Vampire Kisses vol.4

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Ellen Schreiber

«Non avrei potuto studiare una vendetta migliore. Posso distruggere te e ottenere una compagna per l’eternità... con un solo morso.»

Vampire

Kisses

Danzando con un vampiro ROMANZO

Il secondo romanzo del fortunato ciclo di Ellen Schreiber, consacrato anche dalla classifica del New York Times tra le serie più lette e amate dai lettori d’oltreoceano.

ISBN 978-88-95261-67-6

€ 0

,9

11

www.renoircomics.it

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788895 261676

ReNoir

Alexander Sterling, il bel tenebroso del Maniero di Benson Hill, è scomparso nella notte dopo aver baciato Raven e averle fatto capire di essere davvero un vampiro. Raven non si dà pace, è preoccupata per il suo amore ed è disposta ad andare in capo al mondo, se necessario, per riabbracciarlo. Ma non dovrà andare tanto lontano, perché è da un oscuro segreto del suo passato che Alexander si sta nascondendo. E il passato è appena arrivato in città.

Vampire Kisses

Morso d’amore

Ellen Schreiber, attrice e cabarettista, ha studiato improvvisazione al Second City of Chicago Training Center, prima di intraprendere la carriera di scrittrice. È autrice di tre romanzi, oltre ai cinque finora pubblicati negli Stati Uniti della serie Vampire Kisses.

Ellen Schreiber

ReNoir



1 Sepolta i risvegliai da un sonno simile alla morte, rinchiusa nella bara di Alexander. Da quando ero arrivata al Maniero, appena prima del sorgere del sole di domenica, non avevo fatto altro che giacere accanto al mio fidanzato vampiro, Alexander Sterling, mentre trascorreva le ore del giorno lontano dal sole, nascosto nell’armadio della sua camera da letto. Il mio sogno era diventato realtà. Per la prima volta potevo assaggiare - anzi, mordere - lo stile di vita di un vampiro. Eravamo rannicchiati all’interno del letto del mio grande amore, un’opprimente cassa di legno nero. Ero cieca come qualsiasi pipistrello; per quel che ne sapevo, avremmo potuto essere sepolti nella cripta più profonda di un

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cimitero abbandonato. Rinchiusa nel piccolo spazio che ci era concesso, potevo facilmente toccare il coperchio sigillato sopra di me, o sfiorare le pareti con il gomito. Le dolci flagranze di pino e cedro riempivano come incenso l’aria che mi circondava. Non potevo vedere nulla, neppure lo smalto nero sulle mie unghie. Nessun suono che spezzasse il silenzio, né una sirena, né un uccello, e neppure l’ululare del vento. Avevo persino perso la cognizione del tempo. Mi sentivo come se noi due fossimo le uniche persone esistenti al mondo, come se non vi fosse nient’altro al di fuori delle pareti della nostra bara. Coperta dall’oscurità, e da una trapunta di piume d’oca, soffice come la sottile tela di un ragno, giacevo ben stretta tra le gelide braccia bianche di Alexander, la testa appoggiata sul suo torace. Potevo sentire il tepore del suo respiro sulla guancia, immaginare le pallide palpebre dietro cui si nascondevano gli occhi color cioccolato. Giocando, gli feci scivolare un dito tra le labbra, sfiorando i suoi denti perfetti finché non ne avvertii uno affilato come la lama di un coltello. Mi controllai il dito alla ricerca di sangue. Sfortunatamente, non ce n’era traccia. Ero così vicina a diventare parte del mondo di Alexander… per sempre. O forse no? Nonostante fosse domenica, e nonostante fossi del tutto esausta per aver passato le ultime settimane a proteggere la mia nemesi, Trevor Mitchell, dalle zanne di Jagger e Luna Maxwell, i vampiri gemelli, non riuscivo a riposare. Non riuscivo a cambiare le mie abitudini in modo da dormire 10


