Ellen Schreiber
«Vai, Raven Madison. Salva Dullsville. Salva il mondo!»
Vampire
Kisses VampireVille ROMANZO
Vampire Kisses
V ampire V ille
Ellen Schreiber, attrice e cabarettista, ha studiato improvvisazione al Second City of Chicago Training Center, prima di intraprendere la carriera di scrittrice. È autrice di tre romanzi, oltre ai cinque finora pubblicati negli Stati Uniti della serie Vampire Kisses.
Ellen Schreiber
Il terzo romanzo del fortunato ciclo di Ellen Schreiber, sempre in testa alle classifiche americane tra le serie più lette. La conferma di un talento che ha incantato le lettrici di tutto il mondo.
ISBN 978-88-95261-73-7
€ 90
, 11
www.renoircomics.it
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788895 261737
ReNoir
Com’è difficile amare un vampiro e non dirlo a nessuno, neanche alla propria migliore amica! Eppure Raven Madison non ha solo questo problema, adesso; nella solitamente noiosa Dullsville sono arrivati due gemelli vampiri: Jagger, che ha giurato vendetta contro il suo ragazzo, Alexander, e la sorella, Luna, che ha messo gli occhi su Trevor, il rivale di Raven fin dall’infanzia, e intende trasformarlo in vampiro. C’è qualcosa di più assurdo e difficile di dover difendere il proprio nemico da un pericolo del quale non gli si può nemmeno parlare?
ReNoir
1 La notte del morso ro pronta a diventare un vampiro. Mi trovavo nel bel mezzo del cimitero di Dullsville, avvolta in un miniabito nero con corsetto, calze a rete e i miei soliti anfibi. Tra le mani, protette dai guantini senza dita, tenevo un bouquet di rose nere. Avevo il volto coperto da una veletta di pizzo nero vintage, oltre la quale si intravvedevano appena il rossetto e l’ombretto neri. Il mio promesso vampiro, Alexander Sterling, in completo grigio con cappello a cilindro, mi aspettava qualche metro piÚ avanti, nei pressi dell’altare gotico: una bara chiusa decorata da candelabri e un calice di peltro. La scena era da mozzare il fiato. La nebbia si aggirava tra le tombe come ombre di fantasmi irrequieti. C’erano
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candele accese sopra le lapidi e lungo i vialetti. Un gruppo di pipistrelli svolazzava attorno a una macchia di alberi solitari. Cominciò a piovere, mentre il lamento dei violini, con un sottofondo discordante di clavicembalo, mi faceva venire i brividi. Avevo aspettato quel momento per un’eternità. Il mio sogno di bambina si stava realizzando... sarei diventata un oscuro angelo della notte. Ero emozionata come una groupie in procinto di sposare una rockstar. Minuscole torce illuminavano il mio cammino, come una macabra passerella. Feci il primo passo verso Alexander, e subito cominciai a domandarmi se stessi facendo la cosa giusta. Più avanzavo, più il mio cuore batteva all’impazzata. Davanti agli occhi mi lampeggiavano scene della vita che mi stavo lasciando alle spalle. La mamma che mi aiuta a cucire una borsa di velluto nero per il compito di economia domestica. Feci un passo. Guardare il DVD di Dracula con papà. Un altro passo. Mio fratello, quell’adorabile rompiscatole di Billy Boy, che mi aiuta a fare i compiti di mate. Un passo. Becky, la mia migliore amica, e io che cerchiamo di scavalcare il cancello del Maniero. Un passo. Il mio nuovo gattino, Incubo, che fa le fusa tra le mie braccia. Un passo. Quelle immagini mi angosciavano. Un morso, e la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Stavo per lasciare il noioso, sicuro, affettuoso mondo dei vivi per trascorrere l’eternità nell’incerto, pericoloso, buio mondo dei non morti. Mentre procedevo lungo il sentiero, vedevo la schiena di Alexander. Si era chinato a prendere il calice di peltro dalla bara. Era ormai a pochi metri da me. 10
