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Direction Reportec - Anno XII n.65 febbraio 2014 mensile
REPORT
UNIFIED COMMUNICATION e SOCIAL COLLABORATION Con approfondimenti dedicati a: SELTA • IBM • DIMENSION DATA CISCO • AVAYA • MICROSOFT • VIDYO
mercati
l’opinione
ict security printing&imaging networking l’opinione
server&storage software cloud mobility
Unified Communication e Social Collaboration 4 Enterprise Collaboration per la competitività 5 Social Business: una chiave per il successo 6 Collaborare utilizzando modelli social 8 La Unified Communication diventa un servizio 10 L’impatto del BYOD sulla comunicazione aziendale 13 L’efficacia della videocomunicazione 16 Il Social Business di IBM trasforma l’azienda ponendo al centro le persone 18 Un nuovo modo di collaborare in team con Cisco 24 Yammer: l’Enterprise Social Network di Microsoft 25 Piattaforme Selta per una UCC di nuova generazione, aperta a mobility e cloud 26 SAMubycom per la “Ubiquity Communication” 27 Il video software di Vidyo per avere qualità HD in tutte le condizioni 32 Aura, la piattaforma Avaya per la comunicazione e la collaborazione 33 Dimension Data disegna la strada per un approccio strategico alla UCC 34 Pc client: 1 su 2 è un Tablet
l’indice
REPORT
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Verso un mondo IT definito dal software
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HP Threat Central: cresce la collaborazione per la sicurezza Trend Micro rende sicuri I dispositivi mobili
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La stampa inkjet di Epson all’attacco dei dispositivi a sublimazione AEI adotta il grande formato di Ricoh HP stampa dove e quando serve
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NetSure: alimentazione DC per le reti del futuro Wireless al top con il router Netgear R7000 Cisco estende l’ApIC alle reti di accesso e WAN
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La condivisione della sicurezza
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Da DataCore un Virtual Desktop Server per le PMI Lo storage di IBM lo paghi solo quando lo usi
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I CIO prendono le distanze dal “green screen” Autodesk MAPPA IN 3D il Teatro Lirico DI MILANO
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Il cloud cresce, ma con cautela
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Datalogic automatizza la gestione del Gruppo Gabrielli
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Direction Reportec - anno XII - numero 65 mensile febbraio 2014 Direttore responsabile: Riccardo Florio In redazione: Giuseppe Saccardi, Gaetano Di Blasio, Paola Saccardi. Grafica: Aimone Bolliger Immagini da: Dreamstime.com Redazione: via Marco Aurelio, 8 - 20127 Milano Tel 0236580441 - fax 0236580444 www.reportec.it - redazione@reportec.it Stampa: A.G. Printing Srl, via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) Editore: Reportec Srl, via Gian Galeazzo 2, 20136 Milano Presidente del C.d.A.: Giuseppe Saccardi Iscrizione al tribunale di Milano n° 212 del 31 marzo 2003 Diffusione (cartaceo ed elettronico) 12.000 copie Tutti i diritti sono riservati; Tutti i marchi sono registrati e di proprietà delle relative società.
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REPORT
UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION di Riccardo Florio, Giuseppe Saccardi, Gaetano Di Blasio
Nuovi modelli per comunicare e collaborare che mutuano tecnologie dal mondo consumer, della mobility e dei social pubblici. Una rivoluzione ancora in fase iniziale, che rinnova il modo di lavorare abbattendo confini geografici, culturali, temporali e tecnologici modificando i paradigmi del successo. Perché in un modello di business sempre più basato sulla conoscenza, comunicare e collaborare significa innovare e conseguire così un vantaggio competitivo.
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UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORT Enterprise Collaboration per la competitività Sfruttare le competenze presenti in azienda, trovare facilmente le giuste informazioni, condividere ed espandere le idee e comunicare in libertà abbattendo confini di spazio e tempo utilizzando i modelli “social”
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na serie di trend tecnologici sta creando le condizioni per un rapido cambiamento. Il cloud computing promette capacità di storage e potenza di elaborazione quasi infinite, l’immenso numero di dispositivi digitali guida un’esplosione di dati, la capacità di estrarre informazioni a valore dai Big Data sta aiutando le organizzazioni a diventare più agili e reattive mentre il social computing consente di integrare la nostra vita sociale in modo profondo e senza soluzione di continuità all’interno di ogni aspetto della nostra vita digitale. In questo scenario caratterizzato da una crescente specializzazione del lavoro basata sulla conoscenza, le piattaforme di enterprise social network si stanno rapidamente affermando come uno degli strumenti più interessanti per realizzare condizioni idonee a massimizzare il coinvolgimento e la collaborazione tra i dipendenti favorendo la competitività. La collaborazione, infatti, accelera l’innovazione (vero motore del vantaggio competitivo) perché promuove attraverso l’intera organizzazione e in tempo reale la consapevolezza sulle nuove opportunità di sviluppo, guidando l’espansione delle idee e la loro adozione. Tutto ciò si traduce in una riduzione dei tempi di sperimentazione, ideazione e progettazione che diventa tanto
dotato di competenze trasversali insieme al quale far crescere nuove idee e sviluppare business. Inoltre, in un contesto in cui crepiù fondamentale quanto più è globa- sce a ritmo vertiginoso il volume lizzato il business di un’azienda. dei dati, la maggior parte dei quali non è strutturata né gestita, molte Le sfide dell’enterprise delle ricerche anche di routine efcollaboration fettuate dai dipendenti non vanno a L’enterprise collaboration si sta buon fine. progressivamente affermando anche Le capacità richieste per una collagrazie a una serie di trend tecnolo- borazione aziendale efficace possono gico quali la diminuzione dei costi quindi essere ricondotte a due macro di comunicazione, la crescente ado- tipologie: quelle che consentono i zione delle tecnologie Web 2.0 (dai collegamenti con la giusta esperienblog ai wiki) e l’utilizzo diffuso za e quelle che permettono di accedei social network. Le organizza- dere alle corrette informazioni. zioni devono però ancora affrontare Rispetto al primo punto è importanmolte sfide impegnative per rende- te per i dipendenti poter essere in re la collaborazione aziendale una grado di connettersi con i giusti proposta a valore aggiunto; prima esperti, che potrebbero risiedere a fra tutte, soprattutto nel nostro migliaia di chilometri di distanza Paese, la diffusa mancanza di una così come nell’ufficio accanto. reale cultura cooperativa. Predisporre le condizioni per far L’attività aziendale si confronta avvenire questo tipo di contatto è ogni giorno con occasioni perse di una delle principali sfide che si innovare e guidare la produttrovano ad affrontare attività per la mancanza di tualmente le piattaforma La expertise anche quandi enterprise collado, paradossalmente, boration attravercollaborazione le competenze neso la definizione accelera l’innovazione cessarie esistono di nuovi criteri all’interno della di ricerca (baperché promuove, medesima impresa. sati appunto attraverso l’intera Spesso, infatti, sulle competeni team interni si ze o sulle aree organizzazione e in tempo organizzano atdi interesse), reale, la consapevolezza sulle torno a modelli nuovi indicae prodotti consotori, l’utiliznuove opportunità di sviluppo, zo di strumenti lidati e manca la possibilità di trodi analytics e di guidando l’espansione vare l’interlocutore nuovi strumenti di
delle idee e la loro adozione
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION Social Business: una chiave per il successo aggregazione e condivisione delle informazioni e delle esperienze. Predisporre i collegamenti con le informazioni corrette significa essere in grado di scambiare idee e prendere decisioni insieme, indipendentemente dalla distanza fisica, con la possibilità di co-creare documenti, co-progettare prodotti e co-gestire progetti in tempo reale, consentendo un’efficiente raccolta, aggregazione e fornitura di informazioni a tutti gli interessati in base ai loro ruoli e responsabilità, con la disponibilità di report dettagliati tanto flessibili da generare quanto facili da interpretare. In questo processo anche la capacità di interagire con le informazioni provenienti dall’esterno, comprese quelle dei social network, può fornire un importante contributo.
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Aprire mente e business ridefinendo le modalità lavorative. Per i manager è sempre più urgente passare a un modello organizzativo che integri abilità social nelle attività quotidiane
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arlare di social business signifi- Attualmente sono soprattutto le granca concepire un’organizzazione che di imprese (oltre 10mila dipendenti) integri abilità social nelle attività ad abbracciare le strategie social. ordinarie quali marketing, vendite, L’uso del social è più avanzato nel ricerca, servizio clienti, collabo- customer care, ma le metriche del sorazione e comunicazione tra i dipen- cial business sono però ancora a uno denti e verso fornitori e partner. stadio iniziale, anche se sono destiIl social business è quasi una nate in futuro a focalizzarsi sempre filosofia lavorativa, prima che una più sugli aspetti operativi. Per la metodologia operativa, e le sue misurazione delle performance i pastrategie trovano applicabilità in rametri più utilizzati attualmente qualunque settore economico, dal sono consapevolezza, soddisfazione manifatturiero all’ICT, dal banking del cliente e share-of-voice e solo al retail, come pure non esistono a seguire compaiono lead generation e limiti agli ambiti funzionali in sviluppo di vendite e nuovi prodotti. cui è possibile applicare strategie social: dal marketing alla comuni- Mantenere anche un approccio critico cazione, dalle risorse umane alle Sebbene analisti e operatori del setvendite e alla gestione. tore siano tutti concordi nell’afA monte di questa versatilità fermare che il social business è d’uopo osservare che la aumenta la collaborazione transizione di un’organize accresce la produttiLa zazione verso un modelvità alcune convinziolo di business di tipo ni vanno analizzate transizione verso social non è semplice in modo critico per poiché richiede di evitare di creare un modello di business intervenire pesantefalse aspettative di tipo social richiede di mente sull’organize, non a caso, gli zazione aziendale. Stati Uniti sono intervenire pesantemente La scommessa è che portatori anche sull’organizzazione aziendale. in futuro la defidi esempi di casi nizione e la diviLa scommessa è che in futuro d’insuccesso e sione dei ruoli non di punti di vista la definizione e la divisione somiglieranno più a contrastanti. quelle attuali, ma Per esempio, è dei ruoli si sposterà sulla l’attenzione si spobene considerare sterà sulla condivicondivisione di capacità che non tutte le sione di capacità e di tipologie di aziene conoscenze conoscenze. de sono in grado di
UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORT Il social business cambia con la dimensione aziendale
Uno studio di Ipsos evidenzia come le piccole e medie imprese utilizzino gli strumenti social in modo sostanzialmente differente dalle grandi aziende
Il social business cresce in azienda, ma con dinamiche diverse a seconda della dimensione aziendale. Lo testimonia uno studio commissionato da Microsoft alla società di ricerca Ipsos e condotto su un campione di quasi 10mila utilizzatori appartenenti a PMI e grandi aziende in 32 paesi diversi. Le piccole e medie imprese, oltre a utilizzare soluzioni come intranet e messaggistica istantanea, sono più propense a impiegare molteplici strumenti social esterni per scopi professionali. Nelle grandi aziende, invece, è più probabile che vengano adottati meno strumenti di collaborazione. Secondo l’indagine, grandi e piccole imprese utilizzano le tecnologie social in modo diverso. Tra le piccole, hanno successo servizi di cloud storage, social network esterni, piattaforme di blogging, mentre le grandi prediligono strumenti interni, come le intranet, i team site e le videoconferenze. Sono però le piccole a impiegare i social business software per svolgere un maggior numero di attività, a partire dalla comunicazione, sia tra colleghi sia con i clienti e i fornitori. Nelle grandi organizzazioni, invece, si ricorre al social soprattutto per comunicare all’interno, cercando, per esempio, un esperto o qualcuno che possa fornire una specifica informazione. La ricerca evidenzia che ci sono ancora ostacoli all’adozione; in particolare, la sicurezza è un fattore di resistenza all’adozione del social per il 71% degli utenti finali nelle grandi aziende e il 60% di quelli delle PMI, mentre nelle PMI tale sensazione è più ridotta (36%). Altri fattori, che portano a frenare o comunque a imporre regole nell’utilizzo di strumenti di social business, sono preoccupazioni legate all’immagine aziendale (27% nelle grandi, 21% nelle PMI) o alla perdita di dati (25% grandi contro il 22% nelle PMI). È interessante osservare che gli strumenti social sono additati anche come elementi che possono portare a un calo della produttività (58% nelle grandi aziende e 59% nelle PMI). ottenere lo stesso livello di benefici dall’utilizzo dei social network. La natura di un’azienda, non solo del suo business, è un eredità che non sempre costituisce un fardello contro l’innovazione e che può tuttavia ridurre la possibilità di successo di progetti social per la modalità con cui avviene la condivisione di informazioni e il modo in cui è dispersa la forza lavoro: banalmente, se tutti i collaboratori si trovano nello stesso ambito geografico è probabile che le informazioni vengano scambiate verbalmente piuttosto che online. Sono invece più facilmente definibili gli ambiti di insuccesso legati a
si trasformi in uno strumento social irrilevante per il business. Uno dei temi attualmente più dibattuti riguarda l’utilizzo per finalità business delle tecnologie di social networking pubbliche come Facebook e Twitter e di strumenti video come Skype e Google+ Hangouts. L’idea dei sostenitori è di sfruttare questi strumenti inserendoli all’interno dei processi di business, avvantaggiandosi della familiarità dei dipendenti con questi strumenti per rendere più social il lavoro e i processi e non, invece, necessariamente, i dipendenti. In molti stanno però prendendo le distanza dall’idea di replicare un modello del genere per il business aziendale e spesso i dirigenti aziendali si rifiutano di promuovere questo tipo di progetti social.
errori di approccio: tipicamente nei casi in cui un’azienda non è disposta a condividere le conoscenze tra i collaboratori, il social business sarà un fallimento. Peraltro, diversi esempi mostrano che la diffusione in azienda del social business non è necessariamente “virale” e cioè non basta l’inserimento di una piattaforma in azienda per trasformare i dipendenti in utenti collaborativi e produttivi. Serve, invece, una strategia ben precisa guidata dalla direzione aziendale che permetta di sfruttare al meglio la piattaforma tecnologica per evitare che anche dopo un iniziale periodo di entusiasmo il suo utilizzo diminuisca o
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION Collaborare utilizzando modelli social Estrarre il meglio dai public social network e tradurlo in un modello adatto al business-to-business. Una scelta che spesso parte dal livello corporate e che consente all’IT di ridurre costi e tempi, migliorando sicurezza e gestione
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nuovi strumenti di collaborazione aziendale puntano a sfruttare i principi mutuati dai public social network nella collaboration business-to-business. Dai social network i produttori di soluzioni cercano di prendere il meglio, soprattutto in termini di interfaccia utente, di facilità e di una familiarità d’uso mutuata dall’esperienza dei dipendenti nella loro vita quotidiana. I potenziali vantaggi a disposizione sono innumerevoli se correttamente sfruttati. Le tecnologie di social collaboration possono rendere più facile identificare le competenze delle persone e le loro conoscenze, migliorare la qualità della conoscenza attraverso “crowdsourcing” e l’inserimento di commenti e assistenza provenienti da nuove fonti, aiutare le persone a lavorare insieme portando anche partner e fornitori all’interno delle discussioni e accelerare le relazioni con i clienti attraverso una comunicazione in tempo reale. Tutto ciò superando i confini organizzativi, fisici, culturali, generazionali e geografici e aggirando i colli di bottiglia di comunicazione legati all’utilizzo di differenti dispositivi. A livello di adozione va poi osservato come la forza trainante che guida l’implementazione di molti progetti di social collaboration non sia solitamente o comunque non in modo preva-
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lente legata ai reparti IT. Più spesso, in linea con le best practice suggerite dai principali analisti, la spinta giunge dal lato corporate, con dirigenti che cercano di migliorare l’efficienza
aziendale, di brainstorming collaborativo e lavoro di gruppo. È interessante notare come le analisi di mercato e i sondaggi indichino anche che, in modo crescente, la domanda di social collaboration è guidata da utenti e da iniziative userdriven, dimostrando che le esigenze dei dipendenti stanno cominciando ad acquisire peso nelle decisioni stra-
Un esempio in ambito bancario: la social collaboration di Ubis
Unicredit Business Integrated Solutions ha riorganizzato le funzioni, accelerando i processi decisionali, anche grazie a strumenti di social business
I tempi decisionali che ci si poteva (forse) permettere in passato, non sono compatibili con la dinamicità dei mercati. Non c’è più spazio per percorsi tortuosi, dalle funzioni aziendali all’IT e ritorno, al fine di realizzare ed erogare nuovi servizi. Lo sostiene Paolo Cederle, CEO di Ubis (Unicredit Business Integrated Solutions), la struttura che ha unificato 13 compagnie del Gruppo Unicredit, per fornire a quest’ultimo servizi nell’ambito dell’Information and Communication Technology (ICT), del back office e del middle office, del Real Estate, della sicurezza e dell’approvvigionamento. Cederle ha impostato l’organizzazione con un approccio molto snello, in modo che ci sia un unico punto di contatto che rappresenta tutta la catena, per esempio: «Nell’ambito IT, non c’è più il responsabile dell’applicativo mutuo, ma un responsabile del “mutuo” che ha una visione su ciò che afferisce a ogni processo dei mutui». È una rivoluzione culturale, ammette Cederle, perché non si è responsabili di un sistema o un processo dell’IT, ma di un prodotto dell’azienda. Queste figure non gestiscono solo persone dell’IT, ma anche delle operation, per esempio. I benefici sono stati immediati, racconta Cederle. «Solo unire IT e back office ci ha portato un 30-35% di efficienza in più», assicura il manager, ma allarga le braccia, affermando di non aver ancora capito a fondo il perché. Indubbiamente un vantaggio è che le figure di business si trovano a interloquire con responsabili del loro stesso livello, poiché hanno il controllo di tutta la filiera. Alla nuova impostazione organizzativa fa seguito anche un riassetto degli strumenti interni di comunicazione e collaborazione. In particolare, sta avendo un discreto successo l’introduzione di un social network interno, dove, oltre alle classiche community sono state aggiunte diverse iniziative specifiche per aumentare il coinvolgimento, per esempio con “roadshow” online, piuttosto che degli strumenti chiamati “I have an idea” o il duale “I need an idea”, ai quali si aggiungerà anche “I share an idea”. Al momento gli impiegati attivi su questi strumenti sono circa il 40%, mentre sono molti di più che “leggono”, anche a causa della lingua: Ubis è internazionale, come la casa madre, del resto, ma non dappertutto l’inglese è fluido.
UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORT La forza trainante che guida l’implementazione di molti progetti di social collaboration non è legata ai reparti IT ma giunge invece dal lato corporate
tegiche e nella visione di business delle aziende. Si tratta anche di una dimostrazione del fatto che i lavoratori cominciano a percepire alcuni vantaggi per la loro attività lavorativa nell’utilizzo delle tecnologie di social collaboration come mezzo per condividere conoscenze, lavorare insieme, collegarsi e accelerare l’apprendimento. Condividere la conoscenza, per chi lavora in una grande azienda, significa trovare ciò che gli serve e che troppo spesso è rinchiuso nella mente, nelle cartelle, nelle e-mail o nelle liste di distribuzione private, condivise da poche persone e, in ogni caso, all’interno di silos di informazioni separati tra loro. La social collaboration contribuisce ad abbattere questi silos e a condividere questa conoscenza nascosta, fornendo una piattaforma aperta e un ambiente che favorisce l’interazione tra le persone e, inoltre, permettendo alle persone di rimanere costantemente aggiornate sulle informazioni che gli interessano. Tecnologie di social collaboration possono anche accelerare notevolmente la formazione dei dipendenti attraverso strumenti come microblog, wiki e condivisione di video che possono efficacemente supplire a lezioni e conferenze per aiutare i dipendenti a familiarizzare rapidamente su argomenti che devono
poter padroneggiare nel loro lavoro. L’adozione di strumenti social si dimostra anche particolarmente idonea per attivare, integrare e collegare rapidamente la forza lavoro a seguito di un’acquisizione o di una fusione. I vantaggi per l’IT La social collaboration offre anche interessanti vantaggi per le organizzazioni IT in termini organizzativi, gestionali, di riduzione del carico di lavoro e di sicurezza. L’aumento della condivisione e la comunicazione si realizzano, infatti, all’interno di un ambiente IT affidabile, attraverso un unico punto di accesso e un profilo comune che assicura che le stesse informazioni siano disponibili in modo sicuro anche quando vi si accede
attraverso differenti dispositivi, semplificando anche le operazioni di controllo sull’utilizzo dei dati. La social collaboration permette anche di ottenere una visione unica a livello enterprise del personale riunendo le informazioni basate sull’identità provenienti da molte fonti diverse, di fornire un migliore supporto IT attraverso funzionalità di condivisione dello schermo e di Instant messaging e di consentire che i dipendenti possano creare e caricare materiali di formazione direttamente senza il coinvolgimento di personale IT. Inoltre, grazie all’utilizzo di piattaforme social, le organizzazioni IT hanno la possibilità di proteggere i dati critici potendoli collocare in un repository conforme alle policy aziendali, di semplificare le attività di discovery per ragioni legali e di ridurre i costi operativi IT grazie all’uso di strumenti comuni.
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION La Unified Communication diventa un servizio Un nuovo modello di comunicare che consente di trasformare Opex in Capex, accessibile con differenti modalità di implementazione
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a Unified Communication (UC) è un tema complesso e articolato in cui le funzionalità sono andate a incrementarsi nel tempo stratificandosi su infrastrutture e modelli prevalentemente non omogenei. Questa evoluzione si riflette nelle modalità con cui le aziende stanno predisponendo lo sviluppo e la crescita al proprio interno di strumenti e tecnologie orientati alla Unified Communication. Le opzioni e i modelli di deployment sono differenti, ma una prima fondamentale distinzione è tra le situazioni in cui la UC è gestita internamente (on-premises) e quelle dove è affidata a un fornitore di servizi ovvero affrontata in modalità hosted. Entrambe le opzioni presentano, a loro volta, differenti modalità di implementazione così come vantaggi e inconvenienti che si devono confrontare con gli specifici processi e la tipologia di business delle aziende.
messaging alla voce su IP, e su cui hanno impostato processi radicati e abitudini d’uso consolidate dall’utilizzo. Ma, soprattutto, è il tema dell’affidabilità che spesso preoccupa le aziende che hanno la consapevolezza di come la comunicazione rappresenti un processo critico per l’azienda. Non da ultimo pesa l’aspetto della sicurezza, soprattutto all’interno di specifici settori come quello finanziario/bancario o della Sanità, caratterizzati da policy per la memorizzazione e il trasferimento delle informazioni molto rigide. Va poi osservato che molte aziende italiane, pur mantenendo un approccio di UC premises-based, hanno scelto di affidare la gestione in outsourcing per coniugare l’esigenza di mantenere il pieno controllo sull’infrastruttura senza doversi accollare l’onere della sua gestione e manutenzione. Soprattutto in ambito enterprise si sta assistendo a un’evoluzione da modelli di unified communication di tipo on-premises verso opzioni hosted o cloud-based sotto la
spinta soprattutto delle opportunità di riduzione del TCO che offre il modello hosted, sia in relazione ai costi capitale (CAPEX) sia operativi (OPEX). Le opportunità di risparmio con un modello hosted appaiono maggiori a livello enterprise poiché, più grande è l’organizzazione, tanto maggiori sono i costi operativi per il mantenimento dell’infrastruttura, l’installazione, la gestione degli spazi, il consumo energetico e così via, a cui vanno sommati i fisiologici costi di aggiornamento tecnologico complessivo ogni 5-6 anni. Peraltro, quando gli elementi infrastrutturali necessari per fornire le funzioni di UC risiedono nel data center del fornitore di servizi e l’accesso avviene attraverso una connessione IP pubblica o privata, le componenti hardware tipicamente associate all’infrastruttura di comunicazione on-premises scompaiono dall’onere della gestione del network manager. Le soluzioni UC hosted permettono anche di controllare meglio i costi e non richiedono contratti di manutenzione e di servizio per hardware e software come quelle on-premises.
Dall’UC on-premises all’hosted UC Attualmente, il modello prevalente per il delivery della UC resta ancora quello di una gestione interna on-premises. Le aziende fanno Unified Communication Molte fatica ad abbandonare la as a Service propria infrastruttura I possibili vantaggi asaziende italiane, pur mantenendo che, nel corso degli sociati ai modelli ICT un approccio di UC premises-based, hanno scelto di anni, si è comunorientati al servique predisposta per zio portano a parlaaffidare la gestione in outsourcing per coniugare l’esigenza ospitare strumenti re di Unified Commudi mantenere il pieno controllo sull’infrastruttura senza di base di comuninication as a Service cazione, dall’Instant (UCaaS) a indicare un doversi accollare l’onere della sua gestione e
manutenzione
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UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORT UC e cloud: una diversa prospettiva modello di distribuzione in cui le applicazioni e i servizi di comunicazione e collaborazione sono affidati in outsourcing a un provider di terze parti e rilasciati su una rete IP. Le funzionalità disponibili in modalità UCaaS sono molteplici e includono, per esempio, messaggistica aziendale, presenza, riunioni online, telefonia e video conferenza. All’UCaaS vengono tradizionalmente riconosciuti i seguenti vantaggi: • M igliore disaster recovery, per il fatto che gli utenti possono avere accesso a strumenti di comunicazione sia quando si trovano all’interno della sede fisica dell’azienda sia quando lavorano all’esterno. • Un più rapido deployment dei servizi, rispetto ai tempi che caratterizzano le soluzioni on-premises che possono richiedere mesi e persino anni per il rilascio. • C apacità di rispondere alle nuove sfide del BYOD poiché le soluzioni UC on-premises sono tipicamente ottimizzate per essere utilizzate tramite desktop e sono legate a specifici sistemi operativi, rendendo l’interoperabilità difficoltosa. Inoltre, possono richiedere client VPN o altri software che potrebbero impedire l’utilizzo di tablet o smartphone. • R iduzione dei costi e del rischio nelle fasi di migrazione e aggiornamento. Con l’UCaaS il dipartimento IT ha la possibilità di attivare nuove funzionalità immediatamente, lasciando intatto il
Se in passato le strategie di UC si sono indirizzate a unificare gli strumenti di comunicazione in un unico formato utilizzabile, oggi, invece, ci si orienta verso un’unificazione degli strumenti di comunicazione in cui la cooperazione tra i lavoratori si realizza intorno a un set di strumenti o di piattaforme UC. In altre parole, la piattaforma UC è diventata essenzialmente una sorta di sistema per la gestione del flusso di lavoro.
In questo contesto il cloud UC punta a unificare applicazioni e comunicazioni in modo che i lavoratori possano condividere le informazioni mentre stanno comunicando. Si tratta di un cambiamento di orientamento per l’UC perché significa che, invece di combinare funzionalità UC in un unico client, si punta a un approccio di funzionalità modulari integrate o integrabili con le applicazioni. Da parte loro, i vendor stanno affrontando questo cambiamento privilegiano un approccio incentrato sull’applicazione oppure sui processi. Alcuni vendor perseguono cioè l’idea di favorire la creazione di applicazioni che integrano la comunicazione e la gestione dei dati all’interno della stessa “vista” nel cloud; altri vendor UC hanno focalizzato, invece, la loro attenzione più sui processi di collaborazione e su come trasformare quei processi in un workflow automatizzato. In sintesi è possibile distinguere tre diversi modelli per i servizi cloud orientati alla UC. • Cloud communication. È la categoria di servizi di comunicazione cloud come Skype che sono stati progettati come servizi in hosting in cui l’unica componente locale è un client software che deve essere installato su ogni dispositivo. Questi servizi offrono agli utenti una notevole flessibilità nel supportare dispositivi intelligenti dai desktop agli smartphone, ma sono limitati nel modo in cui possono integrarsi con gli attuali sistemi e dispositivi voce. • UC as a Service. Un modello cloud creato partendo da software UC tradizionali che vengono trasportati nel cloud. È, per esempio, il caso di Microsoft Lync, passato da un modello tradizionale basato su server a un modello cloud (Lync Online). Quasi tutti i prodotti UC server-based possono essere convertiti in UCaaS semplicemente trovando un provider di Infrastructure as a Service o di Platform as a Service provider in grado di ospitare la piattaforma su cui il prodotto viene eseguito. • Distributed UC. In questo modello gli elementi UCaaS sono combinati con i servizi cloud di comunicazione per creare una strategia di UC che può essere: completamente hosted, hosted in modo ibrido (in-house e nel cloud) oppure totalmente in-house. È possibile, per esempio, creare un modello di UC distribuito combinando servizi VoIP con email e IM di diversi fornitori, utilizzando l’integrazione a livello di API evitando di restare bloccati su un servizio cloud di comunicazione proprietario. sistema di comunicazione preesistente, per capire l’impatto del deployment prima di rilasciare una nuova soluzione. • G estione centralizzata di tutte le attività amministrative che con-
sente all’amministratore di intervenire una volta sola per effettuare le modifiche sui sistemi di tutta l’azienda. A livello enterprise, nonostante la disponibilità di servizi di comuni-
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION cazione unificata in hosting resi disponibili da provider di primo livello, resiste un certo scetticismo all’UCaaS probabilmente a causa di esperienze negative sperimentate in precedenza. Molte aziende, soprattutto le piccole imprese o quelle con personale IT limitato, potrebbero invece trovare nell’UCaaS una risposta per evitare le spese in capitale e operative associate all’implementazione di una soluzione di Unified Communication per conto proprio. Gli ostacoli da superare per l’UCaaS Probabilmente il più grande problema specifico associato a una scelta UCaaS è il fatto di doversi inserire in un contesto aziendale che prevede già una serie di soluzioni di comunicazione, più o meno integrate con i processi aziendali. I sistemi di comunicazione hanno spesso elevati costi nascosti, per esempio, legati agli apparecchi telefonici e se una strategia UCaaS non risulta compatibile con le apparecchiature esistenti, il costo aggiuntivo di installazione di nuovi dispositivi è in grado di cancellare anni di risparmi. Sostituire il software utilizzato per la comunicazione può avere un forte impatto sul modo di operare e comunicare e porta facilmente all’esigenza di dotarsi di nuove tipologie di apparati di comunicazione con conseguenti costi per l’azienda. Per esempio, per un’azienda di logistica con migliaia di dipendenti, prevedere la sostituzione dei ter-
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minali personali dei propri addetti ha un costo non trascurabile. Nelle situazioni in cui fusioni o acquisizioni modificano in modo consistente le dimensioni di un’organizzazione è solitamente prevedibile la sostituzione massiccia dei dispositivi personali per esigenze di omogeneità. Queste situazioni sono quelle che consentono di affrontare un’eventuale scelta UCaaS in modo più oggettivo e meno condizionato dai costi. Il tema dell’interoperabilità all’interno dei processi aziendali o con le applicazioni è un altro ostacolo da superare nel passaggio all’UCaaS. In molti casi, le applicazioni aziendali esistenti utilizzano interfacce per programmi applicativi (API UC) per effettuare chiamate e collegare i dispositivi di comunicazione in base a una specifica numerazione presente nel database aziendale. Queste API potrebbero non essere supportate con alcuni servizi UCaaS e, anche quando fossero supportate, potrebbero causare problemi di prestazionali. Vanno poi esaminati anche gli
aspetti di interoperabilità tra le funzionalità di comunicazione dell’azienda e quelle dei propri fornitori e partner. UCaaS hosted e multi-tenant All’interno dell’approccio UCaaS va anche effettuata la distinzione tra modelli single-tenant e multitenant. Nel primo caso il provider crea un’immagine software personalizzata per ogni azienda cliente, che consente la personalizzazione e che può essere integrata con applicazioni on-premises. Questo approccio offre un ambiente segregato in cui a ogni impresa è assegnata una propria capacità di networking dedicato e infrastrutture fisiche per far girare le proprie applicazioni UC. Di fatto, le imprese spostano la loro infrastruttura UC esistente in un centro dati esterno dedicato, gestito dal provider, con un modello di erogazione in forma di servizio. In un ambiente UC multi-tenant le aziende hanno a disposizione un’unica piattaforma software e condividono le risorse di rete e
UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORT L’impatto del BYOD sulla comunicazione aziendale anche le istanze di applicazioni UC con altri clienti all’interno del data center del provider. Questo modello di erogazione dei servizi è in genere più conveniente rispetto all’hosted UC, dimostrandosi un’opzione auspicabile per le PMI. Tuttavia lascia poco spazio per personalizzare le applicazioni e, in generale, può sottoporre a un maggiore rischio di interruzione del servizio. Per questo motivo un’azienda che sta prendendo in considerazione la scelta di un servizio UC multitenant deve stabilire quale grado di affidabilità è possibile riporre nel provider individuato. Vi sono poi alcuni settori come quello finanziario e la Sanità le cui politiche rigorose impediscono l’uso di ambienti condivisi e che devono obbligatoriamente optare per ambienti host in cui i loro dati sono fisicamente separati su infrastrutture dedicate. In ogni caso, multi-tenant o single-tenant, resta essenziale che il servizio sottostante sia indistinguibile per l’utente finale.
Dalla telefonia fissa, al VoIP, alla comunicazione in mobilità sfruttando ogni tipo di dispositivo portatile: un’evoluzione guidata dalla “user experience” dell’utente che richiede di essere gestita
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ono alcuni anni che il fenomeno della “consumerizzazione” sta cambiando i processi lavorativi aziendali. In passato, le aziende disponevano di tecnologie informatiche che non erano accessibili al consumatore. Proprio nella telefonia è iniziato un progressivo sviluppo che ha invertito completamente il rapporto tra innovazione e accesso alla stessa e adesso è nel mondo consumer che si trova il contenuto più innovativo a livello tecnologico. Mentre in azienda prendeva piede l’IP Telephony, costretta però a rincorrere le funzionalità già disponibili nel mondo analogico, contemporaneamente esplodeva il mercato dei cellulari, portando a una rapida crescita dell’offerta di dispositivi e servizi. Parallelamente si è assistito allo sviluppo, in azienda, di soluzioni fortemente concentrate sulla riduzione dei costi della telefonia fissa, per poi, con relativa lentezza, procedere verso la Unified Communication e le applicazioni legate alla presence. Nel frattempo la consumer electronics, supportata da volumi di vendita importanti, ha puntato sull’evoluzione della telefonia mobile e, ben presto, i cellulari sono diventati uno strumento sempre più versatile, tanto che oggi gli smartphone vedono la telefonata solo come terza o quarta applicazione preceduta da gaming, chat/instant messaging e
ascolto di musica. Mentre le chiamate sono in calo l’uso degli smartphone per accedere ai social network si presenta in ascesa. Peraltro, il successo dei social network ha portato a uno sviluppo di soluzioni nuove anche in ambito aziendale, aggiungendo al tema della Unified Communication quello della Social Collaboration. Il processo evolutivo non è ancora terminato e vede sempre più una convergenza tra tecnologie consumer e business, in nome della produttività e, soprattutto della user experience. L’imperativo della user experience L’innovazione in ambito consumer è stata fortemente favorita dalla logica cloud, implicita nei servizi Web. I social network sono facili da utilizzare perché la complessità rimane gestita nel back end dell’interfaccia Web. Analogamente, le App sugli smartphone sono supportate dai servizi in cloud del service provider. È evidente che, in un tale scenario, l’efficienza del back end non riguarda il consumatore, se non per la rapidità di risposta. In pratica, l’unico aspetto percepito dall’utente è la propria “experience”, influenzata da diversi fattori a cominciare dalla semplicità dell’interfaccia. Le esperienze che gli utenti hanno
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION La sfida dell’interoperabilità
La crescita dei dispositivi mobili, dunque, ha posto innanzitutto un problema di sicurezza e autenticità delle comunicazioni, che tutti i produttori di soluzioni per l’UCC devono affrontare. Si tratta, però, di una questione tutto sommato antica, complicata dal fatto che, come spiegato, i “telefonini” di oggi sono in realtà computer. Addirittura negli smartphone di prossima generazione si calcola ci sarà più potenza computazionale di quanta ce ne fosse nei mainframe degli anni ‘60. Una complicazione non da poco, se si pensa a tutte le nuove funzionalità che i sistemi UCC forniscono, a partire da quelle legate alla presence. La sfida è dover rendere interoperabili apparati eterogenei per sistema operativo e produttore. Un’interoperabilità che, come impone la necessità di garantire un’elevata user experience, il più possibile “unificata” anch’essa, significa anche riuscire a trasferire funzioni (tipicamente una chiamata o una videochiamata) da un dispositivo a un altro: da un IP phone fisso a un tablet; da uno smartphone a uno schermo smart TV. Il tutto senza discontinuità (seamless, come si dice con dizione inglese) e trasparentemente per l’utilizzatore. Il che non è banale, perché non si tratta più semplicemente di “switchare” la telefonata dalla rete wireless dell’operatore telefonico sul Wi-Fi aziendale per sfruttarne il servizio VoIP. Il collegamento avviene, infatti, con un “centralino” intelligente, che permette di connettere anche tutte le funzionalità legate alla presence, consentendo di estendere la “call” in modalità conference a tutti i potenziali interessati (per esempio i membri di un team), per continuare la discussione con loro, verificandone prima la disponibilità. Scenari che si complicano ulteriormente quando a dover essere “digeriti” sono dispositivi mobili non aziendali, ma appartenenti ai clienti. È il caso, per esempio, in cui è necessario supportare connessioni al call center da mobile, come può essere per chi ha iniziato a navigare su un sito con lo smartphone e voglia informazioni aggiuntive, prima di concludere un acquisto.
