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Direction Reportec - Anno XIII n.76 marzo 2015 mensile
ICT SECURITY
Dalla sicurezza alla resilienza per le infrastrutture critiche
COMMUNICATION Videocomunica nel Cloud con Circuit di Unify
NETWORKING Allied Telesis presenta la serie x930
focus on
cloud storage con approfondimenti dedicati a DATACORE - FUJITSU - IBM - iNEBULA - NETAPP OVERLAND STORAGE - RETELIT
focus on
È il tempo dei servizi
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Coud storage
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Il Cloud Storage: dal Public al private Cloud
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Storage sicuro e nel Cloud con iNebula Safe Storage ad alte prestazioni e per le PMI da Fujitsu Storage flessibile IBM on premise o su cloud Cloud e SDS con DataCore Overland protegge i dati in azienda e nel Cloud Cloud e Object Storage negli sviluppi di NetApp
ict security communication networking l’opinione
l’indice
l’opinione
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Fibra, Cloud Storage e servizi nei piani di sviluppo di Retelit
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Dalla sicurezza alla resilienza per le infrastrutture critiche
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Videocomunica nel Cloud con Circuit di Unify
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Allied Telesis presenta la serie x930 Ben venga Cryptolocker se risveglia le coscienze
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Direction Reportec - anno XIII - numero 76 mensile marzo 2015 Direttore responsabile: Riccardo Florio In redazione: Giuseppe Saccardi, Gaetano Di Blasio, Paola Saccardi. Grafica: Aimone Bolliger Immagini da: Dreamstime.com Redazione: via Marco Aurelio, 8 - 20127 Milano Tel 0236580441 - fax 0236580444 www.reportec.it - redazione@reportec.it Stampa: A.G. Printing Srl, via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) Editore: Reportec Srl, via Gian Galeazzo 2, 20136 Milano Presidente del C.d.A.: Giuseppe Saccardi Iscrizione al tribunale di Milano n° 212 del 31 marzo 2003 Diffusione (cartaceo ed elettronico) 12.000 copie Tutti i diritti sono riservati; Tutti i marchi sono registrati e di proprietà delle relative società.
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di Giuseppe Saccardi
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l’opinione
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È il tempo dei servizi
Continua a svilupparsi l'offerta di servizi da parte delle aziende che operano nel segmento dell'ICT. In generale, quello a cui si assiste è il passaggio graduale ma costante degli interessi dalla produzione di beni materiali (server, storage, centralini, firewall, switch e così via) alla produzione di beni immateriali o logici (servizi, supporto, software, cloud e così via). Il motivo è facilmente individuabile e risiede nella continua compressione dei ricavi e dei margini derivanti dalla vendita del solo hardware. A risentirne maggiormente sono stati per primi i produttori di hardware, a sfavore dei quali hanno giocato sia la virtualizzazione dell'IT, che ha ridotto in termini quantitativi il venduto, sia i processi di standardizzazione e migrazione verso il cloud e, ultimo arrivato, il Software Defined nelle sue varie declinazioni. Quest'ultimo processo, in particolare, impone che per essere "à la page" si rendano disponibili soluzioni standardizzate e gestibili in modalità aperta. Così facendo, però, si apre la strada a chi invece di produrre l'hardware, che offre bassi margini, si concentra sul software, che richiede sì forza lavoro professionale, ma che ha costi industriali minori perché non si devono ordinare componenti, sviluppare progetti che richiedono tempo, fare previsioni di lungo termine sul venduto e così via. Si ha, in sostanza, un fenomeno simile a quello avvenuto nel mondo finanziario quando il valore si è spostato dai prodotti materiali ai prodotti finanziari. In ogni caso, positivo o negativo che sia il fenomeno, intraprendere la strada dei servizi appare obbligato o quasi.. Ma quello dei servizi è un settore ampio e in un momento in cui il problema non è la volontà di cambiare l'infrastruttura IT o migrare al cloud ma dove trovare i quattrini per farlo, si sta estendendo anche ad aspetti finanziari. In pratica, crescono i produttori che oltre alle tecnologia mettono in campo anche i finanziamenti affinché il cliente possa intraprendere un percorso evolutivo in grado di far diventare più reattiva l'azienda e di conseguenza remunerare il produttore. Quello del finanziamento dell'investimento in IT è in pratica un servizio ulteriore che si aggiunge agli altri servizi immateriali che stanno crescendo sul mercato, anche se naturalmente minaccia di creare delle distorsioni perché potrebbe portare un'azienda a non dotarsi della tecnologia migliore ma di una magari meno innovativa per la quale riceve un finanziamento per l'acquisto. Se oltre al finanziamento si ha però il meglio, o quasi, di quello che c'è sul mercato diventa una strada senza dubbio molto interessante per svecchiare la tecnologia, migliorare i processi di business e guadagnare in competitività. R
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Internet of Things, mobile app, digital marketing e social media contribuiscono tutti a far crescere enormemente i dati prodotti quotidianamente nelle imprese, le quali devono, evidentemente, trovare “spazio” per immagazzinarli, mantenendone la fruibilità finché una parte di essi dovrà essere archiviata. Riuscire in quest’opera non basta, se contemporaneamente non sono tenuti a bada i costi e, ovviamente, garantita la necessaria sicurezza in termini di integrità, riservatezza, autenticità e disponibilità. La soddisfazione di queste esigenze è alla base del crescente successo che sta registrando l’offerta di Cloud Storage. Quest’ultima si sta sviluppando in due direzioni: quella pubblica e quella privata. La prima area si è affermata da tempo, anche se con una connotazione soprattutto rivolta al mondo consumer, cioè caratterizzata da contratti standard, SLA predefiniti e relativamente poca flessibilità. Peraltro sono in crescita le proposte professionali, anche offerte direttamente dai produttori di hardware. Il cloud storage privato, invece, si divide in tre tipologie: le architetture virtualizzate on premise, le soluzioni più avanzate di Software Defined Storage e quelle di taglio più basso, dette di Personal Cloud. D76
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Il Cloud Storage: dal Public al private Cloud Soluzioni flessibili per memorizzare la gran mole di dati prodotta ogni giorno a costi accessibili, senza trascurare disponibilità e di Giuseppe Saccardi sicurezza
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l Cloud Storage è un argomento sempre più al centro dell’interesse da parte delle aziende e di conseguenza dei produttori di soluzioni storage. Il motivo è semplice: la crescita quasi esponenziale dei dati da memorizzare da qualche parte, cercando di farlo ai costi più bassi possibili senza per questo creare problemi alle applicazioni business, alla sicurezza, alla loro disponibilità. In pratica, quello che potrebbe sembrare un bel rebus. La criticità, in termini di volumi, deriva poi da aspetti strettamente connessi alle applicazioni o indipendenti dalla propria volontà. Per esempio il fenomeno dell’Internet delle cose (Internet of Things: IoT) lascia già presagire un impatto notevole in termini di volume di dati da memorizzare per chi gestirà le reti di “oggetti” o per chi ne utilizzerà la mole di dati generati per analizzarli e trarne informazioni funzionali al proprio business. Questo è però ancora un aspetto che è connesso alle applicazioni e in qualche misura prevedibile. Ma se si pensa invece all’evoluzione della comunicazione mobile multimediale, si ha un esempio di fenomeno indipendente che da un momento all’altro, nel giro di un cambio di generazione di dispositivi mobili o di standard di codifica e velocità trasmissiva di una rete
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mobile, può portare anche a incrementare di un ordine di grandezza il volume di dati da memorizzare a seguito di un audio o videoconferenza che passa da una bassa a una in alta definizione. L’applicazione è la medesima, l’utilizzatore del servizio è il medesimo, il tempo e le informazioni che ci si scambia sono le medesime ma cambia enormemente il numero di byte generati. L’aumento del volume dei dati, di cui prevedibilmente solo una parte minoritaria è di uso corrente mentre il restante finisce in breve tempo nell’archivio, ha implicato la definizione di nuove architetture per affrontare il problema, sia sotto il piano della gestione dei volumi che sotto il piano dei costi. In ogni caso quando si parla di cloud storage ci si riferisce sostanzialmente a due grosse aree: quella pubblica e quella privata.
Lo storage come servizio pubblico La prima area si riferisce alle aziende che erogano servizi di storage mettendo a disposizione dei clienti i loro data center e le loro infrastrutture. In alcuni casi si tratta di una semplice evoluzione da precedenti offerte di co-location o di gestione in outsourcing. Una recente evoluzione ha visto affian-
carsi ai classici operatori del settore, specializzati nel fornire servizi e che magari sono arrivato al cloud partendo da servizi di pura connettività e di telefonia, anche aziende produttrici di dispositivi hardware. È questo il caso dei produttori di apparati server e di storage che disponendo dei data center necessari per svolgere le loro attività hanno deciso di utilizzarli anche per erogare servizi cloud ed entrare in un campo che si prospetta essere molto appetibile in un momento in cui i margini sull’hardware stanno decrescendo, decrescita che si prospetta possa risultare ancor più marcata con il diffondersi di architetture software defined, che si basano proprio sul concetto di poter disporre di uno strato hardware a basso costo e che proprio in quanto tale finisce con l’erodere e comprimere i margini di un produttore.
Nel campo dei servizi storage esistono però consistenti differenze, anche se meno ampie di quanto erano all’inizio del fenomeno. Un fattore critico si è per esempio rilevato essere la localizzazione fisica dei Data Center. Per esempio, i primi servizi che sono stati erogati da una nota società americana erano basati su data center situati negli USA e soggetti alle relative leggi federali. In termine di protezione dei dati e della loro riservatezza un utente europeo veniva a essere meno garantito per quanto riguardava proprio la riservatezza. Inoltre si sono verificate nel passato perdite e trafugamenti di dati che hanno portato molte aziende interessate allo storage sul cloud a procrastinare gli investimenti o una migrazione dell’IT aziendale in tal senso e a porsi in uno stato di attesa di tempi migliori, in cui le tecnologie di sicu-
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Il Cloud Storage: dal Public al private Cloud
rezza dello storage e le normative in proposito fossero più chiare. Una tale situazione ha lasciato lo spazio e l’opportunità ai produttori di apparati ,perlomeno quelli di maggiore dimensione, per entrare in gioco e attivare propri servizi in Italia e in Europa basandoli su Data Center locali, soggetti quindi alle normative italiane ed europee che sono molto più stringenti e garantisti in tema di privacy. La vicinanza all’utente e alle sue sedi permette anche di far leva sui minori costi trasmissivi e di poter fornire ai clienti soluzioni di connettività convenenti che, quando si parla di storage e di esigenze di backup e restore con finestre il più possibile strette, è un aspetto di rilievo. Alla data sono numerosi in Italia sia i fornitori classici di servizi, e cioè di aziende che si sono dotate in proprio di un data center per fornire servizi storage o che agiscono come broker rivendendo un servizio arricchito comperando spazio storage da operatori mondiali di livello e categoria superiore. Parimenti, seppur meno numerosi perché relativo ai big dell’informatica, sono disponibili anche offerte da parte di produttori che dispongono di Data Center a livello nazionale, in Germania o in Inghilterra, tutte nazioni soggette alle normative comunitarie. A quest’area di fornitori di servizio, pur variegata, si rivolgono quelle aziende utilizzatrici che necessitano di storage tipicamente sia su base continuativa che on demand.
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L’offerta di tal tipo si sta differenziando perché ogni fornitore cerca naturalmente di caratterizzarsi al meglio delle sue possibilità per ritagliarsi la propria fetta di mercato. Quello che si osserva è un’offerta che spazia dalla semplice proposizione di storage sino ad architetture IT più complesse che comprendono anche server e connettività, oppure un servizio architettato sotto forma di cloud ibrido, con uno storage che comprende sia capacità e relativi dispositivi situati presso il data center del fornitore che presso l’utente, in modo da poter meglio rispondere a esigenze di velocità. In altri casi il servizio arriva sino a livello applicativo, come laddove i dati devono essere elaborati a fini statistici e rientrano in quella grossa area dei big data, che richiedono non solo elevata capacità storage ma anche una elevata capacità elaborativa e hardware specifico, per esempio basato su flash e l’inmemory computing.