durante il giorno. Accoccolata accanto ad Alexander, il cui mondo potevo finalmente condividere, non desideravo altro che trascorrere il mio tempo baciandolo, parlando e giocando con lui. Ma mentre lui dormiva tranquillamente, io non potevo pensare che ad una cosa: un giovanissimo vampiro era arrivato a Dullsville. Il suo nome era Valentine. Solo pochi giorni prima, da qualche parte nel mondo dei vampiri, il minore dei nefandi gemelli Nosferatu era emerso dalla sua piccola bara, e mio fratello e quel nerd del suo amico, Henry, lo avevano visto da qualche parte a Dullsville. Potevo immaginare l’aspetto di Valentine solo basandomi sulla descrizione di mio fratello: carnagione esangue, piercing alle orecchie e unghie smaltate di nero. Mi veniva in mente una versione in scala di Jagger: criptico, scarno e spettrale. Era crudele che il fratello di Jagger fosse identico a lui, mentre il mio era il mio esatto contrario. Quanto avrei voluto anch’io un fratellino spettrale. Saremmo cresciuti dando la caccia ai fantasmi nel cimitero di Dullsville, esplorando Oakley Woods alla ricerca di ragni mostruosi e giocando a nasconderci e urlare in cantina. Invece, mi è toccato crescere con un fratello che preferisce analizzare radici quadrate da solo piuttosto che vermiciattoli insieme a me. Mi chiesi perché Valentine fosse improvvisamente comparso in una città conservatrice come Dullsville, così lontana dalla sua terra rumena. Ora che io ed Alexander ci eravamo liberati dei fratelli Maxwell, avevo una nuova missione: scoprire dove Valentine si trovasse, cosa avesse in mente, e tenerlo lontano da Billy Boy prima che fosse troppo tardi. 11


Ma, durante le ore del giorno, né mio fratello né Dullsville correvano alcun pericolo, il che mi permetteva di tornare a pensare all’unico vampiro al cui fianco mi sentissi al sicuro. Mentre io ed Alexander giacevamo insieme nell’oscurità, rinchiusi ed abbracciati, gli accarezzai i capelli neri, morbidi come la seta. Senza di lui, non c’era posto per me tra le ore del giorno. Avevo accettato i rischi contro cui Alexander mi aveva messo in guardia così tante volte, ma non potevo in alcun modo trascorrere l’eternità baciata dal sole senza avere al mio fianco il mio vero amore. Possibile che Alexander non sapesse con quanta facilità mi sarei potuta adattare al suo mondo, dormendo insieme in quella comoda bara, volando con lui nella notte, vivendo nel vecchio Maniero polveroso? Mi chiesi che tipo di vampiro sarei diventata: una dolce sognatrice, come Alexander, o una minaccia assetata di sangue come Jagger? Quale che fosse, ora che Jagger e Luna avevano abbandonato Dullsville, io ed Alexander potevamo finalmente condividere i nostri mondi da mortale e immortale. Tuttavia la presenza di Valentine in città avrebbe potuto rappresentare un ostacolo per me. Alexander si mosse. Neanche lui riusciva a dormire. «Sei sveglia» mi sussurrò con dolcezza. «Dev’essere difficile per te abituarti a dormire di giorno, ne sono sicuro». Non volevo ammettere di non riuscire ad essere la vampira perfetta. «Non posso dormire quando ti ho così vicino a me. Mi sento più viva che mai» risposi. Con le dita gli tastai il volto vellutato fino a trovare le morbide labbra. Mi avvicinai per baciarlo, ma il mio naso 12


sbatté accidentalmente contro il suo. «Mi spiace» ridacchiai. «Uno degli inconvenienti quando si esce con una mortale, ma ne vale la pena», mi prese giocosamente in giro. «Che intendi dire?». Invece di rispondere, mi toccò delicatamente la guancia, mandandomi un formicolio per tutto il corpo. Poi appoggiò le sue labbra sulle mie, e lasciò scivolare le dita sulla mia schiena. Credevo di morire. I capelli mi caddero sul viso, ed allora fece qualcosa che io non avrei mai potuto immaginare di fare al buio. Li spostò gentilmente. Restai con la bocca aperta. «Come facevi a sapere che avevo i capelli sugli occhi?». Alexander non rispose. «Ci vedi!» dissi alla cieca. «Puoi vedermi». «Sono molto fortunato», ammise alla fine. «Sei molto carina». Alexander nascondeva così tanti misteri, mi chiesi quanti ancora ne avrei scoperti - e come fare per conoscerli. Poggiai la testa sul suo petto, mentre continuava ad accarezzarmi gentilmente la schiena. «Il sole è tramontato» disse prosaicamente. «Di già? Come fai a dirlo? Puoi vedere anche quello?» gli chiesi. Ma non rispose. Sentii Alexander sollevare il coperchio della bara. Mi strinse la mano e con riluttanza mi alzai, restando in piedi nella più completa oscurità. Alexander mi sollevò tra le braccia e mi portò fuori dalla 13