Mi dissi che stavo facendo la cosa giusta. Non avrei più dovuto passare giornate terribilmente noiose alle scuole superiori di Dullsville. Avrei potuto volare. Soprattutto sarei stata del mio unico, vero amore, fino alla fine del tempo. Finalmente arrivai davanti alla bara, accanto ad Alexander. Mi prese la mano nella sua, guantata di bianco. L’anello a forma di ragno splendeva nella luce delle candele. Alzò il calice alla luna, poi bevve un lungo sorso. Quando me lo porse, sentii il cuore accelerare ancora. Sollevai il velo dal viso. Mi tremavano le mani, il liquido ondeggiava nel calice. «Forse non sei...» iniziò Alexander, coprendo l’imboccatura con una mano. «Va tutto bene!» mi affrettai a rispondergli. Portai alle labbra il calice e inghiottii il denso liquido dolce. Iniziai a sentire la testa leggera. La nebbia sembrò infittirsi attorno a noi. Riuscivo a malapena a vedere la sagoma di Alexander, mentre posava il calice e si voltava nuovamente verso di me. Con i guanti bianchi, alzò delicatamente il velo che mi era ricaduto sul viso. Così lo vidi. Solo che non ero certa di cosa stessi guardando. Al posto dei soliti lunghi capelli neri, vidi che da sotto al cilindro di Alexander spuntavano capelli chiari. Sobbalzai. Non poteva essere! «Jagger...» esclamai, impietrita. Poi però lo guardai negli occhi, e non vidi lo sguardo azzurro e verde del rivale di Alexander, quello che una volta mi aveva ipnotizzato sotto al gazebo nel giardino del Maniero. Non erano nemmeno gli scuri occhi profondi dei 11
quali mi ero innamorata. Erano occhi verdi, affascinanti, che conoscevo da una vita. «Trevor!» gridai, in un soffio che uscì a malapena dalle mie labbra. Il mio nemico giurato ghignò sarcasticamente, con due canini aguzzi che spuntavano da sotto il labbro superiore. Feci un passo indietro. Appena la sera prima, alla Sagra di Primavera di Dullsville, Alexander e io avevamo cercato di mettere in guardia Trevor nei confronti della sorella gemella di Jagger, Luna, che aveva già deciso di affondare i canini appena ottenuti nel collo del bulletto calciatore della scuola. Jagger voleva solo vendicarsi di Alexander per non aver voluto trasformare Luna in vampiro e, visto che la ragazzina era riuscita comunque a diventare una non morta, i due letali gemellini avevano tutta l’intenzione di trovarle un compagno per la vita. E Trevor non aveva ascoltato i nostri avvertimenti. Quando Alexander e io l’avevamo inseguito, alla sagra, Trevor ci era sfuggito. A quanto pare, era stato lui a ritrovare me. Cercai di scappare, ma Trevor mi afferrò la mano mentre mi allontanavo. «Ti tengo, Mostriciattola... Per sempre!» Si leccò le labbra e si chinò verso il mio collo. Mi guardai intorno, cercando un modo per scappare, ma quando allungai la mano verso un candelabro, mi sentii stordita. Di colpo, la bocca di Trevor fu sul mio collo. «Lasciami!» urlai. «Non mi toccare!» Mi tirò a sé con la forza di un’intera squadra di calcio. Incuneai l’anfibio tra lui e me, e con tutta la mia forza riuscii ad allontanarlo. 12
