Un’indagine realizzata dall’istituto Piepoli sui cittadini italiani evidenzia le opinioni connesse all’evoluzione ‘smart’ dell’ambiente di lavoro e personale
U
n’indagine realizzata dall’Istituto Piepoli per conto di Estra, società costituita da Consiag, Coingas, Intesa e Viva Servizi, che rappresentano 139 Comuni italiani, ha preso in esame le opinioni e le attitudini degli italiani verso le smart city, termine che al suo interno comprende come sottoinsieme lo smart workplace e quanto ad esso connesso. L’indagine ha analizzato il grado di conoscenza degli Italiani verso le smart city e cosa questi intendano con il termine. I risultati hanno permesso di rilevare come oltre la metà dei cittadini (51% del campione) abbia sentito parlare di città 4.0, ma la definizione di cosa questa sia risulti però vaga e indefinita. Dalla smart city (e come corollario dallo smart working che ne risulterebbe abilitato) la
maggioranza dei connazionali si attende, innanzitutto, una riduzione dell’inquinamento (40%) e degli sprechi di energia e risorse (34%) mediante la gestione intelligente di rifiuti, acqua e la costruzione di edifici basati su criteri di efficienza energetica. A questo seguono come aspettative il miglioramento della qualità di vita con servizi di sanità più efficienti; maggiore sicurezza grazie alle infrastrutture di videosorveglianza e a tecnologie di controllo cittadino, compresi i sistemi di regolazione del traffico quali possono essere i semafori intelligenti. Se si esamina lo scenario nel suo complesso, per 9 cittadini su 10 ai primi posti tra i servizi di interesse della smart city del
futuro si posizionano i citati (e verrebbe da aggiungere comprensibilmente, viste le forti differenze tuttora esistenti tra le diverse aree geografiche del paese) servizi sanitari seguiti dalle reti internet wireless gratuite e dalle app smartphone per i servizi cittadini. Al vertice delle preferenze per una smart city si posiziona la prenotazione di visite ed esami medici tramite internet e app per smartphone. Quello che però si è evidenziato come ambivalente è l’approccio nei confronti della tecnologia e dei servizi di connessione della città 4.0. Per esempio, da una parte reti internet wireless gratuite e app smartphone sui servizi cittadini sono annoverate tra i servizi di maggiore interesse (85% e 86% del campione), dall’altra sono visti come la causa della dipendenza dalla tecnologia (42%) e dalla connessione (36%), che costituiscono per i cittadini i due principali rischi insiti nella smart city. Complice forse il fatto che il processo di digitalizzazione a livello privato sia in atto da tempo e non raramente più evoluto di quanto si riscontri nel settore pubblico o in quello aziendale, per l’80% dei cittadini le cittàs sono però ancora là dal divenire. Diversa e più positiva è tuttavia la posizione di quanti abitano in città di grandi dimensioni, che hanno a disposizione più servizi e di maggior efficacia, con Milano in testa, seguita da Torino e Roma. f
WORKSPACE
di Giuseppe Saccardi
Dallo smart workplace alle smart city
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