Liam O’Connor doveva morire in mare nel 1912. Maddy Carter doveva morire su un aereo nel 2010. Sal Vikram doveva morire in un incendio nel 2026. Ma a tutti e tre è stata data una seconda opportunità: lavorare per un’agenzia di cui tutti ignorano l’esistenza e che ha un solo obiettivo: impedire che i viaggi nel tempo distruggano la storia... Quando Maddy per sbaglio apre una finestra temporale dove e quando non avrebbe dovuto, Liam viene catapultato indietro di sessantacinque milioni di anni, nel territorio di caccia di una letale specie di predatori sinora sconosciuta. Riuscirà Liam a mettersi in contatto con Maddy e Sal prima di essere fatto a pezzi dai dinosauri, senza mettere in pericolo la storia tanto da sconvolgere il mondo e trasformarlo in una nuova, terrificante realtà?
‘Un thriller pieno di effetti spettacolari’
renoircomics.it ISBN 978-88-6567-041-5
9
788865 670415
Cover design di James Fraser Fotografia di Neil Spence
– the guardian
€ 11,90
ReNoir
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Capitolo 1 2026, Mumbai, India
Avevano udito il boato echeggiare lungo la tromba delle scale e scendere verso di loro come una locomotiva. E all’improvviso fu buio pesto, l’aria densa di polvere e fumo. Sal Vikram pensò che sarebbe soffocata per tutta quella polvere e i calcinacci che stava inspirando dal naso, che le ostruivano la gola e il retro della bocca con una patina densa e gessosa. Sembrava trascorsa un’eternità prima che l’aria fosse abbastanza limpida da poter scorgere di nuovo la luce d’emergenza sulla parete lungo le scale. Poteva vedere la rampa più bassa, illuminata dalla debole luce ambrata, completamente bloccata da detriti e barre di metallo ritorto. Sopra di loro, le scale da cui erano scesi solo pochi istanti prima erano schiacciate dai piani superiori già crollati. Vide un braccio teso emergere dall’ammasso di travi e di blocchi di cemento sgretolati, un braccio bianco come il gesso, perfettamente immobile, che si allungava giù verso di lei come a supplicare di essere afferrato o scosso. «Siamo in trappola» sussurrò sua madre. Sal la guardò, poi guardò suo padre. Lui scosse il capo con vigore, dai suoi capelli sottili scese una cascata di polvere. «No! Non siamo in trappola! Scaviamo!» Puntò gli occhi su Sal. «Ecco cosa facciamo, scaviamo. Giusto, Saleena?» Lei annuì, muta. Il signor Vikram si voltò verso le altre persone intrappolate sulle scale d’emergenza insieme a loro. «Non è così?» domandò. «Dobbiamo scavare. Non possiamo aspettare i soccorsi…» 7
Avrebbe potuto aggiungere qualcosa, avrebbe potuto completare la frase, avrebbe potuto dire quello che tutti stavano pensando: che se il grattacielo era collassato fino al loro piano, non c’era alcun motivo per cui non potesse franare fino in fondo. Sal si guardò intorno. Riconobbe i visi nonostante fossero tutti bianchi come fantasmi per via della polvere: il signore e la signora Kumar che vivevano due appartamenti più in là; i signori Chaudhry con i loro tre figli maschi; il signor Joshipura, un uomo d’affari come suo padre, ma single… che se la spassava con una sfilza di ragazze. Quella sera, presumibilmente, si trovava da solo. E… un altro uomo, in fondo alla tromba delle scale, in piedi sotto la luce da parete. Non riusciva a riconoscerlo. «Se muoviamo qualcosa, rischiamo di farlo crollare ancora di più!» esclamò la signora Kumar. La madre di Sal posò una mano sul marito. «Ha ragione lei, Hari.» Hari Vikram si voltò e li osservò tutti quanti. «Alcuni di voi sono abbastanza vecchi per ricordarsene, vero? Per ricordare cos’è successo agli americani a New York? Alle Torri Gemelle?» Sal ricordò il filmato, qualcosa che avevano