Lo storage per il cloud privato Più semplice e meno variegata è l’area dello storage per il cloud privato. Ma non per questo meno soggetta del cloud pubblico a una forte evoluzione architetturale e tecnologica. In questo caso la differenziazione a cui si assiste per lo storage segue tre strade. La prima è quella della virtualizzazione, con soluzioni che permettono di mettere a fattor comune
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lo storage aziendale distribuito sui vari dispositivi (storage server, e così via) e trasformarlo in un pool di risorse che può essere fruito in modo usuale o sotto forma di Private Cloud. La seconda strada è quella che persegue l’evoluzione in chiave sofwtare defined. È una strada che viene intrapresa in primis dalle aziende di media-alta dimensione che decidono di far evolvere in tal senso il proprio data center e le sue principali componenti e cioè lo storage, i server e la rete. L’obiettivo generale da parte dell’utilizzatore, anche se poi la pratica porta a scelte più restrittive, è quello di disaccoppiare lo strato software di gestione dello storage da quello fisico di trasporto e memorizzazione dei dati. È in sostanza un ritorno sui generis al pluridecennale modello OSI, dove una infrastruttura ICT era suddivisa in sette livelli che comunicavano tramite API specifiche e dove ogni livello richiedeva al sottostante un servizio di una certa tipologia e caratteristiche. Con che hardware il servizio foss erogato al livello richiedente la cosa interessava poco. Importante era che fossero esaudite le funzionalità richieste. Naturalmente quando si parla di strato software e di strato hardware la cosa si complica se a livello hardware ci si propone come obiettivo quello di poter usare hardware di produttori, caratteristiche (disco, flash, nastro, eccetera) generazioni differenti. Per poterlo fare si deve
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disporre di un denominatore comune per quanto concerne la gestione dell’insieme, la sua fruizione come cloud e la sua inserzione se necessario in un contesto cloud più ampio, e cioè un cloud ibrido che permetta di far leva sui benefici dell’una e dell’altra architettura e servizi. Naturalmente la cosa più semplice è dotarsi di una infrastruttura SDS predisposta per erogare servizi in un contesto cloud privato del singolo fornitore. Si perde in grado di apertura ma si beneficia dell’one stop shopping e di un centro di assistenza unificata. Un poco più critico è quando si pass al cloud ibrido, perchè qui la situazione è profondamente diversa in quanto non necessariamente il fornitore pubblico ha adottato la medesima architettura e software di gestione dell’azienda privata. Alcune aziende produttrici al fine di superare il problema del dover movimentare i dati da un ambiente strettamente privato a uno pubblico e viceversa, o abilitare un facile recupero dei dati dal servizio pubblico nel caso si decidesse di cambiare operatore, hanno sviluppato software e sistemi operativi ad hoc omogenei per cloud pubblici, privati o ibridi. Peraltro, il fatto di aver fornito l’hardware e il sistema operativo e di gestione a un operatore cloud ha finito in alcuni casi per costituire una consistente leva commerciale perché viene evidenziato come sia più facile in tal caso realizzare un cloud ibrido.
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La terza strada consiste nel do-ityourself, facilitata peraltro dal fatto che cresce il numero di fornitori di apparati storage che sviluppano architetture semplificate che coprono le esigenze medio basse. Sono i cosiddetti Personal Cloud, che permettono di far fronte alle esigenze di piccole sedi o uffici periferici e che vanno incontro anche all’esigenza di permettere a basso costo di salvare i dati, metterli in comune, garantirne la sopravvivenza tramite tecniche RAID e abilitarne l’accesso sia da locale che da remoto.
I punti chiave del cloud storage Ma, volendoli riassumere per semplicità, quali sono i punti salienti che costituiscono il valore aggiunto del Cloud Storage? Fondamentalmente sono di quattro tipologie: • Si ha la possibilità di accedere allo storage in modo innovativo tramite servizi fruibili su Web. • Si può fruire dello storage con un elevato grado di astrazione e
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soluzioni tradizionali, ricorrendo a piattaforme più aperte e più facilmente espandibili.
disaccoppiamento tra la sua locazione fisica e logica. Ciò rende possibile, da parte del fornitore, provvedere a un rapido reindirizzamento delle richieste di storage verso sedi fisiche dove sia disponibile lo storage richiesto con le caratteristiche necessarie o al contempo distribuire le richieste su più sistemi fisici potenzialmente distribuiti world wide. • Si ha la possibilità di una gestione semplificata e di tempi di provisioning fortemente contenuti rispetto a un approccio tradizionale. È facilitata anche la strutturazione in livelli dei servizi richiesti. Ciò è valido sia che si tratti di un Cloud Provider che del dipartimento IT preposto a supportate le attività delle diverse divisioni aziendali, dalla progettazione alla produzione, dal marketing all’analisi strategica, che possono avere esigenze focalizzate in alcuni periodi dell’anno o del mese. • Vi è la possibilità di condividere, organizzare e gestire i dati in modo più semplice rispetto a
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Il Cloud Storage: dal Public al private Cloud
Ricorrere al Cloud Storage, in definitiva, permette di disporre di un IT virtualizzato, più dinamico e versatile e, di conseguenza, di trasferire questa caratteristica anche sulle applicazioni business. Attivare nuove applicazioni, nuovi processi di business, anche se inizialmente non si è certi del successo presso il pubblico, diventa meno rischioso e quanto si paga in infrastruttura storage nel Cloud può essere proporzionato alla effettiva risposta da parte del mercato.
Il rovescio della medaglia Naturalmente tutte le medaglie hanno il loro rovescio e anche il cloud non è la panacea universale a tutti i problemi dell’IT, così come non tutte le applicazioni business e i bilanci aziendali possono trovare sollievo certo e garantito da una evoluzione verso il cloud storage. Come si è verificato per tutte le architetture, le soluzioni e i prodotti resi sino a ora disponibili per lo storage, anche il cloud non è esente da aspetti che vanno considerati attentamente e correlati alle proprie esigenze di business e di settore in cui si opera. L’aspetto forse di maggior importanza, pur se organizzazioni come la SNIA stanno attivamente operando in tal senso, è che ancora non esiste uno standard del tutto definito per il Cloud Storage e le
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modalità di accesso ai servizi che eroga. Ne può derivare una certa rigidità nel caso si debba effettuare il passaggio di una applicazione business da un fornitore di servizi Cloud a un altro. Peraltro questo non vale solo per lo storage ma per tutti i servizi che lo costituiscono. Un secondo aspetto da considerare è che non tutti i fornitori di Cloud Storage dispongono di soluzioni in grado di far potenzialmente fronte a tutte le esigenze che si possono presentare per le applicazioni aziendali. Ciò potrebbe portare a identificare e rendere appetibile un soluzione mista, in cui viene abbinato un approccio basato su un “Enterprise Cloud Storage” con un “Public Cloud Storage”. E in effetti quella del cloud ibrido è una strada che sempre più aziende stanno intraprendendo. Per esempio, potrebbe non risultare possibile rispondere a tutte le funzionalità di una applicazione che richieda capacità relazionali dal database, oppure potrebbe non essere possibile distribuire i dati su più data base ed effettuare il lock dei medesimi o permettere l’accesso multiplo, oppure potrebbe risultare difficile garantire tempi di risposta predefiniti nel loro valore massimo e così via. Un terzo fattore di criticità e aspetto da esplorare con il fornitore del servizio è quello, pur nel contesto di una virtualizzazione e distribuzione territoriale, della collocazione materiale dei dati, in quali siti, con
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che caratteristiche SLA, di disaster recovery o di sicurezza. In sostanza, si tratta di verificare se lo storage che si utilizza in modo virtuale e i dati che vi finiscono con il risiedere portino a non rispettare quanto previsto da normative nazionali o di settori per quanto riguarda la compliance, cosa peraltro che può presentare della complessità alla luce di normative che hanno il cattivo vezzo di cambiare con una certa rapidità o subire aggiustamenti in corsa anche significativi (per esempio la SOX, PCI, Basilea 2, eccetera, per rimanere sul piano internazionale, oppure le norme sulla conservazione sostitutiva dei documenti per quanto concerne l’ambiente nazionale). Sono, in particolare, le normative che prevedono uno stretto controllo sui dati e sui siti di loro allocazione che possono risultare difficili da soddisfare in un ambito Cloud Storage.
Storage on demand e standard Il forte interesse per la fruizione di storage on demand ha spinto le società produttrici e chi offre servizi storage in ambito cloud a costituire gruppi che, all’interno di organismi già esistenti, si occupassero di definire metodi e standard comuni per poter fruire in modo aperto di capacità di storage. In assenza di queste standardizzazioni si assisterebbe al proliferare di soluzioni non interoperabili,
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sostanzialmente proprietarie e in quanto tali, se di possibile accettazione da parte del grande pubblico, di problematico utilizzo da parte delle aziende e da enti pubblici, che sono propense, o addirittura obbligate, ad adottare sistemi e soluzioni aperte perché meno costose e dove la possibilità di trovare personale esperto è meno problematica. Un grosso lavoro di standardizzazione, come già evidenziato, lo conduce SNIA, che ha il compito all’interno dell’associazione di produttori di apparati storage di definire linguaggi e interfacce che garantiscano l’interoperabilità e la trasparenza nei confronti delle applicazione di utente. In questo scenario, con il termine DaaS (Data storage as a Service) ci si riferisce alla fornitura su richiesta di capacità di storage sotto forma di storage virtuale. Parlare di offerta DaaS fa però subito emergere il problema di come questa offerta possa supportare l’accesso da parte di applicazioni client che risiedono in ambienti legacy. Perché ciò possa realizzarsi deve essere sostanzialmente disponibile il supporto di due diverse tipologie di protocolli di rete, iSCSI per lo storage a blocchi e CIFS/NFS oppure WebDAV per ambienti file system.
Cloud storage a misura del business Osservate nel loro insieme le offerte di Cloud Storage si differenziano
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sensibilmente, sia che si tratti di soluzioni di Enterprise Cloud sia di Public Cloud. In ogni caso ci sono degli aspetti comuni che possono essere considerati quando si deve decidere come procedere e verso quale soluzione indirizzare la propria scelta.
Criteri di tariffazione del servizio Una delle principali, se non la principale in assoluto, motivazione per adottare una soluzione di loud storage è quella dei costi, di spostare il piano economico dal Capex all’Opex e il desiderio di pagare esclusivamente a consumo le risorse fruite. Valutare questo costo è quindi l’elemento primario e ciò implica il chiarire due diverse tipologie di costi da sopportare, quello dello storage in sé e quello della banda trasmissiva necessaria per accedervi in funzione delle esigen-
ze delle applicazioni, del volume di dati che si devono trattare, del tempo in cui questi dati devono essere disponibili e così via. Ma è nei dettagli che di solito si nasconde il diavolo. Spesso a un costo iniziale possono finire con l’aggiungersi costi nascosti, come quelli di connessione, di richiesta o rilascio delle risorse, oppure costi di manutenzione inattesi o difficili da quantificare inizialmente o sottostimati e altri ancora. Proprio perché si desidera evolvere verso una tariffazione al consumo le modalità di tariffazione è auspicabile, per esempio, che siano il più semplice, lineari e chiare possibile e che implichino bollette mensili che siano del tutto o quasi prevedibili a budget.
Flessibilità La flessibilità, oltre a una tariffazione a consumo, è probabilmente il
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Il Cloud Storage: dal Public al private Cloud
secondo degli elementi che rendono attraente il Cloud Storage. La flessibilità si declina in due diversi aspetti, la scalabilità e cioè la possibilità di disporre della capacità storage necessaria, e l’elasticità, ovverossia la possibilità di ottenerla e rilasciarla in base alle esigenze. Quello che si desidera in definitiva, sia a livello di CIO che di business manager e di chi autorizza i budget di spesa aziendali, è di essere finalmente liberati dai problemi di budget per l’hardware, le espansioni, la gestione degli ordini, le parti di scorta, la formazione, e così via.
Prestazioni L’aspetto prestazioni può in molti casi essere critico, ma più per quanto concerne le limitazioni di banda che per l’ammontare di storage che può essere reso disponibile. Se l’applicazione di backup e di disaster recovery necessita di una capacità di banda di 100 Mbit per poter essere attuata nel tempo previsto dalle procedure e dalle normative, una soluzione in cui la banda massima possa arrivare a 10 Mbit al secondo è chiaramente inutilizzabile. Viceversa, può essere accettabile per il backup e inaccettabile per la gestione dei dati in produzione. Assume quindi importanza valutare la consistenza della effettiva e contrattualizzabile disponibilità di banda a fronte delle esigenze applicative e corrispondenze normative.
