

la carta è diventata la padrona e mi stupisco di quanto possa essere “strutturale”. Fiori colorati decorano pareti, origami Sono nata a Napoli. Qui ho studiato architettura nutrendomi della passione per tutto ciò che è stato e si è trasformato nel tempo senza sparire, semplicemente adattandosi a ciò che preesisteva, un muto discorso che lento fluisce. Sin da piccola qualsiasi oggetto non utilizzato attirava la mia attenzione, molti tra questi li ho guardati, immaginati e ripensati mentre altri, in attesa di una ispirazione, li ho conservati. L’ho sempre saputo, ma me ne sono resa conto solo con il trascorrere degli anni: il mio elemento è la carta! Non l’acqua, non la terra, ma la carta. Il suo odore mi appartiene, le sue trame mi affascinano, il suo vissuto mi conquista. La scelgo, la cerco, la incontro e la con-

schermano lampade, messaggi tridimensionali donano significato. Quando la sua forma non è più perfetta e il suo colore non più lucido, allora, si trasforma diventando di nuovo foglio o cellu-

Camilla Castaldo – Event & Wedding Planner

La carta si trasforma senza mai smettere di sorprendere

losa pronta a rientrare nel ciclo della natura. Scegliere le carte è impegnativo, bisogna aver la pazienza di trovare quella giusta e così mi ritrovo a conservarne anche piccoli pezzetti. L’amore per le cose che si trasformano nel tempo mi accompagna nel modo di guardare il mondo … e così qualche mese fa ho scelto un nuovo spazio di lavoro, un vecchio deposito dove raccogliere carte e oggetti per i quali pensare nuove vite. Camilla Castaldo è socia di EnterprisinGirls

www.camillacastaldo.it


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Storie di Riciclo servo con amore. Le ho dedicato un mobile intero: carte colorate o fantasiose, serie per le occasioni istituzionali, fatte a mano per quelle ricercate, realizzate con altre carte per dare profondità e sostanza al tempo. Un giorno, sono andata ad aprire quel mobile. La carta può sembrare fragile tanto da credere di non poter utilizzarla che per scrivere ma a chi sa amarla regala infinite possibilità: piegare, tagliare, incollare, ogni foglio può diventare altro e trasformarsi. Nei lavori di allestimento

Uno sweet table un po’ particolare: una valigia, foderata con una carta fiorata di ispirazione vintage e arricchita di due ghirlande con pizzi di tessuto ed in carta, accoglie tutte le boule. Sulle lettere tridimensionali realizzate in carta sono applicati fiori realizzati con carte colorate e decorate. Farfalle in origami, nastri di pizzo e fiori di carta decorano le boule ricche di dolcezze. Sul fondo una lavagnetta con un augurio per gli sposi : “ LOVE IS SWEET”!

la carta è diventata la padrona e mi stupisco di quanto possa essere “strutturale”. Fiori colorati decorano pareti, origami Sono nata a Napoli. Qui ho studiato architettura nutrendomi della passione per tutto ciò che è stato e si è trasformato nel tempo senza sparire, semplicemente adattandosi a ciò che preesisteva, un muto discorso che lento fluisce. Sin da piccola qualsiasi oggetto non utilizzato attirava la mia attenzione, molti tra questi li ho guardati, immaginati e ripensati mentre altri, in attesa di una ispirazione, li ho conservati. L’ho sempre saputo, ma me ne sono resa conto solo con il trascorrere degli anni: il mio elemento è la carta! Non l’acqua, non la terra, ma la carta. Il suo odore mi appartiene, le sue trame mi affascinano, il suo vissuto mi conquista. La scelgo, la cerco, la incontro e la con-

schermano lampade, messaggi tridimensionali donano significato. Quando la sua forma non è più perfetta e il suo colore non più lucido, allora, si trasforma diventando di nuovo foglio o cellu-

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losa pronta a rientrare nel ciclo della natura. Scegliere le carte è impegnativo, bisogna aver la pazienza di trovare quella giusta e così mi ritrovo a conservarne anche piccoli pezzetti. L’amore per le cose che si trasformano nel tempo mi accompagna nel modo di guardare il mondo … e così qualche mese fa ho scelto un nuovo spazio di lavoro, un vecchio deposito dove raccogliere carte e oggetti per i quali pensare nuove vite. Camilla Castaldo è socia di EnterprisinGirls

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Ambiente e società ECONOMIA CIRCOLARE e di Fabio Potenza Ingegneria Elettrica, dei Materiali e delle Nanotecnologie, Università di Roma “La Sapienza” , DICMA

Gli Il crescente benessere degli stati occiden‐ tali e la crescita esponenziale di quelli orientali come la Cina e l'India, è proporzionale al con‐ sumo di energia e materie prime che quotidia‐ namente vengono utilizzate. Le nuove tecno‐ logie negli ultimi dieci anni hanno cambiato in modo radicale il mondo delle comunicazioni, accelerando il commercio, le importazioni e le esportazioni di materie prime. Infatti il pro‐ gresso tecnologico e lo sviluppo industriale, hanno portato un incremento dei consumi di materie prime e dei relativi beni di consumo, grazie anche al miglioramento delle condizioni economiche e di vita, che comportano una esponenziale produzione di rifiuti. Inoltre so‐ no cresciute le problematiche connesse all’integrazione delle attività relative alla ge‐ stione dell’intera filiera dei rifiuti, vista la diver‐ sità dei prodotti di consumo e la loro comples‐ sità tecnologica comportano una conseguen‐ te complessità nella gestione (raccolta, tratta‐ mento e smaltimento) di un numero sempre maggiore di rifiuti che non sono recuperati e quindi valorizzati. Basti pensare a come lo svi‐ luppo delle città, la richiesta di energia e l'im‐ piego di materiali (come i materiali da costru‐ zione) rappresenti un metabolismo in conti‐ nua e costante evoluzione dove i flussi di ma‐ terie prime e scarti circolano in modo conti‐ nuo e programmato, quasi come un vero e

proprio ecosistema vivente. Quindi uno studio dei flussi ci permette di intervenire in modo mirato verso una programmazione sostenibile di decommissioning e di sviluppo verso effi‐ cienti sistemi di gestione integrata del ciclo dei rifiuti per le aree urbane. L'integrazione di sistemi innovativi per il riciclaggio dei materiali risulta di fondamentale importanza per colma‐ re le oscillazione dei costi delle materie prime impiegate. Per esempio un vantaggio compe‐ titivo ottenuto dal riciclo dei rifiuti elettronici è la presenza di metalli preziosi e terre rare contenuti al loro interno, che se correttamen‐ te recuperate, possono rappresentare una risorsa reale per l'economia europea rappre‐ sentando un materiale immediatamente di‐ sponibile su mercato, pertanto solo nel 2012 il 35% (3,3 milioni di tonnellate) di rifiuti elettro‐ nici sono stati ufficialmente recuperati, men‐ tre ben il 65% (6,2 milioni di tonnellate) è stato gestito in modo illegale oppure identificato come indifferenziato [1]. Quindi il concetto di economia circolare rientra nell'approccio di “urban mining”, che individua nelle grandi città rilevanti scorte di materiali (come anche nelle discariche) rappresentando una “miniera” disponibile per il riutilizzo [2]. Appa‐ re quindi di fondamentale importanza una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, però suc‐ cessiva alla prevenzione del prodotto a fine

vita riducendo a monte i costi di smaltimento finale. Il riciclo dei microprocessori (ICC ‐ inte‐ grated circuit chip) risulta un interessante op‐ zione per ridurre l'impatto ambientale che la loro estrazione comporta (emissioni di CO2 e agenti chimici nocivi per l'ambiente) con il vantaggio di recuperare metalli preziosi e ter‐ re rare. Il riciclo di questi componenti rappre‐ senta una risorsa per il territorio e l'economia. Adottare strategie di riciclaggio innovative e a basso impatto ambientale porterà ad un mi‐ glioramento delle condizioni ambientali a livel‐

lo globale. Un passo fondamentale è la carat‐ terizzazione di questi componenti a fine vita per una concreta individuazione delle materie prime secondarie presenti. In questa prospet‐ tiva lo sviluppo di strategie on‐line per il rico‐ noscimento degli scarti, provenienti dai rifiuti elettronici (e‐waste), in grado di effettuare un controllo di qualità del materiale trattato op‐ pure rilevamenti/monitoraggi durante le fasi di riciclaggio, rappresenta un vantaggio com‐ petitivo, risultando una soluzione efficace ed affidabile con bassi costi di utilizzo. F. P.

[1] Countering Weee Illegal Trade (CWIT), finanziato dall’Unione Europea e realizzato da Interpol, United Nations University (UNU), gli istituti United Nations Interregional Crime and Justice Research e Compliance Risks, l’associazione Weee Forum, l’associazione Cross‐Border Research e la società Zanasi Partners. [2] Paul H. Brunner. Urban Mining, A Contribution to Reindustrializing the City. Journal of Industrial Ecology, Volume 15, Number 3, pp. 339‐341.


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Ambiente e società ECONOMIA CIRCOLARE e di Fabio Potenza Ingegneria Elettrica, dei Materiali e delle Nanotecnologie, Università di Roma “La Sapienza” , DICMA

Gli Il crescente benessere degli stati occiden‐ tali e la crescita esponenziale di quelli orientali come la Cina e l'India, è proporzionale al con‐ sumo di energia e materie prime che quotidia‐ namente vengono utilizzate. Le nuove tecno‐ logie negli ultimi dieci anni hanno cambiato in modo radicale il mondo delle comunicazioni, accelerando il commercio, le importazioni e le esportazioni di materie prime. Infatti il pro‐ gresso tecnologico e lo sviluppo industriale, hanno portato un incremento dei consumi di materie prime e dei relativi beni di consumo, grazie anche al miglioramento delle condizioni economiche e di vita, che comportano una esponenziale produzione di rifiuti. Inoltre so‐ no cresciute le problematiche connesse all’integrazione delle attività relative alla ge‐ stione dell’intera filiera dei rifiuti, vista la diver‐ sità dei prodotti di consumo e la loro comples‐ sità tecnologica comportano una conseguen‐ te complessità nella gestione (raccolta, tratta‐ mento e smaltimento) di un numero sempre maggiore di rifiuti che non sono recuperati e quindi valorizzati. Basti pensare a come lo svi‐ luppo delle città, la richiesta di energia e l'im‐ piego di materiali (come i materiali da costru‐ zione) rappresenti un metabolismo in conti‐ nua e costante evoluzione dove i flussi di ma‐ terie prime e scarti circolano in modo conti‐ nuo e programmato, quasi come un vero e