imparato ad apprezzare nella sfera personale, hanno cominciato a scontrarsi con quelle sperimentate nel contesto lavorativo. Ben presto, per ovviare al senso di frustrazione, gli individui hanno cominciato a impiegare per lavoro i propri dispositivi, rifiutando quelli messi loro a disposizione dall’azienda. Si è così verificato che qualche dipendente lasciasse nel cassetto il cellulare aziendale e usasse solo il proprio iPhone, oppure che aprisse un account Gmail per spedire alle-
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gati di grande dimensione o, ancora, che mandasse comunicazioni lavorative tramite il proprio account Facebook. Si può facilmente intuire il rischio alla sicurezza delle informazioni aziendali conseguenti a un tale comportamento. Così come venisse meno il controllo delle operazioni e dei processi da parte dei superiori e dell’azienda stessa. Per contro, il dipendente accresceva notevolmente la propria produttività, sia perché l’utilizzo di stru-
menti a lui già familiari gli permetteva di svolgere i propri compiti più rapidamente sia perché ne ricavava anche maggiore soddisfazione. Una scelta che richiede gestione Ben presto le aziende si sono trovate a risolvere un dilemma: concedere o meno il permesso a portare i dispositivi personali in azienda. Nella realtà il fenomeno sembra inarrestabile e, pertanto, è opportuno riuscire a governarlo. Non mancano gli strumenti e il fiorire di sistemi per il Mobile Device Management ne è la prova, ma occorre soprattutto stabilire una politica aziendale. La questione è innanzitutto legale: occorre che ogni impresa stabilisca delle regole e le sottoponga al dipendente, che dovrà accettarle. Per esempio, il dipendente potrebbe essere costretto a sottoscrivere un abbonamento che comprenda la possibilità di wipeout (cioè la cancellazione dei dati a distanza, in caso di furto o smarrimento), oppure deve mantenere aggiornati gli eventuali sistemi di protezione installati sul dispositivo, piuttosto che tenere comportamenti adeguati, come evitare di effettuare il “jail bracking” (lo sblocco operativo che consente di accedere ad app store e siti non ufficiali). Ci sono poi diverse questioni operative che devono essere valutate: per esempio, chi fornisce supporto all’utente in caso di guasto? Moltiplicandosi il tipo di dispositivi mobili presenti in azienda, infatti,
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aumenta il costo delPer la verità, sono Sono le chiamate all’help sempre di più quelli sempre di più desk di assistenza, che dichiarano di laddove si dovrà non poter “vivere” quelli che dichiarano di magari scalare di senza lo smartphonon poter vivere senza lo livello. ne o il tablet, ma Logiche e stranon si preoccupasmartphone o il tablet, ma non tegie possono no del fatto che essere diverse e si preoccupano del fatto che un hacker possa devono combinarsi averne il controlun hacker possa averne lo. L’Italia risulta con le esigenze dei dipendenti, che poal quarto posto nel il controllo trebbero gradire qualche mondo per download di “attenzione”, ma comunque App contenenti malware. Quepreferire di avere un unico dispo- sti codici maligni, perlopiù, sono sitivo e mantenere la privacy per tutto quello che ritengono uso personale e che pretendono sia completamente libero e non controllato. Per contro, l’azienda deve garantirsi anche dal punto di vista della sicurezza. Non solo il dispositivo mobile diventa un anello debole nel sistema dell’ICT Security, ma è anzi il punto di ingresso alle reti aziendali attualmente privilegiato dagli hacker. Solo recentemente sono stati resi disponibili sistemi di protezione per i dispositivi mobili e la chiusura di alcuni sistemi operativi li rende ancora relativamente poco efficaci. Ma il forte rischio riguarda il comportamento degli utenti che hanno con lo smartphone la stessa confidenza che si ha con il telecomando di casa. Il backup in cloud dei dati personali che alcuni sistemi forniscono, tranquillizza dal rischio di perdere le foto o la rubrica, rendendo sempre più imprudenti.
assolutamente “stealth”, cioè silenziosi e “invisibili”. In taluni casi operano solo durante i periodi di attività. In altri, si “limitano” a mandare SMS a numeri premium, rubando pochi euro alla settimana; normalmente mai più di 10 euro al mese, perché la somma sottratta non sia notata nel consumo complessivo. Per l’azienda il rischio è rappresentato dalla possibilità di rubare, attraverso il dispositivo mobile non protetto, credenziali elettroniche, con le quali attuare il passaggio successivo di un attacco.
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION L’efficacia della videocomunicazione Dalla videoconferenza, allo streaming, alla videosorveglianza cresce e si diversifica il modo di utilizzare il video
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egli ultimi anni si sono fatti passi avanti enormi per quanto concerne la qualità della trasmissione sulle reti dati di nuova generazione e sempre più spesso si parla di soluzioni che operano in alta definizione, con elevate qualità di parlato e con la capacità di adattarsi automaticamente al tipo di dispositivo usato. Questo scenario tecnologico ha sicuramente favorito la videocomunicazione in tutte le sue forme, da quella di tipo interpersonale tra due o più utenti (videoconferenza) a quella finalizzata a obiettivi
formativi con soluzioni broadcast o streaming, fino alla videosorveglianza. Alla classica comunicazione si sono andate aggiungendo, come accennato, anche servizi più complessi in cui la comunicazione si rivolge alla massa di potenziali clienti di un’azienda, utilizzando generalmente reti IP o Internet. Il successo di YouTube è un esempio di come il video sia sempre più gradito dagli utenti e questo perché il contenuto informativo che spesso offre una sola immagine può essere più elevato e di immediata comprensione di qual-
Le piattaforme di video streaming
Si sta allargando l’offerta di mercato di piattaforme di video streaming che abilitano l’erogazione di servizi sia a clienti che per uso aziendale anche configurabili in modalità sia Live sia On Demand.
Con un servizio di Streaming Live vi è la possibilità di fruire o fornire una trasmissione video in diretta come avviene nel tradizionale broadcasting, con i dati che sono compressi per alleggerire il carico sulla rete e velocizzare la comunicazione verso l’utente. Lo streaming On Demand abilita invece la pubblicazione di contenuti audio e video su pagine Web e la riproduzione attraverso i principali player multimediali. Va anche osservato che si tratta di servizi che sfruttano le potenzialità di codificatori di ultima generazione ad alto rendimento che danno la possibilità di produrre diversi “bit rate” per ogni video e, nelle soluzioni più evolute, di adattare audio e immagini al dispositivo player dell’utente, con la selezione automatica della qualità migliore, una cosa questa che si sposa bene con il concetto di BYOD. Il cliente, in sostanza , è lasciato libero di usare il dispositivo personale che meglio crede ed è il servizio che, riconosciutolo, adegua automaticamente modalità di trasmissione, compressione e visualizzazione. Notevoli i passi avanti che sono stati fatti in questa direzione. Ora sono disponibili soluzioni e servizi che supportano piattaforme mobili tra le più diffuse quali Apple iOS, Android, Windows Mobile e le tv di nuova generazione IPTV, oltre ad essere compatibili con sistemi operativi Windows, Mac e Linux. Nei casi più evoluti sono poi supportati anche i formati video e audio che permettono la condivisione di video sui principali social network, come Facebook, Twitter o Google.
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siasi altra tipologia di descrizione. Le nuove tecnologie di videocomunicazione, ad alta qualità e a costi tutto sommato contenuti, rendono in definitiva possibile lo sviluppo di processi aziendali fortemente innovativi che possono contribuire a snellire i processi esistenti e a ottimizzare i costi, migliorando i rapporti interpersonali di business e la relazione con i clienti. L’obiettivo da parte del management di tutte le aziende è quello si di comunicare meglio, ma anche di farlo spendendo meno. Di certo, con la persistenza di una situazione economica viene spontaneo ricercare nuovi strumenti di comunicazione che permettano di risparmiare tempo e denaro, o di raggiungere i propri clienti con strumenti innovativi che sfruttino le capacità intrinseche di Internet, delle reti di nuova generazione e il social networking. Due gli aspetti che in un tale scenario meritano di essere considerati, il primo è relativo ai nuovi servizi che è possibile decidere di adottare in funzione delle proprie specifiche esigenze e il secondo quello dei costi operativi. Tra i nuovi servizi che possono contribuire a migliorare le relazioni di business verso clienti e partner commerciali vi sono, anche se non in ordine di importanza, limitandosi ai principali: la videocomunicazione, il lavoro collaborativo, la business TV, l’e-learning, il video streaming, il contact center multimediale, l’integrazione di UC e CRM. Al-
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cuni di quelli citati sono, per così dire, sulla piazza da tempo, altri sono di più recente formulazione. L’altra faccia della medaglia quando si cerca di migliorare l’efficienza globale dell’azienda, e cioè la bottom line del conto economico, consiste nel ridurre i costi operativi. Se ci si limita alla parte di ICT la diminuzione dei costi operativi può essere ottenuta intervenendo in modo puntuale realizzando un’unica infrastruttura da gestire e manu-
Le nuove tecnologie di videocomunicazione rendono possibile lo sviluppo di processi aziendali fortemente innovativi che possono contribuire a snellire i processi esistenti e a ottimizzare i costi è
tenere e facendo si che tutti i servizi IT e di comunicazione, da e verso l’azienda, condividano gli investimenti sull’infrastruttura di comunicazione. Corollario di una infrastruttura siffatta che l’infrastruttura deve avere delle caratteristiche di flessibilità, adeguamento, semplicità di gestione e capability nell’erogazione di nuovi servizi in grado di
far fronte alla esigenza applicativa più critica tra quelle che ne fruiscono. R
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION Il Social Business di IBM trasforma l’azienda ponendo al centro le persone Il vendor propone un modello di enterprise social network che sfrutta la piattaforma Connections come backbone di integrazione degli strumenti di business, per aumentare la produttività personale e l’efficienza
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ano a mano che l’interconnettività si espande oltre la comunicazione tra computer e dispositivi intelligenti verso i modelli del Web 2.0 e dei social network il piano della relazione tra le persone si avvicina sempre più a quello della tecnologia. Non a caso le aziende sono alla ricerca di nuove opportunità per integrare le funzionalità di social collaboration all’interno di strategie, attività e processi, utilizzando strumenti di collaborazione con clienti, partner o dipendenti. IBM sostiene che nei prossimi cinque anni il 57% delle aziende verosimilmente consentirà ai propri dipendenti di utilizzare strumenti collaborativi e social network per soddisfare i clienti, favorire l’innovazione e migliorare i risultati di business. A questa esigenza il vendor risponde con una strategia e un’offerta, in costante amplia-
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mento, di strumenti e competenze che puntano a valorizzare la social collaboration negli ambienti di business, integrando blog, wiki, segnalibri, tagging, attività, community, file condivisi, team-room con strumenti di content management, Enterprise Instant Messaging, meeting online, chat audio e video, e-mail e calendario, distribuiti in locale o in cloud. Attraverso una strategia coerente e un’ampia gamma di tecnologie specifiche, IBM mette a disposizione
delle aziende i tasselli per realizzare un business collaborativo che pone al centro le persone e che si avvale di strumenti di comunicazione unificata per metterle nella condizione di esprimere il loro potenziale, a prescindere dal ruolo, dalla posizione organizzativa e del punto della catena del valore in cui si trovino a operare. Introdurre in azienda una strategia di comunicazione e collaborazione integrata, che abiliti la transizione da un ambiente caratterizzato da un insieme di processi di collaborazione scollegati a un contesto in cui i principali processi sono integrati attraverso ambienti di collaborazione, significa attuare una profonda
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trasformazione del business che richiede un insieme di competenze su processi aziendali, tecnologie di collaborazione, sistemi hardware e soluzioni software. IBM, forte della sua esperienza sul campo, si propone come il partner di riferimento per realizzare questo percorso di trasformazione tecnologica e culturale che va affrontato con un approccio strategico che coinvolga l’organizzazione nel suo complesso. Il valore di una solida esperienza nel Social Business L’esperienza IBM nel Social Business nasce, innanzitutto, all’interno di IBM stessa: un’implementazione tra le più ampie a livello globale, con i suoi oltre 400mila dipendenti distribuiti in tutto il mondo. La piattaforma IBM Connections, infatti, prima ancora di diventare un prodotto commerciale è stata sviluppata per rispondere in modo nuovo alle esigenze di comunicazione e collaborazione di una delle più grandi aziende del mondo: IBM. Questo ha permesso a IBM di cogliere il meglio dall’esistente traendo spunto dai modelli social di larga diffusione e di poter mettere a punto il software in condizioni reali. Al momento del rilascio, nel 2007, IBM Connections era uno dei primi prodotti di social software a livello
L’adozione di modelli social in ambito aziendale consente di visualizzare e agire rapidamente in base al contesto
enterprise in un mercato nascente. Da allora, la piattaforma social di IBM è cresciuta e può ora essere utilizzata per incorporare funzionalità social in qualsiasi processo aziendale. IBM WebSphere Portal rappresenta il contenitore di elezione per attività social specifiche per ruoli e processi, mentre i servizi IBM Content Manager e IBM FileNet sposano procedure tradizionali di gestione dei contenuti aziendali con la condivisione di contenuti attraverso canali social. Anche le tecnologie IBM di messaggistica unificata, di analisi e di gestione dell’esperienza Web sono state integrate nella piattaforma social di IBM. Con la recente acquisizione di Kenexa e delle sue soluzioni di Human Capital Management, IBM ha aggiunto nel paniere di offerta anche funzionalità di talent management in modalità social. Peraltro, più del 60 per cento delle aziende Fortune 100 hanno acquisito licenze relative alle soluzioni IBM Social Business e i consulenti IBM collaborano quotidianamente con organizzazioni di tutti i settori e aree geografiche per aiutarle a sfruttare le opportunità del Social Business.
I workshop IBM Social Business Agenda e Smarter Workforce Integration Services sono solo due esempi di linee guida culturali, di processo e tecnologie strettamente interconnesse che IBM è in grado di offrire ai propri clienti. Questo know-how relativo al Social Business ha inoltre caratterizzato la progettazione del relativo software IBM e dei servizi basati su cloud, così come la loro implementazione e utilizzo, sia all’interno dell’azienda sia nelle organizzazioni dei clienti. Gran parte della piattaforma social di IBM è accessibile su dispositivi mobili come tablet e smartphone e le funzionalità social IBM sono disponibili come applicazioni native su una gamma di sistemi operativi mobili molto ampia. Le soluzioni IBM Social Business e i servizi in cloud hanno ottenuto una serie di riconoscimenti dalle società di analisi più influenti: • I DC ha collocato IBM al primo posto nella Worldwide Enterprise Social Software Market Share negli ultimi quattro studi rilasciati relativi agli anni 2009-2012. • G artner ha definito IBM “Visionaria”, nella sua più recente valutazione della categoria Enterprise Content Management. • F orrester Research ha classificato IBM tra i Leader nel suo ultimo Forrester Wave per piattaforme social a livello enterprise e nella sua analoga valutazione dei fornitori di servizi di collaborazione basati su cloud.
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION IBM e il Social Business Il Social Business di IBM predispone le condizioni per spostare l’attenzione da documenti, progetti e altri strumenti similari verso un approccio che pone al centro le persone attraverso: • R eti integrate a livello globale di dipendenti, partner e clienti che consentono la collaborazione, favoriscono l’agilità, abilitano l’esplorazione di competenze, pubblicazioni e reti di colleghi per avviare rapidamente un’azione o rispondere a un bisogno di business. • C ollaborazione sociale e in tempo reale di team remoti per migliorare i processi decisionali e scoprire competenze o esperienze pertinenti che favoriscano la risoluzione dei problemi. • M obilità che consente agli utenti di utilizzare il dispositivo più adatto alle loro esigenze e di mantenersi in contatto in qualsiasi momento e ovunque si trovino. • I ntegrazione per portare le funzionalità di collaborazione sociale nelle applicazioni che le persone utilizzano nel lavoro, per una condivisione delle informazioni all’interno del contesto dei processi di business. IBM ritiene che il Social Business rappresenti un’opportunità di trasformazione per le organizzazioni capace di alimentare una reale creazione di valore che può avvenire in modo progressivo e consono alle specificità aziendali e ai bisogni delle diverse “line of business”. Per questo motivo l’offerta IBM pre-
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Modelli di Social Business e modalità con cui possono produrre valore (Fonte: IBM)
vede differenti modelli complementari di Social Business ognuno dei quali è riferibile a una serie ripetibile di azioni capaci di produrre valore. Alcuni dei “case use” di Social Business identificati da IBM con cui le organizzazioni possono ottenere
rapidamente risultati di business sono riportati nello schema seguente. Questi modelli sono applicabili singolarmente o congiuntamente ad altri e, per ognuno di essi, IBM mette a disposizione soluzioni, servizi e consulenza.