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Integrabilità Un altro anche se non ultimo aspetto da considerare é la complessità o meno dell’integrazione con l’IT aziendale e le applicazioni business. In genere, questo implica una verifica accurata delle interfacce software e delle API disponibili, se siano proprietarie o meno, e che complessità presentano nel loro uso. Trattandosi poi di storage deve esistere la corrispondenza con il proprio ambiente applicativo e ciò richiede che si verifichi, se tale è il proprio caso, la disponibilità di accessi tramite http, NFS, CIFS eccetera. Esiste poi un aspetto di carattere generale che esula dalle esigenze applicative, mentre corrisponde a quelle normative alle quali deve far fronte non solo il CIO, ma anche il management aziendale, che ne risponde civilmente o penalmente. Si tratta dell’allocazione dei dati. Il punto è che di solito un fornitore di servizi di Cloud storage non garantisce che i dati risiedano in un determinato punto fisico. In generale, per molte applicazioni ciò non è richiesto, ma (oltre quanto previsto dalle leggi) se, per esempio si utilizza il Cloud storage come ambiente per il disaster recovery assume importanza conoscere la distanza tra le sedi in cui i dati sono duplicati, le caratteristiche dello storage fisico o la disponibilità di sistemi di alimentazione elettrica alternativi del sito, per limitarsi a punti essenziali. R
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Storage sicuro e nel Cloud con iNebula Safe Proteggere i dati è possibile e alla portata di tutte le SMB con la soluzione di cloud ibrido ideata da iNebula. Assicura backup e ripristino in locale e da remoto e l’accesso in di Giuseppe Saccardi mobilità ai dati
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Nebula è una società che fa parte del Gruppo ITway, una multinazionale che opera nel settore dell’IT da 15 anni, con oltre 280 dipendenti in 6 Paesi europei. Alla base della costituzione di iNebula vi è stata la volontà di sfruttare la competenza tecnologica sviluppata negli anni dal gruppo cui appartiene. L’esperienza accumulata ha permesso di organizzare ed erogare corsi di formazione e di certificazione per conto di vendor di primissimo piano, per cui l’azienda ha in pratica assunto lo status non solo di formatore tecnologico ma anche di “Certification Authority”. I riconoscimenti e le qualifiche ottenute costituiscono un asset molto importante, ma non l’unico che caratterizza l’azienda. A esso se ne aggiungono altri, ha illustrato Stefano Della Valle, vice president di iNebula. Un secondo asset è la profonda focalizzazione nel mondo della sicurezza, con oltre 120 specialisti e certificazioni di alto livello sulle tecnologie proposte, come per esempio quelle di partner tecnologici di primo piano quali Cisco, VMware e Check Point.
Servizi cloud per lo Small Medium Business Ma nel concreto in cosa si è tradotta la vision di iNebula e quale
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è il suo ideale target di mercato? «Abbiamo iniziato fornendo il servizio di collaborazione e videoconferenza iNebula Vidio, che è allo stesso tempo basato su tecnologie estremamente consolidate e assolutamente innovativo per quanto concerne la modalità esclusiva di fruizione, che per un servizio di entry level è addirittura gratuita. Poi abbiamo via via aggiunto altri servizi nel cloud», ha evidenziato Della Valle. In essenza, iNebula Vidio è un servizio WebRTC di videoconferenza in cloud che presenta il beneficio e
Stefano Della Valle, vice president iNebula
la semplicità di essere “clientless” e cioè non richiedere l’installazione di software sul dispositivo dell’utente e che, inoltre, è completamente accessibile via web in cloud. Un utente può collegarsi in videoconferenza o seguire webinar su desktop, tablet, smartphone e sale conferenze attrezzate. Un più recente servizio, che come quello di videoconferenza presenta caratteri fortemente originali, è iNebula Safe , un servizio di Cloud Backup che iNebula ha sviluppato al fine di garantire anche a una media azienda la protezione dei dati aziendali tramite cloud, il loro backup e la possibilità di un veloce restore. In pratica, la soluzione coniuga le funzionalità di data protection evoluto con quelle di business continuity e disaster recovery e permette di disporre di una soluzione per la salvaguardia dei dati con un’architettura distribuita nel Cloud tipicamente esclusiva delle grandi aziende. Quello del cloud backup e dei relativi servizi è un segmento in cui già operano svariate aziende e operatori. Tipicamente però prevede che l’user salvi periodicamente i propri dati nel Cloud in un data center di cui non sempre si conosce la locazione. Uno dei maggiori problemi a cui si può però andare incontro con le tipiche soluzioni di questo tipo sono i tempi necessari sia per il backup sia per il restore, soprattutto quando viene utilizzata una normale connessione Adsl di qualche megabit. In questo
caso, con il crescere esponenziale dei dati strutturati ma soprattutto non strutturati (video, documenti digitalizzati, eccetera) i tempo di backup e restore dei dati, che oramai anche in una media azienda arrivano a superare facilmente i terabyte, diventano proibitivi e possono richiedere ore o addirittura giorni. È a queste criticità in termini di sicurezza, efficienza e reale disponibilità del dato che iNebula si è proposta di rispondere con la soluzione iNebula Safe.
Un cloud ibrido di classe enterprise iNebula Safe è nella sua architettura e funzionalità un servizio cloud ibrido che prevede due componenti di base. La prima componente è costituita da un dispositivo storage allocato presso l’azienda che è dato in comodato d’uso ma rimane di proprietà di iNebula, che quindi ne ha la completa responsabilità per la gestione, la manutenzione, l’aggiornamento del software e la garanzia della corrispondenza delle sue caratteristiche tecniche alle esigenze del cliente. Una volta che è stato messo in produzione e connesso alla rete locale, sul dispositivo viene seguito periodicamente il backup dei dati aziendali. A partire da questo dispositivo il restore è quindi effettuabile in locale e
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Storage sicuro e nel Cloud con iNebula Safe
praticamente istantaneo, evidenzia Della Valle. Di notte e quindi in un momento di scarsa operatività e quando la connessione Adsl è generalmente poco utilizzata, il servizio provvede ad allineare automaticamente i dati residenti sullo storage locale con quelli conservati nel cloud. I benefici di una tale architettura di cloud ibrido sono molto consistenti, ha illustrato Della Valle. Un primo beneficio consiste nel poter realizzare anche una decina di backup locali nel corso della giornata e avere un unico allineamento durante la notte.
I servizi cloud di iNebula
Un secondo beneficio del disporre anche di uno storage locale e di una sua immagine nel cloud è che, se il dispositivo si dovesse guastare, entro 48 ore ne viene fornito uno sostitutivo già allineato per quanto concerne i dati, dispositivo che così può essere immediatamente connesso alla rete e posto in produzione. iNebula svolge anche tramite il suo servizio una funzione di supervisione da remoto del funzionamento del sistema nel suo complesso. Nel caso si rilevi che
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il volume dei dati da salvare, la velocità della linea e i tempi di backup accettabili non risultano tra loro congrui, iNebula avvisa il cliente e gli invia un disco usb. Il cliente può quindi collegare allo storage in locale il disco ricevuto, copiarvi l’elevato volume di dati e inviarlo a iNebula, che provvede ad allineare lo storage locale con la sua immagine nel cloud.
Dati disponibili ovunque con tablet, notebook e smartphone La protezione dei dati è indispensabile, ma altrettanto indispensabile per il business, osserva Della Valle, è il poterne liberamente disporre ovunque ci si trovi. Anche in questo caso iNebula si è proposta di rispondere adeguatamente con il servizio cloud alle crescenti esigenze di mobilità. In pratica, per l’utente mobile, il servizio viene visto come una sorta di grande “drop box” aziendale. Tramite esso è possibile accedere ai propri file, scaricare un Excel, scambiare documenti con clienti e collaboratori, il tutto in un ambiente sicuro e protetto. Funzionalmente il tutto per l’utilizzatore avviene in modo trasparente e congruo con il suo usuale modo di procedere e la navigazione tra i file avviene all’interno dell’immagine del suo disco C: virtuale nel cloud. R
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Storage ad alte prestazioni e per le PMI da Fujitsu Fujitsu ha reso disponibile il sistema storage Eternus DX200F, che abbina prestazioni flash a costi sostenibili e garantisce il 100% di operatività. Rilasciate anche soluzioni pensate di Giuseppe Saccardi per le PMI
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ontinua l’impegno di Fujitsu nello sviluppo di soluzioni storage volte ad ampliare la sua gamma di soluzioni destinate a proteggere le aziende dai rischi di perdite di dati causate da disastri, senza per questo costringerle ad aggiungere complessità alle rispettive infrastrutture ICT, e al contempo porre le basi per un Hybrid Cloud dinamico e flessibile L’impegno più recente si è concretizzato nel suo nuovo prodotto all flash DX200F della sua linea Eternus di dispositivi storage. Elevate le prestazioni che caratterizzano il prodotto. Anche nel caso delle applicazioni dai requisiti prestazionali più spinti, ha illustrato la società, il nuovo DX200F permette di disporre dei benefici derivanti dalle performance che evidenzia essere tra le più alte presenti sul mercato a un costo accessibile. Inoltre, la soluzione storage ingloba funzionalità di failover trasparente che consentono alle aziende di continuare a essere operative, in modalità manuale o automatica, in caso di interruzioni dei servizi programmate o impreviste. Lo sviluppo del nuovo prodotto deriva dalla considerazione di Fujitsu
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che quando si tratta di dati mission-critical che devono rimanere costantemente disponibili senza interruzioni, una configurazione a prova di disastro è una condizione sine qua non per mantenere, per esempio, i siti di vendita online operativi, i database transazionali accessibili e le macchine virtuali funzionanti.
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Minor complessità e Disaster Recovery automatico Per quanto conceren l’equipaggiamento l’All-flash Array è un sistema preconfigurato equipaggiato con un numero variabile da 5 a 24 SSD (Solid State Disk) per una capacità totale massima di 38,4 TB. Gli SSD possono incrementare la velocità, osserva Fujitsu, anche di un paio di ordini di grandezza, superando di molto gli hard disk in particolare per quanto concerne la latenza dei dati, aspetto che può costituire un serio problema per le applicazioni business più esigenti.
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«Il sistema Fujitsu Storage Eternus DX200F è la scelta perfetta per le applicazioni che richiedono prestazioni elevate per garantire i tempi di risposta più rapidi e la soddisfazione degli utenti. A differenza dei costosissimi All-flash Array basati su architetture di sistema proprietarie con componenti flash realizzati appositamente, il nostro DX200F fa leva sull’architettura ad alte prestazioni della famiglia storage Eternus DX RAID e sulla convenienza economica degli SSD standard. Come già comprovato da benchmark standard, questa combinazione si traduce nella più alta accelerazione applicativa del settore a livelli di costo decisamente più bassi», ha osservato Bernhard Brandwitte, Vice President Global Storage Business di Fujitsu. Un altro aspetto sottolineato da Fujitsu è il fatto che laddove molti sistemi all-flash forniscono prestazioni limitate in termini di alta disponibilità e disaster recovery, il DX200F supporta la sincronizzazione dei dati tra due unità. Sfruttando la funzione Storage Cluster è possibile infatti configurare un meccanismo di failover trasparente che combina le performance tipiche dei prodotti all-flash con una ridondanza completa in caso di disastro, per un risultato che attualmente non trova altri riscontri sul mercato. Il failover verso il sistema sopravvissuto o verso il sito secondario avviene automaticamente in caso
di disastro in modo trasparente verso gli host e l’applicazione, e senza bisogno di interventi da parte degli amministratori di sistema. Tutti gli accessi applicativi vengono mantenuti in tempo reale, mentre tutti i sistemi presenti nell’ambiente ad alta disponibilità possono continuare a funzionare produttivamente nel corso delle normali operazioni standard. La soluzione supporta anche il failover manuale, utile in caso di interruzioni programmate, test dei piani di disaster recovery e aggiornamenti senza disservizi.