proprio ecosistema vivente. Quindi uno studio dei flussi ci permette di intervenire in modo mirato verso una programmazione sostenibile di decommissioning e di sviluppo verso effi‐ cienti sistemi di gestione integrata del ciclo dei rifiuti per le aree urbane. L'integrazione di sistemi innovativi per il riciclaggio dei materiali risulta di fondamentale importanza per colma‐ re le oscillazione dei costi delle materie prime impiegate. Per esempio un vantaggio compe‐ titivo ottenuto dal riciclo dei rifiuti elettronici è la presenza di metalli preziosi e terre rare contenuti al loro interno, che se correttamen‐ te recuperate, possono rappresentare una risorsa reale per l'economia europea rappre‐ sentando un materiale immediatamente di‐ sponibile su mercato, pertanto solo nel 2012 il 35% (3,3 milioni di tonnellate) di rifiuti elettro‐ nici sono stati ufficialmente recuperati, men‐ tre ben il 65% (6,2 milioni di tonnellate) è stato gestito in modo illegale oppure identificato come indifferenziato [1]. Quindi il concetto di economia circolare rientra nell'approccio di “urban mining”, che individua nelle grandi città rilevanti scorte di materiali (come anche nelle discariche) rappresentando una “miniera” disponibile per il riutilizzo [2]. Appa‐ re quindi di fondamentale importanza una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, però suc‐ cessiva alla prevenzione del prodotto a fine

vita riducendo a monte i costi di smaltimento finale. Il riciclo dei microprocessori (ICC ‐ inte‐ grated circuit chip) risulta un interessante op‐ zione per ridurre l'impatto ambientale che la loro estrazione comporta (emissioni di CO2 e agenti chimici nocivi per l'ambiente) con il vantaggio di recuperare metalli preziosi e ter‐ re rare. Il riciclo di questi componenti rappre‐ senta una risorsa per il territorio e l'economia. Adottare strategie di riciclaggio innovative e a basso impatto ambientale porterà ad un mi‐ glioramento delle condizioni ambientali a livel‐

lo globale. Un passo fondamentale è la carat‐ terizzazione di questi componenti a fine vita per una concreta individuazione delle materie prime secondarie presenti. In questa prospet‐ tiva lo sviluppo di strategie on‐line per il rico‐ noscimento degli scarti, provenienti dai rifiuti elettronici (e‐waste), in grado di effettuare un controllo di qualità del materiale trattato op‐ pure rilevamenti/monitoraggi durante le fasi di riciclaggio, rappresenta un vantaggio com‐ petitivo, risultando una soluzione efficace ed affidabile con bassi costi di utilizzo. F. P.

[1] Countering Weee Illegal Trade (CWIT), finanziato dall’Unione Europea e realizzato da Interpol, United Nations University (UNU), gli istituti United Nations Interregional Crime and Justice Research e Compliance Risks, l’associazione Weee Forum, l’associazione Cross‐Border Research e la società Zanasi Partners. [2] Paul H. Brunner. Urban Mining, A Contribution to Reindustrializing the City. Journal of Industrial Ecology, Volume 15, Number 3, pp. 339‐341.


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Emissioni climalteranti: perché non si parla di ottimizzazione dei trasporti? Paolo Serra

L’annuale rapporto della Banca Mondiale, dal 2010 riporta i dati del Logistics Perfor‐ mance Index (LPI), che fornisce una valu‐ tazione multidimensionale delle perfor‐ mance logistiche di 155 paesi in termini di costi della logistica, dotazione infrastrut‐ turale, qualità dei servizi logistici ed effi‐ cienza dei processi di sdoganamento. Nel 2014 i Paesi con il più elevato livello di LPI sono risultati la Germania (indice 4,12), l’Olanda (4,05), l’Inghilterra (4,01) e Sin‐ gapore (4,01). Nella Top 10 di questo ranking ci sono anche Belgio, Svezia e Norvegia, non propriamente “potenze economiche”. L'Italia si colloca al 20° po‐ sto (indice 3,69). Un aspetto curioso di tale classifica sta nel fatto che essa non tiene in alcun conto i due fattori che ri‐ guardano la sostenibilità ambientale dei processi logistici: la quantità di energia consumata per tonn./Km (o, in caso di stoccaggio, per tonn./giorno) e le emis‐ sioni climalteranti connesse alle attività logistiche. Vale la pena di ricordare che la logistica si compone di varie attività, di cui quella di trasporto è solo una parte,

quali il deposito, il confezionamento, la formazione ordini, le operazioni doganali, ecc. Al summit sul clima COP 21 di Parigi si par‐ la di moltissime soluzioni tecniche finaliz‐ zate alla preservazione del pianeta, ma tutte, nessuna esclusa, sono il risultato di un confronto, che si assume vantaggioso, tra i risparmi e i corrispondenti costi am‐ bientali. Prendiamo ad esempio i pannelli fotovoltaici: si consuma energia per pro‐ durli, per trasportarli, per montarli, per la manutenzione. Producono energia per 20 (?) anni, di cui pare che i primi quattro sia‐ no necessari per recuperare l’energia già spesa, alla fine dei quali sarà necessario spendere ulteriore energia per lo smon‐ taggio, il trasporto e il trattamento di re‐ cupero. Pur non essendo nessuno in con‐ dizione di quantificare esattamente tale bilancio energetico, appare evidente che esso è appesantito da costi notevoli. Ana‐ logo andamento è riscontrabile per le pa‐ le eoliche e le altre produzioni di “energie rinnovabili”. La stessa, tanto decantata, raccolta differenziata comporta un aggra‐

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vamento delle emissioni legate al ritiro e al trasporto dei rifiuti, in quanto è neces‐ sario che un automezzo passi per tre o quattro volte nello stesso punto. È singo‐ lare, e per certi versi inspiegabile, che la COP 21 non si occupi affatto del peso del‐ la logistica sull’andamento climatico del pianeta. La DG Tren della Commissione Europea valuta che un terzo dell’energia prodotta nel pianeta Terra sia utilizzata per la mobilità di merci e persone: si può pertanto assumere che un terzo delle e‐ missioni climalteranti sia attribuibile ai trasporti, la cui domanda globale cresce continuamente al ritmo del 4/5% all’anno. Statistiche attendibili (Fondazione ITL Bologna) denunciano che in Italia il 32% dei piccoli e il 43% dei grandi autocarri viaggiano vuoti. In una battuta, cara a Giovanni Leonida, la merce più trasporta‐ ta è l’aria. Da ciò si può facilmente intuire quanto potrebbe valere per la sostenibili‐ tà ambientale l’aumento, anche se solo

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di dieci punti percentuali, del coefficiente di riempimento dei mezzi di trasporto e dei magazzini di stoccaggio: si abbatte‐ rebbero le emissioni climalteranti, si ri‐ durrebbero i mezzi circolanti e le conge‐ stioni viarie. E ciò senza dover sopporta‐ re alcun costo ambientale, producendo anzi effetti collaterali virtuosi, come ad esempio la minor usura dei mezzi di tra‐ sporto. Il motivo per cui a Parigi non si sia tratta‐ to di questo argomento, dovendo esclu‐ dere a priori l’ottusità dei partecipanti, non può che risiedere nella convinzione generale che la dissaturazione dei mezzi e dei magazzini sia un fatto inevitabile. Questo non è vero. Per essere economica e sostenibile, la logistica deve essere condivisa: solo attraverso un’integrazione ottimizzata e sistemica tra i due flussi (diretta e in‐ versa) si riuscirà a raggiungere la massi‐ ma saturazione dei mezzi. E soprattutto


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Emissioni climalteranti: perché non si parla di ottimizzazione dei trasporti? Paolo Serra

L’annuale rapporto della Banca Mondiale, dal 2010 riporta i dati del Logistics Perfor‐ mance Index (LPI), che fornisce una valu‐ tazione multidimensionale delle perfor‐ mance logistiche di 155 paesi in termini di costi della logistica, dotazione infrastrut‐ turale, qualità dei servizi logistici ed effi‐ cienza dei processi di sdoganamento. Nel 2014 i Paesi con il più elevato livello di LPI sono risultati la Germania (indice 4,12), l’Olanda (4,05), l’Inghilterra (4,01) e Sin‐ gapore (4,01). Nella Top 10 di questo ranking ci sono anche Belgio, Svezia e Norvegia, non propriamente “potenze economiche”. L'Italia si colloca al 20° po‐ sto (indice 3,69). Un aspetto curioso di tale classifica sta nel fatto che essa non tiene in alcun conto i due fattori che ri‐ guardano la sostenibilità ambientale dei processi logistici: la quantità di energia consumata per tonn./Km (o, in caso di stoccaggio, per tonn./giorno) e le emis‐ sioni climalteranti connesse alle attività logistiche. Vale la pena di ricordare che la logistica si compone di varie attività, di cui quella di trasporto è solo una parte,

quali il deposito, il confezionamento, la formazione ordini, le operazioni doganali, ecc. Al summit sul clima COP 21 di Parigi si par‐ la di moltissime soluzioni tecniche finaliz‐ zate alla preservazione del pianeta, ma tutte, nessuna esclusa, sono il risultato di un confronto, che si assume vantaggioso, tra i risparmi e i corrispondenti costi am‐ bientali. Prendiamo ad esempio i pannelli fotovoltaici: si consuma energia per pro‐ durli, per trasportarli, per montarli, per la manutenzione. Producono energia per 20 (?) anni, di cui pare che i primi quattro sia‐ no necessari per recuperare l’energia già spesa, alla fine dei quali sarà necessario spendere ulteriore energia per lo smon‐ taggio, il trasporto e il trattamento di re‐ cupero. Pur non essendo nessuno in con‐ dizione di quantificare esattamente tale bilancio energetico, appare evidente che esso è appesantito da costi notevoli. Ana‐ logo andamento è riscontrabile per le pa‐ le eoliche e le altre produzioni di “energie rinnovabili”. La stessa, tanto decantata, raccolta differenziata comporta un aggra‐

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vamento delle emissioni legate al ritiro e al trasporto dei rifiuti, in quanto è neces‐ sario che un automezzo passi per tre o quattro volte nello stesso punto. È singo‐ lare, e per certi versi inspiegabile, che la COP 21 non si occupi affatto del peso del‐ la logistica sull’andamento climatico del pianeta. La DG Tren della Commissione Europea valuta che un terzo dell’energia prodotta nel pianeta Terra sia utilizzata per la mobilità di merci e persone: si può pertanto assumere che un terzo delle e‐ missioni climalteranti sia attribuibile ai trasporti, la cui domanda globale cresce continuamente al ritmo del 4/5% all’anno. Statistiche attendibili (Fondazione ITL Bologna) denunciano che in Italia il 32% dei piccoli e il 43% dei grandi autocarri viaggiano vuoti. In una battuta, cara a Giovanni Leonida, la merce più trasporta‐ ta è l’aria. Da ciò si può facilmente intuire quanto potrebbe valere per la sostenibili‐ tà ambientale l’aumento, anche se solo

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di dieci punti percentuali, del coefficiente di riempimento dei mezzi di trasporto e dei magazzini di stoccaggio: si abbatte‐ rebbero le emissioni climalteranti, si ri‐ durrebbero i mezzi circolanti e le conge‐ stioni viarie. E ciò senza dover sopporta‐ re alcun costo ambientale, producendo anzi effetti collaterali virtuosi, come ad esempio la minor usura dei mezzi di tra‐ sporto. Il motivo per cui a Parigi non si sia tratta‐ to di questo argomento, dovendo esclu‐ dere a priori l’ottusità dei partecipanti, non può che risiedere nella convinzione generale che la dissaturazione dei mezzi e dei magazzini sia un fatto inevitabile. Questo non è vero. Per essere economica e sostenibile, la logistica deve essere condivisa: solo attraverso un’integrazione ottimizzata e sistemica tra i due flussi (diretta e in‐ versa) si riuscirà a raggiungere la massi‐ ma saturazione dei mezzi. E soprattutto