proiettato durante una lezione di storia. Due edifici alti e maestosi che scivolavano verso terra e scomparivano tra nuvole grigio scuro. Molti annuirono. Chiunque fosse abbastanza vecchio se ne ricordava, ma nessuno avanzò d’un passo. A ribadire l’urgenza della questione, una barra di metallo scricchiolò e cadde giù, facendo piovere su di loro una piccola valanga di polvere e macerie. «Se ce ne stiamo solo qui ad aspettare… Moriremo!» urlò suo padre. «Verranno a salvarci!» replicò il signor Joshipura. «I vigili del fuoco verranno presto a…» «No. Temo proprio che si sbagli.» Sal si voltò verso la voce. Il vecchio signore che non aveva riconosciuto finalmente aveva detto qualcosa. E a differenza di tutti gli altri, non era ricoperto di 8
polvere. «Temo proprio che nessuno verrà a salvarvi» ripeté, questa volta in un tono più morbido. Aveva un accento occidentale, inglese o americano. «Non ce ne sarà il tempo. A questo edificio restano meno di tre minuti prima che i piantoni del pavimento sotto di noi cedano. Questo, unito al peso dei piani sovrastanti già crollati, basterà a far sprofondare completamente la Palace Tower.» Osservò le persone tutt’intorno, gli occhi sgranati degli adulti, gli occhi ancor più sgranati dei bambini. «Sono davvero desolato, ma nessuno di voi sopravviverà.» La temperatura nella tromba delle scale era in aumento. Al piano di sotto, le fiamme avevano preso piede prepotentemente, ammorbidendo con il loro calore le travi d’acciaio del grattacielo. Gemiti profondi gorgogliavano ed echeggiavano intorno a loro. Hari Vikram esaminò lo straniero per un istante; non gli era sfuggito il fatto che fosse l’unico a non essere ricoperto da uno spesso strato di polvere gessosa. «Aspetti! Lei è pulito. Come ha fatto a entrare? C’è un’altra via di uscita?» L’uomo scosse il capo. «No.» «Ma… Prima che il piano crollasse, lei non era qui con noi! Dev’esserci una via…» «Sono semplicemente arrivato,» ribatté l’uomo, «e devo andarmene in fretta. Non abbiamo molto tempo, davvero.» La madre di Sal avanzò verso di lui. «Andarsene? Come? Può… Può aiutarci?» «Posso aiutare soltanto uno di voi.» Il suo sguardo si fermò su Sal. «Tu… Saleena Vikram.» Sal sentì tutti gli occhi di tutti posarsi su di lei. «Prendi la mia mano» disse l’uomo. «Chi è lei?» domandò il signor Vikram. «Sono l’unica via di uscita di sua figlia. Se prende la mia mano… vivrà. Altrimenti, morirà insieme a tutti a voi.» Uno dei bambini cominciò a piangere. Sal lo conosceva: aveva 9
fatto la baby-sitter ai piccoli Chaudhry. Aveva nove anni ed era terrorizzato, teneva stretto tra le mani il suo peluche preferito, un orsetto con un occhio solo, come se quell’orso fosse il suo biglietto di uscita. Un altro profondo gemito proveniente da una delle assi portanti del grattacielo echeggiò nell’angusto spazio della tromba delle scale, come il triste richiamo di una balena morente, o la vibrazione di una nave che affonda. L’aria viziata che li circondava, già rovente, era sul punto di diventare troppo dolorosa da respirare. «Abbiamo poco più di due minuti» disse l’uomo. «Il calore del fuoco sta deformando la struttura dell’edificio. La Palace Tower crollerà, prima dritta su se stessa, poi di lato sul centro commerciale sottostante. Tra centoventi secondi, cinquemila persone saranno morte. E domani i telegiornali non parleranno d’altro che dei terroristi che hanno causato tutto questo.» «Chi… Chi è lei?» domandò di nuovo il padre il Sal. L’uomo, dall’aria attempata, forse sui cinquanta o sessant’anni, avanzò tra la gente, con la mano tesa verso Saleena. «Non abbiamo tempo. Devi prendere la mia mano» disse. Il signor Vikram gli sbarrò il passo. «Chi è lei? C-come