Storage per le PMI ad alta efficienza e prestazioni Fujitsu ha reso disponibile anche Eternus JX40 S2, un nuovo sottosistema storage ad alte prestazioni pensato per le esigenze delle PMI e delle sedi aziendali distaccate nonché per ottimizzare su base end-to-end i sistemi ICT. L’apparato è un’estensione che l’azienda ritiene anche ideale per qualsiasi server. In contemporanea al nuovo storage Fujitsu ha infatti annunciato anche i nuovi Server Primergy RX2560 M1 e TX2560 M1, che si caratterizzano, ha illustrato, per alti livelli di performance, espandibilità e disponibilità con un fattore di forma sia in formato rack (RX) che tower (TX). L’introduzione sul mercato dei nuovi apparati storage deriva dalla considerazione dell’azienda che i volumi di dati da gestire continuano a crescere e i requisiti di ca-
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STORAGE AD ALTE PRESTAZIONI E PER LE PMI DA FUJITSU
pacità finiscono spesso con il superare la capacità storage interna che i server sono in grado di fornire. Quello che ne deriva è che molte aziende necessitano di un’estensione che sia allo stesso tempo pratica ed efficace della capacità storage, cosa che però se attuata in modo non adeguato può causare un rallentamento in termini di velocità e prestazioni. A questo problema si è propoposta di rispondere proprio con il rilascio del JX40 S2, che permette di ampliare la capacità storage fino a 173 Terabyte suddivisi su un massimo di quattro chassis. In pratica, la capacità di storage già di per sé elevate del server TX/RX2560 M1 può essere aumentata di tre volte. A livello di prestazioni, la velocità operativa è ottenuta mediante l’adozione di interfacce SAS da 12 Gbit/s per un massimo di 96 hard disk o SSD (Solid State Disk) SAS da 2,5”. È poi disponibile un meccanismo di basilare di protezione dati con ridondanza integrata, cosa che, nota Fujitsu, rende il sistema Eternus JX40 S2 il complemento ideale per i server della sua famiglia Primergy.
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Prestazioni assicurate dai processori Intel Xeon Per quanto concerne le prestazioni, con i server Primergy RX/TX2560 M1 le aziende possono disporre delle prestazioni di fino a due processori Intel Xeon E5 v3 in combinazione con un massimo di 1536 GB di memoria DDR4. La scalabilità è invece assicurata da fino a 10 slot di espansione e fino a 32 hard disk da 2,5”. Per quel che riguarda, invece, la garanzia di funzionamento sia delle versioni rack sia tower del server questa è ottenuta tramite l’adozione di alimentatori e ventole ridondanti e di una serie di svariati controller RAID. In sostanza, evidenzia Fujitsu, sono caratteristiche che rendono i server ideali per le applicazioni che richiedono grande potenza di calcolo come la virtualizzazione dello storage e le strategie di backup-todisk, ma anche per ambienti Microsoft Exchange. A questo si aggiunge la ServerView Suite, che fornisce un supporto integrato per gli amministratori durante le procedure di installazione, deployment e gestione di server e storage. R
Eternus DX200F
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storage flessibile ibm on premise o su cloud IBM pone ottimizzazione e management al centro delle nuove infrastrutture storage basate su uno strato software che unifica con flessibilità l’hardware esistente, dagli x86 ai di Gaetano Di Blasio sistemi a nastro
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on Jamie M. Thomas, General Manager, Storage and Software Defined Systems di IBM, abbiamo fatto il punto sulle strategie presenti e future, dopo l’annuncio di un investimento da un miliardo di dollari in cinque anni solo per lo sviluppo di tecnologie in ambito Software Defined Storage.
Jamie Thomas, General Manager, Storage and Software Defined Systems di IBM
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Lo scenario più “challenging” è forse quello dei Big Data, alla cui crescita contribuiscono diverse sorgenti, Internet of Things, social media, mobile app. Come affrontare questo contesto? Gli analytics sono l’elemento che accomuna tutti i Big Data, perché alla fine devi trarre valore da ognuna di queste sorgenti. Tutti cercano un modo per ottenere business insight dai dati. È un’opportunità e riguarda nel profondo imprese di ogni settore economico. Ho parlato con aziende diverse, per esempio compagnie di assicurazioni, che mi hanno detto “non siamo
un’azienda di assicurazioni ma un’azienda di indicizzazione dati” e ha senso, perché il loro business dipende dai dati. Questo sta accadendo molto velocemente e le imprese si rendono conto che, per riuscire a utilizzare questo tipo di dati da un punto di vista economico, devono dotarsi di infrastrutture molto differenti da quelle che già hanno e, allo stesso tempo, devono avere un punto di vista completamente nuovo sul data lifecycle management, molto più sofisticato. Perché devono trovare un nuovo break even in termini di capacità e spazio nel data center per gestire queste enormi quantità di dati e sorgenti diverse. Abbiamo osservato questi cambiamenti, in particolare nell’ultimo anno, e siamo giunti alla conclusione che occorrevano nuovi sviluppi e approcci nello storage per portarlo a nuovi livelli e, per questo, abbiamo investito sugli elementi strategici del Software Defined Storage e della tecnologia flash. Il primo permetterà di fornire ai clienti maggiore agilità e nuovi strumenti per la gestione economica dello storage. Mentre riteniamo che la tecnologia flash sarà il formato hardware dominante in futuro, soprattutto per la sua abilità nel supportare più efficacemente questa nuova onda di applicazioni.
In febbraio avete annunciato IBM Spectrum Storage, che sembra andare ben oltre prodotti e tecnologie proponendo una nuova visione. Qual è il percorso evolutivo, considerato che il vostro piano prevede un investimento da un miliardo di dollari in cinque anni? È oltre un decennio che investiamo nei Big Data, in buona parte, per esempio, per il progetto Watson. Sono questi investimenti che permettono a IBM di sviluppare le funzionalità che sono e saranno inserite nelle nuove tecnologie storage. Non sono cose che puoi creare in qualche settimana e tale esperienza rappresenta senz’altro un punto di forza per IBM. Se guardiamo all’evoluzione delle esigenze avvenuta nell’ultimo anno, si comprende che, per avere un’infrastruttura efficace, hai bisogno di un efficace sistema per la gestione dell’ambiente storage. Inoltre, c’è un’altra evoluzione sul fronte infrastruttura, che è basata su software. È evidente che il delivery dello storage via software è molto più efficiente e flessibile. Questo strato software possiamo sia fornirlo installato in un’appliance sia all’interno del nostro ambiente cloud su Softlayer. Questo ci permette di offrire caratteristiche simili on premise e in cloud e supportare al meglio i clienti nella scelta di un’architettura o un’altra e, in particolare, nell’implementazione di un’infrastruttura cloud ibrida. Tra le evoluzioni annunciate lo scorso anno e ora portate a ter-
mine, c’è Spectrum Scale, proprio uno di quei prodotti su cui abbiamo investito per il progetto Watson, per costruirne il livello storage. Continueremo a impegnarci per sviluppare questo e gli altri prodotti per incrementare le tecnologie e i protocolli o quant’altro, in modo da supportare tutte le peculiarità dei diversi ambienti di storage. Abbiamo raccolto tutta la nostra offerta software in un’unica famiglia e ci siamo focalizzati su due aspetti fondamentali: storage management e storage optimization. Quest’ultimo è probabilmente quello su cui sono concentrate le maggiori attenzioni degli utenti, sia di chi impiega le appliance sia di chi usa Softlayer. La principale novità in quest’ambito è IBM Spectrum Accelerate, che deriva dal software già compreso nella nostra appliance XIV, leader di mercato, caratterizzata da semplicità d’uso ed elevate prestazioni. In sintesi, con Accelerate è possibile prendere il software di XIV e installarlo nel proprio sistema di commodity storage. Questo significa valorizzare l’hardware di cui le imprese già dispongono, compresi sistemi Intel vari, cambiando completamente il modello di acquisizione e il ciclo di vita dello storage. A partire da settembre, questo prodotto è stata testata in ambienti reali con successo. Per esempio ho visitato un’azienda nel Regno Unito dove mi hanno spiegato quanto abbiano apprezzato la rapidità con cui sono stati in grado di utilizzare la soluzione e completare il primo deployment in 30 minuti. Provate a
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storage flessibile IBM on premise o su cloud
compararlo con il processo di acquisizione tradizionale. Un altro caso pubblico è quello della cinese State Grid, la più grande azienda energetica del mondo. Un caso particolarmente significativo per le dimensioni dell’impresa e dell’installato esistente. Sono riusciti a sfruttare la flessibilità del software e scalare in maniera diversa ed efficiente attraverso questa enorme capacità hardware. Si tratta di milioni di dollari che le imprese possono rimettere in produzione in maniera efficiente, rivoluzionando il lifecycle dell’installato.
A proposito di ottimizzazione dei processi, le nuove tecnologie storage, la virtualizzazione e il Software Defined Storage possono portare vantaggi sul fronte del disaster recovery e dell’archiviazione. Avete proposte specifiche in quest’ambito? Una delle offerte sul fronte del management è proprio Spectrum Archive. Per questo abbiamo scritto un’interfaccia software che consente ai clienti di interfacciare l’infrastruttura in maniera molto più efficace del passato con i propri sistemi storage basati su nastro. Questo è importante anche negli ambienti Big Data, dove i volumi da salvare sono enormi e ciò sta risvegliando l’interesse verso i nastri. Il problema con questi ultimi, però, è che sono difficili da usare, ma questa nuova automazione li rende accessibili e utilizzabili. Di fatto diventa molto facile gestire questi media come una parte critica del data management lifecycle. Molti nostri clienti hanno cominciato a sfruttare con successo queste soluzioni, quasi tutte rila-
sciate lo scorso anno e ora, con Accelerate, tutte disponibili. Anche per questo abbiamo unificato l’offerta, che in parte era all’interno del Software Group di IBM.
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Cosa state preparando per il futuro dello storage, in particolare, sul fronte delle tecnologie Flash? Ci sono certamente molti investimenti che daranno origine a evoluzioni sul fronte dei sistemi flash. Per cominciare i nostri più recenti rilasci portano nuovi form factor che possono essere utilizzati per gestire dati legacy e contemporaneamente forniscono grandi miglioramenti in termini di consumi energetici e, più in generale, in una prospettiva di costo totale di possesso (TCO). Stiamo poi investendo nella prossima generazione di soluzioni a supporto del cloud ibrido con un nuovo cloud gateway che lega in maniera molto efficiente le infrastrutture legacy con le componenti su Softlayer, per consentire ai clienti di utilizzare quest’ultimo più efficacemente. Stiamo anche lavorando per estendere il supporto a altri cloud per limitare le restrizioni. Per quanto, ovviamente, siamo maggiormente concentrati sui nostri asset, quale Softlayer è, siamo anche il principale sostenitore economico del progetto OpenStack. Tutti i nostri prodotti storage sono integrati in OpenStack, come le appliance e c’è chi li sta gestendo con OpenStack, come alcuni service provider nostri clienti. Più in generale, però, OpenStack è un fronte su cui opera il nostro Cloud Group. Inoltre, su Spectrum Scale stiamo integrando Swift e già dallo scorso anno forniamo supporto object. R D76
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Cloud e SDS con DataCore DataCore SANsymphony-V10 permette di realizzare infrastrutture di Giuseppe Saccardi virtuali aperte e pone le basi per un cloud ibrido
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ataCore Software opera nel campo dello storage definito dal software. Il suo software DataCore SANsymphony-V10 per la virtualizzazione si propone di permettere alle organizzazioni IT di gestire e scalare in modo trasparente le architetture per lo storage dei dati, nonché di poterlo fare, proprio tramite la virtualizzazione, anche in ambienti multivendor e con tecnologie storage di diverse generazioni, in modo da abilitare un passgagio progressivo al private o all’Hybrid Cloud. Si tratta di base di un tecnologia software adattativa e capace di auto-apprendere e ripararsi che nella strategia DataCore elimina del tutto o fortemente riduce le difficoltà connesse ai processi manuali e supporta il reparto IT, grazie alla sua architettura agnostica rispetto all’hardware, nel rendere reali le potenzialità espresse dai nuovi data center definiti dal software e abilitati al Cloud. Peraltro, evidenzia la società, la soluzione SANsymphony-V10 non solo permette di realizzare infrastrutture virtuali utilizzando diverse piattaforme di George Teixeira CEO di DataCore
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base quali server, storage, eccetera anche di fornitori e generazioni di prodotto diverse, ma allo stesso tempo di incrementare l’affidabilità complessiva e la disponibilità dei dati mediante una gestione in pool dinamico delle risorse. Rende possibile, infatti, evidenzia George Teixeira, CEO di DataCore, risolvere il problema connesso alla gestione di “isole di dati”, all’utilizzo di hardware di base economico e all’integrazione della tecnologia Flash in abbinamento a macchine basate sui convenzionali dischi o di generazioni precedenti. In sostanza, permette di muoversi in un’ottica altamente virtualizzata e aperta, invece di rimanere vincolati all’interno del complesso processo di convergenza che le aziende stanno mettendo in pratica al fine di perseguire l’obiettivo di un data center realmente definito dal software,
Un connubio SAN virtuali e Software Defined Come in precedenza accennato, l’attuale approccio frammentato nell’acquisto dello storage non appare più in grado di tenere il passo con la forte crescita dei dati e con la parimenti forte esigenza di flessibilità. SANsymphony-V10 è stato sviluppato, evidenzia George Teixeira, CEO di DataCore, proprio con l’obiettivo di superare questo
ostacolo ma anche di costituire un punto miliare nella virtualizzazione delle risorse aziendali. In sintesi, la soluzione consente a un’azienda di realizzare una SAN virtuale scalabile costruita utilizzando i server economici (che magari si pensava di dismettere) e il loro storage senza dover affrontare i problemi connessi alla messa in esercizio e soprattutto con i costi generalmente elevati delle tradizionali reti di storage. Ma questo non è tutto, osserva Teixeira. La funzione Virtual SAN di DataCore SANsymphony-V10 consente alle organizzazioni anche di virtualizzare lo storage dei server basati su Flash o dischi fissi, e inoltre di integrare nel processo di virtualizzazione dello storage le batterie di storage esterno esistenti. In sostanza, dal punto di vista della disponibilità dei dati, la tecnologia software e virtualizzata sviluppata da DataCore consente di perseguire l’obiettivo di una disponibilità continua dei dati, oltre che evitare di affrontare i costi per la realizzazione di una SAN tradizionale. Dati in-field rilevati presso casi concreti di suo utilizzo, evidenzia DataCore, indicano in sino al 75% la percentuale di riduzione dei costi, con un contemporaneo aumento delle prestazioni delle applicazioni virtualizzate di sino a un ordine di grandezza.