Trevor incespicò all’indietro e si aggrappò al mio braccio. Cercò di avvinghiarmi, ma io gli morsi la mano. Mi liberai della sua presa proprio mentre si rialzava, sicuro di sé, e mi guardava con aria di sfida. Un rivolo di sangue gli colava dall’angolo della bocca. Portai una mano al collo. Sentii il palmo caldo e umido. Sussultai. Quando mi guardai la mano, vidi che era coperta di sangue. «No!» gridai. In quel momento arrivò Alexander, confuso, a sua volta vestito con un completo grigio, correre lungo il vialetto centrale del cimitero. Mi voltai verso Trevor, che se ne stava fermo e sorrideva. «Non tu! Mai!» gli strillai in faccia. Mi alzai a sedere sul letto, con la gola che faceva male per le urla. Aprii gli occhi nel buio. Facevo fatica a respirare. Dove mi trovavo? In una bara? In una tomba? In un loculo sigillato? Qualcosa di morbido mi copriva le gambe, ma gli occhi non si adattavano alle tenebre. Immaginai di essere stata avvolta in un sudario funebre. Il cuore mi pulsava all’impazzata. Avevo la pelle madida di sudore e la bocca asciutta. Numeri rossi come il sangue, lampeggianti, mi apparvero davanti: due e quindici del mattino. Sospirai di sollievo. Non ero stata sepolta in una tomba senza contrassegni al cimitero di Dullsville, ma nel mio stesso letto. Ero al sicuro, come credevo? Forse stavo vivendo un’altra parte dell’incubo. Con le dita tremanti, accesi la lampada 13
di Edward mani di forbice e corsi allo specchio dell’armadio. Chiusi gli occhi, immaginando cosa avrei potuto non vedere. Quando li riaprii, la mia spettrale figura ricambiò il mio sguardo preoccupato. Mi spostai dal collo i capelli scompigliati dal cuscino, ed esaminai il collo. La porta di camera mia si spalancò improvvisamente, spinta da mio padre, in boxer di flanella, maglietta dei Lakers e capelli scarruffati. «Cosa succede?» mi chiese, più infastidito che preoccupato. «Uh... niente» risposi, sorpresa. Lasciai ricadere i capelli sulle spalle e mi allontanai dallo specchio. «Cosa è stato?» chiese mia madre, irrompendo nella stanza. «Ho sentito gridare» aggiunse Billy Boy, sbirciando da dietro ai miei genitori, gli occhi assonnati. «Scusate se vi ho svegliati» dissi. «Ho fatto un brutto sogno.» «Tu?» chiese mio padre, inarcando le sopracciglia. «Credevo che adorassi gli incubi.» «Lo so. È da pazzi, vero?» dissi, con il cuore ancora in fuorigiri. «Non so spiegarmelo.» «Cosa hai sognato?» mi chiese Billy Boy, per sfottermi. «Che finivi il rossetto nero?» «Sì. Ma ne trovavo uno nuovo nel tuo cassetto.» «Papà!» si lamentò Billy, pronto a scattare e avventarsi contro di me. «Ora sono sicura che non sto sognando» dissi, scompigliando giocosamente i capelli al mio fratellino. «Va bene. Abbiamo avuto fin troppe emozioni, per una sola notte. Torniamo tutti a dormire» ordinò papà, mettendo 14
il braccio intorno al collo di mio fratello mentre uscivano dalla stanza. Tornai a letto. «Ma cosa hai sognato, veramente?» chiese mia madre, curiosa. «Non è niente.» «Un niente che ci ha svegliati tutti» puntualizzò lei. Scosse la testa e fece per uscire. «Mamma...» dissi, facendola fermare sull’uscio. «Il mio collo ti sembra normale?» sussurrai, scostando i capelli. Tornò accanto al mio letto. «A me sembra un collo normalissimo» disse, esaminandolo. «Cosa ti aspettavi... un morso di vampiro?» Mi affrettai a sorridere. Mi rimboccò le coperte come se fossi ancora una bambina. «Mi ricordo quando eri piccola e restavi sveglia fino a tardi con papà per guardare i film di Dracula sul vecchio televisore in bianco e nero» mi disse, con la voce velata di nostalgia. Raccolse il peluche di Mickey Malice che era caduto dal letto e me lo porse. «Non facevi mai brutti sogni, a quei tempi. Era come se le storie di vampiri ti cullassero, al posto delle ninne nanne che si cantano di solito ai bambini.» Mi baciò sulla testa e allungò una mano verso la lampada. «Magari è meglio lasciarla accesa» dissi. «Solo per stanotte.» «Adesso stai spaventando anche me» disse, poi uscì dalla stanza.