ha fatto ad arrivare da noi?» Il vecchio si voltò verso di lui. «Sono desolato. Non c’è tempo. Sappia solo che come sono arrivato qui… altrettanto facilmente me ne posso andare.» «Come?!» «Come non è importante… Posso e basta. E posso prendere con me sua figlia… Solo sua figlia.» Il vecchio abbassò lo sguardo sul suo orologio da polso. «Ora ci resta davvero pochissimo: un minuto e mezzo.» Sal guardò il viso tirato di suo padre, la cui mente lavorava con metodica efficienza. Non c’era tempo per i come e i perché. Dalla tromba delle scale bloccata sotto di loro, il guizzo del fuoco 10
stava salendo e inviando ombre danzanti attraverso l’aria densa di polvere. Hari Vikram si fece da parte. «La prenda, allora! Deve prenderla!» Sal alzò gli occhi sul vecchio, intimorita dalla sua stranezza, riluttante a porgergli la mano. Non che credesse all’esistenza di qualcosa nell’Aldilà, dei indù, angeli o demoni… Ma in qualche modo, quell’uomo non sembrava appartenere a questo mondo. Un’apparizione. Un fantasma. Il padre cercò di afferrarle la mano, rabbioso. «Saleena! Devi andare con lui!» Lei lo guardò, poi guardò sua madre. «Perché n-non possiamo andare tutti?» Il vecchio scosse il capo. «Solo tu, Saleena. Sono desolato.» «Perché?» La ragazza si accorse d’avere le guance bagnate da lacrime che le tracciavano segni scuri sul viso bianco di gesso. «Tu sei speciale,» disse l’uomo, «ecco perché.» «La prego, prenda anche i miei bambini!» gridò la signora Chaudhry. Il vecchio si voltò verso di lei. «Non posso. Lo vorrei tanto... Ma non posso.» «La preeego! Sono così piccoli. Più piccoli di questa ragazzina! Hanno ancora tutta la vita dav...» «Sono desolato, ma non dipende da me. Posso prendere solo Saleena.» Sal avvertì le mani del padre sulle sue spalle. Lui la spinse bruscamente verso lo straniero. «La prenda! La prenda subito!» «Papà! No!» «La prenda subito!» «No! Non...» Udirono un profondo boato e sentirono il pavimento tremare sotto i loro piedi. «Abbiamo solo pochi secondi» disse il vecchio. «Veloce!» «SALEENA!» gridò il padre. «DEVI ANDARE!» 11
«Papà!» gridò la ragazza. Si voltò verso la madre. «Vi prego! Non posso!» Il vecchio si tese in avanti e le afferrò la mano. La tirò verso di sé, ma Sal si ritrovò a torcere e rigirare la mano per cercare di sfuggire alla salda presa dello straniero. «No!» urlò. Il profondo boato aumentò di volume e il pavimento tremava, mentre cascate di polvere e detriti provenienti dall’alto riempivano l’aria intorno a loro. «Ci siamo!» esclamò il vecchio. «È giunto il momento! Saleena... Se vieni con me, posso salvarti la vita!» Lei lo guardò. Sembrava una pazzia che potesse aiutarla, ma, in qualche modo, gli credeva. «È quello che vogliono anche i tuoi genitori.» I suoi occhi erano così intensi, così vecchi. «È così!» urlò suo padre coprendo il frastuono. «La prego! La prenda ORA!» Accanto alla figura minuta del marito, la madre di Sal gridava e allungava le mani per stringere la figlia un’ultima volta. Il signor Vikram l’afferrò, la trattenne. «No, amore mio! Deve andare!» La signora Chaudhry spinse i suoi bambini verso il vecchio. «La prego! Prenda anche la loro mano! Prenda anche...» Il pavimento vacillò sotto i loro piedi, traballando da un lato. All’improvviso Sal avvertì un senso di vertigine, come se fosse in caduta libera. Ci siamo, sta crollando! Poi, tutto d’un tratto, il pavimento sotto di lei si squarciò, rivelandole un oceano di fiamme vorticose e turbinanti, come se fissasse l’Inferno vero e proprio. E l’ultima cosa che ricordava di aver visto era l’orsetto con un occhio solo mentre precipitava nel fuoco sottostante, attraverso un’ampia fenditura nel pavimento delle scale.