L’architettura di SANsymphony-V10 SANsymphony-V10 è un prodotto
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Cloud e SDS con DataCore
Il package SANsymphony
software per la virtualizzazione dello storage giunto alla sua decima generazione che comprende funzionalità di Virtual SAN e che si è candidato per aprire la strada verso nuove tipologie di utilizzo, che nel settore vengono riferite anche come server-SAN o per l’adozione di sistemi convergenti. Come in precedenza evidenziato, una volta che il software è stato installato su server X86 standard, fornisce un set di servizi comuni di storage trasversale a tutti i dispositivi storage disponibili e permette di gestire in pool la capacità storage dei diversi dispositivi di rete. I dati vengono poi automaticamente replicati tra i diversi nodi al fine di non avere un singolo punto di guasto. La “Virtual SAN” che si viene a costituire è in grado di funzionare con tutti i principali hypervisor (come per esempio VMware vSphere o Microsoft Hyper-V) e su qualunque server o VM standard. In sostanza, se si ragiona in termini di Opex, la DataCore Virtual SAN permette di eliminare i problemi, i costi e le complessità aggiuntive legate alla gestione e al funzionamento di infrastrutture SAN esterne. Un altro punto saliente è la scalabilità. A partire da due nodi Virtual SAN scala fino a oltre 50 milioni di IOPS e supporta sino a 64 petabyte di capienza su cluster di sino a 64 server, con oltre 100 milioni di IOPS.
In pratica, per chi vuole evolvere da un’architettura convenzionale a una altamente virtualizzata, DataCore Virtual SAN crea pool di storage condivisi ad alte prestazioni e a elevata disponibilità utilizzando i dischi e lo storage flash installati nei server applicativi. Tramite DataCore Virtual SAN, dal punto di vista infrastrutturale, i responsabili IT possono gestire, virtualizzare e sfruttare i dischi e lo storage basato su flash dei server, oltre che virtualizzare le batterie di storage esterno presenti nei diversi dipartimenti, data center e uffici remoti, con un uptime, evidenzia Teixeira , prossimo al 100%.
Virtual SAN in campo nella PA Un esempio concreto di utilizzo di SANsymphony-V10 lo fornisce quanto realizzato dal Comune di Bologna, che ha circa 3500 postazioni informatiche. L’infrastruttura IT è composta da due Server Farm posizionate nelle due sedi principali. In un tale e complesso scenario si erano nel tempo evidenziate tre esigenze specifiche: garanzia della BC, aumento della potenza, contenimento della spesa.
Un’indagine ha escluso l’adozione della classica soluzione di potenziamento dell’hardware a favore del SDS. Le motivazioni hanno riguardato l’aspetto economico, infatti l’adozione del SDS avrebbe eliminato l’esigenza di dotarsi di ulteriore hardware, oltre a garantire una maggiore flessibilità in fase di crescita e senza imporre vincoli rispetto all’acquisto di hardware di uno specifico produttore. Successivamente è stata eseguita un’approfondita verifica mirata ai livelli funzionali offerti. Questa fase di valutazione ha portato alla scelta di DataCore SANsymphony-V10, che si è rivelata essere la piattaforma che offriva maggiori garanzie in base ai requisiti espressi. Alla data il Comune ha virtualizzato, con DataCore, storage IBM, NetApp, Nexsan, dischi flash HGST con 4 livelli di Tier distribuiti sui due nodi metropolitani. R
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Le funzioni di SANsimphony
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overland protegge i dati in azienda e nel Cloud Le piattaforme di Overland Storage virtualizzano lo storage e proteggono i dati nel cloud e in ambienti VMware di Giuseppe Saccardi
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l tema della salvaguardia, del backup e della conservazione del dato è al centro degli sviluppi di Overland Storage, azienda di statura internazionale che è presente in Italia tramite la sua partecipata Tandberg Data. Overland ha sviluppato una nutrita serie di prodotti hardware, software, sistema operativo e dispositivi storage SAN, NAS e Tape per la conservazione sicura del dato sia a breve che a lungo termine. I prodotti a portfolio sono soluzioni volte nel complesso ad abilitare la gestione unificata e la protezione dei dati nel loro intero ciclo di vita e, in particolare, i sistemi disco sono dotati di tecnologie RAID molto evolute atte a garantire la disponibilità, il recupero e la ricostruzione di un disco in caso di failure di sistema anche particolarmente pesanti. La mission di Overland, congiuntamente a Tandberg Data, una sua consociata interamente controllata, è dichiaratamente quella di semplificare e ottimizzare sotto il piano dei costi la gestione e l’archiviazione di dati e informazioni, siano esse conservate e trattate localmente che distribuite su scala geografica. La presenza sul mercato di Overland Storage si è poi ulteriormente espansa tramite la fusione con Sphere 3D. Obiettivo primario di questa operazione è stato quello
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di accelerare lo sviluppo e l’integrazione di tecnologie di nuova e prossima generazione nell’ambito della virtualizzazione e del cloud, abbinandole a una proposizione di soluzioni di storage scalabile. In Italia le soluzioni storage, per il backup, l’archiviazione e la conservazione nel lungo periodo sono disponibili attraverso il canale distributivo Sphere3D (www.sphere3d. com), Overland Storage (www.overlandstorage.com) e Tandberg Data (www.tandbergdata.com) e anche tramite una rete di rivenditori a valore aggiunto e system integrator.
La soluzione storage SnapScale per cloud privati
Salvaguardare i dati in ambito enterprise e cloud Per quanto concerne la protezione dei dati nel loro ciclo di vita Overland Storage ha reso disponibile RAINcloud OS, un sistema operativo di classe enterprise dedicato alle soluzioni di storage della serie SnapScale, basate su architettura cluster scalabili orizzontalmente a
livello geografico e ottimizzate per ambienti enterprise cloud e distribuiti. La più recente versione di RAINcloud OS costituisce, ha evidenziato la società, un’evoluzione del software per SnapScale e comprende servizi per la realizzazione di una infrastruttura storage definita dal software in grado di eseguire automaticamente e in modo intelligente operazioni di gestione e protezione dei dati senza la necessità di intervento manuale. Permette anche di eseguire autonomamente il provisioning, il bilanciamento e la correzione dei problemi. Tra i servizi che Overland Storage evidenzia come particolarmente interessanti ai fini della sicurezza e dell’operatività si annoverano: • Windows-only Tree: migliora la funzionalità di Permission Handling and Authentication, permettendo agli utenti Windows e UNIX/ Mac di condividere i documenti in ambienti misti. • Lightweight Directory Access Protocol (LDAP): consente agli amministratori di impostare i permessi e definire gli accessi alle cartelle utilizzando il “name lookup” da e verso gli Unique User Identifier (UID). • Monitoraggio storico delle prestazioni: consente agli amministratori di ottenere report riferiti a specifici periodi per ottimizzare il trasferimento dati e minimizzare i colli di bottiglia della rete. • Creazione di cloud privati e protezione dei dati: consente di creare
un cloud privato senza doversi preoccupare di problemi di sicurezza e spese legati a servizi cloud di terze parti. Non ultimo, gli strumenti per gestire i dati in mobilità compresi in RAINcloud OS consentono di implementare cloud privati per condividere e sincronizzare i dati e permetterne l’accesso anche quando si è fuori ufficio.
La sicurezza passa per la virtualizzazione Un altro elemento importante per incrementare la sicurezza è la virtualizzazione, che permette di gestire centralmente dati e dispositivi. La proposta Sphere3d, società proprietaria dei brand Overland Storage e Tandberg Data, in questo campo si basa sulle piattaforme VDI di V3, società controllata, che permettono di realizzare un’infrastruttura distribuita di virtual desktop come parte di un’architettura iperconvergente. Le appliance sono disponibili in 3 modelli: V50, V100 e V200, in grado rispettivamente di supportare sino a 50, 100 e 200 user concorrenti ma con una scalabilità di sino a 10.000 desktop. Le appliance sono già pronte per essere inserite in un ambiente VMware. I pool di appliance V3 sono gestiti centralmente tramite il Desktop Cloud Orchestrator, un software di management user friendly che permette di creare, eliminare, abilitare, disabilitare e realizzare il provisioning dei desktop virtuali.
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Overland protegge I DATI IN AZIENDA E NEL CLOUD
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Proteggere i dati con Snap- di condivisione file BitTorrent Sync. Tramite il software i dati salvati Server XSD Particolarmente nutrita è nel por- sullo SnapServer XSD 40 possono tfolio Overland Storage la gamma essere consultati da qualsiasi luodi soluzioni dotate di funzioni di go, cosa che rende possibile reaprotezione dei dati di classe en- lizzare la collaborazione tra uffici terprise. Lo SnapServer XSD 40, distribuiti o remoti. di recente rilascio, presenta per Il sistema operativo GuardianOS esempio, oltre a una gestione di 7.6, sviluppato da Overland Storage, questo livello, robuste funzionalità si fa anche carico di fornire robusti di protezione dati pur in un fattore criteri di protezione e salvaguardia di forma in formato desktop. Sup- dei dati, in modo da rendere sicura porta accessi sia a livello file che a la disponibilità delle informazioni blocchi ed è una multipiattaforma business. Secondo dati di targa, compatibile con sistemi Windows, permette di disporre di illimitati volumi protetti mediante il DynaLinux, UNIX e Macintosh. Per quanto concerne la disponibi- micRAID, del supporto del backup lità dei dati, in particolare, include con RDX rimovibile, integrazione nel software funzionalità aggiun- con la sicurezza aziendale e una tive di protezione dei dati come condivisione ottimizzata dei file tra le SnapShot ad alte prestazioni, il backup diretto su RDX, BitTorrent Sync e opzionalmente la replica remota. Il dispositivo di storage SAN e NAS equipaggia il software GuarV3 con montaggio a rack per ambienti VMware dianOS 7.6 e, come accennato, è disponibile in versione desktop con piattaforme diverse. Non meno importante ai fini opedimensioni molto contenute. Il suo campo di utilizzo, suggeri- rativi e di ottimizzazione degli insce Overland Storage, spazia dagli vestimenti è la funzione di selfambienti con server virtualizzati e provisioning degli storage pool, Microsoft Exchange, fino a archi- che permette a multipli volumi tetture di backup e consolidamen- NAS e iSCSI LUN di condividere le stesse risorse e di protezioni dei to dello storage. Per quanto concerne la fruizione dati, cosa che ha il beneficio agdei dati in ambienti distribuiti è giuntivo di semplificare l’amminiR integrato con il prodotto software strazione.