bara, come Dracula intento a stringere a se la propria sposa mortale. Mi posò gentilmente a terra ed io rimasi accanto a lui, ignara di dove ci trovassimo esattamente. La maniglia cigolò e la porta dell’armadio si aprì di colpo. Strizzai gli occhi, cercando di abituarmi alla luce della luna che penetrava nella stanza. Ci infilammo gli anfibi, poi mi sedetti sulla sua poltrona, comoda, ma malridotta, mentre Alexander si inginocchiava sul pavimento irregolare di legno. «Allora, mi insegnerai a volare?» gli chiesi, scherzando un po’. «Valentine non è il tipo di ragazzo con cui Billy dovrebbe uscire. Dobbiamo raggiungere tuo fratello prima che lo faccia Valentine». Con queste parole, Alexander chiuse a chiave l’armadio, mi afferrò la mano e si lasciò alle spalle il mondo dei vampiri, almeno per ora. *** Adesso che le tenebre erano calate su Dullsville, Alexander ed io dovevamo assolutamente trovare Billy Boy; io però ero combattuta. Oggi era stata la prima volta in cui avevo davvero sperimentato la vita da vampira. Non avrei mai pensato di passare le ore del giorno nascosta in una bara accanto ad un vampiro. Non volevo che finisse. Quando raggiungemmo la porta dell’attico di Alexander, mi bloccai. «Dobbiamo andare», disse. «Lo so». Immaginai la mia vita con Alexander, il suo cavalletto in un 14


angolo, il mio cassettone decorato con gli adesivi di Hello Batty in un altro. Avremmo trascorso le notti passeggiando nei cimiteri, mano nella mano. Avremmo guardato Halloween su un bel televisore e seguito i fantasmi attraverso i corridoi del suo desolato Maniero cigolante. Alexander tese la mano. Riluttante, gli permisi di trascinarmi via dal mio mondo fantastico. Attraversammo il Maniero, illuminato dalla luce delle candele, superando gli enormi saloni dai soffitti alti come il cielo, mentre si udiva il vento soffiare lungo il corridoio. Alla base dell’imponente scalinata, coperta da un tappeto rosso, salutammo Jameson, il maggiordomo di Alexander, il cui aspetto era particolarmente macabro oggi a causa del vestito nero vecchio stile che indossava. Doveva essere stato in compagnia della sua nuova ragazza, il mio ex capo Ruby White. I suoi occhi erano più spenti del solito, ma il viso bianco come quello di un fantasma arrossì non appena aprì bocca. «Buonasera, signorina Raven» disse dolcemente, con il suo accento rumeno. «Salve, Jameson». «La cena sarà pronta tra pochi istanti» aggiunse Mister Spavento. «Lo apprezzo, Jameson, ma adesso non abbiamo tempo» disse Alexander, come Batman quando parla al suo maggiordomo Alfred. Avvertii una fitta di solitudine per Jameson, avrebbe dovuto mangiare da solo al Maniero. Lui però parve sollevato e, mentre ci mettevamo le giacche, lo sentii parlare al telefono. «Signorina Ruby? Sono 15


disponibile per cena prima di quanto pensassi… Splendido. Sì, le sarei grato se potesse venirmi a prendere qui. Adoro avere una donna a capo della situazione» scherzò.

Quando Alexander si mise alla guida della Mercedes di Jameson, conducendola lungo le strade contorte, tortuose ed isolate che si allontanavano da Benson Hill, andando verso quelle quasi immacolate del mio quartiere di periferia, ebbi come la sensazione che stessimo viaggiando da una parte all’altra del paese. Ansiosa di trovare Billy Boy, corsi sui gradini d’ingresso e frugai tra la moltitudine di chiavi - una per la casa, porta davanti e porta di dietro, una per lo scrittoio, una per il diario, alcune che non ricordavo neppure che cosa aprissero. Erano tutte fissate a vari portachiavi - un modellino di Olivia Outcast, un peluche di Hello Batty ed una foto di plastica di Donnie Darko. Le mani mi tremavano mentre cercavo di trovare quella giusta. Con calma, Alexander poggiò la sua mano sulla mia, la luce della luna si rifletteva sull’anello di plastica nera a forma di ragno mentre prendeva il portachiavi di finto filo spinato. Trovò rapidamente la mia chiave di casa e l’infilò nella serratura. Un attimo dopo, eravamo dentro. «Billy Boy?» gridai da sotto le scale. Nessuna risposta, nemmeno un «Vattene». Mi girai verso Alexander. Sembrava preoccupato. Mi precipitai su per le scale coperte di moquette beige e 16