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Capitolo 2 2001, New York Sal si alzò a sedere sul letto, con il respiro affannato, le guance bagnate di lacrime. Quell’incubo, di nuovo. Nell’arcata regnavano quiete e silenzio. Sentiva Maddy russare nel letto di sotto e Liam mugolare parole senza senso nel suo gradevole accento irlandese, mentre si agitava nervosamente sulla brandina di fronte. Dall’altra parte della stanza, giungeva il baluginìo tenue e smorzato di una lampadina che illuminava il tavolo da pranzo di legno e l’assortimento di vecchie poltrone scompagnate che lo circondavano. Dall’altro lato, lungo il bancone con i computer, lampeggiavano dei LED, ronzavano gli hard disk. Uno dei monitor era acceso; vide che il sistema informatico stava eseguendo una deframmentazione di routine e riordinando i file di dati. Il sistema non dormiva mai. Non il sistema... Non più: i computer non erano più IL SISTEMA. Erano Bob. Non riuscendo a riaddormentarsi, scese dal letto a castello. Maddy si contorceva nel sonno e anche Liam sembrava inquieto. Forse anche quei due stavano rivivendo gli ultimi istanti della loro vita: l’affondamento del Titanic per Liam, il disastro aereo per Maddy. Quegli incubi erano fin troppo frequenti. Attraversò l’ufficio in punta di piedi, scalza sul freddo pavimento di calcestruzzo, e si sedette su una poltrona girevole, ap13
poggiandosi sui calcagni per scaldare i piedi infreddoliti. Prese il mouse e aprì la finestra di dialogo. Le sue unghie ticchettarono lievi sulla tastiera. > Ehi, Bob. > Sei tu, Maddy? > No, sono Sal. > Sono le 2 e 37 del mattino, Sal. Non riesci a dormire? > Incubi. > Ricordi del tuo reclutamento? Reclutamento, così l’aveva definito il vecchio, Foster. Come se avesse avuto davvero la possibilità di scegliere. La vita o la morte. Prendi la mia mano o muori spappolata sotto il crollo di un grattacielo. Rabbrividì. Bella scelta del cavolo. > Già, il mio reclutamento. > Hai la mia comprensione, Sal. «Grazie.» Lo sussurrò nel microfono da tavolo, troppo pigra per continuare a scrivere. In ogni caso era più probabile che a disturbare gli altri fosse il tic-tac della tastiera che echeggiava nella stanza, piuttosto che le poche parole appena sussurrate. «Mi mancano così tanto, Bob.» > Ti manca la tua famiglia? «Mamma e papà.» Sospirò. «Sembrano passati anni.» > Sei nella squadra da quarantaquattro cicli temporali. Ottantotto giorni per l’esattezza, Sal. Cicli temporali: quella bolla di quarantott’ore che si esauriva e riazzerava ogni due giorni mantenendo i tre Crononauti e il loro quartier generale costantemente tra il 10 e l’11 settembre 2001, mentre il mondo fuori continuava a vivere in tutta normalità. Fuori… Fuori era New York, Brooklyn, per essere più precisi. Strade che ora stava imparando a conoscere. Come le persone con cui chiacchierava, persone che non si sarebbero mai ricordate 14
di lei: la signora cinese della lavanderia, il negoziante iraniano che gestiva la drogheria all’angolo. Ogni volta che parlavano, per loro era la prima volta: un nuovo viso, una nuova cliente da salutare con allegria. Ma lei li conosceva già, sapeva cosa stavano per dire, quanto la signora cinese fosse orgogliosa del figlio, quanto il droghiere iraniano fosse infuriato con i terroristi che avevano bombardato la sua città. Quella mattina era martedì 11 settembre, il secondo giorno del ciclo temporale destinato a riazzerarsi all’infinito. Tra meno di sei ore il primo aereo di linea si sarebbe schiantato contro le Torri Gemelle e New York e i suoi abitanti sarebbero cambiati per sempre. «Cosa stai facendo, Bob?» > Raccolta dati. Manutenzione dell’hard disk. E leggo un libro. «Eh? Fantastico. Cosa stai leggendo?» Sullo schermo apparve una pagina di testo. Sal vide delle singole parole illuminarsi a intermittenza, una dopo l’altra, in rapida e istantanea successione, poiché Bob “leggeva” e parlava con lei contemporaneamente. > Harry