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IBM Collaboration Solutions IBM Collaboration Solutions è la denominazione che caratterizza la famiglia di soluzioni IBM per la comunicazione unificata e la social collaboration, che ha sostituito il brand Lotus. I principali componenti di questa offerta sono: • I BM Connections, la piattaforma integrata di enterprise social network che consente di integrare le funzionalità social nei processi di business. • I BM Sametime, l’insieme di servizi di comunicazione unificata in tempo reale e di collaborazione, che include messaggistica istantanea enterprise, meeting online, telefonia e videoconferenza. • I BM Notes e Domino, le soluzioni software riuniscono messaggistica, social collaboration e applicazioni di business in un dashboard unificato. IBM Connections Questa piattaforma prevede possibilità di utilizzo self-service. Una volta che l’IT ha stabilito le regole di governance sia di un’infrastruttura interna sia di un servizio in cloud, l’utente ha il totale controllo come avviene sui diffusi social network, sgravando nel contempo l’IT da una serie di compiti. È l’utente che si crea le proprie aree di lavoro, blog, wiki, aree di condivisione e così via. IBM Connections è la piattaforma di enterprise so-
Il brand Connections caratterizza i prodotti di comunicazione e collaborazione social senza implicare un requisito architetturale
cial networking che può rappresenta- re il “workplace” all’interno del quale far convergere tutti gli strumenti di business oppure da integrare all’interno della intranet aziendale per abilitare funzionalità di social collaboration. IBM ha deciso di caratterizzare con questo brand la denominazione di tutti i suoi prodotti per la comunicazione unificata e la collaborazione in chiave social senza, tuttavia, che questo implichi un requisito architetturale. Per esempio, è possibile implementare in azienda una soluzione di video collaboration come IBM Sametime (che pure appartiene alla famiglia IBM Connections) anche in modalità standalone. Questa piattaforma è implementabile in modalità on premises, ibrida o cloud e non forza l’utente verso l’adozione di uno specifico modello di utilizzo, di comportamento, di sicurezza o di governance. È stata pensata per poter essere plasmata in modo da rispondere alle diverse esigenze e ai differenti livelli di adozione di strumenti social di un’azienda.
IBM Connections mette a disposizione un’ampia gamma di funzionalità per aiutare le organizzazioni a collaborare in tempo reale. La home page di IBM Connections offre agli utenti un singolo punto di accesso per interagire, attraverso un’interfaccia social, con i contenuti di qualsiasi altra soluzione a fianco dei contenuti della propria azienda. I dipendenti aziendali sono in grado, in tal modo, di esplorare i dati strutturati e non (come feed di Twitter, post su Facebook, dati meteorologici, video, file di log, applicazioni SAP), possono firmare documenti elettronicamente, accedere all’e-mail aziendale, all’agenda e rispondere alle esigenze di business quotidiane. Per esempio, un dipendente grazie a IBM Connections potrebbe condividere un documento con i colleghi, approvare una transazione da un sistema SAP, intervenire sulla base di una notifica richiesta in un processo di business, come una richiesta di risarcimento assicurativo, e condividere contenuti, quali aggiornamenti di stato e file. L’e-mail e il calendario integrati in un contesto social consentono di accedere ai servizi di messaggistica di IBM Domino e Microsoft Exchange. Connections integra funzionalità di business analytics e di monitoraggio in tempo reale dei dati generati da persone, dispositivi e sensori e offre la possibilità di integrare motori di analisi specifici. IBM Connections D65
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION IBM Connections consente di trovare la rete preferita direttamente dalla barra laterale di Microsoft Outlook
Queste funzionalità possono essere applicate alle attività di social business per acquisire informazioni più approfondite sui trend che caratterizzano il mercato, per prendere decisioni migliori, consolidare le relazioni con i clienti, individuare persone e risorse necessarie e mantenere elevato il contributo e il valore offerto da clienti, partner e dipendenti. Per esempio, i professionisti della funzione di marketing possono accedere in tempo reale ai dati che evidenziano modelli di comportamento dei consumatori correlati a diversi trend, in modo da adattare rapidamente le campagne. Inoltre possono creare automaticamente un social network di esperti di diverse aree geografiche e mercati per rispondere in modo veloce a specifiche richieste o a nuove tendenze. Alle funzionalità di sicurezza intrinseca è possibile affiancare altri modelli di Identity e Access Management preesistenti in azienda (anche per le implementazioni in modalità cloud). I dati di IBM Connections sono accessibili dai dispositivi mobile e si avvalgono di App native gratuite, per predisporre un’infrastruttura adatta a supportare strategie BYOD (Bring-Your-Own-Device). Gli ambienti mobile supportati includono Apple iOS, Android, Blackberry OS, Nokia (solo micro-browser) e RIM Playbook (solo micro-browser).
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L’integrazione con i software IBM e le applicazioni di terze parti La piattaforma di enterprise social network di IBM può essere ulteriormente estesa attraverso l’integrazione con altri software IBM (per esempio Sametime, Notes Social Edition, Customer Experience Suite, Employee Experience Suite) oppure collegata a sistemi di Enterprise Content Management, inclusi IBM FileNet Content Manager e IBM Content Manager. IBM Connections può essere utilizzata anche per collaborare nei processi di sviluppo software grazie all’integrazione con IBM Rational Team Concert ed è poi possibile aggiungere la sicurezza ai controlli di gestione dei criteri in tempo reale con Vantage per IBM Connections. L’integrazione con le applicazioni di terze parti include quelle del mondo Microsoft come SharePoint, Windows Explorer, Outlook e Office.
Le versioni di IBM Connections
IBM Sametime IBM Sametime è una piattaforma di comunicazione e collaborazione unificata integrabile all’interno della piattaforma IBM Connections, in grado di fornire alle aziende gli strumenti per individuare, collegare e comunicare in modo rapido con le persone all’interno e all’esterno dell’organizzazione. IBM Sametime si integra con i File e i Profili di IBM Connections e fornisce un servizio di registrazione dal lato server, controllo remoto del desktop, supporto per notifiche in modalità push e integrazione con le funzioni di calendario di IBM Notes e Microsoft Outlook. Questa soluzione prevede una serie di caratteristiche orientate a garantire sicurezza, scalabilità (da poche decine di utenti a centinaia di migliaia), affidabilità e integrazione applicativa. IBM Sametime integra le comunicazioni social in tempo reale nell’ambiente di business, offrendo un’esperienza utente unificata con funzioni che includono:
Oltre alla versione base, IBM Connections è disponibile anche nella Connections Content Edition, una soluzione integrata che associa la scalabilità del social networking alla gestione dei contenuti aziendali e alle funzionalità di compliance e controllo. IBM Connections Content Edition riunisce i software di social business (IBM Connections, IBM Lotus Quickr Connectors) e di Enterprise Content Management (IBM FileNet Content Manager) abilitando la modifica, la gestione e la protezione dei contenuti direttamente dalla piattaforma social. In altre parole, IBM Connections Content Edition consente di creare e condividere i contenuti che vengono archiviati in un repository IBM FileNet Content e di utilizzare IBM Lotus Quickr Connectors per l’accesso. Il supporto di IBM Connections Communities consente di visualizzare, accedere e gestire i contenuti aziendali e i metadati associati. IBM Connections Hypervisor Edition è un’altra versione disponibile, che combina Red Hat Enterprise Linux, IBM WebSphere Application Server, il database IBM DB2 database e IBM Connections in un pattern preconfigurato per l’implementazione immediata su IBM PureSystems. Questa soluzione automatizza, di fatto, l’installazione e la configurazione di IBM Connections e abilita una sua rapida introduzione all’interno di ambienti server virtualizzati caratterizzati dalla presenza di hypervisor. Disponibile anche una versione denominata IBM Connections Suite che riunisce IBM Connections, IBM Connections Content Manager e IBM Sametime.
UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION REPORT • m essaggistica istantanea per le conversazioni private e messaggistica di gruppo, con la possibilità di raggruppare più messaggi online attivi in contemporanea per massimizzare lo spazio disponibile sullo schermo; • u n sistema di presenza a livello enterprise con indicatori dello stato di presenza online, dislocazione geografica e collaborazione all’interno di community per collegarsi rapidamente con la persona in possesso delle informazioni richieste; • r iunioni online che offrono condivisione di schermo, applicazioni, documenti, video e audio in alta definizione; • s upporto su smartphone o tablet per la collaborazione e le comunicazioni social in tempo reale, con indicatori delle presenze online in ambiente Apple iOS, Google Android, RIM BlackBerry, Nokia Symbian e Microsoft Windows Mobile; • integrazione di voce e video di alta qualità per videoconferenze multi-punto, con il supporto dei codec standard di settore, di Voice over Internet Protocol (VoIP) e di Session Initiation Protocol (SIP); • g estione della qualità del servizio per la collaborazione multimediale (tramite Sametime Bandwidth Manager), preservando la larghezza di banda necessaria alle applicazioni mission-critical. IBM Sametime prevede un accesso Web, semplificandone l’integrazione nelle applicazioni aziendali e nei siti Web. Per esempio, un’azienda può includere funzionalità di presenza, Instant Messaging, click-to-call e
La finestra di chat di IBM Sametime
click-to-meet sul proprio sito Web in modo che i propri clienti possano iniziare una conversazione o sottoporre domande all’azienda semplicemente con un click durante la navigazione. È compatibile con i sistemi di telefonia tramite plug-in di terze parti o attraverso un collegamento SIP con sistemi telefonici o di audio/video conferenza utilizzando un softphone nativo che permette di raggiungere collaboratori anche tramite la composizione di un numero telefonico su rete PSTN o un indirizzo SIP. IBM Notes e Domino IBM Notes è il client desktop per il Social Business che mette a disposizione informazioni, applicazioni e contatti; IBM Domino è una piattaforma avanzata per l’hosting delle
IBM in Italia
applicazioni di Social Business che garantisce scalabilità e sicurezza. IBM Notes e Domino sono soluzioni integrabili all’interno della piattaforma IBM Connections e, insieme, realizzano una soluzione pensata per aumentare la produttività e migliorare il processo decisionale. Mettono a disposizione funzioni di messaggistica e collaborazione abilitate per i social media, create su standard aperti, per consentire agli utenti di intervenire in qualsiasi processo del flusso di lavoro direttamente all’interno di una casella di posta, sia che si acceda all’email da un browser o da un desktop, sia che si condividano video o file. Le funzionalità di social collaboration di IBM Notes e Domino prevedono, per esempio, l’integrazione di un contenitore di applicazioni social (basato sullo standard OpenSocial) sviluppate sia da IBM sia da terze parti e inserite nel contesto e nella user interface di IBM Connections. R
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Da sempre protagonista nel mercato dell’information technology, IBM ha continuamente rafforzato il suo impegno nello sviluppo delle tecnologie più avanzate: è da ventuno anni la società con il maggior numero di brevetti negli Stati Uniti e detiene primati in ogni area tecnologica, dai microprocessori ai supercomputer, dai server al software per lo sviluppo e la gestione di complesse infrastrutture informatiche. Nella sua storia di innovazione può annoverare la creazione e diffusione dei più importanti sistemi di elaborazione, dal Mainframe al supercomputer Blue Gene all’ultimo sistema di cognitive computing denominato Watson. Presente in Italia dal 1927, IBM ha operato nel corso dei decenni al fianco di aziende e istituzioni del Paese contribuendo a innovarne le infrastrutture, i processi e la cultura industriale. La società, che ha sede a Segrate, opera con filiali e centri di supporto tecnico su tutto il territorio nazionale e si avvale della collaborazione di una rete di oltre 2mila Business Partner, con competenze specifiche nei diversi segmenti di mercato e un focus particolare sulle piccole e medie imprese. D65
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION Un nuovo modo di collaborare in team con Cisco Nuove soluzioni per la telepresence, puntando su software e cloud per incrementare le possibilità d’integrazione e personalizzazione
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isco ha rinnovato buona parte della gamma, dopo la svolta dello scorso anno con le funzionalità combinate con l’intelligenza della rete per ottimizzare la comunicazione video tra aziende. Il rinnovo parte anche dalla considerazione che oltre il 93% delle sale riunioni non sono attrezzate con monitor di alta qualità, secondo dati riportati da Cisco stessa. Tra le novità annunciate, Cisco TelePresence MX200 è presentato come ideale per le più piccole sale riunioni, grazie alla facilità di installazione e al prezzo accessibile nonostante garantisca risoluzione HD. Per esigenze più elevate, Cisco ha introdotto TelePresence MX700 e Cisco TelePresence MX800, per le stanze più grandi, sempre con risoluzione HD e, in più, il supporto per H.265, che dimezza il consumo di banda, secondo quanto riportato dai tecnici del produttore. Infine, una soluzione per creare al momento “spazi” di riunione a un
prezzo inferiore a quello di un pc. Si tratta di Cisco TelePresence SX10 Quick Set, per il quale basterebbero uno schermo per trasformalo in una piattaforma video HD in 10 minuti, come sostengono in Cisco. Per migliorare l’experience, Cisco ha anche annunciato una nuova offerta in termini di videocamere, da cui dipende, di fatto, massima parte della qualità video. In particolare, Cisco TelePresence Precision 60 fornisce risoluzione 1080p60, con capacità di adattamento a diverse condizioni di luminosità ambientale e ampio raggio di zoom. Inoltre, il sistema dual camera riconosce la posizione di chi sta parlando, seguendone i movimenti, per esempio dal tavolo a una lavagna, oppure spostandosi e zoomando da uno speaker a un altro. L’obiettivo è quello di ottenere una conversazione più naturale. Una novità importante è rappresentata da Cisco TelePresence SX80, le cui caratteristiche consentono ai partner di Cisco di equipaggiare con funzio-
Una sala attrezzata con Cisco TelePresence MX700
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Un’installazione Cisco TelePresence SX10 Quick Set
nalità di videocomunicazione qualsiasi spazio. A SX80 è possibile abbinare una varietà di telecamere, compresi i nuovi modelli su descritti, e collegare fino a 3 schermi. Anche questa soluzione supporta lo standard H.265. La prossimità intelligente Per quanto sia di qualità ed eviti i disagi del viaggio, la comunicazione in video non è “meglio dell’essere lì”, a meno che non aggiunga un elemento di innovazione. Per questo in Cisco sono costantemente impegnati a ricerca nuove funzionalità L’ultima, ancora in beta, è l’Intelligent Proximity, che sarà integrata nei nuovi sistemi. Tale tecnologia riesce a individuare i dispositivi mobili, tablet e smartphone presenti in prossimità della riunione e permette all’utente di accedere alla sessione collaborativa. In altre parole, è immediato condividere informazioni e file attraverso questi dispositivi, aggiungendo un elemento di collaborazione alla videocomunicazione, senza complicazioni tecniche di sorta. Per esempio, una presentazione può essere salvata in locale e scorsa per verificare qualche dato, senza chiedere al relatore di tornare indietro. R
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Yammer: l’enterprise social network di Microsoft
L’
acquisizione di Yammer nel Giugno 2012 ha ampliato l’offerta di Microsoft, che ha definitivamente deciso di appoggiare su questa piattaforma la propria visione strategica per il Social Enterprise, un trend emergente anche in Italia, che punta a portare all’interno dell’ambiente professionale le modalità d’interazione che i dipendenti sono abituati a usare nella loro vita privata. Un percorso che in Italia sembra favorito proprio dagli “information worker” che, in base a un recente Survey globale commissionato da Microsoft a Ipsos (su circa 10mila iWorker in 32 Paesi) per il 50% dichiarano che l’utilizzo degli strumenti social ha migliorato la loro produttività sul posto di lavoro. Yammer è un social network privato che connette persone, conversazioni e dati, che permette di condividere informazioni provenienti da diverse applicazioni aziendali e di organizzare progetti attraverso lo scambio di messaggi visibili solo all’interno dell’organizzazione aziendale. Il tutto all’interno di un’esperienza social integrata. Grazie a un App mobile per Windows, Windows Phone iPhone/iPad e Android, l’interazione può avvenire in modo semplice e immediato anche attraverso dispositivi mobili, per restare aggiornati in tempo reale sui temi e contribuire ai progetti sempre e ovunque ci trovi. Attraverso un plug-in è, inoltre, possibile rendere social i dati distribuiti tra diverse applicazio-
Una soluzione business, pensata per creare gruppi di lavoro, condividere documenti e partecipare a conversazioni virtuali con cui il vendor punta a semplificare la comunicazione e migliorare le decisioni strategiche ni business, facendoli confluire su Yammer; la Yammer App Directory permette, invece, di trovare applicazioni aziendali utili e di connetterle alla piattaforma. Questa soluzione conta già oltre 8 milioni di utenti in tutto il mondo e Microsoft sta raffinando la roadmap che porterà alla sua integrazione all’interno della piattaforma cloud Microsoft Office 365. Già ora l’integrazione prevede alcune funzionalità quali il Newsfeed per SharePoint Online e Office 365, l’App di Yammer disponibile sull’Office Store, l’interoperabilità con l’e-mail, le funzionalità ottimizzate di messaggistica e comunicazione esterna e la funzione di ricerca integrata con SharePoint. L’utilizzo di Yammer parte dalla creazione di un profilo. Una volta registrati è possibile creare Gruppi pubblici o privati all’interno dei quali lavorare in team, condividere documenti e rimanere informati su un argomento. La gestione dei messaggi avviene attraverso un Inbox da dove visualizzare, assegnare priorità e gestire le conversazioni a cui si è partecipato o in cui si è stati citati. Il Feed prevede una suddivisione delle visualizzazione delle conversazioni tra Top (le più importanti per l’utente in
base agli elementi sottoscritti), All e Following (ovvero sottoscritte in modo attivo). Grazie alla funzione Segui si possono visualizzare i messaggi altrui nel proprio feed e seguire le persone e gli argomenti d’interesse. La funzione Rispondi abilita l’interazione mentre l’immancabile funzione Like permette di evidenziare i contenuti che riscuotono maggiore consenso. Tra le funzionalità va citata anche Enterprise Graph, una mappatura dei processi in atto in azienda che aiuta a trovare le informazioni utili e a collaborare. L’implementazione della piattaforma social enterprise di Microsoft può essere realizzata molto semplicemente affidandosi all’infrastruttura cloud di Yammer, mentre le impostazioni di sicurezza permettono di configurare la gestione delle sessioni, delle restrizioni IP e delle policy per le password del network con la possibilità di monitorare parole chiave e inviare “alert” automatici tramite e-mail. R
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION Piattaforme Selta per una UCC di nuova generazione, aperta a mobility e cloud In un mercato globale iper competitivo e con la necessità di time to market rapidi, la proposta del vendor promuove l’ottimizzazione dei processi di front-office e back-office la riduzione di costi e l’adozione di tecnologie innovative
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n’infrastruttura di comunicazione basata sui concetti della UCC e nella sua recente evoluzione centrata sull’enterprise cloud, oltre che sulla crescente mobilità, permette di adeguare applicazioni, benefici e relativi costi aziendali alle reali necessità e quindi rendere ottimali il time to market e i processi di business senza per questo essere obbligati a sostenere elevati investimenti iniziali in conto capitale (Capex). Il ricorso a soluzioni tecnologiche
e strumenti adeguati in abbinamento a una politica centrata sul cliente costituiscono in tal senso un valido e potente abilitatore e permettono, evidenzia la visione di Selta, di comunicare e collaborare in modo più rapido, efficace e a basso costo e di facilitare il raggiungimento degli obiettivi di business. I benefici della UCC consistono però non solo nella possibile forte razionalizzazione dei processi di business e nella maggior facilità di comunicazione, ma anche nel fatto
che attraverso la UCC viene abilitata la collaborazione, uno dei fattori che maggiormente permette di incrementare la produttività aziendale. Il cloud è in tal senso un forte facilitatore per la collaborazione indipendentemente da dove ci si trovi o dal dispositivo utilizzato e con costi prevedibili. Il risultato è una strategia volta a coniugare le nuove soluzioni di UCC con il cloud e i processi di frontoffice e di back-office, il tutto con la garanzia di disporre rapidamente di personale specializzato in grado di risolvere tempestivamente eventuali necessità . Fondamentale nella strategia per la UCC di nuova generazione e basata su cloud di Selta è poi la flessibilità del dispositivo di utente, che spazia dal telefono fisso al client, quest’ultimo sia su pc che su smartphone e tablet. Tecnologia tutta italiana e integrazione con l’IT Selta ha concretizzato la sua vision per la UCC con SAMubycom e con Virtual SAMubycom, che ne rappresenta l’evoluzione per il cloud e la UCC as a Service, ed è utilizzabile in ambienti pubblici o privati. È una piattaforma di UCC, serverbased, basata su standard aperti, ideata e sviluppata per rispondere alle esigenze specifiche di aziende di grandi dimensioni e corporation ma che, essendo modulare e scalabile, può essere adottata dalla PMI, sia in singole sedi che in ambienti distribuiti. Si tratta di solu-
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Le zioni IP native, te server-based multimediali a standard soluzioni Selta abilitano la e di mesindustriacomunicazione ubiqua e con una gamma saggistica le e che unificata adottano i molto ampia di dispositivi fissi e che abiliprotocoltano una forte li IP e SIP client mobili interazione e colin modo nativo, laborazione del personale nonché un’ampia dotazioe con clienti e partner, e che sono ne di software per la gestione di integrate con gli ambienti applica- servizi di fonia, videoconferenza, tivi più diffusi. Adottano archi- chat, personal telephony e persotetture server basate su standard di nal mobility, contact center manamercato al fine di abilitare un’in- gement multimediale. Gli standard terazione efficiente e di disporre permettono, tramite API, personadelle informazioni di cui si neces- lizzazioni legate alle esigenze di sita, indipendentemente dal tipo di diversi mercati e mettono a dispositerminale e dalla rete disponibile. zione applicazioni per settori quaL’architettura aperta di SAMubycom li l’hospitality, le utilities, i consente l’integrazione con siste- trasporti, la difesa e la sicurezza. mi di tipo gestionale quali ERP e Elemento saliente dell’architettura CRM, oltre che con le tipiche appli- di SAMubycom è poi l’ampia dotazione cazioni di ufficio come Microsoft di servizi. L’utente può ricevere e Office, per citare le più diffuse. inviare mail, fax, sms, ascoltare Attraverso la suite di system ma- voice mail, partecipare a sessionagement é possibile effettuare il ni video, verificare la presenza di provisioning locale e remoto, onli- altri user, aprire una sessione di ne e offline. instant messaging condividendo documenti tipici d’ufficio, ricevere Ampia gamma di servizi: dalla notifiche sul telefono mobile o fisvideoconferenza alla mobility so oppure direttamente su personal Caratterizzante le soluziocomputer nella propria mailbox. ni di UCC di Selta è I servizi sono poi fruibili da l’adozione di arqualsiasi tipo di dichitetture aperspositivo.