volai verso la stanza di Billy Boy. Sulla porta chiusa era appeso un cartello dipinto a casaccio, con lettere in rosso e nero. “vietato l’ingresso agli spiriti. sto parlando con te, raven!” Ringhiando spalancai la porta. «Dobbiamo parlare» dissi decisa. Nella stanza di mio fratello tutto era al solito posto: scrivania, computer, videogiochi, poster sportivi, letto sfatto… tutto tranne lui. Controllai nel bagno e nell’ordinata camera degli ospiti, ma niente, nessun fratellino fastidioso. Corsi giù dalle scale, trovando la porta principale aperta. «Billy Boy?» chiesi. Invece si trattava di mia madre che, con indosso un maglione di Ralph Lauren color malva e dei pantaloni grigi, entrò nell’ingresso. «Ah, ciao Alexander» disse, con gli occhi che le brillavano «È bello vederti». Alexander era sempre timido quando c’erano i miei. «Salve, signora Madison» rispose, spostandosi nervosamente i capelli all’indietro. «Puoi chiamarmi Sarah, te l’ho già detto» disse lei, ridendo quasi come una studentessa. Alzai al cielo i miei occhi truccati di nero. Non ero certa se mia madre fosse felice perché ero stata accettata da qualcuno a Dullsville, anzi nel mondo intero, o se erano gli occhi ipnotici color cioccolata di Alexander a darle le vertigini. O magari stava ricordando i suoi giorni da hippie. Non c’era abbastanza tempo per scoprirlo. «Sono così felice che siate qui entrambi», disse con dolcezza. 17


«Ti ho appena chiamata da Alexander…». «Billy sarà a casa presto?» chiesi interrompendola. «No, è per questo che ho pensato sarebbe stata un’ottima opportunità per cenare insieme. Solo noi quattro». Sospirai. Finalmente, dopo avermi tormentata per anni circa il mio modo di vestire, mia madre mi stava trattando come una giovane adulta. Sfortunatamente per me, non potevo approfittare dell’occasione per fare un passo verso l’accettazione genitoriale. Avevo altre cose per la testa. «Devo parlare a Billy Boy». «È al club di matematica», disse, tirando fuori un gilet grigio dall’armadio dell’ingresso. «Hanno affittato la biblioteca per la festa di fine anno». «Devo parlargli», dissi. «Abbiamo un posto prenotato da Francois. Tuo padre è dovuto passare dall’ufficio e ci raggiungerà lì». «Da Francois?» anche se Dullsville era piccola come una buca da golf, Francois era al lato opposto della città, a miglia di distanza dalla biblioteca. «E se andassimo al Cricket Club?» suggerii, indicando un ristorante più vicino a dove si trovava Billy. «Vuoi andare al Cricket Club?» domandò. «Credevo che quel ristorante non ti piacesse». «Perché non dovrebbe piacermi? È divertente e alla moda» dissi con convinzione. «È proprio per questo che credevo lo detestassi». Mi morsi il labbro nero. «Chiamerò tuo padre dalla macchina, credo abbia il ristorante in rubrica» disse, per poi prendere le chiavi dell’auto e condurci fuori di casa. 18


2 Banchetto col Vampiro l tipico centro commerciale all’aperto americano è proprio come la pennellata di un artista privo di ispirazione, dipinta su uno sfondo che sprizza noia e banalità da tutti i pori. Quello di Dullsville non faceva eccezione, con un salone da esposizione riempito di mobili carissimi, un vistoso negozio di scarpe, una cartoleria e tutti quei negozi di abiti da donna che si trovano in qualsiasi centro commerciale. Sparsi per il parcheggio colmo di utilitarie sportive c’erano tantissimi ristorantini fast food, con le loro interminabili liste d’attesa, il suono dei cercapersone e porzioni grandi quanto il Montana. Il Cricket Club, la versione ingigantita di un pub inglese, aveva la sua specialità in cibi e bevande provenienti

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«Non avrei potuto studiare una vendetta migliore. Posso distruggere te e ottenere una compagna per l’eternità... con un solo morso.»

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Il secondo romanzo del fortunato ciclo di Ellen Schreiber, consacrato anche dalla classifica del New York Times tra le serie più lette e amate dai lettori d’oltreoceano.

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Alexander Sterling, il bel tenebroso del Maniero di Benson Hill, è scomparso nella notte dopo aver baciato Raven e averle fatto capire di essere davvero un vampiro. Raven non si dà pace, è preoccupata per il suo amore ed è disposta ad andare in capo al mondo, se necessario, per riabbracciarlo. Ma non dovrà andare tanto lontano, perché è da un oscuro segreto del suo passato che Alexander si sta nascondendo. E il passato è appena arrivato in città.

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Ellen Schreiber, attrice e cabarettista, ha studiato improvvisazione al Second City of Chicago Training Center, prima di intraprendere la carriera di scrittrice. È autrice di tre romanzi, oltre ai cinque finora pubblicati negli Stati Uniti della serie Vampire Kisses.

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