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2 La grande quasi fuga l cartello di benvenuto ufficiale della nostra città dovrebbe dire “Benvenuti a Vampireville – verrete per un morso, ma resterete per l’eternità!” Ero cresciuta in una cittadina noiosa e immobile, ma ultimamente non mi annoiavo più. Non solo ero fidanzata con un vampiro, ma c’erano altri giovani Nosferatu, in mezzo alla popolazione, la cui unica e costante occupazione era trovare le offerte migliori sulle nuove borsette di Prada o sulle mazze da golf Big Bertha. Ero la sola mortale a conoscenza delle vere identità dei succhiasangue che vivevano tra noi, e morivo dalla voglia di farmi intervistare dal Dullsville Dispatch, il giornale
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locale. La prima pagina avrebbe dichiarato: GOTHIC LOLITA CONFESSA I SUOI SEGRETI! Raven Madison vince il Nobel per la pace per aver portato alla luce i non morti. Sotto, ci sarebbe stata una mia foto a colori insieme a Luna, Jagger e Alexander... ma io sarei stata la sola visibile nello scatto. Se rivelassi le mie scoperte, la mia vita da reietta verrebbe trasmessa in tutto il paese. Verrebbero a prendermi con una limousine, e il mio agente farebbe preparare il jet privato per il tour promozionale; apparirei sulla CNN, nel salotto di Oprah e a MTV per parlare della mia biografia, Verità Vampire. La mia assistente personale si assicurerebbe di farmi trovare una ciotola di pipistrellini di liquirizia nei camerini – sempre rigorosamente al buio – di ogni studio televisivo. Il mio stilista personale non si allontanerebbe mai da me, ritoccando i tatuaggi temporanei, acconciandomi le extension blu e facendomi indossare i modelli più esclusivi di Blac Drac. Solo che non potevo strombazzare ciò che sapevo ai quattro venti. Dovevo tenere per me il terribile segreto di Jagger e Luna, e cioè che i gemellini erano veramente vampiri. Non era sempre stato così. Alexander mi aveva rivelato che quando i gemelli Maxwell erano nati, Luna non era un vampiro come tutti i suoi parenti, ma sembrava umana, una caratteristica che non si manifestava dai tempi di una trisavola umana il cui patrimonio genetico sembrava scomparso dalla linea genealogica della famiglia. Gli Sterling e i Maxwell si erano promessi che, quando Luna avesse compiuto diciotto anni, Alexander l’avrebbe incontrata sotto la luna piena per una cerimonia del patto, 18
trasformandola in vampiro e legandola a sé per l’eternità. Quando era giunto il giorno fatidico, tuttavia, Alexander aveva deciso che sia lui che Luna meritavano di passare la vita con qualcuno che amassero davvero. Poiché Alexander aveva spezzato la promessa che legava le due famiglie, Jagger gli aveva giurato vendetta. Quando Luna era stata trasformata da un altro vampiro, su suolo non consacrato, era venuta a Dullsville, alla ricerca di un adolescente mortale con il quale trascorrere l’eternità. Sapevo che se avessi rivelato la verità sui gemelli avrei esposto anche Alexander. Avrei messo il mio ragazzo in pericolo, e con ogni probabilità l’avrei perso per sempre. Quindi anziché ambire alla copertina di Gothic Girl, sarei rimasta sotto copertura. Paradossalmente dovevo convincere Trevor, che si era inventato la maldicenza sulle origini vampiresche degli Sterling, che ci aveva azzeccato e che rischiava di essere la prossima vittima di Luna e Jagger. Non c’era al mondo una persona che mi irritasse quanto Trevor, ma sentivo il bisogno di avvertirlo al più presto del pericolo che stava correndo. Ero anche certa che se un individuo senza scrupoli come Trevor fosse diventato vampiro, Dullsville sarebbe diventata un luogo davvero pericoloso, dopo il calar del sole. Al drive-in, durante la proiezione di Morso d’amore, Alexander e io avevamo fatto credere a Jagger che io fossi stata morsa e trasformata, ma diversi giorni dopo, alla sagra, quando avevamo affrontato Luna nel labirinto degli specchi, io ero l’unica il cui riflesso fosse visibile. Non sapevo 19
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«Vai, Raven Madison. Salva Dullsville. Salva il mondo!»
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Ellen Schreiber, attrice e cabarettista, ha studiato improvvisazione al Second City of Chicago Training Center, prima di intraprendere la carriera di scrittrice. È autrice di tre romanzi, oltre ai cinque finora pubblicati negli Stati Uniti della serie Vampire Kisses.
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Il terzo romanzo del fortunato ciclo di Ellen Schreiber, sempre in testa alle classifiche americane tra le serie più lette. La conferma di un talento che ha incantato le lettrici di tutto il mondo.
ISBN 978-88-95261-73-7
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Com’è difficile amare un vampiro e non dirlo a nessuno, neanche alla propria migliore amica! Eppure Raven Madison non ha solo questo problema, adesso; nella solitamente noiosa Dullsville sono arrivati due gemelli vampiri: Jagger, che ha giurato vendetta contro il suo ragazzo, Alexander, e la sorella, Luna, che ha messo gli occhi su Trevor, il rivale di Raven fin dall’infanzia, e intende trasformarlo in vampiro. C’è qualcosa di più assurdo e difficile di dover difendere il proprio nemico da un pericolo del quale non gli si può nemmeno parlare?
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