SAMubycom integra un’ampia gamma di servizi di UCC
SAMubycom per la “Ubiquity Communication” SAMubycom è una piattaforma di “Ubiquity Communication” che risponde alle necessità di aziende con una topologia territoriale basata su sedi singole o di realtà costituite da uffici e impianti produttivi distribuiti, che stanno valutando come ottimizzare i processi aziendali e ridurre i costi, anche attraverso il mondo cloud. I servizi forniti rispondono alle esigenze di diverse classi di utenti, da quelli “tradizionali” a quelli evoluti, rendendoli raggiungibili attraverso i vari tipi di comunicazione e le varie tipologie di telefoni o altri dispositivi di comunicazione. Un approccio virtuale pensato per il cloud enterprise La piattaforma prevede risorse di tipo client-server distribuite ma con una gestione centralizzata delle comunicazioni, dei servizi e delle applicazioni. Il modello, in sostanza, è quello della cloud communication, con il ruolo centrale che viene svolto dal software SAMubycom Communication Manager che può essere utilizzato su server fisici proprietari e non, oppure su Virtual Machine a secondo dell’infrastruttura e dei servizi da erogare. SAMubycom provvede a gestire tutti gli utenti (client) e i server di comunicazione interconnessi tra loro e svolge principalmente le funzionalità di: • P roxy SIP: gestisce l’accesso ai servizi, implementa le politiche
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION di call routing, la personal mobility, la convergenza fisso-mobile. • R egister Server: autentica i client che accedono al proprio account SIP. • P resence Server: comunica informazioni sulla presenza dei client in rete. • V oice Mail e Conference Server: gestisce i messaggi vocali e le conferenze via Internet. La scalabilità è ulteriormente enfatizzata da altre funzionalità server comprese in SAMubycom e dedicate ad applicazioni specifiche: • I VR Server: ospita l’applicazione Contact Center Management IPvalue. • F ax Server / SMS Server: gestisce l’invio e la ricezione di Fax e SMS integrandosi con il sistema di mail aziendale • LDAP Server: è dedicato alla gestione dei contatti e si integra, ad esempio, al server MS Outlook poiché si basa sullo stesso protocollo • M anagement Server: ospita le applicazioni di management, provisioning e allarmistica che operano a livello di intera rete. Per avere la garanzia di continuità di servizio nelle sedi remote è possibile installare localmente dei media gateway per gestire la comunicazione con reti telefoniche e reti IP esterne. In particolare, il prodotto Selta Media Gateway provvede all’interfacciamento con la rete pubblica ISDN/PSTN mentre il prodotto Selta IP Media Gateway provvede all’interfacciamento con le reti IP esterne, tipicamente
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basate su ENUM, H.323 o Skype. La connettività verso le linee urbane è garantita da moduli predisposti all’interfacciamento verso l’esterno. La sopravvivenza delle comunicazioni è garantita dalla registrazione dei telefoni SIP nel gateway periferico (oltre che nel server centrale). I diversi modelli della piattaforma coprono esigenze molto ampie sia in termini di equipaggiamento e utenti supportati, di architettura geografica e di modalità di integrazione nell’ambiente di utilizzo, che può essere sia di tipo fisico che virtuale, mono o multitenant come è sovente richiesto in ambienti cloud qualora si desiderino erogare servizi divisionali o a clienti.
SAMubycom per il mondo Enterprise e per le PMI La soluzione SAMubycom è una piattaforma hardware e software di tipo “ready-to-use” concepita sulla base dei paradigmi della UCC e con l’obiettivo primario di abilitare una piattaforma scalabile e modulare utilizzabile sia in ambienti Enterprise che di piccole e medie imprese. Per il mondo Enterprise e Corporate è disponibile invece la modalità HPC (High Performance Cluster) tramite la quale il sistema SAMubycom diviene il centro (sede master) di una rete interamente IP
in grado di centralizzare, mediante il protocollo SIP, tutti i servizi telefonici della periferia fino a coprire un’utenza totale di 10.000 interni IP. Le sedi remote possono essere composte unicamente da telefoni IP della famiglia Selta NETfon Bluelight oppure, nel caso sia necessario mantenere i collegamenti TDM locali, possono essere controllate dal centro tramite media gateway Selta (sedi slave). In uno scenario esteso come questo la presenza di un media gateway nelle sedi slave garantisce la continuità delle comunicazioni a tutti gli utenti della sede anche in caso di perdita della connessione verso il server centralizzato. Va osservato che il tutto avviene in modo automatico e trasparente per gli utenti. Nel complesso SAMubycom dispone di più di un livello di “fault-tolerance” e, in particolare, della ridondanza del server (anche geografica) con hot-swap, del media gateway per il collegamento con linee urbane TDM e VoIP locali, e del backup su linee urbane. Architettura multi-dominio e multi-zona Sistemi centralizzati di grandi dimensioni richiedono la possibilità di configurare aree logiche distinte in modo da semplificare la gestione e l’accesso ai servizi. A questa esigenza la piattaforma SAMubycom risponde tramite il concetto di dominio. In sostanza, permette di risolvere il problema costituito dal
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fatto che se le architetture centralizzate hanno il vantaggio di concentrare la gestione del piano di numerazione in un unico punto, a questo si contrappone, però, lo svantaggio di costringere l’intera rete in un unico piano di numerazione che non ammette la presenza di uno stesso numero di telefono per identificare gli interni. La piattaforma SAMubycom supera questa limitazione e permette di suddividere il sistema in maniera logica creando dei sottoinsiemi denominati domini, con possibilità di assegnare, all’interno di questi sottoinsiemi, lo stesso numero di telefono agli utenti. Il dominio si caratterizza in termini di: piano di numerazione indipendente; utenti SIP che appartengono al dominio; linee urbane; numeri vietati e numeri brevi di dominio; prefisso per le chiamate interdominio. La possibilità di realizzare domini indipendenti è peraltro un elemento indispensabile e propedeutico al fine di implementare ambienti cloud multi-tenant che devono poter riutilizzare la medesima numerazione. Oltre al concetto di dominio, in SAMubycom c’è anche quello di zona. Sistemi distribuiti su rete IP richiedono la possibilità di gestire le comunicazioni in funzione della banda disponibile tra sedi, per cui la piattaforma SAMubycom introduce il concetto di zona. La zona è un’area definita da un range di indirizzi IP, alla quale viene associata una banda disponibile e i codec utilizzabili per le comuni-
cazioni. Le chiamate da e verso una zona utilizzano i codec definiti. Non sono consentite chiamate da e verso una zona quando la banda viene esaurita. Ad esempio, nel caso di un’architettura VoIP con server centralizzati e numerose sedi periferiche con telefoni SIP distribuiti, le sedi principali dispongono di media gateway locali (per la gestione di linee urbane tradizionali e la continuità operativa) mentre le sedi secondarie utilizzano i gateway delle sedi principali.
SAMubycom Client SAMubycom Client è un applicativo che consente all’utente delle soluzioni Selta SAMubycom e SAMubycom Virtual Instance di rimanere in contatto con i collaboratori e con il mondo esterno utilizzando il proprio device fisso e mobile. Il Client affronta i diversi aspetti inerenti la UCC: Unified Messaging: il software consente di avere in un unico applicativo tutte le informazioni sui
propri contatti e di generare, a partire dalle proprie rubriche personali o aziendali, email, sms, fax, instant messaging, oltre alle chiamate telefoniche su dispositivi fissi e mobili. SAMubycom Client consente anche di utilizzare reti fisse e mobili per rendersi reperibili in qualsiasi istante lo si desideri grazie alla possibilità di cambiare le proprie regole di raggiungibilità in modo flessibile con un’intuitiva interfaccia web. Presence: è possibile segnalare la propria disponibilità e conoscere lo stato di presenza dei colleghi, nonché scegliere il più idoneo alla situazione operativa tra i diversi mezzi di comunicazione disponibili. È anche possibile suddividere i propri contatti in gruppi omogenei (ufficio, competenza, appartenenza, ecc.), in modo da poter effettuare una chiamata diretta con un solo “clic” del mouse. Rubriche: i contatti sono disponiIl client comprende funzionalità SIP, presence, rubriche, IM, audio gateway, UC, videochiamata, collaboration
Comunicazione aperta e multi device
Gli utenti di SAMubycom possono comunicare fra loro attraverso diverse modalità e strumenti. La comunicazione multimediale distribuita velocizza i contatti, rende gli utenti sempre raggiungibili, permette di utilizzare appliance differenti, semplifica la condivisione e la collaborazione, unifica le reti con la convergenza tra il mondo fisso e quello mobile. La raggiungibilità sempre e ovunque è realizzabile usufruendo del servizio di convergenza fissomobile: l’utente è sempre contattabile su un singolo numero, sia all’interno dell’azienda (grazie alla copertura Wi-Fi) che all’esterno (grazie alla copertura GSM/GPRS). D65
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION Un Client disponibile in tre diverse postazioni
SAMubycom Client è una soluzione di comunicazione unificata evoluta che Selta rende disponibile in tre diverse versioni ed equipaggiamenti: • P ostazione basic: è la postazione entry level ed è costituita da terminali IP Selta NETfon (o SIP standard). Dispone di Web Access per Rubriche e Click2dial, deviazioni di chiamata, regole di raggiungibilità (Personal Mobility). La postazione Client Plus comprende un client UCC per sistema operativo Android e iOS
• P ostazione standard: è una postazione che comprende tutte le funzioni previste per la postazione basic, a cui aggiunge un Client UCC per Pc che consente il controllo CTI del telefono, la possibilità di effettuare chiamate direttamente da Client (anche senza telefono IP connesso) e di Chat. • P ostazione plus: è la postazione top di gamma per utenti che necessitano di un client molto versatile. Alle funzionalità della postazione standard aggiunge un Client UC per smartphone Android e iOS. Client postazione standard
bili sia attraverso il pannello rubrica attivabile da tasto che tramite il pannello presenza. I contatti possono essere importati dalla rubrica personale di MS Outlook o dalla rubrica aziendale (LDAP). Possono essere creati e gestiti abbinando a ciascuno un’immagine con ulteriori informazioni per raggrupparli comodamente o per visualizzarli nel pannello presenza. Gestione del client: come gli altri applicativi di Selta, anche SAMubycom Client è stato ideato con l’obiettivo di consentire un’installazione rapida ed intuitiva, e con manuali e guide on-line. Gli aggiornamenti del software sono automatici. L’utilizzo e la gestione avvengono tramite un’intuitiva interfaccia, che in una sola finestra presenta le informazioni definite dall’utente e i pulsanti di accesso alle funzioni del sistema. Videocomunicazione: il client incorpora una funzione per attivare
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una comunicazione video tra utenti. Per favorire il networking più ampio possibile, le sessioni di videochiamata punto-punto con altri dispositivi come il telefono IP NETfon 1000 adottano lo standard video H.263. Collaboration: nel corso di una normale chiamata telefonica o una conferenza è possibile iniziare una sessione di collaboration per interagire con gli interlocutori anche attraverso la condivisione del desktop, di documenti o di applicazioni. Il Client è utilizzabile anche per sessioni di training e manutenzione da remoto. Particolarmente nutrite sono le prestazioni in ambito UC, che comprendono: • Unico numero di telefono. • Presenza unificata: all’arrivo della call tutti i device (telefono, client fisso e mobile) possono squillare simultaneamente (numero unico e ufficio mobile ) e l’utente può scegliere da quale rispondere. • Controllo CTI tra telefono IP e
client su pc: è una funzionalità per gli utenti che utilizzano il telefono fisso pilotato dal pc. Per una chiamata in arrivo si apre il pop-up di chiamata su client UCC su pc e si risponde da telefono fisso. Per la chiamata in uscita si utilizza direttamente il client UCC su pc. • R ubrica unificata (LDAP). • Convergenza fisso-mobile e callback: è una funzionalità che permette al virtual PBX di richiamare gli utenti addebitando il costo della chiamata alle linee aziendali, in modo trasparente per l’utente. • U fficio mobile e servizi PBX su smartphone.
Nel cloud con Virtual SAMubycom SAMubycon dispone in modo nativo delle caratteristiche tipiche di una soluzione per ambienti Cloud. Va premesso che la soluzione di UCC è fruibile in due principali ambiti aziendali:
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• C arrier: SAMubycom è disponibile in versione Virtual PBX Multi Instance e Multi Tenant e può essere ospitato nei data center dei grandi carrier nazionali per erogare servizi di UCC in modalità cloud (SaaS). Nell’ambito carrier,dal 2013 Selta è partner ufficiale di Telecom Italia con la soluzione virtual PBX SAMubycom nell’offerta Nuvola IT comunicazione integrata. • Enterprise: SAMubycom amplia le possibilità di comunicazione delle grandi aziende distribuite sul territorio grazie alla virtualizzazione e alla soluzione HPC con il Communication Manager su server e la parte Media Gateway gestita con i gateway Selta. In particolare, la versione SAMubycom Virtual Instance è stata ideata da Selta proprio per realizzare ambienti cloud. In pratica consiste nella possibilità di virtualizzare SAMubycom in modo da creare una piattaforma multitenant in grado di garantire servizi di Unified Communication e Collaboration in uno scenario di hosting in cui:
• O gni cliente è servito da un Virtual PBX dedicato, con una configurazione ritagliata sulle proprie effettive esigenze. • La funzionalità multi-tenant è ottenuta attraverso la replica di istanze IP-PBX SAMubycom. • Un server esterno di storage garantisce la ridondanza a caldo in caso di guasto grazie a funzionalità NAS/NFS, Fibre Channel e iSCSI. L’infrastruttura di virtualizzazione è composta da: uno o più server host (server multicore), uno o più media gateway, un server di storage esterno, un server per la gestione dell’infrastruttura. Per quanto concerne gli ambienti operativi e server, l’applicazione Virtual SAMubycom è utilizzabile sull’infrastruttura di virtualizzazione VMware vSphere ESXi Hypervisor o Red Hat Enterprise Virtualization per cui è stata certificata. Inoltre, per progetti specifici, Selta è disponibile a certificare la soluzione Virtual SAMubycom su altre piattaforme di virtualizzazione.