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evitare che il risparmio di energia, otteni‐ bile dal recupero delle materie prime ri‐ spetto a quella necessaria per la loro e‐ strazione, sia sovrastato dall’incremento dei costi, ambientali ed economici, di rac‐ colta, trasporto e smaltimento dei rifiuti da cui provengono. Il raggiungimento di quest’obiettivo, seppure non facile, ha bisogno di due precondizioni: 1] Cambiare la normativa attuale, che non è assertiva in tal senso. Due esempi: per il ritiro e il trasporto dei RAEE in procedura semplifi‐ cata si impone l’utilizzo di mezzi di massa a pieno carico di 3,5 tonnellate, la cui por‐ tata di carico utile è di circa 20 quintali. Ciò obbliga le imprese di distribuzione che raccolgono più di 3,5 tonn./mese a distri‐ buire su due viaggi merce che potrebbe essere ritirata con un solo viaggio di un mezzo più grande, magari elettrico. Se‐ condo esempio: è vietata la commistione tra RAEE e apparecchi nuovi: ciò obbliga a utilizzare due mezzi diversi per la conse‐ gna del nuovo e il ritiro del vecchio appa‐ recchio restituito dal cliente, vietando per legge una ottimizzazione che si realizze‐ rebbe quasi automaticamente. 2] Adotta‐

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re un profondo cambiamento culturale: smettere di perseguire lo sviluppo com‐ petitivo, ma godere del vantaggio colla‐ borativo che si può ottenere solo operan‐ do in un sistema a rete. Come è noto in‐ fatti, la catena logistica, quando non è co‐ stituita da una supply chain governata da un leader, richiede la partecipazione coor‐ dinata di molti attori, profondamente di‐ versi tra loro, in termini di strategie, re‐ sponsabilità ed efficienza, che tendono a privilegiare i propri interessi immediati in una sorta di competizione, nella quale il più debole resta penalizzato, anche a ri‐ schio di compromettere l’affidabilità e la puntualità del servizio. Una volta realizza‐ te queste due condizioni, si potranno a‐ dottare quegli strumenti che consentono di distribuire su ciascun attore della filiera logistica il valore aggiunto in stretta pro‐ porzione con il contributo effettivamente apportato, annullando la legge del più forte e, quel che è più importante, realiz‐ zando quella condivisione che è alla base per il miglioramento della saturazione de‐ gli spazi. Sembra un’utopia, ma si può fa‐ re! P.S.

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Le città più smart d’Italia? Premia la media dimensione!

Sono Milano, Bologna, Firenze e Modena le città italiane più smart secondo l’indagine ICity Rate 2015 – realizzata lo scorso ottobre da FO‐ RUM PA con la collaborazione di Openpolis. Gli indicatori per la valutazione sono sette: e‐ conomy, living, environment, people, mobility, governance e la new entry legality. Spicca al vertice Milano per le dimensioni economica, living, people (dove è prima) e la buona posi‐ zione sui temi dell’ambiente (dove è 24a), della mobilità (dove ottiene il 4° posto anche grazie alla ciclabilità e alla propensione alla mobilità collettiva), della governance (dove è 12a). Me‐ tà classifica, invece, per la dimensione Legality dove il 70° posto è dovuto, soprattutto, alla diffusione della microcriminalità, al numero di giornalisti minacciati e all’incidenza, in provin‐ cia, di comuni commissariati. Roma, invece, mantiene posizione sostanzial‐ mente di vertice per le dimensioni economy (3° posto), people (9°), living (12°) e mobility (18°), ma perde importanti posizioni in governance (34°), environment (85°) e, soprattutto si posi‐ ziona al 97° posto per la variabile legality che la fa scendere alla 21a posizione perdendo ben 9

posti rispetto al 2014. Colpisce di questa classi‐ fica che sei delle dieci città al top non sono cit‐ tà metropolitane, ma città di medie dimensioni che però vanno a costituire, di fatto, l’ossatura più robusta del nostro sistema urbano. Sono le nuove piccole capitali a volte molto più dinami‐ che e performanti delle grandi città metropoli‐ tane. E non si tratta delle semplice equazione del “piccolo è bello”, basata sui parametri del‐ la qualità della vita ma, molto spesso, di risul‐ tati che provengono da caratteristiche struttu‐ rali importanti. La lettura territoriale ripropone la ben nota dicotomia Nord‐Sud. La prima città del mezzogiorno in classifica è Cagliari in 60a posizione, che ‘soffre’ per consumo di energia elettrica, dispersione della rete idrica, accessi‐ bilità terrestre, partecipazione elettorale e mancanza di strumenti di pianificazione am‐ bientale. Al contrario, le variabili su cui eccelle sono l’incidenza del verde urbano, la propen‐ sione alla mobilità collettiva, l’offerta di tra‐ sporti pubblici locali, l’attivismo del non profit sui social network. Matera – capitale della Cul‐ tura 2019 – è 77esima, Crotone è fanalino di coda. Palma Maranò


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evitare che il risparmio di energia, otteni‐ bile dal recupero delle materie prime ri‐ spetto a quella necessaria per la loro e‐ strazione, sia sovrastato dall’incremento dei costi, ambientali ed economici, di rac‐ colta, trasporto e smaltimento dei rifiuti da cui provengono. Il raggiungimento di quest’obiettivo, seppure non facile, ha bisogno di due precondizioni: 1] Cambiare la normativa attuale, che non è assertiva in tal senso. Due esempi: per il ritiro e il trasporto dei RAEE in procedura semplifi‐ cata si impone l’utilizzo di mezzi di massa a pieno carico di 3,5 tonnellate, la cui por‐ tata di carico utile è di circa 20 quintali. Ciò obbliga le imprese di distribuzione che raccolgono più di 3,5 tonn./mese a distri‐ buire su due viaggi merce che potrebbe essere ritirata con un solo viaggio di un mezzo più grande, magari elettrico. Se‐ condo esempio: è vietata la commistione tra RAEE e apparecchi nuovi: ciò obbliga a utilizzare due mezzi diversi per la conse‐ gna del nuovo e il ritiro del vecchio appa‐ recchio restituito dal cliente, vietando per legge una ottimizzazione che si realizze‐ rebbe quasi automaticamente. 2] Adotta‐

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re un profondo cambiamento culturale: smettere di perseguire lo sviluppo com‐ petitivo, ma godere del vantaggio colla‐ borativo che si può ottenere solo operan‐ do in un sistema a rete. Come è noto in‐ fatti, la catena logistica, quando non è co‐ stituita da una supply chain governata da un leader, richiede la partecipazione coor‐ dinata di molti attori, profondamente di‐ versi tra loro, in termini di strategie, re‐ sponsabilità ed efficienza, che tendono a privilegiare i propri interessi immediati in una sorta di competizione, nella quale il più debole resta penalizzato, anche a ri‐ schio di compromettere l’affidabilità e la puntualità del servizio. Una volta realizza‐ te queste due condizioni, si potranno a‐ dottare quegli strumenti che consentono di distribuire su ciascun attore della filiera logistica il valore aggiunto in stretta pro‐ porzione con il contributo effettivamente apportato, annullando la legge del più forte e, quel che è più importante, realiz‐ zando quella condivisione che è alla base per il miglioramento della saturazione de‐ gli spazi. Sembra un’utopia, ma si può fa‐ re! P.S.

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Le città più smart d’Italia? Premia la media dimensione!

Sono Milano, Bologna, Firenze e Modena le città italiane più smart secondo l’indagine ICity Rate 2015 – realizzata lo scorso ottobre da FO‐ RUM PA con la collaborazione di Openpolis. Gli indicatori per la valutazione sono sette: e‐ conomy, living, environment, people, mobility, governance e la new entry legality. Spicca al vertice Milano per le dimensioni economica, living, people (dove è prima) e la buona posi‐ zione sui temi dell’ambiente (dove è 24a), della mobilità (dove ottiene il 4° posto anche grazie alla ciclabilità e alla propensione alla mobilità collettiva), della governance (dove è 12a). Me‐ tà classifica, invece, per la dimensione Legality dove il 70° posto è dovuto, soprattutto, alla diffusione della microcriminalità, al numero di giornalisti minacciati e all’incidenza, in provin‐ cia, di comuni commissariati. Roma, invece, mantiene posizione sostanzial‐ mente di vertice per le dimensioni economy (3° posto), people (9°), living (12°) e mobility (18°), ma perde importanti posizioni in governance (34°), environment (85°) e, soprattutto si posi‐ ziona al 97° posto per la variabile legality che la fa scendere alla 21a posizione perdendo ben 9

posti rispetto al 2014. Colpisce di questa classi‐ fica che sei delle dieci città al top non sono cit‐ tà metropolitane, ma città di medie dimensioni che però vanno a costituire, di fatto, l’ossatura più robusta del nostro sistema urbano. Sono le nuove piccole capitali a volte molto più dinami‐ che e performanti delle grandi città metropoli‐ tane. E non si tratta delle semplice equazione del “piccolo è bello”, basata sui parametri del‐ la qualità della vita ma, molto spesso, di risul‐ tati che provengono da caratteristiche struttu‐ rali importanti. La lettura territoriale ripropone la ben nota dicotomia Nord‐Sud. La prima città del mezzogiorno in classifica è Cagliari in 60a posizione, che ‘soffre’ per consumo di energia elettrica, dispersione della rete idrica, accessi‐ bilità terrestre, partecipazione elettorale e mancanza di strumenti di pianificazione am‐ bientale. Al contrario, le variabili su cui eccelle sono l’incidenza del verde urbano, la propen‐ sione alla mobilità collettiva, l’offerta di tra‐ sporti pubblici locali, l’attivismo del non profit sui social network. Matera – capitale della Cul‐ tura 2019 – è 77esima, Crotone è fanalino di coda. Palma Maranò


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Che l'edilizia sia in crisi è un fatto or‐ mai antico: dal 2008 al 2014 il settore delle costruzioni ha perso il 17% del proprio fatturato. Nonostante ciò si registra un incremento degli investi‐ menti destinati agli impianti di tipo e‐ lettrico, elettronico e meccanico in‐ stallati nelle nuove costruzioni. A dirlo

19

del Centro Ricerche Economiche So‐ ciali di Mercato per l'Edilizia e il Terri‐ torio (Cresme), il quale ha messo a confronto e misurato la differenza fra gli edifici tradizionali e quelli che inclu‐ dono elementi di innovazione. Un'a‐ nalisi che non solo conferma la cresci‐ ta degli 'edifici innovativi', ma ribadi‐

Domotica: la casa smart a portata di dito

RELOADER Magazine - Dicembre 2015

di un incremento del 15,7% del valore della produzione nel settore delle co‐ struzioni. E' altresì atteso un incremen‐ to per l'impiantistica a più alto grado di innovazione del 47,7%, valore che po‐ trebbe raggiungere il 69% in caso di ri‐ mozione dei vincoli di natura burocrati‐ ca ed economica. In questo scenario è

di Mirko Turchetti

Installare nella propria abitazione tutti gli elementi integrati al fine di creare una rete intelligente, capace di ridurre gli sprechi, consentire risparmi, migliorare il comfort e salvaguardare il pianeta.