Potter. La ragazzina ricordava di aver visto quei vecchi film, che risalivano al primo decennio del secolo. Non facevano per lei, ma i suoi genitori da piccoli li avevano adorati. «Ti piace?» Bob non rispose subito. Sal vide lo sfarfallìo delle parole illuminate nella pagina di testo aperta sullo schermo cessare di colpo e il tenue ronzio degli hard disk in funzione interrompersi per un istante. Farsi un’opinione… Una vera e propria lotta per Bob. Richiedeva che tutta la capacità del sistema informatico riuscisse a formulare davvero, o a simulare, qualcosa di così semplice come 15
un’emozione umana… Una preferenza. Approvazione o disapprovazione. Alla fine, dopo alcuni secondi, la ragazzina sentì di nuovo il sommesso rumore degli hard disk. > La magia mi piace moltissimo. Sal sorrise nel pensare a quanto fosse costata quest’affermazione in termini di terabyte di potenza. Se avesse avuto in lei anche solo una vena di cattiveria, avrebbe potuto chiedergli quale colore secondo lui stesse meglio con il viola o se fosse più buono il cioccolato o la vaniglia. Con tutta probabilità il sistema sarebbe rimasto bloccato per ore, mentre Bob sarebbe stato alle prese con infiniti cicli decisionali, per giungere poi alla conclusione di non essere in grado di elaborare una risposta valida. Caro Bob. Un vero asso nel reperire dati, fare riferimenti incrociati ed elaborare informazioni. Ma non chiedetegli di scegliere un dolce dal menu.
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Capitolo 3 2001, New York Lunedì (ciclo temporale 45) La maggior parte dei danni subiti dal quartier generale durante l’ultima contaminazione temporale è già stata riparata: abbiamo tappato i buchi alle pareti e sostituito la porta d’accesso alla stanza sul retro con un’altra, più resistente. E abbiamo installato un generatore d’emergenza nuovo di zecca. Sono venuti a montarlo degli operai. Abbiamo dovuto nascondere tutta l’apparecchiatura per i portali temporali e, quando hanno chiesto del bancone pieno di monitor, Maddy ha risposto che siamo dei programmatori di videogiochi. Credo le abbiano creduto. Questo generatore è molto più potente e molto più affidabile di quel vecchio macinino che avevamo prima. Ma, shadd-yah, spero non ci sia bisogno di usarlo. Abbiamo preso anche un vecchio impianto TV, un lettore DVD e uno di quegli aggeggi della Nintendo. Liam adora i video-games. Va pazzo per uno stupido gioco con dei ridicoli personaggi che gironzolano in go-kart lanciandosi banane a vicenda. Bah, i ragazzi! Maddy dice che dobbiamo far crescere una nuova unità di supporto. Un nuovo Bob. Nel caso capiti un’altra interferenza temporale dove ci serva il suo aiuto. Solo che il nuovo Bob non sarà del tutto nuovo. Il corpo sì, ma Maddy dice che possiamo caricare la vecchia intelligenza artificiale su questo nuovo Bob e lui diventerà esattamente come prima… e non quell’idiota ritardato che è piombato fuori dal tubo l’ultima volta. È un vero sollievo. Bob era co-o-o-osì stupido la prima volta che è nato. 17
Liam O’Connor doveva morire in mare nel 1912. Maddy Carter doveva morire su un aereo nel 2010. Sal Vikram doveva morire in un incendio nel 2026. Ma a tutti e tre è stata data una seconda opportunità: lavorare per un’agenzia di cui tutti ignorano l’esistenza e che ha un solo obiettivo: impedire che i viaggi nel tempo distruggano la storia... Quando Maddy per sbaglio apre una finestra temporale dove e quando non avrebbe dovuto, Liam viene catapultato indietro di sessantacinque milioni di anni, nel territorio di caccia di una letale specie di predatori sinora sconosciuta. Riuscirà Liam a mettersi in contatto con Maddy e Sal prima di essere fatto a pezzi dai dinosauri, senza mettere in pericolo la storia tanto da sconvolgere il mondo e trasformarlo in una nuova, terrificante realtà?
‘Un thriller pieno di effetti spettacolari’
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