Le soluzioni Selta per la Unified Communication e Collaboration in ambienti cloud pubblici e privati
SAMubycom Virtual Instance per Carrier/ISP SAMubycom può essere virtualizzato per creare una piattaforma multi-tenant in grado di garantire servizi di UCC in uno scenario di hosting. Per un utilizzo nell’ambito di offerte di Cloud Pubblico la soluzione SAMubycom Virtual Instance è pensata come una soluzione di Virtual PBX multi-istanza, in cui per ogni singolo cliente viene creata una specifica istanza Virtual IP-PBX (due nel caso di soluzione ridondata). Il cuore di SAMubycom Virtual Instance è costituito dall’insieme di più server ospitati presso data center del carrier/service provider all’interno del quale sono attive le istanze di altri clienti. R
La società
Selta è un’azienda italiana focalizzata sui mercati TLC e ICT, dell’automazione e controllo, in particolare nel settore dell’energia, smart grid e smart cities, oltre che nel settore della sicurezza informatica. Ha proprie attività di R&S, a cui dedica consistenti investimenti annuali, una propria organizzazione logistico-produttiva e strutture per affrontare mercati diversificati sia a livello nazionale che internazionale. Selta opera in tre comparti: piattaforme di comunicazione IP per la UCC; soluzioni virtualizzate di comunicazione per il cloud pubblico e privato; soluzioni per le Next Generation Access Networks per le reti di accesso degli operatori. Le soluzioni Selta trovano utilizzo nelle reti dei carrier e service provider, nelle reti aziendali di ogni dimensione e tipologia, nelle PA e nelle Utilities.
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION Il video software di Vidyo per avere qualità HD in tutte le condizioni Il produttore espande l’offerta e consolida la presenza come piattaforma di riferimento per una videocomunicazione in ambito business, Web, social e gaming
V
idyo prosegue nell’espansione della propria offerta, al fine di rispondere alle diverse esigenze di videocomunicazione, in crescita in Italia con tassi superiori a quelli di Regno Unito e Germania. I risultati danno ragione a una strategia incentrata sulle peculiarità tecnologiche che consentono di realizzare la telepresenza a costi accessibili a imprese di ogni dimensione. Tra le novità annunciate i nuovi sistemi di telepresence HD230 per sale attrezzate con due schermi e HD40, per piccole sale attivabili in pochi minuti su un normale monitor e con una piccola Web cam ad alta definizione. Annunciato anche l’incremento del numero di pc supportati nelle conference: fino a 8 e 16. Inoltre, come evidenzia Paolo Visintini, Sales Manager Italy & Spain di Vidyo, l’azienda ha introdotto un SDK (Software Development Kit) per l’integrazione con le piattaforme Lync di Microsoft e Sametime di IBM Lotus. Del resto, grazie alle API (Application Programming Interface) i partner di Vidyo sono in grado di sviluppare soluzioni personalizzate, in particolare è nuova la possibilità d’integrare il sistema Vidyo
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Architettura della piattaforma
La piattaforma di comunicazione e collaborazione di Vidyo è basata su software, più precisamente sull’Adaptive Video Layering, che ottimizza dinamicamente i video per qualsiasi terminale, utilizzando una tecnologia di compressione basata sul protocollo H.264 Scalable Video Coding (SVC) e l’IP di Vidyo. L’Adaptive Video Layering permette di eliminare l’MCU e fornisce elevata error resiliency, bassa latenza e rate matching tali da permettere una notevole qualità video, sulle reti Internet, LTE, 3G e 4G. La versatilità della piattaforma Vidyo consente facile integrazione con i didpositivi hardware di ultima generazione. Inoltre, Vidyo sin dal 2005 è sensibile all’interoperabilità in videoconferencing H.264 SVC e SIP in seno a vari organismi di standardizzazione. con soluzioni di call center. Prosegue poi la partnership con Qui a fianco: Vidyo HD 40
Video Room HD 230 di Vidyo
Google, favorita proprio dalla versatilità e “leggerezza” di una piattaforma basata su software e implementabile anche su macchine virtuali. In particolare, oltre a essere la piattaforma supportata da Google per il Web RTC con l’intenzione di farne lo standard per l’Internet Tv, Vidyo è utilizzata per gli hangouts di Google, compresa la recente offerta H2O (Hangouts to Others), permettendo di collegare a questo tipo di conferenze anche sistemi legacy H.323, come ci rivela Fabio Tessera, vice presidente responsabile delle vendite per la regione Semea. Sempre con Google l’accordo per la video chat Rounds che porta Vidyo a sbarcare sulle coste del social, dopo l’approdo sul gaming attraverso la partnership con Nintendo per la Wii U. Diversi gli ambiti di applicazione anche sul fronte delle imprese, presso le quali la videoconferenza è in forte crescita. Tessera preferisce però ricordare i casi relativi alla telemedicina o al supporto di azioni umanitarie, come per Concern Worldwide o Action Aid. R
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Aura, la piattaforma Avaya per la comunicazione e la collaborazione
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a vision di Avaya per la UC deriva dalla considerazione che le imprese sono alle prese con un’organizzazione del lavoro sempre più mobile e con team sempre più distribuiti. Il portfolio di Avaya per i sistemi di comunicazione aziendale, peraltro molto ampio, consente in tal senso evoluzioni anche graduali verso ambienti IP e SIP, convergenti e collaborativi. Le soluzioni software per la collaborazione aziendale si basano sostanzialmente sulla piattaforma Avaya Aura. Avaya Aura è un’evoluzione naturale della piattaforma per le comunicazioni IP basata su standard aperti, affidabile ed espandibile di Avaya. Aura raccoglie funzionalità consolidate, tra cui il Communication Manager, e abilita la rete alla gestione delle sessioni SIP. Tramite una architettura per le comunicazioni unificate, Aura ha l’obiettivo di semplificare la gestione di reti complesse, ridurre i costi di infrastruttura e permettere ai dipendenti di comunicare da qualunque luogo grazie a funzionalità vocali, video, di messaggistica unificata, opzioni per il controllo delle presenze, applicazioni Web, client mobili e strumenti per le conferenze multimediali. A livello funzionale, Avaya Aura fornisce i servizi di comunicazione core necessari per distribuire le soluzioni di unified communication e contact center a tutti gli endpoint connessi, indipendentemente dall’infrastruttura sulla quale risiedono. Le tre versioni disponibili del pro-
Evoluzione naturale della piattaforma per le comunicazioni IP basata su standard aperti, raccoglie funzionalità consolidate, tra cui il Communication Manager, ed abilita la rete alla gestione delle sessioni SIP dotto, Branch, Standard ed Enterprise Edition, sono basate su licenze per utente. È poi possibile anche acquistare singoli componenti hardware e software per ampliare il numero di utenti o per incrementare il grado di ridondanza. Core della soluzione è il Communication Manager, un software per telefonia IP basato su standard aperti, espandibile e modulare. Fornisce opzioni centralizzate per il controllo delle chiamate e supporta un’ampia gamma di server, gateway e dispositivi analogici, digitali e IP. Comprende funzionalità integrate avanzate tra cui applicazioni per la mobilità, funzionalità per i call center, le conferenze e servizi di emergenza. Suo corollario è il Communication Manager Branch (CMB), un set di funzionalità pensate per le aziende e gli enti pubblici con filiali distribuite, come catene commerciali, banche, assicurazioni, uffici pubblici, ospedali e scuole. Le funzionalità di CM e di CMB sono state pensate al fine di semplificare la collaborazione e la mobilità tra le filiali, consentire di centralizzare la gestione delle applicazioni e di
utilizzare il protocollo SIP a tutti i livelli aziendali. Il software abilita una gestione delle chiamate voce e video in una rete distribuita di media gateway e con un’ampia gamma di dispositivi di comunicazione analogici, digitali e IP. I servizi di Presence di Avaya Aura sono in grado di raccogliere e distribuire informazioni estese di presence non solo da sorgenti Avaya ma anche da altri sistemi, consentendo agli utenti dell’intera rete di raggiungere le persone che desiderano, utilizzando i vari canali di comunicazione a disposizione. Già utilizzati ampiamente per l’instant messaging, i servizi di Presence hanno, osserva Avaya, la potenzialità di consentire il raggiungimento di nuovi livelli di produttività degli utenti e del servizio clienti, rendendo le risorse più facilmente disponibili per clienti e collaboratori. I servizi di Presence sono integrati con altre applicazioni basate sulla Presence, quali Microsoft Office Communication Server, IBM Lotus Sametime, e applicazioni di terze parti che utilizzano gli standard aperti SIP/SIMPLE e XMPP. Questo consente di avere informazioni di Presence consistenti e di poter utilizzare un’ampia gamma di applicazioni di comunicazione aziendale. R
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REPORT UNIFIED COMMUNICATION E SOCIAL COLLABORATION Dimension Data disegna la strada per un approccio strategico alla UCC Il system integrator propria esperienza e per proporre modelli UCC ritagliati sulle
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globale mette a disposizione la competenza tecnologica e consulenziale di implementazione strategica della specifiche esigenze aziendali
uello della collaborazione è un concetto molto trasversale perché il modo di incontrarsi, di riunirsi, di comunicare, di condividere informazioni è strettamente legato alla cultura, alle abitudini e all’organizzazione aziendale: fattori, questi, legati più alle persone che non alla tecnologia. Per questi motivi uno dei problemi nei progetti UCC consiste nel superare le resistenze organizzative e, in assenza di una strategia complessiva, si concretizza il rischio di un possibile fallimento delle iniziative intraprese. Dimension Data promuove una visione strategica dell’UCC che parte dall’azienda, dalle sue caratteristiche e dalle sue necessità in base al presupposto che, per disegnare una strategia, è necessario capire come l’azienda opera per definire obiettivi chiari e generali. Per supportare in questo disegno i CIO, i consulenti di Dimension Data analizzano la predispo-
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sizione all’innovazione in area comunicazione valutando: • aspetti operativi: lo stato attuale di tecnologia, competenze, utilizzo degli strumenti, modello di costi IT, informazioni e metriche; • a spetti strategici: esistenza di una architettura IT di riferimento, necessità di integrazione con i processi di business, potenziale valore per l’azienda, profilazione degli utenti e analisi della user experience. Si tratta di un’analisi che considera lo stato attuale e lo sviluppo futuro senza guardare alla sola tecnologia, puntando a evidenziare in modo chiaro gli obiettivi raggiungibili e il valore che possono portare, anche tramite modelli di valutazione del ritorno sull’investimento. Il modello secondo cui Dimension Data supporta i propri clienti nella definizione di una strategia UCC permette la creazione di un piano per il raggiungimento di un obiettivo generale in armonia con le specificità dell’azienda. Un ulteriore passo promosso da Dimension Data nella realizzazione di un progetto UCC è la suddivisione degli utenti in gruppi con caratteristiche e requisiti simili. Una volta definiti i profili, è la volta dell’identificazione dei casi
di utilizzo, ovvero delle situazioni tipiche in cui ogni profilo d’utenza si può trovare nell’uso della tecnologia. Gli esercizi sui profili e sui casi d’utilizzo permettono di identificare molto chiaramente i reali requisiti dell’organizzazione e di assegnarvi le opportune priorità. Dimension Data si propone come partner in queste analisi preparatorie adottando metodologie di classificazione degli utenti e analisi della “user experience” per meglio individuare i casi di utilizzo e i potenziali ostacoli all’implementazione di nuove soluzioni. Peraltro, le soluzioni UCC sono spesso sulla linea di confine fra i servizi accessori e i servizi strategici e molte aziende italiane scelgono di delegare a una gestione esterna di tecnologia “on premises” tutto ciò che non è strettamente correlato all’attività primaria dell’azienda. Dimension Data, oltre alle garanzie tecniche e di qualità del servizio, rivendica la propria capacità di saper fornire ai CIO un contributo consulenziale e, attraverso una gamma di servizi di comunicazione gestiti, consente di gestire le tecnologie UCC in modo integrato, indipendentemente dal fornitore o dall’ubicazione. A tutto ciò affianca assistenza e gestione operativa per tutto il ciclo di vita in ambienti di telefonia IP Cisco, infrastrutture di visual communication multi-vendor e soluzioni di messaggistica unificate su base Microsoft. R
mercati
PC CLIENT: 1 SU 2 È UN TABLET
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irmi ha pubblicato il periodico resoconto sull’analisi dei dati relativi all’andamento del mercato italiano dei pc client nel quarto trimestre e sull’intero 2013. Per quanto riguarda l’intero anno 2013, il mercato dei Client vale circa 2,86 miliardi di euro e diminuisce in fatturato dell’1,1% rispetto all’anno precedente a fronte di un incremento nel numero di unità consegnate in crescita di circa il 10%, segno di uno spostamento verso il basso del costo medio per dispositivo venduto.
L’ultimo trimestre 2013 ha confermato la continua crescita di tablet, con un +13,3% rispetto allo stesso trimestre 2012 per fatturato e +26,6% in termini di unità consegnate, trainata soprattutto dai dispositivi di fascia più professionale. L’ultimo trimestre dell’anno scorso segna anche una ripresa per pc workstation e thin client, sebbene il confronto a livello annuale sia in diminuzione, che rappresentano tuttavia categorie poco rilevanti rispetto al contesto complessivo del mercato pc client. Le prime stime Sirmi sul 2014 intravedono uno spiraglio di ripresa sotto la spinta di Tablet e Ultrabook, con previsioni di crescita annuale del comparto pc client del 7,5% circa in termini di fatturato e del 14% in termini di unità consegnate di cui il 60% circa costituita da tablet. R
Sirmi ha diffuso i dati sull’andamento del mercato pc client relativi al quarto trimestre 2013 e all’intero anno. Muore il netbook e il tablet ruba spazio al notebook di Riccardo Florio
Nel 2013 il numero totale di unità consegnate è stato di 3.744.200 corrispondete a circa il 50% del mercato. Una crescita con evidenti ripercussioni sul mercato dei notebook che diminuisce in fatturato del 7,2% nel quarto trimestre 2013 e del 19,7% su scala annuale. Scompare definitivamente il mercato dei netbook: nell’ultimo trimestre del 2013 la società di analisi italiana ha indentificato solo 100 unità consegnate sull’intero territorio nazionale.
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Verso un mondo IT definito dal software
di Giuseppe Saccardi
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Quello del "software defined" è un trend che sta interessando in modo travolgente tutti i settori e ora si parla anche di sicurezza definita dal software o di UC definita dal software. Non esiste virtualmente settore dell'IT in cui non ci si possa aspettare che architetture e prodotti non siano presentabili sotto questo nuovo paradigma dell'IT. Peraltro la distribuzione di applicazioni e di sistemi di elaborazione e la possibilità di selezionare le risorse (ad esempio la tipologia di storage o di server) in base alle esigenze applicative è un processo che era già in atto da tempo. Se poi si vuole andare ancora più indietro nel tempo, il modello OSI (Open System Interconnection) è stato il primo tentativo (inizialmente combattuto dai produttori) di definire su scala mondiale un modo di relazionare le risorse ICT definito dal software in cui, mediante API, ogni layer del modello generale richiedeva i servizi (in termine di tipologia di apparati fisici o moduli software) al livello sottostante in funzione delle esigenze delle applicazioni. Pur ristretto al mondo delle reti costituiva già (anche se allora non lo si sapeva) un approccio del tipo "software defined". In sostanza, quello in via di diffusione è un concetto che è sotto gli occhi di tutti da decenni e che è andato evolvendo nel tempo adattandosi alle esigenze economiche ed elaborative del mondo produttivo e dei servizi. La sua incarnazione massima è ora il software defined data center (che racchiude server, storage, rete, sicurezza e management), ma questo solo perché la velocità delle moderne reti di comunicazione, fisse e mobili, ha permesso di tornare a focalizzare su di esso tutta una serie di funzioni (di sicurezza, di elaborazione, di distribuzione delle applicazioni, di virtualizzazione) che erano state in precedenza distribuite in un'ottica client-server. Quale sia il punto di arrivo di una tale evoluzione è difficile da stabilire al momento, ma è prevedibile che sul carro del software defined a breve saliranno anche i pochi che ancora non l'hanno fatto, fosse solo per le opportunità di marketing connesse. Una cosa è però certa. Un software è bello (soprattutto se funziona) ma su qualche macchina fisica, posizionata da qualche parte nel mondo, deve pur basarsi per potersi trasformare in qualcosa di realmente utile. R
ict security HP THREAT CENTRAL: CRESCE LA COLLABORAZIONE PER LA SICUREZZA
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utti i report di vendor e analisti confermano che lo scenario delle minacce è in costante peggioramento. Ponemon nel suo “Cost of Cyber Crime Study 2013”, per esempio, stima in 46 miliardi di dollari la spesa per la sicurezza a livello globale, con un incremento del 20% nel numero di violazioni e del 30% del costo di ognuna di queste. Uno dei meccanismi capaci di contribuire a controbattere questo crescente livello di minaccia è lo scambio d’informazioni per condividere esperienze e misure di contrasto. Sulla base di questo presupposto HP Enterprise Security Products in collaborazione con gli HP Labs ha sviluppato nel 2013 HP Threat Central, una piattaforma collaborativa d’informazioni sulla sicurezza che permette di condividere all’interno di una comunità dati e analisi sulle minacce fornendo intelligence in tempo reale su hacker, vettori degli attacchi e metodi e motivazioni all’origine delle attuali minacce.
