Direction n.111

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di Giuseppe Saccardi

Con il cloud servono reti più sicure, vicine e flessibili

C

he sia l’ultimo del decennio o il primo degli anni Venti, il 2020 è comunque foriero di trasformazioni profonde che interesseranno sia le infrastrutture IT aziendali sia le organizzazione dei processi. Di certo, i temi maggiormente dibattuti degli ultimi anni sono stati la diffusione del cloud, una mobility basata su reti sempre più veloci e capillari, per non parlare della oramai prossima e politicamente dibattuta 5G, e le problematiche di sicurezza, ma meglio sarebbe dire di insicurezza, che tutto questo si è portato addietro. Sino a pochi anni fa e in buona parte anche oggigiorno le applicazioni aziendali sono state localizzate all'interno della rete aziendale costituita dall’insieme, perlomeno per aziende medio-grandi, della rete geografica e i suoi nodi e delle reti locali delle varie sedi con i loro router, Wifi, e così via. La proprietà e la localizzazione fisica ha permesso di conseguenza di esercitare sulle stesse un forte controllo e applicare criteri

di sicurezza robusti ai diversi livelli. L’approccio descritto di una rete fisica che coincide con quella virtuale si va, per effetto del cloud, dissolvendo e mentre la rete virtuale vista dall’azienda rimane sostanzialmente invariata, viene sempre più a mancare la corrispondenza con quella fisica. In pratica, volendo sintetizzare, si sa cosa fa ma non si sa dove sia. Se quello della progressiva migrazione delle applicazioni e dei servizi infrastrutturali verso il cloud è un processo oramai ben avviato, le aziende e gli utenti che vi ricorrono si aspettano di poterlo fare in tutta sicurezza, in modo “trusted” e senza doversi preoccupare di questioni legate a controlli legacy o alla corrispondenza alle normative per quanto concerne la riservatezza dei dati. Questo esercita una forte pressione sui service provider, che d’altro canto traggono il loro profitto e si affermano come brand proprio garantendo

flessibilità, economicità, trasparenza e sicurezza. Il contraltare della perdita di corrispondenza tra rete fisica e virtuale risiede quindi nel fatto che le aziende hanno l'opportunità di fruire dei servizi di ridondanza e business continuity tipici delle grandi reti di operatore o provider e di poter spostare le applicazioni in sedi meno costose e più efficienti dal punto di vista aziendale. Se le applicazioni possono trovarsi ovunque, le aziende hanno in sostanza la possibilità di decidere se modificarne o meno la posizione in qualsiasi momento senza influire sul servizio offerto all'utente finale. Tale flessibilità presenta un ulteriore vantaggio: creare una maggiore concorrenza sul mercato. Le imprese non sono più legate a un unico fornitore di servizi cloud e gli operatori più piccoli o locali, più adatti a soddisfare le esigenze di un’azienda con prezzi più competitivi, hanno quindi la possibilità di entrare in gioco. f

SECURITY

La migrazione delle applicazioni nel cloud richiede più sicurezza e flessibilità e apre spazi a provider che rispondono meglio alle esigenze degli utenti

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