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Cloud e Object Storage negli sviluppi di NetApp SteelStore Amazon Machine Image, StorageGRID Webscale e Cloud di Giuseppe Saccardi aprono la strada al Software Defined Data Center
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l tema della protezione di dati e di come garantirne disponibilità e sicurezza è sempre più all’attenzione di CIO e manager. Sino a qualche anno fa, pone in evidenza Roberto Patano, direttore tecnico di NetApp, la protezione dei dati era generalmente intesa come disaster recovery, oppure sul come realizzare il backup, ma altro non c’era. Ora la realtà è mutata. Da una parte vi è il diffondersi del concetto di Software Defined Data Center (SDDC) , dall’altra si diffonde sempre più il cloud e in particolare il cloud ibrido. SDDC e cloud, singolarmente o congiuntamente, forniscono nuove e differenti modalità prima impensabili nell’affrontare il tema della protezione dei dati, modalità che sono fruibili in modo flessibile in funzione di quello che è l’obiettivo finale che un utente vuole perseguire in termini di performance, di disponibilità del dato e di costi da sostenere. La varietà di soluzioni ora praticabili permette, nel concreto, di affrontare adeguatamente le diverse tipologie di problematiche che si possono presentare. Una prima problematica, osserva Patano, è connessa al tema della protezione del dato. «Normalmente quando si parla di protezione delle informazioni e ci
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si muove in un ambiente complesso caratterizzato da una grossa varietà e quantità di dati in piena crescita, e che lo sarà sempre più con l’evoluzione dell’Internet delle cose, uno dei maggiori problemi da affrontare consiste nel come effettuare velocemente il backup. Poter recuperare le informazioni è importante ma è importante anche poterlo fare senza che ciò vada a impattare in modo negativo con l’operatività e i processi dell’azienda», mette in guardia Patano. In sostanza, uno dei problemi che gli IT manager hanno dovuto affrontare è consistito nel capire come scaricare velocemente le informazioni per tornare velocemente operativi perché in aziende
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di grosse dimensioni il backup può richiedere anche decine di ore. In questo ambito ci sono diverse opzioni. Si può affrontare il problema in modo classico, con dischi veloci o flash, ma per un backup online è uno spreco. Un’alternativa consiste nell’utilizzare appliance ideate per questo, dotate di bocchettoni molto grandi verso l’esterno a cui connet-
tere lo storage per ridirigervi tutti i flussi di backup. «La cosa interessante di una tale appliance, come SteelStore di NetApp, è che può essere inserita nel contesto aziendale senza creare problemi perchè si interfaccia verso tutti i software di backup come se fosse un volume CIFS o NFS e di fatto non si è costretti a cambiare nessuno dei processi di backup ma semplicemente ridirigerne i flussi da una risorsa a un’altra, in modo anche progressivo, ma ottenendo benefici immediati perché diventa possibile realizzare backup più frequenti o con finestre molto strette», evidenzia Patano. Patano non nasconde che quanto spiegato rimane comunque un approccio che è pur sempre classico. Quello che, invece, ritiene innovativo è quanto offerto dal cloud. La domanda di base da porsi è infatti: perché tenersi tutti i dati in casa? Perché non fruire del meglio delle due alternative e cioè disporre di un backup veloce all’interno del data center per i dati utilizzati frequentemente e usare invece risorse disponibili nel cloud per i dati meno acceduti, o da archiviare? Si tratta in sostanza di compiere un doppio passo in termini di efficienza: adottare una soluzione che velocizzi il backup interno e allo stesso tempo permetta di essere pronti per integrare lo storage del cloud nel momento in cui lo si dovesse decidere.
Appliance virtuali per velocizzare il backup nel Cloud Nell’ottica del Cloud e della virtualizzazione, ovverossia la possibilità di fruire di risorse a consumo, NetApp ha fatto però un altro passo avanti, e lo ha fatto con Amazon. In sostanza, se sino a oggi la sua appliance SteelStore presentava la struttura classica di un dispositivo hardware dotato di suoi dischi e di canali di connessione ad altissima velocità, ora è un dispositivo disponibile anche come software. In base ad accordi il device virtuale è disponibile all’interno degli Amazon Web Service come SteelStore Amazon Machine Image. Dal punto di vista pratico e funzionale è la medesima appliance fisica che è possibile comperare e installare all’interno del proprio data center. «SteelStore Amazon Machine Image rappresenta un ulteriore passo avanti della strategia di NetApp volta a fornire alle aziende una crescente flessibilità, senza obbligarle a scegliere tra cloud pubblico, privato o ibrido ma mettendo a loro disposizione una soluzione flessibile sul piano dei costi, perché si tratta di una appliance virtuale il cui servizio può essere acquistato a ore. e inoltre si tratta di una soluzione di backup che è nativa cloud», osserva
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Cloud e Object Storage negli sviluppi di NetApp
Patano. Gli scenari che si aprono sono molti. Operativamente, SteelStore, nella sua incarnazione hardware, da una parte riceve i dati dal software di backup e dall’altro li esporta all’esterno via S3 (Amazon Simple Storage service) e in tal senso è aperto al cloud. Con la sua incarnazione software si fa però un passo in avanti perché diventa possibile sia fruire dei servizi di storage di Amazon mediante Cloud Ontap che dei servizi di backup tramite la SteelStore Amazon Machine Image. Un esempio rende meglio l’idea di cosa sia possibile fare nel caso si
Architettura StorageGRID Webscale
verifichi un disastro. «Immaginiamo di avere nel data center una appliance SteelStore che viene utilizzata per realizzare il backup. Il backup viene fatto in locale e poi tramite il protocollo S3 i dati del backup vengono movimentati e salvati nel Cloud. A questo punto un evento catastrofico mette fuori servizio il Data Center.
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In una situazione convenzionale il danno è molto consistente e ripartire può anche esser impossibile, perlomeno in tempi stretti. Invece con il cloud e le soluzioni NetApp diventa possibile ricorrere ad Amazon, dove già risiedono i dati di backup, acquistare per il tempo necessario una appliance SteelStore virtuale, effettuare il recovery dei propri dati da S3 a SteelStore, comprare Cloud Ontap e dei server virtualizzati. A questo punto si è ricreato rapidamente il proprio Data Center ed è possibile ripartire», ha spiegato Patano. Un discorso analogo vale naturalmente anche per esigenze meno critiche, come per esempio la necessità di effettuare test su dati di produzione. Le possibilità nella movimentazione dei dati e la loro migrazione tra ambiente locale, SteelStore, e cloud pubblici che si aprono sono però ancora maggiori, osserva Patano, per esempio quelle connesse alle soluzioni per lo storage a oggetti StorageGRID Webscale, un software di NetApp progettato per supportare cloud ibridi e ambienti always-on. Come software gira su server virtualizzati sia con storage E-Series di NetApp che array di terze parti e include un engine che determina dove mettere o spostare fisicamente i dati in base alle policy e ai requisiti di business. R
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Fibra, Cloud Storage e servizi nei piani di sviluppo di Retelit Servizi di trasporto e di Internet, “cloud” in bundle con connettività VPN, servizi a valore aggiunto e gestione centralizzata della sicurezza alla base della forte crescita di Giuseppe Saccardi prevista da Retelit
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etelit ha approvato un nutrito piano Industriale 2015-2019 focalizzato sulla valorizzazione delle aree di presidio storico del Gruppo: consolidamento e sviluppo del mercato dei servizi di telecomunicazioni con i circa 8.000 chilometri di fibra ottica, 9 reti metropolitane e 18 data center; sviluppo di attività a maggiore potenzialità quali la connettività e VAS per il mercato Corporate e PA, espansione del data center e del cloud. Il piano di sviluppo della presenza in Italia e worldwide di Retelit prevede, inoltre, la continuità della partecipazione nel consorzio per la costruzione del cavo sottomarino AAE-1, che tramite fibra ottica collegherà le principali aree economiche mondiali. «Le comprovate capacità ed esperienze nel settore da parte dei nuovi componenti del Board, unite a un mandato stabile e di medio periodo, ci permettono di concentrarci con efficacia sul Business, facendo leva sugli ottimi fondamentali di Retelit e sulle sue potenzialità. Siamo convinti che questo piano industriale rappresenti la base per una nuova storia di successo per Retelit», ha commentato Dario Pardi, Presidente del Gruppo Retelit. Dario Pardi, Presidente del Gruppo Retelit
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Vediamo in sintesi i driver strategici del piano di Retelit, che corrispondono alle esigenze espresse dal mondo industriale. Nell’ambito dei servizi di connettività per il mercato Corporate e la PA, Retelit prevede una crescita del fatturato grazie ai servizi di trasporto e di Internet, ai servizi di “cloud” in bundle con connettività VPN, e ai servizi a valore aggiunto (VAS). Inoltre il piano si focalizza sulla gestione della sicurezza, in modalità centralizzata o attraverso firewall remoti, nell’intera filiera (gestione dei documenti come servizio, crittografia del Cloud), e Unified Communications. Il piano prevede anche il consolidamento dei servizi data center e lo sviluppo dei servizi in cloud, di-
cloud storage
rettamente e in collaborazione con Partner. In particolare, la focalizzazione riguarderà i servizi di Managed Services e Cloud IaaS services, inclusi consulenza e servizi professionali. Sulla base delle linee strategiche di sviluppo il Gruppo Retelit prevede di raggiungere nel 2019 un fatturato consolidato pari a circa €70 milioni, con un CAGR di circa 14%, e un EBITDA pari a circa €25 milioni. Un elemento chiave nell’erogazione dei servizi e nel raggiungimento degli obiettivi che l’azienda si è prefissata di ottenere è costituito dal sistema AAE-1 che, grazie a 25 mila chilometri di cavo sottomarino in fibra ottica, collegherà tutti i principali Paesi del Sud Est Asiatico, l’India, l’Africa e l’Europa attraverso il Medio Oriente connettendo paesi che rappresentano oltre il 40% della popolazione mondiale. Il ruolo di Retelit all’interno del consorzio AAE-1 è anche quello di soggetto di riferimento per l’atterraggio del sistema in Italia, che ci si aspetta garantisca alla società di acquisire nuovi “carrier” e clienti internazionali. Le proiezioni positive in termini di mercato e risultati economici sono sostanziate anche dal fatto che si prevede che il mercato wholesale dei servizi di telecomunicazioni agli operatori nazionali e internazionali, ICT, Media e Difesa risulterà sostenuto da una crescita continua dei ricavi legati ai servizi di trasporto, di connettività e delle infrastruttura per il “Fiber to the Cabinet”. R
È disponibile il libro sul Cloud Computing In oltre 280 pagine analizza gli economics e le strategie alla base dell’adozione del Cloud come strumento per rendere l’IT più efficace, razionale e meno costoso, nonché gli aspetti connessi ai nuovi paradigmi dell’IT e del cloud. Tra questi l’Hybrid Cloud, i Big data e il Software Defined Data Center. Completa l’opera l’esame della strategia e della proposizione di primarie aziende dell’IT internazionale che hanno fatto del Cloud uno degli elementi portanti del proprio portfolio di soluzioni e servizi.