sono i risultati della ricerca Anie/ Anima che sottolinea come questo ti‐ po di investimenti rappresentino, ad oggi, il 14,4% del costo globale per la costruzione di un nuovo edificio, men‐ tre in passato erano pari al solo 9,8%. Ad ulteriore conferma di questa ten‐ denza arrivano i dati dell'Osservatorio

sce anche come l'incremento interessi soprattutto l'utilizzo delle nuove tec‐ nologie nei prodotti per la sicurezza, il risparmio energetico ed il benessere. In merito al futuro, infine, per il mer‐ cato dell'impiantistica si attende un'ulteriore incremento del 33,1% e nel prossimo quinquennio, a fronte

la domotica a ricoprire il ruolo di leader, con una crescita del 34% nell'ul‐ timo quinquennio. Ma perché dovreb‐ be essere applicata questa tecnologia? Grazie alla domotica è possibile connet‐ tere tutti i componenti e le funzionalità presenti nella nostra abitazione, crean‐ do un vero e proprio sistema capace di

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far dialogare tutti gli elementi tra di lo‐ ro e di gestirli in maniera intelligente, in modo che questi si attivino o disattivi‐ no ad un determinato evento. La do‐ motica perciò si affida anche alla tecno‐ logia dell'Internet of Things (IoT). A ti‐ tolo esemplificativo dell'integrazione dei vari dispositivi, la domotica può consentire di ridurre la temperatura del riscaldamento, abbassare le tapparelle e spegnere tutte le luci all'attivazione dell'impianto anti intrusione. Quelle che possono apparire come mere co‐ modità che permettono all'utente di fare meno azioni e di conseguenza me‐ no fatica, in realtà hanno uno scopo ben preciso e molto importante: ridur‐ re gli sprechi e, di conseguenza, i con‐ sumi. Un obiettivo non trascurabile, se si considera che si è da poco conclusa la COP21 con la firma di un accordo per salvaguardare il pianeta e che in Euro‐ pa ben il 40% dell'energia è assorbito dal settore civile. Una percentuale che potrebbe crescere ulteriormente, sia in considerazione dei mutamenti climati‐ ci, sia del fatto che le persone chiedono condizioni di comfort sempre migliori all’interno della propria abitazione e degli ambienti di lavoro. Un esempio di incremento di consumi? Semplice: basti pensare all'estate e all'energia assorbi‐ ta dai condizionatori che causano dei veri e propri picchi di richiesta elettrica; se questi dispositivi non fossero utiliz‐ zati correttamente (e.g. rimanessero accesi quando non necessario) è intuiti‐ vo comprendere come si avrebbero dei 


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Che l'edilizia sia in crisi è un fatto or‐ mai antico: dal 2008 al 2014 il settore delle costruzioni ha perso il 17% del proprio fatturato. Nonostante ciò si registra un incremento degli investi‐ menti destinati agli impianti di tipo e‐ lettrico, elettronico e meccanico in‐ stallati nelle nuove costruzioni. A dirlo

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del Centro Ricerche Economiche So‐ ciali di Mercato per l'Edilizia e il Terri‐ torio (Cresme), il quale ha messo a confronto e misurato la differenza fra gli edifici tradizionali e quelli che inclu‐ dono elementi di innovazione. Un'a‐ nalisi che non solo conferma la cresci‐ ta degli 'edifici innovativi', ma ribadi‐

Domotica: la casa smart a portata di dito

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di un incremento del 15,7% del valore della produzione nel settore delle co‐ struzioni. E' altresì atteso un incremen‐ to per l'impiantistica a più alto grado di innovazione del 47,7%, valore che po‐ trebbe raggiungere il 69% in caso di ri‐ mozione dei vincoli di natura burocrati‐ ca ed economica. In questo scenario è

di Mirko Turchetti

Installare nella propria abitazione tutti gli elementi integrati al fine di creare una rete intelligente, capace di ridurre gli sprechi, consentire risparmi, migliorare il comfort e salvaguardare il pianeta.

sono i risultati della ricerca Anie/ Anima che sottolinea come questo ti‐ po di investimenti rappresentino, ad oggi, il 14,4% del costo globale per la costruzione di un nuovo edificio, men‐ tre in passato erano pari al solo 9,8%. Ad ulteriore conferma di questa ten‐ denza arrivano i dati dell'Osservatorio

sce anche come l'incremento interessi soprattutto l'utilizzo delle nuove tec‐ nologie nei prodotti per la sicurezza, il risparmio energetico ed il benessere. In merito al futuro, infine, per il mer‐ cato dell'impiantistica si attende un'ulteriore incremento del 33,1% e nel prossimo quinquennio, a fronte

la domotica a ricoprire il ruolo di leader, con una crescita del 34% nell'ul‐ timo quinquennio. Ma perché dovreb‐ be essere applicata questa tecnologia? Grazie alla domotica è possibile connet‐ tere tutti i componenti e le funzionalità presenti nella nostra abitazione, crean‐ do un vero e proprio sistema capace di

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far dialogare tutti gli elementi tra di lo‐ ro e di gestirli in maniera intelligente, in modo che questi si attivino o disattivi‐ no ad un determinato evento. La do‐ motica perciò si affida anche alla tecno‐ logia dell'Internet of Things (IoT). A ti‐ tolo esemplificativo dell'integrazione dei vari dispositivi, la domotica può consentire di ridurre la temperatura del riscaldamento, abbassare le tapparelle e spegnere tutte le luci all'attivazione dell'impianto anti intrusione. Quelle che possono apparire come mere co‐ modità che permettono all'utente di fare meno azioni e di conseguenza me‐ no fatica, in realtà hanno uno scopo ben preciso e molto importante: ridur‐ re gli sprechi e, di conseguenza, i con‐ sumi. Un obiettivo non trascurabile, se si considera che si è da poco conclusa la COP21 con la firma di un accordo per salvaguardare il pianeta e che in Euro‐ pa ben il 40% dell'energia è assorbito dal settore civile. Una percentuale che potrebbe crescere ulteriormente, sia in considerazione dei mutamenti climati‐ ci, sia del fatto che le persone chiedono condizioni di comfort sempre migliori all’interno della propria abitazione e degli ambienti di lavoro. Un esempio di incremento di consumi? Semplice: basti pensare all'estate e all'energia assorbi‐ ta dai condizionatori che causano dei veri e propri picchi di richiesta elettrica; se questi dispositivi non fossero utiliz‐ zati correttamente (e.g. rimanessero accesi quando non necessario) è intuiti‐ vo comprendere come si avrebbero dei 


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consumi elettrici maggiori e consuma‐ re più energia significa anche doverne produrre di più. Per questa ragione lo sfruttamento della climatizzazione in modo intelligente, è uno degli ele‐ menti cruciali per la domotica, così co‐ me la gestione dell'impianto di illumi‐ nazione. A questo punto sorge spontaneo chie‐ dersi quale sia il vantaggio per il citta‐ dino che utilizza soluzioni di domoti‐ ca. Allo stato attuale anche il solo ren‐ dere chiari al consumatore gli assorbi‐ menti dei singoli elettrodomestici in tempo reale, lo porta a modificare il proprio stile di vita ed a ridurre i suoi consumi del 10%. Oltre a ciò consenti‐ re agli elettrodomestici, specialmente quelli energivori, di comunicare tra lo‐ ro permette tanto di evitare inutili so‐ vraccarichi dell'impianto elettrico, quanto di programmarne il funziona‐ mento scegliendo le fasce orarie di minor costo. Inoltre, secondo una se‐ rie di studi indipendenti svolti attra‐ verso delle dimostrazioni sul campo, l'impiego di soluzioni per il controllo dei soli impianti di condizionamento ed illuminazione può portare ad un risparmio che va dal 19 al 25%: un sensibile risultato che consente un ri‐ torno di 2 o 3 anni sull'investimento per l'installazione di impianti intelli‐ genti. Questa possibilità di rientro è data anche dalla progressiva riduzio‐ ne dei costi delle soluzioni di domoti‐ ca e dagli investimenti che le imprese produttrici stanno facendo al fine di

21

proporre integrazioni sempre più fun‐ zionali. In conclusione la domotica è una real‐ tà sempre più concreta, le cui poten‐ zialità sono molteplici: non rimane al‐ tro che attenderne l'evoluzione per comprendere quanto ancora sarà pos‐ sibile risparmiare con il suo utilizzo.

ModBus Basato sul collegamento multipunto in seria‐ le RS485, ModBus è oggi un protocollo im‐ plementato da diverse apparecchiature di controllo. Pur essendo nato come protocollo proprietario (Modicon), è stato successiva‐ mente trasformato in uno standard aperto in quanto, oltre a non richiedere royalty, risulta semplice e flessibile. Modbus‐IDA, inoltre, mette a disposizione l’infrastruttura necessa‐ ria per ottenere e condividere informazioni sui protocolli, la loro applicazione e la certifi‐ cazione. Tipico dell’automazione industriale e di facile impiego, questo standard viene utilizzato da sistemi o apparati chiusi per co‐ municare con l’esterno.

RELOADER Magazine - Dicembre 2015

I più diffusi protocolli della domotica BACnet BACnet (Building Automation and Control Network) è il nome del protocollo sviluppato da ASHRAE (American Society of Heating, Refrigeration and Air Conditioning Engineers Inc.). Ha l'obiettivo di imporsi come protocol‐ lo aperto ed interoperabile per la Building Automation. Per tale ragione, BACnet è ap‐ plicabile a tutti i tipi di edificio ed a tutte le discipline controllate: HVAC, sicurezza, con‐ trollo accessi, incendio, tecnologico, illumi‐ nazione, elettrico … Tutto ciò implica, ovvia‐ mente la compatibilità tra tutti i sistemi che si riconoscono in questo standard. Per ottenere un simile risultato BACnet im‐ piega una combinazione di cinque diversi tipi di tecnologie di trasmissione (tra cui Lon‐ Works, seriale RS485, Ethernet), è indipen‐ dente dall’hardware ed utilizza qualunque mezzo trasmissivo. Gode inoltre il vantaggio di una programmazione ad oggetti, posizio‐ nandosi ad un livello intermedio tra Bus di comunicazione e controllo e può assolvere a compiti di regolazione e supervisione stessa.

22

LonWorks / LonMark La tecnologia LonWorks è dell’americana E‐ chelon Corporation. Dal 1994, con la costitu‐ zione LonMark International per la standar‐ dizzazione dei sistemi che si riconoscono in tale tecnologia, è stata creata un'associazio‐ ne con l’obiettivo di certificare che i prodotti di varie case siano interoperabili e risponda‐ no alle specifiche dello standard. L'EIA (Electronic Industries Alliances), con l’integrazione nello standard americano EIA‐ 709, ha fatto propria questa tecnologia, ren‐ dendo lo standard LonWorks accessibile a tutti ed il cui uso non prevede il pagamento di alcuna royalty. LonWorks è oggi uno degli standard di fatto, riconosciuto dai princi‐ pali produttori mondiali, ed il consorzio LonMark garantisce la conformità agli standard dei vari prodotti e ne garantisce l’interoperabilità. Alcuni sistemi proprietari, in particolare, prevedono la comunicazione con l’esterno proprio tramite questo proto‐ collo. LonWorks viene infatti utilizzato, sia per il “comando” sia per la supervisione, con prodotti di regolazione termotecnica ed elet‐ trica, così come per impianti speciali, per il telecontrollo e per l’automazione industriale.