Questa piattaforma viene ora potenziata con l’introduzione della HP Threat Central Partner Network, un sistema di collaborazione tra imprese impegnate nella sicurezza che sta alla base dell’importanza della collaboration a livello di industry per combattere gli attacchi. HP sta collaborando inizialmente con partner quali Arbor Networks, Blue Coat Systems, InQuest, ThreatGRID, Trend Micro e Wapack Labs allo scopo di produrre informazioni strategiche sulla sicurezza per fornire indicatori pratici alla comunità HP Threat Central. HP Security Research e HP Enterprise Security Services forniranno dati alla piattaforma HP Threat Central in aggiunta alle informazioni condivise tra i membri della comunità e i partner. R
La piattaforma collaborativa d’informazioni sulla sicurezza viene potenziata con HP Threat Central Partner Network
TREND MICRO RENDE SICURI I DISPOSITIVI MOBILI
Si amplia la gamma d’offerta del produttore giapponese per la protezione in mobilità
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rend Micro ha presentato nuove soluzioni per la sicurezza delle piattaforme mobili pensate per migliorare la difesa contro minacce sempre più evolute e sofisticate. Le novità includono Safe Mobile WorkForce, una soluzione software che consente di disporre di un accesso sicuro da dispositivo mobile ai dati corporate e Trend Micro Mobile Security, una piattaforma di
sicurezza per la protezione dei dati sui dispositivi Android, iOS e Amazon Kindle che rende più sicura la navigazione Web, favorisce la gestione della privacy in Facebook, e fornisce protezione in caso di perdita del dispositivo mobile. Rilasciata anche la App denominata Mobile App Reputation in grado di identificare i malware e di assegnare un livello di reputazione delle applicazioni mobile. Grazie alla partnership con BlackBerry, Trend Micro identifica e blocca le app Android alterate prima che siano vendute nel BlackBerry World store. «Le minacce ai dispositivi mobile continuano a crescere sia per intensità che sofisticazione – ha commentato Eva Chen, CEO e co-fondatore di Trend Micro -. Nel 2014 i dispositivi mobili diventeranno il vettore di punta per gli attacchi cyber criminali e il numero di minacce Android è destinato a superare i 3 milioni. Dal momento che le applicazioni cloud-based e le policy BYOD diventeranno sempre più comuni, i dati sensibili degli impiegati e delle aziende sono a rischio. Le nostre soluzioni mantengono le informazioni sicure senza contrastare la mobile experience». R
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printing&imaging LA STAMPA INKJET DI EPSON ALL’ATTACCO DEI DISPOSITIVI A SUBLIMAZIONE Annunciata SureLab D700, stampante fotografica professionale di dimensioni compatte per stampa ad alta qualità su una pluralità di formati e supporti
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lle esigenze di stampa fotografica Epson indirizza SureLab D700, stampante compatta a sei colori adatta a supporti con finitura lucida, patinata e opaca per lavori di stampa misti a elevata qualità. SureLab D700 si indirizza a laboratori di stampe fotografiche, negozi, fotografi di eventi, minilab e copisterie supportando stampe con larghezza variabile da 10 a 21 cm e lunghezza da 8,9 fino a 100 cm e una velocità di stampa di 360 fogli/ora (formato 15x10 cm con qualità di stampa standard). SureLab D700 integra una tecnologia inkjet sviluppata da Epson che si avvale della testina di stampa Epson Micro Piezo in combinazione con inchiostri Epson UltraChrome D6-S per fornire una risoluzione massima di 1440x720 dpi. Questa stampante si propone in competizione con i modelli di stampanti a
sublimazione puntando sulla versatilità di opzioni di stampa a fronte di un ridotto costo per stampa e basse richieste di manutenzione. «SureLab D700 rappresenta la mossa successiva di Epson all’introduzione di SureLab D3000 per la produzione di grandi volumi di stampe fotografiche - ha commentato Renato Sangalli, Business manager ProGraphics di Epson Italia - . Questa soluzione compatta può essere utilizzata per lavori a bassa e media tiratura o presso i chioschi di stampa. Non solo: essendo portatile, è adatta anche per l’uso sul posto durante un evento oppure durante i corsi di fotografia, senza alcun compromesso per quanto riguarda la qualità di stampa e la flessibilità dei supporti». La disponibilità è prevista da maggio 2014. R
AEI ADOTTA IL GRANDE FORMATO DI RICOH
Con Ricoh MP CW2200SP la società di progettazione è ora in grado di gestire interamente il flusso di lavoro, dalla stampa all’archiviazione dei progetti
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EI progetti è una società di progettazione con oltre 20 anni di esperienza nell’ambito dell’ingegneria strutturale e delle costruzioni (Geotecnica, Ingegneria Ambientale, Architettura, Retail Design). Tra i progetti più importanti realizzati da AEI vanno annoverati la cantina vinicola Antinori di Bargino a Firenze, il Polo Pediatrico A. Meyer di Firenze, il Centro Direzionale di Careggi a Firenze, la Cittadella dell’arte della ceramica a Li Ling in Cina e la Facoltà di Architettura di Tripoli in Libia. La società aveva la necessità di sostituire un plotter che non era più in grado di soddisfare le esigenze dell’azienda e si è rivolta a Ricoh. Un apposito team di professionisti l’ha supportata con una fase di analisi per individuare la soluzione che le consentisse di migliorare la gestione di tutto il flusso di lavoro e di offrire ai clienti applicazioni innovative. La scelta finale è caduta sul nuovo plot-
Il plotter multifunzione a colori Ricoh MP CW2200SP
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ter multifunzione a colori Ricoh MP CW2200SP in grado di coniugare i vantaggi della multifunzionalità (stampa, copia, scansione, archiviazione digitale) con la compattezza grazie allo scanner a colori integrato e agli ingombri ridotti. Nella scelta sono state valutate molte caratteristiche tra cui gli inchiostri Liquid Gel Ricoh (idrorepellenti e a essicazione immediata, aspetti importanti per le applicazioni outdoor), il Postscript Level3 di serie per la gestione diretta dei file PDF in stampa e le teste di stampa permanenti. «Ricoh MP CW2200SP è l’ideale per chi come noi lavora costantemente in ambienti di progettazione CAD - ha dichiarato Stefano Valentini, socio amministratore e Direttore tecnico di AEI -. Grazie a questa soluzione siamo in grado di gestire con efficienza il flusso di lavoro Grande Formato per quanto riguarda sia le attività di stampa, copia e scansione sia per quanto concerne l’archiviazione digitale dei documenti di progetto». R
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HP STAMPA DOVE E QUANDO SERVE
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n HP, promuovendo la strategia aziendale del nuovo modo di fruire dell’IT, guidato da cloud e mobile, cui l’offerta HP risponde a 360 gradi, hanno moltiplicato gli sforzi per migliorare l’esperienza d’utilizzo di stampanti e multifunzione e per fornire soluzioni che indirizzino specifiche esigenze aziendali. A tal riguardo, va sottolineato l’impegno sul fronte delle stampanti equipaggiate con le soluzioni NFC (Near-Field Communications), che risolvono senz’altro un problema a chi vuole stampare da un dispositivo mobile. Secondo studi riportati dai responsabili di HP, entro il 2015 il 50% degli utilizzatori di smartphone e il 58% degli utilizzatori di tablet useranno la stampa da dispositivi mobile. In effetti, la stampante o la multifunzione è visibile attraverso la rete Wi-Fi, ma quando ci si trova a un piano diverso dal proprio o in una filiale remota, è difficile sapere qual è la stampante che si trova proprio di fronte a noi, tra tutte quelle che vengono rilevate dal nostro dispositivo. Senza bisogno di scaricare app, basta poggiare il dispositivo sull’apposita area “NFC”, inserita sulle nuove stampanti HP, e automaticamente viene stampato l’ultimo documento selezionato. Ma ancora più interessante è la possibilità di aggiungere un dispositivo NFC alle vecchie stampanti HP (basta che abbiano la porta USB: costa 39 dollari (prezzo suggerito da HP) e abilita la stessa soluzione prima descritta. Della funzionalità NFC touch-to-print è dotata anche l’ultima ar-
La stampante multifunzione HP Color LaserJet Pro MFP M476
rivata nella famiglia di dispositivi multifunzione: la HP Color LaserJet Pro MFP M476, che presenta anche altre soluzioni protette per la stampa mobile. I tecnici di HP sono infatti all’opera per estendere l’offerta di funzionalità per la stampa wireless diretta, HP ePrint e HP AirPrint. Inoltre, HP Color LaserJet Pro MFP M476 è dotata di certificazione Mopria (la prima a conseguirla, sostengono in HP), che attesta l’allineamento con gli standard globali per la stampa wireless semplificata da smartphone, tablet e altri dispositivi mobile. A queste, si aggiungono anche soluzioni per la produttività e l’automazione del flusso di lavoro, come l’accesso, direttamente dal dispositivo, ad applicazioni cloud, tra cui DropBox e Google Drive. Queste applicazioni integrate, unite alla scansione fronteretro in una sola passata, consentono agli utenti di aumentare l’efficienza negli ambienti ibridi cartacei/ digitali, spiegano in HP. «Oggi la clientela aziendale si aspetta di poter stampare in sicurezza da qualunque luogo o device» spiega Brian Schmitz, Director of Future Product Marketing LaserJet and Enterprise Solutions di HP, che continua: «Siamo impiegnati a fornire soluzioni di stampa mobile semplici e protette, capaci di aiutare i clienti a risolvere le sfide della mobilità, sia in ufficio sia in movimento. Con l’introduzione di queste nuove offerte per la mobilità di livello enterprise HP aiuta le piccole e medie imprese a potenziare come non mai la produttività e il workflow». R
Risolvono problemi business le soluzioni per la stampa wireless diretta e sicura su base NFC (Near-Field Communications). La novità HP Color LaserJet Pro MFP M476 di Gaetano Di Blasio
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NETSURE: ALIMENTAZIONE DC PER LE RETI DEL FUTURO Emerson Network Power presenta una piattaforma basata su NetSure 5100, progettato per migliorare l’affidabilità e ridurre i costi operativi dei sistemi per l’alimentazione elettrica continua nei siti di rete core e di accesso
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merson Network Power, divisione di Emerson specializzata nell’ottimizzazione delle infrastrutture per i data center, ivi compresa l’affidabilità e l’efficienza operativa per le reti di telecomunicazioni, ha presentato la nuova generazione della piattaforma di alimentazione DC NetSure, con sistemi e componenti progettati per ridurre i costi e migliorare l’affidabilità nei siti di rete core e di accesso. Stando a quanto spiegato dai responsabili della società, la nuova piattaforma NetSure supporta le architetture di rete attualmente in evoluzione e le tecnologie nuove ed emergenti che costituiranno la colonna portante delle reti di domani. Comprenderà sistemi di alimentazione DC, raddrizzatori, convertitori e componenti associati che saranno resi disponibili nel corso del 2014. Tutti i sistemi sono stati dichiaratamente progettati in modo da supportare varie tipologie di implementazione e ambienti e adattarsi al cambiamento delle esigenze delle reti, delle apparecchiature e delle condizioni. Il primo modulo della nuova piattaforma, un raddrizzatore eSure a elevata efficienza da 2000 W, è in re-
altà già stato lanciato a metà 2013 ed è disponibile a livello internazionale per l’utilizzo nei sistemi NetSure di alimentazione DC di nuova generazione. Il NetSure 5100, primo sistema di alimentazione DC della nuova piattaforma è già disponibile nella regione EMEA e sistemi analoghi saranno introdotti a breve nel resto del mondo. Pensato specificamente per applicazioni di accesso per le telecomunicazioni, NetSure 5100 presenta densità energetiche elevate, riducendo la dimensione e l’ingombro rispetto al sistema precedente, ottimizzando lo spazio. Comprende da 3 a 12 raddrizzatori eSure, che forniscono (dati dichiarati) un’efficienza del sistema del 96% e consentono un notevole risparmio energetico anche a bassi carichi in modalità ECO. I tecnici di Emerson Network Power spiegano che NetSure 5100 è dotato di una unità di controllo standard o di una alternativa avanzata con capacità superiori di gestione del carico. Attraverso interfaccia Web, con accesso da molteplici gateway, sono disponibili il monitoraggio remoto e l’upgrade del software, per una rapidità d’implementazione, aggiornamento e manutenzione. R
WIRELESS AL TOP CON IL ROUTER NETGEAR R7000 Le prestazioni di nuova generazione Gigabit 802.11ac ottimizzano streaming e mobilità
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etgear ha presentato il router Wi-Fi dual-band 802.11ac Nighthawk R7000, un apparato che combina un processore dual core da 1GHz con una porta USB 3.0 SuperSpeed e il Beamforming+ di NETGEAR, una tecnologia sviluppata con l’obiettivo di incrementare velocità, affidabilità e portata della copertura wireless. La elevata velocità della connessione Wi-Fi lo rende ideale, osserva la società, per quelle attività molto esigenti in termini di banda come il video streaming e per supportare il crescente numero di dispositivi Wi-Fi mobili. Per esempio, lo streaming wireless HD può essere sfruttato al meglio grazie alle funzionalità di Nighthawk come QoS del downstreaming, Beamforming+. Con Beamforming+, è possibile indirizzare i Il router Wi-Fi dual-band Nighthawk R7000 di Netgear
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segnali Wi-Fi verso telefoni, tablet e laptop al fine di favorire un utilizzo ottimale che consente download veloci, telefonate via Internet più chiare, visione ininterrotta di video HD. Nighthawk è dotato di una porta USB 3.0 SuperSpeed che, sostiene Netgear, è 10 volte più veloce della porta USB 2.0. È possibile accedere e trasferire velocemente in tutta la rete i contenuti presenti in un dispositivo di storage collegato alla porta USB 3.0, rendendolo un dispositivo ideale per lo streaming di video su schermi DLNA. È anche possibile proteggere i contenuti utilizzando NETGEAR ReadySHARE Vault, un software gratuito per il backup automatico su un disco rigido USB collegato a Nighthawk. R
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CISCO ESTENDE L’APIC ALLE RETI DI ACCESSO E WAN
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el giugno 2013 Cisco ha annunciato la sua “vision” per l’Application Centric Infrastructure (ACI), un modello di infrastruttura fondata su alcuni capisaldi quali: il disaccoppiamento delle applicazioni e delle policy dall’infrastruttura IP, la capacità di definire e applicare profili legati al comportamento delle applicazioni sulla rete, l’integrazione tra gli elementi fisici e virtuali dell’infrastruttura con la possibilità di avere su di essi una visibilità di tipo end-toend, apertura a tutti i livelli e una scalabilità che non penalizzi la sicurezza. Per fungere da elemento unificante di automazione e gestione del fabric ACI Cisco ha sviluppato l’appliance Application Policy Infrastructure Controller (APIC). L’esigenza di fornire applicazioni altamente performanti ai data center, così come alle reti WAN e LAN alimentata da sviluppi tecnologici quali l’Internet of Everything ha portato ora Cisco alla decisione di ampliare la soluzione Application Centric Infrastructure (ACI) introducendo Cisco Application Policy Infrastructure Controller (APIC) Enterprise Module. Si tratta di un controller software che rappresenta un componente chiave della Cisco ONE Enterprise Networks Architecture. Questo controller supporta l’infrastruttura di rete esistente fornendo un’interfaccia per l’impostazione delle policy e i servizi di provisioning attraverso una rete composta da switch Cisco Catalyst, di router Cisco Integrated Services Router (ISR) e Cisco Aggregation Services Router (ASR). Questo modulo traduce direttamente policy aziendali in regole a livello di dispositivo di rete, automatizzando operazioni di distribuzione, di controllo della compliance e l’applicazione delle policy di rete. Per farlo utilizza un approccio aperto e programmabile alla sicurezza di rete,
funzionalità di gestione del cambiamento basate su ACL, di ottimizzazione del percorso a livello WAN e di Quality of Service (QoS). Di fatto, questa soluzione estende la portata di ACI dal data center, fino alle reti WAN e di accesso offrendo funzionalità SDN (Software Defined Networking). APIC Enterprise Module permette di vedere la rete come unica entità, invece che di intervenire su singoli elementi e dispositivi, e consente di automatizzare le configurazioni di rete e delle policy gestendo, nel contempo, le applicazioni nelle reti WAN e di accesso e la Quality of Service lungo tutta la rete. Questo modulo è composto da tre elementi: un database delle informazioni di rete, un’infrastruttura per le policy e una per l’automazione. Cisco APIC è adatto per le diverse tipologie di infrastrutture grazie al supporto per una serie di API incluse OpenFlow, Cisco onePK e Command Line Interface. Supporta, inoltre, sia i nuovi dispositivi SDN sia i dispositivi di rete Cisco meno recenti e prevede funzioni per automatizzare il rilevamento e la mitigazione delle minacce. Cisco APIC Enterprise Module sarà disponibile alla fine della prima metà del 2014 e senza costo aggiuntivo per i clienti Cisco SMARTnet. R
Con il rilascio di Application Policy Infrastructure Controller Enterprise Module il produttore unifica l’automazione e la gestione di rete lungo il data center e la rete enterprise di Riccardo Florio
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Cisco APIC Enterprise Module rappresenta il motore per impostare in modo centralizzato la sicurezza e le policy a livello enterprise
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La condivisione della sicurezza
L'Unione Europea ha varato un piano per la Cyber Security. Merito soprattutto di Edward Snowden, la "gola profonda" le cui rivelazioni sulle attività di spionaggio della NSA (National Security Agency) statunitense, hanno fortemente sensibilizzato i politici europei, come ha ammesso Luigi Rebuffi, presidente di EOS (European Organization for Security), citando stralci dell'intervento tenuto recentemente dal commissario europeo del DG-Connect e vice presidente della Commissione Europea Nellie Kroes per motivare la necessità di una politica e di una piattaforma europea sulla sicurezza informatica. Rebuffi è co-chair del Working Group 3 per la Ricerca e Innovazione nel Secure ICT della Piattaforma europea su Network e Information Security (NIS), insieme a Fabio Martinelli, Primo Ricercatore presso l’Istituto di Informatica e Telematica del CNR di Pisa. Soprattutto quest'ultimo ha messo in evidenza l'importanza del piano avviato e la relativa "pragmaticità" impostata, cercando di legare i lavori a risultati e deadline. Rebuffi è stato più critico nell'evidenziare alcuni punti dolenti, a cominciare da come regolare lo scambio di informazioni sugli attacchi e gli incidenti di sicurezza tra organizzazioni, sia pubbliche sia private. Il rischio, secondo Rebuffi, è adottare la logica statunitense, basata sullo scambio volontario, mentre sarebbe opportuno un obbligo previsto per legge. Purtroppo un primo provvedimento ha invece rimosso l'obbligo per alcuni provider di servizi (telco operator ma anche aziende come Google) di fornire tali informazioni. Su queste pagine non possiamo fare altro che sottolineare ancora una volta quanto alto sia il rischio e quanto sia importante una condivisione delle informazioni per attuare una protezione efficace. Purtroppo, l'enorme programma per la piattaforma NIS sarà per la maggior parte inutile: intanto è difficile che i governi riescano a mettere da parte i criteri di sovranità, per arrivare a unificare realmente gli sforzi sulla cyber security. L'impegno a coinvolgere le imprese è forse l'aspetto più interessante, non solo per il lavoro di sensibilizzazione che il WG2 deve svolgere: crescendo quest'ultima potrebbero trovare "casa" i progetti di ricerca che il WG3 può finanziare. La cattiva notizia è che saranno soldi buttati, se, come sottolinea Rebuffi, non saranno accelerati i processi amministrativi, che, mediamente in UE, richiedono due anni per far partire un progetto. Poi ne servono altri due per i risultati. In 4 anni il mondo cyber cambia. R
server&storage DA DATACORE UN VIRTUAL DESKTOP SERVER PER LE PMI
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ataCore Software ha annunciato la disponibilità del software VDS 2.1, sviluppato con l’obiettivo di semplificare e rendere economicamente conveniente l’adozione di desktop virtuali in grado di mantenersi costantemente in modalità “stateful” (o persistente). Questo tipo di soluzione mette a disposizione desktop virtuali che offrono un’esperienza utente simile a quella di chi si trova a lavorare direttamente su un pc desktop o portatile. Infatti, all’utente viene assegnata una macchina virtuale privata per la navigazione, il download e l’utilizzo delle proprie applicazioni; spegnendo e riaccendendo la macchina virtuale, questa mantiene il suo stato, ovvero si ripresenta esattamente come era stata lasciata, in modo analogo a quanto avviene quando si apre e si chiude
un portatile. In pratica funziona come il proprio desktop, solo che è virtuale. Rispetto alla precedente release, la versione 2.1 supporta le piattaforme Windows Server 2012 e Server 2012 R2, comprende un’offerta entry-level aggiornata per 25 desktop virtuali con protezione dei server VDI Hot Standby integrata e include numerosi miglioramenti per aumentare la semplicità d’uso della piattaforma server software per desktop virtuali. Supporta anche l’accesso tramite Single Sign-On (SSO) e Active Directory oltre a comprendere nuove procedure guidate, modelli e strumenti per aumentare il livello di integrazione con Microsoft VDI e i suoi servizi di erogazione e di desktop remoto. “DataCore rende finalmente fattibile e conveniente per le piccole e medie imprese l’adozione di una piccola infrastruttura di desktop virtuali capace di scalare senza compromessi sulle prestazioni”, ha commentato Christian Hagen, Vice President di DataCore EMEA. I prezzi delle licenze software partono da circa 2500 Euro. R
La nuova versione siglata 2.1 di VDS permette di realizzare soluzioni desktop virtuale che forniscono un’esperienza utente analoga a quella dell’uso di un pc
LO STORAGE DI IBM LO PAGHI SOLO QUANDO LO USI
Un nuovo modello commerciale che prevede l’addebito solo al raggiungimento di una soglia di utilizzo prefissata. A quel punto, per un dollaro, IBM aggiunge un altro sistema storage
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n nuovo programma e nuovi prezzi per le soluzioni storage di IBM. Per venire incontro alle esigenze di organizzazioni sempre più soverchiate dai volumi di dati in costante aumento, il produttore ha predisposto il programma IBM Advanced System Placement per abilitare pagamenti di tipo “pay-as-you-go” sui sistemi storage IBM XIV.