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loud è un nuovo modo di fruire dell’IT ormai ampiame nte accettato. Il crescente è stato decretato è peraltro successo che favorito dall’attuale situazion e economica, che rende prop stare gli investimenti verso ensi a il core business e a dosare le spes e in IT in modo che corrispondano isurabili risultati economic i. in un quadro generale di sua crescita nuovi paradigmi sono apparsi. La tendenza princ resentata da un Cloud di tipo ipale è ibrido, che abilita la coesisten za dei benefici di una compone ata con quelli di una pubb nte lica. Una seconda è rappresen tata dai Big Data, campo nel d permette di disporre della quale il capacità elaborativa e di stora ge senza dover investire mass te in infrastrutture. Contemp icciaoraneamente si è assistito all’apparire di un nuovo para o del Software Defined, perc digma, epito come passo ulteriore della virtu alizz azio ova generazione alla base ne dei Data Center di ambienti Cloud. tutti aspetti del Cloud che vengono esaminati in ques ta nuov a ed aggiornata edizione del me, che dopo una parte di analisi generale dei concetti e degli economics ne cons onenti, dall’IaaS al SaaS, nonc idera le hé le strategie e le soluzion i di primari operatori del setto re. ppe Saccardi
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Giuseppe Saccardi
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Sicurezza e protezione dei dati
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03/06/14 16:14 I dati e le informazioni sono un asset sempre più centrale nella dinamica di business aziendale. Una violazione alla loro sicurezza, in termini di riservatezza, integrità disponibilità, provoca danni e economici potenzialmente devastanti. Proteggere i dati contempo, mitigare il rischio e, al d’impresa sono obiettivi basilari per un imprendito consiglio d’amministrazione. re o un Conseguire tali obiettivi implica sicurezza, confrontando l’investim valutare quanto investire in ento con il risparmio atteso di sicurezza. dall’impedire un incidente L’evoluzione delle minacce, la disposizione di tecnologie innovative, l’offerta di servizi hoc, nonché la trasformazione ad dell’IT aziendale verso un concetto più allargato di “digital technology”, sono tutti elementi da la protezione dei dati e dell’impre considerare per definire una strategia aziendale per sa stessa Se, del resto, implementare misure per la protezione del dato è previsto dalle normative italiane e internazionali, risulta altresì un elemento imprescindibile in uno scenario globale dove la rincorsa di una maggiore competitiv ità, include la capacità di le opportunità di Internet sfruttare e delle nuove tecnologie, dalla mobility al cloud, dai machine to machine. Ancor big data al di più oggi, nel nuovo mondo “digital” dove non si vendono più prodotti ma esperienz e.
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Veeam Giuseppe Saccardi è autore e coautore di numerosi libri, rapporti, studi e survey nel società di primo piano nel settore dell’ICT. Ha lavorato campo dell’informatica e delle in telecomunicazioni nazionali una trentennale esperienza e internazionali, maturando nel settore. È laureato in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giornalisti cofondatore e President di Reportec. della Lombardia. È Gaetano Di Blasio ha lavorato presso alcune delle principali riviste specializzate nell’ICT. è iscritto all’ordine dei giornalisti Giornalista professionista, della Lombardia ed è coautore di rapporti, studi e survey Laureato in Ingegneria, è cofondatore nel settore dell’ICT. e Vice President di Reportec. Riccardo Florio ha collaborato con le principali case editrici specializzate nell’ICT. È coautore Survey nel settore dell’ICT. È laureato in Fisica ed è iscritto di rapporti, studi e all’ordine dei giornalisti della e Vice President di Reportec Lombardia. È cofondatore
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Dalla sicurezza alla resilienza per le infrastrutture critiche Un evento organizzato da Intel Security con la collaborazione della Scuola Internazionale Etica & Sicurezza e il patrocinio di Expo, mette l’accento sulle problematiche indotte dalla crescente minaccia di cybercrime, cyberwar e cyberterrorism di Gaetano Di Blasio
L’
avventuriero italiano Alex Bellini (che gli ascoltatori di Caterpillar, programma di Rai Radio 2 ricorderanno, tra l’altro, per la traversata a remi dell’oceano Atlantico) ha avuto l’onore e onere di avvalorare la tesi espressa dagli esperti di Intel Security, secondo i quali la protezione delle infrastrutture critiche deve basarsi su un’architettura resiliente oltre che sulle soluzioni di sicurezza informatica. Paola Guardafossi, della Scuola Etica & Sicurezza dell’Aquila, ha aperto il convegno puntando i riflettori sull’Expo, durante il quale circa 20 milioni di persone attese e un numero molto superiore di dispositivi avranno bisogno di connettività sicura e continua. Senza contare che Internet non è l’unica struttura a rischio, considerando la logistica, il fabbisogno energetico e tutto quanto sarà movimentato per l’esposizione universale a Milano. Patricia Murphy di Intel Security ha illustrato le soluzioni integrate per la sicurezza a costituire un’architettura di prossima generazione che comprende la protezione dei nuovi paradigmi orientati al Software Defined Data Center, mentre Alberto Carlo Anfossi, fondatore della Scuola Etica & Sicurezza ha coordinato i lavori. Prima dell’intervento di Bellini, Raj Samani, CTO EMEA di Intel Security, ha spiegato come un sistema di sicurezza debba essere caratterizzato da due elementi: il primo rappresentato dagli automatismi delle soluzioni, necessari a garantire sia l’enforcement delle security policy sia la rapidità della reazione, e il secondo consistente nella capacità di risposta agli incidenti. Purtroppo, non solo in Italia, si tende a sentirsi tranquilli quando si garantisce la compliance alle normative. Eppure, come evidenzia Samani, Target (la catena retail Usa protagonista di uno dei principali attacchi informatici) era conforme prima, durante e
Raj Samani, CTO EMEA di Intel Security
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dopo il furto degli oltre cento milioni di dati relativi alle carte di pagamento dei clienti. Resilienza e antifragilità Dato per assodato che la sicurezza totale non esiste, la strategia corretta prevede di ridurre il più possibile il rischio che un attacco vada a buon fine e di impostare una strategia di risposta agli incidenti che permetta di contenere al massimo i danni. Per Samani, dunque, bisogna abbandonare il vecchio approccio reattivo e adottare sistemi di “automatic response”. Cioè proprio il concetto di resilienza: che consiste nella capacità, posseduta da un sistema, di tornare allo stato di partenza dopo un evento che lo coinvolge. Bellini afferma che, per sopravvivere nelle avventure estreme in cui si cimenta, l’importante è appunto rispondere immediatamente agli eventi che avvengono. Addirittura l’avventuriero ha formulato un suo peculiare concetto: l’antifragilità. Al contrario di un oggetto fragile che si frantuma se urtato, antifragile è ciò o chi si irrobustisce quando sottoposto a stress. Speriamo che Bellini riesca a sviluppare questa capacità al massimo, perché potrebbe essergli utile nella sua prossima avventura: sopravvivere su un iceberg per circa un anno o poco più, cioè finché questo si scioglierà. Qui dovrà essere appunto pronto a prevedere e a reagire ai cambiamenti, primo fra tutti il momento o i momenti in cui l’iceberg si capovolgerà. Banalizzando il concetto di Bellini: “quello che non ti ammazza ti fortifica”. Ma, trasposto nell’ambito della sicurezza, il concetto è interessante, perché sottolinea l’importanza della security intelligence, dell’information sharing e, appunto, degli automatismi. Solo raccogliendo il maggior numero di dati da tutte le fonti possibili per analizzarli e metterli a fattor comune, sarà possibile fornire alle soluzioni di sicurezza quell’intelligenza che permette di intervenire in maniera automatica, eliminando i falsi positivi.
Dalla sicurezza alla resilienza per le infrastrutture critiche
ict security
La prima domanda da porsi è: devo prevedere la Un mondo interconnesso connessione a Internet? «Certo – afferma Samani Tornando più specificatamente al tema delle infra–, c’è il caso in cui occorre valutare, per esempio il strutture critiche, uno dei problemi evidenziati da costo di mandare una persona su una piattaforma Samani riguarda l’interconnessione che caratterizza petrolifera rispetto a un intervento da remoto, ma le nuove infrastrutture: «Non è più possibile separaquest’ultimo deve essere sicuro, altrimenti è chiaro re il mondo consumer da quello delle imprese», sotche la trasferta in elicottero costerà sempre di più». tolinea l’esperto britannico, riportando un esempio La seconda, fondamentale, domanda riguarda l’imemblematico: l’installazione di iTunes su un impianto patto di un incidente alla sicurezza. industriale a opera di un dipendente. La risposta, secondo Samani, è l’automatic responSi parla molto di Internet of Thing, ma l’emergenza se, garantita da un monitoraggio continuo e dall’imdelle infrastrutture critiche non riguarda solo il maplementazione di soluzioni per la correlazione. In chine to machine, perché Internet è il supporto per particolare, la end to end validation, che consente la digital trasformation che ha trasformato relazioni di verificare comportamenti o contesti anomali: per umane e modalità di lavoro. esempio, un utente che si collega da un IP corrisponOltre Internet, infrastrutture da proteggere ce ne dente all’Italia e poco dopo si riconnette da un IP sono a decine: ogni settore economico ha la propria statunitense dimostra che c’è stato un furto di cree per ciascuna è complicato, ancorché necessario, denziali. riuscire a definire e valutare i rischi. Altri accorgimenti andrebbero adottati più frequenUno dei problemi è che ciascuna infrastruttura ha temente, come l’autenticazione a tre fattori. una propria rete caratteristica, ma, oggi, è più faciSamani, infine, molto attivo all’interno della Cloud le accedere ai diversi network, perché ormai sono Security Alliance, lancia un monito sul cloud, che è tutti connessi a Internet. Si pensi ancora una volta a cresciuto prima che si imponesse la sicurezza al suo Target: i POS sono stati progettati per funzionare su interno: «Il cloud non è pronto per le infrastruttuuna rete proprietaria isolata, invece sono accessibili. re critiche, anche se ci Assurdo! Samani affersono casi tecnologicama che ci sono almeno Intel Security Critical Infrastructure Protection mente interessanti. Il un milione di sistemi Intel Security e Wind River hanno sviluppato un’innovativa soluzione per la protezione problema è che manca che controllano struttudelle infrastrutture critiche, sia già esistenti sia di nuova realizzazione. la trasparenza necesre critiche raggiungibili Chiamata Intel Security Critical Infrastructure Protection (CIP), la soluzione è stata saria e le certificazioni pubblicamente da Intersono ancora statiche, net. Considerando che testata, sul fronte delle reti elettriche presso la Texas Tech University, nell’ambito del mentre ci vorrebbe un tutto l’occorrente per progetto smart grid Discovery Across Texas, sovvenzionato dal Dipartimento dell’Enermonitoraggio proattil’acking è acquistabile gia statunitense. vo». R online, non servono più Secondo quanto comunicato dai responsabili dei produttori, Intel Security CIP opera grandi competenze per separando le funzioni per la gestione della sicurezza relativa alla piattaforma da quella commettere un’azione delle applicazioni operative, in modo da proteggere, monitorare e gestire in modo effidi cybercrime o, peggio, cace il livello operativo. un atto di cyberterroriPunto di forza della soluzione sarebbe l’impatto nullo o quasi sui processi di business smo. e sul software applicativo, per i quali non sono necessarie modifiche, stando a quanto riportato e, per questo, la soluzione di presenta adatta a essere implementata per diverse strutture vecchie e nuove. D76
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communication
Videocomunica nel Cloud con Circuit di Unify Circuit è una soluzione di UCC basata sul SaaS e permette di cooperare tramite dispositivi fissi e mobili, in voce e video di Giuseppe Saccardi
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nnunciata l’anno scorso, è ora disponibile Circuit, la nuova piattaforma per la Unified Communication e Collaboration sviluppata da Unify e basata sul concetto di “as a Service”. La nuova piattaforma software è di fatto una soluzione di UCC che, ha spiegato Riccardo Ardemagni, amministratore delegato della società, mette la persona al centro, persona a cui fornisce gli strumenti per nuove forme di collaborazione, interna ed esterna all’azienda, con l’obiettivo principale di accrescerne la produttività e migliorarne l’integrazione vita-lavoro. Di base, Circuit è una soluzione che riunisce applicazioni fondamentali per la comunicazione in un’unica interfaccia, incluse le funzioni voce, video, condivisione schermo, chat e documenti. Aspetto saliente dell’approccio adottato da Unify nel suo sviluppo è stato ideato per lavorare nello stesso modo in cui lavora la mente dell’utilizzatore, archiviando e gestendo le informazioni attraverso associazioni di idee e conversazioni. In pratica, libera gli utenti dalla frustrazione di dover cambiare continuamente app, permettendo di concentrarsi sulla connessione, il lavoro e la collaborazione. «Abbiamo pensato in primo luogo alle persone, al loro benessere sul luogo di lavoro, e a come la tecnologia possa contribuire alla loro valorizzazione, connessione e produttività. In breve, abbiamo dato il via a un nuovo modo di lavorare, capace di generare valore per gli utenti e per le aziende», ha affermato Riccardo Ardemagni, amministratore delegato di Unify Italia. Elemento chiave del prodotto, che è stato progettato in collaborazione con frog, un’azienda specializzata in strategia e design di prodotto, è che permette di collaborare e gestire conversazioni tramite virtualmente