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consumi elettrici maggiori e consuma‐ re più energia significa anche doverne produrre di più. Per questa ragione lo sfruttamento della climatizzazione in modo intelligente, è uno degli ele‐ menti cruciali per la domotica, così co‐ me la gestione dell'impianto di illumi‐ nazione. A questo punto sorge spontaneo chie‐ dersi quale sia il vantaggio per il citta‐ dino che utilizza soluzioni di domoti‐ ca. Allo stato attuale anche il solo ren‐ dere chiari al consumatore gli assorbi‐ menti dei singoli elettrodomestici in tempo reale, lo porta a modificare il proprio stile di vita ed a ridurre i suoi consumi del 10%. Oltre a ciò consenti‐ re agli elettrodomestici, specialmente quelli energivori, di comunicare tra lo‐ ro permette tanto di evitare inutili so‐ vraccarichi dell'impianto elettrico, quanto di programmarne il funziona‐ mento scegliendo le fasce orarie di minor costo. Inoltre, secondo una se‐ rie di studi indipendenti svolti attra‐ verso delle dimostrazioni sul campo, l'impiego di soluzioni per il controllo dei soli impianti di condizionamento ed illuminazione può portare ad un risparmio che va dal 19 al 25%: un sensibile risultato che consente un ri‐ torno di 2 o 3 anni sull'investimento per l'installazione di impianti intelli‐ genti. Questa possibilità di rientro è data anche dalla progressiva riduzio‐ ne dei costi delle soluzioni di domoti‐ ca e dagli investimenti che le imprese produttrici stanno facendo al fine di

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proporre integrazioni sempre più fun‐ zionali. In conclusione la domotica è una real‐ tà sempre più concreta, le cui poten‐ zialità sono molteplici: non rimane al‐ tro che attenderne l'evoluzione per comprendere quanto ancora sarà pos‐ sibile risparmiare con il suo utilizzo.

ModBus Basato sul collegamento multipunto in seria‐ le RS485, ModBus è oggi un protocollo im‐ plementato da diverse apparecchiature di controllo. Pur essendo nato come protocollo proprietario (Modicon), è stato successiva‐ mente trasformato in uno standard aperto in quanto, oltre a non richiedere royalty, risulta semplice e flessibile. Modbus‐IDA, inoltre, mette a disposizione l’infrastruttura necessa‐ ria per ottenere e condividere informazioni sui protocolli, la loro applicazione e la certifi‐ cazione. Tipico dell’automazione industriale e di facile impiego, questo standard viene utilizzato da sistemi o apparati chiusi per co‐ municare con l’esterno.

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I più diffusi protocolli della domotica BACnet BACnet (Building Automation and Control Network) è il nome del protocollo sviluppato da ASHRAE (American Society of Heating, Refrigeration and Air Conditioning Engineers Inc.). Ha l'obiettivo di imporsi come protocol‐ lo aperto ed interoperabile per la Building Automation. Per tale ragione, BACnet è ap‐ plicabile a tutti i tipi di edificio ed a tutte le discipline controllate: HVAC, sicurezza, con‐ trollo accessi, incendio, tecnologico, illumi‐ nazione, elettrico … Tutto ciò implica, ovvia‐ mente la compatibilità tra tutti i sistemi che si riconoscono in questo standard. Per ottenere un simile risultato BACnet im‐ piega una combinazione di cinque diversi tipi di tecnologie di trasmissione (tra cui Lon‐ Works, seriale RS485, Ethernet), è indipen‐ dente dall’hardware ed utilizza qualunque mezzo trasmissivo. Gode inoltre il vantaggio di una programmazione ad oggetti, posizio‐ nandosi ad un livello intermedio tra Bus di comunicazione e controllo e può assolvere a compiti di regolazione e supervisione stessa.

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LonWorks / LonMark La tecnologia LonWorks è dell’americana E‐ chelon Corporation. Dal 1994, con la costitu‐ zione LonMark International per la standar‐ dizzazione dei sistemi che si riconoscono in tale tecnologia, è stata creata un'associazio‐ ne con l’obiettivo di certificare che i prodotti di varie case siano interoperabili e risponda‐ no alle specifiche dello standard. L'EIA (Electronic Industries Alliances), con l’integrazione nello standard americano EIA‐ 709, ha fatto propria questa tecnologia, ren‐ dendo lo standard LonWorks accessibile a tutti ed il cui uso non prevede il pagamento di alcuna royalty. LonWorks è oggi uno degli standard di fatto, riconosciuto dai princi‐ pali produttori mondiali, ed il consorzio LonMark garantisce la conformità agli standard dei vari prodotti e ne garantisce l’interoperabilità. Alcuni sistemi proprietari, in particolare, prevedono la comunicazione con l’esterno proprio tramite questo proto‐ collo. LonWorks viene infatti utilizzato, sia per il “comando” sia per la supervisione, con prodotti di regolazione termotecnica ed elet‐ trica, così come per impianti speciali, per il telecontrollo e per l’automazione industriale.


RELOADER Magazine - Dicembre 2015

Dopo il successo dell’ultima edizione torna a Milano la due giorni di incontro tra domanda e offerta di logistica e trasporto, il MEETING TRANSPORT & LOGISTICS, giunto alla sua ventiduesima edizione, in contemporanea con LOGISTIKA Meeting. La convention

23

d’affari su Trasporto, Logistica e Supply Chain Management per il mercato nazionale è un evento ormai consolidato nel panorama degli appuntamenti dedicati ai decisionali della logistica: nelle prestigiose sale del Mar‐ riott di MILANO si svolgono 2000 appunta‐

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RELOADER Magazine - Dicembre 2015

menti individuali d’affari tra i Direttori Logisti‐ ca delle più importanti aziende italiane e le So‐ cietà più qualificate del momento in grado di fornire soluzioni competitive nei Trasporti e Logistica Distributiva, Servizi di Logistica, Supply Chain Management e Movimentazione

industriale. Dedicato a tutti i decisionali che hanno sempre meno tempo per iniziative ou‐ tdoor, l’appuntamento di MILANO 2016 è strutturato su due giornate a porte chiuse di incontri one‐to‐one e conferenze di estrema attualità. L’obiettivo principale dell’evento è mettere direttamente in contatto al più alto livello manageriale la Domanda e l’Offerta per mezzo di appuntamenti mirati e senza perdite di tempo. Gli incontri vengono selezionati pri‐ ma della manifestazione dagli stessi parteci‐ panti, ricavando così per ognuno un notevole beneficio tempo‐costo‐contatto lontano dal caos dei saloni espositivi.

L’evento ha il patrocinio di

METODOLOGIA ORGANIZZATIVA La Scheda di Registrazione Ogni partecipante compila all’atto della regi‐ strazione una scheda informativa che gli per‐ mette di presentare la propria società e indi‐ care le soluzioni ricercate o evidenziare le competenze proposte. Il Dossier Tecnico E’ il documento indispensabile che raccoglie

in maniera dettagliata le informazioni essen‐ ziali per la corretta scelta degli appuntamen‐ ti. Raggruppa le presentazioni di ogni società e viene inviato a tutti i partecipanti 15 giorni prima della convention. La Scelta Sulla base del dossier tecnico ricevuto, ogni partecipante seleziona personalmente gli interlocutori della controparte che desidera

incontrare durante la convention con un ap‐ puntamento privato e confidenziale della du‐ rata media di 30 minuti. Il Planning Dopo aver ricevuto le scelte effettuate da ogni partecipante, il nostro centro informatico ela‐ bora il piano individuale di incontri per ciascun iscritto, redatto secondo le preferenze indica‐ te e le proprie disponibilità di orario.

L’evento è organizzato da Meeting International, società leader specia‐ lizzata nell’organizzazione di eventi b2b con appuntamenti programmati. Per ulteriori informazioni contattare: Segreteria Organizzativa 22mo MEETING TRANSPORT & LOGISTICS – LOGISTIKA MEETING Telefono: 011.19466802 Email: meeting@miev.it; Web Site: www.meetingtransport.com


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Dopo il successo dell’ultima edizione torna a Milano la due giorni di incontro tra domanda e offerta di logistica e trasporto, il MEETING TRANSPORT & LOGISTICS, giunto alla sua ventiduesima edizione, in contemporanea con LOGISTIKA Meeting. La convention

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d’affari su Trasporto, Logistica e Supply Chain Management per il mercato nazionale è un evento ormai consolidato nel panorama degli appuntamenti dedicati ai decisionali della logistica: nelle prestigiose sale del Mar‐ riott di MILANO si svolgono 2000 appunta‐

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menti individuali d’affari tra i Direttori Logisti‐ ca delle più importanti aziende italiane e le So‐ cietà più qualificate del momento in grado di fornire soluzioni competitive nei Trasporti e Logistica Distributiva, Servizi di Logistica, Supply Chain Management e Movimentazione

industriale. Dedicato a tutti i decisionali che hanno sempre meno tempo per iniziative ou‐ tdoor, l’appuntamento di MILANO 2016 è strutturato su due giornate a porte chiuse di incontri one‐to‐one e conferenze di estrema attualità. L’obiettivo principale dell’evento è mettere direttamente in contatto al più alto livello manageriale la Domanda e l’Offerta per mezzo di appuntamenti mirati e senza perdite di tempo. Gli incontri vengono selezionati pri‐ ma della manifestazione dagli stessi parteci‐ panti, ricavando così per ognuno un notevole beneficio tempo‐costo‐contatto lontano dal caos dei saloni espositivi.

L’evento ha il patrocinio di

METODOLOGIA ORGANIZZATIVA La Scheda di Registrazione Ogni partecipante compila all’atto della regi‐ strazione una scheda informativa che gli per‐ mette di presentare la propria società e indi‐ care le soluzioni ricercate o evidenziare le competenze proposte. Il Dossier Tecnico E’ il documento indispensabile che raccoglie

in maniera dettagliata le informazioni essen‐ ziali per la corretta scelta degli appuntamen‐ ti. Raggruppa le presentazioni di ogni società e viene inviato a tutti i partecipanti 15 giorni prima della convention. La Scelta Sulla base del dossier tecnico ricevuto, ogni partecipante seleziona personalmente gli interlocutori della controparte che desidera

incontrare durante la convention con un ap‐ puntamento privato e confidenziale della du‐ rata media di 30 minuti. Il Planning Dopo aver ricevuto le scelte effettuate da ogni partecipante, il nostro centro informatico ela‐ bora il piano individuale di incontri per ciascun iscritto, redatto secondo le preferenze indica‐ te e le proprie disponibilità di orario.