Alle aziende viene addebitato solo il costo di una frazione del prezzo all’installazione e il saldo completo viene addebitato al raggiungimento di una soglia di capacità predeterminata. Contestualmente al raggiungimento di questa situazione IBM consegna al proprio cliente un secondo sistema al prezzo simbolico di un dollaro, e il ciclo riparte sul nuovo sistema. Grazie al supporto di IBM Global Financing è possibile anche ottenere una versione in locazione del programma Advanced System Placement, modulando i canoni del leasing in funzione dell’utilizzo sia del primo sistema che dei successivi. IBM prevede di espandere questo programma entro la metà del 2014 anche su altri prodotti della gamma IBM System Storage e IBM Business Partners. R
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software I CIO PRENDONO LE DISTANZE DAL “GREEN SCREEN” Una ricerca di Vanson Bourne commissionata da Micro Focus evidenzia che il 93% delle aziende utilizza ancora applicazioni a schermo verde Giuseppe Gigante, marketing manager di Micro Focus
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reen screen è la definizione che in ambito IT viene data ai terminali di tipo 3270 che accedono al Sistema Operativo centrale. Si tratta di un’interfaccia di vecchia generazione a un colore, utilizzata per accedere ai sistemi mainframe da un gran numero di aziende in tutto il mondo. Una ricerca di Vanson Bourne e commissionata da Micro Focus rivela che il 93% delle aziende utilizza ancora applicazioni di questo tipo ma che il 54% dei CIO ritiene che esse abbiano un impatto negativo sulla produttività aziendale. L’89% dei 590 CIO e responsabili IT intervistati in nove Paesi nel mondo ha rivelato che gli utenti sono insoddisfatti delle applicazioni green screen, perché li fanno sentire annoiati, frustrati, ambivalenti o limitati nell’utilizzo. Su questa percezione concordano anche i responsabili IT: il 53% di loro ha affermato che le applicazioni green screen non rendono un buon servizio all’azienda. I principali ostacoli a un’evoluzione sono, a detta degli intervistati: • Scarse competenze: il 24% dei CIO ha dichiarato di non essere sufficientemente esperto per modificare in-house le applicazioni. Il 45% ha inoltre avuto difficoltà nel trovare e assumere sviluppatori esperti sulle applicazioni green screen.
• R uolo dell’IT: il 72% degli intervistati ritiene che il personale non IT percepisca la modernizzazione delle applicazioni legacy non particolarmente collegata all’innovazione aziendale. • B arriere tecnologiche: oltre la metà dei CIO (56%) pensa che sarebbe tecnologicamente difficile aggiornare l’interfaccia green screen e migliorare la percezione degli utenti . • C osti e rischi: il 43% dei responsabili IT ritiene troppo costoso effettuare un upgrade e oltre un terzo di loro (34%) pensa che il rischio sarebbe eccessivo. • I l 98% degli intervistati ha dichiarato che la produttività sarebbe positivamente influenzata dall’inserimento di nuove funzionalità come, per esempio, poter accedere tramite mobile alle applicazioni green screen. «La nostra soluzione Rumba permette di evolvere le applicazioni esistenti, conservando il buono del green screen, contenendo sensibilmente i costi e garantendo un time to market invidiabile, a tutto vantaggio dell’azienda nel suo complesso», ha dichiarato Giuseppe Gigante, Regional marketing manager Micro Focus, commentando i risultati della ricerca. R
AUTODESK MAPPA IN 3D IL TEATRO LIRICO DI MILANO
Al via un progetto di ristrutturazione che ha previsto la mappatura digitale dello storico edificio È stato illustrato alla presenza del Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, il progetto di riqualificazione del Teatro Lirico di Milano (che sarà intitolato a Giorgio Gaber) che passa anche attraverso le nuove tecnologie IT. Prima di indire qualsiasi bando per il restauro del teatro il Comune ha infatti deciso di avviare un’attività di indagine conoscitiva per valutare lo reali condizioni del teatro. Questa attività ha visto l’utilizzo delle tecnologie di Autodesk. Posizionando un laser scanner al centro del teatro in 4 giorni il team tecnico dell’azienda specializzata in software di progettazione ha effettuato una mappatura dell’intero stabile, incluse le parti più nascoste e anguste. Grazie all’utilizzo di questa tecnica sono stati rilevati circa dieci miliardi di punti che, con un metodo tradizionale, sarebbero invece stati circa 1500. I dati raccolti sono stati combinati in un sistema di rendering in tempo reale, creando una rappresen-
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tazione digitale in 3D reale del teatro con un elevato livello di dettaglio. Per la realizzazione sono stati utilizzati i software Autodesk Recap e Autodesk Revit, contenuti all’interno di Autodesk Building Design Suite, che consentono di realizzare modelli 3D intelligenti da scansioni laser, da foto e da altre tipologie di reality capture. «Saniamo una ferita nel cuore di Milano - ha dichiarato l’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Milano Carmela Rozza - con un progetto tutto milanese realizzato dai professionisti del Comune. Dopo 14 anni di abbandono e degrado, in cui rischiavamo di perdere il Teatro Lirico, l’Amministrazione ha trovato le risorse e presentato un progetto per il suo restauro». R
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IL CLOUD CRESCE, MA CON CAUTELA
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e aziende italiane dimostrano di conoscere il tema cloud computing, anche se per il momento sono solo una minoranza quelle che hanno già pianificato un budget di spesa per la transizione verso questo modello IT. Lo scenario emerge da un sondaggio online condotto da HP su oltre un centinaio di imprese italiane di medie dimensioni, appartenenti soprattutto a settori come il mondo commerciale e della moda e distribuite in dodici regioni. Elaborando le risposte a una serie di domande, la ricerca mette a fuoco il livello di nozioni e conoscenze tecniche possedute dalle varie organizzazioni sulle caratteristiche del cloud e sui passi da attuare per avvicinarsi ad esso. Il quadro risultante è nel complesso positivo: circa il 70% delle infrastrutture cloud italiane si posizionano come cloud maturi e pronti ad accogliere e rilanciare il business aziendale. Veniamo però al punto saliente, quello degli investimenti. Qui il discorso cambia. Attraverso le risposte ad altre domande specifiche, il sondaggio di HP fornisce un’indicazione anche sulla predisposizione a dedicare risorse economiche allo sviluppo della nuvola, chiedendo alle varie organizzazioni se è già stato predisposto un budget per la transizione dell’infrastruttura IT aziendale verso ambienti cloud. Ebbene, solo per il 9,3% dei partecipanti la risposta è affermativa, mentre per il 32,7% la risposta è «no». Riguardo all’orizzonte temporale di spesa stabilito per la transizione verso il cloud computing, il 39,2% lo fissa oltre un anno, motivando la risposta con il fatto che l’impresa in questione si trova ancora in fase di riflessione. Poiché il budget si fissa generalmente di anno in anno non stupisce la poca differenza tra il 32% di no e il 39% di chi lo fissa oltre l’anno.
Claudio Barbuio cloud country director di HP in Italia
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Infine, il commitment dei dirigenti aziendali sul tema cloud viene giudicato medio dalla più alta percentuale di rispondenti (23,4%). L’interesse c’è, ma manca il tempo da dedicare alla nuvola. Per un altro 11,2%, l’interesse ci sarebbe, ma mancano completamente il budget e le competenze per gestire la transizione verso il cloud. In occasione della presentazione dell’indagine. Claudio Barbuio, cloud country director di HP in Italia, ha confermato il forte impegno di HP nel cloud e la politica di rafforzamento del suo portfolio volto a fornire alle aziende soluzioni che abilitino la possibilità di creare cloud ibridi agili, semplici da gestire e sicuri. Spesso le applicazioni continuano a essere presenti in più ambienti, fattore che rende la distribuzione ibrida più un obbligo che una scelta. Le indagini di settore, riporta HP, indicano che il 40% delle aziende afferma di utilizzare un ambiente ibrido e che entro il 2016 il 75% degli executive IT prevede di optare per l’implementazione del modello di cloud ibrido. In proposito, HP ha da poco rilasciato le soluzioni HP CloudSystem di ultima generazione che includono la piattaforma HP Hybrid Cloud Management, una soluzione di gestione volta a permettere alle aziende e ai service provider di offrire servizi cloud sicuri nel cloud privato, pubblico e negli ambienti IT tradizionali. Come previsto da una tipica soluzione di cloud ibrido, HP CloudSystem fa leva su molteplici piattaforme di cloud pubblico, comprese Microsoft Windows Azure e le piattaforme di Arsys (un computing provider cloud-based europeo) e SFR (azienda di telecomunicazioni francese). R
Un’indagine di HP mette a fuoco lo scenario delle imprese in Italia. Molte le nuvole pronte, ma ponderati e in chiave di cloud ibrido gli investimenti previsti di Giuseppe Saccardi
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DATALOGIC AUTOMATIZZA LA GESTIONE DEL GRUPPO GABRIELLI L’azienda italiana operante nel settore dell’acciaio ha utilizzato, nel nuovo stabilimento di produzione di Cittadella, le soluzioni Falcon X3 che automatizzano l’acquisizione dei dati, collegandosi in modalità WiFi al software gestionale che sovrintende i processi che riguardano gli ordini dei clienti, la produzione e il magazzino
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ruppo Gabrielli è un’azienda le cui origini risalgono al 1954 con la costituzione della società Angelo Gabrielli e che, attualmente, riunisce una serie di aziende che operano nella trasformazione e commercializzazione di prodotti siderurgici all’interno di numerosi stabilimenti situati nel nord Italia, occupando circa 1200 dipendenti. Una delle società del gruppo, la Gabrielli S.p.A., che lavora e commercializza lamiere derivate da coils a caldo o laminate singolarmente e prodotti lunghi siderurgici, ha aperto un nuovo impianto di produzione a Cittadella, in Provincia di Padova, per migliorare la produzione e la qualità dei prodotti. Per la gestione del magazzino l’azienda ha deciso di dotarsi di un sistema di identificazione automatica che prevede l’utilizzo dei mobile computer Falcon X3 di Datalogic. Attraverso più di 40 terminali portatili Falcon X3 in ambiente Windows CE 6.0, gli operatori sono in grado di interagire, collegandosi in modalità Wi-Fi, con il software gestionale che sovrintende i processi che riguardano gli ordini dei clienti, la produzione e il magazzino. I terminali Datalogic sono usati all’arrivo del materiale per associarlo correttamente alla posizione di magazzino tramite il codice a barre che identifica in modo univoco ogni bobina di laminati di acciaio. Quando un coil deve essere portato in produzione, l’operatore dotato di terminale
portatile Datalogic acquisisce il codice a barre e associa automaticamente il numero di coil all’ordine cliente. In caso di anomalie o incompatibilità tra l’ordine del cliente e il coil prelevato, il terminale avvisa l’operatore in tempo reale dell’errore sul display del dispositivo mobile. I Falcon X3 sono anche usati per l’evasione degli ordini per la lettura dei codici a barre delle etichette Odette presenti sui prodotti finiti che devono essere spediti: in automatico viene prodotto un buono di prelievo, che verrà usato anche dallo spedizioniere per caricare il camion e da Gabrielli per stampare le bolle di spedizione. I terminali portatili Falcon X3 di Datalogic sono adatti per essere utilizzati in un ambiente critico come quello siderurgico essendo in grado di resistere a cadute multiple e a urti accidentali. Sono dotati di tecnologia brevettata Green Spot che permette di avere un feedback immediato di corretta lettura dei codici a barre, grazie alla proiezione di uno spot verde direttamente sul codice, e consentono di avere sia la visualizzazione dell’ambiente Microsoft, sia l’emulazione dell’ambiente AS400. L’implementazione di questo sistema per la raccolta automatica dei dati ha consentito a Gabrielli S.p.A. di migliorare la gestione del materiale, raddoppiando (da 25 a 50mila tonnellate) la capacità di movimentazione a parità di risorse. Inoltre, le operazioni di inventario sono state rese più veloci e precise consentendo agli operatori di conoscere esattamente e in tempo reale quanto materiale è realmente disponibile a magazzino e dove si trova all’interno dello stabilimento. «L’azienda ha ottenuto impianti più performanti e migliorato l’attività degli operatori – ha dichiarato il responsabile dei sistemi informativi del Gruppo Gabrielli -. Il processo di tracciabilità è stato, inoltre, ottimizzato, permettendo al Gruppo di fornire una maggiore garanzia di qualità ai propri clienti». R
È disponibile il libro sullo STORAGE Riccardo Florio ha collaborato con le principali case editrici specializzate nell’ICT. È coautore di rapporti, studi e Survey nel settore dell’ICT. È laureato in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giorn alisti della Lombardia. È cofondatore e Vice President di Reportec, dove ricopre la carica di direttore responsa bile della testata “Direction”.
edizione 2013
o Di Blasio orato presso delle princite specializ’ICT. Giornaessionista, è ll’ordine dei i della Lombardia ed è coau pporti, studi e Survey nel setCT. Laureato in Ingegneria, è re e Vice President di Repo rricopre la carica di direttore bile della testata “Solutions ”.
StoRAGe
È disponibile il libro “Storage” realizzato da Reportec. In circa 300 pagine analizza i temi che definiscono le nuove modalità di approccio come l’evoluzione verso uno storage basato su IP e Internet, l’interesse per ti centrali dell’Informatica aziendale, è dove risiedon o no il funzionamento di un’a sua fruizione come zienda e una per que sto le no numerose. L’evoluzione verso uno storage basato ua fruizione come servizio in modalità Cloud, sia sottservizio o forma di Clou d investimenti e i costi di ges tione, la crescita dei dati big data per una corretta crescita dei dati non pianificazione la del business, tempi che vanno tutte attentamente considerate strutturati, le esigenze ia adottare e a chi rivolger si per disporre di servizi dere alle proprie specific ità aziendaconnesse li. Quelli citati,ai Big Data per saminati nel presente volu me. Completa il volume significativo numero di azie ndeuna corretta che nell o storage epianificazione lo di primo piano del business, il personal cloud, l’efficientamento, la virtualizzazione, la continuità operativa. Completa il volume l’esame della proposizione di un significativo numero di aziende che nello storage rtec S.r.l. lio, 8 - 20127 Milano e nei servizi correlati eportec.it hanno assunto un ruolo di primo piano.
S t o R A G e Lo storage nell’era del Clou
e per rispondere alla sfida dei Bigd Data
Giuseppe Saccardi - Gaetano Di Blasio -
Riccardo Florio
22/04/13 15:05
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