Riccardo Ardemagni, amministratore delegato di Unify
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qualsiasi canale di comunicazione o dispositivo e di passare facilmente da uno all’atro a secondo di dove ci si trova o quale sia ritenuto il dispositivo più produttivo in uno specifico momento. La soluzione è stata studiata anche per risultare congeniale all’uso che dei dispositivi mobili fanno i Millennials, e cioè quella fascia di più giovani dipendenti sulle cui capacità di innovazione puntano le aziende. «Con tutte le diverse app tra cui le persone devono passare e che è necessario saper gestire, la tecnologia è diventata un fattore di distrazione. Con Circuit un’ampia gamma di applicazioni importanti per il business sono riunite in un’unica piattaforma, e le persone hanno così a disposizione un’esperienza di lavoro che imita la vita reale, più naturale, collaborativa e fluida», ha osservato Ardemagni. Archiviare voce e dati Circuit è un piattaforma che sarà in continua evoluzione. Ad esempio, già in aprile si arricchirà con la possibilità tra gli utenti di condividere file tramite una cartella box direttamente dall’interno di una conversazione, come già avviene con i documenti locali. Vi sarà anche la possibilità da parte di utenti esterni di accedere a una conversazioni come ospiti e di condividere in tempo reale voce, video e schermo. Sarà anche possibile registrare l’audio di una sessione in modo da poterlo archiviare assieme ai documenti trattati. E, non ultimo, l’utilizzo delle funzionalità di Circuit saranno disponibili anche per utenti Android così come già avviene per dispositivi iOS. Il prezzo del servizio è, come accennato, di tipo As a Service e prevede una tariffa per utente su base mensile. Per gli ospiti esterni non è prevista nessuna tariffazione. E per le aziende che volessero provare il servizio Circuit, Unify ha previsto la possibilità di un trial gratuito di 60 giorni. R
networking
Allied Telesis presenta la serie x930
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llied Telesis, fornitore globale di soluzioni sicure Ethernet/IP e specialista nello sviluppo di reti IP Triple Play, ha ampliato la propria gamma di dispositivi xSeries, con la nuova linea di switch x930 ad alte prestazioni. Composta da cinque modelli, la nuova serie x930 fornisce la flessibilità e le prestazioni adatte alle esigenze di aggregazione e distribuzione delle applicazioni core, grazie alla varietà di configurazioni di porte che supportano anche uplink 10 Gigabit e la potenza di Allied Telesis Virtual Chassis Stacking (VCStack). I nuovi dispositivi supportano Allied Telesis Management Framework (AMF), la tecnologia esclusiva sviluppata dalla multinazionale di origine giapponese per consentire alle aziende di ridurre i costi operativi e aiutare gli amministratori IT a moderare i carichi di lavoro quotidiani. In particolare, automatizzando molte delle comuni attività amministrative, quali la modifica delle configurazioni, l’aggiornamento del firmware, l’estensione della rete o la sostituzione di unità danneggiate, AMF permette di utilizzare un’interfaccia di gestione unificata e zero-touch per l’installazione e il recovery dei dispositivi. Inoltre, secondo quanto evidenziato dai responsabili del produttore, la serie x930 di Allied Telesis consente di unificare, su una singola piattaforma, la gestione delle reti cablate e wireless, riducendone la complessità e ottimizzandone l’amministrazione. Il Wireless Manager di Allied Telesis può essere un’applicazione integrata all’interno della Serie x930, per ridurre ulteriormente i costi e migliorare i livelli di servizio di tutta l’infrastruttura wireless. Quando il Wireless Manager è gestito in sinergia con AMF, i benefici di un’interfaccia di gestione unificata si estendono a tutta la rete cablata e wireless, semplificando l’amministrazione e la manutenzione della rete wireless. I dispositivi x930 sono stati progettati quali switch di distribuzione particolarmente idonei per le medie e grandi aziende come università, ospedali ed enti della Pubblica Amministrazione, in quanto fornisco-
no un’elevata flessibilità delle configurazioni unita ai benefici della tecnologia VCStack di Allied Telesis. A detta dei responsabili di Allied, con l’intelligenza di AMF e il supporto del Wireless Manager, inoltre, la serie x930 è uno switch di core ideale per le aziende di piccole e medie dimensioni, proprio perché in grado di ridurre i costi operativi, attraverso l’automazione della rete e la capacità di integrare le reti cablate e wireless in un’unica piattaforma. Tra le caratteristiche dichiarate figurano resilienza, affidabilità e flessibilità: • 1 60G di stacking links e stackable fino a 8 unità, per un backbone resiliente ad alta velocità, ideale per le applicazioni campus distribuite o scenari dualcore di disaster recovery. • D oppio alimentatore hotswappable che garantisce una facile manutenzione e servizio non-stop, ma anche opzioni PoE+, per consentire di adeguare l’alimentazione alle esigenze concrete del cliente. • I l modello AT-x930-24GSTX ha 24 porte combo in rame e 24 porte combo in fibra, per le applicazioni in cui è essenziale la flessibilità delle connessioni in fibra e rame • L a serie X930 è una piattaforma a prova di futuro poiché SDN-ready e con software aggiornabile per supportare 40G Ethernet Secondo Seiichiro Sato, Allied Telesis director of Global Product Marketing: «La serie x930 rappresenterà un vantaggio per gli amministratori di rete grazie alla sua combinazione di flessibilità, funzionalità avanzate e elevate prestazioni. Si tratta di uno switch facile da implementare e utilizzare e, con AMF e Wireless Manager, semplificherà la gestione di tutta la rete, riducendo i costi d’esercizio dell’intera azienda». R
Nuovi switch di distribuzione ad alte prestazioni con funzionalità di Unified Management ampliano la nota gamma di switch xSeries di Gaetano Di Blasio
Lo stackable switch x930 di Allied Telesis
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l’opinione
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Ben venga Cryptolocker se risveglia le coscienze
di Gaetano Di Blasio
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Viene sviluppato un malware nuovo ogni 6 secondi! È evidente che la guerra al cybercrime va combattuta su tutti i fronti, ma soprattutto con nuove armi e, mai come questa volta, deve essere chiaro il vecchio adagio: "l'unione fa la forza". Ancora una volta ci troviamo a caldeggiare un'attività di security information sharing. Solo aumentando i dati da fornire alle piattaforme di threat-intelligence è possibile accrescere le capacità di prevenzione e risposta agli attacchi. Non tutte le imprese sono in grado di comprendere i rischi che corrono. L'eco molto alta di episodi eclatanti contribuiscono a sensibilizzare i manager più attenti, ma, trattandosi perlopiù di incidenti che avvengono all'estero, non sempre le riflessioni indotte portano a misure protettive. In Italia solo gli operatori telefonici sono obbligati a rivelare gli attacchi e solo se questi comportano il furto di dati personali dei clienti. Di fatto, pressoché nessuno denuncia i reati informatici di cui è vittima ma, peggio ancora, sono in tanti a non accorgersene. Non ci sono "panni da lavare in casa", ma solo piattaforme di condivisione riservate, che non significa rendere necessariamente pubblici i propri problemi, ma permettere a sé e agli altri di aumentare la propria protezione. Dal punto di vista tecnologico, le minacce, come accennato crescono. In particolare, i "ransomware", codici che bloccano i dispositivi (compresi quelli mobili) ed esigono il pagamento di un riscatto per consentire lo sblocco, sono inclusi nello speciale sulla mobile security. Un indegno ricatto, che, questo sì, spaventa gli utenti, compresi i manager e sta scuotendo le coscienze. Una reazione importante per sensibilizzare le imprese alle sicurezza, anche perché i cybercriminali stanno concentrando gli sforzi sui sistemi operativi dei dispositivi mobili, sviluppando per essi sempre più potenti malware. I rischi maggiori li corrono le aziende medie e piccole, che hanno meno risorse e che, spesso, si credono poco appetibili. Purtroppo molti sono attacchi di massa, che non fanno distinzioni. Inoltre, tutti hanno qualcosa di valore, se non dati, certamente capacità elaborativa, che ai criminali informatici non basta mai. R
È disponibile il nuovo libro sicurezza e protezione dei dati In oltre 250 pagine il punto sulla situazione della cybersecurity e sulle dinamiche aziendali nella protezione del dato e della continuità del business. Una tematica sempre più vitale per le imprese, le quali devono mettere in conto che saranno attaccate. Ormai esistono sistemi automatici e pressioni da parte dei cybercriminali, tali per cui nessuno può sentirsi al sicuro: chi non è ancora stato attaccato lo sarà e, se non subirà danni gravi, sarà solo perché chi l’ha assalito cercava qualcos’altro.
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e le informazioni sono un asset sempre più centrale nella dinamica di busines ale. Una violazione alla s loro sicurezza, in termini di riservatezza, integrità bilità, provoca danni econ e omici potenzialmente deva stanti. Proteggere i dati e, po, mitigare il rischio d’im al presa sono obiettivi basilari per un imprenditore o un o d’amministrazione. Con seguire tali obiettivi implica valutare quanto investire za, confrontando l’investi in mento con il risparmio atte so dall’impedire un incidente ezza. ione delle minacce, la disp osizione di tecnologie inno vative, l’offerta di servizi ad ché la trasformazione dell ’IT aziendale verso un con cetto più allargato di “dig gy”, sono tutti elementi da ital considerare per definire una strategia aziendale per ione dei dati e dell’impresa stessa esto, implementare misure per la protezione del dato è previsto dalle normative e internazionali, risulta altresì un elemento imp rescindibile in uno scen dove la rincorsa di una mag ario giore competitività, inclu de la capacità di sfruttare unità di Internet e delle nuo ve tecnologie, dalla mobility al cloud, dai big data al to machine. Ancor di più oggi, nel nuovo mondo “dig ital” dove non si vendono tti ma esperienze.
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a misurabili risultati economici. principale è nuovi paradigmi sono apparsi. La tendenza Pur in un quadro generale di sua crescita una componente che abilita la coesistenza dei benefici di rappresentata da un Cloud di tipo ibrido, nel quale il seconda è rappresentata dai Big Data, campo privata con quelli di una pubblica. Una massicciaelaborativa e di storage senza dover investire Cloud permette di disporre della capacità è assistito all’apparire di un nuovo paradigma, si nte Contemporaneame mente in infrastrutture. Data Center passo ulteriore della virtualizzazione dei quello del Software Defined, percepito come Cloud. di nuova generazione alla base di ambienti nuova ed aggiornata edizione del questa in esaminati vengono che Sono tutti aspetti del Cloud ne considera le generale dei concetti e degli economics volume, che dopo una parte di analisi del settore. strategie e le soluzioni di primari operatori componenti, dall’IaaS al SaaS, nonché le
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nel settore dell’ICT. Ha di numerosi libri, rapporti, studi e survey Giuseppe Saccardi è autore e coautore nazionali e intercampo dell’informatica e delle telecomunicazioni lavorato in società di primo piano nel all’ordine dei nel settore. È laureato in Fisica ed è iscritto nazionali, maturando una trentennale esperienza e President di Reportec. giornalisti della Lombardia. È cofondatore nell’ICT. Giornalista prospecializzate riviste principali delle alcune Gaetano Di Blasio ha lavorato presso studi e survey nel della Lombardia ed è coautore di rapporti, fessionista, è iscritto all’ordine dei giornalisti è cofondatore e Vice President di Reportec. settore dell’ICT. Laureato in Ingegneria, di rapporti, coautore È nell’ICT. specializzate principali case editrici Riccardo Florio ha collaborato con le della Lombardia. in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giornalisti studi e Survey nel settore dell’ICT. È laureato
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04/03/15 19:47 successo che ormai ampiamente accettato. Il crescente Il Cloud è un nuovo modo di fruire dell’IT rende propensi a dall’attuale situazione economica, che gli è stato decretato è peraltro favorito e a dosare le spese in IT in modo che corrispondano spostare gli investimenti verso il core business
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edizione 2013
www.reportec.it 03/06/14 16:14
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Giuseppe Saccardi
o - Riccardo Florio
Gaetano Di Blasi
22/04/13
15:04
Il libro è acquistabile al prezzo di 48 euro (più IVA 22%) richiedendolo a
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