L’evento è organizzato da Meeting International, società leader specia‐ lizzata nell’organizzazione di eventi b2b con appuntamenti programmati. Per ulteriori informazioni contattare: Segreteria Organizzativa 22mo MEETING TRANSPORT & LOGISTICS – LOGISTIKA MEETING Telefono: 011.19466802 Email: meeting@miev.it; Web Site: www.meetingtransport.com


RELOADER Magazine - Gli Speciali, Dicembre 2015

26

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RELOADER Magazine Inserto n.11/2015

di Daniele Roscino Avetrani, Managing Partner ‐ ecosostenibile.eu Managing Partner ‐ DRAP International

La Le risorse intangibili sono divenu‐ te la chiave del successo nell'era dell'ipercompetizione perché quan‐ do le imprese non sono più in grado di basare la propria strategia sulla

costruzione di barriere di prodotto o di mercato, solo ciò che è così intan‐ gibile da diventare specifico patri‐ monio delle singole organizzazioni può contribuire alla creazione di va‐

lore economico; il patrimonio intangibi‐ le della sostenibilità o la capacità di trarvi il meglio in termini di apprendi‐ mento, le performance ambientali e la qualità di rapporto con il mercato, di‐ ventano una risorsa di inestimabile va‐ lore. La sostenibilità per le aziende ita‐ liane si sta sempre più trasformando da scelta etica a vera e propria leva di bu‐ siness in grado di incrementare fattura‐ to e competitività sul mercato. E’ quan‐ to emerge da una ricerca realizzata da Doxa Marketing Advice su un panel di

300 imprese. Secondo l'istituto di ricer‐ ca, per 7 aziende su 10 gli investimenti apportati in sostenibilità hanno portato benefici in termini di fatturato (69%) e competitività (70%), oltre che di reputa‐ zione (82%). Le aziende italiane ogget‐ to della ricerca mostrano una maggiore familiarità con il concetto di sostenibili‐ tà, con il 71% del campione che dichiara di farla rientrare all’interno delle strate‐ gie aziendali e il 74% delle imprese che prevede all’interno del proprio organi‐ co un responsabile della sostenibilità.


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RELOADER Magazine Inserto n.11/2015

di Daniele Roscino Avetrani, Managing Partner ‐ ecosostenibile.eu Managing Partner ‐ DRAP International

La Le risorse intangibili sono divenu‐ te la chiave del successo nell'era dell'ipercompetizione perché quan‐ do le imprese non sono più in grado di basare la propria strategia sulla

costruzione di barriere di prodotto o di mercato, solo ciò che è così intan‐ gibile da diventare specifico patri‐ monio delle singole organizzazioni può contribuire alla creazione di va‐

lore economico; il patrimonio intangibi‐ le della sostenibilità o la capacità di trarvi il meglio in termini di apprendi‐ mento, le performance ambientali e la qualità di rapporto con il mercato, di‐ ventano una risorsa di inestimabile va‐ lore. La sostenibilità per le aziende ita‐ liane si sta sempre più trasformando da scelta etica a vera e propria leva di bu‐ siness in grado di incrementare fattura‐ to e competitività sul mercato. E’ quan‐ to emerge da una ricerca realizzata da Doxa Marketing Advice su un panel di

300 imprese. Secondo l'istituto di ricer‐ ca, per 7 aziende su 10 gli investimenti apportati in sostenibilità hanno portato benefici in termini di fatturato (69%) e competitività (70%), oltre che di reputa‐ zione (82%). Le aziende italiane ogget‐ to della ricerca mostrano una maggiore familiarità con il concetto di sostenibili‐ tà, con il 71% del campione che dichiara di farla rientrare all’interno delle strate‐ gie aziendali e il 74% delle imprese che prevede all’interno del proprio organi‐ co un responsabile della sostenibilità.


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Tra le iniziative adottate da parte delle imprese italiane, l’analisi della Carbon Footprint (ossia la quantificazione e‐ quivalente di CO2 e di altri gas ad ef‐ fetto serra associati al ciclo di vita di una organizzazione/prodotto) è uno degli strumenti ritenuti stay‐on busi‐ ness ed utilizzati per la valutazione del‐ le performance ambientali (approccio Life‐Cycle Assessment o LCA). L’analisi del ciclo di vita dei prodotti permette di valutare le emissioni di gas ad effet‐ to serra in tutte le fasi di produzione rendendo possibile l’individuazione di criticità lungo la filiera. A seguito dei risultati della fase di contabilizzazione e di un’analisi di costo‐efficacia, segue l’individuazione di misure e di azioni necessarie alla riduzione dell’impronta attraverso la realizzazione di interventi lungo il ciclo di vita del prodotto sele‐ zionato.

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Business Case – L’impronta ambienta‐ le della produzione per GDO DRAP International ha realizzato un pro‐ getto per la valutazione dell’impronta ambientale legata alla produzione di una gamma prodotti presso uno stabi‐ limento di una Impresa Multinazionale con l’obiettivo di sviluppare una meto‐ dologia di analisi secondo norme inter‐ nazionali e programmare misure di ri‐ duzione della stessa impronta attra‐ verso progetti di efficienza energetica. Lo studio ha l’obiettivo di valutare la Carbon Footprint associata al ci‐ clo di vita di una linea specifica di prodotti all’interno di uno stabili‐ mento dell’Impresa Multinazionale e commercializzati nella GDO. I confi‐ ni del sistema analizzato compren‐ dono tutte le attività che vanno dall’approvvigionamento delle so‐ stanze presenti nella formulazione

Le tre principali impronte ambientali nel ciclo di vita di un prodotto: Carbon Footprint (quantifica le emissioni di gas serra e si misura in kg di CO2 equiva‐ lenti); Water Footprint (quantifica i consumi delle risorse idriche, secondo le diverse modalità di utilizzo e di misura in metri cubi di acqua virtuale); Ecological Footprint (quantifica i con‐ sumi di terreno biologica‐ mente produttivo e si mi‐ sura in gha=global hectar).

RELOADER Magazine - Gli Speciali, Dicembre 2015

dei prodotti a quelle che costituiscono gli imballaggi, fino all’uso e smaltimen‐ to. I dati utilizzati per la realizzazione dei modelli LCA dei prodotti sono rela‐ tivi ad uno specifico periodo tempora‐ le, valutando eventuali scostamenti negli anni x‐1 ed x‐2. Al fine di rendere l’analisi rappresentativa della realtà aziendale esaminata, per la maggior parte dei processi di trasformazione e trasporto sono stati utilizzati dati pri‐ mari che, raccolti sul campo, garanti‐ scono il miglior grado di specificità, ri‐ servando l’utilizzo di dati secondari, reperiti cioè da banche dati e da pub‐ blicazioni, principalmente a quelle atti‐ vità non sotto il diretto controllo dell’organizzazione. La fase iniziale di studio del ciclo di vita di un prodotto è l’analisi dell’inventario, scopo della quale è quello di ricostruire la via attra‐ verso cui il fluire dell’energia e dei ma‐ teriali permette il funzionamento del sistema produttivo in esame. Per cia‐ scuno dei prodotti analizzati viene for‐ nita una descrizione delle fasi del ciclo di vita, specificandone per ciascuna l’approccio scelto e le principali assun‐ zioni. 1. Produzione materie prime e package Per ragioni di riservatezza aziendale non è stato fornito il dettaglio delle componenti della linea di prodotti ana‐ lizzati, ma classi omogenee di specifica formulazione in cui ricadono le sostan‐

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ze utilizzate. Per quel che riguarda package principale e secondario, l’analisi è effettuata su dati primari (contenitore, Mq cartone) mentre per l’imballaggio terziario, che è general‐ mente costituito da una pedana in le‐ gno e da un film in PET, l’impatto lega‐ to alla fabbricazione non viene consi‐ derato in quanto utilizzato per diversi cicli di delivery. Relativamente al tra‐ sporto delle materie prime è preferibi‐ le analizzare dati primari riguardo ai fornitori (sede e distanza dallo stabili‐ mento), alla tipologia, al consumo au‐ tomezzi ed al fattore di saturazione degli stessi. 2. Produzione e confezionamento L’analisi per le attività coinvolte nel processo industriale riporta nel detta‐ glio i consumi energetici dello stabili‐ mento. Le attività sono stesse sono distinte in categoria definita diretta quando i consumi ad esse associate sono imputabili direttamente al pro‐ cesso produttivo, ovvero indirette quando comprendano i consumi delle attività non strettamente correlate al pro‐ cesso produttivo all'interno dello stabili‐ mento (es. riscaldamento/illuminazione locali dello stabilimento, uffici ammini‐ strativi, mensa, elettricità per compu‐ ter etc.). Tali consumi sono successiva‐ mente ripartiti e imputati alla linea di prodotti mediante criteri di allocazio‐ ne sulla massa, basati più nello specifi‐


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Tra le iniziative adottate da parte delle imprese italiane, l’analisi della Carbon Footprint (ossia la quantificazione e‐ quivalente di CO2 e di altri gas ad ef‐ fetto serra associati al ciclo di vita di una organizzazione/prodotto) è uno degli strumenti ritenuti stay‐on busi‐ ness ed utilizzati per la valutazione del‐ le performance ambientali (approccio Life‐Cycle Assessment o LCA). L’analisi del ciclo di vita dei prodotti permette di valutare le emissioni di gas ad effet‐ to serra in tutte le fasi di produzione rendendo possibile l’individuazione di criticità lungo la filiera. A seguito dei risultati della fase di contabilizzazione e di un’analisi di costo‐efficacia, segue l’individuazione di misure e di azioni necessarie alla riduzione dell’impronta attraverso la realizzazione di interventi lungo il ciclo di vita del prodotto sele‐ zionato.

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Business Case – L’impronta ambienta‐ le della produzione per GDO DRAP International ha realizzato un pro‐ getto per la valutazione dell’impronta ambientale legata alla produzione di una gamma prodotti presso uno stabi‐ limento di una Impresa Multinazionale con l’obiettivo di sviluppare una meto‐ dologia di analisi secondo norme inter‐ nazionali e programmare misure di ri‐ duzione della stessa impronta attra‐ verso progetti di efficienza energetica. Lo studio ha l’obiettivo di valutare la Carbon Footprint associata al ci‐ clo di vita di una linea specifica di prodotti all’interno di uno stabili‐ mento dell’Impresa Multinazionale e commercializzati nella GDO. I confi‐ ni del sistema analizzato compren‐ dono tutte le attività che vanno dall’approvvigionamento delle so‐ stanze presenti nella formulazione

Le tre principali impronte ambientali nel ciclo di vita di un prodotto: Carbon Footprint (quantifica le emissioni di gas serra e si misura in kg di CO2 equiva‐ lenti); Water Footprint (quantifica i consumi delle risorse idriche, secondo le diverse modalità di utilizzo e di misura in metri cubi di acqua virtuale); Ecological Footprint (quantifica i con‐ sumi di terreno biologica‐ mente produttivo e si mi‐ sura in gha=global hectar).

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dei prodotti a quelle che costituiscono gli imballaggi, fino all’uso e smaltimen‐ to. I dati utilizzati per la realizzazione dei modelli LCA dei prodotti sono rela‐ tivi ad uno specifico periodo tempora‐ le, valutando eventuali scostamenti negli anni x‐1 ed x‐2. Al fine di rendere l’analisi rappresentativa della realtà aziendale esaminata, per la maggior parte dei processi di trasformazione e trasporto sono stati utilizzati dati pri‐ mari che, raccolti sul campo, garanti‐ scono il miglior grado di specificità, ri‐ servando l’utilizzo di dati secondari, reperiti cioè da banche dati e da pub‐ blicazioni, principalmente a quelle atti‐ vità non sotto il diretto controllo dell’organizzazione. La fase iniziale di studio del ciclo di vita di un prodotto è l’analisi dell’inventario, scopo della quale è quello di ricostruire la via attra‐ verso cui il fluire dell’energia e dei ma‐ teriali permette il funzionamento del sistema produttivo in esame. Per cia‐ scuno dei prodotti analizzati viene for‐ nita una descrizione delle fasi del ciclo di vita, specificandone per ciascuna l’approccio scelto e le principali assun‐ zioni. 1. Produzione materie prime e package Per ragioni di riservatezza aziendale non è stato fornito il dettaglio delle componenti della linea di prodotti ana‐ lizzati, ma classi omogenee di specifica formulazione in cui ricadono le sostan‐

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ze utilizzate. Per quel che riguarda package principale e secondario, l’analisi è effettuata su dati primari (contenitore, Mq cartone) mentre per l’imballaggio terziario, che è general‐ mente costituito da una pedana in le‐ gno e da un film in PET, l’impatto lega‐ to alla fabbricazione non viene consi‐ derato in quanto utilizzato per diversi cicli di delivery. Relativamente al tra‐ sporto delle materie prime è preferibi‐ le analizzare dati primari riguardo ai fornitori (sede e distanza dallo stabili‐ mento), alla tipologia, al consumo au‐ tomezzi ed al fattore di saturazione degli stessi. 2. Produzione e confezionamento L’analisi per le attività coinvolte nel processo industriale riporta nel detta‐ glio i consumi energetici dello stabili‐ mento. Le attività sono stesse sono distinte in categoria definita diretta quando i consumi ad esse associate sono imputabili direttamente al pro‐ cesso produttivo, ovvero indirette quando comprendano i consumi delle attività non strettamente correlate al pro‐ cesso produttivo all'interno dello stabili‐ mento (es. riscaldamento/illuminazione locali dello stabilimento, uffici ammini‐ strativi, mensa, elettricità per compu‐ ter etc.). Tali consumi sono successiva‐ mente ripartiti e imputati alla linea di prodotti mediante criteri di allocazio‐ ne sulla massa, basati più nello specifi‐


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co su driver consistenti. 3. Distribuzione A valle della produzione, il prodotto finito viene distribuito verso centri di distribuzione di proprietà dell’impresa Multinazionale e contractor per fasi con picchi di vendita. Anche per la di‐ stribuzione è preferibile far ricorso a dati primari relativi alle distanze con i centri di immagazzinamento, alle tipo‐ logie di veicoli adoperati e al carico an‐ nuo trasportato. 4. Fase d’uso e smaltimento Per la fase legata all’uso del prodotto per GDO si considerano i risultati di studi sull’impatto ambientale realizzati da Nielsen e certificati da PWC Eco. Per la destinazione degli imballaggi a fine vita, il riferimento è invece lo sce‐ nario CONAI degli imballaggi anno 2011 che analizza:  Discarica: tale processo comprende gli impatti legati alla raccolta dei ri‐ fiuti e al loro conferimento in disca‐ rica oltre che le fasi di gestione e manutenzione della stessa;  Termovalorizzazione: comprende gli impatti legati alla raccolta dei rifiuti ed il loro conferimento nel sito in cui avverrà la termovalorizzazione, ol‐ tre che la successiva combustione e lo smaltimento dei rifiuti prodotti dall’operazione;  Riciclo: comprende unicamente le fasi di raccolta dei rifiuti e il conferi‐ mento al sito di trattamento.

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5. Analisi dei risultati Per procedere con la stima dell’impatto, i risultati dell’analisi vengono poi ripor‐ tati alle seguenti categorie secondo i fattori di caratterizzazione riportati nell’Annex B del General Programme Instructions” del sistema internaziona‐ le EPD® IEC (www.environdec.com) per:  Consumo di risorse;  Consumi idrici;  Consumi Energetici;  Potenziale di Riscaldamento Globale (Global Warming Potential ‐ GWP100;  Acidificazione, ovvero l’abbassamento del pH di suoli, laghi, foreste, a causa dell’immissione in atmosfera di so‐ stanze acide (es. “piogge acide”);  Potenziale di degrado della fascia di ozono;  Potenziale di formazione di smog fotochimico;  Eutrofizzazione, vale a dire l'aumen‐ to della concentrazione delle so‐ stanze nutritive in ambienti acquati‐ ci, essenzialmente composti a base di fosforo e di azoto;  Rifiuti e Rifiuti Pericolosi. Nel caso analizzato il desktop dei risul‐ tati ha mostrato chiaramente come la maggior parte della Carbon Footprint sia da attribuire alla produzione ed alle materie prime utilizzate; in quest’ottica, il miglioramento delle performance am‐ bientali del prodotto deve considerare

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in maniera prioritaria la fase di proget‐ tazione del prodotto. L’analisi di sensi‐ tività è effettuata con il metodo Mon‐ tecarlo, necessaria per valutare il gra‐ do di incertezza che necessariamente caratterizza l’utilizzo di dati secondari per la modellizzazione delle fasi di up‐ stream e downstream. Per tutti i dati primari non è stata attribuita incertez‐ za in quanto derivanti da misurazioni puntuali. 6. Energy efficiency & offsetting Le soluzioni utilizzate più di sovente

ecosostenibile.eu ‐ Social footprint

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sono relative a interventi di efficienta‐ mento energetico e di recupero del ca‐ lore; cambiamenti sulla generazione di energia con l’uso di fotovoltaico, sola‐ re termico, impianti di co e tri genera‐ zione; scelte di riciclaggio e riutilizzo, probabilmente le migliori nel nostro Paese. Il recupero è funzionale a ridur‐ re il consumo di materia prima e perciò di conseguenza il consumo di carbo‐ nio. La misure di riduzione delle emis‐ sioni dei prodotti può essere ottenuta effettuando degli interventi diretta‐


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co su driver consistenti. 3. Distribuzione A valle della produzione, il prodotto finito viene distribuito verso centri di distribuzione di proprietà dell’impresa Multinazionale e contractor per fasi con picchi di vendita. Anche per la di‐ stribuzione è preferibile far ricorso a dati primari relativi alle distanze con i centri di immagazzinamento, alle tipo‐ logie di veicoli adoperati e al carico an‐ nuo trasportato. 4. Fase d’uso e smaltimento Per la fase legata all’uso del prodotto per GDO si considerano i risultati di studi sull’impatto ambientale realizzati da Nielsen e certificati da PWC Eco. Per la destinazione degli imballaggi a fine vita, il riferimento è invece lo sce‐ nario CONAI degli imballaggi anno 2011 che analizza:  Discarica: tale processo comprende gli impatti legati alla raccolta dei ri‐ fiuti e al loro conferimento in disca‐ rica oltre che le fasi di gestione e manutenzione della stessa;  Termovalorizzazione: comprende gli impatti legati alla raccolta dei rifiuti ed il loro conferimento nel sito in cui avverrà la termovalorizzazione, ol‐ tre che la successiva combustione e lo smaltimento dei rifiuti prodotti dall’operazione;  Riciclo: comprende unicamente le fasi di raccolta dei rifiuti e il conferi‐ mento al sito di trattamento.

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5. Analisi dei risultati Per procedere con la stima dell’impatto, i risultati dell’analisi vengono poi ripor‐ tati alle seguenti categorie secondo i fattori di caratterizzazione riportati nell’Annex B del General Programme Instructions” del sistema internaziona‐ le EPD® IEC (www.environdec.com) per:  Consumo di risorse;  Consumi idrici;  Consumi Energetici;  Potenziale di Riscaldamento Globale (Global Warming Potential ‐ GWP100;  Acidificazione, ovvero l’abbassamento del pH di suoli, laghi, foreste, a causa dell’immissione in atmosfera di so‐ stanze acide (es. “piogge acide”);  Potenziale di degrado della fascia di ozono;  Potenziale di formazione di smog fotochimico;  Eutrofizzazione, vale a dire l'aumen‐ to della concentrazione delle so‐ stanze nutritive in ambienti acquati‐ ci, essenzialmente composti a base di fosforo e di azoto;  Rifiuti e Rifiuti Pericolosi. Nel caso analizzato il desktop dei risul‐ tati ha mostrato chiaramente come la maggior parte della Carbon Footprint sia da attribuire alla produzione ed alle materie prime utilizzate; in quest’ottica, il miglioramento delle performance am‐ bientali del prodotto deve considerare

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in maniera prioritaria la fase di proget‐ tazione del prodotto. L’analisi di sensi‐ tività è effettuata con il metodo Mon‐ tecarlo, necessaria per valutare il gra‐ do di incertezza che necessariamente caratterizza l’utilizzo di dati secondari per la modellizzazione delle fasi di up‐ stream e downstream. Per tutti i dati primari non è stata attribuita incertez‐ za in quanto derivanti da misurazioni puntuali. 6. Energy efficiency & offsetting Le soluzioni utilizzate più di sovente

ecosostenibile.eu ‐ Social footprint

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sono relative a interventi di efficienta‐ mento energetico e di recupero del ca‐ lore; cambiamenti sulla generazione di energia con l’uso di fotovoltaico, sola‐ re termico, impianti di co e tri genera‐ zione; scelte di riciclaggio e riutilizzo, probabilmente le migliori nel nostro Paese. Il recupero è funzionale a ridur‐ re il consumo di materia prima e perciò di conseguenza il consumo di carbo‐ nio. La misure di riduzione delle emis‐ sioni dei prodotti può essere ottenuta effettuando degli interventi diretta‐


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ecosostenibile.eu ‐ Telecommunication Network Service

Ecosostenibile.eu è un’iniziativa di DRAP International, una start‐up innovativa nata come spin‐off del Ministero dell’Ambiente Italiano dagli inizi del 2015 opera dalla sede di Roma e dal competence center di Belgrado. Gli esperti di ecosostenibile.eu hanno curato l’analisi dell’impronta ambientale di prodotti/ servizi e value chain in organizzazioni complesse nei settori del turismo (Le Fay, Orascom in Egitto, Via‐ reggio Super Yachts), dello sport (Fluminense in Brasile), del tessile (Benetton in Algeria, Osklen in Bra‐ sile, Brunello Cucinelli, Gucci), dell’industria (Pirelli in Brasile, L’Oreal, Mapei), dell’agroalimentare (Eataly, Coop, Valfrutta, Venchi, Eridania), delle acque (San Benedetto, PepsiCo, Carlsberg, Lurisia), del

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ecosostenibile.eu ‐ Sustainable Healthcare

vitivinicolo (Antinori, Masi, Tasca d’Almerita, Venica & Venica), dell’energia (Enel, Angelantoni Indu‐ stries, Maccaferri in Serbia), delle banche (Unicredit, Intesa Sanpaolo, BCC), delle automobili (Lamborghini, Dallara), dei trasporti (Autostrade per l’Italia, Autovie Venete, Autodromo di Monza), delle ICT (Telecom Italia, SAP), del farmaceutico (Sanofi‐Aventis), del caffè (Illy, Lavazza), della gestione dei rifiuti (Gruppo Veritas Venezia), della grande distribuzione (Dico, Auchan, Chep, Carrefour) oltreché nel settore pubblico (Comune de Venezia, Università Ca’ Foscari di Venezia, Tor Vergata di Roma, della Calabria).


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ecosostenibile.eu ‐ Telecommunication Network Service

Ecosostenibile.eu è un’iniziativa di DRAP International, una start‐up innovativa nata come spin‐off del Ministero dell’Ambiente Italiano dagli inizi del 2015 opera dalla sede di Roma e dal competence center di Belgrado. Gli esperti di ecosostenibile.eu hanno curato l’analisi dell’impronta ambientale di prodotti/ servizi e value chain in organizzazioni complesse nei settori del turismo (Le Fay, Orascom in Egitto, Via‐ reggio Super Yachts), dello sport (Fluminense in Brasile), del tessile (Benetton in Algeria, Osklen in Bra‐ sile, Brunello Cucinelli, Gucci), dell’industria (Pirelli in Brasile, L’Oreal, Mapei), dell’agroalimentare (Eataly, Coop, Valfrutta, Venchi, Eridania), delle acque (San Benedetto, PepsiCo, Carlsberg, Lurisia), del

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ecosostenibile.eu ‐ Sustainable Healthcare

vitivinicolo (Antinori, Masi, Tasca d’Almerita, Venica & Venica), dell’energia (Enel, Angelantoni Indu‐ stries, Maccaferri in Serbia), delle banche (Unicredit, Intesa Sanpaolo, BCC), delle automobili (Lamborghini, Dallara), dei trasporti (Autostrade per l’Italia, Autovie Venete, Autodromo di Monza), delle ICT (Telecom Italia, SAP), del farmaceutico (Sanofi‐Aventis), del caffè (Illy, Lavazza), della gestione dei rifiuti (Gruppo Veritas Venezia), della grande distribuzione (Dico, Auchan, Chep, Carrefour) oltreché nel settore pubblico (Comune de Venezia, Università Ca’ Foscari di Venezia, Tor Vergata di Roma, della Calabria).


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ecosostenibile.eu ‐ Events sustainability mente sul ciclo di produzione, quali in‐ stallazione di fonti rinnovabili, sostitu‐ zione di macchine obsolete, integra‐ zione della logistica e della mobilità. Nel caso in cui un’azienda non è in gra‐ do di raggiungere l’obiettivo di riduzio‐ ne delle fonti di emissione all’interno del proprio sistema, può utilizzare gli offset, i quali vengono generati ester‐ namente con altri progetti virtuosi. Nel caso analizzato, DRAP International ha indicato diverse opzioni con progressi‐ vi impegni di budget ed è stato selezio‐ nato il re‐engineering di parte del pro‐ cesso produttivo in quanto obsoleto, col l’obiettivo di un risparmio del 32% del consumo di energia; nel medesimo periodo abbiamo provveduto ad uno swap del provider di energia ottenen‐ do benefici dovuti all’utilizzo di energi‐ a rinnovabile certificata e pertanto neutralizzando per il 48% gli indicatori di performance ambientale. 7. Social Footprint L’obiettivo dell’Impronta Sociale è co‐ municare agli stakeholders, ai poten‐ ziali nuovi clienti sul mercato e/o al consumatore la “storia” e l’impatto sociale del prodotto, l’artigianalità del‐ lo stesso, le persone coinvolte nella sua realizzazione e una serie di aspetti sociali connessi. Per il prodotto dell’Impresa multinazionale abbiamo indicato diverse metriche per identifi‐ care la grandezza dell’organizzazione, elementi demografici delle persone

coinvolte e il tipo attività e processo partendo dalle materie prime sino al prodotto finito evidenziando che:  Le informazioni sugli aspetti sociali di un prodotto sono di interesse per il consumatore;  E’ possibile utilizzare indicatori so‐ ciali connessi specificamente al terri‐ torio e al Paese di produzione;  Le imprese hanno l’opportunità di sviluppare una comunicazione tra‐ sparente per il mercato e i consuma‐ tori. Le persone/organizzazioni che lavora‐ no attorno ad un prodotto possono organizzare progetti sociali a beneficio della popolazione locale o l’ambiente e queste metriche permettono di dare una dimensione ai progetti sviluppati. 8. Green Marketing & Communication Le attività di consulenza non si conclu‐ dono in produzione, per diffondere la cultura low‐carbon abbiamo coinvolto i dipendenti dell’Impresa Multinazio‐ nale in una competizione tra divisioni dove abbiamo studiato le abitudini al consumo CO2 attraverso alcune App. I risultati sono stati talmente apprezzati che in questo momento stiamo realiz‐ zando una nuova App per rivolgere le richieste anche ai consumatori ed otte‐ nere una segmentazione più aderente ai driver della sostenibilità. Gli step successivi chiaramente riguardano le leve green marketing: sviluppare nuo‐ ve features del prodotto, promuoverlo

adeguatamente e comunicare in ma‐ niera innovativa; per questo ci siamo affidati molto al Web e per non dimen‐ ticare il rapporto vis‐a‐vis con il cliente abbiamo realizzato il Go‐live CO2 Coun‐ ter che permette di valutare in ogni mo‐ mento e su ogni device (smartphone, maxi schermo, App, Web, etc) quanto il progetto stia risparmiando CO2 all’ambiente. Oggi il 62% dei consumatori identifica il concetto di green con quello di Bio (nel 2010 erano il 54%) mentre il 76% pensa che sia assimilabile al concetto di sostenibile. Come utilizzare quindi

l’informazione per istruire i clienti su queste tematiche? Quale ruolo gioca‐ no i media in questo contesto? Quale ruolo invece dovrebbero svolgere le aziende nell’istruire i clienti su queste tematiche? Noi di DRAP International siamo convinti che la cultura della so‐ stenibilità inizia con l’educazione e con la formazione. Senza la partecipazione di tutti i player (governi, università, centri di ricerca, imprese, media, consumatori) sarà dif‐ ficile vincere la partita più importante. E la COP21 di Parigi ne è la dimostrazio‐ ne. D. R. A.


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ecosostenibile.eu ‐ Events sustainability mente sul ciclo di produzione, quali in‐ stallazione di fonti rinnovabili, sostitu‐ zione di macchine obsolete, integra‐ zione della logistica e della mobilità. Nel caso in cui un’azienda non è in gra‐ do di raggiungere l’obiettivo di riduzio‐ ne delle fonti di emissione all’interno del proprio sistema, può utilizzare gli offset, i quali vengono generati ester‐ namente con altri progetti virtuosi. Nel caso analizzato, DRAP International ha indicato diverse opzioni con progressi‐ vi impegni di budget ed è stato selezio‐ nato il re‐engineering di parte del pro‐ cesso produttivo in quanto obsoleto, col l’obiettivo di un risparmio del 32% del consumo di energia; nel medesimo periodo abbiamo provveduto ad uno swap del provider di energia ottenen‐ do benefici dovuti all’utilizzo di energi‐ a rinnovabile certificata e pertanto neutralizzando per il 48% gli indicatori di performance ambientale. 7. Social Footprint L’obiettivo dell’Impronta Sociale è co‐ municare agli stakeholders, ai poten‐ ziali nuovi clienti sul mercato e/o al consumatore la “storia” e l’impatto sociale del prodotto, l’artigianalità del‐ lo stesso, le persone coinvolte nella sua realizzazione e una serie di aspetti sociali connessi. Per il prodotto dell’Impresa multinazionale abbiamo indicato diverse metriche per identifi‐ care la grandezza dell’organizzazione, elementi demografici delle persone

coinvolte e il tipo attività e processo partendo dalle materie prime sino al prodotto finito evidenziando che:  Le informazioni sugli aspetti sociali di un prodotto sono di interesse per il consumatore;  E’ possibile utilizzare indicatori so‐ ciali connessi specificamente al terri‐ torio e al Paese di produzione;  Le imprese hanno l’opportunità di sviluppare una comunicazione tra‐ sparente per il mercato e i consuma‐ tori. Le persone/organizzazioni che lavora‐ no attorno ad un prodotto possono organizzare progetti sociali a beneficio della popolazione locale o l’ambiente e queste metriche permettono di dare una dimensione ai progetti sviluppati. 8. Green Marketing & Communication Le attività di consulenza non si conclu‐ dono in produzione, per diffondere la cultura low‐carbon abbiamo coinvolto i dipendenti dell’Impresa Multinazio‐ nale in una competizione tra divisioni dove abbiamo studiato le abitudini al consumo CO2 attraverso alcune App. I risultati sono stati talmente apprezzati che in questo momento stiamo realiz‐ zando una nuova App per rivolgere le richieste anche ai consumatori ed otte‐ nere una segmentazione più aderente ai driver della sostenibilità. Gli step successivi chiaramente riguardano le leve green marketing: sviluppare nuo‐ ve features del prodotto, promuoverlo

adeguatamente e comunicare in ma‐ niera innovativa; per questo ci siamo affidati molto al Web e per non dimen‐ ticare il rapporto vis‐a‐vis con il cliente abbiamo realizzato il Go‐live CO2 Coun‐ ter che permette di valutare in ogni mo‐ mento e su ogni device (smartphone, maxi schermo, App, Web, etc) quanto il progetto stia risparmiando CO2 all’ambiente. Oggi il 62% dei consumatori identifica il concetto di green con quello di Bio (nel 2010 erano il 54%) mentre il 76% pensa che sia assimilabile al concetto di sostenibile. Come utilizzare quindi

l’informazione per istruire i clienti su queste tematiche? Quale ruolo gioca‐ no i media in questo contesto? Quale ruolo invece dovrebbero svolgere le aziende nell’istruire i clienti su queste tematiche? Noi di DRAP International siamo convinti che la cultura della so‐ stenibilità inizia con l’educazione e con la formazione. Senza la partecipazione di tutti i player (governi, università, centri di ricerca, imprese, media, consumatori) sarà dif‐ ficile vincere la partita più importante. E la COP21 di Parigi ne è la dimostrazio‐ ne. D. R. A.


IEEE International Conference on Industrial Technology (ICIT2016) Special Session on “Sea, Sun and Wind: new perspectives for the renewable energy and their integration with the smart grids” organized by Principal Organizer: Giambattista Gruosso, giambattista.gruosso@polimi.it Dipartimento di Elettronica Informazione e Bioingegneria Politecnico di Milano Italy

Call for Papers The use of renewable energy systems is becoming increasingly widespread and the challenges that this brings are really fascinated. First of all the issue of forecasting and integration of production with smart grids. At the same time the development of new devices for generation of energy conversion systems and mechanisms for capturing energy is the field in which the battle of efficiency is fought. Last but not least is the need to interact with storage systems and supervision. This session will be an opportunity for discussion in order to stimulate further research in the field. Topics of interest include, but are not limited to:  Wind, solar, and wave energy systems  integrated renewable systems  energy storage devices and systems  offshore underwater converters  power management, modeling, simulation  grid interconnection  Mechatronics systems  supervision and control system

Submissions Procedure: All the instructions for paper submission are included in the conference website http://www.icit2016.org Deadlines: Reception of full paper: Paper acceptance notification: Camera ready paper reception: 1

September 30, 2015 December 1, 2015 January 10, 2016

A good quality paper may be considered for publication in IEEE Transactions on Industrial Informatics subjects to further rounds of review

RELOADER Magazine n.94 Dicembre 2015


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